Poesie di Russo Maria


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"Scrivo quando il cielo è un lucernario fragile,un arcano latrare di stelle"... dice di sè Maria Russo,nata nel Novembre 1979 in provincia di Napoli.
Insegnante elementare,si è avvicinata alla poesia durante l'età dell'adolescenza.
Ha pubblicato diverse liriche nell'antologia "Immagini" e nella Collana Il Cigno "Poeti Contemporanei" casa editrice Pagine.
Pubblica le sue opere nel web anche con lo pseudonimo Lady Rose.


Biancospini alle mie spalle*
Cammino lasciando ondeggiare
biancospini alle mie spalle.
Pensieri infilati in tasca
come lettere da nascondere al ricevente.
Inseguo la pace.
Per le mie gambe una lepre. Veloce.
Dove si nasconde? Perduta o accovacciata
a far l’amore col dissenso?
Tra una palpebra e l’altra
ampie, ombrose pupille s’affacciano al mondo.
Gocce d’ipocrisia piovono da cieli ruffiani
ma il mio cuore dorme e io sono sorda
al loro linguaggio analfabeta.

Tu sei amore*
Non abbandonarmi Amore,
disperata bramosia
del mio intimo profondo.

Prendi la mia bocca
e baciala
come fosse petalo intatto
di vergine fiore.

Adagiati al mio corpo
cuore mio,
che io sia per te l’altare
della tua terra sconsacrata.

Quando t’espandi eco*
Qui, dove il mattino è neve sul respiro delle rose
l’erba accoglie il passo fermo delle pietre
e le pagine del tempo sono prigioni bianche
che rendono invisibili le lacrime di un poeta.

Senza te, il sole ha fiato troppo corto
e non lambisce le colline.
Solo un freddo aspro nella sera
si erige dalla conca dei miei seni
in questo buio che è rovo allo sguardo
e il vuoto è crepa sulle mura della pelle.

Sapessi quanto è vivo il tremore delle foglie
quando t’espandi eco
tra i centimetri quadrati di quest’anima infinita.
Tu che sei nota, canto e voce
mentre la notte deglutisce il sogno
e sputa gli ultimi avanzi delle stelle.

Qui, dove la nebbia allunga il collo
tra le fronde sparse di una betulla
non c’è veliero che solchi le acque
solo un sordo grido di morte
ad osannare i sacramenti infranti dal mio ventre.

In quest’ora esangue
dove un profumo si fa sapore e corpo
sono culla nel silenzio delle mani.
Un frammento d’aurora che arde
in mezzo a mille montagne
in un vento che non ha più ali.

La sconosciuta*
La finestra mi è nemica.
Divide l’alba dai miei passi.
Solo la notte abita la mia casa.
Una biro e un foglio di carta
Uniche braccia a dare
corpo al mio cuore.
Piove là fuori.
I salici non hanno più occhi
L’acqua è radice in fondo ai pozzi.

Chiede profondità l’anima
prima d’afferrare per il bavero la luce?

Le rose si sono addormentate dentro i diari
Hanno smarrito chissà dove la fragranza
e dai vasi un urlo di trionfo
Stendardi vitrei di solitudine.
Sulla parete bianca
la luce rossa tenta di disegnarmi
ma sono poco più che un’ombra.
Domani mi cercheranno ancora
ed io non ci sarò.

Il tuo abbraccio d’inchiostro*
Abbracciami poesia,abbracciami
perché non ho più voce!
Lascia che le mani ti raccontino di me
che son stanca di parole...
Corona d'alloro nei teatri dorati della vita
mentre tu sei solo un bacio di dolore.
T'innalzi improvvisa, onda d'inchiostro.
Risacca d'agosto mi porti a riva.
Forse basterebbe un urlo
a coprire tutto il mio respiro
ma io sono una rosa
e preferisco abbracciarti nel silenzio.

Donna d'acqua*
Certi giorni
si scrivono leggendo
le carni dell’anima,
battendo il dolore
racchiuso in un pugno
sul petto del tempo
e sono doglie di poesia
lame che trafiggono
i guanciali della notte.
Certi giorni sono ombre
pulviscoli di pensiero
che si posano al cuore
in ricordi sbiaditi.
Soffi di vita
echi di suoni muti
bagnati alla riva
di parole impossibili.
… E tu
che mi stringi al cuore
ora che il silenzio è divenuto
rogo delle mie parole
non sai del cammino tra le orme
di una farfalla senza fiato,
di una donna d’acqua
che scivola in amore
e si disseta
per annegare nel vivere.

Negano la quiete le mie parole*
Se non sono diventata un grido
l’ultima goccia sul fondo di un bicchiere infranto
se non sono diventata una chimera
un singhiozzo legato allo strascico di una cometa
lo devo ad una ragione soltanto.
Tutto cedeva al dolore. Tutto.
I giunchi si piegavano sottili sotto la sferza del vento.
A capo chino solcavano la terra. Accoglievano
i fiori delle mie trasformazioni.
Negano la quiete le mie parole,non vedi?
Sono rami che battono sovente le pozzanghere.
Per risvegliare la vita. Per uccidere la morte.



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