Poesie di Jacqueline Miù


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Mastro di sogni
(Laperapetus Ubiurque)
 Parte IV
2005 - 2014

The most of me is in a book unwritten.
The most of me is dream.
 

speranza
da lenta a veloce fiamma il battito accende
nell’oscuro passaggio che difende il cuore dentro il petto
natura si sgretola contro il pugno della pioggia
qualche speranza naviga estatica sotto degli ombrelli
lame d’acciaio il respiro freddo
ti tramuta in marmo se non hai dei sogni
un uccellino cavalca i venti con audacia
mentre cielo invade per amore ogni passante

Da Lettere dal Silenzio


lei dorme
lei dorme ancora dolce sul ramo freddo
infesta aspro il vento e la fa tremare
il becco s’avvia ai caldi mondi
e la radice cerca conforto in terra
appena danza con più violenza - lei si desta
quasi immemore dei bei tempi verdi
si guarda intorno e triste vige al grigio
mentre si lascia andare
col debole battito del cuore
s’adagia stanca in braccio alla silente brina
sente il conforto di una distante eco
e appena il vento torna a torturala
lei smette sofferenza trovata la strada ai sogni
davanti a novembre tutto tace
pare una lunga attesa di sconforto
pochi uccellini volano ancora tra i rami
mentre le stelle aspettano di abbracciare la foglia
e quando i passi calpestano la fronda
si sente come un sussurro tra le orme
vaghi ricordi di grandi voli verso il cielo
che foglie osano senza usare le ali

Da Lettere dal Silenzio


Poema
Poeta rapito dall'estro prima del decollo dal suo immaginario verso l'astro chiamato Infinito.
Io? Vela spinta all’astro Sogno dall’ego solitario di un divoratore di stelle che ha provato l’amore prima di lanciarsi verso l’infinito.

Da Lettere dal Silenzio


Se tutto è un sogno allora perché non lasciare al desio, la fiamma che rende forte di un ideale il nostro esistere.

Da Lettere dal Silenzio


Giustizia umana
mi dà palese sfratto la giustizia umana
succube forse dell’umore stolto
contro i cherubini devoti a cause buone
oh mia tribù - che onore potranno avere un giorno i nostri ossi
noi siamo il nemico di quella parte incolta
che vige prepotente con aspro falso
io sono certo sì che il mondo andrà avanti
col ricco che predica al mendicante la propria fame
un uomo non sradica dal mondo il veleno
ma una moltitudine si alzerà condanna
su quelle ombre virulente che bloccano i sogni
di una storia già nata per virtute
Grande

Da Lettere dal Silenzio


Gli uomini dotati di grande intelletto hanno paura.
Gli uomini dotati di grande intelletto hanno paura che i loro sforzi di migliorare se stessi ed il mondo, siano vanificati dalla menomazione spirituale di chi ha smesso di rendere possibili i propri sogni.

Da Lettere dal Silenzio


Guerra
siamo partiti alla rivoluzione come i leoni
e vennero le iene a farci scorta
non fummo più noi nelle battaglie
fratelli mascherati da nemico
ringhiare non bastava a Morte voleva il sangue
identico al fango è l’uomo in lotta
tutti al respiro uniti
senza Gloria resta il vincitore poi sul podio
ecco la vita
condanna a battaglie singolari
per pochi momenti di appetito
la violenza non rende alcuno migliore
siamo partiti leoni rimasti ossa

sui campi dove il fumo arriva davvero al cielo
sotto gli occhi freddi di scaltri corvi
i nidi al valore sono solo pietre
e dell’eroe piange la memoria

Da Lettere dal Silenzio


tantra di nuvole inizio novembre
tantra di nuvole inizio novembre
ombre di foglie esauste a terra
passi di uomini circoncisi per fede
auto in piena al posto dei fiumi
cuori in affitto su strade un po' tetre
organi in svendita coi frullatori
tende su occhi mascherati con lenti
bellezza perfetta inganna
sesso virtuale con vibratori
labbra mongolfiere per pagine patinate
Natale è vicino col desiderio
cambia stagione ma il mondo non cambia

amori invisibili in pronta consegna
stelle in cerca di proprietari
medicina omeopatica senza siringhe
cartomanti per leggerti il sogno
spendiamo per il dolore ogni risorsa
crisantemi multicolori al cimitero
cent'anni per odiare gli ossi
un'eternità a rimpiangere le loro ascese

Da Lettere dal Silenzio


La mente è un’amante agitata che tu preferisci addomesticare lentamente,
come se ne fossi un devoto discepolo
perché lei,e non il tuo corpo,
apre le porte alle più grandi soddisfazioni.

Da Lettere dal Silenzio


aforisma
Anche il vento più dolce molesta l’acqua calma.

da Mastro di Sogni


il canto della forza
immaginami onda
silente avanzo contro gli scogli
dolce ai martiri porto il canto della forza
alle terre l'abbraccio dei saldi
non saprai mai come mi chiamo
solo onda
o mare
per alcuni
per quelli che pensano in grande
sono oceano

sono una minaccia
per chi ha radici leggere
per chi ripudia il bene
per chi ha ragione di esigere vana gloria
io consumo il fuoco delle stelle
nei miei occhi
tra le mie braccia
nei miei battiti
io sono onda
distruggo e creo
e questo a volte non mi da pace

Da Lettere dal Silenzio


dove i battiti resistono all’inverno
cosa ci faccio qui
rincorro le sottane dell’ombra
l’ape si suicida per amore nella tela del ragno
e la mia febbre di oltre incendia la mente
non si può volare nel cuore d’un altro
non si può insegnare il perdono all’aracne
oh l’amore ha vinto sui passi che corrono lontano
dove i bagagli non sono lacrime
e dove i battiti resistono all’inverno
cosa ci faccio qui
muri dinosauri tra le cattedre umane
fili di seta per legare i sogni alla pelle sudata
le mie zampe agili raggiungono il cielo
nessun inverno ferma dal brillare gli astri

Da Lettere dal Silenzio


ego innamorato
quasi baciata l’orma dal silenzio
nell’etere è già odor di neve
l’inverno si veste in sogni
e l’ego innamorato ascende alla sua stella
un vortice di foglie
colpiscono morenti
e il ramo fende il cielo
con il desio di volare
sommersa nei pensieri
ascoltando il freddo
l’anima canta
mentre il candore invade

Da Lettere dal Silenzio


Inverno
notte di lotta
chiassosi astri convergono allo spettacolo serale
la Luna veste arancio
il mondo s’infiamma in sogni
dolce s’adagia sul cesto freddo
baciata da natura imbalsamata
neve ovunque che riflette
il blu del palcoscenico e i suoi attori

Da Lettere dal Silenzio


distanza tra uomini e sogni
con l'occhio fisso alle stelle misuro le distanze
tra gli uomini e i loro sogni
e quando l'alba desta la speranza
capisco che il volare non è questione di ali ma di impegno

Da Lettere dal Silenzio


genetica d’un rapitore sentimentale,
innamorato del passaggio del vento prima dell'inverno
gemo alle strade nel morso freddo
poi tormento i passi tra le foglie morte
mi avvicino al tuo cuore con brividi d'aria
cercando il fuoco che rende forti i vivi
poi smetto appena si scatena pioggia
raggiungo il quieto sonno tra i rami
quasi sperando di trovare pace
all'amore di cui alimento il fuoco
danzo notturno con antiche maghe
o ti rincorro il sogno nel mio immaginario
per accenderci vicino a quei confini
dove vento e uomini spingono al limite e per amore
la loro vela

Da Lettere dal Silenzio


“Eroico”
Eroico si tempra con la fede, ogni momento di questa vita sempre in corsa intorno all’infinito.

Da Terre dell’Eden


“Della vita, dell’uomo e del punto.”
Il servo Punto s’addestra nella penna.
Eccomi! mi dice assoluto.
“Avrei portato Virgola, mia sorella, per dare aiuto alle tue rime.”
“Ahimè.” rispondo triste al caro annesso.
“Sapessi quanto sia difficile imprigionare parola che ho proprio scelto la libertà di non adoperare gli altri legittimi dell’ordine per una libertà di verbi. Non usarmi rabbia o disappunto, io sono legato ai battiti per una ragione, il Fato vuole che mi pieghi a una condanna e dipendere dall’aria, dal cibo o dall’acqua ma la mia parola non è serva a nulla se non a un decoro del cogito di cui sono adepto assoluto.”

Da Terre dell’Eden


Scrivere non è tutto ma fa diventare tutto possibile.

Da Lettere dal Silenzio


con l’ego semplice scaldato in pochi versi
solitario vagabondare sfiorando quella meta
cui sempre azzarda per vedere il culmine sto fido cuore
ardito pioniere in mezzo al lungo inverno
che forza l’anima per togliere dall’esistenza le prigioni
con l’ego semplice scaldato in pochi versi
giro ubriaco di Poesia per natura
guardando le strade ondeggiare sotto il desio
che chiusa palpebra si crogiola al fio dell’amore

Da Lettere dal Silenzio


Poeta
ho calzato il femore dell’ultimo oceano
appena ho negoziato coi diavoli per la mia anima
caduta per rubare le sillabe mai dette
in una preistoria con pianeti intorno ad umani ossi
ho salvato l’Eden dalle malattie sociali
per invertire il tempo e tornare indietro
dove l’amore esce da una maceria
per predicare la Pace
ho legato con i lupi in fuga dal cemento
per trovare una nuova patria
dove gli stormi blu insegnano amore
ai bambini che possono volare senz’ali
ho portato un nome
poi un altro
e un altro ancora
e durante le traversate dei sogni
qualche angelo si è ricordato di me
di quello che ha portato l’alba
a chi ha smesso di guardare il cielo

Da Lettere dal Silenzio


Tutte le forze di un uomo si esplicitano in una battaglia che dura una vita
e tutte le sue ragioni convergono in un motto di spirito alimentato da un fuoco unico che in nessun altro modo potrebbe essere chiamato se non amore.

Da Lettere dal Silenzio


stalattiti sull’alba
il desio è un terremoto che scuote dentro
lascia macerie in tutti i respiri
e incendia l’aria bruciando chimere
stalattiti fragili appese all’alba
dalle rovine recluso scappa il cuore
stretto a una bolla d’aria
che sfiata mentre emerge dal fondale di un oceano
per ancorarsi a una scialuppa di sogni
il desio è un lavico mostro
distrugge mentre acclama gli spazi
modellati da un fine scultore
il vento che alimenta e erge dell’amore fiamma

Da Lettere dal silenzio


Le spinte dell’amore ci esagitano come fiamme corrisposte da un fuoco interiore che resiste a tutte le battaglie.

Da Lettere dal silenzio


per amore dell’amata
inquieta bella
che bruci col tuo silenzio i miei respiri
droghi la mente con violento sogno
ove mi perdo bambino in profondità oscure
temute sono le ore senza sonno che l’ansia reclama
ai campi del lungo inverno io ti sarò sorte
non c’è amore più profondo di quello senza tempo
inquieta bella tu splenderai virtuosa in eterni templi
saranno di parole quei castelli
con poveri mattoni di dolce verbo
ma l’infinito d’un uomo ha salde fondamenta
che mai se estinto il mondo - potrebbero crollare
restami vicina in questo mio tormento
abulico parafrasario di un mortale
che regge il destino di liriche sublimi
continuum scritte per l’amore dell’amata

Da Lettere dal silenzio


Fiamme.
divorano della carne le linfe per poi tacere
quelle fiamme che ci ergono umani sopra ogni cosa
e se spinti a battaglia noi ci accendiamo
come stelle come pianeti come terribili dimensioni

Da Lettere dal silenzio


La morte del Re
nell’ultimo giorno il re è stato triste
ha guardato il cielo blu dalla finestra
e fissato l’edera cocciuta tra gli alberi
pensando - ci sono sempre nemici ostinati in agguato
si è lavato la faccia con la pioggia
ha contato finché ha potuto le nuove gemme
immaginando come sarebbe stata l’inverno
senza i suoi occhi

nell’ultimo giorno il re ha scelto una rosa
l’ha messa all’occhiello del vestito consunto
ed è morto tra il più dolce dei profumi
ricordando i figli, i nipoti e il suo più grande amore

Da Lettere dal silenzio


il mio spirito è forte
il mio spirito è forte ha quasi denti
si spinge in ombra per strapparne il velo
con appetito si sazia delle forme
che tolgono ai dubbi la certezza
l’uomo è la biblioteca del sapere
in lui risiede il dono di quella gioia
che fa moltiplicare i sogni per il viaggio
che renderà i suoi figli immortali

Da Lettere dal silenzio


Bisogna essere battibili per diventare invincibili.

Da Lettere dal silenzio


Nostromo
Eccomi tumulto!
e voi nubi unite a tempesta per oscurare il sole
sacro alla mia vena,
lame contro l’ultimo rimasto a navigare
la solitaria via dell’immaginario,
dove il fio si libera dai Titani
di quell’oscurità che avanza in forze sulla coscienza,
leggera nelle fragili prigioni della carne.
Io sono di quella pasta modellata per reggere il male
e alle schiere dei violenti io alzo scudo
con ogni briciola di luce che in me fa casa,
la stessa verso cui dirigo chiglia dal mare dei sogni.
Eccomi mostro!
Oh, tu boato che digrigni i denti alle mie vele,
non sarà il saettare del lampo a bruciare questa memoria,
dove più alta fiamma regge gli ideali
non meno cari al uomo di uno che vuole toccare nella vita, l’alto.
Eccomi amore!
sulla dritta al tuo faro il mio volare
senza ascoltare le rabbiose schiume bollire contro la schiena
di questa nave prodiga sugli ossi,
legioni in armi per scettro sentimento.

Da Lettere dal silenzio


il confine tra uomini e stelle
si consuma in me la pioggia cadendo
spaventosa la sua condanna morire spezzata
il cuore la segue sfidando novembre
di cemento i bisbigli sulle pareti
mi nutro di te è una dolce condanna
alberi sradicati dalle raffiche d’orgoglio
queste armature che ci calzano larghe
rose sfiorite nei vasi di casa per nembi serali
baci di seta
sul vetro in pigiama
la notte ghiacciata aspetta le nevi
ed io che ti sogno
appendo il mio occhio
al confine blu
tra uomini e stelle

Da Lettere dal silenzio


innamorato
tu rendi bello il mondo più dell’aria
e dentro il petto io ardo di quel fuoco
che prende dalle lave forze
per rigenerarsi
non sai passare per fare profonda l’orma
leggera tu vesti lo spirito di asola celeste
e dalla casta fibra mostri i tuoi occhi
stelle nel cupo infinito che sarebbe se perduta te
il cielo
tu ascendi sulle tenebre lasciando ai sogni
migliore gemma per dare vita all’alba
in cui si perde ogni timore
del tuo innamorato

Da Lettere dal silenzio


Messo d’amore
pioggia cadendo tormenterei le tue ore di silenzio
per farti immaginare la goccia come messo d’amore
e prima di spazzarmi sul rude suolo t’invocherei mia Musa
per salvare la mia anima dalla solitudine dei muri
in cui ho retto prigionia per dare diletto al sogno
ove non si consuma mai la tua bellezza
e dove per miracolo il tempo tace
lasciando ai nostri astri cieli non mortali

Da Lettere dal silenzio


Monito a Presidenti, Dittatori, politici, divi di varia specie, ecc …

Il mondo dovrebbe celebrare la bellezza e non gli stolti, mai arginare il talento col prepotente che usa la sua clava a noia per dar vanto, mentre di un più grande genio dovrebbero essere i trionfi.

Da Lettere dal silenzio


trilioni di anni luce
la mia testa fuma drogata di sogni
tutte le strade della mia vita sono sembrate sbagliate
ma credo di aver acceso più stelle io di un pazzo
poiché è nella loro luce che ho forgiato la strada
io non dipendo dalle stagioni ma comprendo la pioggia
capisco il motivo per cui ogni goccia muore
e accolgo i silenzi come le care pagine dei libri mai letti
dentro cui chiunque potrebbe ritrovare i propri battiti
sono stato abituato all’abbandono
ai truci disastri della vita
ma quando fisso le foglie cadenti in autunno mi sento immortale
e danzo con gli occhi tutte le forme eteree in attesa di un trapianto di ali

nella mia mente ho concepito infinite avventure
ho costruito palazzi alti fino al cielo
e gli abitati con re e regine innamorati
incollati al programma di una TV che ripete la stessa bella puntata
mi sono messo in punta dei piedi per cercare una via di scampo
dal mondo pilota verso i guadi avversi
ma rimasto prigioniero delle ombre nelle vie ho rallentato la presa
e mi sono costituito prigioniero di guerra all’emozione

sono distante dalla meta trilioni di anni luce
ho un portamonete pieno soltanto di speranze
una canzone che riscalda il cuore al posto del fuoco
ma quello che di sicuro ho
sono le miliardi di ragioni che mi spingono di andare avanti

Da Lettere dal silenzio


anima
anima
chiara riva
il sogno anche da desto
seppur al ghiaccio gli ossi
anima avanza eterna sulle maree

Da Lettere dal silenzio


Tutte le forze di un uomo si esplicitano in una battaglia che dura una vita e tutte le ragioni di quella battaglia, convergono in un motto di spirito alimentato da un fuoco unico che in nessun altro modo potrebbe essere chiamato, se non amore.

Da Lettere dal silenzio


La parola
tesoro il verbo
silenzio avere
alla leggenda
i passi

Da Lettere dal silenzio


quelle cose che nutrono i sogni
E' una forza spinta oltre il nostro sterno,
la volontà di credere senza una prova
in quelle cose che nutrono oggi i sogni
che fa volare l'amore anche se in catene.


Lettera a un amico
Le volte in cui penso a te amico mio,
il foglio di carta diventa una via in salita
il monte che ti tiene stretto,
e diventa per amor tuo una sfida.
Le volte che passo sotto la pioggia senz’ombrello,
friggo di gioia come un bambino felice
e m’innamoro della vita, del sole o dell’arcobaleno,
in attesa di un miracolo ancora più forte.
Le volte in cui compongo una canzone,
il ventre della stanza diventa un campo verde
e lo spartito batte con un cuore vero,
un cuore che assomiglia al tuo,
quando s’accende.

Da Terre d'Eden


Intercessione
l’occhio depreda il colore del cielo
è pioggia ogni caduta dai gradini dell’Eden
così è la storia di noi uomini
andare avanti consci che nulla intercede tra noi e la morte
se non la fede nelle cose più ovvie

Da Terre d'Eden


Per non dimenticarli
siamo così fragili e spezzati da pioggia
corriamo nell’universo ignoto cercando risposte
poi precipitiamo gridando nel vuoto
piccole anime che hanno imparato a volare
soltanto negli ultimi istanti

così cerchiamo di scordare le lacrime
piante per noi stessi in silenzio
e ci aggrappiamo a un futuro senza i nostri sguardi
speranzosi di aver lasciato al mondo qualcosa
eppure ci sono stati amore e sogni
decolli e alte missioni per la fede
eppure ci siamo incontrati con gli astri
senza mai pensare alla caduta

oggi è memoria
qualche parola detta
qualche verso
e la pioggia si spezza incessante
sul cuore sommerso da un sogno
che all’ultimo ha messo nella terra le sue radici

(dedicato a Giuliana F. insegnante di matematica)

Da Lettere dal silenzio


Nella comoda poltrona dell'immortalità.
A volte mi basta un sogno per sedermi nella comoda poltrona dell'immortalità.

Da Lettere dal silenzio


Una infinità di mondi
Quando sogno, smetto di aver paura.
Quando sogno, le ferite di tutte le cadute
guariscono.
Quando sogno,
trovo risposte migliori
alle domande senza senso di alcuni
che balbettano con l'immaginario.

Da Lettere dal silenzio


Gli ideali sono quelle bandiere dello spirito che sventolano libere, anche quando i forti venti dell'esistenza sventolano contro.

Mastro di Sogni 2014


rito d'amore nelle distanze
c’è un rito d’amore nelle distanze
quando la tua ombra esce dalla placenta millenaria della paura
e permetti al tuo cuore d’infrangere il buio per trovare gli astri
arco sul freddo che bracca il tuo fuoco

all'alba cavalcano i sogni
amore tace inferno
fuoco la vena in tempesta
all'alba cavalcano i sogni
l'uomo raggiunge le stelle

Da Lettere dal silenzio


in questo inverno sposato alla pioggia
alle mie autunnali follie
il tempo risponde piovendo
il sole m’attende in un’alba
stropicciata dall’alcool dei sogni
cammino in mezzo a novembre
ubriacato dai colori d’ombrelli
leggendo sui volti del mondo
l’ultima speranza
assorbo il fuoco di desideri
dalle statue di marmo che incipriano il parco
e mi domando che cosa farei io senza fiamme
in questo inverno sposato alla pioggia

Da Lettere dal silenzio


Poeta
io appartengo a quegli occhi che non sono mai sazi di guardare le stelle
appartengo all’idea di un amore perfetto
sono un trasformista per esigenza di credo
divento meraviglia per il cuore che mi alza nei suoi battiti
io appartengo alla catena di montaggio dei sogni
sono il Prometeo moderno col sangue in fiamme
rapito dall’esistenza di una candida musa
rimasta prigioniera nei fogli
rimasta a nell’ombra di un ricordo
sono un disconnesso dalle telepatie politiche
dalla storia costruita solo dai malvagi
sono un pirata moderno con un meccanismo perpetuo
che sfida il male oscuro dell’uomo con la sua penna

"Educazione ribelle"


Mistero
sinceramente
non ho mai trovato un pezzo di carta in cui abitare
mi sono nascosto dentro un lampo d’inchiostro
per dare tempo al cuore di cucirsi gli spacchi
e ogni mutilazione che gli hanno sfibrato la trama
sinceramente
non inseguo le stelle ma le ammiro
ho una scintilla che arde di appartenere alle folle
come un biscotto desideroso di plausi
per il suo dolce aroma
sinceramente
mi porto i sogni in spalla da quando sono bimbo
ho sempre pensato che volare non chiedesse che pratica
ed oggi che a ogni decollo segue un precipitare
capisco che sotto il sole le mie ali partono semplicemente dai battiti

"Educazione ribelle"


la confessione di Barnaba
le mie albe termosifoni che ardono con i sogni
ottocento gradi il cuore che pulsa per un’idea
mentre nello specchio l’ologramma di me è un mostro
l’eccesso di tutto mi rende appetibile alle ombre
sono ciò che sono un miserabile indovino trasportato nell’oltre
uno che incontra l’amore sulle scale e lo lascia fuggire
mentre la speranza ghigna alla commedia umana
mentre io cado per l’ennesima volta dall’Eden
sono un sognatore colpevole di fragilità
mieloso con le sette di api sui fiori oltre novembre
recidivo al profumo delle stagioni
un poco bambino con pantaloni da uomo
diverso per attitudine placida alla follia
tu mi sorreggerai - vero?
tu mi salverai - vero?
tu mi sorriderai - vero?
se dal vetro trafficato da impronte
t’implorerò fedele candide astuzie
per dare filo dal mordere al destino
ingiusto coi figli lenti in Cerberi colpi
io non lascerò la Terra consapevole di aver pianto poco
di non aver riso abbastanza
e non aver dato ai tramonti la loro importanza
mi animerò per tutti i secondi avvenire
per darti carezze
finché il sole sorto non sarà che un tenero termosifone
per quest’ultimo profanatore di tesori
quelli che solo il cuore sa bene
dove nascondere

Da Lettere dal silenzio


ogni istante che l’inverno farà tremare i tuoi battiti
le deformi forme del buio ispirano emozioni
salendo le scale di un palazzo senza ascensore
si arriva alle stelle sparse per dare impegno all’occhio
emerso dalla carne sondata da lava
chi sei per chiedermi di prendere sopravvento sul tuo destino
io che non ho le armi di una sorte benigna
ma posso
credimi
posso redimere quel che in me c’è di selvaggio
per darti trasporto fino agli astri
porterò il latte a casa ogni mattina
che dici?
preferiresti un caffè al bar vestita di rosso?
io vorrei sedurre le tue paure con i miei sogni
e correggere il nostro difetto naturale di morte
con una poesia
ho un fuoco indomabile dentro questa campana di corpo
ruggisco impotente come tanti alle ombre
ma credimi sarò veloce
a prenderti nella caduta
ogni istante che l’inverno farà tremare i tuoi battiti

"Fiori nel Giardino dell'Ade"


Scrivere è un atto di coraggio, leggere è un atto d'amore e divulgare è un atto di fede.

Cosa amiamo più di noi stessi?L'amore per noi stessi non sia una barriera ma una porta aperta ai sentimenti verso i nostri simili e a quelle conoscenze che salvano dall'estinzione la nostra specie. Davanti all'ignoto, l'insieme è una forza devastante.


Io Ti amo donna.
Io Ti amo donna
Io Ti amo quando la mia costola rotta mi ricorda il dolore,
quando inciampi con furia nel tuo fragile mondo,
io ti amo quando ti desti cercando di ricordare i sogni
e ti amo quando tu mi detesti.
Sei vivace quanto, basta per dare torchio a un motore,
fai rabbrividire la stanza coi tuoi passi
svelti a torturare il silenzio
in sincronia con ogni mia paura.
Tu danzi sui miei fremiti,
sopra le mie ossa adagi il peso
e lasci nel ricordo orma,
per essere sicura tenere in fuoco le mie carni.
Ti amo donna con l’odio per domani
quando saremo separati nella fossa
ma sono certo, sono certissimo che troverò le forze
per riprenderti al buio e riportarti al mondo.

Da Lettere dal silenzio



Epitaffio

Come la busta invita il labbro al bacio
così il cuore vorrebbe eterna la stretta d’aria
è un desiderare lento fino alla fine
col rammarico di aver dato corpo e meta a tutti i pensieri.
...
Si deve andare per vie di certo oscure
ma non avrò paura della prigionia Larva
perché il ronzio sull’osso dei magri vermi
non coprirà il canto del tuo passo.

Compiuto io non sarò mai
e mai mi sentirò sazio di ogni volo
che l’incoscienza ha rubato per liberarsi
dalla lunga prigionia di ragione.

Amato ho e amerò per sempre,
questa mi sia condanna nel ventre madido di terra
e quando sulle bianche orbite non ci sarà più alcun brillio
sole per occhi miei restino i poemi.



L'uccello che non ha mai imparato a volare

sono un uccello che non ha mai imparato a volare
rimasto sui tetti del mondo a fissare gli astri
con le piume bagnate soltanto dalla pioggia
in attesa che il vento lo porti lontano
col becco Io scavo trincee in mezzo alle stelle
e tremo per un po’ davanti alle nuvole rosa
sognatore appena la neve diventa cristallo
in un mondo bloccato su freddi sussurri
affronto tempesta ma senza paura
quando provo ad alzarmi fisso il sole
ho le pile cariche al filo di un credo
e qualsiasi caduta mi porta sempre più vicino ai sogni



sirena

Sirena tu togli il brivido al buio,
seduta in un remoto pensiero d’amore,
rapita dall’estro del mio ego infelice
che posa nudo davanti ai tuoi occhi.
Sirena tu corri libera per tutte le stanze
di questa anima condannata a lussuria
e rubi al corpo ogni desio
come il fuoco la pace dei diavoli.
Sirena che lasci l’impronta sul verbo,
prima che baci con dolce parola le labbra,
togli dal cuore l’artiglio di Morte
e lascia che ti innalzi tra gl’immortali.



tiare in capo ai vespri

tiare in capo ai vespri aspettando il tramonto
soave il vento vicino a rugiadosa riva
chiasso appassionato di fredde spume
che entrano nel cuore col potere di tutti i mari

carnale ha smesso di essere la nereide
l’ondeggio cinge la luce tremula di un faro
poemi le ali libere dei gabbiani
fido lo sguardo a Luna che tutto abbraccia
in forza saetta il sentimento
e blu diventa il cuore innamorato all’onda
s’innalzano gli occhi al braciere
ogni stella cerca un uomo cui ispirare i sogni



Merive

terre lontane
dai suoni l'unica balena emerge in città
la barriera del vento porta in alto gli occhi
oh come vorrei toccare il cielo
prima che il filo dei sogni fosse spezzato
le corse via
dai colpi di canone
dai pianto dei sopravvissuti
dalla morte
c'è una strada magica che si apre al cuore
una lunga catena di stelle cui dare il mio desiderio
e ci sono facce mute in maschera
ammansite dai corvi in politica con fruste suadenti
c'è una lacrima che mi scivola giù dal costato
un raggio di sole la lecca
resto assopito dalle anime dell'inverno statiche e multicolori
Merive anima nella mia anima di carbone ardente

Da Lettere dal silenzio


eroi
abbiamo perso il fio contro il vento
ghiacciato il cuore davanti alla paura
ma non abbiamo mai lasciato cadere quegli ideali
che curano con mani dolci le ferite
di questa macchina umana conduciamo fede
al massimo di un confine per buona causa
dare all'ego del sognatore un grande regno
che possa convertire in santi tutti i diavoli
camminiamo avanti per forza di un destino
cercando in ogni antro buio - l'incrinatura
da cui scampare a prigionia vera luce
la stessa che nutrono dei sognatori gli occhi



il nostro corpo fugge l'oscurità

il nostro corpo fugge l'oscurità
la nostra anima cerca senza memoria un gioco
e quando le cose non combaciano ci sembra che il dolore
incontri lo spazio della gioia solo ai compleanni

le bestie s'annidano sotto le rotaie dei sogni
corriamo verso il treno della gloria rischiando la vita
e prima di cadere guardiamo che la bandiera non tocchi il suolo
si sporcherà di sangue solo la morte

siamo gli uccelli in cerca di una meta assoluta
abbiamo le ali leggere e non temiamo il vento
anche se a volte questo alza delle barriere
che impediscono ai nostri occhi d'arrivare agli astri

e quando ci sfioriamo non è soltanto bisogno
cerchiamo di raggiungere qualcosa d'ignoto che ci scorre nel sangue
e fissiamo dal cielo la terra sul suo asse d'illusi
che come noi attendono di bruciare prima dell'alba

"Arrivano come comete ma restano come sogni"


Forte il valore
forte il valore del sangue quand’è in motto
volenza marea contro argini di pietra
imperituro il fare del buon cuore
se ama tutto è certo vinti gli abissi



destrieri

il vento sprona pioggia a togliere il fio dall’aria
ombrelli corrono sul dorso delle fronde
rimaste a danzare in terra per occhi innamorati
come sculture di un classico artista chiamato sogno
leggeri anche noi nel traffico insonne
esiliati cuori dall’estate
promesse in cerca di un disperato canto
che allenti le briglia all’urlatore in corsa
t’amo inversamente al malanno triste e autunnale
che mi divora dal petto il fiorire caldo
tu sappi che mai più forte cosa ci sarà in natura
d'un uomo che sprona i suoi destrieri del sentimento
andare avanti



io non tremo che per amore

danzate il vostro fuoco prodi
cercate idillio con la fiamma
destriero fuggirà tristezza fino al confine
per liberare dalla condanna il fiato
io non tremo che per amore
quello che tutto spinge all’oltre
non c’è confine per il coraggio
ma solo passi sopra quel bruciare di sogni



Interstellare

nel cuore l’energia è inversamente proporzionale allo spazio
al sesto piano la felicità si conta in gradini senza ascensore
fumo da quando ho dodici anni ma ho smesso per l’alitosi
l’amore è nel latte in polvere della mamma
ho comprato un pianeta sul vertice interstellare dell’immaginario
la gatta del vicino si strofina contro la gonna della portinaia
ha un lasciapassare per la caccia ai piccoli vertebrati
c’è uno spioncino nel suo costato che le garantisce nove vite
e mi guarda
la gatta mi vede scivolare sopra i tetti della città nei giorni di pioggia
nella mia casa le finestre hanno tende di vortici che ballano d’inverno
e aspetto
aspetto che venga da me la neve
per saltare dai cornicioni della Via Lattea in corrispondenza degli astri
che s’accendono proporzionalmente con i sentimentali che li fissano
dal binocolo di un cellulare con il canone fisso
smarrito dalle mani dell’amore mentre fissa dai finestrini del treno
la parte d’oceano in cui nevicano vele che i guerrieri moderni
mandano sotto forma di stella
alle loro amate

"Educazione ribelle"



Ogni cuore è un temerario sotto il cielo

Ogni cuore è un temerario sotto il cielo
ardisce computo agli ideali,
così noi invincibili guerrieri sull’arco della Sorte
abbracciamo per amore d’infinito la nostra causa.
Siamo spinti avanti dal bisogno
di puntare al cuore delle stelle
e quando la sfortuna ci spezza l’ala,
lasciamo che la lacrima
incolli ai nostri passi più forti sogni.
Siamo dipendenti dallo stesso fuoco,
ci onora tutto ciò che ci porta in alto
e se vibrando il battito,
non rende incandescente chi ci ascolta,
allora l’incendio avanza su ogni cosa abbia un credo.
Perché diventiamo fiamme nel bisogno
sappiamo alzarci sopra ogni putrida condanna
e voliamo con la fede verso un dove
non manchi mai al cuore immensi oceani.



L’io Poeta

travaglio d’amore
la vita dell’io Poeta oppure un guardo ai sogni
capaci di togliere a solitudine la forza
che s’arma anche al buio
e contro tenebra e ombre
resta in calma la Musa
attenta a ispirati i battiti



Parche

Nate dal travaglio di Tempo e prima d’Era,
veggenti sul mestiere di scrivere destino al prode,
adepto in egual misura a luce e buio,
dove nel primo regna amore e nel secondo i sogni.



Ermione

si spezza in oro il cielo - mia Ermione
chiassoso solo in strada il traffico malato
i fuochi che scalderanno non sono gli astri
ma i tuoi occhi appena calata sera
le muse moderne bevono caffè per riscaldarsi
i bar sono il cuore delle città murate
e tu ricordi le foglie a Primavera
quell’aspro dolce che investe il cuore a marzo
tu nel tramonto mi sei alba
così l’azzurro muro per amore cade
e resta pavimento sotto i tuoi passi
leggeri come i voli immensi di un sogno

Da Lettere dal Silenzio


romantico disordinato smarrito dall’autunno
se di questo bruciare avessi l’essenza
resterebbe più della cenere cara al vento
e il fuoco rimarrebbe accesso con ogni boccata d’aria
dove hai lasciato anche pezzi dei tuoi respiri
ma di queste fiamme non resta che un’asceta
un romantico disordinato smarrito dall’autunno
in una città con i peccati nei flaconi dei medicinali
svenduti al prezzo roboante di pochi piaceri
ma se di questo bruciare potessi davvero lasciarti un’effige
sarebbe qualcosa che fiammeggia costante nella mia anima
e questo ti preserverebbe dall’arrivo del prossimo inverno
un io ancorato a qualche sistema planetario sull’asse fisso dei tuoi sogni

tredici sforbiciate alle lunghezze della parola

lascia ancora questo pezzo per me
a cento anni d’astinenza mi costringano
dopo
tredici sforbiciate alle lunghezze della parola
se cercassi di rubare il tempo ai tuoi abbracci

limitati all’ascolto
è la prima volta per questa canzone
nata da qualche delirio all’alba
confusa quanto me sul domani

sai?

io vedo i sogni
cose che mi domandano di noi
ma cara
di noi solo il silenzio
ha risposte
ha prove
ha lettere sui tovaglioli dei bar
i più romantici posti al mondo
ch’io conosca

siamo bianco
e nero

mare
e riva

siamo notte
e giorno
che questa vita separa
per esigenze di sceneggiatura

lascia un posto a tavola libero per me
togli qualche scheletro dal tuo armadio di ricordi
mettiti un abito lungo sulla lingua
perché ho intenzione di spogliarti dal tuo sogno

e rendimi paziente il gioco
friggi di questa materia ogni parte
come un abile chef trionfa in cucina
tu cerca la vittoria assoluta sulle mie carni

tu m’invadi

tu m’invadi tumultuoso fiume fatto donna
mi sradichi da ogni fragile certezza
poi pirata mi nascondi
tra le tue spire candide di vezzo
ti ubriachi alle mie linfe per danzare i sogni
che ti permettono di liberarti da tutte quelle idee
che prima ti hanno tenuta ancorata a questo mondo
facile ad illudere chi sale con amore in alma
tu mi distruggi gli argini per fare nuovi limiti
mi scardini dall’ego solitario
e quando ti senti forte della tua preda
disarmi il resto delle mie difese con le tue grazie

Da Lettere dal Silenzio


sindrome da dissoluzione
è un creare continuo di fibrillazione
gli orologi hanno le lancette spezzate
i corridoi si sono moltiplicati per l’assenza di passi
ogni cellula di me brucia all’immaginare del fuoco
c’è un diretto passaggio per Eden nel cuore dell’Inferno
da uno schermo gigante un nano ti ghigna
qualunque paura tu abbia si può curare
afferma la voce negli altoparlanti dei tuoi battiti
c’è crisi di bene lancia un allarme la Terra
la fede è in convalescenza prolungata
tu stringi bene la maschera di assassino sul volto
siamo tutti dei killer fuori dai nostri pigiami
ho la sindrome da dissoluzione ed è peccato
regolare il termostato per friggere in questi container
i freddi non mi piacciono ma nemmeno l’Ade
sblocco la porta di casa e vengo a salvarti

ogni cellula di me si divide per amore
ogni amore si divide per quelli che trova
e tutti quanti ignoriamo i segnali
così ci sciogliamo uniti in un dannato oceano
le macchine hanno un vissuto calcolato
tutti i libri vissuti hanno pagine piegate
ma noi sebbene rotti andiamo avanti
pompati da qualcosa che rende forte l’aria


diamante sei nei miei occhi

diamante sei nei miei occhi divenuti a causa tua scintille
e di questo corpo non resta che un fuoco
alleggerito ogni tanto dalla gentile pioggia
e tu immagina il dolore appena la goccia riesce a spezzarmi
il mondo da cui fuggo è sommerso dal desio di un mare
e cavalcando sopra il suo fragore che ti sfioro
bruciando e ardendo della stessa fiamma
che nutre senza parsimonia gli astri


Acto

siamo invincibili fino alla morte
col sangue in ebollizione per un fantasma
spinti al massimo dai venti più aspri
siamo noi sognatori che portiamo avanti il mondo


un brivido lungo la schiena

un vento caldo entra nella mia valigia
vado alle balene bianche
qui non si ferma mai l'inverno
ho lanciato i sassi contro i treni in corsa
non c'è strada per me che porti veloce alla Gloria
un piccolo cielo stellato mi entra in testa
fuori fa freddo e piove con fiocchi di ghiaccio
mi guardo in una vetrina per sorridere ai mostri
nei sogni l'amore si nasconde in una torta di mele
sono un cannibale spettatore della fine del mondo
cammino con braccia aperte a vela verso una riva
i miei occhi pesanti si ubriacano di sogni
sai - non sono mai stato una facile preda per la notte
un vento caldo entra nella mia vaglia
ho strippato dentro l'amore e ogni buon senso
mi trascino con il suo peso verso il confine
di un Pianeta sullo spiedo di pochi dannati
alle branchie asciutte io racconto del mare
nel cuore s'infrangono possenti i suoi flutti
maree sentimentali avanzano con l'inverno
nei miei occhi resta un brivido lungo la schiena


Mezzanotte e fantasma

Non un rumore, nulla.
Vigila il gufo il vortice freddo,
qualche ramo tremolo sotto le stelle
ride la Luna agli occhi sognati.

Mezzanotte e fantasmi davanti alla porta,
un ticchettio coi brividi del sognatore
un volo oltre lo spazio della paura
qualcosa ti guarda e tu fermi il respiro.

Balla con me, mio dolce fantasma,
balla amore il sogno di ieri,
avvolte le labbra nelle dolcezze
dei baci rimasti sospesi al tempo.

Un valzer antico per questo cuore,
resta aspro il gelo nell'ora più tarda
la neve s'illumina e balliamo sospesi
alle scintille azzurre nel giardino silenzio.

Non un rumore, nulla, solo una danza
coreografie geografiche d'emozioni
tu mi stringi il petto ed io tremo,
avvolto nel vortice delle tue strenne.

Sei solo un'idea per me è speranza,
mai saturo è il sogno di questi momenti
vorrei trattenerti per sempre ma posso?
Ogni notte aspetto la scia delle chimere.

Danzo e il fuoco investe l'inverno,
sono blu, tu sei blu il mondo è in fiamme,
c'è un amore che spinge alla luce la stella
mentre i fiocchi cadono giù dalle mani di angeli.

Non un rumore, nulla, soltanto un sogno.
Apro gli occhi e colgo la pace,
qualcosa si muove dall'oscurità verso i miei occhi
... non un rumore, nulla, è il mio fantasma.
 

Se tutto è un sogno, allora perché non lasciare al desio, la fiamma che rende forte di un ideale, il nostro esistere?

Amore fugge la condanna a morte del Poeta e vi auguro di stare immortali nei vostri scritti, prodi, come quelli che spingono il coraggio ogni giorno, pur di toccare con umano cuore, l'Infinito.
 

all'alba cavalcano i sogni

amore tace inferno
fuoco la vena in tempesta
all'alba cavalcano i sogni
 l'uomo raggiunge le stelle
 

se dal mio tormento nascessero le stelle

se dal mio tormento nascessero le stelle
quest'aria greve di parole avrebbe un senso
ma tutto è un ramo sulla forca in fiamma
che il mio fuoco spande e getta per illuminare illusi
non v'è da capire altro che la salita
di ciò che ogni buon cuore per amore nasconde
i segreti dello spirito è nel partito
che tiene i saldi al credo vivi e immortali

dove i battiti resistono all'inverno
cosa ci faccio qui
rincorro le sottane dell'ombra
l'ape si suicida per amore nella tela del ragno
e la mia febbre di oltre incendia la mente
non si può volare nel cuore d'un altro
non si può insegnare il perdono all'aracne
oh l'amore ha vinto sui passi che corrono lontano
dove i bagagli non sono lacrime
e dove i battiti resistono all'inverno
cosa ci faccio qui
muri dinosauri tra le cattedre umane
fili di seta per legare i sogni alla pelle sudata
le mie zampe agili raggiungono il cielo
nessun inverno ferma dal brillare gli astri

il punto da dove il mio cuore muove l'intero universo

il brivido lungo la schiena è attesa
contemplo il fuoco in me e respiro
l'inverno è una tende di stelle
per sognatori con idee più alte di pochi scalini
l'inverno ha sfumature bianche sulle tempie
m'è dolce il risveglio nel suo bianco
t'ho detto che l'amore non è di molte parole
potrei incendiare il mondo
solo per fare brillare i tuoi occhi
ma adesso ascolta
l'inverno congela il colore del cielo
non mi resta che strozzare i minuti
che ci separano
mentre il pianeta corre dal suo asse
verso il mio amore
il punto da dove il mio cuore muove l'intero universo

vinti gli abissi

forte il valore del sangue quand'è in motto
volenza marea contro argini di pietra
imperituro il fare del buon cuore
se ama tutto è certo vinti gli abissi

io non tremo che per amore

danzate il vostro fuoco prodi
cercate idillio con la fiamma
destriero fuggirà tristezza fino al confine
per liberare dalla condanna il fiato
io non tremo che per amore
quello che tutto spinge all'oltre
non c'è confine per il coraggio
ma solo passi sopra quel bruciare di sogni

l'urlatore

il vento sprona pioggia a togliere il fio dall'aria
ombrelli corrono sul dorso delle fronde
rimaste a danzare in terra per occhi innamorati
come sculture di un classico artista chiamato sogno
leggeri anche noi nel traffico insonne
esiliati cuori dall'estate
promesse in cerca di un disperato canto
che allenti le briglia all'urlatore in corsa
t'amo inversamente al malanno triste e autunnale
che mi divora dal petto il fiorire caldo
tu sappi che mai più forte cosa ci sarà in natura
d'un uomo che sprona i suoi destrieri del sentimento
andare avanti

Gli uomini dotati di grande intelletto hanno paura che i loro sforzi di migliorare se stessi ed il mondo, siano vanificati dalla menomazione spirituale di chi ha smesso di rendere possibili i propri sogni.


con l'ego semplice scaldato in pochi versi

solitario vagabondare sfiorando quella meta
cui sempre azzarda per vedere il culmine sto fido cuore
ardito pioniere in mezzo al lungo inverno
che forza l'anima per togliere dall'esistenza le prigioni
con l'ego semplice scaldato in pochi versi
giro ubriaco di Poesia per natura
guardando le strade ondeggiare sotto il desio
che chiusa palpebra si crogiola al fio dell'amore

eroi

abbiamo perso il fio contro il vento
ghiacciato il cuore davanti alla paura
ma non abbiamo mai lasciato cadere quegli ideali
che curano con mani dolci le ferite
di questa macchina umana conduciamo fede
al massimo di un confine per buona causa
dare all'ego del sognatore un grande regno
che possa convertire in santi tutti i diavoli
camminiamo avanti per forza di un destino
cercando in ogni antro buio - l'incrinatura
da cui scampare a prigionia vera luce
la stessa che nutrono dei sognatori gli occhi

distanza tra uomini e stelle

con l'occhio fisso alle stelle misuro le distanze
tra gli uomini e i loro sogni
e quando l'alba desta la speranza
capisco che il volare non è questione di ali ma di impegno

Poeta rapito dall'estro prima del decollo dal suo immaginario verso l'astro chiamato Infinito.

Io? Vela spinta all'astro Sogno dall'ego solitario di un divoratore di stelle che ha provato l'amore prima di lanciarsi verso l'infinito.

genetica d'un rapitore sentimentale, innamorato del passaggio del vento prima dell'inverno

gemo alle strade nel morso freddo
poi tormento i passi tra le foglie morte
mi avvicino al tuo cuore con brividi d'aria
cercando il fuoco che rende forti i vivi
poi smetto appena si scatena pioggia
raggiungo il quieto sonno tra i rami
quasi sperando di trovare pace
all'amore di cui alimento il fuoco
danzo notturno con antiche maghe
o ti rincorro il sogno nel mio immaginario
per accenderci vicino a quei confini
dove vento e uomini spingono al limite e per amore
la loro vela

lei dorme

lei dorme ancora dolce sul ramo freddo
infesta aspro il vento e la fa tremare
il becco s'avvia ai caldi mondi
e la radice cerca conforto in terra
appena danza con più violenza - lei si desta
quasi immemore dei bei tempi verdi
si guarda intorno e triste vige al grigio
mentre si lascia andare
col debole battito del cuore
s'adagia stanca in braccio alla silente brina
sente il conforto di una distante eco
e appena il vento torna a torturala
lei smette sofferenza trovata la strada ai sogni
davanti a novembre tutto tace
pare una lunga attesa di sconforto
pochi uccellini volano ancora tra i rami
mentre le stelle aspettano di abbracciare la foglia
e quando i passi calpestano la fronda
si sente come un sussurro tra le orme
vaghi ricordi di grandi voli verso il cielo
che foglie osano senza usare le ali

Inverno

notte di lotta
chiassosi astri convergono allo spettacolo serale
la Luna veste arancio
il mondo s'infiamma in sogni
dolce s'adagia sul cesto freddo
baciata da natura imbalsamata
neve ovunque che riflette
il blu del palcoscenico e i suoi attori

ego innamorato

quasi baciata l'orma dal silenzio
nell'etere è già odor di neve
l'inverno si veste in sogni
e l'ego innamorato ascende alla sua stella
un vortice di foglie
colpiscono morenti
e il ramo fende il cielo
con il desio di volare
sommersa nei pensieri
ascoltando il freddo
l'anima canta
mentre il candore invade

speranza

da lenta a veloce fiamma il battito accende
nell'oscuro passaggio che difende il cuore dentro il petto
natura si sgretola contro il pugno della pioggia
qualche speranza naviga estatica sotto degli ombrelli
lame d'acciaio il respiro freddo
ti tramuta in marmo se non hai dei sogni
un uccellino cavalca i venti con audacia
mentre cielo invade per amore il passante

Per non dimenticarli

siamo così fragili e spezzati da pioggia
corriamo nell'universo ignoto cercando risposte
poi precipitiamo gridando nel vuoto
piccole anime che hanno imparato a volare
soltanto negli ultimi istanti

così cerchiamo di scordare le lacrime
piante per noi stessi in silenzio
e ci aggrappiamo a un futuro senza i nostri sguardi
speranzosi di aver lasciato al mondo qualcosa
eppure ci sono stati amore e sogni
decolli e alte missioni per la fede
eppure ci siamo incontrati con gli astri
senza mai pensare alla caduta

oggi è memoria
qualche parola detta
qualche verso
e la pioggia si spezza incessante
sul cuore sommerso da un sogno
che all'ultimo ha messo nella terra le sue radici

in questo inverno sposato alla pioggia

alle mie autunnali follie
il tempo risponde piovendo
il sole m'attende in un'alba
stropicciata dall'alcool dei sogni
cammino in mezzo a novembre
ubriacato dai colori d'ombrelli
leggendo sui volti del mondo
l'ultima speranza
assorbo il fuoco di desideri
dalle statue di marmo che incipriano il parco
e mi domando cosa farei io senza fiamme
in questo inverno sposato alla pioggia
 

Quando tremo forte

così si sciolgono le mie speranze
hanno il vento tra le coste che le rende leggere
e dei miti verso cui volare in alto
fino agli astri che da sempre strillano nei sogni
tengo un fucile pronto per sparare
ha pallottole d'acciaio tornite nei pensieri
e se mi chiedessero di cosa potrei avere paura
io risponderei del vero amore quello che ti spara al petto
ci sono molti inverni per un cuore solitario
e uno scoppiettio di braci nei ricordi
ma quando tremo forte allora ritorno a casa
a scaldarmi all'unico fuoco che per anni ha nutrito le mie follie


con l'ego semplice scaldato in pochi versi

solitario vagabondare sfiorando quella meta
cui sempre azzarda per vedere il culmine sto fido cuore
ardito pioniere in mezzo al lungo inverno
che forza l'anima per togliere dall'esistenza le prigioni
con l'ego semplice scaldato in pochi versi
giro ubriaco di Poesia per natura
guardando le strade ondeggiare sotto il desio
che chiusa palpebra si crogiola al fio dell'amore
 

Fiamma

soltanto il silenzio sente i miei battiti spaccare il petto
oltre il muro di vetro in casa c'è un giardino che piange
l'autunno investe con le sue lacrime la mia fiamma
e con il fuoco di un desio lontano io cerco di alimentarmi
ho rotto i ghiacci di questo confine col mondo
c'è un urlo disperato in me che nessuno sente
e vorrei
vorrei davvero essere nella testa dell'amore
pur di arrestare il brivido ignoto nelle carne più fragili

il confine tra uomini e stelle

si consuma in me la pioggia cadendo
spaventosa la sua condanna morire spezzata
il cuore la segue sfidando novembre
di cemento i bisbigli sulle pareti
mi nutro di te è una dolce condanna
alberi sradicati dalle raffiche d'orgoglio
queste armature che ci calzano larghe
rose sfiorite nei vasi di casa per nembi serali
baci di seta
sul vetro in pigiama
la notte ghiacciata aspetta le nevi
ed io che ti sogno
appendo il mio occhio
al confine blu
tra uomini e stelle

stalattiti sull'alba

il desio è un terremoto che scuote dentro
lascia macerie in tutti i respiri
e incendia l'aria bruciando chimere
stalattiti fragili appese all'alba
dalle rovine recluso scappa il cuore
stretto a una bolla d'aria
che sfiata mentre emerge dal fondale di un oceano
per ancorarsi a una scialuppa di sogni
il desio è un lavico mostro
distrugge mentre acclama gli spazi
modellati da un fine scultore
il vento che alimenta e erge dell'amore fiamma


destrieri

il vento sprona pioggia a togliere il fio dall'aria
ombrelli corrono sul dorso delle fronde
rimaste a danzare in terra per occhi innamorati
come sculture di un classico artista chiamato sogno
leggeri anche noi nel traffico insonne
esiliati cuori dall'estate
promesse in cerca di un disperato canto
che allenti le briglia all'urlatore in corsa
t'amo inversamente al malanno triste e autunnale
che mi divora dal petto il fiorire caldo
tu sappi che mai più forte cosa ci sarà
come costui che sprona i suoi destrieri del sentimento avanti

Poeta

ho calzato il femore dell'ultimo oceano
appena ho negoziato coi diavoli per la mia anima
caduta per rubare le sillabe mai dette
in una preistoria con pianeti intorno ad umani ossi
ho salvato l'Eden dalle malattie sociali
per invertire il tempo e tornare indietro
dove l'amore esce da una maceria
per predicare la Pace
ho legato con i lupi in fuga dal cemento
per trovare una nuova patria
dove gli stormi blu insegnano amore
ai bambini che possono volare senz'ali
ho portato un nome
poi un altro
e un altro ancora
e durante le traversate dei sogni
qualche angelo si è ricordato di me
di quello che ha portato l'alba
a chi ha smesso di guardare il cielo


romantico disordinato smarrito dall'autunno

se di questo bruciare avessi l'essenza
resterebbe più della cenere cara al vento
e il fuoco rimarrebbe accesso con ogni boccata d'aria
dove hai lasciato anche pezzi dei tuoi respiri
ma di queste fiamme non resta che un'asceta
un romantico disordinato smarrito dall'autunno
in una città con i peccati nei flaconi dei medicinali
svenduti al prezzo roboante di pochi piaceri
ma se di questo bruciare potessi davvero lasciarti un'effige
sarebbe qualcosa che fiammeggia costante nella mia anima
e questo ti preserverebbe dall'arrivo del prossimo inverno
un io ancorato a qualche sistema planetario sull'asse fisso dei tuoi sogni

Nostromo

Eccomi tumulto!
e voi nubi unite a tempesta per oscurare il sole
sacro alla mia vena,
lame contro l'ultimo rimasto a navigare
la solitaria via dell'immaginario,
dove il fio si libera dai Titani
di quell'oscurità che avanza in forze sulla coscienza,
leggera nelle fragili prigioni della carne.
Io sono di quella pasta modellata per reggere il male
e alle schiere dei violenti io alzo scudo
con ogni briciola di luce che in me fa casa,
la stessa verso cui dirigo chiglia dal mare dei sogni.
Eccomi mostro!
Oh, tu boato che digrigni i denti alle mie vele,
non sarà il saettare del lampo a bruciare questa memoria,
dove più alta fiamma regge gli ideali
non meno cari al uomo di uno che vuole toccare nella vita, l'alto.
Eccomi amore!
sulla dritta al tuo faro il mio volare
senza ascoltare le rabbiose schiume bollire contro la schiena
di questa nave prodiga sugli ossi,
legioni in armi per scettro sentimento.
 

il desio

il desio è un terremoto che scuote dentro
lascia macerie in tutti i respiri
e incendia l'aria bruciando di chimere
stalattiti fragili appese all'alba
recluso scappa dalle rovine
il cuore
stretto a una bolla d'aria
che sfiata mentre emerge dal fondale di un oceano
per ancorarsi a una scialuppa di sogni
il desio è un lavico mostro
distrugge mentre acclama gli spazi
modellati da un fine scultore
il vento che alimenta
e erge dell'amore
la fiamma


ABRACADABRA

sono un uccello che non ha mai imparato a volare
rimasto sui tetti del mondo a fissare gli astri
con le piume bagnate soltanto dalla pioggia
in attesa che il vento lo porti lontano
col becco io scavo trincee in mezzo alle stelle
e tremo per un po' di nuvole rosa
sognatore appena la neve diventa cristallo
in un mondo bloccato su freddi sussurri
affronto tempesta ma senza paura
quando provo ad alzarmi fisso il sole
ho le pile cariche al filo di un credo
e qualsiasi caduta mi porta sempre più vicino ai sogni


tantra di nuvole inizio novembre

tantra di nuvole inizio novembre
ombre di foglie esauste a terra
passi di uomini circoncisi per fede
auto in piena al posto dei fiumi
cuori in affitto su strade un po' tetre
organi in svendita coi frullatori
tende su occhi mascherati con lenti
bellezza perfetta inganna
sesso virtuale con vibratori
labbra mongolfiere per pagine patinate
natale è vicino col desiderio
cambia stagione ma il mondo non cambia

amori invisibili in pronta consegna
stelle in cerca di proprietari
medicina omeopatica senza siringhe
cartomanti per leggerti il sogno
spendiamo per il dolore ogni risorsa
crisantemi multicolori al cimitero
cent'anni per odiare gli ossi
un'eternità a rimpiangere le loro ascese

 

Sirene spaziali.

tutte le strade del mondo bruciano il passo
ho una scorta di incubi sulle spalle
e mille dannati mostri sinceramente curiosi
che mi spiano dalla memoria
avanzo sotto metri di neve
in un sottomarino di sogni
mentre nebbiose sirene spaziali escono dal cielo
ho un allergia alle gare di nervi
e perdo volentieri contro l'orgoglio
ma quando stringo la mano
tendo in forza
a fare capire quanto vaste siano le mie speranze


Trilioni di anni luce.

la mia testa fuma drogata di sogni
tutte le scommesse della mia vita sono sembrate sbagliate
ma credo di aver acceso più stelle io di un pazzo
poiché è nella loro luce che ho forgiato la strada
io non dipendo dalle stagioni ma comprendo la pioggia
capisco il motivo per cui ogni goccia muore
e accolgo i silenzi come le care pagine del libro mai letto
dentro cui chiunque potrebbe ritrovare i propri battiti
sono stato abituato all'abbandono
ai truci disastri della vita
ma quando fisso le foglie cadenti in autunno mi sento immortale
e danzo con gli occhi tutte le forme eteree in attesa di un trapianto di ali

nella mia mente ho concepito infinite avventure
ho costruito palazzi alti fino al cielo
e gli ho abitati con re e regine innamorati
incollati al programma di una TV che ripete la stessa bella puntata
mi sono messo in punta dei piedi per cercare una via di scampo
dal mondo pilota verso i guadi avversi
ma rimasto prigioniero delle ombre nelle vie ho rallentato la presa
e mi sono costituito prigioniero di guerra all'emozione

sono distante dalla meta trilioni di anni luce
ho un portamonete pieno soltanto di speranze
una canzone che riscalda il cuore al posto del fuoco
ma quello che di sicuro ho
sono le miliardi di ragioni che mi spingono di andare avanti

 
dove corri ?

dove corri così veloce
mi domanda il vento
corre verso il mio amore poiché è tardi
mi aspetti da anni ad una finestra
mi aspetta da tanto che ha smesso di piangere
di soffiarsi il naso nei fazzoletti coi fiori
di sognarmi
io sono un uomo sbagliato
ho le pietre nel cuore
che mi rendono impossibili le certezze e molto sicuri i dubbi
dove corri così veloce mi domanda il vento
corro a guardare le stelle in cima a un monte
in alto da dove posso fissare la falena in cerca di abbracci
e dove il battito mi ricorda che sono un uomo
una piccola vela davanti a un'immensa onda
io corro
dirò al vento
corro incontro alla mia sorte
incontro all'amore
a sfidare la morte con le parole
e corro ovunque ci siano i sogni
per quelli che come me
sono rimasti bambini
sono rimasti in una favola
che fissa da un universo di dannati
il suo astro


blind

così si sciolgono le mie speranze
hanno il vento tra le coste che le rende leggere
e dei miti verso cui volare in alto
fino agli astri che da sempre strillano nei sogni
tengo un fucile pronto per sparare
ha pallottole d'acciaio tornite nei pensieri
e se mi chiedessero di cosa potrei avere paura
io risponderei del vero amore quello che ti spara al petto
ci sono molti inverni per un cuore solitario
e uno scoppiettio di braci nei ricordi
ma quando tremo forte allora ritorno a casa
a scaldarmi all'unico fuoco che per anni ha nutrito le mie follie

Un uomo d'inverno

io sono un uomo che non teme forza in natura
un lupo solitario
davanti a mille inverni
deriso da fortuna
regno sul cuore di tutti i trionfi
che scalano la mente con il sogno
sono un principe in mezzo ai ghiacci della vita
uno che aspetta la tormenta
per scegliersi le strade
e quando è ferito
diventa tosto
come il ruggito di un leone davanti agli avversi
Io sono un uomo semplice
a guida dei silenzi
non sparo orde di parole
per farmi spada
ma condivido gli argini di un vorticoso
fiume
con altri eroi
capaci di attraversarlo


Il credo di una rivolta parte da un fuoco

il credo di ogni rivolta parte da un fuoco
l'essenza di un grande amore è nella costanza
che uomini di forte coraggio sfiora perché un confine
destinato a cadere se colpito dal ruggito dei cuori


per amore dell'amata

inquieta bella
che bruci col tuo silenzio i miei respiri
droghi la mente con violento sogno
ove mi perdo bambino in profondità oscure
temute sono le ore senza sonno che l'ansia reclama
ai campi del lungo inverno io ti sarò sorte
non c'è amore più profondo di quello senza tempo
inquieta bella tu splenderai virtuosa in eterni templi
saranno di parole quei castelli
con poveri mattoni di dolce verbo
ma l'infinito d'un uomo ha salde fondamenta
che mai se estinto il mondo - potrebbero crollare
restami vicina in questo mio tormento
abulico parafrasario di un mortale
che regge il destino di liriche sublimi
continuum scritte per l'amore dell'amata

Lettere dal Silenzio
 

Ermione

si spezza in oro il cielo mia Ermione
chiassoso solo in strada il traffico malato
i fuochi che scalderanno non sono gli astri
ma i tuoi occhi appena calata sera
le muse moderne bevono caffè per riscaldarsi
i bar sono il cuore delle città murate
e tu ricordi le foglie a Primavera
quell'aspro dolce che investe il cuore a marzo
tu nel tramonto mi sei alba
così l'azzurro muro per amore cade
e resta pavimento sotto i tuoi passi
leggeri come i voli immensi di un sogno

L'ultimo giorno del Re

nell'ultimo giorno il re è stato triste
ha guardato il cielo blu dalla finestra
e fissato l'edera cocciuta tra gli alberi
pensando - ci sono sempre nemici ostinati in agguato
si è lavato la faccia con la pioggia
ha contato finché ha potuto le nuove gemme
immaginando come sarebbe stata l'inverno
senza i suoi occhi

nell'ultimo giorno il re ha scelto una rosa
l'ha messa all'occhiello del vestito consunto
ed è morto tra il più dolce dei profumi
ricordando i figli, i nipoti e il suo più grande amore

leoni rimasti ossa (guerra)

siamo partiti alla rivoluzione come i leoni
e vennero le iene a farci scorta
non fummo più noi nelle battaglie
fratelli mascherati da nemico
ringhiare non bastava a Morte voleva il sangue
identico al fango è l'uomo in lotta
tutti al respiro uniti
senza Gloria resta il vincitore poi sul podio
ecco la vita
condanna a battaglie singolari
per pochi momenti di appetito
la violenza non rende alcuno migliore
siamo partiti leoni rimasti ossa

sui campi dove il fumo arriva davvero al cielo
sotto gli occhi freddi di scaltri corvi
i nidi al valore sono solo pietre
e dell'eroe piange la memoria

il mio spirito è forte

il mio spirito è forte ha quasi denti
si spinge in ombra per strapparne il velo
con appetito si sazia delle forme
che tolgono ai dubbi la certezza
l'uomo è la biblioteca del sapere
in lui risiede il dono di quella gioia
che fa moltiplicare i sogni per il viaggio
che renderà i suoi figli immortali

la parola

tesoro il verbo
silenzio avere
alla leggenda
i passi

sirena

Sirena tu togli il brivido al buio,
seduta in un remoto pensiero d'amore,
rapita dall'estro del mio ego infelice
che posa nudo davanti ai tuoi occhi.
Sirena tu corri libera per tutte le stanze
di questa anima condannata a lussuria
e rubi al corpo ogni desio
come il fuoco la pace dei diavoli.
Sirena che lasci l'impronta sul verbo,
prima che baci con dolce parola le labbra,
togli dal cuore l'artiglio di Morte
e lascia che ti innalzi tra gl'immortali.


anima

chiara riva
il sogno anche da desto
seppur al ghiaccio gli ossi
anima avanza eterna sulle maree


tiare in capo ai vespri

tiare in capo ai vespri aspettando il tramonto
soave il vento vicino a rugiadosa riva
chiasso appassionato di fredde spume
che entrano nel cuore col potere di tutti i mari
carnale ha smesso di essere la nereide
l'ondeggio cinge la luce tremula di un faro
poemi le ali libere dei gabbiani
fido lo sguardo a Luna che tutto abbraccia
in forza saetta il sentimento
e blu diventa il cuore innamorato all'onda
s'innalzano gli occhi al braciere
ogni stella cerca un uomo cui ispirare i sogni

tu m'invadi

tu m'invadi tumultuoso fiume fatto donna
mi sradichi da ogni fragile certezza
poi pirata mi nascondi
tra le tue spire candide di vezzo
ti ubriachi alle mie linfe per danzare i sogni
che ti permettono di liberarti da tutte quelle idee
che prima ti hanno tenuta ancorata a questo mondo
facile ad illudere chi sale con amore in alma
tu mi distruggi gli argini per fare nuovi limiti
mi scardini dall'ego solitario
e quando ti senti forte della tua preda
disarmi il resto delle mie difese con le tue grazie

sindrome da dissoluzione

è un creare continuo di fibrillazione
gli orologi hanno le lancette spezzate
i corridoi si sono moltiplicati per l'assenza di passi
ogni cellula di me brucia all'immaginare del fuoco
c'è un diretto passaggio per Eden nel cuore dell'Inferno
da uno schermo gigante un nano ti ghigna
qualunque paura tu abbia si può curare
afferma la voce negli altoparlanti dei tuoi battiti
c'è crisi di bene lancia un allarme la Terra
la fede è in convalescenza prolungata
tu stringi bene la maschera di assassino sul volto
siamo tutti dei killer fuori dai nostri pigiami
ho la sindrome da dissoluzione ed è peccato
regolare il termostato per friggere in questi container
i freddi non mi piacciono ma nemmeno l'Ade
sblocco la porta di casa e vengo a salvarti

ogni cellula di me si divide per amore
ogni amore si divide per quelli che trova
e tutti quanti ignoriamo i segnali
così ci sciogliamo uniti in un dannato oceano
le macchine hanno un vissuto calcolato
tutti i libri vissuti hanno pagine piegate
ma noi sebbene rotti andiamo avanti
pompati da qualcosa che rende forte l'aria

corro fuori dal tempo
sono un meteorite nella gravità della Terra
evoluzioni di satelliti nella chimica delle mie vene
sono un astronauta pronto per più lontani astri

Di il mio nome!
Qual è il mio nome???!
Grida il mio nome!
Fottuto bastardo tu davvero non sai il mio nome.


Voodoo alba

i raggi dell'alba sono una motosega
taglia i muri per entrarmi dentro
nel petto germoglia con i battiti altri sogni
molto meno fragili di quelli che svaniscono con la notte
non sono gli uomini a distruggerti ma il rumore
onde di grano le città in fiamme danzano il fuoco
oh sole - oh sole strappami all'ombra
e lasciami danzare libero sopra gli umani scogli


dolore di morte

mi prende a volte stando fermo
fissando il vuoto smaniosa lama
quel picchiettio dal petto fino alle vene
veloce nel partire in acuti gridi
trattengo il respiro e ascolto
oh mondo com'è veloce la cancrena
quello che ti fa sentire immenso va ai merli
e diventi straccio per i corvi della sorte
di quel dolore io non conosco meta
probabilmente inietta umiltà verso il Signore
eppure di quella sofferenza capisco il senso
quando le mie opere le condivido con gli altri

se brucia forte mia madre diceva - tu stringi i denti
è nella tua natura la sofferenza
che i brividi con i bisbigli di Morte
cementano nella carne lasciando erede solo il tuo sogno

Inno a Poesia

io tornerò da te diletta sposa del mio immaginario
sarò ancora imperfetto sebbene meno ostile
a quelle cose che regolano in principio le nostre ossa
smarrite le paure in ben più altri sogni
io ti sarò immortale in ogni dimensione
seguito avrò il momento della tua condanna
a vivere da spettro sopra i mortali abissi
e da celeste musa in ogni altro spazio

Il fantasma del faro

c'è nebbia sul sentiero di rocce che porta in alto
e un vento ostile sulla caparbia erba
ancorata alla schiena del mondo che vigila il mare
spesso in guerra con i molti arditi
c'è un faro sopra il freddo della pietra
ha un occhio spento ma il corpo saldo
e vigila virile sulle maree
con onde che toccano il cielo ed alti astri

i muri sono muti come il granito
lingue d'argilla che scalano l'altezza
cercando tra le nuvole i gabbiani
e ancora più su fino alle stelle

c'è un confine umano tra l'edificio e il lume
una dimensione postuma d'origine oscura
che vede il lampo luminoso smarrirsi nell'oceano
sebbene la lampadina non abbia più gli occhi
si narra che il guardiano sia svanito in un inverno
che vide ghiacciare il sentiero fino all'acqua
e che sua moglie rimase in piedi per dei giorni
a congelare le sue lacrime notte dopo notte
Il faro ha un nome sconosciuto
ma della donna tutti ricordano la faccia
poiché di una dea aveva avuto i doni
e un cuore smisurato per dare amore

lei era morta due tempeste dopo
aveva aspettato l'amato restando al freddo in piedi
finché risorta col battito fantasma
negli occhi nemmeno un ricordo di lunghe lacrime

il nero è in agguato già da giorni
la nave salta il muro d'acqua con fiducia
le spume arpionano la prua fino all'uomo
un po' di rhum e la gola cancella le salate streghe
le macchine sono ferme al centro della Terra
la chiglia sbaraglia pareti ciclopiche del vento
s'inabissa e risorge sul vitreo di onde
mentre le nubi rigettano la rabbia dei Titani
ci schianteremo sugli scogli l'uomo urla
non sa davvero dove trovare pace
a quell'inferno che macina i vivi
con crudele trappola chiamata uragano
poppa e prua immerse per minuti
tritoni generano veglie di crudele festa
qualcuno morirà sopra le rocce
spinta da morte l'avventura nell'inferno

ma lei s'affaccia prepotente in pieno inferno
lanterna irradia forte il proprio cuore
verso il navigante che coglie stella
versatile ai disperati occhi
con coraggio il timone avversa morte
la donna infiamma le lingue di una forza oscura
e superata la barriera tra i morti e vivi
chiama a se la fede e arpiona il legno
la chiglia scivola veloce verso la pace
un tenero lamento arriva a ogni uomo
amore è a servizio di un battito
che lei spera di ritrovare tra i dispersi


di nuovo l'alba toglie al crudele dio il potere
chiara e debole la luce del fantasma si mostra bella
agli spiriti degli audaci sognanti il faro
per poi svanire in una scintilla che ricorda i sogni

cosi la nebbia intorno ai scogli scese lieve
quel giorno dopo il selvaggio uragano
nulla ricordano i marinai della salvezza
se non di una dolcezza triste i lamenti

tornano a casa le vele

tornano a casa le vele
torniamo col volto bruciato e negli occhi i sogni
tornano a casa le sirene
sulle vie del mare geloso del proprio tesoro
è lunga la strada fino alla riva
tempo di una sigaretta in cerca del faro
al mio tesoro porterò le lettere d'amore
care perché sincere - ai miei battiti
scivola lento il tempo
dovrebbe fermarsi da qualche parte anche il sole
scende veloce il brivido lungo la schiena
mentre si alzano a battaglia i venti
il telefono ha perso il segnale
ogni paura umana viaggia con l'onda
ti amo fino alla fine dei miei giorni
sotto il blu ogni eroe è mare
tornano a casa le vele
si erano smarrite da tempo
le aspettavano un faro e una riva
dove a abbracciarle ci sarebbero stati solo i fantasmi
 
Lettere dal Silenzio
 
cartucce globali

non puoi sparare sul mondo
non puoi detergerti le mani sperando di cancellare il male
tornare a casa a pregare le mura
uccidere non appaga le ragioni
tu mi condanni
chi sei tu per farlo
chi può comandare e cosa
la vita ha briglie di fede e non umane
uccidimi e morirai due volte con mostri peggiori tra i battiti

esci fuori di casa
e credi di aver smarrito i colori
nero nelle vetrine
nero sul volto degli uomini
tristezza chiede un vaso di fiori
col colore caldo del sole
e l'anima di una donna innamorata
 

Messa in nero

l'erba piange il suo sangue
andrò
dice il sole al tramonto
il povero diavolo ha una pietra
che ricordi i suoi sogni
la notte veste il nero
le lacrime non hanno volto ma solo un cuore
tacceranno i cecchini
ogni polvere tornerà quieta alla sua strada
non c'è uomo che non abbia mai pianto
o dato fuoco ai suoi fucili
ogni tanto qualcuno parte
e la messa serve solo a chi resta

 

Danze d'amore

la notte in me affonda i denti
il tuo corpo è un soffice petalo di Luna
così si dichiarano le chimere alla mia mente
che spesso per sogni viaggia lontano
tu accendi il mio corpo di carta
davanti all'amore siamo impotenti servi del battito
non c'è danza più pericolosa dell'amore
non c'è incendio che non rendano gli uomini dei pazzi


Il naufragio della Cecilia

ci siamo smarriti
voce all'oceano
ci siamo smarriti Signore
e nemmeno una stella
nel cuore burrasca
aditi ai venti
il faro dirige occhio all'amore
ma l'onda ci chiama
il blu è profondo
inutile tesoro la perla al mare
così il destino dei coraggiosi
quando rallenta tempesta
salvare fissando nel chiaro
i sogni

navigheremo forse altri mondi
altri cicloni proveranno a temprarci
ma ci sarà una cosa immutata
l'amore incandescente per ciò che sfama il cuore


Bisogna essere battibili per diventare invincibili.

Cercatemi nei miei sogni che spesso hanno infranto i limiti dell'intelletto umano.

Quello che tiene in fiamme il cuore spesso non è dettato dalla mente.
 

Il Re è vivo

Dite al mondo che pur ferito
il Re è vivo
spade in carni non tolgono i respiri
ai leoni ricchi di ruggiti
dite ai nemici di tremare
poiché quello caduto oggi
è già in marcia
tutti i flagelli contro
aditi al mio cuore
fiumi in piena
torrenti furiosi
s'apriranno mesti
al passo di questo che ancor forte
nel suo buon principio
battaglia sofferenza
per spazzare diga ai chiari astri

dite ai miei cari
di lasciare fiamma alla finestra
non dare lacrime per funesti bisbigli
di guardare fissi nelle ombre
senza tremare
senza temere
senza dolore
io ritornerò sul caro sentiero
appena messo a tacere i diavoli
e la menzogna
prigioniera nel petto degli egoisti


dite pure al mondo che sono un uomo
con cieca fiducia nella sua fede
che se piegato alle torture della parte tenera sulle ossa
non v'è ragione di inasprirsi
poiché le cose di valore di un grande giacciono all'oscuro
di tutti i belletti resi in grazia per gli occhi
così io m'alzerò sul mondo gridando avanti
a tutta quella forza che mi degna di un valore più grande di fortuna

eccomi Morte! chiudi il tuo mantello
non è giunta l'ora per quest'anima combattuta
mostrami piuttosto varco tra le oscure trame
per giungere al campo dove tirano controvento i forti

date fiato alle trombe prodi atleti
spronate le belve sellate
il Re è ancora vivo
oggi è giorno di vittoria
 

Cosmonauta.

togli la luce ai tuoi occhi
così ti possa guardare il cuore
dall'iride pianeta lontano
cui aspira questo cosmonauta
finisci di incendiarmi la mente
con febbri da male immaginario
dove consumo per te i miei sogni
pregando Dei alieni d'allontanare l'alba
trovami spettro un castello
dove lasciare ai tempi le spoglie
che di umano hanno solo le ossa
per il resto saranno vicino a te immortali

Da Lettere dal Silenzio

 
Debole di sogni

tu sei in me respiro
felice pioggia sul tumulto arrido delle idee
e quando manchi sono uno dei mille cocci
d'un dio disfatto perché di troppa preziosa ma fragile argilla
io non rinuncio a te nemmeno morto
nemmeno se agli inferi prendessero la mia custodia
e sugli ossi bianchi venissero a ballare coi becchi in gaio i corvi
poiché inseparabili siamo per meno tenue volere
tu sei in me quell'infinito mare che invita a perizia l'uomo
soccorso per l'anima smarrita su spietate vie
tu lenisci le mie ferite di battaglia
sfidando il duro compito di pacificare la mente d'uno debole ai sogni

Lettere dal Silenzio


rara e in luce

rara e in luce
quest'alba
t'adorna
solo l'amore nudo
trema
incapace di non desiderarti
 

Dimmi stella perché il mio cuore brucia?

Dimmi stella perché il mio cuore brucia?
Perché di questo ardere se spento resta il desiderio
di una fiamma che tenga in allerta il sangue
mai così vicino ad esplodere di sogni?
Parlami buio di tutte quelle ombre nel mio futuro,
dei pali dell'impossibile sulla mia strada.
Parlami della libertà di cui alcun uomo coglie i frutti
e della miseria dell'innocente.
Scendete astri dal vostro illustre trono
negli occhi del mortale che fissano già l'oltre
e non per ambiziose spire spronate da superbia
ma dal volere di un bene che tolga al male i freni!
Gestante è la speranza in ogni punto
di questo che per natura serve il bene,
oh stella cara all'uomo perché pura,
spezza davanti ai miei passi i confini!


Resisto in credo

Esco roccia e non caduto da questo aspro inverno,
contrasto l'astio delle incertezze con il furore
e non mi piego timido ai tempi incerti
ma resisto in credo con occhi specchio di proba bandiera!
 

poeta maledetto

quando resto solo il buio che mi è caro
s'adagia al mio fianco e bisbiglia
certezze che tolgono il potere ai dubbi
lasciando a pace interna le sue carezze
io non sono un aspro oppositore della storia
credo di essere più un poeta maledetto
ad amare con ogni sensibile atomo i suoi sogni
che spingono in coraggio i passi verso l'ostile
mi dicono di essere fragile ma anche chi teme il vento
inforca il suo timone per dare buona rotta
a una vita spinta verso un troppo veloce dire
e arrivare al punto chiaro solo agli arditi

io sono nera anima per ogni lista di quei mali
che infestano i sentimenti
l'amore bestia è mansueta quand'è calma
a meno che il furore dei dubbi non entri in me lamento
io vedo l'oltre come un chiaro scopo
non vedo meraviglie ai di prima lettera cadetti
raggiunto l'apice del fuoco dirigendo orchestra
che dalla mia fiamma danza le tempeste


Per amore di una donna

il mio rovescio d'anima è un dirupo di stelle
che accenderei sempre se i tuoi occhi non fossero astri
due soli che ardono all'unisono nel mio mondo
che spesso si scontra coi mostri dell'ombra
io sono un pescatore d'idee
un fragile uomo che tempra il fiato
per dare voce al poema dei poemi
mai scritto per amore di una donna


Sparvieri vanno i pensieri

sparvieri vanno i miei pensieri
ovunque abbia ragione il sogno d'arrivare
e fosse alle catene il mio corpo adesso
libero si sentirebbe
preso il coraggio da una forte fiamma


io sono una tempesta

io sono una tempesta
un cuore a fuoco sotto le grandi stelle
io resisto al ghiaccio dell'inverno
vestito da abito leggero con fodera di sogni

io guardo avanti
mai a sfida delle ombre
ma con giustizia punto l'occhio
al luogo dove in luce tutto smette di fare paura

e quando tremo
com'ogni uomo al limite delle sue forze
cerco nella fede una fiamma
che sproni ogni cellula stanca di vita a rialzarsi
 

Il pescatore innamorato

Quel vortice di vento che porta avanti l'uragano
è l'ardire in questo
che ancora sente
il peso dei battiti bruciante per i sogni
che scaldano i loro corpi nella tua fiamma.
Se fossi un annegato implorerei il tesoro
di quell'oceano che ti completa
con spazi immensi aperti ai gabbiani,
così innamorati di grandi terre.
E se perduto il ragionamento della buona stella,
io guardassi
sempre avanti oltre il muro
che poca importanza avrebbe se di cemento, di nuvole o acque?
In quel lontano punto
dove l'uomo ritrova la sua anima
io sono certo d'incontrarti.
 

io sono un imperfetto sognatore

io sono un imperfetto sognatore
uno coi cali all'idea di non temere nulla
uno che guarda con curiosità bambina l'infinito
quasi il suo cuore sapesse
che un posto nell'universo c'è per tutti


tempeste furiose questo cuore

tempeste furiose questo cuore
quando anima la sua tenacia contro il lupo
che spesso traveste quell'ombra dignitosa
che maschera gli amici da nemici
un monte l'essere davanti a ogni guerra
mai fragile contro l'arguto mostro
che spesso mitraglia i media con parole
oh se solo questi versi fossero fucili
antico oceano pronto a dare tesoro
la maestria dell'uomo che tace per soffrire
non ci sarà mai guerra che valga il buon sangue
di angeli che fuggono per non dar morte ai tristi
 

il Pescatore

attende calmo il cacciatore d'onde
marea sinuosa che baci riva con chiara schiuma
sopra il Golgota blu a specchio di cari astri
la sua barca osteggia la forza fisica del vento
le mani della vita hanno lunghe cime
così la lenza che lo ancora al sogno
dove non v'è peccato c'è una goccia d'acqua
trascina l'amo come il mondo i suoi dolori
sprona ad alzarsi il gigante d'acqua
si spinge verso il tetto del cielo assoluto
e l'uomo lo fissa dal legno del fondale
con tutto quello a cui aspira la sua anima e gli occhi


Non odi il vento che geme alle tue finestre?

Non odi il vento che geme alle tue finestre,
corsaro coraggioso sul mare d'aria,
avanza prima calmo poi furioso,
come i miei battiti?
Non vedi il nero delle ostili nubi,
cecchini attenti a cancellare le stelle,
dal candido azzurro,
nido notturno a Luna?
Sì, tu non vedi niente quando arriva pioggia
e ti sono grato di avermi sempre nei tuoi occhi,
di udire sopra ogni rumore il mio passo
che bacia qualsiasi posto in cui batta forte il tuo cuore.

Lettere dal Silenzio
 

io ti vivo da qualche parte nella mente

deserte tutte queste terre di involtini umani
saette false bruciano a lumi sulle strade
e fiori che gridano il profumo di vecchio mondo
a tutti i mendicanti col cuore in cerca di una stretta
io ti vivo da qualche parte nella mente
perennemente in attesa che la tua forma
sorrida a questo semplice nel piccolo Olimpo
dove conserva come gli angeli la propria ala - i sogni
ai vespri Ottobre racconta solo nebbia
oscure le vie del traffico portano pensieri
di quelli che romantici che bruciano di un battito
per una musa che dono loro amore

non chiudere gli occhi

non chiudere gli occhi se son caduto
se il freddo avrà mangiato il tenue dal mio cuore
tu resta accesa senza temere nulla
poiché in amore si perdono a volte gli occhi
è importane che sopravviva il fuoco
le stelle che hanno sigillato le parole
di noi
quando immortali ci stringevamo le piume
nei giorni senza fine della pioggia
non spegnere il lume alla finestra
nemmeno se il Caduto è dato per disperso
ti prego sorridi al volto della notte incolore
riscalderai le pietre persino e i miei resti
non dirmi addio poiché sono rimasto
in te per sempre a fare primavera
a fare da ponte sul vuoto quando i tuoi passi
sull'universo valicheranno eterni
anche un poco del mio cuore

Lettere dal Silenzio

Duole tempesta

duole tempesta
dentro la chiglia le onde
il cuore raggiunto
lontano dal faro
al navigatore speranza
restano gli astri

(Lettere dal Silenzio)

Tenendo rotta contro la paura

il male recide roboante il dolce motto
un lampo s'affretta a gridare battaglia
mentre la chiglia affonda l'aspro dire
di un gigante coi denti tosti
il capitano è fisso sulla schiuma
battente sulla fiancata le salmastre lame
gorgoglia il grande mostro al mondo
mentre il cantore guida il timone oltre i confini
non c'è un faro nel momento duro
pensa l'audace a sfida degli scogli
e va tenendo rotta contro la sua paura
oltre il buio lui sa che c'è una luce

(Lettere dal Silenzio)


tu sei in me come una tempesta

il mio amore è uno scrigno di bellezza
che nascondo spesso ai cacciatori
poiché il mio umile dar tutto è un tesoro
che non necessita di esser periziato per esser importante
e tu sei in me come una tempesta
che sradica con violenza ogni ragione
per alimentare il fuoco in quei battiti
capaci di alimentare il più folle sogno

dirò che il tuo amore piomba nel mio buio
più di qualsiasi stella presa a fare da faro alla chiglia
e fissa resta per addomesticare l'Inferno
di tutte quelle tempeste che in amore diventano meraviglie

(Lettere dal Silenzio)


Leggera stella

leggera come l'aria avanzi primavera
e disseti la mia anima deserta coi tuoi sogni
oh se tu sapessi di quanto amore muoio
per te che nutri il mio tempo d'ideale

non c'è una comune circostanza in cui trovarti
né una buona strada della ragione in cui aspettare
l'ora perfetta del tuo passaggio
così io abbraccerò ogni inverno
pur di trovarti un giorno nella mia alma

leggera stella che brilli ogni mattina
tra i tuoi raggi attendo il risveglio
e fossero inondate di morte un dì le mie radici
tu sappi che t'aspetterei per rinascere dall'oltre

(da Lettere dal Silenzio)

tu svegliami all'alba

tu svegliami tesoro appena senti l'alba
sussurrarti all'orecchio più del mio amore
m'accenderò fino a brillare intorno
cono folgori che tolgano la forza a quegli abbracci

io ti sarò sole per ogni notte fonda
e acqua alle radici dolci
o vendo caldo per scaldarti l'occhio
confuso di aver lasciato i sogni per un mortale

(Lettere dal Silenzio)

sanguino sogni per amore

la strada è sotto shock nella catena di rumore
e gli alberi ora gridano feriti
fucilate di pioggia puntano al vetro
che difende fermo la sua e la mia anima
sono anch'io un poco di questo autunno
ti spio da ogni ramo che langue per le sue foglie
mentre attraversi la vita sul nero del marciapiedi
pensando a qualche idea folle che porti gioia
mi sento sommerso dal gigante di pioggia
sanguino sogni in questo oceano di genti
e più affioro in superficie più sento freddo
lontano dal mio faro acceso nel tuo cuore

ho un Ipad che rende il cemento multicolore
e un Iphone zeppo di vecchie canzoni di Knopfler
giro come uno spettro di altri tempi in cerca del suo sogno
oh amore, se solo tu sentissi i miei versi

(Lettere dal Silenzio)

Fratelli

questo torrente di fratelli in marcia verso il sole
smarriscono la fede davanti al buio
e in pochi restiamo fedeli alla trincea
quando i caduti hanno un numero maggiore dei predatori
non sono mai in guerra col mio nemico
e nonostante tutto io gli voglio bene
poiché da qualche parte nel cuore ha grandi sogni
e uno scudo forte per chi ama
questa lunga guerra non difende
la gioia che ci unisce col primo nato
ti prego non puntare contro il mio petto l'arma
ma vienimi incontro per abbracciarci

(Lettere dal Silenzio)


Joy

sedotta dall'umore gentile del vento
tu corri
ti conto i petali di sole negli occhi neri
quasi il braciere dell'Olimpo bruciasse in Terra
sotto la forma umana del tuo cuore
preziosa si rende la vita ai tuoi colori
gaia e in festa t'affacci ogni alba
oh vorrei esserti immortale per regalarti il tempo
che ti tiene preziosa mia rosa - in questo giardino incolore

Ann Marie Valeria

ti domandi
perché il mondo gira cieco intorno ai tuoi sogni
mentre la musica riempie ogni via d'aria sotto il cielo
perché l'immenso mare non sia ancora salito alle tue branchie
di cosmonauta aliena innamorata di questa patria?
io ti dirò che tutto è caro
a quelle idee che oggi ti fanno volare
che ogni raggio diventa blu per i tuoi occhi
appena loro incendiano di fuoco l'alba
tu sei la via d'accesso al mio tutto
ignoto universo senza confini
per quelli stranieri alla lunga vita
che vedono un velo ma non i loro sogni

(da Lettere dal Silenzio)


avanzo marea tra i tuoi sogni più belli

sordo al chiasso delle lucenti stelle
t'ammiro in silenzio
e avanzo marea tra i tuoi sogni più belli
per sfiorarti con la mia mano d'alba
oh se solo tu sapessi
quanto sia incandescente questa vena
quando s'infiamma per tornirti dolci parole
sorrideresti probabilmente ignara
del vulcano in cui per te io brucio

più del mare che musica l'immensità del mondo
m'invadi le terre dentro dimentiche di pioggia
e dalle tue salmastre scintille io colgo astri
che sposeranno anche altri marinai smarriti per amore

(lettere dal silenzio)

lo spirito del forte volge al vento

lo spirito del forte volge al vento
non c'è condanna che lo spinga avanti
ma solo la volontà di arrivare all'oltre
desio che supera in tenacia altra spinta
se vuoi fermarti cerca il tuo confine
io vedi
vado avanti per infinita via
poiché c'è un richiamo dentro la mia mente
un suono dolce che altri per facilitarsi
chiamano sogno

(da Lettere dal Silenzio)


Il mio amore sarà una stella per ogni giorno di buio che potrai mai trovare nella tua vita. Sarà un faro per ogni volta che ti sentirai in mezzo a una tempesta e alla deriva. Di notte, nella tenebra, al buio, io ti farò strada perché il tuo cammino verso il mio cuore sia un contagio di sogni che non avranno bisogno di aria per essere immortali.
 

Libertà

come onde
a ruggire sui mari
questi nostri
oggi spiriti smarriti
che battagliano
i venti
per dare il calmo
a ogni chiglia
che sogni
di varcare il futuro

(da Lettere dal Silenzio)

correre col sole

io non mi conosco e sono certo
di aver lasciato alle parole i limiti di questa vita
che mi spinge a vedere oltre
quasi i confini aspettassero me per essere distrutti
nelle lettere mai scritte dall'alba
io ritrovo il motivo di un bruciare intenso
che mi rende immune alle catene
forgiate per chiudere la libertà nelle prigioni
nessuna luce che io conosca spoglia il cuore
di quelle piccole certezze per cui ha combattuto
e questo è il privilegio dei leoni
correre col sole a tergo ed in faccia la tempesta

( da Lettere dal Silenzio)

Infinita via

non c'è paura che fermi il suo cadere
dentro la cavità più dura dei giganti
quei monti o quei grandi snervati dal tormento
di un umile invasore chiamata goccia
così l'umano passo va verso il sapere
un punto dove l'occhio vede solo il vuoto
con l'attitudine di chi non teme cosa affronta
e con la forza di chi si serve del proprio limite per valicare confini

lo spirito del forte volge al vento
non c'è condanna che lo spinga avanti
ma solo la volontà di arrivare all'oltre
desio che supera in tenacia altra spinta
se vuoi fermarti cerca il tuo confine
io vedi
vado avanti per infinita via
poiché c'è un richiamo dentro la mia mente
un suono dolce che altri per facilitarsi chiama sogno

così l'umano passo va verso il sapere

non c'è paura che fermi il suo cadere
dentro la cavità più dura dei giganti
quei monti o quei grandi snervati dal tormento
di un umile invasore chiamata goccia
così l'umano passo va verso il sapere
un punto dove l'occhio vede solo il vuoto
con l'attitudine di chi non teme cosa affronta
e con la forza di chi si serve del proprio limite
per valicare confini

(da Lettere dal Silenzio)


Resistenza.

Dimmi gigante piumato, dov'è il mare?
Il mare, audace marinaio, è oltre il guado di tempesta
che spacca il cuore allo scoglio senza temerne i lamenti.
Il mare è dove il tuo battito trova coraggio
e spreme dai venti ogni forza
per portare avanti i temerari sulle loro chiglie
quando la vita in loro cerca nuovi ideali.
Il mare è sotto i tuoi occhi
che camminano leggeri fino alle stelle
per poi tornare pieni di luce e con un sogno
che fregi il grande albero di illustre bandiera.
Il mare è dentro ognuno di noi
un essere che scende nel più profondo dell'immaginario
dove trova l'uomo che non lo teme
e che lo naviga fissando il sorriso d'ogni stella.
Il mare è nell'aria che respiri
un paradiso che non ti chiede di usare le ali
e che quando sei sconfitto ti offre le sue rive
per mettere in forze l'amore per l'incerto.
 
-------
 
Dimmi marinaio, cosa sai tu del mare?
Il mare, albatro, si alza in onda fino al sogno,
ti ossessiona e ti infetta il sangue col desiderio di branchia.
Il mare te lo senti arrivare dentro
con una marea che ti forza ogni riva di ragione
e sprona il tuo essere a sfidare i venti
fino al tetto del sale che oltre non trova volo.
Il mare è tutto quello che rende meno fragile l'ego
appena apri l'ala
non più sotto il despota cielo
ma sopra i liberi flutti.
Il mare è in noi una forza
che nulla dell'uomo potrebbe superare
e di questo regno siamo i signori
noi - figli del coraggio.
 
Tu non provare a resistere - dal frantumare il vento
sopra la coppa blu - salda al suo fondale,
tu non resistere nemmeno al fascino dell'onda
ma libera le tue vele per i più forti abbracci.
 

quando piccoli mondi freddi collidono

questa stanza ci apre gli occhi
prima che la luna si domandi il nostro nome
prima che il sognatore esca in strada
a correre col suo desio di qualcosa
che nessuno ha mai visto
 
questa stanza ha le nostre mani
il nostro pensiero
i nostri cuori
le nostre memorie
e a volte apre gli occhi
fissa un canale della radio
che manda una canzone
del cui ritornello alcuno ricorda le parole
ma che si spinge avanti
dentro chi la ascolta
come una marea
ecco
cosa siamo

 piccoli mondi freddi vanno a fuoco
sono quelle cose in noi che non smettono di sognare
lastre di ghiaccio davanti al blu che si sciolgono
senza mai capire perché i battiti siano fatti per amare


toglimi le stelle da sopra la testa

toglimi le stelle da sopra la testa
non vedi come ardo stanotte sotto la Luna
ho già troppi sogni nel petto
che spingono i pugni per farsi breccia sotto la mia pelle
sì soffro
ho sempre sbagliato usando gli occhi
le strade le devi guardare senza vederle
sono come cimiteri che spengono i satelliti della tua forza
ti prego sposta il sole nel mio cervello
ho smesso di comunicare alla Terra
c'è un dannato bottone nella mano sbagliata
che mi dice quando cadere e rialzarmi
devo andare sulla navetta spaziale senza motore
mi spingerò nella tua città di fantasmi
fermerò il traffico sulle vie sporche
che fanno tremare dell'universo le mura
toglimi il peso da sopra le spalle
ho troppe canzoni da ricordare di questa storia
non ci sono angeli lassù che cantino
solo io non posso fare a meno di gridare
è un gioco
è un oceano
è una buona notizia
tu lasciati vivere
dalle cose che ti trovano da Lunedì a Sabato
poiché l'amore tu non lo puoi vedere con gli occhi
perché è come l'aria
e canta
con la voce di chi ha perso le ali
pur di ardere e lasciare un segno
a chiunque abbia nel cuore qualcosa per andare avanti

la mia nave non ha chiglia
non la puoi vedere sotto il cielo
noi qui imbarchiamo solo quelli che sopra l'onda
si sono smarriti
devi guardarmi ho un bel cervello
che conserva le corse dei pazzi verso il niente
e ti sembrerà strano ma credo ci sia un diverso
in mezzo a quelli che pesano più il soldo che l'anima
partirò ma senza lasciare alle stelle
le lettere che non ho mai scritto per alcuno
ti dirò che vale la pena buttarsi a volte nel fuoco
perché ho visto come il male facilmente vinca
quando hai fame di oltre
quando cerchi ubriaco il tuo sogno
quando ti pizzicano a correre in autostrada
quando ti fanno sputare il sangue dalla rabbia
non devi essere un qualcuno per essere te stesso
io così ho fatto e di notte
se tu mi levassi le stelle da sopra la testa
potrei brillarti ma solo così
che tu potresti vedermi con l'uso dei sogni

ci sono case nella mia città perennemente in luce
uomini che vi abitano con gli sguardi spenti
e ti domandi cosa renda felici i loro cuori
quand'è stata l'ultima volta che hanno incontrato l'amore
anch'io ho abitato in una casa piena di luce
ma sono scappato per non diventare triste
ho cercato il tunnel buio dove avrei acceso i miei occhi
perché ho scoperto che solo in certi momenti
le cose più nere trovino in te stesso più forze
ci sono vie della città perennemente illuminate
e ombre agli angoli che si vendono per una dose
folle che transitano ignorano che l'Eden
svenda ai fragili i sogni per pochi soldi
io scelgo di guidare per le strade deserte
che portano a montagne più alte dei cartelloni
e sono punti nel pensiero senza un vero dove
ma che ti fa spingere il piede sull'acceleratore
più veloce fuori dalla città sempre in luce
più veloce nel posto dove si nasconde l'amore

ci sono case nella mia città con finestre scure
con auto blindate pronte alla fuga verso un tesoro
e osservi fuori dai garage i cerchioni d'oro
mentre le mura di cemento piangono di solitudine
anch'io ho provato a cercare il mio tesoro
tutt'ora ho trovato solo un mucchio di stronzate
forse la vita non è un vibratore d'oro
forse la vita non dipende da un pulsante
le case più belle hanno sensori e fari
per allontanare dal suo circuito il vicinato
e senti che gli spiriti ci vivono come dei fantasmi
con lucchetti al cervello di piccola pornografia
mi sono allontanato dalla città per cercare il mondo
un cielo con stelle vere sotto il pavimento di granito
e ho visto che non servono lettere da mandare ai sogni
i sogni li porti ovunque tu creda sia la tua casa

Noi artisti non siamo belli ma a volte siamo molto infelici e ciò ci rende molto affascinanti.
 

Eppur

Seppur è onda,
al calmo cerco tregua,
dopo la stanchezza.
Dolce sopir
la vita guado ai sogni.
 

Frequenza libero
       
Tu mi conosci.
Ho i sogni nelle vene al posto del sangue
e strade scolpite sulla pianta dei piedi
che portano all'oltre
ho un palazzo di nuvole sopra il cuore
dove ogni tanto scende la pioggia
per rinfrescarmi i battiti.
Tu sai che non dormo
e non mi consumo per le cose da poco.
Ardo di un fuoco che compensa tutte le paure
quelle dell'uomo
quelle del domani
quelle del vuoto
e mi nutre le vele di orizzonti
che prima di finire si fanno amare.
Tu mi conosci.
Sai che mi specchio nella tempesta
e mi consumo per attraversarla
anche quando lei striglia i venti
a inseguirmi dentro il corpo.
Tu sai che non guardo indietro
e non misuro la profondità del mare con gli occhi
io non mi alzo in punta dei piedi per toccare il cielo
ma resto fisso davanti al punto di luce che mi rischiara
finché l'onda mi porterà avanti
pur tremando ma senza smezzarmi il fuoco.


Una vela sul mare

ho una poesia nascosta nei polmoni
dove il vento soffia piano
e dove la luce del sole arriva con l'alba
appena i sogni diventano farfalle
e temo di nascondermi dentro la parola
per non sembrare affaticato dagli anni
e temo di essere un uomo infantile
solo perché mi piace giocare restando muto

ho una poesia
una vela
sul mare
che mi sale
nel cuore
dopo il tramonto


Mare, alba, amore.

Se penso all'alba, al mare, all'amore
non ho mai superato la adolescenza
mentre per le altre cose
vivo come un dinosauro
con i segni sul cuore
dei conflitti.
I non cado a terra da sconfitto
e non rido nella vittoria,
ma passo attraverso la vita cercando le fiamme
per restare sveglio nelle ore che gridano sogni.

Ho un lungo notturno di volo
con alti e bassi d'umore
sono uno come tanti nella mischia
che aspetta dal mazzo di carte il suo Jolly.
Un albero nella nebbia è sempre alto
e come gli invisibili
ed eccomi qui, a chiamare con forza
quel cielo che io potrei anche sorreggere se solo volessi crederci.
 

Le salite

Le salite hanno le domeniche ferme sul calendario.
Ti chiamano per arrivare,
dicono, dove non è mai riuscito ad arrivare alcuno
poiché è compito dei sogni spingere avanti i pazzi
sulla via più aspra della vita.
E se hai i venti contro?
Imparerai a contare le stagioni per sopportare
il dolore e la fatica
che dicono sempre, rendano forti
quelli che tirano avanti senza mai guardarsi indietro.

Le pianure
hanno i giorni veloci sul calendario,
si scusano col peso dei ricordi
rimasti a fissare gli inverni
restii al progresso verso una vera primavera.
E se non ti bastasse la calma,
girerai intorno alla tua voce
per maturare dei sogni
che sostituiscano le vere grandi salite
verso un punto dove hanno approdo
solo i forti.


Febbre

E' questo fuoco che oggi chiamo vita
vive perennemente cercando luce.
E' questo attimo nel tratto del respiro
che grida in tutta forza l'esistenza.
Io sono e sarò un pellegrino
nel suo viaggio breve verso il sole.
Qualcosa da lasciare?
Nulla.
Una scintilla che nutra d'ogni altrui respiro,
il fuoco.


Nel tuo folle. Il sogno.

tremendo in volontà
l'andare avanti
contro gli spigoli d'acciaio delle cime
a volte mascherate da umano
oh quanti sono lunghi i giorni di fatica ….
e non c'è socio scarso o blasonato
che possa farsi spingere schivando i sacrifici
è solo un tenere alta la tua testa
contro il muso duro delle cose

tremendo in volontà
salire scalzo
e solo col coraggio dentro il cuore
avanti arrivano soltanto i folli
si mormora in giro
ma noi sappiamo

che non solo la pazzia
porta al sogno
ma sono i sogni
che portano avanti i passi.


fame di sole dopo la pioggia

sparano in città
ma tu sei fuori
hai un colpo dentro che brucia il torace
incendia quello che resta del tuo sogno
ogni dannata alba
ogni dannata alba

hai fame ma non è cemento
il morso al cielo dai tuoi occhi
la fuori si sparano ma le tempeste
ti sfiorano appena la ferita

è incamiciato quando punta in carne
come un proiettile che amplia il suo servizio
vorresti che il fuoco non fosse che altri sogni
imprigionati dal desio
ogni dannata alba
ogni dannata alba

abbassa il freno a mano
e fissa il sole
abbassa il finestrino e respira
questa è la vita
sogni più ampi dei respiri
che prezzo pensi abbia l'aria
quando s'infrange nel tuo capo

e non è
mai stretta l'alba
intorno al corpo delle maree
onde sulla superficie della tua schiena
che si frantuma in mille cocci ardenti

sparano in città
è agosto
forse i tuoni sono il canto dei grandi
e vorresti anche tu il tuo Olimpo
da dove illuminare chi ti ama


Ai pazzi che sognano l'ignoto.

Sparta ha sepolto gli eroi,
i nemici sono rimasti campane
nei muti giorni della Domenica
che ci svende per aver peccato.
La pace è virtù,
ha un suono
ti sposta l'occhio verso il cielo musicale
e ti trascina al sole,
senza dare altra battaglia alle nubi.
Siamo di frazioni opposte ma anche tu hai un cuore,
se non ti fossi fratello
cartaginese mi odieresti?
Ma io ti perdono
non fosse che l'odio si specchia spesso nell'amore
non farmi guerra per così poco,
m'è cara la vita
come lo è ai tuoi figli.
Siamo nati pionieri del mondo inesplorato
incerti,
deboli ,
ma non impauriti
dal punto nelle tenebre
che segna i fatti
per quelli eroi che pur gustando pioggia
tremando
vanno avanti.

 
 
C'è una guerra là fuori.

Come la domenica
 la guerra ha tre campane
per farti pensare
per farti pentire
per farti guardare avanti.
Questa città non smette di bruciare alle radici e tu
hai il suo fuoco che ti consuma
come un foglio con poco tabacco.
Si muore per molti dolori
nella vita
si risorge dalle ceneri condannati a sognare
quasi le fiamme riempiano la bocca dello stomaco
per farti danzare anche al buio.

Non ci sono valigie per i sentimenti,
solo primavere con o senza sole,
caffè consumati in fretta
e auto dipinte di lusso
quasi il diavolo fosse disponibile a vestirsi di molti colori.

L'aria ha un orgasmo
dopo la pioggia
respira in quella pelle sottile
che veste anche quelli come me
che non vedono le strade finire dietro ai tramonti.

La miseria è come la forfora
abbonda come incubi tra le folle
spinte dalla chirurgia plastica a piacersi
ma io non piaccio
ed è bello
in questa città che ha alle radici il cancro
Io cammino inverso
come un sogno che s'infila nelle scarpe di un folle
per diventare il chiodo fisso della sua vita
e probabilmente uscire dalle tenebre
appena accesi i fuochi
negli occhi di un giovane cane randagio che sogna
LA LUNA.

O siamo tempeste?
 

siamo oggetti d'amore
per le carezze impossibili degli alberi
siamo cose strippate sulle mensole dell'alba
in attesa di essere svegliate da un sogno
 
e barricati dietro ragioni
teniamo alto lo stendardo dell'orgoglio
a difesa di quello che mai potremmo essere
senza gustare follia
 
ed è nel fuoco che raggiungiamo il massimo
nel fuoco che danza ogni illusione
nel fuoco impariamo a darci
senza risparmio di forza
 
 
siamo esseri liquidi che cercano il proprio oceano
un blu di onde tra cui sciogliersi
e diventare la carezza delle piogge
sul vetro di chi ancora ama
 
o siamo tempeste aspre in mezzo ai venti
che placchiamo con briglie di palpito
durante le ore in cui gli occhi s'accendono di fiamma
così intensa da non poterla più spegnere
 


Selvaggio e vento.

Tu mi dirai "Aspetta!"
cercando un pianeta da legarmi in coda
per fermarmi.
Ma io non sono libero
ancora,
non posso cadere dai lunghi passi
e quando il sole tramonta
devo andare
verso un porto o un'alba.
 
Mi chiederai chi sono?
Io non saprò risponderti alla domanda,
poiché non ho ragioni
che facciano di questo essere
una specie.
Ma ti sarò vicino nel riso e nel pianto,
in ogni passo sul duraturo tempo delle stagioni
e se volendo, tu, un mio abbraccio, chiedi
io tornerò da oltre
col carico della memoria ancora viva.
 
Se t'amo?
Il silenzio non è forse amore?
Il silenzio è tutto nel creato.
Io amo
fragile in un selvaggio tempo del futuro
dove probabilmente si troverà
cesoia
per liberare entrambi
dalla catena.

L'ultimo bacio

Non posso lasciarti,
dice il fiore al vento che lo culla
e sotto un cielo blu che tace
il bello
cerca un sogno cui donare tutto.
 
Non posso coglierti,
risponde crudo il vento
che naviga senza un'ancora
sul mare delle cose
e si alterna dolce o forte negli abbracci
all'unico
che caro lo attende in primavera.
 
E mentre i petali iniziano la loro danza
lui
s'erge nudo a guardare il sole
"oh, stringimi!" si sente il suo sussurro
e il vento accorre
per l'ultimo dei baci.

A te! nemico mio (Gran Cru)

A te!
nemico mio
che invadi per liberar coscienza,
l'oltre tempo.
Diventi il tuo calice di rosso,
sangue mio,
per saziarti nel buon veleno
la laringe
e operoso ti renda il cuore,
al bene
poiché mai tu lo nobilitasti
senza guerra.
 
A te!
il tempo che mi resta in battaglia,
ogni minuto,
ogni respiro,
del martire che resta e non fugge
pur di tenere saldi
i suoi principi.
Nell'odio
come in amore
per questo causa ti vengo presso,
poiché non servirai da questa resa
i trionfi.
 
A te!
del primo sorso prelibato
i benefici
fino allo stomaco si prendano ragione
e quei delitti diventino la goccia
meritevole
di ogni delirio di vita che ti resta.
 
I ricordi solo parlino alla tempesta
di conquiste
al re caduto per mano del suo rancore,
io sono solo un altro di passaggio
sul talamo di pietre
ma tu sarai i tempi ormai caduti
che il mio passo eterno assaggerà
a morsi.
 
Io non conosco un altro modo di amare
che cogliere da tutto il resistere, la forza.

Fratelli d'Irlanda col cuore
liberati i pugni di parola
e a tutti i ribelli che hanno sedato il canto
dite di spingersi dove hanno imposto i confini.
Poiché di questa testarda terra c'è né un poco in ognuno
mare senza fondali e verdi pianure
un volere unico nel sangue ci accomuna
trovare pace e posto tra i nemici.
 
Fratelli d'Irlanda non giace nemmeno il sonno
ora che ogni gente si sente la bussola perduta
e i venti soffiano contrari
a questi che cercano di proferire bene.
Le nostre terre oggi cosa sono?
Chi sono i mercanti che hanno chiuso gli occhi
a quel coraggio per cui gridava l'uomo
quando la bandiera aveva un suo cuore?
 

Fratelli chi teme il sole non vede in oltre l'alba
ma abbandono al cogito che teme fede
così che luce resta solo al temerario
per reggersi in piedi contro i colpi.
 
 
Si sono fottuti persino il nostro coro
il grido di battaglia e la voce desta
or che fuggiti pestate il capo a guerra
come pensate di liberare i vinti?
 
 
Fratelli d'Irlanda, partiti un giorno, saremo tutti
e questo medioevo del futuro mendicherà giustizia
a una storia con pochi eroi e molte maschere
che sfruttano le debolezze del bisogno.
 
E non vi chiederete che alla fine
dove saranno finiti tutti i sogni
per cui i vostri padri hanno combattuto
sperando mai andassero in rovina.
 
Se fossimo uniti questo è certo
il mondo avrebbe navigatori esperti
e forse ci sarebbe una speranza
per ogni bandiera senza cuore.
 
 
E' tardi e ora so
che per marciare stona chiamare la fortuna
ma non saranno le partenze tutte
a toglierci dal fiato le canzoni
le stesse che liberano il mondo
da orchi
da malvagi
politici
e dittatori.


fuggo con l'anima

la stanza ha un odore freddo
un fuoco incolore ti brucia e vuoi capire perché
siamo chiusi tutti in un cerchio di paura
lasciati a intrecciarci tra rami di legno discontinui
e ogni pillola colorata ci abbandona a noi stessi
ogni sogno ci spinge dal letargo in agonia
obbligati per non farci male a tacere
le ragioni per cui vivere ci sembra a volte strano

questo piccolo muro mi vede il riflesso
bevo mattoni come quelli che non trovano altro
per ubriacarsi senza cadere dalle finestre
che ti mostrano dimensioni più grandi dei cieli
ed ecco che la belva in te sorride
creatura diversa per ogni giorno della settimana
cammini alto per aprire i portali
agli inseguitori di fuggitivi che vogliono il meglio

la stanza ti ferma le danze
e così mandi una lettera di sos all'Eden
collegato con scale mobili ai tuoi sogni
troppo colorati per il vuoto di un soffitto
che reggi con le spalle
che sopporti con la mente
che inganni con le parole
più forti delle pareti
 

Contaminazione

E' un fragile sapere.
Una contaminazione.
E' un diritto e un dovere
è un fuga nell'ignoto.
Sono solo un pazzo perché sognatore?
Sono davvero l'ultimo cercatore?
Ovunque sia il mio posto
mi aspetta,
devo solo vederlo col cuore.
E' uno scontro col fuoco.
Una esplosione dentro le vene.
Una droga che ti insegue quando respiri
e ti dice di cercare,
di vedere,
di non accettare le risposte,
ma di entrare in nuove domande
perché tu sia migliore
perché sia più facile il passaggio
nel tunnel che dal buio
passa alla luce.
Onda e oceano
in cerca di riva
oppure solo un pioniere senza mappa
che vuole la sua Terra Promessa?
Dimmi cosa o chi sei
alle prime ore dell'alba
quando tutto è confuso?
Se entrassi in un libro
e se tu lo leggessi,
è vero che io potrei contaminarti
con i miei sogni?

Sopra? Splende sempre il sole.

Sopra?
Splende sempre il sole.
Lo dice la targhetta sul muro della casa,
dove sono passate colonie d'insetti
e pionieri dell'aria diversificati per stagione.
Ho fatto tana del mio cuore in un muro,
una fessura con tre pastiglie per il mal di testa
la foto di un vecchio amore
e la gigantografia della mia mano
che afferra le cose perdute
da una macchina del tempo senza tasti.
Sopra?
E' alba ma resta nascosta dalla nebbia
come il futuro
come i sogni che hanno fatto da bozzolo
ai miei sorrisi
e ai piccoli ragni entrati dalla finestra.
E' un libro ma senza storie,
il momento in cui osservo il fuori
mentre la gigantografia della mia mano
afferra un pianeta
per soddisfare di un altro amore i capricci.
Sopra splende il sole,
mentre fuori si sparano per un fazzoletto di terra
e m'accorgo che al confine c'è un mondo
dove amore non è impossibile
se tu ancora respiri.
 
Come parente di Goethe vivo il mio tempo
combino le parole con il bianco
e leggo nella mano della sorte
tutte le illusioni di personaggi che
guardano sorgere il sole
ogni giorno
di sopra
quando il tetto ha ancora i loro occhi
per dare un ultimo bacio alla Luna.

I CERCATORI

nell'ultima impronta rimasta - un crisantemo
alto sul faro in fronte al sole
si pensò uomo
impaurito dal troppo bianco
delle sue ossa
nel giorno in cui le maree
spingevano i coraggiosi sugli scogli
 
fuggiva dall'inserto di granito
un insetto
sedici anni di fuoco
e non gridò mai miseria
 
la vita è solo un grano di sabbia sotto i mari
avrebbe pensato l'invertebrato
prima di dichiarare guerra
ai cercatori d'aria per il loro cuore


Alieno

l'amore vive in un substrato della pelle senza anticorpi
s'ammala muore e risorge cercando progenie
con aliene virtù moltiplica la propria forza
anche quando tu sei a terra e senza futuro


fantasma di carta

dopo tante illusioni senza poter alzare più in alto gli occhi
hai sentito come un fuoco ed hai respirato
tu avventuriero immortale di ritorno a casa
che la preistoria ha impresso in una intima illusione

e quella ricerca senza il tuo sangue in fiamme
ti ha lasciato spossato
negoziatore ottimo con i diavoli
stanchi di caccia a umani senza stoffa

quella notte hai disossato il mondo
per calzare il femore dell'ultimo oceano
cui daresti il nome dell'amata
senza aver mai capito il tempo
ma solo a quale indirizzo andare
con il credo che gli ossi del tuo pianeta
non possano definitivamente salvarti dalle macerie in cui si nascondono
dopo aver bruciato le sillabe mai dette dal cuore
e i sogni
dell'ultimo immortale avventuriero
di una specie che in Paradiso
 s'è estinta

punto 0

dopo tante illusioni senza poter alzare più in alto gli occhi
hai sentito come un fuoco ed hai respirato
tu avventuriero immortale di ritorno a casa
che la preistoria ha impresso in una intima illusione
 
e quella ricerca senza il tuo sangue in fiamme
ti ha lasciato spossato
negoziatore ottimo con i diavoli
stanchi di caccia a umani senza stoffa
 
quella notte hai disossato il mondo
per calzare il femore dell'ultimo oceano
cui daresti il nome dell'amata
senza aver mai capito il tempo
ma solo a quale indirizzo andare
con il credo che gli ossi del tuo pianeta
non possano definitivamente salvarti dalle macerie in cui si nascondono
dopo aver bruciato le sillabe mai dette dal cuore
e i sogni
dell'ultimo immortale avventuriero
di una specie che in Paradiso
 s'è estinta

La voce

Ti vedo e sei smarrito patriota.
E forse una città senza peccati
la via che oramai s'è persa
nel giro del decimo di Dante per i poeti?
 
E' stato per una volta il coraggio
a spingerti il cuore avanti l'asta
oh, quante bandiere si contano sui morti
che liberano la nostra vita dalla pece?
 
Tu vedi il mio cieco sull'orma del destino
che male cavalca destriero questa battaglia
io figlio legittimo di quell'oscuro Byron
ti chiamo a testamento della storia!
 
Non c'è la guardia a questa porta matta
che il mal confine esorta a cancellare
perché si erga di alto spirito, l'armata,
difesa dal sangue di moti e speranze.

Io non ti dirò errante, dove poggiare la testa
per essere sicuro di giusta pace,
né a vederti il corpo in tonfo senza gloria
vorrei senza le giuste cause nel sangue delle faide,
ma ecco che il tempo ripaga la buona saluta d'un principio
ciò che alza la montagna non è una spada
ma l'amore che regola in compassione vittorie e sconfitte
poiché dell'uomo rimanga una marcia
verso qualcosa di cui nessuno ha mai udito voce.
 
 
E se un giorno venisse a governare Dublino, un alto fuoco,
si sappia che il soldato ha un cuore in ogni parte
e dal pianeta si solleverà un vento,
che come una tempesta di fame di battaglia al male
lui darà parte.
 

Come cammini?

ti sei risparmiato la solitudine
e prima che gli altri ti mordano la gioia
pesi le dimensioni del tuo cuore
maturo per perforare la nebbia con i sorrisi
in qualunque giorno ti abbiano sfilato da sotto i passi la via

tu hai una direzione giusta e una sbagliata
anche Dio ha una sua logica per l'evacuazione
ti metterà il Paradiso in tasca
senza istruzioni di governo
in cambio potrai ubriacarti
cambiando taglia al cuore
salendo verso aliena casa
senza finestre sui pianeti nella nebbia
e sognerai di Terra
prima di perdere la via sotto la scarpa
che va stretta nel bene e larga nel male


COME UN FERRO LEGATO AL FUOCO


L'amore ha un granello di sabbia nell'occhio
 e ti guarda storto per tutta la vita
abita e si consuma
dentro un bozzolo protestante
legato ai tuoi cromosomi come un ferro
è legato al fuoco dei tizzoni ardenti.
 
Ti radi,
ti vesti
e attendi un caffè in fila
sulla sedicesima dicono sia il migliore,
lo sorseggi
concentrato sulla miseria del traffico
congestionato dai sogni
che ogni semaforo da buon nemico assorbe.
Nella tua città hai i minuti contati.
Lei si è travestita da primavera che esausto rincorri,
e smetti di tremare verso la mezzanotte di ogni tuo inverno,
educando i preliminari a Olimpiadi di obbedienza
alla ragione.
 
La notte tamburella sulle stelle
che tu calpesti
prima di salire verso una casa
sedata sulle giunture del tempo
che conta i secondi della tua vita
con piccoli granelli di sabbia.

bad solders good hurricans


Volevo essere straordinario ma ho capito
che sarei stato uno normale,
come tutti i semplici esemplari
che friggono inconsapevoli per un sogno,
anche lui in cerca di un'anima
non meno straordinaria del suo nome.

RESPIRO

Viviamo di un solo respiro,
come due formiche sopra un cubetto di zucchero
che soffrono le eutanasie dell'estate
come noi soffriamo per le fratture dopo i lunghi sogni.

Tu droghi l'inverno
con stelle raccolte negli occhi
ti appoggi alla sedia con una gamba lussata dal tempo
e bruci per un sole in pigiama
che sbadiglia ogni notte tu voglia toglierti dalla mente
i pensieri e i diavoli.

Hai il cuore impacchettato con carta regalo,
una piccola bomba a orologeria senza detonatore
che gusta il proprio fuoco dalle ceneri,
di chi la scarta.

GORILLA!

le scale finiscono al primo albero convinto di essere un gorilla
che resta in piedi per dirigere la rivoluzione
in un città difesa da manifestanti sono nutriti con placebo
che riempiono la pancia dell'ego con promesse di libertà e sogni
 
scesa la scala si arriva all'inferno
un gigantesco motore nutrito da soldati senza assicurazione
che spingono i giri oltre i loro limiti
per dimostrarti che la vita è una risorsa e non una battaglia
 
dove le scale finiscono ti aspettano i gorilla
in stadio avanzato di evoluzione precoce
che pensano di essere profondamente innamorati
di una New York sotto la neve alta più di un metro
 
e poi pensi
che in fondo la guerra è una pausa breve tra due battiti
che tutto ciò che ti conquista
assomiglia a un primate
e che volendo potresti andare sempre avanti
a scendere e salire scale
verso un albero col credo fermo di essere gorilla


TERRE

Qui è rimasto soltanto un vuoto
una via del sangue attraversata dai sogni,
qui è rimasta veggente una vecchia sirena
per rompere col suo canto, la nostra prigione.
Non ho più visto l'ombra
nemmeno il silenzio a camminare scalzo dietro i nostri corpi,
visti dal retro di uno specchio
come un cacciatore di farfalle
che brucia il loco colore con l'accendino.
Qui sono rimasti i rintocchi delle campane
per ricordarci che Dio non scende mai la Domenica
ma resta per un pò nascosto nella nostra testa
dove crescono se possono, gli ideali.
Restiamo noi
presi in un profondo con mura alte
da dove nessuno fugge nemmeno aprissero una porta
per non disfare in cenere ogni pensiero
che mescolato al sangue scalda il ghiacci
le terre
 gli uomini
e quelli che per amore e ubriachi
si sono pensati farfalle
prima di entrare nel seno di una donna
per cercare il proprio infinito

Se pensi di bruciare, ecco la vita!

Se pensi di bruciare,
ecco la vita,
non stai in disparte ma attendi,
oh, com'è disordinato il cartello del limite
tanto
quanto è folle il tuo sogno.
Ti sembra giusto vivere nel tempo che non c'è?
Hai una voglia matta di vedere cosa c'è dentro lo specchio,
forse un desiderio
si conta come ideale
chiunque può comprare un fucile per la vendetta,
ma lo zoo spaccia
anche simpatici animali
Oh, com'è difficile vivere in questo posto.
Tu sai
che quando il dolore ti trova,
per lui è una vacanza,
s'impara a ridere
più si è lacerati,
non ha mai un'età le risate
quando il mondo gira a rovescio.
Non dirmi che ci
sei ma che rimani.
Non contare in te stesso
la lunghezza delle ore,
se cadi non tacere le grida
una mano, due mani vedrai,
ti afferreranno,
se pensi di bruciare, ecco la vita!

Dicembre in fuoco
 
 E' qualcosa che ti brucia dentro le vene
che ti obbliga a chiudere gli occhi,
è qualcosa che conosce il tuo nome
e ogni notte senza sosta ti chiama.
 
Come mai senti il freddo tocco del vento
dentro?
Come mai pensi di bruciare
ma sei lontano dal fuoco?
 
 
E' qualcosa che corre con te in un sogno,
è qualcosa che non comunica con gli altri,
si adagia semplicemente nel tuo copione
e aspetta ... la platea.
 
Dove vorresti fuggire?
Da chi vorresti scappare?
Come potresti diventare
quello che ancora non sei?
 
E' qualcosa che viene dallo spirito,
qualcosa d'immortale
e più ti nascondi più ti trova
in tutti i bui nascondigli.
 
Come mai non finisce presto questa canzone?
Dove vanno a combattere i soldati
quando si riposano?
Qual è il nome proprio di tutte le guerre?
E quando smettono gli innamorati di amarsi?
 
 
E' qualcosa che ti divora il cervello
che ti offre in pasto a tutti i sogni,
mentre un lampo ti lacera di desiderio
che userà la tua voce per parlare.
 
Non caricare la tua arma oggi.
Non dire addio nemmeno sotto tortura.
Lascia che le cose vadano avanti
senza paura che tu perda del tempo
per sempre.


Corri coi leoni

Si smette di volare controvento.
Si curva il tuo destino sulle barre
e resti assopito per un po' nei tuoi pensieri
tanto che non senti mai quella caduta.
E ora corri!
Corri coi leoni dietro al sole,
corri verso il chiaro dentro l'alba,
senza paraocchi o paracadute,
senza la paura del futuro.
Si smette anche precipitare dentro i sogni,
per viverne uno diverso dentro il proprio cuore,
si smette di essere la preda,
tra i leoni,
appena la caduta
t'insegna a correre verso
un nuovo inizio.
Corri coi leoni!
Corri coi leoni ...
Corri.

con le scarpe piene di pietre, pistole e sogni

 non abbiamo mai visto spogliarsi l'inverno
è rimasto come un ragazzino pudico davanti a noi
presi a correre verso la Luna
con le scarpe piene di pietre, pistole e sogni
 
si è lanciata la neve nei nostri occhi
combattuti dal cercare in tane d'acque gelate
il cielo
vuoto d'azzurro come un orfanotrofio senza voce
dalle cui finestre ci segue il nostro fantasma
 
noi scivoliamo per tempo immemore
davanti al Duomo in mimetica muta
tocchi di legno contro immobili vetri
che amore spinge verso un caffè caldo
 
non abbiamo mai veramente visto spogliarsi l'inverno
nemmeno quando ci siamo trovati a spingere fuori il cuore
verso i viali che corrono verso un qualcosa
che noi sappiamo potrebbe cambiarci
ma senza mai sfiorare il dentro
 
conosco un locale
svenduto ai poeti per trovarsi dopo la mezzanotte
vorresti portarci i tuoi sogni?
potrebbero illuminare quello che non si è mai visto
da quando l'uomo ha imparato che non è mai solo
se ama
 

Nei giorni bui

Nei giorni bui
apro la porta al sole.
Guardo il cielo sotto la trama di un ragno
e sfido il vento contro la mia faccia
con lunghi respiri e forti battiti.

Peso bene ogni vittoria
e rido quando mi sento un perdente,
consapevole degli innumerevoli limiti
cui non s'inchina mai
lo spirito.

Ho un cuscino di speme
contro le cadute
contro i continui speronamenti
del destino
e uso gli ectoplasmi dei silenzi
quando voglio raggiungere il cielo
senza l'aiuto dell'ala.

Nei giorni bui
io accendo una stella.
La seguo lungo le arterie dei sogni
pur di non vedere
la tela del ragno
dalla parte dell'insetto perdente.

Io comprendo meglio la libertà da una prigione,
ascolto un uomo col cuore senza il peso di una parola
e se smarrita la via
io torno all'antro buio
da dove la luce si vede
e non per forza con gli occhi.

ore 7:58 alla deriva

è un piccolo risveglio
ti basta
prima di contorcere gli occhi verso il soffitto
dove lenti ragni vanno in panico
quasi dovessero condividere il peso
dei tuoi sogni

è un battito d'orologio
il cuore
barone dimenticato nella sua casa
una fortezza per tutti gli spiriti randagi
che hanno conosciuto polvere
amore e altre dimenticanze

al tempo dei miracoli saresti stato un prigioniero
non avendo spiegazioni per i tuoi orgasmi
leggeri peccati senza afrodisiaco o attenuante
ma liberi animali selvatici dell'alba

l'universo è un suono
ti toglie all'agonia autunnale
e ti chiude in una crisalide bianca
dove il tuo corpo diventa una pioggia
ma non d'acqua
di ali
le stesse che si tolgono gli angeli
appena arrivati a casa
quella che tu chiameresti destino
altri invece
fermata

7:58
comunque se vorrai chiudere fuori il mondo
dovrai rompere con i denti l'alba
e come in una prima notte di nozze
svegliarti
scivolare tra scogli
lasciandoti dietro farfalle e sabbia
per sentirti vivo
incurabile
dannato
abbastanza forte da trasmettere il tuo male
a qualunque anima
necessiti il fuoco
e altri disastri umani
per sentirsi viva
 

ACME

Un caffè,
un sigaro a metà,
un romanzo senza capitoli,
fogli pieni di parole sotto il cellulare,
odore di frutta
e poi passi che rigano
come un aratro il pavimento,
forse l'unico vero amico presente
quando ciò che immagini
tocca l'infinito
dalla parte opposta dei sogni.
Ed è così che siamo fatti,
mani sotto le tende del tempo
che spostano le nebbie dell'incertezza
pur di abbracciarsi
senza catene.


EH

l'animo dell'uomo è un temporale estivo
che incalza
e va a liberare la propria forza da tutte le catene
strappate ai muri e alle ombre
di ogni anno buio
che inghiotte come può
i sogni degli uomini
 
il cuore di un uomo arde
splende se può
dopo ogni pena
scontata sempre a caro prezzo
dentro i penitenziari dei silenzi
 
eh
questo animo è un fresco temporale
sulla tempia di un città bruciata
sconfitta solo da un'allergia al distratto
che tiene in mano l'elenco dei veri eroi


Se dovessi seguire le necessità del corpo, vivrei nella consapevolezza di dover aspettare la morte, ma inseguo quelle della mente che mi fanno sentire sempre giovane.

Il viaggiatore

Sono un battito d'ali in una grande voliera blu
legata alle sbarre dell'universo con poche piume
incollate da un dio ignoto nel diario segreto del dna
in cui leggono con appetito di sogni - gli uomini.
 
Sono un albergo di fede per i vagabondi
arrivati con un proprio inferno sulle spalle
in fuga da un cantiere deserto
che alcuni chiamano Eden ma altri semplicemente follia..
 
Sono un ramo che si protende al cielo.
Un temerario che brucia eroico sotto il vento.
Sono il fondale di un mare perennemente irrequieto,
innamorato ma ignorato dalla sua musa.
 
Ho scintille ardenti al posto del sangue
che illuminano come possono
il buio nelle domande
e un fuoco ho, là dentro che brucia lento, brucia
per tenere viva una fiamma che scalda tutti i sogni.
 
 

Conservare a 35 gradi

No Signore.
Non mi spostano facilmente dal mio sogno.
Non mi spostano e basta!
Quando corro,
quando cammino,
quando zoppico,
non penso al male o alla fatica
ma solo ad arrivare.

C'è un punto di luce che vedo solo io,
o forse pochi altri.
Perché avere fiato se non per andare oltre?
Oltre la cabina armadio piena di ossa e tremiti
che scricchiola quando la sposti
e dove nascondi
l'ultimo saggio fantasma
col nome di un grande guerriero.

No Signore!
Non sono pazzo.
Sono un sognatore.
Un uomo semplice legato alle fughe
dalla città verso i monti
verso le vette del cielo
dove ogni tanto tesse un ragno
una tela di sogni
per gli Dei dell'Olimpo caduti sulla Terra.

Ma se fossi un pazzo?
Se fossi un idiota?
Perché scomodarsi a ricordarlo?
Il mio cuore ha un casco duro contro le cadute
e una fede impermeabile al gelo.
Io ho paura un po' di tutto
ma mai
di rialzarmi
perché là sulla vetta
quando arriverò
oltre la fatica non ci sarà nulla,
nulla
che io
spossato sognatore
non abbia già
nel mio dentro.

La nascita dei sogni

Lei è ribelle tanto che paralizza l'aria,
è dolce quanto basta per far tremare il cuore
in te lei ha è un segreto
che spinge alla nascita i sogni.

L'alba del gigante

Non sono mai stato un gigante ma una pietra,
un sasso sui piedi del vento davanti a vere montagne,
ma non ho mai temuto di non arrivare al cielo,
anche senza quelle ali che mettono invidia ai piccoli.
No, non ho fiutato la preda nella sua tana,
né ho fatto il pasto col suo sangue,
eppure ho avuto il coraggio
di condividere i miei sogni con altri pazzi.
Non ho mai guardato solo fino al cielo,
nè inseguito le maree fino a riva
ma ho chiesto ai sogni di andare oltre
laddove nascono gli astri o dove non brillano più fari.
Ho voluto arrivare nel punto più buio di ogni senso,
come un sasso piccolo smosso dal passo dei giganti
che in me respirano attraverso un cuore
che spinge avanti nel tempo la sua curiosa natura.
Non sono vigliacco perché non cacciatore.
Non sono un guerriero debole perché ho sogni,
ma oltre l'occhio buono di un faro
io so, so sempre che c'è la mia
stella.

Domatori di tempeste

Io parlo al fuoco
nelle notti con falò di speranze
fragili incubatori per tutti i battiti
che prosciugano le forze nella lunga attesa di qualcosa.
Tu dirigi l'alba
dal tuo letto ancora fresco di sogni
e ti struggi di passioni nel tuo stretto bozzolo
compresso dalle pareti della carne,
revisionate dalla fortuna a passo di due decenni.
Siamo missionari in condivisione di muta,
siamo
farfalle che contano gli attimi di vita sul colore dei fiori
e quando fa freddo ci stringiamo alle parole
in fuga dagli angoli bui del nostro ego.
Tu parlerai col fuoco,
quando io dirigerò l'alba
non più sotto il peso dei sogni,
ma in corsa sull'autostrada di un mondo
che avrà tolto i limiti di velocità
a noi
domatori di tempeste.

Resisto

Non conosco i mari quanto le tempeste
che ne alzano le onde
e non conosco gli uomini
quanto la loro sofferenza
la stessa che mettono per far compiere i loro ideali.

Non combatto ogni giorno.
Io combatto sempre e per quei respiri
cui a volte manca l'aria
troppo pesante per fare volare il cuore.

Non conoscono guerrieri
che non hanno mai guardato avanti
e nemmeno speranze
che non vogliano diventare miracoli.

Io sto in piedi,
davanti al vento,
davanti al mare,
davanti agli uomini
e vedo come un fuoco che mi prende
nella mente e nel corpo
così capisco il senso di ogni cosa
la stessa per cui non cedo
alle tempeste
ai venti
al mare.


Lei è ribelle tanto che paralizza l'aria,
è dolce quanto basta per far tremare il cuore
in te lei ha è un segreto
che spinge alla nascita i sogni.


l'alba del gigante

Non sono mai stato un gigante ma una pietra,
un sasso sui piedi del vento davanti a vere montagne,
ma non ho mai temuto di non arrivare al cielo,
anche senza quelle ali che mettono invia ai piccoli.

No, non ho fiutato la preda nella sua tana,
né ho fatto il pasto col suo sangue,
eppure ho avuto il coraggio
di condividere i miei sogni con altri pazzi.

Non ho mai guardato solo fino al cielo,
nè inseguito le maree fino a riva
ma ho chiesto ai sogni di andare oltre
laddove nascono gli astri o dove non brillano più fari.

Ho voluto arrivare nel punto più buio di ogni senso,
come un sasso piccolo smosso dal passo dei giganti
che in me respirano attraverso un cuore
che spinge avanti nel tempo la sua curiosa natura.
Non sono vigliacco perché non cacciatore.
Non sono un guerriero debole perché ho sogni,
ma oltre l'occhio buono di un faro
io so, so sempre che c'è la mia
stella.

sleek

la bambola nello specchio si gonfia la bocca
t'insegue assassina fino a strisciarti sui lombi
e scopri che è solo una piccola fuggitiva
dalle case senza scale dei tuoi sogni

tu scappi nel tuo alambicco odierno
fuggi con tutti gli orologi senza lancette
che fermerebbero se potessero i tuoi passi
ma hanno troppo corpo e sempre meno anima

un salto nel tempo e al buio
lui è il cappellaio matto innamorato di una stella
ancora imprigionata in un giocattolo di plastica
di cui restano vivi solo gli occhi
che farebbero innamorare chiunque

ci getteremo insieme dall'edificio più alto
un salto nel più profondo destino senza fondale
e ci sveglieremo, dirà il Cappellaio Matto, all'alba
in mezzo ad altri pazzi con meno città e più sogni
 

Onde giganti

Ho un periscopio piantato nel corpo.
Un occhio che emerge dal mare dell'incertezza,
sopra la superficie di un mare di agonizzanti
stretti nei loro capotti di bisbigli alle ombre.

Sono rimasto un segreto persino per me stesso,
una metafora per i giorni uggiosi dei bambini di scuola
che impacchetto quotidianamente in una scatola per perdenti
omologati per storie a lieto fine.

 
Sono un sottomarino adagiato sul fondale dell'esistenza,
ho un'autonomia precaria ma resisto
alle tragedie temporalesche sopra i vivi
che trasbordano dalle rive in corse - verso il niente.

 

Brandirò acque più leggere per i miei occhi,
così ti vedrò nonostante l'altezza
che dal mio fondale porta al tuo cuore,
"diceva il sottomarino mentre scandagliava il suo sogno".

Ho un periscopio piantato nel cuore
che emerge dal buio del corpo
quando diventano troppo solitari i respiri
di cui condividiamo a volte l'intensità e paura.

Mi strapperei al fondale per te,
per farti da riva nei giorni di pioggia
e portarti in salvo verso altri pianeti,
con più alti fondali di colori e senza silenzio.


Circo di maschere

La città è in fiamme. E' autunno.
Un altro sorriso imbevuto di caffè per la giornata.
Un altro raduno di coccodrilli sulle strade
che affiorano dalla nebbia coi loro corpi.
Hai un sorriso scolpito sull'etichetta della giacca,
è sovrumano lo sforzo di etichettare i minuti
che ti sfiorano chiedendoti "dove sono le fiamme"
mentre tu resti sul ciglio della strada disfatto.

 

La città è un organo pronto per il trapianto
nei tessuti del tuo "io sognatore"
cui hanno diagnosticato la febbre da ideali,
cosa incurabile con l'attuale medicina.

Ti sei tessuto nel palmo, una strada,
da rincorrere fino in capo al mondo
come un amore in mezzo a un circo di maschere
nel cui mezzo ti adatti e ti consumi.


ore 6

Se necessariamente dovessi fuggire dalle pietre
mi troverei un albero alto come una montagna
da dove potere toccare il cielo
non più soltanto con gli occhi.
Se tu dovessi chiaramente domandarmi chi io sia?
Potrei risponderti
che molti s'agitano in me per essere
un talento,
per percepire l'aria di libertà oltre il corpo
che per proteggere le loro sorti
inconsapevolmente diventa una prigione.

Mi scopro molte volte uno schiavo
dei giri d'opulenza in parole
e mi difendo dal mondo che mi brucia
con pochi chiari intenti nei miei silenzi.

Ovunque sia felicità io vado dalla parte opposta,
non perché sia un ipocrita in cerca di dolore
ma forse perché la gioia non credo abbia un corpo
bensì e come me, dei sogni.

ore 11

Perché mi domandi cos'è la vita?
La vita è un veloce scorrere del fiume
che cerca con ogni sforzo il suo oceano
per diventare uno
per essere libero dagli argini.

Ovunque esista un mare noi veleggeremo,
costanti incoscienti spinti avanti,
dal tremolio fievole di una fiamma
propensa a superare il sogno che la nasconde.

Non ti domandare più cos'è la vita.
Tu lotta e basta.
Ama se potrai amare,
poiché per dare libertà a ogni vela
non serve solo la speranza, ma anche
l'appetito.
La vita non è mai penitenza ma contrasto,
tra acque quiete e acque in tempesta
un gioco per gli spiriti da sempre innamorati
di una meta, di una causa, di un segreto.
  


Rainy

Rainy sposta il suo piede dal cruscotto
sente l'aria con la faccia e va veloce
guida un vecchio mulo sulla strada del deserto
dove i pionieri sparano prima di salutarti.
Tiene un cane Ciob
in fondo al suo furgone
che non dice mai "di te ne ho abbastanza"
ma ha lasciato un figlio e una moglie
prima voler scappare verso un altro inferno.

Rainy dice "due etti è la mia offerta"
e non ha mai paura di un "compratore"
tiene sempre stretto e carico il fucile
con poche pallottole di misericordia
e una sola
di morte.
Rainy ha messo incinta
la figlia del pastore
s'è bevuto tutti i soldi e la "coca"
l'ha portata in un posto senza testimoni
dove gli avvoltoi si rotolano nella sabbia fino al tramonto.
Rainy sogna ancora una vita migliore
e non sa che in molti sono sulla sua strada
con le corde vocali ustionate dal gin
e con il fuoco nelle mani
che devono sparare.
Ha un figlio in arrivo
ma vede la morte
la via più facile per arrivare lontano
Rainy gli aspetta in mezzo alla sabbia
con il fucile al posto dei sogni.
E nel suo ultimo attimo
vede come è nitido il sole
immagina di aver sempre vissuto per cercarlo
e quando si ferma il battito non chiude gli occhi
li punta sulla casa dove sa
che qualcuno se non l'ha odiato
poteva amarlo ancora.
 

Rainy aveva il cancro e nessuno lo sapeva,
aveva scelto il lato più buio del destino,
così scrisse ai suoi figli prima di morire
che le sfide si perdono ma non i sogni.


Vado verso la felicità

Se necessariamente dovessi fuggire dalle pietre
mi troverei un albero alto come una montagna,
da dove potere toccare il cielo
non più soltanto con gli occhi.
Se tu dovessi chiaramente domandarmi chi io sia?
Potrei risponderti che molti s'agitano in me per essere
un talento,
per percepire l'aria di libertà oltre il corpo
che per proteggere le loro sorti
inconsapevolmente diventa una prigione.

Mi scopro molte volte uno schiavo
dei giri d'opulenza in parole
e mi difendo dal mondo che mi brucia
con pochi chiari intenti nei miei silenzi.

Ovunque sia felicità io vado dalla parte opposta,
non perché sia un ipocrita in cerca di dolore
ma forse perché la gioia non credo abbia un corpo,
bensì e come me, dei sogni.

Gengis Khan

in me Gengis Khan s'agita e freme
lui lotta per quella parte del mondo ancora al buio
in me un innocente s'alza per fissare l'alba
che obiettivamente non riempie mai e abbastanza i suoi occhi
un cuore solo al commando in me
ma siamo in due
con volontà diverse e sogni mai a pari
di quei gradini che volano in alto
sottili troppo per cementare i passi
in me c'è un leone e una preda
un cacciatore dietro una tenda a fiori
che spia l'ingenuo svezzato dall'isolamento
cui il tempo protegge la ragione

altered J

ecco come brucia a volte il cielo
s'incendia con una meteora impazzita e fila
sull'asse dei pensieri di un uomo indifeso
di uno come me che crede a un amore senza difese

potresti uccidermi con i pochi colori della vita
ma se tu ascoltassi bene i miei battiti
capiresti
che ci sono i suoni che mi restano a disposizione
per fermare
la tua avanzata sul mio respiro

potrei fingere di cadere per darti vittoria
in fondo io so come smarrirmi dentro i tuoi ricordi
smettila di invadermi
con qualche tuo capriccio
e tienimi strette le ali prima di precipitare
ecco come brucia a volte il cielo
semplicemente resta nudo e incolore
come te
quando spari tutte le parole contro i miei occhi
mai stanchi di farti da perimetro nella memoria

ho una corazza di ricambio nel freezer
e qualche sigaretta nascosta sotto il cuscino
potrebbero sorprenderti le mie difese
potrebbero scalfirti i miei sogni
tanto che finiresti con il desiderarmi
anche i pazzi sono a volte sono amati
ecco come brucia a volte il cielo

ecco come a volte
ci si ama senza mai fermarsi

La bellezza della sconfitta non è ammirata ma se la apprezzassimo, potremmo capire quanto sia difficile imparare a perdere e gratificante considerare la vittoria solo un piccolo trofeo rispetto al valore e alla forza acquisita dentro noi stessi.

La volontà di un uomo genera tanto odio quanto la sua forza di espressione e quando un uomo è capace di assumersi la responsabilità delle proprie decisioni, non sarà solo un uomo seguito da moltissimi nemici ma anche uno molto felice.

Steve non è tutto ok?

Sai una cosa?
Le sigarette fanno male, fratello. Sì,
fanno male, sono come pallottole dentro lo stomaco,
affetto da un tumore incurabile
come l'amore
che ti prende tutto dentro
e te lo riduce in una massa di ceneri e fumo
in cui ti ritrovi
in cui disperdi le ultime forze
in cui vorresti affogare.
Sai cosa ti dico?
ti dico che la Luna è rimasta vergine
e che il cielo
non ha mai smesso di trovarla sexy
anche se le stelle sono già nude
con le loro luci come sassofoni
in un'orchestra senza altri strumenti.

Sai una cosa?
Non me ne frega nulla se sono schiavo del mio lavoro
meglio così,
meglio essere schiavi di una cosa che si ama
che del sistema.
Ci ucciderà tutti, l'orologio
che il demonio non sappia di averlo fabbricato
nella sua casa,
con i suoi soci
in un giro di poker
dopo un all in vincente?

Sai che c'è?
C'è che l'alba dura un secondo
e il sorriso sembra una piuma
sopra il cadavere di pietra di una città
impasticata fino ai denti,
forse non è luce quella cosa che ti sembra lucente,
forse il buio ha già preso metà del cervello
durante un troppo lungo sogno.

Voglio essere schiavo di una casa.
Di un piccolo nido sopra una grande cascata
che in pieno inverno riceva sole
e non veda mai il grigio delle pelli dei fantasmi
chiusi in armadi veloci
su autostrade con finte donne nude
usate solo per fare bollire la loro testa.
A che serve?
Mi dici a cosa serve immaginare l'amore,
se tu lo puoi avere con poco,
in ogni istante della tua vita?
Io sono pazzo come le pietre.
Sono un pazzo che ascolta il diavolo nella pioggia.
Un pazzo che s'illude di vedere rane emancipate
in stagni con telefoni attaccati agli addomi
che squillano come inferni
che ti braccano nei cessi della città
come un ladro esposto
carico del suo più grande bottino.

Doppio profondo
questo sporco gioco,
doppio sporco,
questo gioco profondo
che non usa parole
che non ti butta all'angolo
ma ti sfida al centro del ring
contando i secondi
fino al ko.

E' vero fratello. Sono schiavo.
Chi mi vede ridere pensa abbia perso tutto
e non mi resti altro,sotto questa giacca
senza fiori,
senza righe,
senza soldi,
ma io ho qualcosa
che non si può perdere
ed è l'amore.

Steve non è tutto ok?
Mi avevi detto che avresti messo a posto
quelle cose,
di cui mi parlavi
da anni.
Ora ti aspetto.
Non andrò via per un pò.
E' una bella giornata
e tra tutte le peggiori cose che io abbia mai fatto,
era fuggire,
dalla bellezza delle cose senza senso
quelle che ora
mi rendono qualsiasi dolore e caduta
sopportabili.

Steve, Stevie
non rimpiangere nulla,
bruciati con l'alcol lo stomaco
e manda alle fiamme quei gatti
che strangolano la notte con le loro unghie
i bei sogni della tua amante
e della mia.

Resta in mezzo all'amore fratello,
metti in rastrelliera le armi
le fotografie delle battaglie
degli anni d'ogni sconfitta
e lasciami in pace sul mio monte
dove posso sopportare solo una telefonata
quella della tua morte
quando sarà
se sarà
se non ci sarà nessuno a rispondere
allora vorrà dire che me ne sono andato prima di te
in prima fila
a guardare la primavera
sbocciare
per uno che ha sempre considerato la vita
un inverno in attesa
di sole.

Gli spettri che spaventano di più il genere umano, sono quelli che si nascondono candidamente, dentro la sua mente.

immaginatium

se io non avessi la forza dei miei sogni
se non cercassi il diverso colore nelle albe
non sarei mai quello che sono
non sarei nemmeno la metà di un uomo
che lancia il suo cuore
contro gli argini
contro gli abissi
e i cicloni

se io non volessi più precipitare
dovrei trascinarmi sopra un fondale di abitudini
e calcolare tutte le ragioni di un timer normale
cui gli spiriti cedono metà del loro appetito

io conosco varie direzioni
verso posti senza nome
senza indicazioni
senza nemmeno una vera via
conosco bivi tra cui scegliere il male
e come trasformarsi in eroi
pur di non cedere il passo
al non più assoluto

non potrò per sempre tenere ferma la vela
la lascerò in un momento parlare
dei suoi desideri di onde verso il cielo
della sua leggerezza di fare a pezzi non solo il faro ma tutti i mattoni

se io non avessi questo amore dentro
sarei perduto
smarrito
inutile
e morto
sarei come una conchiglia secca sotto vento
che spostata non vede nemmeno per la sua pace
i fondali

sarò soltanto come mi sono immaginato
folle
un po' ridicolo a volte
ma mai mediocre
sarò io sopra ogni cosa mai etichettata
cui hanno cancellato meticolosamente gli ingredienti

se io non trovassi meraviglioso questo sbaglio
potrei dovere smettere di ridere con gli occhi
ma mi diverto
il mondo mi diverte
ed eccomi coautore di una meraviglia
fissa nel cuore di tutti noi
con un nome diverso


velieri a largo

hanno una febbre lunare le notti in mare aperto
che si staccano dal muro di stelle
per spingersi dentro i tuoi occhi
finché i globi lucidi non saranno pieni d'acqua

si sentono già i denti del vento
le vele piene lamentarsi della pancia gonfia
si sente un sussurro di sirena
sotto l'orologio nella fragile chiglia di carne

a mezzanotte è una foresta di onde
a camminare davanti
in cenere l'ombra del bravo sul ponte si vede da sotto il timone
aspetti le albe per coricarti sotto il fuoco
dell'astro in cui ti vedi ma con maggiore grinta

velieri questi uomini che vanno a orizzonte
solidari con il riso compiacente del blu
acque alte come case in cui trovare te stesso
quando la vita ti fa abitare gli spazi con più scogli

come sono belli questi spiriti sopra il mare
fissi sulla punta dell'albero maestro come luci
per accendere quando si fa scura da temere l'acqua

per accendere quando è notte senza stelle
la caligo
dove la morte dimora
quando non ha davanti gli audaci

come sono belli questi spiriti sopra il mare
che la febbre spinge sempre avanti

Chi io sia ...

Chi io sia
un blocco di gocce che attende la sua montagna
una follata di vento sopra gli alberi
due maree congiunte davanti a un faro
sono la distanza tra un uomo e le sue debolezze

Io Potrei
trafiggere il cielo per rubargli le stelle
sciogliere il mio volere davanti a un oceano
attraversare per amore un fuoco
e spegnermi dopo una guerra sull'asse di altri sogni

vorrei
colmare il grande vuoto dentro il cuore
che mi assorbe
mi assorbe
mi assorbe
e ritrovare
l'attimo perfetto
per cui abbandonare queste difese
così ben costruite intorno agli ideali

sarò
un vulcano in mezzo a quiete onde
un orchestrante giornaliero dell'ordinaria follia
un compositore raro e cieco
innamorato
più che dei trionfi
di tutte le sconfitte

ed io tornerò
un giorno
a volare
con più esperte ali
questa vita
nel cuore e nella mente di un principiante
capace di strappare all'orgoglio
più grande meta


Gargoyle's city

seppur estate è un inizio dipinto
quello che si sgretola non è l'albero ma la foglia
tu vivrai dentro il motore nel niente
perché ci sia sempre energia per i tuoi battiti

tu parti
in fila sinceri solitari e amanti
vagoni di paglia per friggere nell'aria condizionata
come un poeta a comporre per fantasmi dell'immaginario
un sogno
correrai davanti alla guerra
cercando rifugio in trincee di pace
che le parole sminuiscono perché non sanguinano
quando sono lanciate come missili contro gli altri

eccoti
appena uomo
appena eroe e coraggio
eccoti nella giungla in mezzo satelliti immateriali
a chiamare lo zucchero in un bar a confine con la sabbia
dove gli occhi servono solo per dare colore
all'anima in un mondo sull'asse del conflitto

sorridi
per gioco
per bene
per noia
un tram azzurro porta i tuoi passi all'amore
una vergine suicida in bikini stretto chiama aiuto
tu sorridi
ancora
e prosegui a volare verso l'ignoto
che ti chiama per nome
quasi ci fosse vita
dove non brilla mai il sole
in fondo il buio
non è che la culla di tutti gli inizi

dal nome di un insetto - la guerra

nell'ultima impronta rimasta - un crisantemo
alto sullo scoglio in fronte al sole
era un uomo
pensavano al troppo bianco
le sue ossa
nel giorno delle maree ecosostenibili

fuggiva
dall'inserto abissale di granito
un insetto
sedici anni di fuoco
e non gridava
 ancora miseria

la vita è solo un grano di sabbia sotto i mari
avrebbe pensato l'invertebrato
prima di dichiarare guerra
ai cercatori d'aria per il loro cuoreacque profonde

Non abbiamo acqua per la sua sete! -
ripete o meglio, sussurra, la voce al tuo orecchio.
E' un altro giorno, speriamo di sole, grida la sveglia,
sintonizzando la radio con i tuoi ormoni.

Ti travesti aquilone o clown per arrivare,
ti amerà una nazione di mettici che leccano una gelida vetrina
già
il cane è pur sempre il miglior amico dell'uomo
in mezzo a tanti che ti uccidono alle spalle prima di abbracciarti.
Non hai scelta,
è la tua strada
occupata da parassiti, zanzare,
e viali in terminabili di pietre.

Un fuoco spinge la gravità della terra a darti un ego,
sarai disconnesso per colpa di un amore
è universale la frustrazione che ti fa sentire in colpa,
di essere un bellissimo mostro con troppi ideali.
Darling è un fendente dritto allo stomaco del cuore
lei ti abita come un serpente in ripetizione di muta
che ti cresce dentro fino a consumarti
come un oracolo che consuma il giorno del suo fedele adepto.

Dimmi tu serpente quanto spazio vuoi nel mio torace?
Quale Luna cerca un altro lupo da sfamare'
Dimmi cuore quanti colori ti possono dipingere il dolore,
quando il giorno infinito porta il sogno all'antro dei fantasmi?


trees

strade diverse per allungare la vita d'un uomo
vette senza montagne davanti agli occhi ancora pieni di sogni
questo è scritto sul conto alla rovescia
depositato nelle mani della sorte

questo cuore e questa anima dice l'etichetta
conservare lontani dal silenzio
parti di noi nell'esistenza delle parole
parti di noi senza privacy dei dipinti nel corridoio

un odore di brace e cannella nelle stanze di casa
odori di scarti in una giornata ordinaria con trees di cemento
quanti rami potrebbero avere gli uomo
se amassero al punto da smettere di pensare

questo cuore e questa anima dice l'etichetta
la mano da una carezza alla confezione incolore
così è un sogno appena dopo il risveglio
tutto sembra possibile prima di aprire gli occhi

lei sta

lei sta sdraiata sopra l'asfalto bagnato
sente il peso del cielo sul petto e respira
ascolta con gli occhi le ultime stelle
e s'immerge in tutti gli alberi per alzarsi

lui tende la mano per afferrare la luna
poi ubriaco si dirige verso una finestra senza tende
per lanciare il suo cuore sopra l'asfalto
e farlo parlare prima di morire
con i fantasmi che gli grattano da dentro le carni

estate brucia
si addormenta in qualche sogno
senza luna
senza stelle
senza voli
ma piena di voci
che comunicano da sottoterra
tra le radici
il proprio desiderio

onda dolce

m'attraversi come il mare un deserto
ed io
ti assorbo assetato e inerte
nel palpito in cui ho taciuto
qualche parola prima di farti mia

ti posso dire che il mondo è un punto dell'universo
incastonato nella corona fissa dei tuoi occhi
che arpionano i miei secondi di solitudine
come un cappio d'amore che strozza prima del respiro
l'aria

hai inciso sul mio cuore il tuo nome
lo hai marchiato a fuoco perché non fosse distrutto
dal tempo incerto e ogni marea
cui seguiamo il corso bendati

ora sprofondi
ora emergi dalla memoria
ignara del danno permanente dei desideri
oh come potrei fermarti dall'incedere nel mio più profondo dentro
che senso avrebbe morire senza prima darti anche il mio volere

soldato

non puoi partire senza salutare il gradino
che ti ha visto cadere per anni
puoi partire però
 rubando ai granelli di sabbia
il ricordo delle corse pazze illuminato da qualche strano ideale

sarà una lunga estate
lo vedi dal cielo
che ti guarda impaurito come una madre
l'ultima lacrima di una donna
ti era rimasta nel sangue
nei pensieri
in tutti i dolorosi momenti dell'uomo smarrito
in cui ti eri trasformato

non puoi partire
calpestando la striscia serpente delle tre pietre
da cui lanciavi occhiate alla porta dell'amato desiderio
in cima alla strada
con voci diverse nei propri cortili
e frenate allarmanti di gomme lisce

è notte
ogni locomotiva sulle rotaie è una trincea
i tuoi bagagli sembrano docili lupi
sulla collina senza morbida luna speranza
e vorresti guidare dietro il guanciale il tuo fucile
quasi potessi sparare al vuoto
per accenderlo d'astri

partirai
soldato
i campi di rovine
avranno un volto buono
di quello che hai lasciato a casa
e partirai soldato
come un poeta che non teme la morte
perché ama
non lontano dai pensieri e dai gradini di pietra
dal cerchio con le iniziali nella quercia
che rende tutti gli innamorati in ogni tempo
degli immortali


Ramiride

ho immaginato un angelo
che si consumava le labbra sul bordo di una tazza bollente di caffè
dentro un impianto che accelerava il fumo della città
non lontano dai miei sogni

ho ascoltato
le sue parole sussurrate sopra i rumori del bar
quasi fossero un richiamo ma lento
per quelli capaci a intendere gli angeli
anche se privi d'immaginazione

e volevo seguire quella voce fino in capo al mondo
ma non rimediavo nessun fortunato passaggio
continuavo solamente a scavare la forma della mia ombra
dentro gli stampi di asfalto bollente

pensavo
quanto fosse crudele il mondo
e
quanto fosse doloroso aspettare
d'incontrarlo alla fermata del bus
o per strada

quanto sono inetto
non potere afferrare la creatura
per cui il mio cuore si strugge
anche a occhi chiusi

respinte le parole dai fogli
l'incantesimo sembra quasi un inganno
ma medito di trovare
un giorno la via oltre l'immaginazione
per abbracciare la voce
il cui sussurro accompagna
le mie notti


02-08

se sono fortunato prenderò il volo dalla città di fuoco
e sentirò solo l'aria sulla mia faccia
Finalmente libero dai tizzoni dentro i sacchetti di plastica
che sembrano piccoli alieni dentro le mele
dei maledetti alieni che attentano al tuo cervello
con esplosioni di nuvole - dove vorresti piantarci
l'unica ancora nel cuore sopravvissuta ai temporali

se potessi sentire il peso dei miei pensieri e non dei passi
sarei già lontano dal grigio deserto
dove friggono uomini bambini e donne
mescolati al sudore di tanto desiderio
che li vorrebbe sulla riva
di un oceano che avrà smesso di portare il nome di un uomo
quando non ci sarà più un uomo ad amarlo
quanto i suoi battiti

se sarò fortunato smetterò di fissare il silenzio
come un ragno che a tutti gli angoli di cielo
freme di fame
fisserò le vetrine dei negozi affissiate dalla calura
terminando dentro qualche impronta di mano sui vetri
i miei desideri di altro

e se mi vedrai allora sentirai gridare il mio sangue
come un grano sotto un raggio di sole a bruciare
poiché sarebbe solo tormento il fuoco
per un deserto che forse sa dire parecchio ma senza una parola

Spiderman sfida X-man in un diario di scuola
un poster con modelle giganti copre sei piani di macerie
la vita è un calendario di ricordi all'indietro
pensa una vecchietta mentre si trascina sotto il sole la spesa

è un mestiere difficile fasciare la vita con pochi secondi
dirsi che va tutto bene anche dopo una scivolata
ma non è impossibile azzardare un mutuo
in una casa sfitta sopra la Luna
dove si possono stipare i sogni
durante gli uragani o le normali tempeste

qualcosa in qualunque momento cambierà la tua vita
griderà un cartello dal colore consunto con ruggine sui margini
e mentre tu camminerai contando il peso dei tuoi passi nell'infinito
le strade si spingeranno laddove vorrà il tuo cuore


blackout

a volte tiri aria nel petto quasi
per lasciare l'intera città senza luce
altre volte smagrito
cammini al buio
contro tutte le calamità degli spigoli

a volte
vedi lontano
una fermata con un treno in ritardo
una candid camera contro i tuoi sbagli
quasi essere perdente
ti tolga l'ingaggio di primo protagonista nella tua vita

a volte la donna
quella donna
ha t'ha inflitto la bulimia da sogni
una dipendenza permanente da carne bianca
e lei
la donna
ti s'infila nella costa per strappartela
con gli occhi che le vomitano lacrime e miele
in overdose di parole mai pensate da qualunque
poeta

a volte
nell'ultimo silenzio della giornata
lei ti si sdraierà sopra il tuo stomaco
come una lucertola in fuga dai giardini di granito
mentre t'innalzerai predestinato a lottare contro qualunque cosa
non voglia farti vedere una meta
e emergerai dal fiume di edere luminose
per arrangiare un copione con piccoli astri
in un telefilm
che toglierà il respiro
e lascerà tutti con due domande
chi fosse l'uomo che aveva tolto la luce al mondo
e se fosse realmente mai esistito

il sogno che mi sogna

resto in silenzio
altro non posso fare
e mentre cerco una radice all'ombra che corre furtiva
senti mille degli stormi scuri avvicinarsi
come una tempesta
che l'uomo non può fermare

e chiudo gli occhi e sogno
un sogno senza sogni dove poter restare
come un'ape nella corolla dolce di un fiore
cui la morte non ha morso la bella faccia

io resto qui
appigliato allo scudo del cielo
un romanzo da sempre in mente a un poeta
che diventerà matto prima dell'alba
quando la nebbia si mescolerà ai primi raggi del sole

se mi trascina una parola
è solo perché io ne sento il canto
e come una droga si scioglie nel mio sangue
pronto a dare vita
a milioni di soldati
che genereranno altre ombre
altri scheletri
cari ai corvi di questa mite natura
cui regala i nidi
come Caronte alle anime brutte
regala il Limbo

io vado veloce
coi i miei sogni che non vogliono pace
dall'etereo nero in cui viaggiano gli spettri
della memoria
di un pazzo

mi vengano a cercare tutti i fantasmi
che non temono del cacciatore il pugnale
ancora freddo nel pugno di morte alleata
ma lesto ad accendersi di un fuoco
cui pallido il sole cederebbe il passo

loro convengono con me che certe cose
vanno lasciate al silenzio di un creatore di buona fama
poiché nulla dell'oscurità ha più mistero
di un uomo che tace agli uomini i propri battiti

nessuno insorge sul silenzio del muto
nessuno s'azzarda a contarne il fio
poiché egli stesso da vita a ciò che emerge
dalla natura segreta del più distruttivo amore

non fame
non sete
non rabbia
sulla pietra legata alla notte
che mi vede seduto e calmo
come una piuma sull'ala di tenebra
che sente il volo ma non vola
che sente l'aria ma non la bacia
che non beve dalla pioggia la goccia
ricordando di volere solo
bruciare
con altri spiriti che spartiscono la riva di Ade
con chi immagina i sogni
come una grande anima
senza alcun scheletro

Quando non ho tempo di pensare, fisso nell'universo delle parole una stella. Così ci fissiamo io e lei per ore cercando di capire chi è più abile tra i due di togliersi di dosso il buio.

the windless river

il vento è selvaggio ma tu sei bella
l'amore non è un contratto a scadenza
se firmerai saremo una cosa sola
in questo universo che gira come un matto
sull'asse dei nostri sogni

l'inverno è freddo ma il tuo cuore incendia
ogni pianura di ghiaccio dove riposano le parole
che ho lasciato cadere nella distanza
colpevole di separarci i respiri

corriamo semplicemente in una direzione
giusta o sbagliata non importa
veloce il fiume scorre sotto i nostri occhi
quasi blu come il mondo dentro il silenzio

e quando parlerà
quell'onda che ci trascina alle rive
sarà per togliere il fiato alla luce del faro
noi la luce mentre il vento selvaggio
correrà in pianura per incontrarci

credo che il Diavolo sia a digiuno da giorni
corri verso la porta della speranza
corri
è inverno ma poco importa alle parole
cadere sopra un fiocco di neve o un cuore
che se amato toglierà al sole
anche l'ultimo raggio

è la stagione dei sogni
è un giro di giostra senza catene
tu sei bella quando il mondo si toglie il fango
dalla scarpa di Gucci con i lacci di pietra

il fiume ci guarda
è solo lo specchio più magico del reame
un biglietto di treno per la corsa verso un non dove
non portare i bagagli
voleremo verso il decimo piano dell'atmosfera
dove le creature più veloci sono gli angeli
dove noi siamo parte dei loro sogni
dove tutto quello che non abbiamo mai potuto avere
è qualcosa che assomiglia a un fiume
ma senza riva e senza un più profondo segreto

Una stella in un rotolo di giornale

è solamente un pezzo di stella rotta in un rotolo di giornale
che farà bruciare per un po' questo cuore matto
pieno di idee su come girano intorno al mondo gli altri pianeti
contusi dai sogni di un clan di romantici sulla riva sbagliata della Terra

ho smesso di leggere il giornale per tenere al sicuro il segreto
e ho finto di non vederti dal vetro del bar per paura di qualcosa
che somiglia a battiti ma non sono più certo cosa possano essere
quelle cose nel capo che spingono i polmoni a riempirsi
e sono certo
che l'angolo di stella nel mio rotolo di giornale
sia un pezzo di te sulla riva sbagliata del fiume
sopra cui la vita scorre
senza mai ascoltare profondamente i nostri battiti

Luna d'argento

sono un ingenuo o quasi certamente un matto
che passeggia per le strade del centro nei tentacoli di un lampione
e nelle mani - briciole del suo cuore pirata
sedotto dai sussurri senza anima degli ultimi passanti

mi sono visto nei vetri negozi
e sembro un alieno
sapessi
le ore che ho passato a confortare sto cuore
che balbetta quando una musica lo richiama
certamente non per dispetto del destino
ma per una delle sue migliori missioni
per amore

hai visto mai che cadano insieme tutte le stelle
e un uomo buttarsi sopra per dare scena
a tutte quelle storie che tiene con forza dentro
non per ripicca ma perché siano sentite da migliori battiti?

hai visto mai che un uomo insegua fino all'inferno la sua stella
e afferrarla per un attimo in uno dei suoi infiniti sogni?
hai visto mai un cuore piantarsi al posto della Luna
non per parlarti ma per farti un po' di luce quando resti al buio?

l'alba su Marte

L'inferno è un'alba incapace a leccarti le ferite sotto il sudore
e ha il diametro dei tuoi sogni quando precipitano contro il cemento.
L'Inferno è il sorriso di un clown sul poster sbiadito dal sole
che fissi da un autobus in corsa verso il nulla.

Per questo ti chiamo quando mi sveglio,
perché tu possa afferrarmi la mano nel lungo cadere
e fermassi dalle sue rotazioni lente, la Terra
sorda agli eroi perché troppo carica di cromosomi.

Da un inferno ti scrivo e non m'aspetto la gloria,
sto seduto sul letto comodo del successo fissando in parata la noia
che si prostituisce per i miei occhi quasi gratis
in fondo cosa dovrebbe un uomo chiedere in più alla vita
se non il suo più impossibile sogno?

C'è una corda delle tende che danza da un pò di tempo,
ho pensato fossero i fantasmi a volermi parlare,
in un silenzio che fa da baratro anche agli insetti,
è vero, c'è un inferno in qualsiasi casa dell'immaginario
che si nutre di tutti i tuoi attimi.

L'Inferno si pastorizza dentro il tuo oceano di caffè senza porti.
Se tu riuscissi a tenere i piedi puntati sul pavimento sentiresti il suo cuore
che ti chiama con voce mielosa per mostrarti una riva
dove l'unico faro sembra un uomo, alto come te e con il tuo occhio.

Se m'attraverserai un giorno non ti sarà condanna,
questo nero desiderio di cadere sulle parole
perché ogni tanto ci serve ricordare che siamo vivi
che alcun dolore ci può mai superare
nemmeno quando
siamo in corsa per uscire dall'inferno.


io sono nato dal silenzio

io sono nato dal silenzio
ho visto il cielo
prima di respirare l'aria
e mi sono difeso dal vento con i sogni
pur di non cadere dalle nuvole

io non credo nell'uomo perfetto
nelle macchine
che maneggiano come musica i rumori
negli uomini senza cuore
che sfilano come fantasmi sulla strada

io sono l'ultimo uomo libero
che attraversa a testa alta i temporali
senza mai smettere di alzarsi quando scivola
sulle sue ragioni a volte troppo perfette

mi sradichino pure
questa chiglia dal mare
mi puntino contro
le loro armi pronte al fuoco
ma gli ingenui non sanno
che un leone si sfami
più con la battaglia
che con alcuni ossi

perché io sono nato dal silenzio
per trovare nel buio della notte la mia stella
che mi guidi in mezzo alle onde
verso i lidi
per uomini straordinari

A volte ho bisogno di leggere qualcosa e non necessariamente per imparare quanto per sentirmi vivo.

high spirits

oggi ho visto l'alba e piove
mi domandavo quanto fossero le cose belle mai vissute
quando il respiro fonde la cornice dello specchio
che teneva prigioniero il cuore dell'altro me

every day
someone loses somebody
every day
we all hope in better things
while time
takes leaves over
while wind's breath
reminds you're alive

è un pigiama di stelle che vorrei indossare
in mezzo al deserto di spiriti senza vantaggio sul tempo
per correre fino a perdere il fiato nei polmoni
verso una casa che non sia necessariamente di pietra

perché dall'alba nascono le migliori idee senza il peso del finito
e non vorrei sparissero dalla mia mente i fluidi sogni
che mi attraversano in un unico grande fiume
senza sponde dentro e senza riva

tutti abbiamo perso qualcuno o qualcosa
tutti speriamo sia oggi il giorno migliore
e verso il confine di ciò che è mai detto
si ritroveranno i nostri spiriti come in un libro
nel cuore di due scrittori

immerso nell'odore dei tigli e dimenticato dicembre
come non considerare i pianeti una scialuppa di salvataggio
su cui ignorare i temporali eterni
che ci separano tutti quando abbiamo paura

e solo così che l'alba t'accende
quando i semafori dell'universo non si sono ancora arresi
alle forze di gravità del più grande mistero
che ci spia con gli occhi amorosi dalla nuvola più vicina

tu mi dirai è tardi per capire
io ti risponderò che importa
c'è un filo sopra le nostre teste su cui poter stare in equilibrio
finché non potranno volare da soli i nostri cuori

Gli uomini che credono in se stessi sono bandiera di coraggio anche per gli altri quelli che non possono vedere oltre le ombre, la meta dei grandi ideali.

La legione "No"

ho combattuto
l'isteria e la prepotenza
ho combattuto gli ilari delle guerre
i miti della storia senza pregi
e gli Dei nell'Olimpo di pietra
che abbracciano i fucili come figli
d'una natura superiore

non ho taciuto
il male comprato per dare morte
la morte ai pari dell'innocenza
non ho taciuto
la codardia
e l'abbandono
dei principi per regole di selvaggi

ho pagato le scelte sbagliate che fa ogni uomo
il mio tributo per portare a termine i sogni
ho pagato per ogni forte ideale
che ha mostrato al mondo il mio viso senza una maschera

ho ceduto
ai desideri e alle tentazioni dell'ego
alle ebbrezze cristalline delle giovani stagioni
ho ceduto al gusto della vittoria dopo ogni sconfitta
e alle lotte senza riserve

mi hanno condannato
per ogni principio che tengo
per ogni idea che scrivo
per ogni bugia che scovo
per ogni politico sconfitto

e ho dimostrato
che il retto uomo regge ai destini
alle sorti
agli Dei dell'Olimpo
e alle armi
ho dimostrato loro che non si sconfigge
chi resta in piedi e non si piega
alle bugie che non fanno da lume nel buio
o all'astro che toglie al cuore i battiti

siamo della legione "No"
soldati per necessità non per ambizione
siamo in trincea da quando siamo nati
e non temiamo legge che non sia giusta


Quando un libro diventa pericolo, allora la libertà è in catene.

tutto è memoria

tutto è memoria
con un grande appetito e sete
tutto si presta a essere una copia
di cose che appassiscono in ginocchio
nessun brutto s'alza per gridare vittoria
ai fiori velenosi della sua sorte
nessun cuore piange la costola rotta
quando ha la speranza che la frattura si saldi

tu mi vedi
posso cadere
come mi è stato insegnato dalla vita
posso persino restringermi al buio
perché il mio cuore brilli meglio per i tuoi occhi
ho visto piangere i soldati
avevano vestiti da sposi sopra le armi fuse
alle loro mani tremanti di rabbia
in mezzo a un deserto
che aveva preso il colore del sangue
per rianimarsi

tu mi vedi
mi hanno convinto che l'estinzione non è necessaria
basta una coda di sirena sotto lo scafo
per alimentare il mare con i sogni e le nostre certezze
perché ci fosse per ogni sbaglio
il perdono

oggi sei Batman
hai pure un mantello nero pronto per i salti
dai grattacieli del cuore in piena
che ricordava come affondavano le città
quando la gente smetteva di amare
quando il tuo sogno restava chiuso nel capo
stretto nella sua uniforme
con i gradi
che Fortuna donava ai migliori

tutto è memoria
ho visto le tue lacrime
bruciavano
e l'aria
si era messa di guardia
alle tue ragioni
perché avevi dato tutto al sogno
anche la pace

hai chiuso il mio cuore in Atlantide

hai chiuso il mio cuore in Atlantide
dove fortuna non regge per tutti i giorni dell'anno
quasi il tempo avesse finito i numeri
per farti bella

ho lasciato gli occhi sul filo dell'alba
guardando la caduta dei dinosauri
sconfitti dal peso del loro sogno
d'arrivare al futuro senza la morte

hai chiuso il mio cuore in Atlantide
con lui ogni mio piccolo miraggio
limitato alle carezze dei venti
che ribaltano pezzo dopo pezzo questa chiglia

sei andata aprendo la porta di casa alla tempesta
già sazia di altri prigionieri d'un amore
e ora sono un disperso nel mio stesso palazzo
che è diventato un inferno di flutti più alti dei ricordi


Commedia

non vi è nulla 'impossibile ora nemmeno
svuotare i mari
che simulano l'animo dell'innocente

farò presto
non lascerò macchie di sangue
non saranno versate lacrime
il giorno
che strappate le radici
partirò inevitabilmente verso un grande freddo

senza bagaglio
senza chilometri di colpa
solo una vela controluce
che vincerà l'odio delle convivenze
i poemi alla ricerca del se
con l'ancora ghigliottinata dai temporali

sarò solo
allora
una candela per occhio contro gli enigmi
un petto in foglie in una cava di sabbie
strette a noi commestibili alle paure
come plaid incolori
appena le palpebre smetteranno di tremare col buio

si troverà un'ombra
per il mio corpo
buon allevatore di bruchi
cui il destino avrà lasciato un pensiero
che si consumerà tra i temporali
o le onde alte dei mari rimasti all'innocenza
dell'ultimo sognatore

Ma l'amore no

ma l'amore no
non teme il silenzio
il coperchio del muro sui sogni
la neve sul ramo per nuda vergogna
l'amore non teme il sorso d'aceto e il troppo dolce

eppure l'amore inciampa in grani di sabbia
in poche parole mal dette
negli anatemi dei ricordi
nelle falene dei gabbiotti al buio

ma l'amore no,
non mente per dire bene,
draga sul fondo del tempo per farsi spazio
l'amore si limita a togliere i limiti
pur di d'arrivare alla sua meta

eppure l'amore cade a volte sulle promesse
sbaglia per poi cercare il perdono
s'accosta all'ombra per non gridare di paura
quando la solitudine s'appresta a soffocarne i respiri

ma l'amore no
non resta immobile al mondo
perpetua in forze e si trasforma in bene
perché non si consuma ciò che da con forza
ma varia d'umore come l'onda
per dare a chi ne sfida il mare
tutti i segni

quest'ombra che copre le stelle

quest'ombra che copre le stelle
stana dall'onda più alta lo scoglio
ma io so che non morirò questa sera
perché ho la via giusta tra i battiti

il buio che mi circonda non ha faccia
come molti sulla strada del giorno assenti di sogni
che non hanno mai visto il mare sotto le stelle
solo altri mostri pigiati nei tunnel senza un fondo

questa paura di cui si nutre l'incerto
mi da la forza di andare avanti
sopra le sabbia con spettri avvinghiati a segreti tesori
che non pagano il vaccino dell'immortale

posso ancora evitare la morte
stringendo la vela sotto la lava d'acque
lasciando alle ferite aperte il salato
come un angelo lascia le sue ali alla terra
e
potrò finalmente ritrovare del faro la speranza
che questa sentinella dimentica d'avere
quando gli occhi si perdono nel blu pensando all'infinito
cui il cuore non cede sebbene innamorato
agli inviti

quest'ombra che copre le stelle butta il mare sul cielo
per ubriacare gli occhi di quelli che hanno ancora fede
di trovare un punto di luce cui ancorarsi
quando il mondo si rovescia
per ripulirsi dal putridume
e dal fango

il buio che mi circonda esce fuori da un libro
con marinai mai vinti dai flutti
e con chiglie robuste contro l'aspra sorte
che ama l'uomo capace di tracciarsi da solo una mappa

di rado in luce

è con la paura
lo stare nell'orecchio di un sussurro
che la forza dell'alba spinge in amore
avanti
ma io ho capito bene che l'ombra
s'adagia sotto l'egoismo in passo
finché l'uomo è cosciente
dei suoi principi

c'è un abisso
l'alba sotto i respiri
pettinarsi nell'occhio di una gabbiana
con l'affanno delle emozioni
e dire al giorno che è un martello
per tutte le ore
sotto una maschera

al non ritorno
ricorderai passioni
fino al terminare l'ultima tua pagina
del tempo
mescolato ai tramonti
ai battiti del cuore
mangiando mele dolci l'inverno
di Nichita
che tanto avrebbe voluto amare
nella morte lontana
ciò che si è combattuto
con altri fuochi
con altri sogni
ma respirando la medesima aria


combustione

salta le dimensioni dello spazio
ogni ragione che regge il corpo al letto
"sei il diavolo?" domando indifferente, all'ombra
che si sposta nuda sotto i miei occhi

hai troppi cattivi pensieri nella tua testa, marinaio,
mi parla calma all'orecchio come una dolce musa
mentre si china senza pudore sui miei pantaloni
e scopro che la morte sia solo la prima soglia dell'amore

giro spesso e parecchio nei sogni
cercando il lato perfetto della mia materia
vorrei che qualcuno mi dicesse "sei un eroe!"
ma lontano da casa resto un povero marinaio

dov'è il mare quieto che mi possa lenire il dolore
dov'è il vento caldo che mi carezzi la guancia
dov'è la stella guida di tutti i sognatori
dov'è il mio posto

non c'è un luogo perfetto dove poter evitare tempesta
ci sono solo angoli con vento meno forte del ciclone
e onde a volte dolci come una donna
che ti lascino sognare di bei quieti porti

"Capitano!" lei dice
il cielo è buio
e avanzò ferita dal vuoto di Luna
col passo nel fuoco dei raggi salati
che il mare alza per incendiare le chiglie

"Ti salverò!" gridai all'ombra
m'alzerò sui monti d'acqua aspettando il giorno
ma lei sparì oltre il fiato blu dell'orizzonte
cantando di tristezza ai flutti

salta le dimensioni del tempo
l'amore che s'insidia tra la carne e le ossa
fino a dare al tempo all'edera della memoria
di piantarsi bene nei pensieri

e tu resti davanti al Diavolo nella tua suite di problemi
invitandolo a darti dell'ombra l'abbraccio
che ti tenga in superficie
ogni volta che le onde
cercheranno di farti affondare nella noia

c'è un mare quieto per te dove dimenticare il dolore
ci sarà anche un vento caldo a carezzarti la guancia
avrai una stella guidarti i sogni
e ti prometto un posto da chiamare casa

Lui era livido ma lo ricordo bene
come nei suoi occhi ci fosse la paura
che uno come me volesse più che i suoi favori
un giorno che il suo credo di uomo non vedesse il buio

e rinunciando a tutto - nei miei sogni oscuri
mi risvegliai da creatura imperfetta
cercando dal mare di tutte le attese un piccolo aiuto
che l'ombra di cui sognavo i baci
diventasse vera

Prova a dimenticare

Ho il cuore attaccato a un paracadute,
ma so che cadrò come sempre ai tuoi piedi
e che tu mi trascinerai nella sabbia
perché è così che si gioca con la preda quando non la ami.

Sono stanco di dirti addio.
Sono stanco di mentirmi allo specchio.
Vivo e non deve essere una condanna,
seguirti per non soffrire.
Ho visto anni e città migliori
ma sono tornato a casa per recuperare i sogni
che ho lasciato una maledetta notte nel cassetto
prima di fuggire via
per non fare più parte dei tuoi giochi.

Hai un piano per me,
lo dici sempre.
Ritorna come il vento
nella mia testa quella voce che dice sempre "scappa!"
ed io vorrei non avere i pesi che porto
per non darti l'ennesima vittima
cui togliere il cuore.
Tu ridi.
Tieni sveglio in me quel fuoco
con i tuoi occhi accessi
ma non starò a vedermi bruciare
è tempo
che dica addio agli spazi di silenzio troppo lunghi
per poterci vedere insieme
senza divorarci di rimpianti.


Vedrò di ricordarti ogni tanto
nei miei viaggi senza meta fissa,
dove saprò d'aver ucciso quella parte
che di me in te, aveva ancora forte i battiti.

Spinning the silence

ho un tester per il cuore con il conto alla rovescia
facce come diavoli si spingono nel mio spirito per conoscermi
io non ho nulla da vendere "fratello"
nulla da spartire con il mondo
e la piaga dei dubbi è una costante
che affliggerà
il mio e il tuo passo ovunque tu voglia spostare le tue ossa

ho una camicia bianca fradicia di sudore
non è l'estate che mi brucia dentro ma l'assenza
del vento che mi spingeva sopra il mondo
senza darmi in pasto a tutti i mostri

ho un timer nel capo che quanto ti pensa
esplode
ho un timer in ogni pensiero nemico
che mi molesta quando sogno
quasi ci fosse un momento perfetto
per fuggire da me stesso
nella stessa direzione della pioggia
che lava come può i peccati dell'uomo

ho una dipendenza dal libero arbitrio
combatto come posso le stagioni
senza mordere come altri fuggitivi la polvere
più astuta di noi a divorare l'ombra

ho tanti pesi sulle spalle
e non soltanto sogni
ho parecchie virtù senza vetrina
che mi usano per fare di me un uomo
capace di amare quando non è ferito
e ho tante strade da percorrere ancora con questi passi
verso città dove vivono ancora le speranze
travestite da belle donne in giorni di festa
quelli che ti scelgono a caso per amare

Stazione silenzio

Lo stato delle cose non ha un ordine,
dovresti saperlo
che sei circondato,
ti hanno piegato alle scienze non regolamentate
che stoppano
ogni tua aspettativa,
di sogni.
Sei legato,
sei bendato con le assi delle croci aspiranti l'elevazione
e ti senti circondato dalle cose sospese nei tuoi pensieri
che bruciano lentamente d'insignificanza,
di pazienza,
di cortesia per gli spiriti oscuri
per non cedere
all'invito delle cose ancora piacevoli in svendita sotto il banco
di un vecchio rigattiere,
rimasto orfano di speranza
e di idee,
diverse dall'anno in cui vive di valori bui.

C'è un timbro anche per la morte,
lo mostra orgoglioso un poeta di ieri,
te ne freghi
anche gli anni diventano muffe
come una lama di un coltello
soffrirà la ruggine
in assenza di sogni
in assenza di battiti
in assenza di follia.

Lo stato delle cose
è un disordine permanente
che chiama amore responsabile delle tue assenze,
dal piano di volo di angeli
che sono rimasti a evacuare il Paradiso,
durante l'incendio
che ha visto gli uomini,
dare fuoco coi respiri
all'Eden
e questo
pur di sentire vive
le cose in cui hanno creduto.


tu sai che
non puoi spogliati davanti al silenzio
non devi parlare per segni con i fantasmi
non devi sembrare normale a un mondo di folli
e non devi amare per forza la vendetta

tu sai che ogni viaggio
a volte ha una meta precisa
ogni uomo si nutre a volte
di ciò che più gli fa male
a volte cerchiamo di morire per non vedere l'avanti
oppure il passo dopo
ora
il passo che decide

tu sai che c'è una vocina che ti salva
c'è sempre un sogno che canta nel tuo orecchio
c'è sempre un giorno senza notte in cui bruciare
del desiderio di non avere più desideri


il volo è donna

con gli occhi sfiori l'idea di averla
quella parte che lei ti nasconde ridendo
quando si eccita per una foglia che cade
quando piange come una bambina perché la baci

il volo è donna
io credo
"ma io sono solo un'idea"
lei ti risponde dal petto
dove la tieni nascosta e geloso
dei fantasmi che costruiscono città rumorose

con la bocca
gusti la pioggia sperando che il cielo
ti possa dare del suo animo dolce una parte
poi ti cerchi una chiazza d'ombra dove nascondere in tristezza
i secondi, i minuti gli anni
che aspetti per vederla

lei è fragile
come una musica senza note
che arriva da un lontano senza un nome
mentre rincorri sui marciapiedi le orme
nella speranza di calmare dentro il corpo - il battito

"Ciao come stai?"
"Sono le tre del mattino." lei risponde
"NY è un letto comodo per le vergini falene. Io credo ..."
"Tu credi?"
"Che il volo sia donna per qualunque uomo."
lei vorrebbe sorridermi ma tace
conservando sulle labbra quella traccia di triste piacere
poi corre
per specchiarsi in un occhio di buio
cercando di sembrare se stessa
e l'amore va incontro alle sue ali
mentre il mio sogno la copre dalla pioggia
in fondo
è una città di fantasmi
dove correre
ci rende insanamente umani


Ergo

ti reggi al giorno come un crocefisso al chiodo
e sposti le lancette dell'orologio avanti
con l'inganno di un sogno
prima di promettere a te stesso che diventerai più forte
per superare i secondi che ti separano dal foglio di carta
dove hai firmato per diventare immortale superando l'Apocalisse

hai stretto amicizia con il silenzio
hai amici negli angoli del soffitto che tessono Olimpi
non gridi al mostro perché conosci i tuoi simili
e spingi avanti il respiro
non tanto per tenerti in vita
ma per liberare dalla vita le attese

vivi nell'hyper ventilato spazio di una gabbia
che molti chiamano città per ragione d'orgoglio
molestato dalla struttura faraonica di un cielo distante
hai il braccio incollato alla bandiera della pace
che sventoli quando uno spirito alieno chiama dai telegiornali

brindi al simposio dei grandi cervelli in astinenza d'idee
cullato dal credo che tutto senza possa andare avanti
sei il figlio che ha come genitore il tempo
con cui tessi una tua squadra di Dei
 che ti sorreggano quando sarai a terra

marinaio

marinaio
hai perso il senso di volo
dentro le onde con squali di pietra affamati di porti?
o dentro i tramonti senza sirena
o sopra la vasca d'un mare
che ha smesso di avere un confine
nel tuo cuore?

marinaio
tu hai un sogno
e ali di gabbiano pronte alle tempeste
marinaio
tu hai il sangue salato
che bolle di speranza in mezzo al nulla

marinaio
è l'infinito la tua casa
un posto dove puoi chiamarti uomo
tempeste
nuvole
e stelle
ti sono amici
marinaio
amore
per te significa
lontano

marinaio
non getti l'ancora nell'acqua quieta
non cerchi un faro per reggere al ciclone
non scappi dalle leggende di oscuri mostri
tu reggi l'occhio fisso della stella - dentro
pur di salutare sempre il sole
senza il peso di una catena
per godere al limite di tutto
dei tuoi sogni


uomo falena

le falene hanno un dispositivo di volo perpetuo
non si macchiano con l'inchiostro dell'oscurità
e non mentono al loro confessore notturno nemmeno dopo mezzanotte
perché nude e fragili per combattere le bugie degli uomini

a volte si mescolano all'aria per trovarsi un cuore
dove potere sentire la vita palpitare per un sogno
e quando provano il primo brivido si strappano le ali
con i morsi di parole a lungo lasciate solo sulla carta

le falene ci rubano le orme dai passi
per sentire la febbre di un tramonto color sangue
o per trovare in vetta l'idea di cielo che hanno smarrito
inseguendo la falsa luce di una città che trema corrotta

e quando dormono
tu cambi pelle
ti reggi sui loro sogni immortali per non sentirti vuoto
perché ci sia un fuoco nei tuoi pensieri ancora sani
perché ci sia un dove potere sperare di chiamare casa

ti cercano
nei nidi
nelle foglie
nei vetri rotti d'un edificio abbandonato
ti cercano
tra le pagine strappate di un diario
e tra i rottami d'auto da rottamare
nel cuore spezzato e dolce di una ragazza
ti cercano per dirti che volare fa male
ma molto meno
che se resti a terra
per contare gli strappi di scintille dei lampioni
dove manovrano le ombre di chi non ha più un sogno
da sognare

Partenze
(bella è la vita nell'addio)

un giorno l'ultimo respiro sarà pieno di tutti i profumi mai sentiti
il tuo cuore chiamerà i serpenti dalle battaglie per perdonare
ogni colpa
ogni rancore
ogni astuzia
cui sei stato schiavo
ma che dimenticherai negli ultimi secondi per la fretta

così sarà la partenza
con un sorriso amaro verso il sole
col corpo avvolto dal cielo
e le mani dure rivolte per mostrare i segni

dentro te stesso saranno svanite tutte le paure
forse una lacrima trattenuta
forse un rimpianto dimenticato
e ci saranno foglie
aria
nuvole
sopra la tua testa
anche loro senza parole
senza fiato

un giorno i tuoi voli d'aquila avranno fine
in un punto ben preciso dell'universo
e sulla mappa dei sogni il tuo cammino sarà leggero
perché non ci sarà il peso della tristezza
o dell'amore
ma solo scintille
che ignoreranno la legge degli uomini
per dedicarsi a una fuga oltre il confine
peccato che sarà senza il ricordo dei ricordi
e senza la zavorra bella della vita


e le voci saranno una via dietro
e la vita una pota sul mistero aperta
e tutto quello che lascerai avrà poche trace
forse qualche riga di caffè nella tazza mal lavata
o scarpe consumate fino ai lacci

ti avranno perso le vette
le notti di luna
la gente nel traffico ignorerà
chi tu sia stato
e qualcuno veglierà sull'inevitabile
con premura
perché ci sia la promessa del ritrovarsi
da qualche parte
dove non tuona
non lampeggia
e non grandina

Non fare troppo rumore per un miracolo

Si sono perdute le tracce dell'uomo venuto dallo spazio!
Questo gridava alla radio una voce confusa, ma era ancora mattina,
si vedevano le antenne sulle case che attendevano dal futuro i segnali
mentre scrivevi parole postume di un poeta consumato dal nome delle idee.
Tu devi credere, era nel piano dei vertici dell'assoluto,
farti felice ma con meno lacrime versate sul campo di guerra,
venderti solstizi con stelle cadenti prima di dormire
su quel letto che ha visto partorire i dinosauri prima degli uomini.

Adesso smaltisci il tempo imparando a cantare dentro il rumore
che divide la città e gli uomini e le donne e gli esseri viventi.
Adesso indossi la tua muta per non infettarti con le luci
assurdamente violente ed equivoche
come una recita di falsi attori in un anfiteatro senza platea.

Chi sei?
Ti domanderà un giorno, qualcuno.
Tu camminerai oltre
con la tua identità dove si accumulano spesso le piogge,
la grandine,
il fumo delle sigarette ,
l'odore del caffè bruciato;
camminerai cercando di non affondare troppo nei sogni,
per rimanere fortemente triste davanti ai tristi
che gridano ai miracoli senza gustarli una buona volta,
davanti all'unico uomo che sorride alla pioggia,
al fango,
al fumo di sigarette
o quando piange
non perché è solo
ma solo perché non potrebbe fare tacere il cuore,
dove tutti i miracoli esistono e senza fare alcun rumore.

Zombie

sognavo
il mio addio a una lunga estate
la vita aveva estinto tutte le luci artificiali
della città
che tu correggevi con lo sguardo
come una creatura col dono di un velo invisibile di misericordia
e mentre sognavo
qualcuno mi gridava nelle orecchie
che era colpa mia se la sua aura
non poteva fare più l'amore con la pietà
come se l'amore potesse avere forze superiori
per alzarsi in un destino senza il primo attore

sognavo
l'alba
che si faceva chiamare col tuo nome
mentre fotografie imploravano come angeli
il cibo
preso da un giardino di ciliegi in fiore
dove guardiani senza sangue
nutrivano i cuori degli innamorati
col sangue rosso
di tutti gli angeli
che avevo perduto le ali
in cambio di un nome

sognavo
la terra era diventata un libro rosso
e le pietre si chiamavo col nostro nome
nella speranza che qualcuno donasse loro un cuore
anche
senza sangue ma capace di battiti

L'officina d'un marinaio

vivi dentro un tuo oceano
hai onde a volontà alte come case
non devi sopportare i fantasmi davanti ai semafori
e paghi le tasse solo alla tempesta
quando non è restia a darti contro

tu sei ricco di onde
regali maree alla donna amata
e racconti leggende d'immortali che surfano il vento
sull'Eden dei marinai

vivi del tuo cuore
mai stanco delle prove di coraggio
che ti fanno sentire vivo tra i mortali
separati dai sogni con le vie senza una meta

tu conosci i segreti nel capo del cielo
aspetti la pioggia come un naufrago benedetto dalla fortuna
e bevi dalle mani delle nuvole anche i voli
degli albatri che toccano prima di te il confine

non hai nemici
né debiti
né rimpianti
ma una barca con il contachilometri illimitato
che sfiora il faro
senza mai farci dentro
casa


vivi per bruciare davanti a un muro d'acqua
mai al limite del tuo coraggio
e sei un turista del mondo
un re senza corona
un imperatore di un regno salato
che molti temono per il troppo eccesso di fondale
cui tu dedichi i sogni segreti
come se fosse scritto sopra la sabbia
nessuno muore prima di amare


Poema di primo grado

Sotto la pelle brucia l'ultimo quarto di Luna senza sogni.
Ho preparato l'ampolla con magia e amore, per te,
ma sei fuggita.
Ho ancora un minuto prima di morire,
prima di ricordare chi ero senza,
prima di acquisire nella sua totalità, il silenzio.

Portami a casa, direi alla notte.
Portami, dove il dolore smette di farsi sentire,
come un osso rotto congiunto a un corpo
che smette di volare se falciato dal vuoto
di chi non ha più sogni.

Nel mio capo fioriscono le stelle come orchidee, lo sapevi?
Mi hanno tolto il rumore del vento dalle ali
e adesso brucio per inerzia
ricordandoti chi ero solo dai bisbigli di foglie
le uniche che si amano mute
tanto comunque
l'amore non avrà mai bisogno delle parole.

Sedotto il tempo ha unito gli opposti
e da questo silenzio indifferente non resta che pena
che vibra tra i diapason del nostro cuore
peccato sia cieco e lontano dal raggio di un faro.

Non mi possono dire che non sia esistito.
Per te ho cambiato la luce ai fari di tutto il pianeta,
anche se sapevo che non era la luce a servirci
ma un luogo
dove le onde lambiscono più calme rive.

Lellei

Hai le scarpe rotte e il cuore legato a un filtro,
ti senti smarrito ma solo dopo mezzanotte,
quando le vetrine illuminate specchiano solo fantasmi
in fuga d'istinto, verso la Luna piena.
Sei ancora sensibile alla morbidezza del vento,
al tic tac delle foglie che sfregano la tempia dell'aria,
non hai più rigetto al dolore nelle fratture
rimaste a spaventare solo i cattivi ricordi.

Tu ami la città fantasma, quando lei ti chiama.
Tu la ami
 quanto ti fa battere forte il cuore in attesa di altri sussurri.
Tu sai come aprirle gli occhi quando sogna
e sai quando toglierle il fiato con le parole.

Tu ami qualsiasi cosa ti faccia stare bene.
Hai solo bisogno di non crollare con l'alba,
quando i sognatori diventano un facile pasto per lupi
rovinati dall'adrenalina di semafori col respiro corto.

Tu ami.
La vita è un solenne nulla
se saziata senza metamorfosi.
Tu ami.
Non è una condanna.
In fondo la materia cerebrale combustiona
con qualunque bellezza tenga carico il cuore.

Hai le scarpe rotte ma non hai recinti da cui fuggire.
Qualunque posto calmo è la tua casa,
anche quando il buio diventa il re di tutto,
in una città che protegge
 inconsapevolmente
i sentimenti ma non i sognatori.

Ieri ti ho spedito il mio amore.

Ti ho spedito il mio amore,
ieri.
Sono rimasto senza.
Sono un quadro nudo e senza colori.
Ieri ti ho spedito tutto il mio cuore in una busta.
Che povera idea
quella di spedirsi al proprio amore
ma hanno spento i lampioni
nel parco
e nel timore che le ombre mi rubassero la memoria,
ti ho spedito il meglio di me.


Mi sono rimasti solo i battiti.
Credi che l'aria possa bastare a due innamorati
per sopravvivere?

Ieri ti ho spedito un pensiero.
Crederesti mai che il suo fuoco
mi abbia tenuto riparato dal freddo per tutto l'inverno?


La ronda del cuore

T'aspetto al tuo portone
ma è buio.
Sposteresti la luna
se i tuoi occhi mi vedessero
piangere,
col temporale che mi pugnala,
col vento che mi soffia contro?

Il male
è segnato dalla tua assenza.
 Io gli resisto.
Ho sciolto colori di farfalla.
Attimi
che la ronda del cuore
spinge nel prossimo sogno
che farai stanotte ...
Sposta la Luna amore,
perché ti mostri i battiti
che ho lasciato sull'asfalto
al posto del temporale.
Al tuo portone
tornando,
non temere la pioggia o i temporali,
né il freddo o i rami senza foglie,
cercami nella Luna
o nell'ombra del portone
perché lì
tu troverai un innamorato.

un poco più su

ogni alba immagino l'uomo che vorrei diventare
e tu mi guardi dal tuo lontano oblò sui sogni
come se mi chiedessi di smettere di mettermi alla prova
ogni dannato minuto in cui ti penso

ma tu sai
siamo entrambi usciti da tutte le tempeste della vita
ci avviciniamo alle stelle solo dopo il tramonto
perché l'anima non può mentire a uno specchio
nemmeno con una maschera sulla faccia

ogni momento
che sento il pavimento come una lastra di ghiaccio
ascolto il battere forzato del cuore che vorrebbe dire qualcosa
e fingo di non capire nemmeno una delle sue parole
perché capire le ragioni dei battiti farebbe male a entrambi

sono sempre in missione segreta contro il destino
ho poche pallottole e troppi buoni princìpi per smarrirmi
ma tu riesci a distogliermi dalle mie fughe
con la stessa costanza d'un vento sulla cima della montagna

ogni tanto vivo anch'io per una meta
fuori dai confini della città vinta da spettri
dove nessuno conosce il mio nome
e il mio sogno
ma tu sai
io sono uno dei tanti
 che in amore ha smesso di parlare
perché le parole che meglio si sentono
sono quelle mai dette


Ovest

l'amore è un poeta che ha smesso di scrivere nei quaderni
lui deposita direttamente i pensieri nel cuore
poi accende lentissimamente un fuoco
che durerà quanto e più della Terra

l'amore è un fantasma con le chiavi della tua casa
si piazza nel tuo letto fino al mattino
e ti fa sentire ubriaco nella carne
come un drogato barcolla all'idea di raggiungere i sogni

l'amore è un abusivo senza documenti
vive nel tuo corpo come un comodo inquilino
che sparisce quando cerchi le ragioni
prima di cedere sconfitto alla sua norma

l'amore è un vicino rumoroso
grida nel cuore della notte alle tue tempie
poi ti butta giù dal letto per fissare i muri
mentre un insetto invasore subentra in affitto con la sua sposa

l'amore rende i piedi leggeri
ti arma di ali anche se vivi al sesto piano
è proprietario di un condominio di fuori di testa
anche loro presi bruciare come lupi in corsa sulla colline

Il dono d'immortalità al coraggio

quando smetti di tremare ti senti pronto
per elevare il corpo davanti alla paura
e il tuo io dentro è un immortale
che non ascolta più la morte dentro i battiti

e quando smetti di aver paura della confusione o del dubbio
ti rendi invulnerabile al buio dei corridoi di casa
e conquisti la città schiava del mortale
col zelo che strappa agli insetti le corse da fantasmi

il tuo capo non sarà più una zattera di sopravvissuti
di sogni senza alcuna speranza
di grida davanti allo specchio
o dietro alle ombre con dogmi scritti sulle tombe
tu sarai la riva di una felicità senza rottami
con mare tutto tuo sotto un faro di luce
che ti guiderà anche col buio
fuori da ogni tempesta


A volte t'insogno

vagabondo con gli occhi al sole e contro il vento
tocco appena posso
il cielo con le marce
ma scambio volentieri le ali con ogni passione terrena
avanti con la tasca piena di gettoni per ogni motel di diavoli

mi sono smarrito nel cuore della donna
prima d'imparare a parlare
ho contribuito a drogare le notti col mio fuoco
e mi sono lasciato cavalcare dalle fantasie di una Luna selvaggia
mentre domavo l'altro in me
con il suo bagaglio di sogni

mi piacciono le strade deserte che non portano all'Eden
quelle che non hanno mai fine finché non ci credi
e mi piace amare
fino allo scoppio del cuore
per poi cedere alla mortalità del torpore

il tempo è un oggetto smarrito
dentro il giaccone
guarda ai pensieri
che abbiamo stipato in una vecchia bottiglia
mentre ci cullavamo all'idea di una città erta sopra l'oceano
fatto di onde delicate di donne
e scogli ruvidi di sconfitti

è un lungo attraversare la vita
a volte sulla corsia sbagliata
con l'inverno sotto la suola delle scarpe
e la primavera dentro
alla ricerca della bellezza che parla senza parole
e dell'amore che non smette di tenerti la mano
anche se da tempo non esisti

ho smesso di togliere la polvere dall'orlo dei pantaloni
la via da parecchio è dritta
e sembra davvero senza fine
sono solo
ma il deserto mostra un cielo azzurro
a volte mi volto
verso la chimera del piacere
per l'ultima volta da uomo
per la prima volta da nulla
anche se da qualche tempo
io non esista più
la sua mano ancora mi cerca

Resistenza

vivo nella prigionia storica dell'abuso di potere
iniziato alla pratica del suicidio morale
vivo all'ombra del despota nel senato
che sconfigge con le armi dello stato gli ideali
combatto la truffa della grande famiglia
che tiene in ostaggio sessanta milioni di vite
e dico che la rivoluzione è solo questione di tempo
finché chi ha fame si rivolterà con le armi
non è mai un popolo sconfitto
quello che punta sul colpevole la propria rabbia
quello che risponde no! al falso delle ideologie
troppo vecchie per svergognare la mafia dei mascherati
vivo e faccio storia ai condannati
agli innocenti che vedono i criminali uscire di galera
e spingo al movimento del popolo sul monte
che possa il popolo trovare un degno re in quest'inferno
..
io chiamo fratelli
gli sconfitti tutti
i caduti in piazza Quirinale
i bruciati vivi
io chiamo amico
chi resiste
chi grida al nemico nel Parlamento
Io non magio, i miei figli non mangiano e voi che fate?
non si stipendiano i ladri e la politica
chi guida il paese
ha un onore e un lavoro suo che non ruba agli altri
vivo e faccio storia ai condannati
se non c'è onda che provochi marea
allora il deserto sia il mare
che oggi fissa il cielo del Quirinale
sperando che i pesci abbiano il cibo giornaliero
non ho che i pugni delle parole
ma loro colpiscono puntando dritto ai diavoli
la libertà tu sai
non è un cuore sottomesso
ma una bandiera alta
di grandi ideali

Milano ha smesso di respirare e sogna.

Milano ha smesso di respirare e pensa.
Ha un amore oltre i confini della città, prigioniero,
e s'affolla di rondini spinte in acrobazie per sostituire le lettere
che ha smesso di spedire in assenza di francobolli.
Io sono uno dei suoi prigionieri.
Sono fidanzato col nuvolo grigio del parco Sempione
e ti fisso mia donna del sogno,in una vetrina,
dell'ultimo negozio antico nascosto,
dal viale alberato di tigli.

Ti mando una lettera da Milano, grida il foglio.
Mi sento un po' vagabondo a primavera,
quando il sereno strappa al sonno le coperte
dove l'immaginario ha raggiunto altri attimi felici.

Milano ha smesso di respirare e sogna.
Si toglie il fumo dalle tempie e beve cappuccini,
ed io cerco il fiore solitario nella piazza del Sforzesco
come mille altri sognatori prigionieri di un'abitudine.
Ho sposato le albe nebbiose
e i castelli che i turisti sognano per casa
ho sposato te che resti nei miei pensieri
e la porta bronzea del Duomo.

Poema senza fine

il mio cuore è un bacino acquatico con onde calme
specchia le nuvole quando il cielo grida l'immenso
e diventa il mare dove trovare i tesori
che spesso mi fanno perdere la via di casa

noi siamo montagne indivisibili della sorte
funzionari con una matricola chiamata speranza
ci abbracciamo sotto le palpebre della Luna ogni tanto
per tenere fermo il vento dentro i battiti

il mio cuore è una riva rosa per acque salate
attraversata dai passi di un audace sogno
e s'alza in perfetta verticale quando canta
ogni granello di sabbia dove ho scritto i ricordi

noi siamo scritti in un poema senza fine
un delicato decoro sul margine dell'universo
siamo due scienziati nei libri della fede eterni
sfogliati dalla mano dell'amore qualche secolo dopo

Immateriale

segui una mappa disordinata di visioni in una città violenta
hai spigoli di carattere per confonderti con la notte
sei un giudice senza giuria che libera dal cilindro i sogni
un mago con l'abito per incantesimi troppo corto

porti nella tasca sul cuore un pallido specchio
mostri la faccia distratta alla platea
osi buffe occhiate nel tuo cappotto zeppo di fantasmi
mentre le mani accendono per amore freddi fiocchi di neve

usi la maschera per dare al vuoto intorno l'ardore
e chiami dal nulla le legioni del credo
difendi il nero dei fiori sbocciati nel petto
con piccoli incantesimi rubati all'amore

segui qualunque impavida stella
e metti a fuoco gli occhi sul più lontano pianeta
ti strappi ogni tanto un battito per darlo ad un caro
prima di prendere il volo verso non più grandi limiti

abiti dentro una casa stregata senz'ascensore
scrivi sui vetri delle finestre sortilegi
getti lo zucchero sull'uscio di casa
perché ti siano lievi i passi verso il futuro


E sognai così forte che persi il battito del cuore.


sparks in heaven

a volte
non abbiamo altri posti dove andare
così restiamo stretti sotto la sola pelle di un sogno
a volte
non sappiamo proprio quello che vogliamo
così ci divoriamo in silenzio
le paure

ascoltiamo i brividi
con la conta dei secondi
pregando in silenzio che il cuore non esploda
e prendiamo fuoco se sul cellulare appare un saluto
come se fosse l'aria per i respiri di tutte le future ore

a volte
inciampiamo nelle più profonde emozioni
pur di piangere dopo l'addio davanti a uno specchio
e ci mandiamo da soli al diavolo
senza parole
perché continuiamo ad ardere senza un motivo

siamo ridicoli innamorati e ridicoli senza amore
guardiamo il mondo da un dentro sigillato al buio
chiediamo perdono a una porta chiusa
mentre la notte fuori abbraccia tutti gli astri

a volte sposiamo la gioia
mascherati
e ci facciamo travolgere senza difese dal momento
a volte
ci diciamo sarà la volta buona
perché mentirci ci fa bene dentro

siamo attratti da ogni impossibile barriera
come falene intorno alla luce di un lampione
voliamo dentro l'amore senza paura
come se bruciare fosse la nostra unica meta

a volte
 vorremmo sposare l'idea all'infinito
per un credo che pensiamo senza difetti
e ci spostiamo tra un pianeta e un'altro della vita
per non capire quanto quello che sentiamo
sia fragile

ti terrò le ossa al caldo nelle parole
per non essere mai prigioniera dell'oblio
e qualcuno ti dipingerà un giorno sui miei sogni
come una mappa del tesoro tatuata sulla pietra

ci ameremo per sempre nelle tombe
col fruscio delle radici nella terra
e voleremo un dì verso il cielo
con le falangi libere da carni

ti porterò nel tempo senza tempo
con un morbido calesse di lucenti fiori
e faremo bambini per un mondo migliore
prima di svanire
come le stelle dentro un grande mare

il buio più nero non sarà più prigione
ed io ti colorerò nel petto vuoto altri cuori
ti porterò aria di primavera ogni volta
che cercherai un nuovo sogno
perché l'amore
sai
 ha limiti solo
 dell'immaginario

fatti più vicina al mio ego
sopravvivremo
come alberi sui vertici dei monti
e fatti più vicina alla mia bocca
perché questo respiro vuol renderti immortale


A volte siamo troppo presi dal seguire il sole che perdiamo di vista la nostra ombra.


rituale

fatti portare dal vento come un incendio
perché l'inverno non possa togliere il sole dal cuore
grida la tua vita quando hai paura
e danza per amore nei miei occhi

il funerale del corvo

Si è stretta nell'unica parola rimasta muta,
l'aria prima di scendere fino al cuore,
mentre un monco cercava di strapparmi la verità con gli occhi,
durante il funerale di un corvo

E' morto un poeta!
Piangeva sul ramo una sposa ossuta.
Fermate il tempo, fermate!
Gridavano dalle tombe bagnate, i morti.

Vennero gli angeli per spingersi con la folla.
Lanciavano fiocchi di neve sul nero del rigido corpo
ed io domandavo loro: "Questa è la fede?"
loro risposero: "Uomo, sono solo dei fiocchi."

Io non sono un lottatore

Io non sono un lottatore per eccellenza,
nemmeno un angelo pronto a difendere il mondo.
Io commetto ogni giorno decine di sbagli,
come ogni innocente agnello alla corte del reale.

Io non sono un capitano e per nessuna armata,
ho armi affilate solo nelle parole
e cado dalle trincee dell'ego come ogni uomo,
cercando di sopravvivere almeno al dolore.

Sono un marinaio in una città senza onde,
con la chiglia dell'orgoglio bucata dai sogni,
in cerca di una strada giusta,
dove camminando alcuno ti sparerà contro.

Io non sono un duro in un mondo di duri,
non ho alcuna pozione magica contro il male,
ma tengo gli occhi fissi sul punto più lontano dell'universo,
per convincere il passo a non cedere
 senza ideali.

Eccomi qui!
Quante opportunità mancate.
Quanti momenti passati a pensare.
Ma oggi sono un uomo migliore,
uno con il piccolo cuore crivellato,
che smette di tremare nell'aia
appena s'accende per i suoi sogni.


la mano che mi impugna il cuore

la mano che m'impugna il cuore
per nobili principi teneva in stretto
quel battito eterno
solo all'aria
incipit di fratellanza
tra sopravvissuti
.
.
la forza è un dono
e non una misura
di opulente orgoglio
un guado sull'avversità
per causa di bene
a volte la tempra nella nebbia
d'una ragione che in fede
alza l'uomo ai ranghi
.
.
la stella che mi guida
non è l'oro
sebbene all'uomo io sembri un folle
sprovvisto di speranza
la luce io cerco negli altri
e mai altro tesoro
perché è faro al trude
che doma con coraggio
il mare
.
la mano che mi impugna il cuore
regge e regna
sui miei sogni
ed è come lo scettro
in mano ad un fratello
cui darei per credo la mia vita
o il premio di un ideale
.
.

io non temo vento
o inverno
non temo la falce del diavolo nell'ombra
perché il cuore mio
ha fodera col bene
che nutre sia battiti
sia i miei occhi

corso di felicità per umani immaturi

ogni città dovrebbe avere i suoi confini
è quello che pensano i tuoi occhi perimetrando il viale
un macchilero getta dall'auto pezzi di carta
mentre il mondo grida all'uomo di cercarsi un vero obiettivo

sei una delle tante statue viventi con certificato
hai abbonamento a vita nei cinema del tuo capo
ti fai visitare spesso dal Dottor Speranza
che ti fa un corso accelerato di felicità per umani immaturi

non ci sono più tartarughe
pensi
ma solo giaguari
e tu non sai ancora deciderti se aprire la gabbia
prima di buttarti in una delle mille battaglie
che hanno reso l'uomo passivo

ogni città dovrebbe tremare per amore
solo una vecchia donna bacia con veemenza l'icona
dove si è rifugiato il suo ultimo sogno
prima di farsi spartire le ossa con gli angeli

nessuno si compra i tuoi sogni
oggi meglio un I Pad per digerire l'ora
il tempo lontano dai mondi caldi e misteriosi
che non hanno bisogno del tuo corpo per esistere

sei una creatura senza troppe paure nella suola delle scarpe
ma nemmeno l'eroe si getta nel mare incondizionato del cemento
così attendi da tartaruga il tuo momento
nella gabbia di sogni dove dimorano a volte anche gli angeli

pareti di neve la casa dei lupi

viviamo sopra una parete d'aria
dipendiamo solo dai nostri battiti

 
senza
più appetito

senza
più sonno

affamati
come lupi
lontani dal proprio rifugio


dipendiamo tutti
da una parete sempre più alta
una parete
dove alziamo uomini come stendardi al vento
una parete
con chiodi per fantasmi in cerca di fede

 
abbiamo vite
con tessere punti per gli eredi
e fosse comuni
per farci dormire le ossa

  

ci riforniamo
con incubi a puntate di serial televisivi
siamo i pochi bambini adulti smarriti nel virtuale
e curiamo
le piaghe d'amore
con il delirio
o con la bava del cielo
che cola a forma di pioggia

 

pareti
siamo diventati

pareti
con pezzi di carne
che tremano foglia
quando il vento si getta contro

 

e
guardiamo lontano
alte fino
ai distanti pianeti

prima di divorarci
a vicenda
le illusioni
che ancora non ci fanno
crollare

 

L'uomo dei cartelli stradali

sei quello che brucia
nonostante il tedio
tu sei
quello che si rompe il collo per amore
quello che piange
per la morte di una foglia
mentre il mondo
soffre di maggiori tumori
ma
se hai coraggio
potresti diventare altro
uno che si è tolto dalla pelle
le rughe e gli anni
e potresti girare il torso del tempo
verso primavera
giusto per cominciare a fare i primi passi
davanti alla morte
potrai
se avrai coraggio
scambiarti il corpo con qualche stella
e collidere con i globi di natale a forma di sole
sbriciolando balene bianche
in fiocchi
potrai
diventare di nuovo

un uomo
uno con gli occhi sulla fronte di altri
che guarderanno più spesso al cielo
come poeti cannibali mai sazi di rima
e viaggerai sulla corsia di sorpasso
senza freni
per rendere permanente la gioia
del bambino che in te griderà
"PIU' VELOCE!"
quasi l'amore fosse una straordinaria corsa
verso l'ignoto


qualcosa di straordinario

ladre di cuori
le luci della città sotto la neve
quasi fossero finiti tutti i fiori del mondo
 nell'aspra bocca del gelo
e ti lasci trasportare
 verso l'apice
di quei miraggi
che hanno smesso di essere venduti
nelle piccole drogherie
 imbalsamate con la cannella


la vita
è un termine elastico
a volte confuso con l'appetito
e t'accendi la sigaretta
fissando i balconi
senza innamorati
un vecchio film con qualche fantasma della tua mente
palcoscenico senza fortuna
per i senza corpo


il cielo
è un tetto bucato dai sogni
gli uomini straordinari
ci tengono appeso il cuore
pur di saperlo immune al fango
che spesso si mescola
all'aria

in alto è un luogo comune
 per molti mortali
dotati di spirito di sopravvivenza
lo stesso capace di marciare
 verso il male
per combatterlo
fino a renderlo giusto

ladre di cuori
 le speranze fugaci
che s'appropriano del fragile
quando ha dolore
ladre di cuori le promesse
senza un credo
che rende certe ferite
 immuni alla morte

e guardi
quegli uomini straordinari
vestiti di garze sottili
chiamate idee
immortali
anche quando il freddo
cerca di cancellare al mondo
il loro sogno


la Resistenza - che lotta sia prima di morire

luci per lupi e tane al coperto
città per fantasmi obbligati a sognare
uomini travestiti da onnipotenti sciacalli
al vertice d'un governo parassita

la neve cade innocente sulle piaghe del mondo
al caldo si logora meno l'idea
che il mostro resti a capo dei mostri
nutriti dal sangue d'un innocente

lo Stato t'inginocchia prima di dare
e vince il tacere sull'ascolto dei molti
ah vita
ah fame
che nel cesto di Natale smetta di abbondare l'ingiustizia
prima che il popolo insorga dal suo fango

che lotta sia prima di morire
che gioia dia il fiato dato per amore
che alcuno taccia questa frode
che nutre il parassita

schiavo e servo sia intrigante
posto a dare numeri da circo
in platea mondiale in abiti da gala
mentre a casa il popolo si brucia per disperazione
le carne

venga il tempo delle armate
con cui i coraggiosi porranno fine
al falso di tutti i falsi ideali
che rendono l'Italia prigioniera

possa l'agnello vantare artigli
il bambino gridare la vergogna
che rovina la strada e il futuro
di chi ancora in futuro può sperare

when a common man meets a common woman

mi stringi con l'intera città dormiente
io sono quello che resta di un twister di sogni
preso a correre lontano dall'alba
così vorace da masticare le parti deboli dell'uomo

ogni passo è dolce nell'incertezza
se ami
ogni attesa è un atto dovuto
all'amore
ma quando mi chiami
sai le distanze
diventano stelle
verso cui spiegare le ali

sussurri dietro ai giganti di cemento
e apro la porta di casa per farti entrare
tu vento
tu profumo di gioia
tu passione
lasci il corridoio buio delle strade
per un uomo comune in pasto a speranza
che crede d'amarti

danza col buio il cuore
e arde
l'intera città coi fantasmi innamorati
una donna comune regna sull'aria
mentre io le cedo tutto
hai messo stilletti di fuoco tra i capelli
per incatenarmi alle tue sottane gitane
mastico il fiato bollente d'un drago
nel desiderio della tua --


è quasi notte
ma sul cuscino
resto il me che hai sepolto sotto le fiamme
sudore nella calma del fumo
di una sigaretta
che non vuole farsi fumare


mi stringi
 fino a trovare le ossa
ti sento piantare pensieri
nel mio capo
mentre fuggo dal blu esaurito da altri pazzi
che credono
che l'amore sia facile da addomesticare

belva
rifugia in me
ogni mio piano di fuggire
 è senza speranza
e so che morirò
senza poterti dire
quanto quelle tue fiamme
nutra i miei battiti

La favola dell'inverno

io abito il buio
 come in un nido
sebbene non vi sia soffitto
per quando cadono le stelle
io sono l'uomo nero
con un cuore che brucia
dentro la radice d'un albero solitario

e superiore

-

-

io sono sospeso nel tempo
come una rima
che assorbe i latrati dei cani
sensibili al battito d'ali del corvo
anche lui
superstite alle favole
senza fine

-

-

sono l'ultimo della mia specie che lotta
dando ai fantasmi
d'ogni paura
filo da torcere
spaventando i vampiri con il silenzio
soffice trappola di velluto per mostri

-

-

io abito il buio
come un principe senza corona
e porto a chi ha speranza
bei sogni
io incendio il cielo
d'estate e d'inverno
con astri
che brillano all'infinito
per amore


swing III

morti i poeti schiacciati dalle pagine di un libro
scesa la sera sul piatto senza frutti di novembre
penso alla scia cometa delle streghe volate a sud coi sogni
mentre fuori piove
mentre in tv la gente libera i mostri
per sentirsi unita

van morrison spara col swing nell'orecchio
le ore passate sono zerbino per sogni
da qualche parte nella mia memoria
 tu sei nuda
come il fiocco di neve che toglie alla pioggia
 lo scettro

il foglio bianco sembra una musa in pelliccia
e quasi si sentono i brividi appena sfioro i tasti
pur di scrivere sulla sua pelle il tuo nome
forse è un ridicolo gioco
 ma Dio ha voluto che le sue regole
le facessi io

il latte dal frigo non si versa da solo
e il bicchiere lucido specchia solitudini superiori
per aliene forme di vita
capaci di non pregare per amore
capaci di divorare col pensiero un'idea

cara ma oggi è inverno
la neve si stende per i tuoi occhi in fiamme
ti prego se puoi
apri la porta
che io possa entrare
che io possa trovare la strada di casa
perduto non vorrei restare in questi sogni
barricati dietro a pareti del tempo
che mi fumano
mi consumano nell'anima e nel corpo
cara oggi è inverno
e non sono che il prigioniero tuo cuore
togli l'occhiello alla finestra
ti prego
ascolta e fammi entrare
prima che questa notte mi rubi anche i respiri
prima che la leggenda delle parole mi rubino il ricordo
di ciò che eravamo
tra le pagine del libro in cui resta ancora unita
la nostra vita

alberi alzerò dai fiori del buio
ogni volta che vorrò afferrare una stella
da portarti nel palmo delle mani
dopo la lotta contro i giganti delle parole
e tu mi dirai
"Come sono belli questi fiori!"
mentre li farai cadere tra le pagine del libro
che regge al tempo con la storia della nostra vita

i giorni solo numeri
che continuano a cercare di afferrarsi la mano a vicenda
oh come vorrei
come vorrei
potere formare la conta del tempo
che mi scivola tra le dita
lasciando sospiri al cuore

swing II

luci calde e fiamma di candela per smarrire l'io
pestano i vampiri sul vetro a ghiaccio della tua finestra
code di neve scendono a sposi per baciarsi
quando i miei occhi smarriti
fissano con tremenda fede l'oltre

quasi buio ma tutt'intorno brucia
quell'unico pensiero rimasto a scaldare il vuoto
stretti tra le crepe della ratio
 i fantasmi gridano con cori senza voce
per svegliare nel cuore d'un amor perduto
perduti sogni

freddi i rami fin alle radici
oro il lume guida l'ombra sulle mie labbra
demoni incalzano con invidia in oscure ore
per liberasi del limbo in qualche nostro ricordo

quasi notte fonda e tutto tace
di cristallo l'aria
e a trofeo
ogni piccolo lamento del vento che mi porta
con veloce ala ai tuoi pensieri

lupi fuggono con Luna per amore
ed io la sostituisco col desiderio
che possa illuminarti a giorno cuore e finestra
finché vampiri e demoni perderanno le forze
nei tuoi occhi
veloci a danzare coi fiocchi di neve
uno swing

resto qui fermo a guardare fuori
e temo sia colpa del vuoto questo uniforme blu
che stende il bianco della neve sotto l'occhio
ubriaco di gioia come in una vecchia fotografia

amore

sale dall'anima come un fuoco
ha lunghi tentacoli per afferrarti il cuore
e ti stringe il respiro e ti toglie l'aria
come una bocca che ti risucchia da dentro i battiti

ti soggioga al suo ideale
e ti chiede di esserne schiavo
come un uomo si prostra ad un'unica musa
capace di ghigliottinarne gli anni

sale dal mare dell'imprevedibilità cancellando il momento
armato dai tic tac di tutti gli orologi
e ti spinge verso le paratie di carne
per arpionarti con seducenti sogni l'alma

ne resterai prigioniero sugli scuri fondali
illuso di poter ritrovare una via di fuga
da un sogno che si dissolve in altro miraggio
solo per capire quanto tu ne desideri le catene

credo che tu

credo che il tuo respiro sia l'unica canzone
che potrei ascoltare all'infinito
e non sarebbe di meno valore dirti che t'amo
quando qualche lacrima ti riga le guance

sono sempre imperfetto ma mai quanto ti guardo
e salgo e scendo la scala dei sogni
immaginando un paradiso per gli innamorati
con fiori che nascono dalle parole
e con le stelle che s'accendono dai baci

credo che il tuo corpo sia il mio assassino
e non potrei amarti di più con questi occhi
che trovano l'orizzonte solo quando li guardi
come se fossi il loro universo ma con un cuore che batte

mappa del tesoro

ho una mappa del tesoro in una delle tasche della giacca
e lunghe lettere senza destinatario sopra il comodino
vivo di grandi sogni a occhi aperti
inseguendo un desiderio vampiro di luce

sono l'uomo che impara senza insegnare
e resisto come una pesante ancora sul fondale di sabbia
alle moltitudini di locomotive sfigurate dal giorno
che dimenticano di essere solo il traino per imperfetti vagoni

ho una mappa del tesoro che porta a posto segreto
tengo un lumino alla finestra per gli occhi di un cuore
perché al buio il mio battito non teme per nulla i mostri
ma attende la meta cui gli è destinata la vita


Il tuo corpo è un foglio di carta vicino alle fiamme

Il tuo corpo è un foglio di carta vicino alle fiamme
ed io sono un selvaggio che non ha mai osservato alcuna regola,
sai questa città ha nel suo credo la volontà di separarci
ah, ma com'è possibile separare l'aria dall'uomo?
Tu sai come sfogliare il libro della mia vita senza farmi piangere,
potrei rinunciare a guardare il cielo sapendo d'avere l'alba nei tuoi occhi,
lascia pure che il tempo scovi ogni nostra paura
così non saremo mai divorati dal rimorso.

Io sono il vento

Un giorno di pioggia perché era un giorno di pioggia,
un ladro mi strappò il cuore dal petto e gridò "Io sono il vento!"
ma il ladro era veloce come se sapesse il dolore
del vuoto che mi era rimasto dentro, senza i battiti.

Lo stesso giorno una donna ubriaca finì sotto un treno
si diceva di lei che fosse l'amate del prete
ma le parole sono spesso come i coltelli
che lei preferì fare tacere piuttosto che affogare nella bottiglia.

Il giorno che ho perduto il cuore l'estate era lontana,
sulla carne sentivo solo il rullo degli anni,
mentre gli occhi leggevano la prima pagina del giornale,
"Donna ubriaca si getta sotto un treno."

Dell'uomo che ero, rimase solo un ricordo,
per la città lasciavo poche impronte ma vuote di cuore,
mentre l'uragano spingeva l'inverno avanti,
io aspettavo di cogliere della donna sotto il treno, la memoria.

Quanti spari nella notte e quante urla.
Uomini che combattono contro gli uomini per soddisfarsi,
mentre i ladri di cuori bevono dal cuore che hanno strappato,
fiumi di sangue
bocche che cercano un cielo, dove poter respirare per amore.

gentile matassa

mille watt con vergini urlanti nell'orecchio
piede sull'acceleratore per sentire il battito forte della vita
e lascio che il mio cuore si stropicci
per la canzone del vento che rincorre il folle

do fuoco a tutte le speranze
un'altro attimo per perdere contro i sogni la partita
da qualche parte un altro come me si gioca tutto
contro un baro dall'astuzia sottile che si chiama sorte

non ho imparato a vincere ma so bene come cadere
quando la strada diventa per il corpo un precipizio
e l'amore resta l'unica bella condanna
per cui smettere di combattere i diavoli

il petto senza camicia a scudo d'affetto per l'aria
sono un sognatore legato a un paracadute rotto
sono uno che pende dall'orlo delle nuvole
ma non temo il precipitare chiudendo gli occhi
temo solo di avere troppa rabbia per affrontare l'alba

dov'è il mio salvatore?
dov'è il diavolo che ti promette l'immortalità?
dove sono le scelte buone lungo una strada sempre dritta?

impariamo da piccoli a combattere gli uomini
non pareggiamo mai i conti con quello che desideriamo
e tutte le cause giuste hanno trappole
dove finiamo come prede di un ragno immenso con gentile matassa

vinci le paure e vai avanti
marinaio di un mare di cemento senza sponde
e quando pensi di esserti arenato nel deserto
tu tieni duro
qualunque squilibrato sa bene che arrivare
significa vedere col dentro
 la meta

Non conosco strade che non siano imperfette e nemmeno uomini che non si prodighino a diventarlo; bisognerebbe accettare l'imperfezione come premio di una partita più che contro il Diavolo, contro se stessi. Si può sempre migliorare ma mai senza danneggiare un pregio per cancellare un difetto. L'opinione della perfezione che diventa giudizio, spesso arriva da chi ha smesso di vivere un sogno o di puntare a un ideale.


A Stoccolma piove, adieux monsieur Gogò

Un fiore che traveste il pianeta all'occhiello,
viaggi, troppi viaggi tra icone con i volti d'altri,
accogli lo sguardo della dolce fanciulla quando dorme
e sogni l'amore portano dentro il cuore, la Luna.

Non sei passato di moda hai solo raggiunto un pezzo di strada,
dove le miserie si vendono in secchi pieni d'oro
e gli adulti si travestono da semper giovani mercanti di perle
per compratori che hanno consumato i loro denti coi sogni.

A Stoccolma sarà un lungo inverno dopo la breve estate,
le tue lettere scritte per amore sono un refuso del sistema
e capiti davanti al ramo basso di un olmo
che ti ricorda come ovunque tu sia il solo a leggersi i battiti.

Adieux Gogò, maestro commediante,
oggi solo i mulinelli di vento raggiungono i tuoi passi
che vanno avanti verso un'altra guerra,
quella contro il tempo che rosicherà dal ricordo ciò che hai amato.

Invito all'oltre

"Per favore libera la strada dalle ombre."
disse l'uomo al cielo che smise di illuminargli la via
e dalle interiora dei suoi pensieri uscì il Diavolo
che gli sussurrò "Figliolo, qui non dovresti fermarti."
L'uomo cominciò a camminare nel buio
fischiettando alle foglie prese a ringhiare
e "Diavolo!", disse "Che pazzo mondo senza direzioni dove andare,
senza amici di birra e senza benzina,
ecco l'Inferno degli uomini."

La notte si prese anche le stelle dalle sue speranze
e mentre l'oscurità sussurrava ai mostri dei libri, poemi,
l'uomo s'addormentò sul ciglio della strada,
parlando di se stesso alle visioni più buie del mondo.
"Ecco, vedete, io avevo in mente una via,
dicevano fosse la migliore per saziare l'orgoglio,
ma temo ci siano delle strade mai scritte
che portano certi uomini verso fari fantasmi.
Sebbene questo sia un sogno son certo di essermi perso,
non pochi si perdono seguendo ragione
non pochi cedono all'invito dell'oltre
peccato io voglia sempre arrivare
al punto dove l'inferno teme l'alba."

Ma il cielo non rispose al povero cuore,
rimase silente mentre il mondo girava
sull'asse oscuro dove mai finisce il sogno
e dove ogni desiderio trova casa.

congiunti alle estremità del cuore

congiungi all'estremità del cuore
ventricoli
bracci
domatori involontari dei nostri battiti
ogni tanto riusciamo a sentire
l'aria
nel petto

quarto d'anima e luna piena

abbiamo trovato altri sopravvissuti e la città assonnata
ci siamo divisi i passi in linee oblique fino a unirli
adesso siamo due invisibili figure che camminano fianco a fianco
mentre il tempo del cuore contrasta quello delle lancette
e poi c'è un gioco ...
hai visto gli alberi come ridono delle nuvole?
t'alzerò sul ramo più alto mentre sorseggi una cioccolata
aspettando che i fiocchi di neve addomestichino tutti i fantasmi
aspettando che il quarto di luna splenda di luce nel cielo
fino a sciogliere del tutto nell'aria le nostre ombre


media medicine

il ritmo del giorno porta in ambulanza l'ozio
cure con copyright tengono in vita il cuore
e in assenza di un vulcano che incendi un po' quest'aria
respiri tutte le paure degli uomini in fuga da se stessi

solo un telefono ti resta incollato al respiro
lui e mille numeri lontani dalla tua esistenza
che fucilano con obesi organigramma per mosche
le uniche a stare sull'attenti ai decreti dei pazzi

media medicine si assorbe lentamente col telecomando
lo schiavo nel paradiso con dromedari onnipotenti
cui Dio rivolge la parola tramite codice satellitare
"ogni vita che conta è stata codificata dal programma"

L'ultimo battito del cuore

all'ultimo battito del cuore non piacerà il silenzio
e cercherà a tutte le meraviglie intorno la parola
per ricordarsi delle volte in cui ha vinto e perso battaglie
per guerre che hanno dato un senso ai suoi colpi

con l'ultimo battito del cuore lascerai il posto a un altro
come un buon soldato chiamato dal fronte
a combattere tra le schiere di patetici angeli
per le guerre che hanno reso l'amore un soggetto da cinema

dell'ultimo battito sentirai solo il dolore
che ti cercherà sulle labbra il rimorso
mentre gli occhi fisseranno i lunghi momenti di gioia
sullo schermo dell'aria presa a dare la vita ad altri

per l'ultimo battito non avrai testimoni
e solo sentirai cosa avrà da dirti il cuore
l'unica arma fedele nella battaglia
unico amico e appoggio contro l'Inferno

dicono che l'ultimo battito sia il più forte
e dica alla generazione futura "Avanti!
poi il sole si spegnerà lasciando spazio al cielo
che assorbirà del tutto la tua anima


Il Circo dei Sogni

Hai solo una moneta per pagarti l'ingresso
al Circo dei Sogni dove tutto è un gioco,
un posto dove il dolore non può toccarti,
salvo se in vena di brividi sentire la pioggia.

Hai solo una possibilità per entrare nella casa dei fantasmi,
un corridoio sul filo del tuo volere,
e se chiudessi gli occhi potresti vedere l'acrobata
che ti spinge fuori dalla porta del buio.

Non ci sono mostri nel Circo dei Sogni
ma solo chimere danzanti nel fuoco
e anime mascherate da poeti
che compongono battiti di cuore per lo spettacolo di mezzanotte.

C'è un posto oltre gli argini di follia,
dove immaginare diventa lo show della vita
e quel posto è illuminato dall'astinenza di morte
che recede quando i cieli della tua mente collidono.

Benvenuto al Circo dei Sogni!
Qui tutto brucia per soddisfare il cliente.
Accomodati, t'invita la donna di fuoco,
qui soddisferemo ogni tua richiesta.

Hai solo una moneta per il pozzo dei desideri
qualunque cosa purché tutto non svanisca con l'alba
e senti il peso del lungo cadere
finché il tuo cuore non si ferma
 per lo spettacolo.

impossible doesn't mean real

questa città vive nella tua testa come uno scomodo inquilino
la visione reale dei sogni è un corpo bendato per troppe piaghe
questa città implode dentro i tuoi occhi
smetteresti forse di ridere se sapessi di essere solo una vittima della tua anima
solo gli schiavi s'inginocchiano al proprio Karma
e tu hai visto schiavi vinti persino dal proprio orgoglio
non è la città che scrive tutte le regole
ma solo i prigionieri che non possono evadere dalle sue mura
gli uomini sulle strade sono come fili elettrici
stai lontano da loro
stai lontano dal vuoto
stai lontano dal rimorso
stai con i tuoi sogni sul gradino più alto della scala
non ci sono caramelle per gli angeli di carne
nemmeno premi in dosi di caffè caldo al mattino
solo languore
questa città vortica sull'asse dei nervi
pesante il suo corpo ti stringe per sussurrarti all'orecchio
cosa ti riserva negli anni la sorte
e tu gli sbatti un calcio tra le palle
pensando
una città senza palle è una città indifesa
impossibile non significa reale
e togli il cuore dai suoi battiti
per metterlo al centro del mondo
questa città mangia dal petto dei fantasmi la memoria
e si sente triste quando l'autunno le rinfaccia i difetti
questa città aspetta un po' di sole dai tuoi occhi
che vivono per strappare il nero dai suoi guardiani di carne


Ballerina

ricordi come aprivi la porta per fare entrare l'inverno
mentre il tuo volto mostrava ancora tracce di sogni
e partivi per la trincea di guerra
con altre anime che avevano imparato da piccole a perdere

una fetta d'illusione era un buon placebo
e caricavi il fucile della ragione con polvere d'ardire
aspettando che nebbia si alzasse per aggiustare la mira
meno precisa dei battiti

Ballerina a terra e tu ascoltavi il vento
morirono i tuoi fratelli tutti nella guerra
la terra girava ancora intorno all'asse dei pensieri
mentre la pallottola ti colpiva oltre i fiocchi di neve

seduta muta senza pulirsi la pelle
t'assaggiava dal palmo i calli superbi d'orgoglio
fortuna amica e baciasti la canna ancora calda
col sesso vittorioso solo nei sogni

silenzio fissava ma con prudenza tutti i morti
avvolta sulla spalla l'arma in un abbraccio
girasti in fretta la pagina del destino evitando l'estate
solo per sentire con l'ultimo battito la pioggia

Supercity

hai le chiavi di casa legate a un portafortuna
una navicella spaziale imbottita di silenzio sul vecchio balcone
un vicino che spia nell'ombra i tuoi passi
quando ballano il tip tap col buio del pianerottolo

rumori esplodono nella città per salvarti
quando giri lessato dal caldo nel manicomio
dove leggi fucili senza tiratore puntano alla tua testa
pesante dall'ossessione colorata dell'estate

due soli giri nella serratura per blindare i ricordi
anche loro vittime delle polveri di vecchie mura
che amplificano la curiosità negli occhi del tuo vicino
sicuro di avervi visto sparare alla morte

le vie del Paradiso portano sempre altrove
e tu cavalchi il vento dentro un labirinto
che offre ai sognatori stanze sospese nell'aria
con letti sui cuori di nemici e bastardi

la corsa all'indietro con freni nel capo
sul verde dell'anima nella bottiglia di desideri
che un lontano dio alieno tiene sulla propria tavola
come un buon vino da gustare nei giorni di afa e di sete


Pensare alle cose impossibili è facile per chi passa la giornata a passeggiare tra i sogni della propria mente ma realizzarle diventa possibile solo se al risveglio, lo scrittore riesce a trovare la via di tutti quei sogni che compongono la sua opera.

Bulldog Hill

basta alzare la mano per toccare il sole
e sentire meno la zavorra delle parole nel capo
dove fai splendere le stelle come una corona
che ha il peso delle nuvole quando non sono tristi

partire è un nuovo inizio di viaggio
con le coordinate del futuro sempre incerte
e solo i tuoi passi in strada
sai che ti sono gli unici amici.

hai l'anima spessa dal sovradosaggio
di ferite e chimere stipate con morsi di labbra
in fenditure che spesso chiami sbagli
amici di lunga durata in tutte le guerre

hai la patente scaduta per il teletrasporto
e polvere di ricordi in tutti i vestiti
temi la vita senza riposo dopo la morte
quasi il fuoco non volesse altro da una farfalla
che la lotta

Nel tuo capo il futuro è un castello con mille corridoi e ombre
fuggire ti fa sentire perduto nella tua stessa coscienza
e dietro le porte vibrano sconosciute voci
che caricano come dannati in fuga dai diavoli

mamma ti ha spiegato che Bulldog Hill è un città di serpenti
devi sempre girare armato sopratutto di notte
e diffidare di chi ti sorride per una moneta
figlio mio, diceva lei,
l'inferno non cerca l'uomo ma il suo orgoglio

Posso pilotare qualunque storia non abbia ancora una fine e immaginare qualunque opera richieda grande fantasia, ma non posso immaginare un mondo senza la parola che insegna, che diverte, che diventa emozione dentro il petto di altri instancabili sognatori.

War communication

due giri intorno all'isolato cercando libertà dall'inferno
chilometri di vetrine come anime blindate
il tuo volto al sicuro sotto un paio di lenti
mentre il sole attacca dall'alto il pianeta

mi cerco in ogni cuore che batte nell'afa
e sono solo uno degli ostaggi dell'estate
appeso alle briglie lunghe dei sogni
tenute dalle mani di un poeta alieno

ogni strada ti brucia cominciando dal passo
ogni strada ti porta dove non hai mai sperato
ogni strada ti cerca nel capo un sogno
ogni strada ti mette davanti un nemico

a volte la scelta sta in tutte le direzioni
avanti
girando
indietro
e fissi quel cartellone che ti respira
leggendo tra i suoi nomi il tuo futuro
avanti
mai indietro
fino all'oltre

mi cerco in ogni cuore che sa bene chi sono
e smetto per un attimo di respirare la stessa aria
quasi io possa fare battere il mio cuore per altre ragioni
quelle per cui non si tira mai indietro nelle battaglie


per non morire mai

è solo un promemoria
cercare un faro dove esiliare tutta la solitudine dentro
spendere secondi, ore, minuti, giorni, anni, decenni alla ricerca del me
ascoltare il mare dopo il tramonto e in assenza di gabbiani
rovesciare la città alla tua ricerca

proverò a stappare tutte le bottiglie di vino in cantina
per innaffiare le piante morte sul davanzale dei ricordi
e gridare "Lazzaro, risorgi"
quasi potessero risorgere dalle ceneri le lettere della vita ...bruciate

è solo un promemoria
smetterò di bere caffè in tutti i bar dove vorrei incontrarti
mi limiterò a fissare il colore dei semafori con occhio umano
sognando un posto dove raccoglierti diamante
un posto che alcuno vorrebbe mai trovare

starò da solo per un po' in riva al fiume
lo stesso che scende a onde nervose fin dentro il capo
che spara alto il pensiero fino ai primi gradini dell'orizzonte
dove tu sali o scendi ogni volta che indossi i miei battiti

è solo un promemoria
diventare ricco e comprarti come gioiello un pianeta
pulire la città dai violenti ma non dai pazzi
e scrivere sui mattoni grigi poesie d'amore
per quelli che ancor non si sono incontrati

Battiti in un libro

Ho messo tutte le lettere d'amore nel frigorifero
vicino al cartone del latte
così ogni di mattina
potrò ricordarti.
Da qualche tempo sono un solitario malato
che gli amici curano con speranza,
peccato io abbia sigillato nella valigia dei sogni
anche il cuore.
Ho chiuso tra le pagine di un vecchio libro i miei battiti
e giro vagabondo a mezz'aria,
quasi certo di arrivare col vento
nel parcheggio dietro la casa lontana dalle aquile.
Ultimamente mi riempio la pancia solo di nostalgie
e caccio i corvi della mente sognando,
forse il vero male è smettere di credere alla favola,
forse il vero male e smettere di chiudere la porta in faccia a tutti.
Sono diventato un marinaio di acque dolci
e navigo ogni fiume della vita,
via dalle città appese a intestini di fumo
verso quella parte d'universo nel sole.
Ho lasciato mille lettere nel frigorifero
vicino al barattolo del caffè in alto a sinistra
e chiunque le legga saprà dei ricordi
d'un uomo preso dal navigare la sorte ...

Bless man

tre figli e una bella moglie
anni passati a raggiungere fortuna
un lato ignoto ai tuoi pensieri
il vuoto

e senti il dolor d'una spina
ferita che non si sutura col tempo
hai gli occhi fissi sulle corde delle ore
quasi potessero consumarsi coi tuoi desideri

hai un posto nella vita in prima fila
abbastanza ambizione contro il nemico
ma ti consumi leggendo un cuore
che si perde nei propri battiti

non ci sono risposte ai tuoi perché
nemmeno vie d'amore senza pena
e sotto il peso delle vittorie
anche i re sentono il dolore degli sconfitti

Per amore e per orgoglio

Mio padre fumava senza filtro dentro lunghe vie di fumo,
da dove decise di svanire con grande eleganza
e mi diceva sempre
Figliolo devi avere dei grandi ideali
capaci di farti battere d'orgoglio il cuore!
Aveva la barba lunga negli ultimi anni,
dove nascondeva il suo sorriso,
come un piccolo tesoro capace di guarire
i nostri mali per la sopravvivenza.
Un giorno la sigaretta gli si spense tra le dita
e molti dei suoi sogni caddero dall'alto
quasi cercassero nel corpo senza battiti
i perché della fine delle loro esistenze.
Non potevo seguirlo, avrei potuto forse?
Quante cose non dette,
quanti sorrisi mancati,
ancora delle sigarette nel pacchetto ...
Mio padre oggi fuma sullo scalino di casa le sue senza filtro
mentre io lo guardo,
da quella via immaginaria
che una volta gli faceva trovare la strada
per gli ideali,
per un sorriso,
qualcosa mi rende più leggero il cuore,
in fondo lo specchio ha una sua anima
che parla,
con i silenzi
a quelli che amiamo.
Oggi cammina da solo su un grande viale
e credo ascolti le parole che dico a mia figlia,
Figliola devi avere dei grandi ideali
capaci di farti battere d'orgoglio il cuore!
e lei mi guarda dolce mentre da sotto la barba,
le sorrido.


Tra le mie braccia

Ti comprerò una piccola casa e fiori,
rose rosse in vasi d'argilla,
vestiti color mare per nuotare leggera
nei miei occhi.

Ti darò il cielo ogni mattina,
sfumature dell'alba per i tuoi sogni
e crepe nel muro della cantina,
dove infilarci le mani in cerca di segreti.

Ti aprirò le porte del mio cuore
così sistemerai come mobili i nostri ricordi
mentre sul fuoco brucerà la cena
come le nostre anime
come le nostre attese
come noi.

E tu mi dirai che non vuoi nulla.
Mi dirai che hai tutto e ti basta.
E poi sparirai in qualche angolo segreto della mia mente
per danzare in attesa che la notte ti riporti,
tra le mie braccia.

Ogni tanto mi sussurrerai qualcosa
parole incomprensibili per la mia mente
e mi ruberai il respiro con un bacio
per soffiare dentro il mio cuore i tuoi battiti.

Io ti amerò fino alla morte
come uno che ha trovato al mondo tutto ciò che cerca
e quando sarà il momento per me di chiudere gli occhi
tu mi terrai la mano stretta al tuo petto.

Un uomo solo in una notte buia

Dimmi ombra, cosa può cercare un uomo solo in una notte buia?
Dimmi cosa lo guarisce dai dubbi e dalle ferite,
chi gli può stringere le spalle e raccogliere i tremiti,
quando sente come gli sfalda di solitudine il corpo?

Dimmi ombra perché il mio dolore incide senza denti anche il dentro
E perché gli uomini si nascondono dietro una maschera?
Sai ombra, vorrei essere come il vento
che nulla sente, passa e tira avanti.

Cara ombra tu che guidi la città di notte fuori dal fermento,
mostrami la strada verso una chimera
più abile del sibilo delle falene a cercarmi nel cuore
un po' di quell'alcol che ubriachi i battiti.

Dimmi ombra un uomo solo e in una notte buia, come si chiama?
Come lo chiami il vagabondo dimentico del suo nome?
Folle, idiota, verme, fantasma?
Sai ombra, io ho smesso da anni di chiamarmi,
ma sei rimasta tu sotto il passo a dirmi chi sono,
quando in una notte buia vado avanti
un uomo solo che ascolta ogni tanto i suoi battiti.


Le strade oggi sono banjo per le dita sottili del vento

Le strade oggi sono banjo per le dita sottili del vento,
noi siamo solo due viaggiatori che sbagliano di frequente
i punti sulla mappa che non coincidono sempre coi sogni,
ma con un altro abisso dove portare una fiamma.
Ho un grande spazio nel cuore per sorreggerti nella caduta.
Questo siamo, fratello, una spalla cui appoggiarci l'un all'altro il corpo
dovesse mai essere tentato nel precipitare,
verso l'inferno di un dolore con spasimi silenti
o sul dorso della solitudine che arde la nostra pelle.

Le strade oggi sono navi ancorate alle visioni del veggente
uno di quelli che predice la vita interrogando i segni
ma noi
noi non abbiamo bisogno di combattere la sorte,
dobbiamo solo trovare insieme la via verso il nostro porto.
Questo siamo fratello, una stretta di mano, null'altro,
un birra sulla panchina della periferia
dove da giovani giocavamo a basket
e dove oggi il cesto è solo un vecchio amico
con ruggine in bocca e sui cardini.

 

Le strade oggi sono banjo per le dita sottili del vento.
Ti raggiungerò con passo lento ma forte
il nostro comun cammino in fondo non è una gara
ma un approdo a quell'Eden con marinai e fari in cima ai mondi.

Radici di Pietra

altri rami da alti alberi con radici di pietra
in fuga da un giardino verde con gusci dolci
sulle spalle di piccoli uomini con tempie calde
colpite dall'insonnia di qualche vago sogno
terre con stelle tatuate sulla città
per fragili crisalidi colorate dalla caduta di foglie
da alberi bizzarri ancorati in un porto senza marinai
dove il mare è fatto di parole sacrificate al silenzio
per qualche tempo ci abitiamo dentro stretti a un'idea
lanciamo piatti sui muri della solitudine per dare loro colore
e quando ci stanchiamo dell'ora andiamo a dormire sui tetti
legati al mare del silenzio
dove gli alberi aspettano per prendere il largo
... un vero marinaio


I poeti sono dei ribelli che non abbandonano mai la parola "davanti" al nemico.


Il cacciatore

Le strade che attraversi sono coronarie intasate dal traffico,
appena ti percepiscono il passo ti svuotano d'energie
che pompano nel cuore di un dormiente di pietra
i dieci comandamenti sfuggiti ai cavernicoli moderni.
Le strade delle città ti succhiano i sogni
da tentacoli verdi di plastica chiamati opere d'arte,
mentre un cadavere passeggia verso il porto in una Mercedes,
pianto dall'ultimo caparbio ricordo che ha lasciato.

La tua massa è tropo pesante per il volo,
ma hai imparato bene a drenare la fatica dell'oggi
e il veleno dei sottili serpenti nella teca del sistema
con grosse falle davanti a chi ha un cuore.

l'uomo cui piacevano gli alberi

e ci saliva con gli occhi
abituato a vedere il sole dietro un ramo
perché non fosse basso il suo cuore
di uomo che non può vedere gli apici delle sue ali

l'uomo cui piacevano gli alberi parlava poco
del suo combattere ogni giorno per la vita
e quando voleva consumarsi per amore
si ristorava all'ombra di un gigante piegato in frutti

non si dimenticava mai di soffermarsi
sotto una foglia per regalare carezza
aveva l'uomo un battito speciale
per il suo regno di angeli votati all'alto

e ci saliva con gli occhi senza temere il cielo
senza considerare che lui come ogni cosa pesava di radici
volava con i rami in verticale
verso il paradiso di tutta la natura

tornava se poteva con la pioggia
a coltivare un sogno coi limiti di sempre
quelli che vede spesso un uomo
combattere per mute cose che poi danno frutti


La vita è fuoco

La vita è fuoco e adesso ti è chiaro tutto.
Il tuo spazio ha un'anima senza corpo,
una destinazione senza confini,
per queste ali che spesso vanno in giro per niente.
I tuoi occhi hanno imparato a soffrire
e adesso possono davvero guardare molto lontano,
senza temere che perdano il capo del filo dei sogni,
stretto alla profezia di trovare il proprio pianeta.

La vita è fuoco e tu non sei sempre destinato a fallire
perché tenerti ancorato all'osso non è mai una colpa,
ma un modo di sentire meglio l'universo
coi suoi inferni e paradisi sempre da scoprire,
dicono fin quando sono ancora in vita, i vecchi,
quelli che hanno cavalcato le onde più grandi del destino,
senza farsi abbattere dalla furia di una tempesta
come se loro sapessero che le tempeste,
 servono solo a smussare all'uomo il carattere.

La vita è fuoco, anche quando attendi l'alba,
bruciante nei tuoi stessi desideri
e capisci che c'è qualcosa nel tuo capo
che rende speciale persino il vuoto contagiato dalle tue fiamme.


Vecchio Marinaio

L'angelo nella tua testa è un vecchio marinaio
che ha salpato da tutti i porti della Terra
e che t'indirizza verso lo spazio aperto di un mare
con flutti alti come i tuoi battiti,
a volte presi a sfinirti in attesa d'un altro respiro
più profondo del precedente e capace a calmare il dolore,
quel dolore che ti gusta nel capo i sogni,
come un abile bambino che si mangia con le dita, la marmellata.
L'angelo che ti copre le spalle è solo un'ombra
amica di certe nature imperfette dell'essere che la schivano per paura
come se il diavolo nel mondo degli uomini non vivesse al comando
sotto i raggi del sole e degli applausi.
Oggi sei quello che varca il confine
con un corpo in attesa dei suoi piaceri fantasma
più abili delle parole a giocarti con gusto il sotto
delle debolezze umane che vanti e nascondi.
L'angelo nella tua testa cerca un varco nel tempo
per portare a capo il filo della memoria,
dove navigano come un buoni marinai tutti i tuoi sogni,
quasi potessero col mare sorgere per dare a chi ama ... la luce.

1

Se potessi mescolare la rabbia alle onde dell'acqua,
troverei scampo dalle cose che mi inseguono
come se fiutassero nelle stanze delle mia mente tutte le paure
e quelle passioni sigillate con crudele astinenza e omissioni.
Mi porta via dal male il forte ondeggio,
trasporta verso orizzonte tutti gli sbagli
che hanno alzato con gli anni una diga
contro le pareti fragili della carne.
A volte parlo al fiume e sembro un folle,
uno che preferisce annegare la sua rabbia
pur di smaltire i profondi dolori
così abili a succhiarti i pensieri dal silenzio.
E resto in riva come una scarpa usata
a costruirmi un'arca per il cuore
che non ha mai smaltito il cadavere dei suoi peccati
spesso, troppo spesso annodati al credo.
A volte parlo al fiume e guardo in alto.
Non mi resta altro.
Non mi resta altro.


2

Dove si nasconde la tua anima, soldato?
In un posto, ombra, un posto che guarda spesso al sole
senza mai indossare occhiali sui fragili occhi
mai liberi di guardare alle fattezze del pianeta.
Perché cammini da solo?
Per non condividere la sconfitta con i miei fratelli,
io solo contro quelle paure
travestite da velo di gioia di una sposa.
Chi sei quando taci?
Chi sei quando combatti?
Chi sei quando piangi?
Un Capitano senza legioni,
ecco, cosa dice di me questa maschera,
stretta come edera ai cardini del cuore
che mi resiste nell'impresa come un alieno.
Sono un condannato fantasma sui ponti del vento
che infesta il vuoto nell'anima delle città,
come il conto alla rovescia delle bombe
pronte a dilaniare le gabbie delle prigioni.
La mia anima penetra la tua carne, ombra,
si rigenera dentro la quiete del buio
e torna a fissare il sole con tutto l'essere,
quasi ci fosse un legame non mortale tra noi.


3

Da un taglio d'ombra trovi un punto di sole
e ciò che prima sembrava buio diventa certezza,
quasi l'azzurro ti svegliasse con il suo sorriso
che sai non potrà mai ucciderti.
Stai lontano dai diavoli! diceva tuo padre,
ma tu non temi i diavoli che ben conosci dentro
ma le meretrici della parola detta da amici
che potrebbero colpirti nell'anima.
Il tuo angelo non è l'orgoglio
ma la fede e la pistola puntata contro i lucchetti
di quelle serrature che tengono libertà prigioniera
in stanze, dove gli uomini per toccarla, devono combattere.
Il tuo diavolo è il coraggio
che gira disarmato sui campi di battaglie
perché tu sai che nessuno spara ai folli
perché i folli non temono mai per la propria vita.

L'uomo che fissa il mondo dal castello di pietra

L'uomo che fissa il mondo dal castello di pietra, sei tu,
tu che ti osservi dall'alto dei tuoi sogni
quasi ci fossero foreste di uomini da cui fuggire,
quando il peso del corpo cerca in mezzo agli altri una strada.
E parti per una dura salita,
dove gli alberi hanno rami di carne che bevono dalle piogge
e dove gli uccelli s'innamorano come gli uomini,
quando s'accoppiano non più alle promesse vuote e al silenzio.
L'uomo in cima alla torre della vita, sei tu,
tu che correggi la rotta di volo di ali fantasma
che ti reggono quando la salita diventa un inferno
e l'inferno inghiotte i fari con le sue ombre.
Ma ti va bene così,
che l'amore faccia il suo corso
anche a quelli che predicano la felicità pur essendo soli
o a chi non ha ancora scoperto, dove sta la sua anima.
Al castello nel cuore non arriva il vento
ma puoi ben vedere il mare fino all'orizzonte
e navigarlo come se potessi sorbirne i flutti
cui mescolare dentro ogni tanto, sogni, sbagli e speranza.


24 ore

Ventiquattrore al giorno in assetto da guerra,
le spalle al muro della vita e gli occhi ben aperti
e perché l'atterraggio non ti spacchi del tutto
i denti stretti e nello stomaco la pietra di un vecchio dolore.
Una vita a contare i numeri sul calendario,
una diaspora di pensieri verso il paradiso dei buoni diavoli
e solidifica in te una forza del cuore
che t'alza montagna in mezzo a un branco di leoni senza casta.

Dieci dita su cui contare il countdown dell'amore,
la pazienza di farti fumare la carne per un'idea
e certi segreti traguardi bandiera per altri idioti
che ti sparano in vita col peso del potere e del ricatto.

Ventiquattrore al giorno in assetto di guerra,
col numero di un amico fisso sul cellulare
e la velocità costante verso il mondo dell'uomo
quello che usa il bene prima di sparare a scuri bersagli.

Tu che togli il fio ai morti

Tu che togli il fio ai morti vesti la guida di un'armata
per sembrare in cattivi tempi un buon condottiero
sebbene gli echi di dolore sulle lande,
riempiano più dell'aria i tuoi polmoni.

Di notte non parli mai con misericordia,
quasi il bene fosse una sudicia meretrice
che fruga con i suoi pianti nei tuoi risparmi,
di piccolo grande politico.

Ti senti a volte un illusionista
che piange i cadaveri dei suoi soldati sui giornali,
mentre i morti fanno da barriera al sole
indifferente teste al tuo gioco.

Per aver dato poca ricchezza al tuo tenore,
leghi la marionetta con l'ennesima tassa
oh tu che vigili in nebbia sullo statuto,
non sai di togliere il fio ai morti?

River wild

I giorni corrono verso un campo di battaglia senza vinti né vincitori,
nessuno ha idea, dove finisca il sangue che macchia la terra
o le nostre armi mute davanti ai capitani delle battaglie
mai nostre veramente, ma che finiscono col abbatterci dentro.

Cadiamo come false stelle sul lato senza vento dell'universo
perché ci siano altre stelle a dare una luce migliore della nostra
e ci aggrappiamo amico mio, ai legami di sangue,
come una canzone alla promessa di essere immortali.

Torneremo indietro un giorno e non fantasmi,
torneremo a sentire come parla di noi il vento,
e rammenderemo ricordi dentro vecchie care poltrone ,
strappando il corpo d'amore alla memoria.

I giorni non sentono nemica la nostra corsa ,
verso un dove si senta il rumore di un fiume
un dove da chiamare casa
per i giorni senza fine dei senza corpi.

Torneremo alle rive senza fare rumore,
per pescare un pezzo di Luna
dalla fantasia d'un irlandese ubriaco
e ci sembrerà di non avere più paura
di sentire in altri, la forza dei nostri battiti.


Mani di cinta

Non devi avere paura, ti sussurra una voce nel capo,
e quando piove quella voce diventa ancora più forte
del buio che pesa col capello di nubi sui tuoi occhi
che tastano nelle tenebre, mani di cinta.
Tu sei in piedi a diecimila metri d'altezza
e gridi con tutta l'aria nei polmoni
a quelle formiche destinate a un terreno paradiso
ma spolpato dai battiti della carne.

Tu appoggi i sogni a una torre di carta,
ogni fredda mattina che il risveglio ti strappa un sospiro
muto delle mille parole destinate a morire,
tra due fila imperfette di denti.

Mani di cinta,
una solitudine come un bisbiglio
e tante scatole di caffè vuote,
dove conservare nel bisogno, i migliori ricordi
e un amore consumato dentro

Donne in fuga

Nessuno esce col buio per trovare l'ombra,
solo impronte di credi legati a false promesse
e donne in fuga verso l'Inferno,
mentre la città festeggia con luci, mostri peggiori.
Quando dici che l'ami lei chiude gli occhi,
la stanza diventa un canestro per il colpo del fato
e quasi sorridi al suo immaginare la vita
legata all'astro delle belle parole.

Ma col buio quando piange lei scende dall'ego,
un vigile passo per non dare a morte certezza
e cerca le armi di un altro aguzzino dei sogni,
quasi non sentisse in nessun punto del corpo, il dolore.

Stringiti a lei quando la speranza
le scivola via con lacrime senza fazzoletti
e quando punta i suoi occhi nel vuoto
cercando in punta del cuore, il sole.
Stringiti a lei e non dire mai che è l'ultima volta
lei fuggirà
fuggirà per sempre
con le sue scuse e coi tuoi sogni
così confusi
così illusi
così ... soli.

Verso le stelle

ogni città nasconde la sua debolezza negli occhi dei vagabondi
poi fugge tra le pagine patinate di un quotidiano
come un atleta su una carrozzina
spinta da morte e dal rimpianto delle sue gambe
cerchi il bene dentro una bella confezione
scoria tu di fortuna che ti scippa i soldi al lotto
mentre con voce soave t'invita a spogliarti
della povera fede per avere in cambio ricchezza

le tue particelle di coraggio diventano un salame piccante
per il palato di mostri che s'incubano nei tuoi pensieri
a rischio si sfratto per il troppo silenzio
nel decidere quando e come non farti fottere dal sistema
e ti cerchi una zona erogena per espiare il peccato
di un amore mai consumato per illudere poesia
che pompa col tuo cuore mille invisibili ideali
che porteresti da folle senz'ali verso le stelle

Capitano, dove sono i tuoi marinai?

Sette vite come i gatti e come i peccati,
cantano remando i prigionieri del mare
in vita solo per trovare la strada di casa,
perduta per inseguire tra le onde del cuore, un sogno.
"Capitano, dove sono i tuoi marinai?"
Domanda l'oceano all'ultimo uomo sul ponte.
"I miei uomini sono degli infelici fantasmi
che seguono oramai la rotta d'un rimpianto."

Sette vite come i gatti e come i peccati,
avevano perso in un giorno qualunque di tempesta,
scavalcando la città di acque,
zittite solo dall'occhio distante di un faro.
"Capitano perché mi resisti?"
Domandò il mare al fiero in posa contro il vento.
"Io non ti resisto, egli rispose, ma ti governo
Non per vendetta bensì per amore,
lo stesso amore che danno gli umili al proprio sogno
anche se questo dovesse costare loro la vita!"

        

Un uomo la cui volontà spinge la sua corsa oltre i limiti per perseguire i propri ideali é un uomo che poche volte nella vita dovrà soccombere al Destino.

Per leggere ho bisogno di minor tempo che per capire me stesso. Leggo e non so chi sono ma so chi vorrei diventare.

Rema uomo! Rema!

Un infinito ha in se orizzonte e cielo,
pensava l'uomo che remava lo specchio di un mare
bravo solo a contorcersi sotto la barca,
come una chimera abile a grandi abbagli.

I gabbiani distanti e non trovava la rotta,
verso la stella,
verso un faro
che curassero nella sua testa febbricitante,
tutti quei fantasmi che salivano dal fondo dell'acqua coi flutti.

Rema uomo! Rema!
Nemmeno una parola all'introverso gigante,
molesto col destino dell'uomo, tacendo il vento
capace di spingere le vele della vita oltre gli uragani.

Rema uomo! Rema!
Lampi,
 tuoni
e un gorgoglio oscuro,
bolliva l'oceano come una marea di diavoli
che succhiavano le paure dalla loro bocca salata,
quasi uomo e barca avessero un unico cuore.
Un infinito ha in se orizzonte e cielo,
nessuna ingiustizia trama meglio morte
e l'uomo si convinse che il suo remare in vita,
non fosse altro che una grande battaglia contro i diavoli.

Rema uomo! Rema!
Nemmeno un grido sulla via di casa,
con poco coraggio, avanti
verso un porto con altri diavoli ma stesso oceano.

Lonesome highs

Sono di pietra le verginità delle stelle
e ti passi la mano sugli occhi lucidi di noia
che si confonde con le impronte dei cani,
dietro un povero lampione silente al loro abuso.
Hai una marcia in più fratello!
Ingrano la quarta e torno sulle vigili ombre
di una statale fredda, come una prostituta
che per cambiare mestiere chiede solo soldi.

Hai smesso di berti il cervello per pena.
Usi le mani sulle corde di una chitarra
e quando soffri t'inventi un mondo migliore
quasi fossero di carne certi ritmi.
Non è vero che sei un fuggiasco!
Temi solo di dover litigare per principio con le tue paure,
timide per quel che concerne la gioia
rara come una cometa nella vita di certi uomini.

Hai trentamila anni di storia sulle spalle
ma contro la morte nemmeno un'arma,
ti senti soffocare quando pensi a certi fantasmi
e mandi al diavolo tutto in fondo t'è concesso
un ultimo liberatorio grido
mentre l'auto schiaccia le ombre dei diavoli coi tuoi sogni.

Solitaria stella

a volte sorridi dal vetro di un bar per poi svanire
dentro un pugno di ombre che s'affollano nel mio capo
e cammino per anni sulle strade con guardiani immensi
cercando una vetta dove raggiungerti stella solitaria

ci sono momenti in cui ti sento i battiti
e m'innalzo come un fiore dopo troppi giorni di buio sottoterra
quasi avessi scoperto per la prima volta il sole
preso però a tramontare col tuo improvviso silenzio

solitaria stella dove sei?
dove abita il tuo cuore quand'è affamato?
quando cerca l'amore che più non ha?
solitaria stella come ti chiami?

a volte ti sdrai compiaciuta sul mio corpo
per farmi bruciare
dimentica delle ferite che mi lasci all'alba
quando t'abbandoni a danze leggere da fantasmi
mentre io resto una nave alla deriva in un mare senza il suo faro


Ti sentiresti meno uomo se capissi d'amare e senza colpa, un'idea?

Scoprirai che ci sono segreti che temono le parole.
Tu riconoscerai in mezzo alla folla il tuo angelo
e lo seguirai in tutte quelle disperate battaglie sul campo,
dove i capitani e i soldati indossano le medesime uniformi.
Il bianco e il nero due volti della stessa medaglia.
Potresti ripeterti all'infinito quanto sei bravo,
a dare la caccia ai mostri senza regole
che spaziano con le loro ombre magre d'intelletto, la tua strada
abbastanza illuminata da giocare fino all'orizzonte coi passi.

Scoprirai che ci sono segreti di te stesso che adorano il silenzio.
Ti sentiresti meno uomo se capissi d'amare e senza colpa, un'idea?
Sei sempre tu che indossi prima di uscire da casa, i sogni,
quei sogni che ti permettono di mordere la Morte nella sua carne.

Manda tutti gli SOS all'mondo.
Come Cassandra tu dovrai disperarti all'avverso del bene,
fisso nello spioncino del costato come l'occhio di nebbia
che contorce le figure vicine ai tuoi battiti.

Scalda occhi

E' solo uno strato di carne sopra una scatola d'ossa
che trema scossa dal vento
a volte molto più fragile di una parete di foglie
sempre a competere coi nostri occhi verso il sole.
Ci sono anche spigoli in noi che alcuno potrebbe smussare
dentro,
forti,
macchiati del sangue dei tanti feriti
contro cui abbiamo sparato la nostra anima.

Queste mani non sono solo mani ma fondamenta,
reggono l'intero universo
col suo silenzio manipolatore,
verso cui orientiamo i nostri battiti.

E' solo uno strato di carne in mezzo all'oceano,
dove la morte rema una basca di ossi,
strappati ad anime dopo una vita
che hanno sognato di stare a galla per sempre.

E' solo emozione
un baffo di goliardia con breve memoria
che nutre nei giorni d'inverno il corpo
ben ancorato a delle radici
alte fino allo stomaco degli angeli.


Intanto prigionieri

Perché una rivoluzione esista, bisogna essere uniti.
La regola a volte crea schiavi per chi la detta,
come un Vangelo laico fedele a un Cristo vivo,
camuffato da povero in pensione.
Ma fede sia il legame che tiene scudo al male
delle riflessioni virtuose che non riempiono la pancia
a molti asceti convinti che il vero Dio
abbia rate da pagare a banche ed estorsori.
 

Del male comune mezzo gaudio si canta
questo sommerso lamento del pio cuore
perché l'infamia di certi dogmi non abbia un porto
per ancorare altri diavoli di cui servire i figli.
Che questa libertà trionfi!
Tornate alla barriere fratelli e in silenzio
le acque del vostro spirito travolgano,
anche gli stipiti dell'Eden che c'è prigione!

Noi onda finalmente della marea umana
contro gli scogli di un potere oscuro,
che senza linfa del nostro rosso sangue
al verme porterebbe d'ogni suo erede ... gli ossi.

Perché la rivoluzione esista, si alzi pure il mare
di ogni sofferenza
e con grande orgoglio vada a meta
ove la patria del drago tema dei piccoli i sogni.
Uniti dunque in gioia e nella fame
per ritrovare certezze per questi nostri figli
nati non per stare alla deriva
d'un mondo che dovrebbe esser loro.

L'uomo senza ombra

a volte noi scivoliamo
sulle bande di matasse della vita
e c'imbrigliano in mezzo ai nodi
saturi delle corde umane strette al silenzio

certi giorni ci ubriachiamo con niente
pur di camminare senza inciampare sulla via
dove molti prima di noi hanno perduto i sensi
e qualcosa della verginità presa a partorire il primo

di notte ci stringiamo come orsi in tane
profonde cave della memoria_ dove resistere al freddo
e alle sferzate di ogni occasione perduta
inseguendo come dei disperati _ lontani sogni

a volte noi raccogliamo dall'asfalto le foglie
per farne mancanti trofei di gloria e d'un perduto tempo
che come un assassino si ritira
in mezzo ai vivi per poi segnarne i giorni

Tu dormi in un castello opposto al vento

Tu dormi in un castello opposto al vento
ed io amico mio, fisso il mondo che si specchia alla tua finestra,
mentre l'amore del giorno lecca il vetro con la luce
che spero t' illumini in tutti i tuoi attimi.
Torna sempre il sole sul battistrada della vita,
come l'alba brucia la carne al buio del sentiero
e alcuna rivoluzione ti sarà fatale,
se credi sia nutrita dai buoni raggi.
Tu dormi in un castello opposto al vento
ed io fratello, ti scaccio i corvi dal giardino di casa
perché non abbiano il canto facile nei giorni della fede
che ancor ti spinge verso battaglie con contro, i grandi.
L'amore ti regga forte il karma
in tutti i giorni del dentro spinto a sogni
su cui la morte brama col fetido potere
di toglierci i ricordi oscurando il mondo.
Tu dormi in un castello opposto al vento
mentre io libero il mondo dai fantasmi
che mi battagliano con leggi non sempre giuste,
passate da padre in figlio con orgia prepotenza.
Noi non paghiamo bastardi il dazio al male,
noi non abbiamo coscienza da vendere a tributo
e vigili cerchiamo la strada avanti
tra le radici parassite dell'edera.
Tu dormi in un castello opposto al vento,
ed io amico caro, battaglio i draghi
che infestano i campi e le città con la miasma
di chi si usa del popolo per campare.
Sorriderà un giorno quel campo d'arida speranza,
sul volto dei fragili che hanno smesso di lottare
e tu ed io avremo migliori giorni,
in cui brindare sereni al futuro.

I poeti vivono in un mondo migliore perché gelosamente custodito dalle loro pagine.


Non ho paura

Non armeggia più con follia, la mente,
la tua mente si svaga calpestando l'asfalto
ancora caldo dalle impronte dei battistrada
veloci a riportare le anime alle bilance dei loro negozi.
Guardi la sua vita in decadenza
quell'uomo ti offre oro per ritornare indietro
e senti il tic tac dei suoi giorni
che grattano le vie d'accesso al tuo cuore.
Alcuni si perdono nella notte, si vede,
alcuni ti fissano come se fossi uscito dal capello di un illusionista
molti ancora pensano tu abbia armi contro i loro mostri
ma sei li solo di passaggio, solo di passaggio.
Non armeggia più con la paura,
la tua mente ha confini più vasti, dove esplorare,
qualcosa che loro hanno per sempre perduto,
ma che tu conservi forte nei sogni.

Cancelli d'acqua

Mi perseguitava una sirena impaurita dalla riva,
del mio mondo mascolino senza fari apparenti verso cui navigare
e mi cercava nel corpo acque salate da cui nutrire,
la sua chimica di donna col corpo di zucchero.
Ho sempre vissuto nelle più grandi prigioni
con mostri e perimetri selezionati da frigide mura,
fisse satelliti nel mio rivoluzionario capo
che segue la scia della libertà ma senza bandiere.
Voleva essere salvata dalla tentazione di una terra
infausta per il suo respiro salato
e mi offriva un cielo velato da acque,
dove far navigare tutti i miei sogni.
Un giorno io partì senza girare il capo.
Mi lasciai alle spalle, porto, faro, casa e memoria,
per trovare uno spazio libero dalle catene
in un mare dove i marinai trovano per l'anima più alti tesori.

I poeti sono i custodi della memoria storica del proprio tempo.

Delei

Hai le gambe nude tesoro,
il tuo ego è nudo e quasi tremo,
le foglie sono sorde a questo vento dei sensi
che mi attraversa senza darsi pena del ferito
in cui la ferita sanguina ma per amore.
Hai il petto nudo tesoro,
perle di sudore incastonate e sulla tua pelle
bruciano i miei occhi,
come cannibali si bevono da ogni palpito, l'aria.

Dottore!
Dottore, la cura a quest'amore non l'ha trovata?
Dottore è una droga dentro il cervello
il morso del mostro che mi nutre di dubbi?

Hai liberato dall'inferno i diavoli
e ora danzi per loro in una orgia di fiamme,
sfiorando col rovo del desiderio queste labbra
rimaste senza parole, per diritto maggiore d'un bacio.


dark rooms

troviamo le risposte al buio e quando tutto tace
ci alziamo un palmo da terra verso l'alto
che ci tocca in un punto non proprio preciso della memoria
che smette di fotterti per pochi buoni ricordi

capiamo che nel cervello ci stanno tante storie come la nostra
e abbiamo infinite possibilità di scegliere le strade sbagliate
per sconfiggere la sofferenza sulla punta di lingua del diavolo
che si tiene le nostre anime strette per paura di peggiori fantasmi

ci accorciamo da soli le gonne delle colpe
perché il passo smetta di strisciare sulla via
e sentirci uomini non bestie di tanto in tanto
forti di potere amare qualcuno e qualcosa anche con i silenzi

Nessuno saprà

nessuno saprà mai le ore spese per cancellarti il passato
per togliere il fango delle scarpe dai pavimenti
dove ti bacia l'orma la memoria di una chimera
abulica di fantasie tridimensionali nutrite anche da altri fantasmi

e nessuno saprà quanti porti hai raggiunto in cerca del sogno
sbagliando sempre posto ed ora
sfidando la code delle tempeste col volto della morte
fisso cappio ai tuoi umani battiti

nessuno saprà dove s'erge il faro
col lume fisso per l'indomito audace
che sente nel cuore i pesi degli oceani
per un solo amore attraversati
spinto in vela dal grido dell'anima

nessuno saprà mai chi sei camminando per strada
quasi tu fossi identico alle moltitudini virtuali
a quelli che curano le loro nevrosi con un telecomando
che spesso s'inceppa appena tocchi il tasto dell'amore

Lupi in darsena

di notte si spostavano e con le ombre
musi al vento e passo in bocca al buio
la loro legione spingeva avanti in forza
il credo in leggende che a volte reggono i mostri
scendevano al porto sempre in branco
pacchetto di sigarette vuoto e ubriachi
la Luna bianca cercavano con l'iride attenta
la musa del loro dolore nella mente

allora vennero in branco per cercare la donna
armati fino ai denti e affamati di sangue
con le loro pistole fumanti tra le mani
vennero per uccidere chi li aveva sfidato

correvano impazziti saltando sui pontili
le tracce seguivano della preda
banditi con l'aura d'alcol per spingere le ombre
buon ministro per chi teme l'inferno

ma lei s'alzò da prua di una nave
lanciando loro un strillo di sfida
e a mani nude torse la fune al grembo
a serpe tra i seni di chi li ha allattati

bruciava l'aria ma cancellando i fumi
degli archi tesi sotto malvagie dita
e volavano come i corvi in stormo
pallottole montate sul sesso delle canne

di tutti solo uno aspettò a sparare
su quella madre che gli diede vita
perché sapeva del dolore il mostro
quando chi ami ti tesse i suoi inganni

morirono del branco tutti tranne uno
lo stesso che la donna guardava con fredda calma
il figlio dolce al cappio portò senza parole
e poi mirò ai suoi arti sfiniti dagli spasmi

vivano in collina prima del grande colpo
ora s'affrettano cibo sui fondali
che madre fissa col suo occhio caldo
quasi a ricordo della bella figlia

i lupi arrivano in darsena ubriachi
chiedendo alla Luna un po' comprensione
che madre sospirò nell'ultimo istante
appena il cappio si strinse bene intorno al collo


Noi poeti siamo diversi perché razionalmente inappetibili.


L'uomo che non voleva morire

Ho scaraventato l'ultima sigaretta nella bocca d'un vaso orfano di pianta,
ho spostato la sedia verso ovest per sorbire dal vetro il potere delle nuvole
rimaste a cavalcare l'aria come pirati di un mare lontano dal fumo
che m'entra nello stomaco come un cappio che spera di stringersi.

Sul tavolo sta scritta l'ultima romanza d'un candido poeta,
le mani sciolgono il calcare dei decenni dagli ingialliti fogli
e sul corpo del poema come una matassa si stende un sogno,
rimasto a riposare nell'opera di chi si è eretto con le parole.

Ho spinto in gola l'amaro col vino da un bicchiere che ha fatto storia,
fingendo di potere trovare la forza di credere nel semplice bisogno
di un uomo che per amare s'è fatto del cuore vele,
gettate poi dal porto dell'anima verso i chiari scogli.

Della città solo un morbo stretto in luci
che ci ingoia tutti come un caparbio male
e mentre stendo i piedi intorpiditi ancoro l'occhio
a un punto verso l'orizzonte che m'ama.

La costola d'acqua di Adamo

a volte cammino su una parete spinto dal vento
tu amico mio cerchi salvezza in un'ancora
che ti renda sicuro l'ormeggio al mare
spesso un infiltrato segreto nei nostri sogni

e resto capovolto al giudizio dell'uomo per anni
mentre tu avanzi in tempesta senza il sospetto
che non sia il vento a soffiare nella vela
ma una forza discreta che spesso parte dal cuore

ci incontreremo dopo la fuga in distanti mondi
senza prigioni o prigionieri in catena
per liberare dal fondo di sabbia il mare
e averlo come via impermeabile sotto il passo

ci sono vele dello spirito su oceani immensi d'aria
che affondano per non avere abbastanza idee
ma noi sappiamo che le nostre andranno lontano
perché alimentate da sforzi che vanno al di la dei battiti

Due metri sopra

in un bagaglio di sogni stipi te stesso
per emergenze solo una maglia di ricambio e un rasoio
ogni parte virile ha già spedito le sue lettere d'amore
a una primavera senza pioggia fitta e vento in faccia.

tu la amerai ma mai da codardo
forse la follia alimenterà all'infinito i ricordi
di quelli che spostano con la valigia solo le ossa
verso il Valhalla col petto sacro al verme

sarai poeta per i giorni tristi
cantante per quelli in cui riderà il sole
e mostrerai la forza solo al curioso
che poco saprà di te da una tomba

in un bagaglio di sogni solo una lunga giornata
passata a sfilare per quella città che più ti combatte
e quasi dall'etereo passo raccogli
la forma e il ricordo di chi hai amato

Man's medicine

La folla si spinge verso apici di città senza luce
quasi si potesse nascondere al destino degli infelici
e in mezzo, noi cerchiamo di spingerci verso il muro
di quei palazzi che smettono di soffocare sulla nostra bocca.
Abbiamo le armi incollate alla schiena
e ci difendiamo da quelli che ci rubano i sogni,
sempre cercando nel cuore nemico le risposte
al fremito e al dubbio che rosicchia la certezza d'ogni battito.

Ribelle

In una stanza di una qualunque città hanno imprigionato il ribelle.
Ha il cuore duro, si dice.
Ha ucciso parecchie guardie quando è fuggito,
con nulla addosso se non una pistola scarica
e sei agenti sui suoi passi.

Tutti lo ricordavano come un eroe,
Kid si era distinto in battaglie contro l'inferno
contro diavoli che rubavano ai poveri anche l'aria
si era distinto per aver difeso i fragili.
Il suo nome è rimasto nelle macchie scure sull'asfalto,
era il sangue di chi lo ha sfidato per rubargli il sole
dall'anima che lui voleva restasse pura,
nel suo e nel corpo degli altri indifesi.

In una stanza di una qualunque città hanno imprigionato il ribelle.
Qualcuno gridava, Al Bastardo!
Ma lui taceva da dietro il buco della piccola stanza,
immaginandosi libero e lontano dalla miseria degli uomini.

Un giorno sarebbe tornato in città, pensava,
se non l'avessero ucciso barbaramente prima,
sarebbe tornato in città e avrebbe avuto giustizia,
dai suoi carnefici così deboli da non affrontarlo.

Kid ascoltava il mare col cuore,
sapeva quante corsie libere avessero le città al buio
e ogni notte scappava chiudendo semplicemente gli occhi
che del ribelle avevano non solo la forza della rabbia ma anche la giustizia.


Aria

Ti sei scordata di me,
lasciandomi vagabondo in una città malata
che sperpera il suo tempo cercando nuovi talenti,
da esibire nudi,
sui cartelloni per platee ingorde di mostri
come a un circo.
La vita scriverà di noi libri curiosi
perché l'amore in fondo è un clown senza futuro
per quelli che pretendono ricchezza sul fondo di bottiglia
qualunque cosa essa contenesse.
Ti sei girata per poi sparire dentro un sogno,
mentre in casa il sole giocava a dama,
tra le tazze di caffè vuote
e l'ombra del mio ego che cercava l'alibi del dopo sbornia,
appetibile alleata solo dei fantasmi.
Ti sei scordata di me?
Ora apri gli occhi.
In ogni riflesso di città c'è il mio passo
che segue inconsapevolmente il tuo cuore
e dai suoi battiti mi scrivo il nuovo giorno
così da farti mia per sempre come l'aria.

Poe's revenge

Un corvo passa in volo sopra i campi bruciati,
dall'altalena dell'vento si libera nell'oltre il cielo
e mentre tutto gira sotto la sua piuma corta,
qualcosa spinge il cuore nell'alta nube.

Soldati, noi in fuga ma senza scarpe,
coi piedi sanguinanti sulla strada
orientata all'ovest dell'occhio scuro
che il pennuto tiene acceso sui mortali.

Delle catene agli arti, solo i segni,
un grande dolore dentro come una benzina
che ci difende con la stessa forza con cui ci arde
nell'io bastonato da ogni sottile sentimento.

Noi re ma ossi bianchi per i corvi
già liberi dal carico anticipo di morte
che mira alle lucide insegne della strada
con l'ingordigia con cui fissa la caramella un bambino.

A volte tremiamo di paura ma è umano
servire al ginocchio tremendo della sorte
che piega ogni tanto i suoi figli
al crudo della falce con affamata lama.

Un corvo passa in volo e noi sappiamo
che tutto rende effimero il mortale
dal suo balbettio d'amore ai grandi scontri
contro quell'altro in se già pronto per la sfida.


Marinai a caccia di sogni

La nostra pelle non è azzurra
e non resiste al tempo e alle ferite,
ma porta avanti i segni di tutti gli artigli
d'un mostro che prima di farci male fuori ci distrugge dentro.

Possiamo volare ma solo con la mente,
sempre in fuga da certe chimere prigioni
che annullano i passi verso la meta,
nascosta nell'antro di un piccolo sogno.

I nostri occhi sposano bene la luce
come il monogramma sulla camicia d'un uomo
che s'immagina collaudatore di qualche lontano pianeta,
nato per calmarne le inquietudini.

La nostra pelle non è azzurra
ma noi siamo certi di quei voli
che intercettano gli albatri sopra le onde
battagliate da marinai a caccia di qualche straordinario tesoro.


Uomini separati dai secondi

Uomini separati dai secondi.
Fermo immagine di un supermercato fuori orario
gente innamorata dei propri sogni
noi due estranei al banco della frutta.

Ci siamo conosciuti, forse, in un lontano allora.
Ci conosceremo, forse, distanti dalle stesse abitudini.
Adesso, oggi, ora, l'amore è nascosto sui ripiani dei biscotti,
sorte volesse lo schianto l'uno tra l braccia dell'altra.

Ma il tempo ignora ciò che vuole il cuore
e tutto resta solo un sogno dentro altri sogni
mentre la vita fugge dal supermercato, dalla città e dai rumori
fino al silenzio, dove ciò che ha inizio perde tutte le paure.


Sorgente

Non portarti mai una sua fotografia per i lunghi viaggi.
Lei sarà lì ad aspettarti dietro la porta,
con la candela accesa e il volto assonnato,
silente come le statue delle madonne che recano conforto al pioniere.

Non chiudere mai una porta per pretendere che sia per sempre,
per sempre albergherà nel cuor tuo solo il silenzio,
e come tutti i viaggiatori alla scoperta del proprio io, non potrai nasconderti,
dagli sbagli e dall'ideale che ti ha sempre retto la via.

Frontiere aperte

L'anima non ha porte
né barriere
né catene.
Noi abbiamo abbastanza ossessioni per ferirla,
per tentarla,
per spingerla in un umano inferno.

Noi non siamo uccelli,
non voliamo in pace nell'universo azzurro
sebbene il cuore sia satellite a qualche sperduto pianeta
in cerca dei nostri ideali per sopravvivere.

Le nostre ombre non sono lupi,
ci rincorrono al buio per allontanare la paura,
dal vetro del bar, dove ponderi sulla felicità e sul male,
quasi sempre in agguato come la pioggia, per chi non ha l'ombrello.

La morte si sa, non è perfetta,
non porta ai mondi della luce, la nostra carne,
ma ci ruba ai sogni che siamo ancora freschi
per sbatterci in fondo alla gola di un verme di terra, solitario.

 Le pietre non piangono per i nostri nomi,
nemmeno ricordano l'amore per cui abbiamo lottato
ma resistono come i battiti dell'uomo, alla tempesta
che forse porta avanti più che i nostri ricordi,
le speranze.

Siamo quelli che vedono con gli occhi dentro

E' una città piccola e piena di ombre.
Siamo sempre seduti su una panchina che guarda al lampione,
come a un gigante incatenato cui resta solo la luce per difendersi,
da ogni cane che l'annusa per liberare la propria natura.

Siamo quelli che vedono con gli occhi dentro,
non lavoriamo mai in coppia
e in mezzo al buio trasciniamo gli orli di una fede
che sa di dover tacere per non soccombere ai mostri.

Conosciamo da quanto tempo e a quale prezzo si vendono chimere,
ogni fiamma accesa in città sappiamo quale anima la porta
e quando qualcuno smette di nutrirsi con l'amore della'altra, corriamo
verso quei cuori i cui occhi dentro cercano nuove luci.

ascesa

separato dal cemento e confuso
come una lenta lumaca verso i pianeti distanti
cerco un poema d'amore in vita aliena
meno complicata di una ascesa all'Eden

uso gli occhi per infrangere le barriere del cielo
un lampo di luce in cui chiudere il cuore
che trasporterà un superstite verso una lontana terra
pronta ad ascoltargli i battiti

per non morire ti lascio la mia anima
un deposito cauzionale per migliori superstiti
che non avranno che memorie dai pezzi di quest'uomo
vissuto per bruciare per ogni suo ideale

Il trionfo

È come l'ultimo minuto
ti sembra una interminabile apnea
appeso a mille idee senza alcuna radice
che ti sollevi a mezz'aria oltre i dolori.
Anche una città così grande come la tua,
ha i suoi limiti,
ignora i figli innamorati di luna già dalle fasce
e molti fuggiranno verso lo spazio aperto, un giorno,
come un branco di lupi in cerca di una propria Luna.

E' come l'ultimo bacio sulla bocca dell'amante,
il tuo ego guerriero cede e nella disfatta guarda,
il campo degli ideali feriti
che alzano le mani al cielo senza dare voce al male dentro.
Qualcuno incolla ogni giorno etichette made in Cina
il timbro di una libertà che si consuma coi sogni
che non tutti i modelli di velivoli riescono a raggiungere,
questione di componenti diceva mio padre,
ci sono pezzi che solo dio fabbrica ma pochi li distribuiscono.

E' come essersi salvati salvando un altro,
da se stesso,
sa un male
o dalla miseria
e mentre torni a casa non ascolti che i tuoi passi,
tu sai che il trionfo nella vita è silente ... come l'amore.

Molo d'aria

Io parlo al silenzio per non farmi mordere dai ricordi,
per non imbestialirmi nella solitudine di una città senza guardie
per non cedere al volere di morte di cui ignoro la compagnia
tra le camere vuote, dove al posto di certi cari, ora c'è il buio.
Ogni tanto vibro come la corda di uno strumento,
ignorando il poco talento in cerca di voce
che vuole lasciare al mondo le proprie imperfezioni
anche loro in fuga da una certa umana, miseria.
Io parlo ai deboli,
ai fragili,
parlo di vita che si consuma per cattiva materia
ma conosco come molte speranze
elevino la cattiva materia a grandi e forti voli
Io parlo al silenzio perché mi ascolta
e mi lenisce le ferite mortali,
dopo i combattimenti con le ansie,
chimere capaci di mettere in subbuglio il certo ...
Ogni tanto resto sull'orlo di me stesso per guardare il mondo,
capisco quanto sia difficile volare contro vento e contro mode
e mi butto a braccia aperte sul molo d'aria
quasi volando sulle ali dei miei sogni.

Verso il sole

I poeti sono fragili.
Salvano il mondo dalla disperazione
e operano a cuore aperto la Luna,
per mantenere in vita le promesse degli innamorati.

I poeti sono destinati a perdere contro il destino,
naufragare dentro un atomo di miseria
che attraversa come un sottomarino le fondamenta umane,
in tutte le sue stagioni e cicli.

I poeti rubano alla morte il tempo
e si cibano di briciole di immortalità dal pane amore,
quasi soffrissero la dipartita delle ossa,
verso l'inferno senza nuvole e senz'ali.

I poeti amano e muoiono amando,
come soldati devoti a una sola bandiera
e prima di chiudere per sempre gli occhi
lanciano la propria anima verso il sole
per illuminare la casa col cuore nei raggi.


L'ultima volta agosto

L'ultima volta agosto la terra ardeva,
gli uomini camminavano incompiuti verso il loro destino
e noi cercavamo nella pioggia avvenire la pace,
sul troppo silenzio che ci spaccava le meningi.

Eravamo soldati per gli dei consumati da leggi.
Eravamo eroi ma senza regole di combattimento.
Eravamo fratelli di una bandiera sporca di sangue.
Eravamo amanti ma dalla parte sbagliata della trincea.

L'ultima volta agosto lo schianto dell'ala a terra,
la verginità del Paradiso solo un marchio di fuoco
e nel lobo temporale fissa come palo, un'ossessione,
provare quelle stranezze umane chiamate emozioni.

Oggi Ottobre e il cielo piange.
Piange i suoi figli caduti in mezzo ad Agosto
oggi ancora la pioggia cancella del nostro passo, l'ombra
ma gli angeli sotto la pioggia il buio lo consumano, amandosi.


Due

Due voci,
due anime,
due diavoli,
due occhi nella nebbia,
siamo due battiti senza più aria.

Due soldati nella trincea,
due bandiere nell'implacabile vento,
due ali strappate al cielo,
due estranei in mezzo all'inferno,
due note in cerca di melodia.

E' una città senza prigioni
qualunque strada cerchi il tuo passo
ha un limite di ideale
che resta nella tua testa
alieno.

E' così la legge di ogni amore
strapparti dai cardini del cuore ogni regola
per scaraventarti sull'asfalto
come un maledetto che ha rinnegato in qualche modo
i suoi sogni.

Due farfalle senza tempo,
due rive senza un ponte,
due fogli senza penna,
due labbra senza voci,
siamo una sola canzone.

Non ci sono recinti per il coraggio

Amico mio non avere paura.
Apparteniamo al genere di uomini che devono combattere
per salvarsi
e noi dobbiamo abbandonare queste metafore cittadine
per placcare la sete dell'anima
quella per cui non bastano le piogge.

Amico mio,
noi siamo semplicemente diversi,
quei diversi cui sparano contro per paura
la paura che la gente ha dei nostri sogni.

Noi abbiamo ideali!

Noi cerchiamo sempre di dare tutto!

Noi non temiamo i fantasmi
né le loro lunghe ombre
sul viale stretto della vita.

Amico noi non abbandoniamo per amore.
Non rinneghiamo la sorte se c'è contro.
Andiamo sempre avanti nel dolore fino a una meta,
pagata col sudore dei sacrifici.
Amico mio non avere paura.

Non ci sono recinti per i nostri cuori
E qualunque fosse l'arma del dolore
che spari pure le sue pallottole
sappiamo diventare più forti col male dentro.

Io non so amare

io non so amare
no
io non so amare come tutti vorrebbero che amassi
inciampo troppo facilmente nella vita
per dare spazio un po' come dovrei - al gran silenzio

io non so amare come sta scritto o per vincere la sorte
mi piace offendere il destino tagliando ogni suo nodo
così alla lotta tra i cuori resista la promessa
di un patto tra lupi in mezzo a fuochi

io non so amare per dire dell'incendio
le favole blasonate dal falso in recita a platea
quasi l'attore volesse superare la parte
come se dell'amore noi non cogliessimo spesso solo sbagli

io so amare come un longevo fiume
che scorre nel cuor dell'altro senza pesare catena
e nutro le terre dell'anima con chiaro specchio
quasi ci si nutra l'uno con l'altra queste carni

Cadere

Possiamo ucciderci a vicenda con le parole,
con le pistole
con i pugnali.
Possiamo persino divorarci le idee dai palmi
pieni di semi per una terra afflitta dalla pioggia
delle nostre lacrime.

In ogni città gli angeli che cadono dall'Eden si domandano ,
qual è la verità,
e allora il loro cadere diventa dolore
in un mondo che vive di dolore i suoi minuti,
pubblicizzati come martiri sullo schermo
che piano,
piano ti assorbe,
come una chimera.

Una volta eravamo tutti angeli,
oggi siamo pallottole impazzite senza mira
che volavano,
volavano spaventate verso l'apice del cielo
in cerca di un ideale
che potesse disarmare dagli incubi.

Possiamo essere liberi
se stretti
se uniti
se vicini.
Possiamo tirare giù le nuvole
per camminarci sopra
e lasciare guarire queste ali,
ancora pesanti dal taglio in carne,
del cielo.


Chicago Blues

noi ci scopriamo le carni ferite solo dopo l'amore
e diventiamo verdi come foglie per abbracciarci meglio
in una danza di suoni sottili
e di respiri l'uno sul sudore dell'altra

forse abbiamo dimenticato nelle nostre radici le visioni
i giorni di tormento finiti con un calendario strappato
a una parete rimasta macchiata di polvere
come un triste saluto di qualcuno che non ritornerà

perché tutto ciò che regge nella miseria la vita
è l'ideale
e questo mi fa sentire bene anche nelle ore di tristezza
in fondo è come una forte pioggia sul vetro
che non l'assorbe ma ne ascolta fino nelle carni
i dolori

L'inferno con gli occhi degli angeli

Mia madre ha sempre impastato lacrime con chimere,
fino a seppellirsi dentro una ragione spesso sbagliata,
dove io crescevo mi diceva lei, con troppi sogni,
gli stessi che lei aveva lasciato morire dentro.
Ho sepolto la verginità con piccoli trionfi,
lasciando ardere per amore, solo pezzi di carne,
mentre dentro cercavo anch'io il mio sogno
come mia madre deportata al confine, dalla follia.
Sono diventato poeta con gli anni.
Ho smesso di giudicare le pillole d'amaro, dal loro colore,
sono diventato un dipendente cronico di falsa attesa
per non misurare i giorni della mia vita col Diavolo
che troppo ha inghiottito dagli occhi di più grandi visionari.

Oggi mi travesto da viaggiatore alieno, un vero professionista,
uno che ti sfiora la spalla, uno come tanti,
e peccato non si possa sentire ad alto volume, il mio cuore
perché potrebbe resuscitare il mondo col suo battito.

Mia madre ha sempre cercato nei libri, l'amore senza condizioni,
ha cercato l'illusione in una realtà senza alberi di Natale,
senza pezzi di cioccolato nelle ciambelle di pasticceria,
e senza Principi Azzurri che le corrano incontro.
Oggi, io sono ancora lì a fissarla,
come se il mio tempo non fosse che un filo legato ai suoi sogni
e spero ancora di vederla resuscitare,
con l'alba che ogni giorno vince da sempre il buio.

L'ultima amante

Ogni tanto mi spingo fino al confine della città,
ogni tanto raccolgo pezzi di musa da un pedone distratto
e cerco un fremito dalla sua carne presa a morire,
per conservarne in memoria di un antico amore, i ricordi.

La mia amante è una sorta di ombra in cenere sfuggita alle luci,
la compri con un pacchetto si sigarette al bar sotto casa
e ti sembra che la felicità non costi molto
fino a quando lei non t'arriva amara come dopo il sesso, nei polmoni.

Ogni tanto mi vedo nei tuoi occhi e mi sento perduto,
come i fantasmi degenerati da un amore assente
e fingo di d'aderire a qualche false idea,
come se le idee non potessero bruciare coi sogni.

Morti silenti

Le bugie del silenzio sono rotaie del quotidiano,
ti perforano i timpani per attraversarti
e sembri un soldato in cerca di un impero senza spada,
nato solo perché tu lo possa difendere.
La tua terra è una bandiera sotto vento,
ha lasciato in te bei ricordi ma anche dure condanne
e tu la visiti con l'occhio che cerca l'ombra
non operata dall'evoluzione degli anni.

Le bugie del silenzio fanno rumore nel capo
si nascondono dentro la tua mente,
in attesa dell'ultimo giorno o del 'ultima alba,
prima di poter spegnere le loro voci.
La tua anima ha una sola patria ed è il cielo,
lontano dalle ruvide catene delle carni
che tremano per loro violente fantasie,
quasi non fosse giustificata in terra, la sopravvivenza.

onda anomala

un giorno il vento mangerà dall'asfalto
i passi pesanti di troppe mancate avventure
e questo ardere diventerà una porta
per gli spiriti venuti a migrare da altre dimensioni

tu ed io saremo chiusi in un bozzolo
appeso nella vetrina di un venditore di cose strane
e la gente ci toccherà la muta
per percepire il legame simbiotico tra i nostri corpi

un giorno il mondo tramerà contro le guerre
ma l'odio si chiuderà in una dura conchiglia
che piccoli invertebrati spingeranno oltre l'oceano
di cose deformi sfuggite ai nostri giudizi

tu ed io fuggiremo dai nostri simili indossando scafandri
in attesa dell'onda anomala che spazzerà il dolore
dall'ego vestito a ballo per un bel sogno
che si mescolerà ogni tanto alle folle di qualche buon fantasma

un giorno piangeremo dentro bicchieri per far bere il futuro
spaventato non dall'attacco alieno ma dal deserto nell'anima
lo stesso che sfugge dalla rima di ogni canzone
di rado cantata dalla voce d'innamorati

tu ed io dondoleremo come crisalidi
in salita verso pianeti senza deficienza immunitaria
per conoscere il vero senso dell'amore
quello che a volte uccide in cambio di tutto

Restare vivo per amore

ho chiuso il cuore in una busta bianca con fiori secchi
ha trattenuto il respiro per un po'- poi è morto sopra un petalo di rosa
che ha perso il colore brillante e il suo profumo
mentre tu ti nascondevi in sogno dalla follia della mia mente

ti ho telefonato col cellulare spento in una notte di pioggia
sapevo di trovarti in casa senza altri pensieri
e ho appoggiato il mio respiro al tuo orecchio
così lontano dal mio restare vivo per amore

ho immaginato una crepa nel tempo per afferrarti la mano
e trasportarti sul vento senza il peso delle parole
mentre la pioggia cadeva
cadeva matta
sui nostri fragili corpi
ammanettati per esigenze di desiderio a qualche nuvola

ho chiuso il cuore in una busta bianca con fiori secchi
gli ho strappato la lingua per non sentirlo lamentare
così mentre passano i giorni non sento più il vuoto
ma resto come un passero muto in attesa di te e con l'ala spezzata

Houckappur

E' una città affollata di uomini sparsi come foglie sull'asfalto
ed io la abito come un fantasma
che si nasconde dal proprio cuore
per guarirsi dalle illusioni
col semplice vivere senza apnea,
buttando dentro col respiro tutti i colpi della sorte
che ha già i miei attimi.

Sono un perfetto idiota che si consuma di banalità per non morire di sogni,
galleggio nella giornata
come una boa spinta dalle mani non sempre buone del vento,
e non mi voglio dare spiegazioni alle battaglie perse
quando combatto da sempre una guerra,
contro mostri che ho già fatto morire all'infinito nella mia mente.

E' una città affollata da invasati di credo,
da attori con il biglietto di qualche lotteria in tasca
e mi sento un emarginato che lotta contro qualcosa che non esiste
perché nella mia testa gli alieni sono già sbarcati.

Amico mio stiamo correndo ma non su una vera strada,
non saprei, dove finirà questo nostro cercare,
probabilmente fanno falò di poeti per riscaldare l'Inferno,
i diavoli cui vendiamo per non morire di fame, i poemi.

Fosse musica, non resterebbe il dolore.

Non ho mai incontrato poeti felici,
di quelli che non hanno il cuore spaccato
e ferite con cicatrici così bianche
da farle sembrare navi aliene in assenza di gravità.

Sono in ascolto di certi sussurri del pianeta,
in fondo l'alba perde il suo sonno
quando senti il tuo sesso pulsare
in attesa di mani che scaraventino lontano i suoi spasmi.

In fondo siamo tutti allergici all'incompiuto,
detestiamo la fatalità al punto da passare per sconfitti
contro quelle battaglie che richiedono non forze ma urgenze
condivise con le banalità di mostri in maschera.

Non ho mai incontrato l'amore oltre la morte,
ho sempre camminato tra le polveri del ricordo
di uomini con spalle poetiche più grandi
cui rimangono solo ossa, come bandiere per un famelico idolatra.

Ho sempre condiviso il corpo con il dolore,
per non stringere patti col Diavolo in definitiva migliori
perché da buon masochista ho preferito la lotta,
contro i piani della sorte che non fossero concepiti dai miei battiti.


Danzperipetuum

non potrai avere sempre il controllo sulle cose
lo pensi mentre esci dal liquido amniotico dei sogni
per sbattere la faccia contro il muro dell'alba
macchiato dai corpi di altri caduti contro

non puoi chiedere scusa alla vita per averla vissuta
a modo tuo e con regole spesso sbagliate
cercando di uscire dal dolore entrando in un altro
come se il male e non il cielo curasse all'infinito i tuoi occhi

potrai chiedere perdono al vuoto per non averlo voluto abitare
per non avere ceduto con passo nelle fitte tele di ragno
troppo obeso di solitudini incompatibili con la speranza
di poter mandare tutto a fan culo solo per migliorare i tuoi giorni

 non potrai abusare all'infinito della fortuna
dovrai per forza cedere anche al delirio del non senso
come ogni comun mortale che non capisce come o quando pronunciare
la parola amore troppe volte spesa coi silenzi

forse imparerai a ballare sul tavolo dell'invisibile certezza
per essere il solo protagonista della tua storia con qualcuno
mentre la pioggia cadrà sullo stomaco delle città senza pedoni
per farti volare sull'acqua come un fiore che sboccia in attesa del sole

transgenico

credo nel senso incompiuto della vita
nelle promesse mai mantenute e negli sbagli
seguo la scia del peccato per non cedere al silenzio
quando mi beve da dentro la mente

non traghetto mai nessuno coi miei buoni propositi
dall'altra parte del fiume chiamato destino
ma nuoto controcorrente nella marea umana
perseguitata da un male a volte incurabile

non prego alcuno e non per sembrare più forte
ma amo con tutte le forze vedere resuscitare l'alba
stringo i denti cercando di non soffocare l'occhio
con la bugia di illusi confini

credo nella perseveranza del passo tra il filo spinato
nelle cicatrici che guariscono con l'ideale
e m'alzo tra gli edifici di cemento più alti
come uno shuttle spinto dal potere della vita

qualcuno non mi nota affatto
qualcun altro mi odia
molti mi amano seppur senza parole
perché in fondo amarsi non è che un passarsi l'uno all'altra
i respiri


monstrous woman

mai sazio e incompleto
io ti evoco
in disputa con gli altri condannati ai tuoi favori
sempre in attesa di migliore sorte
per questa dispettosa carcassa

in questo ritardo di generazioni
 ancora ti sogno
come se fossi un balsamo sulle mie reali ferite
che accelerano il mio incontro con Satana
per certi peccatucci
 beninteso mortali

ancora sinistre le chimeriche profezie
malato loro credono io sia di illusioni
ma io so dal male
 che t'ha rapita
a questo
che ora stringe solo il buio

io ti amerò
con colpa d'innocenza
sebbene non abbia peso nell'aprire prigioni
o nell'aprire il lucchetto di quelle ferree catene
per portarti dagli Inferi
al mio Paradiso


Datzweek

Il mio Dio ha il DNA modificato per microchip,
separa le acque dai fondali per il suo ologramma
e stringe in calendari astrologici i pianeti,
perché non ci sia mai la sfortuna nel suo segno zodiacale.

A volte si mette la mia maschera sul volto,
finge di grattarsi la barba irritata
e dello stropiccio della mia vita ride,
disegnando con le rughe dell'espressione nuovi mondi.

A volte lui impartirà piccoli miracoli
e moltiplicherà il prezzo della benzina per il pane,
poi vestito da clown s'inabisserà in un corpo
che si trascinerà sulle strade in attesa del grande profeta.

Il mio Dio piange ai film d'amore,
usa metodi tradizionali per concepire un figlio
e quando si mette in contatto con gli alieni manda mail
usando la rete wireless dell'Eden.

Tantra di città

riempio il cuore con tutto il vuoto di febbraio
un uomo si rade davanti allo specchio della ventura
nemmeno una lacrima dai suoi occhi
inghiottiti dalla bassa frequenza delle cose

la cornice di vita ha bordi con curve
per fare scivolare la morte nella sua corsa
è una pioggia che sfida col sesso il gelo
impotente re tra i miei battiti

è quasi un perdono accettare il silenzio
forse la carne fugge il peccato durante l'assenza
che riempie di vita soltanto i polmoni
mentre la mente guarisce dalla tragedia mortale

misuro i passi col desiderio di sesso
sento il piacere
lo seguo
fino al portone di un'idea
vorrei spogliarla di tutti i suoi dubbi
la puttana
mi trascina in un corridoio senza una luce

e perso
capisco d'avere sempre avvicinato dei fantasmi
solo per togliere dall'acceleratore del mondo il dolore
col piede ogni tanto sul freno del ricordo
che mi ha masturbato meglio d'una nuova chimera
capisco il mio vuoto
e scendo dallo scheletro dell'attesa
come un elefante in corsa sopra un cavo elettrico
impermeabile alla pioggia di fulmini

bloccato per sempre in una bolla di perseveranza
come un estimatore di bellezza senza icone
che gira in casa con un estintore per il proprio ego
spesso come un falò nello specchio degli innamorati


Critzperick

La neve non ha involucro,
s'appoggia al tuo spirito per possederti,
poi aspetta una primavera che ti faccia sentire giovane,
per tornare a cadere sulle zone intorno alla tempia.

L'inverno diventa sangue e il sangue, una lunga lettera,
sicuramente pesante di anni di solitudine
che a volte ha una maschera di conforto,
spesso, troppo spesso sulla fiamma degli occhi.
Vivi al ventesimo piano dell'autostima,
in un palazzo di una città con alberi succhia cemento,
dove la donna è un cartello pubblicitario per alieni
venuti a rubare dalla razza umana,le risorse.

E scivoli come tutti sullo strato di ghiaccio sopra l'asfalto,
ospite di un delirio comune che non si diverte
alla vista da fiaba di un mondo
che solo al pazzo sembra una cosa lieta.

La neve non ha involucro ma volti,
dei molti che t'attraversano la vita velocemente,
vestiti dall'irritabilità del momento
che toglie loro dall'occasione la gioia.

E resisti al muro bianco con i tuoi sogni,
mentre la città t'assorbe dal suo fumo
perché diventando leggero il cuore sopporta
qualunque morte non riesca a cancellare l'amore.

L'uncino di Pan

Barrette di cioccolato sul cellulare lenito solo da uno spiffero d'aria,
fogli di cenere mannara strizzano l'occhiolino al pavimento
malato di tempo e dei passi che perpetuano un male,
d'orme sature solo di poche decisioni.
Il cielo di notte è una collana di perle,
dove affondare gli occhi per dimenticare la stanchezza
e le ore di sonno perdute fissando il buio
cercando di imprimere altri mondi.

Un mozzicone di sigaretta nel vaso di plastica con resti di fiori,
le foglie congelate sono il best seller dell'inverno
e solo il bianco della decadenza storpia le tempie del mortale
insignito di una immortalità senza gloria.
In un angolo dell'ego sospira un'ombra
si siede come un poeta a contemplare il letargo,
dei frammenti di polvere con ricami assurdi
che sfidano i principi della fisica quando raggiungono le idee.

E ti senti un fossile tecnologicamente sicuro
col bavaglio sulle tue ideologie liberali
che valgono meno di tutte le barrette della dispensa,
dove il tempo è salvezza solo se di domo pack la confezione.

Blue Bayou ondeggia ma il resto è immobile,
un fermo immagine che evoca solo frammenti di qualcosa
e dentro s'innalza non per la bellezza ma per gli artigli, il ricordo
mentre lo spiffero d'aria si butta a sfida nei tuoi occhi,
sic transit gloria mundi.

Piatti con decorazioni floreali in mani al futuro re delle chimere.

Sebbene io non possa amare altro che il cielo
non solo per il colore ben definito dal mare,
fisso con piacere certo d'avere come vezzo il nulla, dei piatti floreali
che mi ricordano nei momenti freddi dell'anno, la Primavera.
In tale perfetta simbiosi la clessidra decapitato il secondo,
spinge un altro granello come una giostra delle montagne russe,
mentre sulla tavola scarna di colori grida una povera tovaglia,
certa di aver vissuto per la sua gloria, momenti migliori.

Il passo è predestinato così il respiro s'adatta alla sua prigione,
ogni piccolo impero fa sentire l'uomo capace di opera immensa
che la natura tramuterà in informi statue senza sonno,
una specie di riunione ma nella morte, di tanti mai divenuti immortali.

Al tatto la porcellana ha lunga memoria,
s'adatta col corpo al fragile compromesso del dominio,
mentre le mani oziano lungo i ricami dei bordi,
come vivaci amanti che viziano il corpo di un dormiente.

Questa sensibile attrazione rende parte d'oscuro più chiara,
momento dove forze impossibili s'attraggono cercando paragone
che in natura reca offesa all'universo
ma che governa con miglior spirito in altre sedi.

Sebbene non sia giusto rendere al futile, cordiale momento,
il fiore d'innaturale vita invita al meditare il buon Poeta,
perché gli sia leggera sul capo preso ai sogni,
quell'irreale corona in dote dalle chimere.

Con altro sangue su un altro pianeta

Cara, osserva bene ogni stella prima di chiudere gli occhi,
manda il tuo desiderio verso il mio lontano pianeta,
prima che il sonno butti giù le porte del cuore
col suo carretto senza gingilli e buio.
Se non dovessi risponderti accendi una luce
sul comodino consumato dall'appoggio dei palmi
dove ho scritto una stretta sebbene muta
con carezze invisibili al tuo conscio.

Cara,
ti sarò alieno per mille reincarnazioni felici,
un cane all'angolo del tramonto delle speranze,
in cerca di un padrone più fido e sicuro
che sappia quanto amore alloggia pesino in una bestia.
E mi spoglierò del corpo per esserti sogno perfetto
durante i pleniluni prigioni per mannari
capaci di cantare a Luna il poema d'amore
ch'io rammendo per te da quando sono in vita.

Cara,
il tempo e il tic tac fatale non ferma i mondi
che splendono oscuri per chi cerca una strada,
diversa dalla cattiva scadenza del mortale,
con poche fantasie sul vivere senza un corpo.
Legate a te le mani d'un essere diverso
con sangue misto cosmo per giovani pianeti
che vogliono scivolare nel fiume d'una vena,
per provare nel corso d'infinito ,
l'alieno palpito di un amore.

Come una statua con due cicatrici

Era rimasto in piedi per tenere testa all'inverno.
Un po' come noi ma senza l'allarme della parola,
qualche amore è destinato a tacere
oppure a gridare i suoi ricordi come una statua nei parchi.
Così questo cuore ha finto per ingegno
di reggere ai giorni di gelo e neve stringendo i denti
perché il rumore di troppi sogni da sempre dolore
più forte del testare a gennaio la propria resistenza.

In un qualsiasi tempo la storia ti trasforma
e persino un bravo imbecille può diventare eroe
mi dici a cosa serve tenere alto il capo
quando l'amore ha sbalzi d'umore come le gestanti?

A quel cuore non badava più alcuno
come una statua senza un defibrillatore
urtando il podio dell'umanità che lo ignorava
ahimè tacendo lui si era spezzato ma senza perder cocci.

Il vuoto bello oggi mira a dare sfilata
sebbene senza ammorbidire col passo il marciapiede
ecco il me in mezzo ai tanti altri,
con due ferite, silenzio e solitudine, a merce del tedio.

Neo - Medioevo col gelo nella spiritualità quotidiana.

In una città proletaria, il cellulare compone poemi alla donna.
Migliaia di spiriti intorno, si sfibrano come matasse annodate
in cerca di un pilastro d'ego con profondi principi
cui ancorare il proprio destino.
Da una valle di promesse i clandestini varcano la soglia
ed è un profondo esodo verso la pace
con occhi pieni di lacrime rovesciate nelle barche,
obese di animi sfollati da un lontano Inferno.

Una mano scrive veloce pigiando insensibili tasti
è un amore ma senza corde vocali il nostro
e il duetto si conclude come un coito precoce
dove il sesso insoddisfatto non lascia alcuna traccia.
Siamo ancora segnati dal pomo della discordia
un peso da sempre trascinato con il respiro
e mi domando ma alla fine il Paradiso ha un qualche colore?
Mi rispondo da solo puntando sulla massa che tira avanti
come un branco di manzi al macello.

Anche la pausa notturna per le chimere è proletaria
ogni sogno che tenta di oltrepassare lo standard diventa tormento
che gira in una giostra per diavoli ma con dentro i criceti
di tutti quegli urli che trovato il sonno, perdono voce.


Le viole sanguinano quando sono perfette

Lei dorme in un sospiro d'alba.
Ho gli occhi vagoni senza rotaie lanciai dal ponte dei sogni
e nella brocca del buio, solo un'immensa voragine,
dove i viaggiatori si lanciano dalle loro locomotive senza sonno.
Da una parete all'altra, mille chilometri di ricordi
il passo è strozzato sul letto informe
anche lui prigioniero dell'assenza di tempo
che prevarica qualunque altra idea.
Le viole sanguinano quando sono perfette,
tengono in pugno l'inverno nel suo vecchio capotto,
mi sembra di averle sfiorate dal ponte e nella caduta,
mentre il mondo si sbarazzava di me in meno perfetti universi.

Lei dorme cullata dal mio respiro.
Non ha forma l'amore nemmeno tra chi si capisce.
Ci leghiamo spesso a boe fragili e poco profonde senza paura
di dovere sbattere contro gli scogli nei temporali.
In tutte le stanze ogni lampada sul soffitto pare un faro,
viaggio spesso nei corridoi per ascoltare l'assenza
dei suoi piccoli passi che cantano quando toccano le piastrelle,
quasi fosse un repertorio musicale il suo ma senza note o spartiti.

Le viole sanguinano sebbene non per amore.
Hanno pulsazioni diverse da altre dimensioni
e noi ci concediamo fragili al loro colorato tormento,
quasi l'inverno fluisse coraggiosamente in entrambi,
come il sangue di sconosciuti pianeti rimasti nella loro memoria.


Terre di Marte

Nel letto di seduzione dell'ombra.
un solo pensiero.
Tu.
Ci sono migliori droghe sul mercato.
ma alcuna come un poema
che narcotizza il tempo.
immobilizza la svastica delle lancette,
ferme su obiettivi determinanti
ma non per i miei sogni.


In fuga da fermo

mi hanno dimesso ieri
sotto la pioggia con la mia follia
a ripassare l'ordine dei farmaci
che non avrebbero più compromesso
la disposizione del diavolo sulle poltrone della mente
più soffici dei gendarmi di legno
poco ospitali con gli ospiti della casa

ti abbiamo curato
la sbornia d'amore
e i satelliti fantasma
dove spesso occultavi i cadaveri
di quei poemi che non hanno mai sverginato
il cuore delle muse

ci dispiace
non è questo il sistema
per liberarti
dal quotidiano
ma vedi
poeta
ti sei suicidato troppe volte
per un'idea
del passato
i morti
 poeta
tengono sul petto le pietre
e tu devi capire
che l'alba potrebbe salvarti dai diavoli
che ti visitano col buio


mi hanno dimesso
è quasi inverno
sento la pioggia camminarmi sulla pelle
nell'intimo una goccia tocca la vena
vorrei fosse la bocca della donna a svegliarmi
dal piccolo mondo antico
dove alzo fortezze
contro i miei nemici naturali
che vengono da un mondo di incubi e paura
la paura ti passa -
mi dissero
_ con le pastiglie
invece la paura è rimasta
come una fitta matassa
da dove sbucano ragni
col loro fallo velenoso
che uccide qualunque insetto
abbia succhiato dall'uomo il sangue

cammino con la pioggia ascoltando i vampiri
dietro quelle sbarre di carne legate all'osso
immaginando una dea aracnide sulla mia schiena
disposta a succhiarmi dal sangue le rime
e la pioggia mi drena dal capo ogni tossina
mondo sto arrivando finalmente al capolinea
con le mie compresse fabbricate per alienare il dolore
ma non contro il suicidio
dei mostri che in me hanno alzato legioni capaci
di colonizzare la terra
anch'essa pronta a diventare una pillola
contro i ragni dal fallo gigante
che tramano nelle fitte matasse contro i poeti

adesso sei guarito
la pioggia guarisce da certi mali
che entrano nel tuo immaginario come una droga
oppure come una donne di cui desideri solo possederne la carne

mi hanno dimesso ieri
il mondo s'è capovolto
è tutto una fitta matassa con qualche cadavere
ed io sento in lontananza il ragno recitare triste
- Oh Poeta perché sei tu Poeta?

Ho cannibalizzato la donna

Le ho tenuto stretta la vita e le ho detto:
Donna! Donna mangiami!
Divorami questo essere dentro che si dibatte nella gabbia
infestata dai tremiti e dai brividi di carne.
Lei mi guardava sonnecchiante
le guancie rigate dallo stropiccio ancora vivo dei sogni
dove forse le pesavo come una pietra
gettata nel lago della sua esistenza da un destino mostro.

Il suo occhio mi sbirciava il nudo d'anima.
Io avevo un serpente attorcigliato sul cuore
e ogni palpito del suo seno contro il mio torace era un blues,
affamato di mani e di sensi presi a divorarsi.
Era diventata lei stessa una dolcissima belva,
nutrita forse dal fuoco tra i nostri corpi divisi,
macchine col pieno di sogni e al volante paure
congestionate nel bulbo fisso dell'occhio.

Mi ha mostrato cosa significa morire per amore,
come diventa assassina l'attesa quando ti divora
e sotto la lama dei suoi baci ho capito
che aveva cannibalizzato persino i miei respiri
addentando dal torace il cuore.

L'ho guardata negli occhi e le ho detto:
Donna! Donna mangiami!
Togli le forze alla ragione e portami via
dal mondo della speranza come carta da ardere
dove chi c'è chi vive cercando solo un sogno.

E lei mi avvolse con le sue spire incantate,
come una fragile betulla cede al vento
e ogni cosa in me divenne calma,
dove l'apnea fa tesoro di forze per già esperti cannibali.


educato a bruciare

a volte prima di dormire parlo con la morte
lei mi ascolta in silenzio quasi capisse di più da ogni parola
e sembro un pazzo che a luci spente fa conversazione col buio
più confortevole della piega di piume nei cuscini
non dormo per recuperare dai sogni la gioia
ho imparato a conservare le forze per i giorni infelici
quelli che ti fanno sembrare uno zombi in cerca di una droga
che possa eliminare dal genio del dna l'oblio
sono stato educato a bruciare come un sempiterno fuoco
io più degli altri affetto da un'esistenza ordinaria
scandita da perfide lancette che si prostituiscono con i secondi
dentro un timpano di vetro che grida ogni tanto le ore

a volte prima di dormire penso all'amore
il vuoto intorno diventa un imbuto di burro per i pensieri
che scivolano fino al punto di non ritorno del sogno
e implodo sull'asse del desiderio come uno spettacolare pianeta

sono stato educato a bruciare perché diverso
perché non debba mai risparmiarmi la fatica di farlo credere alla gente
così conformata a una maschera di ipocrisia
laureata all'università dei perfezionisti

e credo a volte di cercare me stesso nel buio
o la giusta dose di forza per alimentarmi con l'ombra
più idonea al credo innocente
meno brava a domare il fuoco nei battiti

Blues per John Doe

Avevano buttato tutti i cuori rotti in un sacco
pronto per Crematoria,
un forno gigantesco appena fuori città
con camini alti come diavoli.
Lì sarebbero bruciate tutte le nostre gelosie
e i nostri perdoni,
tutte le nostre lacrime senza spettatore,
le nostre solitudini drogate da qualche bugia,
fidanzata spesso con il mal di stomaco.

I nostri corpi camminavano vuoti
cercando il senso all'involucro sul fardello del verme
solo i nostri occhi percepivano dei messaggi dai silenzi
anche loro scalfiti da vecchie orme di gioia.
Eravamo come cannibali
l'uno con le mani dentro il petto dell'altra,
ci strappavamo col sangue sulle dita il respiro
non più fatto d'aria ma di parole.

Il bel male

La mort

Ci spingeremo sottoterra come lingue di legno ma senza linfa,
per baciarci con ossi dall'epifisi umida passata in lingua di verme,
quasi impassibili a un futuro fermo sul giorno qualunque del calendario,
come nastri vergini in attesa di essere registrati.

Ci strofineremo la pelle bianca appena fantasmi,
contro i muri della prigione senza molestia autunnale,
quasi il potere logoro della pioggia fosse esausto
sulla nostra carcassa consumata dall'assenza.
E nel mondo felice nessuno piangerà gli amanti,
solo poche candele senza fuoco a fissare cieche,
mantelle di marmo dove salterà il corvo,
prima di cedere per ragioni mortali al boia.

Il bel male sarà unica certezza,
non più il rimpianto dei lunghi inverni a sognare
col corpo all'infinito nell'amaro oblio
che mescolerà l'amore agli ossi -
in fondo amarsi è non cedere a morte nemmeno chiusi gli occhi?


A volte siamo soli e ci sentiamo come dei condannati a un eterno silenzio ma quando fissiamo per un po' il blu, ci liberiamo dal peso mortale e basta un attimo per ricaricare il cuore di qualcosa che alcun nemico potrebbe portarci via.


Schiplet

ci siamo stretti tutti alla speranza promessa di un unico uomo
posti invisibili in stazioni dove passano solo nostalgiche follate
mentre qualcuno dietro un sipario di circostanze ci cronometrava
fermando l'abulia di attimi vissuti per oniriche ossessioni

poi ci hanno messi tutti in un teatro con posti numerati
si recitava come dispensa per i peccati da un altoparlante umano
mentre un presentatore da circo improvvisava un numero paranormale
indovinando dalla postura dei capi i nostri nomi

ci hanno etichettati prima di confezionarci in scatole di Prozac
con lunghi tubi virtuali ci assorbivano i sogni
per scrivere le loro sceneggiature buone per l'Oscar
che avrebbe ricordato anche le comparse durate la premiazione

sconfino

all'alba il ricordo d'un bel sogno è una droga
entra pesante nel tuo petto ancora supino
la sua bocca sottile t'assorbe dal fiato l'amaro poi irrompe
nello strato profondo dove ti sei barricato dalle tensioni

la luce ti cucina sul suo lungo spiedo
hai una malformazione d'amore che ti rende immune
al sollecito di presenza che droga tutte le albe dell'umanità
pompata con masochismo dalle pubblicità subliminali

hai solo la scia di elementari pensieri da seguire
una fune di fumo per l'occhio ancora nella nebbia
cannibale muso di una belva nel buio
che tasta con la sua umida lingua le tue emozioni

al prego in ascolto solo un paio di logori lacci
il bianco dell'innocenza ha fatto troppe strade
e pare un dio consumato quella scarpa
dove ti chiudi prima di combattere per un altro giorno


sin

Questi muri, sai, fanno passare il vento,
l'inverno con qualche vecchio artiglio impotente
e respirano dai polmoni del mio silenzio tutti i ricordi
che mi hanno reso impermeabile al loro sesso di gomma.
Hai me. Ma tu ascolti solo la pioggia
assuefatta ai neri ombrelli dell'abitudine
e qualcosa della fredda goccia m'oltrepassa,
come una lama fredda divora col taglio i papiri.
La casa mi assorbe l'immaginario
e tu diventi una cosa immensa nel piccolo universo reale,
m'illumini sebbene senza colpa
che amore spinge a liberarsi.
Questi muri, sai, hanno un appetito tosto d'ossessioni.
Divorano dalle parole non dette,
l'attesa,
questi muri mi cementano al pensiero del tuo corpo
quasi lui potesse liberarmi da peggiori fantasmi.
Ma la casa,
le abitudini,
le pareti,
sono dei mostri.
Degli alieni che trovano l'Eden nel loro ospite
e sebbene posseduto da verità avverse, io lotto,
con ogni orgasmo poetico per cui vive la fibra.

Questi muri, sai, hanno occhi sul futuro,
mordono dal buco dell'ozono le stelle
e quando sentono di non volere altri confini tornano a casa,
per fare da perimetro a tutti quei sogni che nutri.
  

Dipendo da molte chimere

dipendo da molte chimere
ogni giorno
ogni attimo
ogni respiro
cerco il mio posto in mezzo al cuore del nulla
come un navigante che toglie al mondo sconosciuto
 i veli

ho ucciso molti sogni
dopo aver commesso crimini ancor più assurdi
ho contemplato la mia opera di bene
da una fortezza di malinconia
come un monaco privo di ricchezze donate al mondo

perché è dura
navigare in mezzo alle nebbie
giurare fedeltà a scogli oceanici
sul fondale del cielo
che ti fissano come monoliti alieni
chiedendoti una preghiera per spezzare la loro monotonia


dipendo dal sesso
dall'alcol
e dalle donne
come un razzo dal combustibile nel serbatoio
che ovunque lui sia lanciato
conta gli astri
e loro dipendono da quest'mio occhio per diventare poema

dipendo dalla mancanza
più che dall'avere
mi sento felice solo nel castigo
di quelle mie azioni senza testimoni
dove per procurare un bene ho dato pena

mi fa lustro solo l'ombra
sorella dei mostri dal cuor d'oro
perché amministra certe bellezze non a vanto della luce
fissa sull'obbedienza del vanto umano per gli altrui occhi

non mi pento di tale rifugio
infine ben si conserva il sincero dai tacchi del mondo
e alcuna offesa fa precipitare lo spirito sul fondale
di inferni del quotidiano con mostri dalle parvenze gentili

fuggirò per sempre
ovunque
e lontano
dal punto che più m'attira i passi
né la sua gravità smuoverà l'inerzia
unica difesa di chi per amore cade


Feux grotesque

Pareti con specchi in un forno senza luce
tra le mille strade con nebbiosa meta,
la fuga mi conosce come un disperso
di una serie televisiva con soldati
che hanno perduto la loro guerra
e preferiscono morire in nuove battaglie,
piuttosto che compiangersi come cani lontani dall'osso.

Non si sono mai spogliate per me Fortuna e Gloria,
ho sempre massacrato il mio tempo con le condanne
dei sogni bruciati in un immenso fuoco,
solo per tastare con gli occhi l'orizzonte, in cerca d'altri segni.

So chi sono ma non so, dove andrò e per quanto,
è un entrare ed uscire dai tunnel dell'oscurità,
pilastri fissi come asse di pianeti immaginari
che da dentro proiettano un punto fisso da inseguire.

Tu che mi conosci ricordami tenace,
sulla via della penombra con bestie in maschera,
con puttane travestite angeli
e con la misericordia alla merce del mercante cattivo.

Sarò ancora da qualche parte per nutrire l'immaginario
di un amore banale e con lunga scadenza,
nella mente e nel cuore capace di espiare alle proprie follie
nutrendo dai resti di un poeta i propri fuochi.

Faustopia

mi nego alla terra col passo sull'orlo di caduta
ogni giorno dopo il caffè che mi medica le assenze
di cose credute perdute in posto senza ritorno
dove solo l'amore apre le finestre liberarsi gli occhi

gli anni si svuotano in un volo per ultracorpi
mi sento un alieno che vibra di qualche parola
nel silenzio dell'universo in espansione
sul rigo di lettere con la frizione rotta e senza freno

un lupo sano gira a largo da qualunque cadavere
mi diceva mia madre mentre apprendevo che la crociata
contro il male costa sempre all'uomo i suoi sogni
e lei andava a fondo pur tenendo in alto il mio ego

diventando grande ho lottato verificando
che i mulini a vento non fossero né draghi sterili né mostri
dopo mi sono seduto sulla pietra di una vecchia memoria
per ascoltarla parlare da una finestra nascosta nel cuore

ho smesso di marciare nel nome d'altri
ho smesso di amare nello sconforto
mi sono offerto semplicemente alla vita
godendo ogni giorno di quello che lei sa dare

eroe & musa

streghe create dal buio dove la musa aspetta il suo eroe
i giorni sul calendario congelato dalla bora del tempo
che ha imparato a guidare le macchine veloci
in mezzo alla città popolata dal brivido di qualche poeta

sfida all'ultimo dolore questo tormento
che musa combatte per liberare l'amore
dalle grinfie di tutte le abitudini
assorbite come un veleno dalla poesia

Devi liberarmi Poeta!
grida la musa dalla tetra prigione
del sottomarino di carne senza motori
fermo sul fondale del petto

ma il Poeta si pugnalò per disperazione nel cuore
voleva dimenticare il ritornello di quei ricordi
dove la donna gli sorrideva da una cuspide d'osso
prima di avvolgerlo finalmente e per sempre tra le sue braccia

Nocturnus

ero abitato dalle larve d'una mela senz'albero
insediate nella vegetazione dell'ego come fantasmi
e mi coprivano le cime dell'essere come foglie
con denti addestrati alle polpe dell'anima

tu guardavi come il tempo mi picchiava le corde
quasi cercando una sonorità musicale dal corpo
aspettavi uscissi da quella pelle tagliata dai vizi
di un verme preso nel bozzolo per diventare farfalla

soffocavo il capo del vento sottosopra appeso
per ondeggiare mi sfioravi i piedi non più a terra
e mi pulivi le ali con le mani di miele
per tenermi per sempre incollato ai tuoi battiti

il mio capo aveva ingoiato la città con i suoi deliri
ero un piccolo mostro riproduttore in cerca di pace
che portava sulle sue ali giganti una falena
quando le larve dentro smettevano di rosicchiarmi l'osso

la luna era diventata una lattea spuma
che pareva bollisse per noi senza un coperchio
gridava "Attente farfalle ai Rospi!"
le nostra fuga notturna divenne un banchetto per rane

Teatro 1898

Il tempo ha inventato posto con troppi segreti.
Ha un preso un uomo a caso e l'ha gettato nel gioco,
sincronizzato con un'industria svizzera di orologi,
fissi con la lancetta sull'ora della morte come un boia.

Il prigioniero ha imparato che le regole sono false
che la storia del suo passato è un navigatore confuso
così quando sbatte come una pallina nel flipper di fantasmi
si rende conto che la sua libertà è una scimmia addestrata.

Il tempo ha corrotto tutti gli ispettori comprese fortuna e speranza
e per evitare qualunque compromesso ha dato all'uomo i sogni
per imbottirlo della droga dell'impotenza o desiderio di chimere,
sfinirlo in punto d'arrivo.

Rimbalza nel teatro 1898 come una biglia pazza,
l'ossessione lo spinge a giocarsi tutto,
"Una puntata ancora!" prega ad alta voce,
pensando col sacrificio di meritarsi i premi.

Ma il vento toglie dalla strada ogni orma,
fino al gigante distributore che macina il secondo,
dove la morte conta il numero di ossi
come biglie in deposito in una scatola di certezze.

Prin iubire orbim

in fila
auto scure come ombre
un circo di fumi senza clown
qualche anima impaziente che impreca
verso un diavolo col volto del vicino

io freno sulla foglia d'asfalto che frigge
ho le mani calde sul volante di gomma
mi pare di sentire frenando il tuo corpo
che beve con i litri di pioggia caduta
anche i miei respiri

in città girano liberi solo i pensieri
abbiamo le briglie alle caviglie contro il volo
e uso l'immaginario come ogni altro perdente
in questo duplice omicidio d'ogni mia certezza

sei in tutto quello che vedo
eppure manchi
manchi a questo furto di chimere
beffardi gabbiani senza onda
che m'inonda l'anima di sale
e nemmeno questo spegne il tuo fuoco
che arde un paese di scogli umani
che sentono il mare fin nelle ossa

in fila
un film muto
qualche girandola di luce
l'odore di banane fritte allontana le nari
persone compatte solo nel credo sentono la mia presenza
e insieme ti cerchiamo
quasi fossi un fiore
su questi alberi di anidride e petroli
tra questi cespugli di impronte di scarpa
in mezzo ai mazzi di lettere con radici di vetro
che non succhiano linfa dal suolo ma dalle diete
di gioia
di romanticismo
diete di poesia

crescono fiumi giocattolo sui tetti
dove tu sei l'antenna
e mi domando
non vedi?
non mi vedi come alimento la vita
di questa speranza che ti lucida
gli occhi ogni mattina?

Regge all'uomo

Quanti uomini piangono le loro sconfitte
e quanti eroi sopravvivono alle loro vittorie?
Siamo così inevitabilmente lontani
dal mollare le redini della gloria.
Le preoccupazioni tornano sempre a casa,
hai sempre un faro come un solitario,
così puoi tagliere i fili del telefono
e ascoltare solo il mere nei battiti.
Non sappiamo, è vero, inginocchiarci,
ma feriti sentiamo come tutti il dolore,
oh amico mio sai è vero,
è vero che l'alba brucia sulle ferite può della paura
più dello sparo del nemico nella schiena.
Sai qual è il problema?
Il problema che sappiamo solo stare in piedi
anche per sentire la frusta del vento,
quasi servisse lui a liberarci dal demone
di quella cosa del tempo chiamata usura.

Siamo fermi sulla strada
è un continente felice ogni ideale
non possono spaccare con le pietre gli spiriti
nessuno potrebbe meglio di noi accogliere il buio.

Regge all'uomo ogn'imperfetta speranza
perché si tramanda il sogno come una canzone
ed è forte ascoltarla quando milioni di chilometri lontani,
da voci che come noi nella tempesta o nelle polveri
non si piegano.

educazione di un ribelle

sei sopra il pezzo d'osso
un fragile uomo
tessuto con sangue
alle carni e alla parola
più fragile di uno qualunque
dei tuoi sogni
che ti saranno certezza
nelle molte battaglie
 

Born Tomorrow
Nato domani

ogni piccolo uomo come me si aspetta qualcosa
dalle sue battaglie e dalle sue sconfitte
ogni piccolo uomo come me non vuole la conta dei ricordi
come regalo per quello che ha vissuto

ci sono lettere che devono essere scritte
e madri a cui nutrire l'orgoglio
fratelli a cui insegnare la vita
perché non resti solo ai sogni

e dobbiamo pagare tagliando
alla cosa che ci da speranza
che tiene lontano il piede
dal servigio dei precipizi

ogni piccolo uomo come me lascia qualcosa
in frammenti di parole destinate al vento
che spingerà a fare battere il cuore
di questo inquietante ospedale di pazzi


immortale seggio

l'attimo muore
dimenticato forse per una collana di perle
clonate da ostriche con vagine di sabbia
dove ci torturiamo in assenza d'amore le mani
così strappiamo i frutti
d'ogni segreta speranza
che clona se può la fede
che ogni tanto emerge dal buio

l'uomo muore
illegalmente spiazzato da una pietra
che si traveste da documentato notaio
quasi si viva per lasciare a uno scalpello
le ali
in fondo volare ha solo bisogno di spazio
non importa se poi sottoterra
ci sia una vera abbondanza di luoghi
da esplorare
col vuoto sull'osso

ma l'amore non muore
si siede quieto sopra una panca
per seguire l'ondeggiare del salice
che malgrado tutto s'ancora con radici
alle rive dolci del lago
sopravvissuto al bene e al male
che hanno unito i destini
di molti rimasti in ricordo
ma senza la musica d'una parola

I'm the secret

quanti fiumi senza riva
quante domande senza risposta
quante prove senza vittoria
ecco quello che sono
sono un altro giorno senza una parola
un lungo e triste silenzio
che mi ha fatto dimenticare i nomi
di tutti i fantasmi tumulati per onore

guardo
dietro la porta di piccole gioie
che non sanno nemmeno chi sono
o dove sto andando
guardo
l'uomo nello specchio senza fondo
che pratica la fede per un ideale
spesso sfuggito ai sogni

quante montagne senza vetta
quanto buio senza stelle
quanti temporali senza pioggia
quanto spazio senza verde
ecco quello che sono

sono un altro dinamitardo in affitto alla sorte
un buffo estromesso dal paradiso della fortuna
uno che all'amore ha dato e da tutto
per provare la caduta ma non la sconfitta
e le leggi

quanti fiumi senza un dove
quante rive dove mai arrivare
quanto cielo senza nemmeno un volo
ecco quello che sono

ecco quello che sono
un mare dentro il mare
di un grande sogno

Padre orgoglio

In alto è la strada ma l'occhio
trova piacere nella foresta di chiodi
posti per togliere alle gomme la corsa
e all'uomo le sue chimere.

E' spreco di tempo cercare altrove,
diceva mio padre allora,
la strada ragazzo, è in un posto non molto lontano
dalle tue certezze e dai tuoi battiti.

Mio padre oggi dirige un autosalone di Mustang in Paradiso,
ha una piccola pietra di marmo azzurro sopra la testa
da li ascolta il suo blues preferito e senza stagione,
non soffre più la pena, le sconfitte, non teme più i fantasmi.

Cammino da solo senza concedermi alla gioia,
come un uomo che ha paura a volte del proprio riflesso
e non capisco bene a cosa serva la pace,
quando maledico il silenzio che mi abita troppo da anni.

Sono un padre e non penso migliore del mio.
Ho scritto canzoni per tanti con un sogno nelle tasche,
ma a mio figlio dedico il vivere di questi respiri,
quasi sicuro di aver trovato tra le tante chimere la via.

Adesso mio padre vede il cielo con i miei occhi,
camminiamo insieme sulla stessa strada di ombre
e quando ascolto un blues trattengo il respiro,
e sento la canzone quasi con la sua anima.

Onde senz'acqua

Quanti imperi caduti ha visto il vento?
Quanto orgoglio decimato dall'infrangersi dell'osso?
Quante volontà coronate dalla gloria ha fatto da pasto ai vermi?
Quanti amori sprecati per una sola guerra?

Onde senz'acqua il vivere di vanto,
per uno spirito nato dalla terra
che bene impasta gli ossi ai rimasti sogni,
l'unica gloria a servire la volontà mortale.

Lepre mangia leone

Se dovessi mai fare credere all'amore di essere debole allora mi mordano pure tutte le fauci dei predatori perché la carne è debole e ancora più debole è il mio cuore.
Ma di quello che voglio fare credere solo in poca parte è vero perché la miseria della carne è tale che non voglio concederle tutta l'importanza del mio essere. Io sono altro.
Io sono poco di tutto e nulla di qualcosa di vera importanza. Io dell'amore non mi fido. Non credo nell'eterno e nemmeno nella bugia del siamo nati per stare insieme fino alla fine. Io credo nelle forme di comprensione incluse quelle del sesso e dei giochi mentali che eliminano per un po' gli appetiti dei vermi sempre in stand by nella tasca di un cappotto di seta, largo sulle maniche.
Io credo nell'opera e non nelle promesse o nei falsi giuramenti sul fuoco della vena che ancor recita l'orgasmo.
Credo nella poesia del tempo perché sono figlio delle stagioni e non delle circostanze; rinasco con ogni primavera per competere con i miei desideri ma solo per delineare bene i limiti che mi hanno a volte forzato a desistere dal combattere per una causa giusta.
Mio padre è il caos e mia madre una fragile creatura piena di sogni. Ma entrambi hanno generato un figlio che non ha bisogno di denunciare il Diavolo perché offre l'Inferno ai peccatori perché né Il Diavolo né Dio, si piegano alle miserie umane con l'intento di crescere la propria potenza, loro sono già forti e noi semplicemente lottiamo per qualcosa d'infima importanza in confronto all'universo.
Non vendo magia e nemmeno al banco dei pegni mi presento con qualche tesoro. La mia anima vale meno di un frutto sull'ultimo ramo dell'albero.
Però riesco a eludere le promesse dell'eternità con quello che sono: un altro figlio della turbolenza celeste che cammina libero ovunque ci sia un sogno per cui lottare.

Da domani le poesie si vendono

Una piccola vetrina ma senza luci.
Vendono un poeta con ogni accessorio
è stato battezzato con acque benedette,
dall'ultimo profeta sotto copertura.
Non ride mai, è serio,
nella sua corazza di pensieri,
addomestica con gli occhi stalloni per rima,
giovane impulsiva da troppo vergine.

Da un tempo, poeti in vendita ovunque,
come rari animali da compagnia
non morde, scrive sul cartello che tengono sul petto
sebbene usino i loro denti per mordere i fogli.

L'uomo del latte

Sento il freddo dice la fiamma di candela all'uomo,
seduto sul gradino di casa con la porta socchiusa,
sulle dimensione meno tristi dei suoi ricordi,
cucinati con il mistero della donna che gli rammenda la mente.

Non conosco la vita, egli parla, conosco solo le miserie,
la caccia al fantasma dei debiti e il pianto,
la fame in deposito a fortuna,
io conosco qualcosa dell'amore ma non letto dai libri.

Signora anche tu sei sola!
Hai la gonna corta ma gli anni avanti.
I tuoi occhi cercano di ardere ma senza fuoco,
signora apri la porta perché voglio entrare!

Lei lo ascolta incerta,
si muove sul pavimento appena frollando impronte
ondeggia coi fianchi il fragile corpo,
non certa di piacergli.

Il dolore consuma, sussurra lui dietro la porta,
non insegna la cura ai malcapitati
ma dal tuo profumo anche il cuore rinviene
dal morso del tempo tiranno.

Spegni le candele e apri la porta!
Sposta le sedie dal corridoio per farmi entrare
e lascia al sesso la danza dei corpi
ti prego, ruba a questo fuoco in gola il respiro.

Necunoscutul

Ho visto porte invisibili con chiavi incollate nelle serrature
e gente che le attraversava composta,
file di disperati col peso dell'orgoglio legato ai passi
molto spesso lenti e ancorati all'ego.

Ci siamo tenuti per mano fino alla riva,
della città dove si può governare col cuore
e lì i nostri spiriti siamesi si sono perduti,
per una prova d'orgasmo con il nuovo.

Qualcosa ci ha resi immuni al desiderio,
ha bruciato ogni colore dal video della mente,
dove l'immaginario è rimasto obeso di sogni,
ma troppo leggeri per poter andare in onda.

Abitiamo un pianeta che ci crede alieni
e come forme diverse di vita cerchiamo di dare,
una nuova impronta alla storia umana,
che possa unire i cogiti di molti in uno solo.

Potremmo imparare ad amarci
ritrovando un manuale più pratico della vita
e tenere stretto il momento,
alle sane abitudini del reale.

Lei governa i venti

ogni lei tanto sorride dalla terza fila e vai all'Inferno
ti sembra di scivolarci senza nemmeno fare l'amore
ma ai pugni dei suoi amici la tua faccia si adegua
come un materasso bilancia due innamorati corpi

a sedici anni lei ti ha fatto morire
per due labbra appena sfiorate con un bisbiglio
dire ti amo è stato come bruciare un po' in ogni cellula
che portava solo a lei i tuoi respiri

vorrei tu fossi un vampiro
ti chiedeva prima di mostrarti i piccoli seni
lei dentro un'auto con il freno a mano nella schiena
lei e un contatore nascosto nel sesso per la vertigine

una pallottola ha seicento venti profili
viaggia ossessa come una stella in picchiata
verso la tua tempia appoggiata al suo petto
per sentirla un'ultima volta respirare

poi sei partito
senza nemmeno accorgerti del dolore
solo un fragile sussurro senza parola
come un filo d'emozione spezzato dai tremiti

poi sei partito
senza arrivederci
senza domani
mentre lei gridava dal finestrino
alle ombre che non hanno il compito di rianimare
né l'amore
né la sua condanna

seicento chilometri l'ora
verso l'alto
senza nemmeno aver desiderato di volare
senza nemmeno aver mai usato le ali

..

ogni tanto lei gira con fiore
per i consumati viali del cimitero
ascoltando gli occhi degli angeli prigionieri in pietra
come i suoi dolci momenti congelati in pochi ricordi

resta un ginocchio per ore a fissare il nulla
lei parla al vuoto di ragazzi finiti in prigione
e spera che il suo adorato vampiro ritorni
un giorno prima che lei si nasconda in un angelo
sotto un'altra pietra
in un altro ricordo
che una pallottola sfiorerà per sfracellarsi
a seicentoventi chilometri l'ora


Origine

ho tanti respiri
e forme diverse di intelletto
mi innamoro e mi disinnamoro
per procreare una parte migliore di me
senza distruggere nulla dei miei istinti

mi creo dal nulla
e al nulla ritorno
dopo aver compreso
che nutrire il cuore di monotonia
e come darsi alle fiamme senza usare accendini

ho tanti respiri
tante forme di me
che nemmeno conosco

a volte mi mostro agli altri
senza una maschera
dei tanti respiri mi ricordo solo il primo
gli altri andranno persi per qualcosa senza nome
in un cammino con meta
l'origine


Combabaià

sono orfano di molti misteri
non placo la miseria dell'osso col resto d'idee
nemmeno con le distorsioni della mente dove sogno
senza una vero passaporto per l'avventura

credo nel peso del corpo mescolato alla terra
ai ciuffi d'erba in bocca ai leoni sotterrati da un unico verme
al gusto amaro delle lacrime rimaste nel ricordo
Titanic che affonderà con il mio corpo in molte radici

il gallo mostra il sangue in mano di una vecchia
qualcuno mi mescola alle stregonerie del vecchio mondo
l'amore ha un legame più vicino ai morti
perché loro più dei vivi propensi ad ascoltare

da tempo sogno di possedere con l'immaginario
la strega che ha nel suo stomaco il mio cuore
come un amuleto devoto alla sua bellezza
piccola prigione
da dove gridano ogni tanto i miei battiti

Please not

Tu m'incasini il respiro, ragazza,
fai spazio nella mia mente per le tue cose,
appoggi le pantofole rosa dove tengo i respiri,
fingendo un ordine di sicuro non mio.
Hai messo il tuo intimo nei miei cassetti,
pensando a un noi al futuro,
per una questione non di sesso ma mentale
tu mi logori il caos.

Ma lo sai vero?
Lo sai che nella mia mente ci abita solo il silenzio,
le poche depravazioni di un uomo
e qualche piccola costanza?
Lo sai vero?
Che ho fatto tesoro di tutte le donne passate,
giurando di non amarne alcuna,
come potrei amare quella che mai potrò possedere!


Ragazza io non sto in fila per l'Eden,
non mi interessano né la gloria né l'eterno,
lasciami libero se vuoi legarmi
altrimenti comprati un canarino in gabbia.
Io ho bisogno di perdermi per capire chi sono.
Voglio sentire la pioggia e il vento in faccia
o fare a pugni con tutti i diavoli del mio cuore
perciò toglimi queste manette dai polsi
e libera la mia stanza dal miracolo!
Sono in libertà vigilata.
Una volta ho ucciso un uomo
che pensavo mi fosse fratello
oggi lui mangia la terra dai miei passi
mentre io non capisco quale posto possa darmi la pace
se pace esiste per uno che non a mai visto la sua anima.

Ma lo sai vero?
Che il Diavolo deve fare paura!
Lo sai vero?
Che l'innocenza fa tornare l'appetito agli insani
e la preda la voglia di caccia.
Sono di un altro pianeta e diverso
quanto basta per non lasciarti fare di me il tuo giocattolo
per i giorni di pioggia in cui conterai gli inverni
vuoti di un vero e grande amore.

Io sono già sulla lista di un qualche ricordo.
Di passaggio sempre senza molti vantaggi
sui migliori della categoria "Attori"
in un film girato su buie strade
tutte con troppi lampioni e pisce di cane
e con avvoltoi alle prese di corrente
che i cameraman forzano per ricaricarsi di crack.
Ragazza scegliti uno che farà parte della storia,
che sa ancora mendicare favori dal cielo
e prega in cambio della buonanotte,
una dea scostumata ma coi coglioni.
Trovati uno col cervello per le vetrine,
lucide e invitanti come un inferno nascosto,
dove nuotano le pesciole non più vergini
o quelle innamorate prematuramente di un idiota.
Io sono un assassino di speranze,
un canto senza bridge e senza ritornello,
per me la donna è un fulmine ma senza corda
a cui restar legato per tutti i giorni.

Quello che immagini ti avrei scritto

nei film tutto finisce bene o male
non ci sono pause lunghe decenni
nemmeno fuochi sempre accesi e senza legna
dove concepire dalle fiamme un ricordo

penzoli semplicemente dal presente
come una scimmia ammaestrata alle stesse abitudini
combinate con cocktail del quotidiano
più di te sempre a digiuno di chimera

ad un certo punto prendi un treno
verso un punto dove i binari non hanno raccordi
dove le stazioni prevedono un unico viaggiatore
con un cellulare che ha la batteria a dio connessa

il tuo viaggio dura pochi secondi
il vecchio cuore ha perso la sua scommessa
e ti spingi con forza su un altro treno
stravolta diretto verso una buca due metri per due

così le parole cadono in un sacco di seta
dove le loro verità non interessano più ad alcuno
solo poche immagini al semaforo dei restanti
che dovrebbero resuscitare un palpito non più del cuore

Arrestate le orchidee!

Arrestate le orchidee!
Grida una vecchia donna con la vestaglia aperta
uscita sul balcone di casa per mostrare i bigodini
e i piedi ancora immersi in montagne di schiume
care al suo corpo vicino a peggior nemico.

Per strada una marea di volti
camminano ipnotizzati da altro
solo la morte la guarda
sorridente.

Arrestate le orchidee!
Rubano i nostri anni migliori
e sono sempre in vantaggio sull'impotenza
della carne!
Io riconosco al piacere solo il ricordo,
guardatemi! e si mostra nuda a gennaio
Io compio il salto per amore.
Lei cade in strada.
Lo sceriffo dichiara la sua morte per suicidio.

E' colpa delle orchidee! grida qualcuno.
E se così fosse, dice lui, che importa?
A chi importa cosa facessero i fiori di male
a questa matta?

Arrestate le orchidee!
la voce di Morte avanza in mezzo agli altri
fino ad entrare in testa all'uomo

Lo sceriffo coprì la morta con la sua vestaglia
poi corse in casa per uscire sul balcone
dove un vaso mostrava i suoi cocci
e due orchidee ancora bianche assassinate da un bigodino.


Con le sue mani

una donna mi guarda dal soffitto dell'immaginazione
ho paura di toccarla tant'è leggera
e quando la fisso mi sembra di fissare il cielo
pronto a cadermi addosso con le sue luci

lei sta lì
sul mio orizzonte di pareti bianche
guarda verso la porta di casa con la chiave nella serratura
per farmi capire che un giorno potrebbe bussare
con le sue mani dolci
con le sue mani
potrebbe varcare il tempo
anche lui a spiarci dal pianerottolo di casa
come un vicino affezionato alle mie cose

una donna
mi chiama da un'altra galassia con il suo fuoco
accorcia le distanze con le sue nude fiamme
e mi mette in bocca un po' del veleno della speranza
che va giù per la gola dove m'accendo di altri mali

lei sta lì
chiara come la fonte d'un fiume
e per il mio desiderio si trasforma
nelle pareti bianche del salotto
che perde ogni forma nei miei occhi

una donna
mi lega con lettere mai scritte a un ricordo
per poi trascinarmi su tutte le strade della memoria
sempre nascoste da cose alte e buie
che sembriamo noi ma senza corpi
in un giorno qualunque per chi è già morto

lei sta lì
e siamo due stelle in opposti universi
che aspettano per unirsi un big bang
o semplicemente un buco nero
dove finire o re iniziare dopo questo travaglio
la vita

Caccia di poeti

il giro di lama con la scure sull'aria
è una battuta di rock per acuti talenti
note commisurate alla bravura dell'udito
in fondo superman ha lasciato sul pianeta la sua prole

mi rialzo
il vento cerca di togliermi dal costato la terra
ho mille funzioni combinate a una durata elementare
che dovrebbero salvare l'umanità dai poeti

i soldi non saziano mai la mia fame
ho un tavolo operatorio per il loro addome di plastica
non partoriscono che guai quando sono troppi
non partoriscono nulla quando sono a secco

riempio uteri di plastica con un fallo virtuale
ho progenie immatura che cerca cibo dal bancomat
e l'unica parte di me vera resta una lacrima
pronta a sbrindellarsi in altri oceani di bit invasori

è facile non essere nessuno in una città di fantasmi
facile persino farsi amare da chi ha un cuore che teme la morte
ma se dovessi guardarmi intorno capirei che l'attimo
è una femmina con gli ormoni come pallottole nella mia testa


Pire care al buio

sono un distillatore di palpito
ubriaco le menti senza il peso del sermone
copio il battito dei miei uguali
per un piccolo sorso di conoscenza

mi sento diverso sebbene vesta il normale
con la consuetudine di una zanzara
che la mente riconosce molesta
un ego nel morso di una società di vampiri
in cerca del proprio riflesso nell'altro

non sono che un molestatore di virtuosismi
un giovane misantropo a caccia del serpente
di cui porta nel corpo il veleno
come un placebo per i giorni dell'apocalisse a Gomorra

sono stato allevato dai diavoli
qualche giorno prima Adamo si era perduto per una mela
ed oggi io pago per quel debito
dando il mio costato in pasto a morte

sono un propulsore d'idee
le più forti di tutta la mia esistenza
e brucio come una pira di carta per le chimere
che rendono più dell'alba appetibile
il caro buio

Gli ultimi otto secondi senza respiri

come noi
il vento
gli uccelli migratori
i scippatori con i fucili scarichi
i vecchi al parco

come noi
il proiettile in un muro
le macchie di sangue
l'ultimo ricordo della preda
la città col black out
in un inverno senza luci colorate

come noi
le buste senza francobollo
la neve nelle scarpe
i primi dieci minuti di vita
e gli ultimi otto secondi senza respiri


Cuori infiniti in uomini solo di passaggio.

Abito in un corpo libero dai vantaggi dell'eternità.
Trascino una legione di vermi da quando son nato
e godo grazie a dio, di una cattiva reputazione,
quella che rende affascinanti tutti i perdenti.

La stagione che non mi consuma, mi trasforma.
Sono immune a tutte le virtù degli onnipotenti
e quando mi scappa di scrivere un poema taccio,
per dare tempo al foglio di fare l'amore.

I ricordi mi passano la carne senza vestirla.
Il mio nudo ha solo un cuore troppo grande
che in mezzo alla città fatica a tacere i battiti,
melodiosi per unni e per altri un vero tormento.

Mi preservo per dare giusto letto al fiume dell'oblio,
quasi morte volesse solo belle ossa per ricambiare di pace
e quando danzo in mezzo ai nomi rianimati da una pietra,
capisco quanto sia meglio scivolare d'acqua dal monte
che non alzarsi mai da morti.

Così gira l'orologio sul forte polso del fantasma
che firma le buste senza destinatario con il prego,
così io mi libero da ogni celeste protezione,
in fondo fino all'ultimo battito cerchiamo d'essere dei leoni.

Con me, con il mio angelo e le sue ali.

non sono più malato di assoluto
ho perso le tegole dell'ottimismo con le tempeste
capita a chi pensa di avere alle costole i vermi
che digrignano i denti già immaginando queste ossa

solo nel mio sangue rosso è rimasto il batterio dell'amore
ma sono troppo emancipato per cercarne il corredo
sotto lo strato di ghiaccio dove ho seppellito qualche lacrima
per i frantumi di cuore caduti con me con il mio angelo e le sue ali

ho raggiunto l'apice dell'imperfezione vivendo
e selezionando ogni cosa potesse farmi perdere la strada
verso l'Eden dove non vorrei mai dovermi inginocchiare
per un pasto di nubi e totale assenza d'amplessi

adesso mi domando solo come potrei peggiorare
domani è una parabola solo per chi non teme l'Inferno
credo che la vera gioia arrivi dopo aver buttato il mazzo di chiavi
di quella porta oscura che in te separa il mondo reale dalla chimera

resto un uomo qualsiasi in un giorno qualsiasi
a secco di sogni e ogni tanto ubriaco di noia
un vero perdente che non usa gli occhiali da sole
per schivare la luminescenza d'un porco

L'artiglio carezza

l'artiglio carezza innocente
in fenditure ancora palpitanti di vita
e uccide tutte le legioni del tempo
come un brava preda i suoi cecchini

la tua bellezza s'oppone al troppo desiderio del corpo
guardi come tutto si spegne mentre il mio cuore brucia
ti prego guarda i miei occhi accendersi
in questa notte dove solo tu incarni l'amore

Cane di città II
- qualche secondo in estasi -

giornata verso la fine ma poco importa quando sei assente
dal dentro dove tutto sfugge al controllo
il tuo silenzio è solo uno spazio senza altri pianeti
che possano in qualche modo oscurare la tua idea di luce
e per un po' ti spegni nello schermo piatto made in Corea
ti usano
in fondo è un usarsi reciproco questa vita in vitro
a zero gradi di paura combattuta solo con i sogni
anche loro in cerca dell'equilibrio delle vertebre

la tua giornata è una malinconica scia di mezzanotte
come l'abito di una donna gigante senza capo
anche lui decapitato dalle forbici d'ombra
in mano al poeta che cerca d'accendersi
nel tramezzino dell'ora la farcia dei minuti tende all'acre
tutto ha una scadenza persino la scatola della memoria
così ai denti della mente non resta che mordere il vuoto
educato a compatirci senza altri riguardi

hai corso su tutti i vagoni con pazzi e in qualsiasi direzione
hai abbracciato uomini con molta meno fortuna e in pena
ti hanno lasciato da solo a volte i fantasmi
poema in qualche secondo

i cieli di Hollywood quando diventano serpenti di fuoco
cadono con fiumi di whiskey sugli attori
già ubriachi di bella vita e in costume da sera
che nemmeno un blues dolce riesce a stropicciare

io abito come molti l'America
ma cerco sempre uno spazio in mezzo al deserto
dove parlare con il mio diavolo di chimere
prima di farne un best movie per i grandi schermi

un poema in pochi secondi è come un orgasmo
il piacere ti fulmina in fondo è questa la vita
ventitre ore e cinquanta minuti di niente
e dieci brevi minuti di fuoco a denti stretti


in mezzo all'appetito dell'aria

mi rimando
in lettere senza busta e con fogli bianchi
dove nell'impasto di carta ci sta la carne
di un vecchio lupo non più abituato alla parola

tu stai triste alla finestra
vorresti assorbire le stelle tanto vai lontano
coordinando i battiti alla curva celeste
che non supera i tuoi battiti innamorati
nemmeno con milioni di astri
pompati da un doping che lo sguardo
spinge in alto col fuoco di una promessa
in cambio di un sogno

e sono in mezzo all'appetito dell'aria
in un volo che sembra una speranza
epistola sull'osso che fluttua per terminare le distanze
meno pericolose di una morte senza i tuoi occhi

tu accendi ogni tanto il cuore quando ricordi
qualcosa non ancora in pasto ai denti di muffe
un vero ospedale per la senile memoria
di chi ama oppure è stato amato
ma tu non cedi nulla e taci
m'insegni che scrivere sul rumore del cuore è magia
e sul lungo cordone ombelicale del cielo
allunghi la mano sottile per darmi se perduto
speranze


Quando i sogni vanno a morire

quando le regole cambiano sei già alla frontiera di te stesso
le cose che vanno male non restano solo semplici cose
sono emozioni che muovono nel tuo capo un mondo senza permanenza
dove devi lasciare andare qualunque cosa ti abbia segnato il cuore

non hai più bisogno di domandarti dove andare
ogni notte diventa una vergine porta che apri
per imparare a superare un altro giorno che s'infila nel tuo corpo
come una principiante con le mani insicure sui tuoi orgasmi

quando i sogni vanno a morire le regole sono già cambiate
tu resti sempre un prematuro come un bisbiglio in mezzo ai rumori
una dozzina di lupi che ti trasformano in un orfano
ancora bisognoso di qualcosa
qualcosa nascosto oltre la legge
che Gennaio confonde con ore di sesso rubate alla luna piena

i resti delle chimere si misurano in te come cieli arancioni
ai limiti di tutto resta solo un ritorno all'ego
a una città di filosofi caduti in disgrazia
che scrivono di passione solo per non perderne le tracce

bisbigli al buio - il mio nemico è solo la paura
la donna che ami muore ogni notte nei tuoi sogni
e allora corri come un ossesso per ricordare dove abita l'amore
quando l'alba ti bacia prima di lei l'occhio

Cane di città

seguire i propri sogni è un male irreversibile
non c'è cura a una volontà di ferro
e alle sottane delle chimere dove prosperi di peccati
mai congiunti veramente con l'idea

ho un bagliore di fuoco spontaneo
e una strada larga in un deserto di spiriti
che si giocano ogni giorno il dolore
sul piatto da poker con un croupier fantasma

a volte mi alzo in me stesso e vado via
da solo per le strade della città
stanco di trascinarmi un corpo in sovrappeso di sogni
anche loro rimasti addosso alle ossa come la carne

quando cammino così leggero e invisibile
mi sento come un cane senza guinzaglio
dimentico del nome e senza targhetta
un nessuno non visto da alcuno non siano ombre
forse più di me desiderose di un corpo
dove sentire il peso dei propri travagli

ma io cammino leggero schivando le folle ostruite dai nervi
mi spingo
mi lacero
mi ricompongo
con i pensieri e le passioni delle mille maschere
divoratrici di città come alieni atterrati per sperimentare
l'amore e tutte le sue debolezze

poi implodo in qualche attimo di malinconia
vado a caccia come un sauro fuori dal nido
e addento la storia dell'uomo o le fiabe
fortificando la resistenza alle cose infelici

m'innamoro della bellezza di Lei come un vero poeta
mi libero dal pianto dei vecchi ricordi
divento il re dei nessuno dimenticati in un libro
con castelli al posto delle metropolitane
e senza prostitute come regine

la stessa debolezza che m'allontana da me
mi spinge ancora dentro
sento l'urto poi lo scricchiolio d'ossa
che m'accolgono sorde mentre Lei è ancora là fuori
ad aspettarmi come una sposa il principe
che per un po' ha attraversato cieco il suo sogno


il giro della fine del mondo fino all'inizio

l'urbe è un deserto per cobra di sabbia
distinti in giacca forse abili negli affari
in una Wall Street piena di diagnosti del denaro
che gira con il vento di un invisibile speculatore

la poesia parla da trincee con filosofi squattrinati
ha stampelle di virtù spesso ignorate dall'uomo comune
s'annida nelle oasi della mente per saziare la sete a un sogno
che fugge non tanto i serpenti quanto dalla paura

io faccio tutto il giro della fine del mondo fino all'inizio
proclamo la vita una specie protetta
da un masso di macerie tiro su un distributore d'amore
dove i cobra pagheranno gli eccessi a muse immuni ai loro veleni

l'urbe oggi
è un grattacielo con forme invisibili
scala nembi come un arpione solo per catturare qualche stella
che finirà in un locale dove servono il rhum senza ghiaccio
davanti a decine di schermi led urlanti le sue immagini nude

il tempo mi dice che potrò non recuperare molte cose
il silenzio è un corvo sempre fisso sui miei rimpianti
e quando sono così nemico di me stesso sto in uno scafandro
dove tutto e tutti mi sfiorano appena

ho smesso di contare le vittorie
vivo di sconfitte e mi sembra umano
non volere imparare a perdere qualche battaglia
per un orgoglio personale
che sfida le cose certe e non solo i dubbi

la terra è buona per gli uomini senza speranza
non maschera che agli illusi i suoi mostri
bene allevati in club esclusivi che muffa
tende a risaltare per la stoffa del verme

per me la terra resta un predatore quieto
non cerca vendetta per le subdole mosse
di una ragione troppo spesso in guardia
contro il cuore e i suoi propositi

io sono un re di strada senza eserciti
che gira disarmato dove il fucile regna
in placida virtù del cattivo intento
da sempre fisso in povere anime

non cerco il regalo di macabra fortuna
quella col biglietto di lotteria in una mano
e nell'altra mano una scure
mi piace guardare nell'intelletto la giusta strada
che aspetta solo il tuo cammino
per sfiaccolare di luci

Un piccolo pianeta giocattolo

vivo su un pianeta giocattolo
dove nessuno di noi invecchia
e scriviamo lettere di pace alle tempeste
perché non vogliamo avere paura dei lampi

inventiamo fiori che poi sbocciano nel deserto
quando sappiamo cadrà a piccole gocce la pioggia
truccata da uomo dei giocattoli
sempre con un sacco di misteri sulle spalle

ci nutriamo di sogni come tutti i bambini
coltivando una piccola preghiera nel cuore
e all'alba seguiamo il colore del cielo
quando gioca con noi il suo cuore d'acqua

il piccolo pianeta giocattolo non ha un nome
ed io sono solo l'uomo dei giocattoli
ma dalle nostre parti i sogni son tutto
perché loro ci rendono immuni a tempesta


Un altro giorno, un'altra bugia, un altro uomo.

quando tutto tace

ogni altro suono
sembra l'ultima volontà dello spirito
molecole dell'immaginario restano in becco ai corvi
presi a seguire la fila perfetta d'assassini
travestiti da spettri ma senza il bianco nell'aria

il vortice del tempo t'assorbe
in fondo i tuoi atomi si espongono al travaglio
di quei mille veri motivi
che possono togliere dalla mente la spazzatura

quando tutto tace tu ascolti
la parte di te ferita
e spingi l'ago bene dentro carne
per poi pompare dalla siringa l'antidoto per il veleno

nessuno mai morirà ricordando
le pietre cadute per seppellire i sogni
loro più di noi mescolati all'aria dell'eternità
che passerà veloce in altro petto a un altro folle

58 minuti e dieci secondi

l'impostore apre gli occhi
è gobbo ma scende dal letto in un rewind d'immagine
intima con una memoria
pronta al crimine del nuovo anno

dimenticherà qualcosa di se
viaggiando con un mostro chiamato gennaio
perché pensa sia donna la sua musa
depravata sostituta dell'amore
pronta col suo tenero artiglio
sul sedile del passeggero ribaltabile

fuggirà con te come fuggono tutti
dalla propria consapevolezza
dai propri dubbi
persino dai cambiamenti
diligenti esseri con tentacoli fino allo stomaco
dove idee affamate si nutrono cannibali
del resto del mondo indolore

il cuore salterà sulla piastra dell'alba
congestionato dagli ultimi versi a follia
mentre le sue carni avranno un incidente con il domani
che non soccorre né la poetica né l'orgasmo

l'impostore cancella il 31 dicembre
per tutte le botte prese dal proprio ego
buon atleta che lavora sodo
per non cedere al futuro le sue ambizioni

Come gli aerei che svaniscono, tu entri in me.

Come gli aerei che svaniscono, tu entri in me.
M'illumino stracciando il buio con i palpiti,
ho una forma rara di affezione
che il metabolismo non combatte per simpatia.

Porti un pesante carico umano,
qualcosa tra noi diventa una gigantesca dimensione,
dove finiscono inghiottite le voci
d'ogni problema.

Tu entri in me come la pioggia.
Non ho ancora imparato a nuotare tra le tue fantasie
ma ho la pinna sul dorso per veri voli oceanici
devo solo imparare a usarla tra un tuo respiro e un altro.

Tu entri in me come il buio
dove sollevo coraggio dai piccoli tratti d'ombra
per procedere cieco verso quel credere
che oggi rende appetibile persino l'inferno pur di trovarti.

Persistente

Fuggiamo!
Il fumo della città è ubriaco di viaggi nell'immaginario.

Siamo soli,
o forse siamo come i tanti disperati
che si stringono all'unica loro certezza,
nel braccio della morte
di una prigione d'errori
dove l'amore è indispensabile per il credo,
l'ultima linea tra vero e fantasia.

E' un altro giorno.

Possiamo cacciare da casa i fantasmi
e improvvisarci funamboli sulla tela del ragno
dove soffocano ogni tanto le fotografie
di qualche sorridente fisionomia.


Eretico blues II

--------------

penso che il volere trovarti abbia invertito le stagioni
il freddo soltanto ingigantisce dicembre macinato nel sale
che gettano sulle strade dopo le previsioni del tempo
anche loro esposte all'illusione di un venditore di parola

ed è una lenta primavera quella che si trascina negli occhi
una matrimonio di lumache senz'abito bianco di neve
la mia solitudine da te penzola come un povero impiccato
che mostra solo il corpo ma non le ragioni della colpa alla piazza

penso di volere trovarti in un falò
dove i poeti bruciano le proprie streghe
l'essenza della donna fuori dalla pira degli impulsi
che freno a volte con l'inconscio pur di percepire la tua presenza

stai surfando sui miei punti deboli come un'abile atleta
solo il pianeta non capisce perché senza gelo
la neve abbia paura di scendere sul nostro mortale
quasi il costato nascondesse una stella con fuochi imperituri

Eretico blues

non spegne mai il motore il mondo
lo tiene vivo l'idea che abbiamo di noi
o tutti i feriti caduti sopra un pugno di sale
pur di guarire dalla superstizione ortodossa

abbiamo percorso troppe strade
nelle favole
senza barriere dimensionali
che il pianeta apre per liberare la propria ingordigia
di spazio

è un gigantesco poema
questo vivere nel reparto chirurgia dell'Inferno
dove la plastica al cuore sostituisce le batterie
contrabbandate da falsi pionieri

e mi piace scriverlo
come un dio offre ai propri discepoli la legge
più longeva della materia
sorpassata dal desiderio diabolico di eufemismi

un giorno un cattivo lettore scriverà un manuale
per le disfunzioni amorose del cuore
e gli uomini si sposeranno al carico di sogni
senza nemmeno temere lo sbaglio

la fortuna non possiede un ufficio
non comanda al pianeta come girare
così l'io poeta non lascerà più il reparto chirurgia
nell'Inferno
dove gli hanno impiantato per sopravvivere altri sogni


l'amore con l'ego

resto in ascolto solo del dentro
che s'alza in punta di piedi per spiare i morti
rapiti dalle fitte asole fantasma
sopravissute a qualche ragno
partito per migliori dimore

ti faccio l'amore con l'ego
abbracciandoti da sotto pelle con altre mani
cucite all'omero di un camaleonte
eccitato d'uscire dalla valanga d'uggia

m'apro sul petto
un fiume
una luna tra i tuoi occhi cerca il riflesso
dal me oceanico s'alza l'onda
come una nota melodiosa tra innamorati ossi

mi sento vivo nel tuo battito

s'innamora di noi anche i silenzi
che cadono giù come code di stelle
dove inciampa ogni tanto la certezza

l'amore quando sei muto dentro
si lega a tutto
perfeziona il suo abbraccio con ogni cosa
e prende dagli spettri altro ardore
per fare altro amore all'ineffabile dei sordi

in una verità
s'è fatto letto il cuore
vivo
mi pare che cercasse di dire col balbettio
ma il dentro muto vuole solo abbracci
da altre mani capaci di gridare vita

ti faccio l'amore ma non saprei come dirtelo
il lato senza corde vocali beve solo aria
e dall'immaginario vocale riesco solo a stringerti
come il suono di una balena stringe immense distanze

Chi ha inventato il cielo

chi ha inventato il cielo
ci ha sottomessi all'alternativa dell'istante
schiavi senza alcuna risorsa
su un pianeta senza componenti aggiuntivi

non possiamo più ripararci
dalle tempeste
dalla morte
dal predatore amore
e dalle sibille malate d'ingegno

ci limitiamo a cercarci
una piccola galassia in noi stessi
come spiriti attaccati alla zavorra del cosmo
che smaniano di respirare l'aria
in uno scafandro dove per curare il male delle distanze
abbiamo messo un sogno

viviamo nella nebbia azzurro bottiglia
perfettamente mal distribuiti all'emozione
che ci mangia un poco per volta
come prede stipate in una cantina con viveri

poeti turisti del tempo

quando sposiamo la notte la nostra mente ignora la paura
e tutto il libro del mondo si apre per gli occhi
con i suoi fogli cioccolato consunto dal tempo
per farsi mordere dalle fame di certezze

certi uomini si legano per sempre a una causa
come intrepidi eroi a caccia di draghi
e quando questi sono estinti se li inventano
per i tutti i giorni dell'anno tranne dicembre

quando noi poeti non pensiamo all'amore
noi poeti diventiamo un outlet del sentimento scritto
quasi ci distribuissimo nello stomaco degli altri
come cura contro il cancro della coscienza

e disattendiamo pubblicamente il concetto di virtù
dispendiosi organi salvatori del piacere
che non ha intenzione di allontanarsi dal peccato
legato alla carne come il legno alla linfa


Laptopia

il poeta muore nel silenzio del mondo virtuale
scala i sensori con le sue derivazioni dall'immaginario
perde i sensi quando realizza i sogni
anche loro imprigionati in una vagina di plastica

s'appropria di formule e codici
per trovare compartecipazione azionaria
all'azienda nascosta sotto il nome di Eden
che svende blues jeans al terzo mondo

ma quando ama diffonde all'intero mondo l'abbraccio
quasi fosse una certificazione planetaria e senza scadenza
perché dal suo rifugio con ventole nel hardware
lui dispensa amore senza paura che il numero di bit non basti


Nel sistema immunitario poetico

stavo protetto contro il colesterolo
in una bambagia ancora precoce
tardava il mio divenire poeta
sugli ossi dei defunti esercizi

mi combatteva come un male dentro
la Musa nel mio immaginario fantasma
ancora vergine ai miei reati di piacere
condivisi con tristi soliloqui

nessun sesso voleva il mio nuovo divenire
ero un alieno abbozzato per un ruolo
che avrebbe sicuramente meritato il Nobel
da un esimio teatro di perdenti

l'eterno dilemma aveva iniziato battaglia
conquistare l'amore o lasciarsi conquistare da esso
peccato il mio cuore non avesse soldati
per salvare le proprie chimere

VATICANTROPIA

ogni drago teme la punta di una lancia
ogni uomo i propri desideri
era rimasta vergine la terra
quando l'amore la spinse al peccato

l'acaro diverrà predicatore
all'asta dell'ostia consacrata
mentre il denaro sistemerà i conti a Dio
in banche con i volti dei serpenti

Lastimere

s'illuminano le ferite come il tronco d'olmi
in pieno autunno mentre le foglie muoiono
un po' come noi
nelle fenditure dell'ora
sempre spiata da una lente

ti chiedo perdono
per i sogni senza auricolare
che strillano a voce alta
i loro poemi

potrei sempre riparare qualcosa
di questa causa persa
contro l'assemblaggio molecolare delle distanze
anche loro atrofizzate sul foglio

la mia vita esiste per te
anche quando t'arrabbi
quando sei buffa
o ti disperi imperfetta
per la riga di matita sotto il rossetto

siamo strani coinquilini
medichieri di fortuna con poche risorse
affiliati al bestiolario quotidiano
siamo uno con il corpo di due
a volte folli
a volte verticali
sulla traccia orbitale di Marte
dove gli olmi hanno oceani al posto della crosta
e lungo la quale scivolano gli uomini
dopo le loro battaglie

Ho suicidato l'ego con una trivella di versi

Dio parla da un citofono senza fili
a lunghe sottane in latino con carne imperfetta
mentre lo spirito guida da ottimo ballerino
un sogno verso i fumi d'incenso delle candele.

L'Eden moderno ha una Call Center nell'Eden
con i numeri di tanti grandi perdenti
troppo poco piacenti persino per l'Ade
zeppo di fenomeni senza stoffa.

Ogni giorno mi alleno con il paranormale,
per scovare l'ombra di un posto nel Paradiso,
dove non interpretare il personaggio di una preda,
che va molto di moda nelle città dei normali.

Da sempre gli uomini come me schivano il celeste soccorso
la preghiera serva ai pochi autorizzati ad essere perfetti
in mezzo al riparo circense di belle maschere
legate alla metà oscura della bellezza.

E' naturale perdersi prima del rimedio

Gli orfani di Mosè guardano alle cose terrene,
io invece seguo l'apocalisse della carne dal pensiero,
in un mondo dove tutti sono fratelli partiti per una guerra
senza trincee e senza generali.

Mi piango da solo le orme dei passi,
in casa resto per immaginare un rimedio,
a una vita dove lo sbaglio si paga
con ore di penitenza a un insegnante chiamato solitudine.

Adamo ha avuto figli peggiori
io invece d'armarmi di odio, balbetto
poemi che non guariscono sempre il malumore
ma gli nutrono con auspicio di vero, la fiamma.

E' naturale perdersi prima del rimedio,
me lo dico da solo in una scatola di muri e sogni
da dove Adamo ha guardato attraverso i miei occhi la Luna,
prima che questa diventasse madre di altre chimere.


L'amore meno complicato si chiama follia

Morgana abita in ogni donna dopo il primo pianto d'amore,
l'uomo la insidia cercandone i seni come un poppante alieno
e dalla virtù dell'abbandono entrambi si fondono ai limiti,
di orli esistenziali mal cuciti al pianeta.

L'amore meno complicato si chiama follia.
Un grande deserto dove la donna fa indossare al cuore maschio
le pinne,
per nuotare assieme gli abissi del cogito,
dove il sesso rema senza bussola i mari dei tremiti.

Io ho amato dalle strette trincee dei sogni
come un piccolo ruffiano della sorte e obeso di fede
ma ho capito che la cintura del battito odiava l'aria

dove la donna concepiva per me il respiro.

Ho ceduto alla conquista lenta del mio placido ego,
in fondo cos'è un uomo se non arrendevole minaccia?
Così resisto nel mio costume umano all'urto della sorte
con quella parte dolce in forma
cara al piacere come il morso di dieci leoni.


A Nord il potere dell'eternità

I sensi hanno le tempie a lucernaio.
Una sola volta l'inverno era riuscito a entrarci.
Forse il potere dell'eternità indossava mutandine rosa,
nel mio essere circospetto alla visione del piacere.

Mio padre mi raccontava che la vita
non abita in una bottiglia di birra
sebbene lasciasse spesso lì, i suoi bagagli.
La vita, mi diceva,
seguiva l'ago di una bussola nello stomaco
a volte in subbuglio per la fila davanti
alla biglietteria dell'amore.

Non essere un illuso, ripeteva,
lei ti fotte con l'innocenza o i sussurri,
ti tocca nei pantaloni e poi ti consuma le spume
d'ogni più proibito desiderio.

Ma mio padre è morto prima che io diventassi saggio.
E' morto brevettando la speranza e l'onore,
come un clown le capriole per una platea di fantasmi.
Non è andato via nemmeno da ubriaco,
ha sofferto la mancanza nell'eterno dei colori
credeva che nulla lo avrebbe salvato dal dolore
di non ascoltare più l'anima della sua creatura.

Mio padre non era Frankenstein.
Io ero molto più imperfetto quando morì.
Di lui, riposa a nord della casa, una bottiglia vuota
che raccoglie le piogge dell'inverno
quando i lucernai nei sensi sbiancano sulle tempie.


Clownary

In un giorno qualsiasi della settimana tu muori.
Il tuo corpo risponde come un phon rotto,
mentre due mani sul petto ti spaccano in flessioni le costole,
oramai stanche di sentire il passaggio dell'aria.
Quel giorno sul calendario il santo propiziatore sarà un numero,
considerazione inutile
per chi ha staccato il proprio cordone ombelicale dalla vita
mentre delle buffe facce lo rianimeranno
con dosi di adrenalina per elefanti.

In un giorno qualsiasi della settimana tu interpreti
uno dei tuoi sogni.
Hai una camicia di seta e guanti di seta in un letto di seta,
non ridi più e non devi nemmeno fingerti interessato,
alle cose tanto umane da essere inconvenienti.
Quel giorno sposerai l'idea di libertà a lungo sognata,
partirai con le scarpe nuove di zecca e senza bagaglio,
i tuoi occhi parleranno a Dio da un cellulare
che manda MMS alieni con una tariffa da strozzini.

In un qualsiasi giorno della settimana griderai da sotto una pietra.
Nessuno entrerà più nella tua casa,
un monolocale senza cucina e senza bagno,
dove abitano in subaffitto i vermi.
Quel giorno i tuoi sorrisi saranno solo denti,
la carne sarà nella seta come un'aliena presenza
mentre le tue scarpe nere oramai consumate
racconteranno al fragile covo di un lungo straordinario viaggio.

Stukandflot

Ho visto la vita con gli occhi di un pazzo,
la gente che s'illuminava ascoltando parole,
davanti a una scatola di ferro piena di luci,
dove una voce predicava l'arrivo di Dio in macchina.
Quel giorno avevo imparato a cercare pepite d'oro
nella bocca di una zingara cieca
che piangeva per tutti i miei peccati,
dal giorno in cui avevo imparato il gioco del sesso col piacere.

Ho visto donne spingere l'amore nello stomaco dell'uomo
mentre lui sfogava la sua follia nei pacchetti di sigarette
che tirava in aria come proiettili,
sotto i piedi della donna che gli consumava l'attesa.
Mi sono mescolato alle voci e ai rumori
delle città dove conservare se stessi, significa tutto,
legato alle leggi e alle regole di altre ombre,
in cura sui divanetti di idealisti da cento dollari l'ora.
Ho visto il mio corpo spingersi sull'orlo del nulla
perché avevo finito tutte le lacrime per i sogni
che quando bruciano ti rendono schiavo,
di un fuoco più forte e pericoloso del sole.

L'età delle cesoie

Allenta il nodo e fammi andare!

Ma il corvo non smetteva di beccare la sabbia,
aspettando pezzi di me dal boia
che immaginava come sarebbero stati belli sotto il sole,
i miei ossi.

"Dio è assente a pranzo. Molla il nodo amico,
non porto rancore ai serpenti
sebbene non siano di legge!"

Dalla morte non ritorna nemmeno il Diavolo,
vai pure a vendere pesci nell'Ade,
solo i poeti ingrassano bene la ciurma
dei maledetti, dei demoni e dei bugiardi!

E mentre il boia cantava,
l'aria divenne per il mio respiro, veleno,
morivo sebbene gli occhi
beccavano dal corvo la carne.
Nel mio inferno il sole,
contava albe pari ai tramonti
sebbene il vivo e il morto
non sentisse più del caldo la pena.

Allenta il nodo e fammi andare!
Mimava al boia stanco, un corvo,
mentre le cesoie del suo becco assaggiavano dai pianti
dell'ultimo poeta della terra.

Codice d'accesso

da tempo i colori cercano di toccarci
noi no
scivoliamo per coprire gli spazi delle parole
con abiti che ricordano primavera
noi ricordiamo solo il vuoto
questa è l'unica cosa che riesce a comprenderci

capita
che la parola muoia in distanze
per la prima volta vestiamo di nero
e prima di piangere
togliamo al vuoto i suoni
che il tempo spinge con ricordi in testa
voci multicolori assassinate dall'oblio

da tempo
il bastone di Dio è un femore cieco
cammina zoppicando sui nostri preghi
perché siamo tutti legati a una fragile vena di sangue
che scorre per amore dell'autunno anche in qualche foglia

L'essenza dell'assenza

gioiamo al ballo di maschere
ci amiamo come se non ci fosse un domani
disegniamo linee d'un finto destino sulla sabbia
dove altri uomini ciechi si rincorrono

ci domandiamo cosa tiene una madre legata al dolore
un padre alle dritte non sempre valide nella vita
ripetiamo copioni davanti all'altro in noi nello specchio
che capisce fino dove ci spinge il fuoco dei sogni

nei nostri occhi il tempo ha smesso il countdown
possiamo fluttuare senza domani all'infinito
e non importa cosa c'è di bello là fuori
se non siamo in due a comprendere

La notte mi cerca nelle tasche

Prima di chiudere gli occhi,
fermo le lancette dell'orologio,
fumo una sigaretta lanciando la direzione del fumo alla parete
e mi dico
anche lei ha smesso di considerare il tempo un problema.

Pensieri fuori programma
mi guardano dentro,
le mie mani tremano sui fogli,
non ho bevuto abbastanza per dimenticare,
solo il buio mi cura l'insonnia,
le tasche vuote,
e la perenne voglia di musica
tu sei in mezzo alle parole
barricata in un ricordo
che vorrei far esplodere con tutte le ombre
che mi spiano da fuori
dal buio pesto
l'unico a frugarmi nella giacca
a caccia probabilmente di ore più liete.
Ti lascio i sogni.
Forse più di me
meritevoli della tua compagnia.
No!
No, stanotte non ci sono le stelle
ma potresti sentire dal mio odore di birra
quanto sono bendisposto
a ricordarti.
In fondo la vita vive meglio in pigiama
o nudo sotto le lenzuola
e sì, vorrei tanto stringere quel tuo corpo
fino a farti male.
Ma guardo la notte
mentre fruga nelle mie tasche
e meno ti sento vicina
e più ti vorrei.
Buonanotte cara, buonanotte a tutte le tue paure
raggomitolate nel mio stomaco
come piccoli orsi
in un letargo fedele solo all'aria.


Chiunque scriva in nome dell'amore, pensando di restare eterno è un pazzo, in fondo scrivere d'amore all'amore è il solo mezzo per non restare soli fino alla morte.

Trucioli di carta

il tempo tradisce
sincronizza i meccanismi di vita
col ghigno della città in cerca di iene
pronte per fame a rincorrerti

un giorno smetterai di essere vigile
e dalla tua cripta benedirai i passanti
anche loro impauriti dalla pietra
simile a una pista di decollo
per cose addestrate al buio

ti potrai godere un biglietto di sola andata
quasi viva la destinazione sul comodino
e i tuoi occhi vedranno linee d'aria come canti
perché lì che il tuo cuore gru dovrà arrivare

Come svanire completamente

Cattivi giorni.
Amori lividi come ottobre.
Vado ovunque il passo trovi un posto libero.
La gente mi passa attraverso la pelle
e tutto il pensiero per cui battaglio
diventa aria.

Smetto di cercarmi.
Ho trovato un piccolo mondo,
dove nascondere quello che non posso essere,
i bagagli senza etichetta
pesanti di sconforto.

Io non sono, dove mi vedete.
Io non ci sono
da tempo passo oltre i vostri corpi
mi attraversate
vi attraverso
con quella canzone malinconica
che assomiglia un poco ai battiti
dopo una corsa contro la morte.


Forse non siamo angeli

forse non siamo angeli
nemmeno esseri portati all'eterno
ma oggetti con sveglie a batteria
sotto il capo d'un bambino celeste

forse non possiamo combaciare coi nostri sogni
così perdutamente incatenati alla dipendenza d'amore
in una vita non preparata ad essere corta
ma a portarci in giro come un fardello

probabilmente abbiamo avuto altre ali
d'onda per portare il bacio del mare a riva
chiusa nel suo scafandro di conchiglie
dove il vero ossigeno lo genera il silenzio

forse siamo solo alberi con le braccia verso il cielo
re abdicati a favore dell'erede
perché abbiamo un cuore visionario a cui dare retta
che ci porta verso mete elette o semplicemente verso altri sbagli


Breakfast with Devil

forse il Diavolo dorme in una camera stretta
e ogni mattina corre al bagno dalle grondaie
scivola con i pensieri sui tetti
cercando di capire come gira il mondo

ha uno strano sorriso sul volto dopo il dormire
fissa la luce del sole con un sol'occhio
e parla allo specchio mentre si taglia la barba
cercando un ritornello nel capo che gli aumenti i battiti

cammina sul ciglio di strada senz'equilibrio
annusa dall'aria gli odori impastati a benzina
ghigna succhiando dallo sguardo di una donna il piacere
forse arrivato troppo presto o troppo tardi

misura le distanze tra i suoi limiti e quelli umani
compie miracoli ad ogni angolo di strada
separa le acque dai pianeti d'alcool
per fare sentire più leggero chi ha commesso un peccato

forse indossa vestiti incolori
passa col nudo davanti al semaforo della vita
e palleggia con gli insulti mostrando il suo pene
alla monogama fede dell'uomo

ha un piccolo chiodo fisso nel capo
cerca una sposa ma senza troppe pretese
così il Diavolo assaggia l'amore da una vetrina
dando l'OK al commesso per il venti pollici

Saldo sui marmi

accendo una candela
le vene diventano lampioni per morti
scheletri supplicano ai corvi la carne
macinata dai piccoli denti di terra
ancora fresca dei passi
di uno che aveva il mio sangue
e il mio stesso credo

dai miei occhi
si leggono i nomi sfiniti dal tempo
e sopra la pietra nemmeno un angelo a volare
solo un fiume freddo di cera
saldo sui marmi

accendo una fiamma
i sogni passano sotto i pneumatici delle auto
restano a terra feriti dai passanti
troppo ubriachi di serial televisivi per offrire speranze

è triste guardare il mondo dallo spioncino del capo
a volte una sola candela può sembrare un sole
e quando s'illumina un tratto solitario di strada
un pezzo di te s'illude di non temere più i mostri


Il solista

mi hanno sfinito le corse
il chiaro di luna predatore di ombre
sul sentiero del cuore
solista sul palco
senza vita e buio
spinto dai venti a gridare
i propri battiti

Forgotten places

sedici zingare scrivono anatemi sul palmo del Diavolo
un uomo porta il un cuore che pulsa per dare respiri all'oscurità
prospera l'alba sul cielo ma nessuno la segue
nell'orgia di corpi solo gli angeli si bruciano le ali

in un posto senza tempo e senza nome la fortuna danza
un nudo che il peccato spoglia con gli occhi
e l'uomo getta il cuore ancora vivo in quel fuoco
sperando d'avere vita eterna dalle fiamme

Da lasciare … a un amico.

tu non dai la caccia alle tempeste
ai predatori
ai piccoli diavoli senza coscienza
alle streghe senza scopa
al povero visionario

tu non tu travesti
con lacrime finte
per la bugia d'un addio
ma parti per il funerale con il sorriso
di chi porta nel cuore qualcosa
da lasciare
a un amico

e girerai il mondo senza sederti mai in un nido
pur sapendo d'aver bisogno a volte della boa
per riposare la chiglia dalle inquiete onde
che smuovono il mare dei tuoi mali

tu non sai dire parole
alla dolcezza che s'affaccia agli occhi
ma prosperi in silenzio
tanto da far credere che amore sia una bugia

tu non vendi aria
vento
o certezze
semplicemente scali la montagna di quei dubbi
che muovono in senso antiorario il mondo
e ti viene incontro ai passi
quando devi scendere

Un altro posto, un altro tempo, un'altra storia.

ci sarà sempre un posto senza nome
che t'accoglierà i passi stremati dal cammino
con gente schiva e pochi sorrisi
capace di stringerti alla loro anima

e in quel posto scoprirai d'essere un altro
legato a un remoto fantasma con troppi ricordi
fuggito dalla prigionia d'uno spazio chiamato casa
per fare recuperare gli sbagli al suo cuore

ci sarà sempre una partita da giocare
al tavolo con marinai mai scesi in acqua
dove la posta non sono le emozioni ma le navi
di quelli che possono circumnavigare col pensiero il mondo

e ti sembrerà d'aver trovato la pace
in quel bozzolo occupato solo dai sogni
dove ascolti come l'infrangersi dell'onda
pare un amore lanciato per spezzarti il corpo


Tedio
forgotten places

giullare funesto la notte senza stelle
dipinto in volto con l'ombra d'una casa
paletto nel cuore vampiro d'ogni oscuro
che finge d'essere sognante per i sognatori

la smorfia di luce del lampione triste appare
all'occhio curioso dietro una piccola finestra
quasi partisse da lì il principio del mondo
con mostri contro umani e voci contro silenzi

in coppia e vigili nei corridoi sinistri
le ali d'un ultimo audace
che sfida il profano vestito a morte della foglia
pur di ritrovare la sua idea di nido

giunti e per bisogno fino a quel posto - i passi
di pochi come noi in cerca dell'uscita
dalle moine seducenti dell'inferno
dove agonizzante un ramo chiede al cielo un fiore

uno spettacolo per pochi spettatori - questo cammino
in mezzo alla teatralità d'un clown senza vestige
che mimma un mondo sempre in cerca d'alba
tacendo al monocolore tedio
i suoi deboli battiti

Un angelo tra noi

non mi domando mai
quale angelo scivola tra noi
per separarci i corpi
quando odorano ancora d'amore
e come si chiama
quel smettere di respirare alla velocità del vento
tenendo gli occhi chiusi per immaginarci
in un solo essere


mi domando
invece
quale potere del giorno
ci trascina lontani da noi stessi
in un'impalpabile realtà
che divora la paura
di non potere trattenere i sogni
sotto il cuscino
appena l'alba
schiaffeggia le nostre guance

non mi domando mai
in quale preghiera finiscono le parole
appena s'uniscono le labbra
per perdere ogni memoria e ricordo
dei tempi futuri e passati

mi domando invece
come resiste l'idea alle distanze
il sogno ai capricci dell'alba
oppure le nostre mani
nelle tasche
dove smarriamo un po' d'inconscio
o dove nascondiamo per tempi migliori
speranze


Dove vanno le barche?

Ma dove vanno le barche
coi loro carichi di malinconia,
con le stive colme di sogni
e con quel cuore un po' gabbiano?

In quale muro d'acqua
si nasconde il tesoro
lasciato dai poeti fantasmi
prima di salire le onde?

Ma dove vanno davvero le barche,
con le briglie dello spirito umano,
animato dal troppo volere di gloria,
cucita con le maree nello sguardo dei marinai?

Quanto mare potrà bastare all'uomo
nato per cercare segreti,
meno oscuri di quelli che ha nel cuore,
felice di trovare pace in un'onda?

Le barche vanno oltre il tempo,
a pesca di grossi uccelli senza corpi
che volano innamorati sul bacio d'acqua,
dove gli uomini in superficie tengono le braccia aperte
come vele.

La caccia d'astri

il cielo sopra la candela è pieno di misteri
segnati con lune sfinite nel calendario
che fa da ponte lungo sopra le acque turbolenti della distanza
tra pensieri obesi di parole

siamo non vedenti in mezzo a un grande cuore
uomini che non hanno mai visto l'eclissi d'un pianeta
dove i poeti hanno spedito in diretta tv i loro sogni
per farli cadere a neve sulla testa d'altri condannati all'amore

ci immergiamo in zuppe quotidiane di sensi inversi
poco importa se capita di rado capire il dentro
siamo migliori come sensitivi che lungimiranti
in fondo trasciniamo una pietra illusi di volare

e quando le stelle vanno a caccia di desiderio
ci pescano dalle spirali d'un incognito poema
perché li quando abbiamo freddo che ci stringiamo le carni
quasi i respiri fossero primavere
quasi le mani fossero prigioniere
quasi l'aria tra innamorati fosse assente

La morte di una balena azzurra

hanno appeso gli arpioni insanguinati con chiodi
era l'ultimo respiro d'una balena azzurra a parlare
sapevo che un poeta ama più del blu il fondo
della vasca dove l'aria è solo una furia d'onda

erano tutti pirati quel giorno
cercavano una libertà senza angeli a prua
erano padri e figli e salvatori
tutti felici d'avere sulle loro mani il mio sangue

ma io sapevo da tempo quanto il poeta ama
quel pasto dolce di desiderio in cui si consuma
ospite di tutti gli orrori del mondo
e spettatore del grido che la balena canta nel suo morire

credo d'aver visto le punte d'acciaio
recitare i versi d'un uomo impalpabile dai miei occhi
forse per un po' anch'io ho creduto
che il mio morire fosse il sangue d'una donna
o d'un grande amore


Il credente

torno dalla penombra
vele legate all'albero cuore
nel porto bocca di un grosso uccello
rimasto per ere a beccare dai dormienti
l'aria è un uomo esausto senza fame
ha paura della neve mascherata di giusto
per i suoi troppi nascosti peccati
nel cuore

torno dalla penombra e cerco la luce
fossero solo i tuoi occhi
potrebbe bastarmi
in questa vita stretta intorno al credo
che solo davanti a te
s'inginocchia

Musa

le soffi nelle nari
poemi
le passi il tuo alito
condito d' antistaminici
le dici che sei allergico agli angeli invisibili
e alle icone
ereditate con regolare testamento e una casa
dall'ultimo ragno


Natale

prendi uno scheletro e fanne un elicottero
sbriciola ogni teoria relativa dell'universo prima di cena
sul mio piccolo paracadute morale
aperto sotto i tuoi piedi

moltiplica per sette giorni la settimana il nostro amore
butta nel pozzo dei desideri i tuoi sospiri
afferra una piccola stella dal cielo nel mio occhio
e passala leggera sulle tue labbra

cancella dalla tua agenda ogni appuntamento
ti porterò in regalo il tempo di ieri
incolla un sorriso sul filo freddo d'aria
che io possa volare per stringerti a Natale

Dall'Inferno con amore

Sono qui a contare le dita gelate dell'inverno,
capisco che uno strato di neve non possa in alcun modo guarirci,
semplicemente tampona per un po' la mancanza di fede,
forse solo in germoglio in attesa di una sua primavera.
Ho impacchettato la città con una velina grigia
e ascolto lamenti umani dall'agonia di cemento,
contestata sommessamente da impiegati in fuga dentro ascensori
che salgono dall'Inferno verso il fragile Eden delle Borse.

Non tutto ciò che congela muore,
così resiste qualche frammento d'un sogno che invecchia dentro
questa stazione di carne, memorie e ossa,
abituate a crescere al buio di solitudini come inverni.

Sono in un imbuto nero
ma non è l'Inferno,
ci sono ossa di falangi oblunghe come lampioni
per gli affamati come me di strade con punti relativi di luce
dove finalmente sostare dopo la fuga.

E' questo senso d'inquietudine che artiglia,
ogni certezza appena pensi di aver trovato all'ancora fondale,
mentre una donna porta il figlio piccolo a scuola sbattendo i tacchi,
contro i pavimenti leggeri del tuo mondo
che si frantuma
per piccole ossessioni,
per troppe attese,
per il peso del dubbio.


Come usare il linguaggio degli uccelli senza volare

come ieri
ho preso un sogno è l'ho iniziato alla scoperta
mi è sembrato logico mostrargli i vulcani del mondo
dove la lava d'ogni cogito erutta il proprio volere
trascinando con se i testimoni

ogni città nasceva da un poema resistente di magma
mentre il mio cuore scioglieva in dolcezza le nubi
cercando di dare una piuma più leggera al corpo
sensibile natante ai flutti invisibili delle cose


ti m'insegnavi
come usare il linguaggio degli uccelli senza volare
era il primo esperimento di respiro slegato dal tempo
e noi per sempre giovani guardavano dal tetto di casa la Luna
amando in lei il nostro riflesso coi sogni
ma senza luce chiara e senza specchio

Uccelli col becco grigio di polvere da sparo

ho baciato troppo spesso il sesso asciutto di carta
col cuore spezzato dai suoi capricci
lame bagnate nel mio sangue
a volte mescolato più all'inchiostro che al vino

il corpo dell'immaginario non è sempre caldo
così t'ho cercata nel rosso dell'emoglobina
come una laboriosa ape tentata dal miele
d'un fiore che ha i petali solo nei miei pensieri

il mondo cara musa
ha conosciuto tanti pazzi
ma io sono digiuno da tempo di questa malattia
che nutre e avvelena il cuore
con cose inconcepibili dall'immaginario

Nuotatori di mari in fuoco

gli uomini si coprono le spalle con le proprie maledizioni
giusto per sentire meno freddo prima della morte
e spostano la lancetta dei sogni sull'alba
prima di una ultima veloce occhiata al cielo

gli uomini partono nervosi verso il destino
si confondono con la normalità per non soffrire
e si causano per dimenticare l'effetto dell'amore
altri mali
che spaccherà in piccoli cocci
l'amuleto della speranza

gli uomini andranno più spesso all'inferno
per i pochi veri momenti di rabbia
e piangeranno per poter spegnere i fuochi
di mille altre maledizioni
che bruciano la loro carne

gli uomini cercheranno sempre la fonte eterna d'amore
come un tesoro o l'ultima spiaggia dell'Eldorado
e sfideranno i temporali di primavera con la parola
sussurrata all'orecchio dell'ultimo dio degli innamorati

gli uomini compreranno biglietti agli show settimanali
per imparare a ridere nella pena
e togliersi di dosso il peso del peccato
che pesa molto meno del volere qualcosa che non esiste

Una variante meno percettibile della febbre

biancheggia
un bacio troppo leggero per ricordarmelo
l'addio del cielo al fiocco di neve che mi stringe
quasi fossimo stati una volta amici

m'addentro nel fango cercandomi l'anima
su tutto biancheggia persino su questo nuotare col respiro
ho perso la coda - diavolo sa dove -
prima d'uscire dalle pagine morte con le mie ali

mi stringo a quello che il cielo lascia cadere disfatto
Orse Maggiori senza azzurre coperte
diventiamo tutti uomini una volta caduti dall'eden
per raccontarci col colore degli occhi i ricordi

spesso mi strappo la faccia per modellarla al vuoto
come una nave che trova il senso dell'esistere nel mare
o un albero sentito da morte che cerca nella resina
di piangere qualche piccola lacrima

ho spesso fuggito la calma
troppo fottuta dal canto allegro dei voli
mi sono elevato con ceneri e febbre
per strozzare il fuoco che vive fisso in me come un grido


L'uomo che si fa croce dalle ali

probabilmente morirò desiderando le tue braccia
e sarò un barca cullata dalle onde del palpito
priva di timone e di timoniere
per navigare il fuoco di altri come me
che si confondono coi giorni

tu ignorerai le rive dei miei oceani
volati da albatri col nido in un cuore d'acqua
forse mi chiederai allo specchio qual è il mio nome
e solo il silenzio ti dirà che nessuno ti cerca nel battito

ci convinceremo della necessità delle piccole bugie quotidiane
un placebo perpetuo per stare in piedi senza crollare di credo
guerrieri falliti ma sempre in battaglia
biglie impazzite di un flipper con la spina nei nostri spiriti

basterà forse salvarci in una domanda
scritta con la punta di un coltello sulla corteccia di un albero
che aspetterà ore anni decenni
una carezza leggera da un senza nome

probabilmente partiremo senza nemmeno guardarci
in fondo l'amore è un partire con dentro una dolorosa mancanza
senza portare nemmeno le ali appese a un ultimo sogno
probabilmente con il rimpianto di non aver mai risposto alle domande

Malati e falchi

ti ho perso dentro
in una fossa comune
dove muoiono i malati di malinconia
e quelli che uccidono i ricordi

sono rimasto vuoto
in questa camera iperbarica chiamata città
senz'ossigeno per i polmoni già trivellati
dal pensiero di tutti quelli che avrei potuto salvare

se non fosse arrivato l'inverno come un grande Mosè

a separare come il mar Rosso il dentro
per liberare la via all'unica certezza
ai criminali di tenerezza spesso feriti o mutilati
o chiamati a nascondersi come sporche ombre
come legati cani rabbiosi a una museruola di silenzio

mi sarei buttato con tutte le altre condanne tre le tue braccia
invisibili e impotenti riflessi del te senza boe per ancorarmi

ieri

ho pagato una zingara per mentirmi
per dirmi che il sentimento è un anaconda sottopelle
che stritola senza una parola tra le sue mandibole il fuoco
la vittima

ah sì
io conosco bene
cosa pensa il Diavolo quando ride
il suo
è un riso impersonale
apolitico
di cortesia
per quelli presi a fuggire dal loro crimine
dalla loro cenere
dal loro fuoco

o da qualcuno
che non ha avuto la misericordia di finire
il proprio delitto

oggi solo gli artigli s'aprono nella caccia
le ali provate cercano vie più agili di vento
perché anche se malati i falchi
volano sopra l'inferno quasi più forti del suo ardere

Una variante meno percettibile della febbre

biancheggia
un bacio troppo leggero per ricordarmelo
l'addio del cielo al fiocco di neve che mi stringe
quasi fossimo stati una volta amici

m'addentro nel fango cercandomi l'anima
su tutto biancheggia persino su questo nuotare col respiro
ho perso la coda - diavolo sa dove -
prima d'uscire dalle pagine morte con le mie ali

mi stringo a quello che il cielo lascia cadere disfatto
Orse Maggiori senza azzurre coperte
diventiamo tutti uomini una volta caduti dall'eden
per raccontarci col colore degli occhi i ricordi

spesso mi strappo la faccia per modellarla al vuoto
come una nave che trova il senso dell'esistere nel mare
o un albero sentito da morte che cerca nella resina
di piangere qualche piccola lacrima

ho spesso fuggito la calma
troppo fottuta dal canto allegro dei voli
mi sono elevato con ceneri e febbre
per strozzare il fuoco che vive fisso in me come un grido

Vampire - da qualche parte fra la vita e la morte

mi presento
sono il buio
sono l'antro
quella parte dentro lo specchio che tu non vedi

sono il vuoto
il silenzio
la lungimiranza

sono il morso di un cuore spezzato
che vorrei guarire
pur di chiudere l'urlo di dolore della mia anima
perché questo vivere dentro un tacito albergo senza ospiti
dove il sesso si paga in contanti
e poi si beve
a piccoli sorsi di desio
mi tortura
come una ruota fatta di grosse tenaglie
capaci di strappare i muscoli dalle ossa
ai corpi


mi trovi da qualche parte
fra la vita e la morte
nella mia gola c'è un nido con legni
per il riposo delle vipere d'acqua
quando non mordono
quando non m'entrano in testa
per rapirmi le chimere
da tempo uniche compagne di vita


mi presento
sono il putridume e la muffa tra le pietre delle tombe
sono l'odore di morte
o semplicemente polvere sotto i tuoi passi

tu verrai per sciogliere il ghiaccio
per farmi dimenticare il falò di malinconia delle città
per aprirmi gli occhi infagottati da decenni di sonno
in un inappetibile astenia d'amore

ti aspettavo da così tanto tempo
che persino i castelli delle termiti hanno smesso d'esistere
e la loro regina si è dedicata ad altri affari
più inconsueti per la sua indole
ma così involontariamente e meravigliosamente umana

mi capirai vero
se ti dirò che amo
amo quel tuo volermi comprendere
salvare
guarire
ti amo come un cacciatore ama il sangue caldo della preda
prima e dopo il bacio mortale

io sono qui per te
sebbene lontano dall'alba
io ho quello che cerchi

e sarà una cosa immorale
perversa
immortale
sarà un gioco senza limiti
senza prigionieri
e senza vinti

sarà ciò che vorrai che sia
ma adesso liberami dal fardello del tempo senza misura
e rendimi tuo complice
per un attimo
un piccolo attimo di verità
che rende la compassione
una cosa capace di miracoli

la tua vista
ha filmato il fragile di uno spirito che non esiste
che s'illumina solo con la luna
che ha smesso di sentire il vento
di bruciare per una causa
fosse questa una delle più nobili

io ho solo brillato nei tuoi sogni
e tu hai raccolto il mio segnale
ti prego vengo da molto lontano
fammi entrare per un attimo nella tua casa

Nei lunghi mesi invernali ho bruciato solo sogni.

nei lunghi mesi invernali ho bruciato solo sogni
per provare a scaldare qualcosa in me
imprigionato in grossi blocchi di ghiaccio
incapaci a sciogliersi con la primavera

in me sono rimasti intatti certi talenti nascosti
immobilizzati per desiderio di difesa
contro quelle tempeste senza vento
che ti entrano subdole sottopelle

nei lunghi mesi invernali mi stringo solo alle polveri
un nido che condivido con un vecchio ragno
che ha smesso di cacciare le sue vittime
per difendersi da me nella sua tela

ogni tanto gli parlo
siamo così silenziosi che le parole inondano la stanza
senza offendere concretamente i silenzi
anche loro col cuore convalescente

nei lunghi mesi invernali inverto il tempo
sulle lancette dell'orologio scrivo canzoni
e spingo i secondi a mandare lettere
in tutte le parti del mondo
dove sta riposando la mia anima


Notti bianche uccelli neri

uno stormo di uccelli morti fa milizia ogni notte
da quando l'inverno ha smesso di spogliarmi l'immaginario
e guardo con spavento che qualcuno li caccia
nonostante di loro non cadano mai le piume o le ali

tiro avanti l'ora per la dea del bacio
quella che mi spoglia d'ogni vergogna
che mi mordicchia i labbri
considerandomi un paranormale

io li guardo bene quegli occhi
in profondità loro mi parlano
hanno reali follate di vento dietro le ciglia
e bruciano lentamente come il carbone

Pianeti di fuoco

servitevi
le mie lame sono affilate
e tolgono maschere ai fantocci
al quotidiano silenzio dell'anima
quando non deve essere rianimata

ma fatte piano
queste lame tagliano le parole
tanto che le labbra pendule sanguinano un canto
in cerca della sua melodia
che le tolga la sofferenza dalle carni

sei la mia metà mela
dirà il pugnale d'amore al tuo stomaco
mentre ti cerca dentro i misteri
per cui non hai mai concepito delle bare

servitevi del mio dolore
diranno i versi di un moribondo poeta
che è precipitato nel suo fuoco
pur di strappare al pugnale i migliori ricordi

ho sempre camminato sopra la linea dell'orizzonte
per questo ho perduto la mia voglia d'ali
ci sono respiri la sopra che non sanno mai d'aria
ma di pianeti di fuoco pronti a tirare fuori il proprio sesso

servitevi
il mio cuore riscalda
grida un poema dall'ultimo fiato del morto
allora noi fragili gli tocchiamo la faccia
per poi bagnarci il viso con le sue lacrime

La Principessa di Pietra

Tardi di notte il tempo si ferma.

Le ascolto i passi
più leggeri dell'aria
e fisso il buio cercando il suo corpo,
da mille anni passato alle ombre.
Ogni tanto deraglio
gli occhi sopra un ramo.
Perquisisco il piumaggio infernale d'un corvo,
cercando qualcosa di lei
o una forma,
più calda dei gelidi soffi dei venti.

Una tenera fiamma fa luce a un nome.
Scalfite le pietre dai passi rendono l'eco,
di ogni lacrima caduta su quella terra,
dove gli ossi parlano al posto dei morti
e dove il silenzio è l'unico a ricordarsi di loro.

Io l'aspetto da tanto che ho dimenticato il freddo,
persino di contare i lunghi inverni
sotto lo stesso cielo ma nella seta,
dove le stelle hanno un ricamo sottile
e nella trama pochi resti d'un corpo.

La cerco nei raggi di Luna appena rinnova
e in tutti i cassetti di roccia con statue di marmo,
come un criminale scassino la pace dei rovi,
atleta in fuga da affollata prigione.

Ogni ora è un altro secolo sull'orizzonte.
Il gatto nero è già alla sua settima vita,
col buio m'accendo e mi deformo,
come la fiamma in attesa di consumarsi.

Il mio appetito di sonno è già svanito.
Sono l'insonne spettatore d'eroi perduti,
nel club di muffe care solo a terra,
dove le radici succhiano a tutti il ricordo
per nutrirsi le foglie.

Lei deve essere lì in mezzo al lutto
che notte serba per noi altri prigionieri,
avanza eterea attraversando le case
con angeli a guardia della porta.

La mia principessa di pietra mi tende le mani,
ossute le sue poche primavere incontrano le mie
e ci stringiamo in questo valzer senza fiato,
lei col cuore freddo, io solo d'ossa.

Tardi di notte e il tempo si ferma.
Noi clandestini di una storia d'amore
balliamo,
sperando di non scordare mai tutti quei battiti,
dove il fuoco una volta
nutriva per passione la carne.

Il trucco

ho smesso di vendere poemi ai ladri di poemi
in fondo meglio buttarli in strada sopra le foglie morte
aspettare che la pioggia sciolga la macumba di versi
così ogni molecola di questa città sarà contaminata dalla magia


Numeri nella polvere

ci contiamo le dita dei piedi
con la stesso spaventoso sorriso
di due belve che si preparano per la caccia

i lunghi artigli scrivono numeri nella polvere
per un messaggio alieno destinato al cielo
dove un compositore riscrive la bibbia

non ci parliamo più
ma usiamo le voci per destare un coccodrillo azzurro
che canterà con le lacrime per i nostri sogni
a un dio che merita più di qualche candela

ci contiamo le ciglia sulle palpebre
come i diavoli i forconi
per arpionare il blando senso
legato alle nostre vita da una vecchia profezia

poi avvitiamo i corpi alle favole
che il pianeta ci sussurra all'orecchio
mentre corriamo più veloci del vento incontro all'aria
come due lupi uniti dal mistero dei perfetti innamorati


mai bine ne scriem pe singe

da vent'anni pesco qualche metafora dal vuoto d'ogni giorno
quasi la spazzatura umana si potesse ergere con la sua opera
in perfetta contraddizione con le leggi naturali
da tempo al vaglio di certi onnipotenti su cui vigila morte


Per i pianeti lontani sei solo un ipotetico nulla

per i pianeti lontani sei solo un ipotetico nulla
un qualcosa col desiderio di farsi notare
d'emergere dall' alambicco di un ironico genio
per declinare la parola vita agli immensi silenzi

per la tua gente sei solo una sottile ombra
un mago con un capello per i fallimenti
che interpella conigli per conoscere il futuro
di quelle anime poco esposte al bene

per te io mi domando cosa sono
inverno
estate
primavera

o forse sono quel fiocco di neve che bacia i tuoi occhi
a volte così lontani dal cuore e dalla terra

Una scatola piena di pazzi

hai corso per tanto dietro ai fantasmi
che tra i vivi ti senti un peso
come una morte anticipata senza funerale
per la mente d'un illuminato sposato alla musa

hai cercato i tesori dentro una scatola piena di pazzi
come parole buttate sul foglio senza una virgola
ti sei illuso di capire il vuoto
dopo esserne diventato una parte

hai smesso di vendere poemi ai ladri di poemi
in fondo meglio buttarli in strada sopra le foglie morte
aspettare che la pioggia sciolga la macumba di versi
così ogni molecola di questa città sarà contaminata dalla magia

chiudi pure la scatola e gettala in mare
per soddisfare le branchie dei matti
che come te si friggono il cuore al buio
di una donna scaltra che fa peep show travestita da musa


Condor

noi precipitiamo
tutti
ma pochi hanno il coraggio di morire
come se un pettine portasse via le nostre ossa
per spezzarle dentro un trita anime senza denti

noi tessiamo testi nel capo
per poi abbracciare i fucili
e sparare ai bisogni immaginari della follia
che ci travolgono la fame
di sopravvivenza

noi siamo prede
vittime di città inseguite dai lupi
nascosti come bucanieri su navi fantasma
dove il timone è una mano senza corpo e capo

noi combattiamo la sabbia del tempo
e lasciamo ai condor il nostro sangue
dove un pazzo ha scritto sopra d'avere speranza
quasi l'amore uccidesse i vermi coi nostri ricordi

la città ha corrotto l'anno solare

appena alba
i tram girano vuoti come impresari di pompe funebri
in recessione
la città ha corrotto l'anno solare
e le facce sono massonerie di pensieri senza adepti

intanto l'aria grava sull'umore
come un muscolo atrofizzato sulle ossa
le stagioni hanno sviluppato anticorpi
contro l'immaginario scaccia quotidiano dell'uomo

e in te brucia come una poesia un ricordo
un fenomeno senza replica
gestito maldestramente
che si rivela solo un puzzle di cocci

per stare sotto la pioggia ti togli la corazza
l'acqua da un sesto senso alla carne
e quando muore ti lascia in equilibrio
sui mattoni d'ossa da sempre e per sempre ciechi

I numeri nella polvere

ci contiamo le dita dei piedi
con la stesso spaventoso sorriso
di due belve che si preparano per la caccia

i lunghi artigli scrivono numeri nella polvere
per un messaggio alieno destinato al cielo
dove un compositore riscrive la bibbia

non ci parliamo più
ma usiamo le voci per destare un coccodrillo azzurro
che canterà con le lacrime per i nostri sogni
a un dio che merita più di qualche candela

ci contiamo le ciglia sulle palpebre
come i diavoli i forconi
per arpionare il blando senso
legato alle nostre vita da una vecchia profezia

poi avvitiamo i corpi alle favole
che il pianeta ci sussurra all'orecchio
mentre corriamo più veloci del vento incontro all'aria
come due lupi uniti dal mistero dei perfetti innamorati


Il cuore all'ultimo battito

l'età più bella ricorda l'estate
ma i fiocchi di neve ricordano agli occhi le stelle
e tu vivi in un mondo senza veri confini
mai aspettando la morte e mai capendo la vita

sono partiti selvaggi tutti i cavalli
sulle vie del palmo con troppi crocevia
rimaste sono nel cuore le campane
per svegliarti quando vedrai per l'ultima volta il mondo

il buio fabbrica collane di malinconia
ti offre ogni tanto come affare un tenero ricordo
e tu sorridi cercando di trovare
uno dei mille ideali per cui hai aperto le ali

si sono ricucite per magia tutte le ferite
il capo pensa ad architetture più grandi
e quando il passo umano cede alla natura
allora il tuo cuore saluta l'ultimo battito

Chiamo l'aria

ti sei seduta sul mio corpo freddo
t'avevo promesso un volo dentro la magia
ogni tua lacrima strillava nel vuoto il mio nome
tanto da spingere il buio ad aprirmi gli occhi

non sento più il calore delle tue mani
ma percepisco dal silenzio quella paura
che spinge tutte le porte del tempo
ad aprirsi per farmi passare

sei qui scolpita dal sole
in un quotidiano tormento senza soluzioni
l'uomo che chiami t'è seduto accanto
peccato tu creda di essere sola

hai consumato la via con il tuo amore
hai consumato le stelle con la preghiera
per dare all'uomo che hai voluto
il senso di tutti i tuoi battiti

sei qui con questo inverno che ha il mio cuore
ti posso solo sistemare sopra il capo due fiocchi
gentili nel loro cadere avranno la mia carezza
amore chiama l'aria perché mi manchi

fuori il vento ti sistema i capelli
volano via anche le parole che mescoli alle lacrime
ti reggo la tristezza che ti toglie il respiro
oh amore tu eri la mia aria


Conigli magici

per i pianeti lontani sei solo un ipotetico nulla
un qualcosa col desiderio di farsi notare
d'emergere dall' alambicco di un ironico genio
per declinare la parola vita agli immensi silenzi

per la tua gente sei solo una sottile ombra
un mago con un capello per i fallimenti
che interpella conigli per conoscere il futuro
di quelle anime poco esposte al bene

per te io mi domando cosa sono
inverno
estate
primavera

o forse sono quel fiocco di neve che bacia i tuoi occhi
a volte così lontani dal cuore e dalla terra


Salto liberatorio

ubriachi di cielo
forse un po' uccelli migratori
quando il piumaggio sotto la carne solletica gli ossi

un po' clown
truccati con nuvole nei palmi
pesanti di ore senza sonno
sulle spine dell'amore

collezionisti di pianeti umani
di quadri senza cornice con dentro venditori di gelati
che aprono le porte del cuore
a una musa di vaniglia

un po' poeti
unti di nostalgia davanti allo specchio del destino
pieno di fogli con stelle
confuse in una parola
suicida solo quando l'orlo del labbro
la confessa al sole
senza darle l'eternità
negli inchiostri

Tedio e Turbolenza

mi schifa l'uomo dall'intelletto avaro
invece mi piace il generoso
quello che legge una favola al pianeta
prima della buonanotte


Ricette d'amore in un delfinario d'ossa

Fino a ieri ho bevuto il latte dalla bottiglia.
Oggi sorseggio vino da un bicchiere
e sono malato di dubbi
come un cattivo processore,
nella sua istanza contro il proprietario.

Ti ho sempre cercata in un libro con ricette d'amore,
ma era nascosta in un delfinario d'ossa,
probabilmente sacerdotessa delle memorie passate d'un dio
che aveva salvato i mammiferi d'acqua da quelli di terra.

Per piacerti mi ero costruito una maschera,
un cavallo di troia intellettuale e fragile,
un po' fuori esercizio,
conscio che tu avresti dovuto decidere per il gioco dei sessi.

Hai tolto i nodi alla mia carne per anni,
mi hai consumato nelle lettere di noia quotidiane
nuda come un uccello pallido durante il suo volo
di salvataggio della razza umana.

Per anni ho bevuto il latte dalla bottiglia.
Oggi bevo il vino dalla bottiglia e rutto
ma tu hai fatto così tanti nodi ai miei dubbi
che l'unica certezza che m'è rimasta credo sia
il tuo cuore.

Cartoline dalla fine del mondo

ci stringiamo il sonno sotto i cuscini
stanchi di capire qual è l'occhio cieco dell'amore
mettiamo lacrime nella ghiaccia per l'aperitivo
di ogni Domenica

a volte t'incollo alle caviglie foglie di Luna
per non perderti sotto il cielo
quando il gufo sveglierà in me i lupi
pronti con le zampe a correre sulla tua pelle

svuoterò il fiato
e mi riempirò i polmoni di banalità quotidiane
perché nulla potesse saziarmi davvero
perché restasse tua tutta la carne
in guerra pur di piacerti
coi vermi

avremo anche un gatto
sotto il letto
e un divano grande
dove incollare le briciole dell'amore
dopo i baci
o dopo un'altra boccata d'aria
in un libro di poesie pieno di fantasmi

e resteremo ciechi
in vecchiaia
come coccodrilli in riva al ricordo
a versare lacrime di cioccolata
e a ridere dei giorni quasi senza fine

in un minuetto
s'uniranno le nostre ossa
e sopra i guanciali il sonno sembrerà eterno
tanto che ci manderemo cartoline con l'apocalisse
tra un parto e un altro di sogni

La vocale più frequente nelle parole

riscriverò la storia stando nel buio
auscultando i polmoni di questa città molto malata
di solitudini senza più cuori luminosi nei petti
pressando il torace poetico per rianimarne il cuore
mi troveranno con le mani addormentate sui tasti
probabilmente sulla vocale più frequente nelle parole
immobilizzato dalla mia ossessione per il sentimento
che coniuga meglio l'uomo alla sua natura

resisterò alla forza oscura del male
di una società con soggetti senza metafore nei pantaloni
usurati fino al midollo dal desiderio di gloria
sconfitti dal proprio vanesio ego

e alzerò dei ponti tra le lontane rive umane
poiché il fiume della conoscenza non resti una massoneria
con versi congelati in frigoriferi d'oblio
dove la storia ha chiuso anche i suoi martiri

mi spolperanno le carni intellettuali come mastini
partiti a caccia di una preda a cui dar condanna
d'aver dato alla parola un vero senso
capace di rendere agli uomini l'onore

siano i miei eredi i vagabondi
i poveri
i fragili
gli invisibili
le vittime di violenza
loro cerchino il coraggio in quel buio
dov'io ho imparato
che la paura si estirpa con una forte fede

Un nostro unico momento di silenzio vince in intensità, i tanti momenti di parole.

Luperale II

un occhio cieco
dal semaforo spia
lupi che defilano ordinati

calpestano tetti
putridume di foglie
qualche cuore innamorato
mordono l'aria

grattano con unghie grosse
la terra
tolgono al verme i castelli
scrivono un nome
sulla croce morto

e portano le anime dei vivi
a sognare

I sogni lasciano orme sui denti

l'inverno
è un uccello senz'ali
rimasto a terra e in astinenza di volo
che grida aiuto a qualche piuma d'angelo
anche lui a rischio di caduta dall'Eden
ho preso il posto di una parola sul foglio
cerco forse di sentire la vita nella neve
dove l'inverno trascina i suoi pesi
tra le foreste di uomini
come me senza vesti sull'anima

ho freddo
e dal mio tremito parte un urlo
verso la profondità terrena
dove le radici
s'abbracciano ad altre radici
lontane
dalla mia agonia senza voce

dentro
ho solo disfunzioni croniche
il ghiaccio
mi toglie la forma
e mi rende obeso
io resto immobile in mezzo al vento
come un albero senza foglie
destinato a guardare le stelle
con i suoi rami tristi
lontani dal fuoco
della linfa

perché l'inverno
si rovescia in una bottiglia di vino in cerca di torpore

e si prende
il tuo stomaco
quando è vuoto
dai sogni
poi ti cerca le mani
per farti afferrare il collo della bottiglia
che rovesci nell'ugola per scaldarti
dove il dio della sete
offre all'inverno già ubriaco d'uva
un po' di fuoco

Il mio ascendente di fuoco

certe parole dovrebbero essere come segnali luminosi
ma tu sembri non vederle nemmeno se l'avessi incendiate
certi miei silenzi dovrebbero scaldarti il cuore d'inverno
ma tu sembri un iceberg portato alla deriva dalla marea

donna! il mio ascendente di fuoco ti vuole
ho spinto troppo le stagioni avanti per stare fermo
quando invece dovrei coglierti
come un fiore prima che il temporale lo distrugga

certe parole sono solo un tamtam per il cuore
il messaggio in bottiglia di un sopravissuto
troppo a lungo e da solo alla deriva
su un oceano dove gli squali mordono dall'anima i sentimenti

ho un Zeppelin pieno con abiti rosa e forcine per capelli
bottiglie di vino rosso e candele profumate
donna! il mio destino è tuo
spegni questo fuoco con le tue labbra

Oggetti senza nome

cammino
al posto del femore ho un ramo
un semplice ramo di quercia pieno di foglie
dentro un nido secco aspetta il ritorno di stormi
anche loro con rami al posto dell'ala

in un negozio di mangime per animali due serpenti
si litigano la muta sopra un sacco pieno zeppo di parole
che un poeta cerca di vendere per vestirsi l'anima
da troppo tempo nuda in mezzo all'inverno

sulle strisce pedonali piove
un fantasma
spinge il passeggino con dentro un corvo
il becco del corvo succhia da un biberon la memoria dei morti
diventa un intellettuale con tre libri in stampa
e domani griderà ai microfoni dei giornalisti
che un poeta può essere anche di piume

ogni tanto dal femore si schiude un fiore
il corvo lo nutre dal volo con versi
e mi pare di vedere la morte presa a carezzare un bimbo
che mi somiglia quando sorride
con quella sua fossetta buffa
sulla guancia

Tr@ck uno

ogni alba torno in me stesso
dov'ero andato nemmeno un ricordo
o una schiarita in quei riflessi
che ancora dipendono dai battiti del cuore
un rianimato che si trascina per corridoi oblunghi
ubriachi d'odori di disinfettante chirurgico

l'asporto dei sogni è durato poco
ma il trapianto di consapevolezza è stata una sfida moderna
alle leggi di una natura che non rende gli uomini
tecno compatibili con la morte
mi hanno estratto dei calcoli di sonno
mortali
dicevano
ecco da dove proveniva la mia sofferenza
un lungo dormire come un lungo fuggire
dai preliminari col sesso troppo forte delle chimere

mi hanno tolto il cuore durante l'intervento
l'hanno sostituito con un cd dei Doors
e l'aria mentre entrava nel petto selezionava la sua preferenza
track uno
track due
track tre
finché all'ultima canzone tutto è andato in fuoco
e il testosterone ha spinto la barella della morte contro una porta
dove due chirurgi col bisturi in mano
erano pronti per un intervento estetico alle ossa
che lei pensava di coprire con colori acrilici

nella sala operatoria siamo in due
io e la morte
qualcuno mi toglie il cd dallo scomparto toracico e lo formatta
un altro spinge nel mantello vuoto del mostro pezzi di carta
e scopro che è uno spacciatore di poemi
troppo tardi fermarlo
la morte s'alza del lettino recitando i canti dell'Inferno
io
un po' come Dante
cerco la porta dove trovare risposte alle mie domande

i due chirurghi sorridono
è andato tutto bene
sembrano dire
uno specchio nel corridoio riflette

solo un foglio di carta con una poesia
e mentre vorrei piangere
dentro scatta qualcosa che registra la mia voce
il cd al posto del cuore gira
gira
gira
prima di aprire gli occhi
una mano scheletrica e colorata pigia stop sul mio petto

all'alba
scatta da solo il track uno

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

e non mi ricordo più perché
avevo cercato di fuggire …


Bella Belva

non voglio che ti succeda niente
dopo averti lasciata da sola al cancello dei sogni
così seguirò i tuoi passi fino alla porta
che aprirà all'alba per il tuo bene e portandosi via il mio sonno

non voglio dirti che t'amo senza ricordarti che sono imperfetto
un trafficante di fallimenti senza premi in bacheca
di cui andare orgogliosa coi tuoi genitori
quando mi chiederanno che cosa intendo fare da grande

Bella Belva ho un orologio senza un fuso orario
ti amo perché non ascolto la mente
per cui sono un pervertito che origlia i sessi
mentre s'annusano con la parola

sarò il tuo scienziato pazzo che dichiara la sua condanna
all'animale impagliato che lucidi mensilmente
quel cuore
dove ti morderei il fiato
che sa poco di zucchero ma molto di giochi proibiti

Aquila mori

in Accettazione tutti i feriti dai numeri della tombola
un'infermiera addestrata a parlare nel microfono
sillaba i nomi degli sconosciuti seduti sulle sedie
ignari di appartenere alla casta dei sacrificati

due labbra improvvisano una melodia per esorcizzare l'attesa
un uomo col volto tirato nasconde i piedi incrociati
nella mente di un altro un'aquila apre le ali sul vuoto
convinta di poter stuprare le nuvole

sul portone all'ingresso solo un cartello con "Ospedale Psichiatrico"
qualche ombra spazza le foglie morte dalle scale
mentre un albero più che centenario spia coi suoi rami
gli altri fantasmi dispersi nell'edificio

Fuori dal mondo dentro di noi

nella mia testa le tue mani sistemano nel letto le lenzuola
spingono le sedie contro le finestre sbarrate dal sole
raccolgono la polvere dalle parole nei libri
dove un tempo entrambi sognavamo un grande futuro

nella tua testa i miei pensieri fanno la corsa ad ostacoli
cadono nel pozzo dove tieni misteri e assurdo
spesso cercano gambe per potere fuggire
da una stagione estrema di quest'anemia

che ci scioglie le articolazioni elementari di credo
s'intreccia al sangue di corpi ancora in battaglia
oppure sigilla il grido di quelle ferite
che come stati di uno stesso paese vogliono essere indipendenti

E ride

brucio e lo stropiccio d'occhi
salva una luce
ma dentro

un dolce artiglio
taglia di netto lo stomaco
e ride

l'amore è una belva
per il cuore
salvo solo
perché dentro

tu ardi
un altro giorno
ti scrive
libri di sogni
senza nemmeno una pagina

se tremo
tu mi nascondi
come un avaro
la sua gemma


Per i tuoi occhi

l'amore cercava un cacciatore per esserne la preda
un verme mi massaggiava le tempie tremando di freddo
e in tutto l'inverno qualcosa di noi era l'unica luce
come una ferita da suicidio ma senza testimoni

qualcuno mi massaggiava il petto per rianimarmi
il cuore chiamava il trapianto di geni da uomo a poeta
lo specchio ti rifletteva come una grossa mela
dove i vermi si contendevano i sogni come prede

dai polmoni spuntavano scogli stanchi del mare d'estate
un vento vecchio s'avvicinò alla riva chiamando l'inverno
così nel mio cuore la neve più delle stelle brillava
per i tuoi occhi


L'amore è …

cavalli carichi i poeti ma di nulla
cercavano una musa all'angolo di strada
mutande avesse lei contava davvero poco
invece la conta e fino a cento gli otto minuti con un po' d'amore

si erano perduti ma nella neve nulla
dei passi d'altri solo qualche buco
cavalli carichi i poeti per salvar la Luna
dal morso nel suo sesso di mille mannari lupi

trovati solo i soccorritori congelati
le loro mani fritte dai fogli di poesia
salvato fu per tre parole il mondo
ossi sotto il bianco gli adepti della Luna che cantavano
l'amore è …

Il donatore

sono un donatore compatibile con poesia
scarabocchio parole sotto le gonne del tempo
a volte la strappo alla morte cerebrale
per buttarla nell'utero d'immagini dei miei sogni

sono un disoccupato occupato a respirare
cerco garze primaverili per prevenire le febbri invernali
vorrei essere il punto di un finale con bravo
in una futura divina commedia

come cercatore di straordinario valgo poco
sono solo quello che posso confessare
sfaccendato per chi cura i mali del sangue con la dipendenza
da un lavoro ignobile e astinenze dai peccati

parlo la lingua di uno che non si crea problemi a stare in silenzio
solo il ragno da magia al credo stando in croce
altrimenti compro fede al Duomo dai bottegai
che offrono muta ai serpenti parlando male di Eva

rosicchio ancora il margine dell'eternità
vorrei mi rubassero le parole i poeti perfetti
quando la pigrizia mi vince mi licenzio da solo
non esistono fondazioni per il recupero delle parole

la testa m'è rimasta sulle spalle
per sbaglio
nell'età della ragione ho capito di non aver ragione
e allora mi sono perso i migliori anni
cercando di recuperare quanto meno il desiderio di prima

credo che dio non faccia la religione
mastico l'uomo piano e con i molari
credo che certe cose siano fatte per l'abbandono
come la miseria in un'anima senza bontà

sono stato bambino
vampiro e meccanico letterario
poi ho orientato la mia fede verso la pace
la pace spirituale, economica e sentimentale
oggi abituo il tempo a starmi davanti
giusto per non perdere la coincidenza
col futuro

come figlio unico ho avuto poco ma ho avuto
il meglio sarebbe venuto dal dolore della perdita
piccole cose poi ritrovate con l'orgoglio
lo stesso che m'ha spinto a capire
che i buoni e i cattivi pisciano sugli stessi alberi

per imbastire miracoli vado a scuola
la ricerca su me stesso non vale gli anni
perduti a inseguire caste chimere
per non perdere la migliore bevo con la morte
anche se sono astemio

ho smesso di scendere tutte le scale
la libertà è un premio senza gloria in natura
così se non mi legge nessuno mi leggo da solo
mentre cerco una montagna da salire prima di perdermi

Salvataggio

ero partito da tempo
avevano mandato squadre di salvataggio per recuperarmi
invece di me avevano trovato la morte
tra le macerie di una memoria poetica

fui salvato invece dalla nebbia
un gioco di coincidenze innaturali
che mi resero appetibili al credo
di cui sono diventato il portavoce

ero una vittima nel cervello dell'ombra
uno dei tanti satelliti poco compatibile con il buio
di un viaggia senza prestigiose colpe
per dissoluti divertimenti

Un pesce con la tua gamba

serve qualcosa nella vita per alzarsi
un'ossessione diversa capace di guardarti dentro
di redimere quella schizofrenia poetica
in cui nascondi cose disperatamente vere

servono organi autopulenti e gelatine
su dritte amputate dalla coscienza
una qualità di sangue senza vena impura
che trovi la pace oltre i brividi

basta una ferita
un male
un dolore sottile
una penna nell'acido della malinconia
per far cadere la tua ombra in mezzo agli uomini
che sorgono e tramontano nella vita come astri nel cielo

un taglio severo
netto
un morso all'aria pigra
staccarsi una gamba e tenderla a un pesce
poi zoppicare in due sulla strada
verso le stelle ma quelle viste da dietro gli occhi

I pipistrelli bevono tutta la notte

Dante Alighieri sostava spesso in un Purgatorio di parole
io mi limito di trovare pace sotto l'ombra di un olmo
quando i respiri della strada non alzano il livello di acidi
o meglio quando qualcuno che ancor mi conosce mi evita

ho smesso di scrivermi l'indirizzo nel palmo della mano
mi sento come una scimmia smarrita dentro casa mia
così ogni tanto chiamo Virgilio a salvarmi
dal corridoio buio dove il cane ha potere di combattere

non mi clonano
sono troppo bello

dentro

bianco e freddo
a volte rosso
per il sangue
dove non mi legge più nessuno
perché li smetto di scrivere per gli altri
e resto in rima
solo per me stesso

mento spesso alla morte
mi odia per non essere stata clonata
nel centro di recupero mentale per poeti
dove gli ospiti sono privilegiati per lo stato d'animo

mi tengo in esercizio
con gli addominali della mente
un vero portento contro i batteri dell'origine malinconica
nei versi

resto in attività
per i bonus offerti agli esaltati
dalle associazioni d'ufologi non riconosciute ufficialmente
che mi sentono alieno

mi appartengo
non ho altra dolce malattia che questa
essermi
e null'altro conta
perché ci credo

ho vergogna
ma non della libertà
la libertà toglie il freno al credo
e se ne fa un piacere
quello per cui ti danno come condanna l'inferno
ma io ho già pronti i sandali
forme leucemiche d'ottimismo da calzare se nella vergogna
debba perdere i miei poteri da intellettuale

non c'è modo di capire la vita
se non viverla
e per fortuna io l'ho vissuta
come uno che in cambio della fortuna ha cercato altro
e per questo gli è stata concessa la resurrezione
in un Purgatorio di parole dove solo Dante
potrebbe pesarti l'anima con i versi

per qualche motivo non temo la morte
o forse ci temiamo a vicenda
mi alzo e mi abbasso con l'opera
il resto di me è un conflitto di luci
di pensieri
di vie sbagliate
e di desideri
spesso
troppo spesso
insoddisfatti


le mie mani conoscono
la donna
l'onanismo in alta percentuale
l'allegra reputazione del vino
il bisturi dei sogni

io non mi aspetto mai
e vorrei tanto non avere la colpa
d'avermi incontrato
da qualche parte
in un ombelico di donna
perché solo lì che si annullano
tutti i poteri di un poeta
di un vampiro
e di un neurone

L'ammazza poeti

in un mondo di geni io sono l'unico impostore
non mi prendo cura dei cani
loro si prendono cura di me da quando sono randagio

per il mondo ho un'etichetta bizzarra
nemmeno una vaccinazione ai problemi
le schifezze le vivo
quasi normalmente
facendo cerchi di fumo
con una sigaretta rubata dal posacenere
di un povero diavolo astemio alla bontà
com'io all'inferno

vorrei sposarmi

mi vogliono tutte
grasse
magre
belle e brutte
perché io sono un ammazza poeti
uno di quelli che girano sull'indice la Luna
come un pallone da basket ma senza aria dentro
perché dentro ci metto il mio ego o meglio l'allegoria
di quei esercizi mentali
a lungo discussi con lo specchio
che spesso martirizza i geni
fuggiti da una lampada
con magie comuniste

sono l'infrattore di sogni
uno scassinatore di cuore umano
un criminale sen'alibi
in una città di cannibali sentimentali

come tutti sono quello che sono
una pagina del quotidiano scritta di corsa
e senza arrivare mai a niente

non sono presente nelle liste politiche
dell'Eden
dell'Ade
della Fortuna

grazie a Dio ho un nome
che per principio di equità
non apparirà mai in alcun libro


L'uomo che intagliava barche dalla pietra

aveva la fama d'essere un buono
le mani si erano sposate per caso alla pietra
intagliava nel cuore della morte le barche
che avrebbero traghettato sull'Ade le anime dei dannati

gli occhi conoscevano un solo ritmo di luce
parlava di rado al silenzio con altro silenzio
e nei momenti di lungo tacere ascoltava i battiti
del cuore della sua montagna

aveva la fama di potere fare tutto
se avesse voluto persino scolpire statue viventi
l'unico suono che ascoltava era quella di una certa voce
che lo implorava di plasmare in natante la roccia

era sordo da tempo eppure capiva
cosa dicesse il vento alle stagioni
e quando trascinava al fiume la sua prole
rideva con gli occhi dall'arca che avrebbe salvato il Limbo

Dietro un muro di morte

userò il taglierino di versi
per toglierti la pelle dal cuore

digerirti in silenzio lo sguardo
come un coccodrillo ma senza lacrima

domani un branco di lupi
s'affileranno le zanne nelle mie mandibole letterarie

uno di loro perderà il pelo sul mio cadavere
cercando un bacio dopo una possessione d'anima


un giorno saremo identici ai nostri mostri
chiusi dentro l'incubatore stretto della poesia

dove ci scambieremo gli organi e il dolore
come due prede inseguite dalla loro paura del buio

Il posto delle perfette contraddizioni

noi non possiamo morire in pace
le colpe non sanno cosa sia il riposo
non possono essere domate con il fuoco di nuovi ideali
se gli ideali sono il prezzo di una vita

noi
non possiamo che partire sempre e lontano
dividerci da una fede per altri migliore

noi
non possiamo salvare il mondo dai mostri
quando fa parte di noi la loro fame

noi forse
incroceremo in un lontano domani
le nostre strade
ma i nostri occhi saranno come quattro assassini
che cercheranno di nascondersi le mani
sporche di sangue
dietro una finta benevolenza
servita dalle labbra scosse dal silenzio
come una terra selvaggia lo è dai lampi

L'uno nell'altra

noi usiamo le lacrime per dirci bugie
grotte con densità d'ombra
l'oltre porta sui cuori
dove balbetta d'amore il battito

e accendiamo per resuscitare i ricordi

candele
in chiese consacrate all'idillio perduto
ai vagabondi d'anima
che hanno smesso di scrivere lettere ai propri sogni

noi
usiamo le parole per tagliare le distanze
uccidiamo col silenzio le radici dei fiori
prima di chiudere per sempre una casa
dove il profumo sui tappeti ricorda l'inverno

abbiamo fucilato con gli occhi la natura
l'aria prima di accettarne il bisogno
noi
siamo morti l'uno nell'altra
come eroi senza nome in battaglie
senza bisogno d'altri soldati


Planetario di carta

la terra gira in un finto planetario di carta
i mostri nell'ombra guardano alla finestra senza le tende
dove sbuffa ubriaco di alberi nudi
il vento
come un treno orfano di binari deragliato ai semafori

e noi lì
stiamo a fissare le vetrine
tutti impacchettati in stereotipi di stanchezza
la stessa visionaria veste di certi profeti
urlanti in una tv senza schermo

lasciamo che l'amore prenda antidepressivi ogni sera
usiamo plaid di pile per coprirci
beviamo tisane d'erbe per mentire il corpo
di essere perfetto
e per illuderci d'essere eterni

Il danno

una piccola barriera corallina
offre l'idillio perfetto agli occhi
e tutto il cielo sequestrato nella tua iride
trova i fondali più profondi nel mio silenzio

siamo eterni in questo bacio tra mare e terra
tra la mia carne e il tuo corpo
tra l'onda del tuo spirito e lo scoglio di quei pensieri
che ti stringono cercando la pace del dopo l'amore

vedi bene
che nevica

le tue mani bianche
duellano inconsce
con l'invisibile

a volte io capisco
il danno dell'amore
alla sincerità

Un altro noi

l'amaro non attraversa la strada
ma la carne
come un ferro da stiro ti prende dentro
per bruciarti
ogni cellula
rossa e bianca

l'amaro s'avvolge edera dentro
si disegna sui muscoli ancora stanchi
ti priva della forza di credere
in qualcosa

l'amaro
si suicida nel tuo capo
senza ragione
lascia un vuoto dopo una granata
e pezzi crudi di dolore come fantasmi
sfilati dal corpo
senza anestesia

l'amaro
ti sazia
sovrano allucinogeno ante mortem
pompiere che arde
nella cantina dei nostri demoni
dove nascondiamo contro il diluvio
il ricordo cocente delle nostre labbra


Seme di fuoco

toglimi l'ombra
dal cuore in fuoco
un malocchio scritto sul calendario della vita
toglimi l'aria dal palpito forte
per bloccare questa bulimia
di sogni

gettami in ogni lacrima che versi all'amore
macina queste spade di desiderio sulla mia ala
droga gli angeli neri davanti all'Inferno
perché io possa scappare
dagli incubi

sfoglia il libro dei numeri forti
nella ragione che t'immagine perfetta
mentre m'aspetti
butta sul fuoco nella mia anima
qualche parola dolce
dov'io annegare l'occhio
durante le tue assenze
stagionali

l'@more con i seni bianchi

dentro la gonna della domenica
i tuoi fianchi
spinti nella bocca floreale
del mio desiderio spesso sul tuo corpo
come la pioggia sui tetti

appesi ai lampadari
i giochi con ombre
un domino di carne di speranza
con veli in bianco o nero

ti svegli @more
coi seni bianchi dentro i palmi
dove zittisco il tremito
in cerca di un bacio struggente
o di un morire degno
per una causa
incomprensibile ai lemmi

Siena

un piglio di sole nel sotto dell'occhio sempre al buio
qui tutto arde di verde e s'ascolta meglio la vita
terra lunare come velo da sposa alle fiamme
l'innocenza è un lungo silenzio di pace tra i campi
o un lungo viaggio di versi sulle strade delle colline
prospere come puerpere dopo la nascita
tu tendi il cuore all'ascolto dei loro battiti
e loro
come vergini in processione
ti baciano il petto

Un ultimo sguardo al sole prima di cadere

Tienimi nella tua memoria
così potrò sempre sentirmi libero di avere il sole,
dai tuoi occhi se aperti
sul mio ricordo.
Non posso tenere insieme le ceneri
di me resterà solo un volere la stella
dove altri coraggiosi vicini ad essa bruciano
come piccoli soldati soddisfatti solo dalla luce.
Conosco molte strade vuote d'ombra
e credo senza impronte di passi,
quelle strade sono il mio dono,
per la tua meta.
Tienimi ancora dentro i tuoi occhi,
fammi ardere per un attimo nel tuo fuoco,
un altro respiro vicino alle fiamme,
abbastanza forti da bruciare l'Eden.
Liberami in questa vertigine di complessi,
sbatterò per l'ultima volta nel tuo capo,
un bacio per fissare alle tue labbra la promessa

e un ultimo sguardo al sole prima di cadere.

Gli occhi ribelli

gli occhi ribelli cercano il sole
rapiscono il cuore dal suo nido
sciolgono i tendini dalle ossa
che cadono in un domino grottesco di numeri

fondi di terra senza oceani
centrano il battito dall'iride
poi ti mescolano lo stomaco all'aria
fino a buttarti nel vuoto

candele a volte timide fiamme
un fuoco sulla cima d'un faro lontano
dove vorresti arrivare dopo quella tempesta
che gli occhi ribelli scatenano pur di averti

Lieto fine

è uno sporco lavoro ma qualcuno dovrebbe pur farlo
si pubblicizza nella sua tuta arancio
l'operaio di un cantiere
nella morale di una favola assurda
senza lieto fine tra gli attori


Un morto dentro lo zodiaco

era il tredicesimo

l'innominabile
orfano di un conto alla rovescia
anche lui sucida con luci artificiali
di un satellite catturato con un obiettivo ottico
di gran precisione

il tredicesimo
si era portato una croce sulle spalle
per redimere gli altri dodici
presi a giocarsi a poker
l'anima umana

ma è morto

colpito di certo alle spalle
da mano nemica

dodici colpi

e l'innominabile
esalò l'ultimo respiro
dentro un sacchetto di plastica
con sopra stampato un Babbo Natale sorridente
mentre balla in mezzo a uno zodiaco
di renne
che al posto delle corna
tenevano ben alti
dei fucili

Solo finché non arrivano i soccorsi

ho visto delle cose che non so spiegare
mi sono difeso pregando per tenermi l'anima
ho sempre gridato alle ombre "io non sono il mostro"
mentre venivo rapinato dai miei ideali

ho sentito cose che mi hanno soprafatto
rumori con arti più forti della carne
capace di possedere nel cuore anche l'aria
o la fiamma dell'ultimo cero di speranza tra i battiti

ho visto a volte quello che volevo vedere
distratto da un credo monocromo inciso nei palmi
destinati nel loro incontro a divenire uno
lo stesso che dalla scalinata celeste fa credere nell'onnipotenza

da solo sono sempre stato vulnerabile vittima
come una casa di fieno in pieno uragano
mimetizzata per sopravvivere in una scintilla d'amore
che s'accendeva e spegneva in me a intermittenze irregolari

sono sempre stato libero di essere sincero
di essere spezzato dentro da ogni chimera
di morire e risorgere per dare conforto alle ombre
dove spesso venivo guarito da crudeli ricordi

sono state le piccole cose a rendermi vero
felice di esistere per sentire quel male
che rende giustizia ai sentimenti
spesso nascosti in qualche muta parola

Solo un uomo apparentemente banale può rendere straordinario il mondo.

Tutte le forme del silenzio

abito nel corpo di uno destinato a morire
un capriccio della natura nei panni di un fantoccio
prematuramente spinto a dare fuoco alle carni
a volte più fragili di un pezzo di carta

ho fatto nella vita di ogni necessità virtù
mi sono adeguato alle circostanze senza inginocchiarmi
nonostante il grido delle polveri fosse già sulla mia bocca
mescolato all'amaro dei versi poetici di uno senza speranza

abito il silenzio
la solitudine
e tutte le forme del dolore
zoppico in mezzo all'ipocrisia diurna
ma di notte prendo la forma dell'ombra e apro gli occhi
su un mondo che capisce l'affanno di uno
che per trovare la pace deve prima soffrire

abito nel corpo di uno che ha mille nomi
un povero ubriaco di veggenza senile
che predica amore al posto della guerra
nell'immenso orfanotrofio chiamato cuore umano

Il sopravissuto

la solitudine è padrona delle mie ossa
solo la carne ha ricordo dei sogni
fuori l'inverno è una grande bara con seta di ghiaccio
ma solo il silenzio in lei riposa veramente

l'alba è un grosso ghiacciolo senza sapore
dove sboccia testarda un'ultima rosa
solo io riesco a immaginarne il profumo
come un ultimo grido dai suoi ai miei battiti

La via

decido da solo se essere fumo o fuoco
se tacere o parlare
se essere o …

non essere

in cenere l'alba non cerca gli occhi
ma brucia ogni cosa con gioia
forse gli angeli danno battaglia al fuoco
del diavolo nascosto nel buio del sapere

allora aspetto che l'orlo dell'orizzonte
mi rovesci sulla lingua blu
vicino all'ugola nervosa dei nembi
sconfitti dal semplice cadere della pioggia

vivo
in credo quasi giusto
fuori e nella pelle imperfetto
in cammino verso la via d'uscita
dove una porta bianca s'apre sui miracoli
e il ritorno è solo una caduta sui crimini d'amore

chi apre la porta
chi decide di aprirla
chi è capace di trovarla
chi conosce la via

?


Il caldo fantasma

c'è un silenzio che immobilizza tutto
droga i pensieri e il corpo
fino a renderli tra loro nemici
ladri di un territorio di febbre nel cuore

tu sei un caldo fantasma
uno che si bagna i piedi di notte
sulle strade senza ricordi del passato
finito nelle cantine dei nonni

sei l'ennesimo superstite della storia
un altro eroe

come le foglie noi non impariamo mai a volare
sebbene l'ultima caduta l'ultima sembri una danza
facile per chi giunge a morte percependo l'aria con gli occhi
che rendono la disfatta nobile al pari di chi raggiunge un sogno


Lo scrigno

lo scrigno
tiene l'immortalità lontana dal cuore
la mano porta con fiamma
solo l'ardore
che baratta senza dubbio il carcere del lungo oblio
per un attimo
in mezzo agli astri

Diamanti

l'inverno mi corregge sempre
cammino lento nel manto di neve ghiacciata
il mio cuore soffre di ipotermia ma resta in silenzio
per inghiottire con l'aria fredda i fiocchi
capaci di deglutire ogni mio sogno
con i loro piccoli denti senza carie

e fingo di non aver perso
nemmeno una spinta di quella fiamma
che usano per farsi vanto di forza i poeti
anche loro sfigati davanti alle bugie della solitudine

da solo
e il vento passa
nel mio corpo senza altri tesori di vanto
poco esibizionista questa matassa dove avvolgo le mie lacrime
pure piccole celebrità senza vetrine per diamanti


Origine

nella mia pancia
le tue mani
plasmano una creatura dalle salive d'uccelli
che mai hanno sperimentato
il volo

dopo un po'
il becco del cielo s'inabissa nei miei occhi
due ali si spingono in mezzo alle nostre labbra
che si scambiano al posto dell'amore
le nuvole

dalla mia pancia verso le tue mani
un essere libera il suo corpo
verso l'azzurro

il primo dello stormo
cerca il sud
e sotto la nostra prima pelle
un tremito segue
il volo sperimentale
della creatura

che salva tutti i nostri ricordi


Vipera

è la legge dei randagi
scegliere una linea qualsiasi nel palmo e seguirla
fino a sentire il dolore
o l'ultimo tic tac prima della morte dell'orologio
dentro
tu non sai ma
è nella mente di madre natura
fotterti
prima degli esami
di volo
perché rimetterà le tue ali in naftalina
e lasciarti vergine di viaggi fino alla fine

avrai immagini

come un quaderno pieno di denti
dei vermi che l'hanno morso
compagne d'orgasmo spesso indolore
o non avrai niente
solo la punta dell'ago in vena
per sentire la morfina
ah la morfina
vipera dolce
cancella memoria
che rende il dolore donna
e la donna dolore
quasi cancellandoti dalle ossa
ogni traccia di peccato
o di perquisizione dei carabinieri

è la legge dei randagi trovarsi una vipera
compagna di viaggio
calda di sesso e pagana
che ti conterà i giorni
mentre tu sparerai al cassiere
per pochi sporchi danari
e una bottiglia d'orgoglio
bevuta sul marciapiedi
prima che lei ti offra i seni
e poi in testa
una pallottola

A volte scivoliamo

abbiamo dna alieno mescolato al sangue fuso ai sogni
a volte noi scivoliamo
sai
in questa città e sopra il ricordo delle altre ombre
che hanno vissuto cercando qualcosa
che dicono curi il mal d'amore

ci fermano spesso le zingare
vendono amuleti magici contro il malocchio
spesso barricato nelle linee del destino nei palmi
tremanti quando l'amore sradica
le croci delle vite passate

scivoliamo
spesso sui viali
come cibo per le ombre
grossi ippopotami che il buio
infila sotto la nostra impronta

ma vedi
in me
o in te
il cuore non si stringe
resta grande
ogni tanto palpita più forte come se volesse
scappare verso città senza semafori per l'anima
senza bombe di ruggine nel suo impianto di credo
che ci rende qualche volta immuni
al ghiaccio e ai denti dei mostri
 della mente
o alla solitudine di lettere di carta

spesso
sai
i nostri respiri viaggiano in controsenso
si rendono reperibili solo nelle segreterie telefoniche
spesso cancellate da dita di estranei
in giornate dove la follia
non ha costretto il romanticismo a uscire fuori

infine stanchi di cercarci
ci guardiamo dalle finestre delle nostre ferite
lasciando gli uomini uscire ed entrare in noi
per guarire qualche crepa del corpo
che tende all'infinito ad arrivare
nel dna dell'occhio che lo fissa
innamorato

Atmosfera

le ombre fanno shopping natalizio di notte
mentre il buio è tormentato dalle luci d'un mondo alieno
forse aspetti di svegliarti in un paradiso senza oggetti
con voci di uomini puri come unica attrazione turistica

Dio ha un PC con estensione di memoria
parla in webcam ai nuovi santi delle strade
e si guarda ogni tanto le mani
prese nel lavoro a maglia del Nuovo Mondo

il Grande ha pure un Hotel a sette stelle con la piscina
posizionato sopra la bocca dell'Inferno
che gli offre operai con un contratto di formazione
per riscattare la loro anima al banco dei pegni

ogni tanto un angelo ti cuce male il battito
al torace
lo guardi male nelle icone dove appoggi al concepimento
la muffa
forse tu stesso avevi al posto di quel cuore le ali
adesso sei uno strano vampiro con la fobia del buio

una goccia del tuo sangue cade ogni secondo dalla clessidra
un Giuda mannaro ti raccoglie nel sul palmo blu morte
qualcosa di lui col tempo entra nel tuo corpo
e speri di non svegliarti più in mezzo ai corvi

il Grande ti osserva mentre ti spolpano le chimere
ha una piccola lavagna dove scrive ogni tanto qualcosa
e più nel sogno ti avvicini a quella scritta
capisci
che il tuo nome è vicino al Suo

come foglie

come le foglie
noi non impariamo mai a volare
sebbene l'ultima caduta
sembri una danza
facile per chi giunge a morte
percependo l'aria con gli occhi
che rendono nobile la disfatta
al pari di chi raggiunge un sogno


Redetere

la capienza dei nostri cuori
si era esaurita
l'affetto
era trasbordato nella carne
quasi incredula
di dovere supportare il peso
delle arterie
oramai legate
solo ai pilastri
di sogni


Tu tagli l'aria col respiro

tu tagli l'aria col respiro
mi stringi la mano poi te la metti sul cuore
mi chiedi di star in silenzio perché hai paura
che qualche ombra ci rubi i sogni

navighi solitaria col seno scoperto
sul fumo ancora caldo della mia ragione
tu tagli la mia aria coi tuoi respiri
mentre i nostri atomi si fondono

ai desideri

ai piaceri

alle ossa

Morte

Ho smesso di lucidare il becco ai corvi,
da prima che sistemassi i clandestini nelle ovatte di seta,
spegnessi la luce dell'orgoglio nel loro ego,
trascinato da inutili profezie fino alla fine.

Li ho liberati quei curiosi per farne guardiani di tombe,
pennuti con l'iride fredda,
vigili sui fantocci del buio
che urlano tra i sepolcri cercando di riscattarsi sugli ossi.

Osservo senza dare premio al bene o la male,
nel velo di lacrime mi scivola il passo
e quando cadono gli angeli sotto pietra,
per un po' prego che siano lieti i loro lunghi sogni.


I sogni

i sogni hanno pesi che pregano per l'appoggio
non valgono le polveri sulle mani illuse di libertà
da un corpo spesso più fragile del cartellino con indicazioni
gettato un giorno con la sua scatola in bocca alle muffe

butterò la penna in uno scrigno con sale
per dare a migliore mano il fuoco del desiderio
e la febbre che ha nutrito per anni l'idea
di quella cosa perfetta che mi porterò tra i morti

di lei nessun nome si leggerà tra i fogli
solo metafore o rimembranze pari a un vento calmo
tra gli anni migliori come fronde che mi hanno tenuto in vita
solo per dare dolce ricordo al nemico che mi rubò il cuore


Timidi sospetti

ho un limite all'udire del vuoto
mi appartengono i silenzi
come le mie labbra appartengono al sesso con le parole
come il sangue appartiene al cero consunto per un'idea

vivo nel cerchio di un amore che mi morde
per sfuggire al malinconico addio da se stesso
prima di sentire la bocca amara della mia ombra
cercarmi la lingua col suo gusto di vermi

sono intimo con le chimere sfrattate dal capo
da un'osteoporosi generazionale della mente
che fornica senza apprezzarmi con altri
discendenti di un me stesso clonato su qualche virtuale pagina

è senza fine questo trascinarmi tra pianeti leggeri
quelli che vibrano nel corridoio di casa quando passo
e mi danno il bacio della buona notte
al posto di una fata


L'amore si caccia come i leoni

tu mi fai perdere
mi metti in testa i tuoi pensieri
poi mi divori come una pupa
che implora solo il tuo morso

sei il mio temporale migliore
dove correre per abbracciare l'acqua
e dimenticare il fuoco nel fiato
ultimo pezzo di me per i tuoi sogni

tu mi porti alto
giostra di colori
in una vagina
senza tende

donna
tu hai risorse
più degli angeli
perché la carne che frusti
trema
desiderando
altro dolore nel cuore
dalla tua mano

l'amore si caccia come i leoni
e tu mi menti agnello
quando m i strappi dalle labbra
l'assoluzione

Teneri artigli

m'entri dentro
come un'acqua viva in cerca del cuore
tu ninfea ninja
con impalpabili ali
mi leghi le labbra
con il filo interminabile del tuo silenzio
come un impotente scoglio
prigioniero dell'onda


Ci spostiamo verso il sole

i pesi dei piaceri ci tengono inclinati
come ombre lungo i canali d'acqua
come papaveri nei campi di grano
come fumi dai camini delle case

ci spostiamo verso il sole
qualcosa di noi si perde sulla strada
pezzi di cuore nei fiocchi di ghiaccio
come palle di Natale retrò sugli alberi

al tramonto arriviamo pesanti
col buio in spalla e tutto il credere nel giorno
ultima trincea dove difendere qualcosa
che si nasconderà poi nelle chimere

sarà l'attesa dell'alba a toglierci di dosso il nero
più adatto alla seta di bare in bella mostra senza nome
dove Dio indosserà un vestito largo sulle braccia
per fare entrare le mani d'un altro uomo con più peccati

L'uomo dei sogni è scalzo

sul labbro molle solo il fiocco di neve trova carezza
il resto
è un giardino di statue in ferma immagine sopra uno schermo
con nudi di cuore velati solo dagli spazi
tra l'occhio di chi è amato e di ama

sei certo d'avere sonno ma l'occhio dentro è desto
quasi volesse attendere l'uomo dei sogni
con le sue corde vocali usurate dalla malinconia
che si propaga nel tuo capo come un oceano senza onde

tu mi aspetti in qualche angolo remoto della mia mente
così dicembre diventa un palcoscenico colorato
con i ricordi dei fiumi con luci a grappoli sugli infissi
dove il piede dell'uomo dei sogni lascia ogni tanto l'impronta

La bocca che tace l'esistenza del cuore

hai in testa una lettera di fiocchi di neve
un Harpy end che supporti i rami di legno senza fronda
e un cavallo di cristallo azzurro che ti porti
da lei che cerca nella mappa del cielo il suo uomo

ti rovesci in una chimica di fuoco delle distanze
sotto un parasole di speranza che immagini immenso
salvato dagli angeli col dubbio di vita
che cadono in parole disordinate sotto i tuoi occhi

per la pioggia sei come un animale immune
ti fai crescere una coda di pesce per entrare nella goccia
di tutta quell'acqua che ghiaccia sotto i tuoi occhi
ogni sera che la tua bocca tace l'esistenza del cuore

Pace per gli spiriti di fuoco

ogni tanto una candela vive per la prima e l'ultima volta
la fiamma
gli occhi rallentano sul cielo in cerca della loro stella cadente
che ti trova per piantarsi come una freccia di fuoco
dentro
per metter pace nel canto confuso dei respiri

d'amore bruceresti la calotta polare
il silenzio e i fogli di carta in disordine sul tavolino
arresi alle colpe del tuo spirito divoratore di sogni
come indizi sfuggiti all'anima

un fiore di carta si secca di solitudine nel bicchiere
vittima delle tue fughe costanti nelle nubi di vino
dove annegano per trovare la pace
gli angeli
anche quello per cui ti distruggi lettera dopo lettera

L'Angelo

vinci la notte guidando coi tuoi occhi le stelle
m'avvolgo nell'ombra
e vengo a leggerti dai respiri
il pallore che Luna t'ha lasciato
nel contagio
mentre salivi e scendevi
la scala delle meraviglie

Gli errori che meritano perdono

i re sono diventati insegnanti part time
nelle università della vita
qualche allievo è scappato
verso le dimensioni alternative dell'ego
e chi finisce sulla strada
guida tristezza alla nuova prigione
col rimpianto dei fumetti
disegnati col cuore matita
sui banchi

I gabbiani col fuoco nel becco

un branco di lupi si trasforma in questa città
con mani ladre di carezze ancora immature
non si vendono libri per imparare il dono dell'affetto
cosa che il corpo capisce senza dover mentire agli ossi

disperati aquiloni solcano il perimetro orizzonte
è male cadere hanno saputo dall'uomo
così si lanciano verso lo spazio in cerca di un dio con ali
che possa liberare dall'incubo di piuma la loro anima

noi solitari attori diventiamo gabbiani per terre bruciate
dalle lunghe tempeste d'orgoglio pianto dal credo
che spara fuoco e fiamme dai nostri becchi
dove non ha mai parlato di mare l'aria

le ragazze in veste d'angelo crescono a noia sui muri
alti fino alle campane delle chiese con la guglia stanca
d'ascoltare le ovazione di statue che pregano col fumo
delle candele di cera pilotate a morte dal fedele

l'ideale non teme il morso del silenzio
e vaga nella città schivando vampiri e lupi
aspettando che la sua essenza umana prenda forma
dal becco d'un gabbiano lontano dal mare


Il grido delle Balene

oggi balene volano le linee blu del cielo
e gli uccelli si nascondono nel mare della città
ogni tanto da sotto l'asfalto i bambini crescono come fiori
destinati nei colorati paradisi di carta dentro i libri … a bruciare

le pareti di cemento tremano per l'alta glicemia
un costante ronzio d'auto si spinge ariete nel tuo cranio
dove hanno costruito porti con boe di sogni quelle balene
che per fuggire il mare di reti hanno imparate a usare le ali

un prete prega davanti a un cartellone pubblicitario
dove posa un giovane con finte stigmate sulle mani
e una donna gli raccoglie dentro la borsa griffata le lacrime
perché le portino fortuna pensa lei per tutta la settimana

due innamorati si stringono camminando le ali
di tutti i pensieri nascosti in una bolla gigante di sesso
che dorme per terra per sentire il fuoco dell'Ade
sordo all'impero dei sogni dove urlano la loro prigionia le balene

un giovane Dio gioca a domino con l'eroe operaio
dentro una corte marziale con alieni senza casa
e un dj fantasma masterizza i peccati umani
per una compilation di platino che sconvolgerà la hit parade celeste

professionisti dell'amore predicano sui boulevard il credo
oramai nascosto solo nei lunghi fili elettrici dei lumi di Natale
rappresentato da un vecchio bluesman con la sua chitarra
che ricorda a tutti come non debbano essere sprecati gli anni

Intatta

m'hanno messo in una vetrina d'oggetti antichi
effimero cuore meccanico con cartellino di durata
buffo articolo con scolastica sulle righe del fiato
ancora in fase crescente come una Luna esangue

tu sei rimasta intatta sopra una mensola incolore
in un risucchio di polveri bidimensionali allo specchio
come un dolce ricordo di primavera
che per non farsi dimenticare fiorisce più spesso nei sogni

non ci spostano da anni ci mostrano la città dalle vetrine
una sfilata di volti sempre nuovi sulle strade petrolio
che bruciano per overdose di fretta
ogni piccolo sorriso che le labbra liberano negli spazi

è un mai sentire il profumo della tua carne
nello stesso eden senza cancelli tra orizzonte e cielo
invisibile ai nostri corpi come stallatiti
sempre divisi da un'attrazione perpetua

sai
si radunano
per vederci sognare
nei nidi con curve di silenzi
dove i loro occhi vogliono vedere come l'amore
resiste al tempo
più di altri oggetti
più di altri pensieri

Nati per volare

Non siamo tutti angeli con ali aperte,
alcuni di noi le nascondono sotto le ossa,
per permettere al cielo di entrare dentro
e curare le ferite dei giorni senza grandi voli.
Fuori portiamo tutti i capi scoperti sotto la pioggia,
per sentire il battesimo sulle piume,
fino agli artigli confitti in piccoli astri
che ci portiamo dentro per quando fuori è buio.

Noi non siamo tutti nati per volare,
qualcuno è già alto su questo violento pianeta,
peccato voglia sembrare una briciola all'occhio,
di chi vuole vedere come angeli in maschera, i mostri.
Ma proprio dentro dovrebbe cercarci,
la pioggia di stelle che lucida l'ala all'eletto
perché ogni angelo toglie alle nuvole l'indifferenza,
quando il cuore di chi ama specchia in alto, gli occhi.

Un altro giorno in ala

perché le braccia cadono quanto ti crescono le ali
e tu non sai come afferrare lo spazio
senza dovere perdere l'appoggio alle nuvole
grattate per lungo tempo dal bacio delle labbra
tutto diventa intorno un grande vuoto
dove poter gridare i tuoi liberatori voli
che ti consacrano come una nuova specie
non più tremante davanti a gigantesca onda

perché le gambe saranno un bellissimo timone
prima rotta verso una nebula dove fioriscono bambini
a cui nessuno urlerà "taci il tuo profumo"
da un mondo dove giganti balbuzienti si credono una musa
la stessa che trova al tuo corpo dimensione
senza catene o gridi di lingue a porco
che pensano d'aver convinto Poesia a renderli Poeti
e il mondo d'averli considerati invece che l'usura

ogni tanto il sole

seduta sulle mie ginocchia
viaggi con gli occhi nell'irreale
il tuo bagaglio di colori
spingono il mio ego al volo

io
appeso al cielo rosa
ti tengo ancorata al petto
come due opossum innamorati
apriamo dell'affetto le galassie

ogni tanto il sole
appende il suo cappello all'orizzonte
mentre noi facciamo visita
ad altri astri lontani

Mappa d'ego

in attimi di malinconia
il capo cede alla carezza di un dolce pensiero
mentre voci nere spolpano gli altri me
in fuga sul pianeta dei sogni

una donna fantasma mi rincorre

il me vero si nasconde nei crampi
dove un plotone d'errori nel mio punto di vista
avanza bruciando lo stomaco

e guardo come il tedio vince sugli uomini
spolpati dagli artigli dell'insignificanza
per la mia salvezza chiudi gli occhi aspettando carezze
dal fantasma
che imita in dolcezza il canto degli uccelli

Il codice

l'odore tuo è d'erbe dolci
non puoi dipingere una città con le code cometa
solo perché sorridi al ventre di vetro delle vetrine
luminose spaventate dal traffico

ti vedrò sempre col tuo trasparente vestito dei perché
attraversare le strisce colorate del mio respiro corto
nascosto in qualche tua timida certezza
come un codice imperfetto da coniugare a voce bassa

Spingimi in bocca le parole che vuoi sentirti dire

nei souvenir ci sono sempre parole
che cercano bocche desiderose di farsi un assaggio
di suoni in cerca di grazia
appena percettibile da uno che non indossa desideri
con i souvenir s'ammette di volere cercare una lingua
cui infilare l'anello delle promesse
infilate in pesanti stivali di credo
che dovrà sopravvivere a tutti i crudi inverni

nelle tua bocca pesco il becco dei bei giorni
hanno sorrisi come i clown del circo
e tu saetti leggiadra sopra l'insegna
dove si legge una mano poetica
spingimi in bocca le parole che vuoi sentirti dire


Croci sotto stelle

avremo tutti cornici di pietra sul nostro amore
pezzi di pane senza odore e mescolati alla cera
carezze sorde per marmi privi di sensi
dove il nostro nome avrà esalato l'ultimo respiro

ci alzeremo perché risorti dal fango
per beccare dalle briciole dei ricordi
nella luce del sole riflessa in un occhio caldo
come alberi mai pronti per divenire icone
nel complotto contagioso dei tic tac mortali

costruiremo famiglie di radici fino agli ossi
salda ancora di quel che fu di terra
per figli in bozzoli di cieli grigio azzurro
carenti non di voli ma di piume

e croci sotto stelle noi chiameremo casa
per le mattine e i meriggi se pioverà il ricordo
di qualche lacrima smarrita d'un superstite amore
venuto per ancorare in tempesta un po' dei vecchi sogni

La solitudine

la solitudine ha un passo fino dentro petto
pranza e cena da sola nel forno di muscoli senza luce
in compagnia d'un elegante vecchiardo sordo per i battiti
così dipendenti dalla droga dell'aria
è una spettatrice mentre malinconia macina il sonno
si fa corona d'ogni pensiero che brucia
come una candela posta alla finestra del cuore
come un alto faro su tosti scogli
speronati dalla forza di amorose tempeste


Il mulino macina uomo

versa acqua e del pensiero solo resti
in sacchi di parole quasi si potessero vendere
per spegnere sulle ossa cotte di vita
il fuoco
rimasto come un cigno rauco a fissare la pietra
l'unica a inchinarsi all'onnipotenza dei tempi

ti spoglia dello stomaco per toglierti i dolori
anch'essi macinati con versi dati al vento
che ti dirige quando non t'è contro la poesia
verso direzioni del cuore cieche ai corridoi d'icone

si stringe e ti preme sul polmone d'idee
soffoca in te legandoti in bavagli di spuma
che ti ricorda le onde del mare d'inverno
quando tutto sembra abbia lo stesso colore dei sogni

poi arrivi a capire che nulla ti separa dalla polvere
sebbene cammini eretto sul sentiero dei dubbio
lei ancora ti macina dentro accorciando il ritmo dei battiti
che non hanno mai imparato a macinare la pietra

Qui sono

ho dimenticato il dolore
un giorno
mi sono svegliato ed ero un uomo nuovo
abitavo sulla scacchiera con fiori di zig zag
dentro cui bruciavano dei cuori
in qualche quadrimensionale apnea
e mi sono alzato
per sfidare i cavalieri delle torri
come un re che rivendicava la propria corona
a qualche spettro scappato dal penitenziario della mente

per dimenticare il dolore ho lottato
superbo l'ego non ha smesso di mentire per la parte
dove il protagonista conservava nel proprio orgoglio la pena
cancellata con i crampi e gli urli spesso taciuti

qui sono
gli occhi per separare la terra dal cielo
in mezzo a tronchi d'alberi promesse icone
per chi sulla parete bianca vuole speranza
da qualcosa che non risponde ai messaggi
lasciati a migliaia come prego su una segreteria celeste

qui sono
per sentire il trasporto del vento
alieno amico che schiva i chiodi
delle stigmate nascoste nella paura
di tacere nella necessità sbagliata del momento
quello che spesso si brucia nelle lettere


gli uomini che ti abitano dentro

gli uomini che ti abitano dentro
fuggono pugnalati alle spalle
dalle chimere cacciate da un pianeta di vergini
dove il tuo ego cerca da sempre la donna perfetta
che ti strappi a morsi d'amore la carne
s'inabissano nelle certezze vascolari
per perpetuare la dubbia ragione dell'esistenza
che impongono al diverso
il normale
prima che questo si trasformi in una cannibale pupa
gli uomini che ti abitano dentro
hanno cittadinanza spaziale
compilano moduli di speranza per l'ammissione all'Eden
prima che l'Apocalisse paralizzi del tutto il sistema
già monopolizzato dal pianeta del sesso
e friggono sulle griglie piacevoli del peccato
come ossessi in cerca di un motivo per la dannazione
intrappolata nelle spoglie distrutte di un nome
incastrato sopra la lapide di un fantasma

gli uomini che ti abitano dentro remano contro
usando natura selvaggia per spiegarti la vita
e ti puntano alla tempia
quella pistola carica di pallottole di piaceri
chiusi in un cuore lumaca re senza corona
di un pianeta ancora nel bozzolo

Leo Harp

ha lì nel suo ego una vita vera
riesce ad uscire dai travestimenti senza ferite
si mette in posa
per far parlare lo specchio
di quegli anni che si sono persi
ma dove

Leo Harp si frigge le mani al gelo
cercando risposte
cammina col vento in poppa in mezzo ai tigli
lungo l'arteria della città senza traffico e gravida di ombre
poi spegne con lo sguardo le luci dei lampioni
passando col buio nella dimensione della speranza
per appoggiare sulla neve
una delle sue mille maschere
gustando col volto qualche fiocco
che gli ricorda tempi felici

Leo Harp pensa che forse morire
sia meno doloroso
del vivere soffrendo
che forse smettere di lottare
possa rendere
per qualche tempo felici
ma Leo l'unica cosa che ha imparato
è rialzarsi
sempre
anche quando è sconfitto
dal pugno del destino
quando trema di vergogna
esce dai pensieri infelici come dall'oltretomba
sorride per un po'
all'altro dentro lo specchio
e capisce di dover sempre tentare
di stare in piedi senza temere i nemici

Leo Harp ha un aspetto fragile
sebbene maturo
gli piace sognare
davanti alla fiamma di una candela
e scrive poesie dolci per un grande amore
che dovrebbe salpare per lui
tutti i mari
così riceve la Musa
aprendo la porta di casa
in un giorno della settimana
pieno di neve
e dopo averla abbracciata a lungo sul balcone
le offre tutti i respiri
nelle lettere che gli seguono i passi
sull'asfalto

Così è Natale

un anno corre veloce con te sulle spalle
verso la tela d'un ragno cieco nascosto nello specchio
vestito in bella cornice per sedurti
quando non ti sei completamente sciolto in qualche ruga

così è Natale e ogni campana suona a gioia
sulla città priva di difese contro i sogni
più veloci del tempo a possederti il cuore
quando questo dipende solo da un piccolo battito

è Natale ma cosa importa se la storia va veloce
rallenti il passo di un altro quotidiano senza bianco
con alberi in finta neve e rami di plastica
venduti come onnipotenza del progresso nei negozi

sì è Natale ma solo se godi di buona salute
se un amico t'invita a casa per un bicchiere di vino
se hai ancora dei veri grandi amici
su cui contare nella pena

ma se sei solo
che Natale è

che Natale è se stai male
se il mondo va in rovina
o se hai freddo dentro

che Natale è
per chi dorme in strada
per chi mangia un giorno al mese
per chi ha il cancro
che Natale è


così è Natale
un altro anno ti porta un altro ricordo
forse è meglio guardare avanti
donando a chi non l'ha ancora avuta
un po' di gioia


Ognuno col proprio fantasma

nella piccola luce di un lampione l'occhio cerca riparo
dalle ombre che assillano la città senza capotto invernale
con qualche spirito offeso da un lungo digiuno di gioia
apparentemente sospesa al ricordo di neve sugli alberi
e proprio in quella luce assimili qualche dimenticata emozione
un freddo vortice di straordinario
che risucchia dall'anima tutta la forza
con cui tieni accesi in mezzo alle paure i tuoi ricordi

e così la città si restringe intorno al battito caldo del tuo cuore
ti ascolta balbettare mentre il ghiaccio scintilla azzurro sui rami
che s'inabissano scafandri nel tuo sguardo
più ubriaco di quanto non lo fosse prima

ascolti restando fermo come una statua di Zeus in posa maschia
la voce di tutti gli inverni passati che s'uniscono a quella presente
e un coro di forme intonate alla solitudine avanza sulla porta del tuo io
immobilizzato nella trincea dimensionale dei silenzi

i passi tornano adagio verso un percorso conosciuto
ogni casa ha in se un pezzo della tua fede che gira fantasma
come un qualunque libero cittadino in un paese di sogni
blindato e in guerra contro gli zombi della fede

tu giri su te stesso per togliere il peso degli anni dal corpo
giri su te stesso per fare respirare il cuore dentro quella luce
che dal lampione ti assorbe come un grande amore
gli occhi
gli stessi occhi che mandi a fuoco quando credi in qualcosa

Memorabile

parlo all'altro me stesso prigioniero di uno specchio
tu scivoli amorosa sulle sue rughe di stupore
che diventano rive per le tue mani
così lunghe da attraversare il tempo per una carezza
così quando l'immagine scompare io resto solo
e tu fissi la mia condanna all'adorarti
come si venera un angelo con ali piumate
tanto grandi da abbracciare l'intero pianeta

mi convinco che una creatura come te ha paura
dell'inesperienza dell'uomo in amore
e mi sembri una fragile porcellana sopra il comò
dove persino i miei occhi ardenti potrebbero infrangerti
io ho solo te
dentro il cuore congelatore dove stanno strippati i ricordi
quasi fossero l'unica fonte di sopravvivenza alla carne morta
di qualcuno
che è stato capace di chiudere il proprio ardore in un libro

Lei non è reale

Lei non è reale
si sposta nelle nebulose della mia inquietudine
per sussurrarmi le sue forme all'orecchio
ed io non so proprio come possederla
come fare mio il suo corpo
quando mi sfiora

Lei è
un sogno ad occhi aperti
e mi rende triste
mi rende madido di sudore
quando mi attraversa i sogni
davanti allo specchio nero della mente
solleticandomi dentro il sudario di lenzuola
ancora imperfette per il suo corpo

Lei
Lei non è reale
si appoggia soltanto al mio desiderio
ogni tanto mi stringe le spalle
e quando piango si eccita
si strofina alle gambe del letto come una gatta
prima d'imbizzarrire l'aria di profumi
spremuti dalla dolcezza del suo talento

e fugge all'alba con le ombre di casa
di cui è sovrana
per contare i secondi che ci separano
dall'immortalità
nei miraggi
dove la raggiungo sebbene mortale
sebbene io la immagini soltanto
nelle mia follia

Quando il Diavolo sogna

quando il diavolo sogna
lacrimano gli specchi
gli angeli partono per un mare
con glitter rosa
caduti dai vestiti di bambine
prese a sognare
col volto incollato alla finestra
d'un altro spazio

così nascono gli oceani
per i poeti
quando escono da un inferno senza porte
senza stendibiancheria per il mistero
che brucia torturato
nella loro anima

quando il diavolo sogna
l'amore esce fuori dal buio
per bisbigliare al poeta parole
da scrivere alla sua musa
così nascono le comete
per gli occhi nello spirito dell'eroe
così nascono i grandi amanti
sopra le fiamme d'un piccolo fuoco

quando il diavolo sogna
s'accendono nella torrida tana le stelle
del desiderio di chi ha saputo spostare mari e monti
per un'idea troppo forte per cedere al vuoto
e di quelle chimere non resta che l'alba
per tutti gli uomini di passione
a volte nera,
a volte grigia, a volte blu o rosa
dipende da quanto amore alimenta i loro

battiti

Back to Perfection

So.
Io so di non essere come loro.
Di non piacere a tutti.
So di camminare guardando il cielo,
proiettando gli occhi su una bella stella,
capace di sedurmi.
Non mi salvate da me stesso,
ho troppi sogni,
troppe valvole aperte sul presente
senza pausa!

Non fuggirò la meraviglia dell'attimo,
criticate pure la mia follia,
io mi sento libero davanti ai perfetti
quasi pronti nel loro triste travestimento, per morire.

Io posso camminare sull'aria,
se voglio,
posso persino pulire le strade dalla tristezza
di chi ha dimenticato nel proprio cuore, i battiti.

Io brucio.
Non nascondo il mio fuoco.
Io illumino le strade ai mostri
che hanno paura dell'uomo
e mi piace guardare la gente che trema
davanti all'amore
perché nessuno è così grande,
davanti all'unica cosa perfetta.

Nel cuore delle grandi ragazze

nel cuore delle grandi ragazze volano i giorni
come petali di fiori in un grande immaginario
dove le lune oscillano come campane di neve
sospese in un sogno prima della caduta

perché loro vivono coltivando l'amore
come piccolo dee lontano da un Olimpo di plastica
dove Giove dirige ancora il traffico ma per gioco
prima di bruciare la terra coi lampi

nel cuore delle ragazze grandi la misura ha un sesso
che gode facilmente e in silenzio per le forme calde
ancora inesplorate delle fantasie da donna
troppo spesso prigioniere dei tempi


Città dei sogni

nei giorni di un lungo inverno fuggirò i lupi
in una città che accetta l'eutanasia del dolore
e ti aprirò il cuore a ogni candido dubbio
propizio al cadere degli angeli durante la fuga
perché non ci sarà vento a soffiarti contro
ma solo una nitida alba per i tuoi occhi
nel mio faro unico punto di forza
sulle gravi tempeste che logorano le certezze

quei giorni t'avrò nascosta alla morte
in un libro eterno dimentico di battito e prodigo di versi
per aspettare le tue mani sulla mia pelle bruciata
dal precipitare lungo il pozzo inferno
mi salverai dal fuoco in cui ho consumato il cuore
liberando la mia mente dalla terapia coi mostri
e togliendo le polveri a quelle icone di vetro
che ci assorbono dal ricordo d'amore … l'aria

quando vorrai scappare io ti fermerò al cadere della neve
sulla soglia d'una casa modellata coi fogli pensieri
che t'hanno fatto da fondale marino quand'eri sirena
in qualche mio sconsiderato sogno filmato dentro
ma tu non saprai chi tiene accese le luci
dell'eternità nel pugno di una città fantasma
che servirà a emozionarti giorno per giorno
come un gioco senza secoli e senza regole

nei giorni di quell'inverno saremo entrambi lontani
dal sentiero dei licantropi travestiti da lupi per farci paura
tu darai inizio alla conta d'ogni fiocco di neve
nella mia mente con al centro un grande palco bianco
e mi metterai le mani ghiacciate sul petto
non più in accordo col calore intenso dei battiti
ma immaginerò ancora più immenso il nostro amore
che lega e separa i lidi dei morti da quelli ancor in vita

ci sarà una città piena di sogni per le tue lacrime
troppo spesso cadute per ubriacare il fango
d'una natura lontana dagli spiriti feriti
e dagli innamorati in bocca alla follia
perduto il tempo mi riconoscerai lo stesso ovunque
sarò quello che tiene chiusa la porta ai lupi
d'una solitudine spesso appiccicata al ricordo
di quello che uno lascia sulla terra


nei giorni di un lungo inverno fuggirò i lupi
per chiudermi con te in una stanza sicura dell'anima
a medicare le ferite delle attese vampire
dove ci siamo immaginati irraggiungibili
e nemmeno il ghiaccio attaccherà sui sogni
che vede ogni posto del cuore ardere per consapevolezza
di due esseri che tengono con gli spiriti ferme quelle porte
resistente ai lupi dell'eterno


Amori in fiore a novembre

quando entrerò nell'ospedale dei pazzi chiamata vita
mi toglierò le bende dall'anima senza nemmeno un segno
di quelle sconfitte che rendono gli spiriti umani
cercando una macchia di dolore per crescere nelle battaglie

e sarà vero che aprirò con forza la porta
di questo museo per folli troppo spesso dipinto di favole
dove gli eroi muoiono prima di confessarsi
e dove le principesse vanno a letto col drago

mi guarderò per anni allo specchio
cercando in quell'abisso la mia migliore copia
spinta al cuore da ancora più folli ragioni
le stesse che fanno fiorire amori a novembre


Leggimi il cuore

dannato irlandese
sto cuore
testardo
affamato gigante
guerriero ferito
sempre in cerca dell'alba

aprite le porte davanti all'inverno
mi spingano fuori questi soldati
questi battiti forti capaci di dare
un senso d'appartenenza all'aria

leggimi il cuore
straniero
sfoglia le sue pagine legnose con tenere mani
impara dalle sue fatiche la storia
d'un uomo come te
soldato

dannato irlandese sto credo
di potere trionfare sull'ombra
con la forza del dolore di tutti i tagli
di battaglie vinte e perse

reggimi il cuore
amico
nei momenti di tarda speranza
e accendi di notte un fuoco
per tutti i reduci
sul cammino di casa

Arti magiche

Caccio i miei demoni, amico mio, non temo l'Inferno,
sono un uomo ferito dal sodalizio del silenzio con la solitudine,
ma non mi vedrai piangere per quello che mi aspetta,
il sacrificio fa parte delle mie arti magiche.

Sono un cacciatore di tempeste, amico mio,
e quando la mia fine sarà vicina
chiudimi sotto il coperchio un pezzo di cielo
perché io possa volarlo con i sogni
poi spingi sotto la fredda seta un raggio di sole
che mi scaldi il cuore senza più battiti

Rimettimi in ordine i pensieri sui fogli
e aggiungi un caffè di fianco al computer,
apri una delle mille immagini sul desktop incomplete
e finisci per me di scrivere al mondo.

Appoggia l'orecchio al vetro della finestra,
ascolta quello che ti dirà ogni autunno il vento,
poi conta le gocce di pioggia
che hanno imparato a morire come buoni soldati.

Tra pilastri d'acque

abito verso la fine del mondo in una conchiglia
da dove dirigo la caduta di stelle nel cielo infinito
mi lustro gli occhi con danze di silenti ancelle
favorite dall'eternità a farmi da sogni

io tra pilastri d'acque l'unica forza
destinata a fare ai moti marini da fondale
lontano dall'immondizia morale dell'uomo
sposato al pretesto dei falsi ideali

abito nella pancia di una balena bianca
per vincere la paura dell'arpione
della vuota mentalità dei violenti
troppo spesso divinizzati come eroi dello schermo

dirigo formazioni di nebbia sulle chimere dell'uomo
per medicargli le bruciature più forti con l'alba
e cerco in me stesso ragioni per conservare la fede
di un amore grande che non guarda la tele e non legge i giornali

Moai

ci sono posti nella tua anima dove i lupi
ti bevono dal sangue
la Luna
poi si trasformano in giganti di pietra sulle rive del mare
clonati con il dna di un lontano sogno

così aspetti un segno dal tuo futuro
mentre la donna con il becco rosso ti morde dal cuore
piccoli e dolci pezzi d'esistenza
che partirà un giorno come una lettera d'amore
coi gabbiani

e dal tuo pensiero calerai le lunghe vele
oramai strappate da tempeste
che vestiranno i giganti senza sonno
quelli che filano nella tua carne come i lupi
finché una luna non fermerà la loro corsa

un giorno quei giganti avranno la parola
immemori delle ferite dei lunghi viaggi a vuoto
con gli occhi diretti all'amante celeste
pronta a mordere i loro cuori di lupi con altri sogni

Grandi sogni

labbra color ciliegio
orme sul bordo d'un libro
vecchio del passo di mani
innamorate

mentre agonizzi
sul tappeto
una donna gigante
ti fluttua sopra la testa
piena di sogni
putrefatti

fai il bagno
in un unico fiore
senza cavo di rete
ogni ombra pare all'occhio
diversa
e fuggi nel mondo interiore dei perché
come un bambino
che trova pace
nella forza
dei desideri

mentre ti spegni
la bocca color ciliegio
ti bacia teneramente la fronte
e la febbre ti cancella
ogni dolore patito
ogni rimorso
lasciandoti libero
di girarti
sulla strada senza ombre
e senza libri baciati
dall'amore di vecchi fantasmi

il silenzio
è quasi perfetto
tacciono pure i passi
sul sentiero con fiori rosa
e tu profumi a ciliegi
quasi pronti per trovare
la bocca
che ha baciato
le tue parole d'amore
nei sogni più grandi

ubi aerem

non mi chiamare
ho gettato via il cellulare
chiuso il computer
niente messaggi
nemmeno veloci
nemmeno pensati
per farmi star bene

non mi chiamare
è vita sprecata
giustificarsi
da lontano

è un gioco bizzarro
e noi non siamo magici
possiamo ancora sbagliare
ma non mi chiamare
per completare la resa

scrivimi forte
scrivi adesso
lettere d'aria
per i miei respiri

resta nascosta
lascia al tempo
il mio guarire
senza parlarti

non mi chiamare
vivi leggera
senza pensarmi
distrutto

forse tornerò
dove l'aria è più dolce
quando mi mancherai
una notte
una notte


Bisbigli

Non toccherà mai per te il sesso dell'amore,
ma si spoglierà come una Luna,
nella tua testa abituata alle vertigini
e tu morirai per lei gridando,
forse per il dolore,
forse di piacere,
forse di stanchezza.


Nella sua anima ucciderai
il coccodrillo sempre affamato di parole
e la stringerai al tuo petto,
quando non le resterà altro sul pianeta,
null'altro che le tue mani
da stringere al buio,
davanti alle paure
e ai bisbigli dei mostri,
in dosi di anfetamine spogliarelliste la domenica
che lei crede l'abbia sposata a un sognatore.

Lei non si butterà mai dal balcone del tuo immaginario
nemmeno se inseguita dai demoni
d'un film che ti sei creato per piacerle
prima che ti vedesse nudo per casa
in un giorno qualunque della settimana.

Ma lei ti dirà che essere insieme è oro
qualunque direzione abbiano preso i vostri passi
e alla fine della storia non piangerà in alcuna lettera
perché alla finestra del tuo cuore quella donna in piedi,
farà crescere ogni alba un fiore
sotto i tuoi piedi sporchi,
come sempre ...
di parole.

Tutto era un andare in guerra

tutto era un andare in guerra
ed io ero diventato per onore soldato
in difesa di quella felicità
che spesso dentro ci morde
con le zanne aguzze dei sogni

e mi dissero
chiudi gli occhi
ti farà male sognare

soldato

la casa
l'amore
la pace
i fiori nel vaso
e la tua donna nuda

chiudi gli occhi soldato
perché è giusto combattere
per i tuoi credi
anche l'alba spesso indossa la maschera
della morte
sebbene il suo io voglia solo la vittoria

In me

Mi sono sciolto in strade
e le strade si sono sciolte in passi,
in me solo le orme hanno visto l'alba,
ero troppo preso dal cercarti nel buio,
per vedere come si consumano cuore e ragione
nel contare per assurdo,
gli istanti.

E' inverno.
Tutto pende dall'oscuro, prima,
prima che io ti veda nella luce
come una campana gioire di battiti.

Il giorno si chiude in silenzio,
non fa rumore nemmeno la nostalgia,
odora di neve questa pace,
odorano di dolci fritti
le mani
dopo aver messo legna sul fuoco.

Mi sono sciolto in parole
per ricoprire d'oro il tuo sonno
e quando ho paura di perderti ,
penso alle strade con le nostre impronte
e a qualcosa che cadendo giù
diventa bianco.

C'immergiamo
di notte ,
come bambini,
come angeli,
come innamorati,
noi nell'inverno troviamo strade
e le strade si mescolano ai fiocchi,
come un grande amore al respiro.

La vita in un pezzo di cuore

abito con lo stesso ragno da anni
lui ha smesso di invecchiare prima di me
entrambi scriviamo lettere d'amore a un fantasma
ogni volta la morte soffia con brividi sul buio

siamo diventati amici prima che tu mi lasciassi
ci siamo tenuti compagnia a vicenda
lui ha steso tele di sapienza in tutte le stanze
per farmi capire quanto sia inutile celebrare il vuoto

penso spesso che la mia morte sia fatta di distanza
di chilometri d'amore nascosto in un frutto ghiacciato
morso solo dal piacere dei sogni
che marcano il suo territorio come un giovane cane

io e il ragno parliamo spesso di te
ci domandiamo quanto sia inutile la parola
quando l'emozione la spinge al silenzio
un fiore che sfida come noi i ghiacci

abito in una tela di ragno fatta nelle ore notturne di versi
mi dondolo ubriaco alla ricerca di una briciola di memoria
che possa espandere il suo stomaco lasciando di me un ricordo
ai rami di vento capaci di crescere sulle distanze

e tu mi dirai un giorno - sei pazzo -
di me qual giorno resterà un amico ragno e la sua tela
dove forse saranno rimasti intrappolati sti versi
che oggi mi fanno respirare in te qualche pezzo di cuore

in una tela di ragno
l'amore smette d'essere perfetto
io sono un eroe solo quando salvo i tuoi pochi ricordi
dallo stesso male che ci divora le parole
le stesse che ci rendono dannatamente dipendenti
l'uno dall'altra


L'innamorato

Dio esce voliera piena di anime,
si prostra sulle tombe in cerca di morti
e quando non riceve risposta al suo richiamo ,
bisbiglia parole di speranza alle ossa.

Ha una sposa nascosta in una torre dell'Eden,
una donna col senso di lacrima legata alle nuvole
che bevono vino dal calice dell'uomo,
per poi scendere dal pianto dell'amore in pioggia.

Dio si siede coi corvi sul ramo di quercia e aspetta,
aspetta la notte con i lamenti di verginità delle stelle
e sorride alla lotta disumana del Diavolo
che s'illude di sostituire i sogni del cuore con i peccati.

E nonostante la sua perfezione è un innamorato,
della sua casa,
della sua donna,
della sua famiglia.
Ha un tatuaggio
sulla spalla sinistra col nome del figlio
anche lui un agricoltore di anime
che la domenica scende in mezzo alle croci
per stare vicino al padre sopra il ramo,
osservando il mondo all'alba senza la voliera.

Confessione di dignità

possiamo nascere tutti diversi
e crearci case o castelli per stare al sicuro
ma non possiamo evitare quel condividere
di attimi in cui siamo qualcuno e qualcosa per la vita

è una lunga confessione di dignità
il respiro
un'attitudine all'orgoglio che fa della stima
bandiera
momenti umani senza etichette d'età
perché essere giusti o saggi non conta gli anni

possiamo cercare un confine alle pietre
sulla terra
ma non si può mettere cappio
al fiume
ciò che libero nasce libero deve scorrere
così l'opera buona da un senso all'uomo

Rubasonno in una nocciolina

ho vissuto per scivolare dal cuore d'un altro
contandomi i giorni nascosto in un prossimo divenire
quasi mi fosse stata sorte e non scelta
fare il poeta
lo sciamano per i tumori delle grandi solitudini

e sono rimasto indifeso davanti ai grandi oracoli
un piccolo usciere con paga settimanale
abituato all'andamento veloce del corpo
che brucia come un fragile fantoccio di paglia

fumo lontano da questo stagno
e invecchiando ascolto il gracchiare di rane moderne
perché il mio appartiene a una civiltà antica
che sceglie l'amore e non i soldi

ho la brutta abitudine di sfidare i duri
aspettando per norma di sorte il verdetto
nascosto rubasonno nella mia nocciolina
che non contempla vendetta per il deforme

sono rimasto orfano di battiti
perduto ho il petto per il mio cuore
caduto per inseguire la primavera
prigioniera in una vetrina di plastica senza vetro

ho vissuto per ascoltare e non per dire
un delfino dentro il torrente approdo d'arca
che ha come capitani due scimmie
capaci a resistere per amore ai diluvi

I giocattoli di Dio

I cavalli di sabbia sputano luci giallo veleno
all'uomo con in braccio il fucile.
Sai creatura, mormorano i cavalli,
tu, non sai uccidere la pioggia.

L'uomo spara in aria per aprire l'universo
e mentre si specchia nel vuoto gli appare una donna
spinta a cadere dal correre dei venti
sul corpo ferito dall'ego dell'eroe.

Il soldato ferito il cielo
guarda la donna
cercare d'inseguire i cavalli di sabbia,
la guarda cercare di cucire lo strappo dell'universo
e quando lei inizia a piangere,
ascolta la pioggia
che nel cadere gli porta via il fucile.

I cavalli di sabbia s'acquietano sull'orizzonte,
aspettano una Harpy song dal risveglio dell'uomo,
abbracciato non più al fucile ma all'amore,
figlio d'un era hippie, nella pancia d'una donna.


Stelle

io
l'ultima foglia appesa
prima di morire
tu raccogli dal vento
nel palmo
quasi potessi difendermi dalla morte

e quando scivolo
verso cari relitti

stelle
per chi sa di cadere
sotto

mi accompagnano i tuoi occhi

E dite alla Morte che io non ho paura

E dite alla morte che io non ho mai avuto paura,
non sono fuggito quando potevo, dal mostro,
sono rimasto come tutti i deboli a combattere
per quelli che ho sempre considerato grandi ideali.

Lasciate che mi portino via le ossa,
per nasconderle alla tristezza del passito di carne,
rovina di quei pensieri sublimi
che mi hanno cresciuto il dentro.

Toglietemi il nome da qualsiasi croce,
non pesino i miei peccati umani all'occhio del corvo
e siano delle ceneri le nuove linfe
che portino ai fiori di tigli i miei versi.

Oppure dite a Morte che io ho amato,
senza mai schivare i colpi del pugnale
che spesso rende mortale anche il sommo poeta
e inutile le parole sopra i battiti.

Mi portino via l'ombra dal corpo
e tutto il dolore confitto dentro la costa
ma io resterò in qualche fiasco di vino,
per dare verità a due timidi innamorati.

Il tuo occhio fugge con la pioggia

ci sono treni postali fermi sui binari
troppo carichi di solitudini silenti
con una mano spingi avanti un vagone
che porta al Diavolo la tua lettera

ho perso me stesso sul tuo lontano pianeta

bisbiglia alle strade
battute dal vento

questo uomo

sempre in volata da chilometri
per non mendicare talento d'amore
a fortuna

un altro novembre
mi cerca la chiave del cuore
chiuso con asole di TG violenti
mentre la mente vede solo la pioggia
la stessa che fugge senza sapere di me
nel tuo occhio


L'Alfabeto dei Passi

c'è un alfabeto dei passi quando siamo in partenza
passi sul porto che esprimono il dubbio
passi indietro quasi volessero cercare i ricordi
passi finti sull'aria quasi si volesse restare
e tu come un buffone medievale
servo di un re ego molto presuntuoso
giochi in una specie di danza
pur di non permetterti di cadere nella prigione
diversamente uguale alle altre

c'è un alfabeto che gli innamorati ignorano
quando sono presi solo dal loro cielo rosa
di solitudini senza metafore
di fuochi senza fumi
e di silenzi senza parole
perché l'amore paralizza gli SOS neurali
così da sembrare tutti degli imbecilli
nella vita vincolata a ragione

c'è un alfabeto per i sognatori
fatto di lunghe apnee in mondi fantasma
dove il colore nutre più della forma, il desiderio,
qualcuno dice che la volontà spinga il desiderio
a diventare ideale
e l'ideale si trasformi in

meta.

I Cancelli di Mezzanotte

A mezzanotte i cancelli si aprono
se hai paura, fratello,
se vuoi fuggire
puoi,
ma non girare mai la testa
perché loro verranno a prenderti
e non ci sono nascondigli così bui
da spaventare certi mostri.

Ma io ti dico
resta fratello.

Resta stanotte
al ballo dei morti
danzeremo con le streghe
donne senza patemi di verginità
e senza sensi di colpa,
potremmo sbronzarci fino a cadere
ognuno nel proprio fuoco.

Stanotte fratello amerò
e sarò amato.

Stanotte a mezzanotte
correrò con i miei spettri
verso una destinazione sconosciuta
che mi aspetta da tanto … tanto … tanto
tempo.

Vieni fratello
hanno aperto i cancelli,
qui nessuno ti aprirà il cuore
né ti succhieranno la speranza.
Qui, potrai solo godere
delle cose perdute,
degli anni migliori
e di un amore con l'unghia
davvero affilata.

E se tu volessi ugualmente fuggire,
dai scappa!

Ma non tornare indietro
perché i cancelli quando chiudono,
lasciano all'uomo solo una grande ferita
di desiderio
che dovrà tenersi dentro per tutta la vita,
come una pietra
un male che nessun dottore potrà curarti
perché fratello
non si ci può curare dai propri sogni.


Multiforma

questo Paradiso
è una folla di sessi che si sfuggono
alle mie spalle
voci in trincea mi gridano "attento!"
voglio lasciarmi cadere
per un'anima più di terra
e magari amarti
fino a diventare entrambi di cenere

mi tocchi da un ventennio
con le tue corte radici
esibisci il tuo G
alla mia infuocata multiforma
dal succo di questa sbronza
cresce in temperatura l'idillio
perché non posso
sostituirti al mio cuore

a che serve
il respiro
a che serve
la fame

togli alla lingua sottile
parola
togli al tuo corpo
l'ombra

a che serve l'amore
senza battaglia

Amore e mai per sempre

capisco
capisco che il nostro amore non sia
una valle verde spaventata dai fiori
non è
una clandestinità con atmosfere da film
o le rotaie per i corpi sudati
sempre vinti dal fuoco

la tristezza
è il non ritorno
da un male che ti vince
da una destinazione senza speranza
da una deflagrazione d'istanti
per vedere poi morire il sogno

capisco che i ponti soffrono il tempo
il respiro s'accorcia sulla distanza
e la fantasia sostituisce la fame
unica bandiera concessa tra campi nemici

capisco
che la volontà non accende le stelle
gli astri ignorano la lotta delle anime
loro
brillano per conto proprio
quasi si amassero più di noi

ma più di noi
solo il perpetuo divenire delle galassie

più di noi
l'acqua che s'alza marea

perché noi siamo

e questo basta
per nutrire quel bozzolo
che tiene sempre giovane l'amore

capisco
capisco la velocità del morire
nelle parole
scritte sui vetri
in eredità a finestre senza padroni di casa
a figli con altre idee

serve solo all'ego


capisco
che resta poco
o nulla
o solo la forza di un respiro
mescolato all'aria
al vento
delle fumate di fede
dei regali del cuore

capisco che l'amore
è darsi
quasi l'aspettare di un incontro
quando tornata la pace
l'osso smetterà di recitare poemi
e il corvo si toglierà dal becco
la nostra condanna

Le farfalle

le farfalle più belle vivono in un bordello
si bruciano danzando nel fuoco d'un ideale
le farfalle più belle sorridono per non morire
quando l'amore le dà ai fiori del marciapiedi senza colore

La giustizia

la coscienza parte in un infinito a sposa
potrebbe ucciderlo l'alieno sotto quelle promesse
di un viaggio sulle dolci ali del vento
oltre i morti rivoltati ai vermi

nella mente lievita una città di perfetti
si spingono tutti in una muta robusta
per fare brillare sul palcoscenico la serpe
venuta a insegnare il bene al mondo

la morale passa il millennio al pronto soccorso
sul suo capo penzola una croce di giustizia
che simula il suicidio di qualche spettro
col cartellino vendesi appeso al mazzo dei santini


Non abbiamo più nulla di cui spogliarci.

Non abbiamo più nulla di cui spogliarci.
Siamo perdenti e in divenire cosa?
Consideriamo parte della nostra famiglia, le ombre
sarebbe come considerare l'astinenza di sesso, un dono.

Lasciamo che ci investano con i loro slogan,
la nostra casa è una gigantesca arca di solitudini,
abbiamo fede nelle piccole abitudini quotidiane
anche se questa vita miete più vittime della droga.

La nostra testa è un grande corridoio con porte aperte,
a volte i fantasmi girano con una chiave per impedirci il volo,
scriviamo astrattismi d'amore nei nostri diari
che bruciamo nei falò di Halloween, per paura.
Chi siamo?
Lo ricordi?

Un fuoco brucia per i nostri sogni.
Due gocce di pioggia non spegne, una sigaretta accesa.
Qualcuno porta il cane a spasso per bisogno
e altri si consumano feriti dietro le porte.

L'innocenza

come quello che cerca d'evadere dalla sua prigione
io scavo a morsi di fede questa prigione d'ossa
quasi esplodesse prima o poi il costato
dopo un stanco governo di battiti

come te mi nascondo al mondo
un fiore che sacrifica la sua bellezza all'aria
mentre il globo conta gli attimi di un'Apocalisse
pensando solo a rivedere i morti col sacrificio dei vivi

come noi il resto è una galassia di dubbi
con questa innocenza umana piccola per l'universo
la cui alba o notte è sospesa
sopra e sotto i nostri ossi
che rimpiangono sempre la carne

Il Lato nero

ho un rifugio sicuro nel silenzio
@diavolo.com risponde di notte
come un buon ministro senza ombra
pronto a salvare uno dei suoi figli

anch'io cammino sui passi del buio
giusto per immortalare due idee
senza edificare chissà quale libro d'anima
in fondo
i libri dell'anima oggi sono il bersaglio
di quelli che spingono a morte le gioie

ho un lato nero
lo chiamo Poe
anche se non piace a nessuno
questo succo di poeti
cresciuti a un ballo per anime maledette
da una buona musa
innamorata degli Eagles
anche loro parte della banda
sebbene su palchi diversi

ho un lato nero
dove passo il tempo con la Signora Morte
per scriverti
del caffè senz'aroma
e dell'inverno senza neve
perché il succo di questa follia
non sei tu
non sono io
non siamo noi

ma questo silenzio
dove nemmeno Poe immagina
di poter fare dire all'amore
quanto gli manchi

Dopo

è una forma senza divino
poi pioggia
un veloce arrivo al sotto
campo d'esercitazione per piccoli predatori

la mia anima
soffocherà nelle divise di forza
ai vertici di un governo senza menti
che mi farà rispettare leggi con il cappio

forse rinascerò in un versetto veloce
di un futuro giovane poeta
che s'ispirerà al passato
per parlare dei propri battiti

o sarò semplicemente
l'agnello

il vinto
il perdente
il morto

un dolce in offerta
all'uscita della chiesa
le mani tremanti
di qualche vecchio vagabondo

che mi masticherà piano
considerando

che la fine
se arriva
non lo troverà a pancia vuota

La morte di un commediante

la poesia semina in te impotenza

hai unghie
le parole in piedi cercano bocca
sul foglio

ti strappi inutilmente l'anima
per una vagina secca di musa
che bagni
con fiumi d'inchiostro
banalità quotidiane
dove infilarci lo sperma
del lupo dentro
ancora volesse i fiumi di caos
la bocca dei versi
dell'immaginario

sudi

il cane ti legge nel fiato
un odore amaro dai gangli
in gola

un lampo
ti massaggia con un diluvio
sotterraneo di sconcezze
e l'onanismo poetico
provoca l'alt!
del bisogno

come una catena di lampi d'alcool
sulle macerie che la morfina
ha disinfettato
perché la platea delle parole
piaccia
agli attori
che masturberanno meglio del morto


Un lampo discreto nel sogno

alle porte del grande tutto
tu resti a vegliare
sulla mia vita
cercando di sostituire i fiori
passati dal profumo alla morte

ti porto
una pioggia di stelle banale
un velo di fumo
dai giusti ideali
ma non voglio farti dormire adesso
col cuore in pena

ai dubbi tu porti
se puoi le risposte
mentre io faccio navetta in cucina
dove sostituisco i problemi
con i biscotti
e l'amaro
con quattro giorni di sesso

il dolce veleno del tuo amore
è meglio del rosso dentro la vena
tu goccioli dal cielo
i tuoi occhi
come un lampo discreto nel sogno
dove mi resti in versi tra fila
sempre imperfette di fogli


Come in un film con pipistrelli

il cielo
è un bus pieno
con foglie morte
parla poco
quando spinto dagli stormi
verso il bere degli occhi
dove riposa
decapitato dal desiderio di stelle
il buio

la tua bocca
sa di frutta cotta
molecole estive
invadono questo lento inverno
m'innesto
ai tuoi abbracci ultravioletti
come una melodia
s'ancora
all'orecchio del cuore

e tutti i sogni della terra
pendono dai nostri
fitti silenzi
come le scariche elettriche
dividono l'atmosfera
e il nostro corpo
all'amo di fantastici pipistrelli
offrono sangue per amore
alla cerimonia
solo i respiri saranno divisi
dall'ombra
confusa interprete
s'un filmato sul desiderio


Sposa

una pace profonda
si vota a malinconia
l'aria è un archetto vivace
sulle corde del cuore
il respiro è un grande
uccello di fuoco
che vaga nel sangue
in mezzo ai pianeti dei sensi

tu mi guardi marea
mentre travolgi il buio
condanna per tutte le stelle
che temono i tuoi occhi

mi apri le ali
per sentirmi la pelle
ti volo dentro
beccando dalle tue nuvole
la pioggia
poi di riflesso atterro su Saturno
per rubargli uno degli anelli
per la mia sposa

il silenzio tra noi
gocciola ferito
il volo gli provoca
tagli sulle membra
che reggono appena
l'orizzonte
dove un corteo di raggi
t'illuminano le rive


Hardìa

Hardìa colora grandi cavalli sui fogli,
s'inventa un nome per ognuno di loro
e prima di notte apre la porta di casa,
per farli uscire al pascolo di stelle.

Hardìa vuole quattro gambe,
per potere correre nei campi,
sfidando sul vantaggio il vento
che non può spingergli la carrozzina.

Ogni tanto sorride alla Luna
mentre dipinge con gli occhi il cielo,
Hardìa ha solo quattro anni
e quando vola non sente più il dolore.

Ogni tanto immagina di crescere
nella pancia d'un unicorno
che gli regalerà un paio d'ali,
sufficienti per abbandonare la carrozzina.


Il premio

la mia mano ti stringe
come un vuoto che si riempie
di follia
e la pace nelle rughe come meta
corre verso l'infinito
che non vuole i nostri corpi

altri anni di parole
dati in cura al silenzio
troppa attesa poi
la medicina
dei ricordi

le rughe dei palmi
nascondono un codice segreto
una lira d'ossa per un gioco tra noi
un macabro sottile che morte
denudandoci di vita
non godrebbe del premio


Un trapianto di sogni

ho costruito cose migliori delle parole
per lasciare un segno di fuoco dopo gli sbagli
certificati per depositare la mia componente umana
alla parte divina del giusto

in me ardono ancora i pensieri
come sabbie al sole dentro una fontana secca
che ti chiama quando hai sete
e poi t'illude con poco miraggio

ogni giorno ho costruito castelli
per darti la forza di provare un volo
bandiera in cima alla torre
d'un cuore che abita alieno nella tua anima

e adesso mi resta solo il respiro
per riempirti il cuscino di notte
un piccolo trapianto di sogni
per quando ti mancherà la mia presenza

Chemical death

sono nient'altro che un cane di paglia
di guardia alla tua porta
sono rimasto sotto la pioggia per anni
quando smarrito il senso di questo
da tempo
la carne s'è tolta di dosso il dolore

ho costruito in attesa di te pianeti di sogni
per cospargerteli sotto il passo ogni dannato inverno
peccato tu abbia pensato fossero solo pozzi di melma
i ganci di cristallo e l'abbraccio di neve

ho scritto lettere sui muri di casa
fino a ingoiare i mattoni
tende d'anima sulle finestre lucidate col becco
di altre mille amanti in fila per il piacere
corvi che poi hai lasciato nell'ombra

dalla nascita ti hanno diagnosticato quest'amore
per un cane di paglia alieno su questo pianeta
che servirà a proteggerti i battiti dall'inverno
quello che genera con la neve i tuoi sogni


test

nel mio petto un seme cerca gocce di pioggia
non ha del conoscere alcuna nozione
si limita ad osservare il cielo dai miei occhi
trepidante come una freccia nell'arco

ciò che vuol crescere ha sempre una certa sete
non cade sulla pietra del tempo per sofferenza
o si gusta il proprio versare di lacrime per i fiumi
di una coerenza che vuole
tutti i deboli piegati sullo spasimo

questo seme esiste solo quando sogno
diverrà un piccolo albero di conoscenza
un alieno inciso sul dvd testimone
di un mondo senza dubbi

in me un piccolo alieno aspetta la morte
un test per rivelare la verità a un fabbricante di pupe
che ha dato respiro a tutti i modelli originali
prima che questi gli facessero guerra


Un punto distanza da Musa

sul tavolo del silenzio il piatto è pieno di parole
la tazza di tè ha una larga dimensione della memoria
il cane si lecca le zampe ignorando i dubbi
che affliggono da tempi remoti l'uomo

per certi usi del pensiero non servono i metri
ci sono viaggi dell'anima che durano un battito di ciglia
e dentro il liquido dolciastro il tuo specchio
fa girare pianeti liberi dall'asse

il verso giace convalescente sopra un foglio
macchiato dal cadere costante di lacrime dai tuoi occhi
baciati nelle fughe dimensionali da una Musa
come un farmaco scaduta però per la televisione

la tua immagine riflessa dipinge l'ego d'un ribelle
le coste dell'uomo sono reti per trasparenti farfalle
vanno di moda angeli che escono da un bozzolo
che sviluppa arterie celesti come tutte le città moderne

sotto il tavolo del silenzio
i ratti rosicchiano il mondo
scavano tunnel di speranza
per gli innamorati
che cercano scampo alle bugie delle parole
appese a un foglio carta in attesa
del tocco di Musa

Il Fortino dei Miracoli

un cane bianco zoppica in mezzo alle auto
un semaforo provvisorio
determina un uomo provvisorio a fermarsi
il cane si siede e alza la zampa
l'uomo lo uccide

una corrente sottile trascina i morti dalle tombe
una donna blu si mette nuda sullo spartitraffico
i suoi occhi d'argento colpiscono la nebbia
mentre l'anima del cane aleggia triste sui vivi
carichi di dubbi come un albero in fiore
lo stesso che nell'Eden fruttifica per perdonare il peccato

qualcosa vola sopra la città poi cade
la sua imitazione di ali è un pozzo di cocci
non c'è nulla di poetico nella morte di un artista
il cane bianco cerca il suo corpo fissando le ossa rotte di Icaro
che perde l'ultimo respiro pensando all'amore

un vento leggero come un virus senza meta precisa
sorvola la diga di sangue ancora fresco di sogni
la donna in blu porta il cane bianco a guardare
i tremiti d'un corpo in lotta per il Limbo

il cane decise di entrare nel corpo del caduto
che si risvegliò con tutte le ossa rotte
per dire alla donna blu quasi eterea
di raccoglierli dal sangue i ricordi

poi il cane bianco
la donna blu
l'Icaro distrutto
ascoltano l'ultima carezza della giornata
e senza dirsi nulla girano le loro anime
nella direzione del silenzio
dove la corrente sottile stava passando per prelevarli

un cane bianco lasciò il suo corpo
in mezzo al viale
due passanti per salvarlo furono travolti
e sui loro corpi una donna blu s'alzava
per tenere le ali traballanti d'un finto Icaro
anche lui morto
ma più vicino al sole

Non si uccide un arabo solo per fede

mani d'aria dalla tv mi stringono il sesso
i colori mi espongono al piacere
un uomo si presenta sul palco con il Corano
e la mia mente s'assenta dai commenti
giro i canali per non sentire la violenza
di milioni di muse che escono dai desideri
mi chiudo impaurito nel vaso di Pandora
non si uccide un arabo solo per la fede

leggo i giornali imbottiti di farmaci intelligenti
la sfida è sopravvivere alla chiamata di Maometto
mentre nel sangue il cancro viaggia veloce
i giudei e i palestinesi avranno insieme una figlia
ma come si vendono i preservativi in Algeria'
dentro sessi giganti e su canali a pagamento
le mani d'aria ci stringono in testa i sessi
e l'unico piacere da condividere
resta il delirio

"Cuor di Quercia" Motel

fermi sul ciglio della strada in mezzo al buio
siamo
diventiamo
fantasmi
tu dormi in mezzo ai vivi e ricordi i morti
un flash ti riporta ai vecchi segni della croce

stiamo stretti quasi tremando di freddo
nelle nostre mani del caldo è svanita l'intenzione
nemmeno nell'intreccio di braccia parlano i cuori
le nostre ombre s'incollano all'asfalto per non aver paura

camminare ma dove il nulla intorno
poche auto ci sorpassano insofferenti
anche i telefoni piangono l'assenza si segnale
i passi avanzano e l'inferno ci guarda in faccia

al Cuore di Quercia non si ferma nessuno
l'insegna è rotta forse da anni
nel parcheggio una donna spinge al buio una carrozzina
l'uomo seduto dentro ci fissa nauseante
oggi è 11 dell'undici del duemilaundici
e qui l'apocalisse è un Motel senza sentinella nti

tu tremi
io vado avanti
l'ultimo ricordo di te sono due occhi pieni di lacrime
la porta è aperta per gli ospiti migliori
una decina di regnatele m'invitano dentro

l'unica luce nasconde la stanza
e l'uomo che scivola dentro
è aperto
venga avanti
sul libro una firma col sangue

la notte è lunga più del pensiero
ogni mio male pare che scivoli via
qualcuno mi offre due mazzi di chiavi
uno per entrare e l'altro per uscire

ma tu sei sparita
ti cerco ossesso
torno al motel per telefonare
ma trovo solo pareti cadute
e una grande tribù di ragni

Cuore di quercia è uno spettro immenso
diviso ha il corpo in due rami
il suo calvario piange con pietre
l'unica insegna rimasta

tu sei
là in mezzo ritratta sul vetro di un'icona
dietro ti sorridono un vecchio
e la sua badante
il ghigno dell'uomo ricorda il diavolo
che tiene l'inferno caldo per quelli sperduti

Il fiume di notte

c'è un fiume fermo di giorno che scende solo di notte
le sue acque hanno il colore dei tuoi occhi
quando sognano
quando sognano
col buio dal suo fondale la mia anima riaffiora
per guardare le stelle
per guardare le stelle

un giorno vedrai spezzarsi questa catena
di luci e sogni
di illusioni e chimere
e camminerai con paura avanti per diventare un uomo
capace di trasformarsi in montagna

oggi posso lasciarti un segnale luminoso
sulla riva con uomini anche meno perfetti
e mi vedrai cadere anche goccia di pioggia
per insegnarti a sorridere nel dolore

c'è un fiume che scende solo di notte
ogni tanto emergo per starti vicino
e lascio ai flutti invisibili i più bei momenti
per darli al vento e mandarteli quando avrai paura
col buio io ci sarò
col buio le acque saranno il mio corpo

c'è un fiume che scende solo di notte
vicino al tuo cuore
dove tutto è perfetto
dove tu senti l'amore

col buio saremo insieme
due soldati
combattenti per uscire dalla cecità
dell'assenza
e riusciremo a respirarci
in mezzo alle acque
che il fiume porta verso la tua anima
col buio

Il fuoco sui monti di Marte

se fossi pietra o parte di monte
ti sceglierei per aver il tuo passo
sulla mia schiena millenaria
che piace solo alle aquile per i nidi

e ti pregherei di restarmi accanto
quando la neve cercherà i nostri corpi
uniti in un battito spirituale
che farà girare l'asse di questa pianeta

non dovrai avere più paura
dell'assenza
perché io ti porterò a toccare il cielo
per regalare ai tuoi occhi
Marte
l'unico astro
capace di reggere il fuoco
nei tuoi occhi

Vere e false ricette di felicità

ogni tanto mi approprio di un'idea
la faccio mia
la battezzo e poi la mastico
piano
finché ogni sua parte
non diventa uno dei tanti battiti

ogni tanto
scrivo poeta senza mescolarmi ai grandi
un pensiero pieno di errori
dove giustifico quest'esistenza
quasi cercando di nascondere il vanto
che ha lottato per me
contro la morte

gli uomini che incontro
divorano diari immaginari
quasi fuggissero da se stessi a volte
a volte macchiandosi di peccati
mai commessi
solo lettere d'amore proibite per una chimera
e mi guado intorno
siamo o non siamo felici
un pezzo di pane
una capanna
un amore
eppure il cuore parte
con altre idee sbagliate
legate a un punto luminoso
dove le boe sono fatte di carne
di tutti i marinai poeti inghiottiti
da qualche spaventosa tempesta

così ho paura di perdermi nel tutto
senza aver trovato il senso del cammino
una ragione senza compromessi
strappata solo per la mia felicità

allora capisco
che la mia felicità somiglia di più
 a una muta del cuore sempre attento
a crescere per somigliarmi
nella volontà di porgere all'amore
non le scuse
ma la fune d'un ancora
ben oltre il chiodo eterno

e diverrò il venditore
di false e vere ricette di felicità
all'angolo di una strada dove l'amore passa sempre
forse un poco inosservato
ma sarò pronto a fargli lo sgambetto
per poi lanciargli l'ancora del ricettario
e insieme galleggiare oltre
in alto
in mezzo ai monsoni d'astri
che della felicità hanno udito
solo le preghiere


Il Melo di Hitchcock

aspetto l'ora esatta in una città già vecchia
qui il Salvatore vende stelline di Natale ai bambini
sotto la barba finta ride del mondo un uomo
che ha smesso da parecchio tempo di sognare
ogni giorno che passa diventiamo più vecchi
ma nell'anima sembra contare solo la sopravvivenza
non sono più un lupo capace di correre sul ghiaccio
solo per rincorrere al buio le scintille dei fiocchi di neve

qualcuno abbrustolisce castagne in un tegame
il fumo s'appiccica al naso dei perdenti in corsa
e spinto dal raggio caldo di speranza m'addentro nel mondo
forse con troppi pesi e esausto di sogni

non ringhio più
nemmeno zanne per mordere mi son rimaste
cammino quieto lasciandomi ingentilire dall'inverno
il morso di un ricordo lascia nella carne un altro segno
e come in un film di Hitchcock divento un inseguitore di spettri

sotto un piccolo melo i frutti gelati
ne prendo uno
lo mordo
così immagino io la solitudine
un oceano immenso senza calore
e sotto quel melo ritrovo speranza
forse l'ultimo dono è lì sul ramo in cerca di ali
anch'io sono l'ultima mela rimasta
di un albero vicino al cuore
dove dondola ogni tanto
senza mutare forma
il cielo

Lettere dal buio
1.
Ottanta gradi di separazione

La mia regina è la notte.
Unica sovrana di tutti i pensieri stretti nel capo,
forziere di cose in pace con le stagioni,
mostri per tutta la carne umana.
Io sono qui,
in virtù della musa che spinge coraggio
a difendere da se stesso il poeta,
sull'orlo del suicidio morale.

Non ho re che mi mostrino leggi,
con catene di dogmi per le mie forze,
sorelle di un destino più placido,
onorato dal verso in parola.


La mia casa è il buio.
Un vuoto con sospiri di morti innocenti,
stanze per voci che bisbigliano furiose,
all'unico superstite della faida,
tra buoni e cattivi.
Ma non sono l'arbitro,
né il comandante delle armate di luce
o il re dell'inferno,
sono solo un uomo d'onore (di dolore)
che ha smarrito la via,
del cuore,
della ragione,
dell'intelletto
ed è caduto
nel suo sogno,
privo di qualunque mappa.


Ti scrivo Illo sul foglio senz'augurio
questa funesta fine
dell'ardore.
Mi comprometto per liberare scintilla
all'idolo che fosti.

La legge delle conseguenze inattese,
m'impegna a esitare di fatto
a quel soccorso grato a tutti
che hanno presunzione di ego nella fuga.

Tu fosti, mio sole,
unico punto.
Il vertice per l'occhio,
non più adulato protagonista
dei dettagli
che il cuore sprigiona a raggi
sull'amata.

La mia permanenza nell'Oscurità,
m'ha reso consapevole di quello che ero,
prima di andare
senza rimpianti.
Oggi non meno smarrito,
ti cerco.
In questo luogo d'agonia
nemmeno il fuoco di tanto amore,
potrebbe liberare la scintilla
di quegli abbracci così cari.
Sai che luogo è questo?
Sai quanto dolore patisco?
Sai quante voci m'implorano l'ascolto?
Questo è il posto caro a Pestilenza
e qui che tutti noi paghiamo per le decisioni prese
in tempi senza ragione con passo di vena
dove il palpito ha vinto col suo ruggito
gli altri seggi.
Per ogni abile nemico
delle mie abilità segugio,
pago imposta
a serpi guardie d'una grande Ombra
che si sincera dove debbano restare i miei ossi.
Lei ha sorelle che l'uomo prega per paura
ma io non prego.
E' una tale frustrazione
resistere
tacere
ma ho un punto di vittoria
questa missiva
concessami
al debito di gioco
della Larva.

Il mio cellulare,
non legge l'onda
e le mie cose in casa
aspettano l'inverno,
ho lasciato l'inutile semaforo
per vie più sicure
dove il pericolo non sono gli uomini
ma le loro paure.

Da qui
la corsa all'alba è una follia,
le spinte del giorno,
le spalle degli amici,
la rabbia …
Voi,
pozzo delle anime perdute,
non sapete il guado
sotto i vostri passi,
non cari a Fortuna.

Quando smarrito
sul viale d'un sogno
che mi vedeva volare tra gli alberi
d'un mondo in pace,
la mano tentatrice di chimera
mi trascinò violenta
verso il punto di non ritorno.
Pestilenza non è malata come uno crede,
indossa i jeans con top senza spallina,
ha la bocca disegnata per il bacio
e serpenti d'oro in mezzi ai seni.
La donna-dio regna con favore,
per ospiti vassalli di un gran peccato,
ma per quelli destinati ad altri fii,
la sua divinità è sorda alla supplica.


Le ruote dell'orologio all'apice dell'Apocalisse.
Come ti muovi si spacca nel dentro un verso,
dal portale del tempo apparirà una civetta,
per annunciare la resurrezione dei corpi.
Ma nell'ego di questa misura,
io sono diverso.
Vigilo in lontananza le battaglie
per non cadere nella tentazione della vendetta,
contro i miei rivali.
Cosa credi che ti resista
nulla.
Tutto è volontà
quando sposti l'asse del pensare,
quanto basta a recidere agli astri,
quel loro buffo strato di lucido,
dove gli occhi si lavano dai peccati.
Qui arrivano i non perfetti.
Qui
ottanta gradi di separazione è pericolo imminente
alla leggerezza del foglio
mia unica via di fuga.

Lettere dal buio
2.
In un bosco con lupi sulla Luna

Ti scrivo Illo per non dimenticarti.
Abito in un bosco con lupi sulla Luna,
quasi un regno di troppa pace
per un marinaio che teme il deserto,
favorito ai fabbri dei diavoli.
Ma è inverno qui
da sempre.
Sotto la neve
la tua bellezza aspetta d'emergere,
sbugiardato il tempo fionda in me,
ma gli non gli permetto di prenderti all'amo
perché il mio credo è un iceberg
che ferma la sua usura
famelica dei miei ricordi.
T'ho stretta nel midollo
per vincere la solitudine del cammino
che infrange l'eco degli altri eremiti
prigionieri in questo oceano di gelo
dove il cuore batte non per sopravvivere
ma per aiutarti a resistere.
Ho le catene lunghe strette alle ginocchia.
I passi son molli sotto la bufera
oh, quante anime siamo a sfidarla,
quanti perdenti,
ma sei lì
mio Illo,
custode di sti passi
scolpiti in neve
per darti potere di vita
al buio.

Ho visto Luna.
Aveva la bocca aperta,
gli occhi sbarrati come se avesse fatto un brutto sogno,
mi guardava come per dirmi
ancora qui?
Sì, io non sono un lupo,
le rispondevo senza parlare.
Sono un uomo rubato alle sue ragioni,
un pasticcio di compromessi senza firma,
qui siamo tutti gatti neri, Illo,
ci mettono in fila come guide per paure
già a contratto con i soldati
le streghe della notte non accendono fuochi
per farci perdere la strada del nostro destino
e mi tocca immaginare come sarebbe il cielo
adesso che è autunno dalle tue parti.
Fobo tira di vento e di spada
urla alle menti vivaci
urla ai capaci di affrontare Marte e Ade
e a quelli che inseguono dalla prigione
un sogno.
Io non parlo di te ai mostri.
Resto qui in silenzio cercando carta
per avvolgermi quando ho freddo
nel cuore
e tempo di essere tornato bambino in questa crepa
casa per i candidi martiri.
Ho poche icone nel capo
la fede è qui l'unica luce
non ho bisogno di ardere palazzi di ceri
ho abbastanza fuoco nel sentimento
da percepire ogni muro,
ogni ombra,
ogni spavento.

La mia volontà non disperde la tenebra,
ma costringe le streghe a starci lontani,
con il loro veleno che ancora scende dal monte Vendetta,
con le loro ammalianti figure rubate alle riviste di gossip.
Non posso vederti ma tu sai che ascolto.
I sensi sono diventati il mio sguardo
e dove l'occhio mente ascolto il cuore,
ferito dai tanti nemici,
ma ancora capace di lotta.
I lupi, Illo,
corrono sul ghiaccio
senza mai cadere
e sai perché?
Perché i Lupi posso volare
quando la Luna gli chiama
dal cielo
per farle da innamorati.


Lettere dal buio
3.
Partono le streghe

M'arrampico con fragili zampe d'ape,
sul filo dell'attimo che ti coglie in strada,
quasi tu fossi il cuore dell'isola chiamata metropoli,
quasi io fossi lo spettro che t'insegue innamorato.
Non ho imparato cosa fosse la felicità
finché non l'ho perduta.
Ancora soffio aria calda dei polmoni nella nebbia,
per uccidere le streghe che fermano il mio destino,
con i dubbi.
T'immagino confusa,
come mille gioielli in una vetrina lucente,
dove non pareggia mai il valore degli ori,
con la bellezza del pezzo unico.
Sinistri s'ergono i lampioni,
sottili corpi a veglia della vita,
quel un formicaio con una sola destinazione,
un rio di nervose acque ne nutrito.
Illo perché vacilli?
Io non ti perdo sebbene non abbia fonte
per mandarti idea
di questa sicurezza.
L'amore incolla
le idee ai corpi,
come la casa nido e il ramo
se non è amore
ed è odio
allora io ti odio
perché è tanto forte questo pensiero
con cui sopravvivo
da vincere il resto delle mie cause.

Nessuno sa quanto costa
perdere la conta dei passi
e godere del peso dell'ora senza conforto,
lo stesso nell'iride di chi non inganna,
la parte che in me tiene a bada le ombre.
Partono le streghe, Illo,
io credo di volere volare con loro
in una magia proibita
che vinca sta medusa nel corpo
presa a mordermi la carne.

Da quanto sono qui?
Un anno?
Un'ora?
Un giorno?
Scappano le streghe con i loro sarcofaghi sulle scope,
raccolgono le piume dei morti per desiderio,
io m'aggrappo per non morire alla loro gonna
perché fuggendo dal buio potrei ritrovare i tuoi occhi.

Lettere dal buio
4
Amore non chiede

I giorni non hanno nome quando torni a casa.
Il tempo è solo un cadere dal sogno per svegliarsi
legato alla scia veloce delle streghe
in cerca di un inverno perfetto.

Io torno Illo.
Lupo torno,
nonostante le paure
in cui mi sono impigliato nel regno di Pestilenza,
senza riuscire a curarmi.
Il vento ha muscoli di credo molto forti
mi spinge dentro carne con costanza
e questo volo sull'arco senza stelle
mi pare la conta di luce e ombre sul tuo costato.
La tua nuda anima è la mia stella.
Possano cadere le altre nello stomaco di Deimo
perché ogni poeta segue ciecamente il suo amore,
se questo è dettato da grandi ideali.

Il corpo del diavolo ha coste umane,
ci sono cuori in mezzo che respirano sospesi,
dai capi di sole il vuoto porta loro l'aria,
tolta alla casa dei morti scolpita in osso.
Da questo tremito t'osservo,
aspettarmi come amore lo chiede,
con fiamma dolce di cera alla finestra
e lacrime cadute sul divano.

Illo io torno.
Torno da te e non da sconfitto.
Per il tuo cuore ho vinto contro la Morte.

Illo non può invecchiare la nostra promessa,
di stare insieme abbracciati sul tetto del mondo,
dove contare fino alla fine le albe,
nutrite più dal nostro amore che dai battiti.

Lettere dal buio
4.
Il mare aspetta!

Illo tu sei perfetta.
Nemmeno la miseria del vuoto rende vana
l'impronta dei tuoi passi
appena spaccano i silenzi
che da troppo a lungo mi sono prigioni.

Ho preso un veliero ora a largo
ha vele alte e insonni per natura
ci porterà mia Illo attraverso l'oltre
quando saremo visitati dagli ultimi respiri.
Non ha un nome la nave maledetta
ma una chiglia d'oro
immune agli infernali artigli dell'Ade
se smarrita via dei buoni mari.
Adesso tu ricordi ancora?
Ricordi il mio nome per intero?
Mia Illo io sono schiavo e non della paura
bensì di questo tempo che m'assorbe tutto
e porta ai pensieri falsi fuochi
come sono false le promesse di uno stregone.

Illo mi sposerai nonostante tutto,
nonostante io sia solo un povero mortale,
ti sarebbe di spregio accettare poesia
tra noi così ben combattuti dalle schermaglie dei sensi?
Ti ho tradita Illo.
Ho pensato più spesso a liberarmi
dal buio nelle crepe di ogni osso
che mal dirigo dalla cella a fuori.

Non sono un mostro.
Non ho bilancia per convertire pensiero in amore
qualsiasi sia il motto che a te porta
tu credimi, rende amabili tutti i tomenti.

Il mare aspetta!
Avremo più fortuna.
Quel giorno Illo che partiremo insieme
Crono avrà alzato la marea
chiamato i tritoni a vigilare sui venti
e calmate le schiere di Nettuno.
Ci sposeranno le stelle, Illo,
nel volo sopra le onde di Poesia.

Bianca di neve è la carne

in qualche fuori ho un corpo nudo vicino a due bare
una nera piena zeppa di corvi e l'altra rossa con distesa un'ombra
i corvi mi salutano gocciolando dai becchi il sangue
che resuscita in terra tutti fiori morti
mentre l'ombra uscita dalla bara rossa li calpesta
sto in mezzo a loro e cerco di capire
in quale delle due deve entrare il mio corpo
e mi guardo i piedi pieni di piume nere pesanti
sono diventato un uccello nero ma tanto grande
da non poterci entrare in quella bara
l'ombra diventa un muro e il muro cade in fiocchi
su tutto il nero che mi brucia addosso
i corvi scappano bruciati dall'innocenza della carne
che piange il dolore dell'ombra

le mani sono diventate gallerie immense
il vento spinge in questi tunnel le due bare
la rossa è piena di corpi schiacciati dai peccati
la nera è per i cannibali morti senza rimpianto
io resto fuori e temo d'immergermi nella cassa
per non provare altro dolore

file immense di ombre recitano per le condanne
sono attori, poeti, artisti tengono un cero strizzato dalla fiamma
condannata a sentire le lame innocenti dei fiocchi
che cadono trapassando le mura dove le bare si nascondono
io muovo gli occhi roteandoli
vivacemente
ho perso la percezione del corpo
ho le ali
solo per saltare dentro e fuori
dalla bara nera
mentre altri corvi coi becchi intonano
bianca di neve è la carne
di chi ancora ama

Eravamo marinai destinati alle donne lupo

Quando venne la pioggia,
tutto divenne una nebbia
che spalancò la sua bocca di strega senza denti
per risucchiarci tutti nel suo stomaco,
dove l'Inferno di avvertiva dall'odore acre.

Noi siamo immortali!
Cantavamo sfidando i beati,
o la madre di tutte le tempeste,
brindando con rhum alla bolgia salata,
con onde alte più alte dei tetti celesti,
capaci di mostrarci l'inumana gola
dell'abisso.

I marinai si sa,
amico mio,
sono contenti,
quando ottengono l'attenzione di Nettuno
e non importa quanto mortale sia il suo tocco
purché ci sia nella sfida,
il coraggio vincente contro il male.

Adesso, nel buio, bado solo ai ricordi,
eravamo marinai destinati a donne lupo,
una ciurma innamorata di certe streghe
capaci di strapparci
il cuore con la bocca.
Il mio lo persi in una fredda notte,
nella tempesta l'ancora era caduta
si perse sul fondale in mezzo agli ossi
di tutti gli altri eroi vittime del proprio ego.
Io ero il nostromo di Carphiusa,
un giovane col fuoco al posto delle idee,
nel cuore non tenevo alcuna donna
perché seguivo l'ordito di certi sogni.
C'erano voci di notte,
quasi bisbigli.
C'erano spettri,
alieni,
e forme irrequiete.
Il vento gonfiava le vele come il saluto
d'un gelido corvo verso una fresca tomba.
Sul mare volteggiavano come farfalle,
foschia copriva il nudo dei loro corpi,
poi correvano in mezzo alle onde a quattro zampe,
facendo dell'acqua un muro,
un muro di fuoco che ci mordeva le carni.
..
La nave abdicò come una pietra
contusa nell'anima da un forte pugno
e si baciò con morte sul fondale
lasciando alle sabbie noi fantasmi.
Così restai in me per altro poco
cercando di ragionare sulla sorte
di chi convinto di trovare tesori
sul mare trova immaginando gli angeli, la morte.
Ma prima di restare in braccio all'acqua senza fio,
la vidi abbracciarmi nella bruma
e dai suoi occhi l'amore cercava eletti
per cavalcare le onde e le tempeste.

Noi
eravamo marinai destinati alle donne lupo
che nascevano dagli oceani dell'infelicità quotidiana,
per gonfiare le vele dei sogni
ai coraggiosi,
capaci di veleggiare con navi fantasma
oltre la morte.


Al buio mi toccano i tuoi occhi

Al buio restano solo le ombre
il resto ha la forma del passato
il resto ha una dimensione troppo vasta
e noi diventiamo liquidi per la fonte
che non ci distingue se non per i sogni.

Al buio mi toccano i tuoi occhi.
Ho smesso di scappare nella ragione
per alimentare questo segreto
che ha una chiave per la mia anima.
Al buio si sposano solo gli spigoli
perfetti Prometeo dentro una Torre di Babele
dove solo io ti capisco
in una profondità sondata dalla tenebra.

Vieni e sposa la strega!
Gridi alla mia mente
quasi tacendo
quasi
dentro il dentro.

Vieni e sposa la strega!
i tuoi occhi luce e tormento
i tuoi occhi casa per sogni
che alimentano le mie chimere.

l buio le ombre sentono il fuoco.
Il pianeta del cuore non ha né gravità né asse,
gira secondo la fame dei venti
che leggono sulle labbra del Poeta la follia.
Al buio mi toccano i tuoi occhi.
I lupi scendono a valle cercando la preda
la Luna inghiotte i campi di neve
lasciandoci soli sul guado

Partono le streghe

Partono le streghe.
Con la neve.
I re dei mari alti
partono per lasciarmi solo,
sulla strada con ombre di stormi,
calpestate da un solitario gatto nero.
Abbiamo i gomiti sporchi di terra,
ci hanno graffiato per solitudine i morti
che mi domandano dov'è finito il loro amore.
I re domandano cielo,
al capo con fari di stelle in miniatura,
a volte sono uccelli,
altre volte sono uomini,
i re sono solo desiderio di oltre.
In un angolo d'anima
vanno e vengono i corvi,
sussurrano,
bisbigliano,
mi parlano del gelo
che tiene insieme gli stormi
i vivi con i morti
gli amori e le vendette
e quando chiudono gli occhi
sciolgono l'incantesimo
per dare al fiocco di neve aria
per dare a un poeta il foglio
dove buttare il proprio cuore.

L'amore

l'amore abita da qualche parte
in un angolo dello stomaco
frustato dalla fame costante di piaceri
in un abbandono totale alla fatalità
quasi nel destino di chi sa
di non poterlo stringere

l'amore è un tormento nella tormenta dei sensi
un breve scendere all'inferno per cercare una luce
che dia pace alle fiamme e al fuoco
alimentato dalle lunghe solitudini

l'amore si diverte in scena senza spettatori
posando nudo in mezzo all'inverno dell'esistenza
scherzando sul dolore del primo attore
come una regina superba ride del suo pagliaccio

l'amore si consuma in distanze
desiderando fiamma come una vergine candela
che spasima per morire un attimo sul rogo
sovrano incontrastato di quei respiri rotti

l'amore cerca la vena in cui palpitare
come una tenia il caldo letto del dentro
succhia vampira le forze dai sogni
lasciando come un furbo predatore all'ospite la vita

l'amore è una sovrumana dimensione della fede
che spinge ogni creatura ai suoi confini
direzionando all'apice del tempo quell'opera
in cui un cuore ha dato proprio tutto

l'amore anche quando tace ti trascina
ferito
distrutto
o morente
lui varca qualunque barriera perché cieco
e porta a vittoria con l'uomo le sue ragioni
perché ha un dna alieno
quella sua esistenza nei nostri polmoni
presi a respirarlo con l'aria
per provare il detto - chi non ama muore


Landent

In quell'attimo di tutto è perduto, lei ferma il tempo.
Gira il capo poi sorride, al nulla.
Nel vortice dei minuti passati e presenti,
pesano solo le tue rughe
o gli spigoli d'anima,
inchiodata ai pavimenti in marmo dell'Inferno.
Ma lei sospira controvento
e manda soldati con tutto il suo profumo addosso,
per vincere le sue battaglie d'amore
mentre si trasforma in pupa
dentro un bozzolo di desideri.

In quella battaglia tra vento e uomo, lei è zavorra.
Potranno volare le case,
gli alberi piangere le loro radici
ma lei sarà lo stagno
dove tutti i mali dell'aria perderanno le forze.

Fa baruffa col buio,
somministrando ai diavoli le sue dolci fattezze,
togliendo l'elucubrazione ai capi in delirio
che come fiori fiacchi accoglie tra i suoi seni.


Il danno

Lei giace dimenticata sulla punta in fuoco dell'alba.
Dai suoi seni sono nati i boschi, dove corrono le mie chimere
e sulle sue ossa bianche,
s'alzano in punta dei piedi i diavoli,
per sbirciare indisturbati le cose del nostro mondo.

Le ho dedicato i miei poemi più lunghi
quanto gli anni di lacrime
anche loro riverse in oceani,
oramai senza fondo.

Pur di salvarla
dal morso del tempo
che nella mia testa divora anche il bene,
misuro con i passi
la sua schiena,
tesa fino al cielo
e mi rendo conto
che la mia vita è un danno,
una lunga assenza dai sogni,
per me
che resto a vivere sulle barricate,
desiderando sempre e soltanto
ciò che ho perso.


Cenerentola in the city

ha una pantofola sotto il letto
il suo smarrire cerca strade nell'aureo autunno
si spoglia cenerentola del suo sublime
restando semplicemente una donna

-i tuoi occhi-
mi chiede
-i tuoi occhi mi vedono bella-
ma certo
le rispondo seguendo i contorni dei suoi pensieri
tu sei il mio dolore
sei la mia riva dove aspettare l'onda

dal suo corpo
spirali di luce cercano disattenti di sedurmi
gli uomini vanno in guerra per certe donne
le nascondono sotto le uniformi
per curarsi le ferite in battaglia

e quando muoiono
restano certi di una cosa
che quello che hanno amato

non era un'idea
o una voce
oppure un'inquieta perseveranza
ma una ragione
forte più di tutte le bombe del mondo
e devastante più di tutti i terremoti

la sua pelle la sento incollata alle mie ossa
come un futuro senza guancia per il verme
assunto dal Limbo per mitigare il colore del morto
che lei avrà redento per tutte le sue notti

Candy Man

candy man abita al terzo piano
la sua età l'ha presa il fiume con l'alluvione
entrata all'ufficio anagrafe
senza testimoni
alle prime luci dell'alba


candy man ha un candidatura a deputato
balla in tv con le stelle
usa i telefibrillatori per rianimare i morti
ustionati dai pixel
di qualche stravagante programma

lui è un poeta
ha un monolocale con mobili usati
e porte su altre dimensioni sotto il divano
in equilibrio su un alfabeto di lettere mute
ex top model disoccupate

ama la donna blu del fiume
Odissea
per lei continua recitare sul palco del destino
candy man ha smesso di morire
da quando fa il domatore di show televisivi

Mi vedo in te

mi vedo in te come in uno specchio
un pugno di sogni una domenica d'amore e sale
sul divano a fiori con macchie di cioccolata
bevuta guardando cadere i fiocchi

il mare gela in riva quando il vento s'alza
e quel freddo a volte lo sente pure il cuore
troppo fragile per combattere l'inverno
troppo innocente per certi giochi

io mi vedo in te e cambio pelle
una muta davanti al freddo novembre
che sbircia spogliarelliste di legno
care ai corvi appesi come pagliacci
per farsi vanto ai morti

Cavalli di fuoco

leucemico con unghie scure
un pugno di nuvole l'autunno
nello stomaco solo un embrione di follia
stabilizzata da un elettrocardiogramma senza suoni

un te di tiglio
caldo
il plaid di pile con pompon rossi
che bevono il Sedocalcio dall'aerosol
mentre il tuo corpo si piega
ortaggio di stanchezza

sulla bilancia del vento
le foglie morte
cavalli di fuoco sulle ferite di terra
occupata a seppellire con pochi saluti
il pagliaccio

è un altro giorno in guerra
con ricariche per cellulare
finite
briciole dolci come monetine
vicino a un maiale d'argilla
che ha smesso di essere ricco
quando ha conosciuto le tue mani
in certe condizioni
tutto è salutare
tutto procede
per il meglio
tranne quando senti il peso
dell'altro
quell'altro te
che ha superato sebbene imperfetto
tutta la tabella di marcia
Ogni giorno è

tu non vedi la pioggia ma hai la testa bagnata
così ti sembra un gioco questo novembre
fuori dalla città bombardate con voci d'oroscopo
o in carceri dove uomini pagano le sentenze di altri uomini
per restare sempre giovane ti compri unguenti
tua figlia non ha sposato un dottore
ma un ragazzo della metropolitana
e dal traffico esce una vergine coi tacchi
troppo poco santa per non pensare al sesso

hai lasciato al pronto soccorso del cuore un sogno
una di quelle cose che curano il male e la monotonia
mentre la tua minore gioca con le Barbie
e il tuo cane salta sui cuscini a fiori
di questa vita hai perso qualche pioggia
sebbene dalla testa bagnata scivolano distratte le foglie
hai scritto trenta sei libri sulla felicità dei matti
e quando piove fuori la tua vita trova le risposte

Sulla felicità dei matti

tu non vedi la pioggia ma hai la testa bagnata
così ti sembra un gioco questo novembre
fuori dalle città bombardate con voci d'oroscopo
o in carceri dove uomini pagano le sentenze di altri uomini
per restare sempre giovane ti compri unguenti
tua figlia non ha sposato un dottore
ma un ragazzo della metropolitana
e dal traffico esce una vergine coi tacchi
troppo poco santa per non pensare al sesso

hai lasciato al pronto soccorso del cuore
un sogno
una di quelle cose che curano il male e la monotonia
mentre la tua minore gioca con le Barbie
e il tuo cane salta sui cuscini a fiori

di questa vita hai perso qualche pioggia
sebbene dalla testa bagnata
scivolano distratte le foglie
tu hai scritto trenta sei libri sulla felicità dei matti
e quando piove fuori
la tua vita trova finalmente
le risposte

Uno spacciatore di stelle

trecentosessantacinque giorni all'anno cercando un senso
al nome dell'avventura che tutti chiamano vita
nobilitata dai troppi emozionanti serial televisivi
gustati con popcorn e pigiama come un killer di ombre

un tic tac ossessivo delle lancette di un orologio
hai sempre davanti un cartello con scritto - è troppo tardi -
in questa performance nessuno è permanente
e quella fetta di torta non compra un posto nell'Eden

ti senti un diario pieno dalle ore di straordinario
vissute aspettando che si avverino i sogni
comprati senza un certificato di scadenza
da uno spacciatore

quest'uomo era strano
eppure credeva in quel qualcosa lontano dalle parole
dove serviva solo l'immaginario
per diventare uno dei pochi proprietari

trecentosessantacinque giorni all'anno con le mani fritte
dalle troppe stelle in tasca senz'universo
che mi chiede di cercargli un vero asse
su cui fare ruotare il paradiso di tutti i sogni

Impero

l'impulso di volo parte con una raffica di vento
ogni candela sotto il cemento trema
mentre il passo cerca nell'occhio del corvo risposte
alle croci di marmo che reggono il peso dei cieli
nelle domande s'avvolge il corpo
il mio freddo passa ai pavimenti d'acqua
sommerse terre senza alieni
dove tutti ci tuffiamo per amore

fino a fine giornata alcun tesoro
un altro sopravissuto paga la sua parcella
a occhi chiusi e davanti alla notte
sfinita musa per troppi non innocenti poeti

rincorro fantasmi di plastica nelle vetrine
mille città in vendita
mille rovine
troppe torri in fumo
con principesse senza casa

è il mio impero
il vuoto
l'assenza
il silenzio

che sembrano i giochi astratti
di un buon predicatore
uno che ha dimenticato altrove l'anima
già morsa dall'Inferno

l'impulso di volo parte con una raffica di vento
sono pronto a fare il salto da anni
come un gatto sul ramo della vita
che dopo un lungo cadere
avrà imparato anche a decollare

In me

ma non poteva non morire novembre senza sta pioggia
come un cuneo profondo questo monte in me senza radice
fisso sulla conta d'ogni lacrima dal cielo
quasi il sole ferito donasse ai morti i suoi organi

ti sistemo in mezzo ai miei più grandi segreti
come una pietra rara cullata dal velluto di cotone
che mi ricorda le regine e i re sulle carte da gioco
sempre lontani per potersi dare una carezza


Un Centro senza Universo

mi chiudo in una goccia di pioggia e cado
giù
fino a farmi male di piacere
troppo dimenticato nell'attesa
di un passaggio
con altri corpi

tu

ti sei liberata dalla pietra
avevi i nervi tesi
nella speranza di volare
dopo l'ammutinamento

volevo darti un frammento di stella
un segno che t'indicasse la strada verso il mio cuore
ma ti sei perduta seguendo i lampi
smarriti nel buio
di altre piogge

Cosa manca alla parola

nella criogenia di un respiro si ferma la parola
quasi resistesse alla sua decomposizione in suoni
per imitare il corpo del donatore
o meglio per sostituirsi ad esso

alla parola manca una cura
un'esistenza oltre il suo doversi dare
come appoggio per emozioni
vedove di suono

la sua è una vita sospesa
sulle lacune del dentro di un uomo
che la cerca ma la combatte
quasi ne temesse i prodigi

e se alla parola non mancasse nulla per resistere al tempo
lei non avrebbe bisogno di un candido foglio come bara
le resterebbe solo la speranza che due occhi
un giorno
la liberino da sotto la lapide
di un'eternità per non lettori di parole

I geni non son meduse né mendicanti

salvezza v'è in nobiltà dell'essere
mai in parola
poiché la consapevolezza è un caro dono
che poco si presta al dire o al dare certezze
come ai vivi non si origliano i battiti

se piace a intelletto creare confusione
non è per la mancanza d'atomi allegri
bensì per bramosia dello scherzo
che offende i pari di poca fantasia

i geni non son meduse né mendicanti
s'accorci pure all'idea di ricchezza
l'orlo
perché il pane che nutre la grande mente
non luccica per fama in una vetrina

belligere
sia pure premio a chi da voce
d'un vanto frutto di spiritual chiamata
ma intuire, indugiare, intendere
sono armi
per chi non solo conquista un monte
ma lo sposta

Candele in equilibrio

qui piove con ceneri di candele in equilibrio
si lamentano gli uomini sotto gli ombrelli dei sogni
freschi di caffè caldo dopo una lunga doccia
quanto basta a sciogliere i nodi del capo nella notte

Urbanpoetricantia

capita che a volte t'appoggi a un muro in ascolto
e senti solo un bisbiglio di farfalle morenti
o sogni in attesa sulla bilancia delle cose incompiute
frenate dall'idea dell'esistenza di fortuna

ti chiedi a cosa serve spingere avanti con forza
i giorni di guerre sulle linee tracciate male nei palmi
inutili organi di trapianto per il futuro
dove muse imbalsamate uccideranno i poeti col sesso virtuale


vedrai sempre uno stormo migrare dalle tue carni
pezzi di te che non vogliono soffrire l'assenza
del sole suicida per mano decisa dell'autunno
la tua migliore controparte senza pesi sul cuore


a volte qualche mail finisce all'indirizzo sbagliato
perché i poeti non scrivono più lettere d'inchiostro all'amata
ma si lasciano seviziare dal tempo in corsa col treno veloce
come schiavi di un bondage senza attori


non ti sarà più di peso alcuna paura
delle elegie ai morti si prenderà l'alba il trionfo
in fondo per amore potresti risorgere in tutti i libri
dove la tua vita inizia sempre senta toccare la fine

Confessioni di un uomo senz'ombra

oggi nessuno ascolta nessuno e nemmeno se stesso
è un monte dove non sale mai il suono della ragione
già perduta su fiumi con barche senza remi
che scivolano verso il buio di un tunnel della parola
anche lei orfana come l'uomo
sospeso tra i ricordi e la memoria
con pochi ponti di certezze
da cui si gettano nel vuoto i cuori

ti reggi all'appellativo di giusto per dividere le acque
le mani seminano strati d'aria per il futuro
in una bara con anime vive ma senz'occhi
pescati forse da un pianeta più blu della terra

sei una diga tra orizzonte e il cielo
di notte il tuo corpo si apre come un fiore
per dare profumo da bere a qualche assetata stella
in cui vegetano le larve d'angeli come embrioni

da allora i miei atomi disperdono il loro calore
queste fughe diventano ancore dentro pupille di luci
e le mie spalle crescono in altezza come vette
ma non per volare bensì per nutrire il resto del sogno

ho una forma d'aria per non cadere
quando le ceneri dell'amore cercheranno il ricordo d'un corpo
suicida per non uccidere la promessa
di precipitare in alto come mari senza segreti
ma destinati a sfaldarsi la carne con piogge

L'Inferno e la Rosa

era un'interminabile strada con tigli
cadeva il mese d'ottobre comunque era autunno
la sposa serrava le mani senza la fede
quasi per baciare in fronte la terra

Liia era andata all'Inferno solo per pochi secondi
il suo corpo respirava ancora
sul margine bagnato dell'asfalto
dove solo la pioggia ascoltava il suo cuore

sapeva che lui era morto
sapeva che sarebbe rimasta sola
qualunque rosa sopporta l'inverno
alcuna donna sopporta la morte del suo amore

l'Inferno non si era aperto ai suoi sogni
regina era rimasta sul coro dei ricordi in casa
a vegliare sul mai vissuto
come una sacerdotessa in un tempio di fede

c'era una piccola casa su una interminabile via di tigli
Liia la chiamava - il mio grande castello -
adesso è solo la porzione di un muro senza finestra
dove ogni tanto si vede l'occhio di un fantasma che piange


Immutabile

la pianta dei piedi è nera del fango rimasto dopo la pioggia
ma nell'impronta abitano i primi riflessi del sole
che aprono le tende funeree dell'autunno
perché i corvi indossino il nero dai tuoi piedi

hai scritto una lettera

qualcosa di te che non interesserà ad alcuno

una gara con i dubbi
tristi vincitori sul tuo sogno di certezze

in casa non vivi da solo

c'era una volta ha una tana
sopravissuta ai traslochi
ai vecchi inquilini
alle ristrutturazioni

c'era una volta
vive in una fetta di formaggio
è un topolino che sogna d'andare per mare
per esplorare nuovi mondi

la pianta dei piedi è nera per i troppi viaggi
che fai scalzo in mezzo a novembre
per scoprire la danza del corvo
nei campi con anime di morti rimaste a galla

che ti bisbiglia dalla sua tana
coraggio

in fondo puoi camminare senza temere
con il topolino c'era un volta
oggi Capitano dei Mari

Incomunicabile

ogni autunno cammino
con meno vigore
un povero elefante con le sue catene di pena
con ceri in veglia
sulla vetta di ogni battito
dove nascono per lasciarmi un ricordo
i morti

non cerco che una sedia in mezzo a quest'atmosfera
dove ascoltare le vedove
piangere per amore
quello che ha reso il cielo un pozzo nero
da dove salgono le lacrime
quando non hanno più occhi


ogni autunno mi cerco in te
una casa
dove poter morire in assenza di vento
colpito solo dalla bellezza dei ricordi
gli unici a sopravvivermi
dopo la morte
e quando mi prendi vicino mi sbianca la pelle
come una vittima di un cacciatore cattivo
che non si limita soltanto a ferirla
ma la uccide
godendo dei suoi dolori

ogni autunno perdo un pezzo di me stesso
per te
come un legno che arde lasciando al fuoco
la propria forza
trascinato al sacrificio per la coda di un pensiero
dove si stringono a nido
le uova
di tutti i miei miracoli

tredici sforbiciate alle lunghezze della parola

lascia ancora questo pezzo per me
a cento anni d'astinenza mi costringano
dopo
tredici sforbiciate alle lunghezze di parola
se cercassi di rubare il tempo ai tuoi abbracci

limitati all'ascolto
è la prima volta per questa canzone
nata da qualche delirio all'alba
confusa quanto me sul domani

sai?

io vedo i sogni
cose che mi domandano di noi
ma cara
di noi solo il silenzio
ha risposte
ha prove
ha lettere sui tovaglioli dei bar
i più romantici posti al mondo
ch'io conosca

siamo bianco
e nero

mare
e riva

siamo notte
e giorno
che questa vita separa
per esigenze di sceneggiatura

lascia un posto a tavola libero per me
togli qualche scheletro dal tuo armadio di ricordi
mettiti un abito lungo sulla lingua
perché ho intenzione di spogliarti dal tuo sogno

e rendimi paziente il gioco
friggi di questa materia ogni parte
come un abile chef trionfa in cucina
tu cerca la vittoria assoluta sulle mie carni


Nel Regno del Me

la tua anima è un animale erbivoro
prigioniero sotto l'insegna
con lettere mancanti di una libreria
fallita prima del governo per troppi debiti
della proprietaria
che si è venduta alle banche

gli anni passano
per te come per gli altri
stormi sopravissuti all'Afganistan
alle mine antiuomo delle savane
grandi politici di guerre sulla carta

e tra i denti ti resta un pezzo di carne
residuo d'una vittima soccorsa
con un poema
cannibale più di un amore da gossip
un altro canale di cultura
senza vocali

ti porti avanti e indietro l'alloggio
in schiena come una chiocciola metropolitana
pesanti idee resistenti ai colpi
della critica costruttiva della gente

e t'è zerbino fido
il sarcasmo
bandiera il cordone ombelicale dentro la Bibbia
dove tutti noi facciamo da sempre le stesse cose
che dentro il libro chiamano peccati
e fuori invece successi


Perduto

frequento immagini piene di dolore
i sopravissuti nelle piazze malate di d'incuria
che resistono all'inverno col caldo del credo
lontano dalle mani dei benefattori

un'ambulanza canta per morte
mille vite all'ora con l'angoscia
e ciò che resta è solo un buco
tra ciò che lasci e i tuoi sogni

per la prima volta vedo realmente chi sono
un superdotato di mali incurabili dall'attesa
mangiata a tutti gli spigoli dai tarli
di quell'onnipotenza che ti regala solo l'amore

che sia perduto
o inesistente
che conta

la passione
è un capio dolce per l'artista
cieco sul guado della morte
ma ottimista contro i diavoli
affiliati a una Champions della vita

se hai scelta tra una cavalcata con la chimera
e una ballata del buio nel costato
ti dici
scegli la prima
per pochi spicci potresti provare
lo straordinario che ti libera da te stesso
e da una compagnia di leoni coi denti
nel tuo cuore

Permutabile

amore non compra l'usura del poeta
si limita a guardarlo pesandone il cuore
già attrazione turistica nei depositi abbandonati
dove i ragazzi ogni tanto ballano ai Rave

solo il verso gli lecca ogni tanto le ferite
collane per le bellezze nei sogni
dove tu uomo ti sei scusato all'infinito
per qualunque cosa possa essere stata una colpa

ma nessuno
nessuno
potrà dire come andare
se in passo svelto
o lento
verso morte

solo la voce dell'ombra bacia quella faccia
tu re dei pagliacci sull'arco dei cieli
che aprono le gambe come le puttane
quando il capace prova il suo volo

Re di un parcheggio in periferia

non mi prendere più per dirmi addio
ho solo ossa rotte dentro il mio cuore
mi hai tritato ogni paziente poema
con le unghie lunghe addestrate ai dolori

sono solo un piccolo re di un parcheggio in periferia
un eroe fragile che vola solo dentro se stesso
ma sa cantare ogni verso delle piogge
quando queste cadono d'autunno come cristalli

non mi stropicciare le rughe con false attese
ho ancora pochi secondi da vivere sorridendo
alle ipotesi sfalsate della vita
anche tu dovresti per amare
imparare a perderti

non mi maltrattare il silenzio
il palcoscenico migliore per un cattivo attore
questa casa senza pareti dove ti specchi
mia unica musa confusa dal dolce cadere della pioggia

respiriamo con le ceneri

dentro una cassaforte mille ventriloqui
giocano a carte con i codici genetici dell'io vampiro
illuso di diventare un grande rapinatore
mentre io e noi aspettiamo la sorpresa
respiriamo le ceneri dei morti
grida un predicatore ai bus senza fermata
in mezzo al segno della croce
dove lui tira fuori un asso con col volto di Dio

e senza cinture di sicurezza vai avanti
l'amore vi salva
sospira una modella nuda dal suo pubblicitario cartello
mentre un aereo senza carrello atterra salvando la gente

le ceneri che respiro
ricordano i fantasmi nei fiocchi
forse l'inverno ha un corpo sottile
che cerca non l'occhi ma la carezza

solista al banco dei pegni

stanco di uniformi in posa d'estro
al banco dei pegni primo solista
io con il cartellino promozionale
sopra una pedana di corpi

in mezzo a molte cose
fuori conservazione
funziono con l'ancora di parola
quasi il mare fosse un arrosto
con l'umanità in mezzo
che cerca i propri sopravissuti

dai lividi ho tolto cure per l'ego
convalescente anonimo in cerca di Broadway
malato incurabile sposato a una musa
finita in topless sui giornali

perché io sono il presidente di un camerino
nascosto nel più tetro teatro di periferia
è inutile cercare di affibbiarmi un'altra parte
certe recite meritano i migliori commedianti

victorous vicius

raccolta di Lune nel quartiere Rahova
un legno dolce offre il tiglio al cielo
pronto per la semina dei stormi
sazi di vino e di foglie morte

i poemi si vendono poco si lamenta un uomo
che mostra la sua esposizione di libri
e ti racconta perché la gente non crede più all'amore
quasi fosse una vittoria del vizio sull'alma
un posto per gabbiani da circo
ultimo residuo in te
di mare

Cristo arriverà con la pioggia

un improbabile quotidiano diffonde superbo
il divino ha scelto una hummer celeste
per battezzarci


ma oggi è Domenica
un prete loda la passione del dio
mentre in tv il gran premio insegue le ferrari
sulle piste trasparenti del cuore

in un punto
un lontanissimo punto della casa
muore una mosca

il suo corpo cade

tutto quello che lascia perde il suo senso
poi pensi alla tua vita

e ti rendi conto
che corri
corri

fino a quel punto
dove non conterà perché sei caduto

il giorno dopo
Cristo battezzerà solo i gabbiani rimasti

november suicide

novembre

spettri nascondo in maschera dalle zucche
gli innamorati si convertono al silenzio
e piccole candele elettriche vegliano sui morti
più leggeri perché senza colpa

i volti dei passanti hanno il peso di ieri

nel mio cuore le foglie cadono lasciandomi nudo
con i rami del sapere ricoperti di glassa
la stessa che rende la memoria un mazzo di fiori
troppo fragili per i fiocchi di neve

novembre

seconda serie dei Visitors in televisione
mi mancano le tue mani sui miei occhi
con troppi sogni da disegnare sul foglio
ubriachi
innamorati
di una chimera

e le zucche diventano immensi frigoriferi
con appese le sagome delle ombre
che nascondono a volte qualche promessa
caduta
camminando verso l'oblio

novembre

un bicchiere di latte e cognac sul comodino
sorretto da tutti i miei anni di lettura
di un vecchio libro con mille codici
scritti a mano per una dolce maledizione

rane giocattolo in bare di zucchero

una donna blu sorride ai Puffi sulla sesta mensola
mentre sedici scimmie tengono sul pelo la polvere
che l'uomo di plastica segue con la coda dell'occhio
stanco di dormire coi mostri

ogni giorno
dentro
è Domenica
ogni giorno
è una corsa nelle giungle
con gli uomini vestiti da tigri
impauriti solo dalle liane

e lei ha sempre un vestito azzurro
come una cupola leggera di nubi
che la seguono fino a terra
senza fulmini
tuoni
o piogge

salgo
scendo
scale mobili con ornamenti musicali
salgo
scendo
in mezzo a ombre in posa da soldati
per un attimo è Natale
e per un attimo si sente un coro d'angeli
sotto la mia dolce campana
che sveglia di tanto in tanto
rane giocattolo in bare di zucchero


Le donne a volte mentono
femeile uneori mint

le donne a volte mentono
per amore
a volte mendicano
o si nascondo

le donne a volte fuggono
per amore
e tremano
senza versare lacrime

le donne mentono
per amore
pur di restare fragili
e non cancellarsi
dalla lista del destino

e quando le donne mentono per amore
qualcosa è andato storto con Eros
o semplicemente si erano fatte troppi sogni
tanti da spezzare la loro ala ma non la vita


Per me soltanto

per me soltanto

io combatto il vento
e la pioggia
l'inverno
e la tempesta

per me soltanto
prendo a pugni l'Inferno
cercando una luce
nel dolore della lotta

per me soltanto vinco i mostri
e faccio a pugni con la memoria
mi ubriaco di veleno
per immergermi saturo di desio nelle speranze

soltanto per me
subisco il danno dell'assenza
tamponando i fregi del nemico
che mente
agli innamorati

per me soltanto

brucio
negli occhi della più lontana stella
come un dannato alla fiera degli orrori
che rende la mia difficoltà di recitare
straordinaria

e tu per me soltanto
esisti
pianeta in tutte le Vie Lattee
dove ogni tanto cerco un volo
per sfiorare
nella tua cintura gravitazionale
il divino


nosotros

anche gli uccelli invecchiano
in un lontano inverno
dove i voli diventano fiocchi di neve
per le nostre spalle s'ali

in assenza di cielo
diventiamo satelliti
gli uni nei cuori delle altre
piccole monete iridescenti
i corpi che madre natura
ha dotato con scatole musicali
per i battiti

nei nostri ritorni a casa
cerchiamo un viaggio di Lune
sulla nostra nave senza mari
che tocca a Morte il suo cuore di ghiaccio
salvando la vita all'anima


nei giorni del normale
diventiamo l'equipaggio di astronavi
spinte verso le galassie da un sogno
una piccola chimera che ci illumina
come uomini di neve fuori dal bozzolo
del reale
dove gli innamorati si stringono le mani
senza temere di bruciarsi

naposexual

le parole camminano
o sono archi
s'infilano nei multipli di due
cercando una bocca
dove entrare
dove respirare
dove farsi ascoltare

e tu

vivi di presentimenti
come una maschera
in un circo di fantasmi con biglietto all'ingresso
modificando la scaletta della sorte
badando da solo a te stesso

è una pelle fragile la ragione
non senti nemmeno il vento
ma ti perdoni per qualunque mancanza
come una foglia perdona le radici

è un blues
senza eco
e napoleone dorme per cantarlo
questo tic tac del cuore
che lui sente aperto
sull'infinito

per sempre senza

lumache di benzina
le strisce leccate dei sogni
altri oggi con albe sulla bocca dell'inverno
come scrumb dei ricordi che esfolia il male

ogni tanto mi vedo da fuori
come un calzolaio che lucida le parole
prima di farle fioccare da un cielo rosa
con appendici di occhi in attesa di futuro

e non mi corico sui seni del cigno
solo per proteggerne i battiti
ma per raccogliere
dalla sua voce rauca
una promessa

che mi cancelli in qualunque stagione dell'anno
le lacrime

non conosco angeli ma uomini
e non rinascerò né angelo né uomo
rimarrò per un po' nel ricordo dei fiocchi di neve
quando sotto i lampioni cadendo
sembrerà che rendano blu la terra

Isola sul cielo

un pezzo di cielo si mescola alla terra
la terra si libera nella macchia di cielo
e un pezzo di noi che perde l'abitudine
di una mortalità senza stagioni

in ogni imperfetto resisto
quando sei
isola sul cielo senza altre fondamenta
che il mio essere

L'urlo della Tempesta


prima di morire
solo un altro po' di cielo

Incoming Heaven

ho mescolato le pozioni di fisica
per spiegarmi la tua esistenza
candidamente poco obbediente alle leggi
di quelle teorie astratte in cui naviga l'uomo

tu sei il mio grande segreto
una porzione d'infinito con grande rami
e una corteccia scalfita per scrivere il tuo nome
con le mani della mia anima
che veglia dagli abissi sull'innocenza
d'un sogno

sparirò
per cercarti in un piccolo Eden
dove gli angeli vendono vibratori sotto banco
e caffè d'orzo in tazza grande
dove le donne hanno la colonna vertebrale
piegata come i salici
e dove gli uomini come me
implorano il coito
prima di trasformasi in acqua

e prima di morire nell'atmosfera
tesseremo campane di nuvole
come giganteschi ragni senz'ali
non per dare immortalità alle emozioni del corpo
ma per piovere in altri Eden
dove gli angeli cucinano frittate senza burro
e i trigliceridi sono al bacio con gli zuccheri

tu mi perdonerai
un giorno
per aver sciolto le distanze
in odori


non ci sarà mai un ultimo volo
ma solo e sempre
una prima magia

Johnny Frankenstein

si fermano statue nel battito
un prurito che scende col sangue
un taglio appena sotto la lingua
esausta di una verginità di silenzi

le ombre brucano dal buio
io entro in te
portandomi il fuoco dell'estate
e la nostra aria
si spegne
in mezzo ai corpi
feriti
da tanto dolore chiamato
costanza

la forza in me
si sposta in alto
potrei disseppellire altre ombre
per dare loro i nostri corpi
freschi di lotta

ma il dolore è bello
quando ci maledice d'amore
è come un inverno senza coperta e senza angeli
verso cui pregare a voce alta

è una lancia rotta nella carne
centro di un pianeta senza centro d'universi
dove l'unica attenzione turistica
ha un credo
che tace
per mancanza d'atleta
allo spettacolo

Coincidenza Morgana

sorridiamo
tra il quinto piano senza scale
e il terzo degli anni ottanta
color ciliegio la curva delle tue labbra
dove il sole congela d'invidia

si baciano
i nostri petti a una piazza
prolunghiamo i respiri
in un'apnea con folle sotto la pioggia d'ottobre

e nei miei occhi tu diventi un mare bianco
il canone inverso della marea
una tiritera di grilli che divorano l'aquila amore
nella prigionia del petto

è una rapida tristezza
l'indice sul telecomando
due caramelle i tuoi occhi nei miei
neonati allattati dal tuo dolce


Eterna sconosciuta

Io ero una musa invernale una volta.
Servivo a ispirare il pensiero a qualcuno
che veneravo nell'idea di potermi plasmare,
in una divinità dei sonetti.
Ingravidavo l'Olocausto di un amore grande
ho tentato di fuggire per restare eterno.
Ho bevuto veleno.
Ho sofferto miserie.
Mi sono mescolato alle foglie morte
per poi risorgere in mezzo ad altri poeti
cercando un mio dolce abisso
che mi riportasse senile al Caos
pur di amarla
quella follia per cui mi ero smarrito.


Paris

dopotutto la Senna è solo una fragile circostanza
che lega il piacere dell'essere all'idea d'amore
spesso bandiera nei lampioni accesi
come un grande cuore che non accetta l'inverno
e tu fai parte del sogno
come il tenero paesaggio notturno con neve
innocente fino agli accenni dell'alba
lenzuolo dolce sopra i nostri abbracci

dopotutto Nôtre-Dame è una cartolina per turisti
in cerca di romantiche emozioni nella terra di Francia
come noi
inguaribili artisti della notte Bohemien
cannibali del buio
e gli spiriti catturati dal fuoco

seducimi
in questa città d'eroi
dove l'asfalto canta per chi passeggia
sussurrandosi promesse d'eterno
indossando una sola pelle
cara alle crisalidi d'amore

Romania 1970

Il mare rosso che grida di fame,
ho vissuto in silenzio,
quasi penando per l'ordine di leggi,
sempre strette all'anima.
Un libro con l'oro dei vecchi
per rubare al regime cultura
noi, senza denti per mordere il male
con bandiere rosse persino nelle chiese.

Abbiamo timbrato sul credo, il nostro marchio
di lottatori per una civiltà migliore
con stufe a legna e freddo in casa
con uomini di cultura nelle prigioni.
Mentre fuggivo però avevo un rimpianto,
d'un infanzia invisibile nel Nuovo Mondo
che oggi mastica solo idee,
ma senza un'anima dentro i corpi.

Rivoluzione

non state seduti sul tempo che passa
parlate di voli a chi conosce l'ascolto
spingete il monte dentro i fucili
e spianate dal male le strade
venite e uniti
col fuoco nella vena di fede
per liberare dal fango questa bandiera
a troppi veste d'Inferno
voi figli di pace
armate il silenzio
per dare un domani ai figli
che oggi avrebbero in dittature l'esistenza

Falò senza fiamma

Domenica si alza con il documentario sul mare
nella cornice dell'alba con pioggia
mentre la moka sembra un alieno stanco
di invertire la rotta in cerca di migliori pianeti


io uso lo scafandro per guardare fuori
per sopravvivere alla miseria della normalità cittadina
ubriaca di visionari davanti già alla televisione
dove la gente recita personaggi lontani dal mondo
da dietro le costole tutto sembra a colori
anche l'amaro pare un porco grasso nel suo recinto
come un teatro per animali portati da fame
a divorare qualunque cosa


Domenica si fa la barba nello specchio per la messa
o scrive capitoli di libri senza una fine
con le mani stanche di cercare i sogni
mentre da dietro le costole grida la voce dell'ego


è una lenta emersione dall'incoscienza
un volo con occhi aquiloni sopra il vento
ogni Domenica che salta lo scrutinio dei battiti
ancora in cerca di chi li possa accendere

Atlantide

Non mi rovesciare la parola ancora in bocca
questo pugnale non è peccato nella lista di Dio
lasciami libero dal pedaggio del cuore
di dare al buono il male e ai cattivi i piaceri
sono di carne
mi accorgo quando tossisco
quando sento le ossa gridare di fatica
o vedo morire chi amo

non pago pedaggi al celeste
gli angeli dei manicomi virtuali non valgono il fumo
di due candele accese di sabato in chieda
per augurare felicità e salute ai nemici

credo in questa carcassa che mette in discussione la morte
alle miserabili abitudini del quotidiano
ma sai amico mio
non credo ai mostri
perché ho imparato a sparare al male prima della parola

sono un discepolo senza memoria
mi hanno cancellato i tatuaggi di fede dalla carne
ma sento col cuore le anime grandi
che passano infelici sotto il mio occhio

non mi rovesciare il sentimento sulla via delle labbra
è poco il tremito di paura confronto al terrore
di vedere svanito l'ultimo vero attimo
che rende giustizia a tutti i miei sogni

Un bacio dalla città proibita

nel frattempo potrei morire
mentre il rubinetto della cucina gocciola nella vaschetta
innocente acciaio sfregiato da spugne
nell'incontinenza abrasiva dei detergenti
in attesa dell'altro mondo le danze
di otto zampe sul binario dei secondi
mi vincono privo di colpa
innocente all'alba e al suo messo

un bacio dalla città proibita cara a Minosse
buon giudice sulla sedia divina
ch'io invidio al diavolo seduto
come fosse in sacrificio con gli agnelli

nel frattempo la caffettiera si lamenta sul fuoco
vecchia la tazza si racconta ai muri
piccole prigioni per santi senza icona
sostituita da quadri con troppo colore

e sono di passaggio nella mia pelle d'adulto
un pupa universale in attesa di muta
che mi renderà libero dalla conta di morte
orgogliosa di recidere la vita ai migliori

Rituale d'amore

non levarti il sole dai capelli
lasciali riposare un minuto nel mio sguardo
sciolto acciaio sulla tua pelle
inondata dall'alba

curami con i tuoi bisbigli all'orecchio
dei mali che s'agitano nella mia carne
presa da un fuoco vecchio come il pianeta
troppo giovane per capire sti giochi

trovami dentro uno spazio
dove io possa a lungo ascoltarti
prima di cadere con la ragione
nella chimera

togliti ogni superfluo ricordo
lascia tra i seni un varco per i miei battiti
così mescolata alla tua
quest'aria nutrirà entrambi d'amore

Spiriti Immortali

potreste cercare la morte delle nostre carni
spararci veloce quando siamo senza difesa
potreste distruggerci per non vedere alzarci
ma non potrete mai piegare il nostro spirito al vostro

sanguinare d'ingiustizia o godendo delle nostre ferite
torture subire come fasti leoni l'incuria del tempo
ma pregate di non lasciarci in vita come nemici
perché noi diventiamo più forti dopo ogni caduta

nascondervi dovrete e in fretta
se al verme è stato sentenziato il rigore
per una virtù ferita in cerca del castigo
da dare a chi il passo mena come i santi

potreste farvi forza sulle nostre debolezze
privarci del canto il cuore libero e il volo
ma non potrete mai spedire la vostra freccia
se l'arco che si piega è nelle nostre mani

tacete o voi usurpatori cari all'abietto
non combatteteci con armi diverse al cuore
perché è pane per noi l'avere tenacia
contro chi pensa d'uccidere gli spiriti d'immortali

Il vecchio

anche l'ultima ruga sente l'inverno
un trolley pieno d'attese e con le cerniere rotte
la vita in mezzo all'alfabeto dei giorni
che hanno visto morire i generali come i soldati

se trema la mano con la tazza di tè stai attento
non basta il prestigio del gioco per fingere l'errore
avvelenato al botteghino senile dalla memoria
immenso albero con capricciose radici

non più schiavo dei vari ossequi del giorno
per coerenza ti sono dovuti i saluti
dal primo verme con il sorriso in bocca
avida non d'illusioni ma di carne

t'appendi per un po' al colore del cielo
occhi inchiodati a buon guaritore
perché la sotto avrà peso solo la terra
su tutti gli ossi a riposo coi sogni

Sentinella

ci si nasconde sotto pelle per qualche tempo
con mano di notte sulla bocca dell'alba
ci si inventa una storia dove stare insieme
con colorate banalità stagionali

si stringe nell'addome quell'idea
di un piccolo suicido d'amore
fuori nel sole aspettando il fuoco
distruggerti la carne fino all'osso

è un trattamento di fede quest'immortalità
terrena solo nella parte del nudo col nudo
dove come gatti ci si strofina le pelli
sudate come poesie libere e senza righe

meglio del silenzio ogni parola
ci si toglie dal freddo nel cuore col cibo
degli occhi dove avanzano stretti in carne
i chiodi di ruggine dei ricordi

ci si nasconde dalle mille notti senz'alba
in un sogno con piogge d'inverno
dove io mi chiudo in te e tu in me
in una immortalità senza freddo e con sogni


Per guarire ascolto la città e tu la frantumi

l'uomo perde un po' del proprio destino
quando incontra l'amore
un mucchio di fili invisibili ci legano al passato
e il lungo sospiro del tempo ci sfiora le tempie
quasi abbiano passato la vita solo in attesa

io ti perdo un po' ogni giorno
quasi la pioggia camminasse dietro i miei passi
feriti sotto la pianta dalle lame
gettate dall'inconsapevolezza

per guarire ascolto la città e tu la frantumi
augurando il buongiorno a varia gente
meno preziosa di quello che ti taccio
per non impegnati in cuore con la mia promessa

Dal dolore di una tempesta

in una lunga camicia l'oblio
tu mi guardi quasi aspettando risposte
per i lividi sul mio cuore che cerca il tuo corpo
come un ragno cerca l'angolo dove tessere la sua matassa

la mia anima si trascina come un peso di legno
ascoltando il rumore di ossa che ti cercano nelle domande
oggi
un rumore
il dubbio
per poi fare l'amore dimenticando i mostri

oh
non disfarti come la bruma
tersa prima di arrivarti a toccare

dentro l'abisso che mi risucchia i sogni
oh tu interminabile
fantasma
cambia il mio sangue
così indossando i miei dubbi
io ti possa vedere azzurra
oh tu interminabile

faremo l'amore attraversando la terra
come una blanda foschia
senza il peso delle carni
e dei peccati


La Pace scorre nelle vene dell'uomo

Se il credo avesse un suono, sarebbe quello del cuore. La via dell'uomo è sempre in ascesa con molte inspiegabili trappole che lui stesso ha creato, quasi temendo di essere preceduto da altri.
Cerchiamo la salvezza per cose non ancora commesse e pecchiamo con il pensiero, innamorati di un'impotenza romantica e decadente. ù
Se l'uomo avesse un suono, sarebbe quello del vento a Ottobre, quando i rami vuoti cercano il suo abbraccio nella speranza di ritrovare l'anima perduta con le foglie. Ci inchiniamo alle croci, alle chiese, ai santi, ma non ai poveri, agli elemosinanti o ai nostri prigionieri. Noi siamo i boia di questa natura sfasata e di quella parte migliore che però fatica a decidersi di migliorare l'uomo in cui abita.
Se l'uomo avesse un suono, sarebbe il pulsare di una stella alla sua nascita.
Un vero orgoglio planetario se non perdessimo tempo a considerare acerrimi nemici i nostri vicini di casa. Si muore. Si muore sempre troppo presto e senza avere il tempo di cambiare, di rimediare, di perdonare.
La pace passa per le nostre vene come un torrente in una frattura della montagna. Dovrebbe l'uomo avere paura della Morte? Basta amare, almeno una volta per capire che la fine esiste solo per chi non lascia ad alcuno, il proprio cuore.

Jane e Romeo

aveva letto che l'amore non si compra e non si vende
aveva imparato a pentirsi per aver desiderato
non aveva ancora raggiunto i quindici inverni
che già sapeva come far cedere l'uomo
per cui aveva perso la testa

non aveva bisogno di scarpe alte per arrivargli al cuore
nemmeno di scaltre bugie per mettergli dentro il fuoco
sapeva come renderlo dolce con un fucile
piantato alla tempia d'ogni sua vittima

era lei la forza per se stessa
e quella pistola sotto il guanciale ogni notte
quando lui la spoglia di sogni
per imparare da un'innocente la morte

e fu così che Jane scrisse la strada del suo Romeo
con lunghi baci caldi e scie di sangue
sulle strade della città abbandonata agli spogliarelli
di tutte le menti che cercano una carezza

aveva pensato che lui fosse suo e per sempre
credeva nel piano perfetto e nella via di fuga
dei suoi quindici anni si era goduta tutto
finché lui le sparò per scappare coi soldi

ora Jane scrive lunghe lettere d'amore
all'indirizzo di un cuore che aveva amato
e la sua pistola c'è l'ha la polizia
peccato che dal buio non si possa sparare ai vermi

Il Visionario

E non piove.
Un secco monte di ruggine in cerca di volo,
del vento spinto tra gli alberi,
tra quelli come noi che soffocano,
nella loro pelle,
spia la messa d'anime veloci a morte.

Così ci siamo estraniati.
Con gli inverni sulla via della vita,
sempre pronti a leccarti dall'orma il calore,
quasi non abbiano mai sentito il tocco del sole.

E non piove,
se non sull'astinenza da sigarette,
dove fumano pure i soffitti,
nel tormento di creare,
visioni per gli occhi del sognatore.

Da un tempo indosso la tua ombra,
immersa nella radice di tutte le cose,
fluisce veloce nei canali delle abitudini,
attenta a non rompere l'equilibrio.

Le parole sono diventate griglie alle nostre finestre,
per evadere cerchiamo di legarci gli occhi,
a un sogno senza ricordi ,
senza abitudini di emozioni cannibali e dolorose.


Autoritratto con candele di pietra

mi porto addosso ogni conseguenza del mio pensare
come un albero il suo cappotto di legno
pur di resistere allo spazio vuoto tra le idee
che meglio hanno saputo narrarmi
sono orfano di patria dalla nascita
ma non ho rimpianti di terre
qualunque nido mi abbia ospitato l'ho amato
con la stessa passione di un buon figlio


Qui non muore nessuno

ho pulito le mie pistole
prima di uscire nel mondo
sicuramente nel suo ego migliore
vestito a festa
ho smesso di credere nel male giusto
il fare miracoli sulla pelle degli agnelli
il sangue
amico mio
il sangue è un veleno che macchia dentro
come un fuoco senza fiamma
ho tirato dalla carne tante pallottole
ho saputo ricevere gli insulti
prima di sparare a mia volta
non per difendermi ma per difendere
sono sicuramente nessuno
ma un nessuno capace di tenere testa
ai lupi di qualunque dimensione
perché io sono uomo fuori ma lupo dentro

ho pulito le mie quarantatre pistole
senza badare alle polveri sopra
custodi di questo tesoro
i miei anni guanciale
dove ha riposato la buona e la cattiva sorte

amico mio
qui non muore nessuno
il Giorno del Giudizio è un fenomeno musicale
senza buoni interpreti
senza direttore d'orchestra
ma con lupi con voce d'agnello
in coro per menti senza scintilla

è sempre Domenica per chi ha fede
amico mio
non ho bisogno di essere originale
in mondo di mode con etichette
appiccate alla poca qualità della stoffa

ho lucidato le mie pistole con la pioggia
ho fumato un buon sigaro prima di uscire
e mi sono detto
Jacqueline in qualunque giorno arriva la Morte
e poi ho sorriso
pensando che non m'importa
ho morso quel lupo con migliore erede

Preghiera per un condannato

questa città è un polmone allattato con luci verdi
il freddo di quei neon
hanno invecchiato la pelle d'ogni beata speranza
finita col friggere dentro un negozio
un bar
un ristorante
per lenire il dolore dell'assenza

una boccata s'aria
per sfiorarci
oltre distanze asimmetriche
dei nostri corpi
feriti
uccisi
torturati
dalle luci aliene che succhiano il verde
dal seno gigante della natura
anche lei investita da questo silenzio

la città è un filo sottile
dove t'incammini ogni alba
con il volto in ombra e quasi trasparente
cui nessuno fa caso
quasi esistere fosse un oggetto messo nel posto sbagliato
da un'assurda circostanza

e tu diventi con me un grano di polvere
in agonia per una scia lontana d'astri
dove l'amore sereno non è proibito
dove il vento non mangia dai passi le impronte

da questa città non puoi strappare
che una piccola carezza degli alberi
ancora vivi nonostante l'autunno
partecipe al delirio del freddo
con follate di vento e con pioggia
sopra cui scriviamo lettere senza peccato
che mai arriveranno a destinazione


Dal cuore al cielo, senz'ali

siamo nati per esagerare
sorella
scava nella mia piscina il tuo credo
t'accenderei se non fossi legato
ai sogni
ai grandi sogni di volo

venite al raduno
parecchi i diavoli per questo fuoco
possiamo trovare il piacere
in questa luperale senza Luna
in questa notte senza streghe

t'accenderai sorella con l'aria dell'autunno
e bruceremo tutti nel dolce inferno
per un desiderio pieno di colpe
quelle che muovono i geni
a lasciare opera del loro genio

mi pugnalerai con i tuoi occhi
per un'ora sazia di sesso
per del caldo ardore
sorella
d'amore si muore
d'amore si muore

siamo nati per essere diversi
sorella
prendi una pietra e uccidi il mio male
schiaccia il suo urlo sotto il tuo corpo
il mio ego è tuo
è tuo il mondo

Lacrimosa in verso

i marinai bruciano la punta delle loro vele
per fermare la pioggia in cui affonda tempesta
per farsi scudo contro il diavolo d'acqua
che non ha nulla da spartire con il mare

si mettono a prua per aspettare il colpo
senza cercare in alcuna cosa difesa
si firmano coraggio davanti al vento
già macchiato di sangue di uomini

lacrimano inverso nei loro cuori
un faro spento quella lunga attesa
dove donne senza volto e senza voce
illuminano un tratto del loro destino

i marinai bruciano la punta delle loro vele
per dire che non hanno paura dei mostri
anche al buio senza faro e senza stella
non toccano con il ginocchio la plancia


Monocromie d'ottobre senza cappotto

Non opprimere l'idea di noi. Non ancora.
Sono persuaso a dimenticare l'indimenticabile.
In questi saltuari momenti di felicità sii la mia ancora,
non è che un paravento la gioia
a una monocromia del quotidiano.

Potresti aprire meglio gli occhi
senza temere la luce
così opprimente durante il cammino
già difficile di suo.

Oppure guardaci.
Non è nemmeno un saluto la caduta,
dall'ottavo piano dell'autunno,
fiero di rompere le gambe ai sogni
pur di vederci zoppicare al freddo.

L'amore lo vedo.
Ti sanguina dalla pelle
dagli occhi,
ti svuota per trovarmi,
il me nascosto nei ristoranti, nei bar, sul cielo
un me frettoloso in strade a cerchio,
dove le anime camminando trovano le risposte.

Non opprimere l'idea di noi
l'autunno,
il freddo,
il buio,
il vuoto,
ma vola con le mie ali,
dove
l'autunno,
il freddo,
il buio,
il vuoto,
sono una città d'imperfette ragioni
in cui sognare toglie all'asfalto le polveri
e al cuore i pesi delle paure.

Anche gli uomini sbagliati amano.
Nessuno gli eleggerà a eroi
siamo insincere imitazioni di un piano
forse abbandonato per troppi sacrifici.

Ti darò la città.
O qualunque cosa possa sembrarti una chiave
capace d'aprire porte invisibili
quelle dietro cui bruciano cose anche loro invisibili
che dall'odore ricorda gli innamorati.

Si apre come un libro questo amarti.
Troppo pesante per piccole mani
ma se scrivi la mano diventa forte
e il libro della nostra vita leggero
cerca solo qualcuno
non che lo finisca
ma che sappia interpretarlo.

Ti porto un po' d'autunno sotto casa.
Non è un vento freddo ma un abbraccio.
Attendo al cielo. Piange.
Solo una piccola pioggia
che si spoglia per me di tutte le parole
mai scritte prima da chi l'autunno
non l'ha mai cercato.

Lettere all'ombra

un bicchiere di Lupicaia
due
al terzo la ruggine delle foglie diventa oro
sul tetto i corvi
disegnano buchi d'artigli sul catrame
beccano dalla tolleranza del sole

il caldo appena percettibile
per le mie mani congestionate di parole
senza il peso dell'autunno nel loro corpo
solo un poco d'alcol
per spingere a uscire

cara Ombra
il mio destino è un salone ubriaco di luci
simili allo scoppio di una granata
sull'anima di un uomo abituato solo al buio
come al veleno
che alla fine lo nutre

cara Ombra
l'Universo è uno stormo d'angeli
lui ancor ci ama
noi lo amiamo
tu mi ami
io ti amo
un nuovo gioco di parole
ubriache di vino d'annata
un serio abbandono al suo ego
appena più forte del vuoto
sul foglio

sono un soldato
o lo ero durante le grandi battaglie
quanto freddo

cara Ombra
quanto freddo
nelle bottiglie di vino il nostro ego
come una vita oltre
è vero
non si muore mai
forse Dio vive
in una vecchia bottiglia di vino
mescolato al nostro sangue

Il Mediatore

cammino evitando la luce d'una lampada al neon
il suo calore ha l'entusiasmo del big bang
col sentore della luce bianca il piede frigge
quasi in un'incontinenza di gioia molto tarda

la felicità ha un seme dentro una lettera di legno
che resta bagnata dopo la pioggia
non ti trovo mai in questo cerchio immenso
la luce in me si prende tutta la tua ombra

è solo un tic tac dell'orologio
il nostro gioco verso le frontiere
non ti basto?
consiglia la scatola di un preservativo
ma sì
ti penso e cambio farmacia

gli attimi c'inghiottono
non vedono la differenza
i tremiti
i brividi
l'attesa
hanno un capo
dentro gli alveoli mai morsi dalla nicotina
se trovi un po' entusiasmo
allora sei felice

parola di un cane
che sotto il neon acceso
con grazia dovuta alla luce
alza una zampa sul nobil fallo e fa pipì

Un cielo carico a speroni

ho frantumato specchi d'irrequieto
insetto l'occhio sventagliava curioso
sotto l'ideale di neve con altro acume
quasi assorbisse dalla gelatina l'ombra a pesce

le ore mi spiano da sotto un tiglio
la nuda esuberanza in legno nutre l'angoscia
sul volto del me insonne pronto al riposo
s'alza un'isola lontana da me e dal sole

il nulla ingoia si sa ... spade e corone
il vanto come la miseria umana
la luce del tardo senza un pò di pace
si ferma davanti all'alba che vien a passo rado

è tutto un migrare verso il passato
plasmato al cielo carico a speroni
che i miei troppi voli alti
lo fa piangere per defunti Icaro con piogge

In una bugia

mi guardo le mani
avanzano
spostano l'aria
ho un collare sempre fisso sulla pelle
una memoria che poi svanisce
lasciandomi solo a spaccare parole
nello schiaccianoci della bocca

mi chiudo sotto il mio ombrello di pensieri
come un passero nudo che cerca rifugio dal gelo
mentre le falangi controllano la metrica del tempo
un secondo dopo l'altro
orchestrano i respiri

Alieno nella città dell'alba

legano ai soffitti gli occhi
con lunghi cordoni di invisibile desiderio
si fissano per ore davanti allo specchio
senza potere mai vedere il dentro

che strane creature
che inutile corsa la loro
brevi momenti di gioia
un lungo tormento nella polvere

c'è un uomo armato nella scuola
c'è una nazione che trema
ci sono dittatori in tv con belle uniformi
e vagabondi in strada malati di buonumore

fuggono
dalla pioggia
dagli sbagli
dalle loro paure
cent'anni appena il loro sogno
un'alba sola per me che son nuovo
su questo pianeta con luci e ombre

legano ai passi le poche certezze
schivando in curve a gomito i fantasmi
plasmati dalla vita come riserve
per una partita contro i propri diavoli

si mescolano è vero
come un mazzo di carte
dove il re è prigioniero
e la regina combatte
è una guerra di sessi
una breve battaglia

chi vince muore lo stesso
è l'umana condanna

legano il cuore al pensiero
in un fragile gioco di magie
e bruciano dentro di fuochi
con altezze da Eden e bassi d'Inferno

La virtù del rhum per l'immortale

nulla è concreto
si recupera solo dai dubbi
il punto di partenza
del nastro nel capo

il sangue s'appicca al passo
il lento procedere al buio
mi fa paura
ma aspetto
anche il tremito
vuole sapere della morte

allora isolo un pensiero dagli altri
ho la certezza di divenire
ma soffro
ogni malattia umana
che combatte il male
perché c'è un mostro in me
peggio del diavolo
ho camminato
ho preso voli che attraversassero i confini
e mi sono mescolata ai popoli
cercando di cancellare l'universale
il punto debole
la paura

Londra
New York
Parigi
Roma
è la Genesi a cercarmi
in un libro perduto
alieno
e dalle mie origini fuggo
perché loro vogliono
l'incertezza
la paura
il tremito

ho trovato un posto
nascosto
nell'innocenza d'un versetto
scritto da un altro come me in fuga
e ho capito
dove smettere
non sono solo
e il dubbio passa
nell'attimo in cui vinta la morte
il pianeta rigenera
il mio ego


statue con un'anima in città della morte

statue con un'anima in città della morte
ho visto curare la fame con la preghiera
e giovani arbitri di Dio spegnere l'occhio
per non mostrare al mondo le ali

ho mangiato con morte per giorni
guardando i corpi gonfi solo di pianto
sperando che dio ritrovasse il suo cuore
spesso assente dal mondo umano dell'aria

flagella soltanto il silenzio e per fame
in posti dove è caro l'abbonamento all'acqua
perché la parola s'ingoia con qualche crampo
mentre il corpo si piega ai sassi

qualche volta morire non è il problema
si smette per un po' di sentire il male
di una nascita che paga il calvario
d'un mondo che per brillare nasconde i suoi poveri

La Parola

è un fuoco
passa dall'estate all'inverno
un vento in mezzo all'pugno di foglie
i frutti erano icone poi mangiate
per far fiorire il credo in una qualunque Primavera
per fare crescere le unghie
rosicchiate davanti a un film dell'orrore
la Domenica
giorno felice per il gioco dei bambini

è la Parola
in mezzo ai vestiti non lavati
ai peccati
alle colpe
o al perdono
perché la Parola spera di risiedere nell'amore
ma l'amore
l'amore non ha bisogno di parole
ma solo di fiato

sto in questo corpo
per un attimo
la vita fa bolle d'aria come in apnea
e noi c'immergiamo sotto le palpebre
per raccoglierci stretti
prima di fare morire
per amore
le parole

Il fiore sotto una campana

Signora, l'inverno non tace,
si porta tempesta al posto delle parole
e spara cartucce di freddo contro gli umani,
per ferire loro la pelle e il cuore.
Non potresti sciogliere un poco il tuo gelo
e darmi assistenza di volo
perché ho smarrito la strada, le ali,
per te ho smarrito il sonno.

Signora, tu vesti il perfetto,
in giorni imperfetti del mese,
ti vendi agli occhi senza cartello,
ma non sei mai in offerta.
Ho fame.
Ho sete.
Ho lo stomaco in subbuglio.
Mi sento un mostro in mezzo alla gente
che misura dai sentimenti
l'orgoglio.
Ora.
Adesso.
Non tirarti indietro.
Spingi questa mia anima contro un muro
e sparale dentro ogni tua dolcezza,
poco importa se mortale
poco importa se farà male,
almeno un'ultima volta.

Signora il sesso è una cura
e tu hai i numeri giusti,
per curare l'intera umanità dal male
e dalle sue spirituali fobie.

Signora l'inverno tace,
ma sa farti da guardia al corpo
che mostri come un'opera d'arte,
a stagioni capaci di vederne i colori.

Io, sai,
non faccio mai la cosa giusta,
con una dona
per una donna
a una donna,
sono solo in ritardo sui tempi
e forse
troppo sincero,
troppo ambizioso,
troppo tollerante
da sembrare a volte, un cretino,
un tantino
accomodante.

Signora,
Signora,
l'inverno resta fino a Primavera,
l'inverno resta e noi non siamo insieme,
non conviene,
non conviene.

Signora,
Signora,
ti manderò tremila rose rosse
e un calesse di cristallo,
un diamante ogni sera
e milioni
di milioni
di denari.
Desiderio non ha prezzo.
Desiderio e piacere.
Quando ami, Signora,
non esiste che una tortura
stare lì davanti al muro
e pensare
a un sogno.

Tu aspetta, aspetta il vento.
Io resto qui
non cerco
né di parlarti
né di vederti.
Oh, Signora
è inverno
ed io ho freddo
ed io ho freddo.

Vado con l'autunno, tu vieni?

S'è portato una croce l'autunno.
Alle fermate dei bus partono in stormi,
sulle spalle del vento sceso nel cuore,
di tutti i passanti, le nostre anime.
Le strade sono vuote, non vedi?
Non si cammina più con i ricordi tra foglie,
per cercare un dialogo coi rami tristi
noi vuoti in mezzo alla pioggia
nuotatori di brine del freddo Novembre.

Mi ami ma io scrivo sogni.
Nelle buie ore notturne,
preparo per noi una casa con fiori
e rose che resistano al gelo.

Tu resti nel tuo costume di farfalla,
appesa a un travestimento diverso
e tessi nei giorni liberi della settimana,
l'amore,
come un piccolo ragno,
il suo segreto.

E' Novembre
e fuori piove.
L'io sbatte contro i corpi di legno.
Nemmeno gli alberi si coprono il nudo,
nemmeno la gente si toglie il lutto,
ma io ti sogno.
Una ridicola larva scampata all'inverno,
solletica questa città di zombi
forse rideranno nei futuri film con mostri
i nostri figli
o altri amori.

Odora di terra ogni cosa
ogni ora
persino tu, mia perduta.
Odori d'ogni Primavera
che non vedrò
all'infinito.

S'è portato un uccello, l'autunno,
per darmi lezioni di volo
in questa città, dove cammino insonne
per imparare a volare.

La lepre bianca
corre.
La corsa dei fiocchi non ha mai meta
che la delizia dei nostri occhi
quando camminano insieme
ogni sera.

Io cerco casa per le parole.
Tu vai vendemmiando la dolcezza
e in questo autunno senza voce
siamo due angeli che portano la neve.

Amarsi fa parte del destino.
E' giovane la vita nel petto dei sognatori
così com'è un immortale il sentimento
ovunque lo porti dentro … l'uomo.

Non mi lasciare, fa freddo.
La mia mano è un turista senza albergo.
Vado con l'autunno, tu vieni?
Insieme.
Per sempre.
Finché l'autunno ci vorrà svegli.

Se non puoi farlo bene, cerca di farlo meglio. If you can't do it good, try to do it better.

La danza dei cadaveri di carta

All'inizio era solo Novembre.
Mese per le gesta di streghe empatiche,
alla ricerca della pozione perfetta
e per i fobici dietro la porta di casa
che spiavano i bambini con su le maschere dei mostri.

Poi divenne inverno.
Un canale senz'acqua pieno di cadaveri di carta,
a loro volta solo lettere interminabili d'amore,
mai vissuto dal patriota suicida con i serial televisivi.

L'amore volava in mezzo al torrente di pioggia,
barche leggere di carta avanzavano sotto i lampi,
nei canali d'un illusorio per sempre,
anche loro destinati a una meta non lontana da un sogno.


La donna di Vento

ha le mani stanche ma lava panni di sangue
si siede di rado quando trema
gli anni vanno sempre avanti
ha figli spediti in rapine
che lei stessa progetta di notte

da ragazza cantava Ma Baker
in un furgone con due ragazzi
le piaceva la vita
la droga
le armi
le piaceva il bagno nei soldi
e rimase incinta

a sedici anni lasciava in casa i bambini
per stare due
tre ore
in strada

a venti scippava all'Autogrill i vecchietti
usando solo le gambe
e il sesso

oggi si tira la schiena
davanti a un povero gatto
e gira intorno allo specchio
per non contarsi le rughe

ogni tanto fissa l'icona
sopra il suo letto
la prima pistola
il primo morto
che tempi! si dice
che tempi!

le sue mani lavano il sangue
dei ragazzi oramai uomini
lavorano tutti
per il don del paese
esattori
commessi
assassini

ha le mani stanche
ma non tremano ancora
ogni tanto di notte torna in strada
ha sempre due colpi nel suo fucile
e se la giornata è buona
torna a casa
altrimenti
sa
che i sogni prima o poi devono
finire

la chiamano ancora la donna di Vento
quando Vento era il migliore di tutti
lei aveva solo tredici anni
e l'uomo quaranta pistole nel porta bagagli

lo finirono con l'acido in una buca
sette metri per due di larghezza
e a lei restarono le pallottole e i ricordi
d'un amore passeggero che fu Vento

L'amore è il posto sicuro da tutti i temporali, è una mano amica quando sei a terra, l'amore è un altro giorno di coraggio dopo una lunga notte di terrore.


giorno 26

la morte è insensibile
alle dimensioni temporali
ai sensi
esiste ma in stasi
sotto il pulviscolo
mescolata
ai resti

noi puliamo la vita dalle polveri
odiando il loro statuto di potere
noi grani sopra una pannocchia
per i suoi denti chiari lavati con carne

il giorno 26 la morte era assente
sul pianeta non era morto alcuno
solo dei poveri angeli infermi
girovagano sulle carrozzine
spinte da moribondi
in attesa del Giorno del Giudizio

quel giorno uscirono i fantasmi per dire messa
e i diavoli chiesero perdono per i peccati
perché era arrivato il tempo
del tutto che dura per sempre
come voleva la morte
seduta dinanzi alla nostra immensa tomba

Sic e Donoko

Sic passava i giorni pulendo i fucili,
aveva appena vent'anni e un figlio di cinque,
era fuggita in Paradiso
con l'uomo che guidava la morte con la pistola.
Donoko sapeva poco della sua donna,
gli bastava averla tutta di notte,
di giorno nelle rapine e i colpi,
dove entrambi si spartivano il bottino.
Sic un giorno fu presa dalla polizia,
aveva il colpo in canna e un gran pancione,
le chiesero d'arrendersi se no, avrebbero sparato,
ma Sic sparò al figlio e poi mirò a tutti.
Quel giorno di vento morirono in tre,
la donna, suo figlio e un povero soldato,
davanti agli occhi curiosi dei vicini
che tenevano per rabbia la mano sulla bocca.
Donoko arrivò di notte fresco di valuta,
aveva cocaina nel set di due valigie,
cantava con Bob Dylan quanto fossero ricchi,
lui e la sua Sic, madre del suo bambino.
La casa era vuota ma lunghi i sigilli,
la morte già correva nella canna del suo fucile,
Donoko uccise quasi tutti nel commissariato,
e quando venne tempo si tolse per lei la vita.

Sic conta la grana dentro un freddo sportello
si alza a fatica per il grande pancione,
a volte sente d'un piccolo grano di ghiaccio la caduta
forse per bucare l'anima dei suoi carcerieri.
Non ricorda perché è partita e per dove,
come si chiama e se conosce qualcuno,
Sic ora lavora per una strana bottega
aperta al vizio di ogni peccato e ad altri mali.
Donoko s'esibisce in un numero senza rete
a miglia di distanza da terra
e vola spesso da un capo all'altro del Limbo,
cercando la sua Sic in tutti gli oscuri mondi.


Il genio

questo uccellino affamato
mi porta in mezzo al dentro delle parole
avrà capito
forse
quanto siano brevi i miei secondi
che lui ha bisogno di mangiare

oppure
avrà impigliato i piccoli artigli
diventando prigioniero
di qualche innocente idea
in un lungo pensiero

dalla schiavitù della parola
solo un breve scintillio
illumina all'uccellino il volo
e a me il breve dei secondi


Amore scalda Novembre

E' una città senza margini e con torri di vetro.
Tu sei così alta da farmi desiderare i riflessi,
di ogni cosa vivente che m'attraversa la strada,
adesso che il freddo cerca in noi un po' di calore.
Ogni istante della giornata
è un fotocopia con alberi ma senza foglie,
da incollare nel registro di qualche ricordo,
zavorra per i piccoli passi.
Ho comprato crisantemi bianchi
per decorare il muro di cemento all'ingresso di casa,
non è morto alcuno, no,
ma sopra ci pisciano i cani
ed io vorrei solo farlo sembrare un giardino,
per quando i miei occhi non hanno nulla da guardare.
Tu mi spaventi lassù nell'idea,
lontana e sicura
come spaventa la meteora pronta a cadere
sui nostri poveri corpi già fritti dai sogni.
Amore scalda Novembre,
lo dice un grande cartello pubblicitario,
posto sulla torre di vetro sopra i miei occhi
che vorrebbero solo stare con te sulla vetta.


Oceano d'inverno

Cammino sulla XXVa senza alcun pensiero.
Siamo in molti a perderci con lo sguardo sulle vetrine,
con il loro ricco bottino di tesori
per egocentrici che non si risparmiano nulla.
I miei anni mi seguono in ogni impronta,
quasi volessero superarmi per forza di sogni,
per togliermi della terra il peso,
condiviso solo con la pioggia.


Non ti riconoscerei ora, nemmeno se ti avessi davanti.
I miei occhi vedono solo il vestito succinto dell'autunno
che ammiro volentieri per la bellezza,
ancora timida per la perdita del suo verde.


Mi sono spinto in città per cercarti.
E condivido questo spazio di potere e denaro,
con una parte di me innocente
che si allontana da ciò che persegue l'uomo,
per un ideale vero, di speranza.


E' questo starci stretti a distanza,
mi pare che raggiunga meglio il cuore

dove il battito non conta più il tempo ma si allarga
come un oceano d'inverno inghiotte poi le rive.


E nulla di questo perfetto "comprami"
è pari al tuo essere così incerta.
O mio oceano.
vorrei avere mille e altre rive
da darti ogni inverno da mangiare.

Apparteniamo al silenzio

Apparteniamo al silenzio come una nave al mare.
I nostri perimetri si scontrano con'infinito
e l'infinito si scontra con l'aria
che respiriamo
mettendo sempre in dubbio le nostre certezze.
A volte siamo per noi stessi, invisibili.
Corrotti dall'idea irraggiungibile di pace.
A volte siamo semplicemente soli,
come un'arpa senza mani.
Apparteniamo al silenzio come una Musa al suo Poeta.
Viviamo stipati in stanze colorate
che spingono i termosifoni a sostituire gli abbracci, uomini drogati di volo,
come passeri e feriti da un punto troppo lontano di felicità che tocca solo l'occhio.
Rifugiati, superstiti di una nave fantasma
che non ha mai smesso di navigare,
nonostante il mare in tempesta.
Barcolliamo nei nostri piccoli labirinti esistenziali,
macachi invincibili con armi ormonali,
dittatori di false culture della violenza,
ascoltati solo dalla mosca in attesa di morte.
Apparteniamo al silenzio come i nostri padri
e i padri dei nostri padri.
Abbiamo paura dei numeri tredici e diciesette.
Viaggiamo con piani e rotte diverse,
in città che svendono i sogni,
ma tendiamo sempre al volo con la parte di noi più leggera
e che sa di meritare le ali,
non per fuggire dall'esistenza ma per viverla meglio.

Chiamata Notturna

Non c'è profondità nelle luci di un semaforo,
nemmeno negli occhi della zingara all'angolo della strada,
solo un'idea confusa di luci,
verso cui corro come un innocente.
Ti cerco.
Mia visionaria chimera senza vetrine in un negozio,
senza carne sul manichino di plastica
che mi sorride col suo asessuato bisogno di cuore,
cui parlare dei suoi ieri uguali all'oggi e al domani.

Hanno le ombre più lunghe del mondo, i lampioni,
dove foglietti bianchi stanno appesi con varie richieste
di chi ha smarrito un amato, un amico, qualcosa
e mi domando cosa potrei scrivere di te che abbia un senso?

C'è solo una città davanti senz'altri bisogni che i suoi,
un supplemento di appetiti senza sosta
dove si paga poco per un viaggio di fumo
ma non ci sono abbastanza soldi per godersene uno, nel reale.

Rispondere dovresti, a questa chiamata notturna.
Ho smarrito persino le tracce dei mostri
che m'hanno abbandonato per inseguire una preda migliore
potresti fermare sai, la corsa, ed io combatterli per metterti in salvo.

Ho tracciato la mappa sentimentale di tutte le vie.
Ho seguito le linee del destino d'ogni povero diavolo.
Ho pensato di vederti in ogni dannata insegna,
dove c'era scritto "Il Paradiso è un posto per i sogni."

Le malattie del buio

Gli armadi dei miei vecchi profumavano sempre di lavanda.
Trovavo semi di lavanda persino nelle merende
che con gli anni sono diventati pasti,
per un gigante un po' ombroso ma buono.
Crescere con troppi sogni nelle tasche fa rimanere bambini.
Non molti giochi ma matite colorate,
non molti amici ma uno vero e caro,
e un amore che si conserva bene nonostante l'età.
Le malattie del buio erano la paura e i mostri.
Una lunga convalescenza di tragiche idee
e la voce di mio padre che diceva "diamine sei un uomo",
ma io continuavo ad avere paura.

A casa mia l'economia era tutto.
Oggi con sette televisori in casa siamo gente comune
e le auto, una per ogni figlio, restano fuori,
da una casa, dove tutto quello che contava era la mamma.

Gli armadi profumano ancora di lavanda
e io ho sempre le malattie del buio
ma i miei figli non temono nemmeno i diavoli
perché hanno la giusta cura nel loro sangue
quella che ho trasmesso loro con i miei sogni.

Lancatan

a volte si nasconde nell'uomo
in un sorriso appena
e gli copia il nome
senza temere di destare sospetti

gli vive dentro
in ogni cicatrice interiore
e apre le porte dei suoi sogni
a un inferno senza diavoli ma con condensa

e piange all'unisono col suo ospite
delirando
buttandosi fuori dal petto sconfitta
il grido dei gridi
quello senza voce
che spacca il silenzio
bruciando la maschera e il manipolatore

e nella solitudine esce fuori
alla ricerca d'un altro
che abbia un sentimento forte
per la sopravvivenza
e per gli inferiori
dell'ordine della propria ombra
nello specchio


Il forte vento dell'esistenza

Io ti guardo colmo di stupore.
Resisti anima alla tempesta,
come un monte al calco del cielo,
solitario gigante prolifico d'astri.

Profumi mediterranea
e illumini il cuore,
tenendo a bada i miei fantasmi
che la vita nasconde nel buio,
d'un anima in guerra con l'ombra.

Io ti seguo abbandonato all'estro,
come tutti i candidati al Nobel
ignari di avanzare illustri
dopo l'amore.

Sii il mio forte vento dell'esistenza,
quello dove trovare appoggio
anche quando abbandonato dalla sorte
i miei passi volessero raggiungerti.

Io ti ascolto,
vivace fiammella in giorni di neve,
alimentata dai battiti
che ci danzano l'anima,
quando innamorati,
l'ora sembra un'eterna promessa.


Monkey Man

I morti sono scappati con le loro solitudini interiori
e sul tuo addome un filo di sudore quasi canta,
le piccole similitudini della vita,
dove tu, il ragno e il vecchio gatto cedete solo al bisogno.
L'amore non è mai un soggetto,
non come il coraggio o l'idea di farselo prima
che crolli il mondo d'oggetti
attento solo ai numeri primi o alle farse.

It's a fake.
E ti guardi intorno.

La folla ti passa dentro.
Ma non cerca di conoscerti.
Chi si ferma è perduto e tu
ascolti come diventa sempre più sottile l'aria
che sbatte contro le pareti di carne
di quelli che si lamentano sempre dei tempi.

Una volta credevi di vedere gli altri, alti come i monti
e pensavi di crescere per arrivare almeno al soffitto,
dove trovare dimestichezza con il celeste
che ti domandi, esiste?

It's a fake.

In Belgio le piogge fanno alzare l'erba
mentre a Parigi una farfalla s'appoggia a un fiore.
Tredici ore di sentimento
contato sulle dita.
È il tesoro che nascondi.
Almeno i morti non avranno da temere
un altro, pieno di solitudini.

Sei uscito nudo in mezzo alla strada.
A parte "deficiente!" sei resistito
come dimostrazione per i coglioni
che la vita ha facce che nessuno può truccare.

Sei nudo.
Una candela che brucia.
Il figlio di qualcuno.
Una storia con un piccolo fine.
Ma sei quello per cui hai combattuto
senza alzare le mani
anche quando ti sparavano sopra
crivellandoti il cuore.

Oggi capisci.
Capisci che l'uomo non ascolta
anche se può.
Capisci che l'uomo non vuole
sebbene gli sarebbe utile.

Capisci che il tuo moto è dentro due parole
che alla tua morte si porterà via il vento
… sì ancora!!!


Lady Bird

Un uomo piange sul ciglio della strada
con il corpo di una bambina in braccio.
Giocava, diceva lui ai passanti.
Giocava e le hanno tolto il sole.

Lady Bird aveva due anni.
Non sapeva ancora volare.
Due auto le hanno spezzato la vita,
sotto l'occhio indifferente dei passanti.

Adesso vola,
senza ausilio di ali,
quasi difendendo il nemico
che le ha spezzato la carne.

E nulla è cambiato nel mondo.
La stessa folla indifferente cammina
sopra la macchia ancora calda di sangue
dove Lady Bird cercava di tenere in equilibrio i passi.

Un uomo e se stesso

E' tutto fatto di silenzio.
Dicevano i miei,
prima che gli appartenessero,
convinti che la pena fosse solo un diadema
per buoni intenditori.
Ho misurato questo tempo con le parole,
forse io, meno veloce degli altri
che hanno trovato il proprio posto, il successo, la strada.
Io invece, balbetto ancora i dubbi.

Se sono me stesso fa male tre volte.
Una, in testa,
dove pensavo non potesse mai arrivare il dolore.
Due, nella carne,
stremata dal veleno di crampi involontari.
E tre, in ogni sogno dove potrei fuggire,
non ci fosse una copia esatta della realtà
dalla quale sto scappando.

E' tutto fatto di silenzio.
I miei si sono consumati per stare a galla,
come pirati ad arraffare per il loro unico tesoro,
il me che oggi porto il loro nome.

E' qualcosa che ami sebbene senza capire,
la riga dove t'interpreti per 18 ore al giorno,
considerando che sei ore le passi a dormire,
perduto in un mondo fragile perfetto solo per gli occhi.

E' tutto fatto di silenzio
anche il sanguinare dei rami,
nudi oramai di foglie a Ottobre,
quasi fossero le mie carni senza il loro telaio d'ossa.

Un uomo e se stesso
è quello che resta dell'idea,
di due che s'amarono intensamente,
per insegnare al figlio
che per sempre significa a volte … lasciarsi.

Un cane con il peso del se

vive in un cane con il peso del se
l'obbedienza giornaliera a note senza pentagramma
in una bugia che abbaia dal suo recinto
a uomini in corsa con ombrelli per ripararsi dai sogni

il cane ha una coda sempre legata a qualche vecchio satellite
lo tiene appeso al cielo degli eretici cucinati col fuoco
di tutte le cause perdute o in attesa di vittoria
forse inutile per il cuore di alcuni spiriti smarriti

un cane con il peso del se ha un vasto cogito
e condivide con il cosmo quella convulsione immortale
che funziona come un interruttore per gli astri
forse con un'anima meno astratta

quel cane mi assomiglia di tanto in tanto
è uno che gli inverni li conosce sulla propria pelle
mai esausta di resistere in nome di qualche causa
che anime coraggiose poi gridano nei loro libri

Come una preghiera detta a bassa voce

gli altri antri

una goccia di pioggia si storpia cadendo
una strada dentro mille strade
e la certezza che qualunque direzione sia quella giusta

gli altri antri

ponti di legno contro bisonti
carni separate dall'osso per punture di zanzara
e satelliti al posto di un buon pensiero
pur di ereditare un minuto rubato alla morte

gli altri antri

sedimenti sul fondo di acquari
per uomini con branchie carnivore
che succhiano da placente d'alghe l'aria
come corpi infinitamente distanti dal cosmo

gli altri ami

una pentola dove saltano i semi
di fiori che speranza perde nell'amplesso col vento
un amore scritto sui banchi di scuola
che fermenta un sorriso senza parole

Loveit battaglia in trincea

la tenerezza è come l'acqua piovana sopra il deserto
ogni proiettile di dolore sopra il capo
te la ricorda
per non guarire troppo presto dagli amori
investiti dal vento che solo Dio sa
da dove viene


nella tua battaglia
anche le ossa hanno un appellativo
si può morire diverse volte nella vita
e una sola d'amore
quando capita a te è un giorno qualunque
che brucia i secondi
loro più abili della carne a schivare in velocità
la sfortuna


ma è nella resurrezione del momento
un film in rewind senza un vero finale
dove punti tutte le tue forze
sugli ultimi colpi d'arma
liberi di volare al bersaglio con vecchi ricordi


è un cadere
un bruciarsi
un cercare il proprio riflesso sul nulla
perché dalla trincea la battaglia non sazierà mai la guerra
di tutti i cuori piccoli o grandi
che si lanciano verso incerte mete come tanti proiettili
quasi potessero recuperare dall'unico sopravissuto trovato
una boccata libera
d'aria


Cerchiamo uomini che non temono la morte

sveglia soldato è l'alba
stessa musica ogni mattina
il caffè è un piscio di rospo
e la menta del dentifricio una fricassea di budelli

la sveglia ha l'occhio di bue senz'olio
tu cerchi di arroventarti sull'ora veloce
troppo veloce per schierarsi con la calma
del dentro ancora di ritorno dai sogni

le tue gambe saltano il filo spinato di tutte le stanze
passano nella trincea d'insetti morti
appena vicino alla porta di casa
dove il nemico è un ragno che ha dichiarato guerra al mondo

un cartello pubblicitario perfora la vista con slogan di massa
bisogna essere felici prima dentro se stessi
al diavolo- pensi- la felicità non rende l'uomo un soldato
sebbene bastasse una donna per domarne il cuore

quaranta minuti andata e ritorno verso l'altrove
è una missione senza congedo il proprio ideale
questo il soldato lo sa da quando è nato
non temono la morte gli uomini col proprio nemico in casa

Oh non più mia!

sono diventate gialle le foglie
solo per essere picchiate ancor più dalla pioggia
e tu hai chiuso le braccia per ferirmi
così ch'io sentissi bene dentro il colpo

è una guerra di stagioni la nostra
con colpi di vento contro la fragile carne
è una battaglia senza luogo e senza eserciti
cuore contro cuore e occhio contro occhio

ci sono legami di battiti
come nodi che non si possono sciogliere
e vendette che usano il tempo come arma
perché in amore ci sono trappole peggiori del dolore
le stesse che rendono l'appetito verso il piacere
vano

oh non più mia

ti tremano le labbra
quando m'ascolti
io non t'ho rubato il cuore
ma l'anima
perché null'altro possa più ferirti
se non il desiderio

Pecchiamo con più frequenza del respirare

dalle letture mitologiche adesso ho pure il tallone d'Achille
un salto di qualità adolescenziale speranzoso d'intervento di musa
presa in film erotico soft con tanto di topless
e con un passaporto extracomunitario in proroga di visto
io
morirò con frequenza straordinaria
in ogni orgasmo
pazzo onanista ancora in attesa del grande amore
un povero cieco nascosto dietro lo spioncino di casa
che con la punta del piede fa inciampare sul pianerottolo
i vicini

mi hanno rapito gli occhi i lampi di Giove
dietro passione
allora ero un eroe senza paura dei doganieri celesti
duellavo col Dio Pagano per una ninfa nella mia testa
lei era nuda
come un fiammifero vicino al foglio del battito
da grande solo pochi veri sogni
per sfogare natura
e un lungo rimpianto
di non essere dove vorrei ogni giorno
dove ho alzato castelli senza dovermi mentire
come all'alba
che mostra nel riflesso dello specchio
non me ma la morte

venticinque ore al giorno un lungo peccato
è il prezzo da pagare a se stessi
prima di dare un senso alla propria vita
anche lei legata a qualche papa
che ha sviluppato una rete in zona
di bellezze
che cercano l'eden

l'esistenza è una banca
ogni giorno procrei un sogno per cui pagherai
la banca ti chiederà la materialità del titolo
e ogni tuo progetto crollerà per indisponibilità
di quei fondi che per chiedere in prestito devi prima avere

così funziona

la fede è un sospensorio troppo stretto
quasi l'inguine fosse un posto indispensabile al pensare
lo stesso cogito che ti consuma perché hai il motore su di giri
sempre e ovunque
dall'inizio alla fine
pensa un saggio che sa
perché i peccati involontariamente
siano il doppio dei respiri

Il limite dei limiti

uomini d'ogni giorno strappati al respiro di mare
conchiglie crepate dal vento per troppo desiderio di Luna
aspettiamo morenti delle carezze meno percettibili dal tempo
giusto per recuperare un poco di noi stessi al limite dei limiti

uomini con parole soffocate per bisogno di respiri
in gola
farmacie ambulanti per carni sfasciate dalle emozioni
tenere belve con l'appetito di dolce nelle zanne
a caccia nelle foreste delle città segnate dal nudo

allucinati pupazzi senza burattinaio nel capo
complessi giocattoli per l'umore selvaggio di qualche strega
creata per farci compagnia nelle lunghe notti invernali
da un sogno proibito che vuole solo le fiamme

Un abito da funerale

ci stringiamo nell'aria come coltelli
il pasto di carne è solo un criterio di peso
per i denti delle città troppo prese a salire
sul cuore a ripiani con dentro la linfa

ci mangiamo il nord e il sud dei pensieri
voraci come predatori in fuga nella pianura
dove si perdono ai semafori di clemenza le nostre orme
quasi aspettando l'alba per togliere la morte dall'occhio

cadiamo lenti dall'ultimo piano del mondo
siamo forbici appese al pollice d'una sarta
che cuce con filo color mare il nostro abito da funerale
largo ai gomiti dove la paura avrà stretto i tendini

noi fermiamo il traffico oltre il muro di gravità del pianeta
perché le strade non ci facciano cadere in prossimità del cielo
quasi sicuri d'avere nello stomaco il meglio dei ricordi
con cui cadere di nuovo una volta viste le stelle

gelo e nostalgie

t'affidi a un altro inverno quasi disposto
a non cercare di capire quanto reale sia la tua paura
d'ogni cosa capace di prenderti a morsi il cuore
per emozionarti

in fondo sei abituato a tremare
nel gelo
d'amore
fuori dalla doccia
parli con te stesso un'altra lingua
di simbologie antiche con troppi doppi sensi

ti piace accasarti con la malinconia
sposato sei da anni al caldo dentro i palmi
un piccolo conforto senza anomalie
che portino a capo di stagione al divorzio


parola al dolore l'hai data già da anni
tu sai resistere al transito e l'influsso del pianeta
dove hai spedito la tua lettera a Babbo Natale
per un amore vero come quello dentro un libro

al peggio ti nasconderai in un cartone senz'abitanti
tu - l'unico fantasma con residenza fissa
che fissa dai tuoi occhi le fredde albe
quasi volesse farti piangere pur di tenerti sveglio

la via

ho cercato un fiume con acque
come le mie terminazioni nervose
con il colore degli occhi smarriti di chi sogna
ho camminato lungo gli argini deserti delle moltitudini
per cibarmi di ogni possibile visionario

e l'ho trovato
ho trovato il torrente al riparo di tutti gli uomini
si era mimetizzato sotto la crosta di un albero
che per confondersi correva verso la cima delle montagne
verso il posto dove potrebbe salire con l'anima
qualunque pazzo

trova quel fiume
e buttaci dentro le radici di ogni speranza
fino a diventare invisibile alle grate di città
in divenire per il tuo cuore affamato di monti
una foce

ho cercato un fiume
dentro il corpo dell'idea
e ho trovato gli ultimi cerchi di fumo delle sigarette spente
durante la rivoluzione delle lancette sull'orologio
che cambiava quadrante
appena nati nuovi sogni


15:17

siamo diventati farfalle che portano la pioggia in città
che escono dal cervello di un deserto
attraversando guerre
campi ghiacciati
spiriti sconfitti
ora
battiamo le ali per nutrire i sognatori
come grandi monumenti cui s'ispirerebbe un poeta

abbiamo gridato i nostri battiti
alle piantagioni di solitudine in distesa marea
e frizionato emozione sulla tempia del mondo
aspettando un segnale

adesso ogni inverno ha un pezzo di noi
un pezzo di carne
adesso
il bottone dell'ascensore è bloccato
dall'esterno
noi abbiamo perso le ali in un piccolo bar
dove restiamo a rinforzare i sogni dietro un tavolino sbeccato
sorretto dal gusto dei caffè ristretti
e dall'obesità di una zuccheriera
che ha un grandissimo cuore - dipinto sul coperchio


le mie mani

conosco un orologio che mente
i suoi secondi non vanno al cimitero
 come gli alberi che mettono di morire da giovani
perché hanno nella radice la loro speranza

le mie mani corrono dietro alle parole
illuse
mi parlo da solo per liberare l'inverno
dalla maledizione dei poemi
drogati dal ricordo di una meretrice e musa

i poeti non sono immortali
smetteranno di respirare in bauli pieni di carta
ubriaconi con le labbra piene di fumo
addomesticati levrieri di una letteratura malata

conosco un tizio che offre lezioni di danza
a domicilio
le mani di un poeta devono imparare a ballare
per evitare le collisioni sulla pista della vita
con altri riparatori di pensieri umani

il mio vicino alleva colombe bianche
per mimetizzarle con la neve ogni inverno
qualcuno pensa che lui se le mangia
ma io credo le voglia spennare per farsi due ali

conosco bene l'uomo
copia dalla mente dei folli le rime se innamorato
poi appicca il fuoco al rogo di una strega
che gli ha chiesto più di cento euro per una sveltina

i poeti sono animali ridicoli
se li guardi
si travestono da portatori di speranza
poi si tagliano le vene con qualche bottiglia di gin
mentre ascoltano
come van morrison ha ucciso i demoni dell'amore
mentre gridava all'Irlanda "Resuscita!"

ladro di luna

notte di luna piena con gatti neri
stelle incollate alla bocca di un bicchiere d'acqua
mille riflessi di vita senza domande
un uomo sale sulla scala felina per rubare la luna
quando il cielo è vuoto
poi ci si specchia

metà volo
smetti di cercarti in qualunque ombra
ogni ala cresce in te prima di volare
con i delfini
nel paradiso dei mostri multicolori

il vuoto nell'anima si cura col fuoco
e tu non smetti mai di bruciare
quasi il cuore fosse una pietra focaia
lontana dalle carni

angoli fermano la tua corsa solitaria
alberi alti schiacciano città di mattone
qualcuno va a caccia di fantasmi
mentre un gatto nero miagola sopra un muro

l'inverno ti spinge in un cerchio segreto
cose d'ogni giorno si spalmano in falsi diari
tutto il mondo fuori è un motore asciutto
e tu
tu lentamente giri l'asse del pianeta
con i sogni


Adagio

si dice che il dolore possa sostituire un altro dolore
e che l'inverno non passi senza una piccola gioia
si dice
che lo spazio vuoto in un cuore sia rimpiazzato dal battito
come se l'amore possa abbandonare la carne
senza rimpianti

ma è tutto una facile congettura per gli illusi
il dolore cade nella botola del petto
per unirsi ad altra marea nera
e l'inverno ghiaccia il sorriso del sole
con la patina di cenere sul nuvolo

lo spazio vuoto dentro il cuore
grida come morso in carne
sanguina dalle arterie del sogno
piano
piano
e i battiti non sostituisco l'amore con l'aria
perché il dolore ti frigge adagio
ti consuma
ti divora
poi si trasforma in ricordi
che fanno molto più male
dell'ombra


si dice
che il gusto di una sigaretta possa allontanare i fantasmi
che qualunque mediocre avvocato
possa difenderti dal nemico
come se il nemico temesse le parole
e non il pugnale

i fantasmi vivono in armadi stretti del capo
si spingono fuori solo per farti tremare
quando sentono nostalgia di un corpo
che non ha mai scordato i battiti


accusami di essere un sognatore

accusami di essere un sognatore
di non sapermi dibattere nella gabbia dell'amore
accusami di non saper fuggire dalla storia
di non rinunciare ai fiocchi di neve solo perché adulto

accusami di non essere un martire elegante
né un poeta villano
accusami di voler sparare al mondo con la parola
o con i giovani fucili dei pensieri
 

accusami di lasciare il tuo cuore libero
di farti vivere in una tua favola
accusami aver taciuto tutti mali
che travolgono quando possono gli amanti

accusami di vederti sempre bella nonostante il tempo
di essermi potuto ispirare solo e solamente ai sogni
accusami di volerti lasciare immortale
tra le pagine malinconiche della letteratura

accusami di aver mentito pur di trattenerti
nell'intimo costantemente verde delle mie memorie
ma ti prego non accusarmi di averti amata meno
di qualunque cosa abbia dato un senso a questa vita

accusami di non sapere mettere il cuore in musica
di bendarmi gli occhi quando passi
accusami di essermi venduto al silenzio
pur di non far crollare il castello d'illusioni

 

accusami di non sapere cos'è uno specchio
di non vestire d'ozio la ragione
accusami di attraversare umilmente l'esistenza
con obiettivi spesso ambiziosi

accusami di aver tenuto per me ogni paura
di aver smesso di scrivere se non ubriaco
ma non accusarmi d'abitare il tuo cuore
come un inquilino moroso che fugge
se lo guardi

 


il silenzio è bianco

tutti felici a sberle di neve
sono tutti felici sbarcati sul ghiaccio
mentre tu
hai troppe stoffe sul cuore
a volte
come un mare imbottito di tesori

cantano sulle strade
giovani
vecchi
ubriachi
cerchi un raggio di sole
ma tu hai troppe stoffe sugli occhi dell'immaginario
in una città con vernici sulle gote dei fantasmi

scivola il piede in un proprio sogno
due dollari uno swing ambulante
le mani sono salve nelle tasche dei ladri
un bacio è zucchero se sa di magia

il silenzio è bianco e tu attendi il tram della gioia
le nostre anime sono armate come soldati
le nostre anime
 cacciano dalle città le paranoie
e danzano
se libere
se amate
danzano in simbiosi col silenzio
in un solo fragile corpo
che entra ed esce dai sogni
come un bravo illusionista


un libro fantastico

l'anima ha uno scudo di speranze
sale e scende la vita sulla scala del posso e del voglio
s'infila in stanze d'amore di cui perde le chiavi
per poi ammiccare alla Luna come un lupo

si guarda bene le spalle dai sogni
ascolta la coniugazione del verbo essere con prode silenzio
attacca le ore edificando grande idee
solo per restare nel fantastico libro degli uomini

ascoltando il cuore

sembravamo così distratti dall'incanto
sembravamo giovani
diamanti
vigili fari
avevamo bracciali di nuvole
e corone di stelle per la notte
eravamo nella stessa scatola di pianeti
noi più piccoli
loro più grandi

ci avevano incollati al coperchio
con gli stessi tremiti nella carne
lasciandoci un unico sogno
per colmare la voglia
di altro

sembravamo fusi alla tempia del mondo
dovevamo brillare
a volte
per togliere le volpi dalla loro tana
ogni qualvolta l'inverno ci avesse spaventati
e ci saremo coperti l'uno l'altra le ossa
con coperte più leggere delle parole
poi ci saremo rinchiusi nella scatola
per ascoltare i nostri cuori battere all'infinito

un altro al buio

un altro al buio condiviso da una rivoluzione
lo spirito armato d'un fantasma armato di parola
un altro sulle strade della vita col pensiero
che non potrà salvare dal rimorso tutti gli infelici

è sempre uno approdato nel porto triste
dove gli uomini si coprono di propaganda lesta
e come un vero re del suo se stesso s'è detto fuori
da tutte le regole che regolano i parassiti

un altro al buio in cerca di una stella
con il potere abrasivo sullo stolto
che rolanda il mondo a suon di utopie
relitti di una storia finita in fondo ai mari

misericordia non forgia il coraggio
sebbene al buio vesta meglio tutti
mentre alla luce sarà di un pure cuore
la totale vittoria sulla mondezza


L'effetto farfalla

l'effetto farfalla non è un angelo
ha un corpo sbriciolato dal caramello nella vetrina di un bar
le mosche s'inzuppano le zampe come nel polline
mentre noi tremiamo allarmati dalla sua bellezza

lo nutriamo quando è ancora nel bozzolo
e fingiamo d'essere angeli separati ingiustamente dall'amore
poi filiamo in zuccheri di memoria
solo per assistere un bruco felice

è una prova di forza contro i dogmi
ti bacia la luce degli occhi all'alba
prima che t'abbandonino i sogni
perché l'effetto farfalla non beve dall'acqua ma dal sangue

e così è umano ogni impossibile desiderio
le ali sono uscite da un vecchio disegno di Tiziano
mentre la morte inforca una leva del Vinci
prima di essere speronata dal nudo di Eva


la mano destra sul cuore e l'altra per sentire il vento
da vincitore senza il peso di ere sulle spalle
perché siamo un valore elevato a potenza sopra le ossa
mentre la farfalla impianta bozzoli di ideali nei fragili

Jentana

A lei non importa di sognare,
lei vola
come se avesse le ali incollate alla schiena,
sopra la città presa a strangolarsi coi fiocchi di neve,
quando la notte spinge allo spasmo i desideri.

Lei
ha due cuori nel petto, il suo e il mio.
Lei sveste la paura appena mi guarda
ed io guarisco
da tutti i miei mali immaginari
togliendo
al demone sottopelle
le parole.

A lei
non importa quante pistole possiedo
lei sa che per lavoro
a volte devo sparare
e mi lucida le pallottole dei pensieri
con le sue mani sottili
da colomba.

Lei
ha scatole segrete per gli stati d'animo,
ha piramidi di ossa umane innamorate
e nasconde fantasie cannibali
sotto la palpebra,
mentre sorseggia serenamente
tè coi biscotti.

Per lei
tutto il mondo è straordinario
e ogni uomo che la guarda è un eroe,
io invece abito nel suo cuore come l'aria
di cui so che non separerebbe mai ,
i suoi battiti.

dedicata ad Ann


Dalle ceneri

Batte a tempesta sul vetro
ma tutto dentro tace.
Ho un abito da becchino per i giorni speciali,
quasi non mi riconosco nello specchio,
quasi aizzano i cani contro lo straniero,
i miei vicini di casa.

Natale è solo un canto paralizzato dal gelo.
Benzene e aria fanno bruciare i polmoni
nello spazio sprecato dalle distanze,
alimentate col sangue dei sogni estirpati dall'alba
dotata degli artigli pronti per l'ennesimo taglio.

Ho grossi,
pesanti,
vecchi bagli in spalla,
ho smesso di credere
all'aria,
ai convenevoli
e alla fine del mondo,
ho stigmate dai film dell'orrore piegati nelle tasche,
come biglietti d'aereo,
di treno,
via card
ricette di veleni varie.

Sono immune alle cose,
agli uomini incartati come pesci surgelati,
alle pornostorie del piccolo intellettuale,
ai cani che s'accoppiano in mezzo alla strada,
indifferenti alla tragedia del corpo umano
che si sciupa solo di desiderio.

Viaggio in mezzo agli uomini, amico,
come un chiodo sparato da una pistola
e ho un meccanismo di difesa dai mediocri
nascosto nelle branchie.

Il mio è un tacito assenso alla filosofia urbana,
sono titolare di un discreto portafoglio di fantasmi
che leggono i miei libri quando ascoltano Knopfler,
quasi fossimo protagonisti al Fade to Black.

Perché teniamo accese sempre delle torce di cuori,
amico,
le teniamo accese per bruciare sopra quest'immondizia,
paralizzati ma non nel sogno
ecco perché a Natale tutti possono essere altro
solo il tempo necessario a bruciare non temendo la cenere.


Le parole non parlano.

Le parole non parlano.

I piatti non si mangiano e
le nuvole non bagnano.
Le parole sono piatti che
servono quando le nubi sono gonfie
a puntino,
per la pioggia.
Così l'amore si sveste d'ogni albero,
prima di specchiarsi in una tazza di caffè
solitario come una fotografia senza cornice,
finita in mezzo ai libri.

Le parole sono piramidi senza scale,
dove l'unico apice porta alle radici del tuo corpo
che ha smesso di cercare l'originale dei suoi sogni,
come se per i sogni ci fosse una mappa.

Oggi muto.

L'aria si trasforma in feti coperti di foglie,
mentre tu diventi un albero,
col corpo che brucia in attesa della pioggia.
L'amore odora a pino e incenso bruciato,
a legna nel camino e torta di mele
e quando hai smesso di respirarlo,
torni a credere nelle lunghe apnee
lontano da ogni cosa abbia delle radici,
si nutra di pioggia
e lontano
il più lontano possibile da qualsiasi sogno.

E' vero. Le parole non parlano.
Ci sono però cattedrali che fanno da traduttori all'ego
che quando palpita sfoggia un suono di campane
veloci a sfondare il muro della città,
costretta ad amare qualsiasi essere capace
di fondersi
alle tue radici.


Fino alla fine del mondo, sognando.

Ogni tanto sorge una piccola luna sulla strada coi nomi corrosi da ruggine,
un viale dove la targhetta assomiglia a un mammut comunista
e noi ci incontriamo come due estranei al primo giorno di scuola,
sebbene noi siamo già vicini da anni.
Tu vesti di nero per non confonderti con gli altri,
io ho gli occhi accesi, come sempre,
sull'ultima ora del mondo
e entrambi scappiamo fino alla fine del mondo
sognando
ma non troppo oltre
perché siamo attaccati a piccoli tubi di solitudine.
dove ogni tanto qualcuno ci soffia dentro la vita.

Poi ho scoperto tutto.
Ho dato un senso a questo nostro dimenticare.
Ho capito che avevamo un futuro ma non un oggi,
ci saremo appartenuti senza mai
un adesso.

Perché
il nostro cuore fuggiva
da un mondo con le finestre chiuse,
nelle nostre scarpe si era infiltrata la morte,
ma poca
e noi speravamo di raggiungerci,
come stelle
ma non con orbite troppo distanti dal cielo
perché aveva senso lasciare al mondo delle cose
la tristezza
perché noi potessimo viaggiare senza mai avere paura
di esistere, come piccole copie di un originale dimenticato,
possibilmente nascosti in qualche mappa dei pirati.


Ogni tanto,
ti scorgevo mentre attraversavi gli uomini,
come un soffio d'aria leggero che passa dal cuore
e toglievo alla piccola luna un po' del suo broncio
perché t'illuminasse meglio la strada.
Io aspettavo semplicemente il futuro,
conscio che mai sarebbe stato adesso
e ti guardavo come un passeggero senza la sua ombra,
speranzoso di poterti dare altri colori.


Il salta pagine

in un angolo di civiltà ancora calmo
s'arrampica il ragno col passo di un filo sottile
lo fisso e mi sento una preda
di altri mille ragni seminati dalle stazioni radio,
lungo i viali d'argento con protesi grottesche e mattoni scuri
con balconi come scogli in attesa d'onda
e statue sommerse d'oblio in parchi tremanti di verde

in un angolo della memoria ti scrivo canzoni
e tu sei un angelo solitario che nuota in una trasparente ampolla
ma senza le squame del pesce
t'invidio
invidio la tua libertà
il tuo sanguinare silente di sogni
che percepisco
dal mio mondo invaso e senza superstiti
dal mio castello di edere e pilastri di neve

ma tu non Sali
tu attendi
alle colonne di una città con alieni
che qualcuno tolga dai fili della tela di ragno
i grandi momenti
destinati alla gioia
o al ritmo del cuore
libero al punto di rifiutare l'aria
perché preso a nutrirsi dal tuo occhio
di una rarefatta illusione

è il tuo modo di parlare
è il tuo modo di fuggire nell'assurdo
così divento per te la pagina di un libro
in cui sei libera di sanguinare

un poema
una canzone
un sogno
per poi permettermi di medicarti
il vuoto dove raccogli senza sapere
la mia tempesta

non sempre dolce

Campana per uno

come in una preghiera senza mani
ogni cosa di questa città si calma per abitudine
e s'ancora al buio
ai santi divorati dalle colonne d'ombra
al turismo di scarafaggi che corrono verso il proprio Dio
mentre un ragno s'industria a tessere case
in cui giacere per l'eternità

così dal mio amore tolgo la patina di vecchio
spesso caro alle medaglie d'ogni ricordo campione
e lo spingo dentro l'orgoglio del Diavolo
con una carovana di altri peccati

vorrei essere più vecchio per capire il senso delle cose
dove sto andando e quando tornare
tirarmi su dalle mezzenotti senza una donna
che possa consolarmi

tu non sai quando si ferma il mondo
non sai quanti battiti di campana possano svegliare i fantasmi
ecco cosa mi risponde il silenzio quando gli parlo
e allora

allora "Al Diavolo!"

resterò sveglio ogni notte
solo per capire
quale strano miscuglio di cose fanno bruciare un uomo
prima che se lo divori

la noia
 

fuggiva da un mondo con le finestre chiuse

Ogni tanto
sorge una piccola luna sulla strada coi nomi corrosi da ruggine,
un viale dove la targhetta assomiglia a un mammut comunista
e noi ci incontriamo come due estranei al primo giorno di scuola,
sebbene noi siamo già vicini da anni.
Tu vesti di nero per non confonderti con gli altri
io ho gli occhi accesi, come sempre,
sull'ultima ora del mondo
e entrambi scappiamo fino alla
sognando
ma non troppo oltre
perché siamo attaccati a piccoli tubi di solitudine.
dove ogni tanto qualcuno ci soffia dentro la vita.

Poi ho scoperto tutto.
Ho dato un senso a questo nostro dimenticare.
Ho capito che avevamo un futuro ma non un oggi,
ci saremo appartenuti senza mai
un adesso.

Perché
il nostro cuore fuggiva
da un mondo con le finestre chiuse,
nelle nostre scarpe si era infiltrata la morte,
ma poca
e noi speravamo di raggiungerci,
come stelle
ma non con orbite troppo distanti dal cielo
perché aveva senso lasciare al mondo delle cose
la tristezza
perché noi potessimo viaggiare senza mai avere paura
di esistere, come piccole copie di un originale dimenticato,
possibilmente nascosti in qualche mappa dei pirati.
.

Ogni tanto
ti scorgevo mentre attraversavi gli uomini,
come un soffio d'aria leggero che passa dal cuore
e toglievo alla piccola luna un po' del suo broncio
perché t'illuminasse meglio la strada.

Io aspettavo semplicemente il futuro
conscio che mai sarebbe stato adesso
e ti guardavo come un passeggero senza la sua ombra,
speranzoso di poterti dare altri colori.

e-kitting (in ascolto dei dormienti)

tu non ringiovanisci
ma ti increspi come un vecchio giornale
prima del pallido in mezzo all'inchiostro
come un lupo stanco di rincorrere la Luna

ma resti uomo
con la spina dorsale attaccata a una presa di plastica
fresco di qualche trapianto di sogni
che molti sperano possano generare ricchezze

ti sei chiuso nella tua bolla di fumo
costretto a orgasmi veloci con la Diva della memoria
pronto a mordere i pensieri cattivi
ma come un cane legato a una corta catena di ferro

e sembri un muro
alto come l'oceano parallelo agli alberi
in ascolto di altri dormienti sepolti dal ghiaccio della mente
in stasi perenne come se aspettassero un amore
che non s'è ancora pronunciato

Chi scrive, sfida la morte e chi legge, per qualche attimo è eterno.

Il funerale della ragione

In fondo hai pochi anni di sogni, fratello,
un fardello di guerre e poca avventura,
hai un robot sulle palpebre
che ti tiene sveglio anche quando soffri,
e pochi sani principi che ti rendono antipatico
ai miserabili.

Trovati una strada da percorrere senza mappa,
un lungo viale in mezzo al deserto e ai condor,
tu, un fucile, una macchina e una musa
è quanto ti può bastare, fratello,
per non cedere al mondo.

Non ci sono compiti speciali per il tuo Karma.
Non ci sono nemici peggiori del tuo dolore
ma resisti e stai in piedi come un leone,
un leone, fratello che tiene a bada i mostri.
Abbiamo qualcosa in comune, fratello, la fuga.

Un lungo correre nel labirinto con altre ombre
e ci sfioriamo con speranze e illusioni
che bastano come medicina per noi
che non chiudiamo occhio
se non per cercare il sogno.

Giù all'Inferno

Ho i piedi puliti per scendere giù all'Inferno,
donne confuse tra meretrici mi offrono servigi da muse,
dodici ore d'oscurità per i piaceri
che svaniscono con il grido di quello che cerco ma nella mia testa.

Un piatto sporco di sugo nel lavandino,
una mosca smarrita si converte a qualche triste icona,
vecchie tazze col caffè defunto sopportano i giorni
in cui confeziono, per andare avanti, le storie.

Un mondo fatto di scale
che salgono e scendono
senza un dove,
un mondo di uomini reversibili al programma
un amore elastico a prova di forbici
e tanti serpenti cui dare la caccia, col tempo ...

Ho le mani sui fianchi d'un blando pensiero,
l'inferno è una femmina dolce che scappa solo dall'alba
ed io le afferro i seni mentre lei grida il mio nome,
non è peccato, mi dico, se vado avanti ...

coi piedi ascolti il battito e l'oscuro
un mondo a forma di cuore che brulica d'odio
lei mi afferra la testa e ingoia i miei sogni
mentre brucio ancora nella sua fiamma

perché l'amore non ha un corpo
ma solo un nome

nel tuo capo ancora lucido,
lei si alza e ti sfiora la pelle
e tremi
è un sogno con i suoi anatemi
dove il fuoco ti nutre
il pallido con parole fredde
che l'amore tiene sull'osso
finché a primavera
troverà un corpo
per cui morire
balbettando nostalgie

lei è una creatura senza
senza bottoni di camicia
senza orme sul pavimento
senza rumore di respiro
lei è senza il sonno
che ti fa percepire come sarebbe la morte
senza i salici in riva al lago
dove spesso lei sfugge alla memoria
condannata a chiuderla
perché l'amore non ha un corpo
ma solo un nome


l'ultimo pensiero dell'uomo che ti ruba il riflesso nello specchio

l'ultimo pensiero dell'uomo che ti ruba il riflesso nello specchio
è un grido di libertà
esposto con una lunga lista di diritti
dietro le quinte della quarta dimensione
che lo tiene prigioniero

è un altro te
che mangia di nascosto
dorme di nascosto
e di nascosto trama per farti guerra
mentre ti rendi conto che non lo conosci
sebbene ti abbia emulato il profilo
 
non puoi nemmeno ucciderlo
toglierlo di mezzo prima che si liberi
che ti sostituisca
o peggio
che ti rinchiuda in quello specchio
dove gridare non servirebbe e niente
e i tuoi diritti potresti gridarli di nascosto
quando lui
si riposa

l'ultimo pensiero dell'uomo che ti ruba il riflesso nello specchio
è un atto muto di ribellione

lui ti osserva
quando ti costruisci le barricate di speranze
quando provi a cucirti il cuore con i sogni
quando mandi giù il dolore più amaro del veleno
e ti aspetta

lui ti aspetta
come un amico col coltello dietro le spalle
che cerca il punto debole nel tuo ragionamento
da trafiggere
senza pietà
finché smesso il battito
sarà il suo
a tenerti in piedi

finché
catturato nel riflesso dello specchio
un giorno
tu vorrai smettere di appartenergli
imprescindibilmente dall'incanto che ti lega
all'altro te
un te che ha assassinato l'originale
e tramerai di nascosto
di nascosto preparerai la tua battaglia
finché
scoperto il suo punto debole
gli darai battaglia
perché sopravviva uno solo
e di cui in alcuno specchio
non ci siano più i riflessi
ma solo la fine matassa di un ragno

é una tragedia

il mondo ha uno stomaco di ferro
tu pensi che il destino possa digerire tutti i tuoi sogni
e apri una lattina di coca cola fissando la strada
dove gli uomini lievitano verso le tragedie in piccole bollicine

torni indietro nel tempo per desiderare
ma le ferite
sono
origami perfetti che t'indagano dentro
come un infrattore preciso con l'arma del delitto
sono depositi senza custodi
zeppi di materiale vecchio più dei ricordi

sono ulcere nel cuore
inchiodato ai pali di ferro della sopravvivenza
sono falene disadattate al buio
drogate di segnali luminosi dai cartelloni pubblicitari

è una tragedia
il caffè freddo
la camicia senza un bottone
il buco nella maglietta preferita
il vuoto tra il tic tac dei secondi
la diversità senza passaggio all'Eden
e la miseria dell'uomo senza intelletto

mezz'ora d'aria sul filo del giorno
un film con repliche illimitate
e dentro lo stomaco di ferro di una qualsiasi giornata
che alzi le vele della tua barca per salpare in un non dove
con spazi non circoncisi dall'etica di massa
e bestie virili che se ti danno battaglia
lo fanno con dei princìpi

è una tragedia
seppellire il progresso della tua mente coi vermi
tumularla nelle banalità quotidiane
o nelle per le ingiustizie patite e le bontà omesse
perché la morte non è un umano traguardo
ma un regresso
che speri non abbia parte
dei tuoi eredi

mi chiamo Jack

davanti al caffè mattutino solo una regia senza comparse
nelle trappole della mente embrioni di sogni
risucchiati dal fumo lento dalla tazza azzurra
probabilmente legata a un fragile inconscio

è solo un breve viaggio ma senza passeggeri
dentro la bolla con circuiti attaccati alla sorte
che mimma l'ironico atteggiamento umano
rimasto a contare le albe con ogni cellula

prenderai una forma compatta
sotto la mano di uno scultore solitario
che ti smusserà carne
ricordi
e princìpi
per essere un passeggero come altri
senza idee che tolgano forze al destino

è un breve viaggio
ma tu viaggi da solo
con i tuoi contorni non ammorbiditi dai pazzi
e per ogni colpo preso
 tu diventerai più forte
quasi fosse possibile avanzare
 tra inferno e morte
con il solo peso dell'anima
senza i battiti

E' mio dovere

E' mio dovere
morale, togliermi la spina del politicante
dal fianco
dallo stomaco
dalla storia
delle mie cellule,
è un dovere morale
fare capire al pappagallo
che non è un leone
perché ruba allo stato
per fingersi colto.

Picchionisti,
Tascolanti,
Montiani,
Trojaniti,
Ernestini,
il verso giusto della sfumatura
è un pasto per maiali
di razza
ma è mio dovere
avvertire
che convertire la natura nel suo recesso
è un danno
alla storia
al credo dei bravi
alla gente che impara
a stare lontane dalla bava
di una bestia.

E' mio dovere
dire ai pari
con orgoglio
che un uomo resta uomo
anche quando è in pasto ai draghi
alle bocche d'avvocati
o donnine ignoranti
al commando d'un giornale.

E' o no, il mio dovere
gridare al ladro
di un ventennio
estirpare il male d'Italia
dai senatori finti soldati
e dalle mummie con sudate glorie
sulle carte patinate?

E' mio dovere
sputare al ventriloquo ingessato,
fratello lavati i piedi
quando cammini nella mia fede,
la storia d'Italia
non è una bara
dove poi riposare
che venga male
ai tuoi eredi mentre mangiano dal rubato
ma è seta
la pietà
per i mille come me
che nemmeno nel ricordo
il te
morto
sarà bandiera d'un partito.
E' mio dovere forgiare
menti chiare senza il nero
che ostentate con lusinga
alla tele.

E' mio dovere
consolidare la forma
d'ogni sogno diventato ideale
perché il pappagallo si regge in gloria
e non con lo studio
sarà mio dovere
aspettarlo al varco
o sulla riva del fiume
come un monaco senza freno di tempo
come un re che regge in giusto
la storia.

Terra di Dei e di diavoli

Perché hai imparato a salire?
capire è solo un gioco di numeri
che tu distribuisci nel creato
in attesa di risposta.

Sei l'erede.
Lo dice la sorte,
la morte,
gli astri.
Hai gli assi nella mano di poker,
nemici sulle lettere d'avvocati.
amanti destinate a offerta per i posteri.

Ti sudano le mani
quando gli embrioni di un poema
si contrano con la matassa di ideali
o s'incontrano con l'emozione
o quando divori pareti senza posteri,
cercando il santo, che deve ancora venire.

Nel Libro dei libri sta scritto
che, devi essere libero,
nessuno guarda mai chi fu l'autore,
tu, vivrai in una terra di Dei e di diavoli,
che cavolo,
almeno poter chiudere gli occhi e vivere all'infinito
peccato, quel libro
andò perduto
e molti lo copiarono
ma male.

Quando impari a salire
ogni parte di te è argilla
e temi il male,
come una sardina la riva
così cerchi un paio d'ali
dal legno dell'icona
come hanno fatto gli altri
e più Sali
più ti senti vivo
anche se poi cadi
anche se poi senti male
anche se poi tutto è un nuovo inizio.


lettera a un invasore con la mia testa sulle spalle

il buio che incontra l'inferno
non teme
non trema
non piange

perché un angelo solitario non esiste
esisto io
esisti tu
noi
ma, quelli non sono mai soli
e per questo non temono le ombre
dentro e fuori le loro ali

un angelo solitario non esiste
non esiste un Eden senza ombre
una strada di casa senza fango
un angolo senza mignotte
una mela dolce senza verme
un'impronta senza piede
e ricordi senza memoria

esiste un invasore
un re nel buio della tua memoria
adolescente
tiranno
una corona che grida orgoglio
all'ubriaco della realtà
che cammina smarrito
tra le mangrovie di cemento
tra pianeti con nomi impossibili
tra uomini senza appendici di buono

è un conquistatore il capo nel tuo capo
e tu un nemico
che legge e ha letto
troppi libri
un nemico che ha pianto per tutti i geni mai conosciuti
che ha rimpianto i talenti mai avuti
e gli amori improvvisi da abbandonare

lui
tu
legioni ma senza soldati
armate con soli ideali
invasore
conquistato
uno solo
dentro il capo
in una città senza nome
che chiede solo una fiaba
dove regnare per sempre


.10 secondi senza maschera

l'uomo smette di cadere
quando non ha mai provato a volare veramente
e mi spingo nella città per guardarlo
fissare le vetrine con angeli di plastica
dove si consuma di sogni
che prima di lui diventeranno angeli

indosso una maschera
una porta chiusa ai serpenti
ai furbi
ai donatori d'orgoglio
in una città cara solo alla storia
senza una Musa di Brincusi
senza il profumi dei giardini d'estate

gli angeli si siedono sul tuo divano
bevono il vuoto dal tuo bicchiere
e s'incollano con piume e innocenza
al telecomando
per cercarsi un cielo con altri angeli
da cui tornare

io smetto di cadere
stanco del desiderio di volare
e mi mescolo ai lupi nascosti dietro un giornale
come l'inverno s'impasta alle ossa umane
immaginando quanto possa essere calda la primavera
per chi ce l'ha nei battiti
e quanto faccia male il vento
se soffia dentro
dove a fatica arriva l'alba


indosso una maschera con gli occhiali
contro la magia nera dell'atleta senza cuore
mi ubriaco dell'attesa lunga alla stazione dei bus che mi rende uomo
mentre altri fissano la mia maschera
come si fissa allo zoo un animale


diventi cacciatore e poi preda
puoi recedere al superfluo ma non al bisogno
e se continui a sognare le tue vittime
vuol dire che l'amore detesta avere rimpianti

indossiamo una maschera
alba
tramonto
una vita
mentre qualcuno scrive il miglior poema
dipinge la più bella tela
e inventa l'indispensabile


anche l'angelo
stanco di girare i canali
ha visto che l'unico cielo disponibile
a volte
tiene la porta sbarrata


Dog lock

quel cane ha un cervello con tutti i miei sogni
gratta la luna con gli occhi di notte
e spiritato gira intorno all'universo
cercando un amore che bruci la sua coda di paglia

quel cane ha nella sua testa i miei incubi
rimbalza come pallina da flipper contro l'alba
e sta seduto al mio tavolo con un caffè senza sesso
aspettando che un diavolo gli tolga dal pelo la pulce

quel cane si chiama come mi chiamo io - a volte
cammina per ore sulle strade soffocate dal cemento
e si toglie dal diametro dei lampioni con eleganza
pur di mantenere intatti i suoi sani princìpi

quel cane ha schivato per un paio di volte l'Inferno
è stato radiato dall'ordine dei pragmatici
per aver cercato di volare oltre la monotonia
con forze non prettamente umane

quel cane avrebbe un fermo obiettivo
ricevere il premio Nobel per la letteratura
perché ha dedicato alla Luna senza ululare
i suoi migliori dei suoi romantici battiti


L'ABBRACCIO

sono qui nudo in mezzo all'inverno
ho smesso di perdere foglie e sono senza radici
mi navigano i pensieri neri - tutti
come se le mie acque non fossero già fragili

ricordati di me nei tuoi mille cassetti
trovami nella giacca dove trattieni l'estate
e fammi respirare il profumo di casa
dalle lettere senza un destinatario

ho smesso di correre sul filo dei giorni
di litigare col buio per qualche delirio
ho smesso di leggerti nei sogni
e di calcolare al quadrato ogni speranza

sono qui fuori e senza una boa
lanciami un satellite dal tuo silenzio
e fammi convergere con la tua sete
prima che questo precipitare mi tolga le ali

è buio da sempre ma ancora respiro
in un angolo del pianeta dove tu ricordi
d'aver lasciato qualcosa
un nome
un vecchio portafortuna

sono qui nudo in mezzo all'inverno
ho circumnavigato le ere per aspettarti
mentre tu avevi appuntamento con la fuga
verso più calmi pianeti ma senza amore

la gente danza coi suoi problemi
tu conti i giorni del calendario
io ti cerco in ogni sistema solare
come si cerca sui fondali oceanici una perla

morirò un po' nel tuo palmo
col senso di pioggia che attraversa la vita
e tu mi raccoglierai dalle nubi
per darmi il tuo cuore saturo di fughe

sono qui nudo in mezzo all'inverno
ma aspettami forse troverò la forza
di allungare il ramo ancor senza foglie
per abbracciarti
un'ultima volta

Prendimi

possiamo morire per sempre
e amarci senza capirlo
possiamo togliere al cuore la parole
ma non l'aria che respira

morire di mille morti e mai di una
perché amore è non morire abbastanza
senza il temerario momento
che ricorda

viaggiami attraverso
prendi il mio mondo e soffocarlo nelle tue pause
fammi inciampare prima di sollevarmi
e quando ti sentirai deserto
rendimi pioggia

mangiami il cuore
metti un lucchetto alla porta di casa
e rendimi prigioniero
di semplici abitudini
e ricamami stelle per la notte
con le mani unte di paure
così che i tremiti diventino parole
ma senza suoni
che portino via il volo
dai nostri occhi

Giorni di marzo

Giorni di vento.
Mi hai dimenticato in una delle tue borse della spesa
che trascinerai fino al sesto piano senz'ascensore,
come un bagaglio che nemmeno l'amore vuole portarti.
Abbiamo la stessa età da mille anni,
viviamo in stanze pulite da ogni ricordo
con angeli che tirano i fili tra una tenda e un'altra
in cui restare prigionieri fa rima con la fame.

Giorni di pioggia.
strofinerai fino a consumarli quei piedi sul tappetino,
tempo utile a ricordarti la chiave
che non apre il cuore ma solo ad altre solitudini.
Il caffè è amaro,
più aggiungi zucchero più sembra acre
e nell'infinito delle tue corse verso il futuro,
solo io resto la lancetta col conto alla rovescia.

Aggiungimi al tuo pane,
alla tua minestra,
al tuo pranzo,
come una punta si sale nella speranza
e prendi l'aria che respiro col primo boccone
così potrò mescolarmi alle tue gastriti.

Giorni di marzo
che tarda di sole.
Torno e parto dal tuo cuore
mentre in casa il ragno ingrassa
e mette ali
quasi ci fosse un Eden anche per i ragni.

Ti conosco
dal passo del piede sull'asfalto,
dalle tue paure per l'incerto,
ma sai, non ti conosco affatto
se ami
anche tu
il metro tra il silenzio
e la tela che rende angeli
anche i più infimi della terra.


non è così che vorrei essere ricordato

non è così che vorrei essere ricordato
se avessi voluto i fantasmi avrei lasciato il mio cuore
nel hard drive di un sistema remoto
così remoto da essere affetto da Alzheimer

sono l'ultimo in fila al distributore dell'affetto
il primo in ordine di speranza per l'Eden
e fiorisco di blend morbidi sui rami di scotch senz'etichetta
come una foresta che si veste di fiamme per passione

non è così che dovrebbe morire un poeta
svestito dai suoi orgogli personali e dal battito
lasciato al primo verme a dieta di carne
che ride per millenni dei tuoi ossi
 
andrò via guardandomi le spalle dall'ombra
solo un passaggio e tu mi farai sentire l'inverno
dal contenuto di una bottiglia di lacrime
dove prima beveva l'amore prima di spogliarsi

vorrei essere ricordato per come sono
un malato di primavere
 e un incurabile sentimentale
a volte bugiardo
a volte sognatore
a volte sul filo di mille parole mai scritte ai sogni
perché i sogni potranno sempre reincarnarsi
in un migliore profeta


Cuore di fuoco

nella mia solitudine
non ci sono atterraggi ma solo decolli
da qualunque portaerei giornaliera
lontana dalle file degli insetti di piombo
che nuotano in voragini di spartitraffico come ombre

sottopelle mi canto una luna
e posiziono i passi innamorati come vasi di fiori
a margine di un balcone senza vuoto
che possano cadere - che diavolo- ai piedi dell'amore

farò tacere un giorno l'universo
tremolante come una banale farfalla
appena la mia voce dentro volerà fuori
per far impazzire le piattole

-
e -il nero
diventerà fuoco
come il mio cuore passato
e dai muri usciranno liberi altri angeli
anche loro passati
ma tra più modeste fiamme

nella mia pelle ho posizionato tutto
e con una zip
apro e chiudo le porte infernali
così nelle mie solitudini
i ragni tesseranno solo nuvole
dove gli scarafaggi non potranno arrivare
perché s'impiccheranno d'invidia
sopra le protesi di un'anima
che scopriranno troppo tardi
non avere nulla in comune col divino
se non l'universo tremolante

I cigni non hanno voce, ma tu sei un cigno che grida la sua straordinaria bellezza anche col silenzio.

Invulnerabile

Ho un taglio sul cuore.
Si vede?
io lo sento-
Dal taglio
respiro,
mi moltiplico,
e guardo fuori
attraverso tende di piacere con rive alte
sotto la luna.
Ho un taglio sul cuore
che brucia.
Il taglio mi ricorda chi sono,
quanti sogni mi costa per guardare avanti,
quanti per volare
dove orbitano pianeti migliori
per una prossima vita
con ferite anche più profonde
forse.

Ho un taglio sul cuore
e tu sei un castello di cui ho sempre avuto nostalgia,
anche quand'ero in ginocchio
davanti alle erbacce.

Ora ogni taglio è un bambino cresciuto,
ha imparato a camminare
ad alzarsi dopo essere caduto,
ora racconta favole dalle cicatrici
ai muri d'alba
perché non suscettibili al rimpianto.

Ho un taglio sul cuore come la bocca di un clown
che ride del dolore
e tu
ci soffi sopra
a volte solo cose incomprensibili
altre volte immagini di un lontano futuro
e il clown si piega,
ti guarda,
ti sorride,
finché geme
sofferente
di non poter liberare
dalle catene del cuore
la sua anima.

In fondo gli uomini
hanno tutti delle cicatrici profonde
e sono tutte rosse,
tutte vive,
tutte doloranti,
tutte invulnerabili
alle parole.


12 in fuga sul mare in tempesta

sul mio pianeta all'alba i sogni vanno a dormire
mentre altri inquilini della stanza corrono per salvarsi nella tana
impazienti di digerire la fame o le prede
o lontani dal percepire la paura ascoltando i miei passi
e sono sveglio
viaggio dal mondo illusorio verso casa
e mi porto dentro il fuoco concepito per amore
e bevo troppi caffè per tenerlo spento
e fingo di essere diverso per non temerne i battiti

sul mio pianeta aspetto un autobus con anonime folle
ondeggio col pallido corpo senza un perché nella vita
sul corridoio di anime che mi mordono gli occhi
sperando che una mi strappi dal petto il cuore
e viaggio coi pugni stretti nelle tasche
urtato da un bisogno d'abitudine quotidiana
sono solo un vagabondo che si presta al destino
come un cappio stretto ai condannanti

sul mio pianeta la fuga ha molte risorse
si tocca con un bottone di telecomando
che ti porta dove vanno solo i sogni
senza il bagaglio ingombrante della paura
ma lei resta
come uno dei remi della tua barca
cui non hai mai dato nome ma un numero 12
come gli apostoli

nella speranza che l'amore sia un mare
solcato dai marinai che trovano dopo la tempesta
la casa

 
.Quando chiedi all'ombra il suo nome, non devi avere paura del buio.

non parlo più
è un respirare continuo di ombre
dentro e fuori le mura di nicotina
o seduto al bar col tuo cappuccino scolpito dagli zuccheri
fuggiti dal cuore di qualche cliente
ed è primavera
come un casco il cielo s'appoggia alle tempie
mentre al semaforo sfogli ricordi di anni migliori
che sfioriscono sul parabrezza
lustrato dalle mani nere di un pover uomo
 
 
sono intrappolato nel sogno del mattino
e pago il freddo delle albe all'illusione
vestita da diva nella vecchia città dell'opportunista
dove tutti condividiamo cappuccini bollenti
finché la sera cedo all'amaro
di tutte le stelle congiunte in una rete pubblicitaria
con spasmi di desiderio per pezzi di carta stampati
che non entrano nemmeno se spinti - nel cuore
 
 
non parlo più
ma navigo per una casa
come una chiglia sulle false acqua del pavimento
aspettando che un'onda anomala mi porti avanti
nelle ore
nei minuti
nei giorni
fino al desiderio
oltre il muro dei dubbi
oltre la testa dei muli parlanti in televisione
sulle spalle di una tartaruga
in fuga dagli oceani curati col nucleare
esploso persino nei sogni umani
 
 
ed è primavera
ti togli un maglione per sentire l'aria
t'accendi come un termosifone nell'immaginario
e cammini
senza fare confronti tra la solitudine e piacere
come un uomo che nella vita ha sistemato tutti i pezzi
e ci sarà un fuoco - un fiore
a toglierti dalla ragione le difese
e tu sarai solo un nudo sentimentale per il resto dei tuoi giorni
 
perché dall'amore si sa -si beve anche il veleno

Solitario

sono un uomo solitario come tanti
uno passato attraverso tempeste con la chiglia ferita
che non ha mai sognato il porto
quanto ha sognato le albe in mezzo alle onde

sono uno che non si è mai risparmiato la lotta
che ha smesso di fuggire per le speranze
e ha cercato le vie più lunghe per combattere i mostri
spesso nascosti nell'abito da becchino di un politico

sono un uomo che si lancia senza timore dalle nuvole
che piange davanti a un fiore appena sbocciato
e stringe l'amore al petto come fortuna
lasciando ai tremiti dell'alba i sogni

io sono ciò che resta d'un uragano
la forza del giorno dopo la paura
e attendo il sorgere del sole con tutti battiti
che spingono in mari con immensi fondali queste vele


Con un dollaro

per ricostruire il cielo non ti togli le briciole di pane dalle mani
ti prometti di stare zitto sotto il doccione primaverile
e non soffochi con i dubbi dell'uomo futuro
l'intera giornata
sebbene ti piaccia credere
che con un dollaro ci si possa riempire lo stomaco

le parole dell'intellettuale non comprano scarpe
nemmeno ti sfiorano davanti all'interminabile fila alla posta
nemmeno rendono immense le rive della grande Milano
dove folle come alghe soffocano i viali ancora verdi

tu cominci ad esistere dopo il makeup dell'alba
una spalla per tenere alto il morale azzurro
è tua la disciplina che il contagio di un sorriso ripaghi
qualunque uomo che abbia superato l'evoluzione animale

nel ricordo del congiuntivo alle masse
crei il fuoco e ti accendi una candela alla finestra
per quelli che si spingono verso le cinque senza fiato
lungo le autostrade con i cartelli immensi
che portano o all'Eden dei Poveri
o all'Inferno dei Ricchi

per ricostruire il cielo basta un uomo
una fede
un amore
un principio di vita
si può fare anche senza togliersi le briciole di pane dai palmi
perché la consapevolezza del buono
possa cadere sul cuore di chiunque
chiunque abbia visto l'alba dalla parte del buio


I libri non forniscono le risposte ma spesso ci ispirano grandi domande.


delitto

una barca di pietra sulle rive di un fiume asciutto
tredici mosche
a nuoto dentro una macchia
palpebre azzurre dipinte con griglie di nubi
sopra una finestra che gli uomini chiamano porta
di una casa in mezzo a laghi di cemento con rive alte
che piacciono al traffico notturno

una granata di fiori
lavati da un temporale stanco di vento
lepri in vitro guidano verso l'Eden
mentre i pastori di un gregge smarrito
guardano all'ovest del celeste

è un piano ben progettato
il destino
un innamorato si contorce nei suoi grandi sogni
e dalla vestigia del tempo gli appare una maga
che lo inghiotte
dentro il suo seno materno
in cui lui rimpiangerà
tutti i giorni di smarrimento
e di paura
che aveva quando scendeva la notte

barche di pietra in riva a città imperfette
acque dai temporali che si legano alle carni
un uomo corre sul filo del delitto
con in mano una penna per sacrificare l'orgoglio all'amata


orgoglio

il principe erode il limite con vasto ego
schiavi silenti congiunti nel cuore al grido di libertà
consumano la fede
il vagabondo abbandona la strada per nascondersi nel cartone
un pioniere resta sotto la pioggia per confermare il suo destino
tutti incedono senza aspettarsi nulla
dalle forze che spingono i temporali a sfidare
ciò di cui un uomo
non potrà mai privarsi

Il piacere che il male ha nel sedurti, non è paragonabile minimamente a quello che tu hai nel credere, di esserne immune.

La stupidità umana è capace di circumnavigare l'universo e approdare nuovamente sulla terra, ricca della medesima cosa che l'ha spinta alla fuga, l'orgoglio.

Nel tentativo di sembrare affascinante, uno stupido si metterà in mostra come una scimmia cercando di vincere la vostra attenzione coi suoi giocattoli.

Evidentemente l'intelligenza offre a pochi, poco spazio per esibirsi poiché sul grande palco della vita trovi miglior conforto, la stupidità umana.

Reputo l'uomo capace di qualsiasi cosa, anche di procurarsi grandi sventure, incolpando spesso il destino cui non crede perché troppo intelligente da cedere al mediocre di un piano superiore da lui mai considerato.

Sventola la bandiera della tua intelligenza e tutti ti prenderanno a sassate, buttati in mezzo alla strada e fai il comico che tutti ti applaudiranno.

Per quanto tu sia intelligente, la stupidità avrà la meglio in velocità sui tuoi ragionamenti.

Non conosco generali migliori delle parole capaci di iniziare per te una guerra o una battaglia, riuscendo a tenerla in vita per anni con il conforto che una parola non possa mai morire, se scritta, se divulgata, se nascosta in una leggenda.

Noi possiamo vincere tutte le guerre, prima ammettendo che qualsiasi fallimento potrebbe avere un costo così elevato per tutti da condannare l'intera razza umana alla miseria.

Le battaglie non ci fanno paura, le guerre non ci intimidiscono, i nemici non ci sorprendono, pertanto qualsiasi male bussi alla nostra porta, dovrà sapere con chi avrà a che fare.

Oggi l'unica cosa a potermi ancora sorprendere è la semplicità. I fautori di cose straordinarie sono coloro che la portano ogni giorno con sé, inconsapevoli di averla in dotazione dalla nascita.

Nel riflesso dello specchio non c'è solo un uomo ma tutta la sua vita.


Abbiamo cani dietro la porta

Abbiamo cani dietro la porta che ringhiano senza mordere
e spettri nudi di interpretazioni teatrali desiderosi di maschera,
abbiamo pesci nell'acquario degli uomini ordinari
che cercano di non respirare il loro stesso veleno.
Siamo seduti sopra un mondo che bolle
coperchi di carne feriti dal loro stesso battito
e affoghiamo nel proibito i dispiaceri
come milioni di cavallette che mirano alla medesima foglia.
Goccioliamo paradisi perduti e sangue
innamorati dell'ultima puntata del serial televisivo
che giriamo con attori spiccioli nella nostra testa
troppo alta per vedere l'ancora delle proprie radici.
Ci amiamo finché ci crediamo perduti
in un per sempre che resta la nostra prigionia
e preghiamo discepoli un invisibile Dio
che quando ci ama ci mette di nuovo insieme.

A volte piangiamo ma non siamo deboli.

Non vedi?
Il cadere di foglie è un'epidemia
che morte sparge per dispetto al cielo,
affaticato solo dagli stormi

che partono, al diavolo, verso un altro pianeta.
Hai dimenticato?
Hai dimenticato come s'inseguono i sogni?
Mi rassicuri che tutto va bene tra noi,
ma è solo un raccogliere ricordi dal pavimento,
prima di buttarli in un bagaglio,
ma perché non mi fermi?
Rompi le lancette dell'orologio,
com'io farei per te nei giorni freddi,
prima che arrivassi a coprirti,
con le mie braccia,
indagate dalle tue incertezze.

A volte piangiamo,
ma non siamo deboli,
solo vittime dei sogni,
così grandi da ingoiare anche il resto
del castello di carne,
dove pensiamo di poterci nascondere
dalla sofferenza.

E' un fiume che attraversa tutto il mondo,
questo voler vivere consumandoci
di aspettative
di desiderio sentito solo dal blu
alla fermato di un bus e senza passaggio pedonale
mentre la gente ti calpesta
ma tu sei troppo lontano dai piedi
dove non striscia nemmeno l'ombra
perché troppo desiderosa di sole.

Non si rimpiangere la scena vuota.
Abbiamo avuto spettacoli con la platea piena
ma arrivano momenti per i primi attori,
di darsi pace dietro un sipario,
con l'autunno che ci riempie le valigie,
di tutti i sogni dimenticati per abbracciarci.
zucchero dopo un funerale


Caramelle,
vende a morte dopo il pianto,
sedici file di marmo con statue mute
che sognano un cuore e i battiti,
prima che il vento faccia loro perdere la testa.
La festa è un pranzo di ombre sotto la pioggia,
parecchi cercano i propri ricordi per un secondo,
mentre i cavalli del quotidiano, galoppano impazziti,
sopra le teste di altri giorni di fede.
L'amore parte perduto forse ha il nome
tre pranzi al giorno dimentichi di un posto
che resta vuoto a fissare la finestra
da dove spunta un raggio di sole in cerca di occhi.
Un attimo.
Per cancellare.
Per dimenticare.
Per ricominciare.
Caramelle vende il destino, dietro l'angolo.
Hai i trigliceridi alti e le rifiuti.
Nella prossima vita, pensi,
nella prossima vita quel posto a tavola sarà occupato,
non più dall'ombra o da fortuna,
non più dai fantasmi o dalle caccole nel cervello
ma da qualcosa che ti renda indietro
il tuo posto sopra una nuvola.

Magia in città

Comandi al vento che ti sfiori,
ma non togli gli occhi dalle nuvole,
cerchi di passare inosservata,
in mezzo alla follia del traffico.
Per te,
io sono un fantasma,
un'ombra che senza speranza ti segue
per addomesticare i mostri
che potrebbe scipparti il cuore.
Hai piegato il labbro in un sorriso,
io sono svenuto sul parabrezza dell'auto
che senza forse, m'investiva
mentre seguivo i tuoi passi.
Raccogli oggetti di valore dalla natura
che indossi innocentemente in mezzo ai pazzi,
per avere un portamento romantico
per un principe che non conosce il significato del fiore.
Comandi al vento di camminare con te,
mentre sorseggi tranquilla la tua coca cola,
con la gonna azzurra che richiama i miei voli,
da un posto chiamato cemento.

Ti prendo la mano, ci stai?
Sorriderai ancora quando ti dirò chi sono?
Quante poche cose ho fatto in questa vita,
che ha solo saputo portarmi da te.

Ti bacerò le labbra, posso?
Possiamo leggerci uno all'altra il cuore
e finire di scrivere quei battiti
che l'aria alimenta come una buona mamma.

Ti stringerò a me, capisci?
Sei quel tesoro a lungo agognato
inseguito sulle mappe dell'attesa
con i tutto il mio sognare.

Trovi un posto, dove sederti.
Mi avvicino ma sembri lontana.
Scusi posso sapere il suo nome?

Tu taci.
Io non ho mai parlato.
E solo il vento che ti porta le parole.
Seduti qui eppure distanti.
Ti prego, non uscire dalla mia vita.


Blandscars

Prima che ci fosse l'alba,
c'eravamo noi davanti alle ombre,
silenti statue con il cuore di fuoco,
lupi senza voce in corsa sulle schiene dei vulcani.

Tu eri la mia voce al posto del vento
e io la tua trappola per i mostri della mente,
succubi entrambi dei sogni,
dove la vita sembra scorrere quieta.

Sogna per me l'altra parte del volo,
prima che l'alba distanzia nuovamente i nostri pianeti,
io verrò portato dalla notte,
come un oceano di pace a baciarti le labbra.

Prima che ci fosse l'alba c'erano i lupi
che correvano liberi sfidando il buio
per dimostrarsi fedeli all'unico amore
capace di arpionarle le loro urla.

Blind beat

Quando aspetti da qualche tempo di essere altrove,
getti via i secondi dalle sabbie della clessidra,
per toccare un punto preciso del vetro,
dove si sono fissati con un granello di passione, i battiti.
Non importa da dove vieni
né dove hai intenzione di andare
i passi tornano per baciarsi l'impronta
che a volte ti ha succhiato nel suo cervello.
Mi coprirò il capo con una barca,
dove respireranno con i miei sogni, i pesci,
stufi di acque salate,
com'io sono stufo del buio.
Mi facciano la guerra, le tue labbra
in fondo è solo un piccolo gioco
tutte le cose mai dette
tutte quelle nascoste nei battiti.

Mastro di sogni

Eccomi.
Sono un attore.
Un interprete della vita.
Sono un clown che parla di sogni
all'orecchio della platea.
Non vendo nulla
ma sono ricco di battiti
come un qualsiasi altro mortale.
Apro le porte del cuore
a chi cerca un sogno
che teme si sia estinto
senza lasciare ricordi.
Sono un poeta.
Divino.
Magico.
Ma non presuntuoso.
Ho vinto tutti i dolori del mondo
e perdere qualcosa che ami
non è trofeo per una vittoria
ma solo l'ennesima prova di fede.
Gioco per la pubblico la parte del matto
perché vivo in democrazia
e in democrazia i pazzi hanno un loro posto
tra le fila della gente comune.

Sono un attore che recita la sua vita.
Con un certo decoro.
Con un certo orgoglio.
Con tanta forza.
Sono il figlio abbandonato della cicogna
e vendo anche giri turistici al nido
oramai triste nomea
per quelli che credono all'amore.

E sorrido.
Al buio.
Ai lampi.
Alle ombre.
Insegno a sorridere a tutti.
Perché non salto sul palcoscenico come un demente,
per rubare tempo in cambio si soldi,
ma provoco il destino al gioco,
dove siamo presenti tutti come creditori di fortuna.


Chiudi semplicemente la porta

Chiudi semplicemente la porta
ma senza rumore.
Tieni pure le chiavi di casa
nessuno piangerà per questo.
Torniamo pure al mondo di fuori,
come due esseri nudi e senza corazza.
Non mi servono i tuoi pigiami nel cassetto,
né i sopramobili colorati,
non berrò il caffè nelle tazze di tua nonna
né girerò ubriaco per le strade.
Una porta chiusa è una porta chiusa.
E' solo un mondo fuori dall'altro senza finestre.
Ho medicato altre volte il battito
nessuno è mai morto in compagnia dei propri fantasmi.
Mastica pure i nuovi mille semafori verdi,
cammina vicino alle linee bianche come chiunque,
ma guardati bene dal sogno
perché fatto sotto gli occhi degli altri,
brucia.
Chiudi semplicemente la porta e guarda avanti.
Altre parole al vento.
Altra memoria.
Altri enigmi per la mente.
Io?
Io semplicemente uscirò per una partita.
Una breve sfida con il destino
che poi
perda o vinca che importa?
Ad ogni nuovo passo si sa,
bisogna aprire gli occhi.

Ogni tua fantasia

Come sono scure le nuvole sotto questo cielo,
ma posso tendere l'arco del fiato fino a strapparle.
In fondo amico mio, ho sole abbastanza in testa
da cacciare via tutti i brutti pensieri
e non m'importa della pioggia,
dei tuoni.
dei lampi che spaccano il timpano
perché sono i miei battistrada le nuvole nere.

Posso raccogliere le stelle nei ventinove giorni d'assenza
e dartene qualcuna per illuminarti il cuore
che guardo come ti pesa nel battito
come se ci fosse del dolore tra le pause.
Ti possono guarire da tutti i mali, le notti nere,
darti una nuova pelle che piaccia ai fantasmi,
capaci di danzare innamorati ogni tua fantasia
perché sei la loro ispirazione tu, a volte angelo, a volte diavolo.


Ci sono cure per il dolore

Ci sono cure per il dolore che non provocano assuefazione,
placebo nutriti solo da probabile credo,
che guariscono la forza dei crampi,
capaci di toglierti l'aria.

Abbiamo improbabili amici per sostituire l'oblio
e mentine sul comodino per calmare i nervi,
stretti in nodi intorno alla voce
che tace per non uccidere la parola.

Ma oltre ogni difficile percorso abbiamo un noi stessi,
 dove tutto il mondo ti è senza difficoltà fraterno
e quando credi di dover cadere,
sarà poi questo mondo diverso dal reale a guarirti l'ala.

Basta un ramo di legno

Basta un ramo di legno che il vento piega per credere di sentire una carezza. La vita è una carezza mancata, una ricerca continua di carezze, un ascolto lungo e paziente alla tonalità del silenzio che potrebbe essere tenera se la tua fragilità lo volesse.

Se tu mi stringessi la mano
ti potrei mostrare l'orizzonte
dietro le lame di nubi
che fecondano pazienti, la pioggia.
Ti diranno che la vita non è facile
ma io credo sia possibile il contrario
con un piccolo sforzo della tua anima
che vuole prosperare di battiti.
Siamo canoni inversi
in mezzo all'ordine dello spartito
dove potresti provare a volare
come accenti sui sedicesimi.

Basta un respiro più lungo per sostituire la parola. Basta l'assenza per discutere senza rabbia. Noi siamo solo pause che l'universo usa per rendersi unico. E per dire ti amo cerca un albero. Lavoralo con la punta di un coltello ma senza toccarlo così il tuo cuore non perderà i suoi battiti e nella sua linfa ci sarà anche tuo sangue pronto a salire alle foglie dove io cercherò l'ombra. L'amore è tutto senza il concetto di sostituirlo alla parola così il semplice vivere ci rende innamorati di qualunque cosa nutra l'aria prima del respiro.


Birds of Loom

Ovviamente non è un processo,
il vivere ascoltando i battiti del cuore,
come un sopravvissuto a tutti i dolori del mondo
che riconosce bene la propria colpa.

Non saprei perché crediamo agli angeli
più che a noi stessi
perché ci serve la pioggia
per smettere di ardere
ma so che siamo come un fuoco
che trova l'uno nell'altra il combustibile.
Ovviamente è una strada con infinite mete
che porta indietro
avanti
o si ferma
Diavolo
dove non dovrebbe …
ovviamente è questione di passi
i sogni spesso mescolati alle carte da gioco.
Potrebbe mai fermarsi il vento?
Potresti mai smettere di respirare per un altro?
E' possibile comandare al pianeta un giro inverso?
Non so.
Ma credo di sapere cosa tiene sveglia la mente
quando la notte educa il fantasma a sfamarti
con briciole di ricordo e affetto
spesso ingannevoli pietanze per l'anima.
Ovviamente abbiamo bisogno di credere
in tutto quello che ci rende forti
anche solo per un momento
abbastanza per trovare il credo, la forza, la strada.

6.30


6.30
Nebbia fino al tetto del cielo.
Buio pestato nel mortaio con ombre.
Un pasticcio di nubi nel calderone dei lampi
che aspetta solo la forchetta della pioggia.
E' un giro turistico nel Limbo,
la prima occhiata oltre la finestra,
dove s'accoppiano due mosche sopravvissute,
all'olocausto degli insetti estivi.

6.30
L'autunno viaggia leggero,
il mio cordone ombelicale succhia i pesi
dai lunghi voli onirici senza zavorra.
Mi sveglio.
Il pavimento è ossuto.
Magre e fredde piastrelle.
I passi strappano territorio al buio
che regola il suo corpo con i miei battiti.
Sono astemio di parole.
Muto io e l'aria.
Ci beviamo a vicenda le bocche,
prima di cedere al dentifricio.
Il caffè è buono.
La fiamma è buona.
Il mondo che vivo è buono.
Ma io cerco il miracolo,
allora fisso la pioggia,
prima di andare al manicomio,
dove racconto fiabe,
ai fantasmi.

6.30
Esisto.
Ascolto.
Capisco.
Il mio mentore è una tela di ragno,
paziente operaio tra le icone dei morti
che ridono nei dipinti alla gloria,
d'un creato che nessuno di noi può vedere.
La volontà spinge avanti il sistema.
Sono un buon uomo
dietro i filari
che quando vede la pioggia, ama,
nulla che possa essere detto a parole.

Con il cuore

ci sono spazi tra le righe
e buchi nella parete di quadri buttati
c'è un ragno sotto le fessure del muro
dove prima la luce cadeva sicura

un corridoio lungo anni
ci sono passati molti passi sopra
non sai che sono ancora lunghi i rami
dei tigli che allora entravano dentro

un posto in prima fila per ieri
non puoi riconoscere il perduto
solo dalla conta di qualcosa in mezzo alla polvere
o dalle impronte della scarpa

splende il sole come ogni giorno
i mattoni sono ancora freddi
per quelli che contano di camminarci sopra
con il cuore

ci sono file di vasi di fiori asciutti
e dodici campanelle appese al soffitto
è rimasto poco di noi tra le mura
ma io riesco a leggere nelle ombre

è una battaglia persa tornare indietro
ma non è mai perduta la memoria
perché è un dono vivere per amare
e questi resti lo gridano a tutti i venti

Il mio raggio di luce

Cerco il mio raggio di luce,
un cerchio di lame, dove disintossicare l'anima dai sogni,
una bocca dove fare riposare le labbra,
avvelenate dal gioco di prestigio del trucco.
Fuori dal cerchio d'ombra,
solo il cemento ha l'aria pura di quello
che davvero è senza una maschera,
falsi cartelloni arrapano la mente
mentre il cuore pompa sangue sporco di dolore
nella carne.
Il corpo è un mendicante appassionato,
vengano le ombre ad asportarmi i pensieri,
l'amore che vuole chimera non è mai nato,
ma vada per il gioco di sesso al posto della guerra.

La verità è sempre nascosta sotto i vostri passi. Le intenzioni a volte sono armi peggiori delle pistole. Imparate a usare bene le vostre azioni perché esse provocheranno sempre una conseguenza e quell'effetto determinerà in qualche modo, il vostro futuro.

Ti scorto col battito fino al confine del mondo.

Dalle finestre appannate del Barn's solo figure.
Una folla di estranei che conta il secondo,
cercando di evitare la morte stando in fila,
mentre fuori la vita si scontra con i semafori.
Trafficano d'anime i cartelloni vicino al cielo
quasi avessero una via con priorità all'Eden
da dove nemmeno un angelo mostra la faccia
per capire noi scemi quanto sia innocente.
Il 378 verso sud gira a destra,
schizzando sull'orlo dei miei pantaloni il fango
che alimenta la nostra mente di fantasmi,
sempre in difficoltà con la fede.
E scivolo in questa grande città di disperati,
come una valigia in cerca di proprietario,
come un tramontare di d'acque
verso un selvaggio west ma femmina.
Cosa cambia se l'autunno ti rende foglia e non donna?
Se l'Houston tende al nero per nascondere i tritoni?
Cosa cambia che oggi non ci sei
e nel mio passato nemmeno me lo domandavo?
Ma quello che so
e quello che ci cambia davvero è quello che posso immaginare
così nel mio futuro noi ci saremo,
foglie,
tritone io e tu sirena,
o poveri diavoli che suonano il blues nei locali notturni.
Eppure questa città è capace di silenzi alieni,
io cammino e li accolgo come pallottole,
sempre più spinte dentro il petto
come una mano umida che s'appiccica a ogni cosa.
Tu non passi quando i miei occhi ti cercano.
M'accorgo di te quando corri spaventando la tristezza
di questa strada piena di luci
dove le nuvole buttano giù le loro paure.
Ti scorto col battito fino al confine del mondo,
i santi oltre le guglie del St. Patrick's si piegano curiosi
all'unica luce che chiude il palpito dell'intera città
sotto il cappotto di lana
appena sopra bocca del cuore.

Delirium


IL VAMPIRO

Ognuno di noi è ciò che è?


Il Vampiro

Atto I - Il buio e la luce … smarrita la via regna la paura
Atto II - la casa dei piaceri
Atto III - la bellezza (sublime) del Diavolo
Atto IV - Lui (la canzone: non posso conoscere il fremito senza un cuore caldo- ma posso immaginare l'amore)
Lei ( la canzone: cos'è L'amore Loran)
Atto V - l'amore non ha sesso, non ha età, non vede ostacoli- (la casa è una creatura viva che tiene cari i suoi segreti: la Casa prende vita e parla come una vecchia governante, ammonisce l'ospite ma alloro stesso tempo la cura- non v'è tomba più difesa - on v'è porta più ostruita che quella che Lo custodisce)
Atto VI - vita e morte paradiso e inferno

I protagonisti:

Victor(a) de Vandespien Cour - il Vampiro
Loran - il viaggiatore
La Casa - Lucifero
Voce - una creatura oscura
Il Bosco - i dannati
Le Ombre - la platea del male
Le forze dell'Oscurità - le serve di Lucifero
La statua di pietra - la buona coscienza
Lo specchio - servo di Lucifero
Gli ospiti - mostri e fantasmi d'ogni genere invitati al Ballo
L'Autore - il colpevole di tutto


ATTO I

Buio e Luce

Sipario Nero.
(Il suono di una tempesta di neve.)

Ci sono strade perdute in mezzo ai boschi che portano all'Inferno. Ci sono anime che smarriscono la retta via e cercando una scorciatoia per il ritorno a casa. Strade invisibili all'occhio, invitanti come nereidi, che conducono il passo sull'orlo dell'abisso, dove la mente capisce che non ha via di scampo; e allora ordina alle ginocchia di piegarsi in una ultima, forzata supplica agli angeli.
La battaglia tra il bene e il male, tra l'ombra e la luce, tra la Morte e la Vita, lontano dalle luci di città rassicuranti e dai rumori instancabili d'auto e fabbriche.

(basso - il battito di un cuore)

(L'autore ammonisce la platea con il coro delle ombre)
Camille Saint-Saëns - Danse Macabre- rivisitazione

c'è una maschera nella tua mente
è un invito perenne a sognare
non vorrai sapere dove ti trovi
dove l'anima tua cerca rifugio
nemmeno le ombre nere conoscono l'uomo
nemmeno i diavoli sanno come dare battaglia
alla fame del mostro che si chiude nel capo
nelle stanze più buie e segrete
che la tua anima condivide coi nembi


(Il Destino narra la storia)

Tutto ebbe inizio nel mese di Dicembre, poco prima delle feste di Natale.
Fuggiva dalla città, presa in stoiche acrobazie per sopravvivere ai rumori e alle invasioni di malumori, la sua piccola utilitaria correva, diretta verso la periferia.
La cosa potrebbe non interessare il lettore, non fosse che questo moderno mezzo di trasporto era usato dal protagonista della nostra storia.
Dopo due ore di rallentamenti dovuti a una pioggerellina ghiacciata el'uomo trovò l'indicazione per una scorciatoia che l'avrebbe portato a casa della sorella, cui non faceva visita da anni; o forse non c'era mai andato perché troppo preso a seguire i mille impegni della sua fidanzata.
Fece una breve pausa per bere un sorso d'acqua, anche se fuori diluviava, lui aveva sete e la cosa gli sembrò divertente. Girò il bottone del riscaldamento sul massimo e si stringe il giaccone come se avesse avuto paura che qualcuno gli potesse rubare non solo il cuore ma anche l'anima.
Loran accese i fari dell'auto, sessanta chilometri l'ora era un buon passo, pensava lui rilassato mentre si strofinava le mani bagnate dell'acqua caduta da una piccola bottiglia chiusa male, poi sottovoce imprecò.
Il tergicristalli cercò di liberare il vetro dalle sberle di pioggia, ma lei aveva forze inverosimilmente perpetue, che azionava per scoraggiare gli illusi, contenti se fosse sparita in quel mese che sognava solo neve.


l'ora dell'uomo
è come il brillare diurno di una gemma
nulla dura se spinto all'eterno
la gioia è insipida se non ristretta
così che dal dolore l'esistenza debba trarre somma
per poter splendere per pochi istanti
e poi tacere

avete voi paura del destino?
chi non lo teme affronterà paure
maggiori del suo immaginario
perché alcuna scienza umana da conforto
se non sperare per prolungare i battiti

il viandante pregare dovrebbe
sempre la salvezza
chiunque sulla strada della vita
 potrebbe trovare inganni
che in fede
superano del bene i fianchi
e trascinano in vortice cruento
l'alma

pregate in coro
per chi azzarda tragitto in mezzo al bianco
per chi deluso dall'oggi
cerca nuova via
per chi ritorna al perduto dogma
senza vedere col cuore
dove il passo cede

(l'Autore)

Cos'è che libera la pioggia dal morso dell'inverno, quale forza spinge il frammento d'acqua alla caduta e dopo rovinoso precipitare cercare il bacio della morte, seduta sui corpi di foglie ingiallite e secche?
Non lontano da ogni vissuto, dalle vie costipate di traffico, non lontano dalle nostre certezze, c'è un antro che accoglie tutte le paure umane e l'oscurità.
Un vano propenso al tacere dei secoli perché lui è li a monito degli spavaldi che s'apprestano a sfidare l'inquietudine del Regno dei Diavoli.
La lotta non è la fuori ma dentro il torace, nel capo, nei sogni, nei pensieri, in tutto l'arco di tempo che misura la vita d'un essere umano.
La notte dell'inverno è una creatura quasi quieta, ti senti i passi al sicuro e lontani dalle belve luminose di città ma ora in mezzo ai boschi, le strade portano ad altre strade, la loro metà è il Nulla, l'occhio teme i licantropi di legno che spuntano dalle ombre, infiniti.
Dove ora stai andando Straniero non c'è mistero ma timore.

Loran pensava alle feste di Natale, vicine, così vicine da fargli ricordare di essere solo, non per scelta ma per colpa di una bugiarda, una pazza, che si era presa la libertà di usarlo come un oggetto, come una moda del XXI sec. che tranquillante si può abbandonare tramite uno spiccio sms che non le era costato più di un centesimo; questi ed altri pensieri sfidavano il quieto mondo dell'uomo ...
Viaggiare di notte non era mai stato per lui un problema ma i pensieri così' scuri lo portarono fuori strada, lontano dal passaggio regolare del traffico.
Non era spaventato, non doveva esserlo, la cosa peggiore era non aver azzeccato la porta della felicità, e aveva smesso di piangersi addosso, come gli amici lo avevano consigliato dicendogli, ragazzo così va la vita, la fottuta vita dove si era barricato come un criceto di casa, per fare contenta quella animala dalla diaspora facile.

Le ombre tra i rami, dal nulla, dopo aver sconfinato l'oltretomba sussurravano esauste, inviti:

(le Ombre - sussurri?)

Loran
ascolti
battiti uniformi
chiamate del cuore
piovi indisturbato tra gli estuari del mistero
pensando ad una donna
storpi i passi
dagli argini di limo verso il bianco
reinventi la passione tormentosa
come se i sogni
ti fossero dovuti più dell'aria
e nel cancan di fantasmi
passi inosservato
profumo dolce di fresie
per fare girare il capo
ora attendi dalla notte
risposte
ache se lei è capace solo di portarti
sogni

La pioggia dopo il rovescio, sembrò calmarsi ed in lontananza, Loran vide la collina illuminata, solo per poco, ma questo bastò per sollevargli il morale e girare il volante verso la civiltà.
D'un tratto l'auto cessò di rispondere ai comandi, la benzina forse o qualcos'altro, si domandava l'uomo, cercando nel selciato la risposta.
Intorno a lui solo i giganti coprivano il cielo, statue di legno appigli per candidi ghiaccioli, le mute forze per irritargli il cuore, aspro non per l'inquietudine del buio ma per la distanza dal punto fisso.
Poi senza alcun sprono ripartì, la scatola di ferro col suo passeggero, la pioggia smise il suo corso, lasciandosi sostituire solo dal vento.

(suono di zampogne)

L'auto procedeva in un imbuto sempre più nero e impenetrabile, ma la mente dell'uomo seguitava ad ascoltare il suono magico di una canzone virtuale, come se nel posto dove era diretto si festeggiasse il Natale a vecchio modo, con luci colorate, bambini presi a fare pupazzi di neve fino a tardi e zampognari dietro le porte a invitare gli animi della gente ad aprirsi.
La via era ostruita da un tronco, poco lasciava a chi doveva, il passaggio, e l'uomo senza cinguettar dispetto al Fato, scese a cercare la stella del soccorso.

(Voce)

dove spunta la Luna
c'è un angolo di cielo senza stelle
davanti ala rada
di ombre

non temo più nulla
il peggio m'ha preso da tempo
sono sempre libero
dalle trame dei compromessi
troverò un posto nel tempo
dove guarire tutti i mali
dove immaginare sepolti i nemici
dove mutare il cuore da uomo
in lupo

(Loran mira al bosco per cercare l'indizio di una casa o di una nuova via- sussulta)

(il Bosco)
Ma tu non hai paura?
Non temi di liberare dalle peggiori angosce i fantasmi? Guarda il mondo dell'oscurità che ti circonda, guarda come sono tenui i suoi contorni, qui potresti svanire per sempre e nessuno venire a cercarti. Sei solo un debole castello di carne, un invito per la peggiore specie di mostri; hai nella vena calda il sangue che a molti potrebbe esaltare il senso. Qui l'uomo smette di cacciare e diventa preda o dimmi Straniero non temi tu le zanne a sciabola

(Loran si guarda in giro pensando ad uno scherzo)

Paura io? Di chi? Di cosa? I mostri peggiori m'hanno già spolpato di speranze, io potrei essere la vostra nuova paura, perché in me dormono, già tutti i diavoli.

(il Bosco)

Che ne sai tu dei diavoli, tu che hai vissuto bendando gli occhi solo di luce, che hai atteso le albe per aggredirci d'angeli, tu che hai bruciato candele in chiesa per la nostra fine, che ne sai tu delle vere paure?

(Loran)

Seppur io non veda chi mi sfida, io so per certo che dietro ogni voce c'è un Ego, e come tale tragga la sua forza dalla certezza. Allora io domando a te immagine del Nulla, cosa v'è certo in natura, cosa non ha un fine che porti al dente perpetuo del verme?

(il Bosco)

Ovunque nel mondo troverai, amici, nemici, incoerenza, ma c'è un posto dietro le quinte della vita, dove il tempo non dirige e da li vediamo cose che danno la risposta ai nostri dubbi.

(Loran ride)

Orsù pensate che rubando il posto a Dio, voi possiate evitar la muffa?

(il Bosco)

Temere dovrai te stesso e sempre, e di Dio se credi che esista, ne sarai il giullare, perché per sua ammissione di colpa, vige, tra i tremendi umani, il libero arbitrio.

(Loran)

Non credo sia di Dio le colpe dei nostri gesti, nemmeno del morire associato ai peccati; io credo ci sia un tollerante mondo oltre che passato il gradino basso del fiele, ci tiene in riserva da beati.

(il Bosco solo alla platea)
T'addentri in un mondo di fantasmi, peggiori di quelli che schivi nello specchio. Ti sia monito questo consiglio che tiene ancora alla tua vita. Ovunque nell'antro di legni storti e spine, c'è un corvo che seguirà il tuo passo. Attento a non fallire uomo! Caverne spaventose e buche nere risucchiano in ogni circostanza ignara preda e torturano per lunghi attimi che sembrano ere, la mente non avvezza alla speranza. Ritorna a vecchi piani e fuggi dall'arcano. E' guisa del rimorso architettare oscuro in questa dimensione. Dio non vigila sul volgo della notte ma suo fratello che è ancor più diligente in certe cose.
Sei dunque un Dio per osare? Ti da paura tanta forza tirar dritto verso il punto oscuro?
Lubrificata via infernale ora è desta, chissà non voglia l'orologio del tuo tempo fermarsi in questo luogo?

* Il Purgatorio

Vola uno stormo di uccelli notturni, tremenda la voce del male, la notte emette un grido disumano, ed il bosco torna a tacere non da sconfitto, ma regista che trama con gli oscuri fili del tempo, la gabbia.
Dall'oscurità una voce soave invita Loran all'attenzione.

(Voce)

Ti sia condanna la superbia, che di ogni uomo ne fa giostra, e allora tu verrai sul sentiero duro, a piegare gli occhi davanti al grande altare. Mettiti in salvo se hai coscienza, altrimenti duro sarà la tua castigo!

(Loran)

Non temo i passeri perché son neri, ho sempre avuto costanza davanti a porte chiuse, ci sono metodi che in natura sembrano diversi, e diverse sono le strade della mente per togliere l'inghippo. L'invito mi sembra ansioso, ma ansioso per chi non teme l'umile mortale smarrito sulla via, chi vivrà vedrà, e il mio inchino non cerca affatto un Dio. Avanti! Aprite le vostre fauci di morte e fattemi vedere dell'oscurità la forza perché altrimenti riservo il miglior ghigno, a chi parole e fretta fanno in circostanza.

L'oscurità prese vita e gli alberi si spostarono non sotto un forte schiaffo di vento ma per il volere di una gigantesca e invisibile mano. S'aprì una via stretta tra i cespugli, che sembrava portare verso il nulla. Di lato i mostri sgranavano pupille con tizzoni, nei rami sembravano avere fuso il busto, la via portava dal nulla verso un punto oscuro che dall'umanità se divorata, avrebbe tratto forza.
L'odore della notte era incerto, il fremito del vento ghiacciava, e la natura mentre il cuore pulsante portava nella desolazione un po' di sogni, si faceva crescere lunghi e di legno, gli artigli.
Libera sui quattro lati, quasi infetta persino per l'Inferno, s'intravedeva una casa ricca di guglie e di bronzi. Tale fortezza sembrava difesa in natura da altri mali, e incondizionata la sua presenza senza il male storpio dell'edera che tutto avvolgeva, vetri e lucernai rassicuranti erano per l'occhio dello sconosciuto in cerca di speranza.
Forse c'è vita, pensava Loran camminando, forse si può uscire da quest'incubo con una telefonata, ed i passi facevano il rumore di mille legioni di soldati che attraversavano il deserto della Morte.
Il bosco si agitava, fremeva, ondeggiava, viveva la foresta fin dalle radici e tutto si piegava da una parte all'altra, nonostante il silenzio del vento. Loran affrettava i passi verso l'imbuto. Costanza, pensava, serve costanza davanti al nulla, e andava avanti spinto dal motore curioso dentro il capo. Marciava cercando di non fissare l'ombra sebbene i tremiti togliessero dal passo molta forza.

(Loran)

mi dicono che il nulla è torchio
che devo temere della vita
che devo avere paura se l'occhio
non vede del passo la meta
ma io non temo
non temo il male
non voglio credere ci sia qualcosa oltre il buio
che i diavoli si misurano per ridere con l'uomo
ed il difetto di nascita di certi esseri
portino all'odio
io voglio credere che dietro ogni condanna c'è un dono
un atrio di speranza dove prendere il fio
io andrò per ogni strada avanti
mai cercando di temere il fuori
perché in me ci sono tutti i modi
per vedere del vero diavolo il sigillo
non sia l'impuro tremito a farmi sospettare
quanto crudele può essere d'inverno la natura
voi che mi state davanti a muro
non avete mai avuto a che fare con la Donna
orsù andiamo
è canto il privilegio di venire fuori dalla rabbia
fosse la notte la meretrice di turno
io ho dato alla sorte il bene
per altre più o meno scaltre
non mi consumo

Seppure all'inizio la via sembrava meno lunga, ora la salita impegnava l'uomo, che delle mani non sentiva più risposta e delle gambe ascoltava il lamento.
Morirò qui, sepolto nelle trame di radici, pensava avanzando a fatica, la fredda Luna pomiciava con gli occhi del lupo che ipnotizzato la leccava.
Si strinse sul petto il cappotto, buttò il cellulare come una pietra, e si lego le mani sotto il petto, cercando nella sopravvivenza di combattere la notte. Ogni passo lui pensava ad un frutto, ogni frutto diventava un drink, e ubriaco delle sue alcoliche visioni tirava la gamba con l'inconscio, l'unico al caldo.

(Loran s'illude)

dimmi Joe il bar è aperto
ho qualche spiccio nelle tasca destra
voglio dimenticare ogni acrobazia
che la mia vita fa davanti agli altri
versa Joe
un bel bicchiere di rosso
il più adatto tra veri amici
o meglio lascia stappata la bottiglia
perché ho in serbo per lei miglior sorte
pochi pazienti oggi in bottega
eh
sono tutti prigionieri di qualche megera
di qualche astratta convinzione
che facendo i bravi in casa
possano tenersele strette
no
le donne amico mio
stanno solo per loro convinzione
hanno gabbie d'oro per lo sfortunato
dove lasci senza indubbia certezza la memoria

sono abili a maneggiare i corpi
queste pentole dove noi cuociamo carne
e con lenta ambizione ci divorano da dentro
come se sapessero del maschio la paura
noi siamo fetidi fino al midollo
viviamo in comunione di un sesso
che pensa per contro proprio alla vita
lasciandoci ancorati alle sue brame scogli
ed in balia di tutte le tempeste lasciamo il senso
che nutra ciò che sarà e sai dei vermi
di piacere

(si sente la lieta musica d'un carillon)

Il male non censura altre vite seppure in questa sua arena ne voglia lo scettro, e rea di chissà quale pena s'erge di meraviglia la fortezza come un drago muto che tiene la stretta fiamma pronta all'uso.
Alte sono le braccia di bronzi e vispe guglie, a monito rapaci per il nemico occhio, e tremendissime le belve in stasi per la gloria, come una predatore accucciato segue l'ignara preda. Sono immobili ma di straordinario uso, sono in difetto di caduta ma vigili coi sensi, questi custodi d'immortale sangue, farebbero paura a chiunque. Hanno gli arti per l'appiglio e saldo il corpo di fredda roccia, salutano sebbene con poca gioia, il vagabondo venuto a ripararsi. Terrene le figure ma senza nome, dai draghi, dagli orchi o dai demoni eredi son chiamati, qualunque cosa gli abbia portati in cima, conosce bene come sappia giocare col buio la magia.
Difeso ogni torrione da Dei oscuri, più forti dell'armata fida al Bosco, che teme piantare radice nel suo intorno, così che la veduta di facciata è solo meraviglia.
Immenso quel portale sfondare può il silenzio, il varco suo protetto non guarda quel interno dove osteggia fiero l'albero oramai nudo.
Il sasso ha un diritto di giacenza per fare la guardia al passo del molesto, e sembra aver vita, sebbene nell'inquietudine ogni piccola cosa è schiava a quel calvario.
Tutto è Morte e di Morte ha il velo, tutto si nasconde per non dare sfogo a gioia, come una magica scatola che cela di ogni male qual vaso di Pandora.
Poi tornò il vento a soffiare forte, sulla carne dell'ultimo umano, che sfidare volle la rea gloria, e come un soldato a spada tratta, Eolo prese di mira il corpo, che immediatamente ne assaggiò la lama.

(Loran)

Perduto sono in quest'avida cella, spinto a difendere qualcosa della vita mia corrotta, ma temo il freddo non cerchi di pena, per salvarmi il battito dal fio oscuro.

(la Casa)

Chi sei? Cosa vuoi? Da dove sei venuto? Non temi tu le porte dell'Inferno? Dovrebbe Cerbero sputare dalle sue teste acidi veleni, su quelle pretese che ti portarono fin qui il passo, o il mitico Caronte berti la linfa, non temi il pegno richiesto da un traghettare quieto che porta alle opposte sponde dell'acido Ade? Tu non lo sai ma ci sono tante formule di morte, che renderebbe astratto ogni tuo bisogno, pratiche nere di servigi oscuri, presi ai primi discepoli di Morfeo. Nella non Morte il peggio regna astuto, che prende di parola la casta forza e la usa qual arma per degno guerriero. Contaminate sono le mura ma per poco. Le guardie di granito son sveglie e con gli artigli pronti. Nulla disturba la pace dentro sebbene tu straniero non conosca a quale pericolo stai andando incontro. Non smette mai di battere quel cuore!
Sei pazzo a registrarti all'astratto oste. Lui segna e prende a caparra la tua vita perché vorresti oh folle, richiare così il tuo respiro?
Chi sei che spingi il cuore sulla soglia di ciò che è da sempre inviolato? Se tu avessi lo spirito cattivo allora potrei chiamarti meritevole eroe, ma scorgo il tremito dell'uomo che dalle viscere al cuore porta bene, e qui né adesso né mai dovrà entrarvi il buono, perché la profezia potrebbe avverarsi.

(Loran s'accascia davanti all'imponente ingresso, dicendo le ultime parole prima di svenire)

Se questo fosse mai l'Inferno, è mio di diritto avervi accesso, ma non per prove che mi qualificano al male ma per tutto il dolore masticato da quando madre mi portò in vita. Io sono certo di aver provato il male e piaghe dure di vero dolore, son certo di meritarmi il bacio della notte perché sopporterei solo del buio la cura.
Voi mi dovete dare ospizio perché niuno sopra o sotto il mondo è libero da legge, che nega in sfortuna asilo, dite a Lucifero che un altro servo è pronto e date ai commensali la parola d'un altro forte schiavo scaltro all'ombra e dite pure ai demoni che un maggiordomo è pronto, e se questa fosse l'ultima scintilla, a voi è data ora, con o senza merito di circostanza.
(Loran sviene)

(l'Autore)

bene
bene
forse è strada
accettare
tutto quello che a destino aggrada
sono innocui certe forze
di speranza
ma è meglio che il male
venga ad onta sopra l'Ego
e si spenga pure l'occhio
che fin troppo è sazio del normale
spinto in un gomito se soffre
ha un solo piccolo ricordo della vita
quel che bello fu della sua sorte
non misera è parsa la bugia
la certezza mente i forti
e dei deboli mastica il colpo
ma nell'umile cementa il seme
che scalfire potrebbe il buio

(le forze dell'Oscurità sussurrano anatemi)

Che possa lui urlare a Luna, vestito di ruvido pellame e grigio, che non ricordi del braccio forma o l'uso, ma della zampa a cui affiderà difesa, non possa costui che trama buono salvarsi dal peccato, che oltre questo recinto si consuma con piccoli ed ossessivi pianti di piacere. Andate pure a dire a Satana in persona, che qui c'è una forza per scardinare la profezia, correte voi ali senza teste, portate il vento a servirvi, e sotto le grandi grotte mescolate ai fuochi le penitenze di quelli che dannati ancora friggono. Cercate il giusto filo che parte dalla radice dell'Angelo Caduto al Gran Portale del Dio, che rifiutò bellezza e certezze ai cari morti; solleticate in mezzo e con forza, vediamo di qual destino ha quest'uomo la portata.
Ma state attenti a non incidere con propria opera la sua speranza; le regole per tale gioco sono bizzarre, tanto che a colui che reca offesa a Parca, parte del peggior oblio soffrirà nell'Ade.
Avanti snobilitate lo straniero, cercate a buona causa la sua pecca, convertito sarà un muratore dietro il Bosco ai lieti viaggianti esca. Togliamo all'osso il nobile statuto che non possa l'uomo trovare cadendo, altra speranza.
Spingetelo nei buchi e nelle cave dell'assenza, tra le radici morte che ancora urlano di sete.

La casa ebbe un sussulto tale che i corvi presero dagli umidi torrioni il volo, il corpo all'ingresso s'era intirizzito, che fosse morto? Le percezioni delle ombre furono attente, e dal portale le lingue demoniache uscirono per tastare il defunto.

(la Casa)

Figlie del male andate all'assaggio, dite se questo è ancor vivo, se l'aria avesse smesso di fargli buon passaggio, allora aprite la Grande Cripta e datelo ai ratti. Si sazino le altre creature di questa carne calda, così che mite proseguirà il riposo sotto la sanguinaria Pietra, l'Innominato.

(l'Autore)

Ma Loran era ancora vivo, e il suo flebo battito bastò ad ustionare le lingue maledette, tanto che si ritirarono con l'urlo degli esseri sconfitti dalla luce per leccarsi le ferite in marci antri.
Il Bosco non si dava pace e fremeva, ma c'era un limite al braccio della radice infernale e della Casa il dominio aveva su tutto che il confine vedeva limitato dalla pietra.
Le fondamenta tremarono con forza, quanto bastò per frantumare i vetri e i neri cocci che finirono a saettare nel Bosco, che tacque ferito dal volere maledetto.
Ma i vetri lasciarono scoperto muro vivo, vene di edere correvano al cielo e tutto sanguinava sulla pietra come se la Casa fosse una Bestia dormiente.
Di rado da lontano arrivavano le note, di quelli che sentivano il Natale, canzoni ed arie allegre, stordivano la schiera delle ombre.

(la Casa)

Da tanto che mancavo al sentire di festa, ora capisco delle buone prede la cura, gioite gente per saziare il nobile palato di chi ahimè sarà tra noi comando.
Per la fame di Lucifero, forse è tardi, e questa invadenza umana farà voce; nel sotterraneo decreta ancora il freddo sonno della creatura che per smaltire l'Era, divide ogni memoria con il buio.


(voce a Loran ancora accasciato a terra)

stai
pazienta
rami secchi raccontano storie
di quel che ebbe il Regno
ed ora è uno dei non morti
maschere siamo
tu cerca sempre dentro
cerca nel profondo
gratta il gesso della smorfia
e metti colore sulle nostre facce smunte
ossa e rami non trovano riposo
sempre dell'alto cercano i soffitti
c'è del vivo
in ogni cosa morta
che vuole in terra un po' di pace

chi amò
chi visse da egoista
chi si prese nel mercato dei peccati
nel girone dell'oblio prigionieri
come carne ai vermi
legati alle carcasse


ATTO II

Scena vuota.
La magia stende il suo regno fino ai piedi del bosco. La casa sussurra oscuri incantesimi e la scenografia inghiotte Loran che viene trasportato dentro.
La Voce della casa che lamenta i suoi incantesimi.

(Il Bosco si lamenta)

E' un regno insicuro persino per chi ha nido, eppure qui è desta ogni magia oscura che penetra fino dentro la radice o in ogni vita per poterla rendere schiava di una promessa. Qui tutto deve avere un senno negativo. Qui tutto grida alla paura. Qui tutto attende un incubo ben definito che lasci il segno sulla natura. O voi fantasmi ,liberatevi dell'urlo e voi mannari cercate una luna bianca che vi dia il suo pallore in cambio di un morso ben dritto al sangue.
Tornate mostri dalle vostre gabbie e voi impurità salite in questo tempio che vuole una vita in cambio di altra eternità che a Lucifero è devota, in silenzio.
Magia si desta dai tumuli di muschio e nelle tane putrefatte dei non morti, magia ora scorre nella linfa e nelle carni del corvo nero o di un Cerbero ancora giovane per chiudere gli occhi.


La Casa è un mostro senza faccia. Castello immemore di tempi felici, costruito solo per dare splendore all'Innominato durante le ere e come trappola per anime smarrite.
S'erge a trono sull'umile natura e con le sue torri graffia quasi il cielo che sanguina senza portare più l'alba. Lei vive marcata da un eterno buio. E' desta come una creatura selvaggia e arrogante, tant'è che freme nelle fondamenta come un vampiro dormiente e in attesa di placare la sete.
Nero ogni suo muro, nera la carne del mattone, nere le statue e le guglie e i vetri a bugiasull'esterno. Pece marmorea il bestiale covo delle ombre.
Nell'ampio salone vuoto le vetrate erano le pagine di vita di quello che la casa non poteva raccontare.
L'immensità di quello spazio parlava come labbra che si contendono aria e silenzi, senza temere gli anni di polvere che avevano divorato forse tutto. Non v'erano mobili, segno che non era mai stata abitata o i suoi occupanti erano scapati in fretta? A noi è dato sapere che il pavimento di pietra come le alte vetrate avevano intarsi e figure, ed ogni centimetro era la rappresentazione di qualcosa di terribile; perché le figure consunte dal tempo o dai passi sembravano ombre, con lingue di fuoco e bestie terribili che s'ergevano intorno alla casa come un mantello con forze demoniache.
La luce rara arrivava solo a carezzare i contorni delle cose superstiti. La scala era una entità estranea e sembrava traghettare il visitatore in un mondo superiore incapace di dare maggiore sollievo.

(Loran si desta dentro la casa)
temo ci sia del male in questo buio
raccolgo solo il suono dei miei passi
chissà che mondo c'è oltre
se questo possa cambiarmi la vita
qui ho la sensazione
di non sentirmi mai solo
perché?
perché immagino intorno a me un'altra presenza
dove sono gli angeli che prego?
dove brillano stanotte le luci rassicuranti?

(le Ombre)

vieni avanti e non temere
anima pia
avanza tra i nostri cori
sei salvo dalle prodezze del tuo mondo
vieni a soddisfare i tuoi sogni
con
pozioni
incantesimi
e streghe

i sogni restano
di qualunque realtà
più belli
possa la fiducia aprirti la porta
sul nostro bel partito

(l'Autore)

Siamo ospiti di questo semi eterno pianeta e sempre in cerca di quel mistero che ci sfami, siamo divorati dall'erba voglio e dall'immutata insoddisfazione di ciò che si possiede. Alcun uomo può rifiutare l'invito ad indagare laddove altri han fallito perché è insita nello spirito la superbia, di poter superare in volontà anche il proprio Dio.

(Loran cerca una porta d'uscita poi curioso s'inoltra nei corridoi della casa fino alla scala che salendo gli mostra la storia del casato che l'ha costruita)

(l'Autore)

il ruggito dell'ombra
è come il ruggito di un popolo
nulla sovrasta di quest'onda la forza
se non dei martiri in luce i bagliori
il potere di questo sogno è un fuoco lento
che ha nella forza del desio nutrimento

La Casa all'improvviso si trasformò in abile alleata del suo ospite. Lo conduceva per le decine di stanze senza padrone, gli faceva sognare chi o cosa aveva vissuto la bellezza di quella che all'epoca doveva essere una regia.


(Loran)

non v'è nulla qui
tutto è andato perduto
sono fuggiti dal tempio
da tempo
inseguiti da un male oscuro
ma vedo una tale ricchezza di forze
nonostante il poco rimasto in piedi
ho la sensazione d'aver ritrovato
ciò che in vite passate
 fu forse
già mio

(la Casa all'Oltretomba)

Svegliarsi il mio Signore deve ora. Ci sono cose urgenti in sospeso col suo destino; c'è sangue caldo che striscia sui suoi pavimenti, come se gli fosse stato riconosciuto tale onore.

Dalle fondamenta della casa partì un lamento di dolore.

(Loran arriva alla stanza dei quadri e qui, resta impressionato dalle maestose e gigantesche cornici vuote, dalle tele ammirevoli ma sfregiate e dentro un piccolo corridoio, sopra una parete di pietra nuda e fredda, trova un minuscolo quadro raffigurante una nobile figura)

(Loran)

Credo tu abbia sofferto perfetta creatura? Che tu sia stata il bagliore di un momento o di ere? Perché tanta bellezza deve smarrirsi con l'oblio e perché i miei occhi hanno scoparto una fame mai sofferta? Triste e bella tu immortale strella dentro questo buio mondo. Vorrei che la tua vita non fosse stata breve o abbastanza lunga da aver lasciato eredi degni di miglior sorte.
(Loran sente una voce che gli parla nel capo)

(Victor)

Che tu sia diverso?

(Loran)

Qual è il tuo nome?

(Victor)

Vorrei non ricordare.

(Loran)

Sei tu il Signore di questo posto?

(Victor)

Io sono ciò che ti tieni dentro.

(Loran contempla la bellezza inverosimile di quella creatura e non si riesce a capire se è uomo o donna)

Non ho mai visto nulla di simile.

(Victor)

Solo ciò che la Morte se non cancella, vive per sempre.

(Loran)

Sei prigioniero di questo quadro? C'è un sortilegio sul tuo nome?

(Victor parla poi la sua influenza svanisce)

Io regno da quando il tempo s'è fatto per l'uomo nemico; non passo al giorno la mia fede, ma colgo le gemme dell'ombra col loro palpito caldo; altrimenti dormo.
Prigioniero? Forse no. Forse semplicemente ospite del tuo tempo. Un sortilegio? Forse sì. Magia qui è un teatro fresco di attori, potresti concepire la natura di un sogno senza il bisogno di chiudere gli occhi?

(Loran è ipnotizzato dalla figura e s'accascia contro il muro di pietra restando in silenzio - si domanda la vera storia di quel posto e di quel uomo.) La casa ebbe un fremito tremendo quasi si fosse svegliata dal tuo torpore e fuori, si sentirono i fulmini d'una tremenda tempesta e una pioggia violenta scotè del vetro, la faccia. L'atmosfera diventò surreale e conquistò l'orbita umana oramai abituata al buio.
L'uomo ripresosi dalla crisi ipotermica, non pensò nemmeno a scappare da quel posto infestato, e continuò a sognare mirando il quadro e la Casa; la Casa che nutrita dalla sua curiosità capiva che un'anima così forte poteva esserle indispensabile, per nutrire proprietario e fondamenta, per altri secoli.

(solo la voce amara di Victor)

chiudi gli occhi
smarrito ospite
ascolta
questo è il silenzio
la dimora di un principe
non parla di male
ma aspetta solo l'accendersi d'una stella
come te
la miglior aria qui
è il tuo sorriso
forse è giunto un nuovo tempo
per la nostra esistenza
forse
si scriverà nuovamente d'amore
nel libro oscuro delle anime
forse
è destino
perché
ci sono stati amanti
che si sono amati solo coi brividi
lasciando che il tremar della carne
li nutrisse per sempre
ci sono stati spiriti divenuti immortali
solo per contemplare un unico sentimento
smarrito ospite
sogna
ascolta il silenzio
che ti porta verso cose
mai viste dal tuo immaginario

(le Ombre)

dacci la tua anima
servire potrai all'Inferno
sfilare vedresti i ricordi migliori
senza temere le muffe
congiungiti a colui che temono tutti
rivalsa la notte non avrebbe
sul coraggio dell'eterno
per la beata casta

(l'Autore)

Loran capisce che c'è qualcuno che lo spia, che lo segue. Non teme rivalsa dei diavoli ma comprende che c'è una forza maggiore a muovere gli ingranaggi del tempo in quel posto, una forza che lui dovrebbe temere ma che non gli fa affatto paura.

(Loran che scende verso Grande Salone)

quale destino mi ha voluto qui?
che ha tenuto aperte porte estreme?
non voglio spezzare la catena
di cui non tengo ancora il segreto
forse c'è una gioia maggiore in questo tempio
o una dannazione eterna per la mia vita
ma al peggiore dei mostri ho saltato le trappole
questa condanna mi sembra meno vile
mi sento intrappolato nella magia
l'oscuro invito mi ha drogato il senso
tale piacere si nutre dal mio sangue
che limitare non vuole le sue voglie

(nella Grande Sala c'erano sono solo uno specchio ed una statua di marmo con le sembianze del padrone di casa)

(le Ombre)

Presagi sinistri trovarono radice in questo ceppo, vi fu una condanna che le lacrime finirono di coprire, lo spazio della storia graffiata a morte, da Dei davanti a tenebra onnipotenti. Colui che versato ebbe il sangue, restò in vita per custodire dell'amore la fortuna, impressa la pietra ebbe del fu il buon costume, che lo scultore con grande pregio rese immortale. La bellezza dello sconfitto rimase fissa, come la stella che non muta forza davanti alla tempesta, ed ora che il termine arriva alla porta, tremare deve il tutto per la profezia.
Ammira lieto il viso, di quell'oscurità che cela sotto il bello il male, sete urla del suo freddo pulpito la pietra, vogliamo, dobbiamo vedere versare per sopravvivere…il sangue.


(Loran davanti allo specchio)

sembra assai ricco di qualità
quest'essere impresso nella roccia
bellezza nutre con foga il piacere
di chi lo mira in silenzio
e assoluta la vista
all'avidità dell'occhio
che piglia dal cuore i furiosi battiti
non temo quello che il cielo riversa fuori
ne il terrore in questa bocca dell'inferno
sta figura
m'ha scritto col fuoco
il cuore
ed ora cerco il malo equilibrio
è giunta l'ora di provare la sentenza
io mi negai per moda
a queste strane cose nella vita
ma meraviglia è vedere perfezione
abusare della ragione senza intoppo
amare un altro non è un trauma
nè scelta
sedotto ha pure la vergogna il suo verso
il duplice aspetto del benvoluto
più che recar danno
mi nutre violento

(la Statua)

non cercar conforto dalle Larve
Stinge bolle sotto questo tetto
anime hanno pianto la mancata strada
solo fame urla gli inviti prediletti
scappa dal presagio
cerca al piede scampo
brucia questa gola
con la sua stessa
fiamma
non dire si
alla tentazione
quello che oggi sembra innocuo
domani poi ti duole

(Loran)

nutrimento appaga
di ogni beato i sogni
come potrei negarmi a sì gran piacere
bello è si forte in voce come in canto
ed il suo invito
mi rende dei sensi adepto

(battibecco tra lo Specchio e la Statua)

Specchio

Non potrà valere sull'ombra, il granito.

Statua

Nella mente l'uomo ha già una difesa.

Specchio

Tu vedrai distrutto così, l'astratto velo.

Statua

Ma io del mio Signore conservo la beltà passata.

Specchio

Non essere all'oracolo di pregio
è un male.

Statua

Chi ha paura della polvere,
potrebbe assaggiarla.

Specchio

L'ardire contro chi ha fame
non teme il vento.

Statua

Ma i denti infernali forse
aspettano la luce.

Specchio

Nessun bagliore mai,
offenderà sto posto.

Statua

Ma ecco,
il buon pastore far fremere i mattoni.

Specchio

Né vetri,
né argille,
né bronzi,
son caduti.

Statua parla di Loran

Appena s'aprirà per Suo volere la Porta.

Specchio

Dell'amore veste non da a chi l'indossa altra forza di un sogno

Statua

A volte i sogni,
arrivano a scardinare i regni,
non sia che voi non contemplate l'idea di tale forza,
nemmeno un giullare s'arrenderebbe a fiducia,
ma forse voi la fine l'attendete,
a giusta paga di troppa si sa superbia.

Specchio

Che fine?
Che borbotti?
Fandonie a spreco!
I chili d'onta che vai vomitando ti rende rea,
che vengano le ombre a coprirti il tempo,
in cui ti sei salvato per dire di lussuria.

Statua

Potranno mai le ombre allontanare
ciò ch'io leggo nel cuore sconosciuto?
Il peso d'un anima è mille legioni,
che vengono dalla luce a farvi abdicare,
datemi tomba di sale e nero pece,
datemi il suono dei martelli in carne,
ma io vedo nella costui vena,
la piccola scintilla dove voi morrete.

Specchio

Noi siamo immortali Sacerdoti,
sotto il Grande Altare a custodia,
di quello senza nome e senza volto,
che più negli anni ha visto sopra l'Ade.
Dicesti, pagheremo?
Io credo l'umanità ci sia debitrice.
La legge del tagliando non è per solo Dio,
ma anche per queste belve d'oltretomba,
a noi sono dovuti i sogni e la lussuria,
in noi che si compiace la passione,
del fuoco che alimentiamo brucia la mente,
appena presa nella rete di Amore.

(la Statua si rivolge a Loran)

Sei hai caro tesoro nel cuore,
porta via dall'Inferno la tua alma,
rompi gli specchi con bocche defunte,
e apri il castello dei dannati.
Non ballare l'amore con l'Invero,
non lasciarti guidare dai vizi,
che lussuria ammalia con abile tela,
da cui l'occhio non vuole staccarsi.

(l'Autore)

Nemmeno il monito di un angelo potrebbe scalfire l'idea di chi è preso dal Miele di un tal bello oggetto, che senza suono e voce, incanta fino nel profondo i sensi. Loran vuol cedere al compromesso, in fondo pensa, che male c'è a non avere a tutti i costi le risposte, in certe circostanze basta amare, sfrenatamente e senza quelle regole che mal giustificano l'abbandono clandestino.

(le Ombre)

Correte, adunate tutti, arriva, arriva il nostro Signore, che tutto rispecchi nel giusto, la sua eterna bellezza.

Nuovamente l'oscurità avvolse tutto, e Loran restò in solitudine nella Grande Sala, dove apparve una creatura vestita come in altri tempi.
I capelli lunghi la facevano sembrare donna, ma la sua magrezza poteva essere un abuso di fortuna per l'occhio che s'inganna, volendo che il piacer suo non fosse maschio.

(Loran resta allibito davanti a Victor)

il tuo pallore reca nuova luce
in questa stanza senza ornamenti
leggeri i tuoi passi nella storia
rendono onore al sedotto
chiamami Loran
la tua voce
nutre un desiderio antico
che non conoscevo
che non approvavo
che ora ascolto
come un'urgenza
e se tu dovessi essermi nero destino
merita sta morte chi non vede nella notte
che il buio
Luna è una fiammella a confronto
dei tuoi occhi stelle
scure come il carbone
e in quei tizzoni ardenti io bramo
gettare il corpo senza arbitrare
bene o male
per la tua causa
tutto è possibile in questo castello
uccidi l'agonia della parola
metti questa preda davanti al tuo appetito

(Victor/gli si avvicina e gli prende le mani, il protagonista ha una trasformazione e diventa donna)

tu vorresti essermi ricordo
sento le tue mani calde nelle mie
ecco come
rendere giustizia all'attesa
sai sono di una stirpe maledetta
che condanna chi mi ama
a stare appeso
un assaggio solo della tua vita
renderebbe questo posto un lusso
ancora per millenni
ma prima senti questo petto
dove non pesa coscienza

Loran capi che il freddo di Victoria era innaturale, anche se esalta l'altezza e la nobiltà dei suoi lineamenti.
E si smarrì appena s'accorse che non avea battito dentro il costato; persino il petto suo sembrò forte, eppure quello o quella davanti a lui non aveva a conta di aspetto più di diciassette anni. La guardava cercandole dei difetti, mentre la l'acida casa lo spiava, mostrando i contorni del viso infernale sotto una luce calda, come un mercante fa pregio alla sua pietra.

(Loran sedotto)

quale danno ha fatto il tempo
quando il Fato ha pensato di mettersi contro i tuoi piani
perché il tuo verbo non ha avuto amico alcuno
e sei rimasti qui da sola ad aspettare
che il fiato di un vagabondo finisse nei tuoi occhi
chi t'ha cresciuta
chi t'è stato amante
come hai imparato a vivere con la morte
dove sono gli altri di questo regno
dove tenete i vostri appetiti sazi

Victoria gli traccia con le unghie lunghe il collo di Loran e lo invita a girare per la casa dove gli racconta la storia del suo casato.

io sono qui
da quando i re usavano le spade
il dardo dei barbari insediava La Britannia
le vergini venivano sgozzate su altari
per propiziarsi il futuro
il mio sposo fu
del mio fragile essere il danno
perché d'un sesso nasci
ma due dopo
nell'eternità acquisti
così
mi sono divertito
e divertita
a non tenere il conto delle prede
che il mio Ego cacciatore a partita
chiedeva di pagare con il sangue
ma loro avevano paura dell'ignoto
così come la carne ha del fuoco
ed io ho reso loro il favore
di non lasciare vita sull'orlo marcio
sarei stata regina
di questo mi fu il segno
quando l'ingrato a Dio
si prese la partita
poteva essere bello ma non
di facile pretesa
e nella maledizione confinò sta voce
nel lungo sonno
lo piansi quando davanti a luce
perduta cenere divenne
e rimasi a tramandare servizio
a tutto il buono che errava
per questa ed altre terre
da allora non mangio
non piango
non conto l'alba
non rubo alle stelle il desio
mi limito di notte a prosperare impuro
in questo tetro regno
di lustro a cara ombra
bevendo nobile sorso
dal battito tesoro

(la Casa)

Ballate figli miei, lustrate sta aria di spavento con altri toni, musica sia finché è conquistato, il cuore del più debole ora tra i nostri fiati.
Lui non se ne andrà più da qui, lo percepisco, il mio Signore gli piace e questo è certo, ci saranno nuove forze presto, a dare battaglia ai fidi della luce.
Togliete ai velluti le polveri e lustrate il cero che possa esserci la luce del mistero. Chiamate alle armi i maestri per dare sinfonia, cantate siano le ore dell'attesa fino all'ultimo saluto. Togliamo agli scheletri il biancore e vestiamo da ballo quest'atmosfera.
Nuovamente il buio rivestì tutte le stanze, Victoria svanì lasciando a Loran una promessa, che non si perderanno mai le loro strade, qualunque sia il destino per loro in arrivo.

(le Ombre a Loran)

ci sarà un ballo!
ci sarà un ballo!
con vecchi amici
ospiti di riguardo
ci sarà un ballo!
ci sarà un ballo!
da centinaia d'anni
che l'aspettiamo
nobili
e sfarzi
cotillon e nastri
ricami e gioielli
nella Grande sala
tende rosse e ceri
entreranno allegri
per farci inchino
tutto questo tempo
li ad aspettare
ci sarà un ballo
per il nostro Signore

(Loran)

ho perso la cognizione del tempo
ho dimenticato la sete e la fame
forse è un sogno in sogno
tutto questo è reale
se si perché non temo
dell'ombra la radice
se si perché voglio
la donna del misteroooooooo

(l'eco si propaga e intorno a lui tutto diventa strano come una canzone senza cantante come una musica senza chi la suoni)

(la Casa)

sì!
ci sarà un ballo!
devo spolverare
togliere le tele
radunare i ragni
cercare in cantina
ogni argento e oro
mettere candelabri
in ogni corridoio
ci sarà un ballo
e tutte le forze oscure
cercheranno a voce
di dare grande elogio
di quanto è bello il regno
di colui che aspetta
oltre i secoli l'amore
per schiacciare l'alba
ci sarà un ballo
e io mi farò bella
diamanti in vasi
perle a catena
rubini sul soffitto
porte con ricami
tavole imbandite
d'illusoria frutta
ed intensi incensi
bruceranno lenti
oli profumati
spezie d'oriente
manichini e arredo
con maschera d'eccellenza
ci sarà un ballo
per l'Ego vagabondo


ATTO III

La tempestata fuori s'era placata. Forse l'alba aveva dato a tutto il credo neve, e quella boccata santa d'aria fresca, che a Loran come la libertà mancava. Non fosse stato il segreto a catturargli il fiato, avrebbe cercato dietro il sipario l'uscita, ma come un comandate che non fa indietreggiare il suo plotone rimase in piedi attento, mai pronto per la resa, col l'Ego a fucile carico e in tiro, davanti al Diavolo e non si sarebbe arreso.
Nell'oscurità di quel tetro maniero, s'erano fortificate grandi convinzioni, estro, non morte e lussuria, condividevano nell'ombra il desiderio.

(Loran)

come se non avessi amato fin'ora
chi sono
cosa mi prende
davanti a quest'uomo
o a questa donna
oggetto del mio desiderio è il mistero
il male col suo corso ancora segreto
ma la mia fame trema per un nome
e non è il mio corpo aver ragione per primo
ma è la mia mente dentro un labirinto
dove corro
e corro
dietro alla chimera
non ho pronte scuse
per il totale ascolto
che do alla voce
senza un vero volto
vivo
e non soffro
per quello che ho lasciato
per i pensieri infelici
per il conto in banca
qui tutto si ferma
sotto un'ala calda
m'invitano a restare

e dovrei lo so

avere paura
ho veduto cose
che mai avrei pensato
ci fossero in terra
se non nei film a casa

oggi son protetto
dai diavoli in persona
come un invitato
al ballo dei regnanti

mi guardo in questo specchio
e sembro senza anni
è vero che la vita
conduce per tante vie
ma questa è la più strana
in cui mi son smarrito

La casa ha un risveglio improvviso e Loran dopo essersi addormentato per un tempo indefinito si risveglia in una stanza dove il fuoco nel camino arde felice, e la mensa è un trionfo di portate.
Persino le tende aperte mostrano la quieta notte oltre la finestra ed il mondo non è più l'oggetto di disputa tra il bene e il male.
A fare decoro di ogni parete in tutte le stanze, quadri di magnifici combattenti, re, cardinali, c'è solo un giovane, uno solo che trionfa sopra un cavallo, è Victoria che a chioma sciolta regge un fulmine a spada.
Loran s'accerta di quella calda accoglienza, girando con stupore per le stanze, tremolante per la solitudine che gridava quel luogo, in attesa di chissà quali ospiti. Avrebbe voluto, vedere onorevoli facce, traghettarlo dal passato al presente, essere accompagnato fino al solco della buona via, dove di fortuna avrebbe ripreso il suo viaggio.
Quando arrivò davanti la Porta si rese conto che tutta quella luce di cera era male, e trovò le storpie bocche senza fiato, a rendere orrendo quello che brillava.

(L'autore)

La curiosità era fissa nel sangue tanto che cercava di resuscitargli il ricordo, voleva capire chi era o cosa comandava la dimora, dove tutti e tutto sembrava irreale.
Forse nei sotterranei, pensava lo sfortunato, forse in cantina ci sono i veri mostri legati con catene, per non farmi sbranare. Gli ci vorranno passi leggeri e apnea, per non fare da brivido a quella maledetta casa.
Lui vide un cancello aperto sul varco verso il basso, e senza altro indugio ne forzò il mistero. La scalinata era stretta, un regno umido senza fantasmi, il male odore toglieva quasi il fiato mentre scendere sembra al passo di conquistare l'Inferno.
Poi arrivò alla Grotta dove la V in ferro ostentava un nome, e proprio di quel nome la tomba sfoggiava velo.

Ci sono cimiteri sotto che il piede non capisce di calcare, così la veglia regge al sonno, sotto il plotone di impronte che ignare dirigono la vita verso un dove.

(Loran)

ecco un altro passaggio
la V di quale vittoria è credo
nobili statue non diavoli
dormono intorno al segreto
e c'è un angelo tra loro
di cui mi sento innamorato
è un coperchio di pietra
sopra le candide ossa
oh sveglia creatura
il sonno di morte abiura
e torna ai miei occhi in carne
schiaffeggiando dei vermi la gloria

(le Ombre)

viene
viene
il canto al dunque
non temere
sei ora sul grado più alto
tra noi hai dunque potere
si sveglino dunque dal tempo
le nostre abili forze
per aprire a Victor la storia

(Loran)

spogliati di sabbia
dal freddo sepolcro rinvieni
non sei più figlia del sonno
senti il calore di sta mano
vieni nel mio mondo
torna a me

(la Casa suggestiona Loran)

dalle il tuo sangue
senza il tuo sangue la morte è ben difesa
dalle il tuo sangue
basta appena un sorso
a quella bellezza
di cui vanti il sogno
dalle il tuo sangue
dalle il tuo sangue
dalle il tuo sangue
dalle il tuo sangue
dalle il tuo sangue
dalle il tuo sangue

(si uniscono le ombre in coro)

dalle il tuo sangue
dalle il tuo sangue
dalle il tuo sangue
dalle il tuo sangue
meglio del tuo sangue non v'è pozione
che possa svegliarla dalla sua non morte
dalle il tuo sangue
dalle il tuo sangue

Loran usa un bottone per scavare nel dito una fessura. La goccia di sangue arriva sulla pietra che la beve.
Un lamento giunge dalle fauci delle tenebre. La Casa ha un sussulto tale che le torce si accendono ad una, ad una, come se servisse in fondo della luce per quella creatura pronta al risveglio. Loran premeva la ferita chiedendo al proprio corpo aiuto.

(Loran alle ombre)

io e voi
non serviamo la stessa ragione

(le Ombre)

tu sei la ragione e non il posto

(Loran)

voi non celate dubbi
siete accorte al caos
ma del cuore non ascoltate il fio
potreste avere nel solo discepolo
nemico

(le Ombre)

noi temiamo solo la luce
nessun umano si potrebbe fare vanto
di tale forza
siamo ciò che mai siamo state
inafferrabili
dietro e dinanzi a Dio

(Loran che forza altre gocce di sangue a cadere)

che questo gesto
giustifichi il calco
in cui l'occhio ha scritto giuramento
e se un mostro
non meraviglia facesse la comparsa
orbene
vuol dire che è il mio momento
legatemi al tronco del cipresso
per quella carovana verso Ade
perché per amare voglio essere libero
e nessuno potrà di questo farmi condanna
chiamate altre pesanti catene
non sono fatto per cedere al ginocchio

La cripta si spaccò e le statue decapitate da lame invisibili, caddero rotolando rumorose. Una forza oscura prese vita lanciando verso l'alto come un fuscello, il coperchio.
Sussurri d'ogni genere, cori di fantasmi, anime che supplicavano la stessa libertà, pareva udire nel ventre della grotta, dove ancora ardevano, sfamate da forze sconosciute, le torce.
Loran si riparò il viso con le mani, dalla polvere che s'era elevata intorno. Non si vedeva nulla e finalmente tutto era nuovamente in completo silenzio. Voleva vedere la creatura, ma chiuse gli occhi e s'addormentò all'istante...
La casa era un mostro compatto, che teneva al buon passo della sorte, e troncò la visone dell'amato solo per convenire in migliore luogo alla fine.
Il tempo si sa è un buon testimone, che abbia il passo lento o veloce, non teme colui che la lancetta gioca, sfidando cosi le regole universali; perché ad ogni cosa c'è un precetto, ed il buon Dio vigila su tutto, benché la malefica essenza sembri forte, arriverà la mano d'un angelo con l'alito divino.

(l'Autore)

Ogni dannato vive in un limbo illusorio, nulla facendo se non le cose a proprio conforto, ma ci sono momenti di flash sensoriale, in cui il deja vu, richiama il cristallino.

(le Ombre)

ben svegliato
dal torpore dell'oblio
siamo sempre per servirvi
ben svegliato
mio Signore

(Victoria si sveglia e parla alle Ombre)

In questa dimensione alterata,
vissuto ho con scettro di certezze,
con schiave dolci all'alito mancato,
e moire lusinghiere in ogni pietra.
Eccomi,
 dopo il sonno al mondo,
come un infante affamato
cerco di servire alla morte,
la sorte che a me è mancata.
Oggi sono dolce,
ma ieri io ero un eroe,
coi barbari in lotta per un pezzo di regno,
e l'altro ancora sposata,
ad un pugno di ceneri masticate dal vento.
Chi sono?
Cosa sono?
Chi ricorda?
Come m'era il vestito nel battito giovane allora?
Se pensavo al futuro ridendo, se mangiavo semplicemente la frutta?
Chi sono, cosa sono,
chi ricorda?
Oggi la carne mi traveste senza un fiato,
dentro le matasse hanno cancrene,
e l'osso se vedesse luce sarebbe nulla,
ma c'è una scintilla in me che grida un ricordo,
di cui sta casa mi cancella l'iter,
cocci d'immagini di una bambina
che guardava da strette vetrate la neve.
Sono morto per tante vite
nutrito da un bimbo
da un uomo,
da una donna,
col desio d'avere discendenza
in questo solitario castello.
Accanto al marmo,
non tengo un sentimento,
nel marmo sei morto due volte,
e pare che io sia il mezzo del Più Nero
per tenere deste
le sue creature.

(la Casa)

E' tempo!
E' giunto ora il tempo!
Che sia la profezia del futuro?
Apriamo la porta
alle anime perdute
che sia il Carnevale della Morte!

(le Ombre)

E' l'ora.
E' l'ora è giunto il momento,
per fare una festa di dannati;
è l'ora,
è giunto il momento,
per mettersi la maschera a posto.

(Victoria)

è tempo
è ora
di fare e disfare
di togliere ai chiavistelli il servo
ricevere gli ospiti amati
col miglior vino in coppa
datemi
lucidate
i ricami
buttate al cane l'osso
sebbene non soffra più di fame
che sia solo la musica
nel grande giorno
a regnare
e la magia del canto
la vostra messa
invertebrate signore dell'oscuro
ci sia solo incanto per tutta notte
e piaccia al bosco il mio volere
non caccino la strega già in volo
ne i calessi dei spiriti d'altrove
lascino vie aperte ai morti
e pronte
 le maschere all'entrata
briciole e carne non morta ai corvi
per fare l'amico bene
al rivale
è giunto il momento
per nutrire ancora Casa
e dare continuazione alla Storia.

ATTO IV

Masquerade

Notte e la paura, slittarono a grande passo, precipitando gli eventi. sfaldarono il buio e nella pece dell'occhio spiritato, restò la fede soltanto, di un cambiamento.
Natura non si oppose ma restò in ascolto, in fondo lo spettatore guardava al sipario con appetito e il male aveva quel suo equilibrio che reggeva come l'Inverno fino a Marzo.
Di Marte noi si teme il fuoco e di Nettuno il tritone, ma nessuno ne capisce la grandezza fino allo scontro.

(l'Autore)
Mi sia testimone il verdetto che buttò il serafino dentro questa conca e della materia rimase una lotta, tra nubi e fango sul cuore dell'umano. E' nella natura del male cercare convinzione, dal solo elogio che le fa eco l'ombra; ed è nella natura della memoria cercare d'accendere davanti ad un amore la stella più lontana. Il vampiro punta a conservare della sua dinastia la marcia, cercando di capire cosa o chi gli porge senz'astio vita.
Loran colpito dentro il cuore dal dardo d'Eros,si domanda se quello a cui pensa continuamente è uomo, donna o entrambi, e perché si sente libero d'agire in mezzo a tanto male. Ecco la via percorsa a sentimento, da chi partito a forza era per dimenticare. Nel teatro il sipario s'alza per fare scena, ora mirate signori, dell'ombra il talento al Grande Ballo.
Metti la maschera tu spettatore, della sua conquista il mondo aspetta, mutate in sorriso in ogni forza, perché nascondere è della maschera la cera.


(la Casa)

svelte Ombre
sistemate
arrangiate
accendete
incerate
non è strano
dire al muro
di specchiare
un po' di fuoco
nel suo cero
appeso ai bronzi
liberate i tappeti
quadri
letti
tende e stoffe
nei camini
la fiammella
deve bella
conquistare
ogni occhi
d'immortale
o mortale
svelte
svelte
è la festa
della notte
e delle cose
che non sono
ciò che sembrano

(Loran si risveglia e trova abiti da festa)

travestirò
questo me prigioniero di ombre
per compiacere chissà quale falsa promessa
per ingannare la morte con altra morte
ricca di vantaggio in questo posto
dimenticato dal respiro blu dei cieli

(Loran e lo Specchio davanti a cui si sistema la maschera)

mi dona essere un altro

(Specchio)

guarda come ti carezza
questa nuova identità da festa

(Loran)

guardo come mi carezza
questo velo di mistero
come gioca bene il viso
di chi non è come gli altri eterno

(Specchio)

ti puoi mescolare bene all'ombra

(Loran)

pretendente io dell'ombra
posso mescolarmi ai Lari
alle Larve
o Gorgoni
e altre bestie
di natura non eccelsa
io posso essere diverso
per un tempo infinito
e cercare di capire
l'ordine in questa storia

(Specchio)

lustri e ori vantano bene
il tuo corpo ben fornito
mira questa nuova impronta
che nella notte ti da vita

(Loran)

io sembro un altro
un altro uomo
quel me riflesso
quel me dentro
che ha sempre taciuto
davanti agli eventi
ma ecco adesso
la fortuna
mi corona d'occasioni
e posso finalmente sapere
dove mi trovo
quel'è la sorte
fino all'impresa

o sarò della morte
la preda
perché nell'oblio confinato
e già matta la carne sull'osso staffetta
tra queste pedine della mente

(Specchio)

tu hai nuova strada
scegliere potresti
compiacere tutti
della buona vena
e darci nuovi fili
più lunghi di quelli d'ora
vincendo sulle Parche
col solo desiderio

La calma che prima aveva combattuto ombre e tempesta ora s'era disciolta, perché cori e musiche s'erano alzate dal nulla. I bosco finalmente prese vita, come suo fosso lo spirito del celebrare, tutto quello che è caro alla tenebra e sfidare non potrebbe mai la luce.
S'aprì allora, quella porta dei dolori, pesante il corteo avanzava, liete erano nei primi passi queste maschere, nella ghirlanda del vecchio sfarzo avvolte.

(la Voce)

Entrate invitati, non abbiate timore, siate dei nostri al buon evento, ballate, godete del lustro in casa, perché la storia oggi si ripete.

(gli Ospiti in coro)

Che letizia calcare questo regno, sentire altre voci dal profondo, e noi vestiti da gran festa apparire, come se fossimo della stessa causa. Eccoci qui Signore della Notte, è magico l'evento da voi creato, ma quale musica e danza musa ispira, ne siete l'autore assoluto, vediamo il regalo per cui chiamate. Che bello! Straordinario! Impressionante! Questo ricevimento è l'apice del male, veniamo a godere, di quanta meraviglia il buio sa creare!

Nella Grande Sala iniziarono i balli. Tra varie maschere Victoria era la più bella, e senza cura di tempo perché lei stessa ne era la lancetta, organizzava con gli orchestranti in generoso numero, le danze.
(Loran scese la scala che lo portò al salone)

il suo seno rosso non palpita
ma il mio Ego brucia adolescente
nel suo occhi diamanti perdermi
vorrei per sempre dentro questo fuoco

(la Statua all'ingresso)

scappa
la porta è aperta
togli al vampiro il potere
scongiura questa profezia
non dare il tuo sangue
al Diavolo in veste d'angelo

(Loran ignorando i consigli del la Statua)

e sembra un rosa che avvolge
lo spirito intero e i respiri
non ha confine tale bellezza
che mai potrebbero concepire i mortali
scappare dove
in un mondo fuori e freddo
scappare verso un'amante che non c'è
io qui
ho ritrovato me
l'altro me che vede
qualcosa che altrimenti
per la Ragione non c'è
quella veste sono nuvole e fiamme
quel suo abito ma'accende di piaceri
e nel pallore che guida con disarmo
vince tacendo sulla musica la dolcezza
io la voglio così
io la voglio per sempre
questo essere che
fa tremare le statue
io la voglio e non c'è
altro ostacolo al mondo
che questo fiato ancora caldo
in cui lei crede d'apparire
per altri secoli ancora
e mi vince
quella scia
d'incertezza
dove inciampo
e mi ferisce
il dubbio forte
d'esserle solo preda
per darle vita
ed in me
solo in me
abita il tremito
ed in me solo in me
la voce la chiama
in me solo in me
brilla di luce
come se lei fosse
non fosse mai morta

(Victoria lo invita a ballare)

guarda il mondo qui
gira
gira
incanto
maghi
streghe
Dei
stolti
o sacerdoti
belli per un giorno
scritto dalla storia
prima del nostro incontro
sento la tue mani
che bruciano nelle mie
ghiaccio sul fuoco
che lento si lamenta
io non so cos'ho
ne perché aspetto
prendere quello
che offri per natura
e se
l'amore avesse un altro nome
io lo chiamerei semplicemente desiderio
e l'amore mi chiedesse un volto
io potrei mostrargli il tuo
e oggi che non sento no
il battito di cui avere cura
mi basta contare i respiri tuoi
che parlano al posto dei silenzi
se sei davanti a me
nemmeno un brivido di paura
t'ergi come un comandante che
senza parole mette in riga l'ombra
e la mia sete tengo stretta
stretta
sperando non siano gli altri
a capire
di questo mio progetto alternativo
capisco quelli a cui basta appena un sorso
d'una vita altrimenti eterna e solitaria
perché riescono a farsi passione
con chi incontrano per caso
io non capisco cosa o chi
decide per la storia dei dannati
dove l'amore arriva e perché
nelle schiere di noi esseri senz'ombra

(la Casa)

basta Signore
è tempo
è il momento
del nostro trionfo
sul mondo di luce
lui s'erge a coraggio
per la sua schiera
ma non sa chi ha di fronte
non sa con chi lui si misura
beviamo Signore
la sua parola
il suo respiro
dal cuore

beviamo
brindiamo
così
deve continuare la storia
perché del Diavolo è
l'onnipotenza
nei secoli dei secoli

A parte l'attenzione della Casa, il popolo di ombre ballava madrigali, certe che l'Ospite avrebbe offerto loro, come clou della serata e per il brindisi, il sangue.

(Victoria)

tu qui sarai per sempre destinato
e sai che ho il potere di negarti l'alba
ma temo di spezzare questa lama
che in me confitta provoca piacere
e se per caso volessi aiutarti
cosa che non potrei negare alla mia specie
avresti qui nemici e dannati tanti
da farti a pezzi nel peggiore modo
or dimmi
come può un clandestino
rapire l'ultima scintilla ad una bestia
come può il tuo respiro
vincere la porta della mia apnea
e lasciarti dentro questo petto vuoto
come un peso d'un bagaglio abbandonato
che mai nessuno toglierà di mezzo
tanto da ferirmi la mente
e rendere irrequieto il mio sonno

(Loran)

nonostante queste mi siano prigioni
le tue bianche mani
mi mostrano una libertà costante
qualunque cosa tu pensi vorrai farmi
io non potrei di certo rifiutarlo
non amo la tortura o il male
ne vado pazzo per qualsiasi supplizio
io penso invece che valga la pena
destinarti quello che adesso mi tiene in vita

   tutta la tua bellezza
non potrebbe illuminare meglio
il cuore di un uomo
il cuore belva d'innamorato
e se tra queste nebbie assassine
tu pensi
io debba esser timoroso
vuol dire che non capisci nulla
di quanto l'amore renda l'alma forte
mi tolgano la pelle con l'inganno
mi facciano a pezzo coi loro morsi
ma se tornassi ad una non vegetativa morte
io sarei per loro il peggior partito
ad una
ad una
finirebbe male
colui
colei
che ti ha recato offesa
perché nell'ordine tu sei la Signora
di ogni pezzo senza vita in casa
la maledizione di un uomo
nemmeno il Diavolo può ostacolare

(Victoria e Loran si baciano)


Musica di carillon

(Victoria)

Questo è l'unico ricordo della mia vita passata. La mano di mia madre, ne sento ancora il profumo, la bestia ha cancellato le altre cose, ma questa nella cripta è già protetta. Dentro ci sono le parole, che lasciò al figlio andato in guerra, e contro il male e contro il malocchio, e dice: la musica è dentro il nostro petto col respiro, qui al sicuro sarai da ogni male.

(l'Autore)

nella sala
il vizio prende forma
lussuria guasta il tono
lingue s'impastano ad ossa
corpi in altri corpi
come animali stesi sotto il canto
gli ospiti presi a fornicare
mangiarsi la carne l'una con l'altro
con fauci
con zampe
con gli artigli
si defloravano in disgusto
mentre la musica andava

(le Ombre)

è fatta
è fatta
è giunto il momento
fra poco brinderemo
fra poco il sangue caldo
prolungherà la storia

è fatta
è fatta fermate or le danze
un rullo di tamburi
per il grande evento

(la Statua)

fuggite amanti
in questa nera gloria
fuggite ad amarvi
nelle oscure mura
ci sono dei passaggio
lontani al male udito
lontani dagli spettri
avvidi di vite

fuggite
cercate la vostra ora
gli attimi bastano
anche per gli immortali
andate creatura
a sfamarvi

Mentre le musiche febbrili avanzavano di ritmo, Victoria trascinava Loran, verso i passa aggi che portavano alla cripta; quello era il luogo sacro dove il mattone servo di Lucifero non poteva avere occhi ne orecchie. Victoria capisce che sarebbe stato molto difficile salvare Loran, la sua stessa condizione aveva bisogno di nutrimento, morto o lui o lei, era la condanna, nella fortezza della Notte.

(l'Autore)

Nella anticamera della cripta, Loran e Victoria faranno l'amore, perché il loro avido desiderio non avrebbe concepito altra via. Nel possedersi il vampiro liberò la faccia, e col suo bizzarro ghigno spaventò l'amato.

(Loran)

perdonami
non nasconderti
non nascondermi
il tuo lato oscuro
ci sono belve in mezzo all' uomo
migliori d'aspetto
ma peggiori di cuore
prenditi
un sorso
o tutto
il battito se ti serve
un pezzo di cuore
ma fammi tuo
fammi ancora tuo
perché non immagino
un peggiore inferno
che quello senza te


(Victoria)

ci sono anime
che nascono per solo lamentarsi
ma ci sono uomini
che non si negano mai al sacrificio
il mio averti è un dono grande
dopo un'eternità di follia
tu sei la mia migliore sorte
nel peggior posto concepito per un uomo
e non potrei dal Fato avanzare scuse
perché mi piace questa strana danza
tra noi non ci sono le parole
a vincolarci a schemi definiti
ne regole già scritte nel partito
del male sulla scia della morte
io posso darti il sonno eterno
o viverti per sempre in una cripta
eppure devi vivere straniero
per concepire ad entrambi
nuovi sogni

(Loran)

da qui scappare io vorrei con te
avremmo doppie persiane alla finestra
non calcherà più alcuna voce le tue orme
e Dea nel Regno dei più puri
continuerai la vita
non temo no
alcuno nel tuo Inferno
ma temo te che sei di me la parte
e se il tuo no volesse farmi grato
di una svelta morte
piuttosto che dell'Eterno

(Victoria)

l'amore non è un assassino
ne la bugia enorme della comune
non cerca d'arbitrare a proprio gusto la partita
non spinge al fango i passi
ne vuole che l'amato sia forte
io credo che all'amore basti
avere due a cui donarsi tutto
e prendere dal loro unirsi il fiato
come un nascituro il latte della madre
io voglio dai secoli oramai bui uscire
e battagliare la forza nera con un suo pari
chiedere a tutti i peccati scusa
pagando con cenere alla luce la battaglia

(Loran)

            fuori siamo così soli
            nella nostra bolla di chimere
            sempre ad aspettare che qualcosa
            ci faccia perdere il fiato
            ed io l'ho perduto in questo posto
            davanti ad una vera meraviglia
            che veste ghiaccio sul cuore preso a nero
            come una qualsiasi principessa stravagante
            no
            non mi fermeranno mai
            dal dire
            dal gridare il tuo nome
            i fremiti lungo la schiena
            quando ti sento gli occhi addosso
            illuminarsi
            e del Natale dove i bimbi
            davanti alla fiammella sognano una fiaba
            tu devi avere speranza
            che questa emozione
            ci nutra senza amaro
            finché io avrò voce
            ti amo creatura della notte
            insensibile alla facile lacrima
            indolore alla verità del prego
            ti amo
            perché sei pura
            e la tua malizia
            si veste per concorso
            di quel siero infetto
            cui fosti deposta
            dall'essere corrotto
            mentre la tua vita
            scorreva
            lenta ai vermi
non sai di quanti diavoli il supplizio
io vedo il cercare ogni giorno
l'amante
lo sfogo
o l'amico
quel animare dietro alle chimere
e noi che siamo veri in questo limbo
dove Iddio s'è dimenticato i cocci
io mento alla mia essenza
per condividere con te la notte
ma come ogni buon innamorato
vorrei poterti riportare a vita
e darti quello che t'ha rubato
quando da vergine fosti
portata prigioniera in dote
perché nel sesso di un uomo
non c'è gloria
c'è solo nella sua natura permissiva
e se tu mi doni l'altra gloria
io voglio
farti piccolo assaggio
del mondo nella luce

(Victoria)

amore
sapessi
in me
vivono molti assassini
nessuno dei quali meriterebbe il perdono
ma la mia miseria non è il confessare
ma aver voluto la salvezza per quei pochi
e di colei che ami la virtù guardare
avessi cognizione del suo soffrire per la lebbra
davanti una madre nobile di scettro
ahimè abbandonata dal suo stesso Dio
di questa principessa oggi hai
quel poco che s'è portata con la memoria
in me per vivere la storia
piuttosto di una aspra agonia
noi siamo due
mille

milioni
in un sol corpo
in una sola mente
ma dimmi che nonostante la figura
tu senti le porte del tuo cuore aperte

(Loran)

l'Amore
Amore mio
non teme le distanze
ne cerca scuse al suo squilibrio
piace e basta
all'animo dell'altro
che non può far tacere il
del fuoco il bruciore
l'Amore inganna pure il tempo
che deve poi piegarsi agli amanti
e guardarli sorridere felici
sulle barricate della lunga vecchiaia
dove il bianco
un po' come l'inverno
tenne segreti
i candidi germogli
l'amore non vuol essere pagato
ne cerca buoni venditori per la piazza
si vela come il fango l'oro
per avere sui battiti certezza
e quando scopre di averti vinto
si rende
al tuo spirito vivace
ti fa sentire al mondo infinito
come una stella nel mare blu del cielo
l'amore
è un gracile filo tra le nostre sorti
che vuol nutrirsi solo d'aria
che ci rubiamo con i baci dalle bocche
per gli occhi maturi frutti da spolpare
e non si nega davanti alla morte
se non cedendo della bandiera il fiato
ma poi con l'ultimo colpo di cuore
scrive il nome di chi ha amato


ATTO V


Il male non potrebbe mai trionfare sulla vita; perché nell'uomo c'è per eredità ignota nella linfa, una scintilla di candida speranza.
Il sentimento ha un valore ancora più eterno dei nostri nomi, la nostra opera è una grossa sfida, contro la morte.
Gli eroi son fatti di sconfitte, di tanta sofferenza, di dubbi, di ferite, ma non di fuga.
Victoria pensò di concepire un piano dove entrambi ritrovarsi.

(l'Autore)

Le belve allertate, cercavano la preda, i denti fuori bocca avevano per la sete, urlavano, ringhiavano, loro i mostri, sondavano ogni parete per mangiarlo.

(le Ombre)
corrono pazzi
infuriati
animali senza un freno alla rabbia
spettri invitati per il sacrificio
dopo una lunga assenza del male
chi teme la profezia è perduto
noi cerchiamo Victor
Signore che il buio adora
l'allievo prediletto di Lucifero
cerchiamo il cane umano
che offra sangue in coppa
al loro degenere fiato
che verme non teme

(la Casa)

accorrete
accorrete Moire
salvate la Dimora
dalla fame
dalla sete
dal ringhio vuoto a Luna
tutto la fuori aspetta
da tempo il nostro crollo
ma questo regno guarda
al palo dentro il fuoco

(Victor scompare e riporta Loran nella Grande Sala)

come la rosa che stringe i denti
sottoneve
aspettando la Primavera
per guarire dal marcio
così il nostro patto dovrà dividere le forze
perché c'è una Primavera
oltre
di cui nemmeno il Signore di ste ombre
ne conosce
le sembianze
Il Bosco fermentava ascoltando le urla e gli schiamazzi nella casa nera, sarebbe voluto avanzare sul territorio proibito, ma il limite era un valico di male troppo forte per quei cuori di legno, così usò i corvi in ascolto in torretta, che gracchiavano alla natura, sul esito della caccia.

(la Casa)

prendete l'ospite sgradito
veniamo ad una messa
calici
e bottiglie
per la sua vita
che scorrerà a fiotti
nelle nostre avide bocche

(la Voce)

temo
non vedo salvezza
per l'uomo
ma c'è il nero presagio
di cui ne parla profezia
quando ancora giovani erano
queste fondamenta
la Casa
è il culto del Angelo che fu caro a Dio
messo sulle labbra dell'Inferno
per dare sangue fresco al Dio
eppure il buon governo del vampiro
non è bastato alla malizia
sconfiggere
il tremito che l'aria porta
dal filo quasi rotto delle Parche
le regole
sono regole anche ai folli
a tutti sti condannati senza coscienza
ci sono anime che sembrano contorte
e più presenti al bene che al male

(le Ombre)

Signore dei Vampiri
veniamo a svegliarti
domandiamo del prigioniero le ossa
il tuo Regno è certo
della Terra
l'Eden di gusto
ne seguiamo l'odore dalla fede
perché egli brilla di una luce strana
ancora più caldo e buono
sarà il suo sangue
appena aperto il petto e la ferita
ti preghiamo
alzati col coro delle nostre pene
desio
piacere
e lussuria
consorti ti siano sempre dentro il corpo
ci sono ore che da lente
corrono veloci
in direzioni strane della Sorte
dove la nebbia prende come un dubbio
dicendo che s'avvera profezia

La scena divenne due poli di vita, dove lo svolgersi dei fatti nutriva la scena. La fuori il Natale, la neve, la gioia della gente che cantava davanti al fuoco e dentro una Casa Nera, lussuria, fame, gioco, e mostri in un Carnevale Maligno senza luci. Lo spettatore avrebbe potuto dire; avanti, o lui vive o lui muore; senz'altro il Vampiro era il più forte sulla legge del mortale. Gli eventi per quanto ingarbugliati, portavano il destino a compiere un rito, chiunque partecipe a tale verità, sarebbe diventato forte, attori e platea cercavano la fine. Per certe situazioni ci vorrebbe, come nei nostri tempi un clone, come l'impala ha nella natura il suo predatore, noi vogliamo che sui protagonisti prevalga la natura e non le gesta.
Se il Vampiro non fosse paziente, la gola di Loran sarebbe già un fiume, ed i cadetti matti ne godrebbero la linfa; ma il Vampiro è scaltro nel suo ruolo di donna e si sa che a lei non tiene testa nemmeno il Diavolo.

(la Statua a Loran impietrito al centro della stanza)

c'è in te la forza
di tutti quelli usati come prede
se tu ne liberassi la potenza
potresti a quelli come me
donare la pace
ma tu non sai
da quale male verrai conteso
e quanto vorranno caricarti
per dare al sangue il fondo della rabbia
perché è questo tuo coraggio
per loro un piacere
come un vino di cui s'aspetta
la giusta annata
rifiuta il cuore davanti all'ombra
rifiuta ogni cosa ti combini al male
ed inginocchiati
come uno dei tanti schiavi
perché servile
non sei applaudito da nessuno

La Casa era del lamento unica voce, e mostri si sedevano intorno a Loran come davanti ad un altare, aspettavano il momento, coi denti aguzzi, pronti d'artiglio al taglio.

(Loran)

mi affettate
per bene
carne cruda
dicevano i vecchi
bambino fa buon sangue
ma voi siete già cresciuti
e un po' molesti
ma non vi sembra male
continuare la strada
dei delitti

(le Ombre)

mangiamolo e basta

(Loran)

tirato il pallone nella rete
c'è solo una occasione di speranza
se voi osate l'assaggio del mio collo
mi sembra vendetta contro il Padron di casa

(la Casa)

ma forse
lo sposo della notte ci ha traditi
forse il vedere cerca altro guado
e di questo regno rubare il potere
dando a te fiducia

(Loran butta la camicia e fa sentire il palpito)

ma io nego ogni fortuna
a quella casta che m'avrebbe preso
voi tutti sentite con piacere
il caldo ancora dentro
la vostra preda
ecco
m'inginocchio
a voi più forti amici
e del reale bando
non ci sia timore
in fondo cos'è un vampiro
 davanti a mille altri

(la Casa)

la sua debolezza
fa perdere il gusto
al nostro appuntamento con la storia
come vedete lo schiavo
non è il prescelto
e macchia con disonore
la dimora
saziatevi
poi datelo ai lupi
le sue ossa
potranno solo disturbare
la Luna

(Loran canta una canzone di Natale)

l'eco di neve
risuona in valle
il canto felice dei bimbi
è Natale
è Natale
davanti al fuoco ogni dolce
invita ad un sorriso
e pare la luce si vesta
di tutti i colori del mondo
sugli alberi cadono
i fiocchi bianchi
come spose
davanti ad un presepe

(la Voce)

la sua natura debole
votata al disgusto i predatori
finché non fu una vecchia
ad assalirlo
(Victor)

ma voi come osate
alzarmi veto
contro
siano di cenere
le vostre pance storpie
appena
arriverò
a vendicarmi

La casa e le ombre divennero alleate contro il Vampiro. Ma lui di invisibile portata si fece forte, e cominciò a decapitare i dannati ad uno, ad uno, lasciando solo ossa e vesti rotte sulla scia. La sua voce divenne come un tuono, e di tal forza da fare rabbrividire l'ombra, gli artigli e la maschera del demone, lo trasformò da forma a forma.

(Victor)

volevate bere
avrete per sempre il fango
impastate bene i vostri denti al verme
godete del tempo a cui non cedono i capelli
che gran parrucca vi regalerà
l'Inferno
venite
non scappate
venite dal vostro padre e amico
da voi generaste altri ladri
di vite
perché siamo ladri
del respiro
perché ci nascondiamo
appena s'alza l'alba
i morti con i morti
dice la legge
ma io che sono un Dio
vi do al nulla in pasto

(la Casa)
  
Signore perdono
noi avevamo creduto
l'umano fosse il verdetto
per la fine della tua Casta

(Victor)

e tu osi
al mio posto
deciderne la Sorte
come se m'avessi creato
verrai a pretendere
le mille vite a cui appartengo
i mosti che ho seminato
e di questo potere infinito
potresti con gioia
nutrire una parte
ma sai come me
che menti
al tuo muro per sempre
vincolata

(la Casa)

verità per verità
mio Signore
io appartengo
alla carica più alta dell'Inferno
lui solo
Belzebù
Belial
Belfagor
Behemoth
Asmodeo
Abaddon
Pazuzu
Shedim
Satana
Adramelech
potrebbe
alzare o distruggermi
le mura

(Victor ride apre una voragine sull'Inferno e si rivolge al pozzo)

Io che ti servo da secoli,
Io che ti porto il sangue alla bocca,
dev'ora obbedire alle ossa,
sui cui ti costruisti appoggio?
A quale verità mi dovrei legare
per concepire di potenza il sogno?
Forse è il castello a cui rivolgo il prego,
e non all'Angelo,
che fu nemico a Dio!?

(la rabbia di Lucifero crebbe in misura tale da fare tremare del marmo la sua essenza)
ATTO VI


La grande partita era iniziata, e dall'Inferno si resse una fiamma, che portò ovunque sopra, la voce dell'Ego Supremo. Di Victor la vendetta temeva ormai la Casa che rimasta sola con le ombre ,taceva. Loran dal canto suo come un mortale, doveva affidarsi al buon giudizio, di chi la preda la vince in natura, non per regalo, ma premio della sfida.
La sa a poco a poco viene demolita, perché non v'era altro bisogno di superbia, il Demone avrebbe regnato dalla cripta, col suo sapere contro l'illuminato regno.

(l'Autore)

Lucifero in persona mandò il messaggio, che ogni ombra provasse della tintura il calderone, ed alla Casa ruppe le gran colonne tanche che si sentiva nel mattone il lamento. Poi si rivolse a Victor tramite le Ombre, chiedendo a pedaggio, la sua preda.

(le Ombre con voce di Lucifero)

ecco
il tuo scettro
per mille anni ancora
vinta sarà la profezia
adesso fai scorrere sangue
per il mio e il tuo bene
placata la sete con l'oro
noi si riscriva la Storia

(Victor vicino a Loran svenuto)

ebbene è giunto il momento
per te morire da preda
davanti al testimone
di tutti i più grandi mali
ma se tu capisci
non della voce il verbo
vorrai volare fuori
all'aria aperta

(Victor affonda solo per un attimo i denti nel collo di Loran dando la parvenza del sacrificio a Satana)

(la Statua)

fuggi dal serpente ora
non mostrare lusinga all'assassino

(le Ombre per Lucifero)

sentiamo l'odore del sangue
quel buon odore di vita che cede
alla nostra natura
l'armata avanza dal buio
per dare lustro al nuovo Regno
buttate giù ogni pietra
che pianse per il vagabondo
non sia che di polvere
quella serva
che noi dell'oscurità
abbiamo mantenuto
per ere

(l'Autore)

La Statua viene buttata giù da una forza sovrumana e la polvere sollevata nasconde il corpo di Loran ferito, Victor lo butta con forza fuori, rompendo tutte le vetrate.- In questo collasso, le colpe trovano solo gli confitti, perché la preda in fondo non è che animale.
Sulle pietre sdraiato, Loran guarda alla distruzione della casa.

(il Bosco)

sembra ci sia del talento innaturale
a salvare questa anima dal Dio immondo
anche se nel pozzo ancora è vivo
il peggiore in terra di tutti i mali
ma come di cono i vecchi la natura
cerca in tutto sto trambusto un equilibrio
oggi se hai vita salva gioisci
perché sotto la tua ombra t'aspetta sempre morte

(la Voce)

scappa mortale
è quasi alba
hai fatto un buon servizio
della tua parola
in mezzo agli altri forti
ti sia dono ancora
sto tempo di respiro
perché domani a Parca
potrai sembrare odioso

(Loran piange e non teme di cercare tra le macerie il corpo di Victoria)

guarda amore
il giorno ti solleva
da ogni permanete colpa o arbitrio
qui fa freddo ma il mio petto nudo
ti ricorda
ad ogni fiocco di neve sulla pelle

guadami amore come piango
come lascio il sangue su ogni tua impronta
che vorrei svegliasse la sua anima eterna
per donarsi a me
ancora
e ancora

guarda amore il gufo sta dormendo
di ogni certezza il mondo fa miseria
solo tra i rami il vento canta senza sosta
come se avesse in se di te la memoria

guarda amore
non sono più nessuno
ho estirpato il mio nome dal torace
perché si mescoli alla terra
in un abbraccio
per giacere con te
altri millenni

guardami amore
sto soffrendo
un Inferno lontano dalla parola
e dentro mi mangia carne vivo
il verme della solitudine
di Satana peggiore

(la testa della Statua gli mostra il carillon)

prendilo
è l'ultimo buono rimasto
dei suoi ricordi
a cui fai catena
e riponilo nella tua vita in alto
perché tu eri
la sua profezia

Loran prende il cimelio e s'allontana tra i cespugli e per la via da quale era arrivato, come un ubriaco investito.
Trascinava i passi con la stessa rabbia con cui si divorava di critica l'Ego. Considerava che aveva perso anche stavolta l'amore, per colpa sua, solo per colpa sua, in fondo si sarebbe dovuto sacrificare, senza promettere miglior vita, ad una che per secoli era stata solo un vampiro.
Malediceva ad alta voce i sogni, gridando il nome di Victoria all'alto, mentre il giorno faceva capolino all'orizzonte e il fiocco aveva smesso la sua danza.
Felice il mondo sembrava e l'incanto, cullava gli occhi per tanto nutriti col buio, la fibra cercava al cielo risposte, sebbene l'azzurro non fosse che muto.

(Loran)

è dato che io mi svegli senza alcuno
che morirò come il mio sogno all'alba
mai sazio della fame
che lei m'ha messo in cuore
col miele che i diavoli ancora non hanno
e mi vengano a prendere all'Inferno
così da buon Orfeo richiamerò l'Euridice mia
perché non m'è più vita la brama tra i mortali
d'averla conquistata poi perduta
e cercarla tra cento facce
per mille anni
mi sia punizione e condanna
di Ade saprò aprire gli occhi
lasciandogli la dolce note del mio fio
che solo a quel amore perduto
aveva donato i sogni


(parte la musica del carillon)


(l'Autore)

Un mese dopo, Loran pressava la sorella con domande, sembrava una vera ossessione la sua, quanto amava suo marito e da quanto, se avesse mai dato la sua vita in cambio, cose strane per quella cara donna, abituata a casa, chiesa e famiglia; ma lei voleva un grande bene al fratello e capì che era ossessionato dall'abbandono. Gli raccontò d'averlo trovato febbricitante per la strada, di essere stato accudito per dei giorni, degli incubi che raccontava, nella sua veglia, in quella sua lunga veglia di amore.

(Loran riparte convinto di avere un vita vuota davanti)

Victoria
mi sei rimasta a marchio dentro
anche se ora sembra uno dei miei sogni
svelato s'è il nero pece
ed ogni segreto di Mefisto
ora sono di nuovo da solo e tu
sembri un bel frutto d'un anima bugiarda

 (riparte la musica del carillon)

vai a casa
corri
togli alle finestre il fiato
metti zanche d'acciaio alle porte
e prendi dalla soffitta il talento
guidami nel tuo mondo
oggi hai quest' io insonne
che ha troppo aspettato i minuti
guidando della profezia i passi
al mio e al tuo cuore
io vengo incontro al giorno assassino
è vero
per vendetta di altri dell'Olimpo Nero
potresti anche uccidere speranza
facendo del mio nome un fuoco
per ceneri in pasto al tuo Dio
ma se quello che senti è amore
allora conduci al meglio la condanna
di queste nostre sorti
in cui era già scritto saranno insieme
riportami
come hai promesso
a casa
insegna mia digiunare col perdono
poi sazia il mio appetito col piacere
che si danno ogni giorno
gli sposi

(l'Autore)

Sembrava un vissuto assai normale, quello di uno strano uomo in carriera, Loran che viveva da sposato e in una casa scelta nella più solitaria periferia; nessuno prese a cuore il suo bizzarro mondo, in fondo siamo tutti un po' diversi nella vita, ma c'era una cosa che egli mostrava se adirato; due occhi rossi quasi da vampiro.
Questa è la fine di quella che potrebbe sembra una finta storia, forse ero io quell'uomo che al presente canta di fortuna sopra i fogli, se vi dicessi che Lady Tenebra partorì dei figli, mi credereste o mi pensereste folle?

Fine


L'IMPERATOREDIGHIACCIO

La fiamma che nutre un buon cuore, diventa stella.

Atto I - Le armate del nemico entrano del Regno di Ghiaccio
Atto II - Koon salva Cara che s'innamora dell'uomo
Atto III - Hiace sente che l'animo di Leo è più nero del suo
Atto IV - La battaglia tra i Neri e l'Imperatore di Ghiaccio non dà vincitori
Atto V - L'odio ha una forza nascosta che spinge quelli che si amano a cose tremende
Atto VI - Nemmeno la morte si risparmia l'amore

I protagonisti:

Koon - l'imperatoredighiaccio, un uomo immortale e folle, un Re che s'è rinchiuso nella sua fortezza di ghiaccio quando la sposa muore suicida.
Cara - figlia di Hiace.
L'Oscurità - la Voce dell'Inferno che vuole l'anima di Koon.
Il Fato - il Destino che gioca le sue carte a piacimento.
Il Falco - l'unico fedele amico di Koon e suo ciambellano.
Dor - l'anima della Regina.
Hiace - il Principe dei Neri.
Abo - il Saggio.
Ebo - la Forza.
Lo Spirito della Neve - protettore delle anime infelici.
Le invisibili Comari - le figlie di Bufera che spronano le armate dei Neri a dare battaglia all'Imperatoredighiaccio.
Saturno - il corvo di Hiace.
Il Narratore - il colpevole di tutto.


ATTO I


Le armate nemiche entrano del Regno di Ghiaccio.


Terre desolate, terre che non conoscono l'equilibrio candido delle stagioni, terre dove sopravvivere è una battaglia persa e dove gli uomini sono prede per gli Dei del Ghiaccio che cercano ossa umane come colonne per il loro Olimpo. I monti nascosti da nuvole, s'alternano alle fitte foreste, e le vie di passaggio sono incerte, persino gli alberi per tenere testa ai venti acuti hanno perso dei germogli la speranza; resistono solo nelle linfe come bravi trasformisti che ingannano con giochi di prestigio, il sonno eterno. Dell'alba e del tramonto fatichiamo a seguire il corso, perenne l'arsura gelida di nebbia confonde l'occhio, l'ombra è Musa e Dea ovunque si cerchi dal mostro senza palpito (*), riparo.
(come uno sciame di locuste, agghindate in corazze nere, le armate del nemico entrano del Regno dell'Imperatoredighiaccio)
Un corvo si posò sopra un ramo secco e con l'unico occhio sano seguì i vortici di neve che si spandevano per la collina, senza direzioni precise. Ogni tanto degnava il vuoto di un grido, che completava quel glaciale quadro con una colonna sonora funebre. La sua resistenza sembrava quasi anormale, alcuna creatura sarebbe sopravvissuta facilmente alle impietose condizioni del tempo, ma lui gracchiava spensierato, stirandosi le penne corvine come pece sul puro di neve. Il suo Signore avanzava, spargendo il sangue di quei sfortunati che non magnificavano il suo nome.
Sembrava il Regno di Nessuno, la giungla di ghiacciai aguzzi, nessuno che ci fosse ai confini per gridare all'erta, di grande speranza al nemico sembravano le vie, che per quanto interminabili portavano al cuore di un mondo.

(il corvo ritorna dall'esercito in marcia... si sente il volo d'ali)

(il canto delle invisibili Comari)

ovunque vada l'anima
il corpo la segue
alcun timore hanno i cuori nella battaglia
armati col solo cenno di carne sugli ossi
vincono la disperazione dello scenario

L'urlo del vento si espande fino a diventare l'unica voce della natura.
(le Comari)

in principio fu solo un uomo
un giovane mortale che vinse col dardo il boia
venuto a strappargli il suo bene
che per amore custodiva la sua alma

lui fu mortale ma per poco
per assurdo
per destino
finché un Dio ancora più glorioso del Tempo
decise che il giusto doveva restare
a veglia sulle mortagli vesti
di una Dea
che fu per lui perfetta

nessuno e mai vide
 la lacrima rigargli il volto
nessuno mai
lo vide tremare per il male
ma quel silenzio spaventoso era una spada
che gli tagliò la voce
e tutti gli altri sensi

il suo dormire divenne un letargo
perché dai diavoli
allora
il mondo non temea più nulla
sotto la statua della sposa per molti anni
lo sguardo non fu corona
che al dolore

(Dietro al sipario l'urlo di una tromba. Cani selvaggi sulle pianure di ghiaccio inseguendo una preda certamente umana.)

(il sipario si apre … si sentono le ali di un volatile che attraversa la scena, è un falco)

….

silenzio poi

(rullo di tamburi)

All'alba di un Nuovo Mondo, chi sapeva contare le stelle, sapeva che era il giorno che segnava il solstizio d'inverno. Una fitta nebbia copriva la vallata fino a congiungersi con il cielo minaccioso di precipitazioni, giù all'orizzonte. senza temere la stagione, il freddo e impenitenza del tempo, sagome di uomini sbucati dal nulla, avanzavano con passo deciso in mezzo alla neve alta fino alla cinta.
Legioni di soldati con corazze di rame, avanzavano minacciosi verso il confine dei due mondi. A margine della foresta, il re con pochi fidi guardavano l'avanzare nemico.

il Narratore

Fecondo è il tempo per dare svolta al fio, di Colui che restò nel gesso per troppi lunghi anni. Come da Parca, così lancetta girò la sua profezia, per quelli che col crimine volevano avanzare. Le orde dei blasfemi s'unirono nel fiato davanti alle mura del bene. Il giusto sarebbe stato conquistare con sangue e spada la buona terra, ma il Principe dei Neri decise di dare battaglia, solo dopo aver annunciato all'Imperatoredighiaccio di prepararsi alla guerra.

il Fato

Io vi dirò che questo Mondo nemmeno dopo la temuta avversità non è cambiato, ogni caduta di regno ne segna la nascita d'un altro; Colui che Genera la Guerra aveva deciso di non mostrare pietà nemmeno per un uomo, che fu di pace a tutti i suoi confini. Le Rune non erano disposte al cambiamento e della loro sfida alcuno può sottrarsi; così ci piaccia o no aspetteremo, d'ogni lettura il passo, e di quel passo la Sorte del Nuovo Mondo.

Nel Regno dell'Imperatoredighiaccio la sabbia aveva smesso il suo scorrere, oramai la vita non era che l'aggrapparsi a quel fazzoletto di terra con soli boschi fitti e montagne aguzze.
La natura seguiva il carattere dell'ultimo degli eroi rimasti a proteggere quel mondo dalla contaminazione dell'Oscurità.

L'Oscurità

Io conosco da sempre il genere umano, ciò che lotta e poi ciò che insegue, a volte basta una spinta del passo sulla via, e lui che penserebbe? E forse questo il mio destino.

il Narratore

Lui aveva perso tutto, ragione, dignità, fiducia, ed era già al tramonto da mezzo secolo; in vita solo per scongiurare dei Neri le armate, eserciti di dell'Oscurità che Lui avrebbe voluta amica, in fondo tutti i suoi pensieri negli ultimi decenni erano solo bare, depositate sul fondo di un Inferno senza spiriti.

Ma dall'Oriente arrivava una piccola carovana con feriti, due uomini in età e una donna; stremati dai giorni di fatica in mezzo ai deserti di ghiaccio, che si fermarono nei boschi per cercare riparo alle frecce degli ostili. Nel petto e nella spalla dei due uomini arrivarono le punte delle frecce, mirate ad arte dall'occhio di un nemico.

Il fiatone dei tre fuggiaschi non copre l'ululato dei lupi selvatici che segue la scia di sangue lasciata dalle loro ancora fresche ferite.

Cara

Siamo braccati come i conigli dal lupo, diretti verso un sogno che ora è più che mai irraggiungibile, il nostro Dio ha cancellato il campo della fortuna per il nostro destino, quello che avanza è solo spavento. Di me nemmeno l'aria si cura, e questi due appoggi oggi sono un peso , che le parole da un così fragile soccorso, non possono fare degna stampella. Il Nuovo Mondo da sempre tiene fiamma dentro i nostri cuori, e qui troviamo solo da mesi, il ghiaccio, siamo relitti davanti ai giganti monti, che con inferenza e pio ci buttano giù lo sguardo. Lasciato il peso dell'eredità dannato, sfidai il genio per trovare la via, dove il cuore concepire il seme, della fiamma ancora più pura della mia.

Apo

Non è del bene al ramo sfidare la radice ma fatta la volontà della ribelle, è la Parca stessa a essere messa in discussione, e temo che questa nostra condanna possa avere dopo, un caro prezzo.

(Epo cerca di legarsi le ferite e di tenere lontani i timori di Apo da Cara)

Lascia che si liberi della catena, di tutto il veleno concepito quando il Demone piacque a Gorgone, Dio ha potuto versare la timida fonte nell'innocenza, che ostruì la via nera alla sua alma. Cara non è come il padre, un'assassina, vuole solo avere un futuro non legato dal reale dettame, e amare se è possibile per questa fanciulla, che nulla di normale veste nella vita.


L'aria ghiacciata s'impregnava di altro respiro, che giunge alle nari congelate del Dio, le ombre si staccarono dalle pareti della dimora per inginocchiarsi fide al Re dei Silenzi.

L'Oscurità

Nuovo fiato Sire nel vostro Regno. Pare che il nobile passo abbia sventrato la porta, che teneva congiunti i due mondi, senza mostrarsi ai Neri. Oggi si eccita ogni infimo rango, col viso perfetto di chi ancora bacia la vita, e sulla via sentiti sono i battiti, e noi ci lecchiamo le labbra simili ai vampiri.

Vi piaccia Sire, vedere in sto risveglio un atto di bontà a chi l'orrore schiva, andiamo se voi vorrete al salvataggio, perché nei becchi dei corvi finiranno la loro fuga. A noi basteranno le ossa pregiate, che ancora vi servono nei ghiacci, perché ci è dovuto il pegno d'un animo si grande al peccato.

Sull'immenso trono scolpito nel ghiaccio, siede piegato dalla pesante corona, l'Imperatore. Da quando fermò il tempo per non dire addio all'amata, lui rimase a guardia per sincerare la Morte di essere per lei il miglior partito; ma la Morte ignorava le sue suppliche, e venne a stare con lui nel bel castello, come un'amica che reca non danno ma conforto, ai pensieri di chi è vittima e non carnefice. Dalle palpebre, Leo scollò i fiocchi di neve, il manto che crespo si mosse dopo anni, e per cercare il minimo umore di vita si lecco le labbra, sperando di veleno fosse il gusto dell'aria.

(Koon all'Oscurità)


La mia reggia è un regno travolto dal mistero che morte teme di sfiorare per l'ira di un buon Dio, il tempo servito ha solo memoria dove io e la mia sposa siamo ancor felici.
Sono seduto sul corpo dell'amore, come un paziente di Dio che attende la sua entrata nell'Eden, e spero, e scongiuro la Morte, che mi falci dal petto cuore e male. Di me, che sciocco scambio ancora il respiro con questa stanza, la Ragione regge corona, un'esibizione di potenti ore di gloria, che solo a Lei furono dedicate in passato. Oggi ho il cuore di un giovane vampiro, che succhia ai vespri preghi maledetti, e nel peccato commesso spero a lungo di meritare dal Diavolo l'Inferno. Io fui causa di quella sua condanna, che ci privò d'eredi e lunga vita, perché al danno s'unì la lontananza che come una cara amica spinse la fame della lama nella pancia.
Dor! Io ho solo il tuo nome da stringere adesso, e quelle ossa che reggono il tempio, i teneri ricordi di quando ancora caldo il corpo vinceva la mia forza e l'impeto del bruto.
(lamento)

Dor, non devi riposare in pace, perché mi hai, da quando te ne andasti, sulla coscienza; sia questo impero una bara, in cui dobbiamo reggerci i crimini a vicenda. Io ti uccisi e tu mi uccidesti in quel giorno, dove la pioggia ancora strofinava foglia, perché della fiducia non ascoltasti il canto; sono già secoli che questo una volta uomo, a battito lento ascolta i silenzi.

Oscurità

La tua Regina aveva colpa di superbia, pensava infatti di liberarti dall'aliena vena, che in lei proliferava infetta tanto da renderla immune al sorriso. Il giorno in cui capì d'essere un peso, si chiuse col suo pianto nella Torre, e li fece cantare la lama del pugnale che ora porti in cinta come scettro. Dio si gira al tramonto ed abbandona il suicida, che non gode d'assoluzione, così che nel peccato e nell'oblio Ella vive, mai riuscendo a salire o discendere le scale di Paradiso e Inferno.
Non ci sarà mai pace per il cuore tuo in questa o altra vita, nessuno può lavare la condanna del delitto, di cui si macchia chi non concede a Morte, di togliere pena.

Koon

Io alzo capo e vedo nel Nuovo Mondo che male si consuma la favella, ovunque non regna in pace il credito d'amore; gli uomini si guardano in battaglie dimenticando d'essere mai stati amici, vorrei che il mio passo non dovesse difendere sto Regno perché di pietà avrei finito il vaso.

Il Fato

Sarebbe stato più facile non dare risveglio al credo, che aiutò quest'uomo a costruirsi impero ma nulla, dura in eterno se non l'amore, che spinge la forza a maturare consiglio. L'Imperatoredighiaccio non potrebbe mai sottrarsi a un destino che fu deciso per lui da Grande Parca, nemmeno al dolore egli potrebbe dire basta, perché è la benzina per quello straordinario fuoco, che scudo fa al Male in ogni forma. Dovrà di nuovo guadagnarsi il pegno di quell'immortalità che fa gioco all'alma, devota in ogni affetto alla sua sposa. Di guerre la vita ne vede tante, e tutte in nome degli ori o dell'amore, se Koon volesse dell'Ade un assaggio, a Giuda dovrebbe lasciare libero i passi.

(Koon ordina il risveglio alle sentinelle)

Venite al fio in vita e mostrate con vostro acuto piego la vostra credenza, perché mi servono le vostre braccia, contro gli abili invasori della fede. Tutti uniti per causa e certezza, se libero non debba essere il mondo dall'Oscuro, di senso non ce n'è nell'esistenza e questo è un modo per pagare ancora la mia permanenza.
Loro mangiano solo chi li sfida, divorano il coraggio del nemico e avanzano, cacciatori appena retti dalle ossa, armati fino ai denti, mai stanchi dal pretendere nuovi Mondi e nuova Forza.

Già ai confini schierati erano i reggimenti, nascosto dai bagliori di corazze il re Nero, che sulla testa portava corona insanguinata, di uso bagnata di volta in volta nel sangue del nemico. Alto il cavallo con spume per il morso, di pece manto e mantello, univa cavaliere al suo fido. Non arrancavano i suoi occhi per paura, di quel deserto dove cercavano conquista, sicuro della svolta e vittoria, il Male come zucchero nutriva di Hiace il sogno. Nel Nuovo Mondo, il suo nome andava appena sussurrato, perché in pochi ebbero il modo di lasciare leggenda, ai figli ancora in fasce.

I due anziani legarono le ferite con altra stoffa, la giovine servire avevano il peso, distanti dal volere attraversare l'Ade, indirizzarono la paura verso il freddo Regno.

Apo

 Colui che venera il morto da sopra un trono, ha qui allenato il tempo ad ubbidire, e forse se alzato possiamo trovare difesa, a questi corpi fragili per spade senza pietà, e di ferro.

Epo

Andiamo sarebbe da vigliacchi cercare nuova via, per non stare il fronte a ciò che genera la notte, forse avrà pietà di noi quel cupo Dio che forse ci insegue perché dentro sta collina il fiele potrebbe bruciarci prima d'arrivare.


Cara

Noi non dobbiamo temere l'ignoto, potremmo così forti se uniti davanti alla paura, guardate ai lupi che non sferzano l'attacco, come se capissero di chi io sono figlia. Devoti magistrati che il mio fianco ascolta, notturne cantilene avvertono gli occhi, che v'è nel Paradiso degli uomini il brillare di una sola stella, che condurrà i nostri incauti passi verso salvezza.


L'Oscurità

A me non servono le troppe dimostranze di questa forza, con l'arco in braccio a lamentare morte, mi basta trascinare dentro l'imbuto, chi mai piegarsi volle al saluto, Morfeo lo ricorda amico, l'Inferno tutto trema nel saperlo in Terra, c'è già una strada scorrevole a fiume, che ancor l'aspetta.

(Hiace verso le sue immense armate che si fondono con l'orizzonte tanto il loro numero è smisurato.)

Io voglio servire bene solo il Demonio, restare immortale negli strati della terra ancora senza ossa, e bere nella coppa delle mani solo sangue dolce, bruciando i corpi a candela per l'Inferno. In nome del Demonio e della notte andiamo avanti! Conquisteremo del ghiaccio i confini e quel Pupatolo di cui rincorriamo i servi, ci nutrirà le life fino alla prossima conquista.

Mentre il Diavolo rincorreva con i messi del Fato, l'Imperatoredighiaccio, sperando che egli diventasse il prossimo illustre all'Inferno, Hiace combatteva nel suo nome, volendo propiziarsi gli Dei del Buio in eterno Le legioni eccitate proliferavano odio, perché era lo strumento di tale smisurato ardore, che conferiva a Follia il potere di avanzare in terre desolate. E qui per sopravvivere furono costretti, d'allearsi con il ringhio spasmodico dei lupi, che come branchi di mostri cacciavano per fame, nel solitario esilio del Re Ombra.

(Il Falco attento alle mosse nemiche, conta il tempo rimasto alla difesa e vola dall'Imperatoreghiaccio per riferire la gravità dell'evento)


ATTO II


Koon accoglie i fuggitivi e salva Cara che s'innamora dell'uomo.


Il Re aprì la tomba della moglie Dor, e restò incantato dalla sua bellezza ancora intatta. La sua anima era sempre combattuta tra il lasciarsi morire e rigenerarsi con la guerra, salvando il vecchio regno in cui l'apnea dei sogni aveva vincolato natura e creature.
Nonostante la mancanza, dipendeva ancora dall'amata, di cui seguiva il sonno. Nulla l'avrebbe riportata indietro ma sperava che qualcosa o qualcuno, gli desse una speranza altrimenti la morte.
Ma ecco volare il fido servo, che nei momenti di Luna reggeva il coraggioso fio, portava le notizie dei prodi, caduti sotto gli scheletri in marcia.

(lo Spirito della Neve entra come un vento silente per avvolgere il Re e la sua defunta sposa)

fu messo in salvo
costui che ora da guardiano mira al bene
dal mio braccio
che fu colonna alla pena
dove rimane chiuso
nel fremito di ghiaccio il cuore
benigno il tumore del ricordo
dove è scritto
della non dimenticata fiamma


(Si ode un battito d'ali …)

(il Ciambellano ai piedi del trono vuoto)

Sire, dietro ai confini e già in posizione, il tuo nemico Il Nero accerchia questa valle, siamo rimasti in pochi e tutti senza armi a porgere difesa al tuo Regno. Che il valore del fuoco infernale fosse grande, non v'era dubbio, ma forse voi avete la Speranza che in carica potrebbe mettere in nostri cuori.

(Koon ammira Dor nella sua cripta di vetro)

C'è un amuleto che ci lega oltre i confini dell'oblio, è una creatura che ingurgita sangue a tradimento e con molta più asprezza dei Neri; una lama perfida di cui ne tengo il pugno e che strappò dalle sue dolci labbra l'ultimo fio.
Non tengo molte certezze nell'esistenza se non di quel passato posseduto e svanito, un nome che invoco ogni notte, come se fossi un posseduto di chimera.
Chiunque potrebbe avanzare tra i boschi o superando i monti, chiunque entrare in questa sala e giudicare dal trono, ma alcuno avrebbe come me la forza di espiare tutti i peccati per chi ne ha commesso il peggiore. Io solo pagherò per Lei quel posto dentro l'Eden e se non vi arrivassi mai prometto con certezza, che qui si reggeranno le sorti di vivi e morti perché mi dicono degli angeli dopo ogni prego si apra una porta. Gli sposi sono tali fino alla morte e non oserà nemmeno questa, pensavo a separarci, ma eccomi a supplicare stanco che venga la mia anima al suo Purgatorio deportata.

l'Oscurità

Ma io ti ascolto figlio caro, come una madre che aspetta da qualche tempo d'abbracciarsi il figlio, a poco a poco tu mi vorrai ardita e quel tuo scettro compierà il Destino. Due peccati così obliqui per quel Dio alto, a me potrebbero bastare per dare lustro al buio, ciò che dai santi non viene perdonato da noi è ben accolto come fratello.

guardarla
dopo sti anni d'esilio nel sonno
mi fa sentire vivo
e mai un semplice sopravvissuto della sorte
in lei contemplo i sogni mai immaginati
come se fosse il libro
dove da tempo avevano scritto la mia storia
guarda amico
e contempla
d'ogni virtù umana il senso
sebbene in lei spenta per sempre sia la fiamma
c'è il mio fuoco dentro che arde
per entrambi


Il Castello di Ghiaccio splendeva come una stella in mezzo al bianco candore della neve, aveva e questo è un fatto, mura di diamante che mostrava l'arcobaleno quando il sole si alzava sull'orizzonte.
Quel mondo che alcuno temeva, preservava però delle difese che Hiace non poteva avere appreso. E proprio questi bagliori che i tre fuggitivi e le armate, seguivano con la speranza, gli uni di trovare scampo e assistenza, gli altri, territorio da invadere.
Poco valore dava al male smosso con reggimenti, l'Imperatoreghiaccio, aveva il suo daffare nell'assistere la veglia senza fiato della Perduta; e il trono su cui sedeva ne era parte, perché sigillava il coperchio della Dea. Mai la sua ferita protesa fu verso la guarigione, mai dal suo capo si levò nel Nulla la speranza, come un vampiro ad attenderla durante il passaggio delle ere, egli vegliava il sonno incontaminato; perché vi tra Lui e Morte un grande patto, che avrebbe salvato dal mastice dei vermi il bel corpo e lui servile notte dopo notte come un guardiano che preserva l'una e l'altra, dalla conquista ardente del vigoroso sole; in una perpetua cala congelata.


(il Narratore)

A volte l'amore per quanto straordinario possa sembrare, diventa col vizio del tempo che passa, una catena eppure colui che si lega con l'anima tutta non fugge, ma resta per nutrire l'immaginario di un migliore futuro.
Il nostro è un antieroe all'ennesima valenza, le sue discepoli sono rimaste in fila solo ombre, ma questo suo ubbidire al cuore, lui non lo sa, lo rende davanti a forze meno grate, forte.
Seduto e assorto contempla solo il bene, perché da quel passato nutrito si reggerà per altri anni; finché al suo desiderio di morte le Parche avanzeranno risposta e grande lo stupore smuoverà la belva.
 

Koon

In me il fuoco tace, come il vino mescolato all'arsenico in una vecchia caraffa, pronta per un nemico ubbidiente solo alla propria natura; adesso che sento i passi estranei, pestare la roccia, misuro i battiti d'animo con quei guerrieri.
Non tempo più per questa vita assurda, ma se ci fosse un altro Re sicuro, per il placebo* che io conservo con attenzione, sarebbe pestato come foglie d'ossa bianche in un mortaio.
Dovessi io morire, ah, che riscatto, non mi spaventa più neanche un diavolo con fauci e zanne, solo le sabbie del tempo da tempo ferme, che mi centrifugano coi dubbi di questo universo amaro.
Io voglio Lei, soltanto e lei, da morta se non da viva, chiuso e abbracciato oramai alla sua fredda natura, voglio potere chiudere gli occhi nell'anima, per liberare i sensi verso l'altra.


Il Fato

ci sono forze umane
capaci di sgretolare muri
ci sono angeli che
hanno amaro in bocca
e Dei su spalti senza spettatori
che guardano alla commedia umana
con candore
il lutto non crocefigge della recita la ragione
semplicemente rende il recitante attivo
e il palcoscenico diventa vita vera
dove s'allenano a prestare soccorso solo i sensi

Apo, Epo e Cara, si trainarono quasi allo stremo delle loro forze, fino ai cancelli di ghiaccio dell'impero.

(Cara usa i suoi poteri per accertarsi della distanza dal padre)

in questo mondo le forze non si sono unite
appena un poco di calore dalle nostre nari
e tutto sembra fermo in una pittura
che il buon artista ha lasciato in sacrificio
è tutto un mirare al verso libero del blu
alle sculture abili della natura
che ci conquistano man a mano gli occhi
già ubriachi del manto candido di neve
l'ego bambino vorrebbe senza pudore fermarsi
e giocare il tempo senza un tramonto
lasciando la condanna di ragione a mente
che troppo si lamenta di tutto nella testa
di tale meraviglia il cuore non sospetta
la trappola astuta per un male ignoto
perché in ogni fiaba si sa si celano mostri
vorrei sapere da dove salteranno le bestie

(l'Oscurità invita gli stranieri a procedere)

venite avanti
vestite lo stupore col sorriso
su queste terre ci sono meraviglie
che possono ben nutrirvi l'alma
la strega non sa bene dove guidare il passo
vieni ragazza a compiere la Sorte
che questo mondo attende da lunghi anni
come se il male non fosse la morte ma la vita
su dai
un passo dopo l'altro
lungo i sentieri chiari dell'immaginazione
fino al Regno dell'uomo senza sposa
che giurò sul mio Olimpo nero di vendicarsi
avete dei nemici sull'impronta
che volendo potete riconsiderare
la casta perdona e il padre al figlio
le mani stringersi sui petti
e nella casa del cuore pensare
di volgere l'occhio delle battaglie alla guerra
e senza prigionieri dare il coraggio
alla spada mai sazia di capi
avanzate
avanzate

Apo

Se ascolto questo vento, temo forte, che dietro ogni passo ci sia il nemico, e tra i rami altri ostili ed ombre, come se fossimo il cibo per i miti. Non ci sono che altari di neve, e il nostro sangue potrebbe dare pompa al bianco, come se preda fosse cibo all'assassino, che compiaciuto dopo si lecca labbro e baffo.

Epo

Ma va, vecchio testardo, hai torto, e sempre triste volgi alla paura un segno, noi dobbiamo toglierci l'impiccio dei gendarmi uniti, che cacciano senza temere con questo freddo. Hiace segue della sua creatura il fiato, sapendo bene cosa la porta e dove, così la sua conquista porta ai muri, di chi non ha più nulla da perdere se non se stesso.


Cara

Nessuno mai ha veduto gli occhi nella fessura, del più terribile soldato forgiato con l'angoscia, che nutre la crudeltà e l'orgoglio di chi è sulla lista dell'Olimpo. Un drago confitto si diceva avea nel petto, ma Egli riuscì a sedarlo sotto il ghiaccio, del Regno delle Nevi tutti schivavano il mostro; padrone e bestia eterni nello stesso corpo.

Il Fato

La fama dell'Imperatoredighiaccio aveva scritto capitoli nella storia antica, di cui nel Nuovo Mondo ancora si parlava, tra i saggi accorti di leggende.

Nei boschi la carne faticava ad avanzare, forse il freddo ostentava la sua presenza ovunque, tanto che i poveretti si strinsero l'uno agli altri, per procurarsi nella disperazione il calore. Sentivano i ranghi stretti delle trombe, che s'avventavano a caccia dell'umano, che schivare non avrebbe potuto la lunga scure, sempre bagnata di sangue, e sempre infida.
Il Ciambellano aveva aperto l'ala, per dire dei confini la sicurezza, il suo Re rassicurare e bene, sull'invasione. Furono le ore decisive per l'attacco e dalle crepe del Regno, dal dolore e dalla disperazione, migliaia di gelidi soldati, come usciti dal nulla, formarono un anello di difesa.


il Narratore

Ecco orgoglio in entrambi i cuori dei Re sì grandi, da potersi compiacere di una pace senza mali; ma l'uomo è fatto di superbia così è l'impeto del Nero che convinto da una cara Strega, s'arma per facile conquista sulla terra perennemente in ghiaccio.
La fiamma oscura brillava nel petto giusto e quella chiara nel demone che avanzava certo di vittoria, ecco la verità si scomoda a ragione, il bene non sapeva trionfare sebbene mosso all'amore. La causa ingorda provocava spesso guerre, ma difensori non sono solo i giusti, ci sono peccatori che come Leo aspettavano il sacrificio, per dare ad ogni colpa un reo.

Le voci dei soldati di ghiaccio diventarono tempesta di neve che si lanciava verso i confini, travolgendo ogni cosa sul suo percorso. Le armate Nere, sembravano avere forze oscure tanto sono forti, e nemmeno le gelide sferzate e le temperature artiche, facevano inginocchiare quei magri corpi coperti da pesanti corazze.
Dal suo vuoto castello, Koon spingeva la mente a occupare ogni pensiero delle sue legioni, che ferme come muri d'acciaio, guardavano indifferenti al nemico.

Koon

Voi
aliti di Ares
protetti d'Urano
discepoli di Ulutiu
semidei del Valhalla
voi
più dei miei figli,
 se ne avessi avuti,
recate orgoglio al mio ego sfatto,
da tutti i dolori che per amore,
l'uomo vede trasformarsi in pena.

pausa di riflessione …

Siate avversi all'Avverso ,
con mani lame e unghie lunghi artigli,
non risparmiate ciò che la natura abiura,
perché il carnefice ha fame dell'eccelso spirito.

Nella sala del trono ombre stavano a consiglio intorno al Re. L'Oscurità si offriva a custodire il ricordo dell'esemplare regno, come se ne invocasse la disfatta, in quel silenzio da sempre ben nutrito col dolore.

il Narratore

Dolore nutre altro dolore e rimpianto, quando il pavimento della tua casa è il soffitto dell'Ade, alcuna cupola per quanto fosse alta, salva il passo del più perfetto.
Così leggenda vuole, che il peccato si leghi bene al giusto e insieme comincino una strada senza fine, perché per quelli che morte cercano non c'è futuro, solo chimere, a loro volta tristi.


Sul dosso bianco dove la sagoma univa neve a nebbia, tutti i soldati come selvaggi predatori smaniavano eccitati per il sangue. La lotta, gridavano, volevano cibarsi del corpo di chi col suo coraggio gli avrebbe sfidati; Hiace lasciava al gigante quadrupede la briglia sciolta e passava a passo svelto per incitare i cuori assetati.
La notte già sfumava in lontananza e l'orgia tra quelle bestie fu certa; tanto che per possedersi l'uno all'altro tagliavano la testa, nel colmo del piacere.
Perché dei demoni volevano imitare l'uso, e senza freno spingevano la libido all'eccesso, di fronte a natura segnando l'abominio.

Hiace

mi sia testimone l'Inferno
Lucifero in persona
si goda la conquista
che qui si fa per uso della meta
è casa ciò che il generale vede nella fortuna
è donna la carne calda dove bruci i sensi
ma al di la della convinzione della parola
è dono di anime ancora urlanti
al Sommo che mi regge manto e scettro
or figli della notte
giocatevi con gusto
i vostri voti di scaltri appetiti
e copulate col vento il seme nero
perché ne sia patina sul Mondo avvenire
il tempo ci apre ogni porta
dell'uomo fragile nemmeno legno al fuoco
conserviamo l'osso
ma tra i denti si mastica l'eroe
che mai si sarebbe
al male convertito

(l'Oscurità parla di Hiace e di Koon)

ci vogliono mille soldati
per fare la fama di un condottiero
decine di migliaia di bocche
col stampo del suo nome dentro il fio
eppure Lucifero non vuole questi condannati
ma uno solo
che versa dal cuore sangue
a saldo dell'amore che ha peccato

il passo falso
si spera che il suo ghiaccio
faccia per riscuotere il credito
degli anni mancati
che la sua donna offrì all'altro mondo
dove lo spirito le galleggia assente

(Koon davanti alla Statua di Dor nella galleria degli Dei di Ghiaccio)

guardami
Oscurità mi serve d'una maschera
in cui conservo il pianto
e il dolore
gli altri non possono vedere
nei battiti d'un cuore caldo
ma nell'anima dei vagabondi venti
che urla dentro queste ossa
sono il braccio in vita della morte
attento solo a difenderti memoria
del cui tempo non temo il segno
perché il fio m'è spinto da animi onnipotenti
m'è gesso ogni sprono alla carezza
pietra l'impianto appena percettibile dei sogni
solo la tenebra si sfama della carne
che campa grazie al freddo
guardami Dor
dimmi del nostro futuro
di quello che mi resta da fare
per difendere il tuo Regno dalla conquista
d'un altro figlio pretendente ad Ade
solo il vento m'ama
perché io sono inamore d'ogni creatura
e percepisco nel sole tanto danno
alle idee in cui ti custodisco diamante
della vittoria non concepisco più il talento
un volo di pipistrello è ragione in questa testa
le armi dalle polveri devo pulire
per tenere nei cardini di questo regno le porte
manda il tuo segno
sveglia questa gelida fonte
risana del drago la forza
e accendi nei mie pensieri i fuochi

le invisibili Comari

che il vecchio coniglio
possa scampare alla volpe
noi domandiamo ai nostri padri aiuto
per le nuove terribili armate
che sfideranno dell'Imperatoredighiaccio
la culla
ma guardatelo che lagna
la sua morta tradita dalla Sorte
come un bambino senza i dovuti precetti
che gli fanno aprire gli occhi al buio
avanti Imperatoredighiaccio
è giunta per la tua carcassa l'ora
di far splendere altre misure di stemmi
sulla Grande Torre sempre battuta da neve

(il ciambellano racconta dei viaggiatori al Re)

maestro

al passaggio tra i monti ci son feriti
uno di questi è una donna
che mal sorregge i vecchi sulla via
che porta al Deserto della Morte
potremmo salvarli
potremmo condurli qui per un tempo
non sembrano i soldati di Nero
non sembrano i nostri nemici


(Koon s'arma per combattere uscendo furente dal castello)

qual donna non reca danno
dietro quella maschera d'innocenza
quale vecchio
non potrebbe interpretare
il saggio della pace
se questi sono o non sono il nemico
è solo un supporre che con fiducia
mettiamo alla dispensa di ragione
conducili amico mio al castello
per vie sconosciute
non possano gli altri mai seguirli
non prima ch'io mi sia del tutto armato
chiunque sia nato per volere di Marte
col fulmine di Zeus nella mano
è facile portato alla pretesa
d'essere padrone a tutti i mondi
ma ci sono i miti
che della virtù seguaci
rinchiudono la belva della guerra
nel più profondo limbo del suo segno
ora
la mie mani hanno dimenticato il sangue
ma la memoria ricorda bene la battaglia
sullo spartito le armi giocano fiere
la runa a cui la sorte si affida


(il Falco Ciambellano fa entrare dalle grandi porte Cara e i due anziani)

ecco i superstiti maestà
segnati sono dal viaggio
e le ferite ancora dolenti
fanno tremare le loro carni


(Cara gira nella sala immensa e piena di colonne con statue di ghiaccio fino a trovare la più alta di tutte proprio al centro di una cupola, che sembrava raffigurare una splendida donna, inginocchiato sui gradini sottostanti un uomo con corazza decorata con forme di draghi)

Cara

chi sei che piangi
per questa pietra morta
eppure la tua stella
sembra forgiata in piombo
quel drago scolpito
non saprebbe dare alle lacrime
la sua fortuna
eppure l'uomo è tanto forte
da tenere di questo posto incollati
i cocci


(Koon si alza e furioso si mostra alla ragazza che subito se ne innamora)

se osa quella voce
a trafficare ostento
davanti alla più sacra meraviglia
allora non può essere degna di riparo
che il drago senza buttar fiamma
offre

(gli occhi dell'Imperatoredighiaccio diventano due torce)

nell'innocenza tua
che porti a vanto col palpito veloce
c'è il disdegno
per chi colpito è stato dalla Sorte
ma ti perdono
perché non è di legge tra noi
offendere
chi per delitto altrui si è smarrito

Cara

se di giullari non ne avessi conosciuti
direi che Voi ne avete mai accettato uno
non che sia difetto mostrare il lato senza luce
di quell'anima che noi conosciamo immensa
ma sorridete al quesito innocente
di chi per volontà di Parche ha scelto altra via
per poi nel suo errare senza fortuna
piantare del dolore spina col suo grido
noi siamo i scelti di tutto un regno
che vide moltiplicarsi l'avidità del Nero
del quale conserviamo bene il marchio
dentro ogni cellula ancora contraria al male
eccomi mi chiamo Cara
una donna non diversa da tante
ribelle come alcuna sul filo della Storia
che fugge piuttosto che mescolarsi ai Neri
conosco della lotta ogni forma
difendo e attacco per dare alla mia vita un senso
e se dovessi riempire
 l'elenco sempre assurdo della Morte
allora m'inginocchio forse
perché sul corpo
nemmeno la mia mente avrebbe più il controllo

(Koon ignora la bellezza della donna)

chi cammina dietro le sue legioni
non ha la fede giusta per trovare dell'alto
posto in misura
l'Inferno ha posto sulla mia testa una taglia
e chiunque in abbondanza di soldati
potrebbe ogni alba o tramonto
cercare di decapitarmi il battito
ho fama d'essere immortale
ed è a questo scambio che mira il reo
la mia vita per la sua eterna
e finalmente dell'ombra
io diverrei il pasto

(il vento entra nella sala del trono con un tremendo rumore)

(il Narratore)

Cara non teme la forza e la rudezza di quel uomo, ma ne accetta tutte le condizioni pur d'ammirarlo, sperando che pure lui arrivi un giorno, a interessarsi d'una Musa di ostile casta. Lei si siede sotto la statua di Dor confessando al suo cuore un piacere, diverso da tutti gli altri mai incontrati, che strappa dallo stomaco la pena. L'amore cinge il petto con fuoco puro, ma mutilato è colui cui s'indirizza tale attenzione, ed ecco nel triangolo sofferto, il gioco di chi ama e chi senza un termine.


ATTO III


Hiace sente che l'animo di Koon è più nero del suo.


Il Re esce col suo stallone a spada tratta, dando gli ordini necessari per giusta cura, ai feriti ancora il gusto di vedersi lontani dal nemico; mentre la neve copiosa cade su tutto, inquinando della natura ogni forma. Nel Castello, tutto è in sommossa, l'Oscurità si agita dietro le cripte dei defunti, le disinvolte Comari danno voce a quello che dovrebbe o vorrebbe il Fato, le Ombre unite ad altre ombre inneggiano per l'arrivo, d'un nuovo Dio capace a esaltare il buio.
Di ogni maledizione c'è il doppio verso, a fortuna o condanna l'eternità s'incolla, sullo spirito di colui che vince, nella battaglia ultima sul Poggio senza Orma.

(Koon al Falco)


Tu resti in casa amico mio per dare servigio al Regno che altrimenti resterebbe sprovvisto di difesa.

(il Falco Ciambellano)


Le ali se rotte non fermeranno lo spirito di chi vi serve o Giusto, in questa temeraria vita.

(l'Oscurità sussurra a Cara di cercare fuori dalle stanze una preziosa statua)

di certe prede
ci piace bere il sangue ancora caldo
perché paura lo rende più invitante
e quel tremito fa della bestia un bottino
sicuramente ancora più appagante
che parta dunque il Re in esplorazione
che lasci a noi l'invito alla sua mensa
dove amante e moglie operano scarse
il piano perfetto dei nostri artigli

vai dolce creatura
a trovare risposta al tuo indovinello
Ardore lui
e tu Nebbia
non proprio eccelsi sposi
ma Sorte fa i più improbabili abbinamenti
perché negare a natura questa sua bizzarria
che a noi diverte
in quanto sempre a lussuria promessi


(Cara si avvicina alla statua imponente di quella che poteva sembrare dalla corona indossata una Regina)

chi sei tu
che tieni in gioco la sua vita tanto
che fai di lui la marionetta dolce
col colpo vincente sia da viva che da morta
dimmi pietra oscura
come lo tieni

(l'anima di Dor libera la sua voce nella sala)

 io sono il primo e l'ultimo gioiello rimasto
 di colui che l'onore ha messo dinanzi a tutto
a me legato in fibra e mente
come i siamesi nella stessa ceppo di sangue
la sua pena ha invertito le lancette
come se nutrito d'amore il tempo iberna
il passo deciso della Signora Morte
e così il mio sposo fu ferito dai vermi
di anni ne ha in carico fin troppi
e pace mai avuta è la sua condanna
nobile resta per scelta e giudizio
il mio imperatore affezionato al ghiaccio

Cara

Liberalo se l'ami, dalla magia!


Dor

E' proprio questo il trucco, non c'è magia.


Cara

Come non c'è magia?


Dor

E' solo volontà.
Il Grande animo di cui si compie sorte, ci tenne uniti in vita e ora anche nella Morte.


Cara

Ma lui ha bisogno di una donna che lo accolga, che gli metta la mano sul petto e tenere lontana dai suoi occhi la nuvola della solitudine.


Dor

Potrebbe mai il lupo zittire l'ululato davanti a Luna?


Cara

La tua catena spezzata darebbe a lui la gioia.


Dor

Devi capire che in lui la gioia è un felice ubriaco di dolore, un drogato d'insonnia che male si sposa al cuscino; cambialo e lo darai in pasto all'Inferno, perché il suo bene oggi ci nutre tutti.

Cara

Lui ha bisogno di nuovo amore.


Dor

Lui è fido ai suoi sogni. Togline uno e sarà come toglierli tutti.


Cara

Conosco le arti magiche dei Neri.


Dor

Il tuo odore è un selvatico discepolo di Ares, se tu tentassi di arrestare il Ghiaccio potresti per sbaglio incontrare il Drago.


Cara

Il Drago? Quale Drago si cela in questo posto? Mio padre non sa di draghi ma solo di un tesoro che mai potrebbe darlo in pasto a Morte, tanto l'ha spinto portare guerra a tutto.


Dor

Arriverà il tempo che t'è scritto e la tua scelta sarà degna del tuo rango, non hai da misurarti col mio tempo, perché legati noi siamo nell'oblio, l'una all'altra.

Cara

Ma libera Lui, dal tuo ricordo, io posso alimentare un nuovo fuoco.


(Dor si congeda)

L'Imperatoreghiaccio, l'essere suo intimo mai guadagnato dal prossimo, non è che forte fiamma, attenta a non scottarti creatura.


Cara

No, non andare, ritorna a confessarti, una via nuova per te io posso aprire con le mie arti.
Se della luce lamenti la mancanza, c'è una magia di facile recita, al cui suono la Porta dell'Eden si apre. Sposa infelice ritorna. L'uomo che è non può, non deve morire con i ricordi, ti giunga come supplica per il tuo caro il mio umile verbo, di grande e nera magia m'è il karma, di cui non voglio battezzare il mio futuro.

il Narratore

Qui Cara s'accorge del nome scritto ai piedi del monumento, e quando ripete Dor, quel sadico fantasma fa un lamento; Apo ed Epo seppure feriti, ritornano dalla fanciulla per consigliarla; nel Castello senza icone si fa venerare il trono che sembra d'una persona destinata a lasciare segno sul Nuovo Mondo.
le invisibili Comari

brrrr …
i nostri spiriti quasi incendiati
da una che vorrebbe fare da padrona
non fosse che è figlia del Destinato
a incrociare con Leo arco e lancia
ma per tutti i Dei Pagani della Storia
servire al cuore d'Imperatoreghiaccio
un'altra sposa
sarebbe come cercare guinzaglio
per il Dragone
che in lui si cela quieto
dopo sciagura
Cara
rivolgi gli occhi ad altro orizzonte
che triste sarà il dazio
per il tuo sogno
che senza discendenti
s'unirà in morte alla nebbia

l'Oscurità

attendiamo noi voci d'aldilà
dell'innocenza il martirio
perché l'anima del Re ci sia data
per virtù del patto fatto insieme
Lucifero in persona ha mensa pronta
per dare all'inquieto il benvenuto
c'è fame
c'è attesa

c'è fervore
persino agli Inferi
per questo prezioso eroe
che presto diverrà nostro concittadino

Leo stava giungendo alle terre di confine, quando dietro le spalle sentì il fremito di zoccoli di un gigante.
Alzò la spada per difesa ma ebbe il sentore che quel nemico lo stava studiando.


Koon

attacca Valoroso
non sia scortesia questo tacere
se avanza altra virtù nella battaglia
sarà di morte certo il talento
che spingerà la lama maledetta nel costato
eccomi nudo di legioni e di difese
qui c'è solo l'uomo da sfidare
se non cerchi e son certo il compromesso
orsù sprona la spada alla caccia
il Valhalla attende i figli coraggiosi
che non si nascondono davanti al Diavolo
che pare sia nascosto nel sonno profondo
di un Drago
attenzione però
mira perfetto
perché la cellula del male non teme l'agonia
e le ferite se non mortali spingono avanti
come un legno nutre il fuoco
uccidimi io sono il tuo Inferno
e finché respiro
non hai altri nemici

(Hiace alle spalle di Koon)

pensavo che nel mio sangue ci fosse il veleno
ma tu hai più dei Neri che il Re stesso
sembri sicuro di non temere la Morte
come se tu avessi di quel boia la sua scure
chi sei che vai a petto nudo contro Bora
senza ghiacciare il sangue e le carni
chi sei per cercare dell'Inferno la cura
quando all'uomo che vince il nemico
basta regnare
Koon

combatti valoroso e scopri il Fato
che ti ha spinto fino ai miei artigli
per essere al posto mio immortale
devi strappare al corpo del mostro la sua testa


Hiace

mostro
quale mostro
io vedo solo un vecchio
ancora scosso dal passo del nemico
temerti
perché temerti
hai solo spada a scudo del tuo corpo
non fossero le statue sulla corazza
per temerti
avrei bisogno che tu mi lanciassi contro
lingue di fuoco
ma versi come un ragazzino le parole
di cui non ne capisco il senso
se il senso forse non è gioco

Koon

allora combatti assassino
il Nuovo Mondo non ceda al tuo male
che questa dolce neve
della cui calma bisogna avere paura
sia la tua urna
ed eterna gabbia agli ossi


l'Oscurità

e nell'impeto un ringhio atroce
uscì dal suo costato preso in spasmi
come se un animale vorticando dentro
cercasse col suo morso di liberarsi


Hiace

io vedo una lucertola brillare rosso nel tuo petto
chi sei
che malvagia creatura
col sangue immortale
io pensavo di essere figlio dell'Inferno
ma c'è un'aliena creatura a farti forte
tanto da temerti in lotta
oh fratello
al buio non abbiamo eguali
eppure tu cerchi una luce fuori
che non ti sia eterna

il Narratore

Le spade si scontrano potenti generando fiamme, i cavalli si accaniscono vicini, e due possenti mettono gli occhi l'uno dentro l'altro, per cercare quel punto debole a forza della vittoria.
Le ore scorrevano ma alcuno cedeva, finché a Leo balza il braccio a offesa del nemico tronco, e l'urlo disumano di Hiace strappa, al vento il suo lamento disumano.
Il drago ancora non sveglio fece sentire il suo urlo al Distruttore, che non sapeva se temere il ringhio o ridere della teatrale mostra.

ATTO IV

La battaglia tra i Neri e l'Imperatoreghiaccio non dà vincitori.


Dopo lo scontro ne vinti ne vincitori alzarono bandiera, Hiace si ritirò lasciando che la sua armata osteggiasse il passaggio a Leo, perché la ferita al fianco doleva molto, tanto da impedirgli di tenere bene la sua fida spada. Koon combatté valorosamente quei guerrieri, cercando di perderli nella foresta, dove le trappole di ghiaccio e gli abissi, tenevano per il nemico la bocca spalancata.
Lo scontro del Nero contro il Bianco non fu cruento, ma solo l'assaggio del potere che possono avere solo i grandi; più tardi si sarebbe decisa la vittoria, per l'una o per l'altra parte.

l'Oscurità

adesso veglio
su questa vecchia salma
del cuore nutrirò i miei figli
perché il buon saggio non tiene alla sua alma
che scacciata per aver combattuto
è stata dal Paradiso


(Apo verso Cara)

ora devi imparare
a non cercare oltre il tuo spirito fortuna
perché l'amore che necessiti
non è la fuori
ma dentro ogni battito di cui hai fortuna
la genesi non fa del parto il futuro
e forse non è la tua strada i ghiacci
d'una fortezza già appartenuta all'altra
sconfiggi i tuoi demoni partendo a Ovest
come hanno già atto gli stormi a Settembre
e origina amore ad un devoto
di cui tu sia la prima l'unica donna
ti lascio saggia per non avere timore
di quel padre acuto la cui ombra temi
sperando ci siano battesimi e canti
nel nuovo nido a cui potrai tu dire casa

il Narratore

e muore Apo
amico fido e zio
della giovane strega cresciuta con i Neri
che imparò della rinuncia
tutto
pur di non sfidare del padre
la parola
e Cara pianse
triste
di quel perduto bene
la partenza
cercando di non contare il peso
dell'eremo a cui diretta
poteva trovare scampo
al suo falso nome


Epo

siamo rimasti due
il saggio da solo è partito
ci resta solo il ribelle momento
per correre affrontando Speranza
vieni fanciulla al dunque
dobbiamo armare i corpi
di buon riposo e la sosta
finirla una volta per tutte
questo castello adora i morti
e nelle sue gelide stanze
non v'è buona memoria
chi difende il Regno


le invisibili Comari

noo
il vecchio stolto
è qui tra voi recluso
con l'anima dannata della Reginaghiaccio
a piangere per quello che perduto
gli dava in vita senso
saggezza
forse solo l'osso bianco
potrebbe raccontare ai redivivi
di come affrontare il male
che erode il corpo dal dentro della mente

(il Falco rivede Leo che fa ritorno al Castello e si appoggia sulla sua spalla)

nessuno corpo che attraversa questa via
sa quanto s'è combattuto per pulirla
dai vezzi dei meschini e dall'astuzia
di quelli che bramano la facile conquista
ma voi contate in cicatrici ogni presa
come se pagando col dolore
si liberasse un tesoro
dagli artigli infidi di tenebra
che più possiede
più vorrebbe avere
felice dunque di vedervi
e sia il momento lungo
fino al discorrere di come andare avanti
senza temere i Neri


Koon

torno
ma volevo morire
perché la causa di ogni mia lotta ora manca
e i morti non piangono l'agonia dei vivi
che supplicano
disperano
gridano invano
il loro nome
io temo
di non controllare più gli eventi
di non avere altra forza che quella della mente
io temo
d'essere cambiato in questo tempo
come se amando il Bene
gli avessi peccato contro
il Narratore

s'arma
ma solo di fede
l'uomo
che non vuole cedere
la sua opera
alle mani di un sanguinario


(Epo a Koon)

Maestà
i grandi valori di questa fortezza
sono ricordi che alcuno mai potrebbe trafugare
e voi se difendete giusta causa con amore
è certa la vittoria in ogni caso
io
non posso seppellire il giovane cuore
che arde di vita cagionando a lei stessa
una sofferenza senza limiti
perché di quei limiti il padre
 è una certezza
se dovessi anch'io morire
a lei parla
sta ferita

(Epo mostra la ferita grave a Koon)

Voi dovete scongiurare
dagli occhi della mia protetta ogni pericolo
perché la sua speranza
è nelle vostre mani
vi prego allevatela come una figlia
sposatela
se vi delizia il cuore
ma non fattene una preda e basta
quando saprete da chi fugge
e per che cosa

(Koon con il fiero Falco sulla spalla, trova Cara addormentata ai piedi della statua)

guardala
tenera come una bambina
con onde lunghi di capelli neri
che ricordano Primavera
è un germoglio appena
ma è bella
tanto da rubare a qualsiasi giovane
il sonno
o fino a dargli fremito costante
e fuoco nell'addome

(Koon s'avvicina a Cara e le sfiora il viso)

è bella da fare contorcere il desio
nella prigione angusta del torace
e questo corpo
s'anella allo sguardo
con i suoi dolci richiami al sesso
ma mi domando
ho io fame
è lei la mia profezia
ci fosse Dor
davvero l'avrei guardata
questa creatura
o solo apprezzata
per quel carattere ribelle
che in me fa breccia


(Koon la bacia stingendole i seni)

mi piace si
quale primizia non tenta l'avida bocca
di un avaro che non ha mai speso nulla
in desio
ma messo il piacere sul piatto dell'argento
come negarselo
agli occhi
Lei
potrebbe forse
traghettarmi l'anima in Paradiso
ma io languo per un nero Inferno
dove la mia sposa attende
da troppo e lungo tempo

Oh Cara
Cara
il serpente desio lungo la schiena
s'arrampica
mi duole
ti vuole
mi brucia

Oh Cara
se io non fossi chi oggi sono
meriterei e non in vano le carezze
le e tue abili arti
che porterebbero il mio cuore
sull'altare di una agoniata prigionia

Oh cara
fiore dell'oscurità dal petalo innocente
solo in un sogno potrei coglierti
dove libido sfoggia maggiore coraggio
tu taci troppo la tua bellezza
quasi fossi prigioniera d'un vanto
che non fa legge nella tua giovane natura

Oh Cara
ascolto il tuo battito
macinato dai bisogni dell'uomo
e non ti nascondo il piacere
del tatto
su così fragile sentiero della gioia

Oh cara
persino i tuoi sensi assopiti parlano
d'amore
al vecchio in me che per troppo
ha storpiato amore coi ricordi

Oh Cara
sento nel bollire della carne
un verso nuovo
forse dimenticato per un'antica gloria
che tu sostituisci con migliori ragioni
lontane dal gelo della legge
che mi fu compagna
per così lungo tempo

Io sono tuo.
Adesso.
Io sono in te.
E la gioia si ricompone in sodalizio
a quell'essenza che mi rese completo
per l'amore.

Oh Cara
potrei morire felice
d'aver sentito il palpito di una fiamma
creduta estinta

Oh cara
al piacere non basta
contemplare
invece
il possederti
riempie la bocca dello stomaco
di tale soddisfazione
da poter calmare il ruggito
di quel leone in me
che ora cerca preda

vuoi essere mia preda
quel fuoco dove io bruciare
fino al silenzio
dei tempi

Oh Cara
ecco i tuoi seni
cercarmi la bocca
per nutrirmi
di placebo

il mio sesso
è ora complice della tua forma
il tuo carnefice
la tua condanna

(Koon si sdraia sul corpo di Cara che lo accoglie)

così la pace esiste ancora
dopo il sogno
dopo la carne
dopo i tremiti

fosse più longeva
questa speranza
meriterei ti te
ancora il desio
ma temo che io debba rispondere all'altra
per la promessa che feci
quand'ero sposo

(Cara apre gli occhi)

Tu?

(lei domanda)


Koon

mi mangi il fiato creatura
io
come un disabile ritorno al respiro
e sento che il volerti s'insinua nella mente
che come ariete mi spinge a divorarti
copriti
fuggi
nasconditi
non accelerare la fiamma
il mostro in me ha fame
insipida è la lingua del diavolo
osteggia quel che gemica l'affetto
perché con questi cocci
potrei solo ferirti


(Koon tocca Cara)

ancora tu
mio Satana
lusinghi
questi appetiti cosi tristi e umani
che smorzano del drago la corazza
se non ci fosse stato un tempo
in cui sciogliere il cuore
adesso mi getterei ai tuoi piedi
pregandoti come una Margot
di diventarti schiavo
ma ecco che la mia mano
resta ad un filo dal piacere
come se tu fossi capace a scottarla

(Dor ascolta quelle parole e manda un lamento)


il Narratore

Koon s'allontana per un diverbio che hanno il corpo e la sua mente, fugge seguito dalla vigliacca sorte, che lo tiene prigioniero al riflesso di una memoria. S'avvia alla sala del trono, cercano di giustificarsi per quel abbandono, e tiene gli occhi confitti nella radice di ghiaccio come se la statua dinanzi potesse capire cosa prova.


Koon

dovrei andare
oggi il mio regno è indifeso
destino mi sarà
sposare la causa della Morte
e dopo la vendetta
ci sia la mia pace
spero sia giunta l'ora
per uno destinato a guidare
un esercito freddo di ombre


(canzone )

io sono un fantasma
che il tempo ha guarito dal pianto
coi sogni
ancora devoto all'amore vero
a cui ho versato tutte le lacrime
quel bandito di confine è scomparso
col volto che gioca negli specchi
che legge la rovina del dolore
sulle rughe tese in faccia
forse è finita l'agonia
forse è terminata la maledizione
forse l'Inferno ha scritto il momento
per questi passi

dimenticherò dell'amore gli schiaffi
per non risvegliare
ogni capacità che ho di procurare dolore
ferro
o granito
o pietra
m'è oggi l'anima
attento
mi dico sempre
attento
a non bruciare
ogni fragile fiore di cui segui il profumo

il Falco

Sire
dobbiamo raggiungere la valle
i Neri sono alle porte
i campi sono nel sangue
di chi non s'è piegato a vergogna


Koon

un animale braccato
questa m'è la sorte
inseguito dai fantasmi
dai miei ricordi
dalle ombre o dall'ardore nemico
un animale braccato
dentro una prigione di speranza
questo è il Nuovo Mondo amico mio
questa battaglia
forse mi darà pace

il Falco

Sire
cosa mangiano i lupi
del Regno di Ghiaccio


Koon

cacciano le prede
animali miti
ossute calamite di fame


il Falco

cosa siamo noi Sire


Koon

Noi
siamo i Lupi
Noi
siamo la stirpe dei Draghi

Il Falco

e loro sono solo ossa
un esercito di ombre
senza un buon discepolo
che seguono le agonie mentali
del Principe Hiace

(dai corridoi arriva Cara correndo)

allora ve ne andate
non temete dunque l'ira del Nero
pensate di morire per quale causa
lasciate la spada
sbrinate il cuore
e fuggiamo
dove il disgelo ha portato le gemme


(s'inginocchia ai piedi del suo Imperatore)


c'è un male che si chiama lontananza
un tumore tra le anime che è il silenzio
se Voi partite
scegliete di morire per un ricordo
la morte stessa vi ha portato via quattro
per la stessa causa
voi fuggite da me
io fuggo da mio padre
e la vostra anima fugge dalla storia
io non conosco il patto che avete
ma rinnovate le promesse alla vita
per un anno soltanto esservi sposa
un anno e poi in libertà
tornate pure alla cupa clausura


Koon (ha allontanato il momento d'amore con Cara)

non ricamare donna
non ricamare con affetto
 lo scudo del guerriero
non è blasone e basta questo petto
il mio male è essere troppo forte
tanto che devo fare tacere nel lungo sonno
la bestia
fermarmi io
fermarmi ti ripeto
io mai
mi sono accollato il peso di quella parte dolce
che oggi riposa senza quiete
perché suicida
Dio non concede grazia a tali rei
nemmeno per tutto l'amore
che l'altro le ha giurato
oggi paghiamo tutti quella scelta
che feci per combattere
nel giorno in cui è morta
vorrei ci fossero state le voci nella testa a dirmi
torna
vorrei m'avessero trafitto le frecce ed i pugnali
dei fieri davanti a me arditi
vorrei che la mia testa in punta ai vermi
stesse a riposo
carni e terra
sotto le brade radici d'un gigante
invece che ricordarmi
giorno dopo giorno
d'averla abbandonata


(il Falco e Cara in coro)

ma Voi non l'avete abbandonata
la vostra distrazione è stata forse
non aver letto del suo dolore la trama

Koon

come osate levarmi i pesi di colpa dalle spalle
il male
lei lo concepiva dentro
avrei dovuto riconoscerne il valore
ma dall'Oscurità fu derisa
come una schiava dei cui servigi l'uomo scansa
mi chiese di starle accanto
mi chiese di aspettare
mi chiese di perdonarla
per tutto l'amore che sapeva dare
mi chiese di capire
come se quell'abbondanza di bene
fosse una colpa
ed io tacevo
si Cara è vero
il silenzio
è dei vigliacchi

ATTO V

l'odio ha una forza nascosta che spinge quelli che si amano
a cose tremende


Nemmeno immaginava la bella Cara d'essere vicino all'affetto del Re, e tanto la tormentavano i suoi sogni, dove da libera sceglieva chi amare. Hiace invece deciso a sfondare, quella corazza di ghiaccio di cui voleva il Regno, strigliò le truppe per resuscitare le forze e dare degna prova alla nera ambizione.
Il Nero doveva riprendersi l'onore e la figlia, che della predica paterna fece lunga impronta nelle vie di neve oltre il confine.
Saturno sapeva dove e chi aveva alla figlia di Nero dato asilo, il corvo aveva il potere di convincere il suo capo, ancora dalla battaglia preso nella mente.
Sul terrazzo di quel deserto ghiacciato, che tutto intorno cingeva la nobile dimore, schierati lupi contro fantasmi, immobili statue nel morso del gelo.

I Comandanti calzate corazze e speroni, s'innalzarono sui giganti sellati, bianco e nero, uno contro l'altro, per decidere di chi sarà la vittoria.


L'Oscurità

siamo ad attendere il verdetto
Hiace sulla via stende i morti
per mano sua l'Imperatoredighiaccio cede
levando al cuore ogni difesa
il padre usa la figlia come un fiore
di cui s'offre la velenosa spina
ed una volta punto il nemico
costui mai potrebbe correre
e salvarsi
nell'Eden che perdona all'umano i peccati

Le invisibili Comari

Lui parte
Lei resta
commedianti servi a Fortuna
la vita è nella prigione del silenzio
chi della parola non sa farsi veste
solo rimane davanti al suo Dio
emozione
non è per il Re di Ghiaccio
l'affetto
un dolce amaro mai servito alla sua mensa
non date spirito divino a chi negletto
va sull'egoistica strada
del proprio dolore
attendiamo
di quale profeta voglia servirsi l'Inferno
perché vicino al cielo l'anima teme
della fragile ala la rottura


(Koon davanti allo specchio si veste per l'ultima vola prima di combattere)

nobile
oh tu silente oracolo
dove non attecchisse parassita
dimensione oscura di anime
capaci nel leggere la figura
fido servo di Osiride
padre alle Moire
dimmi tu oscuro volto
che giochi in luci e ombre
ogni ruga
che leggi in me i timori
se vedi di questa maschera la crepa
l'attore è un manichino della Sorte
e avverse le ombre mi sono
nonostante il devoto ossequio
come scacciare da me il quieto volo
in cui scaldare potevo la mano fredda
come dimenticare il peccato
l'ennesimo in cui la carne vorrebbe esser rea


(il Falco entra dalla finestra e parla al Re)


maestri e schiavi
ovunque l'umano modo incontra
ma il più buono
contiene l'essenza dell'onore con l'impresa
chi a difendersi spende la vita
non potrà mai essere inferiore a chi attacca
andiamo ad anticipare morte
a chiedere ai nostri fidi le battaglie
per concedere a Speranza il sorriso
quello di cui chi regge spada
dimentico è stato
se il Destino volesse
al vostro Ego dare riposo
io sono il solo a sapere
quel merito per quale disperate
vi auguro
la pace
mio Sire
qualunque essa sia
la volontà di Parche


Koon

strade senza nome
vago
attori senza stoffa
chiamati i Neri
ascolto
copioni imbottiti di belle bugie
per un Ego assolto dai peccati
a braccio dell'ombra
mi libereranno i sogni
dai trasformisti con maschere di cera
mescolati alle carte della Sorte
scellerata
come le pietre sputate da un vulcano
se no
incendiario mi aprirò varco
tirando addosso alla morte i dadi
vincendo le antipatie dell'insonnia
che mi imbottisce il capo solo di chimere

conosco spade
che s'affilano solo con la mente

presto però
la scaglia umana cadrà sotto il fuoco
e liberato il drago
povero il nemico


il Falco

Sire
il progetto del Fato
è buona profezia per questo Regno
perché volete a tutti i costi
dare a Morte voi stesso e il nemico


Koon

io sento Dor
tra queste fredde mura
sento i suoi passi
decisi e leggeri
anticiparmi come l'altra volta
in cui partire dovevo alla guerra
io temo per lei
per quella fine che non ho mai voluto
tanto che dorme difesa dal mio corpo
oh dimmi fido Ciambellano
lasciare dovrei qui
la figlia di un malvagio
come un esca all'astuto predatore
che per recuperare la sua linfa
stende le armate
come un fragile ventaglio di papiro
il mio morire è desiderio
ma non per dare corona al crudele
che renderebbe putrido il mio regno
e deserta la via verso il Nuovo Mondo
non m'è sufficiente andare a Larve
ne venire spolpato dalle Gorgoni
per dimenticare chi ero
con me tutti i diavoli di questa terra
perché siano salvi i germogli
la mia immortalità è un castigo
per non aver amato a dovere
chi per me pagò l'Inferno
centellinando davanti al urlo solitario
il dolore
mi strappino i corvi i nervi crudi
le carni
gli organi
gli occhi
perché mi odio fino in fondo
sebbene sul fondo del mio io dorma
il peggiore mostro


(cori di soldati che inneggiano la battaglia, cori di anime del ghiaccio che spinte dal vento fanno da scudo al male, corvi che gracchiano funebri desiderosi di carcasse)


Il Narratore


Ecco, il momento è arrivato. Le schiere avversarie mirano d'odio la forza e l'intento, storpie le legioni come mostri da una e dall'altra parte non v'è nulla di cuore umano. Un Re soltanto e di divisa nera, frena la forza disumana del suo corsiero che lancia come fuoco dalle nari, e stritola col zoccolo possente la leggera neve. Aspettano tutti con furie concordi, la discesa di quello di cui si vuole a tutti i costi il Regno, perché il prezzo di questa guerra ha solo un sangue, che in tutti i combattenti non è rosso ma è veleno.


ATTO VI

Nemmeno la morte ci risparmia dall'amare.
 

A volte i fantasmi non tornano per perseguitare, a volte sono proprio loro a guidarci, così indenne alla paura l'Imperatoredighiaccio corre verso la sue infaticabili truppe che ostentano divisa di file strette che il nemico non può attraversare. L'uomo che torna a combattere lo fa per passione della sua storia, che gli ha fatto da destino da quando è rimasto solo, e con la mano stretta intorno alla fida spada urla "Che il Nero tremi davanti alla mia ira!".
Hiace liberò il suo corvo e le legioni di diavoli iniziarono il tremendo passo. Fermi sulla posizione i lupi della neve, che con occhio gelido miravano alla nebbia, un vortice s'alzava dal peso funesto degli altrui passi in corsa senza freno.
Al galoppo spronato lo stallone del Re, in mezzo ai rami di ghiaccio, guerriero e ombra sul sentiero del Fato, dove i cavalieri di Apocalisse attendevano per alimentarlo.

L'Oscurità

il nostro caro figlio
ha preso forza
tanto da uscire a difendersi il Regno
che potrebbe anche lasciare al Nero
di giovane e più marcata pretesa
ma si sente un battito
sotto quella pelle di ghiaccio
uno spirito diverso dal fantoccio
in cui la vita a soffiato a lungo


Le invisibili Comari

 finalmente
finalmente
il cuore ardito batte
per una causa diversa
dal pianto triste del mortale
chissà l'Inferno oggi per chi patteggia
chissà chi sarà il nuovo ospite di Belial
chissà
dai diteci
chi vincerà la guerra
tra due capostipiti
di rara crudeltà


Il Falco

eccomi a voi oh Sfingi
corvi barbuti
e puttane d'Inferi
d'artigli e non di becco
sarà la vostra fine
volate se potete fino in alto
perché dal nido di nuvole
voi non farete più ritorno


(il Falco infilza il corpo del Corvo coi suoi artigli d'argento ed aspra inizia la lotta tra i due)


Il Narratore

nel petto col piumato nero
penetrò l'artiglio d'argento
come una lama d'acciaio nella carne
sensibile al pugno che avanza
con l'odioso becco l'assassino
trafigge la gola dell'avversario
che tiene del dolore il freno
per liberare nella presa del nemico
forza e rabbia

(Hiace alle armate di neve che gli osteggiano il passaggio)

chi è il vostro Imperatore
vi domandate
il vostro Imperatoredighiaccio
è un codardo
che lascia voi
come immobili bestie
in schiera da scolari
lupi abbandonati per sfamare spade
di guerrieri allenati a fare da assassini

(Hiace urla ed il suo urlo sembra la voce di Lucifero in persona)

soldati
Signori della Morte
Leoni con denti a sciabola
avanti
e mai sazi
del sangue
d'un nemico
morire
non è un male
per chi
a guado
è da immortale
liberate al Vostro Signore la strada
che gli porterà
infinita vita e vittoria


il Narratore

Mentre i soldati neri, col loro ghigno bestiale avanzavano a passo lento ma deciso; sulla collina nemmeno il vento spostava le lance puntate degli avversari. I lupi di ghiaccio sarebbero rimasti li, immobili, come statue, come Sfingi perpetue devote ad un oracolo solo, soldati muti con le fessure degli occhi fisse al cielo, in attesa che la stella guida per forza del Re, comandasse loro di lottare.
Poi arrivò in un vortice di bagliori l'armato, a stento il cavallo lui domava, perché con furia mordeva briglie e capestro.
Senza dire parola ai suoi soldati si piazzò in testa, cercando dell'altra armata il Generale.

(l'Oscurità)

basta indugi Morte
vieni a prenderti il servo
che t'obbedirà nella tenebra
e sulle cui ossa potrai affilarti la scure

I due capi si avvicinarono arditi, nulla e tutto avevano da perdere nell'impresa


Hiace

Chi sei tu? Tu che non temi di morire davanti al più potente dei Capi?

Koon

Io uno che si brucia la vita per un'idea; e se tu pensi che io debba temerti per la tua forza, fuggi finché sei in tempo, il vero diavolo in me presto potrai conoscere.

La sonora risata di Hiace disturba Imperatoredighiaccio che furibondo sembra trasformarsi in un essere orripilante.
Hiace

Non hai ne arma né l'appetito di potere per fermarmi, oggi sei vecchio come l'armatura che indossi, questa maschera e gioco di prestigio, non mi farà indietreggiare nemmeno di un passo.


Allora Koon divenne un drago, immensa la sua testa sopra l'orizzonte e la scintilla del sole, illuminata la scaglia, cadeva sulla terra come una saetta.


Koon

il mio Dio mi preservò da altri bruti
tanto che scrissi pace sulla storia per molto tempo
ora tu vieni ad inquinare memoria
della divina profezia col tuo Ego
io ti domando perfido chi temi
chi è colui a cui inginocchiato
t'inala il coraggio
orsù pregalo e presto
perché la mia bocca finisce la parola
e accende micidiale fiamma

Il Drago spaventò entrambe le legioni, la sua ala puntava senza alcuna pietà sui Neri, e gonfiando il petto d'aria fredda soffiava, meteore impazzite sui diavoli armati. Cadevano ad uno ad uno, in cenere tessuto, ne sangue restava sull'orma dei malvagi, ma solo fuoco.


Hiace

io non ti temo animale
ferito mi hai grazie al caso
quella tua gola assaggerà la lama
del vero unico Dio
degno di questo Regno
guarda nella mia schiera
la tua vassalla
che oggi meriterà
davanti al padre suo tradito
l'Inferno

Koon

e … Cara
uccideresti
per farti storia
o vanto all'Ade storpio
la tua linfa
capace di guarirti
l'odio e il cuore
daresti a Caronte
per il Limbo
oh maledetto
questo tuo osare
ti prende in difetto
e la difesa manca
laddove per aggredire
l'attenzione tutta si concentra
sinistra sarà la tua Parca
perché
io sono figlio del dolore
e quando morirai dovrò mangiarti
il cuore con le mani
per dare alla cannibale Fortuna
una svolta
nessuno più vi entrerà tiranno
nel Nuovo Mondo
Dor la mia Regina è pegno e prezzo
a questa pace durata tanto
libera il ramo
dal tuo artiglio
o per gli Dei
nemmeno la Morte
ti salverà
dalla tortura

Hiace

la cagna
stringe tra i ginocchi
un fallo triste
abiuro
il suo ricordo
dalla nostra discendenza
che vada a seppellirsi
tra le ombre
piuttosto che infestare terra
col tuo nome


(Cara)

mandate un dardo sul debole petto
ho maledetto la sua specie con la fuga
i due che mi hanno cresciuta sono morti
senza l'amore tuo avanti con la Morte
io non vomito volere d'assoluto
e mia disgrazia averne dentro il sangue
la volontà è serpe che si tramanda
da padre in figlia
che mi uccida la mano amata
piuttosto di una belva vuota
che ha gettato la sposa come osso ai cani
quando s'è rifiutata di fargli altri figli
datemi pace
datemi affetto
quel poco che avreste per una donna
perché in voi l'amore s'é consumato
in una perpetua attesa di dolore
prendete al padre questo potere
per non rendermi ridicola alla Parca
e con onore lo spirito al Valhalla
arrivi presto e senza agonia

Koon piange, non vuole conoscere altre immense pene lui che vorrebbe si amarla, ma per fede a chi prima di lei gli prese il cuore, tace. Koon piange e alza davanti al viso la sacra spada. Hiace resta a cavallo, la mano nei capelli della figlia e pronto a tagliare la testa alla traditrice. Tutto attende un via, tutto ha un senso per chi la scacchiera dall'alto se la guarda, legioni pronte ad assalirsi e Re surriscaldati dalla rabbia.


Hiace

vieni a berti il suo sangue
così quando morirai io berrò il vostro
amanti vergini di colpe
che trepidate per salvare la storia
Koon

io al suo posto


Hiace


tu al suo posto


Hiace lancia per aria la figlia che atterra ferita a metà strada tra i due. Koon, senza corazza e senza armi avanza verso il nemico, è pronto a morire; s'è preparato a questo da una vita. Pensa di raggiungere Dor, e d'abbracciarla, in un limbo dove i suicidi non pagano con l'oblio.


Koon

eccomi
e chiama Cerbero a liberare l'atrio
dopo di me
verranno i soldati a sciogliere il confine
dai rifiuti con fiato e corazze
che oggi chiami legioni
ma pago il debito
è mio onore
scambiarmi per la figlia che hai deriso
scarnifica il mio cadavere col corvo
ed io da spirito verrò a maledirti


Hiace

vai fida lancia
colpisci giusto


L'arma non rallenta la sua acredine e vola diretta fino al bersaglio che senza temerla guarda alla torre del castello, dove Dor illesa alla paura, lo aspetta.


A due passi dal corpo fiero, poteva l'incudine affilata penetrare la carne, ma senza tremito si mise a scudo, la bella strega nel suo ultimo recitare.

Cara

Imperatoreghiaccio
nome che ben s'addice a quel cuore
ti amo
ma l'amore scansa i bramosi
i fuggitivi apprezza meglio per il decoro
ti dono il tempo che sarebbe dovuto esser mio

le genti hanno bisogno dei tuoi scudi
e non della lagnanza d'una vergine
per giunta Nera
morire non è vano se parti col ricordo
di come bruciano le labbra se strette al bel fio
tu vivi
ecco il mio dono
se il palpito smettendo
dovesse cancellarmi la tua faccia
allora che l'amore vinca la scure
perché io non ho intenzione da morta
di dimenticarti


Cara muore lontana da Koon e lontana dal padre. Il corpo pieno di sangue s'adagia sulla neve, che sembra avere pietà di lei tanto la carezzano, i fiocchi nella loro discesa dai cieli.

Koon

No


Hiace

il suo destino è segnato


Koon

sei stato punito
dal tuo stesso nome
e morto ora giaci
nella coperta di Dio
perché tua figlia
s'è presa di te il meglio
e la bestia che ho dinanzi può davvero morire

Hiace

i deboli non possono sopravvivere
avrò altra e più congenita discendenza
nello stesso talamo
dove hai consumato lussuria
Hiace corre incontro a Koon e lo ferisce profondamente. L'uomo cade a terra rovinosamente, cercando delle forze per contrastarlo. Falco cerca di volare dal suo padrone dopo aver ucciso il Corvo del Principe Nero. Il falco si lancia su Hiace che lo uccide senza pietà.


Le invisibili Comari

ruba poca aria
chi morto
giace a nutrire
la terra di sangue


Hiace

ecco
forse
è la fine


Dor

la tua fine è stretta ad un patto
che vede gli uomini regnanti di se stessi
il mio coraggio è dunque al tuo fio legato
così che l'ombra in cui vivo prigioniera
ti carichi la molla senza ferire la carne


Koon

adesso conquista
l'Inferno


Hiace

ti vedo
ma il Demonio mi vuole
figlio
tu morirai non io
anche se vedo
la tua grazia


Koon

guardami la mano

Hiace

ha gli artigli


Koon

adesso guardami il viso


Hiace

becco e zanne
da dove spunti
oh arpia


Koon

adesso guardami gli occhi


Hiace

azzurri
ma
sono quelli di Cara


Koon

impugna la tua arma
prega il tuo Dio
e di le ultime parole
Hiace

taci
e
muori

(Cara per bocca di Koon)

vieni a me padre
ti perdono

Hiace

no
mai coi cani
io sarò Immortale
il Nuovo Mondo
attende che Io solo lo guidi


Koon s'affetta e salta addosso al gigante. Pochi attimi di colluttazione e la scena si ferma, come se uno dei due si fosse arreso.


Koon

no
il bruciore che senti
è la mia mano intorno al tuo cuore
battito
battito
allora non sei eterno
basta bestia
il Diavolo ti chiama


Koon strappa il cuore di Hiace dal petto e lo mostra al suo Esercito che ferma la battaglia. Hiace cade lasciando gli ultimi spasmi per gli occhi del proprio cavallo, che lo veglia fido aspettando si svegli.
Due corpi si distinguono sul campo; padre e figlia divisi in morte come nella vita, lontani e freddi come se nulla osasse ricordargli gridando. Koon raccoglie le spoglie mortali di Cara e le carica sul destriero.

Nel castello dell'Imperatoredighiaccio le ombre scendevano dalle colonne, nelle stanze tramontava l'ora, come succede in perpetua regola da sempre. Sul suo trono un uomo piegato dal peso della grande corona, mantello e mani ancora sporche di sangue, pensava respirando appena, ricordando ad uno ad uno gli eventi più tristi della vita. Davanti ai suoi occhi due alte statue di ghiaccio, tanto imponenti d'alzarsi fino alle cupole del castello, rasentato i soffitti i ghiaccio, il cui spirito preservava dalla Morte e Polvere, i corpi. Dor e Cara, insieme e al suo fianco, Dor e Cara, il prezzo d'un Re e di un Regno.
Chiuse gli occhi per un'altra apnea, con l'anima vigile sul Nuovo Mondo, Koon sotto il suo trono proteggeva, le spoglie mortali delle sue spose.


Koon a se stesso

dormi soldato
è la tua parte di ego
che riposa
nella bellezza della neve
sei tu
che col ricordo nutri
la fiamma
avanti
avanti Morte

ammira
quella che è la Sorte
di chi con il coraggio
scambia per la Pace
la sua vita


Koon si rivolge alle statue delle due amate

amori miei
non si cancella
col battito mancato
questo dolore
che m'accompagna
in permanente fiato
con una resistenza
più forte dell'Inferno

è vostro il mio tutto
sebbene ancora divisi
i nostri spiriti da carne
oggi vi guardo il sonno
domani
chissà
domani
l'abbraccio sia vero.

Dor
Cara
cari nomi
di ricche virtù
che guidate
al mio fianco sto regno

voi Muse
ispiratemi ancora
appena chiusi gli occhi
e lasciata la corona
il sogno sia il verbo
perché mi è certezza
la vostra alma pura
possa curare l'uomo

Koon a se stesso

ora chiudi gli occhi amico
i dubbi nascondono altri dubbi
lascia alla forza dell'essere
la meta
di quello che il Fato poi decide

nessuno ti darà una mano
nessuno ti indicherà la via
ma lustra bene lo spirito e l'alma
perché dentro i tuoi sogni
verità risplende

fuori da me il fiato
chiuso a forziere dall'aria
questo castello

e tutto ritorni alla calma
al tempo del non dolore
dove l'ardere ha pagato per il suo fuoco
con i battiti

riposiamo tutti
guglie poeti
statue divine
e guardiano

prigione e prigionieri
nel grembo dei sogni
che benevola mano di Parca
risparmi dall'Inferno

buonanotte fiaba
oppure vita
cara al soldato come all'uomo
che sia dolce l'attesa di quei giorni
dove il bacio all'amata
non cederà più alla fredda morte
il privilegio
che increspa la placida immensità del cosmo
con onde sempre meno forti
di speranza

buonanotte muri
del bel castello
dove per sempre
regneranno
giustizia e ardore


Fuori i fiocchi cadevano come stelle, sulla collina i corpi di un cavallo e un guerriero giacevano legati, l'abbraccio del manto sembrava innocente, come se non ci fossero state battaglie e sangue, prima.
Il tempo smise di contare i grani di sabbia, e tutto rimase sospeso come in un incantesimo di prestigio, al mago che regge i fili della sorte piaceva forse, ammirare la nobiltà sopita del vincitore.
Così diventò leggenda, del Re che il suo cuore aveva sepolto in una statua, perché nella difesa di una fede, che lui ottenne l'eternità di vita per ritrovare almeno nella chimera, un po' d'amore.

Sebbene al suo castello Koon fosse arrivato per mano d'un vento vicino al divino nessuno mai vide nè re né grandi statue delle regine in sale dove lo straordinario sposava assieme al bianco, il gelo.

Il Narratore

Se qualcuno chiedesse di quest'evento la morale, alcun saggio potrebbe dare un senso diverso alla vita se non quello dell'amore.
La Morte non perpetua che oblio e l'uomo non trova traccia di se nel calice di ombre; chi ha sofferto nella vita, sa prendere a briciole la gioia, senza sprecare in pietosa riflessione la mente.
La mente dona al ferito una cura, qualcuno la chiama oblio, altri solo ricordo; nessuno che io conosca avanza in guarigione senza una cicatrice sul vissuto.
L'Oscurità e rimasta a confortare, chi prima considerava un nemico, persino le invisibili Comari reggono col silenzio al triste Re corona. Del Falco nella sala, un altro monumento fisso al muro, così che gli amici morti non possano sentirsi lontani e perduti.
Morale è fare di buona opera conforto per quello che poggia i futuri passi perché il saggio è il miglior maestro per un alunno che prima d'imparare ... ascolta.

Fine.
 

Le creature della notte.

Ligeia

Una follata di vento in mezzo ai rami
e l'estinto brio del campo pare un fantasma
che soffre il lungo tacere del corvo,
preso a lustrarsi gli occhi con le croci.

In là e molto oltre il cancello che parla di tempi antichi,
una cripta con angeli di marmo che tendono al volo,
hanno le grandi ali spiegate ma ignorate da fortuna,
mentre i loro volti un tempo in lacrime,
ora sono solo impressioni di tenebra in mezzo alle polveri.

La porta è un vetusto guardiano dell'altro mondo,
i diavoli sull'araldica abdicano arsi,
allo scettro di un essere fuso alla luce,
mentre il cuore dell'innocenza resta sospeso,
in attesa di un buon giudizio o della condanna.

La tomba non vede un cero da tempi centenari.
Nemmeno un passo
che abbia smarrito la strada nella sua direzione,
è solo l'ultimo cancello prima del bosco questa dogana,
dove qualcosa di oscuro soppesa le anime.

Il nome sullo stemma è deturpato,
come una sfinge ferita dall'incuria
e le parole sulla bandiera sono la chiave,
per non svegliare ciò che male vive in mezzo ai morti.

Suscitant, neque malum,
sta scritto sulla piccola croce
che gli angeli guardiani ergono al cielo,
come se chiedessero pietà,
per tutti i morti
ma non per l'essere dietro quella porta.

Ma dopo mezzanotte il primo di Novembre l'ingresso cede
e tutti gli odori dell'Inferno tornano in terra,
come cari visitatori dell'altro mondo
che hanno vinto un pass per i film in tre dimensioni.
Non c'è un atrio concreto nel piccolo castello,
nemmeno un accenno alla vita della salma,
ma solo una scala stretta e senza fine
con pietra millenaria scavata dai silenzi.

E giù, ancora più giù nella discesa,
tu hai l'impressione di averlo vissuto,
questo scendere fin nello stomaco dell'Ade,
dove qualcosa di non umano aspetta i tuoi passi.

Ti fai scudo con torce elettriche e doppio cellulare,
in quella avventura che parla d'una leggenda
agli uomini nati per amare qualcuno,
che non è devoto alla bontà degli astri.

La fine dei gradini trova le grate,
un fitto reticolo di tela appiccicosa,
dove la stirpe di ragni hanno costruito pareti,
degni veli per una tomba cara al buio.

Ti è d'infima speranza, la porta aperta lassù,
 dove il mondo piange ogni eroe perduto,
e il ritmo eloquente dei tuoi battiti è una danza
che obbliga il risveglio di altri mondi.


La grata cede per vanto d'un vecchio trucco,
una dimenticanza forse
o l'usura
e l'occhio si ferma non prima della ratio
che smette arpionata da meraviglia, i suoi respiri.

Il semplice altare è un cubo triste in pietra,
con tredici gradini circolari,
che tiene il nero feretro sul piedistallo,
di una grande gloria in mezzo ai morti.
Un tempio con coperchio senza scritte,
ma grafi a centinaia su ogni fianco
sembravano parole ma in un'altra lingua
le flagellazioni che altro non sembravano agli occhi.

La spinta del coperchio è snervante,
ma la vittoria dell'uomo è buona in ogni cosa
e altra pietra cadde sotto il simulacro,
dove le mummie d'insetto tessono rumori.

La tomba non ha l'ospite immaginato
e tutto sembra un gioco senza giocatori,
con strade che non portano in alcun dove
e con spettri al posto di sacre ossa.

Solo un soffio tende a tenebra l'abbraccio,
un bacio pieno di una dolcezza fredda
che cerca di fendere per se un battito,
dal cuore umano ignaro dei suoi denti.
Ligeia è alta sopra il mondo,
come una dea liberata dalle prigioni
che la tenevano nell'immortalità,
come una schiava sicura in catene.
Bella e pallida lei ruba il peso,
a quel pensiero che la ricorda viva,
in un mondo dove i diavoli non schivano la luce
pur di portare giovani fiori oltre Stinge.

Il male oscuro prende cara forma,
tanto da farla desiderare fino all'affanno,
da quello che disceso in prigione,
eroe vuol essere per chi ha perso i battiti.

Di mille aure è il suo corpo
potente e visionaria l'immagine di donna
in opulente effigia i velluti
lievitano intorno alla prigione.

Io Ligeia ti comando, dammi la vita!
Io Ligeia ti chiedo il tuo amore!
Io Ligeia voglio il tuo sangue.

Ma troppo poco è stato il tempo
per spingere nel dirupo con l'alma, la ragione,
così i passi cercarono i gradini
dove portare il corpo in salvo e la mia vita.

Lei stava calma davanti ai miei occhi
come una regina che usa con degno orgoglio, il suo potere
e dentro sentivo quello che chiedeva
così il mio passo pietra rispose fedele all'abbraccio.

Ogni Novembre il vento parla ai voli,
degli angeli guardiani di un castello senza nome
e ogni notte il corvo punta l'occhio,
sui segreti ancora oscuri d'una tomba.

Ligeia entra ed esce a piacere dai due mondi,
la porte si aprono per fede alla dea,
di quella tenebra che da millenni esiste
e dov'io mi consumo come un uccello
che non farà più voli.

Oggi la leggenda mostra una cripta,
lontana da ogni ingresso del grande cimitero,
con angeli che pregano per i morti
e un Suscitant, neque malum che regge alle ere.


Morte di un vampiro

Il buio pare che abbia sposato il vento.
La strada ascolta le gocce della pioggia
che cade per morire mentre i lampioni,
soffrono il silenzio
per le luci malate di spazio.
E' un uomo solo quello
che cammina sui marciapiedi.
Uno che ha sofferto nel corpo
e nell'anima.
Uno che usa le parole,
 per difendersi dalla tenebra,
che tenta da anni di entrargli dentro.
Abita in una città di uomini ombra,
di gente malata di virtuosismo,
ma che ha dimenticato il brivido dei sentimenti
che una volta valevano più di tutto.
Il buio sposa bene i suoi passi,
ma lui avanzava insicuro,
come se della città fortezza solo lui possedesse le chiavi
e lui soltanto vedessi nelle ombre degli alberi,
i morti.

Ha fretta ovunque lui stia andando,
incerto solo al limite,
della sua meta non umana
e di arrivare vivo,
prima che il mostro dell'immaginazione,
prendesse forma
dal suo capo.
E' debole come tutti,
un fragile essere umano,
ma sapeva cosa bruciava l'aria,
senza le fiamme.
Tutta l'oscurità è all'erta.
Tutti i diavoli in arrivo.
L'uomo avanza con fede,
in mezzo al nulla.

Ha pagato per i suoi peccati.
Con le lacrime.
Con le grida.
Con i mal di stomaco.
Con quegli incubi che t'entrano in carne
per mangiarti da vivo, la speranza.

Ovunque stia andando è certo
che il piano assieme al passo son merce della notte
e dentro il buio assaggerà la sua vendetta
quella che si gustano solo i saggi o migliori.

Gli fa lunga ombra la Morte.
Lei stessa lo segue come una fida amica
che smette di trascinare la lama sull'asfalto
che dovrebbe combattere contro i diavoli.

E' una notte d'autunno e senza una stella,
la chiamata al sabba del pensiero d'un uomo
che sfida il male e le sue streghe,
sul territorio di una città con pochi angeli.

Potrebbe godere di un pass speciale,
di un passaggio sul calesse di Agonia,
ma lui preferisce il passo
che gli aumenta in piacere i pensieri.

Si ferma davanti a una casa con gradi finestre.
Una grande quercia e sul patio una rosa,
ascolta i tarli parlarsi nei spessori di legno,
mentre un'edera aspetta primavera per arrampicarsi.

E' così imperfetta la vita, un gioiello.
E' un giro di giostre al lunapark della sorte,
dove non ci sono biglietti in vendita all'entrata
che proibiscano all'ospite perfetto di divertirsi.

Lui passa dal muro come se fosse d'aria
e annusa il profumo del pavimento pulito
segue i sorrisi dei volti nelle fotografie,
come un caro della famiglia segue i ricordi.

Il suo giro turistico studia il percorso,
di una vita che non è mai pronta a morire,
pazienta per un po' davanti alla porta,
con incise a fiori due iniziali.

L'amore ha un prezzo che nulla lo può definire,
l'uomo apre la mano per trattenere la sorpresa,
davanti all'unica meraviglia
che supera qualunque dei tanti ricordi.

S'innamora ancora e perdutamente.
Lei, ritornata in vita dopo un'era,
è un attimo d'eternità dentro l'oggi
che perde per amore della donna perduta, il senso.

Non fa paura la morte e nemmeno il dolore.
Per un attimo il silenzio è il suo canto,
alla promessa sposa dei suoi sogni,
a colei cui avrebbe dato la vita.

Un ultimo assaggio di quel cuore.
Non abbastanza però, per istruire il contagio
del male al Paradiso degli occhi,
l'unica salvezza di un'anima dannata.

Rinuncia.
La rinuncia è salvezza.
Per questo ha aspettato tanto.

Lei sogna.
Autunno si libera della pioggia.
Il pallido dell'uomo non spezza il grigiore
che fa da tonaca alla Regina dei Morti.


Conosce bene il prezzo di quell'amore.
O lei eterna e senza pace
o lui nell'oltre degli amanti
senza vita.

Ci vuole coraggio.
Ci vuole fede.
Ma lui le ha entrambi.

La pioggia gli fa paura,
sono le sue lacrime
che non calcano quel viso,
da troppi anni.

Ha fatto la sua collezione di sogni per millenni,
ha danzato con lei nell'immaginario
e ha goduto di ogni fremito d'amore,
semplicemente ascoltando l'aria
che gliel'aveva riportata.

La guarda un'ultima volta.
La fissa.
Non ci sono parole d'addio che non facciano male.
Anche un vampiro soffre,
se non uccide
anche un vampiro soffre,
 quando ama.

Lei sogna.

Lui è ancora vicino.

Le gocce sfondano in melodia le pareti.

Poi lui si gira verso la Morte
e lei gli spegne il fuoco,
con un soffio.


proemio

A volte abbiamo tutti paura del freddo,
dei mostri da incubo trasportati dall'alma.

A volte ci sentiamo perduti,
abbandonati dal nostro destino al nulla
e ci vediamo costretti a seppellire un sogno,
sotto una pietra pesante.

Gli eroi partono non restano con noi per sempre,
a volte è un fuggire verso il nulla,
questo continuo lacrimare pensieri
che chiedono alla sorte, ascolto.

Nessuno ti dirà cosa scegliere,
per soddisfare il perenne vuoto,
dove cadono come pietre i fantasmi,
quelli che hai amato per tutta la vita.


Il Ballo dei Morti

Sistema un po' il tappeto sospeso alla lingua di marmo.
Il clown in divisa accoglie gli invitati,
alla prima campana di mezzanotte
quando si celebra il pasto di Morte con l'alma.

Sorride.
Accompagna.
Il buffone apre le porte
sulla pista esaltata da luci.

Sistema ancora il tappeto rosso
l'ingresso è un coro di voci ma senza suoni,
colori sulle altezze coronano le volte
"Benvenuti al ballo dei morti!",
invita la guida.

Per sedici file
le candele nere
ardono,
non pensi a me nelle scintille di luce,
i nostri cuori sono sempre sotto una maschera
"Benvenuti al ballo dei morti!",
cantano i fantasmi.

Porti il profumo di tutte le notti estive
e mi spaventa trovarti in mezzo ai mostri
che volteggiano senza nemmeno sfiorare la terra,
dove discepoli dell'oscurità giocano col buio.

Benvenuti al ballo dei morti!
Pallidi i vampiri in costumi d'epoca,
calici d'oro e diamanti
 colmi di sangue
si offrono a ogni livido ospite
mentre la mia bocca cerca affamata
un tuo bacio.

Sarà la lunga notte dei cacciatori a spingerci il passo,
un, due, tre, un, due,
è il ritmo delle ombre,
tutti i presenti diventano fiamma per spazi immensi
ma non potresti domare questo fuoco che mi consuma?

E' un oceano di perfette figure di porcellana,
quello che attraverso per starti accanto,
vortici diventano i ritmi delle danze,
benvenuti al ballo dei morti, sembra dire il vento alle croci.

La tempesta infuria sul mondo per piegare i legni,
la musica s'insinua in ogni molecola delle creature,
mostri e travestite principesse volteggiano
io ti stringo al petto scordando che sei un fantasma.

Escono dall'umida terra con muffe sugli occhi,
trascinano lentamente i piedi come istruttori di break dance,
sono decine, centinaia gli ospiti in nobile aspetto,
pronti dopo ere a sfoggiare il proprio stemma.

Tutti sanno che è la notte giusta.
Persino i corvi restano svegli a guardare,
i cavalieri in livrea d'oro
che esibiscono dame d'altri tempi.

Ti amo,
ma non ascolti che l'esaltazione chiara dei lampi
che t'affascinano fino a spezzare l'abbraccio
mentre la volta in cenere scioglie le mura
e tutto il castello diventa una sala da ballo di fuoco.

Il ritmo che prende esalta ogni cosa
e maschere volteggiamo come fiamme al buio
innamorate di una lontana speranza,
Benvenuti al Ballo dei morti,
un sussurro,
allo spegnersi delle luci.

Solo umidi passi ora entrano dall'ingresso,
sono quelli che usa l'autunno a Novembre
e le alte finestre vuote fissano croci
dagli occhi senza vetro o tenda,
niente mobili,
niente soffitto
solo un gigantesco castello fantasma
che aveva in tempi migliori un nome
capace di grandi feste.

Benvenuti al ballo dei morti!
Tu sei svanita nel nulla portata via dal vento.
Gli altri saranno tornati alle alcove di pietra
solo io ho sottratto al corvo l'attenzione
per vedere spuntare l'alba
prima che la pioggia le consegnasse le miei ceneri.

Benvenuti al ballo dei morti.
Sono qui nell'aria.
Tu riposa,
 mia dolce idea.
Tra poche ere sarai ancora la mia dama.

Buonanotte.


Il ragno nero

Si erano perdute le speranze e tutto chiamava Morte,
un nodo di rumori metallici stringeva con sottili cavi la vita,
ancora ancorata ai pochi impulsi ,
del capo confinato nel suo sogno.

Avevo esaurito tutti i bei ricordi,
sul letto intossicato dalla cura,
dove un pacchetto di mani fredde e calde,
tiravano al silenzio parole senza un suono.

Le lacrime erano un fiume asciutto verso il nulla
e ogni battito seppelliva con stoico decreto il fratello,
mentre il cuore sembrava un vecchio senza speranze
che trascinava gli ultimi istanti con superbia.

Lei occupava ogni dimensione del pensiero,
mentre la luce era il peggior malato in quella stanza
che fluttuava come in un film dell'orrore,
dove i protagonisti correvano senza mai ritrovarsi.

Le sue labbra due gelidi sigilli,
brillavano violacee come in un dipinto olandese,
la metamorfosi del suo spirito aveva cancellato l'angoscia,
come noi la rabbia per trovare il coraggio.

Ero l'unico e l'ultimo sopravvissuto di quell'amore,
un cavaliere inutile come Don Chisciotte della Mancia,
un sopramobile con muscoli per i silenzi
dove restava appeso assieme alla memoria, l'Inferno.

Tutto il mondo recitava il suo inverno,
con passi trascinati su vie invisibili senza una meta,
dove era una farsa il contagio dell'amore,
così lontano da beffarci dai suoi universi.

Un letto era la prima e vera pagina di una morte,
un libro breve per chi aveva dato tanto
e di tutti i progetti solo l'aria,
capiva quanto fosse disperato il marchio dei secondi.
Il nero è una canzone scolorita
che molti usano per indicare il dramma interiore
ma il nero fu per me un mondo immenso
dove poter aggrappare l'ultimo dei sogni.

Fui pugnalato non una ma mille volte alla schiena,
da tutti i miracoli barattati con Dio per un cero
che aveva smesso di ardere sotto la croce
di uno che ebbe la fortuna di vendicarsi i dolori.

Nemmeno la pioggia aveva infranto la promessa,
di starci accanto nonostante confini diversi,
dov'io, l'autunno e i corvi brindavamo col vento
al grande trionfo di morte.

L'odore di fango e fiori non l'avrebbe di certo svegliata,
in quella cassa di seta con nastri,
gettata nella gola del verme a soffocare,
se il miracolo avesse voluto il risveglio.

Scavate dita, scavate,
pensiero costante,
un ordine a quel ricordo
capace di sostituirsi alla lacrima.

Forse si sarebbe salvata.
Se io fossi rimasto in ascolto,
per buttare lontano la croce
piantata nell'addome dei misteri.

Ero confuso.
Stanco di aspettare il non ritorno.
Doveva essere allora.
Doveva liberarsi.
Ma tutto era silenzio.
Tutto il vuoto
nemmeno un varco al suono del suo difendersi
senza parola.

Il corvo amico era volato
a presagire funesto altre partite
io
solo
davanti a casa
e ombre più care di me ai ricordi.

Persino i mobili gridano ai tarli di voler vivere,
persino i vetri gridano alla pioggia di non morire,
eppure tutto scende al patto con natura
che salva solo i meriti,
persino i fantasmi cercano nella via di casa un ricordo
dei propri battiti.

Le albe sorgevano ma io vedevo solo il buio,
ogni gesto era pura sopravvivenza a se stessi
e il poco valore della carne ascoltava il bere
perché nell'alcol molti sogni ritrovano la loro alma.

Si andava d'accordo
io e le polveri,
le fotografie unte sulla parete della sala
la biancheria sulle sedie,
mi ero smarrito in un corridoio del dolore senza fine
una strada che portava in segreto
all'unico amore che la vita
aveva considerato immenso.

Tre e venti del mattino e l'occhio si fissa al soffitto
due e metri d'avventura oltre la volta
che mi schiaccia le ali già aperte
che mi divora ogni piano di evasione già dai battiti.
Un piccolo ragno nero corre sulla finestra,
è veloce, molto veloce ma lo seguo
e mi rendo conto che il suo è un volare
sul filo rasoio ancorato ai miei desideri.

Vieni, amico.
Vieni.
T'aspetto,
racconta la tua solitudine al mio cuore.

Sei un cacciatore?
Io potrei esserti preda.

Sei un attore?
Io sono una buona platea.

Fermo sul mio orizzonte l'insetto indugiava nei segni
finché la mossa lo portò sullo schermo d'una foto
dove il mio amore danzava ancora felice
e li rimase come se mi mostrasse com'è vivere senza.

Il lancio della lancetta verso l'ora
divenne solo un lungo attimo d'apnea spirituale
e il tempo perduto il senso fissava i nostri occhi
come se ragno e uomo avessero in comune un punto nero.


Si erano perdute le speranze e tutto chiamava Morte,
la tenda di casa sembra un dolce sudario per un corpo,
quattro metri di terra contavano le bocche dei vermi,
mentre le zampe di un ragno nero raggiungevano l'alba.

A Juslip Street affittano un posto.
Sei camere, due bagni un piccolo giardino con vecchie rose.
Amavano i fiori le persone in quella casa
sebbene i vicini non ne ricordassero nemmeno i volti.

Un giorno una coppia entrò con tutti bagagli.
I mobili facevano già parte del contratto.
Pulirono per giorni stanze e cose,
tolsero la polvere dalle pareti
e quando arrivarono in camera da letto,
rimasero stupidi davanti alla tenda nera
che raffigurava un ragno con grandi occhi,
gli stessi che un anno dopo sognarono prima di morire.


Ero morto ma vivevo in un cuore

Ero morto da anni
ma mi ero svegliato in un cuore
che batteva a ritmo di un poema,
innamorato come me di qualcuno.

Non avevo un posto e una croce,
le mie ceneri facevano festa in un'urna,
ero morto ma mi sentivo vivo,
dentro una marea di pensieri.

Stavo nel capo di un altro a immaginare
la mia vita se fosse stata diversa
e seguivo la scia dei suoi desideri
sperando di rivedermi allo specchio.

Avevo un corpo e una faccia diversa
ero un ospite senza diritto di veto
confinato in un angolo non tanto luminoso della mente
dove pescavo piccoli e lontani ricordi.

Mangiavo, dormivo e vivevo nel corpo estraneo,
partecipavo alle sue abitudini senza parola
e fissavo i suoi obiettivi nella mia lista
di cosa da cui scappare una volta fuori.

Ero morto da anni
ma coltivavo nel capo di un altro il sogno,
la speranza di rivedere il mio amore,
prima che morte facesse il suo lavoro di boia.

Sposavo la preghiera ogni giorno
prima di quanto l'avessi fatto in vita
come un volenteroso discepolo che in fede
segue perimetri più grandi dei suoi pensieri.

E scoprì che il mio amore se n'era andato
verso un Limbo più alto e migliore
e prima di piangere in quella testa
cercai di scappare sfidandone i battiti.

Eravamo entrambi morti da parecchio,
ci eravamo amati in vita e dopo
ma vivevamo nella stessa candida mente
di un bambino che credeva nei sogni.

E in quel mondo perfetto,
io e il mio amore mettemmo casa
fino al momento finale dell'ospite,
un altro passaggio per altri miracoli.


Làreide nell'Ade

E' un lungo silenzio che ci divide.
Statue di pietra si offrono piangenti,
alla triste stagione che passa e poi aspetta,
un altro arrivederci dal crepuscolo.

Il tempio teme solo la parola,
in quel corpo protetto dalle ere,
dove l'osso risparmia al pensiero, tesori
e dove,
 i ricordi sono tutto quello che resta del morto.

Ogni sospiro,
ogni bisbiglio,
ti cerca.
Ogni atomo d'esistenza è un fermo,
per le creature che transitano felici,
da una dimensione a un'altra,
verso il buio.

E' un lungo silenzio, la scala verso la fine,
dove il tetto dell'esistenza regge un altro mondo cupo
e dove i diavoli tolgono i vestiti a Luna,
Dea protettrice dei corrotti.

Non si cammina sul sentiero della morte,
non esistono impronte o direzioni
che offrano all'occhio certezza,
prima che l'anima prenda il suo brevetto di volo.

Ci si addentra e basta tra le liane del tempo,
mai dando l'impressione al passo degli abissi
e seguitando a maneggiare speranza,
per trovare l'idolo ancora certo al cuore.

E sento nel silenzio la tua mancanza.
e' solo una girandola di luci senza vento
che resta fissa sull'album dei ricordi,
dove la pietra non scava senza temerne le forze.

Toglie il fiato, la continua discesa lungo il nulla
e fa rabbrividire la voce di quegli spettri in catene,
lontani milioni d'anni dal Paradiso,
ancora speranzosi di essere censiti.

E' solo tardo autunno ma sembra inverno
 e perfetta in mezzo ai morti, scende la nebbia
che uccide ogni forma con le sottile mani
oppure strangola natura, presa a resistere.


L'amore sospetta il buono nel tragitto
sebbene sia secco il nettare di brina
che ubriaca appena il sentore lanterna, colpisce gli occhi,
come una sposa in bianco il suo amante.

Sull'ombra genuflessa piego la schiena,
per cavalcare con Guerra, Carestia, Pestilenza e Morte,
in mezzo al regno che Ade presta a fuoco,
dove le bocche infernali piangono infelici.

E' grande il trono sotto e senza cinta,
i limiti dell'anima sono catene dentro
e ogni pena resta al crimine,
come la luce resta in forza all'occhio.

Arrivo in soccorso ma resto muto,
davanti alle enormi lande senza verde,
dove un cielo senza sole lascia zavorra,
d'altre orribili creature con artigli.

Làreide hai nascosto il tuo sorriso per troppo
e ora che l'aria pesta ti trasforma parca,
io mi dispero e corro cercando di salvarti,
sebbene capisca il perché ma non il come, di sta prigione.

Làreide tenera, a Morte in sposa,
non c'è che cenere sul mio labbro
e sono arse le dita su queste briglia torve
che guidano felici il destriero in mezzo ai morti.

L'Inferno è solo una città più grande
di tutti i peccati sfuggiti in vita all'uomo
e pare un ballo per liberare lussuria
le sue luci tra i cartelli pubblicitari.

Làreide aspetta.
Aspetta a mettere la parola fine ai tuoi sogni.
Togli il rimmel dal naso
e cancella la riva di lacrime scure.
Cavalco l'apocalisse per te, per stare in vita,
sopra questa bolgia di rumori,
dove fanno casa i servi a morte
e di sicuro quelli che mai faranno a luce, il ritorno.

Ma è un alveare, la landa arsa,
dove i fuchi hanno un castello lontano da regine
che Lucifero divora da un grande secchio
perché siano di nettare le sue divine ali.

L'angelo è nella matassa che lui stesso tesse,
come un bravo artigiano dell'assoluto,
ricama mondi oscuri per i suoi servi,
per vincere la gara sul re dell'Eden.

Lucifero ha l'occhio sulla pancia
e bella l'iride che fissa il pretendente,
l'azzurro porta nel ricordo, il suo sguardo,
celesti vorrebbe che fossero i suoi sogni.

L'Angelo Nero non vede e non pesa.
Il suo è sonno infinito dentro la prigione
perché il Padre di Speranza volle questo,
per non perirlo in lotta contro i fratelli.

I diavoli soltanto gli tergono le ali,
durante i millenni in cui lui concepisce,
l'impero e fortezza dove l'anima,
potesse liberarsi dal buono d'ogni decreto.

In quest'abisso solo le sue ali bianche
deturpano la gloria dell'orrendo
che prendono da capo a capo gli emisferi,
quando spiegate scintillano la piuma.

Mi sembrano tutte le prede, le scaltre ombre,
nel labirinto dove le ossa si seminano per i cani
che i diavoli liberano ogni tanto,
a monito di chi ha osato e osa opporsi alla pena.

Làreide ti hanno trascinata all'Inferno
perché tradisti la promessa d'aspettarmi
e invece di ardere la fiamma ogni notte,
togliesti al cero il fuoco e al tuo cuore l'aria.

Non furono risparmiati quei predatori
che ti sacrificarono al loro temporaneo piacere,
per primi si sono cotti il corpo,
con il sangue e col dolore dell'infernale pignatta.

Io t'avrei vendicata amore,
ma sei partita
senza un saluto,
senza un addio,
senza bagagli
ed io ho visto solo la fredda tomba
ora tue carceri,
dove spingo cercandoti gli occhi, senza più stelle.

Il Grande dorme ed io gli volo contro,
sperando di vederti tra i suicidi casti
che sono seduti con l'occhio fisso al ventre
dove l'azzurra iride proietta una chimera.

Ti scorgo anima bella e immortale.
Ti tendo la mia mano in aiuto.
Tu mi sorridi guidata da rinuncia
che parla al mio cuore, dei suoi rimpianti.

Tu puoi fuggire.
Vieni?
Perché t'attardi muta in schiava preghiera?
L'amore ti vuole viva
perché indugi?
Perché mi neghi il suono della tua voce?
Làreide cara,
è tardi,
io e te dobbiamo presto andare.
L'Inferno chiude le sue porte all'alba
e il mio ritorno a casa vuole adempiere,
al giuramento di non lasciarti a Lucifero
per tutti i millenni dei millenni.

Perché le tue mani sono così fredde?
E il tuo volto in ruggine s'eleva
al sentiero opaco di quei riflessi
che non sono aria e che non sono cielo?

Non senti il caldo del mio cuor chiamarti?
Non vedi dunque il fuoco nei miei occhi?
Guarda l'eroe cavalcare la Morte
e la sua fama omicida tra buone anime.

Mi riconosci ora che cerco il sacrificio
dell'ora convenuta per pagare i respiri
perché meglio morire in mezzo al male
che aspettare ere da te lontano e in altra casa.

Làreide dolce, afferrami al volo,
riposino inquieti gli altri servi
è giunto il momento di andare
la fuga è pronta e il tuo ritorno in terra.

Ma fragile fu la sua alzata in mezzo,
a quei lamenti di volti disumani
che appena cercai di afferrarne in presa
il suo corpo scivolò depresso sott'altre anime.

Gridai il suo nome.
Più volte e senza freno.
Gridai cercando il dolore nei polmoni.
Buttai nel torbido miscuglio di carni, il mio sguardo,
e nello stress del suono solo i demoni
venivano volentieri alla mia caccia.

Làreide era scomparsa.
La mia Làreide perduta.
Il fumo di cenere riprese il corso all'alto
mentre il fuoco portava fiamme dietro a Morte.

Correva il cavallo dell'Inferno con me in groppa,
saltava i monti senza superstite di naturale bellezza
perché la conta delle Parche portava il mattiniero
su quella soglia varcata dai soli immortali.

Potevo scendere per non rinunciare a ella.
Notte si ritirava dal suo dominio certo
e quando il Cavaliere dell'Ombra destituì il volere,
la briglia e l'uomo caddero dai cirri.

Ade sfumò
e per dare all'Angelo Caduto eterna pace
la porta dell'Inferno prese antica forma,
così il tempio non fu passaggio d'altri.

All'adorata restarono il nome sulla tomba e un fiore,
un dono di Novembre preso in negozio
e il pallore dell'immortale ancora mi tortura i sogni,
dove immagino il Fato portarmi la mia amata.

Non scesi più agli inferi né mai cercai la Porta
perché Làreide me la portavo dentro
e nel dolore ho consumato gli anni
sperando di cadere storto nel giudizio,
per meritar fornace.


La sposa del Diavolo

Sono otto reti di sottile matassa che raccoglie paura,
sedici vittime nel piccolo sudario a respirare il buio
che si concentra negli ultimi attimi di balbettio del cuore,
ultimo a capire dove vadano a finire i respiri.
 

Siamo tutti prigionieri nelle piccole mani di Fortuna,
dove i capricci del tempo gioca i suoi numeri,
sul verde tappeto sorvegliato da Morte
che arbitra solo le sfide dove la posta in gioco è tutto.

Era un diario dentro un vecchio baule,
la verità sulla scomparsa di Camelia Archer,
nulla di vero forse solo una storia,
abbastanza strana da cercare dentro qualunque essere,
il tremito.

Il baule era rosicchiato alle giunture,
impolverato e con segni di graffi,
C.A. era solo un vecchio grande ricamo,
sotto il lucchetto a forma di corna.

Il libro nero ballava in quello spazio,
legato con tripli giri di nastro in pelle e sei nodi,
come per decretarne la spaventosa esistenza,
più a monito del curioso che per istruzione.

Doveva essere un segreto ben custodito,
il tesoro,
forse abbandonato in uno stato di grazia difficile altrove
perché potesse valere come una tomba,
dove pregare per l'anima di chi si voleva nascondere i peccati.

L'opera era un peso di pagine ingiallite con buchi laterali,
già pasto di insetti che non hanno retto il buio,
ma più che un'arma della memoria sembrava una prigione,
per qualcosa che ancora reggeva le redini del tempo, sulla carta.

Aveva solo dodici anni quando scomparve,
diceva il biglietto sotto le trame di fili,
era allegra quant'era bella,
peccato si sia perduta nel nulla, giocando.

Di tutti i domestici solo un garzone,
disse di aver visto il bosco coprire il cielo,
per dare spazio al vento e alla pioggia
che tolsero alla luce del sole, i poteri.
Nemmeno un'impronta o un segno,
solo un cumulo di foglie in ruggine agonizzanti,
sotto il ramo di una centenaria quercia,
dove l'altalena ancora dondola sen'ospite.

Ma lei fu li!
La vide il ragazzo.
Prima che un vortice di ombre la portassero via.
Pagò come colpevole la sua scomparsa
e prima di impiccarsi
lui pianse molto.
Lasciò un messaggio sul muro della cella.
Il Diavolo voleva sposa giovane
e di nobil sangue.
Il Diavolo voleva una vergine
che interpretasse per lui, l'innocenza.
Pensarono che fosse un pazzo,
un violento,
un folle che vinto il corpo della ragazza
la seppellì nei boschi.
La verità che c'era una sua traccia ma nel castello
e poi ancora più giù fino alle cantine.
Nei corridoi del maniero solo sospiri,
candele che prendono il fiato dall'aria fresca
mentre le pietre antiche reggono in ricordo
quadri immensi compreso quello di Camelia mentre ride.

E sembra un atto innaturale congelato,
l'occhio arguto e pieno di vittoria,
il contorno sottile delle labbra rosse,
piegate per soffrire senza disturbare gli avi.
La dipinsero con dietro una tempesta,
in mezzo a una natura debole divorata dai lampi
che esaltavano un cielo tetro e nero,
per lei che si ergeva solitaria e celeste.
I lunghi capelli oro toccavano la terra,
come dei raggi mandatale in prestito dal sole
e sul calice del palmo destro due parole,
Ab ovo.

Di quel castello oggi un museo, resta la storia,
una leggenda oscura con trame complicate
che vide morire tutto il casato,
di morti tragiche e di dolori.

Il quadro di Camelia giaceva anni fa in un solaio,
i suoi occhi ancora luccicavano sopra i lampi,
come se avessero avuto una loro vita
che nemmeno il tempo poté cancellare.

Si persero di lui le tracce quando un'altra bimba scomparve,
anche lei abitava in quel villaggio
portava i suoi cappelli oro fino a terra
e sembrava che togliessero il fiato, tant'erano belli, i suoi occhi.

Camelia poteva essere solo un ricordo per gli altri,
io vidi un piccolo disegno identico al quadro,
che stava dietro al libro come in cornice,
forse unico modo per tenerla in vita.

Un giorno io mi domandai chi scrisse il libro nero?
Chi ebbe il coraggio di dare valore a morte?
Chi vide la ragazza giocare nella pioggia?
Chi la convinse di allontanarsi?

Passarono giorni o settimane forse
e non sfiorai il libro nemmeno con un dito,
di notte lo fissavo come un'icona
che ascoltava, pensai, anche i miei battiti.

Non era più legato ma era chiuso
da una chiave oramai smarrita
bastava solo forzare le serrature
ma solo il pensiero portava al corpo i brividi.

C'era un passo negato verso quella fortezza,
c'erano molteplici sentimenti senza controllo
che non capivo cosa volessero dirmi,
sebbene la costanza del silenzio era l'avviso migliore.

Aspettai l'uggiosa giornata autunnale
per sfiorare il corpo liso di quella copertina,
e mi parve si sentire come un bisbiglio,
una forte attrazione tra lei e le mie mani.

Rimasi stralunato a godere con gli occhi di quel tesoro,
non sapendo cosa ci fosse impresso su quelle pagine,
quale pietosa mano avesse trovato i segnali
per scrivere di una bambina rapita.

La prima pagina fu vero stupore.
Diario di Camelia Archer, c'era scritto.
Una mano tremula ma delicata ricamava la carta
con tutte le maiuscole d'epoca in ghirigori.

La pagine erano piene dei sogni di una ragazza.
Delle sue paure che nulla avevano con la fede.
Temeva è vero, dei mostri,
che in natura indossavano la maschera da uomo.

Fu lo stesso padre a cercarla.
Lei scrisse, era di natura socievole ma senza freni
e ogni notte da quando rimase solo
la scelse come sposa per i suoi riti.

Loro non erano gente comune
ma creature di razza.
La lingua sul corpo sanciva il legame,
tra la bambina e il Re dell'Inferno,
tra il buono e tutti i diavoli.

La presero in molti sul freddo altare,
nei giorni in cui i mostri venivano al ballo
e i lunghi capelli di lei divennero arancioni,
quando il suo pianto divenne senza sforzo, sangue.

Giocava per lunghe ore nei prati,
amava i corpi di foglie caduti in autunno
e scomparve dal dondolo prima di sera,
in mezzo agli ospiti di una festa.

Amava il canto e guardare volare gli uccelli,
viveva per dare gioia a un mostro
e l'ultimo fiato lo spese in una cella
dove davvero scomparve senza un rumore.

L'ultima pagina aveva una calligrafia strana,
sembrava una preghiera verso il male,
scritta in rosso scuro quasi a ferire il foglio,
come se fosse un buon corpo ma senza battiti.

Capì che il padre l'aveva offerta tutta,
compresa l'innocenza di un diario,
al Diavolo perché lo conservasse giovane,
in cambio della sofferenza dei suoi cari.

Fu lui si disse a uccidere sua moglie,
le amanti e i figli tutti, tranne una creatura
che riuscì a sopravvivere per dodici anni,
prima di incontrare il proprio diavolo.

Quando lei svanì c'era un ballo
e casa Archer sembrava un'orgia di colori,
luci di cera per ospiti di gran blasone,
nascoste identità sotto una maschera.

Sul suo diario Camelia scrisse molto,
ma in verità del male solo una traccia,
di molti concorrenti del suo casato
che avevano usato come vittime sacrificali, i figli.

Nessuno pianse per lei.
Nessuno ricorda.
Tutta la sua sofferenza
nel buio dei giorni
che la consumavano come bestie
come carne buona su ricco tavolo.

Sul diario di Camelia Archer una frase,
l'Innocenza che parte torna Demonio
e non fu logico credere alla parola
finché non capì quali fossero di quel racconto
 i patti.

Ciò che si è o si diventa,
ha primo posto nell'atto del pensare
e ogni scelta che pondera il diverso,
diventa strada ingiusta per gli immortali.

Era un monito il mezzo e il sigillo
che troppo tardi capì la mia ragione
e una notte d'autunno vidi i lampi,
così capì che l'ora di Camelia era vicina.

Ci sono cose della nostra opera che sopravvivono,
altre invece che la natura senza fatica cancella
e giuramenti con le forze invece oscure
che fanno da ponti tra noi e i diavoli.

Camelia Archer non riposa in un quadro.
Camelia Archer era forse maledetta.
Camelia Archer era nata per diventare immortale.
Camelia Archer non è solo un'idea.
Camelia Archer ancor si nutre di curiosi.

La caduta dell'Eden

Nel giorno della Regina, la Regina era sparita.
Duellarono le guardie con i tracciati radar
e tutto il mondo era in fermento,
perché si era aperto il libro delle profezie.
Gli uomini guardavano con sospetto al cielo
le bombe era solo finte avvisaglie?
La guerra che tanto fu sponsorizzata dalla stampa,
sembrava non avere né tempo né nemici.

Il traffico nella città era un giullare
e le luci natalizie solo una trappola,
per chi non sentiva amore dentro
e sperava di trovarlo in qualche modo, fuori.
La fine del mondo!
E' la fine del mondo!
Vendeva il pidocchio al credulone.
La fine del mondo!
Scappate!
Profetizzavano in tv, le marionette.

Gli uomini scappavano in ogni dove.
Si nascondevano i codardi negli antri
come i topi fuggivano verso fogna
in cui cresceva il dolore, come un cattivo fungo.

La fine del mondo tardava arrivare.
Nessuno ascoltava nessuno.
Tutto il mondo ascoltava la bugia
che l'Erede leggeva ai popoli.

C'è un genere di pace,
amici cari,
che ha bisogno dell'arma per essere servita
e c'è una fede ancora più antica della croce
che è di un angelo ucciso senza colpa.
Lui stesso vinse in cielo contro l'orgoglio,
di quegli spiriti chiamati a sorpresa,
a fare da padri alle vostre anime,
così fragili davanti ai celesti problemi.
Ma il padre mio fu solo un artificio
che Dio ebbe per restare immortale
quando le figlie dell'Universo, Morte e Paura,
scelsero un altro angelo per l'Eden.
Io ho scelto di essere onesto con voi.
Siamo uguali.
Io stesso confesso per madre di essere un uomo
e di soffrire per chi ci disprezza.
Qui e stanotte il cielo si è spaccato in guerra
e non sono state le milizie dei diavoli
ma gli angeli a rompere i ranghi del Divino Volere.
Ora io vi dico e voglio essere chiaro.
Dio ha abbandonato questi luoghi da tempo
e vi ha lasciati soli a sfidare l'umore
di angeliche virtù non proprio rilucenti
che hanno portato danno al tesoro dell'alma.
Noi si combatte da millenni per questo fuoco
è il credo è un'energia che tutto spinge
verso il grande centro dell'esistenza
forte sopra tutti gli universi.
Noi siamo i vostri amici
e doniamo benessere a chi crede
che non sia peccato avere tre pasti al giorno
o piacere vicino a una candida donna.
Ci hanno chiamato mostri i loro servitori!
Ci hanno messo in bocca parole maledette
buttandoci sui roghi in mezzo al fuoco
perché noi inventori della medicina
curavamo la carne e la ragione dei vostri figli!
Ci hanno buttati giù coi cani dell'Inferno
e messi a tacere sotto le fornaci
dove quell'altro Dio forgiava la menzogna
mentre i suoi fratelli gridavano tra le fiamme!
Noi non abbiamo cercato la vendetta.
Come vedete siamo qui e in pace.
Sono loro a fare ancora baldoria
per vincere il primo posto.
Voi ditemi è bene?
E' bene che un padre abbandoni i figli che lo pregano?
E' bene che un padre porti a sacrificio le anime?
E' bene che un padre vi usi come sue cose'?
E' un bene che siate sempre martoriati?
Io dico che l'anima debba liberarsi dalle sofferenze.
Che non abbia catene né in terra né in cielo.
Io dico che l'uomo debba non appartenere ad alcun angelo
e l'anima sua possa scegliere su quale spiaggia riposarsi!
Io sono l'Erede degli uomini e non di un Dio.
Io parlo per la voce di un Dio che non è voluto scappare.
Io parlo per voce di uno giudicato diverso.
Io parlo per quelli mai ascoltati.
Chi sta arrivando ha sentito le vostre voci.
Chi sta arrivando conosce il valore del vostro prego.
Chi sta arrivando ha il dono della perfezione assoluta
e la bellezza che non teme lo sfregio.
Sono un Sommo Immortale ha il dono
di darvi pace sulla sofferenza
e non è più il Dio dipinto nelle chiese
ma quello che ha occhi e volto umani.
Dicevano che Lui era una Bestia
che solo nel putridume potesse fare suo sfoggio
e buttato assieme a lui le anime
che domandavano sui giusti precetti.
Ora gli angeli si combattono tra loro!
Guardate nel cielo,è li l'Apocalisse!
Mentre noi siamo con voi in difesa
cercando di non pagare altro per i loro giochi.
Mirati al cielo!
Nemmeno una luce che parli di purezza.
Le loro ali diamante sono opache
come l'essenza sopra la forma del corpo.
Chiamateli col prego per vedere
se danno importanza al vostro prego,
vi prego cercate nei santuari i vecchi oracoli
che mandino un messaggio di pace all'Eden.
Ma questo sappiamo già che non verrà fatto,
noi siamo invisibili o meglio infimi al quel volere
che ha disciplinato il cherubino alla Porta
dove per entrare bisogna stare zitti.
L'uomo che curioso è per natura,
cerca il giusto a testimone delle sue idee
e se ciò che prima considerava buono
dichiari storto,
allora lui stesso sceglie di cadere
piuttosto che mentire ai suoi principi.
L'uomo ti prega ma vuol vederti in atto
a quella supplica che ti onora il cuore
perché sebbene siano degli immortali,
gli angeli hanno un'essenza
e luminosa in mezzo a tutta la cosmica natura.
Noi non siamo qui a giocarci le vostre vite,
ma a migliorarle e non nell'abbandono,
o nel fuoco di una disputa di fiaba
che mette agli angeli zanne e artigli.
Pregate!
Pregate il nuovo arrivo!
Ma non in cielo ma sulla Terra,
in mezzo a voi,
ai vostri bisogni e sofferenze.
Pregate non l'angelo ma l'uomo.
Chi arriverà non ha mai vantato il suo peso
o la sua forza pari a quella celeste
dove il posto di prima scelta aspetta
un altro divoratore d'umani.

L'Erede parlava ai popoli.
L'Apocalisse era arrivata!


Ma nemmeno un temporale.
Una morte di massa.
Nemmeno cataclisma.
La notte staccava la testa al giorno
ma l'alba vinceva sempre sul male
e questo circuito chiuso d'energia
generò nell'aria quattro vortici.

Nel giorno della Regina solo l'Erede rimase,
davanti al popolo a sollevare in saluto la mano,
mentre il suo occhio seguiva furtivo
con complici d'oscurità, altri piani.

In una piccola chiesa di un villaggio sperduto,
un prete con il dono dell'oltre fece tre sogni,
dove una belva con maschera d'innocenza,
bruciava di ogni buono il cuore.

Il prete aveva un discepolo, un ragazzino,
Johal non vedeva che dal suo sentore, le cose
che per lui mutavano condizione interna,
giusto come le parole su righe trasparenti.

E leggeva Johal sul televisore del cielo,
senza nemmeno stringere la pupilla
di nuvole che da grigie diventavano nere,
di uomini scelti sui campi di battaglia,
che uccidevano i propri fratelli.

Johal fu istruito dal prete
e portato nella Grande Città del Declino,
a sorreggere la sorte della preghiera,
pur di fermare la fine.

I quattro vortici divennero gorgoni
e mostri che impersonavano la paura,
cominciarono a dare la caccia all'uomo,
oramai spoglio di fede.

Sull'altare più alto del mondo l'Erede fece giustizia,
a quelli che non entrarono manco nel Limbo
e aperte le porte che Dio mise alle ombre,
lasciò che l'Inferno liberasse i suoi figli.

Gli angeli si davano battaglia nei cieli
e ogni divina essenza cercava vittoria,
non tra quelli che si erano meritati l'abisso,
ma sulla propria stirpe.

Dio sembrava assente alla sfera
e ogni pressione del groviglio celeste era un fuoco
che bene nutriva l'oscurità degli altri,
stanchi del dono funesto.

Gli angeli tra loro nemici si diedero alla guerra,
la Regina aveva lasciato all'Erede il regno
Johal sapeva che il male era tornato alle leggi,
di un divino superbo non più a guardia d'anime.

Nessuno più giudicava i morti.
I loro peccati.
Le loro opere.
L'uomo rimase solo e in mezzo alla guerra,
come un prigioniero senza armi,
che aspettava il momento il giudizio
qualunque fosse il vincitore.

Morivano gli angeli mentre il nero sorgeva,
lui che dormiente restò per troppi anni
e quando il sacrificio dei bravi gli sciolse le catene,
divenne sul mondo in guerra, tutto.
Padre e figlio contro lo Spirito Santo,
Serpe e Diavolo a comandare battaglie
sul mondo dove le croci cadevano sugli angeli
e dove i corvi banchettavano con chi non moriva.

I morti si mescolarono ai vivi
e nella follia e nel gaudio del Male,
 solo un ragazzo avanzava sul sentiero senza luci
come se gli occhi sulla sua anima conoscessero la meta.

L'Eden era un'esplosione di dolore,
i santi,
i martiri,
i profeti,
si strinsero nell'ultima trincea
che guardava a tutte le porte del cielo.
Spenta si era la gloria del Regno
e tutti i perfetti all'ira uniti
usavano le proprie armi contro il forte
lo scudo di quell'Arcangelo preso a mira.
Uno posto libero sul nobile impero
e come dei lupi si prendevano gli alati
storpiando della propria natura le forme
pur di decidere l'uno sulla sorte dell'altra.
E cadeva la pioggia di sangue come un pianto
sul volto del pianeta che palpitava
per chi saliva dagli inferi alle luci
e per chi le luci le spegneva a favor del Male.
Di tutti gli umili Johal fu il primo
a salire sulla vetta della città condannata
che misurava a proprio favore l'Erede
pronto a elargire trofei per i più bravi.

"Perché sarete voi la nobile discendenza
dei nuovi guardiani su nel Paradiso
e vostro sarebbe l'unico Dio per tutti
incluso l'ultimo Immortale!
Dateci il vostro coraggio e la fiducia,
abbandonate il prego ai malvagi lottatori
che vi usano come carne per brace
e per succhiarvi la forza del dentro!"

E Johal sebbene fosse cieco seguiva la battaglia,
di tutti i rei in forza contro Dio
che pari merito aveva dato in fede
ai suoi fratelli cari ai medesimi principi.
E l'uomo fragile e prigioniero al corpo
che da zavorra non diventa vela,
s'inchinò al Dio della Notte
perché l'unico a promettergli eternità e ali.

L'Erede seguiva come tutti la battaglia.
L'esercito dei diavoli sembrava assopito.
Un piccolo coro di prego al cielo divenne la cenere
sopra i capi bagnati dei Nenerali Neri.
E il Bell'Angelo spiegò le sue ali stanche
di stare piegate nel tenebroso imbuto,
così i popoli videro ancora,
un briciolo di speranza per i propri battiti.

Nemmeno un suono che non fosse violento
usciva dal comando del Fabbrica Dolore
tant'è che l'uomo strisciava in mezzo all'erba
perché troppo inferiore alla guerra dei Grandi.
Salì al cielo Lui stesso senza l'Oscura Armata
anfitrioni erano gli ultimi cherubini in ginocchio
che lasciarono al Diavolo le porte dell'Eden aperte
perché potesse della sua vendetta gustarsi gli attimi.
Nessuno più di lui o forse Dio,
poteva vincere nella guerra dei lampi
che decretarono chi dovesse servire e comandare
gli angeli ancor rimasti in vita.

Il Diavolo copriva ogni luce
il buio lasciato dal suo volo immenso
divenne il Limbo che ogni condanna
non vorrebbe dover abitare a lungo.
C'erano fiamme,
scintille,
rumori violenti nel cielo,
la deflagrazione di mille bombe nucleari
violentò la trama stessa dell'atmosfera
che ancora reggeva al battito del cuore.

Johal attese per lunghe ore,
senza mai concedere al fiato la paura
e senza prendere sonno guidò gli occhi,
a vigilare sul cielo il moto di Lucifero.
C'era in lui
una forza maggiore
che teneva a sfida di maggiori ostacoli,
il credo
e pur sapendo della fine al riga
lasciò che al maggiore dei superstiti
s'inclinassero le voci.

Lo sterminio dell'uomo ebbe inizio.
Chi per un dubbio non ebbe schieramento divenne preda
e padre o figli,
 i diavoli uccidevano soddisfatti
di avere pegno di placide anime per Morte.
 Il genere umano capì che fu un gioco,
l'Erede impietoso ringhiò ai suoi soldati
di divorare i cuori freschi di ogni creatura
che appena nata nutriva d'innocenza il Portale.
Dall'Eden le buone anime erano cadute
e molte sarebbero state ostacolate nell'ascesa,
gli occhi del giovane Johal divennero di fuoco
tanto da bruciare nella loro caduta qualche diavolo.

Si combatteva in cielo e in terra
contro i buoni.
Ma Dio sembrava assente a tanta forza
che spinta da Lucifero verso il trono
faceva sembrare la vittoria cosa normale.
Si giudicavano i vivi con i morti.
I buoni con i cattivi.
Gli angeli contro i diavoli.
Si giudicava la superbia con l'orgoglio.
La fede con l'indifferenza.
In mezzo alla cruente guerra, solo la mietitrice,
sembrava sentire il piacere del suo giudizio.
Ogni suono era un tuono diverso
tremendo e scelto per crepare le terre
che si aprivano come una soffice torta
da dove uscivano disgustosi insetti.
E la piaga dell'odio fece il suo effetto
e tutto il marcio generato dal il Non Morto trovò la vasca
nei fiume che prima scorrevano limpidi
verso mari dove bollivano con i pesci, le anime.
Cadevano piume, corpi e scintille
dei sacri restavano solo poche impronte
mentre il Divoratore s'accaniva appagato
sulle ultime briciole della retroguardia angelica.

Non c'erano più forze per ostacolarlo né in Cielo né in Terra,
non c'erano immortali a fermargli il cammino,
Lui avrebbe regnato sull'anima al posto di Dio
e L'erede avrebbe fatto scempio in Terra d'ogni fede.

Così che l'Universo aveva decretato all'uomo?
Che la sua fine fosse una facile soluzione di guerra?
Che Dio sia scappato per paura?
L'Apocalisse fu un così semplice terreno di battaglia?

Johal dal suo vedere cieco capì la fine.
E quello fu per lui il momento dell'inizio
tanto che le sue ali divennero due soli
che si accesero per dare al mondo l'alba.
E quando aprì la bocca non si sentì alcun suono
ma fu la cosa di una tale potenza
da aprire un varco ai cieli
dove la Porta sacra mostrava i vinti e i vincitori.
Poi ne seguì un altro e un altro ancora
che mise ordine nel filare ancora buono dei figli
e gli ultimi angeli ancora corrotti bruciarono
lasciando la via aperta al Peccatore.

Johal guardò ancora una volta il mondo
e fisso il suo occhio sull'Erede,
prima di salire fermò Paura,
per consegnare il Reo a posti più abietti.
E mentre il figlio gridava al padre aiuto,
l'Esercito dei Morti la carica cercava
verso Colui che Stava nella Luce,
come un predestinato sta nella fortuna.
Lo videro per pochi istanti e in pochi,
alzarsi per pochi metri ancora,
dove il suo bel occhio ancora umano,
giudicò con giustizia il male.
Mentre le città bruciavano i relitti,
la Buona Creatura saliva alla sua casa
con lento battere di ala toccò il cielo
mentre il nero sui cirri si dibatteva con furore.

L'Oscurità ha cara forza nel rumore
ma Luce gli sfiorò appena e silente, le ali,
tanto che i due Immortali divennero una cosa sola
come se uno fosse penetrato nel cuore dell'altro.


Ma tu non eri partito?

Urlava il Diavolo impazzito.

Perché dovrei, immonda creatura?
Tu già sapevi che non avrei mai abbandonato i miei figli,
ma ho cercato come un buon padre un compromesso
e tale è stato e senza alcuna vittoria,
ma solo pulizie per quelli che hanno fede.
Mi piace dare un senso persino alla tua condanna
e l'Apocalisse non fu mai istruita per l'uomo,
ma per chi sapeva di non volermi più servire,
perché a scarsa cura aveva da sempre le anime dei cari.
Gli angeli diventano dei diavoli per molto meno
e come vedi non temono la battaglia,
anzi mi sfidano con bugiarde rime
che tengo finché non credo sia giunta l'ora di lasciarli.
Così il Regno diventa servo e schiavo
di un male mai maturo al bene
che non avrà la sufficiente forza
per battermi perché in me soltanto c'è l'Essenza.

Il Diavolo si spostò verso la soglia.
Vide di nuovo aprirsi il fondo di terra.

Ma tu come hai fatto a nasconderti?

Dio lo guardò prima di farlo cadere.

Sono sempre stato nella fede,
di uno qualunque dei miei figli
e sebbene lui fosse il più fragile
la mia essenza lo ha reso un sigillo.
Il male è il vero cieco in natura,
la sua forza non domina il cosmo
ma la quiete che genera poi pace
e rende l'anima dell'uomo propensa alle ali.
Tu cadi non per mio volere ma per tua natura,
non per mia mano ma per il tuo orgoglio,
l'amore paga la vendetta con altro amore
e tu aspetterai finché ti sarà cara la lezione dei giusti.

L'Angelo Nero si lasciò cadere senza battere ala
e la terra lo ricevette come una calda amante
l'abbraccio tra i due fu un triste lamento
che diede a Dio lacrime agli occhi.
Ma le sue lacrime divennero scintille
e come dolci stelle s'acceso sul mondo
preso a ricostruirsi in speranza
credo e fede, medicando i feriti.
In cielo fu invece un'altra cosa.
L'ordine riprese tra le sfere
perché i giudicati non ebbero che il fuoco
mentre ai giusti
si aprì di lungo passo, la luminosa Porta.


Amore di un fantasma

Ci sono tempi rei di speranza per gli innamorati
e ci sono prigioni che separano i loro sentimenti dal corpo,
fermandoli tra barriere di spazi,
invalicabili persino da ragione.

In ogni casa che il cuore abita rimane un ricordo,
a volte dolce nella sua memoria perduta
e questo ricordo genera speranze
che spesso perdono le loro forme davanti ai limiti.

Ecco come si ama un pensiero.
Un fantasma come lo chiamereste nei giorni buoni
perché in quelli cattivi questa chimera ti droga,
con tutte quelle incertezze di vita che diventano zavorre.

Il mio fantasma ha casa dentro l'oltre.
Un fuori dal mio mondo che non teme insonnia,
neppure una lunga apnea nel silenzio,
di cui i luoghi bui si rendono … ricchi.

Dovrei potere iniziare con c'era una volta,
ma la mia storia ha un verso un poco amaro
perché in quella data lontana c'erano i sogni,
dove la spinta amorosa confinava le sue licenze.

Allora ero un puro al codice d'onore
tanto da mollare la presa sul sentimento
quando la sfida di occhi diventava fiamma
e questa fiamma lasciava sulla carne, i segni.

Mi sono sempre seduto con follia,
sopra un gradino comodo all'ego
dove il pensiero pescava il suo piacere
non sempre audace sulle forme dei ricordi.

Mi leggevo le favole per accontentare il cuore
poco propenso alla carriera si poeta
e l'amore restava un platonico senso
che rischiava con il suo handicap di buttarmi fuori,
fuori dall'intendere con fortuna sulla mia sorte,
fuori dal giro di giovani meno mesto,
dalle idolatrie di gruppo di mode
che con il loro perverso programma
vendeva alle solitudini i credi.

Non avrei creduto che diventasse per sempre mia
sebbene per sempre sia stato
un gradino di cielo da cui poi cadere
sul hangar di una realtà di pietra
dove le mie ali si sono spolverizzate in dolori.

La mia chimera è stata il mio peggior nemico.
Per giorni.
Mesi.
Anni
E decenni.
Son certo che abbia commissionatola mia morte
a una certa cosa che molti chiamano Fortuna.

Il giorno in cui ho capito chi o cosa fossi,
è apparso dal nulla il mio fantasma
e senza dire o fare cose
mi è rimasto accanto .

Ci sono tempi che gli innamorati considerano precoci
sebbene precoce sia la loro fede in se stessi
e poco abili alle manovre del cuore
che in tempo di battaglia è cieco.

Gli innamorati si sospettano a vicenda,
come ladri di anime in fuga dall'Eden,
temono la caduta dal tetto perfetto
dove hanno appreso di avere le ali.

E quando un innamorato viene tradito,
il suo cielo rosa diventa un fuoco
dove ogni cosa del mondo intero brucia
dopo aver carpito all'anima i suoi segreti.

Non ci sono prigioni per i rei traditori.
Non ci sono pene capitali per chi non mantiene promesse.
Non c'è il carcere su Nettuno per la bugia,
solo un carico di pensieri per chi ha peccato.

Quando un poeta resta prigioniero della propria memoria,
la carovana di ombre sono solo un quieto placebo,
per i dolori di ferite ancora aperte,
per le notti che hai inseguito la Luna con i lupi.

Col tempo il tuo amore per il fantasma diventa serio
e la tua vita giro intorno alla sua presenza
che ti regge il peso degli inverni sulle spalle
e ti sorride quando i giorni d'autunno diventano uggiosi.

Anche tu diventi quasi un fantasma per gli altri,
un divoratore di solitudine come un leone
che s'allontana cosciente dalla sua casta,
per ritrovare se stesso in altro luogo o tempo.

E mangi come un cannibale quelle albe
che ti rendono come un prematuro ai tuoi tempi,
mentre tu giustifichi l'esistenza,
solo col fatto che amo qualcuno dentro.

Impari a non chiudere più la porta alle streghe
e a giustificare i mostri dentro il capo,
impari a prepararti il caffè senza luci
da accendere per tutta la casa.

Diventi anche tu una creatura notturna,
uno che si muove lento come l'asse del pianeta
e t'immagini in quei voli mentali
dove l'uomo abbraccia col corpo, il suo sogno.

Il tuo fantasma t'ascolta,
impara a capirti senza dire parole
e ti segue lungo il corridoio dei minuti
a volte tristi persino per il Diavolo.

E quando preghi il cielo lo fai con vera forza
perché non debba essere tuo il compenso d'amore
e ti rendi solo una mano sopra il divino
che fa passare il buono tra mille fonti.

Poi nei momenti in cui vorresti davvero dileguarti,
fai brevi ma veri discorsi con la Morte
che guida con male moto la mano suicida
in salvo per comandare su più importante progetto.

Quando un fantasma ti ama tutto è perfetto.
Non compari mai a giudizio per la tua fede,
che per un altro essere potrebbe sembrare incompleta
perché l'entità dentro il tuo capo legge dentro
e capisce che lotti per lui contro tutti.

L'amore non è una mercanzia da piazza.
E' un timido segno nei nostri lucidi occhi
che sigilla la miniatura dell'angelo,
al monumento che ergeresti solo a un'immortale.

L'amore di un fantasma rende forti,
in una vita altrimenti vuota,
che molti riempiono di sordide bugie,
incapaci di lasciare traccia d'eterno.

Diventi un piedistallo per la sua storia,
uno che cerca di pulirgli la strada dalle ombre,
per deragliare il male verso il vuoto,
che ha bisogno ci un cert'occhio, in natura.

Per amore di un fantasma scriverai la storia
perché tu gli possa dire attraverso il tempo,
quanto sei stato a lavorare con gli angeli
per fargli avere un posto di riguardo nell'Oltre.

Forse lui non ti parlerà mai della cosa,
di ciò che ti lega a quel pensiero mortale
dove hai respirato la tua dose d'infinito
credendo che tu e lui in fondo, abbiate condiviso gli stessi battiti.

Museo degli Orrori

Vivo in un Museo degli Orrori,
un santuario dove fa bottega la sfortuna,
in mezzo a uomini che pascolano per l'Inferno,
di quegli occhi felici che godono degli storpi.

Siamo i diversi che muovono il mondo,
per tenere lieta l'attenzione e fede,
di chi considera gli imperfetti come dei mostri,
capaci di contagiare 'anima della platea.

Ci vendono come il bestiame al mercato,
insulse creature senza difesa
che meritano di essere calpestate,
per i diritti civili degli altri.

Vivo al Museo degli Orrori e ho due teste,
ma una sola ragione regola il sano principio,
di onorare lo stesso in causa di difetto, la vita
come un paladino in mezzo ai mulini.

Faccio paura solo a chi ha peccato,
a gente che odora di malsano e incesti,
 ai finti salvatori della gente
che prima recita l'Ave Maria poi pecca d'invidia.

Temo non quelli come me ma i perfetti,
i diavoli vestiti da città col lusso in bocca
e gli appetiti malsani del loro occhi
che spingono la loro curiosità dove non si dovrebbe.

Faccio vendere come a una corrida, dei bei biglietti,
ogni tanto recito il ringhio di un animale
per una donnetta che sviene in sala
ma non per me di sicuro, ma per un pensiero proibito.

Ho una storia con la Donna Filo,
una piccoletta a cui riesce il triplo salto mortale
sul filo di seta posto sopra il vuoto
a trenta piedi oltre i vostri capi.

Ho un figlio normale,
ha solo una testa e tutta piena di sogni
vuole curare l'umanità, pensa,
mentre va a ultimare il suo ultimo anno al liceo.

Come vedete sono un uomo felice,
un mostro che vende orrori agli impuri
e ho grandi amici nella folla
che spesso si sentono onorati di stringermi la mano.

Vedete il mondo è un posto complesso,
ha due teste,
due braccia,
due gambe
che spesso seguono direzioni diverse
ma ha ragione mio figlio,
meglio seguire la via dei sogni,
dove chi fa paura ha solo una testa.

**Se tutto è un sogno, allora perché non lasciare al desio la fiamma che rende forte di un ideale il nostro esistere?**

Poeta rapito dall'estro prima del decollo dal suo immaginario verso l'astro chiamato Infinito.

Io? Vela spinta all'astro Sogno dall'ego solitario di un divoratore di stelle che ha provato l'amore prima di lanciarsi verso l'infinito.


The most of me is in a book unwritten.
The most of me is dream.


 


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