Poesie di Tulipanonelgrano


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Via
Rimangono gli occhi,
sotto palpebre di noia.
Solo aria tra le mani.
E rabbia,
annodata nella gola,
annidata nelle vene.
Senti,
dolori mai vecchi nella mente,
riecheggiano voci lontane
abbandonate nelle strade del passato.
Tormenti,
sempre più nuovi i tormenti.
Nulla da perdere, a parte me.

XII
Un'onda che va e viene,la gioia.
Va
e viene la malinconia.
Riesplode la sera e
non torna più la luce,
lontana,
va.
Un fuocherello senza ossigeno trema,
serpeggia,
rivive,saltella,
si affievolisce,sviene e dopo
muore..
Ed è buio,di nuovo il buio.
I miei occhi senza ossigeno tremano,
si riprendono,
rivivono,baluginano
si socchiudono,svengono e dopo
muoiono.
Diviene notte.

XIV
Saremo polvere e il vento ci porterà lontano,
saremo in ogni terra, parte della terra, nostra madre.
Il vento ci porterà via nelle nuvole bianche,
vedremo il prato dove si coltiva l'amore
e lì pianteremo il nostro.
Un soffio di vento ci darà vita in un attimo
E tenendoci la mano, andremo via ridendo.
In un giorno faremo il giro del globo, senza mai stancarci;
saremo un'onda che cade stanca sulla spiaggia molle,
la fiamma di una candela accesa in una stanza buia,
l'ombra sul muro di due amanti appassionati.
Saremo il sorriso di un bambino che scopre per la prima volta
com 'è fresco il vento che soffia sul palmo sbucciato di una mano.
Saremo lievi come un palloncino colorato che sale nel cielo
E lì saliremo insieme e colorati anche noi saremo.

Folle funambola
Folle funambola
freneticamente un piede dopo l'altro posi
su un filo di lana sgranato.
Non temi il vuoto,
fin troppo vuota è la vita
che ti lasci alle spalle.
Folle bambina dai piedi sudici
cammini incerta tra cielo e terra,tu regina del nulla.
Famelica è la tua solitudine
e nessuno alza il capo a guardarti.
Il filo è debole ma forte sei tu,non hai paura.
Chiuderai le ali e cadrai dal cielo,giù.
Ti vedranno allora,
spettatori dell'ultima scena di una vita in bilico tra sogno e dolore.

Senza titolo
Colano le ore sul mio capo chino,
il tempo scorre liquido tra i capelli,
caustico
frenetico
traditore.
Mi trovo nella pioggia con le scarpe rotte
E un bagaglio di nostalgia da buttare
All’orlo della via.
Casa,
lontana, lontana, lontana…

Diciottodieci
Piove su Roma,
la pioggia percuote cattiva le deboli foglie di platano.
Gialle.
Danza la pioggia sull'asfalto livido,
noncurante del passo svelto dell'uomo impaurito.
La guardo dai vetri e in essa bagno i miei pensieri.
Soli.
Piove sulla metropoli;
è la natura che, prepotente,diventa imperatrice
del regno di tanti in secoli e secoli.
Tutto è prigioniero di sbarre trasparenti,fredde, ballerine.
Le pecche del mondo slavate, sbiadite dallo scroscio continuo delle migliaia di piccole gocce.
Una finestra si è animata di luce.
Fioca.
Sembra essersi risvegliata da un sonno lontano per esser spettatrice della danza del cielo.
Ogni cosa è magia.
E’ Roma in una sera di ottobre.

L’irraggiungibile
E ti vedo camminare a due passi da me,dio bruno del Sud.
Sei lì, avvolto da maestà danzante, ignaro dei miei occhi che bramano i tuoi.
Sei lì, a due passi da me, fonte di mille sogni che mi tengono sveglia.
Ti chiamo da lontano,voltati!
Ma la voce muore ancor prima di fiorire sulle mie labbra.
Mai ti volterai,uomo senza volto, e pian piano mi strazia il dolore;
Non ho più fiato per starti dietro né lacrime da gettare lungo il cammino.
Mi fermo qui, son qui. Mi vedi?
Guardami negli occhi ancora una volta, solo una ancora e
i giorni trascorsi a guardarti le spalle non saranno passati inutilmente.
Io mi fermo qui,
I monti diverranno breccia di mare prima che tu ti accorga di me e pian piano mi consumerà il dolore
ma io sarò ancora qui;
e se i tuoi piedi un giorno batteranno la terra su cui giaccio,
incontrerai di nuovo me
che ferma sarò ad aspettarti, Amore.

Universus
Il mondo
Un grano di polvere,
un ago di sole,
un soffio di vento,
un germoglio di edera,
un riccio d’onda baltica,
un silenzio tra sospiri amorosi,
un petto che si solleva piano scosso da respiri veloci,
uno sguardo fuggente,
una farfalla morente…

I
Duro
,
è come pietra il ricordo che
si frange sul mio cuore assassinato.
Piango,
non ho vissuto.

II
Quando ogni respiro è una ferita nel petto,

Quando ogni suono è una campana a lutto
Non aver paura di morire,
Sei già morto.

Orme
Dorm 'o pensier e dorm io
rint a la nott sola e a lutt.
Simm a doj cara mia,
siamo in due.
Teng 'o nir rint all'uocchi ca chius muor'n
e tu chiagn lu spos ca sola e vuota te lassa
quann lu juorn saglie.
Simm a doj cara mia,
siamo in due.
Tu chiagn e pur io,
e aspett .
Na speranz aspett,
na voce amica ca m parl chianu chian,
na man ca m strenge la mia e m rice forza,
nun è tutt scur comm a la nott,
ce sta lu sol for quann
quaccun là n'goppa, cumm qua abbasce,
rire.

Orme
Dorme il pensiero e dormo io
Dentro la notte sola e a lutto.
Siamo in due cara mia,
siamo in due.
Ho il buio negli occhi che chiusi muoiono.
E tu piangi lo sposo che sola e vuota ti lascia
Quando il giorno sale.
Siamo in due cara mia,
siamo in due.
Tu piangi e anche io,
e aspetto.
Una speranza aspetto,
una voce amica che mi parla piano piano,
una mano che stringe la mia e mi dice forza,
non è tutto scuro come la notte,
c'è il sole fuori quando
qualcuno lassù, come qui giù,
ride.


III
Non so perché
ma so che sarà nel cielo
la fine dei miei pensieri,
l'inizio della creazione e
il ricordo della distruzione.
Sarò anima tacita,
sarò voce placida
e quando non sarò
finalmente sarò stata.

A mia madre
Ti guardo,mamma
E vedo in te la gioia mia riflessa.
Sei la parte più dolce di questa debole
Vita, la mia ancora e la mia salvezza.
Sei bella madre dorata,
ricoperta di saggia luce, dea prolifica
del mio mondo pagano.
Dalle tue labbra lieve brezza che soffia
Sui mali del cuore;
e il tuo canto melodioso è compagno di
ogni passo tremulo che muovo verso il futuro.
Non andare via, tu
Sole dei miei giorni, non lasciarmi nuda
Nella gelida notte. Abbracciami, affinché
Il mondo si sciolga nella nebbia.
Ci saremmo solo io e solo tu, madre.

Il tuo dover essere come sei
mi rende difficile essere come io vorrei.
Tu mi cambi,mi struggi,mi invadi
e come un fiume in piena straripi
sulle sponde del mio essere portando
con te distruzione e morte.
Non posso evitarti,sei nell'aria;
ad ogni singhiozzo convulso ti respiro,
penetri dentro me esplodendo mi mille
tonalità blu notte nel candore speziato del
mio sereno.
Nube grigia nel cielo mio;
vita e morte.
Sintesi del tutto,sei tu.
Io? Solo un ombra del tuo io,
il lato oscuro dell'assoluto.

Il ricordo
Forse un giorno capirò
Perché mai la mano materna
qui mi posò.
Privato io fui delle sue serene sembianze;
Caddi dalle dita del cielo infinito,
Mi aggrappai a una nuvola ma anche da quello tradito
Fui lasciato in balìa del vento,come pagliuzza in tormento.
Chi son io?
Sono il ricordo
Essere triste,allegro,contorto.

Son sollievo per molti di loro
Eppure sono un peso a me stesso
Consunto e cangiante come uno specchio convesso.
L'oblio mi combatte,è polvere fitta,mi
Copre mi stringe e io non l'ho vinta.
È strano però che una immortal creatura,
Debba ad un uomo tutta la sua natura.

Questo son io;
Rimembrate,Gente,
Chè solo col vostro dono
Potrò vivere eternamente.

Passato
Ricordi di infanzia si tuffano nel presente,
Schizzi di vita saltellano allegramente.
E mi rivedo bambina,con una nera treccina
di capelli, cascante sulle spalle
Ero io,scossa di vita rampante nelle vene
Ridevo di una foglia tenuta su
dalle tele del vento
Ero io amica della neve,
la stringevo tra le mani
guardandola sciogliersi lentamente.

Ero io.e non son più
la bambina che un dì fui,
son la giovane donna che guarda il cammino
e più e più volte si chiede quale sia il suo destino.
Nelle vene non più vita, ma morte
alla vecchia Signora ho ormai aperto le porte.
Una foglia nel vento?
E' solo il cielo in tormento
dico a me stessa.
La neve mai più caduta
È andata
insieme al passato.
Alla bimba ha dato la mano
E insieme, attendono invano.

Sognai un ritratto
Sognai il ritratto di un dio,
gli chiesi "sei ciò che penso io?"
D'un tratto,il vento mi colse,un brivido mi percorse.
Il cuore d'un balzo nel petto suonò.
D'improvviso fui sveglia,
lo vidi:il mio sogno reale accanto a me,infinito nel finito.
Tesi le mani,
già troppo tardi...
svanito nelle pieghe dell'essere mio,il mio fatidico dio.


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