Poesie di Gianfranco Stivaletti


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In chiesa
Pòi gira' dappertutto , in ogni dove ,
ma in ogni chiesa che ce sta ner monno
pòi vede' certa gente sempre in fonno
che segue er prete , co' la testa artrove .

Er contadino nun capisce un' acca :
lui sta composto , sì , ma sur suo viso
se legge bene l' ombra d' un soriso
perché adda venne er latte della vacca .

C'è chi penza alla spesa , chi alle tasse...
Se tutti quanti stamo disattenti -
penza quarcuno - chi potrà sarvasse ?

Ma chi va in chiesa è uno che ce crede ;
e in mezzo a tanti presi dagli affanni
Iddio sa riconosce chi cià fede .

Quann'è sera...
Bello guarda' la vita quann'è sera ,
quanno fa scuro e ancora nun è notte :
vedi la gente che se fa più vera
ner torna' dar lavoro , tutti a frotte .

A 'na cert' ora nun ritrovi mica
la gente che de giorno se fa granne ;
ma quella che s' ammazza de fatica
e torna a casa a méttese in mutanne .

A 'na cert'ora , stàtece più attenti :
bella la vita , doppo le ore venti .
( 15-1-2010)

Er gioco sempre novo
Bon anno a tutti ! Cor bicchiere arzato
tutti aspettamo che se dia la stura
pe' ciucca' lo spumante più abboccato .
Ma ogn' anno nòvo ce fa un po' pavura .

Che nòva ce sarà ? Tasse...malanni ...
staremo in piedi o...all' arberi pizzuti ?
Adesso che se semo un po' riavuti ,
ciavremo un po' de tregua dall' affanni ?

Cin,cin...bòn anno ar pupo ch' adda nasce ...
anno passato , storia già finita ...
Oh Ni' , bisogna compera' le fasce ...

Cin cin...bòn anno...questa è ormai l' usanza .
Sarà , 'na frase fatta un po' ritrita ,
ma armeno t' apre er còre alla speranza .

Ogn'anno è 'n gioco : er gioco della vita .

( 5 gennaio 2010 )

Traffico
Sempre frenetico
pe' lavora'
dieci chilometri
me devo fa'

in mezzo ar traffico ;
ma stamattina
nun é scorevole ,
nun se cammina !

Rosso é er semaforo ,
passa' nun posso ;
er verde é inutile ,
gnente s'é mosso .

Fischianno er viggile
me fa ferma' :
" Nun é possibbile ,
nun poi passa' ! "

Rosso...arieccolo
già n' antra vorta...
basta ! Finimola !
Oggi va storta .

Me pare un secolo
questa manfrina :
continuo a mettere
sempre la prima .

Tutti che sonano ,
fanno baccano :
fischianno er viggile
arza la mano .

Mentre li càmionne
che ciò davanti
cor fumo ammorbano
puro li santi .

" Me scusi...er traffico..."
- dico impacciato
ar capo-mànagger
un po' incazzato .

Ma ecco , celere
viene er guardiano
che in mano sventola
un quotidiano :

" Ce sta 'no sciopero
fino a stasera
dei mezzi pubblici... "

Ecco che era !

Collega provvido ,
tu m'hai sarvato
pronto e sollecito ...
t' avrei baciato !

Conzijo d'amico
Ahò , ce l'hai presente quell' erbaccia
che cresce in mezzo ar viale più curato
e si la voi estirpa' , pe' quanto faccia ,
arrischi de scassa' tutto er serciato ?

Così é quer sentimento de rancore
pe' quello che te immaggini un nemico :
te se intorcina drento in un intrico
come un serpente che te magna er core .

Allora , si voi esse libberato
e aritrovatte l' anima tranquilla ,
prova a penza' a quarcuno che t'ha amato .

Solo così s' attizza la favilla
niscosta drento ar core rattristato
e pronta a diventa' viva scintilla .
( cfr Lettera di San Paolo apostolo ai Colossesi , 3 , 11-12 )

Er somaro
Io te capisco , povero somaro !
T' adatti a tutto , senza di' mai gnente ;
cammini locco locco , sei pazziente ...
se potemo guarda' da paro a paro .

Sei proprio come me : bono e cocciuto .
Te carichi de pesi ; ma la gente
dice che sei un fregnone risaputo .

Sei aprile duemilanove .
Un giorno in cui mi sono sentito solo .

Sentivo sotto i piedi la polvere
dei calcinacci sparsi per le strade .

Avevo nelle orecchie
il pianto sommesso di tante donne .

Avevo negli occhi
lo sguardo smarrito di tanti padri .

Ma ho avuto nel cuore tutta l' umanità .

L' ortolano cantante
Mentre sistema i mucchi de verdura
sopra er banco de fero der mercato ,
se ferma , gonfia er petto , prenne fiato
e a tutto er repertorio dà la stura .

" 'Na vorta era un tenore co' li fiocchi " -
dicono le vecchiette affezzionate
capanno rape , selleri e inzalate ;
e intanto se lo guardano sott' occhi .

Anch'io lo cerco sempre co' lo sguardo
in mezzo a tanta gente ner mercato ;
ma certe vorte ariva un po' in ritardo .

Ieri , presempio , é giunto trafelato :
" Me so' arzato più tardi " - cià risposto -
" Perchè volevo esse più ispirato " .

La panchina
Sempre ar solito posto , là , in panchina ,
vedi che sta seduto un penzionato
solo e penzoso , tutta la matina :
dicono tutti ch'é 'no sfaccennato .

Quella panchina j' offre l' occasione
d' osserva' lo spettacolo der monno ;
e lui , paziente e zitto , in fonno in fonno ,
stanno seduto impara 'na lezzione .

C'é chi lavora sodo e chi bisboccia ,
c'é quello che accaparra e c'é chi lassa ;
lui sta sempre seduto e nun se scoccia .

La gente presciolosa guarda e passa ;
lui sta seduto e sgrulla la capoccia :
se svorge sempre uguale la matassa .

Sulla cresta dell'onna
Amico mio , che dichi
de sta' sempre a cavallo
e che fra tanti intrichi
cavarchi sempre l' onna ,
perchè nun te confonna
te dico , senza fallo ,
che quanno vai a cavallo
( a pelo o a brijia sciorta )
armeno pòi guidallo
e nun te va mai storta ;
ma si cavarchi l' onna ,
magari sulla cresta ,
pòi perdece la testa
sbattenno su li scoji .
Perciò nun fa l' imbroji :
co' i piedi a tera resta ;
quer che te dà la vita
come lo trovi , pija !
Nun caschi inesaudita
la meta tua più ambita
tra i cocci de bottija .

Er bocio
A mi' nonna , quann' era regazzina ,
je dicevano , pe' metteje pavura :
" Attenta ar Bocio ! Nun cianna' in cantina ,
chè sta anniscosto nella stanza scura ! "

Ma 'ndo' lo trovi er Bocio ai giorni nostri ?
Oggi , fra tanti divuddì e cartoni ,
ai regazzini piaciono li mostri .
Er Bocio rompe solo li cojoni .

St' esseri informi , ormai , so' superati :
ereno fatti solo de illusione
e , come sogni , poi , so' svaporati .

Oggi , pe' mette strizza a le perzone ,
co' tanti stupri cinici e efferati ,
abbasta sorti' fora dar portone .

Er violinista
L' incontro 'gni matina pe' la strada :
è 'n pòro mennicante violinista .
Sbaja l' accordi ; ma pe' me è 'n artista
puro si tanta gente nun ce bada .

Dovressi vede come se scappella
quanno j'ammolli 'na petecchia in mano !
La musica se spanne più lontano
e quella zinfonia pare più bella .

Quarcuno co' l'orecchio musicale
je dice che discredita er violino
e pare un gatto che se sente male .

Ma a me quer sòno pare sopraffino ,
perchè mette alegria pe' tutto er viale
e questo adè un miracolo divino .

Senza età
Nella bottega scura e un po' datata ,
davanti a un vetro che je fa da specchio ,
la bottegaia mezzo addormentata
se guarda er viso diventato vecchio .

Sgrulla la testa , dà 'na sistemata
a 'na ciocca calata sopra er viso ;
ripete er gesto , accenna ad un soriso :
forze ripenza ad un' età passata .

'N amore perzo , pentimenti , affanni ...
ormai é vicino er monno che verrà ...
quer gesto é de 'na donna de vent' anni .

Quanto ce manca certo nun lo sa ;
ma chi conteggia er tempo ch'é passato ?
Noi tutti , in fonno , semo senza età .

Contro te si alzò una mano
In ricordo di Papa Paolo VI nel trentennale della Sua morte , 6-8-1978

Quel giorno contro te si alzò una mano ,
pellegrino a Manila , e fosti solo
davanti a un mondo ingrato e a te lontano .
Nessuno vide quel tuo volto stanco .
Ti lasciammo colpire da innocente ,
inerti , nel tuo puro abito bianco .
Perdonaci se fummo sì smarriti
quando tu andasti agnello in mezzo ai lupi
per noi , che non saremmo mai partiti .

La strada nel verde
Mentre guido veloce un odore d' erba m' assale ,
con i dolci ricordi d' aurore silenti e rosate .

S' apre innanzi una strada che porta in salita nel verde :
era là che mio padre mi condusse in cerca di funghi :

Aprimi ancora un varco , o padre , tra i rovi intricati ,
con i colpi di ronca e le tue mani obbedienti .

Nulla sfuggiva ai tuoi occhi tra i mucchi di foglie ingiallite !

Mi lascio Roma , afosa di mille certezze , alle spalle :
andrò in cerca di funghi a lungo nascosti e ignorati .

Li penzieri der cane
Er cane mio , quann' era un cucciolone ,
me stava sempre a zompetta' vicino .
Me se ficcava sotto ar tavolino
cercanno de scrocca' quarche boccone .

Io sempre appresso ar mare lo portavo
pe' faje riporta' quarche bastone .
Lui se buttava ; poi , co' 'no sgrullone ,
me fracicava e io me ce 'ncazzavo .

Mo s'é invecchiato e nun me fa più festa .
Sta sur balcone e guarda verzo er mare .
E io me chiedo che je passa in testa .

Forze penza all' estati ormai passate :
ore felici che nun pò scordare
e che da me so' state trascurate .

La cicala felice
" Nun te vergogni , brutta sfaticata "
- diceva alla cicala 'na formica -
" De stattene lassù sparapanzata
ner mentre che m' ammazzo de fatica ?

Mentre guardi dall' arto la pianura
'mmezzo alle fronne , tutto er santo giorno ,
me lassi tutta a me la fregatura
de còceme qui ar sole come ar forno ! "

" Che dichi a me ? " - rispose quella - " Io
prenno solo la vita co' lentezza
mentre che ammiro l' opere de Dio .

Nun sta' a da' retta a quello che se dice :
chi der Creato gusta la bellezza ,
vive co' poco , é saggio ed é felice . "

Anatomia der core
Dice : ner core ha sede er sentimento ...
ma 'r core , in fonno , è solo 'n' interiora ,
una frattaja senza gnente drento
che serve solo a spigne 'r sangue fora .

Così dice quarcuno ; e questo é vero
sortanto pe' chi campa e nun risprenne ;
chi vive pe' se stesso e nun comprenne
che 'r core che nun s' apre é 'n bucio nero .

Uomo , nel lager
( Ad Alecsandr Solzenitsin , 1918 - 2008 )

Sembri così diverso , dietro il filo
spinato , coi tuoi gesti di millenni
a noi perduti ormai nella memoria !
Mi piacerebbe prendere un tuo pane
e ritrovare in esso l' abbandono .
Fa la guardia lassù la sentinella
per nasconderti al mondo . Nella nebbia
non ti distinguo , uomo : dona a noi
di ritrovarci in te , nella casacca .

Ortre la fine der sole
D' esse felici ar monno c'é raggione ,
perché c'é un nesso fra coscienza e fede
che dà alla nostra vita spiegazzione .

L' energia della stella , dove ha sede
la più granne fusione nucleare
e vita e luce qui da noi concede ,

un giorno o l' antro se dovrà smorzare ;
e lassanno ar suo posto un bucio nero
massa in lavoro non potrà mutare .

Ma 'r Trascennente nostro per intero ,
ch'é sopra 'gni destino pranetario ,
continuerà ad esistere ner Vero .
( Ad Antonino Zichichi , fisico )

Er mistero della vita
Nell' Univerzo c'é 'n' Impronta granne :
'na Forza misteriosa ed infinita ,
un Moto lento , certo , che s' espanne
e sembra fatto apposta pe' la vita .

Quasi 'n seconno doppo de l' inizzio ,
de quanno che successe l' esprosione ,
allora fu 'r momento più propizzio
pe' quella che se chiama la Creazzione .

Da poche primordiali particelle
uscirono i composti der carbonio
forgiati drent' ar foco delle stelle .

E' fora der comune comprendonio
comprenne tutto quanto 'sto processo...
io , si ce penzo , vado ar manicomio !
( A John D. Barrow , astrofisico )

In campagna
Perdersi con lo sguardo nel verde che sfuma altro verde ;
ed avanzare esitante fra i solchi e le zolle rimosse ;

e vedere a ogni passo schizzare lo scricciolo e i grilli ;
udire gli scherzi ed i trilli dell' invisibile allodola ...

nulla c'é di più dolce , deposte le pene e gli affanni ,
di riandar coi ricordi lasciati più indietro negli anni .

Gita a Nemi
Giungo nella tua piazza per ammirare il tuo lago
specchio dei boschi , o Nemi , sogno di una notte d' estate .

Entro nel tuo proscenio : a destra s' innalza la torre ;
ed ho davanti le rose , sorriso dell' orto dei frati .

Nel Santuario , a sinistra , c'é il volto del Cristo di legno :
prepariamo la tenda , si appressa il declino del giorno .

Sosta ad Albano
Nell' aurora d' estate mi fermo allo spiazzo dei pini
per rimirarti, Albano , corona all' immobile lago .

Le acque opache di vetro s' increspano in onde leggere ;
ed alle prime luci risplende la villa papale .

Passa in fretta una moto lasciando un fruscìo sull' asfalto
e mi riscuoto dal sogno : riprendo la Via dei Laghi .

La maschera
Pe' quarcuno la maschera é 'r pudore
che nun fa' vede drento com'é fatto :
un' innocua bariera , un artefatto
messo fra l' antri e 'r proprio io interiore .

Antre vorte nun é che la malizzia
che spigne a mascherasse pe' vergogna :
la maschera che copre la sporcizzia
allora prenne er nome de menzogna .

Vabbé 'gnitanto esse mascherato ;
ma nun tene' la maschera pe' molto ,
si nun voi avecce er viso deformato !

Verà fora quarcuno che avrà colto
ogni illusione che te sei creato ,
grattanno via la crosta dar tuo volto .

L' albero della piazza di Velletri
Vestito a festa con le foglie gialle
é l' albero della piazza di Velletri:
spicca la chioma contro il cielo ; e il sole
te lo rivela a tratti coi suoi raggi
come per dare gli ultimi ritocchi.
Sono un gioco di bimbi le corriere
che gli girano intorno . Di zampilli
intreccia la sua danza la fontana.
A questi vecchi rami secolari
leva il tuo volto stanco e trova pace ,
o Velletri vivace e affaccendata .

La gattara
Una gattara morta all' improvviso ,
subbito doppo l' ora der decesso ,
chiese la grazzia de portasse appresso
tutti li gatti drento ar Paradiso .

" So che la mia é 'n' anima immortale ,
ma come poi spiega' " - chiese a San Pietro -
" Che nun l' abbiano puro tale e quale
le pore bestie che ho lassato addietro ?

Nun stanno inzieme a noi dalla Creazzione
dividenno co' noi pene ed affetti ,
fedeli verso chiunque sia er padrone ?

Vorei tenelli ancora belli stretti ;
ché pe' canta' le lodi der Signore
é bono puro sgnavola' sui tetti ! "

Rosa e nero
( Poesia scritta insieme a mia figlia Sara
il 12-9-2005
)

Cupo ,
espressione algebrica ,
é il tuo viso .

Equazione irrisolta .

La tristezza
una prigione senza sbarre .

Ma un' istantanea gioia
irrompe in te come le foglie
verdi di primavera.

Allora rosa
pare il tuo sfondo;
anche se a strisce nere:
non il rosa vivace ,
quello che in te vorrei ,
delle festicciole
o delle " Big Babol " .

Rimani ancora l' idea
sconosciuita e perfetta
anche se irreale .

Vedrai più tardi il mondo del reale .

Estate
Aria calla d'estate :
un canto de cicale
se sente sempre uguale.

'Gnitanto un venticello
vie' a smove le spighe
e ravviva er papavero vermijo.

Un profumo de umida campagna
ariva quann'é sera
e pare primavera;

inzieme alla canzone
delle donne dei campi
e la mia giovinezza tutta sole .

Anniversario
Me pare de rivive l' emozzione
der bacio che me desti scrocchiarello
quanno ce salutammo sur portone...
quante fronne so' nate da 'n baccello !

Ricordi dorci e amari , irripetibbili ,
vissuti co' la forza dei valori ,
momenti lieti assieme a li dolori ,
che a ripenzacce parono incredibbili .

Quanno m' appare tosto er matrimonio
e quasi nun riesco a sopportallo ,
penzo ch'é 'na moneta fior de conio .

Ripenzo...e 'r core m' aritorna callo ;
e vedo er viso tuo sempre sprennente
co' la bellezza pura de 'n cristallo .

La spesa d'oggi
So' entrato stamatina in der mercato
co' cinque euro in tasca : uno pe' dito ;
co' 'n po' de pane e un etto de affettato
so' aritornato a casa aripulito .
Si annavo a compera' dall' ortolano
nun m' abbastava manco l' antra mano .

Quello che ero
Si me metto a penza' a quello che ero
e a quello che me immagginavo d' esse ,
finisce che poi perdo l' interesse
pe' quello ch' oggi sono pe' davero .

Navigatore , santo , condottiero ,
magari cineasta a luci rosse...
ciavevo un sogno , si , qualunque fosse ,
giusto o proibbito certo era sincero .

Io ero... ed é pe' questo ch' oggi sono ;
tutta la vita ho corso p' esse qui .
Me pare a vorte d' esse un re sur trono ;
ma poi m' accorgo che nun é così .

Nun c'é bisogno d' esse un " superomo " :
già é tanto tosto cresce p' esse 'n omo !

Er campione ciclista
Urtima tappa ! Guarda come arranca ,
la maja arrotolata sulla vita !
Forza , ce semo ! Daje , ch'é finita !
Spunta un soriso sulla faccia stanca .
Fra le capocce vedo 'no striscione :
ecco er traguardo ! Scoppia 'n' ovazzione .
Arza in arto la coppa tanto ambita :
ricompenza sudata é più gradita .

Senza parole
Fra tanti musi lunghi de falliti ,
distratti e indaffarati qui in città ,
pronti a pija' d' aceto , innervositi ,
pieni de spocchia e de fraggilità ,

ho visto l' antro giorno , ar giardinetto ,
'na famija pacifica e spontanea :
er classico incantevole quadretto ;
oggi 'na scena rara e temporanea .

Lui sorideva , lei strigneva ar petto
la testina der pupo addormentato :
quanta carma ispiravano , a dispetto
de' 'n monno prescioloso ed affannato !

Je lo stavo pe' di' , ma poi ho penzato
de tenemme pe' me queste parole :
quanno l' amore é chiaro come er sole ,
nun cià bisogno d' esse commentato .

Davanti alla finestra
Ha finito de piove , finarmente .
Venite 'n po' a vede' , venite , gente ,
lo spettacolo offerto a ciel sereno
dopo la pioggia dall' arcobaleno .
Stasera nun sentimo più nessuno ,
nemmanco Retequattro o Italiauno :
potemo spera' ancora pe' 'na sera
che arivera' la pace sulla Tera .
Co' 'na sedia davanti alla finestra
sarà davero mejo de 'na festa .

Seconno me
Seconno me , la gemma più sprennente
é quella incastonata drent' ar core :
vale 'na cifra ed é chiamata Amore
e tutte l' antre ar monno nun so' gnente .

Tiéttelo caro e stretto con gran cura
questo tesoro che te sei trovato ;
quanno s' appanna , nun ciave' paura :
ogni tanto dev' esse sporverato .

Chi nun sottera i sentimenti boni
ma li cortiva bene , senza prescia ,
vedrà spunta' più prosperi i cacchioni .

Puro l' Amore più litigarello
pò esse barca che nun s' arovescia ;
e questo adé 'r miracolo più bello .

A un laureato in medicina
Nun serve festeggia' co' canti e balli
e nemmanco riceve i comprimenti
si poi nun sai cura' manco li calli .

L' ammalato ridotto ad uno straccio
più che la scienza vole er sentimento :
sarai pagato dar ringraziamento
che sortirà dar core a 'n poveraccio .

Tra li scoji :
Remanno in barca , er mare , tra li scoji ,
p' er rifresso der sole tutto sprenne .
Ma quarche vorta tace la mia musa
si vedo galleggia' quarche medusa .

Er regalo der Battesimo
A 'n pupetto appena nato
co' 'n visetto rosa e tonno
che je porto ? Un mappamonno
pe' 'n futuro immagginato :
" Pe' fa' che ? Pe' gioca' a palla ? "
- fa la mamma incuriosita -
Ed io , pronto a rimbeccalla :
" E' pe' 'r gioco della vita ! "
Cià lo sguardo da incantato
drento a st' occhi tanto belli :
che sia sempre conzervato
pe' vede' tutti fratelli ;
pe' vede' tanti paesaggi ,
'ndove é secco e 'ndove piove ;
st' occhi belli so' du' raggi
pe' fa' luce in ogni dove .

Li lucchetti de Ponte Mollo
Quanno che scrivi " t'amo " sulla sabbia
er vento te fa sempre er dispettuccio
de scancellallo via quasi con rabbia
e tu arimani come Don Farcuccio .
Si invece lo pitturi sopra un muro
che se sbiadisca ce pòi sta' sicuro .

Oggi nessuno segue più l' esempi
dei nostri nonni , ch'era tanto bello
scrive su un tronco " T' amo " cor cortello !
Perché nun famo come ai vecchi tempi ?
Perché incide sull' arberi sta male
a norma della legge forestale .

Oggi i regazzi cianno Ponte Mollo ;
e ortre che scambiasse baci e abbracci
a mano intorcinate dietro ar collo ,
ce mettono lucchetti e catenacci :
Ner bene e male della vita , er core
é sempre incatenato dall' Amore .

Come la luce
La luce é la sorgente d' ogni vita
che proviene dar Sole e t' ariscalla ;
ma é inutile che cerchi d' acchiappalla :
hai voja a strigne... sfugge tra le dita .

Così é l' amore : nun lo pòi spiega' ,
nun lo pòi circoscrive in un concetto ;
lo devi solo vive e nun parla' ...

Come faccio a spiegallo co' 'n sonetto ?

Dar dentista
Sor Carminuccio mio , proprio l' antr'ieri
me so' deciso a famme leva' un dente.
Embè , che me pijasse 'n' accidente
si me vengono ancora 'sti penzieri.

So' ito dar dentista : quer fetente
me fa mette a sede' sulla portrona.
Prenne le pinze senza dimme gnente ,
sbaja e me leva 'na ganassa bona .

" E mo ? " - je faccio - " Sete 'n ber cojone !
E come posso fa' , così sdentato ,
quann'é Natale a ciancica' er torone ?

" E che ve posso fa' ? Me so' sbajato !
Famo così : me date la porzione
vostra , perché sprecalla é 'n gran peccato ! "

Le rughe
Quanno che t'ho rivisto all' improvviso ,
compagno mio de scola , sur tuo volto
te s'é aperto spontaneo un ber soriso ,
ma delle rughe in fronte me so' accorto...

Certo che ciavevamo n' antra cera
quanno eravamo giovani e gajardi ,
ma quanno t'ho rivisto ormai era tardi
e l'età che cercavo...più non c'era !

Oggi de sembra' vecchio c'é er rifiuto ,
come se fasse vecchio sia un peccato ;
ma in ogni ruga c'é quer che hai vissuto !

C'é quello che sur campo hai arimediato
co' le pene patite ad una ad una :
te conviene vedello scancellato ?

Madre
Resti da sola
nelle stanze vuote
dentro la casa divenuta grande.
E aspetti i figli
e il riso che si spande
nella casa al ritorno dalla scuola .

( per la Festa della Mamma )

Er letto arimediato
Stamatina, a ridosso de 'n portone
d' un palazzetto vecchio e abbandonato ,
ho visto un materasso de 'n barbone
messo lì come un letto arimediato :

'na coperta , un cuscino , du' lenzola...
( unico modo pe' scallasse ar gelo ) ,
un fornelletto e quarche cazzarola
protetti dalla porvere co' 'n telo.

Hanno voluto porta' tutto via
nun vedennolo più , quer disgraito :
era 'no sconcio , quella zozzeria !

Quello che adera invece , s'é capito
quanno é arivata la Nettezza Urbana :
er sogno de 'na casa ormai svanito !

Il mare è lontano
Di già é mezzogiorno.
E' piena la spiaggia:
guardandomi intorno
non vedo che gente
distesa sui teli
che a crocchi o a terzetti
non fa che vociare.

Ma non vedo il mare.

Vi sono africani
con i caffettani
che radio e collane
ti fanno comprare.

Ma non vedo il mare.

Il mare é lontano:
nessuno lo vede,
nessuno lo sente.
Nell'acqua c'é gente
che fra gli schiamazzi
e schizzi e sollazzi
non fa che vociare.

Ma non vedo il mare.

Ma quando di sera
il sole scompare
infine mi vede,
svelandosi,il mare:

Distesa infinita
che sfuma dal verde
all' oro ed al nero,
confusa, lontano,
col rosa del cielo.

( in ricordo del mio nonno paterno
Amilcare, che in qualunque luogo
andava, fosse stata anche la reggia
di Caserta, gli mancava sempre il mare ) .

Roma mater omnium
Da li raggi der sole illuminata
stai sempre manza.Luce senza tempo.
M'affaccio alla finestra senza vetri:
spazzia lo sguardo giù da Monte Mario.
Allungo er collo: vedo l'azzurino
profilo de l' Arbani e dei Sabini.
Poi me soffermo sulla solitaria
Cupola de San Pietro:umido er cijo
s'abbassa;e sento chiudeme la gola
come quanno ritorno da mi' madre.
Unica patria pe' diverse genti,
si nun ce fossi, Roma, da chi andremo ?

Ristorante sul lago
Il lago é una lacrima grigia.
Non fiori,non luci d'intorno;
e vuoti sono i tavoli bianchi.
Dai vetri lo stanco barista
regala uno spento sorriso.
Ma presto le gemme di maggio
getteranno la luce sui rami.
Il nostro é solo un passaggio:
alziamo la testa su in aria;
e poi siediamo qui al tavolo
per vedere tornare gli aironi.

Li penzieri der gatto
Un gatto accucciato
guardava er padrone
che in mano contava
la magra penzione.
" Che ciai da guardamme ? "
-je fece incazzato-
" T'accorgi de botto
che so' preoccupato?
Tu magni,t'addormi
tranquillo e beato,
mentr'io fra li buffi
so' mezzo affogato.
M'incazzo e lo pijo
da sempre in saccoccia;
a te che te frulla
in de 'sta capoccia ? "
Ronfava er felino
e nun se scompose;
poi l'occhio sornione
arzanno, rispose:
" Io penso,rifletto;
ma tu,fra li guai,
barbotti,bestemmi
e nun penzi mai.
So' secoli e secoli
che l'omo se lagna
e mai nun s'accorge
che chi l'accompagna
é un tacito amico
che pe' 'na carezza
je dà 'na lezzione
de gran compostezza . "

A un deputato trombato
Come so' annate'st'urtime elezzioni?
Co' quattro sordi in tasca da buttare
passavi tutto er giorno a spiccicare
quattro fregnacce bone pe' i fregnoni.

" Giustizzia ed equità,pace,penzioni... "
" Indietro nun se pò più ritornare ! "
" C'é tutto un parlamento da rifare ! "
" Tutti a vota' pe' la rivoluzzione !

Quanno parlavi ar popolo elettore
tutto intontito pe' la meravija,
davanti a tutti te s'apriva er core.

Mo sei ammosciato...e adesso la tua immaggine
nell'arbo dei ricordi de famija
é bona solo pe' segna' le paggine.

La " velina "
Su 'n prato verde de Villa Borghese,
ar Giardino der Lago o suppergiù,
una troupe lavora alle riprese
pe' 'na serie de fiction in tivvù.

La machina riprenne 'n' attricetta:
l'occhi truccati, un viso delicato...
La storia de 'n amore appassionato
che fa raggiugne all' àudience la vetta.

Che sogno porti drento, cocca bella,
quanno te metti in posa sulla scena ?
De fa' la cover-girl o la modella ?

A dilla chiara, io provo 'na gran pena...
Perché nun còri libbera sur prato ?
Fai la " velina "... e ciai vent'anni appena !

Passanno,de domenica matina...
Pe' fa' du' passi,verso mezzogiorno,
ho visto gente uscire da 'na chiesa.
Buttanno l'occhi a caso tutto intorno,
ho visto un mendicante a mano tesa

zozzo,marmesso,tutto imbacuccato:
nessuno lo notava nella ressa.
Forze se vergognava der suo stato
fra tanti che sortivano da Messa.

Forze anche lui diceva 'na preghiera
un po' sgrammaticata,ma sincera:

" Scusame,Dio,si nun te prego mai,
si nun me passi manco pe' la mente...
si armeno Tu me guardi tra 'sta gente,
nun ce bada' si io so' messo male,
si nun lo so come se parla a Te,
si la preghiera mia nun é normale:
Te prego,esisti! Benedici a me! "

Donum fidei
( La preghiera di Don Andrea Santoro in Anatolia )
A Te rivolgo,oDio,l'animo grato:
facci capire in pieno l'importanza
di amarti nei fratelli che ci hai dato.

Rinnova in noi l'antica Tua alleanza
quando il Tuo Soffio sulla Terra effondi
perché trabocchi sempre in abbondanza.

Tu che d'amore immenso ci circondi
conservaci diversi e solidali
per divenire in unità fecondi.

E in noi,che al Tuo Voler spieghiamo l' ali,
compi il prodigio della relazione
tra Persone distinte e in tutto uguali:

Padre fecondo,eterna donazione
del Figlio per noi morto sulla Croce,
Spirito Santo dato in effusione.

Al mondo porteremo la Tua Voce,
perché credano in Te che ci hai mandato,
come fiume che scorre fino a foce;

perché d'amare il mondo ci sia dato;
e di stringerlo a noi come una mamma
che stringe al petto il bimbo appena nato.

Come consunti da una grande fiamma
ci svuoteremo in Te,per riversare
tutto il Tuo Amore nell' umano dramma.

E facci questa terra fecondare
ch'é stata prima culla della fede,
fa' che il Tuo seme possa germogliare

in questa sponda che ci dai per sede:
porto sicuro,pronto ad abbracciare
chi,per Tua Grazia,s'incammina e crede.

Allo specchio
Nun te posso vede' così abbacchiato !
Nun t' annisconne quanno spunta l' arba !
Ogni giornata te trascore sciarba :
che cià 'sto core tuo ? Te s'é ingrippato ?

La tua, lo so, é 'na mosceria interiore
che te fa ghiaccio puro quanno é estate.
Ma nun lo vedi ? E' inverno; e ciai un rancore
che te oscura le ciocche già imbiancate.

Penzace : er tempo tuo va cortivato
e ariempito co' l'opere più bone;
'sto monnaccio adda esse pitturato
ch'è tanto griggio de rassegnazzione !

Ventuno Marzo
Oggi é di già primavera,
l' inverno é già dietro le spalle.
Il calice é pieno di ansia
del tempo, ch'é nostro tormento..

Andiamo, la vita è cimento
nel tempo, ch'é nostra speranza

Padre
Padre, cui non arride
il travagliato giorno,
l'amore tuo si vide
raggiato,tutto intorno,
come in un'aura al viso,
quando,con gli occhi lucidi,
hai sorriso.
Gianfranco Stivaletti.
( Per la festa del Papà )

Velletri
Scende la strada giù dall' Artemisio
sempre curvando, come in una danza:
non puoi fermarti per guardare l' Agro.
Ma a mezza costa trovi una piazzola
dove posare gli occhi sui Lepini.
Sotto é l'antica Vélitrae che al sole
riluce come perla in una valva;
le geometriche case modellate
come forme di sabbia in riva al mare.
Fervida terra, tu che la tua gente
vedi nel Corso il sabato accalcarsi,
nelle vigne operose la tua pace
sia il tuo tepore; e tra i sinuosi colli,
lieta ti cinga il verde in un abbraccio.

' Na lacrima sur viso
La lacrima che vedo sur tuo viso
te sta sciojenno un grumo de amarezza;
lassala score: dopo la tristezza
volerai arto e tornerà er soriso.

E nun te vergogna' quanno che piagni:
se vede che ciai quarche sentimento...
che so...un rimpianto...quarche pentimento...
si lo nasconni, gnente ce guadagni.

San Pietro pianze amaro quella notte
penzanno a Gesù Cristo; e pianze morto
quanno che cantò er gallo a mezzanotte.

E quanno er grumo amaro sarà sciorto,
vedrai che quella lacrima sur viso
t'avrà rimesso a novo tutto er vorto.
( A Tinti Baldini , dopo aver letto la sua poesia " Piangere dentro " )

Monte Soratte
Della fretta avvilente delle auto
sull' autostrada ,non ti curi. Scabra
pare la roccia, lungo le tue balze.
Eppur riluce la tua cima, bianca
di vecchie pietre della chiesa.
Intorno
v'é un panorama di silenzio.

Er mimo sur marciapiede
Co' quella faccia tutta infarinata,
dritto e solenne come un monumento,
co' 'n lieve inchino ed un soriso spento,
ce addolcisci l' attesa alla fermata.

Er tempo passa e noi guardamo l'ora
camminanno su e giù sur marciapiede;
mentre tu, dritto, ce soridi ancora
e nun t'ho visto ancora mette a sede.

Ogni tanto te giri e cammi posa;
finché a quarcuno un dubbio de coscienza
fa cade' ner piattino quarchecosa.

Ce inzegni ad aspetta' la Provvidenza;
e a noi, che nun reggemo un po' d'attesa,
ce dai 'na gran lezzione de pazzienza.

Festa di campagna
Segui quel canto tra le vigne e gli orti
che avvolge come i pampini i filari;
e, sempre uguale, oltre il ponticello,
giunge alla chiesa di Madon del Ponte
per ritrovarsi, sciolto, nell' abbraccio
fra le umili luci, all' imbrunire,
della pudica festa di settembre.

Lo spirajo
Quanno te trovi drento a n'ospedale
co' la speranza ch'é ridotta all' osso,
er monno pare che te caschi addosso
pe' la strizza d'avecce un brutto male.

Te pare de sta' a vive 'na traggedia,
quanno nessuno c'é che te vie' a trova;
ma nun t'abbatte , tutto se rinnova:
nun c'é rovescio che nun s'arimedia.

Da' retta: ce sta sempre 'no spirajo
aperto de speranza in fonno ar core;
tu nun lo chiude, nun lo fa' 'sto sbajo !

Anzi, si vedi chi cià più tristezza
e come te ha bisogno dell' amore,
staje vicino e faje 'na carezza .

Sera sul lago di Vico
E' già sera sul lago.Silenziosa
torna a riva la barca. Dietro ai monti
c'é il paese e la festa patronale;
pieno di luci é il corso, nei casali
arde vivace il forno.Qui, nel lago,
solo dei tonfi cadenzati in acqua
e un cigolio di scalmi.
E' la tristezza
di una giornata vana.

Incanto d'estate
Era il sole di luglio, quel meriggio
acceso, tutto pieno di speranze,
di ricordi e d' istinti, che invadeva,
intimo e universale, tutti noi.
Era il sole di luglio, quella sera,
a posare la luce tutta intorno
a noi raccolti lietamente in cerchio;
e smorzandosi le voci dei bagnanti,
e del mare e del vento, attendevamo
l' allungarsi dell' ombra sulla sabbia.

Dentro il tunnel
Da bambino ero lieto , quando il treno
fuoriusciva dal tunnel : rifioriva
l' anima mia nel riveder la luce
lasciando dietro il buio. Era la gloria
ch'entrava prepotente dall'attesa
di fragore incalzante e di paura.
A trionfare , alla fine , era il barlume
che scorgevo, minuscolo, nel fondo ,
quale sbocco finale luminoso
di un segreto riposto in fondo al cuore .

Una notte in mare
E' tardi ormai:
ci siamo persi in barca
nell' acque amare nella notte illune.
Ci gela immenso il cielo e il mare.
Incombe
la nube sopra noi.
Ma accanto
c'é una barca invisibile che passa
e qualcuno ci tende la sua mano.

Ottobre a Vetralla
( A Tinti Baldini , che mi fa “ di Giacomo seguace “ )

Compaiono le luci nella nebbia
Che avvolge il Borgo nell’ottobre. S’apre
Come un sipario sulla vita alacre
Nelle botteghe e nelle case. L’aspro
Festoso odore delle botti sveglia
Le più sopite immagini d’ infanzia.

Senti la pizze già odorar di forno
Mentre curioso volgi gli occhi intorno.

Il silenzio
C'é il silenzio che cade all' improvviso
quando va via la luce;e al caminetto
rimangono le braci crepitanti.

Ma c'é il silenzio che accarezza il cuore
nella deserta strada del paese:
smorza le voci, rallentando i passi;

e pur nel buio fitto, non opprime.

La primavera di Praga
Sono uscita quel giorno per strada
perché fuori splendeva un bel sole:
facevo ondeggiare alla luce
sciolti i miei biondi capelli.
La strada era piena di gente.
Tanta gente. Qualcuno gridava.
Qualcun altro taceva e guardava.
Nessuno si accorgeva di me:
Tra la gente intravidi un ragazzo
che agitava nell' aria un vessillo:
da lontano pareva un bel gioco.
Gli andai incontro correndo : " Son qui ,
aspettami ! Con te gioco anch'io ! "
Volevo gridargli ; ma un fuoco
divampò nella strada improvviso
e l' attonita folla atterrì.
E poi , quando disciolti per terra
la folla notò i miei capelli ,
il gran bene perduto capì

Tra le nuvole
Portatemi un pallone o un dirigibile :
qualunque cosa , pur di andar lontano
in un’isola sperduta ed incredibile .
Per alzarmi leggero e silenzioso
Dal mondo del reale , sì invivibile ,
nello spazio stellare fantasioso .
Ah , perché non son io... su un dirigibile ?

Paesaggio
( dedicata agli amici poeti umbri )

Porgo l’orecchio al lieto scampanio
che lungamente chiama da Torgiano
e si spande nel piano solatìo.

E canta a frate Sole e a frate Vento,
Al cielo nuvoloso ed al sereno ,
alle stelle, alla luna e al firmamento .

Agli alberi fioriti ad ogni aprile
Ai prati verdi tra Perugia e Assisi ,
al cuor d’ Italia , limpido e gentile.

Porgo l’ orecchio, ed il mio sguardo corre
Agli ampi giri e ai ricamati voli
Delle rondini intorno all’ alta torre .

Il vento nel canneto
Vento che gemi forte nel canneto,
Mentre i raggi di sole tra le nubi
M’aprono inaccessibili candori;
e lento il treno , cigolante e vuoto,
si ferma accanto alla deserta villa
dove l’eco attutita della festa
mi porta alle stagioni ormai lontane;
tu pieghi i giunchi e porti via i ricordi,
fugace come il sole tra le nubi
nella giornata cupa .

Incontri
Li vedo spesso in metropolitana:
marito e moje inzieme a 'n regazzino;
er marito strimpella sur violino,
quarcheduno barbotta e s' allontana.

Guardalo,lui,che aria da ispirato!
Pare che sta a sona' 'no Stradivario!
La moje je fa' 'n ballo scatenato
seguenno un tempo tutto immagginario.

Se vede bene che so' du' imbrojoni
che cercheno de smòvece a pietà
co' 'n magnanastri drento a li carzoni.

Ma questo è 'r monno e nun lo pòi cammia' :
se chi comanna gira la frittata,
dai pòricristi che te pòi aspetta' ?

traduzione:
Li vedo spesso in metropolitana:
marito e moglie insieme col bambino;
il marito strimpella sul violino,
mentre qualcuno sbuffa e s'allontana.

Guardalo,lui,che aria da ispirato !
Sembra che suoni con lo Stradivari !
La moglie, con un ballo scatenato,
gli batte un tempo tutto immaginario

Si capisce che sono due imbroglioni
che cercano di muoverci a pietà
con un mangianastri dentro ai pantaloni.

Ma questo é il mondo e non lo puoi cambiare:
se chi comanda gira la frittata
dai poveracci che ti puoi aspettare ?

Ascesi
Palpita Assisi piena di fervore
come per ritrovar l’antico zelo
da cui fiorì la Chiesa sua maggiore.

Dono ai futuri , garanzia di Cielo,
lieve e sereno segno dell’ Amore,
perenne invito a vivere il Vangelo .

(A Giovanni Paolo II
nel giorno della preghiera per la Pace ,
24 gennaio 2002
)

Nella nebbia
Anche allora era sera.Era novembre.

Pioveva fitto come oggi.Nella casa
piena di festa e del profumo lieve
delle ragazze astate si perdeva
la canzone lontana e fascinosa.
Suonava il disco. Correvano le ore
mentre ballavano le coppie.Ognuno
svaniva dietro ai propri sogni.Oggi
tra le gocce monotone e la nebbia
s'apre per me lo spazio di un sorriso.

Lo schermo di notte
( A Wilma Marian Certhan , poetessa del Web )

Uno schermo di notte
mi accende lo sguardo
di nomi e parole
scagliate nel sole;
ed io mi allontano
dal mio quotidiano.
E' voglia d'azzurro,
di palpiti vivi;
ricerca di volti
che cercano solo
di essere accolti.
Ma l'alba riappare:
lo schermo si appanna
e irrompe la luce
del giorno che affanna.

Cose passate
Ciò ancora in casa er materassino
de quanno annavo ar mare , ancora quello
che me portavo appresso da pischello.
Mo sta afflosciato drento er magazzino

fra l'antre cianfrusaje, e pare in gabbia.
Drento c'é rimasto ancora er fiato,
e, fra le pieghe, ancora un po' de sabbia.
So' contento d'avello ritrovato.

Tu me dirai che queste so' boiate
( passato é 'r tempo della giovinezza ),
ma nelle cose perze e ritrovate

noi ritrovamo quella piccolezza
che quanno che te credi già arivato
é più mejo de' 'n sogno de grannezza.

Traduzione:
Ho ancora in casa il materassino
di quando andavo al mare, ancora quello
che mi portavo appresso da ragazzo.
Adesso sta afflosciato dentro il magazzino
fra le altre cianfrusaglie e pare in gabbia
dentro c'é rimasto ancora il fiato
e, tra le pieghe, ancora un po' di sabbia.
Sono contento di averlo ritrovato.
Tu mi dirai che queste sono sciocchezze
( passato é il tempo della giovinezza)
ma nelle cose perse e ritrovate
noi ritroviamo quella piccolezza
che , quando credi di essere ormai arrivato ,
é molto meglio di un sogno di grandezza

Attratto dalla luce
Correr felice tra le vigne e i meli.
(Durano poco i sogni ed il futuro
talvolta è trasparente e senza veli)

Di tutto stupefatto andar sicuro.
E attratto dalla luce della vita
Seguire una lucertola sul muro .

Mala tempora currunt.
Sarà pe’ tutto questo andirivieni,
perché magnamo un sacco de veleni ,
perché nell’aria respiramo er gasse ,
e semo aripuliti dalle tasse,
pe’ ‘r ritmo de vita e i suoi riflessi
che ce fa troppo furbi o troppo fessi ,
sarà quer che te pare , ma, in sostanza ,
avemo perzo tutti la speranza !
Ma ce po’ conzola’ solo ‘na cosa :
si c’è chi spera in noi , già è quarche cosa .

L’amico
Questo sonetto è un “ indovinello in versi “
che propongo agli amici poeti del Sito ,
certo che un “ amico “ così ce l’ abbiamo
tutti noi che ci dilettiamo a scrivere .
“ Lo sai che ciò ‘n amico silenzioso
tutte le sere quanno vado a letto ?
Sa tante cose , è sempre rispettoso ,
nun me interompe mai pe’ fa’ un dispetto .

Co’ lui raggiono sempre in santa pace .
Ciai mai avuto ‘n amico come questo
che t’arisponne solo se richiesto
e , pieno de parole , ascorta e tace ?

Io vojo sempre aveccelo vicino;
e quanno che me pija la cecagna
lo metto chiuso sopra er commodino
/
e poi m’addormo ; e in sogno m’accompagna
tutto quello de cui ciò raggionato
e vedo i mari,i monti e la campagna . “

Chi adé ‘st’amico ? Sarei contento se chi cià indovinato
m’arisponnesse in de ‘sto Sito ,
/

Genesi
( risposta a “L’anno che verrà “
di Tinti Bandini
)

Dopo la pioggia le pesanti nubi
S’ alzano come un fumo , rivelando
I villaggi adagiati lungo i monti
Che il sole sfiora con l’incerta luce .
L’aria tersa è un acquario ; e puoi vedere
Il mondo rinnovato in un incanto
Fino al lontano luccichio del mare
(Dalla mia silloge inedita “ Erba tra le pietre “)

La voce lassu’
Alziamo lenti il capo rattristati
Noi pellegrini pieni di speranza ,
automi barcollanti e frastornati .

Ci manca ora la vicaria cura
E la voce lassù , da quella stanza ,
che ci esortava a non aver paura ,
( Piazza S.Pietro , Roma , 2 aprile 2005 )

La stanza nova
Vorei 'na stanza co' la vòrta a bbotte :
tutta blu scuro la pitturerei...
( banale é er bianco ) e l'immagginerei
come er celo d'agosto quanno é notte .
/
Tanti puntini poi ce metterei :
la Luna...Sirio ar centro...e infine er monno.
E a cosa fatta , poi , sai che farei ?
Manzo e penzoso m' acquatterei sur fonno .

Me svejo...sbatto l'occhi...vedo er muro
coi fili tutti fori dalle tracce .
Me so' inzognato ! Poco ma sicuro .

Domani é 'n antro giorno : so' cartacce :
tasse, bollette, rate già scadute...
'Na stanza nòva ? Mejo nun penzacce !

Spiaggia d'estate
Sulla spiaggia , d' estate
c'é un angolo di sabbia
che fra sassi e conchiglie
sembra che si nasconda ;
in attesa che qualcuno
distenda il proprio telo
variopinto ; e disteso
volga lo sguardo al cielo .

La fontana di Grignano : “ Alla pesa dei funghi giù in paese / gioisce in piazza pure la fontana / da cui zampilla l’acqua di Grignano . / Il buon odore del terriccio fresco / chiama le donne intorno alla stadera / rincorate dai cesti dei porcini / come dal mite sole al primo autunno . / E’ il giorno in cui la piazza si rinnova / di colori, di voci, di rumori . / Domani la fontana di Grignano / gorgoglierà monotona . I passanti / passeranno veloci tra le foglie / rigirate dal vento sul selciato . “

Er navigante : “ Ner mezzo der cammin della mia vita / la barca mia è approdata in ogni porto : / So’ stanco , co’ l’ acciacchi e er fiato corto . / Quanto ce manca a chiude ‘sta partita ? / Ciò avuto la bonaccia e la buriana , / chissà si vedrò mai antri orizzonti... / forze fra un mese...fra ‘na settimana... / chi po’ sape’ ? chi tiene più li conti ? / So solo che , vicino alla mia meta , / ciavrò bisogno solo d’ esse accolto / da un bon’amico co’ la faccia lieta / che me dirà : “ Mo basta , hai dato molto ; / gòdete adesso l’agognata quiete ! “ / E ‘n ber soriso me vedrà sur volto . “

Internet : “ E’ il vu-vu-vu la rete delle reti
‘na ragnatela granne quant’er monno /
rinchiuso tra le mie quattro pareti ,
cor video e la tastiera corrisponno
Me connetto co’ l’Africa e cor Polo :
Parlo co’ tutti , ma so’ sempre solo . “

L'Anni mia : " M'hai chiesto a bruciapelo / a me quant' anni ciò ; / ed io , guardanno er celo , / risponno : nun lo so , / l' estate é ormai finita / e so' appassiti i fiori , / l' autunno della vita / ha messo i suoi colori . / Ma tu continui ancora / a chiedemme l' età ; / ed io , guardanno l' ora , / risponno : " Chi lo sa ? " / Ciò l' anni che me merito , / nun te l'ho detto già ? / Dell' antri che ciavanzeno / quarcuno resterà . "

A don Andrea Santoro, martire a Trabzon (% febbraio 2006)
Pastore di un piccolo gregge
che cerca di essere sale;
colpito da ultime schegge
di un odio diffuso e brutale...

Sentiamo salir dal profondo
un pianto sommesso globale:
rinascita autentica, uguale
a luce irradiata nel mondo.

La perla
“ Resta la goccia drento la conchija / pe’ diventa’ na’ perla : io , ner monno , / m’ aritrovo sortanto un vagabonno / che se stracina pe’ dumila mija . “


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