Traduzioni di Nino Muzzi
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A Poem On Not Writing Poems
| Una poesia sul non scrivere poesie In questi giorni non ho tracciato una riga eccetto quella intorno ai miei occhi, perché condividere le mie pillole di paura o l'assoluta mancanza di Dio, se il prezzo, hanno detto, verrà pagato in sangue, perché parlar di carne o di manzo, se il retrogusto del discorso non è solo una minaccia di stupro di branco teletrasmesso, bensì un villaggio che si raccoglie per squartare un uomo, e, ancora, perché spingere le mie parole a bloccare lo Stato, il suo terrore, quello stato di terrore, se gli amici che programmano di leggere Marx hanno celle di prigione che li aspettano, e quindi perché rischiare, perché correre a salvare la pellaccia, perché la rivolta? "Quel che non può essere detto, dev'esser soppresso" "Perché mostrare a estranei la cicatrice sulla tua coscia?" Le lezioni che un tempo appresi nella mia camera da letto sono lezioni di vita. Così, di nerofumo ho tracciato la riga dei miei occhi come certe donne Tamil in forma di rito tracciano un kolam ogni giorno, facendo brillare farina di riso nel sole del mattino, rigidi punti che ancorano linee vorticose, ogni disciplina un inganno per celare la ferocia, ogni simmetria una scusa per tenere il conto. Vedi come le mani di una donna eseguono una danza di disegni intricati, impara com'è il suo desiderio che lei scuote via da sé sulla soglia della porta. Come lei, questa donna nello specchio è una donna che fa credere di conoscere il suo posto. Ogni notte strucca i suoi occhi, sfascia le sue ferite verbali, se le porta a letto. All'alba applica una nuova fasciatura. Meena Kandasamy traduzione di Nino Muzzi
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65 Millionen v. Chr. einige von uns werden bis in den Himalaya gelangen und ein Grab in den Bergen haben, da liegt man hoch. obgleich wie hier: in einer Schale, die, wenn wir Glück haben, erst abfällt, wenn wir versteinert sind, Weichteile ersetzt und ausgeschwemmt, Kalk und Kiesel eingetragen sind. nichts hat's gebracht, die Füße an den Kopf zu pressen und ruhig zu bleiben in der letzten Kammer seines Gehäuses. nichts hat's gebracht, dreihundert Millionen Jahre da zu sein (den Meeresboden nach Krebsen absuchend), um für weitere dreihundert einen Abdruck zu hinterlassen. Kenah Cusanit |
65 milioni a. C. alcuni di noi arriveranno fino all'Himalaya e avranno una tomba fra le montagne, lì ci stai ben alto. anche se è come qui: in un guscio che, se abbiamo fortuna, si apre solo quando saremo pietrificati e abbiamo rimpiazzato e smaltito le parti molli, importando calcio e ghiaia. a niente ha giovato premere i piedi contro la testa e restare tranquilli nell'ultimo abitacolo del proprio guscio. a niente ha giovato, essere qui da trecento milioni di anni (perlustrando il fondo marino in cerca di gamberi), così da lasciarvi le impronte per altri trecento. Kenah Cusanit traduzione di Nino Muzzi |
La lettre sur mer Le temps menace la ville d'un canon de rides Tu m'écris que les arbres étranglent les oiseaux et que la mort fait mouche sans jeu de mots le bilinguisme entre les cuisses Je ne sais plus si dehors ma passion atterrit en catastrophe ou si… trois points suspensifs La lumière s'est changée en cris le vent blessé est introuvable J'ai pris tous les risques sans drapeau blanc jusqu'à la cime des mots Ville absolue dans l'éphémère ville abrutie dans le mal vivre du poème ville pour l'anecdotique vie sans importance sans porte de secours sans porte de sortie vie portée à vue par la mer sous poids de barbelés. Georges Castera |
La lettera sul mare Il tempo minaccia la città di una cannonata di rughe Mi scrivi che gli alberi strangolano gli uccelli e che la morte fa centro senza tanti giochi di parole col bilinguismo fra le cosce Io non so più se fuori la mia passione atterri in catastrofe o se … puntini di sospensione La luce si è trasformata in grido il vento ferito è introvabile Ho accettato ogni rischio senza alzar bandiera bianca fino alla cima delle parole Città assoluta nell'effimero città abbrutita nel male di vivere della poesia città per la vita aneddotica senza importanza senza uscita di sicurezza senza uscita vita portata a vista dal mare sotto il peso del filo spinato. Georges Castera traduzione di Nino Muzzi |
kleine eiszeit es ist jetzt still und kühl unter den gewitterbäumen, der schnee hat sich ungefragt übers erste grün gelegt, wie ein keimling steh ich schon seit märz im frost, nichts als schmelzwasser im kragen, nächte sickern weiss durch die wimpern und blenden von innen, versengen das kerngehäuse meiner geduld. ich könnte mir selbst von kamelen erzählen, vom schatten der lamellen im sommer an der wand, stattdessen lausch ich dem wasser in meinen stiefeln, verkapsle mich entlang der fontanellen. erinnerungen wie kleine grüne erbsen, die von innen gegen die schote drücken, und jede gärtnerin weiss: was den ersten frost überlebt, wird süsser. Simone Lappert |
piccola era glaciale ora è silenzio e freddo fra gli alberi della tempesta, la neve senza chiederlo si è posata sul primo verde, come un germoglio io da marzo sto nel gelo, niente nel collo se non acqua di disgelo, le notti filtrano bianche fra le palpebre e accecano da dentro, seccano il nocciolo della mia pazienza. potrei narrare a me stessa di cammelli, dell'ombra delle doghe sulla parete in estate, e invece ascolto l'acqua nei miei stivali, mi rannicchio lungo le fontanelle. ricordi simili a pisellini che premono dall'interno contro il baccello, e ogni ortolana lo sa: quel che sopravvive al primo gelo, diventa più dolce. Simone Lappert traduzione di Nino Muzzi |
Levkojen Du legst den Hörer auf und willst jetzt nicht mehr weiter leben das Maß sei voll und jeder Weg dir abgeschnitten. Wo mal ein Gott war, klafft nun in der Wand ein Loch, doch deine Blumen stehen im eng von Mauern eingefassten Garten und blühen den Abend an, sie werden heute auch zur Nacht noch blühen und ihren schweren Duft verströmen, als hättest du versucht die Nacht zurückzuschieben in jenen Sommer fünfundsechzig als meine nackten Beine mittels Zackenschere im Blumenbeet gelandet waren bei den Levkojen. Ihr Duft lag wie vergossenes Parfüm im Garten, spreizte sich den Sommer lang durch jede Nacht und schwieg bloß, wenn Gewitter tobten, doch wenn die Blitze nur noch ferne glommen, war er als Erster wieder wach. So ging noch ein Jahrzehnt dahin, wir zogen westwärts. Jetzt willst du nicht mehr weiter leben und legst den Hörer auf, lässt mich zurück, den kleinen Garten noch im Blick, und aus der Zimmerecke weiß ich mich angeschaut von deinen leeren Schuhen. Ernest Wichner
[SATT WAR DEIN KOPF DER SEE] |
Violacciocche Riattacchi il telefono e non vuoi più vivere la misura sarebbe colma e ogni via a te preclusa. Dove una volta c'era un dio, si apre ora sulla parete un buco, ma i tuoi fiori sono nel giardino chiuso fra muri e fioriscono di sera, anche oggi fioriranno ancora nella notte e spanderanno il loro profumo greve, come se tu avessi tentato di risospingere la notte verso quell'estate del Sessantacinque In cui le mie gambe nude seguendo le cesoie erano finite nell'aiuola dei fiori presso le violacciocche. Il loro odore ristagnava come un profumo versato nel giardino, e dilagava lungo tutta l'estate ogni notte e taceva solo se infuriava la tempesta, ma quando i lampi brillavano ormai lontani, tornava per primo a ridestarsi. Così passò ancora un decennio, noi ci trasferimmo in Occidente. Ora tu non vuoi più vivere oltre e riattacchi il telefono, mi lasci indietro, col giardinetto ancora nello sguardo, e io mi vedo ancora osservato dalle tue scarpe vuote da un angolo della stanza. Ernest Wichner Traduzione di Nino Muzzi
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La ballade des cimetières
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La ballata dei cimiteri Di tombe ne ho in abbondanza Di sepolture a discrezione Nei cimiteri di qualche importanza Ho la mia piccola concessione Dal mausoleo al tumuletto Tutti con dentro sempre qualcuno È pien di gobbe il mio vialetto Eppur son triste come nessuno Ché non ce n'ho, e ciò mi rincresce E umilia inoltre il mio blasone, Nel cimitero di Montparnasse Tre passi dalla mia abitazione Tre passi dalla mia abitazione Al Père-Lachaise ne ho di defunti A Bagneux, a Thiais, a Pantin Persino, non vi renda scontenti, In fondo al Cimetière Marin In città come pure in campagna Ovunque si può fare un buco Ne posseggo persino in Ispagna Che mi s'invidi pure tanto o poco Ma non ne ho la minima traccia La più pallida supposizione Nel cimitero di Montparnasse Tre passi dalla mia abitazione Tre passi dalla mia abitazione Per Tutti i morti, corro, volando Senza fatica mi muovo contento Da una necropoli all'altra correndo Da una pietra tombale a un monumento A Champerret sotto una corona D'immortelle scorgono me stesso Poco più tardi è a Charonne Che mi ravvisano sotto un cipresso Ma solo un furbo che sproloquiasse Confesserebbe la mia visione Nel cimitero di Montparnasse Tre passi dalla mia abitazione Tre passi dalla mia abitazione Sotto il castello della prozia La Marchesa di Carabà Langue in attesa la famiglia mia Morirà, forse, non morirà? Chi vuol l'oro, chi vuole i mobili Chi i suoi gioielli, chi gli ornamenti Chi le foreste e chi gl'immobili Chi i suoi tappeti, chi i suoi dipinti. Quanto a me io vorrei che passasse Interamente la morta stagione Nel cimitero di Montparnasse Tre passi dalla mia abitazione Tre passi dalla mia abitazione Così cantava, morto nell'anima, Un giovinotto bene agghindato Intento a rianimare la fiamma A un certo milite a lui conosciuto. Ora accadde che il Cielo si stufasse A sentirlo parlare di caveaux E Dio chiese alla comare che venisse a spedirlo in via Froidevaux Ma i beccamorti che eran di Chartres Funesto errore di spedizione Ne portarono le spoglie a Montmartre Dall'altro lato della sua abitazione Dall'altro lato della sua abitazione Georges Brassens Traduzione di Nino Muzzi
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[näher ich mich meinen gegenständen unruhig an] |
[mi avvicino irrequieta ai miei oggetti] mi avvicino irrequieta ai miei oggetti, mi servono quelli che si piegano, non si consumano mai. mi promettono un appiglio plurimo. devo ancora chiedere quanti pezzi ci sono, com'è che io già mi trovavo a questo punto. ahi! è un sistema retroattivo che ho dinanzi, questo paese. sognavo di un logico addormentato. l'ho già incontrato più volte all'inizio di questa riscoperta. ha provato rimorso, poi preso coraggio, poi si è svegliato. dice: questa roba qui è esistita da sempre. è così. com'è successo che ho sognato di lui? nei miei sogni non vedevo quel che lui vedeva quando dormiva? e il suo sogno in prestito invece era tutto mio al momento del nostro risveglio. interruppi il brillio degli oggetti di cui si parlava poco prima, poi privi del tutto di nome, e lui: come prima. Saskia Warzecha Traduzione di Nino Muzzi |
[Mon petit chou] Mon petit chou tu me soupires à l'oreille un habibi mollasse omettant le h sache que je suis ce h et comme lui je suis trop complexe pour ta bouche. Elkahna Talbi
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[Tesorino/habibi] Habibi mi sospiri all'orecchio un habibi snerbato privo dell'acca sappi che io sono quell'acca e come lei sono troppo complessa per la tua bocca Elkahna Talbi traduzione di Nino Muzzi |