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Premi letterari dei Sitani


2024

Luglio - Dicembre

 

22-23-24 Luglio

''La lettera sul mare'' - Georges Castera (traduzione di Nino Muzzi)

Questo poema bilingue esplora temi di disperazione, conflitto interiore e lotta. La metafora delle rughe come cannonate mostra il passare del tempo come una forza distruttiva, che minaccia la città e i suoi abitanti. Le immagini oscure e violente, come gli alberi che strangolano gli uccelli e la morte onnipresente, creano un'atmosfera di soffocamento e pericolo imminente.

La traduzione italiana cattura bene l'essenza del testo originale, mantenendo la stessa intensità e le stesse immagini suggestive. La frase "col bilinguismo fra le cosce" suggerisce una tensione tra due culture o identità, una dualità che si riflette nel resto del poema.

''Distese'' - Felice Serino

La poesia di Felice Serino, intitolata "Distese", è una breve composizione che esplora il tema dell'ispirazione e della connessione profonda tra la parola e l'anima.
-  La poesia si concentra sull'amore per la parola, descritta come una "colomba" che vola sopra le "distese dell'anima". Questo paragone suggerisce un senso di leggerezza e libertà, con la parola che diventa un mezzo di elevazione spirituale e riflessione interiore.
-  La "colomba" simboleggia pace e purezza, mentre le "distese dell'anima" rappresentano un ampio spazio interiore, suggerendo un vasto campo di emozioni e pensieri che la parola può esplorare e arricchire.
-  La poesia utilizza un linguaggio evocativo e conciso, creando un tono contemplativo e riflessivo. L'uso di metafore e immagini poetiche contribuisce a trasmettere un senso di bellezza e serenità.
In sintesi, "Distese" di Felice Serino celebra il potere della parola come un veicolo di elevazione e ispirazione, usando immagini suggestive per esplorare la connessione tra linguaggio e anima.
 

''Ritorno al primo amore''- Bruno Castelletti

Castelletti utilizza la metafora nautica per descrivere un viaggio emotivo. La "navicella" fragile che naviga attraverso i "flutti tempestosi" simboleggia le sfide e i tormenti della vita. Tuttavia, il poema si conclude con una nota positiva, con l'immagine di un "naufrago felice" che trova un "porto quieto". Questo rappresenta un ritorno a uno stato di pace e amore originario.

Il poema evoca la resilienza e la capacità dell'amore di superare le prove. Le "albe chiare" e i "rossi tramonti" illustrano i momenti di chiarezza e passione intensa nella vita amorosa.

''Cipiglio Cielo'' - Laura Lapietra

In questo poema, la narratrice si presenta come un "nomade, vento dell'aria", una figura eterea che tenta di toccare il cielo con delicatezza ma anche con veemenza. Le immagini di "petali di rose" strappati e offerti al cielo suggeriscono sia un atto di adorazione che di disperazione. La lotta interiore tra il desiderio di connettersi con il cielo e la frustrazione di essere ignorata crea una tensione emotiva palpabile. L'idea del cielo che osserva impassibile senza mai cambiare accentua il senso di impotenza della narratrice.

Il poema riflette sul concetto di tempo immutabile e il desiderio umano di trovare un senso o un cambiamento nel corso degli eventi. La descrizione della narratrice come "zingaro dell'etere" e "incatenato ad essere libero" evoca una contraddizione esistenziale: il desiderio di libertà e la consapevolezza dei propri limiti. Il finale, dove svanisce come "alito di vento", sottolinea la natura effimera e transitoria della vita.

''Cullato'' - Nino Silenzi

Questo poema dipinge un quadro sereno e idilliaco della natura, con il mare e il vento che cullano l'osservatore. Le immagini di una "vela scomparire" e l'aroma di "resina" e "aromi salmastri" evocano una sensazione di pace e tranquillità. I "villini" baciati dal sole e i "gabbiani volanti" aggiungono alla scena una bellezza visiva e un senso di libertà.

Il poema celebra la bellezza della natura e la pace interiore che si può trovare in essa. La descrizione del "concento" [armonia risultante dal suono concorde di più voci o strumenti, o da un sapiente e suggestivo accordo eseguito su un solo strumento] che si innalza lentamente riflette una connessione profonda con l'ambiente circostante. L'ultima strofa, con l'immagine della nave che naviga attraverso la mente, suggerisce un viaggio interiore, una meditazione sulla pace e la serenità che la natura può offrire.

''Trauma!'' - Armando Bettozzi

Questo poema tratta il tema del trauma, visto come una presenza pervasiva e ingombrante. Bettozzi utilizza metafore potenti, come il trauma paragonato a una zecca che si nasconde nel bosco, e lo descrive come una scusa pronta per giustificare crimini e misfatti. La critica è rivolta alla società che, secondo il poeta, tende a giustificare ogni azione scorretta o criminale attribuendola a un trauma.

Il tono del poema è indignato e critico, e Bettozzi mette in discussione il modo in cui la giustizia viene amministrata, spesso influenzata da idee e passioni personali piuttosto che da un equilibrio equo. L'ultima strofa critica la tendenza moderna di evitare la responsabilità, proteggendo chi commette crimini come se fossero vittime di un destino inevitabile.

''Avventura'' - Marco Raimondi

In netto contrasto con il poema di Bettozzi, "Avventura" di Raimondi è un inno alla scoperta e alla trasformazione personale. Il poema narra il viaggio di un viandante attraverso un bosco antico, dove ogni passo rappresenta una nuova scoperta e un'opportunità di crescita. Le immagini naturali, come la cascata di cristallo e la pozza azzurra, creano un'atmosfera magica e incantata.

Il tema centrale è la liberazione dalle paure e la rinascita, simbolizzata dal viandante che si tuffa nell'acqua gelida e ne esce trasformato. Il poema celebra l'avventura e la capacità di affrontare l'ignoto con coraggio e apertura.

''Frustrazione'' - Salvatore Armando Santoro

Questo sonetto esplora il tema della frustrazione amorosa. Il poeta riflette su un amore non corrisposto, evocando immagini di bellezza e malinconia. Il dolce volto e gli occhi del colore del mare rappresentano l'oggetto del desiderio, ma il sentimento non ricambiato lascia un senso di scoramento e rimpianto.

Le immagini del vento gelido, la nebbia umida e le nubi che coprono il cielo aggiungono un tono di tristezza e desolazione. La frustrazione del poeta si esprime attraverso la consapevolezza del dolore e del silenzio che seguono un amore non corrisposto.

''Salici piangenti di lacrime amare'' - Piacentino Alessandra

Questo poema è una riflessione poetica sul dolore e il rimpianto. Le immagini di "salici piangenti" e "lacrime amare" evocano una profonda tristezza. Le lacrime, descritte come "ladri di sensazioni", suggeriscono il furto della pace interiore e la presenza costante del dolore. Gli "abbracci invisibili" di madri che asciugano le lacrime indicano un conforto che, pur essendo prezioso, non può completamente guarire il dolore.

La seconda parte del poema introduce immagini di "laghetti" e "desideri riflessi", rappresentando i sogni e le speranze sepolte nel tempo. La "polvere di una vita intera" e il "cemento di rimpianti" evocano il peso del passato che grava sull'anima. Tuttavia, c'è anche un messaggio di speranza: il "tesoro" che appartiene "al bello che rimane" e l'invito a cercare conforto nel calore del sole e nello "sguardo infinito di Dio".

''Cammino e vado incontro alla notte'' - Franco Fronzoli

Questo poema esplora il viaggio solitario del poeta attraverso la notte e la nebbia, un viaggio che simboleggia la ricerca interiore e la riflessione personale. La luna che si nasconde "negli strati di nebbia" e gli "alberi brulli senza foglie" creano un'atmosfera di desolazione e solitudine. Il poeta cammina "accompagnato dai miei pensieri, dalle mie speranze, dalle mie illusioni", riflettendo il peso delle aspettative e dei sogni non realizzati.

Man mano che il poema procede, si avverte un senso di attesa e di speranza. L'alba che arriva con "un fioco raggio di sole" rappresenta un nuovo inizio e la possibilità di rinnovamento. La ricerca di "una pioggia che al suo finire mi regali un arcobaleno'' simboleggia la speranza di trovare bellezza e significato anche dopo le tempeste della vita. Il poema si conclude con il poeta che continua a camminare "senza una meta", aperto alle esperienze e alle sorprese del nuovo giorno, in attesa di un nuovo tramonto e di una nuova notte.

''L'altra realtà'' - Sandra Greggio

Questo poema esplora il desiderio di evadere dalla realtà quotidiana e creare un mondo immaginario dove il cuore possa essere libero di sperimentare gioia e leggerezza. La narrazione si sviluppa attraverso immagini delicate e sognanti che evocano un senso di leggerezza e trascendenza.

Crearsi una realtà virtuale

Greggio inizia con l'idea di costruire una realtà alternativa, un mondo immaginario in cui il cuore è il protagonista. Questo suggerisce un desiderio di fuggire dalla vita quotidiana e dalle sue limitazioni, cercando un rifugio dove poter vivere liberamente le proprie emozioni.

Muoversi leggera come piuma

L'immagine della piuma che "volteggia" rappresenta una sensazione di libertà e leggerezza. La leggerezza della piuma e il suo movimento verso l'alto simboleggiano un'ascesa spirituale e un distacco dalle preoccupazioni terrene.

Tra spumose nuvole / Che lasciano intravvedere il sole

Le "spumose nuvole" suggeriscono un ambiente etereo e onirico, mentre il sole che appare tra di esse rappresenta la luce e la speranza, una visione di felicità e serenità che si intravede attraverso la nebbia dei problemi quotidiani.

Scoprire un percorso nuovo / Mai calcato da nessuno

Questi versi parlano di un viaggio unico e personale, un sentiero inesplorato che promette nuove scoperte e avventure. Questo percorso "vergine ed intatto" rappresenta l'idea di un'opportunità di ricominciare da capo, in un ambiente incontaminato.

Sentire una gioia ineffabile / Che non appartiene a questa terra

La "gioia ineffabile" che il poeta descrive è qualcosa di trascendente, una felicità che va oltre le esperienze terrene. Questa gioia è collegata a un luogo celeste, suggerendo che il vero appagamento può essere trovato solo al di fuori del mondo materiale.

Capire che sei venuta al mondo / Per ritornare lì in quello spazio

Il poema si conclude con una riflessione sulla vita e sul destino. L'idea che siamo venuti al mondo per tornare a uno spazio celeste implica una visione ciclica dell'esistenza, dove la vita terrena è solo una tappa di un viaggio più lungo verso un ritorno alla nostra vera casa spirituale.

"L'altra realtà" di Sandra Greggio è un poema che esplora temi di evasione, spiritualità e il desiderio di trovare un luogo di pace e felicità lontano dalle preoccupazioni terrene. Utilizzando immagini eteree e un linguaggio evocativo, Greggio invita il lettore a immaginare un mondo alternativo dove il cuore può finalmente essere libero e gioioso, suggerendo che la nostra vera destinazione è un ritorno a una dimensione spirituale e pura.

''Stormland'' - Jacqueline Miu

Questo poema, tratto da "La rosa dalla schiena nera" di Jacqueline Miu, è un appassionato appello a un'entità amorosa e tormentata, evocando immagini di intensità emotiva e fisica. Miu esplora temi di desiderio, sofferenza, e l'irresistibile attrazione tra due anime tormentate. La struttura del poema è diretta e cruda, riflettendo la natura impetuosa delle emozioni descritte.

Stormland / parlami se ti va

Il titolo "Stormland" e l'invocazione iniziale stabiliscono subito un tono di urgenza e di necessità. "Stormland" suggerisce un luogo tumultuoso e in tempesta, un paesaggio interiore di caos e intensità emotiva.

fatti trovare / afferrami dal traffico di sogni strappami alla strada

L'idea di essere "afferrata" dal traffico di sogni e "strappata" alla strada evoca un desiderio di essere salvata da una realtà confusa e caotica. C'è una richiesta di connessione e di intervento in un momento di smarrimento.

indossa le mie labbra / mordile / falle sanguinare

Questi versi esprimono un'intimità fisica e una volontà di condividere la sofferenza. Il mordere le labbra fino a farle sanguinare simboleggia un desiderio di unione attraverso il dolore e il sacrificio.

così la mia sofferenza ti possa baciare

Qui, il dolore diventa un mezzo di connessione, quasi un bacio. L'immagine è potente e viscerale, suggerendo che la sofferenza condivisa può essere un legame profondo tra due persone.

darò fuoco alla città con i battiti / tu non scappare lontano

Questi versi indicano un'intensità tale da poter "dar fuoco" alla città con i propri battiti, una metafora della passione travolgente. L'appello a non scappare sottolinea il desiderio di reciprocità e di presenza costante.

lascia una scia d’affetto qualche piccola briciola / mordi sto corpo con la tua esistenza

L'immagine della "scia d’affetto" e delle "piccole briciola" rappresenta il bisogno di segni tangibili di amore e affetto, mentre il "mordere il corpo con la tua esistenza" suggerisce una desiderata fusione delle vite e delle identità.

incidi nella mia carne le tue passioni

Questo verso richiama un'immagine di passione dolorosa e duratura, come se le passioni potessero essere tatuate nella carne, lasciando segni permanenti.

dammi una mano con il tormento / sta cosa strana che tiene in mano i nostri destini

Qui, il tormento è visto come qualcosa da condividere e affrontare insieme, mentre "sta cosa strana" che tiene i destini rappresenta forse il destino o l'amore stesso, qualcosa di misterioso e potente che guida le loro vite.

vorrei darle un nome / vorrei tu avessi un nome / ti chiamerò amore

Il desiderio di dare un nome a questo sentimento e di chiamarlo "amore" rappresenta un tentativo di definire e comprendere l'intenso legame tra i due. L'amore è visto come l'unica cosa resistente alle avversità.

unica cosa resistente alle fiamme all’inferno ai mali

L'amore è descritto come qualcosa di indistruttibile, capace di sopravvivere anche alle prove più dure, come le fiamme e l'inferno.

prenditi la mia aria / voglio trovarti / e se mi vedrai / ridammi il respiro

Questi versi finali esprimono un bisogno vitale di questa connessione. L'amore è visto come essenziale per la vita stessa, capace di ridare respiro e sostenere l'esistenza.

seda la mia sete / calma la mia fame / parlami se ti va / fatti trovare

Il poema si conclude con un ritorno all'appello iniziale, rafforzando il desiderio di comunicazione, connessione e presenza. La sete e la fame simboleggiano bisogni profondi e primari che solo l'amore può soddisfare.

"Stormland" di Jacqueline Miu è un intenso grido d'amore e di desiderio, ricco di immagini potenti e di emozioni crude. Esplora la natura tumultuosa del desiderio umano e la ricerca di connessione in mezzo al caos e alla sofferenza. La poetessa riesce a catturare l'essenza della passione e del tormento, rendendo il poema una potente espressione di vulnerabilità e forza.

''Il viaggio'' - Piero Colonna Romano

Questo sonetto riflette sulla fugacità della vita, la meraviglia del mondo naturale, e le incertezze sull'aldilà. Ricordando Democrito, filosofo che sosteneva che tutto è composto da atomi, il poeta esplora il tema della trasformazione e del destino finale dell'uomo.

Del mare la malia mi mancherà. / Del suo sfiorare sabbia che par canto,

Il poema inizia con un senso di nostalgia per la bellezza del mare, descritta con un linguaggio evocativo. Il mare, con il suo tocco gentile sulla sabbia, viene paragonato a un canto, creando un'immagine di serenità e armonia che l'autore teme di perdere.

del salso e del colore ch'è un incanto, / più non potrò goder nell'aldilà.

L'autore esprime la tristezza per la perdita di queste esperienze sensoriali una volta giunto nell'aldilà, evidenziando la bellezza effimera della vita terrena che non sarà più accessibile.

Neppure un sol ricordo ci sarà / per riveder di vita gioia e pianto,

L'idea che nell'aldilà non ci saranno ricordi di gioie e dolori vissuti è una riflessione sulla transitorietà della vita e sull'oblio che potrebbe seguire la morte.

per ripensare amori con rimpianto, / quand'un sipario buio m'avvolgerà.

L'immagine del "sipario buio" che avvolge l'autore rappresenta la fine della vita, con una nota di rimpianto per gli amori e le esperienze che non potranno essere rivissuti.

D'atomi diverrò. Restan questioni / sul senso ch'ebbe questo breve viaggio,

Questi versi introducono il tema centrale del poema: la trasformazione fisica in atomi dopo la morte, secondo la visione atomistica di Democrito. L'autore riflette sul significato del "breve viaggio" della vita.

sul senso ch'ebbe ancor l'essere nati.

La domanda esistenziale sul significato della nascita e della vita stessa rimane aperta, senza risposte definitive.

Per Chiese, in cielo, avrem sante emozioni. / Dicon, convinte, vita sia passaggio

Il poeta menziona la visione religiosa della vita come un passaggio verso un traguardo celeste, un'idea sostenuta con convinzione dalle chiese e dalle religioni.

verso un traguardo a premi pei fidati.

Questa visione promette ricompense per i fedeli nell'aldilà, un contrasto con la prospettiva materialista e scientifica dell'autore.

Ma i miei pensier vietati / raccontano che andran verso le stelle

Il poeta confessa i suoi pensieri "vietati" o non ortodossi, che suggeriscono una visione diversa del destino dopo la morte. Invece di un aldilà religioso, immagina i frammenti del proprio essere che si disperdono tra le stelle.

di me frammenti … e il resto son novelle.

Conclude che tutto il resto sono solo "novelle", storie o miti, indicando una visione scettica verso le credenze tradizionali sull'aldilà.

"Il viaggio" di Piero Colonna Romano è un sonetto che bilancia riflessioni filosofiche ed emotive sulla vita, la morte, e l'aldilà. Utilizzando un linguaggio evocativo e immagini potenti, il poeta esplora la bellezza del mondo naturale e le incertezze del destino umano, offrendo una prospettiva che sfida le credenze religiose tradizionali e abbraccia una visione scientifica e materialista.

''E muore'' - Ben Tartamo

Questo breve poema riflette sulla decadenza dell'anima che si chiude al mondo, contrapponendo l'isolamento alla generosità come fonte di vera gioia. Tartamo condanna la vita sprecata nell'egoismo e nell'apatia, proponendo il dono di sé agli altri come l'unica via per trovare significato e felicità.

E muore, sì muore giorno per giorno / quell'anima che chiusa s'è al mondo.

Il poeta inizia con una dichiarazione forte e diretta: l'anima che si isola dal mondo muore lentamente ogni giorno. Questa apertura enfatizza l'importanza della connessione con il mondo esterno per la vitalità dell'anima.

Oh, che vita più assurda e sprecata / se al Bene si è soltanto negata.

Qui, Tartamo riflette sulla futilità di una vita vissuta negando il bene. La vita diventa "assurda e sprecata" se non si persegue il bene, implicando che il senso della vita risiede nell'apertura agli altri e nella bontà.

Il dono di sé è fonte di gioia, / il resto, è farsa di pace. E noia.

Il poema conclude con una chiara dichiarazione: la vera gioia viene dal donarsi agli altri. Tutto il resto, che potrebbe sembrare pace, è solo una farsa e conduce alla noia. Questo suggerisce che l'autenticità e il senso di realizzazione derivano dall'altruismo.

"E muore" di Ben Tartamo è un poema conciso ma potente che esplora temi di isolamento, generosità, e il significato della vita. Con un linguaggio semplice e diretto, Tartamo invita il lettore a riflettere sulla propria esistenza, promuovendo il dono di sé come chiave per una vita piena e soddisfacente.

''Adesso'' - Carlo Chionne

La poesia di Carlo Chionne offre una riflessione critica sulla religione e l'umanità, contrapposta alla visione tradizionale di Dio e al significato dell'esistenza umana. Ecco i punti principali:

Dio e Umanità: Chionne propone che, se Dio esistesse, l'umanità non avrebbe reale significato. L'uomo è descritto come una combinazione di animalità (bisogni materiali) e pensiero (riflessioni filosofiche), con la libertà e la rivolta come elementi centrali.

Materia vs. Spirito: L'autore sostiene che la materia, non lo spirito, è alla base della vita e della creazione di Dio. Lo spirito è visto come un'invenzione umana priva di valore reale.

Critica alla Religione**: La Bibbia e la figura di Dio sono criticati come manifestazioni di gelosia, ingiustizia e autoritarismo. L'autore contesta la narrazione del peccato originale e la reazione divina, considerandola ridicola e contraddittoria.

L'Assenza di Dio e l'Umanità: Dio viene descritto come assente, lasciando la terra in balia di conflitti e disastri. L'autore osserva come l'umanità abbia iniziato a prendere controllo del proprio destino, diventando più "umana" senza la guida divina.

Critica ai Leader Moderni: Chionne critica i leader politici contemporanei come Giorgia Meloni e Matteo Salvini, accusandoli di sfruttare la religione per manipolare le persone e perpetuare il caos.

La poesia conclude con una riflessione sul bisogno di esprimere la propria frustrazione e il sollievo ottenuto attraverso lo sfogo, senza alcun vantaggio materiale.

Nel complesso, la poesia di Chionne offre una critica incisiva alla religione tradizionale e una visione materialista e realista della condizione umana.

"Il vecchio pescatore" di Alessio Romanini

La poesia di Alessio Romanini esplora il tema della fatica e della solitudine attraverso l'immagine del vecchio pescatore, utilizzando un linguaggio evocativo per esprimere riflessioni sulla vita e sull'esistenza umana.

La prima sezione descrive il pescatore con una schiena curva e una canna da pesca che riflettono la sua debolezza e la sua fatica. L’immagine delle onde e delle rughe accentua la durezza della vita del pescatore e il suo stato di solitudine e tristezza, che rispecchiano la condizione dell'anima del narratore.

Nella seconda sezione, le braccia tremanti del pescatore e la sua fatica sono simboli della sua esperienza di vita e della sua lotta contro il mare. L’orizzonte che guarda con amarezza rappresenta il rimpianto per una vita non vissuta pienamente. Le braccia tremanti sono paragonate ai suoi pensieri, suggerendo una profonda disillusione e un senso di vuoto interiore.

Il vecchio pescatore è una figura simbolica della fatica e della solitudine umana. Le sue caratteristiche fisiche e il suo comportamento riflettono il peso e la difficoltà della sua esistenza.

La poesia esplora il tema del rimpianto per una vita non pienamente realizzata e la riflessione sull'esistenza. L'immagine del mare e delle rughe serve a sottolineare il conflitto tra la vita vissuta e quella non realizzata.

In sintesi, la poesia di Romanini utilizza il ritratto di un vecchio pescatore per riflettere su temi universali di solitudine, fatica e rimpianto, offrendo una meditazione profonda sulla condizione umana.

Prof. Marino Spadavecchia

 

 

19-20-21 Luglio

Franco Fronzoli - "Nel mio pensiero vivi dal momento che ti ho incontrata"

Franco Fronzoli ci immerge in un'oasi d'amore puro e immacolato, dove l'anima si fonde con l'eternità. Le sue parole, come piume delicate, solcano i cieli del sentimento umano, evocando una presenza ineffabile che abita ogni frammento di esistenza. In un baleno, il poeta trasforma la realtà quotidiana in un santuario sacro, dove ogni tramonto e ogni alba, ogni giorno di pioggia e ogni arcobaleno, diventano riflessi dell'amata, custode divina del cuore. La poesia, con la sua semplicità lirica, dischiude un universo in cui l'amore è l'essenza stessa della vita, un faro di speranza che illumina il cammino verso un mondo migliore. Le emozioni fluiscono come un fiume perpetuo, portando con sé la promessa di una luce eterna, una sinfonia silente che risuona nell'anima.
 

Kenah Cusanit - "65 Millionen v. Chr."

Kenah Cusanit, con la sua visione vertiginosa, ci catapulta in un abisso temporale di miliardi di anni, un'odissea cosmica che sfida la percezione umana del tempo e dell'esistenza. Qui, la poesia non è solo un racconto, ma un eco antico che riecheggia attraverso ere geologiche, un sussurro pietrificato che emerge dalle profondità dell'universo. Ogni parola è un frammento di eternità, ogni verso un fossile di memoria, scavato dalla vastità del tempo. Cusanit ci invita a riflettere sulla transitorietà della vita, sul destino inesorabile di trasformazione e fossilizzazione. In questo teatro di millenni, l'umanità si scopre piccola e fragile, ma anche parte di un disegno cosmico più grande, un enigma scritto nelle rocce e nelle montagne, che solo l'occhio attento del poeta può decifrare. La traduzione di Nino Muzzi mantiene intatta questa profondità, rendendo la poesia un ponte tra il passato remoto e il presente.
 

Felice Serino - "Un volgere d'anni"

Felice Serino ci conduce attraverso il labirinto del tempo con una delicatezza che sfiora l'ineffabile. Il canto del gallo, metafora del risveglio e del ciclo vitale, ci trova soli, in un momento di assenza e presenza, dove la mano amata manca, ma la sua essenza pervade l'aria. Il tempo, tiranno inesorabile, incalza, ma non può intaccare la luminosa bellezza dell'amata, che brilla ancora, intatta, in un volto che sfida le stagioni. Gli inverni a gelare le ossa sono simboli di prove e difficoltà, ma l'amore, eterno e immutato, resta una fonte di calore e luce. In questa danza di attimi e anni, Serino cattura l'essenza della vita, con tutte le sue sfumature di gioia e malinconia, creando un mosaico di emozioni che risplendono con la luce del vero amore.
 

Bruno Castelletti - "Sorsi di vita"

Bruno Castelletti, con questa stupenda poesia si dimostra maestro del lirismo gentile e sognante! Le sue parole sono come petali di fiore che galleggiano su un ruscello di emozioni, trasportandoci in un mondo di attese e promesse. "Sorsi di vita" ci catapulta immediatamente in una dimensione di desiderio e speranza, dove l'arrivo del bucaneve, simbolo di purezza e rinnovamento, è atteso come il ritorno di un amore lontano. La tua poesia è un valzer del cuore, un ballo delicato tra sogno e realtà, in cui ogni raggio di sole e ogni prato di viole rappresentano sorsi di vita preziosi, sospesi sul filo incerto del domani. È una danza tra passato e futuro, tra ciò che è stato e ciò che sarà, un canto delicato alla bellezza effimera della vita e dei sentimenti.
 

Laura Lapietra - "Katauta"

Laura Lapietra, con il suo "Katauta", ci offre un gioiello di minimalismo poetico, un frammento di emozione pura distillato in pochi versi. La solitudine della camminata, il tempo che passa lento, sono immagini che si scolpiscono nell'anima, evocando la malinconia dolce dei ricordi d'amore. Ogni parola è un sussurro, un battito di cuore, un'eco che risuona nel silenzio del tempo. In questi versi brevi ma intensi, si condensa l'intera gamma delle emozioni umane, facendoci sentire ogni passo, ogni respiro, ogni attimo vissuto con intensità. È una poesia che invita alla contemplazione, alla riflessione sulla fugacità e sulla bellezza dei momenti passati, catturati per sempre nella memoria.
 

Renzo Montagnoli - "Il ruscello"

Renzo Montagnoli, architetto delle parole fluide, ci guida lungo il percorso di un ruscello che si trasforma in torrente, un viaggio che è allegoria della vita stessa. L'acqua che scivola e saltella sulle rocce, che sosta per riprendere fiato e poi si lancia verso la valle, è un’immagine potente di continua trasformazione e movimento. Montagnoli cattura l'essenza della natura e la trasforma in una metafora esistenziale, dove ogni tappa del ruscello rappresenta una fase della nostra esistenza. Il ruscello, che diventa torrente e poi fiume, ha fretta di giungere al piano, ignaro che la sua corsa finirà nell'immenso mare. Questa poesia ci parla del destino ineluttabile, della bellezza del viaggio e della inevitabile fusione nell'abisso del tempo. È un canto alla vita, alla sua meraviglia e alla sua caducità, un invito a vivere ogni momento con pienezza e consapevolezza.
 

Marino Spadavecchia - "Terra brulla"

Marino Spadavecchia, poeta delle terre desolate, delle scarpe rotte che calpestano sogni infranti, ci dà prova della sua maestria! Con "Terra brulla" ci trasporta in un paesaggio di disperazione e solitudine, un luogo dove ogni passo è un palpito atroce, ogni respiro un dolore distratto dal fragore di una banda di strumenti spenti. Le sue parole dipingono un quadro di rovina e abbandono, con l'odore di ponti crollati che permea l'aria e paludi rassegnate che si perdono nella foschia delle speranze perdute. E quell' "anatroccolo nero che non piange", è un simbolo potente di una disperazione così profonda che ha esaurito persino le lacrime, lasciandoci con un senso di vuoto e impotenza. La sua poesia è un grido silenzioso, un lamento sordo che risuona nell'anima, evocando immagini di un mondo spezzato e irrecuperabile.
 

Nino Silenzi - "Monotonia"

Nino Silenzi, con la sua "Monotonia", ci regala una riflessione filosofica e inquietante sul tempo e sulla vita. Il tempo, quel muto testimone che scorre inesorabile, rosicchiando anno dopo anno pezzi di vita, è descritto con una precisione che taglia come un bisturi. La sua poesia ci mette di fronte alla consapevolezza della nostra finitudine, alla monotonia che avvolge l'esistenza come un sudario. "Alla nascita hai firmato un contratto che lui può strappare quando vuole" è una metafora potente che sottolinea l'inevitabilità della morte e l'impossibilità di sfuggire al tempo. Eppure, c'è un senso di sfida, un desiderio di libertà che trapela tra le righe, un anelito a spezzare le catene della monotonia e vivere veramente. La sua poesia è un invito a riflettere sulla nostra condizione umana, a guardare in faccia la realtà e trovare il coraggio di vivere con pienezza e autenticità.
 

Salvatore Armando Santoro - "Foglie ghiacciate"

Santoro, con la sua "Foglie ghiacciate," ci recita un sonetto che vibra come corde di violino nel gelo dell'inverno dell'anima! Santoro, ci presenta un quadro di amori seccati ma non estinti, incapsulati nel freddo, accartocciati ma pronti a rinverdire con il primo bacio della primavera. Le sue parole sono sculture di ghiaccio che, al primo raggio di sole, si trasformeranno in rivoli d'acqua, ciascuna una memoria dolorosa ma vitale. Le "coltellate nei fianchi" non sono semplici ferite, ma marchi d'una giovinezza rivestita, esperienze che continuano a vivere, tremanti e brinate, nel cuore. La sua Salento non è solo un luogo, ma un universo di fiori acerbi, ciascuno un racconto, ciascuno un pezzo di un passato che non vuole morire.
 

Piacentino Alessandra - "Silenzi stretti allo specchio"

Alessandra, con "Silenzi stretti allo specchio" ci conduce in un viaggio attraverso i legami invisibili che ci legano ai nostri cari, quei fili sottili che desideri nascondere tra le nuvole, lontano dal dolore. Le sue parole sono pennellate di malinconia, dipingono un quadro di radici profonde e sentimenti traditi, un cuore che conosce i silenzi celati nello specchio. Il desiderio di essere la "pecora nera che sa guarire la stirpe" risuona come un grido silenzioso nel vuoto, un sogno infranto che lascia fiori secchi e funerali di passaggio impressi nella pelle. La sua poesia è una chimera di battaglie interiori, un ritratto della fragilità umana e della lotta per riconciliare le proprie radici con il desiderio di libertà.
 

Alessio Romanini - "Poesia"

Romanini, nella sua ultima opera distilla l'essenza della poesia in poche, potenti parole. "La poesia è della natura: effluvio colore melodia," dice, e in questa semplicità troviamo la verità universale dell'arte poetica. La sua definizione è un respiro di freschezza, una melodia naturale che nasce nell'animo del poeta, un effluvio che inebria i sensi. La sua poesia è un omaggio all'ispirazione che sorge spontanea come un fiore selvatico, un colore che esplode sulla tela del cuore, una melodia che si fa strada tra le pieghe dell'anima.
 

Sandra Greggio - "La vita per gioco"

Sandra Greggio, che dire di te che non sia già stato scritto?! Tu danzi con la vita un valzer leggero, un gioco spensierato che ci invita a non prendere tutto troppo sul serio. "La vita per gioco" è un invito a una relazione meno rigida con il nostro esistere. Tu suggerisci di nasconderci, di farle uno sgambetto, di ridere di lei quando si fa troppo seria. È un monito a non lasciarci sopraffare dalle sue pretese, a ricordare che, in fondo, la vita è la nostra compagna di viaggio e merita di essere amata. Un capolavoro non si crea con la serietà ma con la leggerezza, con la capacità di sorridere e di trasformare ogni momento in arte vivente. E tu, con la tua Ars Poetica, ci sei riuscita perfettamente.
 

Antonia Scaligine - "La vita è bella"

Scaligine, la sua "La vita è bella" è un mosaico di riflessioni sull'esistenza. La nostra brava Antonia esplora il paradosso del tempo, che allontana voci e visi ma avvicina ricordi e affetti. La sua poesia è un dialogo con il presente, intrecciato con un passato che pesa e un futuro incerto. Attraverso immagini di valigie smarrite e carezze non date, ci inviti a fermarci, a raccogliere i frammenti del nostro vissuto, a comprendere il valore di ieri e domani nell'oggi. La sua è una saggezza che invita all'accettazione, un invito a celebrare ogni compleanno come un dono del tempo.
 

Jacqueline Miu - "La prossima volta sarà amore"

Miu, ci trascina, ancora una volta, con magnetica potenza lirica visionaria, in un vortice di emozioni, una sinfonia di jazz e nostalgia. "La prossima volta sarà amore" è un viaggio tra i battiti di un cuore ferito, tra le note nere di un piano che rievocano amori passati. La sua poesia è un abbraccio che non vuole finire, un'ode alla resistenza dei sentimenti in un mondo senza muri. Siamo tutti falene attratte dalla luce, incapaci di dire addio agli abbracci, portando con noi le storie dei libri letti, le vele dei galeoni sfidanti gli albatri. La sua scrittura è un incantesimo che ci lega a un ideale di amore eterno, un brindisi malinconico a ciò che è stato e ciò che potrebbe essere.
 

Piero Colonna Romano – ''"Neuromarketing"

Caro Piero Colonna Romano, maestro delle parole intrise di rabbia e di anelito di libertà! "Neuromarketing" è un grido di rivolta contro la manipolazione subdola e l'invasione del pensiero umano da parte delle forze oscure della scienza mal impiegata. Il tuo verso pulsa di un'intensità feroce, di una richiesta di riscatto, di un desiderio di tornare a una purezza primigenia del cervello, libero dalle catene del condizionamento artificiale.

"Ridatemi il cervello, lo avete violentato," - Ecco, con queste parole tu incateni l'attenzione del lettore, lo scuoti dalle fondamenta. È un'invocazione disperata, un urlo che riecheggia nel vuoto di una mente che brama la sua libertà perduta. Il cervello, un tempo splendente di luce immacolata, è ora un campo di battaglia, un terreno profanato dalle mani insidiose degli scienziati.

"Di quei neutroni il flusso dovete indirizzare" - Qui, la tua poesia si trasforma in una supplica quasi alchemica. Non rifiuti la scienza in sé, ma la sua perversione. Inviti gli scienziati a usare la loro conoscenza per un fine nobile, per cogliere le emozioni autentiche, per capire le passioni genuine che animano l'animo umano. Il potere della scienza, secondo te, dovrebbe servire non a imporre il lusso, ma a esaltare il bene intrinseco che ogni mente possiede.

"Scienziati sciagurati, che dentro scandagliate," - Il tuo tono è di una condanna biblica, un'anatema contro coloro che osano invadere la sacralità del pensiero individuale con i loro strumenti freddi e calcolatori. Li speri condannati, metaforicamente flagellati, per i loro tentativi di controllo.

Romano, la tua poesia è un manifesto, un'esortazione a resistere contro l'assalto delle forze che cercano di trasformare l'uomo in una macchina prevedibile e controllabile. È un richiamo a riscoprire la purezza del pensiero libero, a rivendicare il diritto a una mente non contaminata. Con versi potenti e carichi di pathos, ci conduci in un viaggio di ribellione e speranza, di rigetto e riscoperta. In "Neuromarketing," ci offri non solo un'espressione lirica, ma un'arma poetica contro la tirannia della manipolazione mentale.

Vostro Ben Tartamo

 

 

16-17-18 Luglio

"La chiamano famiglia ma son Lacrime precarie di donne simili" di Piacentino Alessandra

In "La chiamano famiglia ma son Lacrime precarie di donne simili", Piacentino Alessandra offre un doloroso affresco della condizione femminile, incorniciando la quotidianità di molte donne attraverso un lessico crudo e immediato. La metrica, volutamente spezzata, riflette la frammentazione interna delle protagoniste. Con echi di autori come Sylvia Plath, la poetessa scava nella dimensione del sacrificio materno e del silenzio imposto, illuminando le "madri dannate" che, armate solo di un fazzoletto, affrontano la brutalità di una società patriarcale. Il verso che colpisce maggiormente è "Ed il tuo nome è nel mio cuore," che suggella un messaggio di resistenza e di memoria emotiva, nonostante la sofferenza e l'invisibilità sociale. Questo verso riecheggia con un’intensità che ricorda le grida soffocate delle eroine tragiche, rappresentando un atto di dignità e di rivendicazione identitaria.

"Lenta e ambrata sale sfiorando il mare la terra di Liguria" di Franco Fronzoli

Franco Fronzoli, in "Lenta e ambrata sale sfiorando il mare la terra di Liguria", compone un inno alla sua terra natale con una delicatezza quasi pittorica. La struttura del poema, stratificata in versi che evocano immagini olfattive e visive, richiama la tradizione della poesia paesaggistica italiana, da Montale a Cardarelli. La cadenza lenta e riflessiva del verso iniziale, "Lenta e ambrata sale sfiorando il mare la terra di Liguria," introduce il lettore a un viaggio sensoriale tra "profumo di basilico," "lenzuola al vento," e "notti magiche." Il linguaggio è ricco di musicalità interna, e la ripetizione di elementi naturali e culturali crea un ritmo che accompagna il lettore in un’esperienza sinestetica. Particolarmente potente è il verso "Genova distesa sul letto di dolore di un ponte crollato e subito rianimato," che riassume la resilienza e la capacità di rinascita della città, trasformando il dolore in forza collettiva. Questo verso è un monito alla memoria e una celebrazione della vita che continua nonostante la tragedia.

"The Discreet Charm of Neoliberalism" di Meena Kandasamy

In "The Discreet Charm of Neoliberalism", Meena Kandasamy affronta con feroce eleganza le contraddizioni e le falsità del neoliberismo. Il titolo stesso, che richiama il celebre film di Buñuel, anticipa un'opera che si muove tra ironia e critica sociale. La poesia, intrisa di riferimenti culturali e politici, usa un linguaggio accessibile ma denso di significato. La frase "Neoliberalism is not a word that belongs in any poem" riflette una consapevolezza meta-poetica che destabilizza le convenzioni letterarie, integrando la critica economica in un contesto lirico. La descrizione dell'amante che "kisses me, always, on the eyelids first" contrasta con la freddezza del discorso economico, creando un dualismo tra intimità e alienazione. Il verso "They have reduced language to a rotting corpse" è particolarmente incisivo, richiamando l'idea di una società che ha mercificato anche il linguaggio, privandolo di autenticità e vitalità. Kandasamy riesce a tessere un commentario sul potere e la resistenza, dove l'amore diventa un atto di sfida contro la spersonalizzazione imposta dal sistema neoliberale.

"Alle origini" di Felice Serino

In "Alle origini", Felice Serino ci trasporta in una dimensione atemporale, dove il concetto di "reset" della vita viene esplorato con delicatezza e profondità. La struttura della poesia è breve ma intensa, caratterizzata da un linguaggio essenziale e immagini potenti che evocano un ritorno alla purezza primordiale. Il verso "torneremo alle origini / come quando eravamo / non duplicati non infangati: veri" è particolarmente evocativo, richiamando l’idea di un'umanità incontaminata e autentica. La poetica di Serino si inserisce in una tradizione lirica che abbraccia il simbolismo e la ricerca di una verità esistenziale, risuonando con le opere di poeti come Rainer Maria Rilke. Il richiamo alla "prima luce" diventa un simbolo universale di rinascita e speranza, un tema che attraversa secoli di letteratura e filosofia.

"Per un solo istante" di Bruno Castelletti

Bruno Castelletti, con "Per un solo istante", ci regala una riflessione malinconica sull’amore e la giovinezza perduta. La narrazione poetica è intrisa di nostalgia e rimpianto, con un linguaggio semplice e diretto che risuona di autenticità. Il poeta utilizza immagini vivide, come "la piazza del paese traboccava / del vostro riso e delle vostre intese," per creare un contrasto tra il passato gioioso e il presente impregnato di desiderio inappagato. Il cuore del poema si trova nel verso "Intatta la tua luce, / intatta la freschezza / di quel tuo seno / bello e prorompente," dove la bellezza e la vitalità giovanile dell’amata sono rese eterne nella memoria del poeta. Castelletti riesce a catturare l'essenza dell'attimo fuggente, un tema caro ai poeti romantici e decadenti, mescolando con maestria il rimpianto per il tempo passato con un desiderio inalterato.

"L'ombra nera" di Cristiano Berni

"L'ombra nera" di Cristiano Berni è un grido di allarme e un atto di accusa contro le forze oscure che minacciano la società contemporanea. La poesia, con il suo tono apocalittico e la sua denuncia sociale, si inserisce nel solco della poesia civile e di protesta, ricordando le opere di autori come Pier Paolo Pasolini. Berni utilizza un linguaggio forte e diretto per descrivere "un'ombra di razzismo e intolleranza," creando un quadro desolante della condizione attuale dell'Italia. La ripetizione del termine "ombra nera" crea un ritmo incalzante e martellante, sottolineando l'urgenza e la gravità della situazione. Il verso "Potere di pochi / e schiavitù di molti" sintetizza efficacemente il messaggio del poema, richiamando alla mente le disuguaglianze sociali e politiche che affliggono il mondo moderno. Berni, con il suo stile incisivo e il suo impegno civile, ci invita a riflettere sulle minacce che incombono sulla nostra civiltà e a non arrenderci di fronte all'oscurità.

"Gesù Gesù, quanto amore mi dai!" di Pasquale Mesolella

Pasquale Mesolella, nel suo inno intimo "Gesù Gesù, quanto amore mi dai!", ci porta in un viaggio interiore profondamente personale e spirituale. Il poeta utilizza un linguaggio colloquiale e semplice, che crea un ponte diretto tra il lettore e le sue esperienze di dolore e redenzione. Le immagini del "cane fuggiasco" e del "camminare sotto i ponti" evocano una vita di emarginazione e sofferenza, ma queste immagini sono contrapposte al ripetuto e fervente riconoscimento dell'amore divino: "Gesù Gesù, quanto amore mi dai!". Questa dicotomia tra la sofferenza terrena e l'amore divino crea una tensione emotiva che permea tutto il testo, richiamando alla mente le opere di poeti come Cesare Pavese, dove il tormento esistenziale è mitigato dalla ricerca di un senso più alto. Mesolella riesce a fondere la quotidianità più cruda con una spiritualità profonda, offrendo al lettore un'esperienza poetica che è al contempo terrena e trascendente.

"Gendai Haiku" di Laura Lapietra

Laura Lapietra, con il suo "Gendai Haiku", dimostra una maestria nell'arte della sintesi poetica tipica della tradizione giapponese. Il verso "sopra l'ombrello é pioggia a catinelle - / suoni di clacson" dipinge un quadro urbano vivido e immediato, dove la natura e la modernità si incontrano in una scena quotidiana. L'haiku di Lapietra segue le convenzioni classiche del genere, ma con un tocco contemporaneo, catturando un momento fugace con precisione e profondità. La scelta delle immagini, semplici ma evocative, rispecchia l'estetica del wabi-sabi, celebrando la bellezza dell'impermanenza e dell'imperfetto. Questo haiku non solo comunica una scena visiva, ma anche un suono e un'atmosfera, dimostrando la capacità della poesia breve di evocare un'esperienza sensoriale completa.

"Un fatto, una poesia" di Armando Bettozzi

Armando Bettozzi, con "Un fatto, una poesia", ci offre una critica sociale acuta mascherata da un dialogo quasi teatrale. Utilizzando un linguaggio dialettale e un tono ironico, il poeta esprime il disincanto verso il panorama politico francese e, per estensione, verso la democrazia contemporanea. La poesia si sviluppa come una conversazione vivace e sarcastica, in cui Bettozzi mette in luce la confusione e il caos seguiti alle elezioni, rappresentati dalla metafora della "tour de babèl." Il gioco di parole e le immagini vivide, come "l'ammucchiata de li pistacalli / che cianno er gallinaro come sito," sottolineano la percezione di un disordine politico e sociale. La capacità di Bettozzi di intrecciare critica sociale e umorismo ricorda lo stile di autori come Trilussa, creando un'opera che è al contempo provocatoria e intrattenente.

"Dovunque tu sei (A Elena)" di Salvatore Armando Santoro

Salvatore Armando Santoro, nel suo delicato omaggio "Dovunque tu sei (A Elena)", cattura l'essenza dell'amore e della presenza immutabile di una persona cara. La poesia si articola come una dichiarazione di presenza eterna e rassicurante, dove la figura di Elena diventa una stella luminosa che, nonostante l'ombra, continua a brillare con intensità propria. L'uso di versi semplici e diretti, come "Ancora ci sei / presente tu sei," conferisce al testo una sincerità e una profondità emotiva che risuonano nel lettore. La struttura ritmica e l'uso di ripetizioni creano una sorta di mantra, una preghiera laica che celebra la connessione indissolubile tra due anime. Santoro riesce a trasmettere un senso di conforto e speranza, rendendo palpabile l'idea che l'amore vero trascende tempo e spazio.

"Esuber-danza" di Ben Tartamo

Ben Tartamo, con la sua vivace "Esuber-danza", esplora il tema della sincerità e della verità attraverso un linguaggio esuberante e lirico. La poesia si apre con un'ode alla "cinica intransigenza", un invito a esprimere senza remore ciò che si pensa. L'autore celebra la purezza dell'onestà, contrapposta all'ipocrisia, e lo fa con un ritmo musicale che ricorda una danza, come suggerito dal titolo stesso. L'uso di rime e assonanze, come in "quell'esuberante essenza / di una primavera mensa," crea un flusso armonioso che riflette l'idea di un'anima libera e sincera. Tartamo incarna la poesia come un atto di carità, un dono di verità che scardina l'ipocrisia con la sua "sferzante poesia". La sua capacità di infondere energia e movimento nei versi rende la lettura un'esperienza dinamica e coinvolgente, invitando il lettore a riflettere sulla propria autenticità.

"Interpreti" di Alessio Romanini

Alessio Romanini, in "Interpreti", ci introduce in un teatro metaforico dove ogni individuo è un attore su un palcoscenico globale. La poesia, con il suo tono teatrale e solenne, invita i lettori a riconoscere il ruolo che ciascuno di noi gioca nella "scena" della vita. L'apertura, "Benvenuti in questo gaudio teatro", stabilisce immediatamente un'atmosfera di spettacolo e introspezione. Romanini utilizza l'immagine della maschera per rappresentare le facciate che indossiamo nella società, e il "sipario" che sale diventa una metafora per la verità che si rivela. Il messaggio si rivolge a coloro che, seduti in platea, osservano la realtà con occhi distorti dalla stoltezza, suggerendo una critica sottile alla passività e alla superficialità. La chiusa, "Arrivederci nel mesto teatro," lascia un sapore agrodolce, una riflessione sulla transitorietà della vita e il nostro ruolo in essa.

"La vita chiama" di Sandra Greggio

Sandra Greggio, con "La vita chiama", ci guida attraverso un percorso di ritorno all'essenza e alle radici dell'esistenza. La poesia è un viaggio di riscoperta personale e di riconnessione con ciò che è stato abbandonato troppo a lungo. L'incipit ripetuto, "È tempo che io ritorni", funge da ritornello, sottolineando l'urgenza e la necessità di questo ritorno. La poetessa utilizza immagini evocative e leggere, come "foglia dal vento portata" e "farfalla sul fiore posata", per rappresentare la sua assenza e il suo vagabondare. La casa silenziosa e il fuoco spento simbolizzano il vuoto e la mancanza di calore e vita che ora cerca di riaccendere. La chiusa, con la dichiarazione "È tempo di vivere di nuovo", non è solo un desiderio ma una risoluzione piena di speranza e determinazione. Greggio riesce a trasmettere un senso di rinascita, di un ritorno non solo fisico ma anche emotivo e spirituale.

"Gocce d'infinito" di Antonia Scaligine

Antonia Scaligine, in "Gocce d'infinito", ci offre una riflessione profonda e malinconica sulla natura transitoria delle emozioni e dei ricordi. La poetessa utilizza la metafora delle "gocce d'infinito" per rappresentare le emozioni fugaci che, come gocce, si accumulano e svaniscono, lasciando tracce sottili ma indelebili. La poesia è un lamento per le sensazioni perdute, con immagini potenti come "il giorno che si accascia sul letto della sera" e "mi accascio nell’ombra della notte". Scaligine descrive un viaggio attraverso i ricordi, sospeso tra nostalgia e rassegnazione, con un ritmo che imita il fluire lento e inevitabile del tempo. La sua lotta per aggrapparsi ai ricordi e alle emozioni passate è palpabile, e la conclusione lascia un'impressione di un desiderio insoddisfatto ma persistente. L'immagine delle "gocce d'infinito" che cadono in una stanza vuota evoca un senso di solitudine e di ricerca continua di significato e di connessione.

"Miagolatore seriale" di Jacqueline Miu

Jacqueline Miu, con "Miagolatore seriale", ci trascina in un universo di passione e malinconia, tessendo un'opera intrisa di simbolismo e immagini evocative. La poesia si apre con un’immagine notturna, dove il buio regna sovrano e il cuore dell'io lirico brucia di desiderio. Miu usa metafore ardite e potenti, come "fantasmi come anemoni in un mar di stelle", per trasportarci in una dimensione onirica e surreale.

Il "gatto miagolatore seriale" rappresenta l'io lirico, un amante respinto e invisibile, che sanguina inchiostro per trasformare il suo dolore in poesia. Questo gatto non è semplicemente un animale, ma un simbolo dell'artista tormentato, del poeta che, come Poe, è afflitto e consumato dai propri demoni. La sua notte è popolata da "demoni venuti dall’oblio" che custodiscono una porta inaccessibile, metafora di un amore irraggiungibile.

La sezione finale della poesia porta un cambiamento tonale. Il linguaggio si fa più concreto, quasi urbano, con odori di "olio motore e fumi" che si mescolano ai profumi naturali, segno di una vita vissuta intensamente e di una città che consuma i suoi abitanti. Nonostante la desolazione, l'io lirico persevera, non per salvare l’amata, ma per esprimere un amore che è al contempo una condanna e una dichiarazione di eterno desiderio.

"Nemesi" di Piero Colonna Romano

Piero Colonna Romano, in "Nemesi", offre una visione apocalittica e morale della condizione umana. La poesia è un sonetto classico, in cui la natura, personificata e adirata, si vendica delle offese subite dall'umanità. La "natura violentata" reagisce con "ira funesta", un'eco virgiliana che sottolinea la gravità dell'offesa e la severità della punizione.

Il "virus che divenne una tempesta" è descritto come un'azione di pulizia, una sorta di igiene universale che richiama le sanzioni bibliche. L’immagine delle "salme a grandinata" è potente e macabra, evocando una catastrofe di proporzioni epiche. La poesia si sviluppa come un monito, suggerendo che questa punizione divina dovrebbe servire da lezione all'umanità.

Tuttavia, l'ultima terzina introduce una nota di pessimismo: l'uomo, una volta superata la crisi, tornerà rapidamente ai suoi vecchi peccati. Questo finale sconfortante riflette una visione ciclica e fatalista della storia umana, dove la speranza di redenzione è vana. Romano ci lascia con una riflessione amara sulla natura umana e la sua incapacità di imparare dalle proprie azioni.

Prof. Marino Spadavecchia

 

13-14-15 Luglio

Commento e ringraziamenti
Prof. Marino Spadavecchia grazie per i tuoi splendidi commenti , soprattutto per la tua perfetta   interpretazione  delle poesie, la mia poesia “vieni con me speranza “,dopo aver letto  il tuo  bellissimo commento mi sembrava  che non fosse più la mia ,troppo bello è il tuo giudizio , grazie ,riesci a sottolineare i versi più significativi con tanta maestria.I tuoi commenti e quelli di Ben  li inserisco sotto le  mie poesie che stampo  solo per me , non per pubblicarle o altro, il mio talento  è  come  diceva Albert Einstein, io non ho nessun talento speciale ,ma sono curioso .Il genio ha 1/100 di talento e 99 di lavoro osservazione ,volontà, capacità, emozioni . 
Saluto tutti , un applauso va assolutamente a molti poeti del grande sito di Lorenzo ,mi soffermo sulla bellissima poesia di Nino Silenzi:In attesa  che s'alza il vento, in fondo l 'attesa è speranza ,   attesa che s'alza il vento e  che possa cambiare  o portarsi via quel  qualcosa  che di certo non tolleriamo e ci crea  delusioni , illusioni ,quel tempo che corre inesorabilmente  , bella poesia 
Anche la poesia di Ben Tartamo  è molto intensa “maschere”
chi sono, chi sono?
Ma io chi sono, non so
quante maschere a volte l' uomo deve indossare prima di trovare quella  giusta , quella della verità  ,della  falsità , ambiguità ,  incredulità,  che  poi viene facilmente strappata ,oppure non riesci a toglierla più e continui a chiederti ma chi sono, cosa faccio
(diceva Trilussa )
Sta da vent'anni sopra un credenzone
quela Maschera buffa, ch'è restata
sempre co' la medesima espressione,
sempre co' la medesima risata. ***
Grazie a tutti e auguro una buona estate anche se tra caldo rovente di quaggiù e bombe di pioggia di lassù, non per dividere l’Italia , ma è il clima che lo sta  facendo,  non si prevede un' estate con i fiocchi,   ma c’è sempre la speranza e l’ attesa ,un grazie particolare con  un abbraccio a te Lorenzo 
 
Antonia Scaligine

 

''Cara amica (A Claudia Frati) di Salvatore Armando Santoro

In questa lirica, Santoro tesse un elogio all'amica con una delicatezza e una profondità che richiamano le intime confessioni di Rainer Maria Rilke. La poesia si dipana come un inno alla gratitudine, dove l'amica Claudia diventa un'ancora di salvezza nei momenti bui, una guida saggia e dolce. La sua presenza è descritta con la stessa maestria con cui Leopardi evocava la sua Silvia, un faro di luce che illumina le tenebre dell'animo. Le correzioni e i sostegni dell'amica sono pennellate di vita che arricchiscono l'esistenza del poeta, un continuo dialogo che rinvigorisce e alimenta la fiamma creativa. Il distacco delle "donne che non sembrano abadesse" evoca una critica sottile, ma potente, alle falsità della società, mettendo in risalto la purezza e la genuinità dell'affetto amicale. Come un affresco rinascimentale, ogni verso è intriso di pathos, dolcezza e verità, un tributo eterno alla bellezza di un legame sincero.

''Come un palloncino libero nel cielo'' di Piacentino Alessandra

Piacentino Alessandra ci trasporta in un universo onirico e sensoriale, dove la leggerezza del palloncino diventa metafora dell’anima che si abbandona alla quiete della natura. Con la sensibilità di un Federico García Lorca, la poetessa crea un paesaggio interiore fatto di vento, sole e mare, elementi che cullano e proteggono. Il riposo che descrive, però, è solo temporaneo, preludio a una tempesta imminente, a ricordarci la fugacità della pace. Le "ore come note di un pentagramma" suggeriscono una sinfonia del tempo, un’armonia che scandisce i momenti di serenità e turbolenza. Il ragno che scende e la goccia che prelude alla pioggia richiamano la poetica di Emily Dickinson, dove la natura è complice e riflesso dei moti dell'anima. Ogni immagine è carica di una tensione sottile, una bellezza fragile che si manifesta in un equilibrio instabile tra quiete e inquietudine. La poesia di Piacentino è un canto alla vulnerabilità dell’essere, un abbraccio al transitorio, un sogno sospeso tra luce e ombra.

''Sento la mia vita scorrere nei tumulti'' di Franco Fronzoli

Fronzoli ci offre una meditazione intensa e tormentata sul passare del tempo e l'essenza della vita, simile ai turbamenti interiori di Ungaretti e ai voli pindarici di Montale. Il poeta si trova immerso in un vortice di emozioni, simile a un navigante tra mari in tempesta, un'immagine potente che richiama il sublime romantico. I suoi pensieri sono agitati, una danza di illusioni e delusioni, certezze e perplessità, che creano un mosaico di attese e riprese, un ciclo incessante di speranza e disillusione. La vita scorre veloce, trascinata da sogni e fantasie, un flusso continuo verso amori passati e presenti, verso un destino ignoto. Le immagini delle lancette impazzite e della clessidra di sabbia evocano la frenesia e l'ineluttabilità del tempo, ricordando i simboli di Petrarca e la malinconia di Leopardi. La vita si perde nei ricordi, tra passato e presente, mentre le rughe tracciate dal tempo segnano un cammino confuso e infinito. Il poeta si addormenta, forse in cerca di un po' di pace in un mondo caotico, un riposo che sembra eludere anche il più inquieto dei cuori.

''You, Who Never Run Out of Words'' (After Rainer Maria Rilke) di Meena Kandasamy

In questa composizione, Kandasamy canalizza lo spirito di Rilke, con un'eleganza che risuona come un'eco delle Lettere a un giovane poeta. L'interlocutore, un compagno che non resta mai a corto di parole, diventa il fulcro di una riflessione profonda e disillusa. La poetessa mette in dubbio le certezze assolute del compagno, in un mondo dove i mari si alzano e le piattaforme di ghiaccio si spaccano, un'immagine apocalittica che rispecchia la nostra realtà contemporanea. La vita, descritta come un lancio di dadi, un paradiso di vagabondi, è in netto contrasto con i sogni in bianco e nero del compagno. La poetessa si sente distrutta dentro, cercando rifugio in un amico che presto diventerà un amante, mentre il compagno, simbolo della sua coscienza, rimane un ideale irraggiungibile, troppo puro per essere intaccato dalla realtà. Il finale, con la domanda sull'avere figli in un mondo in fiamme, culmina in un momento di silenzio carico di significato, un silenzio che parla più di mille parole. La poesia di Kandasamy è una denuncia e una confessione, un grido di dolore e una ricerca di verità in un mondo in continuo cambiamento.

''Borderline'' di Felice Serino

In "Borderline", Serino ci conduce in un viaggio onirico e tormentato, avvolto in un mantello di vento che suggerisce un'esistenza fragile e instabile. La vita vissuta "contromano" senza "nervi di ricambio" evoca una sensazione di precarietà e disorientamento, un'eco dei temi di confusione e alienazione che pervadono le opere di Sylvia Plath. L'immagine della vita che deraglia "su binari del sangue" è cruda e potente, suggerendo un inevitabile percorso di sofferenza e lotta interiore. Questo breve componimento è un grido silenzioso, un frammento di esistenza vissuta ai margini, dove ogni passo è un atto di resistenza contro un destino avverso. La poesia di Serino è un distillato di pathos, che racchiude in pochi versi una vita intera di battaglie emotive.

''In attesa'' di Nino Silenzi

Nino Silenzi, con "In attesa", ci consegna una poesia che pulsa di tensione e immobilità, un'ode alla speranza sospesa, evocativa delle atmosfere dense di Samuel Beckett. La distesa di rauchi gabbiani, il sole violento e la sabbia inerte sono immagini che richiamano un paesaggio desolato e carico di aspettativa. Ogni elemento della scena è in attesa che s'alzi il vento, un evento che rappresenta il cambiamento, la liberazione dall'immobilità. Le bianche vele e i pensieri sulfurei ribollenti rafforzano questa sensazione di stasi forzata, un'attesa che diventa quasi insopportabile. Il quotidiano arrancare nella landa della vita è un’immagine potente, una metafora della nostra esistenza, intrappolata in una routine senza fine. La sincronia dell'inspiegabile e l'attesa dell'ultima illusione chiudono il poema con un tono di malinconica rassegnazione, simile ai temi esistenziali di Eugenio Montale. Silenzi ci invita a riflettere sulla nostra condizione umana, sull'attesa infinita di un cambiamento che forse non arriverà mai, in una poesia densa di pathos e introspezione.

''Le tue mani'' di Bruno Castelletti

Con "Le tue mani", Bruno Castelletti ci regala una poesia di intima dolcezza e profonda riflessione, un canto d’amore che riecheggia la delicatezza di Pablo Neruda. Le mani amate, descritte come piccole, graziose e forti, diventano il simbolo del legame affettivo e della sicurezza emotiva. Accarezzandole, il poeta si sente volare, e l'orizzonte perde i suoi confini, un’immagine che trasmette una sensazione di libertà e infinito. Le parole, pensate e ripensate mille e mille volte, muoiono sulle labbra, indicando un’intensità emotiva che va oltre la semplice espressione verbale. L’affanno si attenua e la pena si acquieta in questi momenti di intensa connessione, dove ogni gesto è racchiuso in uno scrigno di morbida dolcezza. Tuttavia, il dubbio assale il poeta, che non ha certezza se le bianche ali dell'amata lo seguiranno nel volo. Questa incertezza aggiunge un tono di vulnerabilità e introspezione, rendendo la poesia un’esplorazione delicata e sincera dell’amore e della fragilità umana. Castelletti ci avvolge in un abbraccio di tenerezza, lasciandoci riflettere sull'importanza dei legami e sulla paura di perderli, in un linguaggio semplice ma carico di emozione.

'' Gendai Haiku''di Laura Lapietra

Il haiku di Laura Lapietra, "cielo gonfio di grigie nubi sul mare rattrista il cuore", si presenta come un quadro di malinconia minimalista, dove la natura diventa riflesso dell'animo umano. La poetessa usa poche parole per evocare un'immagine potente e suggestiva, simile all'eleganza epurata dei versi di Bashō. Il cielo gonfio di grigie nubi, sospeso sul mare, è una visione che cattura l'oscurità e la pesantezza delle emozioni, un elemento che ricorda l'introspezione di Matsuo Bashō e la malinconia struggente di Yosa Buson. Questo haiku è un sussurro di tristezza, un attimo congelato nel tempo che risuona profondamente nel cuore del lettore.

'' Mi chiamo Droga - la Signora in voga  '' di Armando Bettozzi

Armando Bettozzi, con "Mi chiamo Droga - la Signora in voga", offre una satira tagliente e provocatoria sulla diffusione e l'impatto devastante delle droghe. La poesia è un'accusa feroce e lucida, che si colloca nel solco della tradizione satirica di autori come Jonathan Swift e Alexander Pope. Bettozzi personifica la droga, dandole voce e carattere, e utilizza un linguaggio crudo e diretto per esporre la sua diffusione democratica e onnipresente. La droga diventa la "Signora in voga", una figura che accomuna "lo straccio con la toga", simbolo di un male che non risparmia nessuno, un concetto che richiama la critica sociale di Pasolini.

La poesia si sviluppa attraverso un monologo serrato, in cui la droga stessa si vanta della sua capacità di schiavizzare e distruggere, rendendo tutti uguali nella miseria. L'ironia e il sarcasmo sono evidenti quando la droga si dichiara "democratica" e "generosa", giocando con l'idea del potere che essa detiene grazie alla complicità di una società distratta e spesso connivente.

Bettozzi critica non solo i consumatori, ma anche le istituzioni e i loro rappresentanti, descritti come alleati nella diffusione del problema. Il riferimento a "illuminati" che sostengono la diffusione delle droghe per mantenere il controllo sul popolo è una potente accusa contro l'inerzia e la complicità di chi dovrebbe proteggere la società.

La poesia termina con una nota di avvertimento e sfida, un richiamo all'azione contro un problema che sembra inarrestabile. Bettozzi ci lascia con un senso di urgenza e indignazione, una chiamata a non rimanere indifferenti di fronte a una tragedia che colpisce quotidianamente milioni di vite.

''Nihil sub sole novum'' di Piero Colonna Romano

Piero Colonna Romano, nella sua poesia "Nihil sub sole novum", integra con maestria la citazione di Lucrezio, tratta dal suo poema "De rerum natura", tradotta da Ugo Dotti. Questa integrazione non solo enfatizza il tema della ciclicità e della natura delle catastrofi, ma anche stabilisce un legame profondo con l'antica filosofia romana.

Colonna Romano ci guida attraverso un viaggio poetico che parte dall'antica saggezza di Lucrezio fino ad arrivare alla contemporaneità segnata dalla pandemia di COVID-19. Utilizzando un linguaggio diretto e penetrante, il poeta riflette sulla tendenza dell'umanità a dimenticare le lezioni del passato, incluso il valore dell'amore e il rispetto per l'ambiente.

La pandemia, descritta come un risultato diretto dell'incuranza umana verso la natura, diventa un esempio vivido di come le azioni dell'uomo possano provocare reazioni disastrose. Tuttavia, Colonna Romano non si limita a una critica; nel suo testo si intravede anche una speranza futura, un invito alla purificazione e a uno stile di vita più consapevole ed etico.

Questi versi risuonano con una potente risonanza filosofica e poetica, offrendoci una riflessione profonda sulla fragilità umana, la potenza della natura e la necessità di una revisione dei nostri atteggiamenti e delle nostre azioni per costruire un futuro più sostenibile.

"Maschere" di Ben Tartamo

Nella poesia "Maschere" di Ben Tartamo, ci immergiamo in una profonda riflessione sull'identità e sull'auto-rivelazione. Il poeta esplora il tema delle maschere che indossiamo nella vita, metaforicamente rappresentate come elementi estranei che nascondono la vera essenza di chi siamo.

Attraverso un linguaggio incalzante e ritmico, Tartamo esprime il dilemma esistenziale di non riuscire a comprendere appieno sé stessi e gli altri. "Chi sono, chi sono?" ripete il poeta, sottolineando l'incertezza e la confusione che spesso accompagnano il percorso di auto-scoperta. La maschera diventa un simbolo della falsità e della mancanza di autenticità, che impedisce una connessione genuina con il mondo esterno.

Il richiamo alla persistenza della maschera, nonostante il desiderio di liberarsene, evoca il tema universale della lotta interiore tra ciò che siamo veramente e ciò che il mondo vede di noi. La poesia invita il lettore a interrogarsi sul significato dietro le maschere che indossiamo e sulle conseguenze di non rivelare la propria anima autentica.

Attraverso un mix di interrogativi e imperativi ("Perché, perché, perché", "Su, chiediti perché"), il poeta esorta il lettore a esplorare il proprio sé interiore, a confrontarsi con la propria maschera e a cercare la verità che risiede al di là delle apparenze superficiali.

In sintesi, "Maschere" di Ben Tartamo ci offre una meditazione intensa sull'identità e sull'auto-rivelazione, attraverso una prosa poetica che invita alla riflessione profonda sul significato della vera autenticità nella vita umana.

"Paura d'amare" di Alessio Romanini

In "Paura d'amare", Alessio Romanini dipinge con versi intensi e struggenti il contrasto tra la paura di aprirsi completamente all'amore e il desiderio profondo di essere accettati e amati. La poesia si apre con un'ammissione di vulnerabilità: il poeta non si sente all'altezza dell'amore del suo interlocutore, ed esprime il timore di naufragare nel dolore che l'amore stesso può portare. "Oh paura d'amare!" esclama, rivelando il tormento interiore che accompagna il desiderio di connessione emotiva.

La metafora del barbaglio che sfiora le onde e della vuota conchiglia sulle sponde sottolinea il contrasto tra la luce radiosa dell'amato e l'insicurezza interiore del poeta. Mentre l'amato carezza con dolcezza, il poeta si frantuma nell'amarezza, manifestando il conflitto tra il desiderio di reciprocità e la paura di non essere all'altezza dell'amore ricevuto.

"La sconfitta del passato" di Sandra Greggio

In "La sconfitta del passato", Sandra Greggio esplora il tema della resilienza attraverso l'immagine potente del vento dei ricordi che soffia forte, facendo lacrimare il viso e accartocciando il passato. Nonostante le ferite e le sfide del passato, il cuore del poeta si erge forte e robusto a difesa del presente, simboleggiato dalle salde radici che resistono al gelo.

La natura ciclica e rigenerativa della vita è evocata dalle radici che, nonostante tutto, permettono alle amate figlie di rinascere a primavera. Questo simbolismo della rinascita e del rinnovamento è enfatizzato dal sorriso delle nuove foglie che verdeggiano i rami e si aprono al cielo azzurro.

''Vieni con me Speranza'' di Antonia Scaligine

La poesia di Antonia Scaligine, lo dico senza affettazione, è un vero incanto di parole che danzano tra le righe, come onde che accarezzano la battigia. In questo componimento, intitolato "Vieni con me, speranza", l'autrice ci conduce attraverso un viaggio emotivo profondo, intrecciando sentimenti di ricerca interiore e una struggente intimità con la natura.

Scaligine evoca una speranza personificata, una compagna di viaggio che la guida attraverso i momenti di incertezza e di oscurità. Il mare diventa il palcoscenico delle sue riflessioni, un luogo dove il movimento perpetuo delle onde si mescola al desiderio di comprensione e di pace interiore.

La poetessa dipinge con maestria il tramonto, descrivendo le sue lame rosse che feriscono l'orizzonte, una metafora potente delle sfide e delle emozioni contrastanti che caratterizzano la vita umana. Attraverso immagini evocative come queste, Scaligine ci invita a esplorare non solo il paesaggio esterno, ma anche il paesaggio interiore dell'anima umana.

Il verso "portami nel tuo posto, speranza", sottolinea il desiderio di fuga e di ritrovare un senso di sicurezza e serenità. Il mare azzurro diventa il simbolo di un confine indefinito, dove speranza e realtà si incontrano in un abbraccio empatico.

In conclusione, la poesia di Antonia Scaligine risuona con una bellezza universale che parla direttamente al cuore umano. Con una prosa lirica e surreale, l'autrice ci invita a esplorare le profondità dell'animo umano e a trovare conforto nella bellezza della natura e nella promessa della speranza.

"Ermione di Lorenor: Poe in Ade" di Jacqueline Miu

Nel secondo capitolo di "Ermione di Lorenor: Poe in Ade", il narratore introduce Ermione Di Lorenor, una figura dal tono introspettivo e profondamente immersa nel mistero. Il testo inizia con un monologo intenso che invita il lettore a considerare la futilità dell'ansia nel cercare risposte definitive agli enigmi più profondi della vita. L'immagine del male che si nutre della paura evoca una dualità tra la fragilità umana e la forza oscura che pervade il mondo descritto.

Il coro delle Ombre aggiunge un elemento di mitologia e oscurità, delineando una casta di esseri senza cuore, enigmatici e inquietanti, che esplorano temi di immortalità e servitù a una stirpe misteriosa e potente. Queste figure sembrano essere incarnazioni dell'oscurità stessa, vivendo nell'ombra e nella nebbia del tempo.

Ermione emerge come un'eco solitaria del suo casato, portatrice di un'eredità triste e di una speranza fredda. Il suo desiderio di nutrire ancora il cuore con qualcosa di vivo risuona come un grido in un deserto di desolazione interiore.

Il narratore, con la sua prosa incantata, esplora la natura dell'immortalità e dell'abisso spirituale, suggerendo che ci siano realtà e verità visibili solo a coloro che osano sognare. Le pietre, personificate e mistiche, rappresentano un confine tra mondi, un valico che solo i sognatori possono attraversare per cercare conforto nel tormento dell'esistenza.

Jacqueline Miu, con questa scrittura, affonda nelle profondità dell'umano e dell'ultraterreno, esplorando tematiche universali con una prosa che sfida le convenzioni e invita il lettore a immergersi in un viaggio di scoperta e contemplazione.

Prof. Marino Spadavecchia

 

10-11-12 Luglio

"A Aurelio per il… 7 luglio 2024" di Armando Bettozzi

Il componimento è strutturato in quattro quartine con rime alternate (ABAB), seguendo un ritmo classico che conferisce musicalità al testo. Questa scelta metrico-stilistica evoca reminiscenze della tradizione poetica italiana, in particolare dei sonetti petrarcheschi e delle rime giocose di Lorenzo de' Medici.

La poesia si incentra sul tema del passare del tempo e della riflessione sulla vita, elementi comuni nella lirica filosofica e riflessiva. L'uso di domande retoriche nelle prime due righe ("Il Tempo passa e noi gli andiamo appresso. / O è il contrario, e è lui a trascinarci?") invita il lettore a considerare la propria percezione del tempo, un tema caro alla letteratura esistenziale di autori come Leopardi e Montale.

L'autore celebra il compleanno di Aurelio, enfatizzando un approccio ottimistico e vitale alla vita. Il tono della poesia è di serena accettazione, con un sottotono di ironia bonaria, specialmente nel descrivere le "magagne" dell'età avanzata.

Il componimento richiama alla mente lo stile colloquiale e riflessivo di poeti come Trilussa, noto per il suo modo di trattare temi profondi con leggerezza e semplicità. Inoltre, la celebrazione della vita quotidiana e delle sue piccole gioie è un tratto distintivo della poetica di Pascoli, che Bettozzi sembra rievocare.

"Dileggio" di Salvatore Armando Santoro

La poesia è composta da quattro quartine con rime alternate (ABAB), ma il tono e lo stile differiscono notevolmente dalla prima. Qui, la metrica regolare serve a sottolineare la linearità del pensiero dell'io lirico, creando un contrasto tra la calma apparente della forma e l'intensità emotiva del contenuto.

"Dileggio" esplora il tema della delusione amorosa e del desiderio non corrisposto. L'autore utilizza un linguaggio semplice e diretto, evocando un'immagine di quotidianità e malinconia. La scena iniziale del parcheggio sotto il balcone e il vento che "sembra proprio un chiacchierone" richiamano atmosfere cinematografiche, simili a quelle presenti nelle poesie di Eugenio Montale, dove il paesaggio diventa metafora dei sentimenti interiori.

Il tono della poesia è dolente e riflessivo, con un finale che esprime un senso di rassegnazione e amarezza ("solo dileggio spetta a chi sa amare"), ricordando la disillusione presente nella poesia crepuscolare di Gozzano.

Il componimento di Santoro può essere accostato alla tradizione lirica italiana che esplora la tematica dell'amore non corrisposto, simile al Petrarca del Canzoniere, dove l'assenza dell'amata e il dolore dell'innamorato sono temi ricorrenti. Inoltre, l'introspezione e il senso di perdita richiamano le opere di Umberto Saba, che spesso trattava la fragilità dei sentimenti umani.

"Cose belle che scalpitano dentro" di Alessandra Piacentino

Il componimento di Alessandra Piacentino è libero da vincoli metrici e rime, seguendo una struttura tipica della poesia moderna. L'uso del verso libero permette una fluidità espressiva che enfatizza le immagini evocative e la spontaneità del pensiero poetico.

La poesia esplora il tema delle emozioni e delle bellezze nascoste dentro di noi, paragonandole a elementi naturali e fenomeni atmosferici. La scelta di parole come "corolle di petali rosa", "steli di stelle", e "fusa mature di un girasole" crea un ricco tessuto di immagini sensoriali che richiamano alla mente la poesia di autori come Federico García Lorca e la sua capacità di dipingere scene vivide e surreali.

L'autrice utilizza una serie di metafore per descrivere le emozioni interne, come "Cavalli in quest’aria rarefatta di primavera" e "arcobaleni infiniti di pugnali ed abbracci", accostando elementi contrastanti per enfatizzare la complessità delle sensazioni umane. Questo stile, che combina dolcezza e intensità, ricorda le opere di Emily Dickinson, dove la natura e le emozioni si intrecciano in modo profondo e personale.

Il ricorso a immagini della natura e la capacità di evocare sensazioni forti attraverso il linguaggio richiamano anche la poesia di Pablo Neruda, noto per la sua abilità nel trasformare l’ordinario in straordinario. Inoltre, la riflessione sul tempo che passa e la bellezza che permane, nonostante il cambiamento, può essere associata alla poetica di William Wordsworth, che esplora la continuità delle esperienze umane attraverso la natura.

"Cammino e vado incontro alla notte" di Franco Fronzoli

La poesia di Franco Fronzoli è anch'essa priva di una metrica rigida, caratterizzata da versi liberi che conferiscono al testo un tono meditativo e riflessivo. La frammentazione dei versi e l'uso di spazi bianchi creano una sensazione di pausa e respiro, invitando il lettore a seguire il ritmo interiore del poeta.

Il componimento esplora il tema del viaggio interiore e della ricerca di significato, con un forte senso di solitudine e introspezione. L'immagine del "cammino" è centrale e simbolica, evocando una peregrinazione non solo fisica ma anche spirituale. Il paesaggio descritto, con "alberi brulli senza foglie" e "nebbia sempre più intensa", crea un'atmosfera di desolazione e attesa, che ricorda le opere di autori come T.S. Eliot e la sua visione del mondo come un luogo di desolazione e ricerca.

La poesia si apre e si chiude con immagini di transizione, dalla notte al giorno, dalla nebbia al sole, riflettendo la ciclicità del tempo e della vita. Questa struttura ciclica e la meditazione sulla natura temporanea delle cose richiamano la poesia haiku giapponese, che spesso cattura momenti effimeri con grande intensità emotiva.

La riflessione sul tempo e la ricerca di significato nel cammino della vita possono essere paragonate alla poesia di Robert Frost, in particolare al suo famoso poema "The Road Not Taken", dove il viaggio e le scelte di vita diventano metafore della condizione umana. Inoltre, l'uso di immagini naturali e la descrizione dettagliata del paesaggio evocano lo stile di Wallace Stevens, che spesso utilizza la natura per esplorare temi filosofici e esistenziali.

"Equazione" di Enrico Tartagni

"Equazione" di Enrico Tartagni è una poesia che si distingue per la sua libertà metrica e la mancanza di uno schema di rime tradizionale. La struttura del testo segue il flusso del pensiero, frammentato e complesso, caratteristica che riflette l'agitazione e la confusione interna del poeta.

La poesia esplora il tema dell'alienazione e dell'incomprensione, utilizzando un linguaggio ricco di metafore e simbolismi matematici. Lo "stato di distrazione" che "passa senza morirne il mio corpo" e "assorbono inutili spazi allargati aequatio" suggeriscono una ricerca di ordine e significato in un mondo caotico. L'uso di termini come "fertile mezzaluna", "abaco di polvere di sabbie" e "Traslati i calcoli e gli amori" evoca immagini che combinano elementi scientifici con visioni poetiche, creando un effetto di disorientamento e meraviglia.

Il linguaggio scientifico e l'uso di immagini astratte ricordano le opere di autori come T.S. Eliot, noto per la sua capacità di mescolare cultura alta e bassa in un contesto poetico. La frammentazione del pensiero e la riflessione sull'incomprensibilità del mondo possono essere paragonate alla poesia di Paul Celan, che spesso esplora temi di trauma e disorientamento attraverso un linguaggio criptico e simbolico.

Tartagni utilizza l'anafora e l'enjambement per creare un ritmo incalzante che riflette l'agitazione interna del poeta. La mancanza di punteggiatura tradizionale e l'uso di frasi spezzate contribuiscono a un senso di urgenza e di caos, mentre le immagini scientifiche e naturali creano un contrasto affascinante tra ordine e disordine.

"A Poem On Not Writing Poems" di Meena Kandasamy

Il poema di Meena Kandasamy è anch'esso privo di una metrica rigida e si sviluppa attraverso versi liberi che riflettono una narrazione personale e profondamente emotiva. La struttura del testo segue un flusso di coscienza che collega riflessioni personali a osservazioni sociali e politiche.

Kandasamy esplora il tema del silenzio e della censura, sia autoimposta che esterna, in un contesto di repressione politica e sociale. La poesia affronta la difficoltà di esprimere il proprio dolore e la propria ribellione in un mondo in cui la verità viene spesso soppressa. L'immagine delle "donne Tamil" che tracciano il "kolam" ogni giorno diventa una potente metafora della resistenza e della creatività femminile di fronte all'oppressione.

La riflessione sulla censura e la repressione richiama le opere di autori come Anna Akhmatova e Osip Mandelstam, che hanno affrontato temi simili nelle loro poesie sotto i regimi totalitari. Inoltre, l'uso del simbolismo culturale e delle immagini quotidiane per esprimere temi profondi è una tecnica che può essere paragonata alla poesia di Adrienne Rich, che spesso esplora la politica del corpo e della voce femminile.

Kandasamy utilizza l'allitterazione, l'anafora e le metafore per creare un testo ricco e stratificato. L'uso di immagini quotidiane, come il "kolam" e la "farina di riso", conferisce al poema una dimensione domestica e intima, mentre la riflessione sulla repressione politica aggiunge un livello di urgenza e gravità. La combinazione di personale e politico è tipica della poesia confessionale, ma con una forte componente di resistenza e resilienza.

"Luce di luna" di Antonietta Ursitti

"Luce di luna" di Antonietta Ursitti presenta una struttura libera, senza una metrica fissa o uno schema di rime rigido. La poesia è composta da versi brevi che conferiscono un ritmo delicato e cullante, in sintonia con il tema della luna che culla i pensieri.

Il tema principale della poesia è la serenità e la quiete notturna, rappresentate dalla luce della luna. La luna è personificata come una figura materna che lambisce le "nuvole strappate" e culla i pensieri "stretti nel tuo abbraccio materno". Questa immagine evoca una sensazione di calma e protezione, sottolineata dall’uso di termini come "calmo riflesso", "limpide acque del mare" e "tiepido vento della sera".

La rappresentazione della luna come una figura confortante e materna richiama alla mente il lavoro di autori romantici come Percy Bysshe Shelley e John Keats, che spesso descrivevano la luna come una fonte di bellezza e tranquillità. Inoltre, l’uso del paesaggio notturno e delle immagini naturali può essere paragonato alla poesia di Federico García Lorca, che spesso esplora temi simili con un linguaggio evocativo e sensuale.

Ursitti utilizza immagini visive potenti e personificazioni per creare un’atmosfera di quiete e introspezione. La scelta di termini morbidi e fluidi contribuisce a un senso di dolcezza e pace. L’assenza di rime e la struttura libera permettono alla poesia di scorrere come un riflesso della luce lunare sulle acque, fluido e naturale.

"All’improvviso" di Renzo Montagnoli

"All’improvviso" di Renzo Montagnoli è una poesia in versi liberi, senza rime fisse, che segue un flusso narrativo riflessivo. La struttura è più lunga rispetto a "Luce di luna", con una progressione che accompagna il lettore attraverso un viaggio emotivo e temporale.

Il tema centrale della poesia è la riflessione sul passare del tempo e la consapevolezza dell’invecchiamento. Montagnoli descrive con precisione e delicatezza il momento in cui una persona riconosce i segni del tempo sul proprio corpo e la propria mente, e affronta il rimpianto per le occasioni perdute. Tuttavia, c’è anche un senso di accettazione e di speranza, rappresentato dal "ricordo di due occhi che ti incantarono" e dall’"oasi insperata nel deserto del grigiore".

Il tema dell’invecchiamento e del rimpianto richiama alla mente le poesie di William Butler Yeats, in particolare "Sailing to Byzantium", dove il poeta riflette sulla vecchiaia e la ricerca di un senso di immortalità attraverso l’arte. Anche Philip Larkin, con le sue poesie sulla mortalità e il passare del tempo, può essere visto come un parallelo letterario.

Montagnoli utilizza una lingua semplice ma evocativa, con immagini chiare e immediate che descrivono il corpo e la mente invecchiati. L’uso di ripetizioni, come in "fatica il tuo corpo, fatica la tua mente", rafforza il senso di stanchezza e rassegnazione. La transizione dalla descrizione fisica a quella emotiva, culminando in un’accettazione malinconica ma serena del proprio stato, crea un percorso emotivo coinvolgente e universale.

"Segmenti" di Felice Serino

"Segmenti" di Felice Serino è una poesia libera, priva di una metrica rigida o di uno schema di rime. La struttura irregolare dei versi riflette il contenuto frammentato e pensieroso del testo, con l'uso di enjambement che guida il lettore attraverso il flusso di pensieri dell'autore.

Il tema centrale della poesia è la riflessione sull'identità e la percezione, con una particolare attenzione ai pensieri e alle emozioni che attraversano la mente. La domanda iniziale "saprò io riconoscerti?" introduce l'incertezza e il dubbio esistenziale, mentre l'immagine del "moscerino" che attraversa la "luminosità del monitor" simboleggia la natura fugace e frammentata dei pensieri umani.

La riflessione sull'identità e la percezione richiama alla mente le opere di poeti modernisti come T.S. Eliot, che esplorano la frammentazione della mente moderna e la complessità dell'esperienza umana. Anche i temi di luce e cosmo possono trovare eco nella poesia di Wallace Stevens, noto per la sua esplorazione della realtà e della percezione attraverso immagini evocative.

Serino utilizza immagini visive potenti e un linguaggio evocativo per esprimere la complessità dei pensieri. L'immagine del moscerino che attraversa il monitor crea un parallelo visivo con i pensieri che attraversano la mente, mostrando come entrambi siano fugaci e inafferrabili. La struttura irregolare dei versi riflette la natura tortuosa e frammentata dei pensieri, sottolineando l'idea di un costante arrabattarsi tra le righe della vita.

"Pensieri" di Bruno Castelletti

"Pensieri" di Bruno Castelletti è una poesia caratterizzata da una struttura regolare, con versi brevi e ritmati che conferiscono un senso di leggerezza e fluidità al testo. L'assenza di uno schema di rime rigido permette alla poesia di mantenere un tono naturale e spontaneo.

Il tema principale della poesia è la natura effimera e mutevole dei pensieri, rappresentati attraverso immagini delicate e naturali. I "pensieri color rosa" e le "labbra come fiori di pesco a primavera" evocano un senso di freschezza e rinascita, mentre i "pensieri leggeri come nuvole lievi" sottolineano la loro transitorietà.

L'uso di immagini naturali e la celebrazione della bellezza effimera dei pensieri richiamano alla mente la poesia di William Wordsworth, che spesso esplora la connessione tra la natura e le emozioni umane. Anche i poeti giapponesi haiku, come Bashō, possono essere considerati un parallelo per l'abilità di Castelletti di catturare momenti fugaci e renderli eterni attraverso la poesia.

Castelletti utilizza un linguaggio semplice e diretto, con immagini vivide e immediate che evocano la bellezza della natura e dei pensieri. La ripetizione di "Pensieri" all'inizio di ogni strofa crea un ritmo incalzante e un senso di continuità, mentre le immagini di fiori, nuvole e cieli turchini conferiscono alla poesia una qualità sognante e serena.

 "Monoku" di Laura Lapietra

"Monoku" è un breve componimento poetico che aderisce alla forma tradizionale giapponese, simile a un haiku, ma composto di un solo verso. Questa brevità esige una concisione estrema e una capacità di evocare immagini vivide in pochissime parole.

Il tema principale del monoku è la bellezza naturale e la quiete che può portare l'osservazione attenta dell'ambiente circostante. Il verso unico, "caldi raggi di sole filtrano le magnolie fiorite", evoca un'immagine di luce e delicatezza, suggerendo un momento di contemplazione serena e intima.

La poesia di Lapietra richiama alla mente la tradizione dei poeti haiku giapponesi, come Matsuo Bashō, che utilizzano brevi versi per catturare momenti di bellezza naturale e stati d'animo transitori. L'uso di immagini naturali e la capacità di evocare un'atmosfera in poche parole sono tratti distintivi di questa forma poetica.

L'autrice utilizza un linguaggio semplice e diretto, con una forte attenzione alle immagini visive. La scelta delle parole "caldi raggi di sole" e "magnolie fiorite" crea un contrasto tra la luce e i colori della natura, trasmettendo un senso di calore e bellezza.

"Teriperacitando Amor" di Jacqueline Miu

"Teriperacitando Amor" è una poesia libera, priva di una metrica rigida o di uno schema di rime, ma caratterizzata da un flusso di immagini e sensazioni che si susseguono in modo fluido e naturale.

La poesia esplora temi di amore e desiderio, intrecciati con l'ambiente urbano di Milano. La Luna, le guglie del Duomo e la città stessa diventano simboli e testimoni del sentimento amoroso dell'autrice, che si esprime attraverso immagini evocative e cariche di emotività.

Il testo richiama la poesia romantica, dove i sentimenti personali vengono proiettati nel paesaggio circostante. L'uso di immagini urbane e naturali per esprimere l'amore può ricordare poeti come Charles Baudelaire, che trovava bellezza e significato nella città e nei suoi dettagli.

Miu utilizza un linguaggio ricco di immagini e metafore. La personificazione della Luna e delle guglie del Duomo, così come l'immagine dei "baci che t’arriveranno solo se prendi sonno", creano un'atmosfera magica e sognante. La struttura libera permette all'autrice di esprimere i suoi pensieri in modo spontaneo e fluido, catturando l'essenza del momento.

"All’improvviso" di Franco Fronzoli

"All’improvviso" è una poesia strutturata in versi liberi, priva di uno schema metrico fisso o di rime regolari. La lunghezza variabile dei versi e l'uso di enjambement contribuiscono a creare un ritmo naturale e meditativo.

Il tema principale della poesia è il passare del tempo e la riflessione sulla vecchiaia. L'autore esplora la consapevolezza del tempo che passa, le inevitabili trasformazioni fisiche e la ricerca di significato nella vita che si avvicina al tramonto.

La riflessione sul passare del tempo e sulla vecchiaia richiama alla mente i sonetti di William Shakespeare e le poesie di W.B. Yeats, che spesso esplorano temi di mortalità e trasformazione. La consapevolezza del tempo e il rimpianto per ciò che non è stato fatto sono temi universali nella letteratura.

Fronzoli utilizza un linguaggio semplice e diretto per esprimere concetti profondi e universali. Le immagini delle "rughe intorno ai contorni degli occhi" e dei "capelli che tendono al candore" evocano una sensazione di vulnerabilità e introspezione. La struttura libera della poesia permette all'autore di esplorare le sue riflessioni in modo fluido e naturale, creando un dialogo intimo con il lettore.

"Vita sogno, sogno vita" di Piero Colonna Romano

Piero Colonna Romano esplora la dicotomia tra vita e sogno, un tema centrale nella filosofia e nella letteratura. Il confronto tra le visioni di Calderón de la Barca, con il suo celebre "La vida es sueño" (La vita è sogno), e di Federico García Lorca, con "La vida no es sueño. Alerta! Alerta! Alerta!" (La vita non è sogno. Allerta! Allerta! Allerta!), crea un ponte tra due concezioni opposte: la vita come illusione e la vita come realtà da affrontare con consapevolezza.

Il poeta affronta la questione esistenziale del significato della vita e del sogno, paragonandola al nodo di Gordio, un problema complesso e apparentemente insolubile. La metafora degli "specchi in gioco" evidenzia la complessità e l'interconnessione tra vita e sogno, suggerendo che entrambi sono riflessi e distorsioni dell'esperienza umana.

La poesia è composta da quattro strofe di versi endecasillabi, con una struttura che alterna rime baciate e rime incrociate. Questo schema conferisce al componimento un ritmo cadenzato e solenne, che si addice al tono filosofico e meditativo del testo.

Il linguaggio poetico è ricco di immagini e simboli che evocano la natura effimera e misteriosa della vita e del sogno. Termini come "specchi", "fantasmi della mente" e "grovigli di speranze" creano un'atmosfera onirica e introspezione, riflettendo la complessità dei temi trattati.

La vita e il sogno sono presentati come doni inaspettati e temporanei. La ripetizione del concetto di dono ("dono che non chiediamo") sottolinea la natura involontaria e misteriosa dell'esistenza e dei sogni.

Il riferimento a Calderón de la Barca e García Lorca posiziona il poema in un contesto letterario più ampio, collegandolo alla tradizione spagnola della riflessione esistenziale. La citazione di questi due autori sottolinea la tensione tra l'illusione e la realtà, un tema che ha attraversato secoli di letteratura e filosofia.

"Vita sogno, sogno vita" di Piero Colonna Romano è un'opera che invita alla riflessione profonda sul significato della vita e dei sogni. Attraverso un linguaggio ricco e un uso sapiente delle immagini, il poeta riesce a evocare l'intricato rapporto tra realtà e illusione, lasciando aperta la domanda esistenziale che ha affascinato pensatori e poeti per secoli. La poesia diventa così un viaggio introspezione, un percorso attraverso i "grovigli di speranze, certezze ed illusioni" che definiscono l'esperienza umana.

"Io, ciabattino di parole" di Ben Tartamo

"Io, ciabattino di parole" è una poesia introspettiva che esplora temi di redenzione, umiltà e l'arte della scrittura. Il poeta riflette sulla sua condizione umana e sul potere delle parole, paragonandosi a un ciabattino che ripara vecchie scarpe con chiodi ormai esauriti. La figura del ciabattino diventa una potente metafora per l'atto creativo del poeta che cerca di dare un nuovo significato e scopo alla propria esistenza attraverso la poesia.

Il tema centrale della poesia è la caduta e la redenzione. Il poeta si confessa come colpevole di aver offeso una dimensione superiore ("Te che sei Immensità") per via delle proprie debolezze e imperfezioni. Questa confessione è un atto di umiltà e riconoscimento della propria "Nullità" davanti a un'entità divina.

Nonostante la redenzione ricevuta ("mi hai levato / e una nuova veste / mi hai donato"), il dolore persiste. Questo rappresenta il peso del peccato e delle colpe passate, che rimangono come cicatrici nella vita del poeta. La nuova veste simboleggia una nuova opportunità, un rinnovamento spirituale, ma il dolore è un segno tangibile del percorso di espiazione.

La poesia è composta da versi liberi, senza uno schema metrico o rimico fisso. Questo conferisce al componimento una fluidità che riflette il flusso dei pensieri e delle emozioni del poeta. La scelta di un linguaggio semplice e diretto enfatizza l'intimità e la sincerità della confessione.

Il linguaggio della poesia è denso di simboli e immagini evocative. Il poeta si descrive come "ciabattino di parole", un artigiano che lavora con umiltà e fatica, cercando di riparare e rimediare attraverso le sue parole. Questa metafora suggerisce che le parole sono strumenti di guarigione e redenzione, anche se a volte sembrano insufficienti ("non ho altri chiodi / per le mie vecchie suole").

La poesia gioca molto sulla dualità: caduta e sollevamento, peccato e redenzione, dolore e guarigione. Questi contrasti creano una tensione che riflette il conflitto interiore del poeta e il suo desiderio di trovare pace e riconciliazione.

L'invocazione diretta al "Signore" e il riconoscimento della "Immensità" di Dio collocano la poesia in un contesto spirituale. Il tono di preghiera e confessione richiama la tradizione dei testi sacri e dei salmi biblici, dove l'individuo cerca il perdono e la guida divina.

l verso che colpisce particolarmente è:

"Ora non ho altri chiodi per le mie vecchie suole."

Questo verso è significativo perché sintetizza la condizione del poeta: un artigiano delle parole che ha usato tutti i suoi strumenti disponibili, sentendosi al contempo esausto e in cerca di nuovi mezzi per esprimere la propria arte. Rappresenta la lotta creativa e la continua ricerca di significato e redenzione attraverso la poesia.

"Io, ciabattino di parole" di Ben Tartamo è una riflessione intima e sincera sulla caduta e la redenzione. Attraverso un linguaggio semplice ma carico di simboli, il poeta esplora il tema della colpa e della guarigione spirituale, riconoscendo la propria fragilità e la necessità di un intervento divino. La poesia, con la sua struttura libera e il suo stile evocativo, offre una meditazione profonda sulla condizione umana e sulla possibilità di rinascita attraverso il dolore e la fede.

"Frangente" di Alessio Romanini

"Frangente" esplora la connessione profonda e intima del poeta con il mare, un tema classico della letteratura. Il mare è personificato come un'entità che chiama e accoglie, evocando sentimenti di nostalgia e speranza. Il poeta desidera riflettere la propria immagine nelle acque del mare, cercando una forma di purificazione e rigenerazione.

La poesia sottolinea anche il desiderio di quiete e silenzio, con il poeta che si lascia cullare dal suono delle onde e si abbandona alla serenità del mare. Questa ricerca di tranquillità rappresenta una fuga temporanea dalla frenesia della vita quotidiana, un rifugio spirituale e mentale.

La poesia è composta da versi liberi, senza uno schema metrico fisso. Questo conferisce al componimento un ritmo naturale che ricorda il movimento delle onde del mare. Le immagini evocative del gabbiano, delle onde schiumose e delle conchiglie creano un'atmosfera di serenità e contemplazione.

Le metafore del mare come specchio dell'anima e della conchiglia che dondola nel frangente sottolineano la profondità del legame del poeta con la natura. La conchiglia, in particolare, simbolizza fragilità e resistenza, riflettendo l'esperienza umana di trovare pace in mezzo al tumulto.

"La nicchia della vita" di Sandra Greggio

"La nicchia della vita" si concentra sulla ricerca della pace e della serenità in un mondo segnato da malattie e morte. Il poeta esplora vari luoghi – boschi, conchiglie, abissi marini – in cerca di una pace che sembra inafferrabile. Questo viaggio simboleggia la ricerca interiore dell'essere umano alla ricerca di significato e tranquillità.

La scoperta del bambino con grandi occhi e splendido sorriso rappresenta una rivelazione. Il poeta realizza che la vera pace risiede nella purezza e nell'innocenza dell'infanzia, incarnata dall'utero materno come luogo di protezione e serenità. Questa immagine richiama l'idea di un rifugio primordiale, un luogo incontaminato dove la vita inizia.

La poesia utilizza versi liberi, mantenendo un ritmo che segue il flusso dei pensieri del poeta. L'uso di immagini vivide e concrete, come gli "anfratti dei boschi" e le "conchiglie", crea un senso di tangibilità che rende il viaggio del poeta più reale e immediato.

Le metafore dell'utero materno come "nicchia protetta" e "dimora di questo bimbo" evidenziano la ricerca di un luogo sicuro e incontaminato. Questa rappresentazione della nascita come un rifugio di pace contrasta con la durezza del mondo esterno, enfatizzando il valore della purezza e dell'innocenza.

Prof. Marino Spadavecchia

 

 

7-8-9 Luglio

Recensione Critica di "Calde sere d'estate" di Ben Tartamo

 
Ben Tartamo, nella sua poesia "Calde sere d'estate", ci trasporta in un universo di ricordi e di emozioni attraverso un linguaggio evocativo e ricco di immagini sensoriali, che richiama reminiscenze letterarie di stili lirici e simbolisti.

 
La poesia si apre con un richiamo immediato alla stagione estiva: "Calde sere d'estate, / quando il mare riposa". Questo incipit stabilisce un'atmosfera di calma e di riflessione, dove il mare, spesso simbolo di movimento e di vita, si presenta invece in uno stato di quiete. Le "canzoni sgolate" e le "ferite di rosa" aggiungono una nota di malinconia e di bellezza sfiorita, suggerendo un passato che ha lasciato tracce indelebili. Questa malinconia e attenzione al dettaglio naturale ricordano i paesaggi intimistici e crepuscolari tipici della tradizione simbolista.

 
Dal punto di vista metrico, Tartamo adotta una struttura rigorosa con strofe di quattro versi settenari (quartine) e una rima alternata (ABAB). Questa scelta metrica conferisce alla poesia una musicalità e una coerenza interna che amplificano l'impatto delle immagini evocate.

 
Nel secondo verso, l'autore si rivolge direttamente a un'entità indefinita con una domanda retorica: "Tornerete mai ancora, / palpitando di note, / nell'azzurra controra / che di luna ha le gote?". Qui, la "controra", il momento di quiete pomeridiana tipica delle giornate estive italiane, viene personificata con l'immagine della luna, evocando una fusione tra giorno e notte, tra realtà e sogno. La scelta di termini come "palpitando di note" arricchisce ulteriormente l'immaginario musicale e poetico della poesia, evocando atmosfere che richiamano la musicalità e l'intensità lirica della poesia decadente.

 
Il terzo verso introduce elementi naturali potenti: "Brucerete di sale, / gli occhi accesi di stelle, / col vento maestrale / che ci riga la pelle." Il contrasto tra il sale bruciante e gli occhi scintillanti di stelle crea un'immagine intensa di passione e di desiderio, mentre il "vento maestrale" che "riga la pelle" evoca sia la forza della natura che l'esperienza fisica dell'estate. Queste immagini forti e sensuali sono caratteristiche di uno stile lirico che enfatizza le sensazioni corporee e la connessione con la natura. Le rime alternate (ABAB) in questa strofa intensificano il ritmo e danno un senso di movimento e fluidità, richiamando la dinamicità del mare e del vento.

 
Infine, la poesia si chiude con una nota nostalgica e intima: "E parole d'incanto, / di sussurri lontani, / echi di un vecchio canto / mentre stringi le mani." Qui, l'autore rievoca la magia delle parole e dei canti passati, legandoli a gesti di affetto e di connessione umana. I "sussurri lontani" e gli "echi di un vecchio canto" suggeriscono una memoria collettiva e personale che persiste nel tempo, arricchendo il presente di sfumature emotive e sentimentali. Questa chiusura ricorda il tono elegiaco e contemplativo di molte tradizioni poetiche che celebrano la memoria e la nostalgia come componenti fondamentali dell'esperienza umana. Le rime alternate (ABAB) della strofa finale danno un senso di conclusione e armonia, chiudendo il componimento con una sensazione di completezza.

 
In conclusione, "Calde sere d'estate" di Ben Tartamo è una poesia che cattura l'essenza dell'estate e delle sue emozioni attraverso un linguaggio vibrante e ricco di immagini. L'autore riesce a coniugare elementi naturali, musicali e affettivi in un componimento che invita il lettore a rivivere, attraverso la poesia, i ricordi e le sensazioni di una stagione intramontabile. La sua scrittura evoca reminiscenze di stili lirici e simbolisti, rendendo omaggio a una tradizione poetica che celebra la bellezza e la complessità delle emozioni umane.
 
prof. Marino Spadavecchia 

 

In "L' Istante," Laura Lapietra

la nostra cara, sensibile e carismatica poetessa intraprende un viaggio nella fugacità del tempo, esaminando come ogni momento catturato sia un tesoro inestimabile incastonato nella memoria. L'istante diviene una prigione inafferrabile, un secondo che sfugge alla nostra presa ma che, al contempo, ci libera con la sua spontaneità. Questa contraddizione si espande, portandoci in un territorio di ricordi utopici e ancestrali, radicati nel nostro essere più profondo.
La poetessa usa immagini evocative come "fotografia vintage" per rappresentare i ricordi che, sebbene passati, rimangono eternamente vividi e belli, capaci di cancellare le "astruse cacotopie"* del presente. L'istante non è solo un rifugio, ma anche un faro che illumina il nostro cammino, aiutandoci a navigare attraverso le lacrime e le emozioni che non appassiranno mai.
Lapietra ricama un paesaggio emotivo dove il passato e il presente si fondono, dove ogni istante diventa un motivo per vivere e morire, avvolto nel "lembo del fato." La sua poesia è un invito a riconoscere e assaporare ogni momento con una consapevolezza incontestabile, celebrando la bellezza intrinseca della vita.
La struttura della poesia, con versi liberi e flussi di coscienza, rispecchia la natura effimera e inafferrabile dell'istante stesso. Il ritmo, cadenzato e riflessivo, accompagna il lettore in un viaggio introspettivo facendoci riflettere sulla nostra esistenza e sul valore di ogni singolo momento.
 * Una distopìa, o anche anti-utopia, contro-utopia, utopia negativa o cacotopia, è una descrizione o rappresentazione di una realtà immaginaria del futuro, ma prevedibile sulla base di tendenze del presente percepite come altamente negative, in cui viene presagita un'esperienza di vita indesiderabile o spaventosa

"Il rispetto" di Armando Bettozzi

La poesia di Armando Bettozzi è composta da versi endecasillabi, distribuiti in otto quartine a rima alternata (ABAB). Questo schema metrico conferisce alla poesia una musicalità armoniosa e ben strutturata, riflettendo l'equilibrio formale tipico della poesia italiana classica. L'uso della rima alternata e della metrica regolare sostiene un tono didascalico e solenne, perfettamente adatto al tema trattato.
Bettozzi affronta il tema del rispetto, ponendo l'accento su chi lo pretende senza offrirlo in cambio. Il poeta evidenzia l'ipocrisia di coloro che, con supponenza e arroganza, giudicano gli altri senza riflettere sulla propria condotta. La poesia diviene una critica aspra e ironica verso chi, infarcito di boria, si gloria della propria superiorità, citando il famoso detto del "Marchese del Grillo": "...ma io sò io, e voi nun séte un ca..o!".
Il linguaggio di Bettozzi è diretto e incisivo, ricco di termini evocativi come "irosa supponenza", "alterigia", "arroganza" e "borioso". Questi termini dipingono un ritratto vivido dei soggetti criticati, accentuando la loro presunzione e la loro mancanza di umiltà. Il tono è ironico e sferzante, e Bettozzi non risparmia critiche a coloro che, in preda a un senso di superiorità, cercano di sminuire gli altri per sentirsi elevati.
L'immagine dello "specchio" è centrale nella poesia, simbolizzando la necessità di auto-riflessione e autocritica. Bettozzi invita i presuntuosi a guardarsi allo specchio per riconoscere le proprie mancanze, piuttosto che proiettare i propri difetti sugli altri. La metafora del "cervello ...alla rinfusa" suggerisce confusione mentale e mancanza di coerenza logica, descrivendo efficacemente l'atteggiamento contraddittorio di chi si considera superiore.
Il messaggio della poesia è chiaro: il rispetto deve essere reciproco e non può essere preteso senza essere offerto. Bettozzi denuncia l'ipocrisia e l'arroganza di chi, privo di umiltà, si considera al di sopra degli altri. La conclusione della poesia, con l'invito a lasciare queste persone nel loro "sogno" di superiorità, sottolinea l'inutilità di cercare di cambiare chi è profondamente radicato nella propria presunzione.
In sintesi, "Il rispetto" di Armando Bettozzi è una poesia incisiva e ironica che, attraverso una struttura metrica classica e un linguaggio diretto, critica l'ipocrisia e l'arroganza di chi pretende rispetto senza darlo. La poesia invita alla riflessione e all'autocritica, sottolineando l'importanza della reciprocità nel rispetto umano.

''Ali di cera'' di Salvatore Armando Santoro
 

Nella poesia di Salvatore Armando Santoro, "Ali di cera", ci troviamo di fronte a una narrazione struggente che esplora la fragilità dell'essere umano di fronte alla propria vulnerabilità emotiva. Santoro dipinge un quadro metaforico con le ali di cera, evocando immediatamente il mito di Icaro, simbolo dell'ambizione umana che, spesso, si scontra con i limiti imposti dalla realtà. Queste ali, simbolicamente offerte all'altro protagonista, rappresentano un gesto di generosità e un tentativo di condividere qualcosa di prezioso. Tuttavia, l'immagine del ghiaccio in mano suggerisce la fragile natura di quest'offerta, che non riesce a soddisfare le aspettative o a colmare il divario emotivo tra i due.
Il poeta ci trasporta in una spiaggia al tramonto, un momento di bellezza e contemplazione, mentre il viso arrossato dell'altro personaggio si riflette nel sole che scende lentamente nel mare. Questo contrasto tra l'effimero splendore del tramonto e la staticità delle emozioni contrastanti tra i protagonisti, riflette il tema della fugacità delle emozioni umane e dei momenti di connessione che spesso sfumano nell'inesorabile passare del tempo.
Il dolore implicito nell'ultima strofa emerge con forza, con l'autore che si sente umiliato dall'apparente indifferenza dell'altro. Il tentativo di comunicare attraverso messaggi inviati invano è un grido di disperata ricerca di comprensione e di reciprocità. La poesia si conclude con un senso di smarrimento e frustrazione, suggerendo una profonda riflessione sulle dinamiche relazionali e sull'impossibilità di controllare gli esiti emotivi delle nostre azioni.

''Cuore palpitante con il suo carico di amore e di affetto'' di Piacentino Alessandra
 

Piacentino Alessandra, con la sua poesia "Cuore palpitante con il suo carico di amore e di affetto", ci regala un'intima meditazione sulla vita e sull'amore attraverso la voce di un nonno che guarda indietro con gratitudine e serenità. L'autore dipinge un ritratto ricco di emozioni, descrivendo un'esistenza vissuta appieno e arricchita da profonde relazioni interpersonali. Il cuore palpitante dell'anziano rappresenta non solo l'emozione del ricordo, ma anche la consapevolezza della finitezza della vita e della bellezza delle esperienze condivise.
La poesia si apre con un richiamo alla guerra e alla distanza fisica, elementi che accentuano il contrasto tra la giovinezza tumultuosa e l'età matura. L'immagine del nonno che scruta dall'alto del Velez, cercando di scorgere la cascina della sua amata, evoca una struggente sensazione di nostalgia e di attaccamento alle radici. La vita dell'autore è stata ricca di avventure e di esperienze significative, evidenziate dalle menzioni di figli e nipoti, che emergono come testimoni della sua eredità emotiva e spirituale.
La poesia si conclude con un'ultima dichiarazione d'amore, un'annotazione di pace interiore e di accettazione della propria mortalità. Il nonno vede la propria vita come un ciclo completo, con l'amore come forza trainante che ha reso tutto significativo e prezioso. L'uso delle parole è delicato e toccante, trasmettendo un senso di gratitudine per le esperienze vissute e per l'amore che ha permeato ogni momento.

''Sei il mio orizzonte oltre i confini'' di Franco Fronzoli
 

Franco Fronzoli, con la sua poesia "Sei il mio orizzonte oltre i confini", incanta il lettore con una celebrazione lirica dell'amore e della connessione profonda con la persona amata. L'autore utilizza un linguaggio ricco di immagini naturali - mare, tramonto, montagna innevata, stella, arcobaleno - per evocare un senso di meraviglia e di incanto di fronte alla bellezza e alla presenza costante del proprio amore. Queste metafore sono usate abilmente per illustrare la profondità del legame emotivo e spirituale che esiste tra i due protagonisti della poesia.
Il poeta riflette su passato, presente e futuro attraverso un prisma amoroso, utilizzando un ritmo e una cadenza che ricordano una melodia. Ogni immagine dipinta è un riflesso della sua adorazione per la persona amata, vista come il sole, la luna, l'acqua che sgorga, e persino come l'arcobaleno dopo la pioggia. Queste immagini non solo evocano bellezza e poesia, ma trasmettono anche un senso di eternità e di continuità nella relazione amorosa.
La poesia culmina con una dichiarazione di amore incondizionato e di riconoscimento dell'importanza della persona amata nella vita dell'autore. Franco Fronzoli cattura magistralmente l'intensità e la profondità dell'amore, rappresentandolo come un elemento essenziale che permea ogni aspetto dell'esistenza.

''Mente inquieta'' di Nino silenzi
 

Nino Silenzi affronta con maestria l'inquietudine della mente umana nel suo poemetto "Mente inquieta". La poesia si apre con un'immagine vibrante di una mente che vaga, accompagnata dai suoi pensieri frenetici come gabbiani volteggianti sopra motonavi lente e generose nel basso mare. Questa immagine evoca un senso di movimento continuo e di ricerca interiore, dove la mente non trova riposo fino a quando non raggiunge l'isola lontana, simbolo di quiete e pace.
Silenzi dipinge i pensieri come compagni indaffarati, stanchi e alla ricerca di desideri perduti, in un dialogo silenzioso con il vento che parla di creazione e distruzione, di fine e rinascita. Il contrasto tra il rombo dei motori delle motonavi e il candore vibrante delle vele dilaniano l'atmosfera, mentre le onde inseguono incessantemente la pace della riva.
I nuovi pensieri, descritti come fragili onde che cantano la monotona nenia della vita, evocano un senso di inevitabile ciclo e ripetizione, sottolineando la costante lotta dell'uomo con la propria inquietudine interiore.
La poesia di Silenzi è intrisa di un profondo pathos e di una riflessione filosofica sulla condizione umana, esplorando con delicatezza e precisione emotiva il tema dell'inquietudine esistenziale e della ricerca di stabilità e pace interiore.
 

"Fine del percorso" di Marino Spadavecchia
 

Marino Spadavecchia, con la sua poesia "Fine del percorso", ci trasporta in un viaggio introspettivo attraverso il confine tra la vita e la morte, tra l'esistenza terrena e l'ignoto dell'aldilà. La poesia si apre con un'evocazione intensa della fine, simboleggiata dall'attivazione delle luci di emergenza, preparando il nuoto a farfalla nell'immenso infinito del tempo finito. Questo inizio evoca un senso di conclusione imminente e di passaggio verso un'altra dimensione.
Le immagini della lapide, dei fiori artificiali e delle foto consuete con le macerie negli occhi suggeriscono una riflessione sulla mortalità umana e sulla memoria che lasciamo dietro di noi. Spadavecchia si interroga su chi guiderà questo ultimo viaggio: sarà Beatrice o Virgilio come guida mitica, o forse sarà la sua stessa anima, ancora ignota a se stessa?
La poesia si avvolge in un'atmosfera di incertezza e dualità, con la natura della fine che può essere sicura o oscura, fredda o calda, falsa o vera, semplice o complessa. Questa serie di opposizioni riflette la complessità delle emozioni umane di fronte alla morte e alla transizione.
Spadavecchia utilizza un linguaggio evocativo e una struttura ritmica che accentua il senso di mistero e di contemplazione filosofica. I "misteri nascosti e inenarrabili" sotto la Terra, all'ombra dei cipressi profumati, aggiungono un elemento di profondità e di suggestione alla poesia, invitando il lettore a riflettere sul significato ultimo dell'esistenza umana.
 

La traduzione da me curata in uno spagnolo spero più vicino alla cultura dell'America latina, mi auguro abbia mantenuto integra l'intensità e il pathos originali, offrendo al lettore una finestra sulla profondità emotiva e filosofica della poesia di Spadavecchia.

''La colazione di Enrico Tartagni''
 

Enrico Tartagni affronta con profondità tematiche esistenziali e emotive nella sua poesia "La colazione". Sin dalle prime righe, l'autore esplora il tema del dolore e della ricerca di conforto, usando il pianto come rifugio anziché come consolazione. Questa scelta di parole trasmette una profonda intimità e vulnerabilità emotiva.
L'immagine dell'anziano cavallo che traina un antico carretto, senza conoscenza del proprio compito, evoca un senso di destino e di guida senza una piena consapevolezza, parallelo alla ricerca di significato nella vita di Tartagni. Questo tema si sviluppa ulteriormente con il suo riferimento allo studio e al gioco con i limiti delle righe, suggerendo una lotta interiore per superare confini e raggiungere un'esperienza più profonda e significativa.
Il richiamo al passato e alle "ere vissute in continente" indica una riflessione sul tempo trascorso e sul cambiamento personale nel corso della vita. La poesia si fa ancor più intensa nel momento in cui Tartagni esprime un profondo senso di compassione e di solidarietà verso un amico in dolore, offrendo la sua stessa vita come un gesto di sacrificio e di amore.
La poesia si conclude con una riflessione spirituale su un'alternanza di astri nel firmamento, simboleggiando il ciclo della vita e l'eterna ricerca di significato e di connessione con l'assoluto. Questo tema si collega alla necessità di oltrepassare le semplici attività quotidiane, come fare colazione, per intraprendere un viaggio interiore verso la ricerca di Dio e di una comprensione più profonda di sé stessi.
Enrico Tartagni utilizza un linguaggio diretto e una struttura narrativa che cattura l'attenzione del lettore, evocando emozioni universali e riflessioni profonde sulla natura dell'esistenza umana e del suo significato più profondo.
 

''La vita leggera di Felice Serino''
 

Felice Serino ci offre una poesia che celebra la leggerezza dell'esistenza e invita il lettore a seguire il proprio cuore e le proprie passioni verso terre sognate e irraggiungibili. La poesia si apre con un invito diretto e immediato: "ti dici: va' / dove ti porta il cuore". Queste parole incitano il lettore a abbandonarsi all'istinto e alla spontaneità, rivelando una filosofia di vita che promuove il coraggio di perseguire i propri sogni.
L'immagine della "vela della passione" evoca un senso di libertà e di avventura, simboleggiando il mezzo attraverso cui si possono esplorare nuovi orizzonti e realizzare desideri profondi. Questa immagine marinaresca si fonde con la metafora delle "terre viste solo in sogno", suggerendo una ricerca di qualcosa di ineffabile e irraggiungibile, ma allo stesso tempo desiderabile e affascinante.
La successiva immagine delle "nuvole vaghe" lungo la "coda dell'occhio" amplifica l'idea di un'esistenza fugace e transitoria, dove la vita stessa è un insieme di esperienze sfuggenti e effimere. La leggerezza non è solo uno stato d'animo, ma un atteggiamento verso la vita, un invito a lasciarsi trasportare dalle emozioni e dalle esperienze senza lasciarsi opprimere dai pesi della quotidianità.
Il verso conclusivo, "a dire la vita leggera", riflette la semplicità e l'eleganza della filosofia espressa in tutta la poesia. La vita leggera non è solo un obiettivo da raggiungere, ma una dichiarazione di intenti e un'invocazione a vivere con gioia e senza rimpianti.
Felice Serino utilizza una prosa poetica semplice ma profonda, con immagini evocative che colpiscono il cuore del lettore. La sua poesia cattura l'essenza della ricerca personale, dell'avventura e della bellezza dei sogni, offrendo una prospettiva positiva e ispiratrice sull'esistenza umana.
 

'' I tuoi occhi di Bruno Castelletti'
 

La poesia di Bruno Castelletti, intitolata "I tuoi occhi", si distingue per la sua profonda e intensa riflessione sulla bellezza e sulla complessità degli occhi azzurri dell'amata. L'autore dipinge gli occhi con un linguaggio poetico che evoca immediatamente immagini vivide e contrastanti.
L'incipit "Azzurri, così azzurri i tuoi occhi" introduce il tema centrale della poesia, la straordinaria intensità e luminosità degli occhi descritti come tali da "impallidire il cielo". Questa immagine non solo sottolinea la bellezza degli occhi, ma suggerisce anche il loro potere di influenzare e di dominare il paesaggio circostante.
Il mare, personificato come agitato e irrequieto, sembra riconoscere la superiorità e la forza degli occhi descritti, e si "sente sconfitto" nella sua "impari sua sfida". Questa personificazione del mare rende evidente il contrasto tra la tranquillità e la profondità degli occhi azzurri e l'agitazione e l'oscurità del mare.
Nel secondo verso, l'autore esplora le molteplici sfumature degli occhi azzurri, descrivendoli come fonte di gioia che tuttavia si perde rapidamente nell'ombra della malinconia. Questo contrasto tra la luce brillante degli occhi e l'ombra densa delle ciglia nere evidenzia la dualità delle emozioni umane, evidenziando la profondità e la complessità della natura umana.
Nel terzo verso, gli occhi azzurri sono associati a una "lunga tenerezza e pace senza fine", rivelando la loro capacità di portare calma e serenità. Il cuore dell'autore, simbolicamente rappresentato, si abbandona ai "misteri" degli occhi amati, sottolineando la loro capacità di ispirare meraviglia e fascino.
In sintesi, "I tuoi occhi" di Bruno Castelletti è una poesia che celebra la bellezza e la profondità degli occhi azzurri, esplorando le loro molteplici sfaccettature emotive attraverso un linguaggio ricco di immagini evocative e contrastanti. L'autore riesce magistralmente a catturare non solo l'aspetto fisico degli occhi, ma anche il loro potere emotivo e simbolico, invitando il lettore a esplorare la complessità dell'amore e delle emozioni umane.

''La mia ironia di Sandra Greggio''
 

La poesia "La mia ironia" di Sandra Greggio si distingue per il suo appello incisivo e vigoroso a utilizzare l'ironia come strumento di resistenza e di speranza in un mondo segnato dalla perdita dei colori e dall'oscurità.
L'incipit della poesia, con l'invito diretto "Ed usala la tua ironia!", crea immediatamente un tono di sfida e di urgenza. L'autrice descrive l'ironia come qualcosa di "fresco e bello", suggerendo che sia un elemento prezioso da non tenere nascosto ma da esibire liberamente. Questo messaggio è rafforzato dall'affermazione che l'ironia è diventata "l'unica speranza di salvezza" in un mondo che sembra essere caduto nel grigio e nel nero, simbolicamente rappresentativi della mancanza di colore e di vitalità.
Greggio continua esortando a "spargere l'ironia a piene mani sui prati, sulle strade e i pavimenti delle case", suggerendo che questo atteggiamento possa trasformare il mondo intorno. L'idea di coinvolgere persino il cielo con l'ironia riflette il desiderio di un cambiamento radicale e universale attraverso un approccio satirico e critico.
La poetessa sottolinea che l'ironia non è solo un modo di affrontare la realtà con leggerezza, ma anche un'arma di salvezza in un contesto globale di malattia e disperazione. Il riferimento alla perdita della risata e al predominio della guerra evidenzia il lato oscuro dell'umanità che l'ironia può contrastare o almeno sfidare.
Infine, Greggio dipinge un ritratto del mondo contemporaneo come un luogo che si è smarrito nella "strenua ricerca di sé stesso", evidenziando un conflitto interiore e collettivo che l'ironia potrebbe contribuire a risolvere o a illuminare.
In conclusione, "La mia ironia" di Sandra Greggio è una poesia potente e provocatoria che invita il lettore a considerare l'ironia non solo come uno strumento di critica sociale e personale, ma anche come una risorsa fondamentale per affrontare le difficoltà e le contraddizioni della vita moderna.
 

''Fatti bruciare l’anima di Jacqueline Miu''
 

"Fatti bruciare l’anima" di Jacqueline Miu è una poesia che trasporta il lettore in un viaggio emotivo attraverso immagini potenti e simboliche, incentrate sul tema del mare e dell'esplorazione interiore.
L'incipit della poesia evoca immediatamente una sensazione di passione e di ardore interiore: "fatti bruciare l’anima dal mare". Questa immagine suggestiva indica un'esperienza intensa e profonda, in cui il mare non è solo uno scenario fisico ma anche una forza che incendia e alimenta l'anima del marinaio.
Il marinaio è descritto come colui che conta le stelle nei sogni, simboleggiando un viaggiatore dell'anima che aspira a qualcosa di più grande e spirituale. Spinto dal vento fino al confine del mondo, il marinaio si trova in una dimensione liminale dove gli uomini non sfidano solo i propri limiti fisici, ma soprattutto la loro anima e la loro essenza più profonda.
Il verso "prendi la vela sull’onda" suggerisce un atto di coraggio e di determinazione nel navigare attraverso le sfide della vita. Cantare il proprio nome alle maree e scrivere all’amore con baci salati evoca un senso di connessione profonda con il mare e con il destino, rappresentato metaforicamente dagli albatri.
"Il rito di caccia segreto dei corvi", il titolo in inglese della poesia, aggiunge un ulteriore strato di mistero e di suggestione. Questa espressione poetica sembra sottolineare la natura ritualistica e sacra del viaggio interiore del marinaio, dove la ricerca di sé e il confronto con l'ignoto sono processi di trasformazione e di crescita spirituale.
Nella versione inglese, "Let your soul burn / let the sea burn your soul", la traduzione rispetta l'intensità emotiva e l'essenza della poesia originale, mantenendo intatta la sua forza evocativa e il suo richiamo alla libertà interiore e all'avventura spirituale.
In sintesi, "Fatti bruciare l’anima" di Jacqueline Miu è una poesia che celebra il coraggio di esplorare i confini dell'esistenza umana e di abbracciare il potere trasformativo del mare e del viaggio interiore. La sua scrittura coinvolgente e le immagini poetiche incisive rendono questa poesia un'esperienza emozionale e riflessiva per il lettore.

''Traguardo'' di Piero Colonna Romano
 

Piero Colonna Romano, nel suo componimento "Traguardo", esplora temi di temporalità, attesa e mistero attraverso una prosa poetica che invita alla riflessione profonda.
La poesia si apre con un enigmatico "Ultima il tempo / e poi…", suggerendo una pausa nella narrazione che introduce immediatamente un senso di suspense e di anticipazione. Questo inizio incalza il lettore a esplorare il significato di ciò che segue, unendo il tempo e lo spazio in un'esperienza contemplativa.
 

Il verso successivo "…là, verso orizzonte, / dove si fonde / mare con cielo," evoca un'immagine di fusione e unione tra elementi naturali, suggerendo un punto di convergenza cosmica e simbolica. Questo punto di fusione diventa il cuore del poema, un luogo dove tutto si annulla e il tempo stesso sembra fermarsi.

Il poeta utilizza l'immagine dell'orizzonte come un momento di sospensione e di attesa, paragonato a "un respiro fermo" e a "un'attesa". Questa descrizione crea un'atmosfera di tensione emotiva e di attesa del rivelarsi di un mistero o di una verità nascosta.
La domanda finale "Si svelerà l'arcano?" conclude la poesia con un interrogativo che invita il lettore a meditare sul significato profondo di ciò che è stato descritto. L'"arcano" rappresenta il segreto, il mistero inaccessibile che potrebbe essere svelato solo attraverso la contemplazione e la riflessione profonda.
La scelta di termini come "intricati pensieri" e "filosofando" nel sottotitolo "Da …Intricati Pensieri…, Filosofando" suggerisce un approccio contemplativo e riflessivo alla ricerca di significato e di verità più profonde attraverso la poesia.
In conclusione, "Traguardo" di Piero Colonna Romano è una poesia che esplora temi universali attraverso un linguaggio evocativo e una struttura che invita alla riflessione. La fusione di elementi naturali, la pausa nel tempo e l'attesa del mistero rendono questa composizione un'esperienza poetica ricca e stimolante per il lettore.
 

 

''Libro aperto'' di Carlo Chionne
 

Questa poesia di Carlo Chionne, "Libro aperto", riflette su un percorso di vita vissuto come un libro pieno di avventure e sfide. Ecco un'analisi dettagliata della poesia: La poesia inizia con un'immagine potente e universale: la vita descritta come un libro che l'autore ha sfogliato per anni. Questo suggerisce un lungo percorso di esperienze, scoperte e crescita personale.
 

 E’ la mia vita piena di avventure :

Questo versetto introduce il tema delle avventure vissute, suggerendo che la vita dell'autore è stata ricca di esperienze significative e impegnative.
 

 Ora mi aggrappo in cima ad uno scoglio,
 Perché assalito dalle mie paure …

 Qui l'autore descrive un momento di difficoltà e paura, simboleggiato dall'aggrapparsi in cima a uno scoglio. Questo indica una sfida o un periodo di crisi nella vita dell'autore.
 

 ora mi perdo in un sentiero nuovo,
 Cercando aiuto, Come da bambino…

Questa parte suggerisce un nuovo inizio o una nuova direzione nella vita dell'autore. L'autore si confronta con un sentiero sconosciuto e cerca aiuto, con un'innocenza e una vulnerabilità che ricordano i tempi dell'infanzia.
 

 Ma quando, grazie a te, io mi ritrovo,
 Insieme a te, riprendo il mio cammino …

L'autore riconosce l'aiuto ricevuto da qualcuno importante ("te") che ha contribuito a ritrovarsi e a riprendere il cammino. Questo può essere interpretato come un riferimento a una figura di sostegno, un amico o un partner, che ha giocato un ruolo significativo nel superare le difficoltà.
La poesia di Chionne esplora il tema della vita come un viaggio pieno di alti e bassi, avventure e sfide. Utilizzando metafore visive e emozionali, l'autore cattura il ciclo di perdita, ricerca e ritrovamento che caratterizza molte esperienze umane. La figura del libro aperto suggerisce anche una riflessione continua e un apprendimento continuo attraverso le esperienze vissute.
L'uso del linguaggio poetico e delle immagini evocative rende la poesia coinvolgente e riflessiva, invitando il lettore a contemplare i propri percorsi di vita e le relazioni significative che possono influenzare il nostro cammino.

"Mare metafora di vita eterna" di Alessio Romanini
 

La poesia esplora il mare come una metafora potente e multi-stratificata per vari aspetti dell'esistenza umana e dell'universo. Ecco un'analisi dettagliata:
 

 Il mare diventa metafora di vita:

Questo verso stabilisce subito il tema principale della poesia. Il mare non è solo un corpo d'acqua, ma rappresenta l'intera esperienza della vita umana. Le sue quieti e tempeste riflettono le calme e le difficoltà che ogni individuo affronta nel corso della sua esistenza.
 

 con la quiete e le tempeste;

Qui il poeta sottolinea la dualità del mare, che rappresenta sia i momenti di calma che quelli di tempesta nella vita di ognuno.
 

eterno sciabordio che parla.

Il "sciabordio eterno" del mare rappresenta il flusso costante e il dialogo senza fine con la vita stessa, un suono che accompagna e racconta le storie del mondo.
 

 Poi esso evapora gonfiando neri
 nembi per far ricadere pioggia
 sulla terra, nei fiumi, nel mare...

Questi versi evidenziano il ciclo naturale dell'acqua, dove il mare evapora per formare nuvole cariche di pioggia che riforniscono di nuovo la terra e il mare. Questo ciclo simboleggia la continuità e il rinnovamento dell'energia vitale.
 

 Rivi che irrorano di nuova
 acqua le onde schiumose.

I "rivi che irrorano" rappresentano l'elemento che continua a alimentare e nutrire il mare stesso, mantenendo viva la sua vitalità.
 

 Il mare diventa metafora
 di colei che ha generato la vita
 dentro l'abisso e sulle terre ferme.

Qui il mare assume un ruolo materno, simboleggiando colei che ha dato origine alla vita sia negli abissi marini che sulla terra.
 

 il mare diventa metafora
 della nostra fugace esistenza:

Qui il poeta collega il mare alla brevità della vita umana. Le burrasche e le bonacce rappresentano i momenti di difficoltà e di serenità che caratterizzano il percorso dell'esistenza.
 

per poi morire dentro
 nuvole che ricadono nelle
 diafane acque per ricominciare
 l’eterno ciclo della vita.

Il ciclo delle nuvole che precipitano nelle acque del mare simboleggia il perpetuo ciclo della vita e della morte, il cui rinnovamento è una parte essenziale dell'universo.
 

 Quell'energia che genera
 l'universo del quale noi
 facciamo per sempre parte.

Conclude riflettendo sull'energia primordiale che genera e sostiene l'universo, inclusi noi stessi. Il mare, quindi, rappresenta non solo la nostra esperienza individuale, ma la nostra connessione con l'intero cosmo.
La poesia di Romanini sfrutta il mare come un simbolo ricco e potente per esplorare concetti di vita, morte, rinnovamento e continuità. Attraverso metafore evocative e un linguaggio suggestivo, il poeta invita il lettore a riflettere sulla propria esistenza all'interno di un universo in perpetuo movimento e trasformazione.

Ben Tartamo
 

 

 

4-5-6 Luglio

''Risveglio sul Garda'' di Bruno Castelletti

In "Risveglio sul Garda," Bruno Castelletti dipinge un quadro sereno e idilliaco del Lago di Garda all'alba, utilizzando un linguaggio che richiama la delicatezza e la bellezza naturale del luogo. La poesia si apre con l'immagine delle creste che si colorano di rosa, evocando una sensazione di meraviglia e di rinascita. Questo momento di transizione tra la notte e il giorno è descritto come "l'inno della gioia", una metafora potente che celebra la continuità della vita e la bellezza del quotidiano.
 

La struttura della poesia è libera, con versi che fluiscono senza rigide restrizioni metriche, riflettendo la naturalezza del paesaggio descritto. Castelletti utilizza una serie di immagini vivide e concrete: le finestre che si aprono nel turchino, il pescatore che distende le reti, il giardiniere che coltiva i fiori. Questi dettagli creano un senso di intimità e di connessione con la natura, simile alle descrizioni pastorali di William Wordsworth.
 

La presenza degli arcobaleni di farfalle e delle bianche vele sull'acqua verde-chiaro aggiunge un tocco di leggerezza e di speranza, completando il quadro di una mattina perfetta. La poesia culmina in un'immagine di pace e di armonia, suggerendo che la vera bellezza risiede nella semplicità della vita quotidiana.
 

''Monoku'' di Laura Lapietra
 

Il "Monoku" di Laura Lapietra è un distillato di pura essenza poetica. Questo breve componimento, che si potrebbe definire un haiku monorima, cattura in pochi versi un'intera scena di rinascita e freschezza. La nascita della rugiada tra i bocci di rose all'alba evoca una sensazione di purezza e di nuovo inizio, un tema centrale nelle tradizioni poetiche giapponesi.
 

Lapietra, con la sua apparente economia di parole, riesce a trasmettere un'immagine chiara e vibrante, richiamando l'attenzione sui piccoli miracoli quotidiani che spesso passano inosservati. La freschezza della rugiada e la bellezza dei bocci di rose sono simboli di speranza e di rinnovamento, temi universali che trovano eco nelle opere di Matsuo Bashō e altri maestri dell'haiku.
 

''Tex'' di Armando Bettozzi
 

Armando Bettozzi, con "Tex," ci offre una riflessione acuta e pungente sulla manipolazione dell'informazione e l'importanza dell'onestà e del coraggio. La poesia è un omaggio al famoso personaggio dei fumetti Tex Willer, simbolo di giustizia e di rettitudine, contrapposto alla malafede della stampa e dei manipolatori moderni.
 

Bettozzi utilizza una metrica regolare e una rima alternata, conferendo al componimento un ritmo incalzante che rafforza il messaggio di denuncia. Le immagini dell'ape laboriosa e del fiore sano da cui trae il miele sono metafore potenti che contrastano con i petali che producono fiele, rappresentando la differenza tra la verità e la menzogna.
 

Il riferimento alla "Civiltà" e alla "Giustizia" come miraggi riflette un senso di disillusione, ma anche una speranza che, come nel Far-West di Tex, la verità e il coraggio possano prevalere. Questa poesia si inserisce in una lunga tradizione di critica sociale che trova paralleli nelle opere di autori come Bertolt Brecht e George Orwell, utilizzando il linguaggio della poesia per esprimere una profonda verità morale.
 

''Fiammate'' di Salvatore Armando Santoro
 

"Fiammate," di Salvatore Armando Santoro, è un sonetto che esplora l'intensità delle emozioni umane attraverso una serie di immagini vivide e vibranti. Il poeta, ispirato da una figura femminile ignara della sua influenza, dipinge un quadro lirico di amore e passione che brucia con l'intensità di un vulcano, simboleggiato dal Mongibello, o Etna.
 

Il sonetto è strutturato in rime alternate (ABAB ABAB CDE EDC FF), con un ritornello che richiama la musicalità e la ripetizione tipica delle ballate popolari. Le immagini naturalistiche—"tramonti e cieli tersi," "acqua di ruscello," "frinire dei grilli"—conferiscono alla poesia una qualità quasi pastorale, reminiscente delle egloghe di Virgilio, mentre il tono leggero e giocoso evoca la spensieratezza dei sonetti di Petrarca.
 

Santoro utilizza la metafora del pesce che balza fuori dall'acqua per rappresentare l'irruzione dell'amore nella sua vita, un tema che richiama le metamorfosi descritte nelle opere di Ovidio. Il cuore tremante e il narciso rappresentano rispettivamente la vulnerabilità e la vanità dell'amante, mentre il frinire dei grilli sottolinea la monotonia e l'insistenza del desiderio non corrisposto.
 

La poesia si conclude con una nota di malinconia, suggerendo che, nonostante l'intensità dei suoi sentimenti, l'amore rimane un sogno sfuggente, un tema universale che attraversa la letteratura di ogni epoca.
 

La versione russa di "Fiammate" mantiene la stessa struttura e intensità emotiva dell'originale italiano. Tradotto con cura, il testo cattura l'essenza della passione descritta dal poeta, arricchendo ulteriormente l'universalità dei sentimenti umani attraverso la lingua russa. L'uso delle stesse immagini—"tramonti e cieli tersi," "acqua di ruscello," "narciso"—rende evidente come le emozioni e le metafore poetiche possano trascendere le barriere linguistiche e culturali.
 

''Perché buio?'' di Alessandra Piacentino
 

In "Perché buio?" Alessandra Piacentino esplora il tema dell'oscurità interiore con una profondità che richiama le meditazioni esistenziali di autori come Emily Dickinson e Charles Baudelaire. La poesia si muove attraverso un ritmo libero, privo di una struttura metrica rigida, che riflette la natura frammentata e caotica dei pensieri e delle emozioni umane.
 

Il testo è ricco di immagini oscure e inquietanti: "Buio annegato nelle serrature delle porte," "relitti e sogni traditi," "respirare in una pozzanghera nera." Queste immagini evocano un senso di claustrofobia e disperazione, suggerendo un'esperienza di sofferenza e solitudine che si avvicina alle descrizioni infernali di Dante nella Divina Commedia.
 

Piacentino usa domande retoriche—"Perché buio?"—per esprimere l'angoscia e l'incomprensione di fronte all'oscurità, creando un dialogo interiore che riflette la ricerca di significato e di speranza. La poesia si chiude senza una risoluzione, lasciando il lettore a confrontarsi con l'inevitabilità dell'oscurità, un tema centrale nella filosofia esistenziale.
 

''Notte sola''di Cristiano Berni
 

"Notte sola", di Cristiano Berni, è una meditazione sull'isolamento e la malinconia, resa attraverso un linguaggio evocativo e lirico. La poesia si apre con un'immagine di quiete e silenzio, che presto si trasforma in un paesaggio emotivo dominato da rimorsi e malinconie. La "Luna bianca e lasciva" che splende alta nel cielo ricorda le descrizioni romantiche e gotiche di poeti come Edgar Allan Poe e Percy Bysshe Shelley.
 

La struttura della poesia è libera, con versi che fluiscono come il pensiero stesso, senza restrizioni formali. Le immagini della pioggia e delle stelle che piangono creano un'atmosfera onirica e surreale, suggerendo una fusione tra il mondo esterno e l'interiorità del poeta.
 

Berni utilizza un linguaggio ricco di ossimori e contrasti—"orrenda e sublime," "lacrime ed il fumo"—per esprimere la complessità delle emozioni umane. Il tintinnio della pioggia magra, che confonde i pensieri del poeta, è una metafora potente della confusione e del tormento interiore, evocando l'immagine del caos che scaturisce dall'apparente tranquillità della notte.
 

In conclusione, "Notte sola" è una riflessione profonda e toccante sulla solitudine e il dolore, che invita il lettore a esplorare le proprie emozioni e a confrontarsi con le ombre che abitano l'animo umano.
 

''Ho pianto lacrime mute nel silenzio''di Franco Fronzoli
 

In questa lirica struggente, Franco Fronzoli esplora il dolore del distacco e la solitudine che ne consegue. Il poeta utilizza versi liberi e privi di rime, una scelta che riflette la frammentazione e la discontinuità dell’esperienza emotiva descritta. L'assenza di una metrica rigida conferisce al testo un ritmo naturale, simile a un flusso di coscienza, che avvicina il lettore alla dimensione intima del poeta.
 

Il tema della lacrima muta, ripetuto in varie sezioni della poesia, richiama il concetto di un dolore profondo e silenzioso, che si manifesta in un contesto di intimità e vulnerabilità. L’atto di piangere in silenzio per non disturbare il sonno dell’amata sottolinea una delicatezza e un rispetto per i sentimenti dell’altro, anche nel momento del massimo dolore. Questa contrapposizione tra il bisogno di esprimere il proprio dolore e la necessità di proteggere l’altro ricorda le tematiche delle liriche di Pablo Neruda, in cui l’amore e la sofferenza si intrecciano in modo indissolubile.
 

Le immagini dei "tramonti seduti sulla sabbia" e il riferimento a "un angolo del mio cuore dove non fa male" evocano una nostalgia che è allo stesso tempo dolce e dolorosa, un sentimento che ha trovato una sua forma di pace, pur nella consapevolezza dell'irreversibilità della perdita. La conclusione, con la decisione di non aspettare più un ritorno e di non voler più versare lacrime mute, rappresenta una sorta di risoluzione e accettazione del proprio destino, un tema caro alla poesia esistenzialista.
 

''Resilienza'' di Bruno Amore
 

In "Resilienza", Bruno Amore celebra la capacità umana di sopravvivere e prosperare nonostante le avversità, utilizzando la metafora della pianta di "rosa maris" che cresce contorta e robusta. La poesia è composta da versi liberi, che permettono una fluidità e una naturalezza nella narrazione, simili allo stile di Walt Whitman, che celebrava la forza e la bellezza della natura e dell'animo umano.

L’immagine dell'arbusto che si infoltisce e ombreggia per alleviare l'arsura delle proprie vene è una potente rappresentazione della resilienza, che non si basa sull'arroganza (albagia) ma sull'istinto e sulla necessità di sopravvivenza. Questa descrizione richiama le tecniche di personificazione utilizzate dai poeti romantici, che vedevano la natura come uno specchio delle emozioni umane.

L’uso di termini come "fibra d’acciaio" e "curvo il groppone" sottolinea la forza fisica e spirituale necessaria per proteggere e salvare i propri cari dalla disgrazia, un tema che si rispecchia nella poesia di Robert Frost, dove la lotta contro le forze avverse della natura rappresenta metaforicamente la lotta dell’individuo contro le difficoltà della vita.

L’ultima strofa introduce un tono filosofico, con riflessioni sul destino e sulla cupidigia umana, che si scontrano con la purezza intonsa del firmamento celeste. Questo contrasto tra il divino e l’umano, tra l’immenso e il contingente, riecheggia i temi presenti nelle opere di poeti metafisici come John Donne, che esploravano la tensione tra la spiritualità e la realtà terrena.

''La felicità'' di Francesco Mitrano

"La felicità" di Francesco Mitrano è una riflessione sulla vera natura della felicità, contrapposta ai valori materiali e superficiali della società contemporanea. La struttura del poema è libera, priva di rime o di una metrica definita, che permette al poeta di esprimere i suoi pensieri in modo diretto e sincero, simile al tono colloquiale delle poesie di William Carlos Williams.

Mitrano utilizza una serie di anafore—"La felicità?"—per sottolineare i diversi aspetti della felicità, che non risiede negli oggetti di lusso o nelle relazioni superficiali, ma nei legami autentici e nelle esperienze condivise con le persone amate. Questo uso ripetitivo della domanda retorica crea un ritmo incalzante che guida il lettore attraverso le riflessioni del poeta.

Il contrasto tra il materialismo e i valori umani essenziali richiama le opere di poeti come Henry David Thoreau, che nella sua opera "Walden" esplorava la semplicità e l’essenzialità come vie per raggiungere una felicità genuina. Le immagini di passeggiate in spiaggia, corse mattutine, e momenti familiari descrivono una felicità radicata nell’esperienza quotidiana e nella natura, simile alle celebrazioni della vita semplice e pura nei versi di Seamus Heaney.

In conclusione, Mitrano afferma che la felicità risiede in ciò che non può essere comprato, nei legami affettivi e nella semplicità della vita quotidiana, un messaggio universale che risuona profondamente nel contesto contemporaneo, dove spesso i valori materiali prevalgono su quelli spirituali e umani.

''In riva'' di Nino Silenzi

"In riva", di Nino Silenzi, è una poesia che evoca un momento di profonda quiete e riflessione lungo il litorale. Il poeta utilizza immagini naturali per dipingere un quadro di serenità e contemplazione, evocando la calma del mare in un'ora di pace. La struttura libera della poesia, priva di rime e con un ritmo che segue il flusso dei pensieri, ricorda lo stile di poeti come Walt Whitman, che utilizzava il verso libero per esplorare l'interiorità e la connessione con la natura.

La personificazione del mare e delle onde che "sorridono occhieggianti" e l'immagine di "Urano alto sul mondo" con il suo "occhio ceruleo" conferiscono alla scena un tono quasi mitologico, richiamando l'idea di un'armonia cosmica. Questo ricorda le evocazioni del sublime naturale che si trovano nei poemi di poeti romantici come William Wordsworth, che vedevano nella natura una manifestazione del divino.

Il silenzio che pervade la scena ("Tacciono le brezze e l’onde. Silenzio profondo") permette al poeta di riflettere sulle estati passate, su giochi felici e rimpianti vani. Questa commistione di passato e presente, di memoria e esperienza, è una tecnica comune nella poesia lirica, che qui serve a rivelare un processo di rinascita interiore, con il "cuore che ritorna vergine."

''Il rifugio''di Felice Serino

Felice Serino, in "Il rifugio", esplora il tema del dolore e del desiderio di conforto attraverso l'immagine del cormorano incatramato. Questa metafora potente e viscerale cattura l'idea di essere appesantiti dal dolore, incapaci di amare appieno a causa del legame con la terra e la sofferenza che ne deriva. Lo stile del poeta, conciso e diretto, ricorda la poesia confessionale di autori come Sylvia Plath, che utilizzavano immagini forti per esprimere l'angoscia personale.

L'anelito per un rifugio, descritto come un "grembo di madre," è un ritorno a un luogo di sicurezza e amore incondizionato. Questa immagine richiama temi freudiani di regressione e desiderio di sicurezza, ma anche motivi archetipici di rifugio e nutrimento. La datazione precisa della poesia ("9.10.23") conferisce un senso di immediatezza e realtà alla sofferenza espressa, rendendo il dolore palpabile e attuale.

''Cicale'' di Alessio Romanini

La poesia "Cicale" di Alessio Romanini è un tuffo nostalgico nell'infanzia e nella memoria uditiva. Romanini utilizza la figura del frinire delle cicale come simbolo del passato perduto, un suono che rappresenta l'estate, la spensieratezza e la giovinezza. La struttura della poesia, con rime alternate e una metrica regolare, conferisce un ritmo musicale che evoca il canto delle cicale stesse.

Il desiderio di rivivere la magia del passato ("Vorrei naufragare in siffatto mare!") e la consapevolezza del tempo che passa sono temi universali, che richiamano le opere di poeti come Giacomo Leopardi, che spesso riflettevano sulla fugacità della vita e la nostalgia per l'infanzia. La chiusa ottimista, in cui il poeta spera ancora di poter "rivivere delle cicale, in codesta serata," suggerisce una speranza nella capacità della memoria di ridare vita a momenti passati, una celebrazione della continuità della vita e del ricordo.

Romanini utilizza un linguaggio semplice e diretto, ma con una profondità emotiva che rende la poesia accessibile e toccante. La riflessione sulla propria vita e sul tempo trascorso è resa con un tono affettuoso e malinconico, che invita il lettore a una meditazione simile sulla propria esistenza.

''L'albero della vita'' di Sandra Greggio

"L'albero della vita" di Sandra Greggio è una riflessione poetica sul trascorrere del tempo e sull'intermittenza della vita, simbolizzata attraverso l'albero di Natale. Greggio utilizza una metafora potente, quella delle luci intermittenti dell'albero, per rappresentare i momenti di gioia e tristezza che punteggiano la nostra esistenza. Il poeta ci pone di fronte al contrasto tra la vitalità del passato, rappresentata dall'atto di addobbare l'albero, e la staticità del presente, simboleggiata dallo sguardo imbambolato del protagonista.

La struttura della poesia è semplice ma efficace, con versi liberi che seguono il flusso del pensiero del poeta. L'uso della ripetizione ("Dicembre ha i suoi tempi morti") crea un effetto di risonanza che enfatizza la ciclicità e l'inevitabilità del declino. Il riferimento al "9 dicembre 2023" colloca la poesia in un contesto specifico, rendendola un riflesso immediato del tempo presente.

Le immagini di luci che "si spegneranno... per sempre" evocano una sensazione di finale ineluttabile, simile ai temi esistenziali trattati da poeti come Emily Dickinson, che spesso esploravano la fragilità della vita umana. La poesia termina con una nota di malinconia, suggerendo che la vita, come le luci dell'albero, è destinata a spegnersi, ma non prima di aver brillato.

''Un amore impossibile'' di Jacqueline Miu

Jacqueline Miu, in "Un amore impossibile", esplora il tema dell'amore idealizzato e irraggiungibile attraverso immagini oniriche e surreali. La poesia si apre con una serie di ipotesi visionarie, dove i protagonisti potrebbero "ballare tutta la notte, coi vampiri, coi lupi" e "abbaiare alle porte dei fantasmi di pietra." Queste immagini evocano un mondo gotico e fantastico, che richiama le atmosfere delle poesie di Edgar Allan Poe.

La struttura della poesia è libera, con versi che fluiscono come un sogno, e un linguaggio ricco di simbolismo. Le immagini di "ballare sulle corde vocali del cielo" e "affacciarti al mare di stelle bianche" suggeriscono un desiderio di trascendere la realtà e raggiungere un livello di esistenza più elevato. Questo desiderio di evasione e di amore puro è tipico della poesia romantica, ma Miu lo infonde con una modernità e un'urgenza che lo rendono unico.

L'uso di parole come "Infinito. Assurdo. Impossibile. Vero." alla fine della poesia enfatizza il paradosso dell'amore impossibile, che è tanto irraggiungibile quanto reale nei suoi effetti emotivi. La poesia è un'esplorazione lirica e intensa del desiderio umano di connettersi a qualcosa di più grande, un tema che risuona profondamente in un'epoca di isolamento e frammentazione.

''Tempo di treni'' di Piero Colonna Romano

"Tempo di treni" di Piero Colonna Romano è una meditazione filosofica sulla transitorietà del tempo e l'esperienza del viaggio. La poesia, con la sua struttura brevissima e ritmata, ricorda le poesie haiku per la sua economia di parole e la profondità di significato. Colonna Romano utilizza l'immagine del viaggio in treno come metafora della vita, un tema che richiama le opere di poeti modernisti come T.S. Eliot, che spesso esploravano la frammentazione e l'alienazione della vita moderna.

La ripetizione e il parallelismo nei versi ("Parto da una stazione / viaggio senza opinione") creano un senso di monotonia e inevitabilità, suggerendo che il viaggio della vita è spesso privo di scopo o direzione. La riflessione sul tempo che "è il tempo obliare" e "giunto è quello d'andare" evoca la fugacità della vita e l'inevitabilità del progresso del tempo.

La poesia termina con una nota di rassegnazione ma anche di accettazione, suggerendo che il viaggio deve continuare nonostante l'incertezza. Questo tema della continua ricerca e del movimento perpetuo è una riflessione profonda sulla condizione umana, che Colonna Romano esprime con una semplicità e una chiarezza che rendono la poesia accessibile e potente.

''Emozioni su onde smeraldo''di Antonia Scaligine

"Emozioni su onde smeraldo" di Antonia Scaligine è una celebrazione lirica dell'estate, un inno a Luglio che si snoda tra immagini vibranti e sensazioni vivaci. Il poeta cattura l'essenza di questa stagione attraverso descrizioni sensoriali e visive, che trasportano il lettore direttamente in un paesaggio estivo di sogni e di calore.

La struttura della poesia è caratterizzata da un andamento fluido e melodioso, con versi brevi e rime interne che creano un ritmo quasi musicale. La ripetizione del concetto di "onde smeraldo" che sfidano "sogni e caldo" funge da refrain, enfatizzando l'immagine centrale della poesia e donando una coesione tematica.

Scaligine usa una serie di contrasti per esaltare le sensazioni estive: le "notti vivaci" si contrappongono alla calma apparente della natura; le "chimere che sfidano il sole" evocano l’idea di sogni impossibili contro la realtà bruciante del giorno. La personificazione di Luglio come una figura che "si adagia su fantasie e follie" conferisce un carattere quasi mitico al mese estivo, rafforzato dall’uso di termini come "meraviglioso" e "gioioso".

L'immagine della donna in minigonna che "struscia passione" è particolarmente evocativa, suggerendo l'energia e la sensualità dell'estate. Questo riferimento visivo, insieme alla descrizione del suo "seno che lievita la maglia" e "l’abbronzata caviglia", trasforma la poesia in una celebrazione della bellezza e della vitalità. La chiusa in dialetto ("nu canestre de cerase / che a sera Dio l’esse e a matina u’trase") aggiunge un tocco di autenticità e radicamento culturale, richiamando la tradizione popolare e le sue espressioni colorite.

La poesia, nel suo complesso, trasmette un senso di gioia e di abbandono estivo, una pausa dalla quotidianità dove le emozioni e i sensi sono esaltati.

''A Perugia'' di Carlo Chionne


 

"A Perugia" di Carlo Chionne è una poesia che celebra il ritorno della città alla sua gloria storica e culturale. Con un tono gioioso e patriottico, il poeta evoca immagini di vittoria e resilienza che risuonano attraverso i secoli.

La struttura della poesia è semplice, con rime baciate che conferiscono un ritmo cantilenante e festoso. Il riferimento ai "Ferdinandi" e al canto della "Vittoria" suggerisce una connessione storica, richiamando eventi passati che hanno segnato la storia della città. Questo senso di storicità è ulteriormente enfatizzato dal termine "grande solco della tua storia", che suggerisce una continuità e un legame profondo con il passato.

Chionne usa una metafora significativa per descrivere Perugia come "una roccia", simbolo di forza e stabilità. Questo simbolismo è particolarmente potente quando contrapposto alla "triste e sola" figura di un'altra città, rappresentata come smarrita e fragile mentre "sfoglia la … Margherita". La metafora della margherita, con il suo gioco di "m'ama, non m'ama", allude alla precarietà e all'incertezza, forse riferendosi a un periodo di crisi o di perdita di identità.

L'uso delle espressioni colloquiali aggiunge una dimensione di immediatezza e familiarità alla poesia, rendendola non solo un'ode alla città ma anche un'affermazione della sua cultura e delle sue tradizioni.

In conclusione, "A Perugia" è una poesia che celebra la resilienza e la forza di una città storica, esprimendo un profondo senso di orgoglio e appartenenza che risuona con chiunque abbia una connessione emotiva con il luogo.

"Riposare" di Ben Tartamo

"Riposare" di Ben Tartamo è una meditazione profonda e contemplativa sull'esistenza, il senso della vita e la ricerca di armonia. Il titolo stesso, "Riposare", suggerisce un desiderio di pace e serenità, un bisogno di trovare equilibrio e significato.

La struttura della poesia è organizzata in quattro strofe di sei versi ciascuna, con una metrica libera che consente una fluidità espressiva. Le rime sono presenti ma non forzate, creando un'armonia naturale che riflette il contenuto spirituale e riflessivo del testo.

Prima Strofa
> E quanto tempo ci vorrà
> - ce ne vorrà tanto ancora?- ,
> perché la mia parola
> abbia un senso che ci darà
> ad ogni vita, che sola,
> un senso pieno poi non ha.

La prima strofa introduce il tema del tempo e della parola. Il poeta si interroga su quanto tempo sia necessario perché la sua parola acquisti un significato pieno. Questa riflessione sulla parola come portatrice di senso richiama le tematiche esistenziali presenti nella poesia di Rainer Maria Rilke, dove il linguaggio è un mezzo per cercare e trovare il significato dell'esistenza. La vita, descritta come "sola", necessita di un senso che solo attraverso la parola può essere colmato.

Seconda Strofa
> Io, eterno verticale,
> che respira il Tuo profumo
> che non ha mai in sé nessuno.
> Io vorrei, orizzontale,
> abbracciare ad uno ad uno
> ciò ch'è verde ed ospitale.

Nella seconda strofa, Tartamo utilizza una dicotomia visiva ed esistenziale: il verticale e l'orizzontale. L'"eterno verticale" evoca immagini di stabilità e aspirazione spirituale, come un albero che si innalza verso il cielo, un'immagine cara a poeti come Walt Whitman. Il desiderio di diventare "orizzontale" rappresenta un desiderio di connessione e abbraccio con tutto ciò che è "verde ed ospitale", un ritorno alla natura e alla terra, una fusione con il mondo naturale.

Terza Strofa
> E lasciarmi attraversare
> da quel sogno di radici,
> ombre di luci e vagiti
> che vedremo poi danzare
> - un tutt'uno alle pendici -,
> frutti rossi da gustare.

La terza strofa amplifica l'immagine della fusione con la natura attraverso il "sogno di radici". Le radici simboleggiano la connessione profonda con la terra, un tema che richiama il ciclo vitale della natura. Le "ombre di luci e vagiti" evocano un paesaggio di nascita e crescita, di speranza e nuova vita. La danza delle radici e i "frutti rossi da gustare" rappresentano la promessa di ricompense tangibili e spirituali.

Quarta Strofa
> E nell'eterna armonia
> dove il tempo è presente
> e nel futuro si espande,
> trovare la Poesia
> che con l'Amore contende
> la divina Sinfonia.

La strofa finale eleva il discorso a una dimensione metafisica. Tartamo aspira a trovare l'eterna armonia, un luogo dove il tempo è sia presente che futuro, un concetto che richiama l'eternità di Platone e l'idea del tempo presente in Sant'Agostino. La Poesia e l'Amore sono presentati come contendenti nella creazione della "divina Sinfonia", un'immagine che riecheggia la concezione romantica della poesia come forma suprema di espressione umana e divina.

"Riposare" di Ben Tartamo è una poesia che esplora la profondità dell'esistenza umana e la ricerca di senso attraverso la connessione con la natura, il tempo e la parola. Con una scrittura lirica e meditativa, Tartamo invita il lettore a riflettere sull'armonia universale e sul ruolo della poesia e dell'amore nella comprensione della vita.
 

Prof. Marino Spadavecchia

 

 

 

1-2-3 Luglio

''Dell'intelligenza artificiale'' di Felice Serino

Serino, in questa poesia, riflette sul passaggio del tempo e sull'evoluzione della tecnologia, in particolare sull'intelligenza artificiale. La poesia si apre con un commento positivo di un'amica su una foto del poeta, che lo fa riflettere sulla sua età e sui cambiamenti avvenuti durante la sua vita. Con il pensiero rivolto al futuro, Serino si interroga su come sarà il mondo tra un secolo, quando l'intelligenza artificiale sarà ancora più avanzata e forse dominante. Serino utilizza un linguaggio semplice e diretto, ma profondamente riflessivo. L'uso di frasi brevi e domande retoriche conferisce alla poesia un tono di meditazione personale e di preoccupazione per il futuro. La poesia esplora temi come il passare del tempo, l'avanzamento tecnologico e le implicazioni etiche dell'intelligenza artificiale. La domanda centrale è se l'intelligenza artificiale sarà utilizzata per il bene dell'umanità o se contribuirà a svalutare ulteriormente i sentimenti e la vita stessa. L’interrogativo finale di Serino apre la porta a un vasto orizzonte di incertezze e possibilità, dove l’intelligenza artificiale diviene una metafora del destino umano, sospeso tra progresso e perdita, tra immortalità digitale e alienazione emotiva.

''mio preferito'' di Simone Lappert

Lappert, tradotto da Nino Muzzi, ci porta in un mondo di amore e intimità attraverso immagini vivide e sensoriali. La poesia è un inno alla passione e al desiderio di connessione profonda con l'amato, espressa attraverso metafore naturali e domestiche. Lappert utilizza un linguaggio evocativo e ricco di immagini. Le metafore naturali come "sguardo di more di rovo" e "odori di gatto e pelo estivo" creano un senso di intimità e tenerezza. La traduzione di Muzzi mantiene questo stile evocativo, rendendo la poesia accessibile senza perdere la sua profondità emotiva. I temi principali sono l'amore, l'intimità e il desiderio di connessione. La poesia esprime un forte desiderio di radicarsi nella vita dell'altro, di condividere non solo i momenti felici ma anche le ombre e i lati oscuri. Questo desiderio si manifesta nel voler "radicarsi dietro le tue orecchie" e "abitare senza indirizzo sul pendio", simboli di una connessione profonda e senza riserve. Lappert crea un microcosmo di intimità in cui ogni gesto e ogni sguardo sono carichi di significati profondi, dove l’amore diviene un atto di ribellione contro l’indifferenza e la banalità della vita quotidiana. La poesia si trasforma in una danza sensuale di parole che invita il lettore a esplorare le profondità dell’amore e del desiderio.

''Il tempo dell'attesa'' di Bruno Castelletti

Il nostro Bruno esplora il tema dell'attesa e della speranza in questa poesia delicata e intensa. La poesia cattura l'essenza dell'attesa, sia essa per l'amore, per un cambiamento o per una risposta. Castelletti utilizza un linguaggio lirico e ricco di immagini sensoriali. La poesia è caratterizzata da una struttura fluida e da una metrica che riflette il lento scorrere del tempo e l'angoscia dell'attesa. Le immagini come "fuoco nelle vene" e "calda la tua pelle" conferiscono un'intensità emotiva che coinvolge il lettore. Il tema centrale è l'attesa e la speranza che essa porta con sé. La poesia esprime il desiderio ardente di vedere realizzati i propri sogni e speranze, nonostante l'incertezza del futuro. La chiusa della poesia, con l'immagine della "luce che s'accende sul tuo viso", offre una speranza tangibile e concreta, un segnale che l'attesa potrebbe finalmente giungere al termine. Castelletti dipinge un quadro emotivo in cui il tempo sembra sospeso, e ogni momento di attesa è carico di una tensione quasi metafisica. L’attesa diviene un rito di passaggio, un cammino spirituale verso una rivelazione che dà senso a tutta la sofferenza e l’incertezza.

''Gendai Haiku'' di Laura Lapietra

Laura Lapietra, con il suo haiku, ci trasporta in un mondo di introspezione e silenziosa riflessione. Il "cestino fogli di carta sgualcite" diventa simbolo di idee scartate, forse di sogni infranti o di tentativi falliti. L'"orgoglio muto" rappresenta l'ostinazione del poeta nel mantenere la dignità, nonostante le delusioni. Lapietra utilizza il minimalismo tipico del gendai haiku, ma infonde ogni parola con profondità emotiva e significato. La scelta di immagini semplici e concrete permette al lettore di connettersi immediatamente con l'esperienza umana universale della frustrazione creativa.

''Eroi'' di Renzo Montagnoli

Renzo Montagnoli dedica questa poesia agli uomini che lavorano nelle miniere, offrendo un ritratto crudo e potente della loro esistenza. Attraverso un linguaggio diretto e sincero, Montagnoli ci porta nelle profondità della terra, dove il sole è solo un ricordo lontano e la vita è segnata dalla fatica e dal pericolo. Le immagini di "tanfo di sudore" e "polvere nera che riga i nostri volti" sono vivide e toccanti, evocando il sacrificio quotidiano di questi lavoratori. Montagnoli esprime la loro eroicità nascosta, "eroi senza medaglie", e la loro struggente nostalgia per un mondo luminoso e verde che raramente vedono. La poesia è un omaggio commovente alla resilienza umana e alla dignità del lavoro.

''I gelsomini'' di Enrico Tartagni

Enrico Tartagni ci guida attraverso un paesaggio immaginifico e surreale, dove le siepi di gelsomino e i sentieri polverosi si dissolvono nel calore del sole. La poesia è intrisa di immagini che oscillano tra il reale e il fantastico, creando una narrazione onirica di amore e solitudine. Tartagni esplora temi di alienazione e desiderio attraverso metafore potenti, come "amore tra alieni" e "cronache mie e marziane di passioni terrestri sfiorate di celeste". La visione del poeta è filtrata attraverso "occhi di gatto", simbolo di una sensibilità acuta ma distaccata. La poesia culmina in una scena di pioggia che trasforma la polvere in "sangue", un'immagine potente che suggerisce una rinascita o una trasformazione attraverso il dolore. Tartagni mescola abilmente elementi di natura e introspezione, creando una poesia che è al contempo eterea e profondamente umana.

"Quanto traman, contro di te, Italia!" di Armando Bettozzi

questa poesia è un'ode alla resilienza e alla forza d'Italia di fronte a chi complotta contro di essa. La poesia celebra l'orgoglio nazionale attraverso immagini di vittoria e trionfo, con un tono solenne e speranzoso. La struttura del poema, con la sua enfasi sulla storia e sulla cultura italiana, evoca un senso di unità e determinazione. Bettozzi utilizza un linguaggio elevato e ricco di riferimenti storici e letterari, come il richiamo al "fiorentin col suo poema eterno" e al "Cigno di Busseto col lucchese". Questa tecnica conferisce al poema una dimensione epica, che rafforza l'idea di un'Italia eterna e invincibile. La conclusione della poesia sottolinea l'importanza degli ideali e dei valori, invitando a una riflessione sul significato della libertà e della dignità nazionale.

"Silenzi" di Salvatore Armando Santoro

Santoro, in questa poesia affronta il tema del dolore e della sofferenza emotiva causata dall'indifferenza e dalla perdita di affetto. La poesia è intensa e introspettiva, descrivendo il progressivo indurimento del cuore e la trasformazione del bene in male. Santoro utilizza immagini forti e dolorose, come "dure croste" e "chiodo nero, arrugginito", per evocare il deterioramento del sentimento e l'angoscia interiore. Il linguaggio è diretto e incisivo, riflettendo la crudezza delle emozioni vissute. La struttura della poesia, con le sue strofe brevi e incisive, amplifica l'effetto di disperazione e frustrazione. La conclusione lascia il lettore con un senso di impotenza e disperazione, sottolineando la tragicità del tentativo vano di salvare un amore che ormai è affondato.

"Come Arare montagne russe" di Piacentino Alessandra

in questa lirica la nostra poetessa esplora la ricerca di sé stessi in mezzo al caos e al dolore. La poesia è un viaggio attraverso ricordi dolorosi e speranze infrante, con un tono malinconico e riflessivo. Alessandra utilizza metafore potenti e surreali, come "cicale spazzate dal vento" e "scarafaggi schiacciati da scarpe fetenti", per descrivere la brutalità delle esperienze vissute. La struttura della poesia è fluida e libera, riflettendo l'incertezza e il tumulto interiore del narratore. Le immagini di "sere nere che sanno invece di the ed angeli luccicanti" contrastano con la durezza delle esperienze passate, suggerendo una speranza di redenzione e rinascita. La conclusione della poesia, con il narratore che cerca sé stesso lontano dalla folla e dal rumore, evoca un desiderio di pace e serenità interiore.

''In quel cielo grigio di una vita'' di Franco Fronzoli

In questa poesia, Franco Fronzoli dipinge un quadro di vita vissuta nella penombra, dove il grigio del cielo e la mancanza di luce rappresentano un'esistenza caratterizzata da difficoltà e sfide. L'immagine degli alberi rinsecchiti e delle foglie ingiallite portate via dal vento evoca un senso di transitorietà e fragilità, simboleggiando il passare del tempo e la fugacità della vita. La metafora delle gocce di tempo che brulicano e si perdono nell'universo sottolinea il senso di inevitabile destino umano, affrontato con coraggio e dignità come veri eroi della sofferenza. La poesia riflette sull'esistenza spesso difficile e sofferta, ma allo stesso tempo vissuta con intensità e determinazione, una vita che, nonostante le avversità, continua a vibrare di speranza e resilienza.

''sciogli la vela … vai'' di Bruno Amore

Nella poesia di Bruno Amore, si intravede un narratore che si prepara a lasciare un passato problematico per abbracciare un futuro incerto ma promettente. L'immagine della vela che si scioglie e invita a partire simboleggia un atto di liberazione e di rinascita personale. Le allusioni ai fiori azzurri e gialli, stretti nelle pagine della memoria, rievocano ricordi felici e sentimenti profondi, indicando un legame con il passato che continua a influenzare il presente. La contemplazione del mare vasto e profondo suggerisce un senso di speranza e possibilità, nonostante le difficoltà incontrate lungo il cammino. La poesia si conclude con una nota di incertezza e di ricerca interiore, lasciando aperte le porte a un futuro ancora da scoprire, ma intriso di potenziale e di significato personale.

"Quanto conta" di Ben Tartamo

questa poesia riflette profondamente sul potere e sul valore della parola e dei sentimenti. L'autore pone domande essenziali sul significato e sull'importanza delle parole nelle relazioni umane.

Il testo inizia interrogandosi sulla centralità della parola nella comunicazione e nelle interazioni umane. Domanda quanto valore attribuiamo alle parole che diciamo, e quanto costo abbiamo per i sentimenti che proviamo. Queste domande introducono un tema di riflessione sulla responsabilità emotiva e sul peso delle nostre azioni verbali.

Il poeta procede esplorando l'idea dell'isolamento emotivo, chiedendosi se la solitudine porterà pentimento o se coinciderà con la fine di un legame sentimentale. Evoca l'immagine della notte che cala lentamente e dell'eventualità di scappare in un sogno spento, sottolineando la transitorietà e la malinconia che può accompagnare la fine di un amore.

La poesia si muove attraverso un paesaggio emotivo complesso, descritto con immagini come lacrime di vento e ricordi dolci-amari di un passato misterioso. Viene evocata l'idea di un lamento, un richiamo al dolore e alla tristezza di ciò che è stato perso.

Tuttavia, emerge anche una speranza, rappresentata da un raggio di speranza che può sanare i rimpianti e ridare incanto al cuore. Qui, la parola assume un potere rigenerante e curativo, capace di trasformare il dolore in un canto d'amore, celebrando la bellezza e la forza delle emozioni umane.

In sintesi, "Quanto conta" esplora il dualismo tra la disperazione e la speranza, il rimpianto e la possibilità di un nuovo inizio, tutto attraverso una meditazione sulla potenza delle parole e dei sentimenti nel tessuto delle nostre vite.

"Il tempo che ci divide" di Alessio Romanini

Nella poesia di Alessio Romanini, intitolata "Il tempo che ci divide", emerge un sentimento profondo di nostalgia e rimpianto per un amore passato. L'autore esplora il concetto del tempo come un'entità fluida e ambigua, suggerendo che potrebbe non avere importanza o significato definito nella comprensione dell'amore. Questo incerta percezione del tempo si contrappone al ricordo vivido di un sorriso che una volta aveva riempito di speranza il cuore dell'autore.

Il poeta descrive il sorriso amato come un'immagine incisa nel suo cuore, visibile ancora nel disegno delle nubi e nei sogni di un paradiso perduto. L'idea di una sorte che decide per loro aggiunge un elemento di fatalismo, suggerendo che le circostanze oltre il loro controllo abbiano modellato il corso dell'amore.

''La melodia celeste'' di Sandra Greggio

Sandra Greggio, nella poesia "La melodia celeste", crea un ritratto intimo e malinconico di una relazione con la musica e il pianoforte. L'autrice riflette sulla familiarità e sulla nostalgia di un tempo in cui conosceva le note musicali e poteva suonarle, confrontandolo con il presente in cui il pianoforte è rimasto impolverato e le note si sono trasformate in simboli astratti.

Greggio esprime il rimorso per aver trascurato la musica, prendendo dolcemente le note "una ad una" e attribuendo loro il valore di stelle nel cielo. Questo atto simbolico di elevare le note al cielo, affinché possano cullare il sonno dell'autrice con una "cascata di suoni melodiosi", suggerisce un tentativo di riconciliazione con il passato e con la bellezza della musica che ha caratterizzato la sua vita.

''Un ombrello d’erba'' di Jacqueline Miu

Jacqueline Miu dipinge un'immagine poetica con "Un ombrello d’erba", descrivendo un ombrello fatto di erba che non solo ripara dal sole ma ha una qualità magica e surreale. In fondo, è il suo mestiere, la sua arte, quella della pittrice surreale!

Quando il cielo piange leggermente, l'autrice stende il nervo dell'ombrello per coprire i volti, creando un momento di intimità. L'uso del termine "nervo" anziché "asta" dell'ombrello aggiunge un tocco personale e poetico.

Nella poesia, c'è un'atmosfera di amore e incanto. L'autrice immagina di baciare l'amato sotto questo ombrello d'erba, mentre fuma un fiore portato dal vento da un altro pianeta. Questo immaginario evoca un mondo di magia e romanticismo, dove l'amore si mescola con la natura e con elementi astrali come le comete.

''Tempo (Eraclito liberamente inteso)'' di Piero Colonna Romano

Piero Colonna Romano, nella sua interpretazione liberamente ispirata a Eraclito, esplora il concetto filosofico del tempo. Utilizzando il principio "panta rei" (tutto scorre), l'autore riflette sul carattere illusorio del presente e sull'incessante fluire del tempo.

L'autore mette in discussione la nostra percezione del tempo come una convenzione e un'illusione. Egli suggerisce che il passato sia una mera memoria che sfugge rapidamente, mentre il futuro rappresenta la vera realtà. Questo invita il lettore a interrogarsi sul significato del tempo e sulla sua funzione nella nostra esistenza.

''Nelle pause d’attesa'' di Antonia Scaligine

Antonia Scaligine esplora il tema dell'amore e della sua mancanza nella sua poesia "Nelle pause d’attesa". La poetessa riflette sul tempo trascorso e sulle emozioni che l'amore può evocare. Utilizza immagini suggestive come la luna che spia la notte e i sussurri a ritmo lento, evocando un senso di nostalgia e perdita. Il desiderio di scrivere una poesia d'amore autentica si scontra con la realtà dell'esperienza personale, dove le parole cercate nelle preghiere sembrano essere l'unico rifugio. Scaligine esprime la sua lotta tra la mano che scrive e il cuore che non partecipa pienamente, creando versi che, pur accarezzati dal sole, restano germogli mai fioriti.

''Scisma'' di Carlo Chionne

Carlo Chionne, con "Scisma", affronta un tema storico e contemporaneo attraverso la storia di Costantino e il simbolismo della Croce nel cristianesimo. L'autore traccia un collegamento tra il passato e il presente, evidenziando come il cristianesimo e l'impero romano siano stati strettamente legati attraverso i secoli. Chionne pone l'attenzione sul pontificato di Papa Francesco, ritenuto da molti un periodo di sconvolgimenti e divisioni all'interno della Chiesa cattolica. L'autore critica anche le forze politiche di destra che attaccano il Papa, contrastando il suo approccio con quello di Francesco, che risponde con la sua fede e la sua convinzione.

Prof. Marino Spadavecchia

 

 

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