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Il poeta e i luoghi

Indice dei temi

La poesia per i poeti

 
Antologia poetica
L'amore - La donna - Morte dei propri cari - Affetto per i propri cari- Tristezza e solitudine - Il dolore - La nostalgia - Racconto di un episodio - La natura - Gli animali - Gli oggetti - I desideri - I ricordi - Il poeta e se stesso - Il poeta e i luoghi - Il poeta si diverte - La poesia per i poeti -

IL POETA SI DIVERTE



Anacreontica
Mi disse un pastore,
quand'ero bambina,
che un serpe era Amore,
che morde se può.
       E il core molti anni
le insidie e gl'inganni
del serpe schivò.
Ma quando improvviso
apparvemi al fonte
il giovane Euriso
giurandomi fe',
       fra palpiti il core
si accorse che Amore
un serpe non è.
(Alessandro Manzoni)
 

 

A morte la minestra
Metti, o canora musa, in moto l'Elicona
e la tua cetra cinga d'alloro una corona.
Non già d'Eroi tu devi, o degli Dei cantare
ma solo la Minestra d'ingiurie caricare.
Ora tu sei, Minestra, dei versi miei l'oggetto,
e dirti abominevole mi porta gran diletto.

O cibo, invan gradito dal gener nostro umano!
Cibo negletto e vile, degno d'umil villano!
Si dice, che resusciti, quando sei buona, i morti;
ma il diletto è degno d'uomini invero poco accorti!

Or dunque esser bisogna morti per goder poi
di questi benefici, che sol si dicon tuoi?
Non v'è niente pei vivi? Si! Mi risponde ognuno;
or via su me lo mostri, se puote qualcheduno;
ma zitti! Che incomincia furioso un tale a dire;
ma presto restiamo attenti, e cheti per sentire:
"Chi potrà dire vile un cibo delicato,
che spesso è il sol ristoro di un povero malato?"

È ver, ma chi desideri, grazie al cielo, esser sano
deve lasciar tal cibo a un povero malsano!
Piccola seccatura vi sembra ogni mattina
dover trangugiare la "cara minestrina"?
(Giacomo Leopardi)

Molti somari ho scritto in una lista
Molti somari ho scritto in una lista,
che pretendon saper di poesia,
e ne san tanto quanto un ateista
ne può sapere di teologia.
Se t'incontran talotta per la via,
tosto di non vederti fanno vista;
e pur, se chiedi lor Dante chi sia,
dicon che dante gli era un secentista.
Ti citano il rimario del Ruscelli,
come farebbe un turco l'Alcorano,
e ne san quanto i gufi e i falimbelli.
E, se ti leggon un sonetto strano,
si van ringalluzzendo, e si fan belli,
e dicon ch'è di stile alto e sovrano.
                                Or questa lista in mano
io dòtti, o nume che in Parnaso imperi,
acciocché gli conoschi questi seri
                                 fuor dei poeti veri;
e tu, Petaso, se ti montan suso,
rompi pur loro con un calcio il muso.
(Giuseppe Parini)                 

 

 Però, se appena appena
Però, se appena appena
m'avessi tu concesso
io t'avrei spesso
condotta a cena.

Si stava assai benino
un tempo a la regina:
buona cucina,
ottimo vino.

Là si potea cercare
il più riposto canto,
seduti accanto
gozzovigliare.

Quale a mensa il marito
suol far con bella sposa,
io d'ogni cosa
t'avrei servito.

T'avrei del fritto scelti
i più dolci pezzetti,
e per te i petti
al pollo svelti.

All'arrosto spiccato
avrei la miglior carne,
per dilettarne
il tuo palato;

con saggio accorgimento
l'insalata condita,
e a te le dita
ungervi e il mento.

Né pensar che pertanto
non t'empissi il bicchiere,
com'è dovere,
spesso, frattanto;

che a volte il mangiar troppo
non mi ti faccia nodo;
or bevi,è il modo
di tor l'intoppo.

Anco alla gioia, induce.
Già tutti sanno, cose
miracolose
il vin produce!

Che cicaleccio gaio
non m'avresti tu fatto!
Ed io che matto,
che parolaio!

Che chiasso senza fine,
e che risate! a mensa
non ci si pensa
a merli o trine.
(Vittorio Betteloni)

Memento
Quando bacio il tuo labbro profumato,
cara fanciulla, non posso obbliare
che un bianco teschio vi è sotto celato.

Quando a me stringo il tuo corpo vezzoso,
obbliar non poss’io, cara fanciulla,
che vi è sotto uno scheletro nascoso.

E nell’orrenda visione assorto,
dovunque o tocchi, o baci, o la man posi,
sento sporger le fredde ossa di un morto.
(Iginio Ugo Tarchetti)
 

 Ehi dico
madre abbadessa
circonflessa innanzi al finestrino
usa al mattutino
sbrigatevi pel biglietto del diretto
perché
questa non è
una stazione della via crucis
ma quella di porta susa
(Farfa)

L'indifferente
Io sono tuo padre.
Ah, sì?...
Io sono tua madre.
Ah, sì?...
Questo è tuo fratello.
Ah, sì?...
Quella è tua sorella.
Ah, sì?...
(Aldo Palazzeschi)
 

 Santi del mio paese
Ce ne sono di chiese e di chiesuole,
al mio paese, quante se ne vuole!
E santi che dai loro tabernacoli
son sempre fuori a compiere miracoli.
Santi alla buona, santi famigliari,
non stanno inoperosi sugli altari.
E chi ha cara la subbia, chi la pialla,
chi guarda il focolare e chi la stalla,
chi col maltempo, di prima mattina,
comanda ai venti, alla pioggia, alla brina,
chi, fra cotanti e così vari stati,
ha cura dei mariti disgraziati.
Io non so se di me qualcuno ha cura,
che nacqui all'ombra delle antiche mura.
Vien San Martino che piove e c'è il sole,
vedi le vecchie che fanno all'amore.
Rustico è San Martin, prospero, antico,
e dell'invidia natural nemico.
Caccia di dosso il malocchio al bambino,
dà salute e abbondanza San Martino.
Sol che si nomini porta fortuna
e fa che abbiamo sempre buona luna.
Invocalo, se vuoi vita beata,
in ogni ora della tua giornata.
Vien Sant'Antonio, ammazzano il maiale.
Col solicello è entrato carnevale.
L'uomo è nel sacco, il sorcio al pignattino,
corron gli asini il palio e brilla il vino.
Viene, dopo il gran porcaro,
San Giuseppe frittellaro,
San Pancrazio suppliziato,
San Giovanni Decollato.
E San Marco a venire non si sforza,
che fece nascer le ciliege a forza.
E San Francesco, giullare di Dio,
è pure un santo del paese mio.
Ce ne sono di santi al mio paese
per cui si fanno feste, onori e spese!
Hanno tutti un lumino e ognuno ha un giorno
di gloria, con il popolino intorno.
(Vincenzo Cardarelli)

<<Pregava?>> <<Sì, pregava Sant'Antonio
perché fa ritrovare
gli ombrelli smarriti e altri oggetti
del guardaroba di Sant'Ermete>>.
<<Per questo solo?>> <<Anche per i suoi morti
e per me>>.
                   <<È sufficiente>> disse il prete.
(Eugenio Montale)
 

 Il pavone
Quando quest'uccello fa la ruota,
con le penne che strascicano a terra,
sembra più bello ancora,
ma si scopre il culo.
(Guillaume Apollinaire, trad. Renzo Paris)

All'ombra
Mentre me leggo er solito giornale
spaparacchiato all'ombra d'un pajaro
vedo un porco e je dico: - Addio, majale! -
vedo un ciuccio e je dico: - Addio, somaro! -

Forse 'ste bestie nun me capiranno,
ma provo armeno la soddisfazzione
de potè di' le cose come stanno
senza paura de finì in priggione.
(Trilussa)
 

 Le campane
Mio dolce zingaro amante mio
ascolta il suono delle campane
Noi ci amavamo perdutamente
credendo che non ci vedesse nessuno

Ma eravamo proprio nascosti male
Tutte le campane dei dintorni
ci hanno visto dall'alto dei campanili
ed ora tutti lo vanno a ridire

Domani Cipriano ed Enrico
Maria Orsola e Caterina
la fornaia e suo marito
e poi Gertrude mia cugina

quando passerò sorrideranno
e non saprò più dove nascondermi
Tu sarai lontano Io piangerò
e forse forse ne morirò.
(Guillaume Apollinaire, trad. Renzo Paris)

 La prole degli animali
Il cavallo e la cavalla fanno sempre il cavalletto,
ma dal grillo saltellante non t'aspetti che il grilletto.
Hai dal mulo il mulinello, che poi dicesi mulino,
mentre il piccolo del toro certo nomasi Torino.
La cavalla quando nasce va chiamata cavalletta:
tu nel nido della gazza vedi sempre la Gazzetta.
Della pulce sono figli i pulcini e la pulcella
e tra questi, indubbiamente, va compreso Pulcinella.
Dalla mosca,è ben sicuro, deve nascere il moschetto
ed il merlo,è naturale, non fa altro che il merletto.
E' ben noto che dal becco hanno origine i becchini
e dal lupo certamente sempre nascono i lupini.
E dei cervi tra la prole è il Cervino coi cervelli,
mentre i piccoli del verme sono certo i vermicelli.
(Carmine Rotondi alias Il Trovatore del Liri)

Animali inventori
Non è vero, Signori e Signore,
che soltanto l'umano talento
sia capace di far l'inventore,
tutti i giorni operando un portento.
Per le grandi invenzioni che fanno,
certe bestie dei punti ci danno.
Colla sua furberia lo Scoiattolo
anche i fiumi più vasti traghetta:
la sua zattera sembra un giocattolo,
ma galleggia in maniera perfetta:
la sua coda funziona da vela
meglio ancor che se fosse di tela.

Una certa gentil Capinera,
cucitrice di bianco in giornata,
ai figlioli sa in bella maniera
imbastire una casa incantata
con tre foglie che, in modo assai vago,
essa cuce col refe e coll'ago.
Scarabeo, caporal bombardiere,
se per caso un nemico l'assale,
si difende voltando il sedere
e lanciando un suo gas micidiale:
azione che, a parte la mimica,
vien chiamata oggidì "guerra chimica ".
L'Ape d'Oro, operaia provetta,
alla cera ed al miele adibita,
ha inventato una certa ricetta
che rinforza e prolunga la vita
iniettando la sua medicina,
d'una suddita fa una regina.
Ecco il Ragno che fila e che tesse,
oscillando a due metri da terra:
prima ancora che l'uomo esistesse,
alle mosche faceva la guerra,
praticando tra l'ombre discrete
il sistema di tender la rete.

Quel furbone d'un Argironéta,
palombaro vestito da ragno,
imprigiona tra i peli e la seta
l'aria, prima di prendere il bagno:
in tal modo sott'acqua trasporta
una bombola d'aria, di scorta.
Il Castoro nell'acque correnti
sa con arte costrurre capanne;
coll'aiuto dell'unghie e dei denti
sa intrecciare tralicci di canne;
sa la melma coll'abile coda
impastare, rendendola soda.
Di sbarrare anche il corso d'un fiume
il Castoro possiede il gran dono:
sa difatti con arte ed acume
fare dighe che dighe non sono,
perché quelle che fanno i Castori,
non son dighe, ma capolavori!
Il buffissimo Galeopiteco,
animale abbondante di cute,
porta sempre sugli alberi seco
una specie di paracadute,
e, nel vuoto slanciandosi, plana,
allargando la vasta membrana.

La bizzarra, ingegnosa Fillìa
che di farsi mangiar non è in vena,
dimostrando una gran furberia,
si dipinge di verde la schiena:
fa la foglia, e gli uccelli che han fame,
la confondono ahimè! col fogliame.
Se la molle Sepiola per caso
viene in mare assalita da un mostro,
si difende schizzando dal naso
un suo nero, densissimo inchiostro
ch'essa fabbrica in modo perfetto
e del quale ha lei sola il brevetto.
Chetodonte, astutissimo pesce,
sporge il muso appuntito dal mare
e, sparando per aria, riesce
a colpir moscerini e zanzare:
in sostanza egli ha un'arma inventata
non a fuoco, ma ad acqua salata.
Queste e cento altre cose ingegnose
gli animali, o Signori, san fare;
tuttavia non assumono pose,
non ci tengono a farsi ammirare.
Si può dire ch'è stata la bestia
a inventare la vera modestia.
(Antonio Rubino)
 

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