Poesie di Pier Paolo Rossi


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Mai sola
Ad Arianna

Rimani avvinghiata
perduta
a quel sogno,
ideale,
ricordo lacerato e svanito,
come ad una chimera
certo
la povera gente
                                                …in quella notte santa.

Arianna hai il cuore trafitto da spine?
Ma Arianna! Tu sei figlia d'un onda
il tuo fiore
non è fiore di peccato
è fiore di prodigio.
Te lo dico col cuore
                           - credimi -
                        non ho interessi…non sacrificherò me stesso.
Ma fatal caso
ti vidi
            …e ti sognai continuamente.

Arianna
baccante di marmo
hai mesciuto il sangue,
languido
livido
in una notte di Dicembre
tra l'estasi del sogno e l'eccitarsi
                                             mio
                           del desiderio,
di mito e realtà
menzogna e sortilegio
tra i profumi rossi del tuo letto di vergine,
con una vocazione improvvisa negli occhi
                                                                                ti voglio .
Da te non riesco
a distogliere l'impulso interiore
la grazia
l'armonia
la follia creativa,
per te diverrò
serpente di sole
cavaliere mai nato,
umidi sali bagnati
dalle tue labbra
scoscesi.  

Arianna
         figlia d'Arianna
sento il tuo corpo
disteso
i biondi capelli scomposti, senza nastri,
                         il petto scoperto, senza che lo veli una veste,
senza un laccio che leghi il tuo seno di latte:

scivolate dal corpo quelle vesti giacciono
sparse ai tuoi piedi
                 si fan nobile gioco per le onde di mare.

Inventa tu i colori
alla primavera,
                               io ti do il potere di farlo,
io che sono
amore
virgulto,
di giovanile
vago
flessibile ardore,
vermena,
getto,
messa,
        emissione di suono che gradatamente
                                                                varia.
Il tuo nome, il tuo onore: Arianna.
 
                                                        Divelta dalle tue radici
cadrai riversa,
sul letto
supina,
              innamorata
di qualche ombra
ti dichiarerai
fatata…
               ed io gia so quanto sarà il mio pianto
ma di questo a me non importa
perché
per me sarò sempre io
che in sogno ti vedrò
volteggiare
               e saltare
tra le bianche e rumorose spume
con le tue belle gambe
rigorosamente
                  nude.

No
non so
non conosco il vuoto delle tue paure,
dimmi di cosa
si fa carico il gentile tuo viso maledetto,
qual è la tua colpa,
il tuo tributo.
No
non abbandonare nemmeno la tua solitudine
non volgere i tuoi remi
docili
nell'acqua del oneroso silenzio;
la mia sventura e la tua paura ti strappano a me,
al mio cuore indifeso
i gurgugli del tuo solo essere donna.

Tirso tirtaico del mio solito ardore. Della mia patria.
Pampino di risa.
 

" Nessuna donna creda ai giuramenti di un uomo,
nessuna s'illuda che sia sincero quando parla:
se in cuore li rode il desiderio di possedere,
non temono giuramenti, promettono, promettono,
e sfogata la furia della loro voglia,
impassibili scordano promesse e giuramenti. "

Dall'esperienza
ti grido e ti posso salvare
dai retta a me non ti fidare!!
 

No Arianna
all'aureola non credere
anche gli angeli tradiscono
e i miti non sono sempre fandonie
annidati in essi crescono
puri
corpuscoli
di vero…                                il mio amore, si questo
                                                                per ora
                                                                        solo questo è sincero.

Ad Alessandra
Tu che dentro te hai cucito la perfezione

Tu fiore.
Tu vento ribelle timido e dolce.
Tu juke box della purezza.

Nettare, rampolla, vena d'acqua che sgorga impetuosa;
forte
dal suolo
dal deserto degli amori illibati.
Troppo bella per essere vera.
Troppo vera per essere così bella.
Giuratemi che mia figlia sarà così.

Lontana come la luna.
Un girasole del bene.
Vicina
come le lacrime
che vecchi pescatori
sentono provenire ormai da troppi anni
dal mare sulla riva.
Cosa guardi? Stupenda ragazza.
Dove sei? Amica mia.
Tu come stai? Amore.
Ritorna
da uno che non ha capito niente,
ritorna
da uno che ha solo paura,
ritorna
e poi vattene per sempre.
Non ti merito.
Non conosco me stesso.

Balliamo su di un letto
le antiche danze dell'amore
si
lo faremo dalla sera al mattino;

e quello per me sarà finalmente il letto di morte.

A Micol
Les quatre saisons dans le jardin

Come la primavera
di colore rosato solo l'atmosfera          la morte.

Disteso insieme
e non essere in te.

Disteso vicino a te
e non essere
essere mio.

Ti guardo .
Cercando altro
dove far finta di fantasticare
ma è il tuo corpo l'ultraterreno
aaaaaaaahhhhaaaa, noooooo   mmmmm………………ssssssssssssiiiiiiiiiiiiiiiiii         sssi.
sono i tuoi seni
a farmi impazzire
di odore di mirto, di castagno
d'epoche antiche ma immortali
dove del miele
le rievoca;
il sapore del tuo seno
non posso far altro
tra le lacrime
di lasciarlo colare tra i miei palmi
sulla tua pelle
per il tripudio e il delirio delle papille
quei corpuscoli piccoli come gli acini di limone,
mmm siii eccole, le coppe
dove solo io berrò
e nel mio stormire di pensieri
lo sperma
trasformerà tutto in colori.

Mi stai facendo paura. Costernato sono e prostrato rimango. Non so da chi….non so perché.

Il mio sguardo
è pazzia. È incubo.
Nitrisce,
muore sulle tue gambe
che non mostri per mostrarle
che sono rosa
lanciate in un campo di stelle.
- il mondo galleggia come una grande macchia blu con un puntino rosa
defilato
al centro
in fondo
a destra
spostato a sinistra
in alto -.
Baci baci baci baci.

Figurano nella notte
tra la stretta, la mente e i suoi tarli
i tuoi piedi
effigi del cielo tra le quali gettarsi lontano
stringerli al petto…mmm aaa eeeeeeebbbaciiiiiiiiiiii baci     baci baci baci baci…
si, solo baci ai tuoi piedi.
Carne! Quale fuoco di fiamma
                                            profusa.                                 Mmmmcheeecarneeeeeeeeeeeeeeeeeee
Più più più più più più bella delle onde del mare
più più più più più di un salmone in su le ripide acque
più più più più di una freccia conficcata nel ghiaccio
più più più delle stelle d'Israele
più del volo, più dell'essere liberi più più più

Bella sei. Come descrivere, come dipingere, come come come come com COMEEEEEEE…
farsi solo estimatore
esteta
cultore di te. Divinità di perfezione. Incanto. Delizia. Stupore, suggestione  e schiavitù
e poi sarà finalmente facile vivere: vivendo dentro di te  

La tua voce
nera, dolce
della sensualità di un ventre ghermito da fiabe
lanciato
nei dondolii dell'illusione
arriva nella mia tana
nelle mia paure
irrompendo
come un peschereccio d'alto oceano
le onde del mio orgoglio
         Comandi tu.
innalzi, sospingi la bruma,
le increspature bianche e tonanti
quando mi ti lasci vezzeggiare
e si schianta giù
come una fenice di fuoco l'inverno
l'onda garrente rotola;
                                capriole
        tra coltelli di lamiere
                  schegge
       specchi rotti
e ancora
bottiglie vuote
quando neghi
solo il tuo sguardo.

Ho bisogno di te. L'autunno risiede
di peso greve
come drappelli di messe vesperali
sulle tempeste incappucciate
                                            senza
                                                                                             più ombre che accompagnano
                                                                                                                         attese che ossequiano
i vuoti singhiozzi canuti.

In quest'ansia di purezza
accolita fedele
dea
ho visto come in una caminiera
te
dentro di me.
Accoglimi e il connubio sarà il nostro
resuscitami la vita
amore mio.
Tendimi la mano
salvami
il gelido deserto mi opprime.

Da questo deserto
fammi emigrare
come rondini estive
dammi riposo,

io e te, Dea
unica
a cui mi è concesso credere
e poi morire
per vivere ancora
come la primavera.

A Daniela:

                 Chi non vede più nulla sono gli occhi che non piangono

" Miser…
                desinas ineptire,
et quod vides perisse perditum ducas.
                                                       Fulsere
quondam candidi tibi soles,
cum ventitabas
quo
puella
       ducebat
amata nobis quantum amabitur nulla. Ibi illa multa tum iocosa fiebant,
         quae
tu volebas nec puella nolebat.
                                         Fulsere
quondam candidi tibi soles. "

                     
                                …e mi scopro un bambino
                             
                                                                …riscrivo il dolore dopo tre anni
                Stessi versi.

…mai avrò la forza, il diritto, il coraggio, la volontà d'odiarti

                      mi hai sempre lasciato una parte della tua vita.  

Il sudore d'un corpo
in un eco d'alabastro
dilaniato
senza amore
dal pianto
senza soluzioni
mi proietta in un suicidio di pura castità.

Vorrei
avrei voluto
lasciare
           un dolce di grano nella tua bocca,
invece
da quando
tu
ritornata da quell'isola
che si dice sia dagli occhi blù
tutto è cambiato
tormentato
stravolto
distrutto
               forse                                                                                    per sempre.

Ti vedo
osservandoti
mentre rimango
inerme
nudo capostipite di una mia famiglia,
piangendo
struggendomi
di aspettare
vedere
sfiorare
e            appartenere
                               al futuro;

un futuro
dove ci sarò io
ci sarai tu
ci saremo insieme.
Prova
io t'imploro
ad ascoltare il silenzio dei tuoi ricordi
e
                                            in ogni tuo desiderio sarò il tuo degno compagno.

Il nostro primo bacio,
il nostro vero primo bacio
è stato lì,
ricordi?
In un incrocio arido
stepposo
su un cilindro di cemento
su di un equilibrio d'amori

su di un destino sfidato assieme.

E poi…
abbiamo fatto l'amore,
ricordi?
Non eri più vergine.
Avevi perso e riacquistato in un solo istante
la tua purezza con il mare.
                                    Come fai a non capire che l'acqua
                                                                      è la parte più importante del mare.

Ti cerco
ancora
nella notte
alla mia destra    
alla mia sinistra
e l'astrusità
la caligine
la fottuta confusione
la provo a sfidare,
grido
lancio grida:   …………<<< ………………………<<…………………………
   ….………………………>>………… >>>
ma…
i miei occhi osservano sprovveduti le mie mani
mentre cercano
invano
d'immaginarsi
ancora una volta
tra i tuoi capelli
sul tuo viso
sulle tue labbra
                                     …per poi….
                                                                ….poi fermarmi..
      
   …e riconoscere che sono le mie lacrime
                         ora a voler gustare il vermiglio dei tuoi seni…
                           …                               ……………………………………poi…

il mio cuore
l'irrazionalità
ha il sopravvento
perché vuole penetrare ancora
l'essenza
la dissidenza
la tua vita
           quella che un giorno avrebbe potuto donarmi l'immortalità.

Comunque
sono le lacrime
come queste,
pure,
il sangue di <>Dio,
quindi tu
per quanto sia donna
mai le potrai rubare per fartene diletto.


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