Poesie di Maurizio Mazzotti


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Leggi i racconti di Maurizio

Ancora una notte per Guido
Seduto sulla bitta de sto molo abbandonato
Il vento è freddo come una lama e
ferisce.
I marinai son partiti per altri porti,
non si sentono più le rande schioccare.
Mi manca il gemito doloroso delle cime torturate dalla risacca.
Il tintinnio del sartiame e una vita più giusta.
Cosa faccio qui?
Vigliaccamente t'inganno sorte mentre una parte di me muore.
Sono davanti a te amato mare,
prego e fuggo il dolore.
Vorrei, vorrei, vorrei, ma posso solo sperare mio paziente interlocutore.
Soffia questo vento maledetto,
vuole strapparmi quel che rimane dell'anima.
Un'altra costola si spezzerà e poi cosa resterà ancora?
Una madre lontana e qualche ricordo di noi bambini tra le dune.
La vita non sempre è un viaggio meraviglioso.
Amato fratello, la mia solitudine sarà non poterti più curare,
resta Guido, una notte ancora.
 

Dimmi cosa sarà di noi
Con te è come stare
in bilico sul mondo.
A occhi chiusi volo
con il pensiero,
tra le tue parole.
La tua voce è calda,
ma esile come lo stelo
di un fiore.
Questa notte è lunga
tienimi stretto amore.
Dimmi cosa sarà di noi
domani, o tra un anno,
tienimi stretto oggi
e poi per sempre.
Raccontami un sogno,
esprimi un desiderio,
non attendere le stelle
di una notte d'estate.
Con te questa vita
è imperfetta
e meravigliosa.
Amo le tue labbra,
e ogni dettaglio
del tuo corpo.
Questa notte tienimi
stretto amore e balliamo
sulla coda del diavolo.
 

Capannello de volpi,
strage de galline.

Na gallina in tutta fretta
razzolava drento lo steccato,
raspava e beccava la bestioletta,
mentre er gallo già s'era appenicato.
Dormi sfaticato?
Tutto er giorno te sei mostrato
cor piumaggio colorato.
Mo gallaccio stai lì appollaiato che pari un piumino consumato,
invece de fa la guardia ar nostro stato.
Mo li tempi so' cambiati caro,
er pericolo sta a ogni angolo,
faine, volpi e artre bestie
stanno in giro pe' le feste.
Se so' lucidate e impomatate,
puro li denti se stanno affilà,
né er momento de dormì,
bisogna vigilà!
Er gallo infastidito da tanto
lamento opri n'occhio è glie disse:
ma viè a dormì che a noantri no' ce tocca nisuno.
Io all'alba canto e ciò un ber trillo e tutto er monno svejo,
te fai un ovo all'ora pe'la signora,
o capisci che noi je servimo,
no' ciò fanno er servizio.
Ner frattempo de fori allo steccato,
le volpi facevan capannello studiando er tranello.
Ar momento più propizio sartarono ner pollaro e misero fine ar chiacchiericcio.
Volpi, faine e artre bestie s'insediarono ner capannone e continuarono le feste.
All'alba er monno se sveiò lo stesso, alla faccia di chi è fesso.
 

È mejo esse chiari:
i gatti non amano
le mezze misure.

Un gatto se ne stava su 'na panchina
tutto attorcinato,
quando un sorcio co l'occhi a palla sorte fora da 'na fascina,
Er ratto tutto impettito glie disse:
scenni da sto scranno,
tocca a me a sta più arto.
Er felino un po' stupito da tanto ardore disse:
sta in campana sorcio che te potrebbe annà tutto storto.
Sorcio a me!
Pe' esse precisi intanto so' 'na topa e porta rispetto,
so' vent'anni che stai su sta panchina senza aveccè er diritto.
E chi o dice che non ce l'ho?
Er topo de rimbarzo je disse:
er popolo e chi se no?
Er gatto se stirò le zampe avanti
e poi stirocchiò quelle dietro.
Giusto, però er popolo c'ha la memoria corta, non se ricorda che finaccia ha fatto l'urtima vorta.
Poi sartò sur sorcio e glie ne diede un sacco e 'na sporta.
A felino gnorante sta bono, nu sai che so' 'na topa importante?
Puro l'americani me portano rispetto, ormai sto coll'elitte
C'ho seguito io sai? Quarche gattaccio me fa pure le fusa sur doppiopetto.
A topa, quelli no' so gatti so' volta bandiera, basta che rimediano un gabinetto.
Mo godite sto momento bionda e fatte bella,
ner frattempo m'affilo l'unghie e poi te sfilo la sella.
La sella?
No' sai che stamo in democrazia bisogna metterlo a votazione.
Ma quale votazione io so' un gatto e te sei un topo non c'è simpatia.
Semo come er sole e a luna, a notte er giorno,
poi io so' pe' la rivoluzione.
È mejo che prima che fai danno mo t'abbotto.
Con urtimo balzo arranfò er sorcio pensando: tanto ar popolo non je faccio torto.
 

Una notte d'autunno
Questa notte la pioggia scende leggera, lenta, malinconica,
laggiù una finestra illuminata,
una su tante altre scure.
Dietro quel vetro si veglia,
forse una madre e un padre
pregano affinché tutto vada
bene.
Ogni giorno allo stesso ritmo
battono le ore.
Il tempo scorre incurante dei timori, delle speranze e dei sogni.
Finché potrà battere, batterà il mio cuore.
Questa città con i suoi giganti di cemento assopiti,
stringe d'assedio gli uomini,
mentre lassù la luna è un faro
che guida le nubi nel viaggio.
Negli angoli bui dei vicoli c'è chi spaccia paradiso e inferno sfidando
il destino.
Roma ti rapisce con la sua bellezza e ti annienta nell'indifferenza.
Cosa voglio da questa vita, mentre sono affacciato sul centro del mondo?
Vorrei dormire, mettere in garage i pensieri e sognare per sempre.
Vorrei quella finestra spenta e che a ogni donna e a ogni uomo,
i desideri per una volta si avverino.
Per adesso prego e aspetterò l'alba, magari smetterà di piovere.
 

Un tuffo nel cuore
Il prato era in fiore
quando il falco picchiò
e subito fu tempesta.
Giungesti all'improvviso,
un sorriso e la tempesta
fece un tuffo nel mio
cuore.

Da "Piccole poesie"
 

23 marzo
E poi una sera penserò di te
senza rancore.
Ti portai alta tra la folla
con rispetto, dentro il cuore.
Andammo giù per la via,
sulla stradina del Celio.
Tra la folla, donne e uomini
compagni negl'ideali.
Dall'alto un rosso sventolio
allegro e arrabbiato,
il Colosseo preso in assedio
dagli operai delle ferriere con
il ferro forgiati,
dalle donne dell'Agro con le mani offese dalla terra,
le operaie e gli operai dell'industria, tute blu e sciarpe rosse.
Spinta dal vento fiera sventolasti sul Circo massimo.
Tu rossa e rossa la piazza vidi da lontano.
E in alto il cielo di marzo si specchiava nel Tevere,
vestito di nuvole bianche.
Odore di sudore e lavoro,
volti bruciati dal sole e bianchi di scure fabbriche.
Donne e uomini sordi per lo stridio degli impianti notte e giorno implacabili.
Colme le piazze, stipate le vie di Roma, ideali e ideali,
oggi sopiti quasi con timore.
Riposti in torpore da noi che in
quella piazza ci convocammo.
Ti avrò nel cuore e cercherò di lasciarti andare.
Vai ad illudere altri nelle piazze, accendi altre passioni.
Io già ti ho dato il mio cuore,
il mio tutto.
Il sole una sera tramontò e si dimenticò di risorgere.
 

Forza sette
Luna illumina la prua,
Navigo questo mare
da miglia e miglia.
Voi stelle lassù brillate
con occhi di puma.
Orde impazzite rugano
sotto la chiglia.
Nella marea vanno
onda su onda a balzi.
Nulla è per sempre,
ora quietati mare.
Libera la prora guidami
in acque calme.
Che io possa riposare
e abbandonarmi.
Mare non ti odio abbastanza
da non amarti.
Piove sabbia sul molo
è ora di andare.
 

Ti odio e ti amo.
Buongiorno malinconia
molesta passeggera.
Spero tu scenda in un luogo sconosciuto.
Ognuno per la sua strada,
subdola Cura.
Non fai lividi, solo un po'
mi fai sentire sperduto.
Certi giorni fai galoppare
il cuore come una furia.
Silenzi e guizzi di vita,
sei una ospite astuta.
Ho bisogno della gente,
fuggirla è un desiderio.
E vivo tra sogno e realtà
su questo binario.
Sei solo un po' di nostalgia,
quasi un sottil pensiero,
che non posso mandare via.
Io e te in giro per la mente
in ogni suo sentiero.
Ben ti tollero e la sera sei
la mia fertile fantasia.
 

Er callaro
E si che no visti a frotte de 'sti politici onesti e boni.
Na cura pe' 'gni cosa e c' hanno fatto
sortanto bidoni.
Me pare che c' hanno ognuno na bacchetta magica,
flash tutto a posto e che c'è vo' è
'na musica.
E non ve dico ne dove, ma neanche chi, né quanno, tanto se sa orgnuno pe' 'a parte loro, come se so mossi hanno fatto danno.
Chi co l'alberi "n'albero a capoccia" avevano detto, chi co li parcheggi,
e sa semo presa in saccoccia.
Un milione de posti de lavoro!
Ve sistemo li fiumi!
Ve levo le gabelle!
E non ve va de lavora?
Ve levo puro er lavoro.
C'è so operai costretti a fa dodici ore ar giorno,
stanno alla canna der gas, loro e li padroni.
E quelli che sur lavoro c'è morono, Sortono 'na mattina de casa e non c'è tornano più.
E poi er partito del vaffa che ne volemo parlà?
E manco loro hanno fatto li conti cor Conte, come se so ridotti pori cristi!
E le sardine a do' stanno 'ste sardine?
Scatolate, imburrate e trombate.
Chi vo' fa l'ago della bilancia e chi la bilancia è chi te sorte fora? E sor Calenda ar braccio der sor Renzi.
Er Draghi, er francese Letta, a coatta Meloni, er legaiolo Salvini, e tutti l'altri che me so rotto da elencà,
so' 'na marea de fango che c'è sta affogà. Stamo drento a 'n callaro, nu' se ne esce fora manco a pagà.
Starvorta come lupi annamo tutti in branco a votà,
a visto mai che qualcuno ce lo mannamo a lavorà,
anche se sarebbe mejo co' a palla
ar piede a marcià.
 

Isabella
Corre veloce questa esistenza,
da strapparti i ricordi dalla pelle.
Senza te sarebbe una corsa verso l'inferno.
Chiudo gli occhi ed è già domani,
ti amai, ti amo, ti amerò sempre.
Ti sfioro e tra le mie mani passano petali di rosa.
M'inebria il profumo della tua pelle, come una cesta di limoni maturi.
E sogno di perdermi tra i tuoi
capelli d'argento.
Come è stupido dirti ti amo,
ma è un punto fermo.
Smetti di amarmi e nel mio cuore cadrà l'inverno.
 

Una pericolosa normalità
È solo un giorno come tanti
C è la guerra, come gli altri
giorni
Non c'è molto di nuovo, si muore. Affacciato alla finestra la vedo andare come ogni giorno in chiesa.
Tornerà presto, almeno tra un ora
magari con una buona notizia,
sono quasi emozionato nell'attesa.
È un giorno come c'è ne sono stati tanti attendo una novità.
Magari che i morti in guerra sono li per farsi prendere sul serio.
Eppure sono a terra da mesi.
Un giorno normale, le auto intasano
la via,
ci sarà lo sciopero dei mezzi di trasporto e nelle scuole i ragazzi inizieranno un nuovo anno,
forse per la prima volta alcuni sapranno che il mondo è in guerra, poi ci saranno le elezioni.
E forse alcuni esprimeranno il desiderio di avere qualche giorno diverso.
E se lo faranno in tanti forse si avvererà.
Alcuni giorni fatti d'innocente ingenuità,
buoni per fare due chiacchiere
bere caffè con il nuovo amico,
che ancora non capisci bene,
perché straniero.
Un giorno, forse verrà quel giorno, attendo impaziente sue notizie.

Io ti conosco
Animale guerrafondaio,
estingui popoli e razze
inquini l'aria è le acque
ridotto la terra un letamaio.

Distruggi città, cancelli nazioni,
genocidio, sterminio e guerra,
oggi ti voglio ai ferri e alla sbarra
ottusamente non cerchi soluzioni.

Io ti conosco uomo e ti somiglio,
sei il male assoluto, non hai memoria
maledetto sei ancora nella preistoria
mandi i tuoi figli allo sbaraglio.

Uomo non parli
bestemmi,
non preghi
piagnucoli,
non ridi ghigni,
non ti penti
menti,
non mangi
ti abbuffi,
non ami i colori
li dividi in razze.

Uccidesti, uccidi, ucciderai
Costruisci poi distruggi
Sbronzo la ragione rifuggi
Per l'eternità brucerai.

Uomo non hai memoria
non rimembri l'orrore lo neghi,
In un lago di sangue anneghi
Cali come una furia nella miseria.

Nascondi l'abominio della guerra
dietro al luccichio delle medaglie
Commemori le scarne spoglie
Una croce e una bara sottoterra.

E voi figli non correte verso la gloria, non imbracciate l'arma letale,
nel nome di una malata idea fatale,
Non assolverà l'omicidio la storia.

Poca memoria, poca memoria.
Siamo un mondo di squilibrati
Dio abbia pietà di noi ingrati,
se ne ha ancora voglia.

Un delfino in foce
Forse era solo un affare di cuore
Fuggiva fuggiva dal triste destino
Dalla terraferma fuggiva in cerca di amore
Della luna si vedeva solo un quartino
Non sai nuotare! In fondo all'acqua
Si muore!
Gli urlarono a gran voce: non sei un delfino.
Muoio qui ogni giorno e conto
le ore.
Quell'uomo si tuffò e le onde
superò come un bambino.
Fuggì nuotando verso l'altomare
Agli uomini al parapetto gridò:
Amare è il mio destino e lo farò.
Saltò e schizzò lontano dalla foce quel delfino.
A tratti il lampo del farò lo illuminò
Sembrava ridesse del suo destino, saltava, sguazzava e ruzzolava.
Era una vera giostra quel delfino,
con forza e giù l'onda squarciava.
Si raccontò a fil di voce la storia,
"forse solo tra queste quattro mura
le sue gesta in memoria" .
Romolo il pescatore non tornò mai dalla pesca,
preferì perdersi in mare, raccontò il superstite della tempesta.

L'uomo non semina più fiori
Ronzate ronzate signora ape
Intorno e dentro la mia testa
Qui nel porticato fresco e quieto
graziosa operaia cosa cercate?
Più giù a valle c'è il bel roseto.
Qui non ci sono fiori, non ronzate.
Oppure scendete verso il mare,
tra le dune con l'oro decorate
l'elicriso, il mirto e l'agave.
Tra i miei pensieri ronzate.
Neanche il mandorlo è in fiore!
Senza vento pare pietrificato.
Le cicale han cessato di frinire
Più neanche i grilli saltellano.
Sai Ape se le tue ali avessi!
Si volerei intorno alla terra.
Un raro luogo di pace cercherei.
Lontano dagli echi della barbarie
mentre il mondo muore volerei.
Sai ape non fa notizia l'amore.
Sssssssilenzio ascolta cara ape
Si ode correre l'onda sul mare
Un poco anche il cuore è tale.
Bum, bum, eccolo e poi inciampa.
Ronzate ronzate, signora ape
senza fiori il pensiero arranca
Che male potete fare? Ronzate.

Sardegna
Non so' un poeta
e sto co' li piedi pe' terra, è corpa de st'isola.
È 'sto mare che c' ha il colore degli occhi di mi' madre.
Terra aspra e vera,
co' li sassi scorpiti dar vento, terra de forti passioni.
Isola d'amore, de chiese campestri e cattedrali, de fochi e canti antichi.
Non so' un poeta,
è corpa de 'sti profumi de mirto ed elicriso che smovono l' anima.
In me non c'è fretta, né lirica, né prosa.
In lei tanta bellezza, st'isola è
'n crogiolo de versi, è sposa
de' la poesia.
Vò triste pe' la mia strada e me porto te come simbolo d'amore.
Sardegna isola (adorata) der mio core.

Noi siamo qui
Lassù sul monte che nasconde il mare c è una croce ammonisce e rassicura.
Noi siamo qui
Nella valle c è un eco che rimbalza nel vento, un uomo lavora la terra e il tempo scorre lento.
Noi siamo qui
E tu vite sembri immobile e in perenne attesa, con le foglie nuove al vento solitaria e silenziosa.
Tu sei la regina della valle arrampicata sull'impervia salita e adagiata sul lieve pendio.
Noi siamo qui
Nel giardino ogni pianta brama la pioggia per fare un sospiro.
Se questo cielo terso versasse qualche lacrima, niente andrebbe perso.
Noi siamo qui
Nel silenzio della notte a far saltellare il cuore e ad ascoltare il respiro della terra.
Noi siamo qui
L'anima è avvolta in una benigna malinconia, siamo un tassello di quest'idillio, con le farfalle nella pancia e un po' di nostalgia.
Noi siamo qui.

Umanità
Giungerà il momento di guardare indietro.
Giungerà il momento di contare i morti e i vivi.
E non ci saranno vivi, perché anche le anime non vorranno vivere.
Ipocrisia! Ci completa nello stupore della guerra, giungerà il momento.
Scriveremo la storia nei libri, che non potremo leggere, perché ciechi.
Giungerà il momento dove ognuno avrà la ragione e l'alibi per aver ucciso.
Giungerà il momento della gloria e dell'infamia. Sarà come guardarsi allo specchio e scoprire che siamo colpevoli perché specie uomo.

Mamma
Occhi di ghiaccio
I capelli ricci e neri
la pelle colore oliva matura.
Nell'angolo della stanza
rannicchiato, piccolo, piccolo,
ti osservavo mamma.
Udivo cantare la tua voce
allegra, anche se la vita
era dura.
La sorte ci ha allontanato
un muro d'incomprensione
ci ha diviso.
Le tue scelte! Le mie scelte!
La verità è che il destino
ci ha strapazzato bene, bene,
ha dato forza all'orgoglio.
Nonostante questo, so che
sei li, ma non riesco a tornare.
C'è un posto dentro ognuno
che nessuno altro conosce
timidamente io ti tengo la.

Poesia ingenua
Alle ultime luci del giorno
la sera bella e sorniona
stende il suo velo grigio.
Sulla terra sguinzaglia
i suoi paggi a raccogliere,
i colori uno a uno.
E la notte scura bussa
alla finestra dei bambini
che dormono.
Loro lesti prendono il buio,
e indossandolo ne fanno
un magico mantello.
Con le goccioline di pioggia,
ne fanno diamanti, con la seta
filata di un ragno ballerino,
li cuciono sul nero mantello
e lo lanciano al cielo.
Così che si fa una volta stellata!
Mi disse serio un volta un bimbo.
Poi con un cappello di paglia,
tra l'erba raccolgono le stelle,
quelle ferite dal lampo!
Il mattino al risveglio, gli astri
guariti, fuggono dai loro occhi,
e ci raccontano di un luogo,
un luogo chiamato: fantasia.

Da: Poesie e un po' fiabe

Pellegrinaggio
Bernardette!
Giunsi da Te piegato
dai sensi di colpa.
Avevo affinato i sensi
per ascoltarti e non ho udito
tra le tante voci la Tua.
In preghiera ho visto
La Tua mano indicarmi
la via della fede.
E adesso cammino
eretto tra gli uomini.

Pezzi di cuore
Non è che sia sempre andata bene,
alla fine qualche pezzo di cuore
è stato digerito e dimenticato.
Cercando bene forse qualcuno
l'ha conservato.
Lassù al nord? Al centro o al
sud?
Il rumore dei grossi motori diesel,
come gatti che fanno le fusa
girano al minimo trasportano caduti.
È sera, non una come le altre! Una rara
di quelle che non avevo visto mai.
Una sera memorabile nella austera
tragicità del crepuscolo che alla fine
del giorno annuncia la notte.
Sfilano i telonati mimetici per le vie,
giù il cappello!
Questa notte a Bergamo sfila il dolore,
tante storie che vanno via senza più
parole.
Vecchi!
Pantaloni troppo lunghi, camice fuori moda,
ma ricchi di sapere, da stare lì ad ascoltare in silenzio con gli occhi sgranati.
È poi una sera, e un altra e una ancora,
trenta e più sere, tutte uguali e danno
dipendenza.
Assuefazione, fatalismo, quel ch'è peggio:
Normalità!
Come se il dolore fosse un bicchiere di
vino bevuto alla sera e rilasciato alla
mattino.
Pezzi di cuore mangiati e digeriti, numeri!
Mentre la dialettica politica incombe feroce,
500-800-1.000 e 20.000 e quanti ancora!
Prima di un doveroso silenzio, zitti, zitti!
Udireste il pianto di un paese intero,
e vedreste le lacrime sommergervi
come un'alluvione.
Non è andata sempre bene, ma come adesso
mai! Mai una Passione fu vera come quella della
primavera del 2020.

Il destino dell'uomo
negli occhi di un bimbo

Negli occhi di un bimbo
ho visto la meraviglia.
Negli occhi di un bimbo
ho visto Dio, l'anima pura
nuotare negli oceani
andare a spasso con
l'innocenza.
Negli occhi di un bimbo,
ho visto Dio volare su
fiumi, mari, valli, deserti,
foreste e tutta la creazione.
Ho visto nella profondità
degli occhi di un bimbo,
che Dio nasce ogni giorno
e ogni giorno muore.
Negli occhi di un bimbo
ho visto il Suo messaggio
d'amore ignorato.

Solo pe' ditte, 'na cosa
N'è facile da pittalli e manco
daje na forma a li pensieri,
se potrebbe strigne e ditte
che t'amo.
Sarebbe come magna er
primo e fa finta che n'c'e
ne seconno, né contorno.
A nojantri c'è intriga da sapè
che c'è drento a sta parola,
er sale, er pepe, er dorce,
e puro 'n po' d'aceto.
Er primo je da er senno
Er seconno l'allegria, er terzo
addorcisce l'aria è tutto quello
che te sta attorno.
Puro aceto ce vole, 'n po' de
gelosia, mica na roba d'amore
e de cortello.
Solo na goccia, tanto pe'
ricordamme che amore
poesse mica eterno!
E quindi ce ne vole 'n antro
d' ingrediente che tjè stretti
tutti l'artri: er rispetto.
Poi pe' finì, è come ho principiato,
solo pe' ditte: t'amo.

Da: Romanesco ma troppo.

Le Palme, 05 aprile 2020
Ad alcune persone piace scrivere
ad altre no.
Ad alcune persone piace leggere,
ad alcune, non molte.
Ad alcune persone non piace né
leggere né scrivere.
Ad alcune persone piace parlare,
ad alcune, un buon numero.
Ad alcune persone non premeno
tutte queste abilità, adesso.
Alcune persone, cioè non tutte,
semplicemente aspettano al riparo.
Queste persone hanno la parola,
l'udito, la vista, e quando gli echi
delle sirene saranno solo un ricordo,
parleranno di aver udito, visto e,
scriveranno della guerra che
altri hanno combattuto.
Alcune persone, non potranno
raccontarla, perché morte.
Alcune persone saranno decorate
al posto dei martiri, semplicemente
perché vive.
Alcune persone, cioè non tutte,
ricorderanno quell'anno in cui la
primavera, passò oltre la finestra
senza fare un sorriso.

Forse
26 marzo 2020
Che cos'è che aspetto?
Forse una parola mai scritta
Forse un gesto mai fatto
Forse un cielo mai visto
Forse un mare mai solcato
Forse una terra non calpestata
Forse una pace universale
Forse un abbraccio, un bacio
Forse l'incanto dell'umanità
bambina.
Forse un sorriso, una poesia,
un innocente rima, e sia, sia.
Aspetto con ansia una prova
Dall'universo che non siamo
L'errore del creato.
Forse un calcolo errato.
Dannatamente replicato.
Il dolore è solo nostro?
L'odio? La guerra? Solo dopo,
in ultima analisi, l'amore
la pietà, la compassione.
Nel frattempo ristringo il campo
alla mia visione: è una piccola
poesia!
Cosa se ne fanno gli altri?
Io dico, almeno non gli farà male.
Forse.

21 marzo
Quotidianità
Ore 05.00
A casa sono in attesa di te,
nel frattempo do da bere alle
piante.
Così che affiorano i pensieri,
buoni e cattivi, un po' confusi,
e poi subito dopo sono ricordi.
L'aria è fresca, quella del mattino,
piante aromatiche: mentuccia,
salvia, timo e rosmarino.
Ieri sera in tv un film già visto,
la dalia è fiorita, poi acqua
alle spine di Cristo.
Ci sarà la Pasqua, tra non molto.
Gli uomini vivi sono tra gli ulivi,
troppi piangono un caro sepolto.
Acqua alla siepe, al fiorito delosperma
giallo, rosso, arancione, inno
all'abbondanza.
Questo terrazzo è lungo e stretto
è Italia! Italia e mi si stringe il cuore.
***
"Or fatta inerme, nuda la fronte e
nudo il petto mostri, che lividor,
che sangue! ho qual veggio,
Formosissima donna.
Io chiedo al cielo e al mondo: dite,
dite; chi la ridusse a tale?"
Altri tempi ma sembra oggi non
un' altra Italia quella di Leopardi.
***
Due bonsai: una farnia e un ulivo.
Una azalea, tre rose e penso:
arriverà il giorno dopo?
Tra una pensiero e una pianta,
faccio la spola, terrazzo-stanza,
tu dormi serena.

Diario in quarantena, giorno 6

15 marzo
La luna era seduta

Oggi quando ancora il sole
non era nato, il giorno
si stiracchiava pigro e la
notte scemava.
La luna quasi mezza era
seduta sulla cima del pioppo,
più o meno direzione sud.
E ho pensato: ci vorrebbe
un incantesimo!
Mentre la vita ancora
non calzava le scarpe
per correre.
I bambini sognavano nel loro
innocente mondo speciale.
D'un tratto la luna scese dal ramo
e pian pianino svanì.
il sole fece luce su questa parte
della terra.
Quello che resta è il silenzio,
una preghiera ai piedi del Cristo,
un fresco soffio di vento.

Il tempo cammina anche
senza di noi

C'è un tubare di colombe
C'è lo sbocciare di un fiore
C'è un canto di un bimbo
C'è una nenia di mamma
C'è un silenzioso dolore
C'è un grande amore
C'è la perenne risacca
C'è il suono delle campane
C'è un migrare di stormi
C'è una rondine spaesata
C'è il fiume che scorre
C'è un cane che si scrolla
C'è un gatto che si liscia.
Eppure il tempo ci appare
infermo e zoppicante, ma
cammina anche senza noi.
Le chiese anche se aperte
sembrano agonizzare senza
preghiere.
Quaggiù, non molto lontano
da Roma, la gente se ne sta
in casa.
Le notizie che giungono
non sono buone, le buone
tardano.
Ogni tanto uno sprazzo, la
Vita tra gli alberi, sgambetta
in barba ai divieti.
Un po' d'invidia per l'incosciente
che corre quasi celandosi nel
fogliame.
E io sono qui!
Qualche metro di terrazzo
e li fuori un filare di pioppi
immobili.
E già non soffia un alito di
vento su questo giardino
pietrificato.
C'è un canto di merlo
C'è un fiore sul pesco
C'è un pianto di bimbo
C'è la vita che non si ferma
C'è la speranza nei cuori
Ci sei tu, io, noi, tutti insieme
che presto diremo: è andata,
ma non lo dimenticheremo
facilmente e che ci serva da
lezione, perché dopo non sarà
più niente uguale a prima.

So gente normale,
quindi Eroi

Se sa er drago fa paura
però se s'arza 'n volo
' o vedi.
Fiammeggia e romba
e co' l'ali smove l'aria,
quasi na tempesta.
Sconquassa lì pajari
causa er fuggi fuggi
'n tra la gente.
Poi c'è da tenè da conto
che pe lui è quasi un gioco,
magari manco esiste.
'Gni tanto ai tempi antichi
sortiva perché l' omini
c'hanno bisogno d'eroi.
Co sto virus? Non se sa
come andrà finì, però
l'eroi già sapemo a dove
stanno.
E li dovemo guardà co'
rispetto e ner futuro
prenne esempio.
So Dottori, Infermieri,
e pure gente normale,
Operai!
"La filiera 'n se deve da
fermà"
Gente che occupa la prima
linea de difesa drentro sta
guerra.
Ar posto de blocco li poliziotti
je chiedono:' ndo vai?
Je sventolano er fojo sotto
er naso, "in trincea, vado in
trincea, comandà.

Angeli
L'angeli nu' fanno rumore
a malapena che 'gni tanto
senti ' n battito de core.
Zitti zitti sfrusciano pe' li
lunghi corridoi e s'enfilano
ne' le stanze.
Co' gli occhi lucidi de pietà
armeggiano co' li tubi de li
malati.
L'angeli nu' fanno rumore,
stanno li senza chiede niente
pe' curasse de sta pora
gente.
'Gni tanto s' accocolano
a n' cantuccio e dormono,
mica su un letto!
A dove se trovano: na sedia
'n tavolo, na spalliera de' n
letto.
L'angeli 'n fanno rumore,
stanno sempre co' l' orecchie
pizze, pe paura che je sfugge
'n grido de dolore.
A malapena che ' gni tanto
senti 'n sfrusciare de camice
e ' n battito d'amore.

Non c'è so' muri che tengono
Un bel giorno l'omo dopo
che tanto s'era affannato
a costruì muri e stecconate,
a selezionà l'umanità pe colore,
pe religione, pe provenienza,
e de questo bada bene arcuni
ne hanno fatto na scienza.
S'è svejato e ritrovato co' li muri
accartocciati e li recinti scassati
da un teppistello invisibile co' a
corona su la capoccia.
E mo questo chi è?
Come se permette de stravolge
tutto quello che ho creato? C'ho
messo secoli a sistemà tutto:
I gialli Co li gialli, i rossi? Quelli li
sterminamo, i neri li famo schiavi,
quelli che na pensano come noi
ogni tanto je famo na guerra
tanto pe faje capì chi comanna.
Sto piccoletto incoronato
sarta li muri de li confini
zompa da n'omo all'altro e nu' se fa
problemi de li colori!
Non je ne frega na cippa,
semo tutti ciccia bona
da magna.
Non c'è colore da selezionà,
sto principe assatanato
lui l'ha capito che semo tutti
umanità.

Otto marzo
Quando ti guardo ti amo
Quando ti penso ti amo
Quando ci sei ti amo
Quando sei lontana ti amo
Quando penso che sei una donna
Vorrei prendere il tuo posto
E capire e non solo immaginare
Cosa vuole dire essere:madre,
sorella, amante, fedele, tradita,
Uccisa, ghettizzata, stuprata,
Sfruttata, sottopagata.
Domani, vorrei che tutti gli uomini
Si svegliassero donna, si donna,
Depredata,
Oltraggiata,
Negata,
Nascosta,
Ammazzata.
Otto marzo che giorno è?
Una festa non lava la coscienza,
Ogni giorno, ogni minuto dell'esistenza
va dedicato alla donna, madre dell'umanità.
In conclusione se questo abbiamo,
Buon otto marzo a tutte le donne.

Nudo
All'alba stringo le lenzuola
profumate di te che metti in
ordine i sogni quieta.
Il chiacchiericcio della natura
è già colonna sonora del giorno
bambino.
È vero, quando scrivo torturo
l'anima, sai la poesia è sorella
della malinconia.
Non scrivere per non ingannare
il tempo che scorre inarrestabile
come il fiume?
Il fiume se pure antico non
invecchia e in noi sgorga in
sorgente zampillante.
Non scrivere per non essere nudo,
debole, senza armatura?
Ma io sono già nudo!
Anche indossando la corazza,
non posso celare il sentimento
che provo per te.
Non vivere, non amare, non colorare
i sogni, i pensieri, e poi tutto intorno il
silenzio...
Ti sfioro e catturo i sogni, interrogo
gli spiritelli capricciosi in fuga: è me
che sognavi?
Come si può esprimere con altra parola
se non amore, la tenerezza che mi fai?
All'alba di un primo giorno che ogni
giorno è il primo.

Prepararsi al viaggio.
Domani ci sarà un sorriso
E la luna sarà prossima
alla fine.
Domani ci sarà un viso
e mi specchierò in quel
viso.
Vedrò un bambino correre
con l'aquilone tra le messi
d'oro.
Lassù tra i fogli di giornale
ha imbarcato i sogni e volano
con il maestrale.
Domani ci sarà un sorriso
e la notte sarà prossima
alla fine.
Domani sarò seduto sull'argine
a guardare i pigri gozzi andare
verso il mare.
Domani udirò scrocchiare le vele
al vento e le sartie tintinnare
impazienti.
Domani ci sarà un sorriso
e la luna sarà prossima
alla fine.
Domani la carena solcherà
l'acqua e le schiume bianche
scivoleranno via.
Domani attraverserò il mare.
Domani sarà la pace e la notte
sarà prossima alla fine.

Un twister nella
testa.
Si attorcigliano, appaiono,
poi come ladre scoperte
a rubare spariscono.
Qualcuna a volte riesco
a catturarla e rapido non
non perdo l'occasione.
La faccio scendere
giù lungo il braccio
e poi la distendo sul foglio
con le altre.
Che meraviglia!
Dal niente,
sono lì che amano e odiano,
raccontano, belle storie,
brutte storie.
Le parole a volte corrono
così veloci nella mente,
che ti ammutoliscono.
E se non le scrivessi?
Forse la testa potrebbe
esplodere?
Meglio scriverle
e condividerle,
con te che mi ami,
con te che mi odi,
nessuno escluso.

Guido
I tuoi occhi chiari
guardano lontano
sono lame che feriscono,
sono lame che la coscienza
stropicciano.
E si! La coscienza.
Affiorano i sensi di colpa
mentre osservo il tuo corpo
offeso dalla sostanza.
Immagino la tua mente confusa,
travolta dalla droga, dai lutti
dal carcere e il manicomio,
il manicomio è si, il T. S. O.
Sono lontani i giorni spensierati
di bambini, ti chiamo e non senti,
non senti e adesso? Come faccio
a chiederti perdono?
Quasi rimpiango quel tempo!
Allora mi rintontivi di bugie,
mi spillavi i soldi per l'eroina,
l'eroina che ti ha portato via
la donna che amavi.
Ho letto spiando nel diario
che l'ami ancora.
Magari Lei da lassù
ti guarda con nostalgia.
E tuo figlio? Lui forse non sa
che sei qui o forse non vuole sapere.
Lo capisco lui è giovane
e sapere non conviene,
spesso fa soffrire.
I tuoi occhi chiari,
chiari come quelli del nonno,
Lui lo aveva detto: stagli vicino
è confuso.
Ho mancato la promessa.
E quindi se a te da conforto,
prendilo il mio cuore
che già in grande misura è tuo,
prendilo!
Ti guardo e vorrei uno scatto,
un segnale di ribellione,
e tu docile vai via nel reparto,
lentamente senza mai girarti.
Grido, grido, alla prossima volta!
Non senti, non senti e mi mordi,
la carne, il cuore.
Alla prossima volta,
alla prossima volta.
Porca miseria, alla prossima volta
Guido. 

Perché
Cadono come foglie
strappate dalla tempesta
Le loro anime sono tra noi
E urlano perché? A chi resta.
Amate poi odiate e infine
Uccise, sgozzate, bruciate,
Fracassate, perché?
A voi che prima d'essere
Uomini siete figli generati
da una donna, perché?
Vi ha cullato, rinfrescato
la fronte, amato, consolato,
allora perché uccidere una
donna?
Una madre la vostra madre
la nostra, perché?

Isabella, l'amore non va in pensione
Il mattino ti guardo,
il dito segue una ruga
Ti accarezzo la mano
Pensando al tempo
In fuga.
Lo so ti da noia
avevi i capelli
come il grano maturo.
Vuoi mettere? Oggi
sono colore platino.
Prezioso, come sei tu.
La tua risata argentina,
mi rammenta che sei
ancora una bambina.
Sei bella, ti amo.

Pe Roma gira ancora Nerone
Fermate un momento prima de brucià sto cassonetto,
lo so che pe te non è diverso a brucià questo o un senza tetto.
Dopo una giornata con in mano l’accendino a cercà un cretino,
quanno se fa notte tutto te s’illumina e rifletti, te dici: ma so io!
E allora acceni er foco liberatorio fatto de plastica e monnezza,
e non te viene da pensà che non te poi più nasconne e
er foco mette in evidenza quello che sei: na pochezza.
E mo sfogate daje foco a sto monno e tutto quello che c’è attorno,
daje foco ar cassonetto, speranno che te se ariccenne er cervelletto.
Magari capisci che stai a fa na cazzata e magari pure che è mejo fasse na …
vabbè mettecela te la rima che è facile.
Niente de personale amico mio ( mica tanto però, er cassonetto era er mio)
ma ricordate che er fumo fa male e la plastica quanno brucia sozza
er monno de diossina e er foco sta bene solo ner caminetto,
magari pe arrostì na chianina.
Pe conclude: me dispiace pe i tuoi genitori che pensavano
de aver messo ar monno un bel bambino, invece sa ritrovano
un cretino. 

 

Dicembre
Speranza che vivi nel cuore,
la sera viaggi leggera,
in cerca d'amore.
nella notte messaggera
tra le stelle voli,
oltre ogni frontiera.
Cometa in missione,
indichi la strada ai popoli
d'ogni nazione.
In ogni luogo c'è una Creatura
inerme,
che giace in un umile covone,
ogni città è Betlemme.
Ogni luogo è l'Universo.
Sotto il cavalcavia quattro tavole
e teli di plastica s'intravede una debole lucina
più in avanti ancora tavole
e ancora lucine.
Tremolante il fumo spazzato dal maestrale
porta via il gemito di un neonato
si perde tra il rombo delle auto che sfrecciano,
sotto il cavalcavia c'è il presepe è Natale
e
sono tutti in adorazione
e le stelle vivaci brillano.
Il cielo è color opale
e brilla ogni cuore buio,
non è una notte banale.
sotto il cavalcavia si nasce e si muore
è Natale.

 

È sempre la stessa solfa
La politica che travaglio,
a sti signori je se piena
er conto e er portafoglio
senza che je venga un callo.

E poi sti politici nostrani,
so sicuro peggio de li cani,
l'ossessione è la pensione,
poi ce metti l'immigrazione.

Mezzo ar mare hanno steso,
li tramagli, così, pe' fermalli
li vorrei vede sopra ar canotto
se poi farebbero tanto li galli,

E vecchi su 'na scala penzoloni,
sulla facciata de un palazzo
sta cricca de … chiacchieroni.

Sta politica è un gran fracasso,
e noi sotto tutti insieme a dije,
che c'hanno rotto … er pupazzo.

Marilena
Le nostre anime non si perderanno,
sei al sicuro dentro il mio cuore,
come una castagna nel suo riccio.

Le stelle della notte più limpida
si spengono di fronte alle lacrime,
che verso per te, ogni istante di vita

Cara sei scolpita nel mio cuore,
lievi le foglie in autunno cadranno,
silenziose si lasceranno andare.

Il vento prenderà con sé le foglie
e con loro il mio amore viaggerà,
verso te e in mille luoghi, unica gioia.

Oh alito, dolce brezza, primavera,
brillava la mia anima e la notte,
mi giungevi sul viso profumata.

Oh cielo, terra, mare, luna, sole,
navigate un po' del mio dolore
nella profondità del'universo.

La nebbia oscurerà il paesaggio,
io negli occhi avrò sempre luce
per non perderti, mia dolce sposa.

Le nostre anime non si perderanno,
il sole stanco la sera si arrenderà,
io sarò più forte delle tenebre,
e non ci perderemo.

Ispirata da una pagina del diario di Guido,
ospite R.S.A, a cui va tutto il mio affetto.

Da "Il diario di Guido"

Il mare d'estate
Va l'onda pigra e ipnotica,
lento ritmo che scivola via
clang, clang, la vagliatrice
pettina la spiaggia.

Un esercito di ombrelloni,
la brezza spagina un giornale
vanno su e giù i pantaloni
monta la frenesia stagionale.

Il mare, il mare d'estate …
Dighe artificiali, corpi oliati
carne a protezione trenta
bambini impanati e gratinati.

Il mare, il mare d'estate …
Squali liberi, idee in scatola,
pollo e lasagna al forno,
a pagamento la sosta abusiva,
ingresso pagato, accesso libero.

Il mare, il mare d'estate …
odore di salsa abbronzante,
corpi arrossati, glutei sodi,
pranzo al sacco, rassicurante,
il ristorante, è questione di soldi.
il mare d'estate, il mare d'estate,
mi arrendo, bandiera bianca,
il mare d'estate, il mare d'estate …
non è come il mare d'inverno,
mi stanca.

Residenza Estiva
Sai da qui, ho una buona veduta,
pochi conoscono la finestra
ove vedo una spiaggia isolata.

Da qualche tempo sono libero,
cavalcioni sopra le mura,
sono qui a rubare i raggi al sole
da questa piccola apertura.

Laggiù, cielo e mare, a poche miglia,
navigano le grandi navi,
sembra di sfiorarle con le dita.

Sai da qui, ho una buona veduta,
la notte m'incantano le stelle,
la luna, una sirena distesa,
leggera, tremante sul mare.

Ah! Se tu fossi qui, se fossi qui …
vedremmo i gabbiani planare,
e le onde impennarsi rabbiose.

Sai qui c'è una buona veduta,
giunge un buon odore marino,
a occhi chiusi sembra di volare,
sopra una terra sconosciuta.

Vele
Sfrecciano multicolore
vele in evoluzione
nell'immenso mare

L'acqua sciaborda ferita
dalla deriva che fende
la molecola impazzita.

Spazzata dal vento
spumeggiante la scia
è spia di quel momento.

Dal "Diario dei sogni"

Salvami, se vuoi amarmi!

Il passo è sicuro, leggero,
lieve insinua la malinconia,
selvaggia è la via sulla roccia,
cuore, gravità e acrobazia.

La valle è un punto sulla terra
il salto d'acqua vaporizza
sul duro granito della forra,
e tra i licheni sorge l'iride.

Tu sei lì seduta sulla roccia
con le gambe penzolanti a bere
del mio sangue l'ultima goccia,
vorrei smettere di sognare.

Salvami, se vuoi amarmi!
Imbrigliato il fiero animale
sull'aquila voli dea regale,
accanto a te voglio elevarmi.

Volteggia riflessa la tua ombra
ascende nelle calde correnti
e sale un brivido a scuotere
fino all'ultima mia vertebra.

Mi lascio andare lentamente,
verso l'infinito, per essere
salvato, amato finalmente.

Dal "Diario dei sogni"

Nessun altro sogno

Nessun altro sogno voglio
io e te accanto, ad ascoltare
il mare.

Sulla riva di questo catino
immenso, una goccia
di rugiada nell'universo.

Nessun altro sogno voglio,
immaginare il tuo profilo,
proiettato sulla sabbia.

Affogare nei tuoi occhi blu
profondi come l'oceano,
navigare nei tuoi pensieri.

Nessun altro sogno voglio,
perdermi nell'odore della
tua pelle, caleidoscopio
mediterraneo di emozione .

Io e te accanto amanti,
meravigliosi prigionieri
in una goccia di rugiada
in un punto dell'universo.
Nessun altro sogno voglio,
stupidamente innamorati
al risveglio io e te.

Dal "Diario dei sogni"

Gioia e tristezza
Inquietudine e placida quotidianità
Ogn'ora qui si contende il potere
Impertinenti con estrema abilità

Arieti testardi, quanta maestria
E nel precipizio mi fanno giacere
Terreno arso dalla malinconia.

Rataplan, toc, toc, la vita bussa,
Insegue parole per una poesia
Smossa la fertile terra grassa
Transitano i giorni con frenesia.

E in questo anfiteatro scassato
Zufolatori e tamburini rumorosi
Zingari e un musicista acciaccato
Aggiustano le ossa e l'anima.
 

Diario dei sogni
Il fuoco di mezzanotte
In questo luogo per mille chilometri non c'è nessuno e sembra di udire la terra girare sul suo asse.

Gira e guadagna l'oscurità, galleggia nell'universo come un uovo nella botte, miliardi di stelle pulsano in questa strana notte che sembra non finire mai.

Lontano all'orizzonte oltre i vetri appena velati, cavalcano i fuochi d'Agosto, si odono scrocchiare i giunchi e le cannucce soffiare e sibilare come pifferi.

Si anima la campagna di spiritelli con gli occhi sgranati, nel vento le fate sedute sulle foglie volteggiano trainate dai grilli.

Ondeggia l'erba come un oceano spazzato dalla tempesta, i colubri strisciano e i miraggi danzano dissolvendosi nel cielo.

Il fuoco avanza e il vento canta, non c'è nessuno per mille chilometri e sembra di udire la terra girare stanca.

Un carosello di rondini mulina come neve al vento, una squadriglia di fenicotteri scorta il pigro sole che sorge e illumina la stanza.
 

Ci sono luoghi che ...
Oltre non posso andare sono giunto nell'angolo estremo dove il fiume sposa il mare.
Tra le rovine della casa rossa i miei passi rimbalzano dispettosi sui muri per poi fuggire dalla finestra.
I miei segreti, i miei pensieri...
Le ombre escono dalle pareti e vi si appiattiscono ballando, lentamente seguono il riflesso del sole sulle piccole onde di marea, danzano.
Sono consapevole che questa sarà l'ultima notte che potrò rifugiarmi nella casa, domani sarà solo polvere.
Danzano...
Al crepuscolo l'ultimo sole si specchia sull'acqua e viola la finestra mettendo a nudo le anime che abitano la casa,
in un angolo rannicchiato tra scatole di vino scadente e mozziconi di sigaretta,
le vedo come ogni sera prendere i resti di un fuoco morto e vestirsi di nero e io tra loro posso guardarmi danzare e penso:
la vita è come un cesto di frutta se la guardi è bella, se la mangi è meravigliosa.
Il lampo del faro fende la notte come una lama illuminando il cartello " vietato entrare".
Tra questa fatiscenza, ubriaconi, pescatori, drogati, poeti, hanno danzato per anni con i loro fantasmi.
Un luogo morto non è morto se è pieno di pensieri...
Sono giunto qui dove il fiume sposa il mare, oltre non posso andare.
Tra queste rovine di notte c'è la vita diversa, fatta di amori clandestini, pescatori insonni e di sbronze a basso costo.
All'alba seduto sul frangiflutti, vedo la ruspa divorare le mura e stritolare i ricordi, sbancare le storie, sfrattare le anime in lutto.
E periscono i miei ricordi tra la polvere dispersa dal vento in questo angolo estremo, dove il fiume sposa il mare.

Il vento questa sera non porterà via le foglie.
Il vento questa sera è a caccia dell'ultima foglia e suona tra le fessure della finestra come un piffero sfiatato.
Ehi vento! Non vedi che sono tutte cadute! Sono tutte cadute! Se vuoi prendi i miei pensieri.
L'ultimo giorno dell'anno oramai è vecchio e malandato, lo senti il vagito di quello nuovo?
E lontana, rumorosa, senti la collettiva follia? E guarda le immutabili stelle sono lì come se nulla fosse accaduto.
Ehi Amico! Sono tutte cadute! Sono rimasti i miei pensieri da cogliere, portali via, ci puoi arredare gli alberi spogli,
puoi tenerli fino al disgelo quando gemmeranno in primavera le giovani foglie,
o infilzarli sui rovi in attesa delle succulente more.
E guarda le stelle e la luna immutabili sono lì come se nulla fosse accaduto.
Ehi vento! Entra e spazza la tavola e i resti della festa invadi la casa con l'aria fresca,
porta via i fantasmi che girano nella stanza.
Vento fresco di Gennaio, vento del nuovo anno, vento d'allegria, vento di speranza,
rinfresca i pensieri che rimbalzano annebbiati dalla sbronza sui bicchieri vuoti e la mente stanca
impastali con il lievito dell'abbondanza.
Ehi vento! Ecco la prima luce del nuovo giorno, di un giovane anno, guarda il sole immutabile,
è lì come se nulla fosse accaduto e sarà lì ogni giorno qualsiasi sarà il nostro futuro.

Sarà Natale
Laggiù nella casa di campagna il Presepe
si trovava tra le zolle di terra gelata
e le fondamenta di pietra squadrata
arredate dal colore smeraldino del muschio.
Bruno Il pastore passava con il gregge
tra il fiume e il mare e i pescatori di anguille,
a bordo delle battane salpavano le nasse
con le mani livide e gelate.
Profumo di terra e ciocchi di legna ardente
scoppiettavano nel camino e sui pioppi nudi
tintinnavano diamanti di ghiaccio.
Nell'orto solo i cavoli resistevano alla gelata,
Massimo passava con il carro del fieno
e la cavalla nitriva lanciando vapori dalle
narici, mentre lui mollava il freno.
Il vecchio aspirava dalla pipa il trinciato,
mentre arrostiva le fette di lardo infilate
su rametti di pioppo davanti al camino.
il profumo delle scorze d'arancia sui numeri
della tombola, la fioca luce delle lampade
a petrolio e lontana la città brillava
come un astronave tra le stelle.
Alla messa di mezzanotte, era Natale,
dopo un lungo viaggio il sospirato ritorno,
nei gesti e nel cuore era Natale.

Oggi nel mio Presepe è Natale, oltre a Gesù,
ci siete voi e il bambino che nascerà,
tanti auguri a Gabriele e Chiara,
per voi tra qualche mese sarà di nuovo Natale,
sarà un lungo viaggio e che la vostra vita
sia meravigliosa.
Sarà Natale …

Buon Natale
È giorno di festa la gente
dentro l'auto gesticola,
ha fretta.
Con fervore si agita con la
mano stretta alla coda della
cometa, è giorno di festa.
Al giornale radio corrono
le notizie: Melegatti
non passerà il Natale,
Famiglia cristiana è
in cassa integrazione,
da oggi si potrà decidere
quando morire legalmente,
in Terra Santa c'è l'intifada
e nel cielo volano i razzi che
oscurano la cometa.
Le auto in fila brillano,
mille luci rosse e gialle
fanno a gara con l'abete
e le sue palle.
Da buon cristiani tutti hanno
un bel rosario da sgranare,
oggi è giorno di festa tutti i santi
sono in fila qui sull'anulare.
In lontananza lampeggia la scritta:
INCIDENTE.
Per fortuna tutto a posto i due,
se le danno di Santa ragione
tra un concerto di clacson e improperi,
invece di accendere due ceri.

Tanti auguri a tutti i poeti di buon Natale

Clara 04 11 2017
In questa notte di silenzio,
il cuore batte forte e il vuoto
non si colma con le parole.
Affollano la mente, i ricordi,
scatole di latta e mollette sparse
sul pavimento, come soldatini
di piombo caduti in battaglia,
la nebbia è incollata ai vetri,
preme implorante alla finestra,
il tintinnio delle posate, tiene
il ritmo, mentre il profumo
del sapone di Marsiglia danza,
la luce gialla si schianta sulle
ombre della stanza,
una canzone dalla melodia
greca, s'insinua tra le gambe
delle sedie, il treno delle venti
sferraglia veloce verso il mare.
Ti penso, in questa notte di silenzio,
non mi lasci solo, non ti lascio sola,
sei ancora lì, seduta sul pavimento,
i capelli lunghi, ondulati come il mare
dopo la tempesta e gli occhi grandi
che si perdono nei sogni.
Avrò nostalgia di te mia dolce sorella,
come la parte buona dell'infanzia,
di quei giochi semplici, quelle scatole
di latta vuote, che navigavano nel
pavimento, come pescherecci
nel mare d'inverno e le mollette di legno,
soldati di armate immaginarie.
Ora che ti sei addormentata,
forse sei serena e mi guardi dal
Luogo dove sei.
Clara,
sarai una stella che brillerà
nel cielo e nelle calde notti
d'estate quando intorno si
farà festa, andrò nella parte più buia
della spiaggia, ad ascoltare il respiro
profondo del mare e l'acqua friggere,
sul bagnasciuga, lenta, lenta,
e guarderò le migliaia di stelle,
tra loro ne sceglierò una e le darò
il tuo nome, mentre il mare
accarezzerà i miei piedi.
In questa notte di silenzio e senza parole,
i ricordi sono carezze che non attenuano
il dolore.

Come una foglia, un soffio di vento la porterà via.
e rimarrà per sempre nei miei sogni.
Quella collina scendeva dolce verso la nostra casa
e noi ruzzolavamo come sanno fare i bimbi,
a Ottobre il viale era coperto di foglie di acacia
tremolavano al ramo, cocciute, gialle e rosse,
sopra i tetti bianchi, infuocava il tramonto,
inevitabile sarebbe giunto il volare dell'ultime
foglie.
In autunno ho fatto un sogno:
nelle tasche la fantasia e cento fogli di carta,
e versi di una poesia.
Parole rubate lungo la via, parole da donare a
chi ha quel poco di follia, negli occhi la gioia e la
malinconia.
Ho fatto un sogno:
dove bastava una poesia a far brillare gli occhi
a chi è senza energia.
Ho fatto un sogno:
dove i miracoli sono un fatto normale
dove volavano cento fogli di carta
e la poesia curava ogni male.
Ho fatto un sogno, un sogno, un sogno,
tra le foglie rosse della collina non
giungeva l'inverno e l'acacie spoglie.
Resta ancora con me dolce sorella
non volare via come le foglie.

Gli uomini non devono piangere
Chiedilo al vento, che mugghia tra le foglie,
la canzone che porto nel cuore, alla luna,
di una notte d'estate.
Chiedilo, chiedilo al temporale impetuoso,
proprio ieri in riva al fiume glie l'ho confidato
mentre scuoteva l'acqua furioso.
E l'ha portato via! Con sé siepi e alberi
e il mio fardello, al ritmo assordante del
battito del cuore.
Una parte di me è qui, l'altra lontana.

Li lascerò fare …
Socchiudo gli occhi e vedo
com'è dolce il passare del tempo,
cinquecentoquarantatremila ore
sono in questo momento.

Vedi?
Quel muraglione antico, ha protetto
il porto, le navi, il vecchio pescatore,
il bastimento.

Ora
grandi crepe lo segnano all'onda del
libeccio, spruzzandolo con il salmastro
vacilla e trema .

E le barche, ballano, scricchiolano e stridono
di dolore, sotto i colpi del mare sembrano
affondare.

Guardami!
Ho disegnato fiero il mio aspetto esteriore,
ma non resisterà alla forza dell'evento,
come puoi arginare la marea che monta?
Implacabile.

Trarrà a nudo la mia segreta essenza,
scrutandomi fino alle ossa, stringendo
forte le viscere, poi il cuore e l'anima,
spazzerà via la finzione, tremerò.

Sono uno sciocco,
della dignità ne ho fatto una bandiera,
e non posso arrendermi adesso durante
la burrasca.

Chiudo gli occhi e vedo com'è dolce il passare
del tempo.

Mi frammenteranno e li lascerò fare,
quello che ho di vero è troppo per loro
non lo troveranno.

Chiudo gli occhi e vedo il dolce passare
del tempo.

E io esco sotto la pioggia scrosciante,
e tra le palme non riesco a immaginare,
la forza del mare.

Li lascerò fare, chiuderò gli occhi,
e vedrò il dolce passare del tempo,
li lascerò fare …

Principi e principesse
Se sta fa chiarina e semo ancora arzati,
qua fora ar barcone pare 'n parlamento,
'gnuno c'ha a sua e, nun se stanno boni.

Chi vo pija er ciufile e se pizzica er mento,
n'artro avanti e indietro, un tormento,
una se fuma na paja, sardata ar parapetto.

Ma va a dormi, lasseme stà ce penso io.
A nonno! Che c'avemo da fa' domani?
Nun ce sta a pensa, ce sta pensa Dio.

Certo che ce sarebbe da mena e mani!

Abbioccata su a sedia, ecchila! Arza a testa
me guarda e poi sentenzia: er solito,
nu' o vedi che manco er cane ce sta!

Carmate, c'avete tutti e due 'na certa età.
Pe n'attimo er silenzio, è sortita 'na verità.
Poi santa fija, pe' distoje 'a pressione: a ma',
er cane da vicina sta sur prato, a fa, dove?

Lo possino sparà, con na secchiata d'acqua
se sciorta a seduta ar prato e ar barcone,
annamo a dormì ce pensamo domani
a quer zozzo, der cane e der tu padrone.

Le strade della vita sono scelte.
La strada, se sei libero, la puoi scegliere!
È il nostro destino, un nastro che si svolge
su una pagina bianca, a noi discernere.

Molte strade e sentieri, i piedi piccoli,
e le scarpe grandi, con cui inciampare
correre e giunger stropicciati nei luoghi.

Rumorosa la via della nostra giovinezza,
laggiù, abbiamo deposto l'immortalità,
in un bicchiere vuoto con allegrezza.

Vagammo su strade cieche nell'acerbità,
con voluttà sperperato, eroso il tempo,
immortali e selvaggi al canto della cicala.

Quella folla nel settantacinque, muta,
ha sospeso la rincorsa, diradandosi
come le foglie d'autunno per la strada.

Tra le vie e le fitte case, nel paese,
vola fragrante il profumo del pane
e stonato il don, don, delle chiese.

Lungo la strada qualcuno ha scritto:
" Che il vento ti sia favorevole e il sole
ti scaldi.

Che la pioggia cada soave sopra i tuoi
capelli e plachi il tuo male.
Che il sole brilli nel tuo viso e illumini
il tuo sorriso.

Che il Dio in cui tu credi, ti tenga nel palmo
della mano fino che ritornerai ad incontrarlo.
"

Le strade della vita. Dimmi, sono scelte?
Di tutte amo quella all'angolo in cui
sono seduto e che vive nella mente.

Se busserai alla mia porta.

Sai … ho imparato a sognare,
guardare il vuoto, a pregare,
pensare,ingannare la mente.

Da me la sera si colora di rosso

Voglio stare la sera sul fiume,
la testa su a guardare il cielo,
lodare la luna appena velata.

e Il fiume brilla come il metallo,

Ire verso la foce, baciare il mare,
all'alba comporre versi d'amore,
e spiaggiare, mentre il sole sale.

tra i rami del salice ripara il gallo

Dalla sedia sgangherata sognare,
e il cane malato che guaisce triste,
e lui vicino ora attende la notte.

e intrepido si tuffa lo svasso.

Se tu busserai forte alla porta,
io non aprirò, se sarai la morte,
per te Signora è chiusa stanotte.

Sai da me la sera si colora di rosso.

Volersi bene … per sempre.
E noi non avremo rimpianto
del tempo, sgambetta come
fosse ubriaco.

E noi vedremo nel caleidoscopio,
la folla, la vita, colorati fiori a
frammenti.

E noi non avremo paura,
del tempo e non avremo
rimpianto.

E noi scivoleremo sull'onda
su di un capriccioso ricciolo
bianco.

Saremo l'essenza odorosa,
il lamento, portato dal fresco
vento.

Saremo le cangianti stelle,
di nuovo teneri amanti e
non avremo rimpianto.

Non avremo paura della morte,
ci stringeremo ancora più forte.

Saremo effimeri come le nuvole,
cocciuti, durevoli come le rocce,
carezzevoli, come l'acqua che
bagna la pelle.

Dopo la vita, sarà ancora vita,
non avremo rimpianti, saremo
ancora amanti.

C'è un fiore che profuma d'infanzia, l'amore.
La sera quando si apriva la porta
quei passi incerti e sotto le coperte
io un desiderio, sparire con forza.

La puzza del vino nella stanza
le parole, farfugliate nel buio,
sollevato in una macabra danza.

Il sangue impastato con la saliva,
le ossa che cedevano sotto i colpi,
non una parola mentre colpiva …

Un solo pensiero, ora smette,
in un angolo muto il pubblico,
e lei che gli offre le sigarette.

Dio a te ha chiesto perdono,
quando ha smesso di colpire
e nella testa avevo il tuono.

L'opera andava terminata,
gli strappavi le sigarette
per vederla insanguinata.

Come uno straccio saltava,
stesa per terra, presa a calci,
piangendo e urlando pregava.

Fermati! Così ci ammazzi!
Io attaccato a lei e, tu colpivi
mentre noi fuggivamo scalzi.

Il buon profumo della signora
nascosti al riparo della bestia,
lei si chiama forse Eleonora.

Ho pregato tanto che guarissi
mentre mi rubavi l'infanzia,
ma nella mente avevi l'eclissi.

Ho pregato ma non ho pianto
mentre eri inerme nella cassa
e nel cuore avevo un rimpianto.

Che cosa racconterò ai miei figli?
Come sarà il profumo dell'infanzia?
Li terrò con cura come teneri gigli.

Sono diventato padre due volte
e ho curato il giardino e i fiori,
le mie storie le ho tenute sepolte.

Ho pregato e Dio mi ha ascoltato,
intorno a me c'è profumo d'infanzia,
quello che mi era stato negato.

Il giardino delle lanterne
Ho bisogno di sognare
e che si ripeta all'infinito,
ho bisogno di amare.

Così il neonato della madre
così la mente della poesia
così l'erba è vita per le capre.

Io ho bisogno di fantasticare,
coltivo una verde pianticella,
penso ai frutti che potrà dare.

E quante foglie e quante volte,
le vedrò cadere come i sogni
e volare via tra mille giravolte.

E dei frutti potrò goderne?
Non fa nulla, gioisco adesso
nel giardino delle lanterne.

Tra esse sicure si può girare,
si può sognare e amare, qui
la vita si può sempre godere.

Nel giardino ho messo a dimora
la pianticella e tra i suoi rami
ci saranno i fiori a primavera.

E d'inverno dalla finestra
controllerò che i merli
ci siano nei giorni di festa.

Il vento spazzerà le aiuole
e i rami protesi come scarne
braccia, verso la luce, il sole.

C'è una verde pianticella
nel giardino e la mia anima
in una luminosa lanterna.

Colorerà ogni angolo cupo,
con l'amore e, la fantasia
scalerà il più alto dirupo.

Coltivo una verde pianticella
non so se godrò dei suoi frutti,
è lì accanto alla mia lanterna.

Il passato è andato nel rimpianto
il presente mi scivola tra le dita
e il tempo scorre sopra a tutto.

E poi … una gemma tra i rami
sboccia, è di una rosa rossa,
nasce adesso e non domani.

Io capra
Dai vieni, abbracciami forte,
fammi mancare il respiro,
accendiamo la notte.

Brillano i tuoi occhi di zaffiro,
ho il tuo cuore in cassaforte,
innamorato batte forte, è vivo.

Io capra? Mi fai girare la testa,
io vecchio e t'amo, nel cuore
ho le campane in festa.

Dai vieni, abbracciami forte,
come i ragazzi pieni d'amore,
quelli appoggiati alle porte.

Io capra? Non te ne importare,
sei bella e viva come un fiore,
che ci vedano tutti amare.

Lasciamo che la gente sorrida,
mostriamo i nostri capelli grigi
Io capra? No, io amo te e la vita.

Io capra? Sono vecchio e ti amo,

vedo un aria trasparente e pulita,
ogni volta che ci abbracciamo.

Tornare a casa
Tornare a casa, lentamente, passo
dopo passo.
I primi raggi di sole rapiscono le
goccioline di rugiada e le foglie libere
vibrano nell'aria.
Il canto della terra è imponente,
mentre la marea a ondate avanza e
colma l'anima.
In così tanta bellezza, vedo la fragilità
di ogni essere nell'universo.
E la mente si perde nell'immensità
dello spazio.
È un granello di sabbia, portato via
dal vento.

Olio
Tonde le olive appese
ad alberi vecchi come
chiese.
Dal rugoso legno agili
mani sgranano le fronde
come rosari.
Tra le legnose impalcature
colgono le lucide drupe
mature.

Visi segnati dal tempo
compiono il vecchio rito
battuti dal vento.
Allegri i marmocchi in festa
tra canti e nenie colmano la
cesta.
Riempie la giara al frantoio,
il frutto della metamorfosi
sincero l'olio.

I nonni
C'è un luogo, dove sono cari i sogni,
tra gli spessi occhiali e i capelli grigi,
camice troppo grandi non più in voga,
li sono custoditi con nostalgia i sogni.

E tu bambino quando vuoi sognare,
prova, esiste un luogo dove cercare
e un tempo da usare senza fretta
e la porta della fantasia ti aspetta.

Potrai ascoltare una storia a memoria
di un libro di mare e balene bianche,
correre dietro ad Alice e il coniglio,
con il Nautilus navigare per Atlandite.

Tra le stradine bianche del presepe
l'odore del muschio, il bianco gregge
paesi arroccati tra monti di cartapesta,
il suono di pifferi e zampogne in festa.

Nelle parole incerte e vuoti di memoria
lontano dalla fretta sono al sicuro i sogni
tra le righe di qualche fantastica storia
raccontata dai nonni.

Una sera di leggera pioggia

Alla finestra osservo la leggera pioggia,
nel giardino l'erba brilla ai lampioni,
mille ombrelli colorati la città sfoggia.

Le ombre si allungano come allucinazioni,
il melo lava i suoi frutti nell'acquerugiola,
il suonatore di flauto regala emozioni.

Le goccioline sul vetro rigano la condensa,
le ombre, leggere aleggiano nella stanza
fluttuando, in una materia semidensa.

Al suono del flauto, fantasmi in danza,
nella malinconica atmosfera riflessa
mi invitano a danzare sulla sbronza.

Sempre più in alto, mi sento sollevare
un caleidoscopio di emozioni la città,
in un punto del cielo sono a galleggiare,
danzando sopra l'umanità corrotta.

Scorrono i fiumi, si gettano nel mare,
tra roccia e terra sporcata e poi lavata,
da rivoli alimentati da lacrime amare.

Il suonatore di flauto sul melo è appollaiato,
tra le parole, le ombre saltellano e danzano,
lo prendono per mano dopo averlo baciato,
mentre sulla terra adorano il Dio pagano.

Sono qui da molte ore ti aspettavo,
adesso sorge e la notte quasi muore,
le parole che alla finestra sognavo,
leggere si accomodano nel cuore.

È giorno, vieni ti porterò con me,
dal flauto, dalla pioggia, dall'amore
ci faremo prendere per mano.

Cammineremo sulla roccia per ore,
ci caleremo nel desiderio profano,
alla musica meravigliosa del mare.

Le parole saranno un lieve suono
danzeremo, al ritmo dell'amore,
mentre le ore della notte passano.

Pescatore
A tratti la foschia si fa nebbia, il paesaggio
incerto ,
compagna di notti d'infanzia, disegna figure da
fiaba
le fronde dei salici sfiorano l'acqua, il fiume,
un concerto.
Dalla corrente generosa, lo sciabordio fa
compagnia,
al passaggio, animali si tuffano animando la
scena ,
sul greto non molto lontano, fioche luci si
intravedono
le voci arrivano come una eco, una sinfonia.
Cullate dall'acqua in perenne movimento
sembrano dormire le barche ormeggiate,
il fiume si allarga nell'ansa del porto antico,
un abbraccio, tiene ancorata l'isola con
sentimento.
La nebbia si dirada, mostrando le stelle
lontano,
la luna viva e beffarda naviga nel fiume,
braccia protese si vedono a distanza,
le bilance calano silenziose l'inganno.
La barca freme, la scuote un rollio,
attraversando la foce.
Nell'aria l'odore salino, l'occhio si perde nella
distesa immensa
la bussola a sud ovest, è ferma la mano sopra
barra
spruzzi salati bagnano il viso, la prua cerca
l'altura veloce
il lampo del faro illumina di luce intensa
quel tratto di mare,
fermo è il gozzo, la terra una riga lontana,
con gesti antichi inizia la cala, sale nella notte
una voce,
il pescatore, si fa coraggio e inizia a cantare,
una preghiera affida al vento, temendo la sorte
ogni sera,
la bussola lo guida e la prua al porto volge,
in attesa che il destino decida.
Tra le criniere bianche che galoppano furiose
nella fluida distesa.

Ecco la Noia, amica mia
Sei qui? Nell'aria?I pensieri, la nostalgia,
la tenerezza, hanno il loro posto nel cuore,
amica mia, tu vivi nelle pieghe dell'anima,
come il fiore dei mille desideri.
Tra le tue morbide braccia do il giusto
peso al passare delle ore, da te mi faccio
cullare tra nuvole e mare.
Sensazione di noia e inquietudine,
che nutre mente e corpo, di nostalgici
ricordi.
Nel silenzio, questa sera, anche le zanzare
sono confuse dal corpo immobile,
dai miei lievi sospiri, si posano leggere
sulla pelle, banchettano, avide del nettare
che scorre nelle vene,
mentre la mente non desiste nel
peregrinare tra cielo e terra, cercando
di prolungare questo attimo prezioso.
Amica mia, cullami ancora tra oblio e noia,
non mi lasciare alla frenetica quotidiana
esistenza.
Fammi sognare un viaggio lento, faticoso,
dove possa contare i passi fino a un milione,
ed essere felice di un paesaggio sempre uguale,
pregevolmente noioso,
per poi ritrovarmi in una grande piazza con il naso
in su a contare le guglie della cattedrale e varcare
la Porta della Gloria e vedere volare l'Incenso,
chiudere gli occhi e sperare di essere ancora
prima della partenza e farlo sempre, nella grazia
di Dio Immenso.
Grazie mia cara noia, amica mia, quando sei con me,
tutto il mio corpo pensa con gioia, al viaggio, al giallo
oro dei campi di grano, alle distese di girasoli,
all'altipiani deserti, al miracoloso canto del gallo,
ai fantasmi che non viaggiano mai soli,
al lieve peso dello zaino, il dolore nei piedi,
la gioia nell'anima, grazie Dio di aver creato la noia,
e darmi l'opportunità di pensare alla mia più grande
gioia.

Tra fiume e mare

Sono tornato qui, dove le alte dune decoravano il mare
e la costa,
sono tornato qui , dove il vento alza il salmastro e la fine
sabbia,
l'erba alta, le cannucce e i giunchi ondeggiano alla brezza
marina,
sono tornato qui, dove ora alti palazzi, immobili celano
il mare,
sono tornato qui dove la torre di guardia, mira la miseria,
la povertà,
sono tornato qui dove le parole, ora mute, sono morte
assassinate,
sono tornato qui dove tu gentile poeta hai smesso
di cantare,
sono tornato qui tra i fiori d'aglio selvatico che decorano
il monumento,
dove la lucertola si affaccia tra l'erba incolta e in religiosa
posizione legge:
"Passivo come un uccelletto che vede tutto, volando,
si porta in cuore nel volo in cielo, la coscienza che non
perdona".
dove il tuo ricordo continua a raccontare le crude storie
delle borgate,
dove le tue parole sono a volare e l'anima di un poeta
a fluttuare,
qui dove hai reso famoso nel mondo tuo malgrado un luogo
banale,
qui dove un blocco di marmo ricorda le grida, il sangue ,
le ossa rotte,
dove a Maggio tra le cannucce, dopo un lungo viaggio planano
le quaglie,
dove una notte di Novembre, la miseria, l'intolleranza, ti ha teso
l'agguato,
sono tornato qui triste dove sono nato, ma forse non me ne sono
mai andato,
qui tra fiume e mare.

Il Pino dei cuori
Questa mattina c'è silenzio lungo il sentiero,
il fruscio dei passi con l'eco si diffonde nell'aria,
la morbida terra è tappezzata di foglie a colori,
Pino, il vecchio albero, si è arreso al vento,
giace supino, sopra a un letto di splenditi fiori,
si mescola l'odore del melo con il corbezzolo
coinvolti nello schianto.
Lampi di luce fanno brillare le foglie di lunaria,
ostinata l'edera rimane avvinghiata al tronco,
fedele e mortale abbraccio nella boscaglia.
Il vento suona e scompiglia i rami rivolti al cielo,
il gigante si assesta, un ultimo fremito nell'aria,
nervoso il passero saltella, stupito e frenetico
lo scricciolo, ispeziona lo spazio creato dall'evento,
mentre sul tronco di Pino, sfila la processionaria,
gracchiano le bige rumorose tra le frasche,
la pioggerellina inumidisce l'ultima battaglia,
ansima il gigante, testimone di amori e tresche,
sale il chiacchiericcio nel bosco in cerca di requie,
rombano nelle mani dell'uomo i motori delle seghe,
il vento porta lontano il dolore, la recita delle esequie.

E poi la vita
Novembre è un mese in cui spesso piove,
la corsa per la città alla luce dei lampioni
e li nel tuo grembo lei si muove,
ti sfiorano la pelle nuove sensazioni,
ti prendono per mano, ballano tra le stelle,
in cerca di sogni, come un veliero nei marosi,
serrano le vele, planando tra spruzzi e onde,
l'acqua salata scorre sul viso, ti bagna la pelle,
mentre trattieni il respiro, il sole risplende,
un vagito si ode sciamano, è potente nel
cielo terso.
Nella bonaccia della rada c'è una nuova vita,
è da cullare, dolcemente stringe la tua mano,
profuma di buono.
Il ritmo del cuore batte lentamente, come
le onde del mare dopo la tempesta, adesso
la speranza è nel futuro, rinforza l'ormeggio,
tra le tue braccia c'è l'essenza della vita.
Ti guardo e penso: quanta forza nel tuo corpo,
quanto coraggio nella tua mente, esile figura,
sei un gigante, accanto a te non avrò mai paura.

Progresso o regresso, er governo senza cesso.
(Se fa pe ride, mica tanto però)

Na vorta a Roma sui muri della città
c'era scritto: vietato sputare per terra,
guardare de sotto, prima di svuotare l'orinali
i vetturini erano obbligati a riccoje l'escrementi
de l'animali,
a na cert'ora, de falla finita de canta,
de chiude l'osterie, che la gente deve
d'anna a lavora.
Ma quelli erano li tempi antichi
ancora non c'era er progresso
nei vicoli der centro ancora c'è scritto
di non sputare,
ma so tutti attenti a guarda per terra
pe non pià le buche e non cascà,
poi ai giorni d'oggi, li signori e le signore
se so muniti de bustine pe riccoje
quello che lassano li cani.
E i cavalli? So annati all'ammazzatora.
E l'ammazzatora do stà?
Sempre la,solo che mo ce stanno l'omini
bevono a tutte l'ore, pieni de dubbi del tipo:
stasera de che m'ammazzo?
E i vetturini?
Se so fatti li taxi,ogni tanto manifestano
per le vie de Roma.
N'è che rivonno le carrozzelle?
E er governo che dice de tutto questo?
E che ne so, me sa che loro n'o sanno
che n'se sputa per terra e svotano l'orinali
da le finestre der palazzo, sotto forma de leggi.
E poi?
E che ne so, se e voi rispetta e rispetti,
se no fa come te pare.
Ma allora l'ommini se so tutti rimbecilliti?
Stanno corre tutti verso er progresso mentre
er governo non c'ha manco er cesso.
A sor coso, è inutile che stai sempre a critica,
questo è progresso.
Ma chi ce crede, starai puro in buonafede,
ma a me me pari fesso, to dico io e damme retta,
questo è regresso.

La gente pazza
Nel silenzio rimane il mio monologo,
a un pubblico distratto e indifferente
al vento come la gente pazza urlo.
Cammino, verso la luce più lontana
di sogni e sentimenti scrivo e parlo,
scambio due parole con la luna,
bevo dalla fontana della piazza.
La notte con la gente di periferia
guardo il vuoto che c'è intorno,
ho misurato la diffidenza,
quello che sento è una sensazione
nella strada ho preso tra le mani
l'anima, il cuore, per pesarne
l'emozione.

Nella solitudine quanto rumore.
Dalla finestra la luce con fatica filtra,
attraversa le doghe della persiana,
le ombre vestite di organza, sono li
a danzare.
Nel silenzio della stanza, voi anima e cuore danzate,
in bilico sul soffitto, nel sentimento agonizzante,
in equilibrio imperfetto, imperfetto come l'amore,
come vele nel mare agitato, così danzate, anima e cuore.
O anima, O cuore, danzate, danzate, in cerca di amore,
incuranti di grigie barriere, del colore delle bandiere,
sopra ogni temporale, o anima, o cuore danzate,
sui legni fradici, sul terrore e la disperazione, danzate
in bilico sull'iride, come fiammelle all'orizzonte,
danzate appassionate, fatue essenze, danzate esauste,
sul tappeto di foglie morte, leggere, sulla cima del monte,
nella solitudine delle parole, in equilibrio imperfetto danzate.
Nel silenzio della stanza, instancabili danzate e rimbombate,
sulle scale che i raggi di sole ha disegnato per voi che amate.

Quello che ho (inventario )
In questa stanca, i pensieri fanno rumore,
camminare sulla spiaggia è un piacere
acqua fredda, sabbia morbida e conchiglie.
Vedo l'ulivo con accanto, il pioppo,
il cespuglio di rose rosse,
questa sera una voce mi arriva,
vanno i pensieri al galoppo .
Un rene, tolto per un difetto,
mento, venti dita, tra mani e piedi, cuore
naso, capelli , tutti o quasi ,solo
qualcuno bianco,
una moglie , due figli, un nipote,
una sorella e , il fratello d'amare,
" da tempo non so come vede il mondo,
vive a Villa degli Ulivi, dieci sigarette al giorno,
un caffè da bere, tante cose da disegnare",
una madre da perdonare, una da amare
miseria, botte, teste rotte, vino per
dimenticare, noi a pregare.
Piatti per tutti i giorni,
quelli per la festa, stoviglie, bicchieri ,
anche questi di due tipi.
Controllare i difetti :
tutti personali, sono presuntuoso,
ho paura di morire e saperti soffrire,
ho la testa dura, penso troppo in fretta,
evito i spazi stretti , le piccole finestre
non smetto mai d'amare, non ho tempo
per odiare
un vestito per la festa, uno per i funerali
pantaloni grigi, jeans, maglie bianche,
qualcuna colorata , camice di vario tipo,
scarpe ginniche e alte con gambali.
Sono certo qualcosa vedo di dimenticare,
ma non riesco nonostante tutto
frulla e ronza nella testa fa malinconia,
in mezzo all'inventario torna a galleggiare.
Hai smesso di cantare la luna è alta,
la notte è afosa, domani andiamo
sulla spiaggia a passeggiare.

Da: Le mie poesie, Scirocco

Strade colorate
Mi sfiorano, mi passano accanto,
sono assorto nei pensieri,
una barriera tra sogno e realtà,
l'aroma mi arriva soltanto.
Lampi di colore nella via
varietà di merce all'incanto,
molte nazioni rappresentate
la mente in acrobazia.
Parcheggio di Popoli e Culture
viaggio lontano, esotiche mete
nella strada storie diverse,
l'esperienze più dure.
Tra questa umanità vivace e varia
gemella della nostra antica voglia,
l 'emigrare verso paesi lontani
è storia centenaria.
"Urla e trambusto mi distolgono",
i mercanti, con movimenti ben
allenati, raccattano stoffe e legni
le paure emergono, corrono
con la loro soma,
il mercato abusivo è in fermento,
gente diversa, diverse merci
si disperdono per le vie di Roma

Rosso o nericcio?
Er numero diciotto era er feticcio
a mijoni avemo protestato,
a vorte arrampicati su un traliccio,
c'era a destra a capo de o stato,
e a sinistra protestava chiusa a riccio
urla: Er diciotto non sarà toccato!
Ambarabaciccicocco, che liscio!
Tutte e volte c' ho scioperato
pe quell'articolo diciotto feticcio.
Er principio ar vento sbandierato
da a stazione insieme a Ciccio
cor corteo pe a via incolonnato.
Mo è arrivato er governo dell'impiccio
dice:chi ha sbajato è er sindacato
e er colore n' è rosso ma meticcio.
Ar Circo Massimo v' ha ingannato
adesso chi jo dice all'amico Ciccio
che l'articolo diciotto è depennato
che er rosso a sinistra ora è nericcio
e dei sogni che c' hanno depredato.
Jo spiego davanti ar verdicchio
a credece in dove avemo sbajato.

Tanto pe di der job act: Come ar solito so li padroni i più ladroni, co le farse assunzioni se pijano li sordi de noi poveri cojoni.
Ma che ce potemo fa? Niente, namo avanti e tiramo a campà.

Non serve fuggire
Ieri sera nel giardino c'era un cuore,
con le ali velate vibrava le foglie
in trasparenza,
vicino a un cespuglio di sanguigne
rose rosse e la finestra della cucina
aperta,
per domani tra tutte le cose da fare, ho
invitato i merli a colazione alla mia
mensa.
Nei petali della rosa umida mi specchio,
e vedo la mia anima esausta, si è arresa
alla tempesta,
a quella fragile essenza tendo la mano:
vieni non è ancora finita, vedrai passerà
in fretta
come le canne nella palude, insieme,
resisteremo, flessibili, sinuosi, al vento
che passa sopra la testa.
credimi, poi … ci mostreremo intatti
al mondo, qui a mirare l'acqua, passata
la brezza.
Cara anima, non ti arrendere, le pratoline
nel giardino e le rose rosse, sono un affresco
a primavera,
la solitudine è una buona amica, ma capirai
che non serve fuggire e pensare a chi resta
ama la vita.

'a penna
Che è st' oggetto? Na penna?
N'te crede, è come na gemma,
chi so sarebbe mai creso!
'A prenno, 'a giro, 'a peso,
n' pare gnente de speciale,
e manco dovrebbe fa male.
C'è chi a tiene sempre imbrillata,
drento a 'n cassetto incartata,
magari de 'n mobile vecchio,
manco fosse no stravecchio.
Vedi, a vorte ha condannato,
ma puro da ha morte sarvato,
dichiarato o cessato na guera
e cambiato le sorti da a tera
A Giacomo to vojo proprio di'
ascolta bene, devi da sta a sentì:
st'oggetto, sta penna, è potenza,
ne mani de chi cor core pensa,
ma per l'omo che c'ha solo l'aria
drento ar petto, è come la malaria,
e se chi ce comanna n' c'ha intelletto,
mejo che n' sa che esiste st'oggetto.

la marina a mezzanotte
Il riflesso al tramonto si adagia,
in acqua la luce di mille stelle,
ogni timore tace sulla spiaggia,

l'anima pigra fonde con la pelle,
e cuore e onda, sulla battigia,
ballano sulle note più belle.

A riva, azzurri come il mare,
alla luna brillano i tuoi occhi,
si crogiolano in sogni di amore.

Nella notte si odono i rintocchi,
la risacca li confonde con il cuore,
l'armonia non vuole più ritocchi.

Le stelle continuano a volare,
navigano via i pensieri foschi,
velieri con le vele al maestrale.

'A miseria
Non te fa inganna
scavà nel profonno,
'a trovi,
farsi sorrisi
ommini impettiti
come bovi,
sta in dove non
se pò vede,
c'ha i vestiti
novi.
Na cercà tra 'e mani
unte de n'ommo
che mezzo a tanta gente
è solo ar monno
che dorme sotto ar
colonnato de
San Pietro,
magara là ce trovi
l'animo de uno che
traspare come
er vetro.
Guarda bene non
te fa ingannà,
non annà pe'
sta città,
se 'a voi trovà
nei gran palazzi
devi da smucinà.
So tutti acchittati,
co' 'a pomata su 'a
capoccia,
dei vestiti c'hanno
er mejo,
c'hanno a fissa pe'
'a saccoccia.
Provace a guardà
i politici de sta
terra,
quello che vedi
nell'animo de sta
gente, n'è
Miseria?

Hanno arredato un campo,
il Parco dell'Albero Drago


Mi sorprende il rumore di un cuore
che cade nel mare, a ondate le masse
si incamminano verso il mistico altare,
il sole per pietà si cela nell'eclisse.

Sono sorpreso dalla recita messa in atto
dalla televisione popolare, sono sorpreso,
il cuore continua a pulsare pur contratto
verso terre lontane, dal corpo espulso.

Fa rumore il cuore che cade nel mare,
cerchi si allargano, verso terre bruciate,
ove ci sono miseri corpi inermi d'amare,
lurido teatro di invereconde crociate.

Tra i rombi di guerra continua a pulsare,
tra le tende colorate e acque putride,
l'umanità è nel fango e, non sa osare
nell'escrementi osserva con facce"stupide".

Sono sorpreso quando scrivo d'amore,
questo cuore è offeso dal guardare mesto,
a distanza questo teatro del dolore,
mentre l'Homo produce l'incesto.

Oggi 17 Aprile, sono andato nel campo,
dove c'è il Drago, la casa delle farfalle,
la dove hanno disegnato un ippocampo
dove c'è la tana del riccio, le foglie gialle.

Tra il ronzio delle api e i pulcini nel nido,
stridendo i fagiani si rincorrono tra le stoppie …
eppure il mio cuore triste sanguina colpito,
dallo quotidiana normalità delle cose ovvie.

La mia mente non può dimenticare l'altare
e quella moltitudine di uomini ammassati,
popolazioni alla stregua di carne senza valore,
braccia scarne, mani protese e volti scavati.

Tra la gente allegra nel Parco dell'Albero Drago
penso a Francesco da Roma pellegrino a Lesbo,
penso a Francesco da Assisi pellegrino a Santiago
penso al cuore degli uomini chiuso nel nembo.

E prego: Signore, a Te affido le mie parole
e il mio cuore, con tutta la Tua Potenza,
la Tua Misericordia, salva la tua prole
offesa dalla guerra e l'indifferenza.


I bambini allegri giocano, con la casa delle farfalle
ignari della guerra: giro, girotondo, cade il mondo,
cade la terra
e, sorridendo le nonne con lo scialle,
tutti giù per terra, di nuovo: giro, girotondo...

Il cuore cade tra i rovi al canto dei bambini,
sono loro la speranza, nel Parco del Drago,
sono l'armonia, l'innocenza, preziosi rubini,
la dove vive il riccio, sulla riva del lago.

Dove ci sono fagiani, dalle piume nere e gialle,
dove ronzano le api e tra i rovi nascono le more,
sopra la casa, volteggiano leggere le farfalle,
tra tanti colori e anime diverse nasce l'amore.

Quanto profondo
nell'abisso deve
cadere il cuore?

Figlia della Luna
Occhi azzurri profondi come il mare,
con la mano tira su l'orlo della gonna,
una luce illumina quel viso d'amare,
lei vuol sembrare già una donna.
La sera alla stazione tra le rose,
e gli oleandri, per la sua debolezza
si concede e giace per una dose,
offrendo la sua bellezza.
Capelli color rame, gli occhi come il mare,
di quel vestito tira su l'orlo sgualcito,
alla luce dei lampioni vorrebbe urlare,
il suo meraviglioso sogno svanito.
Mostra la pelle del colore della luna,
fa la smorfiosa imitando la Sirenetta
aspetta seduta in bilico sulla fortuna
e che giri questa ruota maledetta.
Quel corpo la folla guarda curiosa,
si sente mormorare: "è una drogata,
una impossibile scena oltraggiosa,
chissà da dove è arrivata".
Una notte di luna, forse per scelta,
lei per sempre con l'ultimo treno se
ne è andata.

Capelli rossi dal vento distesi sull'asfalto,
ha con il laccio la morte nel braccio
in quella notte il destino la riserva ha sciolto
giace triste nella smorfia di ghiaccio.
Ora è figlia della luna, sorella delle stelle,
luminosa gira il mondo occhi azzurri,
vive nel cielo tra le più belle,
nell'universo fa la sposa tra i carri,
tra gli astri sono sparsi i suoi capelli rossi,
ora è libera nessuno la può comprare,
tutti i tristi bisogni di colpo sono rimossi
e occhi azzurri può scegliere chi amare.

La brina
La brina ha sospeso la notte,
Il ghiaccio sotto il passo riflette le stelle
all'infinito
la natura accoglie le emozioni del cuore
sparso
lo scricciolo senza paura saltella
agguerrito.
Brilla la tenue luce dell'aurora sul
lucido sasso
tintinnando le foglie, scrollano il gelo
piccato
le creature del bosco riunite intanto fanno
chiasso
all'orizzonte il sole sale lento nell'azzurro
incantato.

Una vita semplice
Adesso mi siedo e aspetto una vita semplice,
adagio sopra la pelle le sensazioni, i pensieri
colorano il cuore.
La pioggia,
quanto silenzio tutto intorno, nel palpitante
ticchettio dell'acqua che cade, mentre dell'asfalto,
dell'erba, della terra, sale forte l'odore,
con gli occhi chiusi, ogni cosa immagino bene ordinata,
stringendo forte le cose che amo, sono qui ad ascoltarla
seduto sul gradino,
ogni goccia il distillato di terre lontane, con lei la vita,
le gemme, i fiori, ha viaggiato nello spazio valicando
ogni confino,
cade sopra la pelle, trasportata dal vento, fa germogliare
i pensieri, nel cuore le emozioni a colori, alzo la testa
mi godo la quiete e l'aria tersa della sera, come la canna
di palude dopo la tempesta.
"China il capo
mite è sottomessa
al forte vento".
"Passa la brezza,
integro il pennacchio
mira l'acqua".

Note rapite
La loro anima vuol essere rapita
per ballare danze antiche, in
atmosfere magiche, essenze
arboree.
La musica, tiene il ritmo dell'universo,
mentre la luna l'illumina, le stelle
catturano le note,
le parole si trasformano in fiori
seguono il tempo in cerca delle
note fuggite.
Ogni cosa ha un luogo dedicato,
nell'ordine sparso dell'esistenza.
Un suono cupo, brontola invidioso
dell'armonia diffusa, una barriera
di anime e stelle lo tiene a distanza,
le parole sbocciano come rose, diffondono
l'amore, due giovani fiori si tengono stretti
in riva al mare,
la loro anima danza una musica antica
una atmosfera magica fa battere il cuore.
"Inverno in spiaggia
rari sbocciano i fiori
magici amori"

Amico mio (romanesco ma non troppo)
"Ma dai, te stai sempre a lagnà"
che ce vole a mostrà un po' d'amore,
sta sicuro che non ce perdi de dignità,
magari te rilassi un po'er core,
con sta faccia sempre scura,
sempre a nasconne la tua natura,
sempre preso a datte un contegno
er risultato, che pari de legno,
non è che ce vo' un momento preciso,
fallo un sorriso e, accendi sto viso.
Co sta faccia sempre ingrugnata,
pare sempre na brutta giornata,
a Ostia, a Testaccio, o ar Pigneto
fa sempre male a pià d'aceto,
damme retta, non se ne sorte fora
se non me fai na trottola a st'ora
e gira, gira, falla escì st'allegria
ogni tanto gira, gira in tondo,
su li guai de sto monno,
magari su li guai ce rimetti le mani,
che te posso dì: va bene domani?
Amico mio affacciate a sta finestra
è primavera, a natura è in festa.
Mò te saluto, se vedemo in giornata
tra li fiori se famo na bella risata.

Operai Poeti dentro la fabbrica, strana gente,
al ritmo delle macchine senza paura
eludendo la metrica, l’accento,
la corretta scrittura, creano versi.
Mentre producono con devozione
stimolano il cuore, riga dopo riga,
cercano la rima in luoghi diversi.
Parole dette al vento, tra il rumore
degli impianti per farsi catturare
dall’emozione.
Una foglia, il sasso, il sentimento,
l’amore, il mare, la luna, le stelle,
il sole, il sonno perso,si alternano
a fargli compagnia, vivono, muoiono,
camminano, abbracciano, volano via,
con il cuore lasciato ai piedi di una pianta
di gelso, l’amore che riempie il corpo
incantato da ogni gesto, l’acqua,
una brezza leggera, il vento forte che
sbatte le porte, il sole che scalda la pianura,
il fiume che scorre e … un pensiero diverso,
nella testa dei poeti operai un idea matta,
una speranza: la poesia sarà la cura?

Parole
Parole,
per relegare il pensiero, in un angolo del cuore,
rare brillano pietre preziose, di più le ciarle
volano come foglie d’autunno, nei sentieri
foglie che cadono, molti a calpestare.
Parole,
figlie di primavera, spose d’estate, ocra,
argento,
foglie di pioppo, acero e faggio, foglie palmate,
nella terra marciscono, nel vento volano
strappate con risentimento
Parole
Saperle ascoltare, sono pesanti e leggere,
dalle madri, cristallo puro e trasparente,
quelle dei vecchi, oro, pietre preziose
nelle miniere del tempo.
Parole
Sono speranze, quelle per i giovani,
un dono per loro, sono le parole vere,
ancora carbone, prima che diamante
intagliato tra le loro mani .

Alchimia
Una parola sussurrata
una carezza, un sorriso,
nell'alba appena destata.
Sogno e realtà,
un ritmo perfetto,
si ciba di ogni attimo.
Cosa è la vita ?
Senza amore,
senza intelletto,
priva di questa alchimia
primo uno, poi l'altro
porta via

Ostia Levante
Ali bianche, lunghe planate,
al tramonto nel tramaglio
il sole rosso vibrante,
con il Maestrale la vela
solca la schiuma elegante,
mentre nel vento il gabbiano
è un aliante,
scende la notte, nel mare nuota
libera la Luna.
Tremante ai piedi del mondo
all’alba i piedi nella sabbia,
il salmastro vola portato dal vento
fino alla riva,
Il fragore dell’onda frangente,
passi disegnati l’acqua porta via,
il gabbiano veleggia radente,
ad est, dalle dune si leva
possente il miraggio,
spazza via la malinconia,
per vivere da coraggio.
Odo la musica dell’universo,
onda, ritmica onda,
arricci la cresta
in rime di candida
spuma
lambisci la spiaggia,
un mantice di vita
perpetuo,
mescoli granelli di sabbia,
conchiglie, alghe, fino
alla duna .
“ Spiaggia deserta
conchiglie, movimento
vento architetto”

Un girasole tra i sassi
Lentamente scivola rigando la pelle
una goccia di sudore,
pensieri gitani dalla testa emigrano
verso lidi lontani,
stringendo il cuore, trattengo il respiro
per non fare rumore,
nella mente la linea è interrotta
dal capo chino di un girasole.
Al mio fianco in armature dorate,
le persone amate,
cavalcano bestie mansuete, lasciano
sentieri in fiore.
Invincibile un cavaliere mi precede,
cambia forma,
ad ogni passo, suona la canzone del
vento,
dai capelli scuote polveri bianche e
sillabe frantumate,
al suo passaggio, anche le rane chinano
il capo.
Il sole tramonta lasciando il posto
alla luna,
voci lontane si odono nella buia radura,
ombre veloci l’attraversano,
il respiro della terra lascia il caldo
del giorno,
fare posto al gelido vento della
notte.
Per quanto stanco non riesco a fermare
la mia mente,
cavalca davanti ai miei passi, il tempo
ara e fresa la terra umida pronta per
la semina,
cerco di rallentarlo, eppure lui avanza
veloce,
dietro di me il raccolto è già pronto
per essere mietuto.
La luna lascia il posto all’alba, la linea
dell’orizzonte è interrotta da un girasole
tra i sassi .

Oltre l’orizzonte
Dal punto di osservazione,
varchi di luce,
punti di ombra, sparsi in ogni
direzione,
una retta all’infinito, buca
l'orizzonte,
tesa da un arco, pronto a scoccarla
verso l'ignoto.
Il destino il tempo, senza
sosta batte
,
per quanto diverga, è al centro
della sfera.
Dal quel punto di osservazione:
l’umana storia,
il futuro incerto dei popoli della terra,
in bilico sulla retta lanciata verso:
l’esplosione? La ragione?
“Nero profondo
pulsanti mille stelle
brillano in cielo”

Gioco con la Luna
Adesso, la luna si veste
Malinconica, d’argento
Opale
Rara bellezza, nel cielo a
Est si fa notare
Nuda
Onirica compagna
Notturna da sempre
E’ valle
Silenziosa per viandanti
O compagna d’amore
Lacerante
Omero nello scudo
Di Achille tra il sole
E la terra l’ha
Segnata
Insieme a tutti i segni
Del cielo l’ha decorata
Eterna.
Rifletti nel mare
Argentea forma
Regale
E le maree muovi
Magistralmente
Allagando
Domini effimeri
Orione è in fuga
Notte e giorno
Artemide.
Rendi fredda la roccia
E l’acqua nei fiumi
E’ messaggera.
Amato pallido astro
Mi convieni intimamente.
Amata: alla luna
Recito parole
E a te dono rose.

Campo di Periferia
Un pallone corre rimbalza,
un ragazzo mima gesti
da campione ,
quanto amore nella traiettoria,
corsa stop, palleggi, destro,
sinistro e colpo di testa,
finta, scatto e tiro in porta.
Quanti sogni nella sfera,
quanta passione in quella
azione,
il pallone corre, rimbalza,
vola in aria è una danza,
ogni movimento è una
festa.
Nel campo di periferia,
il sogno vola libero con
il pallone.

Frammenti di vita sulla spiaggia
Sai cara,
certe sere il pensiero mi porta lontano,
tracimando mi trascina a valle,
come un fiume porta i detriti lungo
le spiagge, oramai grigie, deserte.
Sai,
ogni piccolo cosa un ricordo, un profumo
un emozione, ” è freddo, metti lo scialle”.
Vedi,
le nuvole sono velieri, cambiano forma,
spinte dal maestrale,
mentre la luna illumina i nostri passi
lungo l’argine, verso il mare.
Guarda,
le parole non sono perse, brillano
con le stelle a migliaia.
Vieni,
abbracciami forte, mentre i pensieri
si perdono nella ghiaia,
tra le cose della piena ovunque
frammenti di vita,
nella spiaggia deserta, sono sparsi,
come la sabbia.

Traversata
Come fosse vinaccia, dall’alambicco tolta la testa,
scelgo il cuore
Goccia dopo goccia, lo voglio annaffiare con
le parole
Come la pietra non mi arrendo sfoglio
immagini care
Dalla poppa come un sentiero, la scia s’illumina
al sole
Lasciata la zona portuale, nella spuma giocano
agili delfini
Nel rimescolio la vita breve delle bolle d’aria,
nello schiumare
Il blu all’orizzonte cala il sipario sulla terra e
suoi confini
Ora solo l’elemento vitale, un punto, la nave
nel Mare



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