Le vie dell'inconscio
La nave dei ricordi
Sento gemere il mare
sferzato dal ruvido vento
in questa notte senza stelle.
È il vento delle tempeste
che stride minaccioso
e, mano invisibile e cruda,
sospinge la nave dei ricordi
col suo carico prezioso e inutile
sulle onde infuriate della vita
contro pericoli infidi e temuti.
Come un coltello che sventra
un agnello, lacera lo scoglio
la chiglia e squarta la stiva.
Come viscere calde e frementi,
ricordi lontani - perle gemme
oro seta spezie pozioni velenose -
si sparpagliano sull'acqua che ruggisce.
Qualche lacrima, molti sospiri,
qualche sorriso, poi tutto finisce
nel gorgo dell'oblio.
Un'altra vita
A volte mi sorprendo
come possa la mia mente
elaborare questi sogni.
Sono fatti accaduti,
son messaggi subliminali,
sono vie di città,
son paesaggi meravigliosi.
Son ricordi trasformati,
sono scene di un'altra vita?
Creazioni della mente?
In quel luogo non sono stato,
quella donna è sconosciuta.
Chi mi insegue chi mai sarà?
Non rammento questo viso
sorridente e indeciso,
mai provato questo profumo
che m'inebria con dolcezza.
Sarà finzione o realtà?
È reale la finzione,
o è finta la realtà?
So che vivo un'altra vita
in un mondo parallelo,
sono immerso nell'Inconscio
che mi guida in questa vita,
nuova, rapida, umana.
Alla fine nel mondo mio azzurro
tornerò dove sol la pace regna,
dove spirito senza corpo
felice aleggerò.
Il
ricordo
Il ricordo è come un serpente velenoso,
annidato nella tua mente.
Dorme sulle sue tortuose spire,
nascosto tra sassi e foglie.
Dorme, o sembra che dorma,
o fa finta di dormire.
Basta che lo sfiori
e la sua testa scatta.
Un morso e cadi
in preda del veleno
- quel fatto doloroso che avresti voluto
eliminare dalla tua mente e dal cuore -
Poi, sazio del male,
scivola in un segreto anfratto,
e di nuovo aspetta
che tu, incauto, gli ripassi vicino.
Il pericolo è altissimo,
perché non è solo.
È lì con la sua innumerevole
famiglia, groviglio inestricabile
di lingue e code.
Guai a smuovere una foglia
o a calpestare un rametto.
I ricordi ti assaltano,
fanno scempio della tua mente
e del tuo cuore,
loro cibo preferito.
Segni premonitori
Da qualche tempo
particolari insignificanti
della mia vita riemergono
come lampi dal buio
del passato.
Situazioni disparate, belle e brutte che,
al ricordo,
mi fanno sorridere o immalinconire.
Quei bagliori sono un segno?
Mi avvicino forse alla meta finale?
Quella città, che mi ospiterà,
sospesa tra fede e speranza,
dove c'è tutto e nulla,
buio e luce,
dolore e gioia,
ha un teatro dove si proietterà
il film dei miei innumerevoli perché,
finalmente risolti.
Ci sarà qualcuno che riavvolgerà il film della mia vita?
Nessuno.
L'ultima visione è unica, riservata, definitiva.
Oblio
Talora
uno strano desiderio
s'impadronisce di me
e mi porta
nel suo regno:
il gorgo dell'oblio
di tutto e di tutti.
Trascinato da lento
alito carezzevole
sprofondo nell'annullamento
delle passioni e dei pensieri
fino a raggiungere
la pace completa,
dimentico d'ogni cosa
e dimenticato.
Dura pochi attimi.
Altri desideri
mi fanno salire
sulle loro groppe
e, cavalli bradi,
galoppano liberi
irrefrenabili
nelle vaste praterie
del cuore ansante.
Ritornano le tensioni della vita,
le pulsioni d'amore,
la coscienza di vivere.
Ritorno uomo,
terrena creatura
fragile e indifesa
in balia di ciò che non è.
Erma
Imperturbabile volto
disfatto
ti affacci dalla siepe
rifinita d'alloro.
Gli uccelli non ti volano attorno,
il vento non ti scompiglia i capelli,
gatti e cani scappano via;
i bimbi felici non ti vedono,
solo le mamme avvertono la tua presenza,
temono un tuo cenno casuale.
E tu sei lì,
impassibile,
a sancire la profondità
del viale della vita.
I sogni
I sogni - si dice - muoiono all'alba.
Per me non è così.
Appena sveglio,
comincio a sognare
mondi sconfinati
cieli profondissimi
colline apriche
verdi vallate amene
placidi lenti fiumi
mari sussurranti.
...Tante cose vorrei fare,
tante cose avrei voluto fare...
È una continua scorribanda
in quel mondo di pace serena
che termina sempre
sul far della sera,
quando i fiori stanchi
chinano le teste,
col vano assalto
al castello dei Desideri.
Amore, Pace, Gioia,
Bellezza, Piacere,
Successo, Ricchezza,
Immortalità
si mostrano avvolti
nelle loro vesti
d'oro e zaffiro;
dall'alto dei merli
dispensano a piene mani
i loro preziosi tesori,
fatti d'aria e vento,
illusioni vaganti,
che danzano lievi volando,
e scoppiano come iridescenti
bolle di sapone.
Svaniscono infine
i sognati Desideri
nella notte bruna
e lasciano il posto
ai Cavalieri di Morfeo
che si avventureranno nelle foreste
inesplorate dell'Inconscio
della mia Mente.
Aspetto
Aspetto che la tristezza
se ne vada
per rimanere un po' da solo.
I ricordi si vestono di se,
fiori smorti sulla tomba
del passato.
Assaporo i momenti
nulli del tempo
che si ferma nell'indifferenza
della mente inerte.
Trilla il telefono
la sua voce inutile
come pianto di picchio
solitario.
S'apre la porta del vuoto
ove aleggia l'immagine di me,
subito dissolta
dal vento dell'inconsistenza
che gelido sibila
verso il lontano fragile orizzonte
della mia vita.
Se
tu fossi qui
Madre,
se tu fossi qui,
ascolterei le tue sagge
parole
e le tue limpide
risate
come fresche foglie fruscianti.
Piccola e forte,
grande e generosa
con un cenno della mano
commenteresti
le vicende della vita
dall’alto del tuo luminoso
dolore.
Non asprezza, ma dolcezza
emaneresti
col placido sorriso
di chi conosce la realtà
mutevole
e con la tua calda
voce
scioglieresti
i grumi rappresi
dei miei acri giorni.
Lontana dagli uomini,
ti sento vicina
e il pensiero di te
spegne
i tristi bagliori della mia inquietudine,
mentre il vento
scherza con gli alberi e gli uccelli. Settembre
Tornano le belle nuvole
finalmente
a rincorrersi nel cielo,
a scherzare col sole,
a dipingere il mattino.
Torna il vento rapido
finalmente
a sferzare i pini,
a danzare con le foglie
il minuetto della vita.
Tornano i tenui crepuscoli
finalmente
a smorzare la luce,
ad accorciare il giorno.
Tornano le lunghe notti
finalmente
a portare sogni,
a spaventare i dubbiosi
dell'altra vita,
a provare l'Aldilà. Umanità
Umanità sofferente
che piangi
che ridi
che vivi
urlando, tacendo
nel dolore, fiore
divino sbocciato
nel buio della vita.
Umanità baluginante
che passi
scappando, gemendo
col tempo impassibile
invano lottando.
Umanità indigente
di pace desiderosa
ansiosa d'amore
che nella rete t'avviluppi
della tristezza
lontano dal Cielo,
ove brilla il sole,
prostrata in terra,
ove cresce quel fiore.
Umanità languente,
conosci un solo
fiore, spento,
che profuma di pianto.
In riva
Tace l’immenso mare
sorridono occhieggianti le onde
in un oceano di luce
in quest’ora di calma.
Urano alto sul mondo
con occhio ceruleo
del cielo le plaghe percorre.
Tacciono le brezze e l’onde.
Silenzio profondo
fumiga la sabbia.
Si sommano nell’animo le estati
trascorse in giochi felici, in vani rimpianti.
Vergine il cuore ritorna.
Notte serena
Luci dell'anima
palpitano con le stelle
in questa notte serena.
Argentei fruscii di pioppi
s'innalzano alle rade
nuvole, impalpabili compagne
della solitaria luna.
Richiami d'un tempo
remoto, d'un tempo
felice giungono
sussurranti dall'onde
del Foro che scorre
che scorre mormorando
tra sassi, accarezzando
le braccia piangenti
dei salici, dei rovi.
Fremiti nel cuore
risvegliano i gorgheggi
dell'usignolo, sovrano
cantore della notte serena.
Vegliano pallidi i monti lontani
sotto il sorriso della bianca luna;
placido riposa placato il mare.
Notte, sei luce,
luce vibrante
d'un rapido momento
che mai tornerà. All'Acqua
Vergine Acqua,
che scendi copiosa
su tetti roventi
su foglie assetate
su strade polverose,
che gorgogli festosa
tra gorgheggi d'uccelli,
che scivoli pura
tra erbe e radici,
che fresca ristori
anime e cuori
delle città deserte
dei paesi assolati
delle spiagge frementi,
trasporta con te il mio corpo
nelle viscere della madre Terra:
voglio tornare polvere minuta
che il caldo vento fa volare
nelle fulgide ore dell'estate,
quando il Sole impone il silenzio
con il suo radioso scettro di luce. Al Mare
O arcano Mare,
hai cullato i miei sogni
infantili,
quando ti ammiravo,
sospirante gemma verdazzurra,
lontano all'orizzonte
eppure a me vicino,
dall'alto dell'erta collina
a schiena d'asino,
pallida d'ulivi
e verde di viti,
ove le case timide s'abbracciano.
Poi, la buona sorte ha voluto
che a te m'avvicinassi.
Ho sentito e sento
tutti i giorni
i palpiti, i sussurri,
i richiami, gli urli
del tuo immenso cuore
che m'accompagnano
nella rapida fissità interminabile
dei giorni rimasti, anelli
rosi dalla ruggine del Tempo,
pendenti rossastri
dalla catena della mia vita. Prima della notte
Le montagne adagiate
si distendono
nel letto celeste carminio
della sera silente.
Profuma il cielo
di luce cosmica.
Sale dalla terra
il fruscio degli alberi
che cullano i nidi,
sale dalle case stanche
l'effluvio caldo d'amore
insieme col dolce vento.
Dona la sera pace e riposo
agli esseri tutti.
Anche le pietre
chiudono gli occhi,
felici di sognare. Inutilità
I momenti e le cose inutili
sono la linfa della vita.
Se non ci fossero, saremmo
capsule chiuse nel barattolo
dell'ansia ad aspettare
che qualcuno ci ingoi.
Un tempo mi piaceva fare
cose inutili: lanciare
aerei di carta, rincorrere
farfalle, arrampicarmi
su alberi nodosi.
Ora mi piace camminare
a zonzo, ascoltare
la voce degli uccelli,
del mare, del vento;
fantasticare come a dieci anni,
stare a parlare con i miei cari.
La mia casa è piena di cose inutili.
Se dovessi buttarle,
sarebbe quasi vuota
e sicuramente fredda.
Anche i versi che sto scrivendo
sono inutili.
Quando verrà il momento
tanto temuto, ti accorgerai
che tutto è inutile.
Rimarranno solo le carezze
che hai fatto ai tuoi cari. Virus
È arrivata la Morte
spinta da infido virus
vorace.
Il sole splende
indifferente
sul malato mondo.
Gli uccelli volano
liberi
e costruiscono nidi d'amore
cantando alla Primavera.
Gli uomini intanto ansimano
nelle loro maschere
e si chiudono nelle case
tristi angosciati nervosi.
Da tempo
hanno ridotto il pianeta
ad un marcio villaggio.
La loro sete
di potere, di soldi, di gloria
è esplosa violenta e letale.
Hanno saccheggiato e spogliato
con avidità e cinismo
la idillica vagheggiata Natura.
Ma...
la Natura è ancora viva
la Natura non perdona
la Natura si vendica.
E il virus infierisce.
09/04/2020 L'uomo è nato frutto del bene,
ma senza il male non può vivere.
Dalla gioia passa al dolore
in rapido tempo incalzante.
L'innocenza fugge via
portandosi dietro giorni sereni
e seminando vaghi ricordi.
Ed ecco la vita gli prepara gli ami,
gli tende la sua vischiosa rete
in un susseguirsi di ansie.
Si dimena fino alla fine
annaspando inutilmente.
Solo l'amore lo può salvare,
ma deve sconfiggere il male,
che da sempre è in agguato
nella sua mente
ed a volte s'insinua
nel suo cuore. Il fiore giallo
Un fiore giallo è fiorito
tra due lastre di cemento.
Uno schizzo di fango
gli ha dato la vita.
Ora colora il marciapiedi grigiastro
e vacilla sul tenero gambo
come un bambino ai primi passi.
Dono dell'Ignoto,
sorriso della natura,
pausa della tristezza,
accettazione della sofferenza. Il futuro ti aspetta
Il futuro è una brutta bestia.
Ti aspetta al varco,
ti avviluppa nelle sue membra,
benevolo ti illude
che i tuoi desideri si avverino.
Ma ti nasconde la verità.
Cambia volto come gli pare:
domani sarà ieri
ed anche oggi.
Ha braccia muscolose
e sa come afferrarti
per condurti alla pace
desiderata.
Questa è l'unica certezza
e non serve rimpiangere il passato
e odiare il presente. Il Presente
Il Presente è una lunga ripida scalinata
che scende sospesa verso il fondo della vita.
Ogni attimo, un gradino.
Tu scendi, non ti puoi fermare.
Scendi, scendi
col cuore pieno d'amore di speranze di sogni.
Se guardi indietro,
la scala ti incombe minacciosa
con i suoi gradini sgretolati dei tristi ricordi.
Scendi, scendi
spinto dall'angoscioso dolore.
Se guardi avanti,
non vedi nulla, se non incertezze e dubbi.
Scendi, scendi
accompagnato dal monotono ticchettio della noia.
Ogni tanto, all'improvviso, la scala si spezza,
ogni tanto finisce con un gradino scivoloso
nel buio della notte eterna.
Il Passato
Il Passato è un abito logoro messo da parte
che indossi ogni tanto in casa per star comodo.
Ti senti più libero nei movimenti,
ma ti vergogneresti se dovessi uscire vestito così.
Oppure lo conservi chiuso in un cassetto
profumato con lavanda, tutto intatto, come nuovo.
Non lo adoperi, ti va stretto,
ti rende fastidioso ogni movimento,
e poi ti dispiace rovinare le sue pieghe perfette.
Meglio lasciarlo lì ed ogni tanto prenderlo,
stando molto attento a non spiegazzarlo,
ammirarlo, togliere con colpetti d'unghia
quei pochi caparbi peluzzi invadenti.
Potrebbe renderti triste, ricordarti momenti spiacevoli,
farti rimpiangere quando eri giovane, scattante,
proiettato nel futuro, immemore del presente.
In un modo o in un altro tienitelo stretto,
bello o brutto che sia, buono o da buttare.
Fin quando c'è lui, ci sei tu.
Quando ti sarà portato via,
non esisterai più. Il poeta a secco
Oggi non mi va di scrivere.
S'è inceppata la macchinetta
del brillante mio estro.
Cosa mai sarà successo?
Ecco: a furia di poetare
mi sarò rimbambito.
Ma ho in serbo un trucchetto:
quando manca l'ispirazione
agli altrui penso fatti.
E comincia la mia mano
a correre come un fiume
rapido e impetuoso
che trasporta le sue acque
verso il mare suo amico
per avere il suo abbraccio.
E così la pace ottengo.
Nulla sfugge all'animo
mio sensibile e soave.
Scuote il mondo un terremoto?
Io soffro con la penna.
Scoppia lì una guerra?
Io combatto per la pace.
Due treni si son scontrati?
Io canto la tragedia.
Mezza Italia è bloccata
sotto un manto di neve e gelo?
Io piango i bei giorni,
e condanno l'imprudenza.
Ho visto ieri una bella donna?
Il mio cuore fa pum pum
ed esprimo il mio amore
con fraseggio manierato.
Il mio cane non sta bene?
Vi racconto le sue pene.
Se non scrivo io sto male.
È per me una droghina,
quasi come un caffè
Preoccupato, sono andato
da un emerito psicologo
che m'ha detto: - Scriva, scriva
che le passa! - E s'è beccato
duecento euro. Maledetto!
Quando vedo certe cose
- arricchirsi, impoverirsi -
scrivo scrivo ancor di più.
Il mondo è pieno d'ingiustizia.
C'è chi disse un lontano giorno:
- È più facile che un cammello
passi per la cruna di un ago
che un ricco entri nel regno di Dio! -
Non mi risulta, mi dispiace.
Questo proprio non si sa. So soltanto
che se la spassano alle tue spalle,
imbrogliandoti sorridenti
quando proprio ti va bene.
Altrimenti devi soffrire,
faticare e morir di fame.
Detto questo, ora chiudo.
Vi prometto che mai più
vi scoccerò con le mie lagne,
anche se cascasse il mondo.
31/01/2005
Da Cose così Il mio destino
O chiocciola,
umile e saggia,
che lenta trascini
il tuo destino
protetta dalla tua casa,
contenta d'un filo d'erba,
fermati e svelami
il mistero della vita.
Anch'io mi porto sulle spalle
il destino assegnatomi dalle Stelle,
ma sono protetto da sogni irreali
che lastricano il sentiero
della mia vita
di falsi desideri
e di impossibili risposte
alle incessanti mie domande
rivolte alle Stelle lontane,
disinteressate alla mia esistenza.
Spiegami dove tu vai
dopo la morte;
io non lo so,
ma vorrei saperlo.
Forse tu serberai il segreto:
così ti hanno imposto
le Stelle dall'eterno
apparente sorriso. Accadde di notte
Accadde di notte
in un sogno sperduto
durante una bufera di luci blu.
Mi innamorai di te
che ridevi di me
sulle vette nevose
dell'abisso infinito.
Le luci m'inseguono,
ancora e sempre,
quando sorridi
agghindata di nuvole
ed io sento il mio cuore
ansare nel nulla.
Da Le vie dell'inconscio Ossidiana Nera lucente ossidiana lacera i propositi di chiarezza del sapere inconosciuto. Dubbio tagliente incide le certezze bubboniche incongrue della realtà visibile e l'ombra dell'irrealtà appare e scompare tra sole e buio, notte e giorno, brevi istanti d'inutile saggezza o di saggia follia. E l'ossidiana riluce nella mente opaca. Insondabile Insondabili fatti la vita ci offre. Stranezze mostruose, scherzi del Caso, varianti imperfette della perfezione di Dio. Ingiustizia casuale, abisso del cielo: Perché a me? e non a lui? Variante in agguato. Unico rimedio per l'uomo indifeso: credere sperare amare pregare. Pregare? Chi mi ha conciato così? Chi sa quanti vorrebbero essere morti piuttosto che pregare. Inutile atto dell'uomo che teme, ora, sempre, che il filo si spezzi che vi sia una ragione dietro il caos delle probabilità, venti impazziti, risucchio ancestrale, distruzione totale. Ed ecco la pace, finalmente ottenuta: il contatto con la Terra, culla dell'uomo, primigenio grembo materno nido d'affetto e d'amore dove, però, a volte, il male s'insinua. Inaccessibile Inaccessibile anfratto della mente camaleontica incide, sfregio di roccia, la maestosa montagna del disutile sapere. Miniera di dubbi neri ma lucidi del buio che ingloba il pensiero e lo dilania. La verità è laggiù, nel ventre del monte impenetrabile alla ragione. E il cuore ansima. Ancora Chissà quante cose ancora non sappiamo, quanti misteri ancora agiteranno l'animo umano, quanto ancora dovremo soffrire per finalmente scoprire che nulla siamo (ma già lo sappiamo) che polvere siamo dell'Universo sconosciuto. E forse mai sapremo cos'è l'Universo. Numeri, idee, ipotesi ancora ancora ancora fino alla notte dei secoli. Godiamoci la luce ora ché il buio inerte ci attende. La gazza La gazza mia amica sta costruendo il nido sul pino di fronte alla terrazza di casa mia. Porta fuscelli lunghi anche mezzo metro, si infila tra i rami e col becco tuttofare li piega, li adatta, li intreccia sapiente e veloce. Spicca voli rapidi e poco dopo eccola che torna spavalda con un altro ceppo tenuto a metà. Mentre lavora non ciancia e balla, intenta all'opera; solo di tanto in tanto guarda verso la terrazza, dove viene a prendere qualche piccola ghiottoneria. Perché ha scelto proprio quel pino? Sa che sulla terrazza potrà trovare sempre oggettini luccicanti, da rubare sveltamente, pezzetti di pane e leccornie. I suoi piccoli non avranno fame. 02/03/2005 Ali Sulla collina vissi l'infanzia col cielo. Dall'alto con le ali fresche di vento volavo sulle querce fruscianti dolcissime nenie e su ulivi pensosi. Ora son qui lontano nella gialla pianura di spighe ondulanti con le ali tarpate, gli occhi al cielo e i desideri che non mi sorreggono più. 2007 Le palpebre della vita Le palpebre della vita si chiudono stanche nell'ora dell'eterno riposo. S'apriranno forse domani alla luce della speranza sotto il mantello delle stelle silenziose sentinelle delle anime in pena. La fede compagna incredula non segue il mio destino. Che la terra m'accolga minuta materia dell'infinito Universo. Arcano Si è aperto l'arcano del cielo nella profondità azzurra dell'immenso. Sospira rigenerata l'utopia assopita della mia vita. Filamenti di cirri danzano lenti nel pulviscolo dorato della mia esistenza. Tace il vento ardito della passione, veleggiano veloci velieri sull'onde i rinnovati desideri dell'eterna illusione. Momenti di noia Momenti di noia sorvolano i tetti con il volo asimmetrico dei gabbiani, si soffermano ondeggianti sulle cime degli alberi con il riposo degli uccelli, scivolano sulle strade bagnate dalla recente pioggia, osservano le nuvole grigie dalle pesanti ali nere ammassate tra squarci cinerei di luce, ascoltano cani abbaiare, frigo e caldaia ronzare sommessi, auto sferragliare lontano, il mare brontolare vicino. Palude della pace interiore il mondo svelano dell'atarassia. Ho litigato con i miei pensieri Ho litigato con i miei pensieri fino a sera. Non li sopportavo più. Tornavano con insistenza su fatti e momenti del passato. Quel passato che ho sepolto nel fondo della mente, ma che la coscienza a volte inavvedutamente con la sua vanga tenace e casuale dissotterra e rimescola. Ed i pensieri pronti sono lì a germogliare. Quando finalmente li scaccio dalla mente, rimango in pace per il breve tempo prima di addormentarmi. Ma con dolo e sotterfugio s'insinuano nei sogni e continuano come ragni malati a tessere ragnatele sfilacciate che m'avvolgono con le loro grigie braccia. Ma la Notte come uno scorpione vigila… Tenebre Il passaggio delle tenebre allieta l'anima mia, quando il cielo è tempestato di sorrisi luminosi e gli alberi sospirano alle carezze della brezza. Placido scorre il fiume silente mentre il mare fa da culla alla luna e solo si sente qualche cane lontano. Davanti allo specchio Stamani volutamente mi sono specchiato con trepidazione. Quante rughe incise a strisce sulla fronte solo ieri liscia! E gli occhi che s'incrociavano casualmente dietro dialoghi caduti a metà, ora sono fissi quasi perduti nel riconoscere un se stesso che varia sempre e non è più lo stesso. Dietro quel sorriso appena accennato ti riconosco, infine. Eh, caro mio, cosa guardi e sogghigni? La verità non mi fa più male da quando mi piace sentire scricchiolare i colori delle foglie secche, accartocciate in tappeti autunnali; da quando mi soffermo ad ammirare le sapienti architetture dei ragni maestri sospesi su biancastri fili appesi nel vuoto; da quando il tempo ha moltiplicato la sua forza centrifuga e gli anni vengono scagliati in giro con rapidissimo moto. Chi sa quando, un'altra volta, potrò guardarti e parlare con te. Al Sole Sole, della luce grande Padre e del calore, riscalda la mia anima e illumina la mia via. Tu, che fughi le ombre e le nebbie tutte; Tu, che hai assistito dall'alto del tuo fulgore ai miei primi vagiti in un lontano torrido meriggio nella fresca stanza dell'amata casa avita; Tu, che mi hai alleviato le pene dei giorni uggiosi; Tu, che hai dato forza alla mia vita; Tu, celeste Padre, riscalda la mia via, bruciando i freddi sterpi dell'inganno e della delusione, illumina la mia anima diradando il buio verde dei vani desideri dove solo vagano gli idoli del dubbio. Desideri Il nostro cuore è colmo di desideri. È come un immenso mare che nasconde nei suoi abissi tesori inestimabili. Quando è in tempesta scaglia al vento spruzzi di perle e gemme. Solo qualcuna si salva mescolata alla sabbia sulla riva. Se sei fortunato e ne trovi una, devi pulirla dalle incrostazioni per poterla incastonare nell'anello della vita. Il nostro cuore è un mare di desideri, pietre preziose della vita. Senza di loro come faremmo a sognare? Sarebbe la vita bella senza illusioni? Nel tempo Passeggio sulla riva e lo sciabordio dell'onde - la culla lenta dondola - mi pervade mente e cuore. Il sospiro delle onde è come una carezza dolce di mia madre. Si chiudono gli occhi, si apre un altro mondo attraversato da arcobaleni in luminosi cieli cristallini, profumato da soavi brezze su estesi prati smeraldini. Sussurra quieto il mare le sue parole eterne or di pace, non di tempesta. Cammino e sogno. Il mondo d'oggi si confonde con quell'antico. Terre lontane lontane dondolano lievi; su sabbie increspate dal vento amico solitario si posa il sole. Bisbigli sento, pace, affetto provo nella culla della vita. Lo strido d'un gabbiano al presente mi riporta - stanca scricchiola la barca della vita - Urla sento, angoscia, dolore provo nella barca della vita. Concerto serale In Via del Bosco c'è un pino quarantenne, alto più di venti metri; dritto sul robusto tronco svetta con un'ampia maestosa chioma sui compagni più giovani schierati come suoi paggi ai fianchi della via a spargere gocce odorose di resina. È lui che al tramonto accoglie sotto il suo profumato e fresco ombrello centinaia d'uccelli. Ed inizia il concerto. Gli uccelli prima parlano a voce alta, fittamente, della giornata, dei figli, del cibo, dei pericoli scampati. Poi cantano melodie indimenticabili che diffondono nel cielo rosato la pace della sera imminente. Al concerto partecipa anche chi è lontano: le tortore e le colombe, appollaiate sulle antenne, tubano felici; i merli solitari, nei momenti di pausa, si scambiano virtuosi assoli canori, e le gazze accompagnano le musiche oscillando con le lunghe code nere. Infine arriva la sera e il canto s'affievolisce fra il frullo degli uccelli volanti verso il proprio nido. Ed anche noi aneliamo alla pace. Gioia e tristezza Il sole è già alto con la sua aureola calda e gioiosa. Ma nuvole nere gonfie di lampi e fulmini sono all'orizzonte in agguato. Aspettano il vento della gelida tristezza per oscurarlo. Tra poco il buio prevarrà sulla luce. La strada Quando son nato mi hanno messo su questa strada. -Ecco la tua strada!- m'hanno detto, -Seguila sempre!- All'inizio era in leggera discesa, cosparsa di fiori, protetta da ombrose siepi ove gli uccelli più belli del mondo cantavano per me. Poi a mano a mano è diventata pietrosa, piena di spine, affiancata da aspri rovi ove velenosi serpenti erano in agguato. Più avanti s'è inerpicata tra burroni, rocce scoscese e massi cadenti nella pietraia. Perdevo le scarpe, a piedi nudi salivo aggrappandomi a secchi pungenti cespugli. Quando arrivavo in qualche raro pianoro, una pioggia di massi mi faceva correre a perdifiato per non essere sfracellato. Alla fine ho trovato un bosco fresco. Protetto dagli alberi mi sono riposato, ho asciugato piaghe e lacrime e poi mi sono addormentato per sempre. I commedianti Ricomincia il teatrino, sia lontano sia vicino; si ripetono le scene dei litigi e delle mene. Sono illustri personaggi, recitanti la lor parte, che l'Italia crede saggi, degni della sublime arte. La politica, vi dico, che li rende molto lieti, quando su c'è il caro amico che gli toglie tutti i veti. Sono tutti consiglieri, qualcheduno consigliori. Democratici avantieri, gran codini a posteriori. C'è chi dice fai così, c'è chi dice fai cosà. E poi lui non fa così e nemmeno fa cosà. E t'imbroglia, caro mio, con il suo forbito verbo, con il suo contegno pio mentre in cuore mette in serbo di carpirti la fiducia per andare in Parlamento a veder come s'inciucia anche chi ti vende il vento. C'è quell'altro assai sapiente che rimbrotta a destra, a manca; per lui sei grand'insipiente, del saper lui dotta banca. Di Voltaire tien la posa, Robespierre non detesta. E se idea diversa un osa, rotolar gli fa la testa. Ora viene il buon paciere: è contrario ad ogni guerra; e parlandoti ore intere, porta pace in ogni terra. Contraddirlo tu non devi, se no sei un poco di buono che nel petto l'odio allevi, dell'amor aborri il suono. Ecco l'ateo religioso che ti fa il Savonarola; incazzato e permaloso quasi sempre ha mal di gola. Non c'è più Papa Alessandro che ti manda sulla pira; togli il tuo vecchio scafandro, frena pure la nera ira. E ti giunge qui il credente: è dogmatico e melenso, sfegatato ed impaziente sparge in giro il fido incenso. È filosofo affermato, sembra serio e non sbruffone; con il viso suo truccato andar può in televisione. Or s'affaccia l'affarista: strizza l'occhio, ti sorride, ti presenta la sua lista di favori, mentre stride l'onestà con le promesse di sonanti bei soldoni; le virtù son idee lesse, buone solo pei coglioni. E non manca il comunista che combatte i rei collusi; pensa intanto alla provvista, l'occhio chiude sugli abusi. Ha lottato giorni e mesi, finalmente è deputato; ora vuole gli sian resi tutti i soldi che ha sganciato. Il fanatico leghista gli immigrati vuol cacciare; s'accompagna a lui il fascista suonatore di fanfare. Vanno insieme litigando, e facendosi dispetti; hanno un piano miserando: riempirsi di confetti. Alla fine un disertore ci promette mari e monti; da buon transfuga il signore vuol mandarci sotto i ponti. Pare un prete missionario che promette forti sconti. È sincero il visionario? Crede lui che siamo tonti? È sì bello il teatrino! Qui c'è il guelfo, il ghibellino che s'azzuffano ogni giorno per avere un buon contorno. Il Futuro Chi sa che cosa mi riserba il Futuro: un tormentato Presente o un deluso Passato? Affacciato alla finestra del mio mondo, vedo un'arida sterminata pianura grigia, coperta da nuvole nere, aperta ai gelidi venti, ai turbinii della rugginosa terra. Ma, laggiù, all'orizzonte, laggiù, un raggio di sole vibra caldo e dorato e squarcia l'angoscioso velo opaco che fa lacrimare gli occhi e l'anima. Ecco il mio Futuro: incognito, ma presente che illumina il passato tra tenebre e luci tra gioie e tristezze, ed impaziente attende il mio arrivo. Un altro anno Un altro anno s'è dissolto tra le braccia dell'avido Tempo. Sol rimane la polvere dei ricordi a danzar lieve al sole al soffio tenue della vita che vorticosa sprofonda tra lacerazioni esistenziali e musiche interrotte nel baratro delle ineluttabilità quotidiane. Giungerà presto al fondo, alla porta spalancata del Cosmo rovesciato. Visione ipnotica Volti sfuggenti tra nuvole d'oro. Santi danzanti nell'eterea luce. Pensieri materializzati in un nugolo di moscerini azzurri impazziti su pozzanghere blu che danzano furiosi verso l'occaso rosso immanente. Due tramonti di soli incrociati arrossano i cieli capovolti trafitti da ali d'avvoltoi bianchi, attesi da cadaveri d'animali e d'uomini nell'abisso della nera luce. Ed io sono al centro, cervello pulsante insetti nel tempo che s'è fermato attonito e spezzato. Il Natale è alle porte pronto come ogni anno a tessere inganni, a donare illusioni d'amore e di pace.
Tramonto autunnale
I pensieri vanno e vengono
come nuvole gonfie e nere
nel cielo pallido e grigiastro
di questo giorno dicembrino.
Raggi di luce rosa
saettano come strali
e vibranti salutano
i monti austeri
e l'amico mare.
Il sole sembra divertirsi:
si nasconde dietro una vermiglia
nube carica di pioggia.
I pensieri vanno e vengono
con il vento di libeccio
che s'aggira virulento
tra le siepi e le piante;
schizza gocce irrequiete
d'acqua tiepida
su terrazze, finestre e strade.
I pensieri vanno e vengono
tra i celesti lontani squarci
che combattono con le nuvole
e si beano di rosea luce.
La sera scende a poco a poco
tra bagliori che si spengono
ed ombre che s'accendono.
I pensieri vanno e vengono
nella solitudine serena,
nella pace della sera. Il viale Cammino per il viale deserto, solo cammino nell’ombra. In fondo una speranza di luce: un raggio di sole fa danzare le foglie plananti tristi leggere a riposare accartocciate per terra. Ad uno ad uno si staccano gli anni dall’albero della mia vita nel viale deserto, screziato d'ombre e luci, e, come certezze fluttuanti, rinsecchiti cadono su marciapiedi dissestati, coperti di polvere e foglie, di gioia e dolore. Foglie, addio! Foglie, voi che vi fate così belle prima di morire, ditemi, indossate l'abito vostro più lussuoso e variopinto per andare incontro alla signora Morte? Forse siete stanche di vivere, forse vi piace morire, forse sperate di rinascere. Anch'io, non so quando, incontrerò quella signora. Forse mi metteranno un vestito nero, forse reciteranno per me una preghiera; mi adageranno tra quattro assi, è certo, mi seppelliranno sotto l'erba fresca, è certo. Addio, foglie care! Chissà se un giorno potremo stringerci in un abbraccio, polvere nella polvere, vicino ai cumuli di terra delle laboriose formiche, mentre il cielo sorriderà di luce. Purtroppo Purtroppo sono stanco di sentire, di vedere fatti e cose che non vorrei conoscere. Mi preoccupo? E di che? Pensate un po': c'è chi si lamenta della crisi finanziaria, chi piange il caro morto, chi protesta contro la riforma della scuola, chi fa all'amore, chi maltratta le donne, chi uccide, chi muore di fame, chi ruba, chi si buca, chi gioca a nascondino, chi muore a scuola, chi è contento, chi? chi chi. Ed io son qui che penso, penso e ripenso. Sento, vedo e mi preoccupo! È possibile? Vi sembro normale? Accadde di giorno Accadde di giorno in pieno sole dentro il rauco fiume fra fruscii di canne e ronzii di libellule. Ero fuggito dall'anima. Vidi il mio viso ondeggiare deforme nella luce riflessa dell'acqua fluente. Nuotando leggero nel murmure fresco compresi finalmente d'essere vivo. Piangevo e ridevo ai rovi spinosi ai pioppi pensosi. Compleanno Eccomi tra voi. Nell'immensa grotta celeste dov'ero con milioni d'anime vaganti nell'infinito spazio delle essenze invisibili sono stato casualmente scelto a farmi carne per venire tra voi. M'hanno detto che vivere non è facile che dovrò soffrire che sarà sempre più difficile man mano che crescerò, e che un giorno mi riabbracceranno. La profezia s'è rivelata esatta, ma, strano, alla vita mi ci sono affezionato. Ho amato me stesso, la mia donna, il mio fiore, i miei cari e tanti tanti altri. Mi dispiace andarmene, ma quegli spiriti m'aspettano ansiosi, vogliono sapere com'è la vita dell'uomo! La loro speranza è scendere sulla Terra. Provare la vita è il più bel desiderio del cielo. Addio Mi ti ero affezionato, anzi ti ho quasi amato. Mi portavi con te, ti portavo con me. Insieme siamo stati nella pioggia e nel vento, con sole e con tempesta per paesi fatati senza aver un tormento con la tua bella cesta. Il color verde giada spiccava per la strada; e quando tu passavi t'ammiravano gli avi, i giovani e i bambini ed anche gli sposini. Purtroppo sei invecchiata, sei stata ritoccata, fai fatica in salita e più non fai una gita. Dobbiamo separarci, l'addio dobbiamo darci presso l'autosalone della ditta Rondone, oggidì alle diciotto col cuore tutto rotto. 2010 Monotonia del tempo che scorre nell'immobilità degli attimi vissuti. Corrono i desideri coda di cometa dietro il tempo muto testimone della tua vita. Alla nascita hai firmato un contratto che lui può strappare quando vuole. Anno dopo anno ti rosicchia un po' di vita. Una volta all'anno ti ricordi della sua presenza. Sempre uguale, sempre monotono, fino a quando sarai libero. Al vento Vento, sussurrami calde parole di sole. Rinfresca le chimere inafferrabili delle mie estati tra sbuffi d’onde e dune fiorite. Scompiglia i fatui desideri, porta via le angosce. Con te vorrei volare fin sulle nuvole grigie, penetrare fra fresche foglie, sbarazzarmi dei pensieri immobili. Val di Foro Dalle colline al mare dei ricordi il fiume scende. Lievi cirri col sole scherzano, sui crinali i villaggi s’aggrappano tenaci alle argille. La Maiella osserva e tace. Dal mare alle colline dei sentimenti la brezza sale. Lento il Foro respira fra le erbe da mille farfalle festeggiato e da libellule danzanti, accogliendo sulle sue cangianti acque il radente volo delle rondini. Ma i giorni fuggono e fuggono le stagioni; solo il ricordo fermo resta, vigile sentinella del cuore e della mente, a ringiovanire un tempo ormai perduto. Profumo d'infanzia Il dolce profumo pungente dei mandarini mi riporta nel mondo fatato della lontana mia infanzia, scrigno d'affetto e felicità, custodito con amore nel fondo del cuore. Allora vedevo mia madre tritare alacre scorze di acri limoni per i dolci natalizi; vedevo mio padre la sera, con noi attorno, buttare nel fuoco bucce d'arancia, e sfrigolanti faville profumate si disperdevano brillanti come stelline rutilanti su nel buio del camino; vedevo i miei fratelli gustare fresche fette d'arance e mandarini; sentivo me stesso felice, protetto dal caldo dell'amore. Fuori fischiava il vento e la luna combatteva coi nembi minacciosi. Nessun altro rumore, se non l'allegro crepitio della legna che ardeva nell'ampio focolare. Vedevo sentivo e il cuore era in pace. L'Angelo del Male Ho occhi azzurri capelli biondi labbra rosse un sorriso devastante. Sono l'Angelo del Male. Ho un corpo flessuoso attraente e seducente calamita del sesso. Sono l'Angelo del Male. Ho ricchezze da donare desideri da appagare cuori da spezzare. Sono l'Angelo del Male. Ho anime a me avvinte da perfido contratto. Immenso è il mio potere. Chi mi segue sarà perduto. Sono l'Angelo del Male. Regina dell'assassinio, quando siedo sul mio trono, mi appoggio sulla coda lunga quanto la tua vita. Sono l'Angelo del Male. La mia vita Ieri sera sono andato a teatro. Comode poltrone vellutate, luci soffuse, acustica perfetta, scenografia reale. Si rappresentava "La mia vita", atto unico e irripetibile. Mi son seduto in prima fila. Solo. Gli attori hanno recitato con scioltezza e disinvoltura, con passione, senza finzione. Fatti lontani, noti e dimenticati si snodavano incalzanti. Nascite, gioie, tristezze, morti si alternavano incessanti. Mi son commosso. Tra un sospiro e l'altro ho pianto e riso a rivedere quei volti cari, a riprovare quegli affetti. È toccato recitare anche a me, e per la prima volta l'ho fatto senza impaccio, senza suggeritore, ricordavo tutto con facilità, perché non c'erano esigenti spettatori e crudeli indagatori. Alla fine, mentre Mani ignote chiudevano il sipario e spegnevano le luci, mi sono addormentato nel silenzio della Notte. La casa in collina Una piccola casa sulla collina, in alto, sotto la neve riposa. Un filo di fumo esile s'attorciglia sul comignolo bianco. Centenarie custodi, due querce mormorano tristi nenie al vento. Una donna è seduta davanti al focolare avvolta nel suo scialle nero di dolore. Zampilla la fiamma ricordi lontani, un fremito freddo bussa alla porta. Ronfa il gatto al dolce tepore. La donna ascolta soltanto se stessa. Una tremula luce dipinge di gocce gli umidi vetri. L'amato è perduto, il figlio lontano. Dorme la donna avvolta nel suo scialle. Sogna la donna sogni di mari e spighe di grano. Scende la neve sulla casa in collina. 2017 Quest'è il mio anno fortunato. L'hanno previsto Branko e Paolo Fox, Luis Velasco e il mago Egitto. Con quei quattro soldi che mi son rimasti giocherò al Lotto e all'Enalotto; alle Lotterie Italia, ma guarda che sfortuna, finora è andata male, al Gratta e Vinci peggio che peggio. E di che vivrò? Non lo so. Ho moglie e figli e son disoccupato. L'unica speranza è il gioco. E lo Stato che fa? Questo Stato biscazziere accetta che le fabbriche siano spostate chi sa dove... E noi rimaniamo poveracci in un mondo di nastrini e telefonini. I miei figli hanno fame non solo di cibo... La crisi finanziaria… Ma quando i Governi del mondo ricco la smetteranno di farci imbrogliare? Viviamo di sogni che sfumano, di illusioni che sprizzano via come bollicine di spumante. Ho pregato Sant'Antonio, la Madonna e Gesù Cristo, ma il lavoro non s'è visto. Ridatemi il lavoro che m'è stato tolto ingiustamente! Sennò che faccio... Un furto? Una rapina? Mi ammazzo? Vi ammazzo? Quest'è il mio anno fortunato! Soffice Soffice la neve pesa sull'animo, fresca imbianca gli anni che vanno via a ritroso nel tempo, sigillo d'un tempo. Soffice protegge i ricordi lontani, calma scende sul futuro che m'attende. Colloquio con mia madre Dolore segreto T'ho vista piangere di nascosto, mentre il sole di novembre si posava stanco sui tuoi capelli bianchi e gli anni fuggivano tumultuosi verso il tramonto della vita. Doni Tu hai seminato in me soltanto cose buone, prime fra tutte l'allegria e la mitezza. Quando sei morta, è fiorita anche l'accettazione del dolore e della morte. Me stesso I lamenti del vento per tre giorni e tre notti accompagnarono la mia solitudine. Ero solo. Finalmente potevo parlare con me. E mentre la neve premurosa spargeva i suoi fiocchi su tetti e alberi, parlavo con me stesso di me stesso. Mi addentravo nei tortuosi meandri della mente e del cuore; risalivo il turbolento fiume dei desideri fino alla sua fresca sorgente, percorrevo le sue erte rive fino all'ampia limacciosa foce, dove finiva nell'abbraccio del mare. Ritrovavo la perduta pace. Ma quel fiume impetuoso spesso ha cambiato corso. Credevo di averlo conosciuto a fondo. Sbagliavo. Ho capito che non è immutabile, fino a quando il monte da cui nasce non si sbriciolerà e scomparirà. Pensatori Grandi menti hanno creduto in Dio, grandi menti non hanno creduto. La mia piccola mente non sa se credere o non credere. Orologi Ho tanti orologi in casa, uno o due o più in ogni stanza, che mi controllano che m'inseguono che mi segnano la vita con il loro frenetico ticchettio o con le loro luci ammiccanti. Scherani di Cronos fagocìta delle mie ore, ladro di speranze e d'illusioni? Forse solo amici annoiati che ripetono sempre la stessa cosa: -Il tempo passa!- Il mio preferito è una vecchia sveglia rotonda col bordo rosso e quadrante bianco, ore in blu chiaro, sferette nere con punte fosforescenti, due campanelli rossi sulla sommità. Ogni tanto si ferma finalmente! È a carica manuale. Il suo affannato battito mi riporta a quando ero fanciullo, a quando non guardavo le ore fuggenti. Cronos dormiva lontano, il suo ansito non m'incalzava ansioso, non lo sentivo, non sentivo la sua ticchettante cantilena, proteso ad altro. Ora mi perseguita. Lungo il fiume Il respiro si sente del fiume. Gioiosi son gli alberi e le erbe festanti. Di ansa in ansa svanisce l'ansia e il velo dei ricordi oscilla alla nitida brezza. Torna il profumo delle acque sussurranti e il volo delle libellule ronzanti fluttua intorno ai salici remissivi ai rovi cocciuti alle canne loquaci. Il ricordo si incunea in una stretta ansa e il fiume si strozza come vita che finisce. Ma poi, miracolo!, riappare e prosegue il suo viaggio verso il mare amato da sempre desiderato. ... e la mente vola Luccichii sull'onde brillanti occhieggiano, sospira il mare sotto la cupola azzurra; lieve murmure s'alza, adagio respira il vento con voce ipnotica e la mente vola nell'infinito silenzio del vuoto perenne. Movimento e inerzia Riflusso istantaneo di noia mielosa nel canto monotono di lontane cicale. Sfilacciate nubi, ragnatele del vento, a passo di danza regalano visioni di noia implodente. Pigolano i piccoli della rondine frenetica, la lucertola ferma ascolta il suo respiro. Movimento e inerzia, altalena dell'anima intrisa di noia. Desiderio d'immortalità Se il Fato mi desse la possibilità di tornare indietro per rivivere la mia vita, non accetterei. Sceglierei caso mai di trascorrere un'altra vita cosparsa di illusioni e sogni per chissà quanto tempo, (vorrei essere un castagno, almeno vivrei duemila anni), piuttosto che ripercorrere una strada già battuta, disseminata di sassi e irti spini. Meglio il sogno che la dura realtà. Si dice che vivi la vita che ti costruisci, percorri il sentiero che tu scegli per giungere alla fine nel mondo dell'eterna felicità. Quante false promesse ci propina il desiderio d'immortalità! È il Caso che ti impone la via. Puoi solo sperare che sia la meno pericolosa e dolorosa. È come trovarsi al buio, brancolare in cerca di un appoggio, vedere di rado una fievole luce, una stella che presto scompare dietro una nera nuvola invisibile. Così è l'uomo in balia dell'Ignoto, manovrato dalla mutevole Sorte, un granello di misera polvere nel fitto pulviscolo dell'infinito Universo. Col tempo che va A volte svegliato dalla mano dell'alba, ripercorro il passato a ricostruire momenti, lampi di vita, felici e lontani col sorriso nell'anima con la pena nel cuore. Penso la sera al futuro ove nulla è sicuro; qualche luce sfavilla nel buio delle incognite, vacilla e si spegne come fievole stella. Ed il presente incalza ostinato e veloce col tempo che va, e mai più ritorna. Passeggio Sono andato a spasso con i miei amati pensieri, ma non mi sono divertito. La mente e il cuore combattevano; la mente parlava di molecole e atomi, il cuore d'amore e affetto. Alla fine ero confuso e triste, mentre il cielo si dilatava e il viale si restringeva a imbuto, lontano lontano. Chissà dove mi avrebbe portato se avessi seguito il suadente fruscio delle nuove foglie, carezze dell'anima. Ormai è tardi Il cielo s'è fatto nero. Rullano cupi i tamburi delle grasse nuvole tra bagliori ferrigni e fulmini zigzaganti all'orizzonte che avanza trascinato dal vento maligno. Riparati, cuore, dalla tempesta incombente imminente; fuggi verso est, dove ancora un barlume di luce ti chiama per donarti pace. Ma ormai è tardi: la pioggia sferzante delle illusioni dilaganti s'abbatte violenta su di te, inerme compagno di vita. Ormai è tardi: svanita è la luce, solo la speranza può salvarti. Ora che s'è fatto tardi e la luna se n'infischia di noi posso dire addio alle lacrime dolciastre e alle lagnanze della vita impossibile e monotona. Da tempo medito sulle stanchezze delle vacue certezze dolose propinate dalla mente incauta e inopportuna. Il pensiero si restringe e s'incunea tra rovi e sassi di dubbi pervicaci come sentiero che s'inerpica intricato su se stesso. Questa sera Questa sera non canto le tremule stelle né la luna tra nuvole sorniona. Questa sera non canto l'amore che tutto perdona né il dolore nascosto nell'ombra. Questa sera sono solo con me stesso e succhio foglie di loto. Volare Volare sul fiume tortuoso tra anfratti e rocce scoscese dalla fresca polla montana gorgogliante festoso allo scorrere lento fluente nella piana fertile d'alberi e di viti fino alla vasta melmosa foce che disfatta teme il mare sconosciuto. Volare sulla vita ormai stanca preda del corpo giunta alla fine per scoprire iridescente goccia d'acqua l'abbraccio misterioso dell'eterno cosmo infinito. Ora che gli uomini Ora che gli uomini muoiono a grappoli, le donne più non partoriscono, i bambini più non sorridono, nemmeno la terra li riconosce con le membra sparpagliate tra i crateri delle bombe intelligenti e tra l'orrido sfasciume delle autobombe. E da questo Mondo s'elevano canti trepidanti crepitanti a Dio e ad Allah, presi a testimoni del proprio crudele fanatismo, dell'odio liberticida, del rancore accarezzato, così i misfatti s'ammantano di giustizia e amore in un'orgia di sangue innocente. Colpa dell'uomo, certo; ma Dio ed Allah che tutto hanno creato, cosa ci fanno lassù? Folla sola Questo vento violento ci fa compagnia nelle fredde giornate della vita. Siamo insieme, tanta gente, eppure soli, sempre più soli, sbandati, folla anonima, mucchio di teste e cuori discordanti. È l'arido vento che ci separa, la gelida incomprensione; coperti da cappucci e avvolti da sciarpe -interessi, egoismi, affari- vediamo e sentiamo soltanto noi stessi. Indaffarati, preoccupati, ansiosi annaspiamo come ciechi nella landa della solitudine affollata, senza il caldo appoggio degli affetti e dell'amore, della solidarietà e del rispetto. Notte Santa Scende placida la neve e suonano le campane, mentre nasce il Bambinello. Intirizzito e rannicchiato me ne sto sul marciapiedi tra i miei stracci e il cartone. Prego Dio che non m'ha aiutato. Sono brividi gli auguri, aghi di ghiaccio nel mio corpo. Son lontani di mia madre i caldi baci e gli abbracci. Uno sbaglio m'è costato caro. Avidità ed incomprensione m'hanno buttato sulla strada. Sono solo, il freddo aumenta, meno male che ho un po' di vino. Scende placida la neve sul mio corpo rattrappito. 24 novembre Mi ricordo di te, Madre, nel gelido fulgore della luce rarefatta di questo giorno che disegna trame filiformi tra le foglie degli alberi pendule appassite dal vento derise. Ciò che è vita diventa morte in attesa di promesse disattese e di speranze mai dome. Mi ricordo di te; sei lontana eppur vicina, dentro di me. E mi sorridi ancora da quel cielo diafano incombente sul dolore di chi resta. Foglie L'aria è tersa, frizzante. Il sole asciuga le lacrime della nebbia svanita. Le foglie dai caldi tenui colori, belle nella loro sofferenza, si distaccano dai rami paterni. Volteggiano lievi verso l'umida terra fremendo come a cercare nuova vita. Anche noi siamo foglie frali in balia della vita. Anche a noi toccherà staccarci dai nostri cari e, sofferenti, desiderosi di pace e d'amore, trovare eterno affetto tra le braccia della madre terra. Bacche rosse Bacche autunnali rosse illuminano ricordi sparpagliati sotto le siepi del tempo fuggente. E lontano lontano ascolto in silenzio il sospiro fremente delle onde danzanti spumose nel glauco mare. E soffia il vento pensieri a ritroso nella memoria: desideroso correvo bambino curioso di ghiande, d'insetti, di pettirossi nascosti tra i rami ignudi degli alberi amici. E il sorriso di mia madre e di mio padre, ormai lassù, riporta la quiete in questa vita frenetica. Notte estiva Ridono le stelle - chi sei? - scherzando con la luna. Chiacchiera la notte - dove sei? - con un cane solitario. Riposano gli alberi - dove vai? - sognando nidi. Canta una rana - perché mai? - i suoi dubbi al cielo. Si leva il vento - quando? - e furtivo si porta via tutto. Meriggio Sonnolenza del sole giallo che la dorata noia illumina sovrano. Sbuffi di vento fragile disegnano nuvole ove si tuffano gabbiani. Passiva pace acqueta le nervose membra e gli occhi si chiudono al mistero della vita e la mente si apre alla realtà inesatta e il cuore batte, e non si sa perché. 2002 Affanno L'affanno dei giorni che se ne vanno in quest'inerte estate tra le cantate delle cicale e il mormorio del mare. Sono rare le ore calme dell'io profondo dell'inconscio Mondo sbigottito e dal Tempo incenerito. Vagano i pensieri in una spirale d'ombra, sgombra di certezza, dell'essenza nulla piena. Frenetiche formiche tutte in fila sul sentiero dell'insulsa vita noi siamo e corriamo alla ricerca di che cosa? Lassù sereno è il cielo, e nere le rondini saettano e veleggiano i gabbiani. Qui s'affannano le formicuzze a trasportar pagliuzze per un improbabile Domani. Cicale Ardente frinire delle cicale celate sui rami di pino. Rovente il vento trasporta il loro canto crepitante secante il tempo che ora non rotola sotto lo sguardo accecante del sole. Il pino respira profumo di resina. Torrida pace nella mente che tace ed il cuore riposa. Una poesia al giorno Una poesia al giorno t'allevia i grattacapi tutto il giorno. Fa viver la giornata dal sorriso allietata d'una fata. Dipinge di celeste il cuore nero e gonfio di tempeste. Ti empie di pace arcana quando la sera squilla la campana. Ti calma la tristezza della vita, colmandoti di dolcezza. Ti avvolge col suo manto, ti protegge affettuosa dal rimpianto. Amar ti fa di cuore la donna dei tuoi sogni: il tuo amore. Origini Ho appoggiato la testa su una soffice nuvola bianca ed ho sognato di volare tra le stelle a ritroso nel tempo senza fine per ricercare me stesso e le mie remote origini. Ho esplorato universi su universi, galassie polverose, pianeti e soli, buchi neri e voragini profondissime nel buio trasparente, ma non ho trovato nulla, se non la sensazione d'essere immerso in un Pensiero rarefatto immobile insondabile che invisibile alita l'eterna vita dei singoli e del tutto. La vita continua Raggomitolato sotto le coperte, alla fredda luce dell'alba lattiginosa, penso. Gli anni come nuvole sfrangiate inseguite da un vento violento si dissolvono nel cielo della vita. Le cose fatte e non fatte come fragili fuscelli mulinano fra le gorgoglianti acque fluviali dei ricordi. Penso agli affetti, all'amore, ai valori, alle cose in cui credo. Ma c'è qualcosa in cui credo? Cos'è che mi sospinge irrequieto? La forza della vita? Vorrei andare avanti, proiettato dalla speranza; vorrei tornare indietro, frenato dai se e dai ma; vorrei fermare il tempo, eterna impronta del non essere. Intanto il profumo amaro della vita mi inebria. Forse è meglio che mi alzi: s'è fatto tardi. La vita continua. Il tempo srotola il gomitolo della vita. Medito all'ombra cerulea di quest'algido monte sulle gioie fuggenti come nuvole impazzite incalzate da vento ribelle. Il filo sta per finire in questo tramonto dalla rosea luce fioca che si affida alla sera pronta ad accogliere la notte imminente. E notte sarà, buio senza fine. Dormiva la notte chiusa nel buio della sua infinita stanza. E sognava le stelle la luna la luce. Aveva creduto che il nulla fosse luce, il vuoto pienezza, l'infinito finito. Ora piangeva solitaria le sue illuse certezze. Serate d'inverno Quando fuori infuriava la bufera e cadeva neve su neve, nostro padre ci radunava intorno al focolare. Schioppettava allegro il fuoco e scaldava la pignatta. Mio padre sorridente sullo scranno troneggiava. I miei cugini e noi fratelli aspettavamo impazienti. Finalmente mio padre "C'era una volta…" cominciava. Ed entravamo in un mondo di eroi, mostri, bestie e belle donne, in foreste minacciose, in vallate ridenti e amene, in borgate scure e fredde, in paesi dal mar baciati. Ascoltavamo trascinati inseguendo le faville e stringendoci le mani. Mia madre e mia zia ci portavano i tarallucci, dolci e caldi come il fuoco. Com'era buona la zuppetta con il mosto e la neve fresca, com'era buono il torrone con le mandorle e le noci! Ho ancora quel sapore qui, nel cuore; sento ancora i pizzicotti che per scherzo ci davamo. Fuori intanto fischiava il vento e i fiocchi impazzivano. E mio padre continuava... Nella notte burrascosa, tra coperte rannicchiato, felice io sognavo eroi, mostri, bestie e belle donne. L'amore è una ferita che non si rimargina mai. Chi ama vive anche nel dolore. Se la ferita si chiude, se ne apre un'altra, senza vita. E la strada è lunga. Aspetto Aspetto che la tristezza se ne vada per rimanere un po' da solo. I ricordi si vestono di se, fiori smorti sulla tomba del passato. Assaporo i momenti nulli del tempo che si ferma nell'indifferenza della mente inerte. Trilla il telefono la sua voce inutile come pianto di picchio solitario. S'apre la porta del vuoto ove aleggia l'immagine di me, subito dissolta dal vento dell'inconsistenza che gelido sibila verso il lontano fragile orizzonte della mia vita. Scende la sera Scende la sera col suo manto di nebbia su lacrime e risa di bimbi voluti di bimbi amati di bimbi perduti. Scende la sera col suo manto d'addio su amori e dolori di vita voluta di vita amata di vita perduta. Scende la sera col manto d'Orfeo sull'eterno mistero del mondo e dell'uomo. L'ottobre della vita Tornano le nuvole con la loro irrequieta e varia ambiguità ad abitare il cielo. Ora sorridenti ora minacciose ora lievi ora pesanti come pensieri, i lieti o angosciosi soffi dell'io. Irridono il sole che languido bacia le stanche foglie in balia del vento, presaghe e timorose per l'imminente fine. L'ottobre della vita dilania il passato tormenta il futuro martella il presente. Sotto il cielo d'ottobre Passeri volano veloci ammaliati dalle bacche rosse e gialle sotto il cielo luminoso, foglie vestite d'ambra e ocra cadono lievi danzando dolcemente il ballo dell'addio, aghi di pino d'oro ramato riposano finalmente su soffice tappeto. Frulli di pensiero, fruscii di ansie, sospiri di pace alitano verso la luce dell'Immenso. Il dolore Sei nato per soffrire. Non piangere: così è scritto nel codice genetico dell'umana avventura. Quando la Sorte disattenta ti concederà una piccola gioia, fanne tesoro, nascondila nello scrigno segreto delle illusioni, che aprirai nei momenti tuoi più neri. È la gioia un lasciapassare a brevissima scadenza, controllato con minuzia persecutoria dal dolore, sbirro odiato, che ti traccia il percorso della vita come a lui piace. Combattilo senza piangere, apri il tuo scrigno, libera le tue gioie, che almeno per un momento lo facciano tramortire, perché non muore, è immortale. Ma anche tu lo diverrai, se riuscirai a contrastarlo, a ribattere colpo su colpo, anche nell'ultima agonia, quando crederà di aver vinto. 8 Agosto Tanti anni fa nascevo in una calda giornata di sole radioso urlante e affamato. Alle tre dell’afoso pomeriggio bussavo nella vivida luce alla vita inquieta, nella gioia e nel dolore, armato di pianto e di riso. Felice nella fresca erba mi rotolavo fra i fiori infantili. Rapido a sera accendevo audaci speranze. La fame nel tempo è svanita; la tristezza e la gioia nel cuore giocano a tratti col Caso. In attesa Distesa di rauchi gabbiani in attesa che s'alzi il vento, sole violento abbacinante la sabbia inerte in attesa che s'alzi il vento, pace forzata delle bianche vele in attesa che s'alzi il vento, pensieri sulfurei ribollenti in attesa che s'alzi il vento, quotidiano arrancare nella landa della vita in attesa che s'alzi il vento, sincronia dell'inspiegabile in attesa dell'ultima illusione. Strada chiusa Non si passa. Qui ti fermi sofferente. Volano nuvole nel cielo azzurro della vita che passa come vento primaverile. Qui ti fermi stanco a ripensare al tempo dell'eterna giovinezza. Qui ti fermi con il tempo dell'allegria. Il vento soffia sulle foglie secche del tempo smarrito. Qui ti fermi: strada chiusa. Mente inquieta Vagola la mente con i suoi compagni, gli assidui pensieri indaffarati, dietro i gabbiani volteggianti su motonavi generose che arrancano farfugliando lente nel basso mare. Laggiù c'è l'isola dove la mente finalmente si ferma. I pensieri stanchi s'accompagnano ai desideri perduti in silenzio; soltanto il vento parla e la sua voce dice che tutto finisce mentre tutto si crea. Il rombo dei motori dilania il candore delle vele vibranti echeggianti il canto delle onde che inseguono la pace della riva e sempre i nuovi pensieri come fragili onde cantano monotoni la nenia della vita. E l'inquietudine permea sentimenti e muscoli. Prece Va' via, pensiero triste, incontrastato signore delle mie inquietudini; annidato non so dove nella mia mente improvviso colpisci rapido come baleno. Va' via, non voglio la pena nel cuore senza sapere perché! S'odono fuori grida festose di bimbi nel tepore dorato del sole. Anch'io un tempo fui felice. O forse già m'eri compagno? Va' via, ti prego, non farmi soffrire senza sapere perché. Gioco e sogno Una collina dolce rotolava il mio corpo fanciullo sul suo tappeto d'alte erbe fresche. Il cuore sorrideva tra i rossi ciliegi al tepore carezzevole del sole annuente. La mente proiettava illusioni e sogni alle maliziose nuvole vaganti nel cielo di maggio. Poi tutto è svanito. Illusioni Ho nuotato nel fresco mare delle illusioni. Onde felici mi accarezzavano, spruzzi ridenti mi solleticavano, brezze soavi mi estasiavano. Poi di repente un maroso inarcato su se stesso, minaccioso, avido, mi ha strappato via con le sue fauci liquide sbattendomi contro le nude rocce taglienti di questa vita che passa sempre, di questa vita che non passa mai, col presente che diventa futuro e col passato che ride delle mie speranze. Libero finalmente Quando le stelle non brilleranno più, mi vestirò di luce e attraverserò le nebbie dell'incognito, pelago fluttuante di brame e desideri disfatti, gioie tradite, illusioni suadenti, insulso dolore. Libero finalmente di volare etereo oltre le bianche nuvole vaganti verso l'ignoto monte sovrastante la foresta dell'inconoscibile angoscia del vivere. Pensi Pensi al futuro sicuro mistero, pensi al passato svuotato ricordo, pensi al presente sfuggente pensiero. Vanno l'onde nel mare, desideri increspati, gocce spruzzando al vento della vita. E pensi al futuro e pensi al passato e pensi al presente ora svanito. Visita Son tornato al mio paese a far visita ai miei genitori, in cimitero. Pace e silenzio. Mio padre e mia madre sono ancora vicini come allora in vita. Sorridono sereni sotto i cipressi profumati tra due mazzi di fiori. Ho parlato con loro, essi tra di loro e con me. Alla fine mia madre mi ha come al solito premurosa raccomandato: -Fa il bravo ragazzo!- -Sì, mamma.- E mio padre ironico: -Che bugiardo!- Abbiamo riso insieme al ricordo delle battute eterne. Poi li ho salutati con un bacio e un arrivederci, e me ne sono andato; arrivava gente. Alla Donna Donna, madre e sposa, figlia e sorella, amica e amante, dolce certezza, tenero rifugio, perché gli uomini t'hanno creato una festa? Con un rametto giallo di mimosa odorosa vogliono forse coprire tutti i soprusi e passati e presenti? Tu, che dai la vita, che da sempre guidi l'uomo, che con l'amore lo sorreggi e gli dai una speranza, accetti col sorriso questa festa da te lontana? Con una data vogliono dimenticare millenni d'ingiustizie, mentre nel mondo soffri ancora? Donna, sposa universale, credi ancora alla mimosa?
... e il fiume va... ... si muovono le cime ondeggianti dei pioppi con danza riflessa d'ottusa inquietudine... ... scorre il fiume gorgogliante di pene verso il mare mormorante canti d'illusa malinconia... ... più tristi si fanno le sere i giorni più brevi le notti di sogni premonitori vestite m'invitano all' eterno banchetto... ... e il fiume va... Il pianto del vento Sento le onde del mare ruggire, sferzate dal pazzo scirocco grigio-vestito. Vedo le creste bianche furenti, Menadi danzanti urlare strazianti minacce di morte. Piange il vento amare lacrime di terre lontane arse da guerre insane sul mio volto in questo spento umido mattino. Anni Quanti anni ho sulle spalle! Uno sull'altro, una catasta. Ma non mi pesano, sono leggeri, palpiti del tempo; mi sollevano in alto e mi fanno tornare piccolo nel corpo e nell'anima. Torno bambino. Il sole è diverso, è più luminoso; la pioggia è fresca come la mano della mamma, dolce carezza. E le nuvole e le stelle e le ombre e la notte mi fanno vivere una nuova vita. Mistero Ora che tutto tace è bello sentire la voce dell'arcano. Mi sussurra richiami di pace con il profumo di fiore che si chiude alla sera. Mi sommerge nei suoi flutti e lontano dondolando mi trasporta forse nel regno da dove provengo. All'improvviso Stamattina il cielo è pallido come un volto sciupato, l'aria è greve in un silenzio di ghiaccio, gli alberi attendono immobili il ruvido vento, le case tristi si stringono come minacciate da una forza oscura, le strade deserte mostrano indifferenti il loro sporco grigiore. All'improvviso, un fiocco bianco volteggiando come farfalla scende, e poi un altro un altro un altro… e tutto è bianco. Viaggio notturno Lo sferragliare del treno m'accompagna questa notte nel ricordo d'altri viaggi. Viaggi per amore, viaggi per lavoro, viaggi tra montagne e mari, viaggi tra colline e pianure. Ho sonno, ma non dormo. Quest'è un viaggio speciale. è il treno della mia vita che corre sempre più forte nel buio sempre più fitto con destinazione ignota. Il macchinista è il Caso. Non si sa quando il treno cesserà la sua oscura folle corsa con stridio e scintille davanti all'ultima stazione, o forse, deragliando, in un precipizio senza fondo. è l'estremo viaggio, popolato di ricordi; barlumi e bagliori alle spalle, ansie e inquietudini davanti nella notte cieca senza fine. C'è una Signora che m'attende più nera della notte senza stelle, vestita d'atro mantello, nascosta dietro ogni istante della mia vita, invisibile padrona delle tenebre e della fine dell'uomo. Dove siete? (Alle prime poesie perdute) Oh, dove sei tu, vergine Poesia, Vestale degli affetti di me imberbe quindicenne? Di te ricordo qualche verso: "Sfavillano le faville del focolare nel freddo della sera crepuscolare". Non sei più in quel quaderno segreto, buttato un nero giorno nel fuoco. E tu, oh, dove sei tu, timida compagna, Poesia lontana nel tempo e nello spazio? Il tuo inizio era: "Passa la littorina sul ponte e la valle rimbomba al suono metallico e sbuffante". Non sei più nel cestino appallottolata. Dove siete, soavi creature dell'età mia fatata? Siete nella sorgente del mio cuore, da dove all'improvviso scaturite, fresche polle, a dolcemente lenire le ferite della vita. Così è la vita Seduto in riva al fiume vedo onde passare veloci, rapide trasportano fuscelli foglie rami; ogni tanto un mulinello li scaglia lontano; nell'ansa è fermo un tronco impigliato tra i rami dei salici e dei rovi sotto lo sguardo degli ontani e degli alti pioppi pallidi. Così è la vita: un fiume che ti trascina ti sbatte ti inabissa, misera pagliuzza, tra angosce e dolori. Fortunato se riesci ad aggrapparti ad un cespuglio di pruni spinosi. Sanguinerai, ma almeno non sarai risucchiato dal gorgo della disperazione. Ottobre Ottobre pallido e tiepido siede con la variopinta sciarpetta sulle spalle e l'antica pipetta di ghianda tra le labbra sul suo tronco secolare, scranno dei tempi, reggendo su una gamba l'eterna tavolozza dai mille colori. Spruzza la magica luce sulle foglie degli alberi con lievi tocchi muovendo agile la vecchia mano, e poi soffia leggero per farle frusciare, per vedere se gli occhi volentieri le guardano. Sono belle, ma non contento, spesso varia le sfumature. E di nuovo intinge il millenario pennello nella tavolozza che ride di colori vibranti. E di nuovo nuove tonalità crea con soffice mano, e le foglie cambiano, e gli occhi s'inebriano, fino a quando l'uggioso Novembre e il freddo Dicembre, dispettosi fratelli, in compagnia dell'irrequieto Vento, non le faranno volare via o cadere accartocciate per terra. Inquietudine Precipitano gli anni nella forra della vita. Acque fresche ingoia la marmitta dei giganti che tutto vorticosa rimescola alla luce e al buio il passato e il presente. La vita è un imbuto che troppi amori gioie dolori riceve e via disperde. Il futuro mi attende immerso nel bosco ove tutto tace anche degli alberi le fronde e del fiume le onde perenni. Tramonto Rosea luce irradiano l’alte vette, la fulgente calura ora si placa, nella valle i cuori e l’ombre titubano. Cirri leggeri com’onde nel mare eterei trascorrono il glauco cielo. Sospiri di vento filtrano lievi tra fronde, fresco rifugio d’uccelli. Il sole rosso scompare allo sguardo. Il canto del merlo annuncia la sera: i dubbi tramontano e le speranze, stanco si chiude il giorno della vita. La notte ci chiama: nel buio sorride, nell'atro regno di morte ci invita. Il canto del merlo spegne la sera: i dubbi svaniscono e le speranze. Si svuota la vita che tanto amammo, tememmo la notte che noi fuggimmo: ed ora ci irride, eterna, ci irride. Marzo Torna Marzo selvaggio: folate sui pini si gettano, scompiglio di nuvole basse, raggi di sole improvvisi. Linfa di vita freme col cuore. Eppure vivo Sto meditando sullo strazio della vita, sull'inutile dolore, sulle promesse eterne, sulle vane speranze. Vita dovuta, non richiesta, vita sbattuta tra arcane promesse, vita perduta in dubbi solenni. Tortuosa è la via dell'uomo che va, senza ritorno, lontano lontano, stanco di vivere e di morire più e più volte, di giorno e di notte. Eppure mi piace ogni tanto gioire, portare a spasso la mia vita di sasso; sentire la pioggia che batte sul tetto e il vento che sferza gli alberi frondosi; prendere in mano un ciuffo d'erba, vedere il monte che nasconde il sole. Eppure vivo... e vivrei mill'anni. Mattino fulgente Il vento di tramontana ha spogliato le tamerici e con i suoi aghi ha ricoperto l'argine con un tappeto ramato. Ora finalmente si vedono i pettirossi saltellare guardinghi da un ramo all'altro e gli scriccioli saettare al profumo salmastro della placida laguna. Le onde screziate dal sole leggere sospirano sommesse sotto lo sguardo paterno dei bianchi monti lontani. Respira la mente serena e il cuore felice ritorna. La prima neve La prima volta che vidi la neve - ero in braccio a mia madre - vestire col suo bianco manto le case la valle le colline, appresi la bellezza del Creato. Era un freddo mattino d'inverno, la neve scintillava alla luce diafana del sole, appena velato da nubi biancastre. Argentei luccichii d'infiniti diamanti prorompevano brillando agli improvvisi raggi di sole nell'aria rarefatta. Crepitò nel focolare la legna accesa, fermando lo stupore del nostro silenzio. - Figlio mio, mormorò dolce mia madre, ringraziamo il Signore! - Ritorno a Vacri Ogni ritorno mi allontana. La collina scivola in alto verso il cielo sereno baciata dal sole. Tuffi fra l'erba del tratturo hanno lasciato orme di giochi infantili nell'antro segreto della memoria. Vibrano le viti e gli ulivi distesi in raccoglimento sui clivi. La pace mi sfiora, mi afferra nel silenzio del meriggio al suono di api ronzanti. Ritorno al paese dove è custodito l'inizio della mia vita. Cullato Cullato dall'onde del mare, ascolto la voce del vento. Lontano una vela scompare e lento s'innalza il concento d'aromi salmastri e di pini di resina pregni ed aulenti. Baciati dal sole i villini accolgono i raggi fulgenti. è festa d'azzurro nel cielo per bianchi gabbiani volanti. Ondeggia di fresca aura il velo del mare che accoglie i bagnanti. La pace assaporo in quest'ora, lo strido del Nulla è silente. Soltanto indirizza la prora la nave attraverso la mente. All'amico mare O mare, sei immerso nella nebbia, e gemi con sussurri di morte e mormori ricordi di un passato selvaggio in preda al grigio velo che s'addensa su di te come per l'uomo le speranze e le promesse che poi svaniscono. Chiedi al vento di liberarti dal triste mantello, che possa il sole tornare a ridere e scherzare con le tue onde. O mare, libero ondeggi nel sole in miriadi di perle spumose vibranti come infiniti desideri sereni. Assaporo la tua voce salmastra e rauca e mi perdo sulle tue mobili amache cullanti sogni e amore. Mi specchio in te, mare, in te vedo la mia vita, baluginante tra bonacce e burrasche in sofferta attesa dell'ultima pace. Nenia La vita sonnecchia, s'appressa il momento. Dimentica il male, dimentica il bene; è tutto finito, o sta per finire; il sole scompare, non brontola il mare; svanito il dolore, non palpita il cuore; non c'è più speranza, si chiudono gli occhi; riposa, bambino; riposa, vecchietto; per sempre starai nel tuo freddo letto 13 Maggio Diventasti mamma una sera di maggio, mentre fuori pioveva a dirotto e tutto era avvolto dal buio. Ma una luce radiosa rischiarava il tuo viso, e il tuo dolce sorriso donava pace e gioia. Era nata il frutto del nostro amore. 6 aprile 2009 Lasciatemi piangere senza lacrime la mia gente d'Abruzzo. Sasso su sasso pietra su pietra si edifica la torre del dolore e del pianto. Svetterà tra le nuvole alla ricerca del cielo fin quando sarà ridotta a pulviscolo spazzato via dal Vento che tutto comanda nel ricordo del Tempo. Il fuoco dell'amore D'amor non ho mai parlato, d'amor non ho mai cantato, o della vita dolce mia compagna, ma ogni sentimento mio s'appoggia al tuo sorriso. Da quando ti sfiorai la mano, invaso sono stato dal fuoco dell'amore, fiaccola silenziosa sempre accesa, che illumina la nostra via, che riscalda la nostra vita. è luce del presente, è speranza del futuro. D'amor non ho mai parlato, d'amor non ho mai cantato, ma s'accresce la mia riconoscenza: mi hai dato il soave frutto, che rinsalda la nostra unione, che allieta le nostre ore. D'amor non ho mai parlato, d'amor non ho mai cantato, ma non so cosa avrei fatto senza di te, dolce amor mio. L'amore sfavilla nascosto nel focolare dei nostri cuori, alimenta il nostro affetto, scaccia le ombre tristi, brucia le incomprensioni. D'amor non ho mai parlato, d'amor non ho mai cantato… Tra i pioppi Tra i pioppi argentei raccogliesti bianchi fiori di campo delicati come il tuo viso. Eri felice. Anch'io. Insieme salimmo sull'argine, abbracciati. Insieme varchiamo il mare della vita. Dolce ricordo Il profumo del bosco dipinge di verde il ricordo di quel pomeriggio assolato. E mi parli nel cuore. Lacrime bianche Stamani il cielo triste e imbronciato piange lacrime bianche che come tenere farfalle si posano ovunque; vagano lievi al soffio del vento che le disperde tra gli alberi intirizziti e sui marciapiedi grigiverdastri sciogliendosi poi in rapida agonia. Sto rastrellando Sto rastrellando le mie speranze, sterpi secchi, nel giardino delle illusioni. Ogni stagione sbocciano fiori profumati e allettanti, ma presto avvizziscono bruciati dal sole della realtà e calpestati dai piedi indifferenti del caso. Son tornato a Vacri paese mio natio, disteso tra cielo, mare e monti sull'erta fertile collina. Ho rivisto la Maiella e più in là il Gran Sasso, madre e padre della gente d'Abruzzo. Dall'alto ho ammirato laggiù l'Adriatico, striscia tremolante di sogni e desideri. E le verdi colline di vigneti e d'ulivi e le valli adagiate del Dendalo e del Foro mi sorridevano come un tempo immutato nella memoria. In quel paesaggio intriso d'affetto, pregno di vita e d'amore, aprii gli occhi e scoprii il mondo. Parla il mare con il sole, muovendo calmo il corpo caldo ed a tratti quasi canta al suo fulgore. Ora tace al passaggio di nuvole screziate ed ascolta gioioso le grida dei fanciulli che s'immergono tra le sue fresche onde. Ecco sembra chieder pace, lui, di tempeste artefice tremendo. Freme placido alla luce che s'arroventa dilatando le passioni dei cuori invisibili. Notte e giorno La notte è la culla del dolore che ti riporta bambino nel ciclo del nulla, evanescente come diafano giorno. Piangi al pianto delle ansie ignote, mentre le tenebre nere t'avvolgono. Ti rifugi nel dolore, scrigno di vita, barlume d'esistenza. Sorridi al sorriso d'amore e d'affetto e il dolore svanisce con la sua notte e il giorno brilla con il suo sole. Distendo le mani Pioggerellina di marzo, mi fai tornare lontano nel tempo amato quando bambino correvo a braccia aperte tra le tue fresche carezze. Ora non posso, mi prenderebbero per pazzo. M'accontento d'ammirarti, mentre scendi dalle nuvole basse illuminata dal sole. S'imperlano i capelli. Distendo le mani a ricevere i tuoi baci. Ascolto Ascolto la tua voce mentre il tempo tace, ascolto il tuo cuore che batte d'amore, ascolto il silenzio assorto tra noi. Sguardi di luce illuminano la sera che accarezza dolce le nostre mani. E le foglie vibrano di sorrisi in attesa della notte placida. La serie dei se Se comincia la serie dei se, la vita diventa un deltaplano senza pilota con le ali lacerate dal vento e dalle rocce dei monti solenni, immobili certezze, senza futuro senza vita scabri e taglienti. Se comincia la serie dei se, allora è meglio fermare i ricordi impietosi del rimpianto e della nostalgia d'un tempo felice. Tutta la vita è un se, l'unica certezza è in fondo al futuro, possibile, incognito, inevitabile. Ho una pena nascosta Ho una pena nascosta del tempo che scorre come placido fiume che mai s'arresta. I giorni hanno eroso gioie e tristezze come fiume tenace le sue sponde vitali. Ora pare che il tempo si fermi sospeso in attesa del nulla, come fiume melmoso giunto alla foce. Nuvole e pensieri Bianche montagne avanzano nel glauco cielo trafitto da rosee spruzzate di luce, si addossano amiche le une alle altre, si sormontano a gara mostrando orgogliose i crespi cocuzzoli e i fianchi materni sotto l'incessante soffio dell'astuto vento che le scompiglia e le fa diventare baie tra squarci di mare celeste. I gabbiani vi penetrano e si perdono come i miei pensieri vagabondi tra le nuvole della mia mente. Chiazze di giallo colza Chiazze di giallo colza sorridono nei prati sotto il terso cielo azzurro vivo d'ottobre. Rallegrano i radi alberi e i neri uccelli di passo che planano lenti a trovar ristoro. E gli occhi miei riposano al loro vivido colore e di calma pace si colma l'animo inquieto di luce assetato. Il tuono Il tuono calpesta con zoccoli cupi le grigie praterie del cielo mosse dal vento. Con rotto brontolio s'allontana galoppando verso l'orizzonte verso la striscia di luce rosata che inghirlanda il nero vestito delle nuvole pregne. Infine s'acqueta, e scroscia la pioggia ristoratrice madre amorosa degli esseri tutti. Tutto finisce Non credo più alle Stelle né ai richiami del Nulla, il Giorno m'attira nel suo regno di luce; fugge la Notte vestita d'oblio e di gemiti fiochi verso l'estremo rosso orizzonte del Cosmo infinito. Non vedo più le Stelle, gli occhi sono spenti. Torna la Notte vestita di Nulla, brucia il Giorno nel mattino dorato, cattura la mente sbigottita, dilania il cuore interdetto. Finisce -è certo- tutto finisce; nella luce o nel buio? Il temporale Il temporale arrivò all'improvviso carico di vento e pioggia. Ci rifugiammo correndo sotto la tettoia della fattoria dei cavalli. Schioccavano i tuoni e i cavalli nitrivano. Avevi paura del bagliore dei lampi. Ci abbracciammo. Finì ben presto con gli alberi spogliati di foglie e rami sparpagliati ovunque. Sulla stradina sterrata misi i piedi in una nera pozzanghera. Ridemmo. Poi, tu coi capelli bagnati, io anche con le scarpe inzaccherate, tornammo felici a casa. Speranza Quando hai bisogno d'amore, invoca il suo nome. I giorni rallenteranno la corsa sotto lo sguardo immobile dell'impassibile Tempo e troverai conforto nell'infinitesimo pulviscolo cosmico. Via delle acacie Le acacie profumano la nostra via come tu la mia vita. Mi punsi un giorno cogliendo un rametto di fiori bianchi per te. Tra le spine in agguato c'era l'amore che mi punge ancora. Sono solo questa sera serena, ma non vedo stelle. Ascolto la voce del mare ed il suo fremito dolente. Ombre m'ammaliano m'avvolgono m'annullano nel velo nero di pace. Tra i pini Ti vidi per la prima volta in un chiaro mattino camminare tra i pini. Ci incrociammo sul sentiero odoroso di resina. Portavi un libro sotto il braccio. Mi passasti a fianco seria. Bastò un rapido sguardo per colpire il mio cuore. Il profumo dei pini mi fa sempre rivivere quel dolce momento. Una notte Ti riaccompagnavo nella notte fredda e buia. Nel lungo viale ombre s'affacciavano dall'alta siepe e s'udiva soltanto lo scricchiolio del ghiaccio sotto i cauti piedi. Un sordo brontolio del mare, un soffio affannato della pineta e di colpo venne giù la neve fitta. Arrivammo imbiancati. Paesaggio triste Le tife rese giallastre dall'imminente morte costeggiano con i ciuffi piegati, come a chiedere perdono, il solitario canale che lento trascina le sue acque melmose attraverso i campi posseduti da stoppie grigiastre di mais ove si posano uccelli affamati. Strisce di nebbia leggera formano ponti filtrati da pallidi raggi di sole. Il cielo malato riflette la sua grigia tristezza nella foschia cinerina che tutto avvolge. E la luce straziata infiochisce. Vento di Novembre L'irrequieto vento di Novembre si porta via rapace le foglie secche come l'avido tempo infido i miei giorni stanchi. Gli alberi mostrano i loro scheletri irti al sole malato come la mia vita piena di aspre rughe svela le ossa sfarinate al cielo rarefatto, cappa immobile dell'esistenza. Si sgretola sotto il ticchettio selvaggio della realtà il friabile monte d'argilla delle illusioni delle ipotesi delle incognite delle certezze. Nulla rimane se non qualche brullo cespuglio di "se potessi", di "se avessi potuto", che vanamente si abbarbica all'amara riarsa terra delle delusioni. Il divenire dell'immobilità scarnifica i momenti inesausti della mia disorientata vigile coscienza. Intanto mi lascio cullare dai vecchi giorni mormoranti nenie malinconiche come lenti flutti nell'ampio mare. Dondolo, dondolo nel tempo che arretra nel tempo che avanza mentre danzo come pietra rotolante immobile nella fissità dell'eterno divenire. Destino Dove andate, neri viandanti del cielo, nell'aria tersa di fine ottobre ora che le rondini non ci sono più? A frotte sugli alberi vi riposate tra le foglie dai mille colori, e poi ripartite attratti da un lontano e perenne richiamo. Dove andate? Nel paese della pace dell'amore della vita? Vorrei con voi venire trasportato da ali robuste e da vento amico, ma non m'è concesso. L'uomo è nato per soffrire e qualche volta gioire. Volate, volate verso il vostro destino sotto le nuvole dorate di fine ottobre. Io resto qui col mio. Lungo la laguna Gustavamo l'odore salmastro della laguna picchiettata dalla pioggia insistente. Stretti camminavamo sfidando le raffiche di vento che piegavano l'ombrello. Le canne fischiando plaudivano al nostro passaggio e i pioppi dondolando le alte cime sussurravano frasi d'amore mai dette. Pioggia di fine estate Leggera tutta la notte e tutto il giorno l'eterna madre ha versato sulla terra assetata il nettare della vita. La pioggia irrora la mia malinconia riarsa dalle vampe della fulgente estate che ora va via. Il suo scroscio quieto allontana l'urlo della carne e della passione, il fruscio dolce delle sue fresche gocce assopisce lo strepitio dei desideri e le sue mani materne accarezzano il mio animo inquieto. Dal giornalaio Sfogliavi riviste, indifferente, ma di sottecchi mi guardavi. Io facevo altrettanto. Ci parlavamo senza aprire bocca il linguaggio muto dell'amore. Uscendo quasi incespicavi. L'accendino Viaggiavamo seduti a fianco sui sedili stretti del piccolo colorato bus. Giunti sul ponte di barche ondeggiante lieve sulle acque del perenne fiume, con aria sbarazzina mi dicesti: - Fumi? - e tirasti fuori il tuo regalo per il mio compleanno, l'accendino. E così mi accendesti per te per sempre. Io più non fumo sigarette, ma il tuo respiro, sì. T'amo Il profumo d'un tempo e l'aroma della siepe del lungo viale ai raggi del sole cadente mi inebriano come quando mi dicesti: - T'amo - Mentre si fa sera Scabro sentiero scende tortuoso verso l'abisso. Spinosi cespugli, selci taglienti e serpi striscianti aridi bevono il sole d'agosto. T'insegue la vita, mentre si fa sera, e la luce svanisce. La bicicletta rubata Pedalavi capelli al vento sotto il sole di maggio. Mi venivi a trovare in bicicletta. Un pomeriggio te la rubarono. Nemesi! Tu mi avevi rubato il cuore. Poi il cielo si tinse d'oro L'alba mi sorprese sul treno che correva verso di te lungo l'Adriatico. Mi sembrò di vedere il tuo sorriso sulle onde e di udire il tuo nome. Poi il cielo si tinse d'oro. Ritorno è tornata la rondine dalle ali falcate. Sta ricostruendo il nido sotto il portico vicino allo sportello del bancomat. Non le interessano i marchingegni elettronici, né tanto meno il denaro. Ha scelto bene: il nido è sempre in fresca ombra e i piccoli non soffriranno la vampa della rovente estate. Tra non molto cinque bocche affamate strilleranno disperate ai continui voli dell'operosa madre. La gente passa, guarda in alto e sorride. Notte giovane Rapito dal silenzio vagavo tra le stelle nella notte bruna. Dormiva il paese disteso sul colle, le fioche luci proiettavano sogni sullo schermo del cielo. Sognavo giovane affacciato alla finestra al fresco respiro della brezza notturna il mio futuro nel silenzio luminoso delle stelle lontane e della confidente luna. Frammenti di poesie Frammenti di poesie, frammenti di me… […] La bianca luce dell'alba, spada luminosa, trafigge il nero mantello della notte tenebrosa. […] […] Le nuvole, tenere fanciulle, abbracciate danzano ai primi raggi del sole. […] […] Il pensiero, scomodo compagno dei giorni solitari, fruga con le sue dita scabre nella borsa dei ricordi. […] Frammenti di poesie, rami rimasti sospesi sull'albero della mente distratta dai fatti quotidiani, in attesa che il cuore li maturasse come frutti. Frammenti d'emozioni rapide e improvvise che balenano per un attimo e si sperdono nell'aria di ogni monotono giorno. Frammenti di vita interiore, foglie ancora fresche e profumate sparse nel bosco dei sentimenti. Ogni tanto mi piace raccogliere nel silenzio frammenti di poesie, pezzi di me sparpagliati nell'angolo segreto dell'anima mia. Visione Fa freddo. La neve imbianca indolente colli e valli. E tu sei lontana Ti vedo al sole caldo sorridente sotto l'ombra d'un fresco pino. E tu sei lontana Lento il ticchettio segna l'ora che lenta passa nell'attonito silenzio. E tu sei vicina Mi porti un po' di sole che indora la malinconia di questa ora lenta, e la neve si fa bella col suo manto di diamanti. E tu sei vicina Eppure oggi… Oggi son contento. Non è il giorno adatto per scrivere poesie. Quando son contento, non scrivo poesie. Eppure oggi… Il cielo è chiaro e luminoso come gli occhi di un bambino, l'aria è tersa e cristallina come il riso di una bambina, il mare mormora ipnotico la sua nenia cantilenante come il canto della mamma per il vispo pargoletto, carezza il vento dolcemente fiori e piante, siepi ed erbe come l'innamorato i capelli dell'amata sua bella, gli uccelli non son più soli, volano insieme ai loro nidi come i bimbi dopo la scuola corrono lieti a casa loro, ed il sole scalda tutti con il suo sorriso caldo come un padre che accoglie tra le braccia i suoi figli. Mattino d'ottobre Un gabbiano solitario dall'alto della briccola solenne contempla la placida laguna e lontana la corona dei casoni antichi. Le onde mormoranti s'infrangono lievi fra le canne fruscianti al volo degli uccelli, e su, nel cielo limpido, leggere nuvolette biancovestite occhieggiano al sole che si specchia gioioso sulla palpitante acqua cinerina ed apre e scalda i gialli azzurri bianchi fiori e la tenace malva violetta sull'argine scosceso ridenti. L'audace vento tace; nascosto tra i pruni, aspetta la sua ora. Alle foglie O foglie belle, care sorelle, simbolo della vita che si rinnova, vestito fresco e aulente degli alberi tutti, come mi rattrista vedervi distaccare dai nodosi rami ad una ad una e finire, con i vostri caldi colori, sulla nuda terra abbandonate, calpestate, scagliate lontano da soffi di vento, un tempo amico. Ma tornerete, e questo mi consola, care sorelle, più forti, più verdi, più vive a rivestire con il vostro splendore i rami ferrigni degli alberi spogli. Risorgerete a nuova vita, e ancor più accoglierete i vostri amici alati ed allieterete gli occhi di bimbi e vecchi. E invece, che sarà di me? Anch'io un giorno me ne andrò non so dove, ma per sempre. Viaggi Son tornati i gabbiani dai loro lunghi voli, dai loro misteriosi viaggi. Ed ora popolano il cielo, bianchi tra le felici nuvole diradate, alla ricerca di cibo e d'amore. Anch'io son tornato dal faticoso viaggio della mia breve esistenza, e volo con le ali stanche alla ricerca del cibo dell'anima: l'amore. Quell'amore che mi fa salire al di là delle tristi nubi sfilacciate, dove c'è solo pace, più vicino al sole, a godere della luce e del calore. Gli alberi Sono entrato nel bosco. Solo si sente il respiro fraterno degli alberi taciti. Il profumo di verde rinfranca il cuore battuto da mille tristezze. Qualche rapido volo d'uccello rompe il silenzio, qualche grido improvviso fa trasalire gli operosi insetti nascosti sotto il soffice manto di foglie. Colori soffusi, riposano gli occhi. S'inebria la mente, il cuore si apre. Si leva il fruscio, echeggia il mistero. Si abbracciano gli alberi con i rami frondosi e le chiome fluenti. Vorrei essere un albero come loro: paziente e capace di soffrire nella brutta stagione, ospitale e generoso nell'accogliere nidi, forte e tenace nel fronteggiare le tempeste, austero, ma affettuoso come un fratello che ti conforta tra le sue braccia, utile nell'offrire sicuro rifugio ad uomini ed animali, nel donare cibo a tutti. Vorrei essere un albero umile per diventare alla fine tavola per la mensa e legna da ardere, cenere calda per il povero, e non putrida polvere che vana vola via. Se ricordo Se ricordo distese marine azzurre selvaggio sole sulle dune fresche sere profumate trepide aurore mattutine è bello riassaporare quei momenti di serena pace. Se ricordo il sorriso tuo splendente i capelli sbarazzini al vento è bello ridestare il calore dell'amore quando mano nella mano si sognava l'avvenire. Se ricordo il primo vagito frutto del nostro amore è più bello rivivere quei momenti di felicità. è bello ricordare senza vivere di ricordi. è bello ricordare per dare slancio alla vita. è bello stare insieme a te. La bianca signora La neve è arrivata silenziosa stanotte e, artista senza tempo, ha dipinto tetti alberi siepi strade di bianchi cristalli che brilleranno ai raggi del primo sole. Ora scende bianca dal cielo grigio chiaro che incupisce verso l'orizzonte. Danza con i suoi fiocchi, bianche farfalle della mia infanzia, col vento che volentieri l'accompagna a passo di valzer su davanzali e terrazze a spruzzare di bianco il verde dei fiori, che l'attendono timorosi, a capo chino. Il suo vestito ampio e arioso dalle infinite tonalità di bianco copre la spiaggia e si scioglie tra le onde fredde e biancastre del mare che la chiama rauco con voce d'amore. Volano rapidi e taciti tra i fiocchi vaganti bianchi gabbiani e merli neri. Il silenzio è attraversato da qualche grido felice di bimbo. Un cane abbaia festoso. E la neve, bianca ed elegante signora, continua a spargere con la sua bianca mano bianche farfalle volanti sulla città raccolta in se stessa e quasi in pace. Come una breve gioia Come una breve gioia la calda Estate se ne va. Non ci sarà più il sole che brucia gli umidi sospiri di tristezza, e le lunghe notti scorreranno lente in compagnia del gelido vento. Anche gli alberi, come me, diventeranno tristi e piangeranno foglie, tante leggere figlie, che strappate dalle loro braccia volteggeranno rapide verso la morte. E il cielo spesso sarà cupo di nuvole grigie, mantello nerastro dei cuori solitari. E la nebbia scenderà ad avvolgermi col suo bianco velo misterioso. Chi mi toglierà la pena dal cuore? Torna, Estate, a riscaldarmi col tuo luminoso abbraccio; torna, Estate, a rasserenarmi con la tua ardente luce. Tornano le rondini Tornano le rondini nere saette del cielo a sfiorare terrazze a baciare erbe e fiori con rapidi voli radenti. Torna la gioia del vivere con i caldi impulsi di Marzo. Ora i gabbiani volano alto lenti verso le bianche nuvole vaganti, e i merli cantano sulle nuove siepi melodie d'amore; brillano i becchi d'oro, mentre s'accapigliano i passeri con guizzi festosi. Ora ha un altro suono il mare. Sussurra mormorando nenie ipnotiche con dolci sospiri. Ora hanno un altro profumo i pini, hanno un altro fruscio le foglie fresche degli alberi lungo le rive del fiume. Sensazioni lontane sopite si svegliano, mi portano indietro nel tempo, quando il cuore era più giovane quando costruivo la mia vita quando cedetti felice al sorriso della mia donna. Sereno Non una nuvola questa mattina nella coppa cristallina del cielo. Il sole vi disegna fili d'oro e d'argento impastando sullo sfondo l'azzurro e il turchese, il violetto e il rosa. Lo sguardo si spinge lontano alla cerchia dei monti, bianca corolla dell'orizzonte, stagliata in una luce perlacea, mentre ascolto i fremiti del vicino mare danzante spumoso e flessuoso su infiniti raggi adamantini. Nella coppa s'immergono solo gli abitanti del cielo e dell'aria: gabbiani, su in alto, verso l'azzurro; gazze chiassose, tortore e colombi tubanti più in basso. E tutti bevono il nettare di luce. Gatti innamorati Miagolano i gatti amore al vento sotto gli alberi e sulle terrazze. Una musica straziante e lamentosa si diffonde nell'aria luminosa e fredda di Febbraio. Non abbaiano i cani quasi spauriti dai pianti amorosi degli ancestrali nemici, e sono in ascolto meno nervosi e più mansueti, anche se passa uno sconosciuto. Intanto indaffarata prosegue la vita dell'uomo: rumori di macchine, canzoni alla radio, un bambino che piange, porte che sbattono. Ora tacciono i gatti innamorati. Al crepuscolo si risveglierà l'istinto primordiale della vita e i lamenti si faranno più alti. Sarà la notte pietosa a chiudere il loro concerto. Torna il sereno Il sole sbuca sfolgorante da un ammasso di nuvole nere e squarcia con la sua spada d'oro il cinereo velo del triste cielo. Fremono gli alberi al tocco dei caldi raggi, palpitano le gole degli uccelli canori, si rischiara la valle dai monti innevati all'antico mare, che sussulta lieve, onda su onda, lanciando lapislazzuli al suo perenne amico. Torna il sereno anche nel mio animo: una dolce armonia, lontana lontana, mi culla, la pace mi porta. La barriera del Tempo La grande barriera del Tempo blocca i mutevoli desideri dell'uomo, vaganti come uccelli impazziti dalle ali variopinte alla ricerca di luce e di cieli azzurri. Impenetrabile avanza nello spazio della vita respingendo tutti gli attacchi volanti di amori perduti tra luci ed ombre, lungo il corso dei fiumi e sotto il sorriso delle stelle; di gioie troppo brevi inseguite da lunghe tristezze; di serenità implorata con preghiere e con pianti; di pace dell'anima, senza dolori; di pace nel mondo, senza guerre; di giustizia anche per gli umili; di ricchezze da offrire a tutti. E gli innumerevoli desideri rimbalzano all'indietro e tornano sconfitti nel buio dei cuori. Alla fine un solo desiderio agita l'uomo, come un uccello dalle ali stanche che vola nel crepuscolo della sera imminente: morire illuminato dall'aurata luce del sole vermiglio che si nasconde dietro i monti. Ma anche questo la barriera respinge e rende vano: non è permesso all'uomo di desiderare senza soffrire, mai. Attesa I gabbiani aspettano. Sono in fila sul muricciolo della terrazza del palazzo di fronte. Ogni tanto muovono la testa, alzano un'ala, si lisciano le piume col becco. Uno, bianco con le ali grigio perla, spicca un volo di ricognizione. Perlustra il giardino del mio condominio volteggiando con giri lenti e silenziosi. Un altro guarda il compagno vicino, pensieroso, quasi a volergli porre la domanda: - Ma non è ora? - Aspettano, pazienti, che la signora del terzo piano cominci a buttare loro pezzetti di pane sull'erba del giardino. Allora li vedi scattare in picchiata, becco proteso e ali strette. Afferrano rapidi il dono e volano via ad ali aperte, maestosi, verso il mare mormorante, verso le nuvole adagiate nel cielo, verso la luce infinita. E io, uomo, so attendere paziente il passaggio del tempo? So accettare grato e gioioso i doni che la vita mi offre? Oggi il cielo Oggi il cielo ha indossato l’abito grigio delle cerimonie noiose. Nasconde la cravatta celeste sotto una sciarpa scura e ruvida. Senza sorriso ti guarda minaccioso, e, quasi a beffeggiarti, comincia a spruzzare gocce fredde di pioggia dalla fitta nuvolaglia che lo copre come un nero mantello untuoso e vecchio. Non gridi dai nidi, non volano uccelli; solo qualche ombrello frettoloso e sbilenco si muove rasente le siepi d’alloro e di bosso. Vetri appannati celano ombre dietro l’opaco riflesso della luce biancastra. Una raffica di vento impietosa denuda i rami degli olmi; si piegano i pini gemendo. è tempo di neve. Richiamo Che cos'è che mi turba? Forse l'angosciosa morte dal tenue richiamo e dal flebile soffio che il tremulo lume spegne della vana vita immersa nel mutevole fumo delle diafane illusioni finite nel Nulla, culla dei sogni e delle speranze che non dondola più? Alla Sera Sera, tutti ti lodano. Io no. Spegni la luce e la gioia porti via, apri furtiva la porta all’odiosa notte che tremula balbetta la fine dell’uomo, avvolgendolo col suo nero mantello, per nascondergli le trepidanti stelle e le galassie lontane. Sera, tutti ti amano. Io no. Sei l’ancella della morte, del dolore sorella, inganno del tempo che se stesso consuma nell’oziosa notte.
Alla mia donna Il tuo acidulo sudore risveglia sopite passioni di sconfinati mari e tempestose onde, di placidi monti innevati, di aulenti boschi freschi. Il tuo sorriso, biondo sole tra le nuvole di perla, placa l’esile perenne inquietudine che permea la mente e il cuore ancora vergine di chi eterna vita vorrebbe e spazio infinito. Nei tuoi chiari occhi scopro isole verdi tra mare e cielo, dolce rifugio alle tempeste furiose della mia vita che disillusa attende l’ultimo richiamo. -Da La nostra storia- La mia donna La vidi nella luce del sole: il sorriso squarcio nell’anima aperta alla speranza; i capelli ribelli sul volto, spazi di cielo aperti all’amore. Io la vidi e fu la gioia; nei sogni mi apparve occhi puri nel sole; anche nella notte ora illumina la mia via. Foglia assetata la mia forza è in lei, rugiada. Desiderio eterno sempre nuovo, fuoco vivo mi spinge nella sua luce. Con lei vivrò. Non voglio più ragionare Da un po’ di tempo i sentimenti mi partono dal cervello logori e sbiaditi. Ma dove è andato a finire il mio cuore? Quel cuore che palpitava fremeva soffriva gioiva. Bastava un dolce sguardo e rapido balzava, un caldo sorriso e sereno si slanciava nell’azzurro del cielo. Il cervello calcolatore, spia del dolore, ha preso il sopravvento. Pensieri dilanianti polverosi ricordi viaggiano instancabili monotoni e ligi, incalzati dall’implacabile e avido tempo, che ingoia le affannate ore dell’uomo, tra dubbi inestricabili sul bene e sul male, sulla morte e sulla vita. E’ la saggia esperienza - dice il cervello - E’ l’arida mancanza d’amore - dice il cuore - Non voglio più ragionare, voglio soltanto amare. Chi sa Chi sa cosa ricorderò prima di morire, nell'attimo dell'agonia: ombre o luci della mia vita sospesa ad un filo invisibile ondulante nel vuoto? Chi sa... Minuetto Che cos'ho? Non lo so. Mi pervade un'ignota pena. Sono immerso in grigia rena sbriciolata d'ovattati sentimenti, da parvenza ingannati di reale inesistenza.
Danza malinconia nell'aperto spazio, mentre il sole caldo ascende indifferente sui pensieri in balia del perché così sia.
Il sussurro delle fresche foglie batte il tempo suadente, liberando la mia mente finalmente dal grigiore arrugginito di questa vita sempre più desiderata, sempre più amata.
Che cos'ho? Non lo so. Mi pervade un'ignota gioia: della vita non ho più noia e di slancio rido, e amo della vita il ricamo. Il treno della vita Veloce corre il treno nella bruma ovattata dal sole filtrata. La pianura è assopita. Sognano gli alberi cullati dal ritmo sonnolento del treno che fugge via. Cavalli e casolari ascoltano trasognati sonnambuli incalzati dalla nenia persistente. Il treno va sobbalzando, sferragliando passa il ponte della nostra assordante bella vita estenuante che mai riposa, mai si ferma, sempre avanti, sempre sempre, fino a quando? fino a quando? E un altro giorno... Il pensiero della morte ai risvegli invernali dipinge pieghe sottili d’angoscia. I tetti bianchi di brina e il gelido vento che sibila ostinato via si portano poi la tela ricamata degli ignoti richiami. E un altro giorno si apre. Il mio fiume Ora iniziano una strana danza d’amore le fuggevoli libellule. Fiume, fluente discendi intristito tra gli alti pioppi superbi nel loro candore. Danza d’amore suoi tuoi gorgoglii tra i rovi invadenti il tuo andare perenne. Lunghe braccia vive e spinose irridono le frivole effimere libellule: vita fatta di colori. Tu sdegni i fremiti d’un attimo solo e accogli il sole spezzato. Notturno O canto della civetta felice giungi alle mie orecchie impazzite: fruscii, vuoto e poi nulla. La notte inarca la sua gobba; o canto della civetta, veloce lingua di fuoco tu l’attraversi. Solo antivedo nella tenebra il nullo futuro, la vita: comprendo il fruscio... le mie orecchie tacciono. Non più il sordo battere del cuore sul timpano, ma aereo strido realtà raggiunta nel silenzio oscuro. O canto della civetta felice giungi alle mie orecchie impazzite di gioia. Sera Alto è il respiro dei monti, tra gli alberi riposa la valle; ancora non dorme il pettirosso. Tra poco scenderanno le ombre e profondo sarà il silenzio. Vita Più di quanto io stesso pensassi sono attaccato alla vita. Impetuosi fuggono i giorni rare restano le speranze. I sogni chiudono gli occhi: rimane aperta una finestra al tramonto. Non ancora la nebbia dei sensi apatica scende a spegnere il desiderio di vivere: guizzi di luce talora illuminano la sera che viene. Sulla laguna Scende la sera e la pace mi porta, pace di sensi sulla laguna: ineffabile silenzio si rompe e trascorre sulle erbe, rauco richiamo di gabbiani solenni sull’immota acqua. Lievi farfalle ondeggiano al vento impaziente. Lontane le vette respirano sospirano liete le gemme. Una vela disegna un arco bianco. L’argine è azzurro di fiori. I pruni le angosce dipingono della vita - il vento mai non posa - groviglio di attese mai vinte. Lungo l’argine L’odore del fieno lontani ricordi riaccende in questa placida ora. Frulli d’ali sull’argine increspata è la laguna. Lente vanno le barche lenta una tartana riposa. Il sole basso filtra vermiglio fra nuvole nere. Una subita folata di vento le tife riarse e l’erbe scompiglia; ciarlano le tenere canne. Ecco, fresca e leggera la pioggia ristora i pruni tenaci ed anche il mio viso e l’animo stanco. Scherzo (A mia figlia quando aveva due anni e mezzo)
Cattivona, cattivona dolcemente tu sei buona; grande piccola padrona, non far ora la briccona! Cattivella, cattivella tu gli occhietti grossi hai e le guance dilatate! Le boccacce tu mi fai! Cattivaccia, cattivaccia se un sorriso tu non fai la Befana bella chiamo con la sua grande bisaccia. Ed il dito non mi lasci, è da un'ora che lo stringi. Dormi, dormi cattivuccia or non storci la boccuccia. Sogna, sogna la tua mamma, sogna pure il tuo papà. Il respiro tuo ci incanta ed il nostro cuore canta. Quando sono con te Quando sono con te, chi sa perché agli occhi m’appare un campo di spighe sussurranti come fresche onde amiche.
Quando sono con te, chi sa perché il cielo diventa sempre più blu, simile agli occhi sereni che hai tu.
Quando sono con te, chi sa perché il vento furioso placa la sua ira, si ferma dolce e la tua chioma mira.
Quando sono con te, chi sa perché nuvole grigie non coprono il sole, contento di scaldare il mio bel fiore.
Quando sono con te, chi sa perché gli uccelli non fuggono impauriti, la tua voce ascoltano incuriositi.
Quando sono con te, chi sa perché le stelle non sono tanto lontane e le mie parole non sono vane.
Quando sono con te, chi sa perché non ho paura nemmeno del tuono se in braccio a te perduto m’abbandono.
Quando sono con te, chi sa perché il tempo vola, non capisco niente, beato sono come un incosciente.
Quando sono con te, chi sa perché sento la voce del cuore che dice: - Ora sono veramente felice - -Da La nostra storia-
Sono solo col vento Il vento frastorna le antiche pene nell’ignoto regno dell’inconscio; a raffiche rabbiose scaglia l’inquieta sabbia fin sulle dune verdi. Fuggono le bianche nuvole verso il sole giallo, s’inarcano le onde ruggendo, rilucendo di speranze mai dome. Scricchiola la barca della mia vita, tenuta ancora dall'ancora dei desideri che, a uno a uno, rapidi scompaiono nel vortice delle incognite; sibila il vento spazzando il mare, la vela spezzando della mia barca. Una luce bruna improvvisa la costa oscura. Impazzisce stridendo la sabbia. Sono solo col vento e con l'urlo del mare senza le tue mani. E la mente riposa Inerzia della mente alla calura della sabbia che scotta. Le vele al vento si aprono veloci le barche solcano il mare da bianche creste screziato. Voci dal brusio delle onde attutite giungono ipnotiche da mondi lontani spinte da soffi flautati di vento intermittente. E la mente riposa. Donna Chi sa cosa significa esser madre. Partorire con dolore e somma gioia. Vedere il frutto di se stessa venire alla luce urlante d’energia e di vita affamato.
Donna, anello della vita, portatrice della vita, tenace combatti e sopporti il dolore, in silenzio soffri per amore dei tuoi figli.
Donna! Dove sarei, se non ci fossi stata tu? Dove sarebbero gli uomini tutti?
Chi sa cosa significa esser madre. Gioia provare e dolore, piangere e ridere, amare e soffrire e dare conforto, sicuro rifugio per l’uomo. Toccherà Toccherà anche a me stare in una stretta bara a riposare in pace lungo disteso con le mani giunte con gli occhi chiusi e vedere la luce dell’oltretomba e sentire il profumo della decomposizione. Fingerò di essere morto fin quando la carne la fragile carne non più mi stringerà; riderò delle umane miserie fin quando le ossa le bianche ossa brilleranno nella notte eterna. Vento Vento, portami lontano al di là delle montagne: voglio sognare sopra nuvole di seta dolci colline vermiglie, voglio bere il nettare degli dei avvolto da cirri fuggevoli, voglio con te volare sulle alte vette e sui profondi mari. Vento, accarezzami anche quel giorno quando dirai: vieni. Tempo Inesorabile Tempo, ti porti via insaziabile la vita mia. Dispettoso pittore, ami colori grigi e giallastre rughe da spruzzare impietoso sui capelli e sul viso. Impassibile Tempo, cinico tiranno, ti diverti con le mie ansie, riducendo le mie gioie, nel vortice dell’infinito. Desiderio Vorrei tornare trent’anni indietro, assaporare la vita e avere l’illusione della giovinezza. Guardare con ansia i giorni che veloci scorrono, e la sera non avere pace. Tremare vorrei davanti all’ignoto lontano e del futuro farmi beffe. Ma ormai sono qui, vicino al traguardo mai sognato, sempre aborrito. Primavera Il sole splendido nell'azzurro cielo frantuma il muro dei ricordi nebbiosi liberando luminoso la mente dalle sue tristi ombre. Torna a pulsare il cuore con nuova forza, rinnova caldo il sangue la sua gioia vitale, palpitano le vene desiderose d'amore. Domina vittoriosa la luce dalle bianche vette al mare, e il giorno sorride, e anche la notte non è più notte. Nostalgia Vorrei tanto, per te soltanto, rievocare la vaghezza della fatata età lontana, quando lieve dai caldi colli l’odore scendeva del fieno a inebriare l’anima mia. Vorrei tanto, con te soltanto, nel ricordo fremere e gioire, la pace riassaporando della valle col suo sentiero dalle alte fresche erbe ammantato. Vorrei nuotare in mezzo al fieno per riscoprire la purezza dell’instancabile pensiero che agitava i veloci giorni. Vorrei… Ma la valle dell’anima mia è senza sole e inaridita tra la polvere dei ricordi e le speranze ormai perdute. Vorrei soltanto con me averti, respirare rivolto al sole ed il dolce vento ascoltare, e come un tempo poi sognare.
Sfinge Tu hai il potere di logorare l'anima e fiaccare lo spirito. Sei il Tempo distruttore che ingoia senza posa ogni essere vivente come un immenso buco nero? O sei la Nemesi del fragile uomo che rosicchi inesorabile risucchiando nelle fauci ogni alito della sua vita? O sei l'Echidna, madre di mostri orripilanti, che si insinuano nei nostri cuori? Nascondi la gioia e la pace, dispensi tristezze e angosce. Dimmi chi sei. Forse la colpa, la pena d'esser nati? Svelati. Che io possa sfuggire al tuo disgustoso abbraccio e sorridere felice al cielo ai fiori che sbocciano alle foglie che tremolano al fiume che lento scorre agli occhi dolci della mia donna. Sogno all'alba Altri cieli, altri mondi. Sospese nell'azzurra luce grandi ninfee verdi adagiate su laghi cilestrini ondeggiano lievi. Cigni bianchi e neri vi riposano assorti, e poi spiccano il volo verso la luce più viva. Quella luce, magnete dell'anima, che folgorante attrae e allettante invita all'armonia dei sensi, alla pace del cuore in tumulto sempre. Sogno Una pianura interminabile, giallastra la terra, bruciate le erbe, fumiga. Scalpitano, criniere al vento, sauri indomabili: desideri bradi del chiuso orizzonte della vita. Nitriti chiamano, code saettano, furibondi nella luce d’ocra corse scatenano senza fine verso l’orizzonte, chiuso. Il campo della vita Da sempre paure o inquietudini hanno scavato solchi dolorosi nel campo della mia vita. Terra, pietre, radici sconvolte dal fatale vomere hanno ridotto la mia esistenza un continuo germogliare di spine acute, piccole e multiformi, che hanno bevuto gocce di sangue - atrocità degli attimi incalzanti - e che hanno scarnificato la serenità dell’animo - ci fosse un cielo, un po’ di sole lo illuminerebbe - Ma l’implacabile aratro guidato da ignota Mano insensibile prepara il terreno a nuove semine di paure e di inquietudini tenaci. Ed il campo della vita non conosce fresche erbe, né fiori variopinti, ma solo pruni senza foglie, e la sofferenza, fertile concime, li alimenta sempre.
L’Indifferenza Granelli di sabbia, sospiri d’amore inariditi dal sole spietato dell’Indifferenza, brillano ammiccanti al vasto mare percosso da mani solcato da barche stanco dell’uomo. Un mare senza uccelli, aggredito da uomini accaldati da bambini urlanti da mamme ansiose. Piatto e liscio non mormora, non s’agita, soffre immobile. Mare, sei forse il frutto dell’indifferenza sotto l’azzurra volta del Cielo? Vertigine La vertigine del vento inabissa le angosce nei cunicoli della speranza. Il vento va e viene - l’accompagnano bagliori di luce bianca - e parla suadente vagabondo dei vani desideri, fragili ghirlande di nuvole in fuga, da lui donati, ghignante, a larghe mani ai nostri cuori. In vani dubbi In vani dubbi con lento soffrire, uomo, consumi te stesso come un tizzone nella calda cenere. Grigio diventa il tuo mondo inquieto, disfatto in miriadi di particelle che roteano la tua vita nella razionale volontà del Caos. Ai dubbi, tarli della mente, assommi le angosce inesplorate e rigogliose della foresta cinerea che sovrasta la Terra abbandonata della gioia, scacciata anch’essa dalla Forza invisibile e grigia che tutto inghiotte. Tristezza Tristezza, gioia negata, che a me t'avviluppi, lasciami per una volta. Fuggi le ansie, le bianche tenebre, che dipingono le mie sere. Non bussare al martellato mio cuore, alla convulsa mia mente. Vattene per una volta! Non ghignare soddisfatta, mentre giri il trapano dei dubbi ricorrenti sulla vita, sulla morte, sul tutto, sul nulla. Gioia Gioia, tristezza obliata, danza con me nel vento furente della passione. Librami in alto, ch'io voli felice verso le tremule stelle - sogni desideri speranze - Ingoiami, ch'io penetrare possa nel tuo mondo fluttuante, dove sempre in agguato infastidite vigilano le angosce. Gioia, specchio della tristezza senza affanno, rifletti questo volto anestetizzato da sfuggenti sorrisi casuali. A mia madre Te ne sei andata così come sei venuta umile e silenziosa. Ti sei spenta piano piano soffrendo e amando. Ma le tue mani stringono il mio cuore, i tuoi occhi mi guardano ancora. Sei vigile madre come sempre, e il tuo ultimo sorriso lenisce le pene. Il tuo corpo è stato il tempio del dolore donato al mondo tutto, ma la nera signora che il filo spezza della grande illusione ottusamente ha atteso di portarti via con spietata indifferenza.
Madre, ti ringrazio. Accetto, madre, grato il tuo ultimo dono: mi hai liberato dalla paura della morte. E vanno i giorni... Il verde prato sull'alto monte della speranza gela. L'aspro dolore tra quotidiani spinosi pruni striscia. La lunga notte della solitudine compagna tace.
Non alza la vela la barca della mia vita, vino non mi mesce il Coppiere della vita, non trovo pace in questa convulsa vita. C'è solo il dolore senza speranza che balla lento questa triste danza:
e vanno i giorni e gli anni vanno come muti pellegrini tutti in fila a testa china strascicando i gonfi piedi sulla via che mai finisce. Paesaggio invernale Tacito un passero vola, su un ramo spoglio si posa. Neve ovunque soffusa, alberi dal freddo scheletriti. Silenzio intorno.
Sotterra pulsa la vita. Neve Cade la neve. Fiocchi su fiocchi su tetti, su pini, su siepi, su strade. Li aggroviglia il vento impaziente li ammassa, li sparge nervoso. Non un passero pigola, non un merlo saltella. Solo si sente il fischio del vento; solo si vede neve che cade. Scende il buio. Bagliori vermigli s’innalzano in cielo, assistono i lampioni allucinati all’urlio dei bianchi cristalli in cerca di pace. Tace il vento, respirano i comignoli. Cade la neve. Fiocchi su fiocchi si posano, si posano nel lento silenzio delle vie deserte. La valle del desiderio Scotimento dei sensi innalzati in opache luci di desiderio: altissima nebbia irridente lo stridulo mondo velato d’amore fugace, patina dai mille colori accecanti. Indecifrabile oscura passione, aggrappati all'informe nebbia e penetra, acqua grumosa, nella valle irta di scheletri rabbrividenti alla sua diafana presenza di sole. La mia bambina Si chiama Valeria la mia bambina. E’ dolce e tiranna con il suo papà. E’ bella. Nei suoi occhi rapide guizzano maliziose bugie. “Carino tu sei, carino"- mi dice - con vellutati sorrisi d’amore. Un cattivone son io anche per lei. Soave diletto ella m’infonde, fresca spuma leggera marina. Nuvole Squarci di luce celeste balenano tra grandi montagne dal vento sfrangiate nell’aura grigio perla. Masse informi percorrono le rosee praterie dei cieli. Ricordi d’altri tempi, nembi arroccati, squassano la mente e il cuore. Lontano nel tempo dei desideri dolci e furiosi lo scrigno si apre: s’incrociano nel cielo veloci, e nessuno mai li ferma. Sono stufo Sono stufo di compiangere il mondo e le sue disgrazie, o alata Speranza, che nella mente umana ti insinui ingannevole.
Sono stufo di assistere ai misfatti ogni giorno dall’uomo perpetrati, o solenne Ignavia, che con il tuo egoismo i cuori incolli di freddo cinismo.
Sono stufo di sorridere alle ignobili adulazioni ed alle piatte imitazioni di grigi signori, succubi dell’interesse, o diffuso Conformismo, che spegni la luce dell’intelligenza.
Sono stufo di rimpiangere il passato. Proiettami nel futuro del nulla enigmatico o nel presente sistematico, o Catapulta delle mie illusioni.
Sono stufo di accendere false gioie e tristezze vere. Blocca le mie pene, o Bastione delle disillusioni, che ti sbricioli giorno per giorno.
Sono stufo di deludere la mia coscienza. Illumina la mia via, che mi hai assegnato, o sovrano Essere, reggimi, e non rimproverarmi, se ogni tanto incespico. Solo Morir mi piacerebbe in un’isola solo dal mare accarezzato e dal vento. Ora L’ignota inquietudine a tratti m’assale sollevando la polvere di ancestrali paure. Lenti veleggiano al mattino sul mare tenebroso i vascelli dell’anima. Lieve la mano del dolore mi accarezza in quest’ora di luce ialina. Ricordi Arcani forzieri del tempo serrano ricordi consunti. Talora inavveduto il cuore li apre. Venti furiosi allora impietosi lo squassano, di dolci rimpianti carichi di gioiose tristezze intrisi. L’onda della memoria si frange: impetuoso mare, monte austero, alberi suadenti, vagabondo vento, da voi pace invoco, quella pace invano sospirata nella mia vita assediata da ignoti nemici che si nutrono di me nelle tenebre dell'inquieta notte. Davanti al mare Ascolto la voce dell’anima nel silenzio attonito del mare. Fresca l’onda intime sensazioni rinfranca. La brezza dalla pineta melodiosa trasporta gioiosi canti d’uccelli. Una nuvola grigio perla sfida il sole oscillante mutando sembiante. L’aereo che passa spezza l’incanto. Ma la gioia dov’è? Gli ombrelloni aperti al vento sotto un sole di ghiaccio. Si annida nella mente la sottile pena del cuore. Balenano palpiti di luce sulle chiuse palpebre. Ma la gioia dov’è? Vivo Vivo d'amore vivo di sogni vivo di luce vivo di nulla.
La realtà non m'appartiene, vola via da me, uccello del cielo che s'immerge in bianche nuvole. Trepida l'attesa bussa alla porta dei desideri, lieta finzione della vita.
Vivo di luce riflessa dal tempo immobile dei brevi giorni.
Vivo di nulla sotto il sorriso ed il pianto del cielo con il cuore in tumulto invaso da sentimenti dolci e furiosi. L'Arcano invisibile sonnecchia dopo aver giocato a dadi. Regala qualche vacuo sorriso dalla penombra eterna.
Vivo di sogni frutto amaro della speranza che m'accompagna da sempre.
Vivo d'amore che mi perseguita inesorabile da quando son nato.
Così vivo e mi piace vivere fino alla fine. Campanili Campanili del Friuli il cuore mi aprite Voi che umili vi innalzate al cielo. L'odore del fieno e la blave elevano lodi a Chi tutto governa nella luce immobile del sole rovente. Angoscia Il palo della luce di cemento armato alto si leva grigio a sfidare il vento, l’acqua, forse il tempo dell’uomo. Inerte osserva le nuvole, non accoglie uccelli, ascolta solo inquieto il ronzio di se stesso.
Il vento va, l'acqua scorre, il tempo fugge verso il nulla. Giorni Briciole sparse di quotidianità alimentano i giorni della nostra fugace vita, neri uccelli di passo che volano verso lontani vermigli orizzonti e non tornano più. La luce imbrunisce al loro passaggio. Spiragli d'oro tra nuvole rosa nell'ombra della sera che viene accarezzano gli occhi, non l'anima che incupisce nell'attesa della Notte. Mentre bevo lo spumante Chi sa se scoprirò la verità quando si spalancherà la porta dell’ignoto. Conoscerò i misteri della vita e della morte? Un fascio di luce illuminerà i miei occhi lucidi o il buio nebbioso avrà già chiuso per sempre il dubbio e il vano desiderio di sapere? Stamani il sole Stamani il sole col suo vivido fulgore di luce riempie d'oro la stanza del mio cuore.
Azzurro senza nuvole spazia limpido il cielo dal mare ai monti lontani, brilla la brina scintillante su tetti e strade, succhiano i pini il dolce tepore, fremono le siepi ai frulli d'ali, schioccano i merli gioiosi richiami.
Inebriato sono pronto a vivere come in quel remoto pomeriggio radioso della torrida canicola d'agosto. Pioggia Questa bruma intessuta di fili ocra avvolge col suo velo di luce acquosa la molle pianura e illumina tenue i nodosi alberi coi nudi rami ruggine protesi in preghiera al cielo, le canne color pane chiaro, le giallastre tife coi pennacchi umidi, gl'irti cespugli rosso violacei, i grovigli inestricabili di tenaci pruni terrigni lungo i placidi canali ove giovani anatre sguazzano presaghe dell'imminente pioggia.
Si squarcia il velo pregno d'acqua: scende la pioggia fitta e leggera nella sua trama grigio ocra a imbevere goccia a goccia le tenere erbe e gli uccelli sorpresi che volano a frotte ai nidi. Solo una garzetta solenne nella sua bianca livrea immobile resta come un maggiordomo ad accogliere l'ospite gradita: e impassibile ne contempla con la testa leggermente inchinata il fresco vestito inusuale. Piango lacrime di gioia Ho pianto lacrime invisibili per te nascosto dietro lo specchio della tua tristezza. Come si fa ad essere sempre cupi? Anche il cielo non è sempre nuvoloso, non sempre gli alberi sono senza foglie. Un sorriso è come un raggio di sole che fuga la grigia nebbia del nostro cuore. Ho pianto lacrime fredde per te. Anche il ghiaccio si scioglie dopo il rigido inverno. Ho pianto lacrime amare come il mare per te. Ma anche il mare è dolce d'estate. Piango lacrime di gioia ora che il sorriso strappa dai tuoi occhi la nera caligine dell'angoscia. Antitesi Attesa. L'odiosa morte mi attende al varco con un acido sorriso di scherno. Cupo l'accompagna nella notte fredda con sottile inquietudine il rimpianto delle cose belle. Vola via la bella vita si disperdono i desideri nel vuoto cielo. Il sole le stelle non ci sono più. Invito. L'amata morte provvida mi invita alla pace con un abbraccio senza fine. Mi libera dal peso della carne afflosciata e da un cuore ormai che ama solo se stesso. I tremolii, i balbettii non ci sono più; i dolori, le angosce fuggono via; si spalanca l'eterno: il dubbio è certezza, finalmente. Madre e figlio - Se nella vita tu tutto vuoi avere, ricorda che molto devi soffrire - sussurrava la saggia amata madre al figlio che lontano se n’andava. - Molto si pena, ci afferra il dolore, e poco s’ottiene, senza sudore - Con gli occhi dolci il vagabondo figlio accarezzava, il viso con la mano - quella premurosa leggera mano - gli sfiorava nascondendo il tremore. Il sorriso scendeva dritto al cuore, protetto dal materno vero amore. - Le strade sono tante, ma una sola segui nel bagliore dell’acre vita; non abbandonarti mai allo sconforto, ma lotta, onesto, con coraggio sempre - Il figlio impaziente con la valigia in mano mormorava : - Mamma cara, si sta facendo tardi, devo andare! - Piange ora il figlio triste nel ricordo la trepida soavità della madre rapita via da nota forza oscura nel mondo arcano dell’eterna pace. Vorrebbe la mamma vicino avere, la sua mamma ora per sempre lontana; il conforto del suo calmo sorriso, e la sua carezza accennata appena. Piange il figlio quell’inutile fretta e la smaniosa voglia d’esser grandi. - Vigila su tuo figlio, mamma cara, aiutami ad affrontare la vita; non dire a me: si sta facendo tardi, devo andare! Ma tracciami la via, che salvi tuo figlio dalla pazzia - Piange ora il figlio triste nel ricordo, mentre la sera scende lentamente. O Sorte, ti maledico La Sorte mi ha posto sulle spalle un nefasto fardello di inquieti dolori e lacrime irate che da sempre mi pesa e mi preme il cuore, triste trastullo, trottola malferma tra mani impietose della Vita vessata nel breve tempo incognito da Lei concesso. O Sorte, perché precipiti la mia vita nel chiuso gorgo dell'ineluttabilità? Fermala, se almeno tu puoi. Fammi godere questo barlume di gioia che nel buio brilla della speranza audace. Le stelle mi invitano a salire nella notte cosmica, tu vuoi trattenermi in questo incantevole giardino, la Terra dell'uomo, variopinto di sofferenze. E ti piace scherzare con lui. Per questo, o Sorte, ti maledico. |