Poesie di Salvatore Armando Santoro


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Salvatore   Armando Santoro

Santoro Salvatore Armando è nato a Reggio Calabria il 16 Marzo 1938, da madre reggina e padre salentino (terra alla quale si sente particolarmente legato) ed è laureato in Scienze politico-sociali presso l'Università di Torino.
Dedicatosi giovanissimo all'impegno nel sindacato fu tra i primi dirigenti della Cisl di Reggio Calabria prima e, all'inizio degli anni '60, dopo aver frequentato la scuola sindacale della Cisl di Firenze, si trasferisce in Valle d'Aosta dove ha curato in prevalenza il settore della formazione e dell'informazione. In tale veste è stato per diversi anni anche corrispondente per la Valle d'Aosta di "Conquiste del Lavoro", organo nazionale della Cisl.
A Reggio fu uno dei primi promotori del Movimento Federalista Europeo, e tale ruolo ha continuato a svolgerlo anche in Valle d'Aosta, partecipando a tutte le attività organizzative di quegli anni che gli permisero di venire in contatto con i grandi ideatori del progetto europeo, Alterio Spinelli, Giuseppe Petrilli, Mauro Ferri, Angelo Lotti, ecc...
Nel suo ruolo di sindacalista, a lui si devono due importanti convegni organizzati all'inizio degli anni '80 in Valle d'Aosta: nel primo furono tracciate le linee per un potenziamento del settore termale, dove  è  stato prospettato il recupero delle Terme di Pre' St. Didier e lo sfruttamento industriale di alcune sorgenti per l'imbottigliamento di acqua minerale del Monte Bianco (idee che poi si sono realizzate) e, in un altro convengo, invece, sostenne il progetto del collegamento ferroviario tra Aosta e Martigny che è  in fase di discussione in sede politica.
Dal 1986 è stato Segretario Regionale e componente dell'Esecutivo Nazionale del Sindacato Elettrici della CISL, compiti che svolse anche in Abruzzo, tra il 1989 al 1992, dove era stato inviato in missione per motivi di lavoro.
Dal 1997 è in pensione ed impegna il suo tempo libero scrivendo poesie e racconti, una passione che sviluppò fin da adolescente e non più abbandonata, ed alternando la sua presenza tra la Valle d'Aosta ed alcune località della Toscana (Pistoia prima e Grosseto adesso).
Vasta la sua produzione poetica e numerosi i premi letterari ottenuti. Le sue poesie sono state pubblicate su diversi periodici locali (a Messina, Reggio Calabria, Pistoia, ma prevalentemente ad Aosta su giornali, quali Le Soleil Valdotaine, La Region e La Vallè e Notizie, un giornale molto diffuso in Valle d'Aosta). Recentemente una sua impegnativa poesia sociale "La Razza" è stata inserita anche nella rivista trimestrale di Cultura e Turismo "Calabria Sconosciuta".
Le sue poesie sono presenti in molte antologie letterarie, soprattutto della Keltia editrice di Aosta, e nel 2007, anche la Regione Toscana ha patrocinato una antologia letteraria, "Pater" (Morgana Edizioni-FI) dove, insieme alla sua lirica "Edera amara", sono inserite liriche di personaggi di spicco della cultura italiana ed internazionale, quali Maria Luisa Spaziani, Andrea Zanzotto, Franco Loy, Smitran Stevka, Hinostroza Rodolfo, ecc...
Gran parte dei suoi lavori (poesie e racconti), però, sono on-line sul sito  www.poetare.it/santoro/santoro.html,  ma anche su altri portali nazionali ed internazionali che lo ospitano.
Nel Novembre 2006 ha stampato il suo primo libro di poesie, "La sabbia negli occhi", edito dalla casa editrice Pubblidea di Massa Marittima, che ha poi presentato in un recital di poesie che gli è  stato organizzato a Reggio Calabria il 3 dicembre 2006. Sempre in questo mese è  stato ospite di una trasmissione della emittente grossetana Teletirreno, nel corso della quale ha presentato il suo volume di poesie ed ha declamato diverse sue liriche sulla miniera. Di questo volume è uscita una seconda edizione per i tipi della Casa Editrice Libellula - Minuto d'Arco - di Tricase (Lecce).
Nel 2007, infine, è stato coinvolto nel "Progetto Legalità" organizzato dall'Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri di Castrovillari (CS) in collaborazione con Amnesty International, ed ha partecipato alla conclusione del progetto stesso declamando agli studenti ed al corpo insegnante presente alcune sue poesie contro la violenza e la guerra.
Nel 2005 ha costituito a Boccheggiano (GR) il Circolo Culturale "Mario Luzi" ed è il Webmaster del portale
www.circoloculturaleluzi.net, sito specializzato in letteratura italiana e straniera. Contemporaneamente ha promosso il Premio Letterario Europeo di Poesia e Narrativa Città di Montieri che nel 2006-2008 e 2009 è stato patrocinato anche dal Presidente della Repubblica e nel 2009 dalla Rappresentanza in Italia della Comunità Europea
Nel 2008 è stato ospite a Casarano Lecce di una importante kermesse artistica inserita nel cartellone della festa dei Pugliesi nel Mondo ed ha declamato diverse sue poesie sul Salento, terra dei suoi avi alla quale è particolarmente legato.
Nell'agosto del 2010 ha pubblicato il suo secondo libro di poesie. Si tratta di 134 liriche inserite nel volume "Ad occhi chiusi - Poesie d'amore". Questo libro è stato presentato l'8 Agosto scorso, ad una manifestazione culturale organizzata dallo scrittore Pietro Zerella a San Leucio del Sannio (BN) nel corso della quale ha declamato alcune delle poesie contenute nella raccolta.

Nel 2013 ha collaborato con la Pro Loco di Patù (Lecce) per l'organizzazione del 1° Incontro dei Poeti Salentini, manifestazione che si ripeterà anche in futuro e con questa istituzione collabora per lo svolgimento del Bando Letterario Internazionale di Poesia e Narrativa Veretum.
E' componente di Giuria in diversi bandi letterari ed è spesso ospite in incontri letterari e poetici.
(Email:
armandosal3000@gmail.com ) - Tel. 3713757415

Leggi le altre poesie: Santoro - Santoro2 - Santoro3 - Santoro4 - Santoro5||  Leggi i racconti
 

“E” come Europa

   
Nella foto: La Bandiera del MFE ed Altiero Spinelli

Stanno ora ridiscutendo anche me stesso,
esisto, non esisto eppure vivo,
e ci ho creduto con molta convinzione,
credetemi credenti, io ci ho creduto.
Per lei mi son battuto,
ero allora ancora un ragazzino,
con la mia “E” verde ad un occhiello,
con la mia “E“ verde sul borsello.

L'ho trasportata dallo Stretto al centro,
Firenze allora non la conosceva,
nella conca d'Aosta sventolai
quella bandiera bianca un po' consunta
con quella “E” verde al centro colorata
con quella tinta che dava speranza.
Al vento l'agitai da menestrello
verde era come il colore d'un baccello.

E vidi insieme a me vecchi canuti,
si, Altiero, col suo barbone bianco,
unico testimone a me vicino
a Tor Vergata col suo Manifesto.
Era rimasto solo ormai ma ci credeva
quella bandiera anch'io la strinsi al petto
quella “E” dipinsi ancora col pennello
sul cuore la incisi con punta e martello.

Poi furon marce tra freddo e calura
non mi stancavo mai e andavo avanti
erano i puri in testa a quei cortei
gli impuri stavano ai margini distanti.
Poi s'arrivò con la prima elezione
si capì che s'era ormai persa la partita.
Gli impuri teso avevano il tranello
noi si restò con in mano un tamburello.

(Donnas 27.11.2016 - 16,31)

Dopo la tempesta


Nella mia foto: le montagne che confinano con il Parco del Gran Paradiso già innevate

Oggi il sole s'è affacciato sulla valle
risplende sopra i monti già innevati
non vedo più volare le farfalle
chissà i merli dove sono andati.

Silenti sopra i monti son le stalle
nei recinti riposano i belati
le piante sono un poco rosse e gialle
ma ancora il verde ridisegna i prati.

La quiete arriva dopo la tempesta
sereno è il Borgo ed anche il paese
oggi è anche domenica, ed è festa,

suonano le campane delle chiese
di tanta pioggia in fondo cosa resta?
Nei cuori la speranza il sol riaccese,

perché si sa, al mondo tutto passa,
oggi risplende il sole e ci rilassa

e del mal tempo che regnava ieri
l'abbiamo cancellato dai pensieri.

- Sonetto ritornellato
(Donnas 27.11.2016 - 10,16)

Incertezze


L'immagine è tratta dal portale:
http://www.psikhe.com/wp-content/uploads/2014/11/incertezza.jpg

Non sono solo.
Cerco la solitudine.
Nonostante l'età il sole ancor s'affaccia
mi regala giocose presenze
che scoraggio, allontano.

E sì, l'età mi schiaccia,
l'entusiasmo non manca,
a volte anzi abbonda e tracìma,
mi trascina.
Ma resto razionale,
i limiti del tempo provo a rispettare,
le rughe in viso valutare
anche se il fanciullino che c'è dentro
sempre sgambetta e non mi vuol lasciare.

Ma un siffatto mondo negligente
l'animo ormai mi straccia,
più non sopporto il folle esternar della gente
quel dondolare stupido e incostante,
quel passar noncurante
tra l'ombre della sera e il vivido mattino
tra la sobrietà necessaria
e la ricerca d'un bicchier di vino.

Non ho bisogno che alcun mi dica
la differenza tra un tramonto e un'alba
al mattino il sole abbaglia in faccia,
l'osservo tenero la sera
quando pigro e lento scende in mare
penso che forse l'alba potrebbe non spuntare
ed anche il cuor del miscredente
si rassegna all'inutile preghiera.

(Donnas 26.11.2016 - 10,11)

La barca di Sant'Andrea


La foto della barca di Sant'Andrea (Melendugno) e di Mimmo de Pascalis (g.c.)

Ne ho visto di mare,
di giornate serene e di tempeste,
ne ho viste di bufere e di marosi
di fredde e diacce tramontane
di scirocchi umidi ed uggiosi,
ne ho viste tirar reti con le mani.

Ne ho visti di bambini e giovinetti
affaccendarsi e in mar tuffare i remi,
ne ho sentite canzoni e imprecazioni
e risa genuine sotto il sole.

Ne ho visti occhi ridenti
di naviganti coi calzoni corti
felici di solcare pochi metri,
illusi di toccar lidi lontani.

Quante volte la sabbia mi ha colpita
spinta dal vento senza una ragione,
l'onda rabbiosa il volto m'ha bruciato
e il ruggir dei marosi ancora ascolto,
mi bastano due gocce per gioire
quando un'ondata pazza mi colpisce
spruzzando un po' di mare sui miei fianchi.

Anche i miei remi adesso sono stanchi
li cerco e non li trovo:
senza le mie stampelle
rimango ferma e asciuga la mia pelle.

(Donnas 21.11.2016 - 15,45)

Patù: Agosto 2010

L'indifferenza



Questa mattina ce l'ho col mondo intero,
con tanta indifferenza che ci affoga
penso ai tanti che han la vista corta,
che i fatti altrui li lasciano alla porta.

Leggo i titolo asfissianti dei giornali,
le banali interviste dei cronisti,
la camorra che torna a giustiziare
son problemi che non posso riparare.

Gli occhi stan chiusi alle barbarie umane,
alle guerre e alle miserie delle genti,
ci si indigna per il pizzo da pagare,
l'Equitalia lo fa in modo legale

e non guarda in faccia mai nessuno;
se la camorra spara ci si allarma
del poveraccio che s'è suicidato
tutti zitti: lo stato l'ha ammazzato.

In fondo ad un popolo plagiato
da imbonitori e false informazioni
non gli interessa più del malaffare;
è il pizzo di stato da non sopportare.

E parlo anche del bene della casa
ormai vessato da tasse e balzelli,
urlano in tanti: sono gli espropriati
dai camorristi di stato oggi vessati.

Poi si stupiscono per il disimpegno,
perché l'elettorato se ne sbatte:
si finge di ignorare che la la gente
a questo andazzo resta indifferente.

(Donnas 23.11.2016 - 13,13)

 

    

Stanotte mi ha assalito la tristezza
ho aperto sul PC il navigatore,
una girata virtuale mi sono fatto
tutto era vero ed io sembravo matto.

Sono stato in quell'anno nel Paese,
e le riprese furono girate
proprio il 2010, ed era Agosto,
con lo scirocco in giro e un caldo tosto.

Saliva su dal cuore l'emozione
vagando pe' sentieri di Patù,
ho camminato mesto per quei vicoli,
zitto per la Via Principe di Napoli.

Sono arrivato in piazza della chiesa
ed ho pensato al nostro “prete bello”,
più in giù c'era Adriano e il suo salone
nel cuor saliva tenero un magone.

Mi sentivo come uno del paese
con tanti amici che avevo lasciati
ed ai quali mi sono affezionato,
sembra che anch'io tra loro un dì sia nato.

Ed ho telefonato anche a Michele
volevo sentir dal vivo la sua voce,
a Gina ho inviato un messaggino
per fare capire d'essere vicino.

(Donnas 23.11.2016 - 16,48)

Occasi


La foto è di Antonio Fino (g.c.)

Nel rinverdire di visioni antiche
sfiorano il volto zeffiri sereni
che allieteranno ancora il mio domani
col volo pigro e dolce dei gabbiani.

E fisso l'orizzonte ed anch'io volo,
vago con il pensiero e sfioro l'onda
col sole che inargenta la marina
a Rìstola m'inebrio alla panchina.

Quella panchina che paziente aspetta
che io ritorni, ché si sente sola,
con quella statua sempre indifferente
che volge il dorso all'onda risplendente.

Mi sembra d'avvertir un frullar d'ali,
lo strido dei gabbiani mi colpisce
ma è il luccichio del mar che mi stordisce
e quell'azzurro profondo dei fondali!

(Donnas 20.11.2016 - 22,26)

Pizzica malandrina


Nella foto di Federica Vergaro: Adele Sergi, poetessa ed esperta danzatrice di pizzica salentina.

Danzando sulla spiaggia con le onde
saltando sugli scogli in mezzo al mare
bagnarsi piedi e fronte e corteggiare
la mareggiata che scherza col vento.

E picchia il sole sopra l'onda pazza
che la falesia invade e la biancheggia
col tamburello il tempo accompagnare
d'un organetto che vuole suonare.

Pizzica, pizzica malandrina
come un'ondata di prima mattina
balla e saltella la salentina
balla anche l'onda alla marina.

Ruggisce il vento in mezzo alle grotte
l'onda solleva e forte la sbatte
suona un violino e un organetto
e l'accompagna col tamburello.

E questo vento dove lo metto
spinge le nubi lontano dal mare
solo salsedine bianca compare
corre sull'onda, non vuole mollare.

Pizzica, pizzica malandrina
come un'ondata di prima mattina
balla e saltella la salentina
balla anche l'onda alla marina.

Anche gli ulivi musica fanno
in mezzo ai campi il verde appare
quando su al nord la neve cade
qui nel Salento risplende il sole.

Gira l'aratro per la campagna
rossa la terra rivolta e spiana
il contadino non si risparmia
i solchi traccia e sparge i semi.

Pizzica, pizzica malandrina
come un'ondata di prima mattina
balla e saltella la salentina
balla anche l'onda alla marina.

(Donnas 20.11.2016 - 3,37)

Vecchia puttana


Il dipinto "Navi nella tempesta" è di Francesco Guardi (particolare)

M'innamorai di te,
esistenziale,
era un amore forse passionale
sbocciato dentro un cuore sofferente
diceva tante cose
ma silente.

Tu l'afferrasti al volo,
ti infarinasti come nel mulino
bianca ne uscisti all'aria
quel mattino
nera nell'animo,
nero fu il tuo e il mio destino.

E la bufera ci colpì furente,
l'acqua bagnò capelli e mente,
focoso fu l'amore,
come bosco che arde,
poi il fulmine cascò,
squarciò il mio cuore.

Ridevi, e non capivi
quella passione strana
che ti colpì,
che inflisse le ferite nel mio cuore,
la tua fu trasgressione insana,
giovinetta non eri,
ma vecchia e lurida puttana.

(Donnas 20.11.2016 - 11,44)

Haiku – Nuovo giorno
Astro sorgente -
un nuovo giorno sale
luce sul mare

(Donnas 20.11.2016 - 12,29)

L'ultima rosa


La foto è di Fernando Caputo (g.c.)

L'ultima rosa
s'affaccia tediosa
allaga la campagna
odor nel ciel ristagna
viva e odorosa.

Col verde si confonde
l'ultima rosa
svetta e non riposa
allegra si distende
gialla ed ariosa.

L'ultima rosa
s'accompagna al canto
di un cardellino tra i rami saltellante
d'una quercia che non è mai sfiorita,
muore giammai la vita!

(Donnas 20.11.2016 - 11,26)

Campane


- Nella mia foto il campanile di Donnas

Le sento ogni giorno
con pioggia e con gelo
quel suono m'arriva
dall'alba alla sera
non sono lontane
le vecchie campane.

A volte le odio,
ché sono assordanti,
mi sveglian di notte
mi fanno pensare
sottili, diafane
le stanche campane.

Ricordano giorni
di festa e di gioia
Natale che arriva
i giochi serali
le vecchie befane
le dolci campane.

E il gloria che suona
a Pasqua assordante
con frotte di bimbi
urlanti per strada
in corsa col cane
le allegre campane.

Riportano vite
che poi sono andate
sorrisi finiti
gli strilli sinistri
di vecchie poiane
le tristi campane

Poi vedo cortei
snodarsi nel nulla
gli amici d'un tempo
un suono che attrista
pesante stamane
a morto campane.

(Donnas 20.11.2016 - 10,39)

Cromatiche visioni


La foto è di Nilla Lenzi (g.c.)

Sole che muore tra colline e forre
su un mare variopinto a sera corre,
sull'onda si distende e pavoneggia
forti colori come in una reggia.

Bruna la notte piano piano accorre
mentre l'azzurro lentamente scorre
qualche barcone al molo stride e ondeggia
l'ultimo raggio coccola e vezzeggia.

S'inebria anche la mente in questo specchio
dove sbuffa e s'affanna vita e morte
a un canto d'usignol tende l'orecchio

che s'accompagna al suon d'un pianoforte
che armonie diffonde anche se vecchio
e al sentimento ancor apre le porte.

Sonetto
(Donnas 19.11.2016 - 09,49)

La pignata


La foto è di Saverio Tripodi (g.c.)

La pignata oramai solo è un arredo
tace e più non borbotta sul carbone
quando mia zia con cura e dedizione
al caminetto acceso cucinava
i fasuli, li ciceri e la fava.

Non mai sul fuoco,
ma al bordo della brace
al riverbero ardente della fiamma
che scoppiettava nei vecchi camini,
centro d'un benessere diffuso
che oggi s'è perso coi legumi pronti
sugli scaffali dei supermercati.

Quelle delizie a volte ho ritrovate
in qualche vecchia osteria del mezzogiorno,
piatti essenziali con cura preparati,
con aromi genuini mescolati,
sapori antichi mai dimenticati.

La nostalgia a volte poi t'assale
rivedendo certi utensili scordati
d'un mondo di fatiche non pagate
alleggerite da un pasteggiar frugale
di pasta e fagioli e cotiche lessate
con un bicchiere di rosso accompagnate.

(Donnas 19.11.2016 - 11,23)

Solitudine


- La foto è di Angela Puglisi (g.c.)

Solitudine e silenzio,
frusciar di acque chiare,
il cielo che si specchia in mare
un mare che un cielo vuol sembrare,
poi la falesia che si fa sfiorare
da un refolo di vento, e innamorare.

(Donnas 10-11.1026 - 16,43)

Rally day di Pomarance



Il nostro Manu ce la mette tutta
ora ha un po' d'esperienza che l'aiuta
io penso che stavolta lui la sfrutta
e vincerà con la sua azzurra tuta.

La strada, poi, sarà buona ed asciutta
anche la gara tosta e risoluta
quando il motore tira ed anche erutta
la sfida sarà tosta e combattuta.

Si coglieranno allori ed anche frutti
tanti saran gli amici a incoraggiare
a Boccheggiano tiferanno tutti

quella coppa sarà da conquistare.
I guidatori saranno alfin distrutti
ma tutti in piazza dopo a festeggiare.

- Sonetto classico
(Donnas 16.11.2016 - 22,06)

Quel nero insistente
(A John Mpaliza)



Quel nero insistente
ha tanta energia
al tempo inclemente
oppone utopia.

Con neve cadente
o freddo e foschia
lui esalta fervente
la terra natia.

Invita alla Pace
e l'urlo ora sale,
con voce sagace

dell'Africa il male
denuncia e il rapace;
Pace urla e non strale.

- Sonetto composto tutto di senari (sei sillabe)
(Donnas 13.11.2016 - 17,28)

Fiore di roccia


-La foto è di Piero Fanfani (g.c.)

Un fiore solitario tra le rocce
sol di rugiada assorbe poche gocce
quel poco che gli basta per brillare
e sopravvive senza protestare.

Lui è certo che non avrà figliocce
l'acqua gli arriva con il contagocce
meglio dell'uomo sa come sfruttare
quel bene che si sta spesso a sprecare.

Sereno se ne sta nella fessura
il sole coglie e gli colora il viso,
la vita può sembrare ad altri dura

ma resta lì, spera non sia reciso
e pur se soffrirà un po' l'arsura
splende come un bellissimo narciso.

- sonetto classico
(Donnas 18.11.2016 - 11,48)

Tratturi antichi



Amo tanto queste tracce di rosso,
questi ulivi dal verde accarezzati,
tutte le pietre ai bordi dei poderi,
fatiche antiche dei padri di ieri.

Amo il cielo che vedo chiaro e azzurro
le case bianche fan cornice in fondo
amo questo tratturo ricamato
che questo asfalto ha leso e soffocato.

Con dedizione amo la mia gente
che è legata al nostro mondo antico,
amo chi si commuove per un verso:
leggere non è mai del tempo perso.

(Donnas 17.11.2016 - 00,18)

Messaggero di poesia


La foto è tratta dal portale di: https://tonykospan21.wordpress.com

In gran silenzio senza far rumore
le ali muovo e nello spazio viro
semino voci e dolci versi in giro
serenità regalo in ogni cuore.

Strimpello sempre come un buon cantore
alle parole do forza e respiro
su un foglio scorre la mia penna a biro
il verso nasce ma dopo non muore.

E se è vero che vola la parola
un mondo costruisce in armonia
i versi fan da calce alla cazzuola

e innalza muri ad ogni tirannia
che sia sconfitta grandine e tignola
e regni sempre in cuor pace e poesia.

- Sonetto classico
(Donnas 14.11.2016 - 11,18)

La raccolta delle olive
(Ricordando mio nonno)


- La foto è di Maria Pacoda (g.c.)

La tua schiena, nonno,
oggi la vedo
curva nella campagna tra gli ulivi,
agile su una scala a pioli ti rivedo
scuotere i rami,
le olive abbacchiare,
cogliere le bacche oleose,
sui teli accatastare.

Ed il paniere con pazienza colmi,
scarti le foglie morte e quelle verdi,
sul “biroccio” nei sacchi li deponi;
scalpita il mulo,
paziente gli occhi intorno gira,
la sua biada giornaliera vagheggia.

Alberi spogli adesso,
diaccio il vento di grecale spira,
dalla brace, tra gli ulivi rimasta,
filtra tra i rami verdi
un lento fil di fumo che in cielo si disperde.

E la macina gira,
sento il rumore, le grida sgraziate dei garzoni,
il torchio pressa i “fisculi”,
lento un filo d'oro scivola nel “conzu”.

Brillano gli occhi tuoi,
un sorriso stanco colorisce il tuo volto,
che ricordo di rughe ricamato
sotto quel tuo cappello nero,
un po' usurato,
per le grandi occasioni utilizzato.

(11.11.2016 - 13,40)

Polluzioni notturne



Spoglio sentiero, eco che arriva storto,
il gregge corre per il tratturo antico
sento il belato, la polvere e lo sterco,
lana arruffata ancora nera cerco.

E' lei che chiama a sera: le rispondo,
ma non voglio sentir più voce alcuna,
c'è una puttana che la notte chiama
vuole l'amore, ma lei nessuno ama.

E bussa alla mia porta. E' notte fonda,
giro la serratura e lei sorride,
si spoglia e tutta nuda si distende
le gambe allarga, se guardo non s'offende.

E m'accarezza, ma sogno altre carezze,
la lascio fare, in volto poi la guardo,
lei ha gli occhi chiusi ed un sorriso lieve
il viso le colora, altro non chiede.

La schiena inarca, avverto già l'orgasmo,
poi si rilassa, tiene gli occhi chiusi
gioia mi dona ed altro non le chiedo
gli occhi anch'io chiudo e un'altra donna vedo.

(Donnas 18.11.2016 - 00,14)

Una vita contorta



Quand'io ti penso tu giammai saprai
neppur saprai le volte che ti penso
se il mio è amore oppure odio intenso
neppure questo lo saprai giammai.

So che sei persa, ti sei cercata i guai,
recuperarti non ha più alcun senso
su quello che tu fai c'è il mio dissenso,
quello che hai perso solo tu lo sai.

Che devo dirti? Sono stato un pazzo
ma tu lo sai davver quanto t'ho amata
ero tornato ad essere un ragazzo

e non è vero, no, non ti ho plagiata
m'avevi trasformato in un pupazzo
bevo or senza addolcir la limonata.

(Donnas 16.11.2016 - 15,08)

Quel presepe perduto


Zampognari ciociari

Quel presepe diruto
in quella vecchia casa ormai in rovina
ad una età passata m'avvicina
che ancor traguardo muto.

M'ha dato quel c'ho avuto
quel tempo, che fuori di me cammina:
qualche pastore, due mucche, una gallina
e l'angelo ho perduto.

Rimane dentro me solo il ricordo,
felicità effimere passate,
una preghiera ed un lontano accordo

d'una zampogna con note stonate
un organetto e il suo suonare sordo,
una capanna e case diroccate.

Sonetto (con quartine composte da settenari ed endecasillabi)
(Donnas 10.11.2016 - 19,12)

Delusioni


La foto è presa dal portale: http://lifestyle.attualissimo.it

Questa sera mi voglio ubriacare
ad un'amante lontana sto pensando
l'affetto suo non vo' elemosinando
solo l'amore mio sto a ricordare.

Mi son sbagliato, è lecito sbagliare,
questa sera da solo sto affogando
è da una vita che sempre sto sbagliando
difficile è poter ricominciare.

Non c'è più tempo per le ripartenze
molto più dura adesso è la salita
finite son le corse e le imprudenze

ormai tutta distrutta è la mia vita
non ho letto a suo tempo le avvertenze
l'unghia non l'ho curata e s'è incarnita.

Sonetto classico
(Donnas 14.11.2016 - 21,12)

Spuma di mare


La foto è di Piero Fanfani (g.c.)

Spuma ciarliera
che accarezzi l'onda
che armonie regali verso sera
quando il sole si stanca
e scende in mare
quando la notte indugia
e l'onde ancora pennella
un sole stanco
con poche luci chiare.

(Donnas 19.11.2016 - 12,41)

Esperienze


- Il dipinto “Ulisse e le Sirene” è di Herbert James Draper

La mia vita se ne va
me lo dicono gli amici,
“che ti prende, via Armà,
lascia star le meretrici”.

“Già t'han fatto tanto male,
senti noi, lasciale star,
dicci su, dicci che vale
certa gente corteggiar”.

“Non ti basta quel che sai?
Te l'abbiamo dimostrato
è una bestia e nei troiai
sempre ha solo navigato”

“Oh, non era verginella
vai sereno, non hai colpa,
sempre è stata pazzerella
e cercava un po' di polpa”.

“E sei stato fortunato
hai reagito proprio bene
forse molto ti è costato
ma hai rotto le catene”.

“Lo sappiamo che ancor costa
all'amor sempre hai creduto
pur se pesa la batosta
come Ulisse hai combattuto”.

(Donnas 3.11.2016 - 20,17)

Ballata folle


Il dipinto dal titolo "L'anima mia piange" è di Francesco Landini (1400)

Ballata che mi frulli spesso in mente
e mi regali un sogno
anche se invecchio sai non mi vergogno
le stelle accendi in ciel quando son spente.

Mi perdo dietro sogni passeggeri
cancellarti vorrei, ma sempre torni
a rovistar confusa nei pensieri
sto rovinando gli ultimi miei giorni.

Ed il cervello ancora mi frastorni
coi tuoi falsi messaggi
ad amare se smetto m'incoraggi
anche se sono vecchio e decadente.

Ballata che mi frulli spesso in mente
e mi regali un sogno
anche se invecchio sai non mi vergogno
le stelle accendi in ciel quando son spente.

Vedo il presente, immagino il domani
e non ci penso, ricordo solo ieri,
noto, però, le rughe sulle mani
ma colmo di speranza i miei forzieri.

Quando la penna sulla carta scorre
parla la poesia
dal cuor cancella la malinconia
a tante maldicenze resta assente.

Ballata che mi frulli spesso in mente
e mi regali un sogno
anche se invecchio sai non mi vergogno
le stelle accendi in ciel quando son spente.

Ballata composta da endecasillabi e settenari con schema metrico AbBA/CDCD/DeEA
(Donnas 5.11.2016 - 11,39)

Camposanto



Tra quei cipressi dove il sole occhieggia
nel prato verde con le croci nere
v'è una gazza che gracida incostante;

scruta un gatto, la coda dondolante.
Or che faranno i morti in queste sere?
Ancora ci sarà chi altrui dileggia?

La morte, il vivo ancor la rappresenta
come un mondo ad esso parallelo,
con un Demiurgo che plasma la materia

così ch'essa diventi buona e seria
e l'umano la veda sotto un cielo
che come il mondo suo gliela presenta.

Ed in questa illusione generale
il bene tace e regna sempre il male.

(Donnas 6.11.2016 - 9,26)

Intolleranze


Il dipinto "La notte" (1918-19) è di Max Beckman

Sono spesso i nostri atteggiamenti,
le pretese di dominare il mondo
d'aver ragione sempre e a tutti i costi
di non saper usar le mediazioni.

Avvien così che queste convinzioni
agitano dentro noi la peggio parte
lo spirito aggressivo si fa largo
vendette e guerra inondano le menti.

Ma son sempre gli stessi, i prepotenti
che ritengono di non aver mai torto
nel loro furor trascinano la gente
al quieto viver sono indifferenti.

Così il buon senso non si sta a seguire
e tanta gente buona fan soffrire.

E pure basterebbe solo poco,
solo dell'acqua a spegnere ogni fuoco.

(Donnas 8.11.2016 - 21,17)

Tratturi salentini


- La foto è di Angelo Zonno (g.c.)

Tratturi dei miei tempi andati
archiviati nel cuore tra i ricordi
insieme ad altre gioie conservati
li avevo persi ed or me li ricordi!

Canti di capinere e vispi tordi
tra verdi siepi e muri rovinati
fermarsi ancora ad ascoltar gli accordi
ch'erano spenti e si son risvegliati.

Tratturi fatti a piedi e coi birocci
quel cigolio lontano delle ruote
coi bimbi a ruzzolare tra i cartocci,

tra l'erbe che il cassone andando scuote,
mentre quel pan di grano ancor scartocci
e l'alzi al cielo come un sacerdote.

(Donnas 3.11.2016 - 13,24)

Che ne sappiamo noi


- Il dipinto di Marco Eusebi è tratto dal portale http://www.culturaeculture.it

Che ne sappiamo noi del duolo altrui
spesso guardiamo un viso sorridente
ma non sappiamo se quel volto mente,
se dietro al riso vi son giorni bui.

Che ne sappiamo, infatti, di costui?
Quando è fuori discorre affabilmente
dei suoi silenzi non sappiamo niente
forse reagisce mentre tu ti abbui.

Difficile è capir chi ci è vicino
il mondo non è sempre in sintonia
nasce senza la chioccia anche il pulcino.

E se confuso arrivi a un crocevia
e pensi che la vita è un gran casino
lascia che corra e sia quello che sia.

- Sonetto classico
(Donnas 3.11.2016 - 12,05)

Haiku – Tempo


La foto è di Teresa Ida Aversa (g.c.)

Beltà che fugge -
che inutilmente sfoggi
tracce di tempo

(Donnas 3.11.2016 - 9,24)

Marosi


Foto dal dipinto Ercole tra Venere e Minerva (Tra perdizione e redenzione)

Sulla scogliera scivola spumando
l'onda che rugge sempre più del vento
va avanti e indietro senza come e quando
a volte corre, a volte il passo ha lento.

Sembra d'udir, nel dì che va scemando,
Nettuno brontolare ed io lo sento
col suo tridente Giove minacciando
che ad altre cure par oggi sia intento.

L'ultimo sole ancor colora il cielo,
nero di pece è il mare ma contrasta
con l'onda che s'allarga come un velo

e la scogliera imbianca e la sovrasta.
Per nuove profezie non serve Delo
solo col suo splendore Leuca basta.

- Sonetto classico
(Donnas 02.11.2016 - 21,10)

Orme


La foto è di Teresa Ida Aversa (g.c.)

Orme sulla sabbia
tracce di tempo
di ieri
di oggi
beltà che passa
che inutilmente sfoggi!

(Donnas 3.11.2016 - 9,20)

Sobre el mar
No puedo saber las horas
que llevo lejos de ti.
Un sol insistente impide
que el tiempo pase. No llega
la noche nunca. Yo vuelo
bajo una luz que es la muerte,
luz que ronda el mundo tuyo;
luz que si yo no corriera,
tanto como el astro corre,
fuera para mí la aurora.
Dichosa tú, que no tienes
luz constante, tú que gozas
en el alma noche y día.
No sabes lo que es perderse
iluminado e insomne
por el espacio, entre nubes,
sin ser ángel, sin ser ángel.
Manuel Altolaguirre

Sul mare
Non ricordo il tempo
che resto lontano da te.
Un sole insistente impedisce
che il tempo mi passi. Non arriva
la notte mai. Io volo
sotto una luce che è morte,
luce intorno al tuo mondo;
luce che se non corressi,
tanto quanto il sole corre,
sarebbe per me sempre l'alba.
Fortunata te, che non hai
luce costante, tu che godi
nell'anima notte e giorno.
Non sai che cosa sia smarrirsi
illuminato e insonne
per lo spazio, tra le nubi,
senza essere angelo, senza essere angelo.

(Traduzione ed adattamento poetico di Salvatore Armando Santoro – Donnas 26.10.2016)

Altarini


- La foto è di Elisabetta Musardo (g.c.)

Il vero miracolo
non è la croce in alto accesa
ne la mesta immagine che prega
ma la semplicità d'una natura
che tutto ci offre
anche se poco dura.

(Donnas 26.10.2016 - 15,24)

Che dice lei?

Tra i banchi del “Supermarché”,
la merce esposta spesso è assai invitante
di goloserie ce ne son tante,
anche la frutta esotica è abbondante.

Banane a 0,89 al kilo?

- “Che dice lei?”

- “Mi sembra un buon affare,
anche se coltivate in un lontano continente,
ne voglio un ciocco anch'io oggi comprare”.

-“Non le sembra un prezzo eccezionale?-

-”Lo è di certo”.

- “Ma quel raccoglitore stagionale
cosa, mi chiedo, ci avrà poi guadagnato?
Sicuramente noi cogliamo i frutti
ma chissà quanta gente avran sfruttato;
complici siamo e non ci abbiam pensato”!

E queste cipolle che arrivan dalla Spagna?

-“Che dice lei?”

-“Il prezzo è buono
sembra anche allettante,
ma di cipolle noi ne abbiamo tante.
Possibile che dobbiamo consumare
quelle importate da così lontano?
Il contadino nostro poi fallisce
ed è costretto infine ad emigrare:
proprio in Spagna si reca a lavorare”.

Volgo lo sguardo al banco dei formaggi,
la commessa mi osserva e un po' sorride!

-“Che dice lei?”
Le chiedo un po' sornione.

Mi guarda e mi risponde rassegnata:
“Dico che oggi è una bellissima giornata,
mi sembra primavera”!

Non me lo vuole dir ma si capisce,
che si sente anche lei un po' turbata!

I personaggi sono tutti veri ed anche la conversazione è vera. Vera è anche Bruna,
ma per problemi legati alla privacy non posso aggiungere altro.

(Donnas 12.11.2016 - 13,49)

Pellegrino


- La foto è pubblicata su Wikipedia
https://www.youtube.com/watch?v=MJ8RRrHThwk

Come un viandante
col suo sacco in spalla
raccatto le emozioni per la strada
il cuore s'empie di immagini e di luci
anche i suoni che ascolto
archivio in mente.

Altre gioie non cerco
mi basta poco per l'animo colmare
dei colori che lo sguardo coglie:
basta un fiore che spunti tra le erbacce,
un insetto che scivola veloce
tra foglie e le radici morte,
un volo di una piccola farfalla
un saltellare d'un grillo
una goccia perlacea di rugiada
una foglia che s'avvita e cade
un rametto di muffe ricamato,
che nuova vita dona, e riproduce
un mondo che stanno rovinando.

E basta un vecchio sacco
a conservare le ultime emozioni
che saziano quest'animo che anela
a sinfonie senza fatiche e costo,
alle dolcezze che il mondo ci regala
con il frusciare d'un ruscello in corsa
con il canto d'una capinera
e il suo frullare d'ali a sera.

(Donnas 26.10.2016 - 16,11)

Maschere


La foto è di Cartolé di Claudio Protopapa (g.c.)

Maschere colorate,
smorfie e risate matte
fantasmi e visi smorti
menti e nasoni storti,
maschere della mia infanzia
maschere confezionate
con carta e una matita
maschere colorate.

Maschere sugli scanni
seduti in Parlamento
a ricamare orbelli
sul blocco degli appunti
fingere di servire
chiudere gli occhi e udito
e solo alzare un dito.

(Donnas 26.10.2016 - 16,59)

Sulla sabbia


La foto (di Pantaleo Ciullo) è presa dal portale http://www.torrevado.info

Nudo nel silenzio della notte
sulla sabbia disteso a lei vicino
le luci in lontananza
e musica che sale da un villino.
Ricordo in mezzo al buio le zanzare
glutei e spalle tutte a tormentare
e lei confusa tra libido e orgasmo
ricca di amore intenso e di entusiasmo.
Ora resta il ricordo della sabbia
splendente al sole che m'acceca gli occhi
la delusione e in cuore tanta rabbia.

(Donnas 29.10.2016 - 14,23)

Incontri


Dipinto di Guido Reni

Un mio amico mi ha mandato un link
dicendomi “Se te la vuoi spassare
su questo sito ci devi proprio andare,
basta passarci il mouse e fare click”.

Quando l'ho aperto m'è venuto un tick,
l'amico l'ha saputo anticipare,
“ti servirà un foglio per segnare,
per scrivere ci vorrà una penna bick”.

Il mondo è proprio strano veramente
lei ambi-sesso, anche particolare,
lui era un uomo atletico e potente

tutta la notte poteva fornicare
perché era prestante e resistente
a richiesta con lei partecipare.

E sì, davvero il mondo è proprio strano
chi non ha fantasia non va lontano,

la Germania viaggia a luci rosse
e il suo bilancio non subisce scosse.

Anche da noi qualcuno un po' s'arrangia
lontano non si va se non si mangia.

In fondo è meglio la susina dare
se non vuoi o non riesci a lavorare

ed è un mestiere antico e sempre attuale
che da piacere e al corpo non fa male

non va mai in crisi, né subisce soste,
viaggia più veloce delle poste

da tanto tempo dura e mai s'è spento,
alzi il vestito e dai la colpa al vento.

- Sonetto ritornellato
(Donnas 31.10.2016 - 15,55)

Haiku – Autunno


La foto è di Adriana Cressi (g.c.)

Foglie cadenti
fuggevoli colori
giorno morente.

(Donnas 29.10.2016 - 14,23)

Eutanasia


- L'immagine è presa dalla rete.

Eutanasia, ma che vuoi che sia?
Quando la mente ormai vaga nel nulla
quando in un letto poi si resta assenti
quando ti pisci addosso e non lo senti.

Ma che ti importa se anche il mondo crolla?
Se la paura stringe ad altri il cuore?
Intorno a te non vedi più il mattino
vegeti come un albero in giardino.

Che senso ha allora alimentare,
la sofferenza in chi ti sta d'intorno,
di chi è vicino e non può fare niente
perché s'accorge di essere impotente?

Allora non è meglio di troncare
la sofferenza in chi ancora ami
che ti guarda e più non ti conosce
a cui non puoi levar paure e angosce?

Solo un sadismo sordo e irrazionale
regge la mente di chi ci governa
che si ostina, pervaso da fobia,
ad ignorare ancor l'eutanasia.

(Donnas 29.10.2016 - 8,38)

La lima e la raspa

La lima disse alla raspa”
“Ma che raspi”?
“Che raspo” – rispose la raspa-
e tu cosa limi?”
“Io limo la lama – rispose la lima –
se tu raspi, poi tocca alla lima,
d’accapo limare i danni alla lama”.
 
Sul filo di lana
la carta vetrata rispose irritata:
“Mi sa che mi fate soltanto dispetti
poi tocca a me lisciare i taglietti,
rimettere in piano quel che avete raschiato
rifare la lama che avete slamato”.
 
Un po’ di carteggio infatti gli tocca,
ma qualche gobba dalla lama l’ha tolta
le imperfezioni tutte spianate,
la carta vetrata ha tutto lisciato
la lama alla fine sarà ben levigata,
un po’ di solletico gli avrà anche causato
ma meno noioso del raschio provato.

(Donnas 28.10.2016 - 21,21)

Dunja
(Mela cotogna)


- La foto è di Silvana Francone (g.c.)

Ancora quel profumo al sol ristagna
tra i campi rossi appena rivoltati
l'odor di terra l'olfatto mi confonde
polvere e olezzo tenero si fonde.

E corro ai giorni delle cose antiche
quando il piacer con poco si creava
bastava a volte un frutto di cotogna,
che il vecchio contadino ancora sogna.

Le cose antiche, che si son scordate,
figli di un'esistenza difficile e frugale
s'era felici appena il primo fiore
sbocciava col suo candido colore.

Si seguiva l'ape in giro a impollinare
quel fiore che sfioriva e poi moriva
e nuova vita sorgeva da quel butto
che del cotogno originava il frutto.

“Nugelle”, che un Dio donava a tutti
per la fatica che li accompagnava,
sui campi germogliava loglio e grano
lungo i tratturi il pero e il melograno.

Ed oggi quel profumo ha risvegliato
una ricchezza di cui s'è perso il senso
che la natura ancora ci regala
quando smette il suo canto la cicala.

- Nugellae era il termine usato da Petrarca per qualificare il valore dei sonetti del suo Canzoniere... Nugellae..."cosucce"!
(Donnas 25.10.2016 - 19,40)

Assemblaggi

- Le foto sono di Ada Cancelli (g.c.)


Il prato in ciel
lo sento dal belato,
greggi tardive fuggon all'ovile
il mare a un tratto s'è rigenerato
anche lo scoglio adesso è meno ostile!



E l'oleandro in mare i rami spinse
raccolse del salato la sua essenza
l'onda gli regalò poi quel vigore
che i rami rende forti e le sue spore.



Sulla scogliera il sole si riflette
Spruzzi lucenti contro il cielo vanno
un cuore amante ancora amore spera
s'alza dal mare lieve una preghiera

(Donnas 24.10.2016 - 14,56)

Vereto


Nella foto: Patù (Lecce) vista dal Vereto

Pietre ammucchiate -
terra rossa che olezza
specchio al mattino

(Donnas 24.10.2016 - 7,32)

Il giorno dei morti



Il giorno dei morti là nel cimitero
con l'erba verde tra le zolle rosse
mi muovo col pensiero tra le fosse
lei m'accompagna col mantello nero.

Mi sta vicino tra le mani ha un cero
per altre vite mai lei si commosse
osserva indifferente le mie mosse
mi segue in questo funebre sentiero.

Sembra che legga anche i miei pensieri,
ed è per questo che oggi non m'assilla,
mentre tra un luccichio di candelieri

sento i rintocchi d'una vecchia squilla
che mi rinnova ancor gli affetti veri
ed una stanca lacrima che brilla.

- Sonetto
(Donnas 2.11.2016 - 00,21)

Sognando il Vereto


- Nella foto Patù dal Vereto

Lucido specchio nella mente appare
colle fiorito dal vento ricamato
a destra la pianura e case bianche
alla sinistra mi corteggia il mare.

Sale un odor di terra appena arata
terra dei nostri padri ancor presenti
tra queste pietre e muri diroccati
la rossa terra in cuore seminata.

Ed il ricordo no, non vuol morire,
cerco da disperato di scordare
poi vedo in sogno il colle illuminato
dal cuore mio non vuole mai sparire.

(Donnas 24.10.2016 - 6,50)

Amore senza amore
Ho dato amore a chi non l'ha capito,
frutti ha raccolto e nulla m'ha donato,
ho dato amor ma chi l'ha ricambiato
s'è adirata che nulla ha percepito.

Difficile è capir l'animo umano
il sentimento a volte è come merce
non lo trovi nel bosco tra le querce
non hai bisogno di cercar lontano.

E' dentro te, ma se non hai passione
l'amor sarà difficile capirlo
lasci in chi amore dà sol delusione.

Ma questo non è facile intuirlo
a chi amor non dà con convinzione
rischia a chi dona amor di istupidirlo.

(Donnas 22.10.2016 - 23,38)

Cromatismi serali


La foto è di Giusy De Santis (g.c.) e la poesia è a lei dedicata che con la sua foto me l'ha ispirata!

Inseguo il sole all'infinito,
sui binari dei tramonti scivolo ogni sera,
m'ubriaco di luci
nella notte volo e non mi perdo,
sulle ali dei sogni m'abbandono.

All'orizzonte una luce m'accompagna
traccia per me la strada del destino,
unica, immodificabile,
quella che alla fine mi tocca
che io non ho tracciato
e neppure cercato.

Non so neppure se arriverò alla stazione,
se oltrepasserò il casello,
ormai abbandonato,
meccanizzato
come il cigolio d'un passaggio a livello
che mi costringe a una sosta.

Guardo il sole nel suo ultimo splendore
m'abbaglia, mentre aspetto,
forse disperatamente,
il canto d'un usignolo,
preludio di un nuovo mattino!

(Donnas 21.10.2016 - 20,55)

La raccolta delle olive


La foto e di Maria Pacoda (g.c.)

E' tempo già di cogliere, ed il rito
or si ripete e nuove schiene spezza
ormai non si rinnova per guadagno
a comprare l'olio forse ci risparmio.

Ma è il rito che interessa, e si ripete
da millenni in questa civiltà,
la civiltà legata a questa terra
rossa, che cerca pace e non vuol guerra.

E ci lega anche il costume, e la lingua
che ancora vive e non scompare
che a tratti per l'italico stivale
si ascolta nei dialetti sempre uguale.

E l'ulivo è benedetto, e benedetto
il frutto che cade e brilla al sole
brilla su questa terra che rosseggia
come lo scanno rosso in una reggia.

Colgo questa semenza, e la raccolgo
con la schiena curvata che fa male,
raccolgo le sementi dei miei padri
e li difendo da sciacalli e ladri.

(Donnas 20.10.2016 - 12,08)

Tratturi salentini


La foto è di Zina Borean (g.c.)

Son solo,
perso tra i tratturi,
colorati di erbe rade e stinte,
di pennellate rosse
e all'orizzonte due alberi smarriti.
In fondo gli ulivi
distesi come il tocco d'un pittore,
e il cielo nuvoloso
che minaccia tempesta
e lampi e tuoni.

Ed io mi perdo in questo mondo ostile
dove le pietre riportano fatica
ad ammucchiarle ai bordi dei poderi,
dove solo risento i campanelli
di greggi sparse a ricercare rada
un'erba che stenta a spuntare
da una terra cruda e inospitale.

E il vento spazza i capelli,
quei pochi che in testa son rimasti,
scompiglia anche i pensieri
persi dietro a delle voci antiche
che le sento affannate chiamarmi
ed io mi sforzo
cerco la fonte di quelle antiche voci
perse tra queste pietre solitarie
sotto un cielo carico di bigie nuvole piovose
che minaccia tempesta
e lampi e tuoni.

(Donnas 20.10.2016 - 13,04)

Tramonti salentini


La foto è presa dalla pagina "Con i miei occhi" di Giusy De Santis (g.c.)

Soffia dal mare il vento
l'onda accarezza e poi gli spruzzi spinge
tra le scrasce di fili d'erba ricamate,
avverto già l'odor di salsedine che punge
e il frigolio dell'onda
il mio udito accarezza.

E muore il giorno,
si sfoglia la falesia,
scava la roccia l'onda
e il cuor tormenta.

L'ultimo sole già scolora il cielo
cromatiche visioni mi regala
gli occhi socchiudo
mentre un gabbiano vola
e mi sfiora un palpitare d'ala.

(Donnas 20.10.2016 . 19,52)

Siesta


- La foto è di Maria Pacoda

Quelle sedie aspettano qualcuno,
sottovoce raccontano una storia
i tavoli li stanno ad ascoltare
una storia poi da rammentare.

E ne han sentite storie
vecchie e antiche,
chiacchiere e fantasie,
ne ha sentite baggianate,
battute allegre,
risate sgangherate ed argentine,
ne han sentite bugie.

Ne han visti giocatori,
carte nel mazzo sbattute,
schiaffeggiate,
con rabbia poi abbassate
in seguito ad una mano mal girata,
carte in aria volate.

Ne han visti bevitori,
bicchieri sul tavolo svuotati,
rumore di vetrame sui lastroni,
ne han visti brontoloni,
vagabondi col cane e col borsone,
ne ha visti ubriaconi
ridere da soli ed ai passanti
qualche volta imprecare
e poi dimenticarsi di pagare.

Se ne stanno adesso oziose,
le sedie insieme ai tavolini,
aspettano forse ancora d'ascoltare
qualche battuta nuova in allegria,
dei nuovi clienti senza fretta,
che si fermano ad oziare in quella via.

(Donnas 20.10.2016 - 16,58)

Ombre


La foto è di Maria Pacoda (g.c.)

Gioco d'ombre sottili,
per strade in bianco e nero,
di lastre ricamate.

Bimbi ossuti
che sfilano per mano
lungo sentieri antichi
come scolari buoni
sempre disciplinati.

Ombre d'antiche cose
vigili nel silenzio
di borghi umanizzati
vividi e rinnovati.

(Donnas 20.10.2016 - 16,27)

Haiku – Pietra lucente



Scende la pioggia -
raggio di sole filtra
pietra lucente

(Donnas 11.04.2016 . 16,54)

Pietre lucenti



Scende rada la pioggia
le nuove foglie asperge, bagna il colle.
Sulle pietre lucenti si riflette
pigro un fascio di sole, che si sforza
d'apparir tra nubi grevi e cinerine,
nuovo chiarore rende.

Slava l'opaco, esala lentamente,
il chiaro si riaffaccia, nuova luce elargisce
sui rami dei meli ancora in fiore,
s'allarga sopra i biancospini.
Tra la boscaglia filtra e dà colore,
il fosco un raggio lava.

Spende il suo canto un merlo
modula, tra i rami d'un pioppo
che da qualche giorno rinverdisce,
lieve una serenata alla sua bella,
scivolano tardive gocce sulle sue piume nere
di tanto mio chiosar neppure intende.

(Donnas 11.04.2016 - 18,01)

Haiku – Sera



Cane guaisce -
rondine stanca vola
cade la sera

(Donnas 12.4.2016 - 12,48)

Rondine a primavera


La foto è tratta dal portale: http://www.wwfroma11.it/documenti/rondini.htm

Eccola là che vola
radente sopra il tetto
nel ciel quasi da sola
sui fiori nel campetto.

Il vecchio nido adegua
col fango lo ripara
non ci sarà più tregua
la cova già prepara.

Ed è arrivata tardi
insieme ad altri pari
ha colto già gli sguardi
di vecchi visionari

che con il naso in su
la vedono girare
tra antenne di tivvu
il nido a sistemare.

Ripeterà la storia
come per gli anni andati
e infine la memoria
trasmetterà ai neonati.

(Donnas 12.04.2016 . 18,30)

Lei mi ama ancora



Lo so che lei ancora un poco m'ama,
inutilmente cerca di scordarmi
m'insulta e vuole ancora provocarmi
quando io taccio è lei che allor mi chiama.

Cerca scuse e vuole attaccare briga
parla di odio ma antepone amore
lo so che sono ancora nel suo cuore
per conservarmi ci ha fatto una diga.

E parla a vuoto come donna folle
non riesco a capir, forse vaneggia,
di certo il suo cervello un poco bolle

ed io nel cuore mio tengo una scheggia
sul Vereto un dì l'ho colta tra le zolle,
ma adesso è lei che a vittima si atteggia.

(Boccheggiano 27.9.2016 - 00,29)

Occhi di mare
(A Sandra Marchi)



Quegli occhi sanno di mare
se ascolto ci sento il rumore
se mi avvicino a guardare
l'onda mi può tutto bagnare.

Quegli occhi mi fan diventare
un Ulisse che vuole morire
ma per potere campare
a poppa si fa bene legare.

Ulisse è un uomo di mondo
ed il mar lo conosce davvero
e non vuole per nulla morire
in quegli occhi anch'io mi nascondo.

Ed oggi son rimasto incantato
certamente m'ha preso per matto
ma i poeti son fuori di testa
oggi è stato un giorno di festa.

E le ho chiesto dove s'era nascosta,
non l'ho vista quando un dì v'ero stato
sarà un guaio, mi dovrà sopportare,
in quegli occhi mi voglio specchiare.

Si, lo so, che ho scarse risorse
c'è l'età, che ci posso mai fare?
Ma quegli occhi mi fanno sognare
perché sono più belli del mare.

(Massa Marittima-Donnas 29.9.2016 - 1,14)

Acerbo limone



Ho in mente quel colle lontano,
quello specchio di mare lucente
ho l'amore che lei più non sente
solo sabbia mi scivola in mano.

E rincorro i miei anni passati
quelle notti trascorse aspettando
il sorriso che stava donando
e le fughe nel buio abbracciati.

E quei suoi capelli arruffati
nudi al caldo o sotto la doccia
ora è solo il rancore che sboccia
e di insulti siam solo eccitati.

Tutto passa, passa anche l'affetto
ci si scorda di quello che diamo
solo lame nel cuore affondiamo
ma c'è amore ancor nel mio petto.

Resta anche ricordo e passione
e le tante promesse affrettate
or da poco è finita l'estate
resta il gusto d'acerbo limone.

(Donnas 2.10.2016 - 9,44)

Ieri notte



Ieri notte
s'è aperto di nuovo alla lussuria
sembrava mi dicesse:”Adesso basta,
potevi in pace farmi riposare,
anch'io son stanco ma son sempre pronto
le tue voglie segrete accontentare”.

Per anni ha soddisfatto i miei desiri,
chissà se lei ricorda,
quel telo non sa ne può parlare,
se ne sta lì allargato sopra il letto,
potrebbe mille cose raccontare.

Le tante bugie che ha ascoltato,
le inutili parole e le promesse
alla fine restava un poco smosso
ma lui non parla, e neppur s'arrabbia,
ma di passione a volte si fa rosso.

(Alessano 17.9.2016 - 9,45)

Migrazione



Addio mio bel Salento, addio,
non so neppure se ritornerò
gli anni oramai son tanti e son cosciente
la realtà non frega più la mente.

Ma ho una spina che mi preme in petto,
ieri dal bel Vereto il mar miravo
quell'azzurro mi ha tutto deliziato,
le case bianche il cuor m'hanno straziato.

Sì quelle case dal sole illuminate,
e quella solitaria tra gli ulivi
volevo non guardar ma poi l'ho scorta
quella casa nel cuor non è mai morta.

Ho preso oramai netta coscienza
d'avere donato amor non corrisposto
ai porci ha dato l'ostia inutilmente,
grave peccato anche al non credente.

E per la prima volta, indifferenza
ho provato dentro a questo cuore
come fossi risorto a nuova vita
per una storia nata già finita.

(Alessano 21.9.2016 - 00,54)

Tremo, vedi come tremo?



E mi dicevi:”Vedi, come tremo”?
Me lo dicevi in chat nella notte,
con me tu fornicavi e mi imploravi
tradivi e darti amore mi pregavi.

Tradivi l'amor tuo che dopo usavi
per lo squallore delle sceneggiate,
ricordi i film da te confezionati?
Me l'hai mandati e tutti li ho archiviati.

Sapevi che con certi stratagemmi
sarebbe stato facile il raggiro,
io ci cascai, però tanto ti amai,
tu mi mentivi, non m'hai amato mai.

Ed hai vissuto sempre di bugie
ma alla fine capii la sceneggiata
con me tu ci hai provato inutilmente,
tardi ho capito che eri vuota in mente.

E di recente hai anche ribadito
di non esser neppure più la stessa
d'esser un'altra, nell'animo cambiata,
altra bugia, sei invece peggiorata.

E tu lo sai quello che tu sei,
nessuno sa tener la bocca chiusa,
la gente parla perché sa le cose
tu resti spina ed io non vedo rose.

(Alessano 15.9.2016 - 00,35)

Binario a scartamento ridotto



Viaggio su una strada ferrata scassata,
chi l'ha rovinata?
Da cinquant'anni ci passo ogni giorno
ma ormai è mezzogiorno.
Mi sono abbuffato prima di fumo,
ma adesso profumo.
Quel binario lo hanno allargato
alla meglio un po' sistemato.
Ma io ho sempre le idee mie confuse
gli altri le han fuse.
Mi sono preso la mia parte di colpa
ora mangio la polpa,
non posso affettare da solo il mio mango
è da un pezzo che vango.
Quel binario a scartamento ridotto
non penso d'averlo io rotto
ondeggiava il treno un po' a tratti
era pieno di matti.
Ero salito col cuore un giorno per sbaglio
ma è stato un abbaglio.

(Boccheggiano 27.9.2016 - 23,50)

Il tempo passa



Il tempo passa e via si porta gli anni,
come l'autunno sfoglia la mia vita
sono tante le foglie ormai cadute
e poche ne rimangono e appassite.

Mi guardo in qualche foto e mi dispero
tutti i capelli neri son spariti
adesso in testa rimangono più radi
di nero resta ormai solo il mio umore.

Eppure dentro mi sento un ragazzino
in un anno ho scorrazzato in largo e lungo
ho percorso da cima in fondo lo stivale
per l'età mia davvero non c'è male.

Ma reggo all'urto, il tempo non mi blocca,
non mi scoraggio degli acciacchi nuovi
affronto con coraggio il mio destino
anche se sono quinto e non più primo.

Sfoglio le foto che ho tutte archiviate
intorno a me vi son rimaste ombre,
degli amici un giorno sorridenti
adesso son rimaste impronte spente.

Solo io resisto in mezzo a tanti morti
ci rido anche, ma penso al domani
e mi avvilisco perché già mi vedo
disteso con in croce le mie mani.

(Donnas 5.10.2016 - 16,41)

Quella vecchia panchina



Quel vecchio sedile ancor ricordo
tranquillo a sera e il sole mi inondava
mi illudo che tu sia ancor vicina
mi scalda il cuor, ma sola è la panchina.

E mi ricordo quando t'aspettavo
guardavo l'ora e non passava il tempo
il sol spuntava e già sciogliea la brina
solo seduto a quella tua panchina.

Lì t'ho baciata il dì che t'incontrai
c'era tanto calore nei tuoi occhi
tu m'abbracciavi ed era ancor mattina
ma adesso è sola e fredda la panchina.

(Donnas 8.3.2015 - 22,18)

I segreti del cuore


La foto è tratta dal portale: http://en.doctmag.com

I segreti del cuore
se ne stanno nei ventricoli nascosti
pulsano intensi nell'arteria aorta
che il sangue rosso in sé spinge e trasporta.

L'ossigena
attraverso l'arteria polmonare,
perde con un sospiro i suoi veleni
e nuova e fresca linfa fa girare.

Batte incessante
non perde mai dei colpi, a volte soffre,
ma tiene serrati tutti i suoi segreti
nei ventricoli li tiene buoni e cheti.

(Donnas 8.3.2016 - 23,24)

Haiku (Orme)



Orme d'autunno
cancella già l'estate
giorno s'accorcia

(Donnas 3.9.2016 - 23,06)

Haiku (Alcolici)



Niente grappino -
ancor verde è la vite
orzo la sera

(Donnas 3.9.2016 - 21,18)

Destiny



Era il tono del vecchio cellulare
quando la notte ancora mi chiamavi
d'amar mi ricordavi
ora mi fa solo penare.

Stamani per caso l'ho fatto squillare
verificar volevo il credito pagato
un tuffo dentro il cuor m'ha riportato
una gioia da non dimenticare.

L'amore è un gioco buffo
finisce com'è nato,
come quando il motore s'è usurato
e s'aggrippa nel cilindro lo stantuffo.

Non serve più l'olio dell'affetto,
ne cambiare la cinghia
che cuore e mente avvinghia,
vien meno anche il rispetto.

Quel suono però ha risvegliato
l'ansia tenera e dolce dell'attesa
ma nel mio cuor tremendamente pesa
come il suono che un morto ha accompagnato.

(Donnas 9.03.2016 - 12,53)

Cuore di ghiaccio


La foto è di Corrado Galati (g.c.)

Or la natura è cheta,
l'onda riposa, più non è rabbiosa,
un verde smeraldino oggi risplende
l'acqua è lucente
lieve sulla falesia si distende.

Qualche nuvola in cielo cinerina
ricama in lontananza il promontorio
che s' è svegliato presto stamattina
da un sole caldo e tenue illuminato.

Mentre la neve colora la collina
tra questi monti dove pigro giaccio
penso alla mia spiaggia salentina
un freddo al cuore provo ch'è di ghiaccio!

(Donnas 5.3.2016 - 10,36)

Ancora t'amo


La foto è di Angelo Crupi (g.c.)

Ancora t'amo e mai io ti scordai
sarei tornato a casa quella volta
e ti sognavo sulla via marina
t'avrei tenuta stretta a me vicina.

Erano giorni di battaglie intense
lo so che m'aspettavi ed eri certa
che giù venivo e non t'avrei delusa
ma per partire non trovai una scusa.

Finì così quel silenzioso affetto
fiorito nella notte con la luna
risento ancora il trillo di quei grilli
nel cuore adesso solo pene e assilli.

E mi ricordo anche il tuo disprezzo,
sapessi quanto in cuore m'è pesato,
oggi io pagherei qualunque prezzo
a cogliere quei baci che ho sprecato.

(Donnas 8.3.2016 - 22,51)

La delusione



La delusione la mente ti consuma:
hai avuto, e pensi tanto d'aver dato,
dopo tutto finisce, si esaurisce,
l'amor resiste in cuor ma ormai usurato.

La delusione, che brutta malattia,
tiene vivo un volto sempre nella mente,
davanti a te lo fa apparire attuale
invece è morto e non puoi farci niente.

Ritorni spesso sulle tracce antiche
come zolle indurite le rivolti
speri di ripiantare nuova semente
ma solo voce morta e spenta ascolti.

Spargi dell'acqua fresca della fonte
nuovo concime spandi nel terreno
resti in attesa come alla stazione
ma solo il fischio ormai senti del treno.

Fingi di odiare, d'aver dimenticato,
invece qualcosa rode in fondo al petto
anche se delusione in cuor rimane
nutri per quell'amore ancor rispetto.

(Donnas 5.4.2016 - 11,51)

La pigrizia


Nella foto: Dipinto di Lara Cardella

Tanto ho da fare ma son tanto pigro
abulico il giorno schivo e ignoro
la tapparella è giù tutta abbassata
la stanza da un faretto illuminata.
Gli amici se ne vanno, sono tanti,
ogni giorno leggo un nome noto
la lista è lunga, se ne vanno gli anni
il tempo passa, aumentano gli affanni.
Spesso mi leggo su quei manifesti
listati a nero con qualche nome sparso
io scriverò che solo sono andato
anche se tutto il mondo ho sempre amato.
E tanti versi ho scritto per le genti
senza guardare mai razza e colore
parole ho incise ricche di passione
pei derelitti ho avuto compassione.
Non so se resterà nei cuori traccia
del tanto amor che a tutti ho regalato
se ancora sarò solo non m'importa
ma aperto resta il cuore e la mia porta.

(Donnas 30.3.2016 - 9,35)

L'ultima amante



L'ultima amante s'affaccia nella notte
la falce proietta scura sopra il muro
insieme alle ore, che passano lente,
sghignazza e al mio patir non dice niente.

Ombre s'affollano, saltellano incostanti,
luci nel buio lampeggiano, s'oscurano,
neri cortei mi sembra sfilan mesti
passano i mesi e i giorni corron lesti.

Sento campane a morto rintoccare
le due, le tre, le quattro, da impazzire,
quel suono lento assorda dalla torre
e il sonno s'allontana e l'acqua scorre.

Sento la Dora che scivola tra i sassi,
il rumore dei motori in autostrada
poi il canto dolce di merli e pettirossi
dai meli in fiore, dagli argini e dai fossi.

Resto ammaliato, la vita allora cerco,
m'affaccio alla finestra nella notte
quel canto assorbo dolce e melodioso
rotto dal passo di un mezzo rumoroso.

Torno nel letto e sogno nubi chiare,
in mezzo al prato splende un pesco in fiore
ora anche il fiume sembra scorra lento
gli occhi socchiudo e in pace m'addormento.

(Donnas 29.03.2016 - 11,08)

Travi di castagno



Travi di castagno sul mio tetto,
travetti e mezzane un poco smosse
cascan sovente briciole di cotto
le trovo poi al mattino tra i cuscini.

E' la miniera che m'è entrata in casa
si nota nei sassi dei muri di sostegno
emerge ad ogni scavo d'occasione
per far passare un cavo della luce
per ancorare un'anta alla parete.

A Boccheggiano parlano le pietre
da millenni s'è scavata la collina
ed ora sono sparse in ogni dove
ammucchiate ai margini dei boschi,
negli angoli ed ai bordi dei poderi,
lungo il Merse ed il torrente Farma
che scava le vene di schisto rilucente,
tra le brecce vermiglie di silicio.

Parlano anche i suoi boschi di castagni
che han dato nutrimento a tanta gente,
raccontano le lotte anche cruente
e quell'orgoglio che morir non vuole
d'una razza che si crede onnipotente.

Quella supremazia si manifesta
nelle dispute tra i borghi del paese,
vien sventolata in tutte le occasioni
nessuno vuole piegar schiena e ginocchi
dura l'alterco a lungo da millenni
l'ira fa lampeggiar pupille ed occhi.

Quando poi ognuno torna verso casa
il borgo piomba triste nel silenzio,
i vecchi se ne vanno giù in pianura,
i giovani si danno all'avventura.

Nei boschi riecheggiano i richiami
in un linguaggio per tutti sconosciuto
sono voci in macedone o albanese
son loro che ripopolano il paese.

(Donnas 6.4.2016 . 21.11)

Seni e reggiseni



Non so se è più sensuale il reggiseno
o i seni che non vedo
quello che sotto immagino e intravedo
capezzoli turgidi,
latte della vita da succhiare
torpore dei sensi
dopo intenso amore.

(Donnas 25.03.2016 - 0,17)

Karnak Café



Karnak Café tu mi ritorni in mente
come il mio mare liscio dell'estate
quella baracca che l'onda accarezza
quella felicità che al cuore s'apprende.

Traguardo con il tempo ch'è passato
quello specchio che appena s'increspava
struggente risento un canto di sirene
osservo Ulisse a un albero bloccato.

Vago così sull'onda dei ricordi
dò gioventù a un volto ch'è sfiorito
ricostruisco le tracce di un bel corpo
provo attrazione e la libido cresce.

Rivedo l'arroganza del suo aspetto
la sicurezza dell'essere osservata
il provocante passo nell'andare
il desiderio che viene represso.

E in nome del pudore rinunciare
a dare fuoco al ciocco nel camino
pensare che l'amore ha precedenza
sulla pulsione giovane che avvampa.

Or vedo quella bellezza logorata
osservo i capitelli ormai in rovina
ma ricompongo le coreografie
lieve le crepe stucco, con dolcezza.

(Donnas 3.4.2016 - 13,12)

Haiku – Scirocco



Molle scirocco
pioggia sabbiosa sgronda
vento ch'offusca.

(Donnas 5.4.2016 - 21,58)

Haiku – Vela



Vela sul mare
gabbiano adocchia preda
rintocco a sera

(Donnas 5.4.2016 - 22,09)

Haiku – Arcipelago toscano

Riflessi d'Elba
l'Argentario s'incendia
onda di sera

(Donnas 6.4.29016 - 13,18)

Haiku – Merlo



Merlo gorgheggia -
sull'albero del fico.
lombrico scruta

(Donnas 6.4.2016 - 15,11)

Haiku - Serenata



La serenata
sul palo della luce
merlo rallegra

(Donnas 6.4.2916 - 19,06)

Haiku – Temporale


La foto è tratta da: http://blog.libero.it/lupopezzato/

Cip cip ciop ciop cip -
flisch splisch smisch sfrasch strisch clisch slisch.
flash slach strasch spraasch scraaasch

(Donnas 1.4.2016 – 12,43)

Il mio Haiku è stata una esternazione nei confronti dei tanti che pretendono di scrivere Haiku giapponesi applicando le regole della metrica italiana. Davvero un non senso dal momento che gli Haiku fondano la loro essenza sui principi della filosofia Tzen (estranea alla logica comportamentale occidentale) e sui suoni fonici.
I suoni sono punto di riferimento, quindi, del mio Haiku. Per farli meglio comprendere li ho trasformati in termini correnti in modo da farne comprendere il significato che ai suoni ho sotteso.


Passero piange-
Violento temporale
Lampo di sera

oppure:

Un cinguettio-
Pioggia cade scrosciante.
Lampo di sera
 

Haiku – Tramonto



Terra bagnata-
Una carota rossa
cielo di fuoco

(Donnas 4.4.2016 - 14,32)

I due cugini



I due cugini son lì per un momento
han cancellato il tempo, i dispiaceri,
si son trovati fuori da un cancello
la luce è spenta, muto il campanello.
Guardano zitti quello che nessuno
potrà vedere mai se non vissuto
sanno dove osservar, cercano in cuore,
lì i prati sono verdi e i peschi in fiore.
Rivedono la loro giovinezza,
gli affetti veri che si son scambiati,
l'orme dei padri ancora tra le zolle,
nel focolare la pentola che bolle.
Risentono il profumo del tabacco
guardano le loro mani ancora nere,
ci giocavano finanche ad infilzare
le verdi foglie messe poi a seccare.
Sono lontani adesso, ma quel verde
lo fa vedere lei al suo cugino
e quel viale triste e abbandonato
per condivider l'ha fotografato.
Lei quella terra vuole ora alienare
ma soffre perché sa quanto sudore
deve ancora asciugarsi tra le zolle
che il piede affonda dentro il suolo molle.
Lui un po' di terra un dì ha già raccolto
l'ha chiusa dentro un vaso e ben serrato
ogni tanto lo apre e l'accarezza
l'odora e si riempie di amarezza.

(Donnas 30.03.2016 - 20,53)

Panchine a Gagliano



Panchine solitarie nella piazza
a cogliere un sole un poco strano
ieri faceva caldo oggi un po' meno
brontola il cielo sotto un cielo nero.

Quelle panchine danno anche allegria,
anche se solitarie se ne stanno,
in questo giorno pigro e senza sole
vedrai che fra non poco tuona e piove.

Ma io non resto in casa, ora vo' via,
prendo la quattro ruote e m'incammino
osserverò i gabbiani sempre in volo
mi gusterò quel bel selvaggio Ciolo.

E piangerà il mio cuor ma inutilmente,
fermare non potrò certo il destino,
ancora qualche giorno e poi partenza,
più non vedrò il tramonto porporino.

Mi mancherà il verde degli ulivi
e questo cielo col suo mar turchino,
mi mancherà quest'aria raffinata,
ed il profumo della terra amata.

(Alessano 11.9.2016 - 16,03)

Demenza senile senza virgole e punti



Circondati da demenza senile
che aumenta col passare dei giorni
gente che veleggia nella propria ignoranza
sparando sentenze
per accattivare coscienze
dimostrare che esisti
e insisti
con frasi conciate
al sole seccate
tante volte ascoltate
una vera delizia all'udito
come il pasto al palato
ma io son disgustato
finanche il vecchietto ha già infinocchiato
adulato
forse già raggirato con lo stesso giochetto
dell'amore perfetto
donato
da Cristo voluto
solo a lui regalato
così siamo tutti felici
e non conta quello che dici
col sorriso che allarga la bocca
del vecchio demente senile
che brilla sul viso
dopo avere gustato a bicchieri
il vino di un grosso barile

(Alessano 6.9.2016 - 5,02)

Desmasiado corazon



Troppo cuore
buttato come sassi nei campi
ad elevar pajare e muretti bianchi
a costruir ripiani sul Vereto
piantare le vigne,
alberi d'ulivo,
potar mandorle e nocciole.

E fichi bianchi e neri
da raccogliere in autunno,
quando la vita diventa ancor più grama
ed il dolce liquor leccar goloso
che sull'ostiolo spesso ristagna
e di passione mi empie.

A giorni, fuggir vedrò gli ulivi,
le case bianche spariranno alla vista
lo scirocco non bagnerà la fronte,
cesserà il ruggire del mare
dell'onda bianca resterà il ricordo.

E l'anno finirà,
un altro arriverà incerto
sommerà giorni di gioia e di dolore,
nuovo sudore
la fronte imperlerà,
il tempo scorrerà,
forse il sacco peserà sulle spalle,
incerto anche il mio passo,
il mio destino,
pesante il mio respiro.

Ricorderò le fughe solitarie della mia adolescenza,
le giornate scolastiche marinate,
le baracche del lido e la rotonda,
le querce e le fiumare povere d'acqua,
le tempeste sullo Stretto e le marine salentine.
Ricorderò il mio primo amore,
il mio primo tremore,
l'ultimo amor fasullo,
il suo sconfinato squallore.

Forse alla finestra guarderò le montagne bianche,
i boschi della mia Valle,
forse quelli dell'Appennino.
Incerta sarà per me la vita,
forse ancora più incerto il mio cammino.

(Alessano 9.9.2016 - 3,19)

Non voglio campane



Non voglio campane,
né fiori od annunci,
io voglio il silenzio,
neppure un pianto o un lamento
mi basta quel mio primo strillo
che più non ricordo,
la fame non scordo
la tanta violenza degli anni infantili
ritorna e rammenta quei giorni infelici,
l'odor della guerra,
quel rumor del frantoio
il sapore dell'olio,
la bianca ricotta in fascine servita
ricorda una vita.

Non voglio una tomba,
non voglio preghiere,
di queste, ricordo,
eran piene le sere.
Voglio un'urna d'argilla,
con la polvere bianca,
i miei resti mortali,
che accorci il ritorno
a quello che ero,
a quello che sono,
a quello che tutti saremo.

E già basta ed avanza
per aprire la porta,
senza chiave levare,
il sereno e la pace
poter fare entrare
ed un pezzo di pane,
profumato di grano,
quello buono e senza OGM,
quello fresco uscito dal forno
con un calice d'acqua di fonte,
ed un bacio sincero di mamma
sulla guancia, sopra la fronte.

(Alessano 9.9.2016 - 9,40)

Germogli



Oggi mi hai fatto una carezza
negli occhi ho letto un poco di passione,
lo so che la tua vita è stata un dramma,
due figlie da sola crescere e accudire
a cui vuoi regalare un avvenire.

Ma cosa posso darti, adesso, dimmi
anch'io ho la mia vita un po' scassata
sconvolta da un amore a cui ho creduto,
che inseguo a tratti ma so ch'è finito,
un amor su sabbia arida costruito.

Ed io son stanco, troppe delusioni,
un nido che un giorno ho abbandonato,
degli affetti a cui ogni tanto penso
che vorrei di nuovo rinverdire,
che cerco e poi non so mai cosa dire.

Ma quella tua carezza che m'hai dato
capir m'ha fatto che in te vive passione,
che il sentimento ancora non è morto
che è vero che la pianta è inaridita
ma non è secca e vuol tornare in vita.

(Alessano 27.8.2016 - 21,53)

Il canto d'un bambino



Mentre una vita muore e il buio accarezza
un'altra spicca il volo e al sole tende
volteggia tra le nubi e l'aria fende.

Tra la tristezza che la mente opprime,
quando un feretro sfila e ferma il tempo,
una vocina spezza il gran silenzio
ci avverte che la vita non finisce
incurante al dolor che ci circonda,
quel vocalizio s'agita e gioisce
il soffrire degli altri non capisce.

Pur se la morte l'animo accarezza
quella vocina un filo di speranza ci regala
il futuro ci addita,
quella vocina è vita.

(Alessano 25.08.2016 - 02,01)

Regali

Oggi una tipa strana e fuor di testa
un regalo mi ha fatto,
con te l'ho condiviso,
si certo anche con te che non conosci,
t'ha fatto un dono
in me il ripensamento,
oltre alla delusione ed al perdono.
Che disse il Cristo
a chi la croce alzava?
Non imprecò sul crudo suo destino
lui lo sapeva d'essere un cretino
che s'immolava per la gente stolta
l'avvolsero dentro un mantello rosso,
anche la dignità gli è stata tolta.
Ho perso anch'io una fetta di decoro,
ho dato un bene affatto ricambiato
a chi poi l'ha svenduto là al mercato;
or m'è rimasto tanta delusione,
io sono in piedi, lei resta una imbrogliona,
una meretrice che in rete fa gli affari,
il prezzo tratta e simula un piacere
che arida la rende e piena di squallore,
la fa apparire losca cortigiana
che vende il corpo suo, anzi lo svende ad ore.

(Torre Vado 30.8.2016 - 18,16)

Le tue parole



Sono le tue parole un frusciare d'acque,
un ritornello lieve d'un ruscello,
scivolano fra la rena riposante
il gorgoglio avverto in ogni istante.

Resto incantato zitto ad ascoltare,
vedo un ramo che tremola incostante
l'acqua passando un poco l'accarezza
il vuoto che ho nel cuore un poco spezza.

Oggi ho voluto fare un giro lungo
alle Cesine poi sono arrivato
quel ruscello ho visto tra le dune
perdersi lento in mare tra le spume

dell'onda che strisciava sulla rena
che accarezzava lieve i piedi nudi
e ti vedevo e so che già vergavi
un paio di versi mentre mi pensavi.

Poi m'hai chiamato e dopo declamavi,
scorreva la tua voce alla cornetta
qualche dolce parola hai sussurrato
ma io pensavo a chi ho tanto amato.

(Vernole 28.8.2016 - 16,24)

Dolce Salvo


La foto è tratta dal portale http://buongiornolink.blogspot.it

Dolce Salvo dimmi dove sei,
dove è andata la tanta tua dolcezza,
la tua pazienza dove l'hai riposta
hai perso da un bel po' la tenerezza.

Cogli quel fiore che la sera muore,
rinascerà col sole del mattino,
Pinocchio non c'è più dentro il tuo cuore,
ora hai bruciato il vecchio burattino.

S'agita un moncherino sul braciere,
nuove gambe ti rifarà Geppetto
il naso accorcerà all'imbroglione
che t'ha mancato sempre di rispetto.

Da quella donna che ora ti cerca,
che è trasparente come le acque chiare,
qualche dolce parola ascolterai
la sera quando il sole affonda in mare.

(Alessano 5.9.2016 - 1,41)

Fanghiglia



La mia dolce stella m'ha fatto una carezza
ha pulito le scarpe mie dalla fanghiglia
il limo di dosso m'ha tutto levato
con acqua linda il viso m'ha lavato.

M'ha chiesto cosa avevo mai toccato
l'odore dello sporco era insistente
puzzava la mia mano e col sapone
ha strofinato e con lo spazzolone.

Con un detergente tutto m'ha sciacquato
ha aggiunto dell'acqua di colonia
poi m'ha stretto e forte m'ha abbracciato
non ti sporcare più m'ha consigliato.

Lei mi sorride a sera, lei ha capito
quanto il mio cuore abbia un dì sofferto
ora ho capito anch'io, nel bassofondo
mai più nel fango lurido sprofondo.

Lei mi regala a sera anche un pensiero
mi dice che l'amore non è sesso
non le importa se a letto rendo poco
la sera con l'amore accende il fuoco.

Ed è felice di leggere i miei versi,
contenta di saper che un poco l'amo
che adesso penso a lei ed ho scordato
chi la mia vita tutta ha rovinato.

(Alessano 4.9.2016 - 00,37)


Marosi


Foto dal dipinto Ercole tra Venere e Minerva (Tra perdizione e redenzione)

Dall'erezione dell'onda,
libidine sulla falesia,
spermatozoi biancheggianti,
urlo erotico di Venere,
sfida a corpo nudo a Minerva,
capezzoli eretti,
glutei pari a sodi cocomeri al sole,
tra perdizione e redenzione,
affinché la spada si spezzi,
l'amore trionfi.

(Alessano 4.8.2016 - 13,35)


Senza palle



La foto è presa dal portale: http://www.fanpage.it/

Siamo senza palle
le abbiamo perse nel '68 cinguettando,
esternando parole
fingendo di fare la rivoluzione
con la penna su fogli di cartone.

Siamo senza palle,
ciarlatani e avventurieri
cultori d'un ozio che ci sta affogando,
ci stanno distruggendo,
come agnelli al macello
stiamo facendo solo un gran bordello.

E sono solo in quattro,
quattro o cinque sciacalli solitari,
nel buio si sentono i latrati
chiudiamo porte e finestre
non li vogliamo più sentire
ma aspettano di poterci seppellire.

Noi siamo in tanti,
possibile che nessuno lo capisca?
Ci stan scarnificando,
è rimasta ormai solo la lisca,
ma tutti zitti a farsi massacrare
tutti capaci sol di brontolare.

Eppure basterebbe un sol momento,
prender coscienza della realtà,
restituire i pacchi dei quattrini,
svuotar le banche dei luridi assassini,
far fallire il miserabile sistema
mostrare che la gente non è scema.

Ma non lo è, se vuole sa capire,
non è difficile tornare tutti in piazza
il popolo può essere vincente
se usa la ragione ed il cervello
lasciando le scritte sui cartoni
e utilizzando le aste dei bastoni.

(Alessano 2.8.2016 - 10,19)


La carezza della morte




La morte mi sta intorno,
mi circuisce,
come una ladra accorta
i miei amici rapisce,
la morte m'accompagna
toglie i sassi e le “scrasce” dal cammino,
sembra la vita mi regali.

Mi spia nell'ultima salita,
sogghigna e nulla dice,
nulla pretende per le prestazioni,
sembra donna modesta
ma io lo so che lei è una turpe meretrice
cerca il piacere nel dolore altrui.

Mi segue nei miei giorni,
è lì in agguato,
sento alle spalle gelido il suo fiato,
l'aspetto ma mi colpisce negli affetti,
alla porta non bussa delle persone turpi,
non tocca i prepotenti,
fa germogliare fango e pestilenze.

La morte mi segue nei miei giorni tormentati,
l'aspetto ma lei fa il vuoto intorno
porta via le giovani esistenze
ed io più nulla chiedo e nulla voglio,
adesso sto cercando solo pace.
Sadicamente ignora i miei bisogni
ed io sono già pronto
forse mi lascerà il tempo per gli abbracci,
l'aspetto con addosso pochi stracci.

A ricordo del giovane David prematuramente scomparso!
(Alessano 22.8.2016 - 20,44)


Notti disperate




Ora la notte è scesa nel mio cuore,
albe e mattine non ne vedo più,
quel sol che m'accecava un dì a Gagliano,
quel sole è tramontato ed eri tu.

Quel sole rosseggiante e l'Albania,
quei monti galleggianti sopra il mare
ancora bianchi con un po' di neve
e quella nebbia rada che scompare.

Oh, mi ricordo notti senza sonno
con il profumo forte degli umori,
col letto caldo mézzo di sudore
ed io alla finestra a guardar fuori.

Fissavo l'astro rosso che saliva
da quel mare che non ho scordato,
quel letto vuoto, che restava apposta
tutto disfatto come l'hai lasciato.

E soffrivo pensando poi alla sera,
mi chiedevo se ancor t'avessi vista,
era estenuante il giorno da passare,
a ricordar la mente si rattrista.

E poi l'addio e nuovi amor confusi:
Amori? O forse disperati orgasmi?
Ed oggi sto inseguendo nuovi affetti
ma nella notte appaiono i fantasmi.

(Alessano 21.8.2016 - 20,56)


Accarezzami
Accarezzami con la tua voce angelica,
oh dolce musa che m'hai preso il cuore
spero che non sarai un dì diabolica

che lieve m'amerai senza clamore
voglio saperti atea e non cattolica
saper bussare al cuor senza rumore,

voglio poterti dar quel po' che resta
di questa vita ch'oggi è triste e mesta.

Fammi ascoltare un suono di campane
fammi dimenticar ville e chiesette,
le gote rinfrescare alle fontane

cancellar certe donnacce grette,
dimenticar le lor passioni insane
e il canto tenebroso di civette.

Voglio gustarmi questo nuovo affetto
che in cuor matura e con pazienza aspetto.

(Alessano 19.8.2016 - 16,32)


E son trentuno


La foto è ripresa da:
http://ricetteannotate.blogspot.it

E son trentuno ed io ti sto pensando,
su quel tuo viso più non splende il sole,
un tempo ti ricordo, oh che splendore,
un tempo mi sentivi, oh che tremore!

E già s'empiva tutto il firmamento
di luci a sera quando il buio calava,
ricordo ancora il dì che m'hai baciato
che amore eterno allora m'hai giurato.

Eri spergiura, figlia degli ormoni,
solo parole a letto ricamavi
l'ultima notte che lieta ti sei data
io quella notte sempre l'ho sognata.

E questa ch'è passata è stata dura
ho faticato a lungo a prender sonno
io t'ho sognata col sorriso antico
quel che vorrei ormai più non lo dico.

So che nel cuor mi resterà il ricordo
continuerò a sognar sempre quel giorno,
ricorderò per sempre quella notte
il giorno che mi bacerà la morte.

(Alessano 8.8.2016 - 9,41)


L'ultimo saluto




Ed incontrarti non è stato un bene
nei tuoi occhi ho letto la sconfitta
nel cuore mio il gelo è subentrato
la tua freddezza ha tutto cancellato.

Dentro provavo delusione e pena
sembravi una perfetta sconosciuta
ogni affetto sembrava ormai perduto
il desiderio a noia ormai scaduto.

E ti guardavo come fossi estranea,
come se il grande amor fosse finito
sentivo ancora dentro la passione
ma prevaleva ormai la delusione.

E mi son chiesto il senso dell'incontro
che tu hai voluto ed io poi provocato
ora ho capito che il tuo cuore è vuoto
mi resta tra le mani qualche foto.

E ti ricorderò presa di spalle
in fondo non t'ho vista poi cambiata
sempre seduta sulla motoretta
ma gli anni son passati troppo in fretta.

(Alessano 24.7.2016 - 10,18)


Torre Vado




L'onda i pensieri m'accarezza
scroscia dentro il cervello e mi martella
son solo, anche i locali stan chiudendo,
ed anche luglio fra poco sta finendo.

Tace il CD, da tempo non l'ascolto,
fa male al cuor la voce di Adriano
un dì non so perché me l'hai donato
sapevi che m'avrebbe tormentato.

Ed io ti penso, e sai che dentro soffro,
la vita ci siamo entrambi rovinata
mi sento in colpa, vorrei riparare,
per me è troppo tardi per sperare.

Invidio qualche buffone che consiglia
che m'invita all'inutile avventura
e spreca il fiato ma non mi convince
dentro il mio cuore ognor l'amore vince.

Sono perduto ormai con questa luna
che brilla in cielo e mi ricorda un poggio,
sono perduto ormai con questo mare,
che scroscia e mi sa solo tormentare.

(Torre Vado 20.7.2016 - 0,19)


Senza diritti




Senza diritti senza più speranza,
che resta a questa classe di immigrati?
I neri son là pronti a dare il cambio,
anche loro sono ormai merce di scambio.

E stanno in piedi fuori dai negozi
con un bicchiere, cercano un soldino,
li fan rischiare in massa sui barconi,
ma son risorsa oppur degli accattoni?

Sono ambedue le cose, io l'ho capito,
servono solo a noi per far paura:
o accetti per quattro soldi lavorare
o la riserva è classe da scambiare.

Classe di gente che rischia la vita
sperando in un futuro ormai finito
classe di lavoranti disperati,
senza speranza e ancora più sfruttati.

E gli organi ispettivi cosa fanno?
Lo sanno dei ricatti ormai palesi,
ti assumo e tu lavori per dieci ore
e t'assicuro per quattro-cinque ore.

Sol basterebbe far finta di nulla
sedersi presso un bar e controllare
appuntarsi l'orario di lavoro
mettere anche il padrone in purgatorio.

E, invece, ormai è tutta una combutta
solo doveri e muti sui diritti,
sale la corruzione e il malaffare,
ma sono sempre i soliti a pagare.

(Alessano 20.7.2016 - 8,04
)


Pagliuzze sospinte dal vento


La foto è presa in rete da: http://durodisicilia.blogspot.it

I miei poveri versi,
sono pagliuzze trasportate dal vento,
trovano un sasso e si bloccano
sussurrano poche parole,
parlano d'amore e di pace,
il vento poi le sposta,
le spinge per borghi lontani,
per contrade aride e solitarie,
dove nessuno leggerà,
dove nessuno potrà mai capire.

I miei poveri versi,
si raccontano in solitaria malinconia,
cantano le loro passioni,
nel loro vagabondare incontrano qualche anima pura
che si ferma ad accarezzarli,
si commuove per i semplici messaggi che contengono,
per le sofferenze che esprimono.

Oh, i miei poveri versi,
pagliuzze sospinte dal vento!

(Alessano 17.7.2016 - 8,42)


Asparago




Dalle spine m'affaccio
verde tra il verde sfioro
mi straccio
offro l'essenza di terra
tra rocce insisto.
Cogli il mio frutto
lo regalo
brillo su quel piatto
di riso e pecorino
poi lo annaffio col vino
un buon rosato
cresciuto tra le pietre ed i dirupi
del suolo salentino.

(Patù 3.7.2016 - 22,43 )


Haiku – Cicala




Bianco dal colle
questo Vereto sfianca
cicala stride.

(6.7.2016 - 15,35)


I perbenisti




La foto è tratta dal portale:
http://www.metropolinotizie.it/cialtroni-e-perbenisti-artefici-del-decadimento-morale-in-italia/

Ma quando finirà di scrivere fregnacce
quel Don Giovanni che in rete stila elenchi
di donne conquistate
degeneri e attempate?

Oramai mi son stufato di legger le cagate
che ogni giorno vi trovo sui portali
sparando a destra e manca
senza centrare un colpo.
Ma l'hai notato, ovvia,
che scrivi sol stronzate?
Ma questa è poesia?

A me sembra di leggere
la predica al vangelo
del parroco locale
che lancia dal pulpito scolpito
fulmini e qualche strale,
che tutti maledice
dicendo che lui è un santo
ma solo se la canta
col morto in camposanto.

Questi esemplari rari
di grandi perbenisti
strapazzano un po' tutti
e poi son proprio loro
dei grandi farabutti!

(Patù 10.7.2016 - 1,36)


La taranta


Disegno di Gustavo Doré - Aracne - XXII° Canto Purgatorio.

Tesseva la sua tela in silenzio,
la taranta.
Aveva steso l'ordito tra i rami,
in controluce,
i soliti passaggi rapidi sui fili,
elegante e leggera.

Aveva in testa la morte,
la taranta,
non la vita che giurava di dare,
non l'amore che prometteva al suo amante,
ignaro dell'inganno,
della trappola che non vedeva.

Lei giocava correndo sui fili,
un funambolo perfetto,
volando da un'estremità all'altra della tela
che la brina bagnava,
che il sole rendeva lucente.

La taranta tirò l'ultimo filo,
impietosa,
rimase immobile, in attesa.

L'amante ingenuo vi restò attaccato:
lei fece schizzare il veleno,
ma l'amore vinse la morte
e seminò la vita.

(Alessano 4.8.2016 - 7,01)


Senza più passione




Senza trasporto, senza più passione,
il nostro incontro è stato decisivo,
mi sei sembrata addirittura un'altra,
dell'amor dato più non resta traccia.

E m'affogava in cuor la delusione
sentirti estranea mentre ti guardavo
mi sono chiesto il senso del vederti
tu eri assente mentre discorrevo.

Come un fiore ho ricercato il sole,
sentivo il desiderio di un suo raggio
ma ha irradiato il freddo quel calore
del suo chiarore più non ero ostaggio

Lontana dalla mente, dai pensieri,
lontana dal mio cuore, ormai scassato,
tanto cocciutamente t'ho cercata
un mendicante sciocco sono stato.

Ora son io che ho voglia di scappare,
io che tanto per te ho peregrinato
che un po' d'affetto anche ho elemosinato,
il senso chiedo al mio vagabondare.

(Alessano 5.8.2016 - 13,24)


Io l'amo sempre


La foto è tratta dal portale:
http://patriciapaulap.blogspot.it/2016/03/il-muro.html

Io l'amo,
questa stronza figlia di puttana,
l'amo e gioisco solo al pensiero che lei mi pensi,
mi pensa ma si fa fottere dal suo orgoglio stupido,
dalla sua ipocrisia squallida.

E so che non è felice,
lo scrive ed io lo leggo,
vuol farmelo capire,
vuole tormentarmi affinché anch'io soffra con lei,
come ho sofferto e goduto nelle nostre evasioni di Monteroni,
di Nardò, della Palombara,
nelle nostre notti felici e struggenti di Gagliano.

La felicità la leggevo nei suoi occhi
me la regalava negli incontri notturni frettolosi,
la osservavo nei suoi abbandoni,
nei suoi orgasmi impetuosi e fantasiosi.

Le avrei regalato tutto pur di legarla a me
ma sono stato un vile,
una viltà che adesso pago con la sua e mia ipocrisia.

Il legame è sempre solido, dura ancora, ci salda,
i patti di sangue non sono finiti,
gli addii sono fasulli e neppure definitivi,
il rancore cerca di tracciare un solco che l'amore richiude in fretta:
ipocrisia cementificata dall'orgoglio,
da un orgoglio che ci affogherà,
che accompagnerà il muro dell'impotenza
che questa senilità latente sta costruendo in silenzio,
alla quale non potrò porci rimedio
ma che non cancellerà i ricordi.

(Alessano 31.7.2016 - 12,11)


Haiku – L'immenso


La foto è tratta dal portale:
https://plus.google.com/107406435296995016286/posts/DhNQrmeeFzz

L'immenso breve
diventerà infinito -
ne manca un dito

(Alessano 1.8.2016 - 14,45)

Impazienza



Ma quando?
Ma quando che?
Quando la smetti?

Ti sei accorto o no,
d'esser stancante e sciocco
d'aver di tanto rotto?

Beato chi è paziente
e sulla riva aspetta
che il morto passi in fretta.

(Patù 10.7.2016 - 15,22)

Haiku – Vaso fiorito
Vaso fiorito -
un mondo di colori
farfalla a sera

(Patù 3.7.2016 - 21,56)

Haiku - Vereto
Su quel Vereto -
le bianche case al piano
rosso tra il grano

(Patù 2.7.2016 - 11,52)

Solo un inganno


La foto è tratta dal portale: http://www.scuolissima.com

Solo un semplice inganno,
condito da ormoni impulsivi,
un gioco infantile eversivo
istinto lascivo
volgare.

Mi dici che cosa rimane
di quella tua voglia inconsulta,
di nudi in rete lanciare?

Il vuoto nel cuore,
l'archivio svuotato da ogni ricordo,
l'amore svenduto per fuoco,
per una libido da poco
che esalta i sensi ed il gusto,
solletica il solo piacere
e dopo, ammetti,
“non ero nel giusto”.

Una vita distrutta
inseguendo falsi reperti
fissando nel cuore un paese,
una chiesa pagana, un'altura,
per un pensiero che adesso carbura
su un gioco di donna immatura
e lascia in bocca un senso d'amaro,
di inutile,
che annulla giorni di tenero amore,
di affetto creduto,
anche dato,
e rimane soltanto la traccia
di una mente ammalata
candita di vizio e squallore
che il sentimento cancella
la passione nell'animo agghiaccia.

(Alessano 27.7.2016 - 9,23)

Stanchezza


La foto: Coppia agonizzante e ombre - dipinto di Ennio Abate

Quando il corpo è stanco
anche la poesia si estingue
io cerco di capirlo
provo anche a digerirlo.

Ma quando a fine giorno
i soldi sono pochi
con tanta fiacca addosso
i conti da quadrare

ma a chi può interessare
di scrivere dei versi,
se ha le caviglie gonfie
che fanno disperare?

E forse anche ci manca
una parola dolce
una carezza e un bacio
che l'anima un po' affranca.

Allora chiedo scusa
per quello che io scrivo
lo dico con ragione,
col cuore non ci arrivo.

Il tempo è ormai passato
scrisse per noi già il fato.

(Alessano 12.7.2016 - 9,38)

Tra gli ulivi



Questi ulivi e questo gran frinire,
queste cicale che assordano la mente
sono come codesto mio soffrire
prostrato come un salice piangente.

E non m'importa se non so lenire
quest'ansia che oramai ella non sente
ed anche questo tempo va a finire
come un eco rombante e poi silente.

Disegna il sole l'agitar dei rami
nella mia stanza quando all'alba spunta
si perdono sul muro i suoi ricami

come una vecchia tela ormai consunta
schiacciata dai muretti di pietrami
che dentro il cuore affondano una punta.

- Sonetto
(Patù 9.7.2016 - 18,03)

Traguardi finali



Un'ombra aleggiava sui miei silenzi,
sul mio sguardo perso tra la folla a cercare l'assenzio!
Oh, si, l'uomo è strano, i suoi ormoni a volte non cercano la riproduzione,
non è l'istinto che li guida,
anche se l'istinto è il motore della vita.
Se l'amore crea sofferenza,
dà sofferenza,
allora la vita si garantisce la riproduzione ugualmente,
perché gli ormoni dell'amore non moriranno mai,
anche loro viaggeranno alla ricerca dell'ovulo da fecondare.
Lo cercheranno in nuovi sguardi,
in ansie passeggere espresse da volti ricchi di speranza,
si, come ieri sera.
Sguardi ricchi di pathos,
come questo paese che mi ospita,
sguardi forse insoddisfatti per la poca attenzione,
per le risposte non date,
le conferme non ricevute.
Ma l'ho visto l'entusiasmo nel tuo volto,
ho capito la tua tensione,
anche se la mia era più intensa ed emozionale,
turbata da una serata alla quale avrei voluto dare di più,
turbata da un calcio di pallone alla fine inconcludente e inutile.
Ecco, ora anch'io cerco quel traguardo,
lo cerco sotto questo sole troppo rovente per me,
lo cerco su questo colle ventilato dove la speranza ormai s'è persa.
Ma è un traguardo precario,
senza più certezza di tagliarlo da vincitore.
Vedo una croce lontana
che il sole illumina pigramente
mi chiedo il senso di questa vita,
di questo rincorrere felicità precarie,
mi pongo mille domane e mille perché,
dei perché a cui non riesco a dare risposte.

(Patù 3.7.2016 - 9,52)

Una frittata



Devo chiudere questa porta,
devo farlo in gran fretta
sto giocando col fuoco
le uova sulla padella oggi cucino
ma rischio di fare una frittata.

Una frittata senza pecorino,
senza zucchine fritte
annaffiata con acqua,
senza vino.

(Patù 09.07.2016 - 17,34)

Oleandri



Questi oleandri profumati,
d'un rosso intenso e di un rosato ambrato,
d'un bianco candido
o morbido e ramato
accarezzano il terrazzo del mio appartamento
e un buon odore mi trasporta il vento.

Vedo gli afidi i bocci suoi aggredire,
le foglie e i rami di giallo colorare
mi fanno un poco pena e non riesco
a usar l'insetticida o un pesticida,
complessa e la domanda e la risposta
a uccidere la vita assai mi costa.

E l'oleandro svetta e mi regala
i suoi colori appena fuori porta
apro la mia finestra e mi saluta
vedo tante formiche fare festa
lo zucchero sorbir dai loro ventri,
mentre qualche ragnetto vi depone
le uova per la sua riproduzione.

(Patù 5.7.2016 - 10,15)

Ieri


La foto è tratta dal portale:
http://scuole.comune.fe.it/1707/pix/aldacosta/img_9095.ipg

Oggi oramai se n'è già andato,
domani sarà ieri,
quello che adesso hai detto
domani sarà acqua passata
anche l'amore che oggi m'hai donato
domani non c'è più, s'è consumato.
Ed oggi scrivi cose nuove
ad un recente amore tutto è dedicato
domani che sarà, non lo saprai,
nel focolare brucia un grosso ceppo
domani il contadino nulla innesta,
già questa sera solo brace resta.
Sempre il domani s'alternerà con l'oggi,
ma il domani sarà soltanto ieri
e ieri non ricordi cosa hai detto,
dopodomani il lunedì sarà passato
oggi hai dimenticato ogni promessa
ma giuri pentimento al prete a messa.

(Donnas 2.4.2016 - 19,59)

Mannaggia al tempo



Mannaggia al tempo che ci ruba i giorni,
ci ruba l'animo e porta via gli amici
cancella dalla vita uomini e cose
il peggio lascia per farci imprecare.
Il tempo è come l'acqua, passa e lava,
rode e corrode, scava rocce e monti,
non gliene frega se trasforma i prati
gli alberi secca e di pietrame copre.
Non rispetta nessuno, i grandi ignora,
il loro nome cancella e non gli importa
se fa soffrire chi li apprezza e stima
degli artisti più amati non si cura.
Il tempo ti appiattisce anche i pensieri
spesso ti dona oblio e fa scordare
la tua vita passata, ed il futuro
cancella ancora prima d'arrivare.
Così all'improvviso un viso caro
che t'ha allietato tante tue serate
lo porta via con se, come un tramonto,
alla vita lo nega e non fa sconto.

(In memoria di Paolo Poli)

(Donnas 26.3.2016 - 16,51)

Il ciliegio mutilato



Brillava in tutto quanto il suo splendore
ma forse qualcuno male sopportava
che un ramo avesse steso nel giardino
invadendo il territorio d'un vicino.

Non si capisce se a sollevare il caso
fosse stato l'invaso o l'invadente
ma per scansare il solito reclamo
al ciliegio hanno tagliato un ramo.

Ma l'albero segue la legge naturale
non sa di convenzioni e di confini
segue l'istinto, al vento anche s'oppone,
le braccia tende e non si chiede come.

E la natura che regola le cose
l'erba cresce finanche sopra i tetti
spunta per strada dove c'è l'asfalto
domande non si pone se va in alto.

Le leggi degli umani sono strane
basta una invidia o il fatto, pur reale,
che il ramo desse i frutti poi ai vicini,
prevale la logica finale dei cretini.

Il ciliegio hanno sfregiato orrendamente
lui soffre ora in silenzio e ancor borbotta:
“Non so il perché di questo lavoraccio
e del perché ci abbia rimesso un braccio”!

(Donnas 5.4.2016 - 19,55)

Cancello chiuso


La foto e di Anna Notaro (g.c.)

Cancello chiuso mi torturi il cuore
quel tuo viale triste e abbandonato
tra l'erba incolta brilla tristemente
ma ti ricordo bianco e ben curato
con rose e fiori ed alberi da frutto
con un fico bianco fuori dalla porta,
qualche gioia ancora oggi resiste
nella memoria vive e non è morta.
Rivedo la fatica dei miei zii
il riso spensierato dei bambini
le piante del tabacco in mezzo al campo
le filze appese dentro i magazzini.
Ogni giorno ancor foglie da infilzare
stenderle all'aria senza mai bagnarle
farle asciugare stese ai cavalletti
la sera a ben coprirle o ritirarle.
Una fatica immensa e mal pagata
ma la vita lo stesso andava avanti
fiorivano gli amori e gli abbandoni
le delusioni ed anche gioie e pianti.
E nella notte il lugubre cantare
della civetta che intorno svolazzava
nel buio il suo battito d'ali
neri presagi in cuore anticipava.
Essi son li, oltre il cancello chiuso,
in quel viale carico di erbacce
e in quei locali chiusi e abbandonati
che al buio ne conservano le tracce.

(Donnas 30.03.2016 - 00,26)

Haiku – Frittura



Pesce in padella
fiamma che scalda lenta
fumo di sera

(Donnas 4.4.2016 . 15,31)

Haiku – Cabanera



Spoglio sentiero
il narciso colora
bisbiglio d'ape

(Cabanera di Giaveno 28.3.2016 - 1,07)

Haiku – Mimosa



Fulva mimosa
già l'ape plana ghiotta
petalo muore

Dedicata a Liana Margescu

(Donnas 5.4.2016 - 22,46)

Questa pietra



Questa pietra dove son seduto,
m'ha rivisto forse un po' invecchiato
coglie il mio animo, ha colto i miei pensieri,
lei mi conosce, penso abbia sorriso
quando m'ha visto ancora ritornare.
Già altre volte con lei ci ho chiacchierato,
sa cosa penso e cosa covo in petto
qualche volta di pianto l'ho bagnata
ma quella lacrima solo lei ha raccolto
il sole e il vento dopo l'ha asciugata.
E il sole e il vento abbonda sul Vereto
le case bianche a destra mi regala
ed a sinistra una distesa azzurra
col cielo si confonde e si colora.
Su questo colle m'accarezza il cielo
ed io mi vedo già un po' confuso
alle nuvole bianche che mai stanno ferme
disegnano fantasmi e mostri strani.
Son loro che mi fanno più paura
quei mostri che mi opprimono i pensieri
guardo a volte il tremor delle mie mani
e qualche ruga che disegna il tempo.
E so che i giorni miei sono contati
lo avverto nella fiacca che m'invade
nella stanchezza che dà sofferenza
che al sonno invita senza più il risveglio.
E la mia pietra come sempre tace,
questa pietra sta ferma e sa capire,
lei ha colto spesso i miei dolci pensieri
ma ha raccolto finanche il mio soffrire.

(Patù 30.6.2016 - 12,01)

Cicale sul Vereto



E solo un canto vola,
vola nella calura mitigata
che questa tramontana
l'afa pesante ha via spazzata.

Questo monotono refrain
s'amplia assordante per tutta la campagna,
là in fondo tra gli ulivi
solo la casa tua
ancor di più la solitudine
a nuova solitudine m'assomma.

Uno sguardo spingo tra gli ulivi,
io sciocco sempre sono,
fingo da tempo il vero di ignorare,
la realtà diversa non vedere,
fingo un'indifferenza che non è reale.

Lo sguardo scivola tra un cespo di capperi
e una pajara diroccata.
E' il fico mio dov'è finito?

Resta solo un ulivo sul sentiero
del fico mio ormai non resta traccia
rimane anche di lui solo un ricordo
e questo sole che mi picchia in faccia.

(Patù 29.6.2016 - 17,26)

Ciliegio in fiore


Foto: Ciliegio2006-Donnas

T'ho rubato un sorriso in una foto
della tua giovinezza rinnovata
in questa primavera un poco strana
che l'inverno sembra abbia ignorato
neppure sui monti ha nevicato.

E tu già offri i petali alla terra,
sui tuoi rami saltellano gli uccelli
dai già nutrimento con gli insetti
rinnovi l'antico vestimento
che addosso t'ha cucito il tempo.

A giorni i rami tuoi rinverdiranno
il tuo vestito bianco avrai cambiato
poi il rosso apparirà tra le tue fogaiku
di ciliegie ce ne saran parecchie
e i bimbi le appenderanno tra le orecchie.

(Donnas 4.4.2016 - 21,40)

Haiku – Le tre P
(Pier Paolo Pasolini)



Sol poesia
battuta ed armonia
al tempo dura

(Donnas 31.3.2016 - 12,19)

Haiku – Girasole



Tra spighe perso -
vela verdastra al vento
giallo piangente

(Donnas 18.6.2016 - 23,14)

Haiku – Goccia



Goccia che cade -
un secchio appeso al pozzo
fragor di pioggia

(Donnas 18.6.2016 - 22,51)

Ricordando i Piani*



Risento ancora un cigolio lontano
in quelle notti con la luna piena
la schiena nuda ed il sudor che trema
il secchio che s'immerge e la cisterna.

E il lindo specchio che quel secchio spezza
che il chiaro rende tutto mosso e opaco
ricorda un po' l'affanno dentro il petto
il tramestio dei miei pensieri incerti.

Notte d'agosto quando il gallo tace
sol la civetta pigola sui tetti
lugubre s'alza il pianto dei piccini
che pronti sono al loro primo volo.

Ed io che m'aggiravo intorno all'aia
la brina già grondava dagli ulivi
il tabacco copriva ed i meloni
ristoro dava alle giornate ardenti.

E quel caldo soffocante di scirocco
s'appiccicava sempre sulla pelle
ristoro poi trovavo in mezzo al tufo
nel casolare dei miei nonni ai Piani*.
E sento ancora il tramestio pungente
dei materassi empiti con le foglie
dei cartocci di pannocchie secche,
delle lenzuola ruvide di lino.

E nel silenzio s'alzava anche il russare
dei miei parenti stanchi dal lavoro
e il guaiolar sinistro della volpe
che ritardava e ottenebrava il sonno.

E poi il torpore lento mi prendeva
mentre un refolo di vento mattutino
vagabondo s'aggirava per le stanze
e dava tregua a quel calore ardente.

Debole udivo uno sfiorar di fune,
della carrucola lieve un cigolio,
l'acqua che tracimava da quel secchio
ed il rumore in fondo alla cisterna.

* I Piani di Galatina

(Donnas 19.6.2016 – 00.28)

L'amor che rifiorisce



Ti amo e non lo sai,
non l'hai mai saputo,
la mia voce non ha mai trepidato,
avevo spento in cuore le emozioni,
quando parlavo nulla t'ho svelato.
Ma ricordavo quei tuoi giorni verdi
e le dolcezze che mi avevi dato.

Ora a volte mi cerchi,
forse hai capito del mio silente affetto,
anch'io ti cerco,
il tuo sorriso ho chiuso nel mio petto,
risplende oggi ancor nei tuoi messaggi,
nel corpo sei cambiata,
ma l'anima è la stessa,
oh, si, l'anima tua è ancora limpida e innocente,
forse i tuoi ormoni oggi sono spenti
ma alimentano sempre quell'impulso
che hanno acceso il fuoco in quei momenti.

Ed io mi perdo in quella tua innocenza,
ancora la ricerco nella voce,
ti provoco,
nel tempo andato ti faccio ritornare,
sotto la bianca luna passeggiare,
quella confusa gioia
come una vecchia muffa rifaccio germogliare,
ma provo in cuore una profonda pena
che alimenta tutto il mio rimpianto
che mi regala nuova sofferenza.

(Donnas 18.6.2016 - 16,40)

A Donato Moro



Cosa io più ricordo tu lo sai
la pelle liscia ed il tuo parlare schietto
il sole del Salento e la campagna
quei giorni in cui venivi a salutare
“lu Tata” là nei Piani ventilati,
in quei giorni d'estate ormai scordati.

E te ne stavi sotto il noce antico
con una manciata di pomidori freschi
al pozzo li lavavi e poi spalmavi
su una friseddhra di buon orzo puro
che profumava d'aria e di tabacco
coltivato con fatica e col sudore
dai tuoi parenti, figli di una terra
che ho tra i pori ancora e mi tormenta.

Sempre ricordo il tuo sorriso dolce,
quel ragionar sommesso tuo paziente,
l'amore che donavi alla tua gente
il legame con una terra a volte ingrata
che costringeva qualche tuo parente
a lavorar per altri anche a giornata.

Ora mi resta in mente il tuo ricordo
con i tuoi libri insieme a tanti versi,
a volte li rileggo se son triste
ci scavo dentro e saggio le parole
cerco qualcosa che ci leghi ancora
a quella terra che sentiamo in cuore,
che te oggi ricopre,
che me fa solo ancor sempre soffrire.

E come vedi certo non son persi
quelle parole e quei pensieri antichi
che scavo e cerco dentro quei volumi
che conservano storie ormai finite,
che racchiudono attimi di vite
di pensieri vividi e cocenti
che con pazienza hai trasformato in versi.



Nota: Donato Moro era cugino di mio padre Mario, consanguineo da parte materna. A sua volta Donato era cugino di Aldo Moro, consanguineo da parte paterna.

(Boccheggiano 28.8 2014 - 12,48)

Mare agitato


Nella foto: Mareggiata a Punta Ristola di Leuca 14.6.2014

Mare agitato
come questo mio cuor che pace cerca,
che m'agita i pensieri e il senno oscura
che contro la falesia urla e s'abbatte
e le dolcezze in cuor tutte ha disfatte.

Onda selvaggia
che alla scogliera bussa,
negli antri neri scivola e scompare
con gran rumore l'eco spegne in mente
e mi tormenta inesorabilmente.

(Donnas 17.6.2016 - 12,36)

Eppur ti cerco ancora


Foto: Dipinto di schiena di donna di Tito Conti

Eppur ti cerco ancora tra gli ulivi
tra quelle pietre ai bordi dei poderi
tra le cisterne antiche ormai svuotate
perso tra i solchi bianchi dei sentieri.

Ti cerco e sento in cuore ancor d'amarti
quel tuo sorriso a me l'hai inciso in mente
alle promesse tue sempre ripenso
anche se tu sparisci, sei presente.

E so che tu sei fusa e vuota in testa
ma sei riuscita a pitturar la tela
con tanto sole e un mare azzurro e intenso
dove sull'onda scivola una vela.

E questo quadro è fisso nei pensieri
anche se più non parli io sempre ascolto
e non ricordo mai le cattiverie
ma un bel sorriso inciso sul tuo volto.

(Donnas 16.6.2016 - 00,10)

Haiku - Cielo fumoso



Cielo fumoso -
onda ruggente all'alba
gabbiani in volo

(Uggiano La Chiesa - Donnas 16.6.2016 - 12,50)
Ada Cancelli e Salvatore Armando Santoro

Il dubbio



Il dubbio mi arrovella,
fa diventare incerti i miei pensieri
mi chiedo se il mio esser giusti
sia un'astrazione atipica ancestrale
che mette insieme due opposti e li rimesta
mi scava nell'inconscio e mi tormenta.

Il dubbio mi sconvolge,
all'improvviso le mie certezze tutte demolisce
mi pone davanti la scala dei valori,
delle etiche preconfezionate,
dei moralismi beghini ,
dei falsi perbenismi.

Smonta tutte le teorie
del bene fare o del fare bene
dell'accettare le regole sancite
dei conformismi che stentano a morire
che di giorno sventolano incessanti
di notte, invece, sono morti e distanti.

Il dubbio è un farmaco possente
ti spinge sul reale ad indagare
ti pone la domanda sempre attuale
se al conforme esiste un contrastare,
se quello che tu pensi sia il più vero,
sia falso, indotto da un costume
dominante, da un'etica imbecille
che è sofferenza e non liberazione.

Il dubbio m'assale tante volte
spesso mi fa profondamente meditare,
la realtà che ho attorno poi analizzo
valuto se sia convinto o meno
d'accettare oppure si dovrebbe contrastare.

(Donnas 14.6.2016 - 17,27)

Riflessioni sartriane



Che dire di questa povera vita
che come un filo di olio
lentamente scorre e finisce
da una bottiglia esaurita?

Che dire di tante gioie e speranze
create con un pezzo di carta
e messe su un rivo a salpare
sognando che sian paranze?

Che dire dei tanti inutili amori
sognati, dei tanti sortiti
dal nulla, diventati alla fine
esausti, vecchi motori?

Che dire di questa ricerca struggente
di affetti voluti sublimi,
raccogliere umori ormonali
tra braci di fiamme ormai spente?

Che dire di questi inutili giorni
che ancora rimango a pensare
al fatto ed al poco da fare
sperando che il vecchio ritorni?

Che dire di questo vano cercare
del senso di quanto accaduto
del poco che ancora rimane
nel dubbio incerto restare?

Perché a Jean Paul Sartre mi lega il suo umanesimo ateo e la sua riflessione quanto mai attuale che lo scrittore è presente "qualunque cosa faccia, segnato, compromesso fino al suo più lontano ritiro dall'attività".

(Donnas 13.06.2016 - 10,25)

Precarietà



Svetta una rosa in mezzo a gigli e calle
sveglia gli ormoni a mille insetti ed api
i suoi pistilli fa brillare il sole
il suo colore è un'esca alle farfalle.

Tutta armonia intorno è la natura,
si riproduce in tutte le sue forme,
dal fieno che marcisce nasce vita
dall'uomo in vita l'arido e l'arsura.

Dove passa l'umano lascia traccia
del suo dominio che tutto distrugge,
anche il ciclo delle sue stagioni
ha sregolato, al mondo è una minaccia.

Non vede mai il danno che produce
per il potere porta il mondo in guerra
ma dopo affoga in mezzo al suo liquame
verme tra i vermi al fine si riduce.

(Donnas 14.6.2016 - 13,58)

Legami


La foto è tratta dal portale: http://www.finanzaonline.com

L'hai detto una volta
ormai siamo per sempre legati
questo patto di sangue io l'avevo archiviato
dalla mente cassato.

Ma sei te che rimani attaccata
ma il tuo volo sarà lungo e costante,
il mio avrà vita assai breve
come un battito d'ali è ormai lieve.

Ma mi resti vicina,
lo capisco, ma questo tuo orgoglio
spezzerà la tua vita, ti costerà caro,
berrai dal calice amaro.

Più indietro non torno
il tempo non è più lo stesso
io non svendo gli affetti e i ricordi
ma tu scappi, ritorni e poi mordi.

Ed io più non ti credo
e neppure ci provo a spiegare
quel mio amore che adesso tu hai spento,
col tuo sordo rancore violento.

(Donnas 13.6.2016 - 18,23)

Armonia della parola


La foto è tratta dal portale: http://www.italiapost.info

Non so in qual calamaio la penna intinga
non mi chiedete se sia estro o altro
ma spesso scrivo mentre ascolto il cuore
e penso ch'io non sia poi tanto scaltro.

Sì, leggo spesso in fondo al cuore mio
scopro tanti miei vizi e non virtù
son debole, si sa, è la mia natura
perso ho le forze della gioventù.

Ma quando attingo in questo calamaio
dove mischiate vi son le parole
questo pennino termina nel cuore
e lui che scrive quel che piace e vuole.

Le parole scivolano bizzarre
sembran bambini sopra un acquaplano
a volte le sento anche allegre urlare,
avvolte, altre, in un terrore arcano.

(Donnas 8.6.2016 - 10,34)

La speranza


La foto è tratta dal Blog di Denis Vasse

La speranza è un'illusione,
una bandiera che sventola col vento,
ogni momento cambia direzione,
ad ogni soffio è una tribolazione.

Son colmi di speranza sol gli sciocchi
quelli che il mondo non sanno guardare
hanno pietà dell'altro, compassione,
gli asciugano le lacrime dagli occhi.

Ma alla fine capiscon la commedia,
e in giro ci son tanti commedianti,
vivere non è facile per tutti
il mondo è ricco di bari e di birbanti.

Si salvano gli stronzi che san galleggiare,
ed anche le puttane ed i papponi,
chi ha del cuore affoga quasi sempre
insieme ad altri emeriti coglioni.

(Donnas 30.05.2016 - 11,05)

Una parola



Una parola a volte, se pesante,
pur volando come nuvola leggera,
può scatenare in cuore un temporale
l'alba serena trasforma in buia sera.

Sempre ci pensi, fermenta come il vino,
nel tempo ti corrode e scava in mente,
ritorna spesso e ti tortura a notte
apre uno squarcio inesorabilmente.

E pensi alla persona che l'ha detta,
analizzi poi tutta la sua vita,
al bene che t'ha dato più non credi,
quella parola nel tuo cuor s'avvita.

Tormenta nel profondo l'intelletto
spesso ritorna a farti compagnia
tutto l'amor d'un colpo l'ha squagliato
come gramigna cresce e non va via.

(Donnas 9.6.2016 - 9,24)

Dai pascoli erbosi


La Foto è di Cornacchione Angelo di La Plata (Argentina) al quale è dedicata la poesia.

Dai pascoli erbosi ci giunge
un lieve muggito di mucche
lo stagno felice col cielo
l'azzurro sereno congiunge.

Ed anche un belato lontano
tra frasche ed arbusti ondeggianti
di pecore al pascolo sperse
che l'erba ora brucano al piano.

Dai pascoli erbosi un pensiero
insieme a una fresca visione
gradita ci giunge ed io spero
per loro un domani di festa.

(Donnas 7.6.2016 - 20,24)

Adolescenza



Acerba età tra i secchi fieni spunta
come erba verde ancor ricama il giallo
dà il senso della vita che rinnova
il gracidare garrulo d'un gallo.

Dolce era il tempo e chiara la mattina
anche i pensieri persi dietro un nulla
guazzar con piedi scalzi tra la brina
accarezzar dell'alba la frescura.

E il tempo passa ed ogni dì scolora
ma il cuore archivia lucido gli istanti
di tante esuberanze ed incoscienze
resta soltanto il punto d'una mora.

(Donnas 7.6.2016 - 11,50)

Ti penso ancora



Ti penso ancora,
sposa lo sei sempre,
negli anni quando a un “sì”
con un commosso “sì”, tu rispondesti,
col tuo vestito candido sedesti
un cappellino bianco t'adornava
il volto giovanil che allora avevi.

Forse eravamo impuri,
poco degni dei fiori bianchi
di quei vestiti chiari,
ma amor giurammo e fedeltà eterna,
io non lo fui, di te io poco seppi.

Ma l'amor non s'è spento,
ancora dura,
come lanterna brilla nella notte,
anche se il mio sentier più non rischiara
anche se l'ombra bruna lo nasconde.

Ti penso a volte e provo tanta pena
per questa vita che ho buttato al vento
ma ancor ti penso,
il cuor s'empie di gioia,
in questa gioia ancor vivo contento.

(Donnas 7.6.2016 - 13,12)

Protesi



La notte dormirò con le gambe allargate,
cercherò una posizione adeguata
per allontanare quell'uggia dolente
che all'anca a volte mi prende.

Dormirò girato sul lato più sano
(non mi va di urlare di notte)
voglio appunto evitare
la gente dormiente dovere svegliare.

E sì, perché la notte il vociare si sente
anche se l'urlo è breve e un po' contenuto,
quell'ahi potrebbe dar noia
(dei guai degli altri la gente spesso s'annoia)
quindi, meglio evitare,
soffrire senza farsi ascoltare.

Fra pochi mesi avrò un pezzo cambiato,
un tempo era assurdo pensare
che un ricambio di polietilene
potesse lo zoppo far camminare.

Pertanto, né carrozzella,
neppure pensione da chiedere e avere,
potrò di nuovo viaggiare
senza a stampelle appoggiare.

Aspetterò dopo paziente
che arrivi quel giorno finale
che il sole e la notte si spenga
e l'alba non spunti, non venga.

(Donnas 5.6.2016 - 18,57)

Ladri



Spesso siamo dei ladri,
basta un pensiero altrui, un'astrazione,
e maturiamo un'altra riflessione.

Da millenni l'uomo lascia segni
del suo peregrinare
tracce forse per farsi ricordare
per dimostrare che anche lui c'è stato
che anche lui ha sognato.

Nelle grotte ha inciso i suoi disegni
sulle rocce descritto le passioni
sulle stele racconta la sua storia
scarica e lascia mille riflessioni.

Dalle parole siamo influenzati,
da qualche frase, da un battito d'ali,
dal sole che tramonta e indora il mare
dal rosso che colora l'orizzonte
dal buio che poi sale dietro un monte.

Che vuoi che sia?
Tu non puoi farci nulla,
anche dal poetare altrui, come fenice,
si coglie un gene che al cuore parla e dice,
un verso nasce ed è nuova poesia.

(Donnas 5.6.2016 - 9,31)

La delusione



Mi son svegliato con l'affanno in cuore
stanotte ero in viaggio nei miei sogni
solo vagavo nel mondo dell'assurdo
la delusione
che brutta malattia
buio era il cielo
senza stelle e luna
buia era la via.

E mi chiedevo dove mai io fossi
solo muretti in pietra avevo intorno
dei campi arati
rossi come il mio sangue antico
papaveri ai bordi dei poderi
insanguinati
sentieri senza fine
dal buio accarezzati.

Poi ho visto una chiesetta tra gli ulivi,
girai lo sguardo verso la pianura
le case bianche
e una lucina stanca,
il mare sullo sfondo
e l'onda bruna
e finalmente
un raggio tenero di luna.

(Donnas 4.6.2016 - 10,08)

Sfogliando poesie



Ho letto alcuni vecchi versi
abbandonati tutti su un portale
ho letto ed ho raccolto in cuore
chicchi di grano sulle zolle spersi.

Ho pensato in silenzio, quasi vinto,
erano chiare adesso le parole,
io fui superficiale, non convinto

udivo solo un suono di tignole,
sul fuoco un borbottio di casseruole.

Dietro a giorni fantastici mi persi
accarezzando a letto la tua pelle
nell'animo non lessi, e ai tuoi bisogni
il cuore tenni chiuso e non apersi.

Ma quei tuoi versi oggi hanno parlato,
m'hanno turbato un poco anche i pensieri,
ed ho capito che t'ho raggirato

coi miei discorsi inutili e ciarlieri
che forse sono stati menzogneri.

(Donnas 4.6.2016 - 22:57)

Quel dito (A Marco Pannella)



Quel dito racconta una vita
dice quello che solo io vedo
sconfitta nascosta, velata,
la dignità adesso turbata.

Ma parla quel dito,
ci sta raccontando la storia
d'un uomo sconfitto,
deluso, ma ancora non vinto.

D'un uomo da molti ignorato
sol'io un po' tardi ho capito
soltanto perché ci sono passato,
le sue denunce ho intuito.

Le sue battaglie civili,
le sue esternazioni tardive
ci fanno oggi capire
il senso di quel suo trasgredire.

Ed oggi che dorme sereno,
che più non eccede ed elude,
che più non beve il suo piscio,
ci mostra un amaro sorriso.



(Donnas 3.6.2016 - 9,14)

Veleno


La foto è tratta dal portale: http://www.altriconfini.it 

Mi sveglio con un canto di usignolo,
coi passeri che gorgheggiano felici,
coi merli che modulano dai pioppi
il loro canto sempre m'addolcisce.

Mi sveglio con nel cuor la gioia,
il sentimento ancor non m'abbandona
all'odio sempre rispondo con l'amore
sorrido alle brutture e pena provo.

Profonda pena, con un po' d'amaro
penso alla cattiveria ed all'affanno
di chi vive ogni giorno il suo squallore
e non s'accorge del male seminato.

Ma non importa, io conservo in cuore
sempre la gioia d'aver donato amore,
non mi interessa se in cambio ho ricevuto
veleno puro che ancor non ho bevuto.

(Donnas 3.6.2016 - 8,27)

Bozza



Chissà il suo verseggiar cosa riserva
che scriverà, qual novità ci annuncia,
conosco qual è ormai la sua opinione
il suo modello è quello d'una serva.

E aspetto che la bozza si traduca
in un pensier forbito, in un concetto,
ma so che poi alla fine salta fuori
un rospo che dormiva in una buca.

E senti solo un grande gracidare
solo quello il rospo sa produrre
ma t'accorgi che lui vive nel limo
e nel fango ti puoi solo sporcare.

(Donnas 1.06.2016 - 6,33)

Haiku – Poesia



Non sono assente
la poesia corteggio
verso d'estate

(Donnas 1.6.2016 - 09,37)

Haiku – Rosso tramonto



Rosso tramonto
fetta d'anguria fresca
grillo che canta

(Donnas 5.4.2016 - 21,54)

Canzone di speranza



Andiamo, dagli anni pressati,
per strade deserte, per borghi animati,
andiamo e speriamo ancor di potere
l'amore ch'è morto ancor risvegliare,
trovarsi felice a correr di notte
tra l'acqua scrosciante
e il tuono tremante
tra i lampi che il cielo di luci
ricamano, rischiarano a giorno,
sdraiati felici su un telo sul mare,
ancora potere come allora sognare.

Ti cerco, ti voglio, ti amo
amore mio
lo so, lo penso, lo sento
che mi ami,
il tempo, che passa, consuma
ma in noi vive,
ricordo, ricordi, se vuoi
amar sempre puoi.

E vago col sogno, nel tempo ritorno,
cancello le offese, ho tutto scordato,
ricordo soltanto le dolci parole
gli abbracci convinti e quel che dicevi
l'amore tuo eterno per sempre donare
vicino al mio cuore
i battiti udire
la pelle ed i seni ancor carezzare
il tempo passato ancor riportare
se vuoi lo sai tu puoi ripulire
il cuore dai guai che fai e non sai.

Ti cerco, ti voglio, ti amo
amore mio
lo so, lo penso, lo sento
che mi ami,
il tempo, che passa, consuma
ma in noi vive,
ricordo, ricordi, se vuoi
amar sempre puoi.

(Donnas 29.05.2016 - 8,23)

Sipario



Non è cambiato nulla del copione,
solo un ritocco a qualche scena o frase,
s'alza il sipario ma dopo in fretta scende
lei si ripete, come in un sermone il prete.

Ogni tanto il ciel si rasserena,
poi all'improvviso il buio lo scolora
un lampo filtra e scarica sul monte,
poi il sole scende, tra le nubi non splende.

La parte l'avevo già imparata
sempre uguale lei la recitava
ogni tanto appariva e poi spariva
erano solo ormoni, squallide contorsioni.

E giurava ch'era ormai cambiata
ma poi spiavo in rete le sue mosse
anch'io mi camuffavo e la ingannavo
non s'accorgeva, la stessa frittata ricuoceva.

E parlava di fedeltà al suo amore
ma poi mi regalava il cellulare,
lo faceva perché lei si fidava,
la stessa parte, a tutti ripeteva ad arte.

Ma tanto ormai più non mi fidavo
dal mio cuore l'ho anche cancellata;
le sue parole? Sono acqua e sapone,
scioglie la macchia, ma nera rimane la cornacchia.

(Donnas 28.05.2016 - 11,05)

Testa bassa e cellulare



Testa bassa e cellulare
uno spot da sfogliazzare,
a un messaggio replicare
e rischiare di cascare.

Poi da soli sghignazzare
chi ci guarda sconcertare
fuor di testa poi passare
con un camice legare.

E vedere passeggiare
un amico e salutare
un messaggio poi mandare,
sulle strisce non passare

evitando di parlare
a quattr'occhi per spiegare
quel che a voce si può fare,
maledetto cellulare.

(Donnas 26.5.2016 - 19,43)

La vita



Un merlo nero nel giardino,
tra foglie ed erba secca,
rumor di frasche morte
vita nuova si spegne,
vita nuova che vive.

Rumore nel giardino
io che vedo ed ascolto
entità senza tempo,
nel tempo vivo,
con il tempo muoio.

Io, fuori dal tempo,
che osservo e penso,
io nell'universo
in questo istante perso.

(Donnas 25.5.2016 - 9,38)

Le vecchie botteghe



Le vecchie botteghe d'un tempo
ormai rimangono sogni lontani
trovavi sempre il prodotto
che risolveva i tuoi affanni.

Le vecchie botteghe d'un tempo
con la padrona in grembiule
che affettava un pezzo di pane
la pasta da sola incartava;

con il marito che allora affettava
salumi con un lungo coltello
che su una pietra affilava,
la mortadella tagliava.

Oh, sì, le vecchie botteghe
con la padrona che sapeva di tutto
che i propri clienti istruiva
come toglier le macchie di strutto,

come poi appendere i capi,
come tingere quelli usurati
perché la mamma non buttava via nulla
calzini e vestiti cuciva, aggiustava.

Oh, sì, le vecchie famiglie d'un tempo
con la nonna ed il nonno tremante
con la loro esperienza ascoltata,
non serviva né aiuto o badante.

Il vecchio borgo d'un tempo
dove uscivi e sentivi: “Buongiorno”
dove ancora ascoltavi dei galli
ed il canto a tutte le ore.

Le vecchie stradine d'un tempo
coi bimbi distesi a giocare
non c'era ancora il pensiero
d'un auto che potesse passare.

E sentivi il muggir delle mucche
l'odore pesante di stalla
ma anche il profumo dei prati
in modo decente allor concimati.

E la famiglia era più unita,
solidale ad ogni bisogno,
ora è arrivato il progresso,
si è soli, ed io lo chiamo regresso.

(Donnas 23.5.2016 - 10,21)

Sorgente d'amore


La foto è tratta dal portale http://blog.giallozafferano.it http://api.ning.com/files/3GuCE*l8Vq*cL3GpEXEYh4X-b*I56TXGLBq6egSm17Pvsq9aWsh30hh*m3tl5ZT-MiVZM8VyTETX5Z4ZL1R2E7n5Dbg*nWRB/torrente_animato_1.gif

Lei t'ama ancora
ma non te lo vuol dire,
t'ha amato sempre ma l'orgoglio vince
tiene per se il suo segreto e tace
lo fa capire ma non ti convince
è fuoco che ancor cova, e vive in brace.

Anche tu sei orgoglioso,
ancora l'ami,
l'ignori ma coi versi fai capire
che la vorresti ancora appassionata
sempre la pensi nella mente esiste
in fondo tu lo sai quanto l'hai amata.

Fingi di non vederla,
ma poi leggi,
qualche commento quando taci appare,
finge di non pensarti ma lo sai
ella sempre è vicina
tu sprofondi, a pensarla, in nuovi guai.

Sia maledetto il giorno
che accettai
d'incontrarla quel di la prima volta
dal cuor neppure un dì l'ho ancora tolta
ma nel mio petto ha solo seminato
la delusione e tanta ne ho raccolta.

(Donnas 22.5.2016 - 16,02)

Haiku – Carne di cane



Carne di cane -
a banchettare insieme
urlo che sale

(Donnas 22.05.2016 - 11,47)

Per un pezzo di cane


https://www.change.org/p/annullate-il-festival-della-carne-di-cane-di-yulin-a-guangxi-in-cina?recruiter=47515

Se questo è il mondo che ci costruiamo
allora è giusto che ci abituiamo
un altro mondo, oh dio, non lo vediamo
la mente e i sentimenti ci abbuiamo.

Neppure è giusto difendere una razza
scegliere tra le bestie mi imbarazza
perché tra gli animali l'uomo guazza
ma quanto a crudeltà tutti li spiazza.

Allora è facile spesso non guardare
si evita così di giudicare
e non ci importa saper che a macellare
sia una vacca o un cane a mugolare.

Tanto alle sagre tutti son contenti
e non gli frega nulla degli armenti
quel che interessa è d'essere gaudenti
con un pezzo di cane in mezzo ai denti.

(Donnas 21.5.2016 - 08,59)

Un pezzo di sapone



Mi han regalato un pezzo di sapone,
di quello d'una volta, fatto in Siria,
con olio e soda in modo naturale
che di certo alla pelle non fa male.

Ne ha fatta strada con me quel detergente:
prima sbarcò in Salento in fondo allo Stivale,
da lì è arrivato poi fino a Paliano,
quindi s'è riposato a Boccheggiano;
infine, dopo tanto lungo errare,
è giunto sul suolo valdostano.

Ogni mattina le mani e il viso m'insapono
e mentre a fondo lavo palmo e dita
mi sovvien di Patù, dei tanti amici,
del Vereto e di San Gregorio,
della sua piazza con il campanile,
della campagna e dei suoi verdi ulivi.

Ma penso a chi il sapone m'ha donato,
a Gina ed alla sua erboristeria,
ai buoni prodotti che m'ha consigliato,
ricordo anche a quanto ho chiacchierato,
chissà, mi chiedo, se l'avrò annoiato.

Ma poi ogni dì, concludo anche a ragione,
che a ricordar gli amici, se si vuole,
basta a volte anche un pezzo di sapone.

(Donnas 21.05.2016 - 22,55)

Haiku – Nebbia



Rami spettrali-
a traghettar l'incerto
ombre nascenti

Spiri affannosi-
nubi rabbiose in cielo
brume d'autunno

caligine fumosa-
fantasmi biancheggiati
è mezzanotte

Filtra l'opaco-
panchine in ciel sospese
luna tremante

(Donnas 3.3.2016 - 20,59)

Nostalgia



Questa tristezza che mi rode dentro
quest'oggi non so proprio cosa sia
m'assale a tratti, poi mi scava al centro
di questo cuor, che muor di nostalgia.

E penso a un dolce sguardo e poi le scrivo
un messaggino nel telefonino
“ti sto pensando dolce mia bambina”
lei mi risponde: “anch'io caro nonnino”.

E mi si scioglie in petto anima e cuore
penso a questa mia vita incasinata
non so più cosa fare e dove andare
una famiglia sogno più aggregata.

Ma i miei tormenti sono ancora tanti
e gli anni stan passando celermente
la libertà è un ben che non ha prezzo
gli affetti son però nella mia mente.

E scavano, corrodono i pensieri,
mi fanno spesso stare tanto male,
sono un ribelle, questo è il mio difetto,
tra libertà ed affetti che più vale?

(Donnas 03.03.2016 -12,50)

Quest'oggi !
(A Francesco)


La foto è tratta dal portale: http://www.linkiesta.it

Quest'oggi sono un poco assorto
sui miei pensieri rotolo prostrato
sul tuo messaggio a lungo ho meditato
su questo mondo con il fiato corto.

Vedo un'umanità senza speranza
ormai senza valori ne futuro
la testa sbatto forte contro il muro
domande pongo sulla devianza.

Possibile che dal filosofare,
che forza diede ad idee e ragione,
nel buio il mondo voglia sprofondare
senza più ideologia, né religione?

Un mondo avaro vedo nel futuro
senza traccia di alcuna Umanità
tutto proteso a un egoismo impuro
l'etica cede a produttività.

Il mondo degli affari ha il sopravvento
su dignità e coscienza dell'umano
questo arretrare crea solo sgomento,
tutto il mio tempo è stato quindi vano?

Solo una voce ascolto molto amara,
offuscata dal soldo e dagli affari,
quella d'un Papa che ha la vista chiara:
con lui resisto e accendo ancora i fari.

(Donnas 20.05.2016 - 12,06)

Per un pugno di fieno


La foto è di Lucky Luke (tratta dalla rete)

Per un pugno di fieno, dio mio, quanta fatica,
svegliarsi presto per il primo taglio
poi fare in fretta a mano a rigirare
con il tridente e rivoltare al sole.

Per un pugno di fieno, i nostri vecchi,
mani callose, nere di fatica,
non conoscevano feste e né riposi
lavoro duro, da mattina a sera.

E la notte svegliarsi se toccava
ad irrigare con gli stracci i prati,
finito all'alba l'acqua deviare
al vicino per poter bagnare.

E poi le mucche al pascolo portare
mungerle a sera, il latte conservare,
portarlo nella latteria turnaria,
la fontina, pazienti preparare.

E al tempo giusto seminar patate
curarle con pazienza ed attenzione
pulir dai parassiti in ginocchioni
senza infestanti e rispettar la terra.

Oh, la terra, che stiamo maltrattando
a cui più non portiamo alcun rispetto
lei ancora ci vuol bene e ci protegge
ma ogni tanto poi ci fa un dispetto.

(Donnas 2.03.2016 – 11,35)


Traduzione ed adattamento in patois di Ezio Borbey di Charvensod
Pe euna poueugnà de fèn
Pe euna poueugnà de fèn
Vèyo dèyèn-nò teubeulì
Rèchise vitto pe lo copì
Aprì la dèinou-n-a lo reuveuryì
Avouì lo ratì et la trèn aì solei pe lo sètchì
Pe euna poueugnà de fèn
Le noutre vioù le man plèn de callie
Pà de fìte pà de reupoù
Travallie deur dì mateun ai nìte
Lo loun de la nìte Nò totzave nò rèchì
Dzoure de la pousa pe allì a ivyì
Tràmì lo lènchoueu tanque aì mateun
Pe rènde l'ive a sisse que l'ayàn drouèt
Aprì le vatze eun tzan le pourtì
Catzì-le aì bau pe le-s-aryì
Lo lasì dedeun la brènta portì a la lèityi
Lo fromadzo travallià dì freutì
Cou que la leunna diyave, le trifolle plantì
Tzauchi-le avouì pachènce, bièn lè vardì
A dzeneullioun l'èrba grama gavì
Avouì tot so la tèra reuspèttì
La tèra que oueu nò savèn pami consèrvì
Belle avouì sèn, lleu counteuneye a nò lamì
Quaque cou nò fì de djestra pe nò fiye coumprende
Se nò fiyèn rèn pe la vardì nò rèsteurèn sènsa
La noutra poueugnà de fèn pe nò manteugnì.

(2.3.2016)

Porta finestra



Porta-finestra
uno spiraglio aperto
a illuminar l'ingresso d'una stanza
con poca luce e l'ante un po' invecchiate
d'un celestino antico colorate
appoggiate a un vecchio muro
di pietre e di mattoni stonacati.

Langue un rosaio
i rami impoveriti
aggrappati a quel muro ormai usurato
ma dentro i vasi colori sorridenti
rischiarano quell'angolo silente
regalano una nota di vita e di calore,
e splende il sole
presto i rami ravviva ed i germogli
risplenderanno nuovamente a verde
ed i boccioli
esploderanno in tante rose rosse.

Quel muro riprenderà splendore
il vecchio sarà di foglie ricoperto
ingannerà il passante
che lo riprenderà col cellulare
in rete poi lo farà girare
scriverà che è una pianta di verbena
e a chi la guarda toglierà ogni pena.

(Donnas 3.3.2016 - 23,27)

Consummatum est
(L'ingordigia)



Adesso sì ho capito finalmente,
accidente che duro son di testa
non ti credevo poi talmente lesta
lo eri, ed eri anche un po' indecente.

Ma cosa t'è passato per la mente
di fingerti con me donna modesta?
Eri invece di bocca molto lesta
ma simulavi d'essere credente.

Ma pensandoci adesso che sorveglio
forse t'ho preso anch'io per i fondelli
anch'io con te ho giocato ancora meglio

mettendo la carota nei cestelli;
stai certa non dormivo, ero ben sveglio
sempre pranzai leccando i polpastrelli.

E sì capivo, certo che ho capito
quante volte l'hai detto e l'ho sentito.

Ma a non capire allora simulavo
mangiavo sempre a sbafo e non pagavo.

Ma adesso che ho parlato forte e chiaro,
ti ricordi “la bellezza del somaro”?

Sì c'era forse del vero in quel filmato
ma il soggetto era male interpretato.

Ed ora anch'io per un po' vo' via
a confessar col prete in sacrestia.

- Sonetto ritornellato

"Consummatum est" espressione usata da San Tommaso d'Aquino, invitato a pranzo da Re Luigi il Santo, per sdrammatizzare dopo essersi accorto di aver mangiato da solo un pesce che era destinato a tutti i commensali.
(Donnas 2.03.2016 - 4,01)

Haiku – Meditazione


La foto è tratta da: https://ethnikshopblog.wordpress.com/2015/09/

Meditazione -
come dolce preghiera
campane a sera

(Donnas 6.5.2016 - 15,46)

Anniversario (103 anni)



Padre
oggi mi sei nel cuore
ormai da tanti anni addio ci hai detto
chissà dove cammini e dove sei
non resta una gran traccia nel mio petto
tra guerra ed abbandoni questo figlio
poco l'hai conosciuto e né capito.

Tardi ma forse infine io t'ho compreso:
se leggo in fondo al cuore mio
traguardo quello tuo
anch'io mi sento strano
non son capace di donare affetto
eppur dentro lo provo
spesso pur io da solo mi commuovo.

E' la natura che ci ha forgiati male
a non saper l'amore tutto dare
ma io spesso ti penso e non mi scordo
e quel tuo faticar per la famiglia
tutto ho impresso ancor nella mia mente
quanto tu m'hai insegnato ancor ricordo.

Ed anche con la tua poca esperienza
coi libri e con la penna
come modello in mente sei rimasto
a fondo mai non scendo, anzi galleggio,
me la cavo in ogni situazione
anche da solo mi riparo un guasto.

Ora stattene buono dove sei
come vedi gli anni stan passando in fretta
anch'io m'incanto dietro un bel tramonto
e penso a breve m'incontrerò con Lei
che a niuno al mondo pratica uno sconto.

(Donnas 6.5.2016 - 14,00)

Calvario



Il canto degli uccelli vien sommerso
dall'abbaiar di un cane lamentoso
anche il giorno stamani sembra uggioso
ed io sto ricercando un cielo terso

A riposare non c'è proprio verso
c'è un andar vieni d'auto strepitoso
anche il treno oggi sfreccia rumoroso
cerco il sereno che oramai s'è perso.

Penso alla quiete là tra le Colline
la pace che ho lasciata a Boccheggiano
e pur, tra il chiacchierar delle vicine,

quel venticello accarezzante il grano
che scuote anche nel bosco le saggine
e in cuor espande un bisbigliare arcano.

(Donnas 5.5.2016 - 17,00)

Mi parla Dio


La foto è tratta dal portale: http://www.vuoisapereche.com/papa-francesco-in-vaticano/

Mi parla Dio, quando m'ascolta il cuore,
come ai profeti detta i suoi pensieri,
ma a volte arriva con forte ritardo
di quelle cose ne parlai per ore.

Ma dato che sostengo ch'è inventato
forse per questo lui non mi dà retta
scrive su ispirazione poi il suo Papa
era lontano, non mi ha mai ascoltato.

Solo io mi disperavo per gli agnelli
belavano con pianti sovrumani
anche le pecore urlavan disperate
e l'hanno massacrati nei macelli.

“Non c'è bisogno il nuovo di comprare”
forte gridavo: “Salvate le risorse”
la mia denuncia in fondo si capiva
il vecchio ancor si può rigenerare.

Solo io pregavo il Cristo tra le stelle
per questa terra urlavo infervorato
quante volte ho parlato dell'ambiente?
Ma il mare l'han sciupato le trivelle.

Sembra che io l'abbia ispirato infine:
in una enciclica ha scritto queste cose
che da solo per anni ho strombazzato
chiedendo un mare lindo e l'aria fine.

(Donnas 2.5.2016 - 1,00)

Evolution


La foto è stata presa dal portale:
https://mammadolce.wordpress.com/page/33/

Il mio bambino a volte mi somiglia
quando arriva sudato e un po' affannato
sulle piste mi porta del passato
in lui rivedo gli anni consumati.

Il mio bambino a volte mi domanda
io son distratto, geloso del mio tempo,
ma poi lo guardo un poco e mi tormento
cade un capello, non ha il vestito corto.

Il mio bambino prova il suo calvario
legge ma a volte pensa ed è negletto
le regole, i doveri ed il rispetto
tutte son cose difficili da attuare.

Il mio bambino adulto già lo vedo
le scarpe sono strette da indossare
ora non sta a sentire e vuol strafare
ma gli sta il morso molto stretto in bocca.

Il mio bambino adesso è pure padre
io poco l'ho seguito e fui distratto
quello che lui oggi fa io non l'ho fatto
mi accorgo d'esser vivo ma son morto.

Il mio bambino adesso sto a sentire
forse ho capito e parlo il suo linguaggio
anche dei figli suoi son ora ostaggio
ormai non so che fare e cosa dire.

(Donnas 30.4.2016 - 9,50)

Ma un amore tu ce l'hai?



Ma tu ce l'hai un amor, dimmi ce l'hai?
Ce l'hai un affetto che lieve la notte,
quando il buio negli angoli compare,
il corpo ti stuzzichi e titilli?
Senti del fiato suo come una brezza
sul collo, mentre sussurra “t'amo” e ti accarezza?

Io non te l'ho chiesto mai,
spesso però pensavo di farmi un po' coraggio
di chiederti nel letto con chi stavi,
sapere almeno che sola non dormivi.

Ai tuoi seni ho pensato,
spesso io ti ho spogliata, t'ho baciata,
quelle mammelle prosperose
tra denti e lingua con lussuria e libido
ho più volte succhiato,
sulle emozioni tue al buio fantasticato.
Ho sentito finanche il tuo lento ansimare
e lieve di piacere mugolare.

Vive l'amore anche di bramosia
a volte di languida lascivia,
di lieta e stravagante frenesia.
E si, che ci ho pensato
quando vicino a te mi son trovato
quando con desiderio ti ho a volte accarezzato.

Ma quei momenti troppo spirituali
non avrei voluto mai contaminare
con un rapporto basato sugli umori
poco nobili ed anche un po' volgari.

Volevo che restasse un bel ricordo,
d'un bene che d'umano nulla avesse,
d'un affetto puro e celestiale.

(Donnas 30.04.2016 - 21,15)

Montalcinello


Nella mia foto: Caterina Trombetti a Montalcinello (21.8.2014)

Dagli ubertosi colli ancor s'affaccia
tra i lecci che l'adornano possenti
d'una storia assordante resta traccia
per le chioche selciate ora silenti.

E m'affacciai anch'io per questo borgo
con una Musa che m'allieta il cuore
che ancor felice in qualche foto scorgo
ricolma di un poetico tremore.

Vivace è il borgo quando il sole s'alza,
lo inonda del suo benefico calore,
la sera il suo mantello poi rincalza
la luna col suo tremulo pallore.

Del suo antico splendore ancora resta
qualche rudere e la porta d'un castello
il suo poggio ridente quando è festa
rose dipinte come da un pennello.

(Donnas 4.5.2016 - 12,01)

Similitudini (Canzone)



Se non avessi un dì provato il pianto
(oh, tu l'hai mai provato?)
intender non potrei colui che soffre

al suo dolore non starei d'accanto,
capir quant'è piagato,
ne cogliere i lamenti che mi offre.

L'amore spesso dona gioie e pene
il cuore dal patir non si trattiene
nuovo dolor rioffre.

(Lo schema metrico di questa canzone (AbC AbC DDc) è tipico della scuola siciliana e praticato da Giacomo da Lentini con versi misti composti da endecasillabi e settenari).
(Donnas 3.5.2016 – 9,00)

L'ultima pietra



Ti sei da sola tolta dalla mente
mi ha fatto bene la tua aridità
adesso nulla provo e niente sento
leggero volo in ciel come un soffione.

Sono volato via dal tarassàco
mi sentivo strozzato e privo d'aria
ora respiro aria di mare salutare
non provo più sconforto e ne dolore.

Ti ringrazio della tua franchezza
ora lo so quello che vali e sei
nulla ci ho perso, tanto guadagnato,
per troppo tempo mi son tormentato.

Quella pietra sei stata tu a rimorla
non pensavo che un di l'avresti fatto
pesava troppo forte sul mio petto
l'animo mi schiacciava ed opprimeva.

Adesso puoi andar dove ti pare
giaci nei letti con chi cerchi e vuoi
un peso dal cuor mi sono levato
un dente cariato anche estirpato.

(Donnas 29.02.2016 - 15,08)

Senilità

Il giorno che i ricordi sfumeranno
come la nebbia sopra gli acquitrini,
il giorno che casserà dalla lavagna
l'ultimo segno bianco il cancellino
solo polvere resterà sulle mie mani,
polvere bianca senza più domani.

E guarderò sulla lavagna inerte
la ruota molle che la fa girare,
anche l'altra facciata sarà vuota
nessun affanno più da ricordare,
ed io solo vedrò la nera ardesia
come sul mar salentino la falesia.

Ogni affanno dal cuor sarà svanito,
inutile il futuro, e la tristezza
sarà soltanto un'ombra del passato,
il presente sarà dimenticato
dal cancellino che la memoria azzera,
la mente sarà estranea e forestiera.

Il giorno che sorriderò da solo
a qualcosa che non saprò spiegare
resterò muto davanti alla lavagna
e come da bambino balbettante
alla domanda non saprò che dire
nulla comprenderò del vivere o morire.

(Donnas 28.02.2016 - 21,32)

Neve sul mare a Leuca


La foto è di Corrado Galati (g.c.)

Neve sul mare la mia mente gela
tutto quel tuo calore ho già scordato
ed oggi questo cuore m'hai ghiacciato.

E la tua onda chiara anche mi cela,
nasconde quell'azzurro in mente impresso
che più non so dov'è, dove l'hai messo.

Anche così, tanto splendore svela,
la tua bellezza la mente mi rinfranca
la tua falesia oggi è tutta bianca.

Ed anche se sul mar non c'è una vela
dentro il mio cuore rimane lo splendore
d'un sole rosso che tra l'onde muore.

(Donnas 29.02.2016 - 14,27)

Tramonti leucasiani



Quando il sole la sera scende in mare
e l'orizzonte di rosso fuoco avvampa
la mente e il cuore sembra sublimare,
ardono come fiamma d'una lampa

Leuca sogno e quel mio estasiare
seduto affascinato sulla rampa
di quel Santuario che sa beffeggiare
quella mia fede che nel cuore manca.

Mutano in ciel colori e sfumature
si mischiano e li confonde il vento
creano sempre nuove cromature.

Un'armonia poi s'alza dal convento
lieve s'espande dalle spartiture
l'animo placa ch'era triste e spento.

Immagini assai rare
che ancora mi colorano la mente
sempre più afflitta e stanca
ma che rinfranca un mare risplendente.

E le scogliere scure
il sol morente di colore effonde
a tanto turbamento
brio e vitalità nuova diffonde.

(Sonetto caudato santoriano: ABAB ABAB CDC DCD aEbE cFdF)
(Donnas 27.02.2016 - 12,36)

Parole tra la brina


- Nella mia foto del 16.4.2008: La Chiesa del Vereto a Patù (Lecce)

Il dì che sul Vereto tornerai
a scorrazzare come una bambina
forse calpesterai un po' la brina
forse la voce mia riascolterai.

Quel cancello serrato scuoterai
dove provasti tanta adrenalina
quand'eri la mia stella salentina
che fulva risplendevi tra i rosai.

In mente ti rinverdiranno allora
le mie parole a vuoto ripetute.
Comprenderai, e sarà forse l'ora,

in quella chiesa s'erano perdute
ma sopra il colle stan vagando ancora
come le vite nostre ormai sperdute.

(Donnas 18.04.2016 - 00,14)

I ricordi
I ricordi sono le punizioni della mente al cuore che non ragiona mai!

(Citazione di Salvatore Armando Santoro – 29 Febbraio 2016)

Ciottoli e odor di mare



A volte torno indietro coi pensieri,
succede quando avanti si è con gli anni,
prima non ci fai caso o sei distratto,
ed il poeta un poco a volte è matto.

E ti ritrovi con il cuor che batte
su un sentiero di ciottoli sul mare
il sole splende in viso e non fai caso
ad un bianco fior d'angelo in un vaso.

Solo il profumo ti risveglia i sensi
guardi i petali in fiore a primavera
ne stacchi poi un rametto e porti a scuola
lo appoggi su quel banco: è per lei sola.

E lei si guarda intorno e si domanda
chi avrà deposto mai quel tal rametto
poi scruta un viso e tira a indovinare
me non mi guarda e mi fa disperare.

Ma poi vengo a sapere che ha sposato
un mio compagno alto e generoso
son felice per lei almeno ha avuto
quello che darle non avrei potuto.

(A Pina e Mario miei vecchi compagni di liceo)
(Donnas 29.4.2016 - 16,47)

Un giorno mi dirai



Un giorno mi dirai: “T'ho fatto un torto”,
mi spiacerà ma non potrò sentire,
anche se urlerai non potrò udire
l'udito ha spento chi da tempo è morto.

Per me lo sai non ci sarà conforto,
a nuova vita non potrò sortire
potrai odiarmi ancora e ancor mentire
il bene mio l'hai solamente estorto.

Il bene tuo era finto, occasionale,
e l'hai diviso tra i tuoi tanti amori
era per te il mio inutile e banale,

tu l'hai diffuso

su dei secchi fiori
come un'ape distratta e irrazionale
che non controlla i propri recettori.

Vedrai che il tempo mi darà ragione
ape non eri, penso un calabrone.

- Sonetto ritornellato
(Donnas 27.04.2016 - 23:43)L'odio


Nel dipinto di Paolo Giordano: Enea sconfigge Turno re dei Rutuli

L'odio l'animo abbrutisce
cancella la nostra tolleranza
la trasforma in rancore
d'un colore infernale l'annerisce.
L'odio il cuore ferisce
scava piaghe e ferite
fa sanguinare anche la ragione
le cicatrici dopo non guarisce.
L'odio la mente deperisce
i momenti più belli fa scordare
ci rende vuoti dentro
l'amore e le passioni incenerisce.
L'odio è come un intenso temporale
porta il diluvio ma non lava il male.

(Donnas 26.4.2016 - 15,20)

T'amo dolce puttana


Nella foto: Tintoretto - La cortigiana Veronica Franco

T'amo
dolce puttana che un dì m'hai raggirato
che come zecca a me ti sei attaccata
t'amo
ed ho dispregio per l'indifferenza
per quando un giorno un bacio m'hai donato
per come la pelle tua fiorente
alle carezze laide m'hai offerto.

Ora ti leggo afflitta,
a volte alla letizia indifferente,
le tue parole prive di interesse
sono frustate che squassano la mente;
parli un linguaggio che sembra abissale
rispetto a quello usuale
che hai dispiegato con indifferenza
simulando un affetto
che nascondeva solo l'indecenza.

Ma t'amo ancora
non l'hai sprecato invano quell'inganno;
in cambio sentimento hai ricevuto
per quelle tue carezze senza senso
che forse hai tu sperato di spacciare,
ma io non t'ho pagato,
solo schiette emozioni t'ho donato
per questo l'amor mio non è finito,
per questo l'amor mio ancor oggi dura.

(Donnas 25.4.2016 - 14,48)

Ripensando a Gagliano


Nella mia foto: Alba 2010 a Gagliano del Capo

Ricordo ancora quel tuo corpo ignudo
quegli orgasmi da poco consumati
I capelli sulle spalle effusi
un filo di sudore sulla pelle
l'anima tua che sfugge agli occhi chiusi.

Ricordo il cellulare nella mano,
sfiancata dopo tanto intenso amore,
io ti guardavo, e già spuntava il giorno
morivo dentro mentre ti vegliavo.

Sparse sul letto le tracce dei tuoi umori,
nei miei era più critico sperare,
ma a me bastava quel mio intenso amare
che allor gradivi e che ricambiavi.

Su quel letto poi restavo solo
ad ascoltare il cuore e il suo soffrire
tutte le volte pensavo già alla fine
nulla potere fare e nulla dire.

L'epilogo d'un bene è sempre amaro
disegna in cuore l'ombra degli ulivi
che la luna tra i rami filtra a tratti
graffiti abbozza sulla terra rossa
l'aria ti ruba mentre ancora vivi.

(Donnas 25.4.2019 - 00,19)

Papaveri


La foto è di Lorena Martino (g.c.)

Quel boccio che si scuce un poco all'alba,
ancor prima che il fiore svetti al sole,
un foulard fa spiccare già su un lato
d'un rosso intenso ancora ripiegato.

Come un pulcino che dall'uovo spunta
l'ali sbatacchia, tutto si sgranchisce,
il calice s'espande, e le corolle
di rosso esplode, e svetta tra le zolle.

Tra i campi verdi e tra le spighe d'oro
deflagra il suo colore porporino
solo per poco sui campi brillerà
ha vita breve e presto morirà.

(Donnas 21.4.2016 - 23,31)

Un giorno d'Aprile



Vorrei poterti amare come un tempo
leggere nei tuoi occhi il tuo sorriso
venirti a ritrovare nottetempo.

Vorrei poterti accarezzare il viso
il seno stuzzicare e il corpo nudo
con qualche filo d'erba o un fiordaliso.

Ad occhi chiusi ancor sogno e mi illudo
ma resta in cuore ormai pena e sgomento
nuove dolcezze sul tuo corpo escludo.

Non può guarire l'animo scontento
gelido soffia in fronte un freddo vento.

Fa da padrone ormai la delusione
e m'è servita a fondo la lezione.

(Donnas 20.4.2016 - 22,02)

Girasole



S'io fossi una madonna pregheresti
davanti a me in ginocchio genuflesso
chissà quante parole mi diresti
visto che tanto bene non sei messo.

Forse una grazia tu mi chiederesti
anche se so che a te non è permesso
un cero acceso ai piedi lasceresti
ma anche questo so non ti è concesso.

Non credi a tutto quel ch'è irrazionale
ma alla natura si, lo so che credi,
se qualche dubbio in dio ancor t'assale

credi alla terra che pesti coi piedi:
lei è sempre vera, forte e naturale
racchiude dentro se grazie e rimedi.

- Sonetto dedicato a Maria Carla Pelegrini di Pescia che con il suo girasole me l'ha ispirato.
(Donnas 22.02.2016 - 10,15)

S'io fossi un germe



S'io fossi un gèrme
il mondo intero infetterei,
non guarderei l'età
non guarderei neppur la geografia
nel mucchio i miei bacilli spargerei,
sarei felice, poi, se gli ospedali
fossero pieni di gente che sta male.

Vedrei i pazienti a pancia in su nei letti
a leggere i foglietti illustrativi
scritti dal Pascoli e Ungaretti
e medicar la mente e le ferite
scrivendo versi liberi e sonetti.

Gli eserciti deporrebbero i fucili
marcerebbero senza più frontiere
con solo penne e un libro per gli appunti,
si fermerebbero la sera a bivaccare
nelle radure in mezzo agli Appennini
e il sole che colora i monti,
o che scompare tra il fuoco in mezzo al mare,
descriverebbero su carta coi pennini.

S'io fossi un gèrme
il mondo tutto intero guarirei,
farei fallire le multinazionali
perché vaccinerei da tutti i mali
spargendo un seme, figlio di follia,
che solo i pazzi chiamano poesia.

S'io fossi un gèrme
nel cuore dei potenti anche entrerei
col virus dell'amor contagerei.

(Donnas 22.2.2016 - 13,20)

Seminare poesia



Anche se taccio e più non ti rispondo
sappi che sempre in cuore ancor ti tengo
semino qualche verso ai quattro venti
ma i fuochi antichi ancor non sono spenti.

Le tue parole so ch'erano finte
ma le cattive le hai gestite male
non si colpisce chi t'aveva amato
e l'hai descritto come un depravato.

Solo il mio bene t'ha evitato grane,
la convinzione che mal funzionava
quel tuo cervello quando fornicavi
ma ricordai l'amor che un dì donavi.

Anche quei pochi versi rammentavo
quando ancor mi chiamavi Salvatore,
ti dicevo non smetter di poetare
le tue emozioni devi coltivare.

E tu nel petto mio le hai seminate
ed ogni primavera sboccia un cuore
scordare non si può l'amor donato
anche se il tuo è stato simulato.

(Donnas 21.2.2016 - 19,29)

Un merlo canterino



Quel merlo canterino si diletta
a modulare arie a mezzanotte
forse sarebbe l'ora che la smetta
con le sue armonie ininterrotte.

Neppure il mio riposo più rispetta
non smette mai di giorno e né di notte
sopra il ramo d'un pioppo ognor fischietta,
è innamorato e manco un verme inghiotte.

Fa come me che spesso salto i pasti,
ma lui non fa la cura dimagrante
viver solo d'amor non so se basti.

Solo gorgheggia attivo tra le piante
in gola sembra avere accordi e tasti
insidia l'amor suo da dolce amante.

Non so se poi finita la stagione
raccoglierà una qualche delusione.

- Sonetto ritornellato
(Donnas 16.4.2016 - 23,00)

Follie


La foto è tratta dal portale:
http://www.cheliberta.it/wp-content/uploads/2015/12/2-1.jpg

Le nostre ragioni,
incomprensibili funambolismi della mente,
processi alle intenzioni
scheletri negli armadi da celare
gli altri però danneggiare
senza scrupoli alla berlina dileggiare.

E il dileggiato,
amante solitario ed umiliato,
continua a dare amore
ad occultar le offese,
le cattive parole in buone trasformare
dal fango ripulire
solo le cose belle ricordare.

Oh, cuore, cuore,
arterie ormai usurate,
quando quel rubinetto chiuderai?

Il sole scalda le dure pietre,
il suo colore irraggia,
ma l'animo abbuiato
non rischiara.

(Donnas 16.4.2016 - 13.02)

Dos palabras

Esta noche al oído me has dicho dos palabras
comunes. Dos palabras cansadas
de ser dichas. Palabras
que de viejas son nuevas.
Dos palabras tan dulces, que la luna que andaba
filtrando entre las ramas
se detuvo en mi boca. Tan dulces dos palabras
que una hormiga pasea por mi cuello y no intento
moverme para echarla.
Tan dulces dos palabras
que digo sin quererlo -¡oh, qué bella, la vida!-
Tan dulces y tan mansas
que aceites olorosos sobre el cuerpo derraman.
Tan dulces y tan bellas
que nerviosos, mis dedos,
se mueven hacia el cielo imitando tijeras.
Oh, mis dedos quisieran
cortar estrellas.
Alfonsina Storni
 
Due parole
Questa notte mi hai sussurrato due parole all'orecchio
ridette altre volte. Due parole logorate
dal ripetuto uso. Parole
che da abituali sono diventate nuove.

Due parole molto dolci, sicché la luna che viaggiava
filtrando tra le fronde
ha sostato sulle mie labbra. Due parole così delicate
come una formica che si muove sul mio collo e resto
immobile per non allontanarla.

Così dolci quelle due parole
che esclamo senza volerlo – Oh, quanto è bella la vita!
Così dolci e così delicate
come essenze profumate spalmate sulla pelle.
Così tenere e piacevoli
che, eccitate, le mie dita
si liberano verso il cielo simulando una forbice.

Oddio! Le mie dita vorrebbero
mietere stelle.

Donnas 15.4.2016 - 13,24
(Traduzione di Salvatore Armando Santoro)

I nostri segreti


Foto: Cisterna della casa dei Piani di Galatina

I nostri segreti
velano spesso le emozioni
se ne stanno nel cuore addormentati,
sussultano ogni tanto,
sogni riportano ed odori
che risvegliano in petto anche i dolori.

Oh, tu che placida
leggi dei versi e non capisci il senso,
parlo all'inconscio,
osservo acqua torbida in cisterne
dove un sasso un giorno ci buttai,
dove incantato i cerchi restavo a conteggiare
sbagliavo sempre e non finivo mai.

E mi perdevo in quella mia ossessione
dentro il mio cuore timido archiviavo
quella che allora era una infrazione.

Che vuoi capire, tu lettore inconscio,
che frettoloso leggi e non capisci?
Forse un giudizio frivolo tu emetti
ma certe verità non intuisci.

E se ne stanno lì le mie incertezze,
tu non le vedi e né le puoi capire
vivono in noi non vogliono morire
ed oggi partoriscono tristezze.

(Donnas 19.2.2016 - 14,35)

Haiku – Lacrima


La foto è di Rocco Castrignano (g.c,)

Lacrima amara
il rosso cielo imperla
goccia che cade

(Donnas 19.2-2016 - 16,51)
Salvatore Armando SantoroQuando la notte



Quando la notte, sui cuscini poso
la testa stanca, e cerco un po' riposo
rincorro un mio pensiero ricorrente
che m'attraversa instabile la mente.

Se dal quel sonno poi non mi svegliassi?
Se all'indomani solo buio trovassi?
Se nella mente s'allagasse oblio?
Se non sentissi dei passeri il brusio?

Dovrei buttar le carte ininfluenti
o certe foto a dir poco indecenti
che mi son ripromesso fare a fette
che al mio decoro stanno molto strette,

perché tutti ritengono che l'uomo
non sia di carne ma di nichelcromo,
scoprir che non son stato un angioletto
e sentir dire: “guardatelo il nonnetto”.

Per questo quando tardi m'addormento
dico: “domani troverò un momento
in modo che rimanga solo il meglio
nel caso non avessi un buon risveglio”.

Ma poi ci penso e dico: “Non pensare
fino a cent'anni ancor potrai campare
troppi sono gli impegni programmati
non puoi lasciarli a mezzo incompletati”.

No, non son pronto per tale passaggio
pavido non lo sono ed ho coraggio,
ma non potrò aggirar la situazione
neppur facendo una vaccinazione.

(Donnas 18.02.2016 - 15,49)

La tavoletta della pace


Nella foto: La tavoletta di Lele Galati di Leuca.

Anche i colori d'una tavoletta
rappresentare possono qualcosa
appoggiata al muretto è ferma e tace
ma parla il suo colore ed urla: Pace.

Pace nei cuor la gente oggi ha bisogno
basta alla guerra, viva l'armonia,
per tutto il mondo sia l'unico sogno.

(Donnas 19.2.2016 - 13,13)

Senza nulla



Ed ancora una volta senza nulla
incroci la mia strada e poi reclami
ti dondoli felice nella culla
dopo mi insulti e ti lavi le mani.

Ma cosa vuoi Anima fasulla?
sempre mi stai d'intorno e ci ricami
ognòra tu continui a far la grulla
già m'hai annegato troppo nei liquami.

Non son contento sai, ma un dì t'ho amato
(e forse t'amo ancor ma non ti cerco)
non voglio più per te morir dannato

perché tu vai cercando sol l'alterco,
il fuoco lo sai ben chi l'ha attizzato
e non voglio restare tra lo sterco.

(Donnas 12.4.2016 -22,35)

Haiku (Vita)


La foto è di Rocco Castrignano (g.c.)

Vita s'affaccia
un petalo si apre
rosso di sera

(Donnas 19.2.2016 - 16,23)

L'ho vista la guerra


- Foto 1 - Riflettori antiaerei 2.a guerra mondiale


Foto Robert Capa – Viaggio in Italia n.7 (presa da internet)
http://www.dagospia.com/…/capa-tanta-arriva-milano-mostra-f…

L'ho vista io la guerra
la ricordo, nel rombo degli incursori in volo,
nelle luci dei riflettori in corsa in cielo
nel rumore dei bombardamenti,
nei battiti del cuore di mia madre
in corsa per i vicoli di Reggio.
La ricordo io la guerra
la vivo ancora nei digiuni
– i bimbi non conoscono ragioni -
nel pane nero dei razionamenti,
nel latte che sapeva di piselli distribuito dentro gli oratori,
nelle castagne lesse, nei fichi secchi infilzati tra le canne,
nei torsoli dei cavoli raccolti dentro gli orti
nel buon sapore del siero che colava da fascine
con la ricotta bianca profumata.
La ricordo io la guerra
nelle preghiere ricche di speranza
che mia madre recitava intorno ad un braciere
mentre la brace rivoltava a tratti
con le gambe ricamate dal calore.
Oh, sì, se la ricordo la guerra
che risultava dopo non finita
con le famiglie spesso ancora in guerra
con l'odio ed il rancore
che gli animi accecava e la ragione.
La ricordo la guerra,
la pace l'ho rincorsa con passione,
anche con convinzione,
donarla a tutto il mondo anche ho provato,
ma la guerra non finisce mai,
avvolge un'umanità senza speranza
che non la smette di crearsi guai.
La guerra l'avevo per un po' scordata
ma nuovamente con furore avanza.

(Donnas 9.4.2016 - 22,42)

Quando la tristezza



Quando la tristezza prende al cuore
ritorni sui tuoi passi e speri ancora
indietro di potere ritornare
i giorni lieti tutti ritrovare.

Anche se fuori piove o splende il sole,
se infuria la tempesta a San Gregorio,
se la tua casa è sola tra gli ulivi
cerchi con nostalgia giorni giulivi.

Nel tuo giardino vaghi solitaria
per ritrovar l'affetto che s'è sciolto
t'affacci dal terrazzo e guardi intorno
forse ancor ti ricordi di quel giorno

in cui t'è apparso solo e disperato
non l'hai compreso, lui non t'ha capito,
l'amor t'ha dato come lui poteva
in altro modo forse non sapeva.

Non ci si scorda mai di certi amori,
il tempo adesso lo sta consumando,
di certo maledici quella storia
ma fermo ce l'hai ancor nella memoria.

Lui t'ha donato quel che gli restava
forse ti pensa ancor ma è troppo tardi,
il suo era un amor stanco e senile
è stato un coraggioso e non un vile.

Restano ora dei versi sparsi al vento,
altri ne scrive mentre ingoia veleno
non si rassegna pensando alla disfatta
ma infine s'è convinto ch'eri matta.

(Donnas 9.4.2016 - 13,18)

I Bruscellanti


- La foto (che ritrae il locale Ezio Losi) è tratta dal portale http://www.ilpalio.org/gioco3.html

S'arrivava con il bruscello* in mano
per raccattare un pranzo, indi sfamarsi,
venivano dall'Amiata o Castel Piano

nelle aie e nei poderi a dilettarsi
s'andava a Celle** spesso da lontano
per stare in compagnia e un po' svagarsi.

Suonava l'organetto ed il violino
brillava rosso nei bicchieri il vino.

Per tema c'era Pia***, il Conte Ugolino,
storie di Bibbia o di mitologia,
osteggiati da qualche “ghibellino”

contro gli oltraggi della gerarchia
e poi volava qualche sampietrino
finiva in malumore l'allegria

perché i ribaldi voglion dimostrare
che sono sempre loro a comandare.

* Bruscello = rametto che veniva piantato al centro delle aie o fermato a mo' di corona in testa.
** Celle sul Rigo (Siena)
*** Pia de' Tolomei
- Schema dell'ottava impiegata è quella in uso nel verseggiare toscano dei “Canterini di Ribolla”, nel grossetano, e nell'ottava toscana in genere.
(Donnas 8.4.2016 - 10,12)

Il “Bruscello” è una forma di spettacolo popolare in rima ottava in voga in epoca recente (XVIII° secolo), periodo in cui tale spettacolo si limitava ad un rito campestre frammisto a canzoni amorose, a volte soggetto ai bandi delle autorità che cercavano di proibirlo per l'ironia di certi versi indirizzati al potere costituito.
Per quanto riguarda invece il significato etimologico, il termine “bruscello“ deriva dalla parola toscana “arbruscello“, ovvero “arboscello”, che veniva portato in giro dal capo dei bruscellanti e piantato al centro dell'aia dove si svolgeva la rappresentazione.
Sulla Montagna Pistoiese il termine è usato per rappresentare un momento di basse temperature che ghiacciano gli alberi e li fanno spezzare.
Con la scomparsa del mondo contadino di un tempo anche il “Bruscello” si è quasi estinto ed in tempi recenti non mi risulta che sia stato più rappresentato.
Una forma di tale rappresentazione a me pare sia anche inserita nel film “L'attimo Fuggente” nella scena della recita teatrale degli allievi del collegio dove il mitico prof. Keating (Robin Williams) insegnava.
(Salvatore Armando Santoro – 8.4.2016)



Il giovane attore Neil Perry nel film “L'attimo Fuggente” con Robin Williams che avrebbe potuto interpretare la figura di un mitico “bruscellante” dell'Amiata e dintorni d'un tempo.

Ricordando Dario Telloli



A te ha negato Dio la primavera
questi tre giorni di sole son passati
anche domani risplenderà sul cielo
l'astro che ci regalerà luce e calore.

Tu dormi ed io ti penso là a Brissogne
di giorno guarderai giù nella Valle
di notte canteranno gli usignuoli
forse tu ascolterai e pregherai.

Questo ti resta adesso, ed aspettare
che arrivi il dì della resurrezione
tu ci credevi ed io anche ti invidio
vedo la morte come oblio totale.

Nulla c'è stato prima e nulla dopo
saranno cancellati i miei ricordi
sarai nel cuor di chi ora ti pensa
sempre vivrai se ognòra ricordato.

Tu parli e ti confessi come hai fatto
la sera del trentuno di gennaio
anch'io t'ho raccontato tante cose
siamo tornati indietro ai vecchi tempi

quando la vita forse era un po' grama
con tante lotte e scioperi da fare
un mondo nuovo abbiamo costruito
ma c'è chi tutto poi l'ha demolito.

Con passione abbiamo ragionato,
e tanta rabbia in cuore e nella testa,
pei nostri figli ci siam preoccupati
del futuro che a loro hanno negato.

Forse verrò a trovarti molto presto,
a passi lesti va la vita ormai
passano gli anni e Lei non guarda in faccia
con la sua falce taglia e un segno lascia.

Anche quest'oggi (visto?) se n'è andato
un'alba nuova spunterà domani
sorgerà il sole è andrà la primavera
di rosso il cielo tingerà il tramonto.

E mentre penso e a tutti ti racconto
il giorno muore e viene giù la sera.

(Donnas 21.3.2016 - 20,49)

Primavera è nei campi....


- La foto e di Franco Mantegani (g.c.)

Visto che ancor dal cuor non t'ho cassata
potrei ancora un po' con te parlare
rabbia non porto e già t'ho perdonata
un dì t'ho amata e non ti posso odiare.

Non so perché tu sia sempre infuriata
a quel novembre devi ritornare
quando a Nardò giuliva t'ho incontrata
quel sorriso sul volto ritrovare.

Eri piena di vita e trasmettevi
tanta serenità ed affezione
non imprecavi e né maledicevi.

Ora susciti pena ed afflizione
i tuoi discorsi son cattivi e grevi
hai perso la tua antica seduzione.

Solo rancore ora galleggia in mente
come il tramonto muori lentamente.

Ma il sole muore e sorge ogni mattina
ritrova il tuo sorriso di bambina.

- Sonetto ritornellato
(Donnas 21.3.2016 - 11,10)

Rabbiosa ed orgogliosa

Vorrei poterti leggere nel cuore
sono certo che somigli al padre mio
duro alle volte e spesso anche tagliente
tenero altre come un deficiente.

Confondi tutti, fai il gioco delle carte,
abile sei ma io ti sto a guardare
le sposti in fretta e parli con la gente
ma dopo perdi e non guadagni niente.

Non sai mai cosa vuoi, sei orgogliosa,
quando t'arrabbi allor poco ragioni
pensi d'essere solo te nel giusto
ad offendere poi ci prendi gusto.

E non t'accorgi del male che ti fai,
poi soffri ma non vuoi mai confessarlo
altera quanto mai, sempre arrabbiata
sei soddisfatta di ogni tua sfuriata.

Dimmi perché lo fai, perché distruggi
tutto il bello che sai spesso creare
dolce tu eri e tanto appassionata
ma t'hanno estratta mal quando sei nata.

E volevi essere un maschiaccio
l'hai scritto anche spesso nei tuoi versi,
eran le tue passioni stravaganti
ed hai confuso me e tutti quanti.

Ora non so che fai e cosa pensi
sempre rabbiosa sembra che rimani
in cuore covi sempre la vendetta
se vuoi ammazzarmi, allora, fallo e in fretta.

(Donnas 21.03.2016 - 00,13)

Lei

Lei non ha un lavoro.
Lo cerca ed è in affanno
a me racconta solo le bugie
poi scrive e si confessa
non cambia mai
ed è sempre la stessa.

Io leggo,
si, lei sa che io leggo le sue cose,
la spio,
per la legge sulla privacy non potrei,
ma non ha prove e nulla mi può fare,
le sto addosso
male la faccio respirare.

Anche lei mi pedina,
scrive che m'odia,
che morto spera di vedermi
ma io vedo andare via tutti i miei amici,
tremo per lei: lo so che un poco è matta,
ma anch'io non son cambiato son lo stesso,
fingo di ignorarla ma poi le sto vicino
soffro in silenzio, ma zitto le sto appresso.

Ma non l'ammetto;
non confesso neppure il mio tremore,
lei è orgogliosa e ringhia facilmente
lo so, lo so che mente,
ma non mi lascia in pace mai un minuto
ed io sono cambiato.
Lei non lo sa che male sono messo;
può darsi che decida il gran distacco...
… ci sto pensando, ci sto pensando spesso.

(Donnas 20.03.2016 - 13,07)

I ricordi



I ricordi son pezzi di cuore
sparsi tra i solchi del passato
se ne stanno nei cespugli rintanati
sotto le panchine abbandonate
lungo gli argine dei fiumi seminati.

Il vento ogni tanto la patina solleva
e li colora il sole,
pulsano come il sangue nelle arterie
quando controlli al polso il suo fluire.

E ti risveglia gioie ed emozioni
li vivi come dolci avvenimenti
a volte ci sorridi altri ci soffri
ma il tempo corre e vai verso il dirupo
ci caschi dentro e più non ti sollevi.

Ma la speranza nel tuo petto impasti
con fede a volte ed altre con ragione
rivivi quei momenti
che l'animo han colmato di emozione
evochi gioia, resusciti amarezze,
risvegli la speranza e la certezza
di ritrovar su quel sentier dissolto
quello che dal tuo cuor non hai mai tolto.

(Donnas 19.3.2016 - 13,20)

Solitario un gabbiano


- La foto è di Antonio Fino (g.c.)

Solitario un gabbiano
sopra un tetràpodo in cemento
pigro rimane a sonnecchiare

questa difesa artificiale
anche a lui serve
la può in tutta sicurezza utilizzare

e non si impaurisce
se Antonio si avvicina
sa che lo vuole sol fotografare

questa struttura orrenda
si incastra e l'onda vince
ma l'uomo perde sempre contro il mare.

(Donnas 19.3.2016 - 18,39)

Luna leucana


- La foto è di Antonio Fino (g.c.)

Luna,
pallida luna che ci inganni
sognare fai gli amanti
nel tempo mai non muori
col naso in su ci fai sempre restare.

Ma splendi sempre
di luce che non ti appartiene
diciamo sempre che sei risplendente
che illumini la strada ai pellegrini
ma tu solo da specchio fai.

Ti trovi li per caso,
tra le stelle in mezzo al firmamento,
in quell'angolo di cielo te ne stai
da tanti millenni pallida e serena
cogli i raggi del sole
nella notte in terra li trasmetti
sopra di noi rifletti
quel candido chiarore
che l'animo rallegra degli amanti
gioia regali e fai pulsare il cuore.

(Donnas 19.3.2016 - 19,02)

Davanti ad un tramonto


(Tramonto a Punta Ristola di Leuca 2.12.2015)

Davanti ad un tramonto
muto rimango ma il mio cuor fibrilla
l'astro nel mare scende
ma nei miei occhi brilla
rimane in ciel sospeso
dentro il mio cuor scintilla.

Davanti ad un tramonto
resto in attesa che la scia sul mare
lenta s'allunghi
le acque a rischiarare
che m'accechi il bagliore
scatto una foto
ne blocco lo splendore.

Davanti ad un tramonto
vivo la mia indicibile emozione
mi confondo con i suoi colori
mi turbo con il suo cangiare
e soffro l'abbandono
soffro, ma questa mente
non lo potrà scordare.

(Donnas 19.3.2016 - 18.11)

Duello al sole
Ci sei sempre, però, non mi abbandoni
mi calpesti e m'insulti e poi riappari
vomiti fango e di umiltà non brilli,
centri la mira al cuore e dopo spari.

Ma questo cuore ormai s'è vaccinato
ed ora è in compagnia di tanti guai
da solo prenderò la scorciatoia
sulla mia tomba tu non piangerai.

Due amanti siamo stati disperati,
tu, confusa nella tua schizofrenia,
io, infantile ed uomo senza tempo
alla ricerca di una giusta via.

E ci siamo più volte accapigliati,
“Duello al sole*”, spesso ricordavo,
con i due amanti in duratura lotta
tu mi sparavi ed io ti accoltellavo.

Il tempo ha ormai tracciato un nuovo solco
la dura realtà sta lì di fronte
abbiam distrutto amore e fantasia,
asciugato ha il rancore anche la fonte.

Non m'hai capito e non t'ho capita
tu sempre stata sei bastian contrario
m'hai utilizzato come un manichino,
per te un diversivo a me il calvario.

Trascino come posso la mia croce
anch'io tutto ho distrutto per la via
solo adesso infin tutto ho capito
con te bastava un po' di ipocrisia.

* Duello al sole film del 1946 con Gregory Peck e la bravissima Jennifer Jones.

Trama -Texas, fine XIX secolo: un condannato a morte strappa il giuramento alla figlia Perla di mantenersi illibata e onesta. Quando lei inizia a lavorare nel ranch di un ricco senatore, attira i desideri dei due figli a causa della sua bellezza e del colore della sua pelle (meticcia). Il senatore stravede per il figlio Lewis, audace, coraggioso e arrogante, mentre mostra insofferenza verso l'altro maggiormente conformista. Sarà allora proprio il favorito dei due, Lewis, a tentare approcci pesanti con la ragazza, che sempre lo respingerà. Nel frattempo la famiglia si sta disgregando e tra i due fratelli scoppia uno scontro mortale, che si risolverà con una grave ferita del primogenito, che però si salverà. La ragazza, decisa a vendicarsi, inizierà una furiosa zuffa con Lewis, dove moriranno entrambi, ma nel corso della quale si scoprirà il grande amore che li legava. (Da Wikipedia)

Compleanni


La foto è tratta dalla pagina:
https://www.facebook.com/Lavanda-e-Lillà-il-linguaggio-dei-fiori

Dieci anni sono passati tristemente
di questa nostra vita violentata
ora io arranco e vivo alla giornata,
le ore il campanile batte lente.

Ne ho sentiti di canti di usignuoli
nelle mie notti tra la conca alpina
li ho ascoltati di nuovo stamattina
uniti in coro con merli ed assioli.

Un giorno pien di sole oggi s'affaccia
spira un gelido vento nell'altana
frulla la neve con la tramontana
le gote arrossa e il bianco viso ghiaccia.

Raggela anche nell'animo i pensieri,
non serve a nulla indietro riguardare
quel che s'è perso non lo puoi trovare
affida gioia al trillo dei bicchieri.

Perciò vivi, non stare più a frugare
in un passato ricco di emozioni
saran servite, penso, le lezioni
deponi ogni rancor, smetti d'odiare.

Transumanze



Lo so più non verrò sopra il Vereto
dove il vento rabbioso a volte spira
dove il baglior dei lampi il ciel disegna
e fa brillare a giorno l'uliveto.

Quella chiesa un dì di devozione
si sbriciola ogni giorno per l'incuria
gli ultimi affreschi sono ormai consunti
distrutto il Cristo con la sua passione.

E ci scherzai un dì nella chiesetta,
le solite banali esternazioni,
anche quello mi pesa oggi nel cuore
tutto sprecato dietro una donnetta.

Pace non trova e manco si rassegna,
ed io soffro per lei, pei suoi tormenti,
vorrei legger dei versi più sereni
ma nel suo cuor solo rancore regna.

Più non vedrò la baia di San Gregorio
né il sole sprofondare dentro il mare,
il vento non mi spazzerà i capelli
e finirà il mio triste purgatorio.

Anche la sofferenza avrò rimossa
a riveder le case bianche al piano,
circondate dal verde degli ulivi,
e i peschi in fiore tra la terra rossa.

A un filo steso

Appeso a una molletta
un mio pensiero antico
invecchia e non ha fretta
come quel vecchio fico.

Bloccato a un filo steso
un fiore bianco appeso
un fiore da sfogliare
l'amore ricordare.

Vedere in ciel la luna
sempre lassù brillare
l'urlo della civetta
ancora ricordare.

Sentirti impaurita
a me forte abbracciare
il sangue nelle vene
ancor sentir gelare.

Carrara


La foto è di Caterina Trombetti

Polvere resterà delle montagne
sculture e fredde statue nei musei
graniglia trita priva d'erba e fiori
senza più insetti e senza più colori.

E lastre spoglie su case e grattacieli
lastroni negli alberghi stesi a terra
e luccicanti in molti ministeri,
lapidi fredde in tutti i cimiteri.

Dei verdi boschi sparirà ogni traccia
neppure più la neve imbiancherà
le vette austere delle Alpi Apuane,
sol resteranno nostalgie lontane.

Al viaggiatore resterà una foto
di quando la natura era selvaggia
di monti verdi e sotto il bianco marmo
non del deserto odierno ormai in disarmo.

Tracce


La foto è di Anna Rita Vergari

Son le piccole cose
che rendono un'idea
cose ormai finite
un dì piene di vita.
Se ne stanno zitte,
nella sabbia affogate,
ma senza nulla dire
nei nostri cuori vivono
e fan tanto rumore.

Poi il silenzio verrà....


La foto è di Anna Rita Vergari

Poi il silenzio verrà,
dopo un momento esuberante
quante
son le delusioni ed i tormenti
tanti
che nel petto s'alternano al fragore
senza più amore,
senza più palpiti e attenzioni.

Il silenzio verrà,
scemerà di sera insieme al vento
spento
sulla rena e dentro ai nostri cuori
senza più amori
senza più affetto e sentimento.

Sarà silente
finanche l'onda che adesso si trascina
vicina
sulla falesia scivola indolente,
mente
a questo cuore che ricorda,
tracce d'umido sulla sabbia lascia,
in mente
qualche pesante colpo d'ascia.

Quando la notte

Quando la notte, sui cuscini poso
la testa stanca, e cerco un po' riposo
rincorro un mio pensiero ricorrente
che m'attraversa instabile la mente.

Se dal quel sonno poi non mi svegliassi?
Se all'indomani solo buio trovassi?
Se nella mente s'allagasse oblio?
Se non sentissi dei passeri il brusio?

Dovrei buttar le carte ininfluenti
o certe foto a dir poco indecenti
che mi son ripromesso fare a fette
che al mio decoro stanno molto strette,

perché tutti ritengono che l'uomo
non sia di carne ma di nichelcromo,
scoprir che non son stato un angioletto
e sentir dire: “guardatelo il nonnetto”.

Per questo quando tardi m'addormento
dico: “domani troverò un momento
in modo che rimanga solo il meglio
nel caso non avessi un buon risveglio”.

Ma poi ci penso e dico: “Non pensare
fino a cent'anni ancor potrai campare
troppi sono gli impegni programmati
non puoi lasciarli a mezzo incompletati”.

No, non son pronto per tale passaggio
pavido non lo sono ed ho coraggio,
ma non potrò aggirar la situazione
neppur facendo una vaccinazione.

La tavoletta della pace


Nella foto: La tavoletta di Lele Galati di Leuca.

Anche i colori d'una tavoletta
rappresentare possono qualcosa
appoggiata al muretto è ferma e tace
ma parla il suo colore ed urla: Pace.

Pace nei cuor la gente oggi ha bisogno
basta alla guerra, viva l'armonia,
per tutto il mondo sia l'unico sogno.

Haiku (Vita)


La foto è di Rocco Castrignano (g.c.)

Vita s'affaccia
un petalo si apre
rosso di sera

Crepe



M'attacco a una parete scalcinata
tutti i miei dubbi sono appesi al muro
provo a ragionare sugli affanni
mi sembra adesso d'essere maturo.

Maturo di capire e di intuire
che gli anni stan passando celermente
dovrò cambiare forse atteggiamento
e ragionar di più con la mia mente.

Mi dicono di prender con criterio
ogni momento della vita mia
ma dopo arriverò a una conclusione
fare non posso più filosofia?

So solo che le crepe stan spuntando
allungarsi le vedo sul mio corpo
allagano anche dentro e non le noto
ma il labbro a volte dal dolore storco.

Uomini soli

Lasciatelo vivere
che lui si senta protetto e non lo è,
vada sicuro di sé,
convinto che ce ne siam scordati.
Ma ci sarà il giorno e l'occasione
anche un momento di disattenzione
mentre sereno penserà al domani
e non ricorderà la sua condanna,
che la sua bocca cambierà espressione.

Forse gli occhi
vedranno quel lampo all'improvviso,
cambierà l'espressine del suo viso,
le orecchie udranno lo strepito dell'arma,
forse neppure quello,
di certo chi sarà l'esecutore
userà un buon silenziatore.

Sentirà forse il flop ripetuto
e avvertirà il freddo dentro il cuore
da terra guarderà verso le stelle,
ma sul selciato
per sempre resterà un corpo vivo,
facile non è sconfigger la ragione
quel morto produrrà uomini vivi
forse per questo
si sta tardando quell'esecuzione.

Quando sarà quel giorno,
che lui starà di già aspettando,
forse si capirà a fondo il suo valore,
tutto quel suo coraggio,
si scoprirà chi solo l'ha lasciato
senza più protezione e delegittimato.

Per tanti resterà un lottatore
dallo Stato sovrano abbandonato
anche se dello Stato servitore.

Onda di mare
(A Leucasia)


La foto è di Graziano Panzera (g.c.)

Onda di mare
che la falesia avvolgi e lenta erodi
che giorni allegri e tristi mi rammenti
ancora la tua schiuma m'accarezza
gli occhi mi brucia e mi fa lacrimare.

Onda di mare
che urli nella mente e ancor schiamazzi
che voli di gabbiani mi riporti
in danza ti sollevi verso il cielo
questa terra mi fai sempre più amare.

Onda di mare
che dentro il cuore con fragore sbatti
assordi i miei pensieri e mi commuovi
mi scuoti nel silenzio della notte
ancor di più a te mi fai pensare.

Onda di mare
che Meliso colpisci con furore
alzi e inabissi la tua schiuma bianca
col faro del Santuario ti confondi
e Ristola fai ognora rattristare.

Haiku (Primavera)


La foto è di Lorena Martino (g.c.)

Il verde splende
la neve non s'è vista
è primavera

Haiku (Poesia)


La foto è tratta dal portale
www.piacenzasera.it 

Solo tre versi
ad inondare il cuore
raggio serale

Haiku (Paesaggio)
Campo di grano
colora la pianura
raggio di luna

Haiku (Nuvola nera)

Nuvola nera
cambia colore il verde
bigio mantello

Haiku (Cipresso)


Foto - Quadro di Van Gogh

Verde cipresso
in mezzo al giallo ondeggia
cupo rintocco

Haiku (Poesia)

Solo parola
sorregge un capitello
foglie lucenti

L'ultima pietra

Ti sei da sola tolta dalla mente
mi ha fatto bene la tua aridità
adesso nulla provo e niente sento
leggero volo in ciel come un soffione.

Sono volato via dal tarassàco
mi sentivo strozzato e privo d'aria
respiro adesso aria salutare
non provo più sconforto e né dolore.

Ti ringrazio della tua franchezza
adesso so quello che vali e sei
nulla ci ho perso, tutto guadagnato,
per troppo tempo mi son tormentato.

Quella pietra sei stata tu a levarla
non pensavo che un di l'avresti fatto
pesava troppo forte sul mio petto
l'animo tormentava ed opprimeva.

Adesso puoi andar dove ti pare
giacer nel letto con chi trovi o vuoi
una spina dal cuor mi sono levato
un dente cariato anche estirpato.

Gramigna ed asfodeli


Foto:Asfodeli ad Ugento14-3-2015

Ricordo ancora quella gita al Grande*
per strada accarezzavi la mia mano
e dentro al cuore mio allor pensavo
che nuovamente amore maturavo.

Amore spesso è una parola astratta
a volte vorrei fosse un neologismo
che la gente, dal ricco ai proletari,
diffondesse in tutti i dizionari.

Invece, è una parola senza senso
la senti in chiesa e fuori circolare
ma poi nessuno sa davvero amare.

Anche i miei versi sono voce al vento,
intorno sale ognor l'aridità
che avvelena nei cuori la bontà.

E non c'è voce limpida che serve
nel mondo ci vorrebbe nuova verve

invece si va dritti allo sfacelo
nel campo regna solo l'asfodelo

la terra non è madre ma matrigna
tutta la sta invadendo la gramigna

e il ricordar non giova proprio niente
se il cuore è chiuso ed arida è la mente.

* Gran San Bernardo
- Sonetto ritornellato in versi semi-liberi

Neve tra la gramigna


La foto è di Lucio Melelo (g.c.)

Neve,
bianca neve tra il verde intenso occhieggia
per la scarpata il caldo ora raccoglie
s'agita infreddolita tra le foglie,
la bacia il sole
a breve anche la scioglie,
mercede all'astro pare che caldeggia.

Le terre ballerine
(Montalto Dora nel Canavese)


La foto è di L. Perotti (trovata sulla rete)

Nel boschetto, con qualche foglia gialla,
dei gattini trovai senza paura
sentivano arrivar la mia vettura
e in corsa uscivan tutti dalla stalla.

Dietro di me, tra fiori e qualche galla,
correvan tra gli arbusti e l'aria pura
ci godevamo insieme la natura
su un terreno che salta come palla.

E si, parlo di quelle terre ballerine
che da Montalto vanno al Lago Nero
ma resta torba ormai tra le colline,

tracce di palafitte, sul sentiero,
con vigne ed orti e fiori di zucchine
e su una rocca un bel castello austero.

Nel cuore dell’area morenica, tra i sentieri che attraversano i 5 laghi di Ivrea, è possibile raggiungere con apposito percorso le Terre ballerine, lembo di terra un tempo bagnato dal lago Coniglio (il sesto lago oggi scomparso), poco distante dal castello di Montalto Dora.
Le terre ballerine derivano il loro nome dalla particolare conformazione del terreno, sul quale è possibile saltare come si farebbe su un tappeto elastico, facendo sorprendentemente piegare gli alberi che si trovano nelle immediate vicinanze. Tale fenomeno è dovuto alla presenza nel sottosuolo di torba impregnata d’acqua, resti del lago che fu bonificato nel 1895 da un industriale locale alla ricerca di combustibile per le sue industrie siderurgiche. (Dalla rete).

I nostri segreti


Foto: Cisterna della casa dei Piani di Galatina

I nostri segreti
velano spesso le emozioni
se ne stanno nel cuore addormentati,
sussultano ogni tanto,
sogni riportano ed odori
che risvegliano in petto anche i dolori.
Oh, tu che placida
leggi dei versi e non capisci il senso,
parlo all'inconscio,
osservo acqua torbida in cisterne
dove un sasso un giorno ci buttai,
dove incantato i cerchi restavo a conteggiare
sbagliavo sempre e non finivo mai.
E mi perdevo in quella mia ossessione
dentro il mio cuore timido archiviavo
quella che allora era una infrazione.
Che vuoi dedurre, tu lettore inconscio,
che frettoloso leggi e non capisci?
Forse un giudizio frivolo tu esprimi
ma certe verità non intuisci.
E se ne stanno lì le mie incertezze,
tu non le vedi e né le puoi capire
vivono in noi non vogliono morire
ed oggi partoriscono tristezze.

Impronte di rosso antico

Scie d'amore avevi poi lasciato
su quella terra rossa, e le tue impronte
di piedi scalzi, e labbra asciutte al vento,
brina su foglie di tabacco all'alba
il sole e il caldo, poi, e il mio tormento.

Oh, tu non c'eri allora con la mente,
c'eran le stelle su nel cielo terso,
la luna a sera i solchi illuminava
le foglie degli ulivi inargentava
mentre nel ciel brillavano le stelle
ed io sfioravo le sode tue mammelle
sotto quel fico all'ombra della luna.

Il canto dei grilli allor s'accompagnava
all'urlo di civette innamorate
tu tremavi a me forte abbracciata
nel buio la mia mano accarezzavi.
L'odore degli umor forte s'alzava
e quel tuo orgasmo intenso ancor ricordo
e mi dicevi con trepidazione
di te stai certo che giammai mi scordo.

Or ti rivedo madre, qualche volta,
tu mi sorridi ed io non so che pensi
amore puro adesso potrei darti
tu solo sguardi amabili sottendi
sempre rivedo in ciel la bianca luna,
il tuo sorriso che non è cambiato
e sotto il fico, ancora, l'ombra bruna.

Girasole

S'io fossi una madonna pregheresti
davanti a me in ginocchio genuflesso
chissà quante parole mi diresti
visto che tanto bene non sei messo.

Forse una grazia tu mi chiederesti
anche se so che a te non è permesso
un cero acceso ai piedi lasceresti
ma anche questo so non ti è concesso.

Non credi a tutto quel ch'è irrazionale
ma alla natura si, lo so che credi,
se qualche dubbio in dio ancor t'assale

credi alla Terra che calpesti ai piedi:
lei è sempre vera, forte e naturale
racchiude dentro se grazie e rimedi.

- Sonetto dedicato a Maria Carla Pelegrini di Pescia
che con il suo girasole me l'ha ispirato.

Squilli nella notte



Ogni tanto clicco sull'icona
quando a volte il tuo numero mi appare
sento lo squillo trillare in lontananza
ma nessuno v'è più nella tua stanza.

Nessuno più risponde al mio richiamo,
non sento più la voce tua d'un tempo
quando assonnata stavi al cellulare
nella notte sottovoce a fornicare.

Dov'è finita quella tua mania?
Dove le cure che allor mi riservavi?
Quante parole inutili m'hai detto
a loro ripenso sempre e mai non smetto.

Quelle parole son nella mia testa
adesso che ti penso addormentata
vorrei che il cellular squillasse a notte
sentir le tue parole galeotte.

Non ti porto rancore, oh, non potrei!
T'ho amata lo sai, con tanto sentimento,
deponi quell'odio che il cuore t'abbruttisce
che il viso limpido d'un tempo incattivisce.

Dove ho sbagliato non te lo so dire,
non ci ho capito nulla del rapporto
forse l'errore sta nella tua testa
che ha oscurato i giorni tuoi di festa.

Lo so che indietro non si può tornare,
io non potrei, no, non lo potrei rifare;
ma ogni tanto un tocco bussa al cuore
e mi risveglia tenero un tremore.

Supermarchè



T'ho vista un giorno a sistemar la merce
nulla io dissi ed anzi ti ignorai
mi ricordavo dell'amore, è vero,
ma tu m'avevi dato solo guai.

Passai, strusciando il mio cestello pieno,
chieder volevo di una certa merce,
che esposta nei reparti non trovavo,
ma al largo da te lesto me ne andai.

Quasi avvertivo l'odor tuo a me noto,
e forse anche il calore della pelle,
ma dentro al cuore non provavo nulla
l'indifferenza v'era in cuore ormai.

Mi resi conto per la prima volta
che altre mani avevano toccato
quel corpo che pensavo fosse mio
solo disgusto verso te provai.

Quando giunsi in fondo alla corsia
un altro sguardo ancora t'ho rivolto
rabbia provavo in cuore e nostalgia
ma alle casse sereno m'avviai.

Il ragazzo con la chitarra


Nella foto: Mino Reitano da giovane

Era un ragazzo fresco nei suoi anni
s'accompagnava con la sua chitarra
che armonia donava alla sua voce,
lindo vestiva e semplice nei panni.

Solo a vederlo l'anima riempiva,
le sue emozioni mai non tratteneva
tutti avvinceva con il suo parlare
il suo sorriso tanti cuori apriva.

Amava così tanto il suo paese
da ricordarlo nelle sue canzoni
pur se lontano a volte ritornava
come rondine con l'ali distese.

Ed un giro faceva sullo Stretto
per guardare dall'alto la sua terra
come gli uccelli in alto volteggiava
cantando una mottetta per dispetto.

Con gioia poi si univa alla sua gente
nelle piazze era facile trovarlo
confuso ai tanti amici d'altri tempi
coi quali canticchiava allegramente

ricordando con voce dolce e chiara
di una chitarra e di cento illusioni,
di tante altre canzoni appassionate
che scrisse anche per la sua Fiumara.

Senryu (Pòmpati)


La foto è tratta dal blog: http://blog.libero.it/rigel2/9832898.html

Pòmpati pompa
la rana sembra bove
scoppio imminente

Albeggiando a Gagliano

Nulla io voglio dire
ormai non può servire,
ma pagherei un prezzo se servisse,
vorrei sentire ancora la tua pelle
la tua libido ancora rigustare,
poterti accarezzar non sol la mano
prima che un'altra notte ancor finisse
in quella nostra tana di Gagliano.

Vorrei poter il giorno cancellare
fermar la notte con la bianca luna
non più vedere il sol dal mar salire,
sfiorare le lenzuola spiegazzate
con le tracce di umori e di piacere
e risentir le braccia tue sudate,
ma ormai non è più tempo di volere.

Vivo i ricordi dalle tante foto,
dai filmini che impudica hai girato,
che con rimpianto vo' sfogliando spesso
quasi a capire dove poi ho sbagliato.
Meglio non più vederli, né pensarti,
né le tante promesse ricordare,
oggi quel tempo non è più lo stesso
sono evidenti adesso le sconfitte,
le gioie son perse, poche ne abbiamo colte,
troppe son le ferite date e inflitte.

Sia lieve il giorno e lieto
(A Mitilo Salentino)


La foto è Mitilo Salentino (g.c.)

Sia lieve il giorno e lieto,
inondi cuore e mente di colori
il bianco dei mandorli nascente
all'olfatto regali i primi odori.

E il verde ridisegna i campi
dà un tocco di speranza alla natura
soffia benigno il vento di grecale
accarezza nei solchi la verdura.

Illumina con i suoi raggi ardenti
il sole; su piante e case brilla,
risveglia le funzioni naturali
nei rami attiva linfa e clorofilla.

Inturgidiscono le gemme fra le scrasce
gorgheggiano le prime capinere
nuova natura si risveglia e nasce
la cicoria che già empie il paniere.

Oltre il buio


La foto è tratta dal portale: www.reincarnazione.net

Oltre il buio
non so cos'altro esista:
di altre informazioni non dispongo,
dati certi no ho, suppongo.

Oh, sì, l'incerto m'assilla;
domande pongo ma non ho risposte,
ipotizzo e sospetto
l'animo mio pulisco dalle colpe
che maturano in me inconsciamente.
Son qui nella mia mente
scritte da regole ancestrali
e non v'è gomma morbida da usare
che serva tutto l'incerto cancellare.

Oltre il buio
c'è solo e tanta presunzione,
presumo un mondo da altri edificato
con tanto di buoni in paradiso
e tant'altri a rosolar nel fuoco.
Ed anche la Commedia ha fatto la sua parte,
in versi s'intende,
ma la mappa ha disegnato esattamente
con premi e doni
e pene e punizioni.

Oltre il buio
nuoto nella mia incertezza
e invece di sorridere o esternare
veglio la notte e il sonno s'allontana,
non risolvo i miei dubbi
il mistero rimane
delle note poi scrivo sui portali
a favore dei miseri animali.

Esorcizzo la reincarnazione,
odio i macelli,
gli allevamenti intensi e disumani
che penso per me un giorno di evitare
se nella nuova vita
mi ritrovassi in una corsia senza le porte
ad avvertir l'odore del sangue e della morte.

Il tuo silenzio

Il tuo silenzio l'anima mi spezza,
fa mancare il chiaro alla mia vista
in parte m'addolora e mi rattrista
sa di rinuncia, di morte, d'abbandono.

Il cuore si domanda tante cose,
un poco soffre perché più non ti vede
questa assenza mi prende in contropiede
soffro per la mancanza di quei versi.

Ormai da poche semplici parole
capivo che sognavi ed eri in vita,
il tuo tacer la forza m'ha esaurita,
questo non dire opprime la ragione.

Lo so, son certo che ti manca il sole,
la vita degli umani spesso è strana
la sorte travolge come una fiumana
che s'è accresciuta dopo un temporale.

E senti un peso sulla tua coscienza
cerchi le colpe tue d'allontanare
sai che gli errori non puoi più drizzare
ed han cambiato a entrambi l'esistenza.

Un volto


Nella foto: La casa di Reggio Calabria (rimessa a nuovo) dove sono nato 11 marzo 1938.

Ho cercato un volto,
a volte,
per i vicoli della mia vecchia città
che ho lasciato.
Ho cercato una voce
che sortiva da una vecchia finestra,
da una porta socchiusa
del mio rione di Chiesa Pepe.

Ho provato ad ascoltare,
trascinato dal vento,
suono a morto di campane,
suono allegro per un gloria,
scampanio nel giorno di Pasqua.

Nessun rintocco delle ore,
il buio della sera,
qualche rara iridescenza all'incrocio dei vicoli,
una lampada ad incandescenza balbettante
che ogni tanto ci lasciava al buio per giorni.

Ho cercato un canto alla finestra,
voce stanca che chiama,
un borbottio all'acquaio,
un lamento di dolore.

Ho cercato le orme dei miei piedi scalzi
sopra l'asfalto che scottava
nel sole delle lunghe estati del sud
quando lo scirocco impazzava
e la fronte era sempre sudata sui cuscini.

Ho cercato una felicità fatta di niente,
desideri tanti ed insoddisfatti
ma serenità nel cuore....
ho cercato una strada bianca,
quella che da Polistena andava a Melicucco,
quella assolata dei Piani di Galatina.

Ho cercato i suoni delle estate passate,
il canto dei merli lunghi i fossi,
dei cardellini tra le siepi,
delle cicale tra gli ulivi.

Li sto cercando ancora,
li cercherò ancora,
ma la strada è lunga
l'orizzonte infinito.....
e non riesco più neppure a sognarlo!

L'orologio delle meraviglie

L'orologio s'è affacciato stamattina,
in Piazza Sant'Oronzo,
la barba appena fatta
in testa tra i capelli brillantina,
un vestito di lana tutto nuovo
guardava dall'alto le persone a spasso,
lo disturbava solo un poco il chiasso.

Se n'era stato per anni in ospedale
da tanti specialisti circondato,
chi la tensione delle molle ha regolato,
chi le rotelle dentro ha sistemato,
chi spalmava varie pomate e unguenti
chi ripeteva: “vedrai che dopo
l'ora giusta darai agli appuntamenti”.

Ed alla fine anche l'aspetto hanno rinnovato
curando che il vestito andasse bene,
fosse ben ripulito e risplendente.
Insomma, quando sul muro l'han ricollocato
s'è accorto che non era più lo stesso
la gente lo guardava e sorrideva
e gli diceva: “Adesso si, davvero sei ben messo”!

Vorrei poter fermar quel giorno
(Per San Valentino)


La foto è tratta dal portale: http://www.pixtury.com

Vorrei poter fermar quel giorno,
come oggi sul foglio le parole,
rileggere i pensieri e ancor capire
che quell'amor non l'ha asciugato il sole.

Vorrei tornare indietro nei miei anni
per impazzir girando come un folle,
quel campo di calcio ancor cercare
col sangue che nel cuor forte ribolle.

Vorrei poter capir dove ho sbagliato
chieder perdono per le intemperanze
per le sciocchezze che forse ho commesso
pei tanti errori e per le discordanze.

Vorrei fermare il tuo riso d'allora
quella tua giovinezza esuberante
accarezzar quei seni che ostentavi
riprovar quell'affetto elettrizzante.

Ma tutto questo è fermo nelle foto,
anche il dolore mio c'è nei filmati,
e basta riguardarli appena un poco
per ricordar come ci siamo amati.

Buon compleanno
(A Lele Galati di Leuca)

Oggi Lele compie gli anni
diciassette ancora non son tanti
è un fanciulletto che a Leuca vola e va
con la sua tavoletta in libertà.
L'ultima volta che a Leuca ti incontrai
fu l'anno scorso prima di andar via
ti urlai mentre per strada scivolavi,
dalla tua tavoletta salutavi.
E ti raccomandai la ginocchiera
ma rispondesti che non ti serviva
a sedici anni il mondo è come un gioco
ma attento a non scherzare con il fuoco.
Intanto oggi fai festa e sii felice
hai tanti anni ancor da festeggiare
vedo che hai amici anche sinceri
brinda alla vita: in alto su i bicchieri!

Haiku (Onda)



Onda di mare
a carezzare lieve
giorno che muore

L'amicizia


La foto è tratta dal portale: http://www.frasiamicizia.net/

L'amicizia è una parola vana
devi pensare bene a chi la dai
se trovi per la strada una profana
è facile ti generi dei guai.

Con una cara amica mia romana
di stare attenta un giorno consigliai
la prese male e fu una cosa strana
chiarir non volle e male ci restai.

Eppure la trattavo da sorella,
ma poteva anche essere mia figlia,
mi fece attorcigliare le budella

per quella sua inspiegabile guerriglia.
Frigga la gente nella sua padella
che io starò distante mille miglia.

Haiku – Spiaggia


La foto è stata trovata sulla rete

Mare d'autunno
tra il grigio il bianco splende
barca dormiente

Carnevale

Nell'immensa palude che ci attornia,
tra la gente che ride e non capisce
s'annaspa spesso e la ragione muore
il tanfo anche il cervello imputridisce.

In questo modo galleggia l'assassino
che il buon senso del mondo ha già affogato
gli occhi ha già chiusi, è inutile parlare,
nella palude ormai tutto è invischiato.

E l'urlo mio si perde tra le risa
tra il fragore di pifferi e grancasse
la gente il male vuole esorcizzare
ormai addormentate sono le masse.

Ed i potenti giocano al massacro,
gli sciacalli gli fanno compagnia,
falsi messaggi regalano incostanti
se il pane manca cosa vuoi che sia.

L'importante è rider, poco pensare,
meglio far finta che tutto bene andrà,
ma a furia di tenere gli occhi chiusi
si sta perdendo orgoglio e libertà.

Haiku – Fonte gelata

La foto è stata trovata in rete.

Lucido specchio
il cielo si riflette
colore a sera

Ulivo a Salve



Un di parlai con te,
tu m'ascoltasti,
il vento i rami scosse
e mi parlasti.

Nella calura estiva
delle cicale udivo
assordanti tra i rami
il loro frinir giulivo.

Ora sono qui a pensarti
coi miei problemi in testa
la tua voce risento
di quel giorno di festa.

Rondoni a Boccheggiano



Quel rito stancante,
volteggiano in cielo
dall'alba al tramonto
seimila gli insetti
da mettere in conto.
E girano, planano,
saettano, oziano in volo,
le coppie van disinvolte
su calde spirali di aria
si cullano a volte.
Resistono ai venti
non temono il freddo
o la neve che cade,
adeguano il corpo
sfidando lo gelo.
Son piccoli e lievi
ma lesti e veloci
e guidano in prora,
van senza frenare
a 120 Km l'ora.
E in volo catturano
l'argilla e la paglia,
le erbe e le foglie
del nido accogliente
ricaman le soglie.
Quel rito stancante
ripetono ancora
con l'acqua e col vento
quel forte schiamazzo
in cuor non han spento.

Campi di granturco



Fino all'altro ieri fuori Ivrea,
di fronte alla zona commerciale,
c'era un bellissimo campo di granturco
con le pannocchie e in testa dei pennacchi
color viola come il mare a sera,
avete ancor l'idea?

E c'era il sole che li accarezzava
che dava luce e colorava il campo,
il vento fischiettava tra gli stocchi,
gli uccelli canticchiavano giulivi,
c'erano ciliegi, peschi e alcuni noci,
mancavano gli ulivi.

Questo splendore adesso non c'è più;
però c'è dell'asfalto e nuovi capannoni
che hanno invaso quel campo verdeggiante,
anche il cri-cri dei grilli non si sente
s'avverte il bip-bip stancante delle casse,
battuto ripetutamente.

Del granturco rimane or altra traccia:
la farina insacchettata sui ripiani
con a fianco le confezioni del popcorn,
la polenta già cotta ed imbustata,
la polvere per torte e per budini
che per durare l'han modificata.

Analisi



Essere sveglio alle otto
invece che starmene a letto
e con al braccio un bucotto,
dopo aver tolto il laccetto,
con il cotone e il cerotto.

E ci tocca anche sborsare
rinunciando a dormire
per veder l'infermiera cercare
la vena dove aspirare,
le fiale di siero riempire
e sempre più caro pagare.

E si, il prezzo sale ogni volta,
che il sangue vanno aspirando,
è già, di sangue fanno raccolta,
la siringa non hanno mai tolta
dritti dal cuore stanno pompando
ma resta sol acqua ….è non molta.

Gelo nell'anima



Cade addosso la neve
la penso e non la vedo
ma solo il freddo avverto
che il cuore mi congela.

Cade addosso la notte
buio e silenzio vedo
intorno è spento il sole
annaspo nel viaggiare.

Cade addosso il mondo
sol disperati vedo
piovono dal ciel le bombe
nuvole nere e morti.

Cade addosso la vita
da solo osservo e vedo
non basta il mio calore
a scioglier neve e gelo.

Santorini


La foto di Santorini è di Ketty Balbo (g.c.)

Aprite quel cancello
che quell'immensità voglio gustare
non importa se il sentiero è stretto
e poi affogherò dentro quel mare.

L'azzurro mi confonderà
col cielo scambierò l'onda del mare
non sarò pesce guizzante
ma volerò nel ciel come i gabbiani.

Aprite quel cancello
che l'anima mia affoghi dentro l'acque
che Omero cantò come divine
e poi risorga come una Fenice.

Apritemi la porta dell'immenso
che lo spirito mio dal mare emerga
canti le glorie di un'antica terra,
di divino sapere mi sommerga.Legami



Tu ce l'hai un nonno
e sì, che ancor ce l'hai,
ed io una nipote ritrovai,
sapessi quante volte ti pensai
con altri nonni di voi tre sempre parlai.

E quant'altre nel buio vi sognai
quando le notti erano un po' insonni,
quando nel letto sol mi rigirai
o quando in compagnia di un falso amore
consumavo un rapporto senza affetto
che sapeva soltanto di squallore.

E quando era tempo di Natale
ed ero in compagnia di sconosciuti
alla famiglia mia scombussolata
sempre la mente mia è volata
ed anche nella domenica di Pasqua,
quando assordanti squillavan le campane,
pensavo a tre bambini spensierati
che un nonno avevan ancor da qualche parte,
che qualche verso a loro dedicava
mentre alternava un solitario a carte.

Se il destino degli umani
qualcuno segna all'interno di un libro impolverato,
forse anche il nostro da un pezzo ha già segnato
ma son convinto che poi alla fine
siamo noi che quella penna pilotiamo
nella mano di chi dentro quel libro scrive
perchè il destino siam noi a guidarlo
quando al richiamo del cuore ci affidiamo.

Questo nostro amore
(testo per canzone)



Questo nostro amore non potrà finire
su nel cielo è disegnato e vive
sotto un sole caldo si riscalda sempre
quando vien la notte un po' la bruma
lo raffredderà, ma poi al mattino
un nuovo raggio ancora lo riscalderà.

Anche se lontano da te io vivrò
anche se gli anni mi bloccheranno nel cammino
anche se più non potrò venire nel Salento
col pensiero mi farò trasportare ancor dal vento
vicino a te avvertirai il mio respiro
la mia voce sentirai incerta sul Vereto
raggirarsi per quei sentieri silenziosi
dove insieme con te mi son smarrito.

Anche se avrò le membra intorpidite,
le rughe in volto, la voce balbettante,
per un istante mi vedrai com'ero
quando tu m'hai giurato amore vero,
quando pazzie facevi per vedermi,
quando follie hai fatto per avermi.

La tua casa ancora una volta osserverò
tra gli ulivi che nessuno ha più potato,
affogata dal rosaio che l'avrà tutta coperta
sotto quel pino che l'ombra ha perduto,
che mi aspetta e la chiesetta indica col dito
dove confusa l'anima s'aggira
dove la tramontana è fredda e spira.

Sentirai ancor le mie carezze
sfiorar la pelle e il corpo svigorito
ricorderai le tante mie parole,
col volo dei gabbiani se ne andranno
sul mar di San Gregorio planeranno
i loro urli striduli ancora ascolterai
cercando di comprenderne il messaggio
che è sempre uguale a quello che tu sai.

Questo nostro amore non potrà morire
se tu ci hai creduto è sempre forte e vive
anche se sarò scomparso da tant'anni
ti darà pace e toglierà gli affanni,
ti ricorderà che ero un uomo vero
anche se non mi crederai, ero sincero,
e vivrà tra i rovi e i biancospini,
tra le ginestre e il verde del pineto,
tra le pietre consunte del Vereto.

“Dimmelo, per favore dimmelo”



Se una volta per tutte
avresti il coraggio di dirmi cosa ti ho fatto,
se finalmente mi spiegassi cosa volessi
forse riuscirei ad odiarti,
forse riuscirei a non più pensarti.

Mi hai detto tante volte
che non avevo capito
ed io son d'intelletto sveglio
e non soffro d'udito.

Sei sicura di aver parlato chiaro?

E sai il disgusto
spesso è più efficace
degli affetti che resistono in cuore
quando scoprono che in quello degli altri
c'è solo acqua lurida e squallore.

Al buio sul Vereto

Quando tu mi chiamavi dolce stella
e il sole risplendeva sul Vereto
quando fioriva già l'acetosella
su quell'altura passeggiavo lieto.

E profumavi ancor di primavera
col rosso del tramonto tra i capelli
poi quando accarezzava il buio la sera
si scorrazzava come pazzerelli.

A Torre Vado a prendere un gelato
o a Torre Pali al bar di Martinucci
gustare un caldo rustico sfornato
o una birra con dei tarallucci.

Ma il tempo ci passava troppo in fretta,
guardavi l'ora dentro il cellulare
mentre sul petto ti tenevo stretta
e dicevi: “di me non ti scordare”.

Ti riportavo a casa ed aspettavo
che tu sparissi in cima al tuo sentiero
poi dal Vereto casa tua guardavo
fino a quando piombava in mezzo al nero.

Ricordo ora quei giorni di follia
attaccato a una nuvola leggero
ripenso con profonda nostalgia
a questo mondo infido e insincero.

Ma anche se il sole è spento e v'è squallore
l'amor mio vive in petto e mai non muore.

Accostamenti
Hai fatto nulla per bloccar l'amore,
quell'amor che t'ho dato a piene mani,
coi tuoi modi distanti e dozzinali
gli affetti miei da te sempre allontani.

Spesso ho cercato di commisurare
il bene tuo con quel ch'altri m'han dato,
volevo che capissi i miei bisogni
fu il mio pensier con te tutto sprecato.

Anche l'orgoglio complice crudele,
il tuo col mio s'è fatto compagnia
abbiam sprecato gli ultimi dieci anni,
spezzato ogni futuro in armonia.

Così saltello tra monti e colline,
m'inebrio anche con l'aria di pianura,
a dare troppo amor che ho guadagnato?
Ma senza amor la vita è mesta e dura

perché l'amor che ancora brilla in petto
si nutre sol di ardore e di rispetto.

Smarrimenti



Viso dolce dell'anima mia
dammi la carezza che non ti ho mai dato
le mani che non ha toccato
i vagiti che non ho ascoltato.

Dammi quello che ho perso,
si, ora che la vista mi si annebbia
che le membra sono pigre e stanche,
che sfiducia e sconforto m'empion le giornate,
dammi quello che ho perso
le dolcezze che non ho mai provate.

Sfiorami la fronte
sì, adesso ha qualche ruga,
la pelle non è più lucente
e di ricordi la memoria è vuota,
anche l'anima è languente

Fammi ascoltare adesso la tua voce,
quella che da bambina mai ascoltai
dammi il sorriso che avrei voluto avere
quando il tempo nel nulla s'è fermato,
fammi vedere adesso quel che fai
che non ho visto quando vi ho lasciato.

Aspetto inutilmente, e mi trascuro,
e il tempo passa incurante agli affanni ed ai tormenti
aspetto e nell'anima carburo
quegli affetti che ho perso inutilmente,
cerco adesso un'uscita ma assai stretto è il cammino
difficile è trovar quel che s'è perso
ed è già sera e non è più mattino.

Mani senza carezze
(A N. C.)


La foto è di Loredana Barsotti di Porcari (g.c.)

Povere mani avvezze al lavoro
ieri fredde, oggi calde,
mani con le dita anchilosate,
un poco strapazzate,
dall'artrite deformate,
che la fatica spezza,
che non ricambiano una carezza.

Mani timorose,
che stringono le mie poco convinte,
mani avvilite
dalle esperienze negative vinte,
mani che vorrebbero parlare
dire qualcosa,
che balbettano parole senza senso,
che non vengono capite,
che sono ignorate.

Mani che non comunicano
che restano indifferenti,
che stropicciano la mia crema
e ringraziano per il pensiero,
sorridono e si accarezzano
ma rimangono fredde
insensibili alle mie attenzioni,
distanti dai miei pensieri,
chiuse dietro un cancello
con le sbarre arrugginite
fermate da un lucchetto senza chiave!

Bocca, grancassa


La foto è tratta dal portale:http://it.creepypasta.wikia.com/wiki/La_Bocca_della_Verit%C3%A0 

Bocca,
grancassa che batti e balbetti,
suoni randagi come gatti a notte
miagolio solitario a tratti, a strappi,
davanti a chiese ormai senza campane
a pensare al mondo che finisce,
che opprimi le lunghe mie nottate
per un rombo che il cuore m'incupisce.

Bocca,
trombone un po' sgraziato
che suoni produci e forti vibrazioni
che agiti lingua e muscoli facciali
come serpe ti muovi
consensi cerchi e libagioni,
perché insincera sei,
t'agiti a vuoto in bocca agli imbroglioni.

Bocca,
tamburo assai stonato
che la mia mente assilli
mi tormenti la notte con i tuoi proclami,
quel balbettio volgare
ipocrisia che non ha confine
che verità tu pensi di pubblicizzare
e poi m'accorgo che son solo spine.

Bocca,
bocca che taci e sulla carta incidi
qualche verso e una bestemmia impasti
per un barcone che in mare s'è affondato
per una coda di profughi assetati
per le ingiustizie a cui impotente assisti
che parli, tanto straparli e poco fai,
ti sei mai domandata perché esisti?

Se lei sta male


La foto è tratta dalla pagina: http://www.ladoppietta.it/

Se lei sta male il cuore mio l'avverte
meglio sarebbe se affogassi in mare
o tra le nubi con le ali aperte
da un buco nero farmi risucchiare.

Lo so la colpa è sempre e tutta mia
non dovevo quel dì accettare il morso
la mia fu pura e semplice follia
ed oggi vivo e soffro nel rimorso.

Anche se tutte e due siam stati al gioco
non ho scherzato io col sentimento
la paglia, lo si sa, vicino al fuoco
di più s'accende quando spira il vento.

Gelido vento fu di tramontana
che forte soffia senza aver riguardo
pei borghi passa e mai paga dogana
irride le emozioni ed è beffardo.

Del suo passaggio lascia rami morti
e foglie accartocciate lunghi i fossi
lascia anche pene, delusioni e torti
a una ragazza dai capelli rossi.

Voluttuose emozioni



Hai saputo suonar la nota giusta,
tu lo sai bene come intenerirmi,
oh, no, quell'urlo non l'ho ancor scordato
e tu lo sai quanto m'ha stuzzicato.

Sai come far vibrare mente e cuore
è vero sei distante e pur ci provi
mi alleghi una tua foto nella chat
sapendo già che cosa in cuore smuovi.

Provi le stesse identiche emozioni
che già mi hai dato a Leuca quel giorno
forse pensavi che l'avrei scordato
ma ancor lo rifaremo quando torno.

Vorrò sentire ancora il tuo calore
stringerti e accarezzare la tua pelle
darti piacere e poi toccar gli umori,
succhiare il latte dalle tue mammelle.

Oh, si, assaporarne ancora il gusto
sfiorando quei capezzoli eccitati,
placare le mie voglie lussuriose...
sapessi quante volte li ho sognati!

Avrei dovuto cogliere quel frutto
gustandone il sapore nella bocca
non sciupare quel bene che mi davi
sprecando l'acqua fresca dalla brocca.

Testardo e fiero


La foto è tratta dal portale www.ilpost.it

Il vento soffia e l'onda s'alza fiera
ma quell'omino di certo non s'arrende
anche se rischia d'essere travolto
sostiene il tronco debole che pende.

Penso che l'albero gradisca
dirà: “che bravo questo poveretto
tutto s'inzuppa ma non si risparmia
rischia di certo l'influenza e il letto”.

Deciso affronta l'onda e non demorde
cerca la buona azione giornaliera
il vento piega i rami, lui non molla
resiste alla sua spinta e alla bufera.

Chissà cosa gli passa per la testa
dimostra sol di amare la natura
e la difende, la aiuta a non mollare
la regge come fosse sua creatura.

Altro non dico e scrivo, ma davvero
fosse mio amico ne sarei assai fiero.

Nebbie autunnali



Senti un belato roco, disperato,
filtra tra la fuliggine e t'accora,
innanzi a te un ramo morto sporge
un tronco spoglio sotto il ramo implora.

Nuvole dense sfiorano le case
pennellano di opacità gli androni
ed un bagnato umido s'allaga
sui marmi di finestre e di balconi.

Un cane abbaia, mugola incostante,
cerchi la fitta coltre penetrare
bianca ch'avvolge densa la cascina
e ti colpisce lieve un chiocciolare.

Un corvo nero appar tra la foschia
gracida e l'urlo ti colpisce il cuore
ma poi il silenzio bianco ancor t'affanna
t'avvolge in un'ovatta di torpore.

Scivola densa, scopre e ricopre il tetto
pioviggina su rami e latifoglie
al vecchio avvolto nel nero mantello
rende insicure e viscide le soglie.

Del verde non rimane che una brina
che s'alterna tra foglie e fili d'erba
s'incrociano cespugli in bianco e nero
come un ordito in mezzo a un cruciverba.

Perdersi sul Vereto

Perdersi sul Vereto in motoretta
ascoltare il rumor della marmitta
mentre ti inseguo nei tuoi verdi anni,
hai gli occhi in pianto e l'espressione afflitta.

Vedere quel tuo sguardo sconsolato
quando tu mi parlavi del tuo amore,
amor che davi, che dentro provavi,
che regalavi in cambio di dolore.

E mi dicevi del tuo corpo dato
della tua azione da vera missionaria,
che della carne poco t'importava
e ti sentivi pura e passionaria.

Da quel colle guardavo quella casa
rosa d'aspetto e con un bel rosaio
che sui muri splendeva e sorrideva,
io ne ho colta sol'una: è stata un guaio.

Dall'altra parte luccicava il mare,
il sole illuminava la chiesetta,
Minerva già mi dichiarava guerra
stava già escogitando la vendetta.

Perchè gli Dei son sempre bizzarri
agli umani regalano gli affanni
vogliono farsi dopo supplicare
sono gelosi e farci tribolare.

Mi sono perso nel mare del silenzio
e quella pace spesso cerco e penso
quando son triste torno a quel tratturo
l'amor riscopro sempre vivo e intenso.

Ladra di sentimenti



Ladra, tale sei e rimani,
hai rubato tante mie carezze,
hai simulato affetto e tenerezze
dal mio cuore hai arraffato a piene mani.

Lo so, hai ragione tu,
la colpa è mia che t'ho lasciato entrare
ma tu sei stata abile ad arare
hai disturbato finanche il buon Gesù.

Ti sembra poco quel che hai messo in campo?
Le cose più torbide e scabrose
le calze autoaderenti con le rose
per uno come me non c'era scampo.

Conoscevi già le mie tendenze
non mi sono mai nascosto dietro un dito
ero di gusti buoni e d'appetito
tra me e te non c'eran differenze.

Con te ho parlato chiaro,
Ma anche tu l'avevi rimarcato
la trasgressione avevi già provato
utilizzando un po' il bianco e il nero.

Alla fine eri anche sfinita
traboccavi di umori e di passione
a me è rimasta la disperazione
ma adesso l'avventura è già finita.

Befana 2016

La foto è tratta dal portale:
http://www.cordola.it/cercando-le-nostre-radici/come-si-viveva-una-volta/

E non s'aveva nulla e s'era pur felici
bastavano due fichi e un mandarino
ora ci trovi il cellulare e maledici
se al video manca il touch ed è piccino

i piedi batti e fai tanti capricci
sei senza denti ed hai i capelli ricci.

Ricordando Nardò



Ora mi dici:”Io più non lo so,
perché mi parli sempre di Nardò?”

“Io non ricordo, oppur voglio scordare,
tu insisti ma non voglio ricordare”.

“Tanti anni son passati da quel giorno
e tu continui a rigirarmi intorno”.

“Ti ucciderò se adesso non la smetti
sei più noioso tu che mille insetti”.

“Svolazzi sempre come una falena
or mi fai tanto schifo e niente pena”.

“Avrò i vizi più orrendi della terra
ma non mi ricordare più Volterra”.

“Si, m'ero accorta, non eri lontano
t'ho visto anche poi a San Gimignano”.

“Ed hai più volte il clacson suonato
quando il mio bus veloce hai sorpassato”.

“Eran giorni belli, non li ho scordati
ma tanta sofferenza son costati”.

“Per questo non ti voglio più vedere
ma non saprai se provo dispiacere”.

Or vedi vizi e trovi tante scuse
ma le tue perversioni hai ora escluse.

Dimentichi che tante esuberanze
eran per te normali devianze.

Ed inventavi giochi nuovi a sera
per poi parlar di colpe e di preghiera.

Ma dopo avermi spinto a perversione
chiedevi al prete ancora assoluzione.

E quel calvario l'ho provato anch'io,
anch'io che non credevo al prete e a Dio.

Poi finì tutto, con pace mia e tua
sembravo un cane perso nella Rua”.

Ogni tanto guardavi e come al cane
gettavi un colpo d'occhio e un po' di pane.
Lo so, è duro quei giorni rievocare
ancor più duro per me dimenticare.

E so che più il tempo passa e va
più il ricordo in mente tornerà.

Perché se dato hai amor com'io l'ho dato
giammai potrai scordar quanto donato.

Se quell'ardor poi vivo l'hai archiviato
difficilmente può esser cancellato.

Ti si riaffaccerà ogni tanto in mente
in cuor ti peserà penosamente.

Nera sponda d'Acheronte



Tu non potrai capir l'amor che cova
dentro il mio petto e non si spegne mai,
è vero, nuovi amori a tratti prova,
ma duran poco e sono sempre guai.

Perché ogni affetto che il mio cuore trova
lo raffronto con quello che bruciai
cerco un ardore vero e non l'alcova
tante ne ho avute e tutte le lasciai.

Con te non tornerei. E dove vado?
Ormai guardo la sponda d'Acheronte
e il battellier che mi conduce al guado

in questo fiume non esiste un ponte
sull'altra sponda c'è solo degrado
il sole è scuro e mesto all'orizzonte

più non splende il bianco dei nevai
e a breve manco tu più mi vedrai.

- Sonetto ritornellato

Ballatella della speranza


(Particolare della Venere del Botticelli)

Il tuo sorriso il cuore mi addolcisce
senza di quello la vita deperisce
non ho mangiato eppur mi sento sazio
mi basta poco e il monte già risplende
nel cuor mi porti prima pena e strazio
sol animo gentil capisce e intende
per il dolore non si paga il dazio
se per amar nel cuor non hai più spazio
con un sorriso il mio si intenerisce.

- Ballata per Lorena

Tracce d'edera

Vuoi starmi ancor vicino
ma ti manca il coraggio a dimostrarlo
dopo tanto casino
il nome mio non puoi mai cancellarlo.

Mi insulti sempre in rete
con nomi orrendi m'hai tu disegnato
ma come allora hai sete,
sei stata alla mia fonte e dissetato.

Cerchi di logorarmi
ma ancor ricordi un dì d'avermi amato
stai sempre a torturarmi
ma quell'amore in me s'è già smorzato.

E non serve negare
non hai avuto vergogna d'apparire
ed anche disturbare
alla platea di far tutto capire.

E tutti hanno capito
il grande affetto che t'avevo dato:
son rimasto basito
e non ti ho neppure denunciato.

Ho avuto solo pena
guardando il tuo rancore non sopito,
il tuo sguardo di iena,
credimi, è vero, ancor non l'ho capito.

Ormai è tardi e vo' per la mia strada
fallo anche tu adesso
dal cuore togli la pesante spada
anch'io farò lo stesso.

Leucasia



Leucasia, bianca sirena pregna di rancore,
anche la mia esistenza hai fatto emozionare
noi siamo uguali e basta in me scavare
ci troverai un analogo travaglio.

Si, è il destino degli innamorati
di perdersi dietro a chi ci snobba
come Melisso anch'io vago sperduto,
anch'io una dolce Arìstola cercando.

E nulla può la Dea bianca del mare,
la sua bellezza non mi incanta e avvince
resto fedele a un sogno ch'è svanito
mi cullo e mi delizio nel ricordo.

La tua bellezza è qui nella mia mente
l'onda spumosa scuote i sentimenti
fruscia sulla falesia quando è quieta
scava i tuoi lidi se infuria la tempesta.

Gli spruzzi gli occhi miei fan lacrimare
oh, si mi incanti, tenera Sirena,
il tuo rancor, lo so, giammai scompare,
si confonde al brusio della tua rena.

Questa poesia affonda la sua ispirazione nella leggenda di Leucasia che era una sirena (che viaggiava tra Otranto e Leuca) che si era innamorata di un pastorello di nome Melisso che, però, era innamorato di Arìstola e la ignorò. La sirena per vendicarsi trasformò Melisso ed Arìstola in due massi (che diedero poi il nome a Punta Melisso ed a Punta Ristola appunto nel tratto di mare antistante Leuca). La Dea Minerva, che osservò la scena, a sua volta trasformò Leucasia nelle bianche case di Leuca.

Mareggiata a Leuca



Ruggisce il vento e l'onda al ciel solleva
scorre poi tra i marosi, si confonde,
come un bicarbonato frizza e albeggia
scivola allegra e imbianca la scogliera.

E il suo fragore ognor riespande l'eco
gli spruzzi mi oscurano gli occhiali
lo sfrigolio mi dona pace al cuore
la mente allaga d'ali di gabbiani.

Il loro strillo stridulo m'assorda
con forza volteggian controvento
mi chiedo dove vadano testardi
non vedo approdi e ne isole bianche.

Su questo estremo lembo di marina
dove s'erge una torre saracena
osservo, con le spalle al vecchio muro,
l'onda spumosa che appare e scompare.

E questa danza mi conduce a quando
da pazzo m'ero perso dietro un sogno
ma sol di questo mare ora ho bisogno
e di quest'onda che corre impazzando.

L'amore vero non muore mai


- Dipinto Picasso: La corsa (particolare)

Non m'importa se il cul ti si è allargato
e se le gambe non sono più tornite
non m'importa s'è il viso ora è sgraziato
le tue puppe due zucche appesantite.

Non m'importa se vista dal di dietro
sembri più vecchia dell'età che hai
oggi ragiono con un altro metro
non vedo il bianco e il nero e tu lo sai.

Non m'importa se oggi ti trascuri
e i tuoi capelli sian poco curati
da dolce stella nel mio cuore duri
anche se i tuoi contorni son cambiati.

Ma questo amore mai potrà finire
solo la morte riuscirà a stroncarlo
un nuovo amore mai potrà attecchire
il vecchio mai nessuna cancellarlo.

E del rancore tuo più non m'importa
il tuo disprezzo manco l'ho capito
il cuore mio ben altro ormai sopporta
alle calunnie più non presta udito.

Alla coscienza mia nulla più chiedo
non chiede scusa chi ha saputo amare
per la mia strada solo ora procedo
non ho nulla da farmi perdonare.

Io pazzo che...


Nella foto: L'attrezzatura di Jhon Mpaliza per portare il suo messaggio di pace attraverso l'Europa
durante la sua ultima “Marcia della pace da Reggio Emilia ad Helsinki”

Io pazzo che la pace vo' cercando
mi ostino e busso forte ad ogni porta
sgraziato rintrona con impeto il battaglio
sordo rumor s'espande per le case
s'avverte per le aie e per le corti.

Ma chi s'affaccia mi guarda spaurito:
“Ma cosa fai perché ti ostini tanto?
Siam gente di borgata, gente buona,
viviamo in pace e non vogliamo guerra.
Tu cosa cerchi e vuoi non si capisce!”

Rispondo che il portone, pur massiccio,
non basta per fermar tutti i conflitti,
la pace è un bene che non va da solo,
ha bisogno sia sempre concimato,
da tutti va nel mondo coltivata.

Intorno a noi si sentono i rumori,
si avvertono i bagliori della guerra
che alimenta l'odio in molti cuori
la nostra casa ha porte e muraglioni
ma son ripari spesso insufficienti.

Fin quando l'odio alligna nelle menti
ed i potenti si fan guerra e oltraggio
bambini e adulti ne pagano le spese
ed anche per chi vive in casa e tace
serve nel mondo alimentar la pace.

Ricordi straccioni


La foto è tratta dal portale: www.travelrepublic.it 

Quando l'ardore ti bruciava in petto
ricordo ancor cosa sapevi fare
allor ti nascondevi in gabinetto
con me volevi solo un po' parlare.

Mi dicevi: “Non posso stare tanto,
volevo sentir soltanto la tua voce”,
tu consolavi quel mio sordo pianto
e mi sentivo come Cristo in croce.

Ed era un giorno uguale come questo
ero insieme ad amici occasionali
ma era un fine d'anno proprio mesto
in mezzo a sconosciuti commensali.

Allora nel tuo petto c'era il cuore
e che battesse l'avvertivo tanto
mi trasmettevi tutto il tuo calore
dicevi: “Non sei solo hai me d'accanto”.

Giorni che son volati come il vento
giorni passati e poi dimenticati
anche l'amore nel tuo cuor s'è spento
solo rancore e insulti son restati.

Mi sono consolato con affetti
effimeri ed alquanto decadenti
pensavo di farti solo dei dispetti
furono incontri squallidi e indecenti.

E questa notte a te sto ancor pensando
mentre un affetto nuovo in petto cova
tu stai ridendo e forse anche ballando
cerca il mio cuore quel che più non trova.

Cosa mangiamo?


L'immagine è tratta dal portale: http://www.greenreport.it

Li vedo tutti presi dall'affanno:
ieri ci siamo rimpizzati
il cibo nei piatti anche è avanzato.
Parte è finito nella pattumiera,
parte s'è buttato ai margini del bosco
volpi e cinghiali hanno festeggiato.

E già il Natale ci volta le spalle
ma vedo le famiglie affaccendate
a preparare il pranzo giornaliero.
“Cosa mangiamo?”
la moglie dice mentre guarda il frigo,
“c'è tanta roba che è avanzata ieri,
quasi la scaldo, tu metti i bicchieri”.

Ogni anno questo rito che ti snerva
la corsa i giorni prima nei mercati
l'istinto di ogni cosa accaparrare
quasi fossimo in guerra
e il giorno dopo
non sapere mai cosa mangiare.

Sto zitto mentre osservo la padrona
che s'affaccenda tra pentole e fornelli,
vola per aria qualche imprecazione
se un dito dentro il forno s'è bruciato,
e poi questa inutile tensione
di nuovo con forchetta e con coltello
mentre un gambero con pazienza spello.

Ed il pensiero mio corre lontano
a quei paesi oppressi dalla guerra
sento uno struggimento dentro il cuore
per quei bambini scarni
che portano sul corpo i segni del dolore.

Il mio cervello è cupo e rattristato
pensa che fra tutto questo spreco
forse ieri qualcuno non ha manco mangiato.

Ora che le rughe



Ora che le tue rughe disegnano il tuo volto,
ora che la bellezza nell'animo vi alberga
ora che il desiderio dei sensi si è attutito
ora ancor più di prima di te sono colpito.

Ora che la voluttà poco ci potrà dare
e la libido cederà il passo alla passione
ora diventerà anche ardita una carezza
il primato dei sensi andrà intero alla purezza.

Non guarderò più la lucentezza del tuo viso
non mi emozionerà la tua pelle levigata
ma sarà l'anima a far la parte da padrona
anche se tu sarai più noiosa e brontolona.

Ci arricchiremo delle emozioni del passato
dei nostri sentimenti nell'animo archiviati
un nuovo godimento empirà la nostra mente
l'amore sarà davvero amore solamente.

L'indifferente

La foto è tratta dal portale: http://www.frasiaforismi.com/aforismi/indifferenza-5

Si è chiesto che voleva
non l'ha ancor capito
non vede e più non sente
ma poco gli credeva.

In giro anche ha diffuso
d'averci convissuto
d'averla poi buttata
in strada dopo l'uso.

Nessuno le ha creduto,
cercava di sporcarlo
e molti hanno pensato
che lui l'ha sol fottuto.

Bisogna pensar prima
a quel che si racconta
si passa da bugiardi
si perde anche la stima.

Che in chat ci ha giocato
il meccanico l'ha detto
non è rimasto muto
con tanti s'è vantato.

Agir con gente sciocca
che vuol mettersi in mostra
si corre sempre il rischio:
ferma non han la bocca.

Gente che mette male,
contano quel che han fatto
gli orgasmi c'hanno avuto
per via multimediale.

Io c'ero già passato,
perciò non frega nulla,
e già conosco il vino
più volte l'ho assaggiato.

Un vino inacidito
ormai sol da buttare
neppure come aceto
può essere servito.

Dal nonno la nipote,
(dovevo allor capirlo
e, quindi, è colpa mia)
cercava sol la dote.

Ma il nonno era furbetto
prendeva e non mollava
la nipotina, stanca,
col babbo è andata a letto.

Quando la testa è grulla
e vaga sui portali
è chiaro che la lingua
come un uccello frulla.

Il nonno or si consola
con altre più gentili
che in pentola rigira
e del buon vino scola.

E' resta indifferente
alle calunnie sparse:
sol lei s'è sputtanata
passando da indecente.

E pur ti amo ancora



E pur ti amo ancora e tu lo sai,
m'hai fatto, è vero, tanto tribolare
ma ancor ti penso e non ti so scordare
ti seguo col pensier dovunque vai.

M'hai dato tanto affetto e tanti guai
in rete m'hai voluto dileggiare
come un degenerato presentare,
sempre sei qui qualunque cosa fai.

Spero che il tempo un dì sarà maestro
per comprendere l'ansia ed il tormento
provocate dal tuo agir maldestro

poter leggere un tuo ravvedimento
per quel tuo tentativo di capestro
che m'ha lasciato come foglia al vento.

Poterti poi alla fine perdonare
e, in pace con me stesso, addormentare.

- Sonetto ritornellato

Pace, pace, pace



Senza pace non c'è festa
ve lo voglio ricordare
non curate il vostro orto
se vicino c'è già un morto.

Non chiudete gli occhi al mondo
non fingete di ignorare
finchè intorno non c'è pace
odio cova tra la brace.

Basta poco per capire
più non servono parole
non si può per i quattrini
sostenere gli assassini.

E nel mondo sono in tanti
che corteggian dio Denaro
nel suo nome cresce l'odio
solo il lutto sta sul podio.

E per dominare il mondo
fanno a gara le nazioni
ma chi parla ognor di Dio
come lui dev'esser pio.

E non serve la violenza
nulla tu ti porti via
su quest'atomo immorale
di bontà serve un segnale.

Se tu dici: “Buon Natale”
e fai festa coi parenti
come puoi chiudere gli occhi
e pensar solo ai balocchi?

Non importa se il silenzio
rasserena il tuo giardino
se nel mondo c'è la guerra
non c'è pace sulla terra.

Pensando a John Mpaliza ed alla sua ostinata camminata per raggiungere la pace!

Dolce stella lucente



Dolce stella lucente
che mesta guardi l'Ayasse tumultuoso
il tuo sorriso ieri delizioso
oggi mi sembra un salice piangente.

Perchè ti sei impietrita?
Ma che t'importa di quella deficiente,
lei sempre è più indecente
non rovinarti ancor per lei la vita.

Pensa un poco a te stessa
ieri sembravi tanto rifiorita,
lei è un'anima smarrita
agisce male e vive da depressa.

Ridammi il tuo sorriso
perché perderti vuoi dietro un'ossessa?
M'avevi fatto una promessa
e avevo già intravisto il paradiso.

Respiravo un'aria nuova,
e tu splendevi come un fiordaliso
ora vivo indeciso
e nuova rabbia nel mio cuore cova.

Stanotte a mezzanotte


- L'immagine è tratta dal portale: http://www.ragusanews.com

A mezzanotte in punto
è nato un bel bambino
da grande poi lui disse:
“Ma quanto fui cretino”.

Son nato per amare,
amor non ricambiato,
mio padre da ogni ostello
lo hanno allor cacciato.

Mia madre sofferente
in terra sconosciuta
pregava suo marito
da doglie combattuta.

Astronomi e Re Magi,
cercavan la cometa,
brillò sopra una stalla
dove nacque il Profeta.

Ed anche Erode allora
cercava il buon fanciullo,
ma lui dormiva al freddo
in un tugurio brullo.

Poteva stare in cielo
tra gli angeli e tra i santi
ma scelse proprio loro,
ladruncoli e intriganti.

Tra loro crebbe e visse
ma non fu mai gradito
Giuda se lo vendette
e Pietro l'ha tradito.

Voleva cambiar tutto
ma non cambiò mai niente
dopo due mila anni
il mondo è deludente.

E l'hanno messo in croce
ferito ed inchiodato
gli apostoli umiliati,
Paolo decapitato.

Di tanto suo soffrire
resta soltanto il dramma
che tutto è come prima
e il pianto d'una mamma.

Occhi di cielo

Occhi di cielo che colori il mare
con quel sorriso che dona calore
come il sole tu scaldi la mia mente
come la luna illumini il mio andare.

Occhi di cielo lustri e sorridenti
sguardo gentile che mi tocchi il cuore
con i tuoi modi semplici e gentili
calmi i marosi e fai cessare i venti.

Occhi di cielo che vivi di paure
scrolla dal cuore i neri tuoi pensieri
apri alla vita, pensa un po' a te stessa,
dai luce a queste tue giornate oscure.

Occhi di cielo ma cosa stai a pensare?
A chi ti stima poco e ti bistratta?
Più di me sai quanto dura è la vita
per gli altri non ti stare ad inquietare.

Occhi di cielo lo so che stai bleffando
hai paura ed inventi favole non vere
io non ci credo, conosco già la storia,
per quella tipa ancora sto imprecando.

Ho raccolto dolori ed anche pene
apri il tuo cuore, non senti come busso?
Vivi felice e dai quello che puoi
a chi può darti ancora un po' di bene.

Lungo l'Ayasse

Quella tua mano diaccia nella mia
quegli occhi del color di cielo
quel tuo sorriso limpido e sincero
quelle parole di tenerezze intrise

quel riguardo per chi non meritava
quelle attenzioni che ti fanno mamma
quelle tue amorevoli apprensioni
ti fanno donna a cui donare amore.

Non ci pensare, credimi, non vale,
pensa alla vita tua, al tuo domani,
pensa a chi apprezzerà le tue parole
che scalderà le mani ed anche il cuore.

Non ci pensare, non ne val la pena,
tu sei diversa l'ho letto nei tuoi occhi
ho capito l'amor che ancor puoi dare
ho letto un bel chiaror nei tuoi pensieri.

Sentimi, non starti a preoccupare,
in fondo ancor da te poco mi aspetto
mi basterà quel poco che sai dare,
un poco di rispetto e tanto affetto.

Vorrei abbracciarti

Vorrei abbracciarti e non pensar chi sei
quello che fai non sono affari miei
sei libera di fare quel che vuoi
ma cerca di capirmi un po' se puoi.

Vorrei sentirti ancor come colei
che un giorno amai ed ora non potrei,
lasciare carta e penna sui scrittoi
non scriver cattiverie su di noi.

Vorrei poterti amare anche se brutta,
in fondo m'importava più di tanto
la bellezza fiorisce e dopo erutta

lo sai che dura poco e passa accanto,
marcisce in fretta ancor più della frutta
scorre veloce e lascia il cuore infranto.

Solo conta il cervello e il suo pensare
tutto il resto è spazzatura da bruciare.

. Sonetto ritornellato

Verrà il giorno

Verrà il giorno, verrà!
Le tue certezze allor s' incrineranno,
le tue sufficienze crolleranno,
e il tuo sorriso ipocrita,
oh dio, lo so, tanto ti peserà.

Anche il tuo scherno odierno,
le tue parole squallide e offensive,
le tue calunnie sparse ai quattro venti,
la sofferenza poi alimenterà,
quando gli anni li guarderai all'indietro
e la tua pelle sarà quel che sarà.
Le rughe incideranno fronte e collo,
le vene le tue mani solcheranno,
anche la mente avrà perso fulgore
ma tu ricorderai solo il mio amore.

Tra i tanti che t'avranno spergiurato,
tra gli orsi che ti hanno soffocato
con finti amori, figli sol del sesso,
ricorderai la semplice carezza
che ti donavo prima di sfiorare
la pelle tua e poi di stuzzicare
le parti più eccitate del tuo corpo
e tu mi sussurravi ch'ero un porco.

Oh, si! Ricorderai tutte le notti
che su quel colle mi sono smarrito,
la strada del ritorno che sbagliavo
in un sentiero buio mi ritrovavo
sotto le stelle e con la luna piena
a traguardare il mare inargentato
ad ascoltare l'onda capricciosa
che scivolava contro la scogliera.

Oh si, ricorderai anche il mio pianto
l'ultima pena di quando t'ho lasciato,
l'ultimo bacio che ti ho regalato
e proverai lo stesso mio rimpianto.

Là dove volano gli aironi

In questa Valle dalle cime bianche
dove nel tempo resistono i ghiacciai
ho visto gli stambecchi ed i camosci
saltar di fonte in fonte tra gli scrosci.

Ed ho sentito tra le sue pietraie
il fischio acuto di giovani marmotte
ho scorto tra le tante tane erette
le sempre attente vigili vedette.

E tante volpi e tassi, e su pel cielo
aquile in volo e volteggianti falchi,
guizzar nei fiumi trote ed alborelle
e nella notte un luccichio di stelle.

Ombre possenti hanno accompagnato
a sera il sole sui candidi nevai
e il roseo si fondeva con il rosso
tra le nubi che il vento appena ha smosso.

Ho visto nei laghetti anche i gabbiani,
le folaghe e le anatre selvagge
e planare nel cielo sui valloni
oggi sul Lys ho scorto anche gli aironi.

Cuore di sole

La foto è di Enza Preite (g.c.)

Se questo cuor potesse un dì parlare
e dire quello che l'uomo non dice
potrebbe i grandi al fine illuminare
come fece con Dante, Beatrice.

La terra diventerà per l'uom fattrice
porrà fine alla guerra distruttrice.

Chiuso in me stesso



In silenzio sto pensando,
a chi è morto nel mio cuore
che marcisce sotto terra
non in pace ma in guerra.

In silenzio sto soffrendo
una pena stringe il cuore
tu capire non lo puoi
altro cerchi ed altro vuoi.

Sei un cadavere ambulante
un fetore denso emani
nuoti nuda per il mondo
e nel limo nauseabondo.

Ho cercato di salvarti
l'onda cupa sbatte in mare
una zattera ho calato
ma il tuo cuore era gelato.

Anche il mio hai congelato
raccontando finte storie
ed infine t'ho capita
ma distrutto hai la mia vita.

E m'hai chiesto cosa avessi,
non l'avevi ancor capito
il mestier che tu facevi
solo tu non lo sapevi.

E per strada l'ho saputo
lo sapevan cani e gatti
solo io ti rispettavo
perché in cuore un po' t'amavo.

Eri brutta, anche sgraziata,
ma leggevo dentro il cuore
e un po' mal ci sei restata
perché io non t'ho pagata.

Ma più volte ho ripetuto
vivo sol di sentimento
io non pago mai l'amore
chi lo vende è uno squallore.

Sei vissuta sempre male
qui cercavi il tuo riscatto
hai trovato solo sale
ed un uomo mezzo matto.

Haiku - Burka

Nero opprimente
il poco bianco offusca
luna morente.

Metro libero


- Nella foto: Ungaretti

Si raccontano gli alberi al mattino
un chiacchierio di foglie
lingue taglienti che non stanno zitte
voci indistinte e gravi
sommesse ricordano incostanti
che se la linfa muore
anche la chioma frondosa
che l'albero produce nell'estate
resta spoglio rametto senza bocci.

La mia galoppata mattutina?

Spigolando tra Pascoli e Carducci,
sfogliando qualche rima dannunziana,
frusciando sui cuscini di Montale,
tra le carte impolverate di Ungaretti,
tra i versi sparsi e indecifrabili di Luzi,
tra i simbolisti, da poco riscoperti,
questa mia cavalcata mattiniera
rileva che l'antico nutrimento,
quella linfa che da molto tempo stagna,
sta togliendo al verso ogni armonia,
spaccia la spoglia prosa per poesia.

Donne libere


La foto è tratta dal sito: http://muniatintrantes.blogspot.it

Di “donne libere” ce ne sono tante,
cambiano nome ed abiti assai spesso,
confondono la mente ai perbenisti,
li usano e poi li buttano nel cesso.

Parlo per esperienza personale,
e questa cresce proprio mentre invecchio,
l'uomo si fa sovente raggirare
perché si guarda poco nello specchio.

Si fa adulare da una cinquantenne
che gli conta una favola qualunque
e lui ci crede e si tinge i capelli
lei invece ride, ed a ragione, dunque.

Purtroppo la vita è alquanto grama
spesso si deve lottare per mangiare
quando la fame dentro il corpo avverti
non è vizio neppure il fornicare.

La cosa è grave se il pasto ce l'hai
ma continui a trottare contro vento
quella tua libertà diventa un vizio
perché tu giochi con il sentimento.

La gazzella



Corri,
corri su questi sentieri a breve imbiancati,
godi del frusciare del vento
delle nuvole bianche in cielo cangianti,
esulta dello sciabordio del Lys che scivola instancabile,
fatti accarezzare da quest'ultimo sole
che tende al tedio dell'inverno che incombe.

Corri,
scivola tra i faggi cangianti,
tra i larici ormai ingialliti,
tra le betulle spoglie,
disegna coreografie tra il verde delle alpi,
tra le cime innevate che ti circondano.

Corri,
sola su questa strada tra gli abeti, persa tra le montagne,
io ti osserverò in silenzio quando tu passerai e non mi vedrai,
proverò a leggere i tuoi pensieri
cercare di capire del perché di questa tua vita folle
che ti umilia e degrada,
di questa tua vita che mercifica l'amore,
che lo rifiuta e lo semina tra i nudi castagni,
che lo fa scivolare tra le acque gelide di questo fiume tumultuoso.

Corri, corri!
Ma dove pensi di andare donna libera?
Verrà il giorno della tristezza,
delle incertezze,
dei rimpianti.
E ricorderai anche tu un amore che hai lasciato sfiorire,
ricorderai le sue carezze delicate,
un amore che voleva regalarti una emozione,
che voleva allontanarti dal baratro che ogni giorno sfiori,
che ti stava donando una manciata di sentimenti tersi e sinceri
e che tu hai dissipato per questa Valle e per i suoi sentieri.

Quando la solitudine


La foto è tratta dal portale:
https://carljungitalia.wordpress.com/2013/08/30/di-aldo-carotenuto/

Quando la solitudine mi aggancia
e la tristezza gli sta dietro a ruota
ripenso ai tanti affetti che ho perduto
la mia condotta impudica analizzo.

Luci improvvise appaiono nel buio
a illuminare l'archivio dei ricordi
dove tace Speranza e non è morta,
come nel letto di un agonizzante.

Ed i pensieri turbinano incostanti,
tra vita e morte corrono affiancati
il sole arrossa tutto l'orizzonte
ma vedo solo buio oltre il tramonto.

Nuvole nere coprono il bagliore
d'un sole che non è più risplendente
come un mantello che copre la mente
gli occhi nasconde e da travaglio al cuore.

L'ultimo amore
L'amore è amore
non va mai sprecato,
l'età non conta con questo sentimento
si è sempre dei bambini se ti prende
se amor ricevi sempre amor si rende.

Te l'ho donato
perché sei stata tu a donarlo
ma forse volevi quello che non ho
il tempo tu lo sai che va veloce
alla fine resta un fil di voce.

E ti ripeti:
ma non ci fai caso
pensi che sia per te fresca stagione
e forse stanchi con le stesse cose
ma il tempo passa, sfioriscono le rose.

Fiorisce la tristezza,
ti manca il brio e l'allegrezza
te la prendi ma è il mondo che va storto
e basta poco per capire male
e reagisci come un animale.

Muguli e ringhi
non sei più razionale
abbai anche alle foglie in un viale.

La saggezza delle madri
Mia madre mi diceva: "Figlio mio,
alcune donne nascono puttane
non vanno con un vecchio per amore
annusano gli affari come un cane".

"Il popolo non sparla mai per caso,
le male lingue è vero anche ci sono
ma i proverbi son quasi sempre veri
una puttana non chiede perdono".

"Devi cercare bene di capire
se una moina è pura e naturale
perchè un'attrice bene sa la parte,
la mamma ai figli mai consiglia male".

"E se tu credi ancora al sentimento
svegliati ché non sei una marmotta
certe donnette vendono emozioni,
alla tua età non serve più la cotta".

Il bene non si cancella
Sarà pur vero, come hai dichiarato,
il ben donato sempre in cuor matura
ma il bene va sempre alimentato
se troppo tace anche poco dura.

Che andavo via l'avevi anche accettato
sei stata molto debole e insicura
perché poi dire ch'io ti ho abbandonato?
Fra l'altro hai diffuso un'impostura

visto che dopo sono ritornato
(e non t'ho fatto alcuna forzatura)
mi sono sentito solamente usato
da chi racconta balle ed è spergiura.

Può darsi ch'io non sia per te adeguato
mentre l'affetto nel mio cuor tambura
nel tuo non era neppure germogliato
ma è solo una mia chiave di lettura.

Quando nel cuore sale l'emozione
non si perde del tempo a frantumare
forse sarà una mia constatazione

ma tu condanni e non sai perdonare
senza motivo vai in ebollizione
confondi tutto e non ti sai spiegare.

Hai fatto tutto tu spontaneamente
ma capito non ho che avevi in mente.

Fontainemore



Scivola lento il Lys,
lo sciabordio tra i sassi percepisco,
a valle corre,
i massi sfiora e imbianca,
come un bimbo discorre.

A tratti soffia il vento e m'irretisce,
nuvole bianche sul pel cielo aduna
ricamano le vette che l'inverno accarezza
e già l'annuncia gelida una brezza.

Odo il richiamo d'una coppia d'aironi,
maestoso un volo d'ali plana,
sotto il ponte scompare,
a monte s'allontana.

Riflessi colorati,
nella pozza lucente,
disegnano le case e il vecchio ponte.

Confusi sulla tavolozza
si mescolano i colori:
scorre il pennello,
intinge,
sfumature nuove dipinge
e intanto il giorno muore,
ma è favola chez nous a Fontainemore.

Festeggiando con i pesci
Ieri era giorno di festa, lo credevo,
nel mio cuore c'era un poco d'euforia,
ma avevo già previsto il risultato,
il sesto senso l'aveva anticipato.

Già l'avevo avvertito il giorno prima,
(volendo esorcizzar forse la fine),
ma il ponte era ormai crollato
le due sponde aveva allontanato.
Nessuno vede più le proprie colpe,
più facile è cercar quelle degli altri,
ma il ponte era stato eretto male,
la crepa era vistosa e non banale
il pericolo neppure trascurato:
ho fatto bene ad essere prudente,
non illudermi che fosse resistente.

Ma fino all'ultimo speravo,
volevo innanzi tempo festeggiare,
sul certo agire, l'incerto allontanare.
Anche se l'orologio fa sempre il solito percorso,
anche lui a volte può sbagliare,
quando la pila è scarica smette di girare.

Sul ponte rimestavo insieme ai pesci
ma loro guizzavano veloci,
non avevano tempo per la mia questione.
La vita è vita
bisogna correre senza mai fermarsi,
e i pesci non hanno neppure la pensione.

M'ero fissato, volevo anticipar la festa,
l'indomani è ormai insicuro e incerto,
il giorno dopo non si può predirlo,
anche se io riesco ad intuirlo.

Sono rimasto con quella torta in mano,
con un augurio neppure ricambiato,
con una scritta che ormai non vale nulla
perché quel giorno è già bello e passato.
Ma con qualcuno dovevo festeggiare:
non potendo sciupare la giornata
ai pesci la torta ho regalato.

Loro han gradito quel dolce alla mimosa,
neppure un pezzettino ne han sprecato:
la scritta, il fiume, l'ha con calma erosa.

Il vegetariano


La foto è tratta dal portale: http://www.caffescienza.it

Non sapevo che lei fosse mondana,
sempre è infinita la mia presunzione,
mi diede un po' d'affetto e ci credetti
come una ladra forzò la mia ragione.

Ma già dal primo acchito l'ho intuito
quando parlò di cure e di parcelle
avevo già attivato il periscopio
guardando il mappamondo e non le stelle.

Certe persone son squallide e meschine
giocano con le emozioni e i sentimenti
e pur d'arrotondare il fine mese
usan carezze, balsami ed unguenti.

Sbagliano, perché hanno troppo fretta
e fanno sempre i conti molto male
pensano d'abbordare un carrettiere
ma io sono un poeta, non un animale.

Ed in quattro e quattr'otto me ne accorgo
di chi sta a me di fronte bianca e ignuda
a me serve qualcosa di sublime
non mangio carne cotta e manco....cruda.

Come una folata di vento

E' stata come una folata di vento d'autunno,
quel vento che stacca le ultime foglie,
le confonde e le trasporta lontano.

Quel vento autunnale, diaccio la sera,
quando raccogli i tuoi pensieri,
panni gelati ed ancora umidi,
quando il buio che ti circonda
ti grava sul cuore e ti opprime.

E ti chiedi i motivi di tanto elemosinare,
della necessità di inventarti nuove esche,
inganni per carpire la buonafede altrui
ed arrotondare lo stipendio mensile.

In nome dell'euro cangiante,
del rosso o del verdino,
fai gli affari col tuo corpo,
simuli emozioni e sentimento
in funzione del colore che intravedi.

Ma poi ondeggi col vento:
foglie, foglie insecchite,
inaridite, foglie accartocciate
“cadute sul sentiero”
“A căzut o frunză-n calea ta”
che devono essere per forza calpestate.

Ognuno si muove nel proprio liquame,
nuota incurante del lezzo,
quasi fosse acqua fresca,
quasi fosse sciroppo di pesca.

Questo mare
(Mare Jonio 2015)


Foto: Punta Ristola 2015, inizio del Mare Jonio

Questo mare,
ancora m'accalora,
l'onda sbatte sulla falesia spoglia
schizzi brillanti fino in cielo scaglia
la vista ognor m'offusca e i sentimenti,
brontolano i suoi marosi
urlano ed inveiscono rabbiosi.

Questo mare,
ondeggia alla marina,
antri profondi scava nella roccia,
luminarie e presepi ricama sotto il mare
illumina nel buio i miei pensieri
lava i rancori e l'odio
e mi regala salubrità e lo jodio.

Questo mare
agita nel petto forti le emozioni
suscita un'infinita tenerezza
i pensieri mi sgombra e m'accarezza.
Fino a Reggio mi segue e m'accompagna
mi ricorda che è anche là la mia radice:
“è l'altro ceppo tuo”, quieto mi dice.

Questo mare
scivola sempre nella mente
mi riporta lo scirocco dell'estate,
il caldo intenso, la fronte mia sudata,
la camice attaccata sulla pelle,
negli occhi impasta la sabbia del deserto
m'annebbia e il mio futuro rende incerto.

Tre rose

Tre rose nel giardino già ingiallito
tra foglie morte d'alberi da frutto,
tre chiodi come un cristo un po' avvilito
in croce vinto pur se non distrutto.

Non penso che il buon senso sia finito
lo sanno i grandi che si piglian tutto
ed anche se il granaio han già riempito
quello degli altri vogliono sia asciutto.

Quelle tre rose piangon stamattina
hanno capito come gira il mondo
e sanno che non basta l'amuchina;

per la voracità che serve in fondo?
Sul fuoco sol versar tanta benzina,
vogliono il morto e non il moribondo.

Mele marce ad Hône

Questo borgo è oggi così triste,
ma sull'Ayasse me ne sto sereno,
riprendo il fiume e le betulle gialle.
e in lontananza la musica del treno.

Scivola rumoroso questo fiume
tra i sassi sbalza e fa un gran ronzio
quando è cattivo allor fa un po' paura
s'avverte sordo un forte zoccolio.

Dopo s'incrocia a valle con la Dora
che scorre quieta quando il tempo è bello,
ma se s'arrabbia, allora sono guai,
salta le sponde, oh dio, che gran macello.

Ma questo fiume è sempre rumoroso
per via del corso molto accidentato,
ma scorre in un paese silenzioso
che qualche forestiera ha un po' turbato.

Purtroppo tra tante mele sane
ogni tanto si trova quella marcia
ma è facile notarla e buttar via
in modo che la vita non ci squarcia.

Parlavo con te


La foto è tratta dal portale http://www.goblins.net/articoli/editoriale-la-morte-e-altri-rimedi

Con te parlavo, amica,
ed ancor parlo,
ti adulo e ti temo, nei miei sogni
sempre presente sei
e m'accarezzi.

Da bimbo ti guardavo,
ti schernivo,
sapevo che nessun potere avevi,
ridevo di te, mi appassionavi,
quasi mi inteneriva quell'osseo tuo apparire,
quel tuo rappresentare,
chiusa in uno scafandro senza cuore,
senz'anima e cervello,
esecutrice dei comandi altrui.

Oggi ti guardo ancora e ancor ti parlo,
quasi ti cerco,
ma adesso sembra che sei tu a schivarmi,
sogghigni a volte nel buio della notte
quanto fatico ad abbracciare il sonno,
svuoti il cervello,
quasi mi dai un breve stordimento,
mi sveglio mentre ansia e torpor m'assale
e par si fermi il tempo.
Quasi ti imploro d'aspettare ancora,
ancora qualche giorno,
ch'io possa sistemar le mie cose
per non lasciar conti in sospeso,
mettere a posto i tanti fogli sparsi,
cancellar le note irriguardose
e presentare al mondo un personaggio
senza macchia né colpa,
un uomo saggio.

Sentieri nel bosco

Ti seguo ogni giorno
sotto l'acqua e sotto il sole,
coi capelli tuoi bagnati
tra quei boschi profumati.

Quando il tocco* lento suona
già lo so che sei partita
e già corri sul sentiero,
sei più lesta d'un levriero.

Tu non sai parlar d'amore
non m'importa e tu lo sai
ma parole in cuor scolpisci
quando godi e intenerisci.

Sto pensando alle carezze
che a giorni mi darai
sto partendo mia bambina
del mio animo regina.

Pur se il cuore è sofferente
pur se il buio lo confonde
quel sentier che a te conduce
mi riaccenderà la luce.

* Tocco....modo di dire in Toscana per intendere che sono le 13

La tua voce
La tua voce stamani si diffonde,
in questa stanza che il sole mi nega
ed il tuo scritto ancor di più mi slega
dall'inseguir donnette invereconde.

Fantesche che oramai son furibonde
che cercano soltanto d'attaccar bega
mentre l'affetto a te ancor più mi lega
mi aiuta ad ignorar le moribonde.

Cosa vuoi ragionar coi fuor di testa?
Persone che han bisogno di curarsi
tu l'hai capito da persona onesta,

gente che perde il tempo ad affannarsi
a seminar negli animi tempesta
la vita sua, e l'altrui, sol complicarsi.

Sang à Paris


La foto è tratta dal portale: https://tuttacronaca.wordpress.com/tag/mo-syria/

Schizza il sangue innocente
schizza sull'asfalto,
imbratta anche i lampioni,
mani insanguinate s'allungano sui muri
disegnano la disperazione,
affondano nel terrore.

Sangue innocente
d'un passante che credeva nell'amore
che l'altro ieri aveva scritto: “No, all'orrore”,
che parlava di rispetto e comprensione
che si batteva, senza esser capito,
contro la guerra e la sopraffazione,
contro lo sfruttamento e l'indigenza,
che crea sofferenze a più d'una nazione.

Quella vita ora giace inerte, insanguinata,
in una strada che la violenza ha accarezzato,
quella voce non dirà più: “Basta,
basta alla paura, stop alla disperazione”.
Ci sarà una nuova voce che urlerà indignata
contro la pace e chiederà vendetta
per quel giovane che guarda verso il cielo
che più non vede le rondini volare
e “Pace, Pace” non potrà più urlare.

Ora nuova violenza infuria sulle piazze,
Satana gode e godono i potenti
che il vecchio “tanto peggio tanto meglio”
lo utilizzeranno per fare nuovi affari.

Una voce s'è spenta che spargeva amore
tante voci ora le piazze invaderanno
ad urlare odio ed ispirare orrore?

Sud anni '50

Cerco quei sentieri
con le case fatte d'argilla
ed i pagliai.
Cerco le fiumare in piena
in valli desolate,
strade bianche,
frazioni di borghi isolati:
Africo e Natile.
Cerco tavole sui corsi d'acqua
al posto dei ponti
a sud dell'Aspromonte.
Cerco strade senza asfalto,
e campi di gramigna e asfodeli,
carrube e mandorle selvatiche.
Cerco sabbie e crete
su terreni dove l'acqua ristagna
e la malaria uccide.
Cerco un mondo finito
e che ritorna.

Trasparenza


- L'immagine è tratta dal portale www.fondazineterrad'otranto.it

Scusa se non riesco più a donare
l'amore come tu me lo stai dando
il cuore mio s'è un poco inaridito
il vento di scirocco l'ha insecchito.

No, con te voglio essere sincero
mi sembra d'ingannar la mia coscienza
mi sforzo di donarti un po' d'affetto
ma un altro treno sul binario aspetto.

Mi accorgo che son perso dietro un sogno
il monte guardo e penso alla marina
l'acqua del fiume si disperde in mare
nella mia mente un altro volto appare.

Tu non meriti inganni e ipocrisia
ma i miei pensieri son, lo sai, confusi
tutto l'affetto che avevo accumulato
nel liquame qualcuno l'ha buttato.

Ed ora son come cisterna asciutta,
l'acqua dal cielo stenta di cadere
ti vedo affaccendata con dei secchi
ma cuore e mente restan sempre secchi.

Non mi sforzo neppure più di tanto
l'arido ha reso ormai arse le zolle
il tempo dell'amore se n'è andato
ed anche il sentimento s'è asciugato.

Cugina



Un giorno mi sdraierò in riva al mare
sulle tue gambe appoggerò la testa,
chiuderò gli occhi ed aprirò la bocca
potrai ascoltar così una filastrocca.

Apprenderai le cose che non sai
la distorsione d'una mente stanca
che insegue sempre i sogni e le follie
che crede nell'amor, nelle pazzie.

M'hai conosciuto sempre sorridente
ma leggere potrai le sofferenze
che m'hanno accompagnato lungo gli anni
anche vedrai le lacrime e gli affanni.

Forse un po' di pietà avrai di me,
ti chiederai perché non siamo uguali
e scoprirai il mio lato irrazionale
ed anche quello d'essere banale.

Cara cugina, lo so siamo diversi,
gli esseri umani sono diseguali
ma se cerchi nel cuor l'umanità
ci troverai l'identica bontà.

Io sono un pazzo, sta qui la differenza,
e sono circondato da mondezza,
son pazzo ma pieno ancor di idealità
anche se nuoto tra limo e aridità.

E credo ancora e tanto al sentimento,
ma sbatto ognor la testa contro il muro
rincorro i sogni, mi nutro d'emozioni
sbaglio ma non imparo le lezioni.

Quando aprirò gli occhi e dentro guarderai
la verità di certo avrai scoperto
e capirai che non potrai aiutarmi
ma forse un po' di più saprai amarmi.

Tra le pietre di San Gregorio


Un giorno comprerò quella pietraia
dove in passato ti sei concessa nuda
dove tutto il tuo corpo ho accarezzato,
dove lussuria e orgasmi m'hai donato.

Un giorno mi sdraierò sotto gli ulivi
stenderò l'asciugamano rosso e azzurro,
il vento scivolerà sulla mia pelle
sotto un cielo di nubi a pecorelle.

Dal mare sentirò l'onda che striscia
sulla falesia, che sfoglia sulle rocce,
il sole mi accecherà la mente e gli occhi,
ti rivedrò piegata sui ginocchi

mentre accarezzi il mio basso ventre,
poi scivoli le mani sul mio petto,
risentirò quei baci tuoi violenti
mentre mi sfiori e il sesso mi tormenti.

Ripenserò quelle serate al mare
nella tua casa a letto, svigorito,
con la paura come un ragazzetto
e poi veder volare il reggipetto

palpar quei seni sodi e prosperosi,
il corpo tuo pari a un uccello implume,
liscio e alle carezze abituato
ma che avevi più volte violentato.

Oh, miei ricordi, solo sotto i rami
di quell'ulivo fermo nella mente
mentre l'odor del mare salso aspiro
risognerò angosciato il tuo respiro.

Un'ombra
 

C'è una presenza nella mia vita,
ogni tanto riappare e poi scompare,
è come un'ombra che il sole proietta sul muro
che sparisce appena la luce si spegne
poi riappare più in là
s'allunga e s'accorcia senza ragione,
forse segue l'emotività dell'anima.
Quell'ombra un giorno aveva una voce:
mi aveva parlato d'amore,
mi aveva convinto che l'amore esiste,
che non aveva barriere e neppure età.
Aveva fatto diventare neri i miei capelli bianchi,
aveva risvegliato il fanciullino che si era assopito dentro di me,
che improvvisamente si era animato,
scalciava e saltava come un burattino,
gli snodi delle gambe e delle braccia erano stati oleati
il burattino sgambettava e ballava,
non era Pinocchio e non diceva bugie.
Quell'ombra affermava che ero dolce, gentile,
che ogni donna avrebbe voluto al suo fianco una siffatta persona:
avevo creduto alle sue parole
mi ero perso nella disperazione per lei,
sapevo di doverla perdere.
Ma quell'ombra era solo una proiezione del nulla:
senza sole non avrebbe potuto vivere.
E infatti un giorno si spense.
Cercai inutilmente di strapparla dall'archivio delle ombre.
Ma confuse anche me,
anch'io mi persi nel mare della non trasparenza
dove la vita è morte
e la morte è ombra.

Anima smarrita

Aspettami, anima smarrita,
anima inquieta, che cerchi chi non ti comprende,
portami ancora pei tuoi sentieri arsi,
tra gli ulivi ammalati e gli oleandri vizzi,
tra quelle rare tue betulle sparse.

Conducimi tra quelle pietre bianche,
tra quei muretti lisi e diroccati,
in mezzo al mirto e agli alberi da frutto
dove le ciole gracidano imploranti.

La loro voce ascolto: è una preghiera?
A volte sembra un pianto che consuma,
altre schernire la mia delusione,
burlarsi delle mie inutili emozioni.

Anima inquieta cosa stai cercando?
Non vedi che la morte già m'aspetta?
Perché torturi ancora la mia vita?

La nera Signora ormai m'insidia,
mi sta aspettando su quel tuo muretto,
tra i pochi ulivi persi in mezzo ai sassi
dove m'hai regalato un po' d'affetto,
dove mi hai poi deluso e accoltellato.

Senza stancarsi guarda a sera il mare
quando il sole arrossendo si inabissa,
scie cangianti ricama sopra il cielo
con le nuvole scherza e si nasconde,
come te, con me gioca e mi confonde.

Carri armati

Ci son dei carri armati a questo mondo,
anime spoglie come bianche muffe,
non fan rumore quando l'ombra alligna
ma poi a scrutarle son davvero buffe.

Si, proprio il loro silenzio ti colpisce,
ti accorgi che s'allargano e fan danni
analizzi il loro astratto atteggiamento
e speri che non vivano d'inganni.

Forse non ho capito molte cose
forse mi sono chiuso in un giardino
dove l'erbaccia non alligna e cresce,
dove fiorisce solo il gelsomino.

E mi confonde quell'unica fragranza
l'olfatto ha già filtrato i neri effluvi
blocca il passaggio dei cattivi odori
mette in luce il sereno e non i diluvi.

Questo è il mio metro: che ci posso fare?
Son fatto male e credo al sentimento
e soffro se noto che in altri è assente
con lui io ancora vivo e mi alimento.


Di questo cimitero ne ho parlato anche in una delle mie ultime poesie

Il campanile di Sant'Orso


- Il dipinto è di Roberto Salvato (g.c.)

Per quel sentiero un tempo scalcinato
tra il chiacchierio di passeri al mattino,
tra canti di usignoli nella notte
ed armonie di merli ininterrotte,

per quel passaggio transitavo lesto
nei giorni delle primavere andate
quel muro il prato tutto mi copriva,
quel cimitero a destra mi intristiva.

Quieto sentiero dei miei giorni incerti
rincorrendo dei populismi velleitari
tra folle caotiche e un po' matte
tra suoni di tamburi e di pignatte.

Quelle masse alterate oggi ricerco,
mentre svetta nel cielo il campanile
ed i suoi lenti ed ostici rintocchi
risveglian suoni inopportuni e sciocchi

che nella notte mi tenevan desto
a intossicarmi con una bionda in mano
alla finestra ed ascoltando il suono
che nei pensieri ancor oggi imprigiono.

Sentiero antico, oggi restaurato,
dalla mia mente ancor non sei sparito
ti cerco ma a percorrerlo mi sfianchi
mi sento vecchio ed ho i capelli bianchi.

La tua pelle



La tua pelle è come acqua di mare
la salsedine un giorno avevi addosso
t'ho accarezzato e dopo t'ho baciato
ho avvertito il gusto del salato.

M'hai detto: ”Ho appena fatto la mia corsa”
ed ho voluto farti una sorpresa
a te piace andare pei sentieri
sul ponte t'ho aspettato l'altro ieri.

T'ho visto galoppare tra gli abeti
sparivi e riapparivi in mezzo al verde
correvi meglio d'una ragazzina
e sei vicina già alla cinquantina.

E la tua pelle è liscia come l'acqua
con gli attributi tutti al posto giusto
anche se dici: “Io non sono bella”
per me riscaldi più d'una fiammella.

Ho conosciuto donne giovanette,
te l'assicuro tu reggi al confronto,
con la metà degli anni tuoi attuali
che a te non puliranno gli stivali.

E sei anche sincera e tutta vera
non sei fuori di testa e pur sei brava
quello che a scuola t'hanno un dì insegnato
con le tue forze tu l'hai conquistato.

E non hai alzato neppure la sottana
per superare qualche mezzo esame
invece ho conosciuto qualche amica
ch'è andata avanti facendo la mendica.

Ma alla fine tu sei quella ch'io vedo
fresca e frizzante come questo Lys
che scorre a valle un poco rumoroso
ma come te è fresco e vaporoso.

Mareggiata a Leuca
Sempre identico suono cadenzato
ma ad ogni nota dissonante
fruscio di vento che sussurra e strilla
carezze d'acqua
mormorio di onde,
fragore e bianche spume
a colorar falesie e rocce nere.
E madida la fronte di scirocco
asciuga il refolo che soffia senza sosta
l'erba piega a Ristola e non spezza
sbatte la corda priva di bandiera
sul pennone che cigola ondeggiante.
Cadenzato balbetta un motivetto,
identico, snervante, sempre uguale,
quasi alienante.
L'eco lo spinge tra le brulle spiagge,
di bagnanti ormai spoglie,
nella mente rintrona
come suono lento di campana
che i rintocchi nell'aria bigia sparge
a tratti intensi e a volte un po' morenti.
Mi ricorda gioie anche finite,
amori senza senso,
primavere mie andate,
amare mie giornate.
Ma mi sento anche leggero:
seduto alla panchina guardo il mare
spruzzi di spuma in fronte,
gioie da non dimenticare.

Povera di parole



Lo so che non sei ricca di parole
invece intorno a me ne volan tante
le tue son brevi, e stanno sole sole,
io dico tanto e sono anche snervante.

Faccio rumore come le tignole
che scavano con suono devastante,
tu taci e splendi come le viole
su un ceppo a primavera brulicante.

E a me che ti riprendo che rispondi?
Mi dici che il tuo bene sta nel cuore,
con due discorsi allora tu m'affondi;

lo so, io forse resto un sognatore,
tu non rincorri strani girotondi
l'amor lo doni non da venditore.

Tramonto a Follonica



Non scherza il sole quando il pian dipinge,
dietro l'Elba discende a rilassarsi
le nubi impasta rosso con turchino,

poi tra i cipressi gioca a rimpiattino
lo fa scherzando ma non vuol distrarsi
gioca con l'ombra e un po' col nero tinge

il golfo, che comincia ad oscurare
ma il cielo blu ancora vuol restare.

Ed un pennello in una mano stringe
nell'altra, quasi voglia stimolarsi,
un verro colma con del vermentino.

S'alza la melodia di un cardellino
dalla siepe conquista i campi arsi,
l'arsura spegne, irrora la laringe.

Poi s'amplia l'ombra e va ad accarezzare
il piano, il colle ed anche il calmo mare.

Bella ma inutile
Bella non sei, lo sai,
ed io lo so,
ma il bello che tu hai dentro
chi lo sa?
Sol io lo so,
tu non lo sai.
Lo vedo nei tuoi abbracci
lo avverto coi tuoi baci
nelle parole tue sintetiche,
sincere,
che dicono sol uno
ma cento poi mi danno,
e tolgono dal cuor
ansia ed affanno.
No, bella tu non sei
ma una donna bella,
bella ma inutile,
no,
non la vorrei.

Festa di compleanno



Il giorno tingerò sul calendario
ci metterò un cuore al posto giusto
ci scriverò anche amor per ricordare
saran quarantanove a festeggiare.

Perchè proprio da me sei ritornata?
T'avevo cancellata dai pensieri
animo e mente avevo messo in pace
ora il mio cuore batte e mai non tace.

E si chiede perché tardi a mandarmi
un salutino o un semplice messaggio
lo so, questo mio cuore è un po' esigente
ho qualche affanno ma non faccio niente.

Tu invece hai sempre tutti i giorni pieni
di problemi sei colma e indaffarata
poi c'è quella corsetta pei sentieri
che ti libera finanche dei pensieri.

E forse ti svuota anche dagli affanni
delle tante mie inutili domande,
io ti ripeto fino all'ossessione
se mi vuoi bene e non ce n'è ragione.

M'hai rinnovato già la tua affezione,
ed anche chiedi se il mio amore è vero
ma anch'io domando e, come vedi chiedo,
ancor non mi convinco in quel che vedo.

E, invece, sei sincera e lo dimostri
con semplici parole e non banali,
mi dici sempre che se sei solo mia
io invece devo scriverlo in poesia.

Campane fuse male
(Politici ed aspiranti tali)



Quel suono discordante,
un poco indisponente,
da tossico degente.

Quel vuoto barbugliare
a vuoto straparlare
per forza commentare.

Parole in mar buttate
spesso sconclusionate
per folle dissennate.

Voler per forza dire
qualcosa disquisire
senza mai far capire.

Un suono lento e vano
che s'alza spento e piano
presente e pur lontano.

Campane fuse male
opera accidentale,
parlare a cosa vale?

Eppur la lingua muove
in bocca in ogni dove
sol'acqua in terra piove.

Pel tempo che ancora io vivrò
Per quello che mi dai e che ti do
per quello che vorrei e che non ho
per quello che ancora io non so
pel tempo che ancora io vivrò

per tutto il bene che riceverò
per le carezze che ti donerò
per tutti i baci che io ti darò
per la tua pelle che accarezzerò

per quelle volte che m'hai detto no
pei giochi arditi che più non farò
per le smanie che non ripeterò
pel tuo godere che non gusterò

per le passioni che concluderò
pel desiderio che non sfamerò
per questo tempo che completerò
pel giorno che io più non ti vedrò.

Signore



Lo vedo, tu mi stai sempre vicino
aliti dentro il cuor, m'empi di doni,
tutte assolvi le mie dissoluzioni
lenisci i miei dolor nel bianco lino.

Perchè non mi abbandoni al mio destino?
Empio io sono, eppur la mano poni
sulle mie piaghe e i dubbi anche perdoni
come hai già fatto con Sant'Agostino.

Nulla ti dono, spesso anzi t'impreco
del veleno lo so che ti regalo
sol nebbia vedo eppure non son cieco

nei tuoi dolci regali nuoto e scialo
ma ondeggio come un povero tricheco
che in mar viene assalito da uno squalo.

Ma sempre resti qui nella mia mente
non t'interessa che sia miscredente

ed anche se affermo che non ti conosco
dentro il mio cuore te ne stai nascosto.

Sassi
(Dedicata a mio fratello John Mpaliza)


La foto è tratta dal portale: www.blogmamma.it

Butto il mio sassolino nello stagno,
osservo i cerchi che vagando vanno,
qualche foglia sollevano più volte
parole mie ondeggianti senza affanno.

Ma non mi stanco, non ho manco fretta,
mi dispiace che dovrò morire
vorrei vedere un mondo un po' diverso
vorrei veder le menti rinverdire.

Ma vedo sempre guerra e poca pace.
La pace?
Sembra sempre sommersa sotto i massi
ma io ci scavo paziente con le mani
e non mi stanco mai di lanciar sassi.

Parlo col mare

Parlo col mare senza bocca aprire
il vento mi disturba nei pensieri,
voli radi di uccelli alla marina
e corvi neri a grotta Porcinara.

Questa panchina l'accarezza il sole
che solarizza il marmo a mezzogiorno
poi la colora a sera un bel tramonto
l'avvolge il buio appena il raggio muore.

Parla con me il mare e scuote l'onda
qualcosa mi sussurra nel silenzio
volano i miei pensieri ad altra sponda

a un nuovo affetto che risveglia ardore,
l'onda lava le inutili passioni
nel mar le affonda senza far rumore.

Saro (Rosario)
Dove sei, Saro, dimmi dove sei?
Dove sono i nostri anni, Saro, dove sono?
Dove sono i nostri passatempi?
Dove le nostre risate prorompenti?

Notti d'agosto povere di luna
nei vicoli privi di lampioni,
tra quelle case vecchie e decadenti,
seduti su gradini traballanti
a raccontare storie inesistenti,
a guardar le stelle sul cielo luccicanti.

“Guarda, guarda, che lunga scia”,
“è una stella morta da tanti anni”,
“e la vediamo adesso, questa notte”?
“Esprimi un desiderio,
fallo ora in gran fretta,
ché la traccia si spegne e non aspetta”.

Notti di cieli tersi,
stelle cadenti,
scie declinanti,
sogni nostri oramai morenti
che nel ciel dell'infanzia si son persi.

Saro, Saro, rispondi, dove sei?
Questa notte sto pensando ai nostri morti,
e tu sei qui con me coi pantaloni corti,
col tuo sorriso franco e giovanile
senza pensieri in testa
come agnelli fuggiti dall'ovile.

Stiamo ridendo, ma siamo anche un po' tristi
ancora insieme nel buio di Chiesa Pepe
con la campana che ora mesta tace
con le candele spente,
spente come i pensieri in testa,
che s'agitano senza trovar pace,
ma aspettano ancora il dì di festa.

Saro, sei qui con me in questa lunga notte
ti chiamo ma la voce mia non senti,
sei qui nella mia mente,
nei miei occhi lucenti,
parlo con te ma tu non dici niente.

Reines*
(La prima neve)


La foto è tratta dal portale http://www.aostanews24.it

Candida polvere
le vette incanutisce,
scompare la radura erbosa,
s'addormentano i monti, le vallate,
dagli alpeggi ridiscendono gli armenti,
l'eco dei campanacci si dissolve
nel silenzio che poi scende e li invade.

Le strade del borgo si svegliano dal sonno
risuona il fragore dei sonagli
sgraziato s'alza l'urlo dei pastori.

E la "reina" con i suoi ornamenti
ondeggia con le poppe pien di latte
sogna adesso i pascoli sui monti,
d'una stalla modesta s'accontenta,
paziente ruminando s'addormenta.

* Reines = regine

Marta



Quando l'Arno coglieva i miei sospiri,
la dolce Marta, altera e irriguardosa,
nella bottega al centro di Rifredi
la notte m'aspettava lussuriosa.
Oh Marta, Marta, dei miei anni andati
quando a Firenze ardeva il suo parlato
sotto i portici fitti di compagni
e chiaro volteggiava il “c” aspirato.
Ora ascolto linguaggi miscelati
tra l'arabo, il cinese e l'africano,
tra il rumore mi perdo ed il passaggio
di gente che non stringe più la mano.
E l'oscuro linguaggio ha già corrotto
anche l'animo di chi regge il timone,
di chi sedeva al posto di La Pira
che spreme anche la buccia del limone.
L'ultima buccia: ormai poco rimane;
ché non solo Firenze è una rovina,
con certi condottieri ormai usurati
che fan polpette con riso e farina.
Ed anche l'Arno adesso scorre inquieto,
l'argento è perso sotto le botteghe
di un Ponte Vecchio anch'esso ormai usurato
tra tanti intrighi ed anche molte beghe.
E Marta mia chissà dov'è finita
con la sua coscia lunga e vellutata
forse balbetta oppure non ricorda,
ormai sarà stravecchia e scalcinata.

 



Corneliu Vadim Tudor - Noto poeta e personaggio politico rumeno.

Ultima Cafea (Poem inedit)
(scritta nella notte tra il 6 e 7 settembre 2015 ed il giorno 14 è deceduto)

Hai, Moarte, să bem o cafea
Ţi-o fac cu caimac, aromată
Mai leapădă-ţi coasa cea grea
Şi mantia asta ciudată.

Te rog să iei loc în fotoliu
Nu mă supără dacă fumezi
După cine eşti, Moarte, în doliu?
De ce tot suspini şi oftezi?

E foarte fierbinte cafeaua
Nu te grăbi, că te frigi
Mai lasă-mi pe cer, încă, steaua
Dacă eu am să mor, ce cîştigi?

Ai venit să mă iei în persoană
Prea mare onoare îmi faci
Din toată specia asta umană
Numai pe mine mă placi?

Hai să-ţi ghicesc în cafea
E bine să ştii ce te-aşteaptă
O cumpănă grea vei avea
Dar tu te descurci, eşti deşteaptă.

Eşti tot timpul în criză de bani
Aici, te asemeni cu mine
De ce să fim noi duşmani?
Eu te-nţeleg cel mai bine.

Lumea te aplaudă de departe
În zvon de corridă, olé!
Fii bună şi-ntoarce-te, Moarte
Să văd: după tine ce e?

Acum eşti captivă la mine
Am vrut să-ţi arăt, draga mea
Că nu-mi este frică de tine:
Ţi-am pus şoricioaică-n cafea.
Corneliu Vadim Tudor

L'ultimo caffè (Poesia inedita)
(Traduzione letterale di Maia Ilea ed adattamento poetico di Salvatore Armando Santoro)

Vieni, morte, a bere un caffè
Te lo preparo con la panna aromatica.
Posa quella tua falce pesante
E questo stravagante mantello.

Ti prego di sederti nella poltrona
Non mi dai fastidio se fumi
Perché sei vestita di nero, Morte?
Perché sei angosciata e sospiri?

E' troppo bollente il caffè
Non aver fretta, che ti bruci
Lascia, ancora, la mia stella sul cielo
Se io muoio cosa guadagni?

Sei venuta a prendermi personalmente
troppo onore mi fai
Tra tanta gente al mondo
solamente io ti piaccio?

Vieni che leggo nei fondi del caffè
E' meglio conoscere il futuro
Se prevedi qualcosa di brutto
potrai sbrogliarti, perché sei intelligente.

Sei sempre in crisi di soldi
Qui ci rassomigliamo
Perché dobbiamo essere nemici?
Io ti capisco meglio di altri.

Il mondo ti applaudisce da lontano
Come sussurro di corrida, olé
Sii buona, morte, ritorna da me
Vogliamo vedere cosa verrà dopo?

Adesso sono tuo prigioniero
Volevo farti vedere, mia cara,
Che non ho paura di te
Ho visto un topolino nel fondo del caffè

Frittura di calamari e gamberi



Ti guardavo pranzare in silenzio,
qualche cosa scartavi da parte
mi chiedevi: "Che cosa son questi?"
Nel piatto mio li ponevi.

Io guardavo un bambino passare,
anche li fosti tanto cattiva
m'annotasti un raffronto sprezzante
per un vezzo che ho regalato.

Un ricordo davvero pesante
che mi rode tutt'ora nel cuore
una storia finita quel giorno

tante pene buttate nel mare,
il quel mare che amo e mi manca
che da pace all'anima stanca

Svernare
Come io farò adesso senza te?
Vedrai che resterò per poco via
ritornerò da te or che sei mia
perchè hai tardato tanto, ma perché?
Or nel mio cuor lo sai tu cosa c’è
che mi riempie ancor di nostalgia?
Il bel Salento ed anche te Lucia
che sei la mia regina ed io il tuo re.
Brilla il tuo nudo ancor nella mia mente
ondeggiano i tuoi seni prorompenti
a me ti doni ormai languidamente.
Gli occhi son chiusi ed i tuoi baci aulenti
lo so, lo so che il cuore tuo non mente
fammi annegar nelle passioni ardenti.

- Sonetto

Cervelli



Certi cervelli sono acqua di fonte
il sole fan passar, son trasparenti,
pensano d'esser tanto intelligenti
ma sanno ragionar come il bisonte.

Non sanno cosa fare tutto il giorno,
mollato hanno la lima ed il martello
si son creati in testa un bel castello
e dai torrioni fanno un gran frastorno.

Sparan sovente assurde cannonate,
vogliono non so cosa millantare,
ma sanno a mala pena dimostrare
d'esser teste banali e impreparate.

E ripetono in modo sconvolgente
la sinfonia uguale e demenziale:
Ma non hai scritto che eri un manovale?
Ci hai ripensato ed or sei dirigente?

Ti sto pensando



Ti sto pensando
mentre batto i tasti,
cerco parole
ma mi manca l'estro,
covo avversione in petto
un po' balbetto
provo ormai indifferenza,
ti sto ignorando.
Ma dentro il cuore
alterno il sentimento,
l'intercalo con questo affetto strano
che continua a brillare tristemente,
ancora non s'è spento,
cova sotto cenere calda,
ancor convive
insieme al mio rancore.
Ma forse tu non hai colpa,
la mente tua è malata,
avrei dovuto capirlo inizialmente
ma forse avevo anch'io qualche difetto,
e savi non siamo,
forse mai lo saremo,
ognuno porta in sé qualche accidente
in testa abbiamo acqua e poca polpa.
Ora è tardi oramai,
indietro non si torna e non vorrei,
ma ogni tanto mi chiedo cosa fai,
mi interrogo e non so più dove sei!

Ricordi

E piovve, piovve sulla cinerina siepe
tutta di densa polvere cagliata
disperse il bigio e il verde ancor risorse
come nebbia sparita dal presepe.

Mi riportò fotografie sdrucite
che il tempo non dissolve ma conserva
che risplendono ricchi di rimpianti
perchè nel cuore tutte son scolpite.

Scene di vita andata, ben vissuta,
spesso mischiata ad un travaglio oscuro
fuse a felicità presto sparite
d'una vita sofferta ma voluta

Corsero innanzi a me, o mente stanca,
come pulcini sull'aia con la pollanca,
come conigli balzettanti a tratti,
ricordi appesi, che la mente affranca.

Perdonare 77 volte 7


(Immagine da Wikpedia)

Ti sto pensando
mentre batto i tasti,
cerco parole
ma mi manca l'estro,
covo avversione in petto
un po' balbetto
provo ormai indifferenza,
ti sto ignorando.
Ma dentro il cuore
alterno il sentimento,
l'intercalo con questo affetto strano
che continua a brillare tristemente,
ancora non s'è spento,
cova sotto cenere calda,
ancor convive
insieme al mio rancore.
Ma forse tu non hai colpa,
la mente tua è malata,
avrei dovuto capirlo inizialmente
ma forse avevo anch'io qualche difetto,
e savi non siamo,
forse mai lo saremo,
ognuno porta in se qualche accidente
in testa abbiamo acqua e poca polpa.
Ora è tardi oramai,
indietro non si torna e non vorrei,
ma ogni tanto mi chiedo cosa fai,
mi interrogo e non so più dove sei!

Essere poeti

Apprezzo i miei modesti amici
che dicon di non essere poeti
che a volte tentano una rima
forse per consolarmi un poco,
ma a loro dico: "Non ve la prendete
componete dei versi e mai non vi stancate,
leggete tanto ed a scrivere insistete".

Spesso sono persone semplici e profonde,
possiedono nel cuore sentimento,
scrivono per socializzar delle emozioni,
non hanno la presunzione di insegnare
ma solo la mente sofferente
dalla tristezza tentan di svuotare.

A volte leggo vivide parole,
tormenti veri e non fantasticati,
tristezze dalla vita regalate,
affanni sui quali si è inciampati,
miserie non volute e non cercate.
Leggo anche felicità per un nonnulla,
per un bene trovato o ricevuto,
per una gioia ch'era da tempo assente,
per un dono atteso e poi arrivato
gradito e che più non si aspettava.

Ma leggo anche tante cianfrusaglie
di imbonitori che fanno i pescatori
gettano l'amo e aspettano che il pesce
abbocchi all'esca dei falsi sentimenti.

A questa attività s'applicano in tanti,
gente arida in cuore, priva di passione,
millanta crediti e semina emozioni,
pensa anche di poter dare lezioni
perchè riceve frivoli commenti
da altri imbonitor nullatenenti.

Con certa plebe non val disquisire,
vivono l'illusione d'esser grandi
s'affannano dietro inutili sermoni:
troppa è la presunzione che li allaccia,
sterile è il senso ed anche la semenza
dei loro versi non resterà una traccia.

Son convinti di scrivere poesie
ma a leggerle son solo porcherie.

Notturno di Alcmane
(Seconda metà del VII° Secolo a.C.)
(Adattamento poetico di Salvatore Armando Santoro)



Dormono le cime dei monti ed i colli
i clivi e le voragini
gli esseri viventi che volano o camminano, nutriti dalla terra bruna,
le fiere delle selve e le famiglie degli insetti
i mostri dei fondali cangianti del mare
dormono le famiglie degli uccelli dalle ali spiegate.

(Testo originale):
εὕδουσι δʼ ὀρέων κορυφαί τε καὶ φάραγγες
πρώονές τε καὶ χαράδραι
φῦλά τʼ ἑρπέτ' ὅσα τρέφει μέλαινα γαῖα
θῆρές τʼ ὀρεσκώιοι καὶ γένος μελισσᾶν
καὶ κνώδαλʼ ἐν βένθεσσι πορφυρέας ἁλός·
εὕδουσι δʼ οἰωνῶν φῦλα τανυπτερύγων

Dolce è l'attesa
Questa notte sto pensando
mentre il cielo è scuro scuro
l’acqua sbatte contro il muro
no, non dormo, sto vegliando.
Già con te sto camminando
e di amarti son sicuro
ma ti prego, ti scongiuro
il passato metti al bando.
E non stare a ricordarmi
giorni tristi ormai passati
del tuo affetto non privarmi
ne dei baci che m’hai dati
più afflizioni non donarmi
io nel mar li ho già affogati.

- Sonetto (con versi ottonari)

Giuda (Madrigale)


- La foto rappresenta il bacio del Giuda di Caravaggio

Chi s'è venduto il cuore
per pochi soldi, è Giuda,
sempre rimane nuda.

Invano cerca amore
chi va coi manigoldi
non compri amor coi soldi

tutti t'han conosciuto
per serpe biforcuto.

Vai, semina dolore,
ma è inutile pregare
il prete puoi ingannare

ma non il Salvatore
Lui tutto vede e sente
a Lui non ci si mente.

Non semina semenza
chi vive di indecenza.

Il mio dolore


Nella foto: I giganti di Gustavo Dorè

Il mio dolore è mio,
lasciatemi ch'io soffra come creda
per favore tacete,
non parlate
non c'è bisogno che mi confortiate,
non serve il mediatore.

Non è identico il dolore,
cambia incostante tra la gente,
non dipende di certo dall'umore
arriva all'improvviso
come un colpo di frusta
abbatte cuore e mente.

Il dolore è come un accidente,
non sei tu che lo cerchi:
è lui che ti corteggia
che l'animo ti spezza
stilla goccia su goccia,
al tuo affanno rimane indifferente,
arriva quando meno te l'aspetti.

Non servono paletti
né recinti, né muri e né cancelli,
è un mostro senza cuore
batte sempre un sol tasto,
stonato, su un vecchio pianoforte
che rimbomba nefasto,
è un bruto spietato e senza amore

Il dolore è dolore,
regala sofferenza
senza far rumore!

Tecnologia


Particolare della foto di Fabrizio Passaseo (g.c.)

Bagliori di neve
D'estate
Inganni dell'occhio
Corrette
Da un semplice tocco
Di schemi
Che ha corrotto lo scatto
Alterato
Distorto.

Neve sulla scogliera a Leuca


La foto di Leuca è di Fabrizio Passaseo (g.c.)

Tracce di bianca neve alla marina
brilla di color strano la scogliera
il nero impera ancora ma la sera
è già sparita e allaga la mattina.

Ma padroneggia bigia e cinerina
una mantella che copre la costiera
sembra carbone fuor dalla miniera
che rende smorta l'acqua salentina.

Ma pur tra questo nero un po' nevoso
scivola sopra il mare un vaporetto
che rende questo giorno meno afoso.

Penso a Leuca ancora con affetto
diventa il paesaggio allor gioioso
e il nero della foto un bel bozzetto.

Il ritratto del dolore


La foto rappresenta il dipinto di Hodler, "La Notte".

Vorrei poter descrivere il dolore
questa angoscia che scava la ragione
che corrode le facoltà del cuore
che blocca, regalandoti afflizione.

Vorrei parlar del peso che t'opprime
quando ripensi ad un amor sfiorito
avverti un vuoto tenero e sublime
del bene avuto e dato, e ch'è fuggito.

Invano ti rivolti dentro il letto
cerchi il sonno, ma grava il tuo pensiero,
e l'ansia sembra farti anche dispetto.

Abbozzi allora un verso mattiniero
inciso nella forma del sonetto
e il bianco spunta dove c'era il nero.

Il nostro tempo sciupato


La foto della scultura esposta nei Musei Capitolini rappresenta il Galata Morente

S'è perso il nostro tempo,
alle ortiche abbiamo buttato il nostro amore,
te l'ho donato ma non è sbocciato
arido era il terreno e ho poco arato.

Mi sono perso poi
dietro un amore che valeva niente
i miei anni ho inutilmente logorato,
mia dolce Musa, per te non ho lottato.

Cosa mai cerco?
A volte me lo chiedo, e son cosciente,
lo so, mi perdo dietro a falsi struggimenti
in qualche poesia lo scrivo ... e tu commenti.

Forse non ho capito
forse avrei dovuto insistere e lottare,
vince quella mia dignità un poco irrazionale
che subito scoraggia, ed è il mio male.

Ma in fondo tu ci sei!
La bufera spazza ancora la marina,
l'onda ruggente s'allarga sulla roccia
ma dell'amore resta qualche goccia.

Ora guardo le foto,
si le nostre foto con qualche anno assommato,
qualche ruga accarezza i nostri volti
la vita è sciocca, non ci ha coinvolti.

Stimoli


La foto è tratta dal portale:http://www.kttbblog.com/seduti-sul-cesso-di-sebastian-de-la-ville-2/

Quando avverti lo stimolo al mattino,
non c'è verso a poterlo controllare,
vorresti la lettura assimilare
per gli umani deciso ha già il destino.

Lo stimolo comanda l'intestino
il brano non lo puoi più terminare
e non c'è verso, devi abbandonare,
corri il rischio di fare un gran casino.

Sul cesso ti siedi un po' agitato,
valuti questo rito mattutino
ti chiedi dell'artista che ha ideato

questo bisogno sudicio e cretino
che ti costringe come un disgraziato
di svuotare a gran forza il tuo pancino

dopo averlo ogni giorno riempito
mostruosamente con stancante rito.

-Sonetto ritornellato ...quasi pasoliniano...

Ricordi



E piovve, piovve sulla cinerina siepe
tutta di densa polvere cagliata
disperse il bigio e il verde ancor risorse
come nebbia sparita dal presepe.

Mi riportò fotografie sdrucite
che il tempo non dissolve ma conserva
che risplendono ricchi di rimpianti
perchè nel cuore tutte son scolpite.

Scene di vita andata, ben vissuta,
spesso mischiata ad un travaglio oscuro
fuse a felicità presto sparite
d'una vita sofferta ma voluta

Corsero innanzi a me, o mente stanca,
come pulcini sull'aia con la gallina,
come conigli balzettanti a tratti,
ricordi appesi, che la mente affranca.

Passerò per il Vereto


Nella foto, Patù ripreso dal Vereto.

Passerò per il Vereto un'altra volta,
ci passerò, lo so, con gli occhi chiusi
le membra intorpidite, abbandonate,
su quel letto che ospita la morte.

Da lassù vedrò le case bianche,
gli ulivi che vanno fino al mare
sentirò delle cicale il ritornello,
del vento la carezza e il refrigerio.

Riguarderò una casa sotto il sole
e vi vedrò vagare una ragazza
con i capelli rossi e il riso acceso,
riascolterò le frasi là disperse.

Non sono estinte, si son solo smarrite,
non capirò più quello che sussurra
ma proverò ancora a indovinare,
la bocca fisserò per intuire.

Ripeterà da sotto le lenzuola
parole che oramai sono fuor dal petto
la pregherò di dirmi il senso ancora
come le prime notti appassionate.

E la vedrò sfiorita sul Vereto,
quella collina che dentro vive sempre,
forse controllerà due suoi mocciosi
che leggeranno frasi ormai usurate

su un vecchio tronco, dove un tarlo stride,
che un giorno incisi ed ho archiviato in mente,
frasi che ancora vibreranno in cuore
anche nel giorno che il mio corpo muore.

Tra lo scintillio del Ciolo


La foto è di Fabrizio Passaseo di Gagliano del Capo (g.c.)

Tanta bellezza nella notte splende
questi colori giammai pittore stese
lucido specchio che magia poi rese
ché la natura dona e nulla vende.

Tal luccichio da forza alle leggende
che volle Enea migrante nel leccese
quando a Minerva un lumicino accese
dopo tante drammatiche vicende.

Lui trasferì l'amor dei propri Lari
a questa terra che conserva traccia
di tempi che per Ilio furo amari.

Ma oggi questo amore ancor s'affaccia
tra anfratti, cale e golfi centenari
che il riflesso dell'acqua un po' sfilaccia

e rende un color vivido che abbaglia
il pittor che lo stende sulla faglia.

- Sonetto ritornellato

Solo bramosia



Giammai morì quel fuoco che si spense
dentro non spira mai quel che t'avvince
rolla solo l'aridità melense,
è labile la foga che ci stringe.

Ed anche le emozioni, le più intense,
quelle che la ragione a volte vince,
di passione sovente non son dense
il primo sol le scioglie e in man le stinge.

Se poi ci aggiungi un filo di mania,
in amore è possibile che accada,
è facile non scorger la follia

di chi ti ha poi portato fuori strada
che aveva in petto solo bramosia
che al sol s'è sciolta come la rugiada.

Stelle cadenti



Finiti sono i giorni dell'amore,
anche le stelle non son più cadenti
forse ora siamo tutti dei perdenti
perché l'ultima stella adesso muore.

E penso che sia stato un grande errore
credere veri certi giuramenti
spiare in cielo piccoli frammenti
a lor legare l'ansia ed il fervore.

Ché tutto a questo mondo è vacillante:
gli umori? quelli cambiano di fase
come la luna che sempre è incostante

e a volte lascia al buio strade e case,
a volte splende invece sfavillante
ma le promesse restano inevase.

Pietre



Oh, la pietra, la pietra,
il trullo e la pajara,
sudore su sudore
sassi sottratti ai campi
terra donata ai vivi
per regalar fatica,
terra che oggi vale
per chi la tiene cara
in questo mondo ingrato
che ogni dì regala
nuova disperazione
e nuova emigrazione.
Ma la tua terra rossa,
pulita da quei sassi
ancora ti regala
fatica e zappa e pala,
ma poi nei campi brilla
l'ortaggio ed il legume,
sugli alberi l'ulivo
e nella casa il lume.

Haiku (Sole d'oriente)
 


La foto è tratta dal portale:
http://www.viaggiareliberi.it/Ospiti/Lauro/Siem_Reap_case_sullacqua.jpg

Vita di stenti
una città sul mare
sole d'oriente

Festa di compleanno 2015



Un altr'anno sta passando,
sono fermo a un lustro indietro,
quella notte sto pensando
carne nuda accarezzando.

Carne cruda ed indigesta
occhi spenti un po' assonnati
la tua schiena abbandonata
nel mio letto addormentata.

E m'hai detto: “son felice,
mai io fui così appagata”,
Ma un paio di giorni dopo
mi hai schiacciato come un topo.

E finì così una storia
che da te era stata scritta,
son rimasto a bocca asciutta
la mia vita un po' distrutta.

Or ripenso al tempo andato,
altre feste di compleanno
altre torte da tagliare
altri tappi far saltare.

A quanti altri hai ripetuto
che mai fu la festa eguale?
Quella volta mi hai convinto
ma io ho perso e tu hai vinto.

Forse corri in motoretta
sei felice in altri lidi
Io ti penso e mi domando
a chi adesso sta ingannando.

Ma a me interessa poco
ormai resta un sol ricordo
lieve, flebile, consunto,
e nel cuore il disappunto.

Ma per te ora son trenta
la passione chiusa e spenta.

Cialtroni
CIALTRONI blasonati
che scrivono cruciverba e non poesie
che scivolano tra i banchi
SEMINANO parole senza senso,
alla ricerca del SENSO,
che senso non ha.

Inventori di linguaggi nuovi,
incomprensibili,
scavo tra la roccia,
INCIDO il sasso
ESTIRPO la parola,
INVENTO un termine nuovo
che solo io comprendo.

In questo mare in tempesta
NAVIGO solitario
con la mia barchetta che cigola
la vela rotta e strappata,
strappi come parole MORTE
che aspettano la RESURREZIONE.

Siamo tutti POETI!

Vieni poesia,



Vieni poesia,
mia amante solitaria,
che mi regali i tuoi amplessi
che gioisci dei miei orgasmi solitari,
che condividi le mie trasgressioni estreme.
Tu non mi tradirai mai,
mi sei fedele nel tempo,
mi suggerisci i versi giusti,
le parole più idonee,
lieviti le mie emozioni
ne fai pane vitale della mia mente,
flusso sanguigno dei miei sogni,
delle mie aspirazioni,
delle mie insoddisfazioni.
Sei la mia compagna unica ed insostituibile,
la mia copia perfetta;
tu mi abbracci nei momenti del dolore,
dell'abbandono,
della disperazione,
della gioia.
All'interno dei tuoi versi mi perdo,
trovo rifugio,
liberazione.
Sei la trasfusione vitale dei miei sensi,
il mio raro gruppo sanguigno
che mi alimenta e tiene in vita.

Tra le pajare in rovina



Quando
la prima sofferenza
trasformerà il tuo sorriso,
lo muterà in una smorfia di dolore,
quando
l'ansia e la disperazione
s'impadroniranno del tuo cuore,
quando
tra le mani stringerai nuvole di solitudine,
allora capirai lo sconforto
comprenderai cosa sia la disperazione.
Mi cercherai,
ma solo un'ombra scorgerai sul Vereto
uno spettro che s'aggirerà tra gli ulivi,
tra le pajare in rovina.
Ti sembrerà di udire la sua voce addolorata,
chiederà al vento tue notizie,
affiderà alle ciole il suo messaggio d'angoscia.
La inseguirai, quella voce,
quella voce che un dì ti parlava d'amore,
confusa al frinire delle cicale,
persa tra i muretti diroccati,
tra i tratturi d'una collina che tace
dove cerca inutilmente la pace.

Nel tuo nome



Empio la mia bocca del Tuo nome,
le genti stanno riverenti ad ascoltare,
appuntano le mie parole,
voce di profeta “clamante nel deserto”,
ostentano rami di ulivo
e intrecciano candide foglie di palma
in composizioni e forme complesse.
Mi sento così messaggero d'amore,
accetto come tale chi pronuncia il Tuo nome
perché Tu sei l'Eterno
ed io mi faccio garante del Tuo potere.
E gli uomini e le donne della terra
(o le donne che gravido fardello,
testimonianza da non perdere per strada)
nel Tuo nome intessono poteri,
candidi vestiti indossano,
paramenti dorati sfoggiano,
affinché il pastore sia diverso,
assuma regalità e dignità divina.
Solo io leggo e vedo l'inganno,
ma sono solo contro l'ignoranza del mondo
e già Cesare Vanini
ha già pagato anche per me.

Rouge et noir
Li ho trovati a Boccheggiano
i resti di un rondone,
sangue tra l'ale rose
sui gradini di Via Costa Ripida,
volo interrotto,
frullar d'aria tra guanti neri
occhi tesi guizzanti pel cielo,
acrobazie ed impennate nell'azzurro interrotto,
tra i vecchi vicoli
di case cadenti dalle tegole usurate.
Ultimo volo,
nello spasmo di riprendere il cielo,
invano,
sterile battito di ali.
Un gatto grigio,
uno schizzo di rosso,
ultimo sangue di consunzione,
un pasto che lascia anche una traccia di nero,
come l'intingolo di una seppia
in una busta del supermercato.

E scese la notte
E furono giorni felici
sparirono gli anni d'un colpo
parole e versi sbocciarono
come tageti e trifogli,
quel giallo inondava gli ulivi
fruscianti intorno al Vereto,
furono giorni sereni, giulivi.

Stava arrivando l'autunno
ma io vedevo la dolce stagione
che inonda i prati di fiori
e inzuppa di gemme le piante.
L'inverno che stava seguendo
portava un sole rosato al mattino,
ma adoravo la notte,
il buio che portava il mio amore vicino.

Di giorno viaggiavo come un uomo perduto
cercavo il mio tempo passato,
guardavo allo specchio
qualche ombra che la pelle macchiava,
i capelli un poco imbiancati,
qualche chilo di troppo,
ma dentro credevo ch'io fossi bambino,
tagliavo una fetta d'anguria,
una pesca annegavo nel vino.

Ero un altro,
un uomo rinato,
ritornato d'un colpo al passato
ma pesavano gli anni,
ero sano ma vivevo ammalato
ero allegro
ma in cuore depresso e accigliato.

Ed il tempo bussò alla mia porta
spalancò le finestre d'un colpo
ed un battito d'ali improvviso
ricordò che l'autunno stava davvero arrivando,
che l'inverno toglieva anche il sorriso.

Ormai le cicale tacevano mute,
le ciole gracchiavano sugli ultimi fichi,
qualche fringuello cercava semi tra i cardi,
un cardellino deluso
al cielo innalzava un tenero canto.
E scese nel cuore la notte
della civetta raccolsi l'ultimo pianto.

Trappole


Foto: Pianta carnivora Dionaea

Oh, si, piccolo ipocrita e saccente
sei sempre preparato a giudicare
spesso anche t'impegni a beffeggiare
perché l'amore dal tuo cuor è assente.

Non c'è verso che intenda chi non sente,
le altrui ragioni non le può fiutare
facile è il sofferente canzonare,
maestro d'ironia è l'indifferente.

A questo mondo aiuta la ragione
ma in amore la testa poco agisce,
spesso il cuor si riserva la funzione

di ragionar, ma poi sempre patisce,
e il cuor si fa ingannar dall'imbroglione
che con meschinità si muove e agisce.

Matino
(17.11.2007)


- Matino è un paesino nel basso Salento vicino a Gallipoli.

Quei ruderi ancor vado a trovare
quando da te ritorno terra amata
li sogno sorridenti a rammentare
quel giorno d'un autunno seppellito.

Quel tuo tratturo incolto e desolato
fu testimone di un passato amore
ma dal mio cuore ancor non t'ho levato
perché sei solo, triste e un po' smarrito.

E quando passo ti vengo a salutare
sembra che tu rammenti le parole
e mi motteggi, mi vuoi stuzzicare,
mentre un corvo schiamazza divertito.

Un B&B volevo edificare
ma non pensavo a me, ero ormai vecchio,
era un omaggio che avrei voluto fare,
a chi l'amore in cuore ha demolito.

Restituirti volevo lo splendore
che nel passato a tanti tu donavi,
ma ora assieme a me tu conti l'ore
vicino a quel cespuglio ormai sfiorito.

A Mario Luzi


Il Bisenzio, cuore della classe operaia fiorentina e luogo di riflessione di Mario Luzi
nel suo famosissimo soliloquio "Presso il Bisenzio"!

Quando la notte scende ed il silenzio
grava per l'aria e l'ombra bruna regna
l'ansia m'assale e volo sul Bisenzio
del tuo discorrer lieve l'aria è pregna.

Di quel tuo ragionar cosa rimane?
Cosa rimane di quel giustificare,
di quelle concettualità freudiane?
Quei capannoni vuoti fan pensare,

anche l'idea di “classe” ora riposa,
il fragor delle masse s'è chetato
la solidarietà con chi si sposa?
Del saggio ragionar cessò ogni afflato

solo le nebbie carezzano il Bisenzio,
le parole scivolano sul fiume,
per la ripresa non c'è più Massenzio,
morta è l'idea ormai c'è sol berciume.

E quel tuo scagionar a chi è servito?
L'idea ormai riposa come il vino,
resta nel cuore il tuo pensar forbito
ed un modesto duce fiorentino.

È presto



È presto, per te, stammi a sentire
sei frettolosa e incauta a vagliare
il dì del giudicar dovrà venire
per capire bisogna anche sbagliare.

Sarà l'età adeguata a farti dire
“è giusto” o “non è giusto”, e soppesare,
servono anche gli errori per capire
ed il domani meglio valutare.

Asseriamo il rancor di seppellire
ed in futuro i torti tollerare
ma dimostriamo solo di squittire

giurando d'oggi in poi bene operare
quando nel cuore ammicca l'aborrire,
ma vincerà chi amor continua a dare.

Carezze



Un filo di vento
vagante in uno dei vicoli di Boccheggiano
mi ha sfiorato la fronte madida di sudore,
ha intenerito il mio cuore,
l'ho apprezzato e gradito.

Mi ha ricordato una donna
che un giorno mi ha terso una lacrima,
mi ha sorriso dolcemente mentre partivo,
ha accarezzato il mio viso,
l'ho apprezzata e gradito.

Quel filo di vento
ha accompagnato stanotte il mio sonno agitato
simile a brezza è scivolato sul mio corpo sudato,
ha acquietato la mente,
l'ho apprezzato e gradito.

Quel filo di vento
tutto quello che aveva mi ha regalato
anche l'anima stanca e delusa ha lenito,
mi ha ridato quello che un tempo
avevo apprezzato e sciupato.

Ode all'amor donato
(Rispetto doppio toscano)


"Il bacio" di Rodin

Quell'amor che nel cuor resiste forte
spegner non lo potrà mai la tempesta
al rancore ha chiuso ormai le porte
le cose belle ha conservato in testa.
Non mi importa se lei ha già scordato
l'amor sincero che un dì mi ha dato
sempre un sorriso a ricordarla abbozzo
le cattiverie sue butto in un pozzo.
Ed anche se Iddio dalla mia mente
da molto tempo ormai s'è allontanato
all'amor dato resto coerente:
è sempre immenso come quando è nato.
Nel tempo resterà fresco e sincero
perché l'amor donato è stato vero
e non si scorda il bene che sembrava
onesto e puro il dì che me lo dava.

Il rispetto toscano è una forma metrica di 8 versi endecasillabi, a rima ABABCCDD, che coincide in gran parte con lo strambotto (fusione dei termini "strambo" o "strano" e "motto" in voga nella scuola siciliana) composto da 8 versi a rima alternata ABABABAB. Esiste anche una variante romagnola, 8 versi a rima baciata AABBCCDD. Originariamente era una composizione satirica poi si è trasformata in amorosa. Vi è anche una composizione poetica chiamata "dispetto" identica come struttura metrica, ma con contenuto di disprezzo.

L'urlo dell'ulivo

Anch'io son ramo che sempre resisto
foglia su foglia tra il tuo verde insisto
il tuo dolor col mio forte l'abbraccio
urlo, protesto, impreco ma non taccio.

Me ne starò su questi rami antichi
tra mandorli nodosi e dolci fichi
con te or mi confondo e non mi sposto
ed a morir con te son ben disposto.

Quando la sera tristemente cala
come pulcino resterò sott'ala,
da te via non andrò puoi starne certo
dividerò il dolor che t'hanno inferto.

qualunque sia la sorte, buona o mala,
con te io strillerò come cicala.

Un ragnetto


- La foto è di Vittorio De Lorenzis

Un punto di nero macchiato,
piccolo schizzo su un tronco invecchiato,
vita che vivere vuole
che teme,
patisce ansia e dolore.
Vita che esiste,
si muove
si nutre e prova piacere
di mettere al mondo la prole.
Essenza che pulsa,
linfa che sale,
che pensa
ed anche me fa tanto pensare.

Lo guardo, lo scruto, lo temo,
è lì intorno a noi,
vive e cresce con noi,
una macchia schizzata
su una corteccia invecchiata.

Selvatico animale



Selvatico animale quel tuo amplesso
quell'urlo figlio illecito di orgasmo
è stato bello, duro starti appresso,
ho colto fino in fondo il tuo entusiasmo.

Ma poi mi colse male il tuo sarcasmo
in fondo fui oggetto di possesso
il nuovo si ridusse in un pleonasmo
io cerco sentimento, tu sol sesso.

Ed hai distrutto in mezzo pomeriggio
il bello di quel tuo insincero affetto
è vero che ci fu un gran pioviggio,

dovuto anche al vibrar di quel cornetto,
ma dopo m'hai lasciato un cielo grigio
perché mi son sentito un pupazzetto.

Che fare?



Vladimir Majakovskij
No, non voglio partecipare,
non voglio decidere e sbagliare.
Io sto fuori dal gioco, Vladimir,
tu l'hai voluto fare,
provare,
un mondo nuovo costruire.

Ma poi mi chiedi che fare?
Ma lo sapevi già:
la massa non vuole mai contare
un mondo nuovo costruire...

E sì, meglio il barone,
il bastone pronto a ramazzare
le teste matte da calmare.

“Signor Barone, buon giorno,
ci dica che dobbiamo fare
c'è troppa gente matta intorno,
gente che vorrebbe in un secondo
cambiare le regole del mondo”.

Cantilena salentina

Sulle onde del mare navigherò
il Tirreno mi trascinerà lungo le coste,
le correnti dello Jonio incontrerò
al caldo dello scirocco mi discioglierò,
vieni amore, vieni terra antica,
di rosso tingi questo corpo stanco
i miei capelli grigi e il volto bianco.

Nella tua polvere mi rotolerò
troverò il respiro antico dei miei padri
il sudore nei pilacci si riverserà
forse capirò cosa mai sia il lavoro,
quel mondo fatto solo d'albe e di tramonti
il forte odore secco dei tabacchi
nei capannoni stesi ad asciugare,
l'odore antico di quei campi avari
di terra dura ma puliti e arati
curati con amore e rispettati.

Saluterò i mandorli fioriti,
le stagioni puntuali ad arrivare,
gli ulivi sempre verdi ai bordi dei poderi
le bacche che a volte davano pensieri
la siccità che spesso impoveriva
i sacrifici senza nulla avere
il poco delle andate primavere.

Al vento urlerò il mio dolore
per le bufere rapide e impetuose
la pioggia di nuovo bagnerà il mio viso
vedrò quel correre affannoso sulle aie,
il riso dei miei nonni e dei miei zii
le mani nere per quelle foglie verdi ad infilare,
i soliti alimenti e le “friseddhre”
i pomodori freschi ed i suoi odori.
l'acqua delle cisterne a rallegrare
i visi secchi spesso a rinfrescare.

E sassi lancerò alle gazze ladre
con quelle code lunghe bianche e nere
i primi fichi dolci pizzicare,
delle civette ascolterò l'urlo di notte,
mi turberà il volo rapido dei gufi
le mie paure rivivrò nel petto
e chiuderò la porta dei ricordi
al canto di cicale monocordi.

Poi aspetterò che venga la mia amica
sotto l'antico noce e che mi dica
hai ben raccolto come una formica
al cielo innalza l'ultima preghiera
saluta il sole e poi..... sarà la sera.

Fin che la barca va



Dura tu sei all'esterno più del bosso
lui dentro è molle come la ricotta
ci casca sempre e come un'altra volta
assomma delusioni a più non posso.

Eppur lo sa che Dio per lui s'è mosso
sembrava fosse giunto ad una svolta
che finalmente dal cuor l'avesse tolta
e invece ancor ce l'ha attaccata addosso.

Neppure lei lo molla, attorno gira,
risponde impertinente ad ogni colpo
la corda non si rompe anche se tira

ma a rompersi vedrai che non c'è molto:
ma appena lui la perde un po' di mira
lei cambia rotta e mostra ancora il volto.

- Nel sonetto ci sono diverse assonanze, volutamente cercate.

Endoscopio


- Foto: La grotta della poesia di Roca

Mi scavi,
sprofondi
mi affondi.

Mi leggi
mi sfondi
mi mondi.

Mi scruti
mi fondi
fecondi.

Di versi
mi inondi
giocondi.

 


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