Racconti di Aurelia Tieghi


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Gita in montagna
A Lia capitò nel bel mezzo di un giorno estivo, di sfuggire alla canicola della città, andando e viaggiando con l'auto in lungo e in largo verso la montagna.
La strada tortuosa era illuminata a raggiera dalla forte luce solare che quasi scioglieva l'asfalto.
Più il percorso s'inerpicava sempre più il tragitto si aggrovigliava attraverso rigeneranti boschetti, che come spugne assorbivano l'intenso calore evaporando umidità.
Mentre guidava i suoi esili pensieri erano rallegrati da quello che avrebbe trovato sulla svettante cima, ricoperta da fitte e verdissime abetaie che poco alla volta le venivano incontro. Ormai il viaggio avanzava verso la meta, lei si sentiva in sintonia con tutto ciò che la circondava, come fosse sempre vissuta in quei luoghi e ne facesse parte da tanto tempo.Scesa dalla macchina si ritrovò circondata dalla natura che l'accoglieva affettuosamente come dopo un lungo distacco.
Indefinite sue sensazioni sembravano condivise anche dagli animali i quali ,discretamente la seguivano con lo sguardo appostati tra gli alberi,Lia ne sentiva la presenza mentre camminava con espressione assorta, ne scorgeva le orme sull'erba calpestata di fresco dove i funghi nati da poco facevano capolino con i loro cappelli variopinti.I suoi passi si adagiavano delicatamente lungo aiuole naturali di campanule azzurre che emanavano un incredibile aroma. A tratti si fermava per riposare sui tronchi che qualcuno aveva tagliato e appoggiato al terreno, mentre era grata a lecci e faggi che ombreggiavano il suo leggero sudore.
D'improvviso vide una palla spinosa arrancare con zampette minuscole, invece di arrotolarsi la osservò, sembrava che le chiedesse - quanti ricci ancora sarebbero finiti inconsapevoli tra le ruote delle auto e in nome di quale futuro si giustifica il loro sacrificio? - E perchè anche altri animali che rappresentano la catena della vita, non sono rispettati facendone carne da macello di un bottino di caccia?
Una verità silenziosa la fece trasalire, Lia si rese conto di amare così immensamente quel luogo più di ogni altra cosa al mondo, si era imbattuta col pensiero al centro di una grande ricchezza da conservare, l'eredità di un patrimonio donato alla civiltà il quale non si dovrà per nessun motivo violare.
Sulla via del ritorno verso sera nella pallida luce del tramonto, un cerbiatto le attraversò rapidamente la strada arrestandosi sul ciglio, Lia guardò quei grandi occhi spauriti e proprio in quell'istante sentì una folata gelida entrare dal finestrino, l'avvolse completamente e le fece sentire il forte disagio di un tremito...

Confessioni di un gatto
Da cinquanta milioni di anni la mia origine sta nella fonte dei miei occhi, che sono smeraldi offuscati dal sole, o se volete perle magiche della luna, oppure tessiture opaline con seduzioni enigmaticamete artefatte, che si allargano verso spazi infiniti, siderali...
Vivo con libertà le mie nove vite, racchiuse da invisibili sfere, infatti talvolta dall'alto posso cadere, ma poi resto sempre in piedi!
Ho anche il potere della sicurezza che mai mi abbandona.
Nel viaggio felino, sono accompagnato dall'istinto primordiale mentre una via indomita all'orizzonte mi attende...

Ai tempi degli Egizi, fui una rivelazione di grandezza, onorato come animale sacro e persino mummificato come i Faraoni.
Durante quel periodo rappresentavo la dea -Bastet- moglie del dio sole -Ra- e simboleggiavo gli effetti benefici dell'astro.
Preservavo e difendevo dai topi anche i ricchi granai dell'antico Egitto, fui curato e adorato per ben duemila anni!
Anche in epoca Greco-Romana ero molto apprezzato per i miei meriti e la vastità dell'infatuazione che l'uomo mi riservava, rendeva la mia bellezza e il mio valore ancora più importanti.
Divenni assai utile nell'undicesimo secolo quando in Europa si diffuse enormemente il topo nero.
Poi nel tredicesimo secolo, le stranezze della mente umana si aprirono alla superstizione e venni considerato -creatura del diavolo- la Chiesa per secoli mi sacrificò!
A quel tempo però la mia mancanza si fece sentire, perchè i ratti si svilupparono velocemente invadendo le città, portando gravi malattie.
Comunque nei secoli successivi tornai alla ribalta, specialmente attraverso le opere di pittori, scrittori e poeti importanti come ad esempio; Victor Hugo o Charles Baudelaire di cui sento ancora l'eco dei versi:

"vieni mio bel gatto, sul mio cuore
amoroso, trattieni gli artigli delle tue zampe
e lascia che mi immerga nei tuoi bei occhi
striati di metallo e agata"... (da -Les fleurs du Mal- 1857)

Ora generazioni di gatti si sparpagliano in fondo al mio cuore, alla luce e al soffio di venti impetuosi sento zampe silenziose posarsi sull'erba dei ricordi, graffianti emozioni si aggirano in quelle anime e scorgo l'impazienza fuggire via con loro, essi sono attratti da chissà quali irragionevoli richiami, hanno solo una richiesta, quella di essere capiti e non sventrati sulle strade o annegati dall'insensibilità dell'animo umano.
Per mia fortuna ora io giaccio ottimamente ben protetto dentro il mio morbido mantello, come un'appisolata creatura dell'aria, attorniato da strane leggende colme di magìa... tra falci di luna e brillanti stelle, conscio che nel buio della notte il mio grande mistero non crollerà, per questo troverò ancora nel futuro la porta spalancata della considerazione.

Piccola protesta del 16-17 settembre 2006
nella rievocazione storica del Barbarossa


Premessa:
La città di Medicina si trova sulla strada statale San Vitale (l'antica via Salaria) che collega Bologna a Ravenna.
Il suo singolare nome, deriva dall'antica denominazione romana che significa - luogo dove ci si cura - Nel 2001 l'ex Presidente della Repubblica Ciampi, ha riconosciuto al comune di Medicina per la sua importanza storica e culturale, il titolo di Città.

Come ogni anno da circa dieci anni, il 16 e 17 settembre, viene vissuta attraverso una festa importante, la rievocazione storica di Federico Barbarossa l'imperatore che nel maggio del 1155, prese Medicina sotto la sua protezione e le concesse molti privilegi, che la portarono verso la prosperità per alcuni secoli.

Però quest'anno il Barbarossa non mi pare soddisfatto! Forse sta mandando un segno attraverso questo forte scrosciare d'acqua, che ha allagato il nostro piccolo condominio e le strade di Medicina, compresa la festa!
Nei giorni scorsi la cittadina si è preparata con grande fermento all'evento, ma purtroppo oggi all'inizio della festa, il maltempo ha cambiato la situazione e ora a Medicina si galleggia a causa del Comune che ancora non si appresta a rifare le fognature, addirittura in alcune zone, basta un semplice temporale per costringerci a chiamare i vigili del fuoco come in questo momento che bontà loro, alacremente stanno lavorando per ripristinare le autorimesse completamente allagate!
Penso proprio che il Barbarossa sarebbe più felice se si pensasse ai cittadini, invece di investire fondi per la festa e abbellire esteriormente il paese asfaltandone le strade solo pochi giorni prima!
I cittadini chiedono il diritto di vivere in pace e non vogliono avere la preoccupazione di ritrovarsi con l'acqua ai polpacci.Se si può fare qualcosa, facciamolo in fretta e allora forse,la festa avrà un senso!

firmato da una nuova acquisita,cittadina speranzosa...

Secondo gemellaggio dei poeti Emiliani
con poeti Abruzzesi di Tortoreto mare. 2 giugno 2006

Esperienze:
Tortoreto ci accoglie con un fresco inizio di primavera, l'aria attraversa amorevolmente frizzantina le nostre narici fino ai polmoni, stimolando la melatonina.
Guardiamo il mare con i suoi cavalli imbizzarriti che ci vengono incontro nebulizzando particelle di goccioline salmastre spinte dal forte vento, che strisciando nel cielo disegna plumbei nuvoloni dalle mille forme in atteggiamento minaccioso. Dopo il primo acquazzone, sull'asfalto germogliano pozzanghere che a tratti cerchiamo di evitare con cura.
Giunti all'hotel per soggiornarvi i tre giorni stabiliti, ci accorgiamo che è situato fra via Dante Alighieri e via Gabriele D'annunzio, due -Grandi- che il fato ci ha destinato forse come migliore auspicio.
Depositato il bagaglio ci rechiamo al ristorante dove ci accoglie un pescatore un po' trasandato, ha il viso abbronzato con qualche ruga vissuta sulla fronte da cui si notano anche fili di capelli grigi che scendono da sotto un berretto da marinaio, talvolta il suo sguardo si assenta per osservare l'orizzonte, lo scruto a fondo e vedo un essere fiero che ancora vuole combattere battaglie sulle onde con la volontà di un lupo di mare, ( forse fare il cameriere è il suo secondo lavoro... ) a fine pranzo comunque ci saluta cordialmente con un aperto sorriso.
Nel pomeriggio ci troviamo con Cinzia ( la nostra coordinatrice e poetessa benemerita) nel piccolo castello, dove è ospitata dalla sua carissima amica -Angela- la quale ha organizzato il nostro secondo incontro di poeti.
Abbracciati dalla meraviglia entriamo nell'antica struttura del seicento, oltre a Cinzia ci accoglie la gentilissima padrona di casa la quale ci guida attraverso tutte le stanze, illuminandoci anche sulla storia e l'arte pittorica della sua famiglia -allegorie di bellissimi dipinti assai interessanti- in quei momenti siamo in balìa della nostra favola, che nessuno può ormai rubarci, assaporiamo un museo infinito di misteri al respiro di fantasmi, un ritorno repentino al passato, vissuto con la consapevolezza del presente come personalità sdoppiate,per tutti un'esperienza unica, sottolineata più tardi dalle struggenti note del violino di Paolo, nostro magnifico musicista e cantante che ci segue ogni volta suonando negli intevalli fra le recitazioni che avvengono in un clima spontaneo ma anche emozionante.
Questi incontri amichevoli tra musica e poesia, accomunano i nostri spiriti bisognosi di sentirsi uniti in modo speciale con spazi di cultura e curiosità, come ad esempio la visita guidata a Tortoreto alta che ci è stata presentata in modo eccellente per farci apprezzare le bellezze e l'arte del luogo. A questo proposito un fatto curioso mi ha colpito e cioè la storia di un dipinto del pittore Mattia Preti che rappresenta il battesimo di Sant'Agostino, appartenente al comune di Tortoreto e concesso al comune dell'Aquila per il restauro, ma poi mai restituito, la diatriba è tuttora in corso!

I nostri amici hanno poi aperto per noi una parentesi storica guidandoci a Civitella del Tronto per visitare i resti della gigantesca fortezza Borbonica la quale nel 1861 si arrese ai Savoia. Il maniero nel tempo è rimasto una testimonianza di importanti fatti politici e di sangue.
Più tardi visitando il museo delle armi, con sensazioni raggelanti mi sono chiesta quanto sarà stato il costo umano sia per sconfitta che per vittoria, tutto ciò è come un artiglio conficcato nella storia e non darà mai fine al dolore.

Prima della nostra partenza alla volta di Bologna, il gruppo di poeti Tortoretani ci ha offerto un ricevimento sul mare,abbiamo gustato alcune loro specialità tipiche, il tutto nella sincera e solidale amicizia che contraccambieremo certamente in seguito, invitando i nostri gemelli nella terra Emiliana.

Esperienze di poeti Emiliani
ospitati da poeti Siciliani.


Un viaggio sostenuto dal buonumore di tutti noi curiosi e innamorati della Sicilia, nel sano contatto con il colore di un mare che si frammenta cristallino nell'azzurro, unito dal profumo di zagare dissolte tra scintille lunari.
Interessante la visita all'antica isola di Mozia
che ci ha aperto un palcoscenico suggestivo con le vie delle saline; lagune biancastre che dopo millenni ricordano ancora il prezioso e faticoso lavoro dell'uomo che sotto i raggi potenti sudava gocce di sale,sull'immenso brillare salino all'orizzonte si stagliano vecchi mulini, donano al paesaggio un tocco particolarmente romantico.
L'isola è colma di resti storici e molto antichi, bellissimo e misterioso il "Giovane di Mozia" ritrovato durante gli scavi del 1979 è una statua in marmo scolpita in modo esemplare.
Con un ritorno alle origini del tempo ecco le colline di Segesta dove troneggia il Tempio dalle colonne ciclopiche, fanno pensare alla forza eterna della fede per gli dei, sostando sotto quel colosso si ha l'impressione di tornare al passato per immergersi nel silenzio della pace. Attorno fanno corona piante di agave e fichi d'india dai colori accesi come un giardino paradisiaco.
Poi Monreale con la sua sontuosa cattedrale, ci regala arte di mosaici, stucchi e tesori di marmi preziosi incastonati e ricche decorazioni perfettamente conservate. Vi sono dipinti e statue che vivono e ci parlano da molto lontano.Parlano anche le poesie e gli sguardi di questo popolo, gioiosi ma a volte velati di malinconia, sono così morbosamente aggrappati ai sentimenti come avessero il timore di cadere, come una richiesta di aiuto; ci abbracciano e baciano, riempiono le nostre mani con doni della loro terra.
Costruiscono con pazienza oggetti semplici, lavorano col cuore scoprono lacrime trattenute per troppo tempo con il fardello dell'onore di cui in fondo vanno fieri. Forse ci chiamano ancora per avere speranza per ricordarci l'isolamento, li vedo soli circondati da sbarre di religiosità e tradizione che li attanaglia ma nello stesso tempo li sostiene abbracciati alla loro bellissima terra.
Noi siamo gli ambasciatori, testimoni che hanno accolto quelle mani aperte colme di frutti e sangue del vino sofferto, invecchiano con i loro fantasmi di cui oggi rincorrono le gesta per renderli importanti, per farli parlare nella storia della gente di Sicilia che offre l'anima.


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