Poesie di Ilaria Azzurro


Home page  Lettura   Poeti del sito   Racconti   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche

 

Nasce a Napoli nel 1987 da famiglia appartenente al ceto medio. Frequenta con successo la scuola materna guadagnando il prestigioso titolo di "Cocca della maestra" grazie,tra l'altro, alla precoce conoscenza dell'alfabeto italiano. Dal 1994 al 1998 si impegna nell'ambito della scuola elementare. E' in questo periodo che nascono le prime opere: "La mia mamma", "Pensierini", "Il Natale", "Arriva la Primavera", "La festa del papà", di cui ci restano solo pochi frammenti. Dopo aver ottenuto la licenza elementare, nel 2001 consegue, a pieni voti, il diploma di scuola media.Nei suoi scritti ricorderà sempre questi anni con "dolce nostalgia".Nel 2002 intraprende gli studi al Liceo Scientifico nutrendo interesse per la letteratura e la filosofia, un po' meno per la matematica, che sarà per lei fonte di un' inquietudine che andrà crescendo di anno in anno, fino a diventare, nell'odierno 2006, alle soglie del suo esame di maturità, principio di follia e depressione. Ma non sono solo i limiti e le derivate contribuiranno a sconvolgere l'animo della scrittrice nel corso di tale travagliato anno. Ella, infatti, risulta fortemente provata dall'esigenza di compiere una scelta riguardo l'indirizzo universitario da intraprendere. La sua scelta, infatti, oscilla tra i settori più diversi, toccando le aree più "radicali" delle facoltà scientifiche più aperte ad una possibilità d'impiego, quali per esempio Ingegneria,nonostante la sua vocazione letteraria.

Leggi i racconti di Ilaria

Domani
Domani scolpirò la luna
in un pezzo di bianco marmo,
sarà una luna allegra
e su di un carro solcheremo il giorno
rendendo omaggio al sole
perché non ci neghi
il diritto a volare.
I miei cavalli gareggeranno
con le nuvole e con il vento,
si specchieranno negli oceani
colorandoli d' estate,
domani,
forse.
Domani salirò il monte
come Virgilio fece con Dante,
scalerò il mio Vesuvio
e raggiunta la vetta
le parole di un libro diraderanno
i vapori e le nebbie
del quieto vulcano,
e l' orizzonte mi apparirà
finalmente nitido di verità,
forse,
domani.
Stanotte i miei sogni
saranno ancora
per le tue mani di cristallo
e per i tuoi occhi di lampone
e domani
aprendo al giorno
il mio sonno
il sorriso del mondo
mi saluterà
dalla consueta patina
di quotidianità.
Domani.

Piove
Piove sui tetti
della città irrigidita,
sulle finestre
dai vetri macchiati
piove
e picchietta la pioggia.
Piove negli occhi
del cane randagio
che scrolla di pioggia
il suo pelo castano
rievocando nostalgico
il primaverile tepore.
Piove sul viso del bimbo
e sul naso schiacciato
al finestrino dell'auto.
Audace la pioggia si specchia
nell'ostinato occhiale da sole
della donna elegante.
Piove sull'albero spoglio
e si inumidisce il terreno
che un giorno
alla luce del sole
gli ridarà vita.

Poesia
Riflettersi
in parole
sospese
tra le nebbie
impalpabili
del sogno
e del pensiero,
e la concreta realtà.
Mi chiedo
a cosa valga
aver scelto di credervi,
e di lascarsi
naufragare
o visione,
o speranza,
cullati
dalla tua onda di dolce incertezza
e accesi
dalla fiamma acre della tua instabilità.

Titolo Bo
Cos'è questa brezza
di miele
rugiada sulla pelle
limpido
fresco
respiro
nei polmoni?
Cos'ha il sole
di tanto diverso
da mostrarsi
al tramonto
come immerso
nella luce dell'alba?
In una luce bambina,
sospeso
in una bolla
d'infinito topazio
rosa.

Qual'è la regola?

Ieri era fremito.
Il cielo aveva
il colore dell'asfalto
che rifletteva
in ogni angolo
di nuvola.
Ma domani
sarò ancora io
con i miei occhi
e le mie mani,
con la mia testa.
Oggi
il tempo
passeggia,
scorrendo
tra le mie dita
come morbido ruscello
a primavera.

<<Digitare un titolo>>
Pioggerellina
che pizzichi il mare
sussurri segreti
che nonè dato ascoltare.
Non sei tu la goccia
che schiocca
sonora nell'acqua
e che sfoggia
il limite netto
della sua increspatura.
Sei tu piuttosto
sul mare una sfumatura
di forme
sdoppiate
intrecciate
confuse,
contorni tra i quali
celi forse un disegno.
Tu sei come il tempo
attributo mortale
lucido generale
alla guida
del suo esercito
di pellegrini.

Perchè siamo pellegrini
e proseguiamo
pellegrini
timorosi
nella nebbia.

L'orologio
Rigidità di ticchettii,
punti
maledettamente equidistanti
da un centro netto
e inconfondibile.
Prigione matematica
di intervalli calcolabili
senza margine d'errore.
Omogeneità del trascorrere,
pretesa regola
dell'infinito divenire.
La lancetta
non si allunga
nè dilata,
non sfora
gli argini del quadrante.
Si muove
immutabile e costante
su un medesimo percorso.
Finchè la pila
non si scarica.

16
Quando apri i tuoi occhi

sei luce.
Sei vento
e penetri tra i miei capelli,
li assali e li accarezzi.
Sei tra le mie mani,
sei nei miei occhi e tra le mie labbra,
sei nella mia testa.
Sei tu il fiore
che non posso strappare dalla terra.
E sei la quercia
che nella terra intreccia
l'intricato labirinto di radici.

15
L’azzurroè capriccioso stamattina

E i suoi sbuffi si rincorrono
Intrecciando meste forme.
Sbuffa la mia penna
Triste inchiostro
Mentre ancora
inizia il giorno,
Ed ancora
Finirà.

La ballerina
Sorride la notte
del colore del fuoco
la lunaè lo sguardo pallido
delle tenebre.
Accarezzava la notte
col calore del fuoco,
era fuoco nelle forme sinuose
era fuco negli scatti irruenti
era curve di scintille agili
e ossessivo avvampare d’incendi.
Esplorava la notte coi suoi movimenti
la invadeva e si ritraeva
per poi penetrarla più a fondo
e nuovamente ancora ritrarsi.
In quell’assedio di bruta energia
pareva illudersi e disingannarsi.
Era donna agli occhi di alcuni
femmina o strega agli occhi di altri.
Ma lei,
che sentiva esser mossa
da una pungente sorgente d'invidia,
attraverso i suoi passi
confidava alla notte
di essere terra,
terra nel vento.

14
Come un alchimista
penetri i misteri delle mie passioni.
Sapiente combini gli elementi
ottenendo da me sorprendenti risultati.
Crudele la tua opera su di me
inerme cavia
sensa possibilità di ribellione.
Sciamano scatenato
provochi i più furibondi temporali
e le più dolci primavere.
Stregone della mia anima
comandi le stelle,
muovi gli astri,
dai voce ai mari e alle montagne
perchè io le ascolti parlare di te
sempre di te
solo di te.
Come un fachiro
ipnotizzi i miei sensi
con uno sguardo
e mi provochi con uno sguardo,
mi ustioni,
col solo tuo sguardo
tu mi sconvolgi.

13
Lascio che lentamente
mi culli la folla agitata.
Nella folle prigione del ritmo
mi assale il pensiero di te,
di te seduto sulle poltrone
le braccia poggiate alle spalle di lei.
Ed il coraggio di voltarmi mi manca,
io non riesco a guardarti.
Spirito, fantasma,
che trascini le tue catene
nei corridoi delle mie fantasie.
E ora ti odio
ora mi bruci di più.

Esercizio
Dovrei scrivere versi
ad una languida lenta lumaca.
Allontanarmi dalle
“erre” arroganti e roventi
e cullar le vocali
tra “elle” addolcite
mielose e ammalianti.
Il mio pensiero dovrebbe inseguire
quel lento lambire la foglia
che invoglia la lenta lumaca.
Ma al contrario si perde e si arrende
in quel vortice che arde elegante
e che attrae vorace e rapisce
quel pensier mio
che s’industria a difendersi
e arranca e resiste all’errore,
ma in fine estasiato si arrende.

12
Una spugna che
lenta
si gonfia,
e dilata,
lenta.
Poi scoppia
e diventa
in suo piccolo
fiume in piena
e cascata.

Assorbo le note.
Le assorbo
lasciando socchiusa
la porta
quel tanto che basta
alla musica per scivolarvi.
E questa,
che cresce
dentro di me,
danzando e indagando,
mi ascolta.
Talvolta superba ribatte,
altre volte si acquieta
ed attende,
ubbidiente,
ciò che ho da dirgli.

Verità disvelata
Se Leopardi rileggendo il suo Infinito
non ha saputo pagare il suo tributo
all’attributo terreno e mortale
che l’uomo suol chiamare “Insensatezza”,
allora a noi altri altro non resta
che l'incondizionata resa.

11
Quando rileggo qualcosa che ho scritto
una sera, tremando,
e le parole mi entrano dentro
con la stessa violenza
con la quale ne erano uscite
…………………………….
per un momento
sento il mio bisogno appagato.

Poesiaè un enigma
che siè chiamati a non risolvere.

10
Ricordami, o sera,
di quell'orizzonte
dove si perde il crepuscolo.
Raccontami
il lento cammino dell'onda
che giunge e non torna
lì dove il sole annega
e si spegne.
Vorrei rubare la voce del vento
e cantare la vita
che vedo e che sento
ruggire
legata dai nodi del tempo
e affrontare i minuti
vincendo e perdendo.
O almeno vorrei
poter offrire alle stelle
il balbettio confuso
che udirono
nell'urlo del folle
che si spinse oltre
i confini dell'orizzonte.
Ed invece
dell'urlo che infiamma la gola
non so che trarre
un tenue
spento sospiro.

9
Voglio diventare musica
e, ad occhi chiusi, ballare
nel mezzo dell’uragano,
fondermi al vento
e al suo soffiare,
sfiorare le note
e soggiogarle al mio volere.
Voglio diventare battito
o quel brivido di freddo
Che ti prende in un istante
Poi scompare.
(stringimi forte e non lasciarmi andare).

8
Scorro le righe lente
del mio libro di scuola, mentre
accecante
la luce falsa della stanza
fa brillare la finestra
nel buio della notte.
Ricordi.
La neve opaca e sfocata,
i tuoi occhi nella sera fredda
per la strada.
Sulla neve bianca
calda
cadeva una lacrima.
Notte sospesa in un valzer
di sospiri spezzati.
Naufragare in uno sguardo
o correre tra le ortiche.
E trovarti
poi perderti.
Ancora ritrovarti e
perderti
ancora.

Ti penso

Afferro il tempo
nel mio palmo.
Io ti penso
e più nulla intornoè calmo.

7
Ti cerco tra queste parole.
Bello guardare
danzare
le dita mie sulla tastiera
come su un pianoforte.
Dolce illusione
di poter ricreare
la magia di note che ascolto.
Danzano le mie mani un valzer di malinconia.
E ti cerco ancora tra queste note.
Ti chiamo a voce alta,
schiacciando il chiasso
e la sua ottusità.
Sussurro alle tue orecchie
e canto e danzo per te.
Ma tu ancora non senti
o forse solo
neghi risposta.

6
Accade talvolta
di guardarsi intorno
e riconoscere più nulla.
Un giorno credi…..
e l’altro no.
Che cos’è questo cambiare?
E’ la nostra una realtà di percezione…
non altro noi viviamo.
Gettati in un carnevale
di multicolori inganni
è il nostro uno stato di cronico stupore,
dove caina cova la disillusione.

E di me stessa che pensare?
Viè forse speranza
di ricondurre dentro noi
un’unità
che altrove non esiste?
Noi,
caduchi frammenti di percezione.

Napoli
Ti vedo cadere
Città mia.
Folate di sirene
segnano striduli solchi
di rabbia.
Tace il vulcano
quel sangue
già troppo versato
dagli uomini.
Dolenti le strade
e i vicarielli
strozzati
dalla violenza.
Fai del disordine
la tua regola,
del dolore
la tua abitudine....
Sbagli
continuamente contro te stessa,
disdegni l'aiuto
rifiuti
la speranza.
Meriti. ahimè,
tutto il disprezzo
che ottieni!!
Storia e tradizione
senza futuro.

Riporta la cronaca
il tuo ultimo spasimo,
soffocato in un ammasso d'immondizia.

Università
Alti soffitti coprono
grandi aule affollate.
Lanciando in su lo sguardo
perdersi
ai piedi delle regali scalinate.
La tradizione s'impone
negli echi delle voci
che si rinfrangono
tra le mura marmoree.
E' uno sfilare di titoli
di opere immortali,
scivolare di discorsi
di professori invecchiati
e turbinare di borse
di ragazzi dai pantaloni strappati.
E si discute di storia di arte e di poesia
E si esplorano le vie della lingua e della filosofia.
Miè forse ora più chiaro
come passato presente e futuro
fondino qui una loro unità.

1
Regalerò al vento le mie lacrime.
E nelle lacrime
il riflesso dei miei sogni.
Affiderò i miei sogni al vento
perché li culli nelle nuvole
o li percuota con la violenza dell'uragano
e della tempesta.
E se le mie lacrime
si ricongiungeranno con la pioggia,
allora dei mie sogni sarà vita,
sarà foglia, albero, foresta.
E ,forse, nella calda
Materia della terra,
realizzeranno il senso loro.

2
Sogno di lavare le mie mani nella terra,
e nella terra che danza con il vento
di nascondermi e sparire.

E sono aquila e son falco,
piego i cieli alle mie piume,
sono l'aria che respiro e che fendo con le ali.
Sono la mia libertà
che sfida il sole in vigore e lucentezza
e affermando se stessa vincitrice
vola alta
ed illumuna
ed abbaglia,
è attrazione magnetica,.
è incoscienza.
E' incompiutezza.
Sonda di luce
che lanciata nell'immenso
elude le forze gravitazionali,
perdendosi
agli occhi del mandante
in un tenue luccichio lontano.

Così ritorno in terra.

E sono lupo,
che corre tra le foglie secche
e sostiene il peso suo
sulle sue zampe
fatte forti e schive.
Ma non si duole dei suoi incubi
che con la luna,
la quale lo consola illuminando
anke ai suoi occhi
quei lontano luccichii
di splendore.

3
Salperai finalmente
mia nave.
Salperai per trovare naufragio
nella nebbia
che il tempo confonde col mare.
Infinito fittizio presagio
d'imminenza di temporale.

4
Annega nel tuono
riappare nel lampo.
S’insinua, dilania, s’impone….
Sottile delirio di nullità,
divora il chiarore.

Apro
chiudo gli occhi.

E’ uno stridulo vibrare di sciabole.

Respiro
la mia confusione.

E’ tutt’intorno affannarsi di porte di legno
dalle maniglie di diamante…
taglienti alle mie mani.
Percezione offuscata.
Tuono di luce.
Festa di stelle.
e di lame
vorticare in sol unico giro.

E’ l’emozione
quell’onda di vento
che gonfia
le vele orgogliose
del pensiero.
Cerca, trova,
provoca e culla,
inganna e istruisce.

E già il sogno finisce
il brivido cessa
il pensiero ritorna
e mi ritrovo qui, sola,
con un foglio, una penna
ed un’anima che implora
una risposta
a una domanda inesistente,
che chiede ancora un attimo
per tendere la mano
a quello scrigno serrato
che sente a lei tanto vicino
quanto inesorabilmente
irraggiungibile.

5
Come scrivere parole
che trabocchino poesia.
Come la pienezza del sorriso
che si affaccia sul viso di un'amica
dopo aver raccolto le sue lacrime,
e avvertire la sua vita
vicina alla tua.
Come sentire le tue lacrime
gonfiate dal vento,nei tuoi occhi.
Cme guardare lui negli occhi
e abbeverarti della vita che ti offre,
attingerla dalle sue labbra
goccia per goccia
brivido per brivido.
Come guardarlo
allontanarsi.........ancora.
Come avvertire in un istante
la meraviglia immensa
ed intima di questa vita,
smarrirsi in essa
e confondere il dolore con la gioia
e fondere il dolore alla gioia.
E piangere
piangere all'infinito
e non stancarsi mai
di ascoltare quella stessa musica,
di assorbirne l'essenza
lacrima per lacrima.
Come parlare a qualcuno nel silenzio
e nel silenzio attendere risposta.

Come mettere per iscritto
una profonda sensazione,
omettendo un imprecisato
secondo termine di paragone.

Dammi fiducia
Dammi fiducia
non la tradirò.
L'arte nonè conoscenza
ma flebile intuizione,
è sfiorare l'immensità
e poi perderla.
Ascoltami
posso insegnarti.
Lascia che la razionalità
abbandoni i tuoi sensi,
e leggi la musica e le parole
ke suonano dentro te stesso.
E' lì il segreto che rincorriamo.
Vorrei che tu mi capissi....
Guardami negli occhi
ed entra nel mio mondo.
So che puoi farlo
ed io ti aiuterò.

E tu mi aiuterai.

Tu cosa sei
Tu cosa sei?
Mio spettro,
mio gioco,
mio inganno
ti prego sorridimi,
e guardami ancora.
Basta poco a impazzire.
Basta la tua voce in un ricordo
e la foschia
diviene aurora.
Risvegliami.
Rendimi la vita.
Concedimi uno spiraglio tra
queste ore, questi minuti,
tra quest'affanno.
Rapiscimi straniero e liberami.

Liberami dall'inganno.

Rivolta
...e penetrare l'alba
correndo a più non posso,
bagnarsi
gocciolando ossigeno
e vita.
E tralasciare quel grigio muro di mattoni
che ad un passo dalla mia vittoria
arresterà violentemente
inesorabilmente
la mia corsa.  

Città
Un angolo di strada, i clacson e il caos della città.
Il marciapiede gremito di piccole figure
che si incrociano e scompaiono nella quotidianetà.
Un'armonia i passi a tacchi bassi
di donnine avvolte nel cappotto dei loro pensieri.
Infiniti misteri celati dall'azzurro malinconico
di un giovane sguardo confuso e perso
nella folla in ottuso movimento.
Tra le vetrine colorate firmate Armani o Valentino
nell'autunno grigio,bianco il fumo
s' alza da un banco di castagne ardenti.
Un ometto dal berretto a toppe
ne ripone un sacchetto
nelle mani di un bambino
che lo stringe come complice del segreto
di un tesoro leggendario.  

Filastrocca
Trotta il cavallo con in groppa il fantino
strillano i grilli sul muro vicino
trama la strega vicino al camino
e,abra cadabra,dal suo pastrano
appare un guerriero e ha una sciabola in mano.
Freme di ombre la camera brilla
si accende e si spegne come una scintilla
di luci e rumori, e se alzo la testa
tuon di cannoni e mare in tempesta.
Scosse spintoni e ,che strano miraggio;
un pirata che grida "All'arrembaggio".
Bende sugli occhi più di unoè trafitto
mamma che scontri lì sul soffitto.
Spari, battaglie,lacrime e cori
ciurme feroci che cercan tesori.
Un colpo fulmineo mi arriva vicino
un altro per poco sfiora il mio cuscino.
Scroscia la pioggia e ulula il vento
io chiudo gli occhi dallo spavento.
Poi all'improvviso la camera tace
apro gli occhi e la luce riporta la pace.
Il bagliore sorride sui morti parati
e dove sono le onde, le nave e i pirati?
Ma ad un tratto una mano cala sul lettino...
è la mamma che piano culla il suo bambino.


Home page  Lettura   Poeti del sito   Racconti   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche