Poesie di Marina Hator


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Leggi i racconti di Marina

Gita in montagna.
(a Sara)

Bella l'idea di andare
sulla cima di una montagna:
urlare, sentire l'eco,
il ruscello che scorre,
le foglie che fremono,
il silenzio del bosco,
la fuga dello scoiattolo,
il volo improvviso,
rami che scricchiolano
e, mentre guardi verso il basso,
sentirti parte dell'universo
che accogli in un abbraccio.
E tutto è pace, serenità…   

Nipote si raccomanda.
Se un caro nipote tu vuoi trovare,
nel bresciano tu devi andare.
Non solo ti cura ed accudisce,
ma anche a pezzetti ti ripulisce.
Poiché è ecologico e risparmione
ti decompone in fondo a un burrone…       

L'amico fedele.
Mio caro amico, non mi servi più,
ti porto nel bosco e ti lascio quaggiù,
che sia un'andata senza ritorno,
nessuno scrupolo mi ferma.

Se il codice sull'orecchio si trova:
lo taglio, basta una lama…
ti lascio così, nemmeno un grazie,
riprendo la mia libertà.

Il cane abbandonato:

Son qui che sanguino pien di stupore…
Non solo l'orecchio, ma anche il cuore…
Del mio attenderti, del mio accoglierti,
del mio amarti con dedizione…

Non sol l'orecchio, ma anche il cuore…
Mi vien da chiedermi
chi sia più cane fra me e te…
(Tutti gli anni all'inizio dell'estate vengono abbandonati
molti animali, soprattutto cani. Un Tg regionale ha parlato
di un cane abbandonato a cui è stato reciso l'orecchio per impedire l'identificazione…)

O luna, luna…
(A Francesco)

O luna , luna, tu…
Manda la gioia
a chi tengo nel cuore,
prendilo per mano
e dagli calore,
abbraccialo al posto mio
e digli che è nel pensiero mio.

O luna, luna, tu…
Dagli lo zampillio di mille fontane,
lo scrosciare di ruscelli di montagna,
l'allegria di paesaggi fatati,
la tranquillità di un cucciolo addormentato,
la serenità di chi si sente amato.      

La palla infuocata.
Quel qualcosa che dentro di me dormiva,
in un lungo riposo incantato,
al richiamo di poche parole
si è trasformato in palla di fuoco.
Ora mi sento
giardino rigoglioso,
fontana zampillante,
Riapro gli occhi a nuova vita.

So bene come ti posso amare.
So bene come ti posso amare,
avvolgendoti in un abbraccio,
fino all'alba,
guardando le stelle nella notte
chiedendo loro di carezzarti al posto mio,
di cantarti una ninna nanna
per lenire le tue pene,
chiedendo agli angeli di suonare per te
flauti e violini come litania alla vita.
Gli incastri anche quando sembra avvengano
sono illusione effimera del momento,
sono sogno che sfuma come stella cadente
lasciando la luce alle sue spalle…
So bene come ti posso amare…

Mio tesoro…
Ben poco l'amava,
lui la picchiava,
sue grandi passioni:
le carte e il vino,
da vero strozzino
niente le dava,
molto voleva.

Una vita d'inferno,
sempre da sola,
ma dopo morto,
che grande onore,
tutti i giorni un fiore
gli stava a portare
e lo andava a trovare.
(Tra gli strani incastri dell'amore c'è l'accoppiata del sadico con la masochista, sono funzionali l'uno all'altra… Che sia amore o funzione?)

Perdete ogni speranza o voi che entrate.
Già l'adozione nonni e nipoti
non aveva risvolti lieti
se il primo fece una truffa,
il secondo non si limitò a cosa buffa…
Ora guardatevi bene dal dire
che il freddo vi sta a colpire:
chiedere la coperta può esservi fatale
così solerti e generosi potranno diventare,
da potervi carbonizzare…
A questo punto meglio un cartello d'avviso,
se nel bresciano vuoi mettere il muso:
"Perdete ogni speranza o voi che entrate"
troppo tante son qui capitate…
Morire a ottant' anni bruciata,
chissà a quanti sarebbe arrivata…
(Una povera villeggiante muore nell'incendio dell'albergo, casualmente sempre nel bresciano: aveva freddo, era rimasta in camera ed è stata accontentata, anche se un po' troppo calorosamente...
Non voglio ridere sulle disgrazie, ma mettere in ironia ciò che non ha senso, mantengo profonda stima per i bresciani così duramente colpiti in questo periodo.)

Le buone maniere.
Attenta piccina: non vomitare,
il lenzuolo non devi macchiare…
La mamma tua potrebbe indignarsi
e sistemare per bene i tuoi arti…

Se vomiti ancora la terza volta
all'obitorio finisci mia stolta.
Basta soltanto qualche pedata,
per bene lei ti ha condannata.

Che mamma gentile ed educata,
ben poche usano questa toccata…
(Qualche volta le mamme dicono: "Quando ci vuole, ci vuole…" e arriva il fatidico sculaccione. Ma… Nella piena carenza di servizi (molti dei quali aboliti dalle ultime leggi) alcune donne consumano massacri della follia. Malattia mentale, dramma della solitudine, traumi post parto… I più si chiedono: "Perché?", un perché che rimane senza risposte. Ultimo dramma della follia: una piccina che vomita sul letto…)

Le precauzioni.
Perché nel mondo non sempre si trova
precauzione giusta per ogni cosa?
Del senno di poi son piene le fosse,
nessun ministro ha le gote rosse?

Ora son morti bambini in Cina,
oh, quante lapidi lassù in cima…
Persino a chiave li chiusero dentro,
così ti concentri e sei un portento…

Che sian le strutture,
che sian gli avvisi,
quanti bambini furon recisi,
cari ministri: siam più decisi!

Inutili lacrime del genitore
che perde un figlio in poche ore…
Ed ogni volta come sempre appare
che le precauzioni son state rare…


Accidenti, perché?
Perché ti spegni amore?
Perché non duri nel tempo?
Perché lei diventa un lamento?
Perché lui è così disattento?
E’ solo opera del tempo?   

All’uomo che amo
Gesti che sanno affascinare,
c’è grande magia nel tuo parlare,
solo tu mi sai incatenare.

L’incontro fatale
che prende il cuore
solo una volta accade:
in ginocchio si va.

Se poi c’è passione,
che grande emozione
si può provar.

A te io dono il mio cuore,
sei tu il mio grande amore,
sollievo ad ogni dolore,
mi doni grande calore.

Dramma della libertà.
Madre: Son piena di rughe, son mezza cieca,
ma tanti affanni mio caro figliolo
con saggi consigli ti voglio levar.
Non ti sposare, ti dico bieca,
il rischio è grande, è meglio da solo,
resta ancor qua, perché stare a rischiar?

Figlio: I cinquant’anni, li supero bene,
non son sposato e non lo voglio far.
Sto così bene qui senza pene,
che il mondo per me può non contar.

Madre: Ti tengo in pancia, non ti lascerò mai,
ti curo e ti servo da cinquant’anni,
paga il servaggio con la libertà.
Il mondo è pieno di troppi guai,
ti libero da tutti i malanni,
ascoltami, lo dico con onestà...

Figlio: Che buone le patate con l’arrosto,
solo tu, mamma, così bene sai far!
I miei calzoni con la piega, tosto, tosto,
solo tu così bene sai stirar.

Madre: Fai il bravo ragazzo, solo a me sii fedele,
lo sai che in giro non ci si può fidar.
Son tutte false e con pretese,
non si sa mai chi ti può capitar.

Figlio: Era proprio carina quella ragazza
con quelle cosce e quella bocca.
Ma a ben guardarla sembra una gazza,
lei vuol per sé tutto quello che tocca.
Ha sempre ragione la mia mammà,
ed ogni femmina andrà via di qua.

Madre e figlio in coro:
Che bella la vita, insieme noi due,
il resto del mondo può non contar.
Se arriva una femmina come corna di bue,
noi due insieme la faremo scappar..    

Il piccolo in valigia
Son piccolino, mi piace giocare,
saltare, cantare, un po’ ballare,
tu che mi chiami, mi dai caramelle,
mi attiri gentile nel tuo tranello.

Il sesso vuoi fare, ti piace con me,
insieme agli amici tu giochi con me,
finita la festa con tanta baldoria
mi elimini presto da questa storia.

Credevo nei giochi, nelle storielle,
credevo in un mondo pieno di stelle,
la mia fiducia la davo a tutti
invece nel mondo ci sono i bruti.

Cercavo affetto e attenzioni,
giaccio in valigia senza ragioni…   

Tre ingredienti
Il sesso aiuta e tiene in vita,
ma con l’amor si vince la partita,
con giusta dose d’ironia
rido di cuore a casa mia.

Denti difficili di questi tempi,
i canini si muovono irruenti…
Ma è con l’ovvio che si resta in vita
e spesso si vince la partita.

Se poi si passa al solidale,
un alloro si può guadagnare.   

La scatola di spaghetti n. 5
Lei: Non luna di miele,
ma solo gran fiele,
di queste contese,
con magre pretese,
mio caro consorte,
meglio la morte
che questo penar.

Lui: Spaghetti volevo,
da giorni insistevo,
te lo dicevo
e ripetevo:
del numero cinque,
con sugo di lince¹,
che bello gustar!

Lei: Che fosser spaghetti
e non cappelletti,
ravioli o tortelli,
crostate od agnelli,
ancor non capisco
e non concepisco
questo tuo ulular.

Lui: Se vado da mamma,
profumi da manna,
deliziose pietanze,
da riempire le panze,
mi sento un signore,
riprendo vigore,
solo lei ci sa far!

Lei: Di pasta ce n’era,
che urli di sera!
Mancavan spaghetti,
ma c’eran risotti,
conchiglie, farfalle,
e tu poi: che p.,
mi fai proprio inversar…

Lui: Spiega, mia cara,
di baci sì avara,
perché di spaghetti
insieme a biglietti
mi riempi le tasche
che ormai sono marce,
vai a farti curar!

Lei: Ben dodici chili
te ne ho comperati
perché di spaghetti
tra camicie e calzoni
la voglia ti possa levar…
Se apri i cassetti
ora vedi spaghetti,
ma è dalle tasche
che ben cucinati
li potrai tu gustar!

¹Necessaria licenza poetica
- La contesa qui sotto nasce da una scatola di spaghetti n. 5, dietro, come nel cavallo di Troia, si nasconde l’eterno conflitto moglie-suocera, con il marito (ago della bilancia) ancora legato alla madre… e alla sua cucina… E' nella simbologia delle tasche che si consuma la vendetta. Inizio "Guerra dei Rose" o ironico sfogo liberatorio? Ai posteri...
Prego, immaginate questo scritto con un tango di sottofondo.
-   

La speranza
La speranza calza stivali fatati,
dona sogni e paesaggi mai visitati.
Indossa guanti da sovrana
ed il suo tocco trasforma ogni brama.
Se la vuoi incontrare
dentro il cuore devi cercare.
Con amicizia, disponibilità, affetto,
non si nota più qualche difetto.
La solitudine ti fa lasciare
perchè dei tesori hai saputo trovare.   

Ad un amico ancora innamorato
"Ogni mattino del mondo" lei ti tiene compagnia,
ti danza intorno, le parli, le sussurri, la tocchi coi pensieri,
la guardi con quegli occhi fatti d'anima...

Sogno nel sogno, desiderio nel desiderio,
amore nell'amore, delusione nella delusione,
passione nel delirio, delirio di passione…

Tu, nuova Penelope, per lei hai saputo tessere
quel trono da sovrana.
Il tuo dolore mi nutre, dietro bevo quell'amore...

E coi capelli bianchi, ancora qui c’è lei,
presente nell’assenza,
comunque e quantunque amata.

A lei, sposa eletta, tutta la tua devozione…
Al pensiero di lei, sacrificio dei sensi…
Perchè gli uomini ricordano le donne che li fanno soffrire?

I baci
(Per la piccola Elsa)

I baci, che grande emozione!
Ci sono quelli dati con passione,
ti tolgono il respiro, ti accecano la mente,
sono come corrente di fiume che ti prende.
Ci sono quelli leggeri, delicati,
evocano poesie, sentimenti alati,
sono in punta di piedi,
ma che brividi se li hai provati!
Ci sono quelli dati in tutto il corpo,
sanno resuscitare anche un morto.
Concordo con te, dolce, Infuocata Elsa,
i baci spesso portano ad una via persa,
tolgono volontà e tutto ti fanno consegnare
a chi in quel momento stai ad amare.
Ci sono quelli dati con materna tenerezza,
ancora meglio se uniti ad una carezza.
Ci sono quelli mandati nel vuoto,
che portano un dolore a me non ignoto.
Purtroppo ci sono anche quelli del traditore
e quelli distratti di chi non prova amore.
Tra i vagiti del nuovo anno
ti mando il mio, d'amica, con l'augurio di buon anno.

Paolo e Francesca
(A colpi di grancassa come in manifestazione…)

Protesto con Dante,
condanna gl’amanti,
li danna nei tempi…

E’ solo l’amore
che gioia sa dare
e vita solare.

Non dura condanna,
sia data a Francesca,
ma lode e festa.

Credeva sposare
un altro signore,
oltre all’inganno
si becca un racchio…

Il fratello era meglio,
lei se lo piglia,
altroché il libro!

L’amore cercava?
Non ha fatto la “brava”?
Che dir del marito?
Che tipo compito…

Francesca, “poretta”,
che grande fregata
si è ritrovata
per una scopata.

Risposta di Dante
Che bassi costumi,
ai tempi tuoi usi.
La donna si sogna,
si pensa, adora…

L’amor consumato,
se poi sei sposato,
ti rende dannato.

Ai miei tempi l’onore
era di altro sapore,
per non parlar dell’amore:
l’uomo era un vero signore.

La donna un angelo era,
ora spesso gira bandiera,
meglio che usi maniera…

Francesca dall’inferno
Signori miei, la mia condanna,
supera assai il vecchio dramma:
da secoli al vento, la mia salute
cala ogni giorno sempre di più.

Né pezzo di bronco, né di polmone,
può dirsi sano, ma pien di catarro.
Sempre la gola è arrossata,
il mio naso continua sempre a colar.

Ora il mio Paolo neanche mi guarda,
non mi ripara dal vento insidioso,
ma guarda altrove con fare stizzoso.

Solo Storace il mio dramma ha capito,
con la bronchite e la polmonite
lo sconto mi fanno sull’antibiotico e l’aerosol…


Dall'Apocalisse a noi...
L’anno vecchio va morendo, ancora poche ore,
i draghi fatti di lotte, di paura, di solitudine,
di amori mancati,…se ne vanno.

Le sette candele brillano, l’agnello ha tolto il sigillo,
le sciagure sono alle spalle, le donne salve,
gli animi si preparano ad accogliere la gioia.

Discendono su questa terra angeli alati, senza spada,
suonano le sette trombe e, come l’incantatore di serpenti,
questa musica dissolve le colpe, le punizioni…

Non è più tempo di vendetta, non è più tempo di potere,
non è più tempo di chiusure, nasce una città senza mura,
fatta d’amore, speranze, solidarietà e piccole gioie.

Ognuno ha la sua parte perché non rimanga un sogno…

Parla il piccolo della madre giustiziata
per sevizie ai soldati Iracheni.


Cara, “dolce”, mammina,
mi darai le carezze,
piena di tenerezze,
mi terrai la manina?

Fra poco i tuoi occhi vedrò,
per me come stelle saranno,
mio sole di ogni anno,
senza di te che mai farò?

Come il respiro ho bisogno di te,
tu lo sai che dipendo da te,
porgimi latte e amore per me.

Il sesso coniugale
Lui: Cara, ci sei, ti tocco, ti bramo,
son tre mesi che tendo la mano,
non dirmi che sono villano,
ti dico ancora che t’amo…
Ti prego dammi un poco d’amor.

Lei: Caro, mi gira tutta la testa,
non dovevo mangiar la minestra,
sono stanca e tutta un dolor.

Lui: Mia povera, dolce, piccina
adesso ti trovo la cura,
vedrai che in qualche misura,
la mia mano molto carina,
con carezze donerà il languor.

Lei: Rode e brucia lo stomaco,
la schiena mi duole giù basso,
ti prego, non fare fracasso,
neppure del vino un fiasco,
potrà sciogliere questo malor.

Lui: Dormi pure, riposa, mia cara,
ripasso domani a quest’ora,
anche se tu mi dirai non ora,
fino a che troverò la morosa
che porrà fine a questo penar.

Se invece è lei…

Lei: Presto, caro, vienmi vicino,
la voglia di te ora mi prende,
la passione presto si accende,
diamo sfogo al fuoco, bambino,
non perder tempo, né esitar!

Lui: La partita ora mi attende,
seguirà notiziario notturno,
con giallo tremendo da urlo,
molto tardi il fuoco si accende…

Lei: Sempre preso tu sei dal lavoro,
credevo tu fossi un tesoro,
ora sola mi lasci per loro,
questa volta non ti perdono.
- Le statistiche parlano di crisi sessuale dopo un anno di matrimonio. La ragione sembra essere il fatto che dopo un anno lui è meno disponibile al dialogo, facendosi meno disponibile al dialogo lei diventa meno disponibile sessualmente. In una serata qualunque.-

6th August 1945: bella o non bella?
Cosa fate?
Mi girate, mi rigirate,
mi riempite, mi lucidate,
mi oliate, mi chiudete.

Ecco, sono finita,
devo essere proprio bella,
tutta cilindrica
e con la testa a punta.

Cosa fate?
Mi mettete sull'aereo.
No, non facciamo scherzi,
soffro il male d'aria!

Ed ora si apre uno sportello...
Mi volete buttare via?
Mi avete costruita per poi gettarmi?

No, non mi spingete!
Non mi buttate!!!!!
Volooooooooo!!!!!
Che bello volare!

Cado, precipito, mi disintegroooooooooo!!!!!!!!
Sono diventata un fungo.
Sono bella,
che bel cappello a fungo che ho.

Sono proprio bella.
Che succede laggiù?
Le case, gli edifici sono crollati,
gli uomini, quegli stessi uomini che mi hanno costruita
sono diventati bianchi, trasparenti come un lenzuolo.

Non è possibile,
tutto brucia,
ovunque calore, vento, distruzione,
non più case, nè alberi, nè piante.
Più niente.

Sono un mostro,
credevo di essere bella
e sono un mostro.
Perchè mi avete creata
se dovevo essere un mostro?


I draghi
  I draghi.
Nel buio piccole luci scendono,
tanti colori che splendono,
illuminano una grande, rotonda libreria,
che paura, mamma mia!

Sembra il cunicolo di un pozzo maledetto,
più grande assai nell’aspetto.
Tutto d’improvviso si rischiara
di luce bianca, forte e chiara.

E’ il regno dei draghi
prendono l’animo come maghi,
tanto ti danno o portano via,
asserviscono con la loro malia.


Il drago rosso, ecco, arriva,
è fatto di rabbia, cecità, follia.
E’ sordo, cieco, non sente amore,
se vedesse la luce, sai che dolore?

        

Il drago verde ricorda un prato,
è fatto di speranze, sogni, illusioni,
di “io me la racconto” senza mai andarne fuori,
diamogli un colpo bene assestato
lasciamo il buono, il resto va lasciato.

              

Ed ecco arriva un altro drago,
chi sarà mai? E’ il drago del disagio,
del far finta di niente,
anche se duole più di un dente.
E’ anche quel male di pancia, la depressione,
senza capirne la ragione.

            

Solitudine è forse il drago più brutto,
ti stringe dentro, ti assorbe come un flutto.
La ragione non riesci a capire,
ti isoli, ti comporti male o son gli altri a lasciarti morire?
A volte usi l’ironia, ma in fondo
sprofondi nella pazzia.

                 

Quando arriva il drago dell’amore
tutte le cose prendono un altro sapore.
Sogni, ti illudi, provi tormento,
sarà poi un vero sentimento?
Forse dietro c’è un altro bisogno:
scoprilo al volo.

                  

Più sublime e di diverso amore
è il drago che ogni mamma tiene nel cuore.
Sacrificio, cure, dedizione,
assillano il pargolo a volte con perversione.
Se anche tu mamma sei,
pensa anche a te, male non fa mai.
A volte dietro a questa dedizione si nasconde
un marito distratto: tiragli le fronde!

Se questa storia ti ha un po' stufato,
chiudi la pagina, altrove cerca beato.
Se vuoi affidarti al drago della speranza,
coltivala con costanza.

Come non citare il drago del potere
tutto asservisce al suo volere.
Distrugge, cancella, annienta,
per chi lo subisce è grossa penitenza.
Per non parlare di una grossa nazione:
del suo stemma si è fatta una ragione.

     

Vicino a lui sta il drago del denaro,
ben osannato e venerato dall’avaro.
Chi al suo potere si asservisce,
pochi sentimenti capisce.

C’è poi un drago molto amaro
lo sappiamo, non è per niente raro,
è di chi si fissa nel dolore,
nato per lutto o perdita d’amore,
comunque lo si coltiva con vigore.
A niente valgono promesse ed esperienze nuove
quel drago le trasforma in dure prove.

      

Un altro drago contempla i vizi capitali:
fumo, alcool, gioco e amor per cibi vari…
Dietro si nasconde una grande carenza,
unita a tanta, tanta, sofferenza.
Come aiutare chi sprofonda in questo languore?
Inizia ad aiutarti tu, dentro sei uno splendore.

      

C’è poi il drago delle speranze,
non quelle vere, quelle tutte false.
Lo conosce bene chi si fa leggere le carte,
maghe e fattucchiere ti spillano con arte.
Intanto che tu stai da loro per sapere
la vita ti sfugge di mano che è un piacere…

Non manca certo il drago delle supposizioni,
con chi vede nemici e ombre in tutti i cantoni.
Saprà la luce rischiarare
tutte queste ombre così amare?
Spesso si usano medicinali,
parole di cuore sono più vitali.

        

Un altro drago molto feroce
è quel della paura, che cosa atroce.
Ti blocca le membra ed anche la voce,
sei schiavo delle sue ombre e senza pace.

   

Arriva planando il drago delle fissazioni,
che grandi tormenti, che grandi supposizioni.
Ti porta a osannare su un pulpito immaginario
o a menarla denigrando come fosse un rosario.

          

Tutto concede il drago Generosità,
anche la vita se occorrerà,
come quei partigiani o altri eroi che per un ideale
lasciarono casa, moglie, amante o prole.
Un drago che sembra assai cortese,
ma che porta a farne le spese…

         

Altrettanto letale è il drago della modestia,
non ti permette di osare, ti fa fasciar la testa,
sentirsi piccoli e poco attraenti
sono i sigilli con i quali ti tiene tra i denti.

               

Se arriva il drago della maldicenza,
divento rossa, santa pazienza.
E’ un vile mezzo per criticare,
senza capire o dubitare.
E’ fatto di parole senza amore,
ma feriscono molto nel cuore.
Se poi vai ad indagare,
nessuno parla, si stanno ad eclissare…

Un drago da non dimenticare
è il drago del sesso non solare,
pedofilia, stupri, prostituzione,…
son la sua desolante arma di seduzione.

                 

E’ la Sottomissione, grande signora,
la tua mente tiene da padrona,
nessuna obiezione a ciò che dice il genitore,
tanto meno a un governante o ad un datore,
quello che dicono è vero vangelo,
senso critico: zero.
Tu cucciolo sottomesso li stai a servire
anche se ti trovi in un grande patire.
Non dico che gli altri abbian sempre torto,
affermo che il sottomesso vede spesso distorto
la ragione è negli altri, mai per proprio conto,
impossibile a lui concepire la riscossa
o qualunque altra mossa.

            

A braccetto gli sta il drago dell’opposizione,
è giusto il contrario, la usa con passione.
Non accetta consigli, né conciliazione,
basta dire di no a qualunque ragione.
Ricorda il bambino piccolo e senza identità
che usa questo mezzo per far valer la sua personalità.

        

Un altro drago che fa molto male,
infierisce sulle persone deboli e le rende schiave,
si chiama bullismo e sopraffazione,
non riconosce rispetto e sentimenti nelle persone.
Nasce in figli abbandonati o male educati,
si serve di compagni senza critica e soggiogati,
servi ad un capo sopraffattore
che si crede forte, ma è un malfattore,
per prendere in giro, menar botte,
usando la moneta di chi si crede più forte.
Questo fenomeno è sempre più in aumento
e crea tanto, tanto tormento.

             

Arriva alfine il re dei draghi,
ha nome Desiderio, è capo di tutti i maghi,
è sommo pontefice e in esso riunisce
tutte le altre pene e di esse colpisce.

 

Sperando che ognun possa il suo drago lasciare,
tingerlo di colori radiosi e mai disperare,
chiudo questo capitolo, spero ti dia da meditare.
I draghi intanto, nel ciel, prendono a volare,
chi andranno ora a visitare?
Scacciali se ce la fai, almeno fai una prova,
la lotta con i propri draghi nessuno ignora.

               

 

Il mio cane.
Quando il gatto bianco spirò per macchina pirata,
la mia vita è cambiata.
Con la figlia piangente
al canile sono corsa immediatamente.
Una cucciola tutta orecchie e assonnata
mi ha conquistata.
La madre era piccola e non ho indagato
il padre chi fosse stato…
Man mano che crescevi il dubbio è aumentato:
Labrador o lupo deve essere stato…
Ho pavimenti azzurri per essere più vicina al cielo,
di peli neri sono coperti come un velo.
Ciabatte, spazzole e arredamento
rosicchi e distruggi con compiacimento,
anche Internet è saltato
quando il filo hai tranciato…
Eludendo la mia sorveglianza una cultura ti sei fatta
mangiando libri di ogni lingua all’ora adatta
e siccome sei raffinata
i rilegati in pelle ti sei rosicchiata.
Anche il mio computer ti ha interessata
e la zampata sulla tastiera l'hai infilata.
Che dire dei panini con l’acquolina preparati?
Con un balzo e due colpi di zanne li hai trangugiati.
Intanto io ti guardavo a bocca aperta
pensando che devo stare sempre all’erta…
Avevo un giardino con fiori multicolori:
una discarica è diventato e pieno di fori,
buche così profonde da stramazzare,
i fiori, no, non starli a mangiare!
Anche lì non fai preferenze:
di boccioli e foglie noto le assenze.
Sento il tuo passo elegante e snello,
intanto mi si rizza ogni capello…
Siamo uno spettacolo quando ti porto a spasso:
tu che voli e corri come un razzo,
io che ti seguo coi pattini a rotelle,
non riesco a tenerti dietro dal tanto sei ribelle.
Solo con mia figlia sei più delicata,
ma qualche leccornia gliel’hai rubata,
dopo te ne vai impettita,
la coda ritta, tutta divertita,
mostri i denti e forse sorridi
con quei canini infidi…
Nonostante i guai che mi combini,
ti adoro cagnolina dei miei sospiri.
Quando torno dal lavoro
le feste che mi fai sono un vero tesoro.
Penso che fra poco parlerai
con tutti i versi che mi fai.
Quando pieghi la testina assorta per quel che suono
di qualche nota ti faccio dono,
gli acuti, no, non li posso fare,
ti metti ad ululare…
Quando mi infilo a letto, ahimè tardi, per riposare,
un orecchio mi vieni a leccare,
è una manovra da vere esperte
per infilarti sotto le coperte.
Ti adoro cagnolina dei miei sospiri
anche se mi dai questi martiri.

La tua famiglia…
Sorridi sempre in quel trono passeggino,
le lenti così spesse, ci vedrai da vicino?
Non parli, nè cammini, se mai camminerai,
le botte che hai preso ti han dato questi guai.
Parlare fai fatica.
Chi ti capisce? La suora amica.
Ti ha fatto lei da mamma,
ti ha cantato lei la ninna nanna,
ti ha portata a spasso da quando eri piccina,
è solo cambiata la carrozzina.
Chissà se ricordi l'orrore subito
o se niente per ora hai capito.
Se la suora si allontana urli di protesta,
è lei la tua guida, è lei la tua maestra.
Un tribunale ha fatto giustizia: è qui tra tante suore
che hai trovato famiglia e tanto amore.

Alla nonna più cara.
La tua casa con l’edera sui muri,
le premurose cure al tuo giardino,
i profumi di torte e di intingoli prelibati,
i tuoi mobili di un’epoca passata,
l’atmosfera di pace e di piccole cose del quotidiano,
i pomeriggi con l’uncinetto
mentre nell’aria echeggiavano Mozart, Bach, Vivaldi…
Il tuo viso pieno di rughe
con quei meravigliosi occhi azzurri,
di solito così vivi,
ma dove oggi traspare la paura e il dolore.
Lo squarcio nel cuore di una “sfollata”
che ha dovuto lasciare ciò che più amava,
con accanto la foto del marito defunto…
Per chi deve fare notizia
non c’è più niente da dire,
salvo il prossimo sussulto se ci saranno morti.
Io rimango e respiro il tuo strappo:
un terremoto quando è lontano addolora,
quando è vicino strazia.
Le vie chiuse, le case pericolanti,
la tendopoli, gli sfollati,
gli sguardi con in fondo l’ansia
per ciò che potrebbe ancora accadere.
Paese mio, ti è stato risparmiato il lutto,
ma non questa agonia.

La ghirlanda.
Affido anch'io al fiume la mia ghirlanda,
è piccola, profumata,
con tre rosse candele accese:
una per la pace,
una per l'amore,
una per la speranza.
Suono forte perché anche lassù mi possiate sentire...
Bambini che non ci siete più,
bambini che ci siete ancora,
uscite allo scoperto,
di giocare è l'ora!
Diamo inizio alle danze,
tra passato e presente
fantasmi e carne vera,
la speranza non è una chimera,
lei regina può darti nuovi amori,
la pace in te e con te sulla terra intera.

A mia figlia.
Quando guardo i tuoi riccioli sempre spettinati,
chissà da quale avo ereditati,
quando guardo i tuoi occhi sorridenti,
per i pensieri e i sogni presenti,
quando ascolto la tua ironia,
così simile alla mia,
quando vedo la tua allegria,
per quanto mi racconti con magia,
l'amore che per te provo,
in un abbraccio sfogo.
Vorrei essere per te impetuosa cascata
che il dolore allevia in una giornata.
Vorrei essere freccia del tuo cammino,
che tu la possa seguire sentendomi vicino.
Vorrei essere per te fonte di ricchezza,
per darti allegria e non amarezza.
Mi impongo di non fare la chioccia,
ormai qualche osservazione ti scoccia.
Ora che grande stai per diventare,
mi devo ritirare.
La madre ho fatto per te come ho potuto,
ti lascio il mio esempio come via battuta.
Mi scuso per gli errori commessi,
l'amore per te (forse) c'era anche in essi,
le madri a volte hanno "gatte da pelare"
e non sempre riescono a soddisfare.
Dall'ideale di figlia alla figlia reale
posso solo giubilare.
L'orgoglio che mi dai
per quanto fai e non fai,
per come sei e non sei,
mi porta a dire: "Che gioia averti come figlia".

Enrico VIII.
Solo un Re Sole
forse abbagliò il mio splendore,
ma i risultati delle sue mosse,
nel tempo diedero grandi sommosse…

Io seppi con grande destrezza
tra Chiesa e Stato fare chiarezza.
Nel mio regno è ora il re a governare,
la Chiesa deve sottostare.

Con la scusa di un divorzio ho dato inizio
a una scissione con grande sfizio.
Nessuno nella storia ha tanto osato,
per il potere che ho tanto amato.

I dissidenti nella torre ho rinchiuso
per far del mio volere grande abuso.
Grandi menti a morte ho condannato
se dissentivano dal mio seminato.

Da qualche moglie ho voluto divorziare,
qualche altra ho fatto decapitare…
La scusa ogni volta ho saputo trovare
se la volevo lasciare.

Non si conviene alla mia corona
cambiare brodo se la brama sprona?
Che fosse amore o ragion di stato,
passione o interesse, poco è cambiato…

Usai con leghe guerre “sante”,
chi può dire che sia dissacrante?
La scusa è presto fatta:
per ori e territori l’arma sia tratta.

Castelli e torri ho fatto costruire
per meglio comparire.
Ho dato lacrime e pianto,
qualcuno mi avrà compianto?

Forse potrebbe dirlo qualche mia sposa,
ma in un sepolcro senza testa riposa.
Se di re si sta a parlare,
qualcuno mi stia a ricordare.

Noi posteri ti stiamo a nominare,
mentre ci continuiamo a domandare:
chi governa in maniera assoluta
tiene conto dell’altrui vita?
Solidarietà, amicizia, amore,
per me hanno ben altro sapore.
Il tuo potere l’hai saputo gestire,
ma anche tu nella terra sei andato a finire…


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