L'umorismo non ha confini
politici od ideologici.
.
L'On. Berlusconi si reca in una banca nei pressi di Montecitorio per
cambiare un assegno.
Giunto il suo turno lo presenta al cassiere con il suo sorriso smagliante
e gli chiede di poterlo incassare.
Il cassiere, persona di integerrima professionalità, stante il fatto che
l'Onorevole non e' cliente della banca, gli chiede a sua volta di
mostrargli un documento d'identità, al che Berlusconi, dopo aver cercato
inutilmente nelle proprie tasche, ribatte:
"Carissimo, mi consenta, come puo' immaginare non vado in giro con i
documenti; data la mia posizione e la mia notorietà direi che non ce n'è
proprio bisogno!"
Il cassiere non fa una piega e ribadisce che in assenza del documento non
puo' effettuare l'operazione e Berlusconi, che comincia ad alterarsi,
chiede di far scendere il direttore. Anche quest'ultimo, nonostante
l'imbarazzo, non puo' far altro che confermare la correttezza della
procedura applicata dal cassiere.
A questo punto Berlusconi sbotta: "Ma cribbio, non mi verrete a dire che
la procedura la applicate davvero cosi' rigidamente a tutte le persone
famose che entrano in questa banca!?"
"In effetti - risponde il cassiere - non proprio; ad esempio due
settimane fa è venuto qui Iuri Chechi, senza documenti; gli ho chiesto se
poteva provare di essere davvero chi diceva di essere e lui si è
afferrato a quella sbarra della parete attrezzata, si è messo a squadra,
poi ha volteggiato ed è atterrato con una perfetta coordinazione dei
movimenti; a quel punto non c'erano dubbi e gli ho cambiato l'assegno.
L'altro giorno è passato Totti, anche lui senza documenti, si è messo a
palleggiare davanti alla cassa e nessuno ha avuto piu' dubbi: era proprio
lui, e gli ho cambiato l'assegno.
Insomma, se può fare qualcosa che provi al di la' di ogni dubbio che lei
è davvero l'On. Berlusconi, il problema è risolto."
Berlusconi comincia a pensare, ma dopo poco sbotta nuovamente: "Ma, non
so, in questo momento mi vengono in mente solo cazzate!"
"Come li vuole, da 200EURO o in tagli più piccoli?".
***
--
Racconto di ricordi passati
*
22 Settembre 1995
Viaggio GENOVA - PALERMO
Diario di bordo: Paolo ed io festeggiamo "25 anni di matrimonio" e per dare un po' di pepe alla nostra vita insieme decidiamo di fare un viaggio in Sicilia. Un gruppo di amici è con noi; ci troviamo dunque il venerdì 22/9 all'agenzia Falcini (accompagnati dal nostro amatissimo Enrico) dove ci affidiamo alle cure esperte di Max, la guida del Tour, poichè nessuno di noi ha mai visitato l'isola. Ci tuffiamo sul pullmann in partenza per Genova , la comitiva ( 32 persone ) è assai pittoresca : sembriamo studenti al primo viaggio fuori casa ! Spensierati lasciamo a Torino gli affetti, il lavoro e le preoccupazioni, gli animali: per qualche giorno ci vogliamo divertire. Arriviamo a Genova e ci imbarchiamo sulla maestosa nave - traghetto "Majestic" che all'interno è dotata di ogni confort: salotti vari, bar, discoteca, cinema, self service, ristorante, boutique ed una piccola cappella per le funzioni religiose. Un grande albergo di 10 piani in cammino per la Sicilia. Partiamo dal ponte Assereto di Genova alle ore 23 , il mare è calmo e noi siamo un pò eccitati; scattano le prime fotografie. Ormai è notte - siamo in piena navigazione - qualcuno si lamenta - (nessun dorma ...Turandot, Puccini) è tutto troppo bello e quando ci ritiriamo nelle nostre confortevoli cabine il rollio della nave lo sentiamo appena; il gruppo di giovani cinquantenni, pieni di fisime ... dorme.
Il giorno successivo, sabato 23, lo trascorriamo in pieno relax sul ponte superiore della nave, prendendo il sole, osservando il gioco del tiro al piattello,ed il bagno in piscina di alcuni ragazzi tedeschi. l giovani del nostro gruppo giocano a carte, altri scattano fotografie, altri visitano la boutique di bordo, altri ancora leggono mentre dei giovani saccopelisti dormono, ignorando tutti. Guardiamo il mare e cerchiamo di scoprire quali siano le isole che vediamo all'orizzonte.. le nostre nozioni geografiche sono alquanto frammentarie, scorgiamo in lontananza Ustica.
Verso sera Max ci informa che il nostro arrivo in Sicilia è imminente: si vedono di lontano Palermo, Punta Gallo, Monte Pellegrino e Mondello. Il tempo laggiù pare minaccioso, sebbene ci dicano che a Palermo c'è il sole.
Sbarchiamo al molo S.Lucia alle ore ventuno e con difficoltà (a causa delle strade allagate - in seguito ad un violento nubifragio; prendiamo addirittura a bordo una donna che deve partorire) proseguiamo per Altavilla Milicia (2O km. da Palermo) presso il villaggio turistico di Torre Normanna; sono le 23 quando, un pò stanchi, con i bagagli bagnati, ma con tanto entusiasmo scendiamo dal pullman e ci apprestiamo a consumare una cena ormai fredda.
Al mattino il risveglio è delizioso, il sole risplende su tutta la Sicilia e dentro di noi siamo immensamente felici. Dopo un' ottima colazione scopriamo il villaggio vacanze, che sorge su un verde altopiano roccioso a picco sull'azzurro mare, vi sono campi da tennis, piscine, palestre, sale congressi, salotti. La spiaggia è attrezzata ed i golfetti naturali lungo la costa, sono raggiungibili con due comodi ascensori. Nel villaggio è possibile praticare quasi tutti gli sport. Inoltre un gruppo di giovani animatori organizza delle allegre serate per rendere il nostro soggiorno ancora più piacevole. Partiamo con Antonello (l'autista) e Max alla scoperta della Valle del Belice; visitiamo il maestoso tempio di Segesta e la zona archeologica di Selinunte.
Le parole per descrivere la bellezza di questi luoghi sono inutili; dopo un'enorme abbuffata da "Baffo's", proseguiamo per Erice, luogo incantevole nel trapanese, ma il maltempo non ci permette di ammirare il bellissimo panorama sulle isole Egadi e la parte occidentale dell'isola. Verso sera ritorniamo al villaggio, ci rinfreschiamo e dopo avere cenato, partecipiamo allo spettacolo organizzato per noi. Alcuni giovani mariti si defilano, sono presi da imbarazzo. Il divertimento è unico, le risate sono tante. Lunedì 25 sveglia telefonica ore 7, tempo splendido: dopo una ricca colazione si parte per Palermo. Visitiamo i principali monumenti nel centro storico della città: Duomo, Cappella Palatina, Chiesa di S.Giuseppe dei Teatini, P.za d'Orléans, P.za Vittoria, P.za Indipendenza, Palazzo Reale. Percorriamo Via Vittorio Emanuele, affollata, caotica, poco chic, con tristezza osserviamo i panni stesi ad asciugare. Alcuni negozi sono lussuosi, altri poverissimi. Ritorniamo al nostro pullman e passando vediamo alberghi e antichi palazzi, bellissimi, la zona del potere di Palermo (ma poco pittoresca). Pranziamo al villaggio di Torre Normanna e nel pomeriggio visitiamo Monreale: il Tempio d'Oro, Chiostro e il Belvedere; anche qui vorremmo scrivere molto, gli occhi restano incantati da tanta bellezza.
Martedì 26 sveglia e colazione abbondante si parte per la Valle dei Templi. Passeggiata lungo la via che collega le antiche strutture della colonia greca, la bellezza del luogo e la pace che si respira, ci fanno dimenticare i nostri affanni. Pranziamo in un ristorante vicino a Piazza Armerina; nel pomeriggio visitiamo la Villa Romana per godere dei meravigliosi mosaici (alcuni ancora in restauro). Proseguiamo per la zona di Taormina, attraversando la piana di Catania e, in serata, sbarchiamo all'albergo Kennedy di Sant'Alessio Siculo: il luogo è splendido, la parte della cosiddetta "costa d'argento", è una mirabile simbiosi di città-mare. Siamo sul mare Jonio affascinante e incantevole, la scogliera che vediamo dall'albergo e il promontorio calcareo emergente sono come un grande balcone sostenuto da ripide pareti a picco di colore biancastro che s'inabissano nel blu dello Jonio.
La Sicilia è attorniata da 3 mari: Tirreno, Jonio, Mediterraneo. Intanto, stimolati da Max, partecipiamo ad una caccia al tesoro, impegnando il nostro tempo e la nostra mente un po' arrugginita; il divertimento è assicurato. Mercoledì 27 sveglia, colazione veloce e partenza per Siracusa dove dovremmo visitare la zona archeologica e monumentale: il Teatro Greco, Latomia del Paradiso, Ara di Jerone, Anfiteatro Romano, Ortigia Fonte Aretusa, Santuario della Madonna delle Lacrime. Il tempo è tiranno non ci permette di visitare con calma questi luoghi così belli. Ancora pranzo (da "Divina") e poi sotto una deliziosa, pioggerellina, visitiamo la fabbrica del papiro. Ci accolgono due simpatici personaggi, artigiani volenterosi e schietti. Qualcuno acquista un quadro, altri preferiscono fotografare la città. Nella città di Siracusa vi sono due fiumi l'Anapo e il Ciane lungo i quali cresce una ricca vegetazione di papiri; ci dicono che la varietà di papiri è notevole, questa pianta è stata chiamata dagli studiosi "Ciperus Papirus Linneo". Sembra che sia stata importata dall' Egitto verso il 250 a. C.; altri sostengono che sia stata introdotta in Sicilia dagli Arabi.
Ancora pioggia, siamo costretti al rientro anticipato in albergo a Sant'Alessio Siculo. Qui ci viene proposta una serata all'insegna del folclore con il gruppo dei giovani "canterini della riviera jonica". Il divertimento è grande. Andiamo a riposare stanchi ma felici. Giovedì 28 settembre, colazione veloce, Max ci comunica che le condizioni atmosferiche sull'Etna non sono buone, per cui si decide all'unanimità di visitare Taormina e Giardini Naxos. Partiamo, il tempo è incerto ma noi siamo al solito sereni e ottimisti.
Visitiamo il Teatro Greco-Romano e il Belvedere. Lo spettacolo che offre agli occhi del visitatore questo teatro sullo sfondo del massiccio dell'Etna e dell'azzurro mare, è veramente indescrivibile. Splendido il Duomo di San Nicola, innalzato nel XIII secolo. Palazzo dei Duchi di San Stefano; chiesetta di S. Giorgio.
La città è veramente fantastica: vi sono molti negozi eleganti, molti artigiani del legno. Il carretto siciliano è frutto dell'artigianato artistico delle provincie di Catania e di Palermo. Inoltre nella piazza di Taormina si svolge ogni anno, nel mese di Settembre, una mostra delle macchine d'epoca.
Giardini Naxos è una graziosa località, con spiagge molto tranquille, inserita in felice posizione geografica nella fertile vallata alla foce dell'Alcantara. Il Tour volge al termine e, nel pomeriggio, al molo Santa Lucia di Palermo salpiamo con la Majestic alla volta di Genova.
Sulla via del ritorno vediamo le isole dell'Arcipelago Toscano: Giglio - Montecristo - Pianosa - Elba - Capraia - Gorgona; all'approssimarsi dell'arrivo cominciamo a scorgere la costa ligure con le sue pittoresche "Cinque Terre". Infine ritorniamo ai casalinghi affetti nella nostra Torino.
La Sicilia è una splendida regione ricca di civiltà, di Storia e di cultura.
Al prossimo viaggio!
*********************************************************************************************
14 Settembre 1996
Tour della SARDEGNA
Diario di bordo: dopo molte incertezze, si decide di partire con la Falcini Viaggi, per un tour della Sardegna, splendida isola del Mediterraneo, che ancora non conosco.
Partiamo da Torino in pullmann ed a Genova veniamo imbarcati sulla nave traghetto della Tirrenia "Flaminia" (la Nave dei Folli, Anne Porter). Con calma osservo i partecipanti al Tour: la guida Mario, l'autista Antonio (sembra Gengis Kan), Lalla ed Enrico (una coppia con disturbi psichici) che partecipano al viaggio in compagnia della madre di lei. Sono le ore 21, quando al self-service del Flaminia, consumiamo una leggera cenetta in compagnia di due anziane signore, veterane di viaggi. Poi, cullati dalle onde e da qualche sinfonia (il russare di Paolo), ci addormentiamo nella nostra spartana cabina di prima classe.
Sbarchiamo a Porto Torres (Turris Libysonis) alle ore 8,30 e, dopo aver telefonato al mostro Enrico a Torino, visitiamo la cittadina affacciata sul golfo dell' Asinara, secondo porto dell'isola.
Nel centro urbano è di notevole interesse la Basilica di San Gavino (protettore della Sardegna), eretta tra l' XI ed il XII secolo su precedenti strutture paleocristiane. Proseguiamo per Sassari, città di origine rurale, che ha conosciuto un grande sviluppo tra la fine del XII e la metà del Xlll secolo, quando si presentava cinta di mura e divisa in 5 quartieri. I monumenti più importanti sono: Piazza Italia, il Teatro Verdi, il Duomo, Palazzo d'Ursini, la Fontana del Rosello, Palazzo Ducale. Arriviamo ad Alghero e veniamo ospitati all'hotel Green Sporting Club dove ci viene servito un ottimo pranzo, l'albergo è molto confortevole, le camere belle e pulite. Nel pomeriggio visitiamo la città di Alghero (Algherus, da alghe) frequentata stazione balneare dotata di un importante porto mercantile. E' nota anche per la lavorazione del corallo, che si estrae lungo le sue scogliere. La città reca nella struttura architettonica ed urbanistica l'impronta delle dominazioni aragonese e spagnola. Nel 1534, con la conquista aragonese, i Sardi e i Liguri furono cacciati dalla città che da allora ospitò una colonia di Catalani. Il segno di tale vicenda sopravvive nella lingua catalana, tuttora parlata dagli algheresi (tutte le indicazioni del centro storico sono bilingui) e nelle emergenze architettoniche. Nella Piazza Civica troviamo Palazzo d'Albis, antica costruzione d'impianto aragonese, dalle splendide finestre gotiche, e la cattedrale di Santa Maria, la cui edificazione s'iniziò nel 1500 su un maestoso progetto gotico-catalano. Notevole la trecentesca chiesa di San Francesco, ricostruita nel ''700, affiancata da un chiostro romanico, esemplare unico nell' isola.
Escursione a Capo Caccia e visita alla famosa grotta di Nettuno. L'accesso è duplice: dal mare o da terra, percorrendo i 656 gradini della Escala del Cabirol, scavati nella roccia viva. La grotta è di origine carsica, con stalattiti e stalagmiti oggi inattive.
Al rientro in albergo sostiamo per vedere il nuraghe di Palmavera. Il mattino successivo ottima prima colazione all'Hotel Green Sporting e visita a Castel Sardo, centro artigianale nel golfo dell' Asinara.
Importante è la lavorazione dei cesti fatti con foglie di palma nana. Visitiamo una manifattura di tappeti e tessuti tovagliati, prodotti con materiali offerti dal mondo vegetale e animale, come l'asfodelo, la palma, la lana, l'osso e l'argilla. I coloranti sono ugualmente tutti di origine naturale e i motivi ornamentali riportano stilizzati elementi della flora, della fauna, segni cosmologici o talvolta puramente geometrici.
Piccolo incidente di percorso: la guida non è sempre attenta alle normali esigenze della comitiva.
Conosciamo Carla et Carlo, Jucci et Sandro, le signore Mina ed infine Giorgio, ragazzo solitario e un po' amareggiato dalla vita, persone simpatiche e disponibili. Al solito cerchiamo il lato positivo ed umoristico del viaggio, per una vacanza serena e senza troppi pensieri.
Fantastica la fotografia del masso dell' elefante, con vista delle Bocche di Bonifacio e della Corsica.
Nel pomeriggio proseguiamo per la Costa Smeralda, sostiamo a Porto Cervo, il tempo è tiranno: non ci permette di vedere con tranquillità questi luoghi così belli, con spiagge di sabbia finissima, lambite da un mare di smeraldo trasparente, un paradiso di colori e profumi unico nel Mediterraneo. Vediamo dal pullmann Santa Teresa di Gallura, anticamente e per tutto il Medioevo venne chiamata Longon (il nome attuale deriva da Maria Teresa moglie di Vittorio Emanuele I). Arriviamo a Cala Gonone, ridente paesino nel golfo di Orosei, sulla costa orientale della Sardegna. Veniamo sistemati all'hotel Mastino delle Grazie (fatiscente) con servizi igienici inadeguati, discreta la cucina, buona la posizione collinare. Siamo molto delusi e dopo cena veniamo consolati con dell' ottimo digestivo (il mirto rosso) per sedare la nostra collera. Il mattino successivo, dopo colazione, visitiamo la cittadina di Dorgali con le sue caratteristiche botteghe artigianali del cuoio e degli scialli fatti a mano. Nel pomeriggio escursione alla grotta del Bue Marino, molto nota perché già abitata dagli ultimi esemplari di foca monaca, ma anche per la straordinaria bellezza delle sue concrezioni: stalattiti, stalagmiti, giochi di luce nei profondi laghi sotterranei formano uno spettacolo di rara intensità.
A Nuoro visitiamo la casa di Grazia Deledda, che nacque a Galte (NU) piccolo paese della Sardegna orientale, nel 1871, premio Nobel per la letteratura nel 1926. E' stata definita la scrittrice del verismo romantico. Esordì, come narratrice, su un periodico di moda. Raccontò sempre l'estrema povertà dei paesi della Baronìa con l'incubo della malaria sempre in agguato.
Dopo la visita proseguiamo per la Barbagia ("terra di barbari"), antica regione di pastori a 20 km da Nuoro, dove si conservano abitudini e tradizioni millenarie in un paesaggio incontaminato.
Pranziamo a Orgosolo al ristorante SA' E YANA (da mamma) in zona tranquilla e silenziosa ( il cartello con la scritta Orgosolo è sforacchiato da quattro o cinque pallettoni... ) alla periferia del paese, tra pascoli, boschi e vigneti. Si gode di un bel panorama verso il Supramonte, verso Nuoro con il Monte Ortobene e verso la campagna di Mamoiada. Pranziamo con ravioli, pane frattau, malloreddos, arrosto di porceddu, seadas, vino cannonau (l'ospitalità è un po' rustica).
Nel pomeriggio, per sgranchire le gambe e digerire il tutto, andiamo a vedere i murales satirico-politici del luogo e, con due del nostro gruppo vestiti col classico costume di Orgosolo, posiamo per l' immancabile foto ricordo.
Saliamo al monte Ortobene: stupenda la statua del Cristo Redentore, posta sulla vetta. Veniamo avvolti prima da una sottilissima nebbia, poi bagnati da una leggera pioggerellina, che ci sembra di buon auspicio.
La Sardegna è una delle regioni italiane più ricche di foreste incontaminate. Non esistono le vipere. I boschi ricoprono più di 3200 kmq.
Visitiamo le rovine archeologiche di Tharros - Barrumini e Nora, città di origine punica poi romana. In serata arriviamo a Quartu Sant' Elena ( 9 km da Cagliari ) all'Hotel Califfo, in posizione panoramica e tranquilla di fronte al golfo di Cagliari, alla fine della meravigliosa spiaggia del Poetto frequentata da bellissimi fenicotteri rosa, "sa genti arrubia" (la gente rossa). Questi volatili hanno trovato nello stagno di Molentargius un habitat ideale e diecimila esemplari sono sopravvissuti all'inquinamento atmosferico e all'invadenza del cemento. Il fenicottero vola basso, mostrando le sue ali rosa. Cala la sera sulle saline di Quartu, divise dal traffico di Viale Colombo, ed i rumori delle auto ed i curiosi che si fermano ai lati della strada non sembrano infastidire il popolo della gente rossa che, incurante del caos, continua nella sua danza. In primavera, stagione di grandi amori, come ispirati da un grande musicista, i fenicotteri si muovono con eleganza sui lunghi trampoli rossi e il corteggiamento è uno spettacolo di rara suggestione. E proprio il Viale Colombo e la pineta del Poetto rappresentano i più ambiti punti di osservazione.
Di fronte alle coste del Sinis e del Catalano ci sono le isole di Mal di Ventre (dove esistono altre numerose specie faunistiche come il falco della regina, il gabbiano corso, rettili e insetti rari). Per la suggestione di tale nome, forse, fui presa da forti problemi intestinali ...
Il Tour volge al termine, siamo a Cagliari per visitare la città: notevoli i bastioni cinquecenteschi, il palazzo dell' Università, il Teatro e il Seminario Tridentino, la chiesa di San Saturnino, il Santuario e la Basilica di Bonaria, sull' omonimo colle a sud-est di Cagliari. Di stile gotico-catalano, il Santuario fu eretto dagli Aragonesi tra il 1324 e il 1326. La Basilica, costruita nel 1704, venne ripresa nel 1910 e terminata nel 1926. Antistante questa mole maestosa, il più grande tempio della Sardegna, si apre la visione spettacolare della Piazza, che si estende sino al mare, con la monumentale gradinata ed il verde dei giardini. A fianco di questa gradinata si possono ammirare tracce di tombe fenicie e romane.
E' la fine del viaggio. Arrivati al porto di Cagliari, ci imbarchiamo sulla nave traghetto "Arborea", più confortevole della "Flaminia". I nostri compagni di cabina sono Eugenio e Rina, di Moncalieri, affabili e gentili. Il mattino successivo arriviamo a Civitavecchia e, saliti sul nostro pullmann, con tutta la comitiva (che un po' si era dispersa), giungiamo a Pisa per il pranzo. Piove, ma noi siamo felici di aver visto la Sardegna e tutte le sue meraviglie. Al prossimo viaggio !
*******************************************************************************
20 Giugno 1993
Tour del VENETO
E’ il Veneto la Regione che amo di più, perché là sono le mie radici.
Gente semplice i Veneti, gran lavoratori.
Paolo, mio marito, per farmi ridere dice “fazo tuto mi” : modo di dire tipicamente veneziano.
Altri modi di dire riguardano gli abitanti delle Province Venete con il loro spiccato campanilismo: “ venexiani gran signori - padovani gran dotori - visentini magna gati - veronesi tuti mati - de Rovigo no me intrigo”.
Paolo si diverte un mondo quando andiamo là. Enrico, mio figlio, conosce la lingua veneta molto bene; ricordo la gioia immensa che prova quando ci andiamo.
I miei fratelli, Edda e Gigi sono nati a Santo Stino di Livenza, paesino di campagna a 50 km. da Venezia.
I cugini, gli amici, tutti hanno un vivo ricordo di quando eravamo bambini, spensierati e felici, con mamma, vedova a quarantacinque anni, che faceva miracoli per fare quadrare il bilancio di casa . . .
Ora che i miei due fratelli non ci sono più, li rimpiango ogni giorno. Mi mancano i loro consigli, le loro prediche affettuose. Perché Dio mi ha fatto questo !! Solo la fede riesce a lenire il mio grande dolore.
Ricordo l’anno ’93 quando siamo andati a Caorle, pittoresco paese della laguna veneta, dove lo scrittore Ernest Miller HEMINGWAY andava a caccia di anatre selvatiche e trovava ispirazione per i suoi romanzi. Qui d’estate si tengono molte manifestazioni culturali. La chiesina dellaMadonna dell’angelo è ricca di storia. Dopo il mare di Caorle, decidiamo di fare un salto in Trentino, destinazione “Val di Fassa” paradiso dello sci. Partiamo alla volta di Moena, incontriamo Soraga, quindi Vigo, Pozza e Pera tutti ai piedi del Catinaccio, Mazzin di Fassa ed infine Campitello e Canazei, ultimi due Comuni della Valle, centri inseriti nell’ormai famosissimo “giro dei quattro passi”. La regina delle Dolomiti è la “Marmolada”. Le immagini che scorrono sotto i miei occhi rappresentano per me paesaggi fantastici: paesi e paesini che sembrano usciti da un mondo di “Andersen”. La caratteristica peculiare di questa Valle è la parlata. Infatti queste genti, gelose delle proprie tradizioni e del proprio folclore, non hanno abbandonato, in favore di un turismo sfrenato, il loro modo di vivere, di essere, la loro lingua. Il ladino rimane l’ultimo baluardo, un’isola linguistica che lungi dall’essere motivo di isolazionismo, diventa desiderio di aprirsi al turista, offrendogli il meglio di sé. Lunga è infatti la tradizione turistica della Valle. Già nell’Ottocento alpinisti e uomini avventurosi hanno conosciuto l’ospitalità ladina e Fassa ha, da allora, affiancato alla naturale cordialità locale, le più avanzate tecnologie turistiche. Tanti sono gli stimoli che giungono da queste immagini da non riuscire a decidere il luogo preciso nel quale trascorrere la nostra vacanza.
Montagne uniche, da leggenda. Catinaccio, Latemar, Sella, Sassolungo, Marmolada, luoghi che mi sembravano irraggiungibili sono ora li, sotto i miei occhi. Procediamo lungo la Valle come razzi, tanta è la voglia di arrivare, sistemarci ed iniziare la nostra vacanza. Moena la “fata delle Dolomiti”. Prima di entrare in paese abbiamo notato la piana dalla quale parte la famosa “Marcialonga”. Lasciata Moena e dopo aver attraversato il bel paesino di Soraga, siamo in breve giunti nelle vicinanze di Pozza e Vigo di Fassa.
Vigo di Fassa è disposta in posizione incantevole su una costa soleggiata: ha l’aria di quei paesini di montagna come siamo abituati ad immaginarli nell’iconografia classica. Pozza di Fassa invece gode di una plaga splendida, dalla quale si possono ammirare le montagne che la sovrastano: la Vallaccia e il Catinaccio. Voglio soffermarmi un attimo su questi due paesi, perché vale la pena di parlare oltre che del panorama, anche di due istituzioni molto importanti per la Valle: l’istituto culturale ladino, punto di riferimento della “ladinità” a Vigo; l’istituto d’arte a Pozza, dove si formano coloro che diventeranno poi gli artisti-artigiani, famosi per la scultura e la lavorazione del legno in genere.
Sia Pozza che Vigo si offrono immediatamente al turista con le loro caratteristiche stradine, sulle quali si affacciano rustici locali e negozi eleganti.
Ci fermiamo all’hotel “Catinaccio” di Vigo, gestito dalla famiglia Lorenz, l’albergo è accogliente e dotato di ogni confort. Le stanze sono in stile tirolese, i letti posseggono sopra le lenzuola un unico meraviglioso “piumone”. Si mangia molto bene, fanno dei mitici stru del e altrettanto bene si dorme. Ci han detto che Alberto Tomba e Gustav Tho ni vengono ad allenarsi qui e vi soggiornano a lungo. Infatti alle pareti sono esposte molte foto dei due campioni. Il tempo non ci è molto favorevole, ma noi siamo così felici di essere, con mamma-nonna quassù, che ci consoliamo con delle grandi abbuffate delle specialità locali.
Paolo ed Enrico, approfittando di una giornata di sole, decidono di prendere la funivia soprastante l’albergo, per vedere l’affascinante panorama delle Dolomiti visibile, da lassù, in buona parte della sua grandezza. E’ il 13 Luglio 1993, il tempo, al solito tiranno, non ci permette di fermarci più a lungo in questi luoghi incantati, dobbiamo tornare ai nostri impegni di Torino. Al prossimo.
************************************************************************************************************+
LE DOLOMITI
Si è tanto parlato di queste montagne che interessano tre province diverse: Belluno nel Veneto, Trento e Bolzano nel Trentino-Alto Adige. Le ultime due sono province autonome e, come tali, hanno una propria giurisdizione amministrativa. Oltre all’italiano, in Alto Adige, si parlano anche il ladino e il tedesco; in Trentino e nel Veneto anche il ladino. Quest’ultima lingua, che affonda le sue radici nel primo secolo d.C., nacque dalla fusione dell’antica cultura dei Celti retici con quella romana: già nel 15 a.C. il comandante romano Druso aveva conquistato la regione alpina.
Oggi il ladino è materia obbligatoria nelle scuole di Val Gardena e Val Badìa. Le origini della lingua ladina risalgono alla colonizzazione romana della zona alpina centro-orientale. Oggi il ladino si parla, pur con declinazioni e pronunce differenti, in Val Gardena, Val Badìa, Val di Fassa, Livinallongo, Ampezzo, in Friuli e in alcuni comprensori del Cantone dei Grigioni in Svizzera.
Le Dolomiti si suddividono in quelle del Brenta, le Piccole Dolomiti di Recoaro, le Dolomiti di sinistra Piave, le Dolomiti di Lienz in Austria e altri nuclei più piccoli.
La loro storia geologica: a nord la Val Pusteria, ad ovest le Valli dell’Isarco e dell’Adige da Bressanone (Brixen) fino a Trento.
Al di là del loro aspetto (unicamente rosato) estetico e paesaggistico è bene addentrarsi con un po’ di impegno nell’affascinante mondo delle Scienze della Terra. La definizione geografica più comune della regione dolomitica, quella per intenderci che si trova in atlanti o in testi geografici, è piuttosto ampia e comprende anche aree che dal punto di vista geologico e paesaggistico hanno poco a che fare con quelle in cui sono presenti le rocce dolomitiche vere e proprie. Come e quando i “Monti Pallidi del Sud Tirolo e delle Venezie” hanno assunto il nome “Dolomiti”? Per saperlo occorre riportarsi indietro di due secoli, quando il marchese Déodat Guy Silvain Tancrède Gratet de Dolomieu (1750 - 1801) nato appunto a Dolomieu nel Delfinato, compì, tra il 1789 e il 1790, una serie di viaggi nel Sud Tirolo in compagnia del suo amico M. Fleurian de Bellevue. Mentre era a Malta, spedì una lettera, datata 30.1.1791, al suo migliore amico, il fisico Nicolas-Théodore de Saussure, pregandolo di esaminare una grande quantitità di campioni di rocce da lui raccolti in Sud Tirolo e già precedentemente inviatigli. Questi, dopo studi accurati, scoprì che quei minerali avevano tutti un componente in comune: il carbonato doppio di calcio e magnesio, che conferiva agli stessi quel particolare colore rosato. Quindi ne pubblicò la formula chimica, nel 1792, sul “Journal de Phisique”, onorando nel nome “dolomie” l’occasionale e indiretto scopritore, il marchese De Dolomieu.
E qui non mi dilungo, altrimenti rischio di fare un trattato di geologia sulle vette più belle del mondo.
R.M.
Una stella tra le stelle è Cortina d’Ampezzo. Un’eterna magia a misura d’uomo e per raccontare la magia, occorre la sapienza della memoria, che è solo degli artisti. Il rito dello “struscio” è rimasto (come in tutti i Comuni Italiani al dì di festa) una delle tradizioni dell’alta stagione, in Corso Italia, ma anche nei mesi di transizione, nel meriggio e alla sera: la principale arteria della città si riempie di folla e si trasforma in un animato luogo d’incontri, di occasioni culturali, di shopping. Ricordo di avere fatto presso la Cooperativa Cortinese ottimi acquisti: un simpatico cappello rosso con piuma, un cappello tirolese di colore verde e molte altre cose per Paolo ed Enrico.
Le “Regole d’Ampezzo” sono un’istituzione ultramillenaria, quasi certamente di origine longobarda, che ancora oggi è molto viva nella conca di Cortina. Mi è stato detto che dall’anno 1976 si svolge, nell’ultimo fine settimana di Agosto, la Festa delle Bande, che coinvolge i gruppi musicali della regione e molti altri di paesi lontani.
Tra le due guerre, Cortina si afferma come una delle capitali dell’aristocrazia e della mondanità e, appena diventata italiana, entra a fare parte del nascente circuito del turismo alpino.
Mi hanno molto colpito i vari monumenti della città: in particolare il campanile edificato tra il 1851 e il 1858, simbolo della città e visibile da ogni punto della conca ampezzana. E’ stato progettato dall’Arch. Silvestro FRANCESCHI ed edificato in dolomia principale, è alto 71 m. ed è coronato da un globo rivestito in foglia d’oro, del diametro di circa un metro, sul quale ci sono una grande Croce e un gallo segnavento. Il gallo che guarda verso sud è presagio di bel tempo. Il carillon dell’orologio riproduce il motivi del Big Ben di Londra. Il campanile venne inaugurato, nella notte di Natale del 1858, con un solenne concerto di campane. Il campanile dei Santi Filippo e Giacomo sono un punto di riferimento del paesaggio ampezzano. Nella cattedrale è importante il Tabernacolo di Andrea Brustolon (1662 - 1732). Altre chiese importanti sono: S. Francesco, appartenente all’antica famiglia dei Costantini; Tor, scoperta da non molti anni con un affresco del XIII secolo raffigurante una teoria di santi incorniciati in nicchie con colonnine e capitelli.
-
Rosetta Marin in Santangelo.
(Torino, * 30 Ottobre 1939 + 14 Gennaio 2009)
--
Gustavo Augusto ROL
(quanto segue è il pensiero di ROL, che combacia, coincide esattamente con
il mio. identificato al Suo, oltre quant'altro - Paolo Santangelo)
.
Per tutti il giorno verra' che la giustizia tuonera' la sua voce, e
fioriranno rose ove caddero lagrime e tremera' la terra sotto alle case
degli indegni. Coloro che le false accuse e le malvagita' dei potenti
inginocchiarono nella polvere, solleveranno il viso verso la luce del
sole, e fuggiranno atterriti gli altri sotto lo sguardo della Verita'
risorta. Che' la Verita' e' fine ultimo di ogni esistenza ed e' condizione
essenziale per quella vita futura alla quale non si giunge se non
attraverso l'indissolubile trinomio della liberta', dell'eguaglianza, e
della fraternita'.
Io ho nulla perche' ho tutto: ho tutto perche' ho nulla!
Nessuno mi intende: stolti sono gli uomini, stolti i loro ragionamenti...
Le uniche cose che mi ricordino che io sono vivo, su di una terra popolata
di uomini, e' che la mia legge ha un'origine divina. Io credo di essere un
santo.
Se e' effettivamente vero che l'anima, distaccandosi dal corpo, acquista i
poteri sublimi d'una illimitata spiritualita' comprensiva, allora,
solamente allora tu che sei mio Padre potrai comprendere quanto io abbia
amato sulla terra e quanto abbia sofferto, come figlio, di non essere mai
stato compreso.
La liberta' e' una luce qualche volta troppo viva, e gli occhi inesperti
vi si accecano fissandone il luminoso raggio.
Fragile cosa e' la nostra esistenza considerata sul teatro delle nostre
azioni; immensamente forte e indissolubile, invece nei rapporti dello
spirito. Tutti camminiamo per la stessa via, e tutti prima o dopo ci
arrestiamo, ma per nessuno e' mai stata ne' mai sara' pronunciata la
condanna della solitudine. Dio, il creatore della Natura, e' precisamente
nella Natura che rivela all'uomo la sua esistenza e l'infallibilita' delle
cose che stabilisce. Tutto nella natura e' compensato con una regolarita'
che le intelligenze le piu' scettiche non hanno ancora potuto demolire.
Cio' che fu qui unito lo sara' per l'eternita' dei secoli. Qualche volta
gli uomini, per i fatali istinti della loro bassa origine, giungono all'incomprensibilita'
reciproca e sciolgono i nodi d'amore. Ma le anime, liberate dai vincoli
delle miserie del corpo, sono pre-destinate a ritrovarsi per rivivere,
sotto una maggiore felicita', una vita senza limiti nel tempo e senza
restrizioni nella felicita' stessa.
Che gli uomini si comportino in modo assurdo nella valutazione delle
possibilita', non occorre dimostrarlo. I piu' grandi geni sono stati
riconosciuti per tali dopo la loro morte.
Io non temo la verita' la cui luce parte dalla mano destra di Dio che e'
solito punire poi con la mano sinistra.
Io mi vendico perdonando, quando non debbo punire col silenzio.
Se vi fosse destino nelle nostre cose non vi sarebbero ne' meriti ne'
responsabilita'. Qualche volta scambiamo il volto del destino con quello
della nostra fortuna o delle nostre sventure, ma se badiamo bene ci
accorgeremo di essere sempre gli artefici della nostra vita.
Monna Lisa sorride ancora dei tormenti che ha procurato alla mente divina
che l'ha immortalata, ma e' appunto il prezzo di quei tormenti che la fa
sopravvivere.
Soffrire e' salire: cosi' io mi innalzo piu' alto delle fiamme
(tentazioni) del diavolo.
Io non sono nato per ricevere, sono troppo ricco, perche' i miei tesori si
accumularono nel nulla; quindi: ricchezza inestinguibile.
L'illusione e' un male insidioso dal quale l'umanita' non puo' liberarsi
in un sol giorno, e sino a quando gli uomini non avranno compreso che vi
e' un Dio al di sopra di tutti i loro Dei regionali, non vi sara' pace nel
mondo e si continuera' a morire per vivere, od almeno per questa
illusione.
Far danaro e' poca cosa, dal momento che intanto si abbandonera' tutto; ma
ottenere qualche anticipazione di cio' che e' riservato alla nostra anima,
e' meraviglioso, quasi divino.
Saper vedere! Ecco che cosa dovrebbero insegnare coloro che insegnano!
"Sentire" e' un dono di Dio, ma "vedere" e' questione di metodo, di
abitudine, di sistema. Disgraziatamente quando si sente troppo, si rimane
distolti dalla realta' di cio' che si vede, perche' il sentimento e' una
forza irresistibile che trascina oltre i limiti della realta' dove anche
il genio si perde nei labirinti della follia.
..."le sbarre della prigione" cadono, la parola e l'azione non hanno
limiti e la felicita' e' perfetta...
Piu' che mai sono convinto dell'importanza della coscienza sublime, quale
mezzo inderogabile per avvicinare e conoscere, nella loro vera natura,
tutti gli altri fenomeni che, fin qui, nei tentativi dei cosiddetti
spiritisti non sono andati oltre al capitolo della medianita'. Ma come si
comporterebbe lo spiritista, se avendo improvvisamente superato il limite
delle sue possibilita', si trovasse ammesso al cospetto di avvenimenti i
quali gia' fanno parte delle prerogative dell'anima, libera, potente e
dotata di tutti i suoi attributi divini? Ed avrebbe mai potuto raggiungere
lo spiritista , questo walhalla del desiderio, dove la scienza si inchina
al genio o dove il genio, ancora, trema della sua esiguita' al cospetto
dell'Eterno, assoluto e perfetto? La coscienza sublime non e' un'arma a
doppio taglio, perche' esclude nella sua essenza ogni speculazione
metafisica.
Cornelio Agrippa credeva ancora nella natura, cosi' come noi (o voi) oggi
la conosciamo. I miei esperimenti sconvolgono le leggi della natura! Anche
Omero non mi commuove piu'. Il poeta eccitava il mio spirito con la sua
scienza vastissima, cosi' come Chopin mi accarezzava il cuore con la sua
malinconia profonda. Ma tutto cio' appartiene a questo mondo, mentre io
non sono piu' di questo mondo...
Solamente in amore la natura si lascia frodare e non protesta: qualche
volta, anzi, se ne rallegra, perche' l'eredita' del genio non e'
consentita mai, mentre il retaggio dei mali e' assicurato sempre...
L'amore, e' forse questo l'ultimo mezzo che mi e' offerto per vivere fra
gli uomini come uno di loro?
Cosi', con un piede da questa parte e l'altro poggiato sull'infinito, mi
sembra quasi di essere un ponte gettato fra le due eta' e sotto di me
scorre l'universo come fluida materia che seco travolge impetuosamente il
ridicolo delirio dell'uomo di volersi imporre o sottrarre a decreti che
lui stesso ignora.
Piu' di una volta ho distrutto la buona fede di tanti illusi che non
mettero' mai sufficientemente in guardia, non solamente contro la pletora
di imbroglioni che sanno sfruttare tanto scaltramente certi aspetti della
verita', cosi' facile a denaturarsi, a causa della sua meravigliosa
semplicita', ma contro le nostre stesse illusioni! E cio' per quella
pericolososissima parte di noi che ci spinge costantemente verso il
meraviglioso, patria dalla quale fummo tolti e alla quale torneremo.
Anche la gloria piu' grande che l'uomo puo' raggiungere, e' sempre nulla
in confronto del Signore.
Quando si vuole (ma la volonta' non sia il prodotto di uno stato d'animo
spontaneo, creato dalla forza maggiore di un avvenimento), nulla si
ottiene.
La "coscienza sublime"...sinonimo di quella parte "gia' divina" dell'uomo
rivelatagli lungo la strada della conoscenza dell'anima.
Tutto cio' che sin qui si e' pensato e si e' fatto nel campo del
soprannaturale e' ben lungi dalla verita'. I concetti che si hanno sullo
spiritismo e, soprattutto, sulla reincarnazione sono inadeguati se non
addirittura falsi.
Per quanto mi riguarda io non sono affatto stato "dotato naturalmente e in
modo speciale" di facolta' che mi differenziano dagli altri uomini: cio'
che v'e' in me, lo possiedono tutti ma, a me e a coloro che si mettono con
"fiducia assoluta" per questa strada, e' dato di giungere alla conoscenza
di quell'equilibrio perfetto che governa l'universo (l'amor che muove il
sole e l'altre stelle).
Il primo gradino della scala a percorrere e l'ultimo, sono sullo stesso
piano. Parole che sembrano assurde se ci ostiniamo a ragionare con
l'intelligenza utile per vivere con i mezzi consentiti in questa
dimensione che e' quella dell'homo sapiens, il quale scopre l'energia
atomica ma poi ignora la carita'.
La verita' poggia in miracoloso equilibrio sulla linea retta che corre fra
due punti perfettamente definiti: l'esistenza e l'eternita', a prova e
riprova della inconsumabilita' di Dio! Altrove ho detto che nulla si
distrugge ma tutto si accumula.
La mela che Sempronio mangiava il 16 luglio 1329, esiste tuttora, non meno
di quando era attaccata ai rami dell'albero e prima ancora che l'albero
esistesse ne' col 16 luglio la sua funzione venne a cessare, poiche' nel
tutto che si accumula ogni cosa rimane operante, Dio e i suoi pensieri
essendo la medesima cosa e non potendo un aspetto separato di questa cosa
modificare la natura della cosa stessa. Dio e' eterno e inconsumabile,
onnipotente e multiforme e noi, parte di Dio, siamo la stessa cosa che
Dio. Ma finche' durera' questa espressione divina che e' la nostra
esistenza terrena, nulla comprenderemo delle cose meravigliose che ci
stanno intorno e che ignoriamo di possedere e invano ci affanneremo
attraverso l'Arte, la Scienza e la stessa Religione di raggiungere e
spiegare Dio, se non ci adopereremo, percorrendo la via piu' semplice, a
rispondere a questa domanda: <<perche' Iddio mi ha creato?>>.
Mi sembra piu' nel giusto il filosofo pagano che diceva: per vedere Dio e'
necessario essere puri di cuore e morire. E cio' perche' nella purezza di
cuore si e' gia' morti nei riguardi della materia o meglio nei riguardi
delle leggi che la materia crea e noi applichiamo. La libera volonta'
generando quel falso aspetto del vero dal quale poi scaturisce il Male che
ci rende indegni e infelici. E poi troviamo meraviglioso quel barlume,
quando ci appare, della verita' e che ci illumina (fiammifero acceso
sull'universo!) circa le nostre possibilita' divine!
E allora diciamo telepatia e spiritismo e forza-pensiero ecc. ecc.
Potremo, con telescopi sempre piu' possenti, frugare tra le stelle e
scoprire nuovi mondi - potremo anche raggiungere questi mondi e sul ponte
che avremo gettato fra l'atomo e la stella spingere il nostro delirio di
cercatori di mete sempre piu' assurde...
Una volta era la pietra filosofale, oggi si tratta addirittura del
prolungamento della vita fisica. Diamo anche all'uomo di vivere con
certezza un secolo, anche mille anni... e poi? Ci troveremo sempre al
punto di partenza. Ostinati come siamo a non volere riconoscere la
distanza che ci separa da Dio e che nello stesso tempo ci unisce a Dio (il
primo e l'ultimo gradino si trovano sulla stessa linea...), viviamo in
un'ignoranza colpevole e, tanto peggio per noi, se ad ogni istante una
guerra ci chiama a lavare nel sangue le macchie della nostra coscienza.
Qualche cosa di tremendo succedera' a spingere gli uomini a formare gli
Stati Uniti del Mondo e non e' improbabile che questa volta la spinta
verra' dall'infuori del mondo stesso ... poiche' soltanto sotto la sferza
della necessita' l'uomo rinsavisce.
E i nostri flagelli, si dice provenire da un Dio corrucciato ...
bestemmie! Il male e' pur sempre un'invenzione nostra e un'opera
misericordiosa del Signore il tollerarlo, quale mezzo necessario per il
nostro miglioramento e finalmente per la nostra salvezza. L'autolesionismo
con il quale ci rendiamo cosi' infelici, colpisce direttamente Dio e, se
cio' comprendessimo una buona volta, non usciremmo mai da Dio ne'
conosceremmo tanti travagli e neppure la morte stessa, divenuta, in questo
caso, non piu' necessaria perche' la morte cambierebbe di aspetto.
Nel meraviglioso, nel troppo meraviglioso, l'uomo teme la potenza
demoniaca, la sola che egli conosca piu' vicina a lui, a causa del suo
errore. Il bimbo innocente il quale muove i suoi primi passi traballanti,
sorride e strilla felice, perche' l'innocenza ignora il male e non conosce
altro che Iddio.
Una forza piu' grande del mio interesse, della mia educazione, della mia
stessa prudenza, solleva il mio cuore oltre le vette di ogni impensabile
intuizione.
No, a Dio non occorrono martiri! Perche' gia' Esso e' fatto martire dalla
nostra stoltezza, cosi' come il nostro corpo tutto soffre se una pur
piccola sua parte e' guasta. Noi, parte di Dio, colpendo noi stessi
colpiamo Dio e soffrendo noi stessi mettiamo Dio in quello stato di
sofferenza che solamente una pazienza infinita, una infinita Bonta', una
sorgente d'Amore inesauribile puo' sopportare.
Questo il segreto dell'Universo e la ragione della Creazione tutta, cosi'
come Dio, all'origine l'ha concepita, voluta e poi sopportata.
Io benedico la vita per tutto quanto essa mi apporta, di bene e di male:
ultimo dono la morte. Ma un dono solamente, e sia pur l'ultimo perche'
troppi ho da goderne prima di essa. Nella felicita' gustero' in anticipo
le gocce che cadono nel cuore del nettare divino che ci e' riservato;
nella miseria non vedro' altro che la fine prossima e definitiva delle mie
sofferenze. Quindi gioia, gioia dappertutto in questa meravigliosa vita e
siano rese grazie a Dio di avercela donata. Beato l'uomo che avra' vissuto
a lungo sulla terra perche' egli sara' il piu' felice accanto a Dio!
La "coscienza sublime" e' un compromesso fra le due vite. Detesto lo
spiritismo, come lo si intende, come e' praticato.
La "coscienza sublime" e' una tappa per la quale dovrai necessariamente
passare, sotto pena di smarrirti.
Dove l'uomo finisce, Dio comincia.
Si', nella luce accenditi, nella fiamma incendiati, ma soprattutto non
spegnerti mai. La tua vita e' il mezzo e lo scopo ad un tempo. Renderemo
conto delle nostre opere, altrimenti di quale luce brillera' la nostra
anima? Le virtu' e gli errori sono opere egualmente perche' portano seco
volonta' e sofferenza. L'egoismo, solo, esclude il tutto. Desiderare la
morte e' il massimo segno dell'egoismo.
L'assoluto poggia sui pilastri granitici dell'Infinito e del Sublime e
nessuna cosa risorge che non sia passata attraverso questo ponte.
Liberare noi stessi? E' poco o nulla. Ma liberare il mondo!
Solamente nell'alto, in quell'alto infinito, si puo' sfuggire la tenebra,
che e' propria della materia e del nulla.
Il profondo di noi stessi e' un baratro oscuro, fatto di terrore e di
morte; ma non e' che superando questo stato di primordiale necessita' che
si incontra la vera ragione della vita. Dio e' sempre manifesto in noi, ma
la concezione della materia che si sublima nello spirito, non e' rivelata
se non attraverso una lotta di purificazione che ha inizio nel momento
stesso della creazione, e, diciamolo pure, per quanto ci riguarda, dalla
nostra nascita. Iddio, estrinsecato in noi, trova la ragione di se stesso
nel nostro sangue, che e' il Suo Proprio e si glorifica nella luce sublime
del sacrificio. Perche' la tenebra materia nega Dio; mentre invece la luce
spirito lo rivela ed afferma.
Io non sono ne' un guaritore ne' un mago: io non conosco che un
Grandissimo Mago: Dio.
Noi non siamo in grado di conoscere i disegni della Provvidenza, perche'
essi vanno al di la' dei corti limiti della nostra esistenza.
Bisogna sempre aspettare l'aiuto di Dio e anche se questo aiuto
tempestivamente non arriva, esso ci fa comprendere che ci sono ragioni
formidabili perche' temporaneamente ci venga rifiutato.
Non vi sono limiti di tempo all'intelligenza, poiche' cio' che produce
rimane operante nel tempo. Dio e' inconsumabile, ed essendo Dio in noi, la
vita fisica non si spegne. Io credo nella Resurrezione, nella continuita'
degli affetti e nella necessita' di una temporanea morte, la quale non e'
altro che un cambiamento.
Siamo soltanto di passaggio, su questa terra, pero' le nostre storie di
ogni giorno rimangono scritte in un tempo che non si logora perche' di
esse dovremo rispondere a Chi ha creato il nostro Spirito.
Non e' che un sottile diaframma a separarci da quella sterminata realta' e
solamente il nostro spirito ce lo lascia intuire in momenti brevissimi ed
imprevedibili.
Trovare il punto d'incontro fra la materia e lo spirito dove il secondo
giunga a condizionare la prima e a disporne a fini solamente ed altamente
pacifici. C'e' in giro un'ansia tremenda di "conoscere" cose che la
scienza giudica inesistenti: forse l'umanita' intuisce il disastro che
incombe su di essa e spera in qualcosa di soprannaturale che la liberi da
questo incubo.
Ed a quanti mi chiedono di rivelare il mezzo col quale si manifestano
tanti stupefacenti fenomeni, rispondo che la mia forza sta nel tenere i
piedi ben saldi sulla terra. Ammettere e conoscere la realta', predispone
a possibilita' le piu' insperate, le piu' incredibili, avendo qualsiasi
realta' infiniti risvolti.
Mi si rimprovera di non ripetere a richiesta gli "esperimenti" che
avvengono con me, ma io non ho mai programmato simili fenomeni dei quali
io stesso mi stupisco non sentendomene l'artefice.
L'unico mio conforto, in tanta solitudine, e' quello di poterli
utilizzare, a titolo assolutamente gratuito, per il bene del mio prossimo,
ben sapendo, nell'istinto della mia coscienza, quale sia la loro ragione
di essere e quale il loro valore etico e morale.
Chi non ha creduto in me senza conoscermi o, peggio ancora, chi mi
avvicino', col deliberato proposito di poi denigrarmi mettendomi nel
fascio di tutto il paranormale di cui non si puo' o non si vuole ammettere
l'esistenza, ha commesso un'azione delittuosa della quale dovra'
rispondere ad un Dio che certamente ignora.
Nelle persone di genio il cuore e la mente si tengono strettamente legate
fra di loro.
Qui non possediamo proprio nulla all'infuori del bene che abbiamo fatto
agli altri.
Oh! Grande caducita' delle cose umane! Che sono le delizie e le glorie di
questa terra? Nulla. Che sono le opere degli uomini, paragonate a statue
di neve che si sciolgono al primo raggio di sole?
Intendere un'anima vuol dire sentirne la luce; l'intensita' di
quest'ultima denota lo stato dell'anima stessa in rapporto col momento
della vita presente.
Il pensiero, possente strumento che gia' porta in se' le prerogative
dell'anima. Fruga e quindi rianima il passato, vive il presente. Immagina
se non addirittura prevede il futuro. Perche' se possiamo disporre di tale
possente strumento non e' possibile per il passato reintegrare cose
distrutte, dal momento che tutti gli elementi che le componevano non
andarono perduti? E per il futuro, quindi, che cosa si puo' costruire?
Non ch'io abbia per gli uomini uno speciale affetto od un odio maturato;
non ch'io riservi a me stesso la facolta' di amare od il diritto di
giudicare; io sollevo la mia coscienza al disopra di ogni venale pensiero,
ed osservo attentamente ogni dettaglio della vita. Onde io possa dire
quanto noi soffriamo perche' vogliamo soffrire, e quanto altri soffrano
per colpa nostra. Onde io possa gridare a tutti i miei fratelli che
l'amore e' per tutti e per tutti e' la felicita'.
Se raccolgo l'espressione della luce e delle melodie di tutto il creato,
io mi sento, allora, figlio di Dio, e cammino felice.
Il pensiero muto ha un'eco sonora.
I grandi doni di Dio sono l'amore e la morte. I privilegi: la ricchezza e
la salute.
Quanta strada ha fatto il tuo pensiero per giungere alla sapienza, e
quanta dovra' ancora farne per giungere alla verita'?
La tua ombra non s'arresta mai lungo il corso della vita, ne' lascia
traccia di se' stessa. La tua ombra e' nulla, perche' nullo e' il tuo
corpo: la sola meta e' la morte.
Anche se del tuo grembo ne fai commercio, ricordati che e' sacro perche'
in esso il tuo spirito rimane vergine.
Se la tua vita ti parra' un giorno vuota e triste, fa la carita' ai poveri
e troverai cio' che hai perduto!
Noi siamo fatti di ragione e di sensi. Nella ragione si nutre l'anima e
nasce l'amore; nei sensi la vita si spegne e l'amore perisce.
Il primo amore, che e' quello vero perche' sorge in un'eta' non ancora
corrotta, quando il senso tace, e' ignorato dall'uomo.
E' musica dappertutto, nel sole e nel vento, nel frastuono del mondo e nel
silenzio dell'infinito.
Dopo ogni sogno c'e' sempre un risveglio e dopo ogni risveglio e' un sogno
nuovo che incomincia.
Trovare il tutto nel nulla e nel nulla aver tutto. Seguire la propria
ombra sino a meta' del cammino e raggiuntala finalmente, dire alla propria
ombra che ci segua ove vogliamo e dove vogliamo condurla a riposare fra le
ombre che ci sono piu' care e che la notte ha preparato per noi. Amare per
vivere, vivere per amare; soffrire per vivere: vivere e soffrire per amare
e per vivere.
Tu cammini nella vita come cammineresti in qualsiasi luogo. La grande
indifferenza per l'imprevisto e l'incognita dell'avvenire, ti danno il
coraggio di affrontare i problemi piu' gravi e, per quell'istinto che hai
di voler sopravvivere alla morte, fai della vita una difficolta'
sopportabile quando distendi le braccia verso il sole e chiami la gloria,
l'amore e la bellezza.
Tu sei veramente uomo, perche' allora comprendi che al di sopra di ogni
miseria il tuo spirito si eleva all'infinito delle stelle dove, da una
luce che certamente esiste, la tua personalita' umana s'e' sviluppata
sotto sembianza di bestia, ma di concezione divina. Quella luce e' la tua
anima!
L'anima che cos'e'? Cio' che non vedi ma che senti: la cosa unica che il
tuo essere possegga, inattaccabile ed indistruttibile: la forza di saper
sorridere piangendo ed il conforto di saper piangere quando non puoi
sorridere. Tu scruti nel profondo delle coscienze altrui e cerchi la
verita'. Perche' non guardi in te stesso?
Cerca in te stesso ed avrai la chiave dei piu' grandi enigmi; troverai la
virtu' sbocciare tra i vizi ed un raggio d'amore risorgere sempre tra le
piu' squallide rovine.
Come il numero e' la legge dell'universo, cosi' la vita e' una legge di
compensi. Tutto sorge e tutto tramonta, come le stagioni, le passioni e le
civilta'. Nel cielo solamente donde partono e dove ritornano le luci delle
anime, nessuna cosa cambia.
Passano le stelle, sempre le stesse, simboli dell'eguaglianza eterna e
della gamma fatale che regge le cose. Perche' le anime non soffrono della
materia ed influenzano le vite dei popoli nella stessa guisa che il sole
fa germogliare le sementi e poi dissecca i fiori.
Io t'ho veduto piangere e t'ho sentito imprecare contro il destino. Tu
bestemmiavi te stesso e non t'accorgevi d'essere la vittima della tua
stessa volonta'. Il destino e' una cosa che non esiste, egli e' il figlio
dell'intolleranza ma tu lo vinci con la rassegnazione. La volonta' ti pone
in mano quest'arma e tu sappila adoperare. La lotta puo' essere lunga e
difficile ma la spada con la quale combatti non si spezza neppure sul
granitico blocco dell'impossibile. Questa forza ignota non cessa di
proteggerti fintantoche' saprai educare il tuo cuore insegnandogli a
conoscerla.
Non dimenticare che gli istinti e l'intelligenza hanno sede nel tuo
cervello, mentre che l'anima tua, invece, risiede nell'infinito dove la
perfezione esiste. Perche' l'infinito e' Dio.
Credi tu che l'anima non esista? Non chiedere allora la bellezza, l'amore
e la gloria. Un semplice soffio di vento distrugge ogni ambizione ed il
tempo ricopre tutto di silenzio. Se non vuoi inginocchiarti nella polvere
e maledire il sole che s'accende sulle tue sciagure, abbi fiducia in te
stesso e nella potenza del tuo stesso invisibile.
Lo sforzo delle umane generazioni tende e conduce gradualmente a quella
perfezione che e' nell'intenzione divina. E cosi' durera' sino alla fine
del mondo. La responsabilita' di noi singoli per le azioni compiute
esiste, assoluta ed immensa, in quanto quelli di noi che non avranno
sofferto e lottato proficuamente non ritorneranno in Dio, perche' Dio non
riconoscera' alla fine le parti di se stesso che si sottrassero ad un
cosi' sublime compito.
Io sono un peccatore e mi sento indegno di alzare gli occhi a Dio in un
gesto che non sia d'implorazione, cio' nonostante l'infelicita' in cui
trascorre la mia vita mi lascia sperare di essere ricordato nel giorno del
grande Giudizio.
Nessuna cosa perisce: tutte le cose si rinnovano ed attraverso svariati
mutamenti di sembianza ritornano al primitivo aspetto. Presentire il
futuro non e' altro che gettare uno sguardo nel passato: il destino non e'
altro che un fatale ritorno ai fatti gia' avvenuti, anche se la via per
giungervi e' sovente, quasi sempre, diversa. Poiche' la storia non e'
monotona, ma le conclusioni della storia sono tutte identiche. E' forse la
voce della storia che parla in me come quella di un amico, il mio grande
amico: il passato.
Il disprezzo del denaro conferisce il disprezzo della materia, quindi
favorisce l'elevazione dello spirito, al di sopra delle normali abitudini
della massa.
Non e' vero che nella morte tutto tace.
Cio' che conta nella mia anima, non e' la vita, e neppure la morte, e
neppure l'amore. E' una cosa del tutto diversa da quelle tre terribili
sofferenze, eppure e' anch'essa una sofferenza, ma non so come chiamarla
ne' di dove venga. E' qualche cosa come una Speranza che si riproduca nel
connubio dolce ed amaro di se stessi con un Rimpianto senza principio e
senza fine, forse perche' innato in me stesso, e presente quindi prima ch'
io fossi e dopo che saro' stato.
Non e' la vita, e neppure la morte e neppure l'amore cio' che conta nella
mia anima... ma certamente un grande sogno di gloria. (inutile)
Perche' il grande sogno era TORNARE A DIO!
Io intendo la vita e nella vita i rapporti fra donna e uomo come la piu'
sublime espressione del vero volto divino. Poiche' e' nell'amore solamente
che l'uomo cessa di esistere con tutti i suoi difetti e tutte le sue
miserie.
L'amore, quello completo, quello che non e' delle bestie o dei viziosi o
degli interessati, e' dare e ricevere, non solamente dare e ricevere poco
o addirittura dare e ricevere niente.
La mia vita e' tremenda: sorrido e mi si risponde con insulti, dono e mi
si schiaffeggia; perdono e mi si tradisce. La mia bonta' infinita e'
scambiata per debolezza e si abusa di me, della forza del mio cuore. La
mia croce e' pesante, ma voglia Iddio che questo peso non ricada sugli
altri!
Il pensiero materializza le cose attraverso l'immaginazione, il ricordo e
l'intuizione - quindi lo spirito e' energia.
Non e' morir quel volo che ha per meta Iddio.
E' nel nostro corpo che Dio si e' manifestato donandoci la vita; e non e'
se non attraverso le prove che la felicita' e le sofferenze offrono, che
la nostra volonta', e per il nostro desiderio solamente, che Dio rimarra'
in noi, degni figli in temporaneo esilio, o sara' cacciato da noi, come
dal lezzo di una cloaca immonda.
Ho detto: perdonare, ma giudicare; soffrire ma non avvilirsi; amare, ma
non sino al punto da contaminarsi. Se il dolore ci spingesse a farci
rinchiudere nelle sepolture di coloro che ci lasciano, quale motivo
avremmo noi di frugare nei segreti della natura per distruggere il germe
della morte quando e' insito nel seme stesso della vita? E di voler
scoprire le misteriose leggi che equilibrano la materia e lo spirito? E di
voler convincere finalmente se stessi, povere vittime della paura, che la
morte non esiste e che la nostra anima ritrova un corpo meraviglioso,
perfetto, incorruttibile, cosi' come Dio lo concepi' e lo affido' all'uomo
al momento della Creazione?
Se non credi nell'esistenza dell'anima, non credere nell'amore.
I suoni ed i colori sono gli elementi sui quali si armonizza l'universo.
Il tempo e' il mezzo col quale l'armonia si compie. Il disordine non
esclude l'armonia, sempre quando il disordine si manifesti naturalmente.
Il genio dell'uomo percepisce il rapporto che corre fra gli elementi
armonici ed il tempo e lo sfrutta se e' capace di non ostacolarne il
decorso. La rivelazione di un'opera di genio consiste appunto nella
percezione avvenuta di uno di questi processi e nella captazione del
medesimo.
Egli, (l'uomo), era ieri, com'e' oggi: un essere che cammina senza sapere
perche' cammina. Egli sa di ignorare, ma nulla ammette della sua
ignoranza; cosi' trascura i richiami disperati della propria coscienza e
soffoca la voce del proprio cuore. Egli e' nato cattivo per apprendere ad
essere buono: ma dove sono i suoi maestri? E' nato per godere della vita,
ma della vita egli fa il suo piu' grande tormento. E' nato per essere
buono ed insegnare al proprio cane ed al proprio cavallo, invece sono il
cavallo ed il cane che cercano invano di apprendergli. Egli crea per
distruggere e se non distrugge non trova elementi per creare. Che cosa
egli crea? L'infelicita' e' parte della sapienza dell'uomo.
Lo spiritismo, inteso come la pratica sin dallo scorso secolo, deve essere
considerato alla sola stregua di un esperimento scientifico, non mai come
una manifestazione di cose soprannaturali. Se l'uomo crede di potersi
mettere in relazione con l'anima di altri uomini previssuti, sia pure
attraverso lo speciale stato fisiologico di un "medio", s'illude.
Tutto cio' che in via di massima agisce sulla parte migliore della
coscienza, provoca un risveglio della coscienza stessa. Eccita quindi la
parte la piu' sublime della natura dell'uomo, quella che, non essendo ne'
avendo rapporti con la materia, non soffre della corruzione che e' propria
della materia stessa. Cosi' le sofferenze splendenti dei martiri della
fede, le estasi dei moribondi che vedono Iddio, il disprezzo della vita
negli eroi e le fatiche dell'artista sul cammino aspro e sempre
contrastato della gloria. Subcoscienza e' la parte migliore della
coscienza, perche' di essa e' la piu' sterile, l'assolutamente
incorruttibile, ma soprattutto l'infallibile. L'intuizione, il
presentimento e qualche volta la stessa esaltazione mistica sono pallidi
raggi di luce che dalla lontanissima subcoscienza giungono sino ai centri
della percezione animale.
La morte e' la fine di una vita materiale, ed il principio di un'altra.
Nessuna cosa comincia se non da un'altra che finisce, quindi tutto cio'
che finisce genera altre cose. Allora la morte non e' la fine di nulla,
ne' il principio di nulla, non esiste; trattasi di un semplice avvenimento
transitorio, non mai definitivo, sinonimo di movimento e di continuita'.
L'osservazione profonda di ogni cosa comporta l'inserimento di una
determinata cosa nella visione di un Sistema Universale in rapporto al
valore ed alla funzione della cosa stessa. Accedendo quindi a questa forma
di "conoscenza" il pensiero viene a trovarsi necessariamente ad essere
intinto di quelle particolari essenzialita' per le quali acquisisce "possibilia'"...che
autorizzerebbero ad ammettere l'esistenza di un "paranormale", mentre
invece e' la piu' legittima "normalita'" che si manifesta.
Non v'e' preparazione scientifica che possa sostituire l'intuizione anche
se la favorisce in misura immensa. E' solamente attraverso una pratica
intuitiva che si puo' giungere a comprendere ed a realizzare quei fenomeni
che a nessuno e' dato insegnare od apprendere pedagogicamente.
Ho acquistato la certezza che esiste un amore soprannaturale per il quale
il bene sopravvive al male, sempre.
Io agisco d'impulso, come sotto la spinta di un suggerimento che suscita
in me una specie di gioia indescrivibile. Tutto quello che mi viene da
fare e' spontaneo, e diretto a beneficio di qualcuno o fatto per una
qualche ragione che il tempo poi rivelera'.
Ogni cosa e' possibile al nostro spirito sempre quando, e senza eccezioni,
non si trasgredisca ai principi universali di un'armonia che lega verso un
fine unitario tutto cio' che esiste.
Il fenomeno e' l'indice delle possibilita' riservate all'uomo, quando egli
sappia riconoscersi nell'immensita' dei mezzi di cui dispone oltre ogni
legge fisica, ma sempre nel piu' severo limite della propria coscienza
morale.
L'esempio e' la forma piu' alta di solidarieta'.
Sono facolta' le mie, che tutti gli uomini posseggono. Chi vede in me l'eccezionalita'
o chi dubita, non ha compreso proprio nulla, ne' di me ne' delle cose che
faccio, ne' perche' avvengano.
Spalancare le porte sull'infinito, distruggere la malinconia, superare il
terrore della morte.
Come e perche' si possa accedere al 'meraviglioso', e' estremamente
difficile spiegarlo con le parole. Primo ostacolo e' la fretta di chi vuol
sapere e ottenere cose (spesso assurde) scavalcando ogni forma di
iniziazione, che in realta' non e' altro che un tirocinio paziente e
perseverante, sovente sino al dubbio e alla sfiducia. Poi occorre
escludere qualsiasi pratica magica e di occultismo. La nostra
disponibilita' deve essere ben conscia che tutto cio' fa parte delle
prerogative umane e che va ottenuto con mezzi perfettamente naturali,
quindi normali.
Negare Dio a priori significa gia' rinunciare a comprenderlo e a
comprendere cio' che viene da Lui.
La Verita' e' una virtu' che non tollera compromessi.
La creazione e' continua.
Ho scoperto possibilita' riservate all'uomo, che sin qui erano state
ignorate dalla scienza, la quale non accetta lo Spirito in quanto esso
ammetterebbe una Creazione che sta al di sopra di qualsiasi attuale
ricerca di laboratorio.
L'amore e' causa suprema di ogni cosa.
La coscienza sublime abbraccia le squisite intuizioni che, attraverso
l'ordine e l'armonia, conducono l'uomo alla percezione della propria
identita' spirituale.
Alla base delle mie facolta' c'e' la rinuncia all'orgoglio, al denaro e
all'ambizione.
Tutti possono arrivare a fare quello che faccio io in quanto ognuno di noi
detiene le mie stesse "possibilita'". Bisogna volerlo. A me e a tutti
coloro che si mettono con fiducia asssoluta su questa strada e' dato di
giungere alla conoscenza di quell'equilibrio perfetto che governa
l'universo.
Tutto e' vivo, anche la materia, e tutto ha uno spirito. Ogni oggetto ha
sempre una storia rapportata alla sua funzione. Anche quando questo
oggetto va distrutto, resta la storia del suo passato, resta il suo
"spirito". Passando dalle cose inanimate e dagli animali all'uomo, lo
spirito si accresce dell'attributo intelligente. Per noi lo "spirito
intelligente" non e' l'anima - soffio divino che alla morte si libera del
corpo e torna a Dio - ma quel qualcosa di particolare che rimane sulla
Terra, come una fotocopia della scheda segnaletica personale, comprendente
funzioni e pensiero, dell'individuo. Questo "spirito intelligente" puo'
essere ancora operante dopo la morte della persona. Sovente a me e'
accaduto di venire in rapporto con "spiriti intelligenti" di persone
viventi.
Non credo di peccare di orgoglio affermando di essermi accorto di essere
stato dotato di facolta' e possibilita' non comuni a tutti gli uomini. Mi
rammarico di non aver prodigato anche di piu' al mio prossimo questi beni,
ma ne sono stato, ben sovente, distolto dalle sollecitazioni esaltanti e
deprimenti che la vita mi ha riservato in larghissima misura. Se da un
lato ho potuto constatare che la Provvidenza mi e' sempre stata di
incredibile appoggio, sofferenze di ordine spirituale e fisico mi hanno
costantemente provato lasciandomi pochi istanti di tregua. A conforto di
queste sofferenze ho potuto, attraverso fatti assolutamente reali,
constatare l'esistenza di un Dio riparatore e giusto, in ogni caso sempre
misericordioso.
Il futuro altro non e' che la conseguenza logica del passato attraverso il
presente.
Non vi sono limiti alle possibilita' umane. Alla condizione, pero', che
esse non intervengano a sottrarre alla vita quel carattere di unica,
insostituibile, meravigliosa anche se travagliatissima prova che e' la
vita stessa. I sensi rappresentano un mezzo di eccezionale misura onde
conoscere le meravigliose possibilita' che Dio offre di se stesso
all'uomo. Possibilita' che nello stesso tempo formano quella trappola
mortale che i sensi stessi rappresentano. I sensi, inoltre, sono una
modestissima anticipazione di tutte le infinite meraviglie riservate
all'uomo per estrinsecazione che Dio stesso rivela nel suo costante
desiderio e diritto di affermarsi. A quelle meraviglie l'uomo accede nel
perfezionarsi non soltanto in questa vita, la quale potrebbe non essere la
prima. Se l'errore e' compatito, spesso giustificato, ma non sempre
assolto, e' puro gesto di misericordia divina il rigettarlo e anche
punirlo, in quanto nella punizione stessa e' insito il desiderio di
offrire all'uomo la possibilita' di redimersi, quindi di avvicinarsi
maggiormente alla stupenda perfezione che Dio e'. Quale padre amorosissimo
Egli non solo non abbandona nessuno, ma tutti aiuta, anche gli indegni ed
anche i reprobi, nel castigarli. Correggere non e' punire, bensi' aiutare
a liberarsi da tutto cio' che tiene il malato lungi dalla fonte che gli
dona la vita. Se l'errore non e' perseveranza diabolica altro non puo'
essere che diritto alla conoscienza. E' beninteso pero' che nessun diritto
puo' giustificare il perseverare nell'errore stesso, quand'anche l'uomo
sappia, in un raptus intellettivo, considerare l'errore un mezzo orrendo
altrettanto quanto nobile. Con queste parole ho inteso qui rivelare il
perche' dell'errore stesso, della necessita' di non ripeterlo e della
possibilita' etica che Dio lo consenta. Oggi, 25 settembre 1975.
Francamente ditemelo: se dovreste mai in questo stesso momento presentarvi
al cospetto di un giudice supremo, avreste mai il cuore sereno, libero e
fiduciosamente certo di essere assolti? Che cosa, che cosa avete mai
sacrificato del vostro interesse alla necessita' del vostro prossimo
(alludo a quello povero, il piu' umile, il piu' diseredato ed afflitto)?
Quale, quale e' stato l'intento vostro, se non quello di ammassare beni ed
orgoglio, egoismo, intemperanza e crudelta'? Certamente, crudelta' anche,
dal momento che piu' volte, infinite volte nel corso della vita avete
derubato di un gesto di carita' od almeno di comprensione coloro ai quali
avete venduto, ed a caro prezzo, i frutti della vostra intelligenza. Tutte
queste cose non vi seguiranno nella tomba, ne' le ritroverete se qui dove
ora siete dovreste per sventura vostra tornare. Queste mie parole non
assurgono ancora al senso di un rimprovero, bensi' ad un benevolo, forse
paterno ammonimento. Ma questa mia voce sara' l'unica, la prima e l'ultima
occasione che vi ho offerta. Il denaro accumulato ben oltre i limiti
fissati dalla previdenza, il cibo ingerito a squarciapancia, ben oltre le
necessita' volute da un normale appetito, la libidine di una esaltazione
sessuale lungi assai dai soavi aneliti che il vero amore suggerisce e
tutto cio' sempre, sempre, sempre a scapito di altri: furto, disordine e
lussuria. Ditemelo voi, quali cose partoriscono queste cose?
La coscienza di essere stati creati da' gioia al cuore e conferisce la
certezza che l'immortalita' e' possibile. Sublime rivelazione che Dio
esiste, ma come esiste, che Dio e' presente ai nostri delitti, che Dio
puo' assolvere, che Dio e' noi pur che noi l'avessimo voluto. Meraviglioso
Iddio dell'amore e di tutti i sensi, di tutte le bellezze, ben oltre
quelle che il vostro genio ha intuito, ben oltre il sacrificio di santi e
di eroi. Dio eterno amore.
Io armonizzo le possibilita'.
Io sono soltanto uno strumento della Divinita'. Forse per testimoniare la
sua esistenza in un mondo sempre piu' pagano.
Ogni cosa ha il proprio spirito le cui caratteristiche stanno in rapporto
alla funzione della cosa stessa. Quello dell'uomo pero' e' uno "spirito
intelligente" perche' l'uomo sovrasta ed e' in grado, per quanto lo
riguarda, di regolare, se non di dominare, gli istinti che sospingono
incessantemente tutto cio' che esiste e si forma. Questa prerogativa
dell'uomo e' sublime e tale la riconosce nel preciso istante che egli la
percepisce. Ho definito 'coscienza sublime' ogni impegno volto a
raggiungere, sia pure attraverso la materia, dimensioni fuori della
consuetudine. Ammesso che la genialita' faccia ancor parte dell'istinto, i
prodotti della genialita' appartengono invece a quella liberta' di creare
che e' prerogativa dello "spirito intelligente" dell'uomo, quindi ben
oltre l'istinto stesso. Questa considerazione sarebbe sufficiente a
comprendere l'esistenza dell'anima la quale si identifica poi in
quell'armonia universale alla quale contribuisce e partecipa.
Si fa gran caso dei miei esperimenti e li si vuole collocare tra i
fenomeni dei quali si occupano tanto insigni studiosi di metapsichica e
parapsicologia. Si vorrebbe scoprire il meccanismo: che io fornissi alla
scienza sufficienti elementi per vagliarli, classificarli e forse
riprodurli senza la mia partecipazione. Delusi e convinti che non v'e'
manipolazione, si attende da me la rivelazione di formule, di procedimenti
e di conoscenze che proprio non posseggo. Sono segreti, questi, che non e'
dato di tramandare appunto perche' segreti non lo sono affatto. Si possono
invece intuire, proprio come e' successo a me e ad altri. Questa forma di
rivelazione e' profonda e altissima, tale appunto da escludere, per la sua
natura, qualsiasi speculazione metafisica.
E' fatale che quasi la totalita' delle prerogative umane, a livello pero'
del solo istinto, convoglino il desiderio dell'uomo a considerare lo stato
di necessita' della propria esistenza; di qui la peculiarita' degli
intenti volti a favorire l'ambizione, l'orgoglio, la potenza e la
crudelta'. E' tacito: che una severa rinuncia a questi fattori negativi
comporti se non la visione l'intuizione almeno di quelle alte
sollecitazioni alle quali il pensiero si ispira per comprendere l'infinito
e cosi' vincere il terrore della morte. La vita terrena e' troppo breve
per creare e rinunciare poi subito a cio' che si e' creato.
Lo spirito dell'uomo e' la creazione la piu' alta che Dio ha realizzata e
come tale gli competono facolta' e possibilita' straordinarie.
Tutto cio' che avviene con me e' per essere di utilita' al mio prossimo ed
in nessun caso per fini personali o lucrativi.
Nel corso della mia vita ed attraverso le infinite esperienze vissute con
molto travaglio, ho raggiunto la consapevolezza che Dio crea il nostro
spirito, senza pero' estrinsecarlo. Siamo noi stessi che dobbiamo
realizzarlo accettando la prova severa della vita, le sofferenze, i
dolori, la morte; ma lo facciamo con gioia sapendo che realizziamo il
disegno di Dio. E alla fine, chiusi gli occhi, saremo noi stessi, per
primi, a giudicarci: "Siamo o meno idonei di adire all'eternita'?"
Credo in un Dio unico, fabbro dell'universo, ispiratore della giustizia e
della carita'.
Le religioni vere sorgono dalla luce, e nella luce si esaltano.
Nel miracolo, una legge naturale non e' sospesa ma superata, nella natura
essendo tutto energia, movimento, evoluzione.
Il destino e' opera delle nostre scelte e, come tale, e' impossibile
rifiutarlo.
So di non possedere neppure cio' che dono.
Nei miei esperimenti e' la psiche a far da "grondaia" allo spirito.
E' difficile stabilire i limiti della mia conoscenza, ma sono certo che la
scienza vi perverra', e li superera'.
Io, uomo di fede, identifico Dio con l'intelletto dell'uomo, e sono certo
che piu' d'uno scienziato-credente e' favorito, nella sua fatica, da
questo pensiero.
Confido che, dopo di me, altri vorra' continuare nella ricerca di mezzi
idonei ad avvicinare la scienza e lo spirito, cio' che oggi non e' ancora
attuabile.
Ogni morte e' il misterioso preludio di una risurrezione, il mistero che
sigilla la vita, che non e' tolta ma solo mutata.
Si nasce e si muore nel medesimo punto dell'etenita'.
Nulla muore: cio' che muore cade nella vita.
Nell'amore si raggiunge uno stato di trascendenza che e' al di la' dello
spazio, del tempo e del proprio corpo.
Nulla di cio' che facciamo e' male se e' in armonia con noi stessi e non
danneggia il prossimo.
Dio resiste ai superbi e da' la grazia agli umili.
La sofferenza e' il mezzo che Dio predilige per ricondurci a Lui.
Attraverso la sofferenza, verso la gioia.
Tutto e' scritto, e tutto e' una sola e unica cosa.
La scintilla divina e' in fondo al nostro essere.
Dio e' l'Invisibile Evidente e la' dove tutto finisce Egli comincia.
Spesso la Verita' e' velata da un simbolo.
L'immaginazione e' la piu' scientifica delle facolta'.
Tutto vibra alla frequenza dell'amore.
Una fiamma si accende all'improvviso dentro di te.
Pregare e' annullarsi per ritrovarsi in Dio.
La metafisica afferma che l'essere umano e' il centro dell'universo.
Noi siamo spirito reso materia.
La forte luce e' anche un forte suono, ma tutto e' silenzio.
Il suono indistinguibile accompagna la salita e la penetrazione nel cielo:
che suono e'? E' il suono stesso che la luce produce nel suo
incontestabile procedere.
La Verita' e' un ago che sta in equilibrio su un piano di cristallo.
L'infinito e' composto di Universi che si sollecitano.
Rallegratevi! Non esiste la morte! C'e' subito un'altra vita.
I miei Maestri furono tutti coloro che hanno sofferto.
Cio' che puo' far soffrire e logorare la nostra personalita' fisica
attraverso una delusione morale, va a beneficio del nostro spirito.
Sono solo un povero oscuro strumento per ogni viandante in cammino nel
tempo terreno, dov'e' la speranza e la certezza dell'Eterno.
Se posseggo un talento non e' merito mio.
Non si puo' parlare al cuore della gente se non si parte dal proprio
cuore.
Non credo nella magia. Tutto quello che io sono e io faccio viene di la'
(il cielo), noi tutti siamo una parte di Dio. E a chi mi domanda perche'
faccio certi esperimenti, rispondo: li faccio proprio a confermare la
presenza di Dio.
Che cosa sarebbe il pensiero se non esistesse lo spirito? Le sue
possibilita' non andrebbero certamente oltre i limiti consentiti
dall'istinto.
Ogni giorno di piu', mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza
risiede nell'amore che non abbiamo donato. L'amore che doniamo e' la sola
ricchezza che conserveremo per l'eternita'.
Mi sono definito "la grondaia che convoglia l'acqua che cade dal tetto".
Non e' quindi la grondaia che va analizzata, bensi' l'acqua e le ragioni
per le quali "quella Pioggia" si manifesta.
Non e' studiando questi fenomeni a valle che si puo' giungere a stabilirne
l'essenza, bensi' piu' in alto dove ha sede lo "spirito intelligente" che
gia' fa parte di quel Meraviglioso che non e' necessario identificare con
Dio per riconoscerne l'esistenza. Nel Meraviglioso c'e' l'Armonia
riassunta del Tutto e questa definizione e' valida tanto per chi ammette
quanto per chi nega Dio.
Illumina questa gente Signore quando saro' morto! che capisca, non abbia
paura della morte!
La Verita', pur di imporsi, possiede mezzi implacabili e presto o tardi li
usa.
I vari fenomeni a livello apparentemente fisico non sono che mezzi di
convincimento che mi viene da improvvisare in un'esaltazione che sovente
mi lascia commosso e me ne fa sentire indegno. E' proprio qui che vorrei
che una Scienza intervenisse a illuminare e ad appoggiare la mia
aspirazione di contribuire ad indicare quelle vette, sempre piu' alte,
riservate alla Creatura Umana quando sappia identificarsi nel proprio
"spirito intelligente".
Certamente un rapporto tra spirito e materia esiste: la Scienza non lo
conosce, io appena lo intuisco e lo posso dimostrare, ma non come lo
voglio e come mi si chiede di farlo. Una collaborazione con la scienza io
la invoco, senza quel presupposto di sfiducia che non offende la mia
trascurabile persona bensi' la conoscenza che ho raggiunta e che e' gia'
patrimonio della Scienza di Domani.
E' cosi' che ho sperato che fosse proprio la Scienza ad aiutarmi a
riconoscere e codificare queste mie sensazioni che sono certo ogni uomo
possiede, e sara' la Scienza stessa a rivelare queste facolta' e
promuoverle in tutti gli uomini...
Non dimenticare mai queste cose. Siate forti di queste cose. Vi ho aperto
delle porte sull'infinito.
Datele agli altri, comunicatele al prossimo! Dite agli altri che bisogna
pensare che si sopravvive, che continua la vita altrove, che si ritorna
sulla Terra solo se si e' indegni di continuare a vivere!
-
Riferimento bibliografico consigliato: "Io sono la grondaia...". Giunti
--
Un barbone - clochard
-
In una piovosa mattina di Novembre sorbivo un caffè in una malandata
mescita di via Nizza, scambiando quattro chiacchiere con l'arzillo
vecchietto che era dietro il banco, quando entrò, nel locale, un
mendicante.
Era la classica rappresentazione del barbone: eppure in lui v'era un non
so che di signorile e di solenne.
Aveva addosso un misero e sbiadito pastrano militare ed ai piedi un paio
di scarponi scompagnati, ai quali aveva già dato chissà quante
raffazzonature, a giudicare dal come essi si presentavano.
Un po' incerto si avvicinò al proprietario chiedendo quanto costasse un
caffè: lo seppe e divenne triste: aveva allor allora raccattato dalle mani
di alcuni passanti solo trentacinque centesimi: non erano sufficienti!
Faceva freddo.
Dissi al vecchio di sedersi al mio tavolo ed ordinai, per lui, un
cappuccino. Mi ringraziò mentre sedeva stancamente. Incoraggiato dal mio
viso amico, prese a raccontarmi con facilità la sua storia.
« Eh, ora sono un povero vecchio, ma una volta ero ricco, una volta. Ricco
nel modo che il pane non mi mancava mai e neppure il companatico. Avevo
una moglie dolce e affettuosa e una figliuola bellissima come una fata.
Ah, ero un uomo invidiato in paese. La casa, i campi, le bestie, l'orto,
due creature che mi adoravano... Ero stupito di avere tanto benessere che
molti altri non avevano... Ero felice ... ».
Mi guardò negli occhi sospendendo brevemente il suo parlare. Li vide
attenti, lo seguivo interessato nel racconto della sua vita, ciò lo
rassicurò e gli diede la forza di continuare.
« Ma la precocità della morte, che avrebbe cambiato il corso del1a mia
vita, forse anch'essa invidiosa di quella felicità, lasciò cadere la sua
falce nella mia casa.
Era di Domenica e, tornando da chiesa dopo la messa, Teresa, mia moglie,
fu travolta da un carro: uccisa, in un istante ... ».
La sua voce rauca s'interruppe nuovamente, strozzata. Dopo un singhiozzo
invano violentemente trattenuto, continuò: « Pazzo di dolore mi attaccai
all'ultimo sostegno che m'era rimasto, all'unico affetto: alla mia
bambina, orfana ora dell'adorata mamma. Ma non passò molto che la mia
povera figliola accusò atroci dolori al capo. La portai dai medici più
illustri... comperai le medicine più costose… Mi rovinai, svendetti tutto,
anche la piccola casa, per poter far fronte a tutte le spese per il
viaggio a Houston, dove solo alcune volte era capitato di affrontare quel
raro morbo, riuscendo a debellarlo. Ma questa volta non ci fu perdono:
dopo un lungo e difficile intervento... morì sotto i ferri dei chirurghi.
Raggiunse in cielo la mamma ... ».
Il suo volto patito e rugoso, cominciava a rigarsi di lacrime.
« In seguito vendetti anche il piccolo orto, volli tagliare ogni ponte col
passato... Annegai nel bere tutte le mie pene, ed eccomi qui, come mi
vede: un uomo finito, fallito per causa del destino, e costretto a
mendicare un tozzo di pane, che persone sconosciute e ignare non sempre mi
dànno... ».
Tacque a lungo e l'improvviso silenzio assoluto mi lasciò interdetto.
§§Non seppi trovare una sola parola§§: il barbone si alzò, si scusò, mi
disse "grazie" per il nulla che gli avevo offerto.
Cercai senza convinzione di offrirgli un po' di denaro: lo rifiutò. E
uscì, sparendo sotto la pioggia, solo, nella giornata fredda e senza sole.
Mi restò nella mente il suo sguardo, a lungo.
Tornai in quel bar dopo circa sei mesi. L'omino al bancone non era
cambiato. Appena mi vide, mi riconobbe. Ricordò l'incontro di qua1che
tempo prima. Si avvicinò con tutta la delicatezza che gli riuscì di
trovare mi disse, sottovoce, quasi per timore di turbarmi:
« A l'é mort! A l'han trouvalö 'na matin prest si davanti a la mia boutega;
cosa veul, 'l freid e la fam ... ».
Ebbi paura; mi sembrò di aver perduto un amico.
--
Le quattro lezioni (spero che vi facciano
sorridere almeno un po')
Lezione n °1 - Se lavorate in team, condividete sempre le
informazioni!
Un uomo va sotto la doccia subito dopo la moglie e nello stesso istante
suonano al campanello di casa.
La donna avvolge un asciugamano attorno al corpo, scende le scale e
correndo va ad aprire la porta: è Giovanni, il vicino.
Prima che lei possa dire qualcosa lui le dice: ti do 800 Euro adesso in
contanti se fai cadere l'asciugamano!
Riflette e in un attimo l'asciugamano cade per terra...
Lui la guarda a fondo e le da la somma pattuita.
Lei, un po' sconvolta, ma felice per la piccola fortuna guadagnata in
un attimo risale in bagno.
Il marito, ancora sotto la doccia le chiede chi fosse alla porta.
Lei risponde: era Giovanni.
Il marito: perfetto, ti ha restituito gli 800 euro che gli avevo
prestato?
Lezione n° 2 - Al lavoro, siate sempre ben informati!
Al volante della sua macchina, un attempato sacerdote sta
riaccompagnando una giovane monaca al convento.
Il sacerdote non riesce a togliere lo sguardo dalle sue gambe
accavallate.
All'improvviso poggia la mano sulla coscia sinistra della monaca.
Lei lo guarda e gli dice: Padre, si ricorda il salmo 129?
Il prete ritira subito la mano e si perde in mille scuse.
Poco dopo, approfittando di un cambio di marcia, lascia che la sua mano
sfiori la coscia della religiosa che imperterrita ripete: Padre, si
ricorda il salmo 129?
Mortificato, ritira la mano, balbettando una scusa.
Arrivati al convento, la monaca scende senza dire una parola.
Il prete, preso dal rimorso dell'insano gesto, si precipita sulla
Bibbia alla ricerca del salmo 129.
"Salmo 129: andate avanti, sempre più in alto, troverete la gloria..."
Lezione n° 3 - Lasciate sempre che sia il capo a parlare per
primo!
Un rappresentante, un impiegato e un direttore del personale escono
dall'ufficio a mezzogiorno e vanno verso un ristorantino quando sopra
una panca trovano una vecchia lampada ad olio.
La strofinano e appare il genio della lampada.
"Generalmente esaudisco tre desideri, ma poichè siete tre, ne avrete
uno ciascuno".
L'impiegato spinge gli altri e grida: " tocca a me, a me.... Voglio
stare su
una spiaggia incontaminata delle Bahamas, sempre in vacanza, senza
nessun
pensiero che potrebbe disturbare la mia quiete".
Detto questo svanisce.
Il rappresentante grida: " a me, a me, tocca a me!!!! Voglio gustarmi
una pinacolada su una spiaggia di
Tahiti con la donna dei miei sogni!"
E svanisce.
Tocca a te, dice il genio, guardando il Direttore del personale.
"Voglio che dopo pranzo quei due tornino al lavoro!"
Lezione n° 4 - Lasciate che prevalga sempre la ragione.
In classe la maestra si rivolge a Gianni e gli chiede: "Ci sono cinque
uccelli appollaiati su un ramo. Se spari a uno degli uccelli, quanti ne
rimangono?"
Gianni risponde: 'Nessuno, perchè con il rumore dello sparo voleranno
via tutti".
La maestra: "Beh, la risposta giusta era quattro, ma mi piace come
ragioni".
Allora Gianni dice: "Posso farle io una domanda adesso?"
La maestra: "Va bene".
"Ci sono tre donne sedute su una panchina che mangiano il gelato. Una
lo lecca delicatamente ai lati, la seconda lo ingoia tutto fino al
cono, mentre la terza dà piccoli morsi in cima al gelato. Quale delle
tre è sposata?"
L'insegnante arrossisce, ma risponde: "Suppongo la seconda... quella
che ingoia il gelato fino al cono".
Gianni: "Beh, la risposta corretta era quella che porta la fede, ma...
mi piace come ragiona'!!!"
--
L'ottimista proclama che viviamo nel
migliore dei mondi possibili; il pessimista teme che possa essere vero. (James
Branch Cabell)
-
Le peggiori cose sono sempre fatte con le migliori intenzioni. (Oscar Wilde)
La costanza di un'abitudine è di solito proporzionale alla sua assurdità.
(Proust)
L'amore spesso non è ricambiato. L'odio sempre. (Ugo Bernasconi)
L'uomo superiore comprende ciò che è giusto, l'uomo inferiore ciò che vende.
(Confucio)
La tenacia è la migliore compagna del successo.
Lo Stato deve fare le cose utili, l'individuo le cose belle. (Oscar Wilde)
Fai sempre quello che non sei capace di fare: imparerai a farlo!
Distruggerebbe i nervi di chiunque essere gentili tutti i giorni con la stessa
persona.
E' comune illusione che le cose migliorino parlando.
Non si nota mai quel che si è fatto, si vede solo quello che resta da fare.
Se non puoi dir nulla di buono, non dire nulla.
Quello che sei è sufficiente, se lo sei a viso aperto.
Quando non potrò più creare sarò finito.
La coscienza ci fa egoisti. (Oscar Wilde)
Il modo più rapido per far terminare una guerra è perderla.
Libero è chi porta con pazienza il peso dello schiavo. (Kahlil Gibran)
Solo i mediocri sono sempre al meglio della forma.
Gran parte dei nostri sogni li viviamo con assai maggiore intensità della nostra
esistenza da svegli. (Hermann Hesse)
E' meglio aver amato e perso, che non avere mai amato.
E' stupefacente la quantità di cosa si arriva a credere se si pensa per troppo
tempo in solitudine. (John Maynard Keynes)
La verità per le donne è ciò che vogliono far credere, non i fatti.
Le carezze non sono gli spiccioli ma le monete più rare dell'amore.
Se non hai pace interiore non puoi amare.
Uno è compagnia, due è folla, tre è party. (Andy Warhol)
Non aspettarti mai molto dagli altri ma solo da te stesso.
Ciascuno dovrebbe, almeno ogni giorno, leggere una poesia.
L'illusione è il più grande dei piaceri.
Dapprima Dio creò l'uomo, poi la donna. Dopo l'uomo gli fece pena e gli diede il
tabacco. (Mark Twain)
Un uomo sulla luna non sarà mai interessante quanto una donna sotto il sole.
(Leopold Fechtner)
L'uomo è ancora il più straordinario dei computer. (John F. Kennedy)
La nostra lettura degli eventi passati è irrimediabilmente condizionata dagli
eventi più recenti.
Senza fiducia siamo vivi a metà.
L'importante non è che una persona sia morta, ma che sia esistita.
Nel rapporto di coppia bisogna cominciare fianco a fianco e non faccia a faccia.
L'amico à la risposta al tuo bisogno.
Le bugie, diversamente dalla verità, fanno ombra!
L'inferno non è mai tanto scatenato quanto una donna offesa. (William
Shakespeare)
Che tu pensi di farcela o non farcela, hai ragione.
E' più facile perdonare un nemico che un amico.
Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi. (Friederich
Nietzsche)
Se non chiedi non ottieni. Ma se chiedi forse.
Ridere e sognare sono il segreto per vivere meglio. (Shirley Maclane)
Con il volto si può mentire: è una proprietà dell'uomo che manca agli animali.
(Erich Fromm)
Quando tutti la pensano allo stesso modo, nessuno parla molto. (Walter Lippmann)
Da dove deriva la debolezza dell'uomo? Dalla disparità che esiste fra la sua
forza e i suoi desideri.
La chiarezza è la buona fede dei filosofi. (Luc De Clapiers)
E' bello essere grandi, ma è più bello essere umani. (Will Rogers)
Portare una corazza ti evita il dolore ma ti evita anche il piacere. (Celeste
Holm)
Amo l'ordine perché, in quanto esiste, mi permette di infrangerlo. (Luciano De
Crescenzo)
Se temiamo qualcuno riconosciamo a costui un potere su di noi. (Hermann Hesse)
Essere bella è abbastanza. Se una donna sa far bene questo, chi le domanderà di
più? (Thakeray)
Le lacrime sono il ghiaccio di chi piange che si scioglie. E a chi piange, tutti
gli angeli sono vicini. (Hermann Hesse)
Le piccole gioie, non quelle grandi, ci servono da sollievo e da conforto
quotidiano. (Hermann Hesse)
La noia segue l'ordine e precede le bufere. (Leo Longanesi)
Fate economia di disprezzo, ci sono tanti che ne hanno bisogno. (Principe Di
Ligne)
Non vi è mai una verità universale nell'arte. In arte sono veri anche i contrari
della verità. (Oscar Wilde)
Non bisogna mai darsi per vinti. (John Wayne)
Chi dice che non si può fare non deve interrompere chi lo sta facendo.
Solo da quando amo la vita è bella; solo da quando amo so vivere. (Theodor
Korner)
Le ambizioni modeste causano necessariamente risultati modesti. (Oscar Wilde)
Dagli amici si vogliono critiche impietose che poi non si perdonano. (Dino
Basile)
Conosco il prezzo di ogni cosa e il valore di nessuna. (Oscar Wilde)
Le forze tragiche e comiche dell'esistenza non possono dare altro che una
risultante umoristica. (Carl William Brown)
Come è amaro guardare la felicità attraverso gli occhi di un altro. (William
Shakespeare)
Non lasciare che sia il tuo nemico a scegliere il campo di battaglia. (Sun-Tzu)
Vale sempre la pena di fare una domanda, ma non sempre vale la pena di dare una
risposta. (Oscar Wilde)
Il duro lavoro stanca, la noia uccide.
E' meglio accendere una candela che maledire l'oscurità.
L'approvazione degli altri è uno stimolante, dal quale talvolta è bene
diffidare. (Paul Cezanne)
Come staremmo bene qui, se non fossimo altrove. (Giorgio Manganelli)
L'amore non sa che farsene delle qualità morali. (Paul Leautaud)
Non mi chiedere che cosa ho, mia cara, chiedimi che cosa sono. (Heine)
Comincia a vivere subito e considera ogni giorno come una vita a sé. (Seneca)
Ascolto e dimentico, leggo e capisco, vedo e ricordo, agisco e imparo. (Hermann
Hesse)
Il destino non viene da lontano, cresce dentro ciascuno di noi. (Hermann Hesse)
A chi non è informato parrai ragionar male anche se dirai cose assennate.
(Euripide)
Omnia Desinendo Incipiunt. (Paolo Santangelo)
--
UN ALTRO MODO PER IMPARARE/INSEGNARE LA LINGUA
.
> ABBECEDARIO - Espressione di sollievo di chi si è accorto che c'è
anche Dario
> ADDENDO - Urlo della folla quando a Nairobi stai per pestare una
merda
> ALUNNO - Esclamazione sfuggita a Papa Leone all'apparire di Attila
> APPENDICITE - Attaccapanni per scimmie
> ASSILLO - Scuola materna sarda
> AUTOCLAVE - Armi automatiche dell'età della pietra
> BALESTRA - Sala ginnica per gente di colore
> BASILICA - Chiesa aromatica
> BIGODINO - Doppio orgasmo
> BUCANEVE - Precisa pisciata maschile invernale
> CALABRONE - Grosso abitante di Cosenza
> CALAMARI - Molluschi responsabili della bassa marea
> CAPPUCCETTO ROSSO - Profilattico sovietico
> CATALESSI - Catalani condannati alla pentola a pressione
> CERBOTTANA - Cervo femmina d i facili costumi
> CERVINO - Domanda dei clienti all'oste romano
> CIAMBELLANO - Colui/colei che ha il piu bel buco di culo del reame
> CONCLAVE - Riunione di cardinali violenti e trogloditi
> CONTORSIONISTA - Ebreo arrotolato
> COREOGRAFO - Studioso delle mappe della Corea
> CUCULO - Gay balbuziente
> CURRICULUM - Gara di finocchi ai tempi dell'antica Roma
> DISSENTERIA - Attitudine a dir sempre di no
> DOPING - Pratica anglosassone del rimandare a piu tardi
> ECCEDENTE - Frase di un dentista latino dopo un'estrazione
> ELETTROPOMPA - Novita bolognese a luci rosse
> EMPORIO - Fratello di Giorgio Armani
> EQUIDISTANTI - Cavalli in lontananza
> EQUINOZIO (1) - Zio del cavallo
> EQUINOZIO (2) - Cavallo che non lavora
> EUFRATE - Monaco mesopotamico
> FAHRENHEIT - Tirar tardi la notte
> FANTASMA - Malattia dell'apparato respiratorio di forti consumatori
di aranciata
> FOCACCIA - Foca estremamente malvagia
> FONETICA - Disciplina che regola il comportamento degli
asciugacapelli
> GAIEZZA - Gioia omosessuale
> GESTAZIONE - Gravidanza di moglie di ferroviere
> GIULIVA - Slogan di chi e vessato dall'Imposta sul Valore Aggiunto
> INCUBATRICE - Macchina fabbricatrice di sogni terribili
> LATITANTI - Poligoni con molte, moltissime facce
> LORD - Signore inglese molto sporco
> LUX - Primo tipo in assoluto di FIAT
> MAREMMA - Nome di una famosa maiala
> MARRON GLACES - Testicoli sotto zero
> MELODIA - Preghiera di una vergine
> MESSA IN PIEGA - Funzione religiosa eseguita da un prete in curva
> NEOLAUREATO - Punto nero della pelle che ha fatto l'università
> OBIETTORE - Onesto fabbricante di obiettivi chiamato "obiettore di
coscienza"
> OPOSSUM - Marsupiale americano possibilista
> PARTITI - Movimenti politici che nonostante il nome sono ancora qui
> PIUMONE - Richieste di sporcaccioni veneti mai sazi di sesso
> PREVENIRE - Soffrire di eiaculazione precoce
> RAZZISMO - Scienza che studia i propulsori a reazione
> RAZZISTA - Fabbricatore di missili
> REDUCE - Sovrano con tendenze di estrema destra
> RIMEMBRARE - Rimettere al suo posto il"coso"a chi è stato evirato (J.W.Bobbitt)
> SALADINO - Biscotto salato con il raffreddore
> SALAME - Tipo di figura che il maiale non vorrebbe mai fare
> SALMONE - Cadavere di obeso
> SANCULOTTO - Patrono degli omosessuali
> SBRONZI - Ubriachi di Riace
> SCIMUNITO - Attrezzato per gli sport invernali
> SCORFANO - Pesce che ha perduto i genitori
> SOMMARIO - Indicativo presente del verbo "essere Mario"
> SPAVENTO - Società per azioni eolica
> STRAFOTTENTE - Dicesi di persona di grandi qualità amatorie
> TACCHINO - Parte della scarpina
> TELEPATIA - Malattia che colpisce chi guarda troppo la TV
> TEMPOREGGIARE - Scoreggiare andando a tempo (tipico di musicisti poco
educati)
> TONNELLATA - Marmellata di tonno
> TROIKA - Donna russa di facili costumi
> UGELLO - Volgarismo in gergo etiopico
> VIBRATORI - Macchina per vibromassaggio bovino
> VIGILIA - Donna vigile urbano
> ZONA DISCO - Parcheggio per gli UFO
Palle
Una piccola vecchia Signora un giorno andò alla Banca del Canada,
portando con sé una borsa piena di danaro.
Insistette che doveva parlare con il Presidente della Banca; per aprire
un conto: perché "E’ un sacco di danaro!"
Dopo un po’ di ripensamenti, gli impiegati, l’accompagnarono
nell’Ufficio del Presidente (il cliente ha sempre ragione!).
Il Presidente della Banca Le chiese quindi quanto doveva versare e Lei
disse: " 165.000 $ " e buttò la borsa sulla Sua scrivania.
Il Presidente fu chiaramente curioso di sapere come Lei aveva fatto ad
avere tutto quel contante, così, glielo chiese: "Cara Signora, sono
sorpreso di vedere che Lei si porti appresso tutto questo contante ;
come ha fatto ad ottenerlo?"
La vecchia Signora rispose: "Ho fatto delle scommesse..."
Il Presidente Le chiese, "scommesse? Che tipo di scommesse?"
La vecchia Signora rispose: "Per esempio scommetto 25.000 $ che le le
Sue palle sono quadrate!"
"Ha" rise il Presidente " E’ una scommessa stupida: Lei non potra’ mai
vincere una scommessa di questo genere!"
La vecchia Signora Lo sfido’: "Allora, accetta la mia scommessa?"
"Certo" disse il Presidente "Scommetto 25.000 $ che le mie palle non
sono quadrate!"
Allora la vecchia Signora disse: "Dato che si tratta di un bel mucchio
di danaro, posso portare con me il mio avvocato domattina, come
testimone?"
"Certo!" disse il Presidente.
Quella notte, il Presidente era veramente nervoso a causa della
scommessa e passò un sacco di tempo davanti allo specchio a controllare
le sue palle, girandosi a destra e a sinistra, continuamente. Le
controllò con attenzione, finché non fu sicuro che non era
assolutamente possibile che le sue palle fossero quadrate e che avrebbe
assolutamente vinto la scommessa.
Il mattino dopo, alle 10 precise, la vecchia Signora fece la sua
comparsa con il Suo avvocato nell’ufficio del Presidente. Presentò
l’avvocato al Presidente e ripeté la scommessa: " 25.000 dollari che le
palle del Presidente sono quadrate!"
Il Presidente accettò di nuovo la scommessa e la vecchia Signora gli
chiese di abbassare i pantaloni, così tutti avrebbero potuto vedere.
Il Presidente accettò.
La vecchia Signora scrutò attentamente le palle e poi Gli chiese se
poteva toccarle. "Va bene, in fondo 25.000 sono un sacco di dollari,
quindi credo
che Lei debba essere assolutamente sicura."
In quel momento, Egli notò che l’Avvocato stava silenziosamente
sbattendo la testa contro il muro.
Il Presidente chiese alla Signora: "Che cosa diavolo ha il Suo
Avvocato?"
Ella disse: "Niente, a parte il fatto che ho scommesso con Lui 100.000
$ che alle 10 di stamattina avrei avuto nelle mie mani le palle del
Presidente della Banca del Canada".
La leggenda di Re Laurino e
del suo giardino di rose (Rosengarten)
"In un tempo in cui gli uomini non conoscevano né odio né violenza i
nani avevano creato un immenso giardino protetto solo da un filo di
seta. Ma un giorno Laurino rapì la principessa di un regno lontano.
L’amore per quella fanciulla portò la sconfitta ai nani che, non
avvezzi alle armi, dovettero soccombere ai soldati incaricati a
liberare la principessa. Re Laurino passò lunghi anni di prigionia
prima di poter tornare al suo giardino. Quel mare luminoso di rose nel
bel mezzo delle Alpi non poteva passare inosservato nemmeno all’occhio
del viaggiatore più distratto. Laurino si convinse presto che se i
soldati lo avevano trovato e sconfitto così facilmente, la colpa era da
attribuire al vistoso roseto. Adirato il re lanciò una maledizione,
ordinando che le rose diventassero di pietra, di giorno e di notte,
dando così origine a quelle vertiginose pareti, a quei picchi aguzzi e
inospitali. Nell’incantesimo però, Laurino aveva dimenticato il
crepuscolo, che non è né giorno né notte. Ecco dunque perché ancor
oggi, quando il sole declina al orizzonte, la grande catena
frastagliata del Catinaccio si accende di una luce rossa intensa: le
rose rifioriscono solo per pochi attimi a ricordare il regno di Laurino
e i suoi nani, e a riportare gli uomini indietro in quel tempo
meraviglioso, quando l’odio e la violenza erano del tutto sconosciuti."
***
Il Catinaccio – Rosengarten (Il giardino di rose)
.
Affanno di salita
verso l'alto
sentiero erto,
che porta oltre,
verso il Catinaccio,
il sagrato
della dolomitica
chiesetta,
dal campanile aguzzo,
teutonica.
.
Seminascosto,
in parte, verso destra,
lontano dalla chiesa
cattolica,
il Cimitero "austriaco"
del Millenovecento
quattordici-diciotto:
dodici file
d' ottanta posti
e a lato il Generale
di ottocentonovanta
caduti, acerbi.
.
Croci di ferro
arrugginito e legno,
con tutti i nomi,
messi a ognuna due
davanti e dietro:
la seconda croce
in terza fila
Franz GUGLER
con POLZ Johann
millenovecentosedici
di Luglio il ventisei,
nona croce più avanti
in quarta fila
WEINKIRN Josef
con RIWAL Lorenz
ventiquattro di Luglio,
due giorni prima . . .
.
Quando –
comandati di uccidere
altri fanti innocenti,
pur’essi
come loro,
accomunati da età,
da sogni e voglie
dei ventanni –
si spense,
a un tratto ed improvviso,
il Sole e il Tempo.
.
Ora vicino, a caso,
stanno le ossa
di Tutti,
i camerati, su tutti
ammanta il verde
di pietosa terra.
A qualche
croce un fiore
finto, una pianta di rosa
selvatica.
.
Rosengarten. Ricordo
di un parente
che, in vacanza,
villeggia,
o un qualche discendente
di re Laurino, che viene apposta,
a Vigo. Passa
parte del Tempo suo
in Val di Fassa.
Biodiversità
Oltre alle altre specie, conviviamo con tutti i parassiti visibili
all’umano ad occhio nudo, ed altri al microscopio.
Al nostro nascere, col DNA materno, già son trasmessi dentro di noi
microrganismi.
Battero-flora "buona", ché in simbiosi con noi son parte della nostra
digestione e altre funzioni, determinanti tanto, che un uomo adulto ne
ha "in dono" circa un chilo;
"micronauti" che l’uomo, con la "polvere", respira: miliardi di
miliardi d’altri mondi: gluoni e quark.
Se così è, loro possiedono noi, in quanto necessari alla nostra stessa
sopravvivenza.
Micro-universo di battero-flora, che oltre l’occorrenza, senza
opportuna nostra interferenza diviene tumorale, mentre la biodiversità:
virus - battéri - funghi - protozoi, formano dentro di noi le
colonie felici.
Per loro, alieni, siamo il loro mondo, dentro e fuori, li dobbiamo
capire, ed a volte nutrire quelli "buoni", magari con gli yogurt
lactobacillus acidophylus, in modo che combattano la guerra contro gli
altri battéri endogeni, patògeni "cattivi" e vincano, salvandoci dal
cancro.
Siamo il loro mondo, loro sopravvivono tra una guerra e l’altra, come
facciamo noi col nostro: i padroni del pianeta Terra, se
studiati da popoli lontani, da altri mondi, sono solo i battéri, in
maggioranza.
Castoro (Ricordi catturati)
Non trovo il punto interrogativo / come faccio / a togliermi d’impaccio
/ è tremenda questa / tastiera di computer / e adesso tutto il mondo è
in mano a loro! Senza scrupolo alcuno / uccidono Natura loro interessi
di crescente oro. Fittizio, bluff: mai un’epoca intrigante come questa,
coi microchips, surrogano la scienza / nascosta con il tempo senza
tempo / ci fanno credere ciò che voglion loro. Meno di nulla / quello
che accompagna / la vita dell’indomito castoro. Dal nulla senza nulla
siam venuti e, ricordando niente, ci si appresta, senza equivoco
alcuno, alla Gran Festa. Finale d’altri tempi di altri luoghi, anticipo
di sogni mai vissuti, strani ricordi che non passan mai, né
intelligenza rendon manifesti.
Ma manifesti a chi, se non son nati, passanti d’ogni volta e d’altri
lidi, passanti che, continuamente infidi, ricordano la vita ad altri
cuori. E giunge - giorno dopo giorno - l’esperienza del sempre, sempre
in cadenza simile, indelebile, che scivola nel vento ad ogni vita.
Grama nei più. Per tutti l’esperienza in quel tratto di penna di . . .
chi non vuol morire. Paradossale: perché non siamo nati mai, e mai
morremo, eterni, in ogni forma di tempo e di pensiero. Non certi di
certezza, né di vaghe blandizie, ci avviciniamo in relativo lento,
decadimento umano come lieve carezza.
Lesta, e vicina, Festa Grande è la nostra, terminale, vibra lasciando
fuori dell’Essere, di tutti noi, la cenere.
La Valle delle Meraviglie e il Bacino dei Laghi Lunghi del Monte Bego
.
Quel giorno Livio era stato più del solito al computer.
La sua materia, l’astrofisica, l’appassionava da sempre: navigando in
"internet" si era aggiornato sull’ultima scoperta umana: gli astronomi
europei sul Cerro Paranal (Cile) avevano fotografato la nebulosa
Farfalla, per poi andare oltre i confini della Via Lattea. Un vero e
proprio "scoop" nello spazio. La foto risultava nitidissima: il centro
d’un bianco accecante - che sembrava proprio il corpo del lepidottero -
andava via via gradatamente cangiando colore da un azzurro intenso a un
colore rosa maculato di nero realizzando la figura delle enormi ali di
una splendida farfalla. Era quella, ora, la nebulosa lontana visibile
più dal nostro grànulo microbico che è il nostro habitat, il pianeta
Terra.
Stanco, decise di meritarsi un po’ di riposo. L’indomani mattina
sarebbe partito di buon’ora per recarsi nei luoghi dove era nato,
Casterino presso la Valle delle Meraviglie e il Bacino dei Laghi Lunghi
attorno al Monte Bego.
Serbava ancora i ricordi di silenzi assolati, di lisce rocce montonate,
incise da migliaia di simboli e di figure: uomini, aratri e buoi,
capanne. Visti e incisi sulle rocce dall’alto, forse da un preistorico
popolo montano, cacciatore e nascosto, che amava copiare le scene dalla
vita di ogni giorno dell’altro popolo pastore agricoltore e villano,
che ferveva operoso là dabbàsso.
Rivedeva, con gli occhi della mente di bambino, gli eleganti voli di
poiane dal piumaggio bruno e screziato, di falchi grigi ardesia col
ventre bianco a strisce nere, di gracchi neri a riflessi verdi e becco
giallo e corallini dal becco più lungo striati di riflessi violetti, di
spioncèlli slanciati in livrea grigio oliva dalla pancia biancastra,
infine le aquile reali, rare, fulvicrinite, perennemente aggressive.
A terra, martore e volpi rosse e, simili nell’aspetto, donnole e
ermellini. Pensava ai larici, agli abeti rossi, ai pini mughi. Ma,
soprattùtto, alla saxifraga florulenta "gloria delle Alpi Marittime".
Ad accoglierlo alla stazione c’era la cugina Teresa, detta Terry,
ancora molto bella, che si curava, per hobby o per diletto, di un
gregge (si fa per dire) di cinque pecore cinque, col cane Rex. A casa
nulla era cambiato, tranne, in un canto, la presenza di una piccola TV.
Lo zio era morto due anni prima dello stesso tumore della moglie
lasciando l’unica figlia, la quarantenne Terry, sola e senza voglia di
maritarsi.
Anche Livio, sebbene più giovane, restava "single", troppo attratto dal
suo lavoro di astrofisico, dagli studi e dalle scienze.
Benveniva dunque la parentesi bucolica della splendida cugina, lontano
dalla vita cittadina, eppoi chissà . . .
Il cielo a Casterino pareva più alto, più azzurro. Tutto era più sereno
e più semplice. I prati a valle del Bego, il "suo" mitico Monte, erano
dènsi di misteriosi ricordi.
Decise di accompagnare Terry prima dell’alba a condurre gli animali al
pascolo, proprio ai piedi del Monte Bego.
Amava il Sole che sorgeva e rinnovava puntualmente il caldo contatto
quotidiano col "suo" gregge e la natura.
Si diffondeva d’intorno un che di maestoso e infinito. L’astro solare,
rinato all’aurora, scivolava a valle, colorando di luce rosa le rocce
incise del Bego, dietro il quale, per non esser visto, si nascondeva.
Certo Livio sapeva che cosa fosse il Sole: un minuscolo frammento di
polvere, tra i miliardi e miliardi che popolano l’Universo.
All’improvviso una voce imperiosa, interna, incalzante, gli ordina di
scalare il Monte Bego. Livio è stupìto e sbigottito al tempo stesso.
Una cantilena strana reiterànte infinita. Nel contempo un ordine
misterioso estenuante perentòrio. In un ultimo attimo di cosciènza ebbe
a paragonarlo al mitico canto delle Sirène, anche se non lo aveva udito
mai . . .
Illuminato dalla Luna Piena e dalle stelle, cominciò la scalata di
notte.
Doveva ad ogni costo sapere chi lo chiamava e perché: nel profondo
qualcuno o qualcosa gli imponeva di pensare assurdamente che il Sole
fosse femmina, una donna, stupènda, biondo-dorata, bellissima. Che
dovesse sorprenderla dalla cima del Monte Bego, dormiente, prima che si
destasse a illuminare, abbagliare, scaldare, per poterla amare prima
che Ella ardesse il suo amore.
L’ascésa, inizialmente facile, diventa sempre più difficile, ma son
d’acciaio le mani del soggiogato Livio sull’appìglio. Una présa, un
metro, un appoggio, un sostegno, uno sperone, una sporgenza, un altro
passo, una punta . . . immàne l’ultimo sforzo: evviva! è riuscito! è
sulla cima del Bego e . . . la vede.
La vede in tutto il suo splendore. E’ molto di più di come l’aveva
immaginata: un’incantevole dea dormiente. Immediato un abbraccio,
durante il risveglio sensuale: milioni di amplessi si condensano nell’Essere-Livio,
adesso da Lei corrisposto, felice, l’Aurora felice lo bacia.
Ma il Sole s’inalza, lo accieca, lo preme, lo schiaccia, lo brucia,
l’incalza geloso. Lo spinge e l’uccide dall’alto del Monte. Precipita e
piomba nel fondo per sempre.
Lento il suo corpo si fonde nel verde, accanto s’essicca una saxifraga
grassa dal lento mortale fiorire, il canto del cigno si sente lontano.
Aurora riscalda ma non restituisce la vita, laddove la morte ha
ghermito ora ecco sgorgare una fonte di limpida e diafana acqua.
Esultano nuovi germogli, tripudio di fiori, di arbusti, di piante, di
foglie.
Ritorna da sola al paese la Terry, testimone per caso di ciò che ha
veduto e racconta agli scettici amici l’incredibile fine di Livio.
Completo il paese si reca sul posto: è vero, è sgorgata di colpo una
nuova sorgente.
Oggi quel sito ha anche il nome: Fontanalba o "Fountanalba", che in
tendasco vuol dire "Sorgente dell’Aurora".
.
¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥
Intanto PSYXOS2 telepaticamente avvisa l’amico:
" l’ e s p e r i m e n t o i p n o t e l e -c i n e t i c o e’ r i u s
c i t o ! H a i
r a c c o l t o t u t t i i r i c o r d i d e l l ‘ e s s e r e u m a n
o
L I V I O , l a s u a e n t i t a ‘ e ‘ c o n n o i ? " -
" S T A ‘ T R A N Q U I L L O " - risponde l’alieno - " E ‘ c o n noi ,
c o n d e n s a t o , i n a t t e s a " .
Scompare, in un lampo, il mezzo stellare verso Farfalla, l’ultima delle
galassie, la più lontana, scoperta dagli Umani nell’anno 2000.
.
Le piogge torrenziali
facevano terrore
Erano le piogge torrenziali che facevan terrore: la gente, per
salvarsi, saliva sui tetti, ché proprio davanti ai nostri occhi erano
franati a valle interi villaggi: tutti i fiumi avevano rotto argini e
ponti. Eravamo nel mezzo di un vero e proprio diluvio. Da almeno un
mese il tempo inclemente rendeva impossibile il trasferimento da un
paese all’altro: il Piemonte e la Valle d’Aosta in ginocchio. I paesi
non travolti da frane, erano isolati. Presto altre Regioni italiane
avrebbero avuto lo stesso trattamento. Siamo nel 2000. Cercavo di
ripararmi, per quanto possibile, dall’ira della natura, pur senza
riuscirci. Un umano vecchio, con un cane in braccio, mi avvicina. Dice
di non preoccuparmi, ché tanto, nonostante la mia paura, tutto, avrà un
fine e una fine buona, se si merita. Sùbito, m’è venuto in mente il mio
amico cane REX, che mi aveva preso in simpatia, passato a miglior vita
il 16 Ottobre 1999, quasi all’età di 16 anni.
Comunicavo telepaticamente col migliore amico della mia vita,
allora.
Ed ero felice. E "dall’alto" finalmente e finemente innevato:
Dall'alto, dalla cima della vetta
più alta, scorgo solcate dai trasporti
d'uomini e cose, piccole le vie,
piccola la piazza dai sei fari
a valle. Annidono casine su minori
alti colli a me d'intorno: contemplano
in orgogliosa ripida vertigine
l'orrido del burrone aspro nel basso.
Làbile, l'umano è in festa grande
laggiù, oggi timido, mutevole nel tempo,
mentre fervido ammanta le stradine,
per il sacro corteo, di fiori e fede.
Filo d'argento fine, questa cima
è come una tribuna per i miei
pensieri più eccelsi: terre là, al Sud
piene di sete e di silenzio tenue,
di grigioperla e di brumàle freddo,
di questa valle senza tempo immersa
nei suoi mille ricordi, ampia e sinuosa.
Valle che accumula leggende, mentre
al tramonto cantando scende il vento
stanco di trascinarsi sulle cime.
Ed in fondo ... il mare, mare di schiuma
che alacre, umano il brulichìo accarezza
spumeggia e copre, fin quasi a volere
velare la bellezza della vita,
la "felice esistenza" tante volte
anelata dall'uomo e mai avuta
al suo supporre, pieno di tristezza:
si spezza e passa precària dalla notte
la vita. Diventa adesso eterna nella
luce.
Quel vecchio umano ero io. Non so come mai, ma ero "morto" da 2000
anni, eppure,
parlavo con me stesso?
Avevo visto prima una forte luce nel cielo e, col fedele Rex, stavo
seguendo quella luce.
Ora era solo la neve che mi dava fastidio, anche perché, troppo alta
per il mio amico cane, sia pur di media taglia, mi arrivava alla
cintola.
Pertanto, lo portavo in braccio. Avevo 60 anni. Ero ben riparato con
coperta di lana di capra e calzari di daino.
Banditori e zampogne facevano a gara per chi si facesse sentire
dippiù.
E stavo diventando sordo.
Meno male era un sogno: ma sogno non era!
Vicino a me, c’erano tutti i tipi del nostro mondo: ladruncoli, Re
Magi, pastori, soldati centurioni, ma, sovrattutto tutta la flora e
fauna e . . . tutti gli altri, a noi alieni, provenienti da
globi abitati di tutti gli universi di universi.
Duro l’inverno, ma ancor più duro il senso.
Il Vecchio, col cane in braccio, mi dice con pazienza: nonostante
tutto quanto succederà anche dopo il 2000, ti accompagno dov’è
nato: a Betlemme, nella famosa Stalla . . . E seguendo con lui
quella Cometa descritta dagli umani: stella con coda,
indissolubilmente, arrivo.
Ma il Re dei Re, sùbito, non lo vedo: vedo un bambino appena nato,
bello, umile, gentile, coccolato da un’inaudita bellezza, Maria, e da
una rara bontà, Giuseppe, tantocché dal suo secco bastone spunta un . .
. giglio.
Percepivo, distinti, tutti gli esseri, essenza del tempo senza
tempi, senza luogo, senza spazio, ma nella mia limitatezza, sentivo
freddo e paura, osservavo attentamente tutto ciò che mi circondava, sin
nei minimi particolari, ad esempio, in terra, un ciuffetto d’erba.
Quel ciuffetto, sulla via,
d'erba fredda, circondato
da mercanti e da bambini.
Si fa piccolo, piccino
il ciuffetto su quel bordo
della via che è casa sua
per non esser calpestato.
"Che succede, che succede" -
chiede il passero al ciuffetto -
"Non lo so, non mi son mosso
dalla zolla che è il mio tetto,
guarda tu, che puoi volare."
Ed il passero s'inalza
sempre più verso il tramonto:
dietro il monte sta calando,
stanco ed affannato, il Sole.
E poi vede, da lontano,
una stella con la coda...
Forse è un'aquila reale?
Scorge male? No vicino
sta arrivando: sta guidando
Magi, uomini e animali.
E' una stella molto strana
e la chiamano "cometa."
Gira ancora il passerotto
dalle piume infreddolite,
presto deve ritornare
dal ciuffetto ch'è suo amico
raccontar ciò che ha veduto
raccontar ciò che ha sentito.
Vede un uomo con le ali,
come lui, ma luminoso
non uguale ad altri umani
che ha già visto con le spose,
non uguale ai zampognari,
né ai re Magi, né ai soldati,
né ai cattivi cacciatori,
che son tutti senza ali:
"Sono un angelo" gli dice
"sono un angelo di Dio,
"per cantare la Sua gloria
"ed a tutti i cieli interi.
"Sai che è nato un bel Bambino,
"proprio adesso. Guarda, ammira,
" passero, che con me voli,
"guarda verso quella stalla."
Ed il passero obbediente
vola presto più vicino
e chi vede? Un uom piccino,
biondo, roseo, ricciolino,
coccolato dalla Mamma.
Ma che freddo, ma che freddo!
Non c'è fiamma a riscaldarlo
solo il Babbo, nella stalla
con un bue ed un asinello.
Il Bambino è il Re dei Re
e la stalla è la sua reggia,
perché uomini e animali
gli si inchinano davanti,
tutti quanti anche i re Magi
che gli portano gli omaggi.
Il visino è sorridente,
ride piano la Madonna
per la gioia, col marito
San Giuseppe, che l’aiuta
appoggiandosi al bastone
che fiorisce con un giglio.
"Questi è il Figlio, già voluto"
"dalla Mente del Signore"
"ed a Lui da Lui affidato,"
"ora è nato, per salvare"
"ogni uomo dal peccato..."
"Ciciricìp!": il passero
nel sentire ciò è felice
di non essere un umano.
Lui e gli altri del suo mondo,
pur con legge della giungla,
il "peccato originale"
non lo fecero: son salvi.
E il ciuffetto d'erba in prato,
non ancora calpestato
da carretti o da calzari,
vede il passero calare
in picchiata sulla zolla
circondata dalla neve:
è successo ch'Egli è nato,
il Signore dei Profeti
di quel Tutto immaginato
da Suo Padre Re dei Re,
da Colui che sempre è,
che ha creato Tutto il Più,
in attesa del riscatto
dalla morte e dal dolore,
Ecco il nostro Salvatore:
il Divin Bambin Gesù".
Quant’era e quanto sarà buio!
Ma era venuto il Figlio.
25 Dicembre 2000
Il segreto di Carlo d’Apricale
-
Era l'ultimo giorno di festa dalla Passione di Nostro Signore ad Apricale,
e Pietro, padrone del grande frantoio al centro di un vasto e magnifico
oliveto mai aggredito dalla mosca olearia per un suo certo metodo di
prevenzione, contava il denaro avuto dalla vendita del "suo"olio, già
percolato e giallo come l’oro, al Curato di Santa Maria Alba, che gliene
aveva ordinato ancora più della volta precedente.
Gli affari andavano a gonfie vele, grazie a Dio e all'ottimo raccolto.
In quel mentre dalla Piazza, tra il festoso vocìar di bambini, udì, netto,
un richiamo: Anna, Anna Cristina . . .
Gli emerse dal profondo della mente, d’un tratto e all'improvviso, il
ricordo di quell’altra, della quale serbava gelosamente la fotografia in
bianco e nero, che già era stata di suo nonno.
Era una delle prime foto, ché risaliva al 1888, raffigurante una
fanciulla. E che fanciulla! Un bocciolo di rosa di maggio! Alta, bionda,
occhi verdi, bellissima: era stato il primo tenero segreto amore di nonno
Carlo, ma lei, tanto altera quanto analfabeta, gli aveva preferito un
altro.
Gli aveva preferito un pezzo di marcantonio alto quasi due metri, già a
sedici anni, di nome Pisano Giovanni Battista, nipote di quel Sansone
Pisano, il panettiere di Apricale, che era solito prendere un toro per le
corna e rovesciarlo sul dorso.
Il nonno fremeva d’amore, ma taceva di paura.
Figlia di un Regio Dipendente Comunale (con qualifica di boia), Anna
Cristina Bellomi aveva altre cinque sorelle, ma lei era la più bella.
Nata ad Apricale il 15 Luglio 1874, aveva quattordici anni quando Giovanni
Battista decide, corrisposto, di amarla e di sposarla nella Parrocchiale
del paese Santa Maria Alba.
A quel tempo il delizioso paese di Apricale, abbarbicato su una collina,
all’apice d’un vasto pianoro, contava più di 3000 abitanti e nonno Carlo
fremeva di rabbia per essere stato respinto.
Tralaltro sarebbe stato quel che si può dire un buon partito: un bel
ragazzo di vent’anni che forniva l'olio a quasi tutta la gente del paese.
Più avanti negli anni, nonno Carlo raccontava spesso che la sua mancata
sposa avrebbe addirittura cambiato l'esito della guerra Russo-Giapponese
del 1904-1905.
Ma come? Gli domandava Pietro col suo padre Giovanni.
Dovete sapere, diceva lui, che Pisano Giobatta era stato garzone a San
Remo presso certi telaioli piemontesi, che importavano il cotone da
Biella, lo lavoravano e ne facevano tessuti.
Ora ad Apricale il giovane apre un negozio di tessuti, che commercia anche
nei paesi vicini.
Ma i proventi erano pochi per soddisfare la voglia di vivere e di meritati
gioielli per la stupenda moglie Anna Cristina, che sì sapeva appena fare
la propria firma, ma che in società e in compagnia non voleva sfigurare. "
Vedrai cara" - le diceva lui -" che il tuo Giò è furbo e ti farà ricca".
Così mentre vendeva fustagno, nel retrobottega si era specializzato a
imitare pezzi da 5 lire che di fuori erano d’argento e dentro di piombo.
Persino io - seguitava il nonno - ne ebbi uno, in pagamento di olio, senza
neanche accorgermi della differenza.
Ma un bel sogno ha sempre una fine.
Un giorno mentre rientrava in bottega, vede da lontano due Carabinieri che
lo stavano aspettando.
Un salto di nascosto in casa, un ultimo bacio alla bellissima Anna e
Giobatta scappa a Tolone, di qui s’imbarca come mozzo per l'America,
dicendo tornerò...
Quando. La moglie bambina non venne mai a saperlo.
Nella Primavera del 1889, senza mezzi, viene presa a servizio a San Remo
da un certo medico russo, come lavandaia e tuttofare. Poi presso una
nobile famiglia russa, che spesso ospita i parenti dell’Imperatrice di
Russia, come domestica e cameriera.
Un mattino d’inverno di due anni dopo, mentre lava cantando una corba di
panni nel lavatoio di Piazza delle Erbe, sente in un italiano stentato: -"
Che bello. Canta ancora!"- e nel contempo vede riflessa nell'acqua del
lavatoio la figura di un bel giovane a cavallo. Anna ha un tuffo al cuore.
Ha riconosciuto in lui il principe Romanov, che nell’interpellarla si è
tolto anche il cappello, lei stessa più di una volta ebbe modo di servirlo
in tavola.
La stupenda, desueta, acerba, bellezza di Anna Cristina d’Apricale ha
colpito stavolta a fondo. E in alto.
L’appuntamento è per il giorno dopo alla Stazione di San Remo per salire
sulla paurosa nuova invenzione, il grande treno nero, al seguito dei
Romanov, destinazione Francia.
Presso le stupende residenze imperiali di Nizza e Parigi conosce un nobile
francese il Conte Germain Philippe de La Tour, il quale, ammaliato, la
prende in sposa, ritenendola ormai vedova del primo marito.
La Contessa Anna Cristina de La Tour, frequentando tra i salotti bene,
anche quello di Augustine Carasson Otero, detta la bella, si istruisce
soprattutto in tutto ciò che arde d’amore e di passione.
I coniugi ora si trasferiscono, con il treno Parigi-Mosca via Vienna
Varsavia, a Pietroburgo, alla Corte dello Zar Nicola Nikolaevich Romanov,
dove Anna Cristina ha modo di conoscere Grigorij Efimovich Rasputin, di
tre anni più anziano di lei, ne rimane soggiogata, come la Zarina
Alessandra Feodorovna Romanov, e ne diviene amante. Sono entrambi
analfabeti, ma s’intendono nella politica e nel sesso.
Riguardo alla vostra domanda vi spiego il perché questa storia possa aver
cambiato l’esito del conflitto Russo-Nipponico. Germain Philippe de La
Tour era una spia, ovviamente con la complicità della consorte, ché in
alcova nessun segreto militare rimane più tale.
Pertanto la conoscenza in anticipo di tutti i piani e le mosse dello Zar
permette al piccolo Giappone di battere il grande Impero Russo e questo
giuoco dura quasi fino alla pace di Portsmouth,, firmata il 5 Settembre
1905, con la mediazione del Presidente americano Theodore Roosevelt.
I coniugi Germain ed Anna de La Tour, scoperti e arrestati, vengono infine
espulsi dalla Russia. Ritornano dapprima a Nizza.
Poi ad Anna viene in mente di far conoscere al nobile consorte il suo
paese di nascita, Apricale.
E nella sua vecchia ma decorosa casa, seguita dal Conte, chi vi ritrova?
Il suo primo marito, da lei creduto morto, tornato dall'America, che
l'aveva abbandonata -" Ciao Giò" -, d’istinto, è stranamente felice di
rivederlo e di abbracciarlo. Lui freddo la ferma, - " Domani dobbiamo
parlare, da soli, tu ed io" -, e intanto fulmina con uno gelido sguardo
l'anziano Conte de La Tour.
L’indomani in un impeto d’ira, durante il colloquio, Giobatta fracassa il
capo alla moglie, pur amandola ancora.
Poi, prima da falsario, ora da assassino, scappa ancora una volta su per
la Val Nervia, sperando in cuor suo di non averla uccisa, di non aver
colpito così forte.
Cautamente ritorna, ma dal fondo della Valle del Rio Meranzo sale il primo
rintocco di campana a morto.
Si tolse la cinghia e s’impiccò.
Questa è la storia vera che sempre raccontava nonno Carlo e Pietro l'ha
tramandata al figlio Giovanni. Ha vent’anni e ormai sa come trattare con
le olive, meglio del padre, che gli ha comprato un grande oliveto,
vendendo il proprio, a Oneglia, vicino al capoluogo Imperia.
Ora il sole tramonta.
Il vecchio Pietro ha bisogno d’un poco di riposo.
Giovanni gli ha promesso che il "suo" sarà l'olio migliore di tutta la
Liguria, con quel suo profumo d’antico e sempre nuovo di tutte le storie
di terra e di passione.
-
|