Poesie di Vanessa Solimando


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In salsa di miele.
Ho fatto un nodo
qualche anno fa
ad un pensiero semplice
ché volevo ricordare
ché volevo non sparisse.

E solo perché Amore
è stato qui tante volte
a rifilare
noioso
le solite parole.

Ora lo scioglierei
quel nodo
e mi direbbe che
l'amore sempre esige
bugie in salsa di miele.

E poi dicono che non conosciamo la guerra..
Dai vicoli si levano vapori di preghiera
a cercare le altezze di vecchie trame di cielo
impastano invece polvere e speranze mortali
che domande senza risposta han lasciato in strada..
Guardiamo le stoffe in bella forma cucite
sono fili sottili in intrecci di fitta meraviglia
un desiderio di antica matrice ci prende
di possedere noi soltanto
quel mistero di colore e ordito.
Per qualche tempo così accade
che l'anima si addormenti e poco soffra
gli occhi brillino e i corpi sfilino
tra umane vanità e facili diventino i sorrisi.
Nel gioco del riciclo a mescolar le carte
pensano i ricordi dei tempi andati e passati i rancori
scopriamo di respirare illusioni
ché i vecchi rimedi non ci curano più.
E poi dicono che non conosciamo la guerra..

Velo agli occhi.
Dalla finestra il mondo è pulito
le strade paiono lucide
e i vicoli si caricano dei misteri
della limitata capacità visiva.
La città si è vestita di luci
ad ogni angolo la festa chiede il via
ma la gente passa e non guarda
la festa è morta e non resusciterà.
Nessuno mai torna qui sulla Terra
siamo in troppi ad aver bisogno d'aria
e mi domando:
"Chi mai avendo conosciuto il cielo
sceglierebbe la terra che dà il velo agli occhi? "

Senza titolo.
Un'ora solamente con il mio angelo
un sogno immobile che perde colore
lo spessore si rompe in tratti disordinati
a lasciare vuoto spazio negato
che non so riempire.
Il sole non scalda, non vedo la strada
la stessa che a lui mi condusse
nei giorni che furono
né luce né calore di grano
a consolare del volto perduto
di occhi che piangono
per imminente morte di un'anima dolce.

E ritorno alla vita
Le giornate si facevano
anni
angoscia nella loro brevità
e pure terrore del futuro
sempre di altri
sempre lontano.
Troppo distratta
dagli eventi
persi obiettivi e radici
scivolai poi in stagnazione.
Dissolta l'assenza
del sentire
mi scopro
e ritorno alla vita.  

A te solo
Amore per te
che a far da contrappeso
alla mia morte
ti presti
e sia immobile
il desiderio di te
astro riflesso
batteremo la mietitrice.  

La mia generazione
E' tutto per noi
cresciuti nell'inganno del più forte
abbagliati da fama e lustrini
nutriti a forza di chiacchiere e spaghetti
a buon mercato
è tutto per noi
che non pensiamo altrimenti
fa tristezza seppur nel tempo in cui
ingrassiamo gli ingranaggi del sopruso
e della vendetta.
E' tutto per noi
in fondo non siamo tanto male
se rapportati alla media
noi che beviamo alla fonte catodica
il miracolo italiano salvo poi
vomitarlo addosso alla vita,
la nostra,
piegata alle mode,alla statistica
alle profezie di chi affitta le nostre intenzioni
e ne ricava profitto.
E' tutto per noi
non temiamo nulla a parte vecchiaia e povertà
incapaci di scorgere la morte
di corpi plastici e perfetti
vuoti di un solo respiro autentico.
E' tutto per noi
sotto i piedi non troviamo più terra
ma gomma e puzza nere
del degrado folle e cieco dei moderni.
E' tutto per noi
e puntiamo il dito contro l'ingiusto
mentre opponiamo l'altra mano
serrata a pugno contro il giusto
tanto ci pare simulato e patetico.
E' tutto per noi
questo bel tempo
per noi che non sappiamo cosa farne
e lo venderemmo full optional
al miglior offerente
tanto per liberarci
dell'incombenza del superfluo.
E' tutto per noi
ed è il nostro tempio
malato di forse e chissà
ma la certezza del sé abbraccia l'autodeterminazione
e insieme ne erodono le fondamenta
esplodono nei confessionali e crepano le colonne filtrando dalle volte.
E' tutto per noi
raramente però siamo tanto fortunati...  

Senza titolo
Il tuo orgoglio
diritto e forte
da principio dentro me
troneggia
unico Signore d'amore.
Sul finire
mi si arrende
e improvviso
in calda pioggia
riposa.  

Non mi occorrono artifici
ho dimenticato già chi sono
smarrita la speranza di
quei sogni non consumati
il pensiero va sonnecchiando
salvo ritrovarsi nell'attesa
di un bacio
ma che sia improvviso,
immeritato magari,
o posticipato quanto più si può
allo scopo di restare immortale
e sorprendente.
Soprattutto che sia il tuo
riportando a me sola
la carne e il fumo del mio
divenire.
E una volta lasciato
il costume dell'impegno,
quel solo bacio segni l'andata
e determini il ritorno.  

Struscio insostenibile all'udito
passi rotti si trascinano
consumano l'attenzione
veicolano un corpo curioso e indiscreto
che dell'invadenza fece un vanto,
dell'interesse una bandiera.
Non si accorge però di ferire
con il suo incedere pesante
goffo e,al tempo,sospeso
in ipocrita attesa,
orecchie e occhi stanchi
che implorano solo pace leggera
e dolori privati.


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