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Poesie pubblicate il
31 Marzo-1-2 Aprile 2023
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Poesie d'esordio
2002-2016
Cenni biblici: Punizioni contro Caino: per aver tentato di
divenire il solo padrone della Terra, fu condannato a vagare errabondo su di
essa; non avrebbe tratto vantaggi dalla terra, che non sarebbe stata fertile
come precedentemente; non appena ti fermerai, tutti ti inseguiranno e ti
colpiranno.-- Anche da Sanremo comizi sull'argomento, ma nessuno azzarda una
parola per le vittime dei caini!
"Nun toccate Caino!"
Bene!...OK!...Nu lo toccàmo….
si n se deve da toccà….
Ma…e a ABELE… che je fàmo…?!
Ah!...Capito!...Pò crepà…!!!
Che ficata! Me sfaciòla!
Proprio come ne la Bibbia…
Che a li 'bbòni' ha ffatto scòla,
e chi ammazza n va a Rebbibbia.
Già…perché sinnò è 'vendetta'!
ch'è na cosa che nun va….
Ma a Caino, na 'pecetta'
(dio lo marchiò)
je ce l'attaccò! Se sa!
Fu pe mmétteje l'angosce…
Dio, lo fece…E perché - qua -
nun volémo ariconosce
che chi ammazza ha da pagà?!
Pe Caino la condanna
fu scappà tutta la vita,
senza manco n po' de manna…
Fu 'vendetta'!....travestita!
Qui, siccome che ce sta
chi vvò èsse più de dio,
pe Caino gnènte espio,
'ntanto, Abele….nu lo sa…
Ché a tre metri sotto tèra
che ne sai si l'assassino
quer gran fìo de…n gran Caino
st'annà a spasso…o sta in galera…
Ch'è ndo' avrebbero da métte
chiunque ammazza e chi protegge,
pe rispetto de la legge
che ammazzà nu lo permette!
Sàrvo che, chi ammazza, ammazza
pe protèggese pe ssé…
E in quer caso è Abele - e -
er Caino è chi…stramazza.
Armando Bettozzi
Verso il Calvario
Volgo lo sguardo attorno
Affollata vedo sempre
la strada del Calvario
croci più o meno pesanti
arrancano su spalle
malpreparate
osservatori stupiti
numerosi ai lati
inetti cercano di capire
accompagnatori severi
in diverse divise
fanno strada al passaggio
samaritani affranti
non pochi aiutano
per quel che possono
autorità indifferenti
con parole cieche
se ne lavano le mani.
Togliere è urgente
le innumerevoli bende
dagli occhi ai bambini
e con coraggio andare
con loro per mano
incontro alle tante croci.
Fausto Beretta
Un’altra vita
Splendente Inanna (gasan.an.na)
dammiti prendimi come i millemila amanti
che volesti per riempire l’universo
di pulsione vibrante
perché seppur vagheggiavo una vita da eroe
accettando il predestinato fato di Pelide
vivo come un seme sulla cresta della corrente
leggero senza meta senza timone verso un altrove
che non mi aspetta e del quale ancora non vedo approdo
Non nasceranno da me che ripetute trame
portami sui galoppanti sensi nell’altra terra
nell’altra luce che di questa non ho più stima
non sento amore amore - corrente cosmica
che tutto muove. Bruciami che sei calore che
null’altro fa essere più vivi.
bruno amore [br1]
La vittima designata
Ha pazienza come il gatto
che sul muro s’è acquattato
per sferrare , poi , l’attacco
alla preda , che è il ratto
Ha l’astuzia della volpe
che tra l’erba s’è imboscata
in attesa dell’agguato,
alla lepre designata.
Ha la vista della lince,
per portare a compimento e,
quale ausilio ha le vibrisse
tutte quante le kermesse.
Ma, qual è quest’animale …
che ha cosi tante assonanze
di accomuna somiglianza ?
Ebbene ,
vi aiuterò nella ricerca
per ottener la soluzione,
e , senza ulteriore, aggiunta,
per la troppa esposizione
ma, lasciando spazio
alla fantasia e all’immaginazione ,
dico che, per eccellenza ,
la sua vittima designata ….
è il pover’uomo sfortunato
Ciro Germano
Tu es né en pleine nuit en pleine mer
Tu es né en pleine nuit en pleine mer
parmi des millions de pieuvres noires
et pour revenir à la vie tu dois boire
toutes les larmes de tous les enfants de l'océan
un nouveau-né en haut de l'escalier vacille
papillonnant comme un condamné à mort
puis toute la vie l'échappe et chaque marche
le frappe au cœur puis à la tête
il se noie dans les algues et les prières
ne respire plus tout près du sol
où l'on meurt résolument
parmi les rouilles les désespérés les éviscérés
l'océan noir à la fin de l'escalier le recrache
son corps se relève seul parmi les revenants
il a toutes les lumières du monde
les yeux secs des enfants terribles
je lui lave les joues avec ma salive
il ressuscite et portera le monde
Jean-François Poupart
Sei nato in piena notte in pieno mare
Sei nato in piena notte in pieno mare
in mezzo a milioni di piovre nere
e per tornare in vita devi bere
tutte le lacrime di tutti i figli dell'oceano
un neonato in cima alla scalinata vacilla
fremente come un condannato a morte
poi tutta la vita lo abbandona e ogni gradino
gli batte sul cuore poi alla fronte
annega fra le alghe e le preghiere
non respira più a contatto col suolo
dove si muore senza scampo
fra le ruggini i disperati gli sventrati
l'oceano nero lo risputa ai piedi della scalinata
il suo corpo solo si rialza fra i redivivi
lui ha tutte le luci del mondo
gli occhi asciutti dei ragazzi tremendi
gli lavo le guance con la mia saliva
lui risuscita e sosterrà il mondo
Jean-François Poupart
traduzione di Nino Muzzi
E’ Tornata la pioggia
E’ tornata la pioggia
che goccia e poi goccia
poi croscia sui tetti
sull’erba sul prato
sui rivi secchi
dal grigio dal cielo
che esplode che boccia.
E’ tornatala la pioggia
che goccia e poi goccia
che riempie la gronda
che bagna la strada
che allevia e rinfresca
del secco la piaga.
E’ tornata la pioggia
che goccia e poi goccia
poi smette e un riflesso
di sole, d'arcobaleno
che brilla dentro una pozza.
Marco Cabassi
Preghiera all'Angelo Custode
Non distrarti,
Angelo.
Custodisci, illumina, reggi, governa
la Creatura
che ti è stata affidata.
Dalla Pietà Celeste.
Non distraetevi
Angeli Custodi.
Il vostro impegno,
sia per tutti i giorni:
feriali e festivi.
Custodite il bimbo o la bimba,
che l'orco ha preso di mira,
fermatelo;
custodite il vecchio
che il ladro vuole rapinare.
Custodite il migrante
Che si affida al mare in tempesta;
custodite il disoccupato
che non trova lavoro;
custodite i senzatetto
costretti a dormire
in ripari di cartone.
Non distraetevi, Angeli
a voi la Pietà Celeste
ha affidato
tutte le Creature.
Francesco Miranda
Sopraffatti dalla disperazione
Sopraffatti dal ricordo,
si lasciano andare,
dicono basta,
sopraffatti dalla disperazione,
lasciano all'improvviso questo mondo,
un vuoto impossibile da colmare,
un silenzio insopportabile,
tante domande senza risposte,
tante lacrime da asciugare.
Sopraffatti dagli errori commessi,
dalle conseguenze di questi,
sorprendono tutti,
concludono la loro esistenza,
troppo grande il tormento
per andare avanti,
troppo grande il dolore
per respirare ancora,
per dare fiducia al domani.
Carlo Festa
Dante mi ha fregato
Silente, attendo
dalla cassa
i profanatori
che di ossa
fanno scempio.
Quando ancora
la carne marciva
divorata da vermi,
unica compagnia
fra il lezzo della
putrefazione,
ancora qualcosa
sentivo.
Già era finita
l'illusione
che dell'aldilà
il Sommo Poeta
mi diede.
Ora, ogni dì
miei simili
mi chiamano
alla festa
notturna
del camposanto.
Io, venditore di patate
e truffatore,
ballo al fianco
della nobile maitresse.
In sorrisi senza denti,
né dolore né piacere
nella notte regnano.
Aspetto i profanatori,
abituali frequentatori
del luogo oscuro:
che mi riducano
in cenere!
Isabel Gide
Tolgo il disturbo
Notte pensavo e non disturbavo il sonno delle cose intorno a me
L'oro galleggiava nei miei miti e nei sogni illuminava i visi amati
Posiziono ansie lontano dai ricordi poi magnetismo d'onde m'investe il corpo
fremente di castelli d'aria
Fanciulla sposta il letto fallo navigare nave d'astri fin dentro la tua porta
tra le stelle
Nella tua isola con le favole d'un tempo sfinito d'infinito mai sia lodato
Skyline nel paradiso prigionia d'anonima parete spoglia di passato
e sentimenti senza finestre
sopra kensington gardens ho volato
E riporta l'illusione a livello di passione
dove in un altra notte ti pregavo: dammi il tuo amore
E toglierò il disturbo e il braccio dal tuo corpo
enrico tartagni
Kermesse
marzo le strade ammantate
di coriandoli -magia per i bimbi
si è un po' bambini anche noi
sbizzarrirsi in maschere da folletto
il gattino col fiocchetto
la ottantenne con un palmo di belletto
l'apparenza è sovrana
il gusto è g(i)usto
truccarsi in bruttezza è bello
Da La vita immaginata, 2022
Felice Serino
Pace, pace, pace
Chiedo il tuo perdono, mamma,
se non ti faccio serena riposare
troppe cose ho da farmi perdonare
bruciano in petto come una gran fiamma,
Era di maggio e so che stavi male
la malattia ti stava consumando
ed ora ancora di più ti sto pensando
mi chiedo il mio pensar oggi che vale.
Io cerco di acquietar la mia coscienza
con tante mie tardive riflessioni
scarto le sbrigative tentazioni
oggi mi manchi e non so stare senza.
Quando l’affanno mi martella in cuore
elenco tutti gli errori del passato
mi chiedo allor che figlio che son stato
e m’analizzo in tutto il mio squallore.
Ripenso agli anni della sofferenza
in quell’antico borgo della Piana*
la sera uniti intorno a una caldana
tre anime costrette in continenza.
E penso ai tanti bimbi sulla terra
costretti oggi alle stesse privazioni
penso a quei governanti mascalzoni
che al popolo regalano la guerra.
Un grande affanno allor m’allaga il petto
lo unisco ai patimenti che ho passato
che governanti sciocchi han regalato
e la bandiera della pace svetto.
* Mi riferisco al paese di Polistena che, prima dell'invasione
del Mezzogiorno nel 1860, da parte dei Savoia,
era un possedimento del re Ferdinando di Borbone, re del Regno delle Due Sicilie
(cosiddetti Piani della Corona).
(Donnas 1° Maggio 2022 - 14:58)
Salvatore Armando Santoro
Dipinto
È il vespero
L'odio fomenta la guerra
Tra i popoli
Di pace parlano
Gli uccellini
Tra i rami ancora
Stecchiti
E sui fili della luce
Allineati.
Benevolo sorride
Il medaglione del cielo.
4 marzo 2023
Sandra Greggio
Candela
Sul muro vedo danze d'ombre scure,
al lento spegnersi della candela;
ombre che portano con sé paure,
paure che la nostra mente cela.
Rileggo della vita le scritture
che con fatica il mio pensiero svela,
rivedo amori grandi e le letture
che della strada furono la tela.
Svaniscono i ricordi lentamente,
ancora guizza prima di morire,
poi il buio resterà e tristemente
la mente vagherà senza più meta,
senza più sogni lieti per gioire
e assieme a quella fiamma poi s'acqueta.
Di sonetti un arcobaleno
Piero Colonna Romano
Il mio rivo
C'è un rivolo, il quale lento scorre.
Acqua diafana d'indaco riflesso.
In lui, lo sguardo immerge il cipresso
l'ombra ondulata, che sogno rincorre.
Un passerotto fra virenti foglie
olezzanti, cinguetta e mi distoglie
dal penar! Il rivolo dalle doglie.
Nel petto parlotta il mio ruscello:
di beltà, della speme. Un menestrello.
Alessio Romanini
"Le trombe squilla"
Odiose gocce
di nero umore
di me berrete
ogni dolore.
Le vitree bocce
bruciate al sole
un dì vedrete
specchiar parole.
Sole, è tardi
alle tue grida,
chissà se pensi
che il ciel sorrida.
Ch'è negli sguardi
tutta la vita
e nei silenzi
di sabbia e dita.
È la coscienza
che ci ammaestra:
grazie Scintilla
che sei finestra.
E la Speranza
con la sua giostra,
le trombe squilla
di morte nostra.
10 marzo 23
Ben Tartamo
drunk by your voice
Amplessitudine
Lei stava lì - distesa e arrapata nel suo profondo blu intimando “Vieni”
era un rinascere accarezzarle i seni di schiuma
voleva di più dal proprio piacere
voleva l’uomo – orgoglio e coraggio
voleva
l’amante che vede nelle stelle del cielo i propri sogni
mi sussurrava “marinaio dimmi di più sull’amore”
passai ore
giorni
anni
a guardarla mentre si mostra bella a ogni occhio
Oceanide Titanica lontana da ogni morte
azzurra la tua inquietudine ora nel mio sangue
urlante – Ancora
ed io nei tuoi capricciosi flutti
a cercare della Fortuna via o risposta all’Oltre
m’amavi? Mia Signora
mi amavi come amavi gli altri …
m’avresti detto dei tuoi segreti se non m’avessi ucciso
che giorno era?
l’albatro sanguinava ferito ma avevamo fame
quando il occhio tuo dormiva tanto calmo
tanto che il vento aveva cessato il suo respiro
e noi in mezzo al nulla guardare al sole come al nostro nemico
sentirci abbandonati
fu il declino
di ogni patto di giustizia tra uomini e dei
tra giusto e male
nella morte lenta t’avrei ricordata mai infame
ubriaco della tua voce anche quando arrabbiata
m’avevi
tutto il corpo
ogni muscolo stava proteso verso il darti piacere
e il nervo saldo all’osso bramava l’attimo di gloria
nell’orgasmo
ora ci hai riuniti tutti sul tuo fondale
scafandri alle alghe lumachine che vogliono vedere la terra
dai nostri corpi mutilati per la ferocia ondina – esigi inchino
con l’ancora nei nostri petti ignari d’esser supini – a stelle bramiamo
verticali
cos’è l’amore se non rinuncia all’attimo di gloria quando è il momento
naviganti gli ultimi di quei pensieri umani per cui ci amasti
onda dopo onda nella conta di stelle
acque salate sul fuoco delle labbra
a dirti addio non sono io
nemmeno gli altri
probabilmente il relitto cui daremo in parte gli ossi
o la carne una volta calda … una volta nei tremiti dei più grandi sogni
e tacendo
accetterò le leggi del mai più uomo
meritando però qualcuno dei tuoi inconfessabili segreti
Oh, Marinaio?
Mia Madonna d’Acque?
Cos’è la Morte per il vivente?
…
… è non avere stelle da guardare
non avere sogni per cui bruciare
non avere un credo dentro il cuore
o ciò per cui è stato fatto … l’umano
la Luccicanza trascende dal tuo abisso
ha smesso di espandersi la nostalgia
lentamente soffocherò in quello che del mio amor rimane
mentre all'aria cui sono rimasti legati i sogni -
tu sola canti
"Coi Temporali nelle Vene"
drunk by your voice
There she stood - stretched out and horny in her deep blue commanding "Come"
it was a rebirth to caress her breasts of foam
she wanted more from her own pleasure
she wanted the man - pride and courage
she wanted
the lover who sees his dreams in the stars of the sky
she whispered to me "sailor tell me more about love"
I spent hours
days
years
to watch her as she looks beautiful to every eye
Titanic Oceanide far from any death
blue your restlessness now in my blood
screaming – Again
and I in your capricious waves
to look for fortune's way or answer to the Beyond
did you ever love me? My lady
you loved me as you loved others…
you would have told me your secrets if you hadn't killed me
what day was it?
the albatross was bleeding wounded but we were hungry
when your eye slept so peacefully
so much so that the wind had ceased to breathe
and we in the middle of nowhere look at the sun as at our enemy
feel abandoned
it was the decline
of every covenant of justice between men and gods
between right and evil
in slow death I would never have remembered you infamous
drunk with your voice even when angry
you had me
the whole body
every muscle was reaching out to pleasure you
and the nerve fixed to the bone longed for the moment of glory
in orgasm
now you have gathered us all on your backdrop
seaweed diving suits snails who want to see the land
from our bodies mutilated by the undine ferocity – demand a bow
with the anchor in our chests unaware of being supine - we yearn vertically for
stars
what is love if it doesn't give up the moment of glory when it's time
sailors the last of those human thoughts for which you loved us
wave after wave in star count
salty waters on the fire of the lips
it's not me saying goodbye
neither do the others
probably the wreck to which we will partly give the bones
or the once warm flesh… once in the tremors of the greatest dreams
and keeping silent
I will accept the laws of the never again man
but deserving of some of your unspeakable secrets
Oh Sailor?
My Lady of Waters?
What is Death for the living?
…
… is not having stars to look at
have no dreams to burn for
don't have a creed inside your heart
or what it was made for… every human
the sparkle transcends from your abyss
my longing stopped expanding -
I will slowly suffocate in what remains of my love
while to the air to which dreams have remained tied - you alone
sing
"with thunderstorms in my veins"
Jacqueline Miu
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