Poesie di Romano


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Il grano che muore
"Dopo essere stato gettato
nella terra esso resta solo,
ma se muore reca molti frutti"

                           (Giovanni, 12 24)

Si fa strada
nella terra,
incontro ad un raggio di sole.

Rinascerà
a primavera
il grano che muore.

Lavinia
Sull'antico sasso del castello,
Lavinia nel cielo si stagliava,
le ali aperte, le piume di corallo,
eterea, nel vento si librava.

Nitida la vedevo, con lo sfondo
d'un pizzico di mare calabrese.
La foto non scattai, rimasi fermo,
ad ammirar Lavinia, finché scese.

Messaggio in bottiglia

Troppo a lungo tra le onde
sballottato,
da correnti impetuose
trascinato,
nell'abisso è finito
il gran viaggio.

Più nessuno leggerà
il mio messaggio.

I sentieri della mente
Tutto ciò che mi circonda
con i sensi colgo e esploro
e qual semina feconda
alimenta il mio pensiero.
Nel reale sono immerso
ed eppur non son cosciente.
Son tracciati nel profondo
i sentieri della mente.

Non conosce il sole
E' una breve notte
la vita.
Finisce presto all'alba
in un gelido chiarore.

E non conosce il sole.

La corriera delle sette
Il sole zoppica
in quest'alba gelida.
Incespica, ansima,
il vecchio vigliacco.

Ed io, al freddo,
aspetto la corriera delle sette.

Ho bisogno
Di ampi orizzonti,
libertà, aria fresca.
Dell'ombra di un pino
quando il sole scotta.
Di acqua o di vino
per la gola secca.
E d'un lume di candela
per la notte che verrà.

L'elogio dei sogni
Perché hai rinunciato ai sogni tuoi,
ragazzo che solo te ne vai?
Perché pensi che sognar
sia cosa da sciocchi
e che creder sol si deve
a quel che percepiscono gli occhi?
Veder del mondo il modello sol
che la fisica enuncia,
non è un traguardo,
è una triste rinuncia,
e la paura del ridicolo
lasciala a coloro
che son schiavi,
gli uomini liberi
non paventan di sognare.
Allor non rinunciare ai sogni tuoi,
liberali dai ceppi,
coltivali se puoi,
e dei tuoi sogni
fanne tesoro,
i grandi uomini
realizzano i sogni loro.

Rinunciare a volare
(La generazione che non ha sogni)

La musica del rave
offusca il mio pensiero,
miraggi costruisco,
parvenze del non vero.
Meglio è non volere,
fermarmi,
rinunciare,
tanto non potrò mai volare
se ho le ali spezzate,
se la ragione è pazzia,
se il dubbio è peccato,
se non esiste una via,
se non esiste uno stato,
né pace,
né guerra,
né cibo,
né fame;
e le stelle.....
le stelle son troppo lontane.

Vedemmo appassire i fiori
(La generazione dei sognatori)

Andammo trepidi e incerti,
leggeri di anni e paure.
Lasciammo sentieri aperti,
amori, canzoni e rabbie oscure.

Cespugli nel campo cresciuti,
arbusti che il vento piegava.
Un fuoco bruciava nel lasco,
un fuoco di sterpi bruciava.

Erbe e fiori di mille colori,
il fumo di spini, la spada, la lava.
Un fuoco bruciava nel lasco,
un fuoco le vite sfiorava.

Corremmo, il cuor sulle labbra,
nelle piazze la rabbia montava.
Un fuoco bruciava nel lasco,
un fuoco le vite ghermiva.

S'alzò urlando una fiamma,
attorno la gente piangeva.
Un fuoco bruciava nel lasco,
un fuoco le vite bruciava.

E noi che ci siamo salvati,
e noi che bruciati non fummo,
perdemmo pur sempre qualcosa,
i fiori appassire vedemmo.

Il ragno
Un ragno
ha tessuto la sua tela,
il cuore
t'ha coperto e avviluppato.
La nausea, ragno nero,
t'ha invischiato,
e vento più non soffia
nella vela.

Lady Jane
Quanti anni son passati Lady Jane,
quante stagioni, dopo quell'estate!
La sorte mi donava ore liete e tu,
la calda sensazione dell'intesa.
D'acerba uva forse era il tuo vino,
ma fresco e frizzante, placava la sete.
E se un po' d'asprigno c'era,
era la vita.

La scontentezza
Amare, verdi gocce
distillano,
gli oscuri fantasmi
del passato,
ed alimentano in me
la scontentezza.

Autunno
Passata è la stagione del furore,
un fumo grigio s'alza dai camini.
Le dure piogge portano colore,
funghi, castagne e ciclamini.

D'Arlecchin la veste abbandonata,
il bosco si prepara al grande sonno.
La bruma dell'inverno s'è annunciata.
Si riscalda il pastore nel capanno.

Autunno, dolce ed oscur male.
Tu non carezzi, strangoli l'amico,
scalzi, corrodi, accumuli macerie,
memoria solo lasci dell'antico.

Della vita l'autunno sempre arriva,
come folgore che cade a ciel sereno.
S'addormenta l'uomo col suo male,
è ancor l'alba e già tramonta il sole.

Guasto è il divenire
Viene meno la bellezza
sopraffatta dall'avversità:
la rosa appassisce,
l'ardore svanisce:
guasto è il divenire
di ogni realtà.
Sfumano le promesse
delle notti di maggio,
nel pigro torpore
dell'estivo meriggio.
Il tempo tritura
anni ed eroi,
rimangono gli attimi,
stabiliti per noi.

Tra le tue braccia
Il tempo finirà
tra le tue braccia,
quando tiepida sarà l'aria
e nuova linfa scorre
sotto la corteccia.
Un guizzo,
uno scarto,
un sussulto,
un baleno,
poi il manto che si squarcia
e scopre un altro cielo:
Un, prato verde,
un bosco oscuro,
un raggio che fa breccia.
Il tempo s'è fermato,
qui, tra le tue braccia.

Lo stormo
Svelava il cielo turchino
d'un mattino di tramontana,
la tremula linea lontana
delle cime dell'Appennino.
Turbinava in quel cielo sereno,
uno stormo di uccelli in volo,
anneriva sciamando il terreno,
volteggiando tra cielo e suolo.
Caracollando, quell'onda vivente
di storni, in cerca di pastura,
quasi mi sfiora, la fluida corrente,
poi si sfilaccia sulla pianura.
Un fremito nell'aria perdura
e rimango a guardare silente.
Lo spettacolo più avvincente
è messo in scena dalla natura.

La regina del lago di ghiaccio
Se il vento non soffia
e floscia è la vela
fai forza sui remi,
raddoppia la lena
e delle stagnanti acque
del tuo gelido immago,
l'incantesimo rompi,
regina del lago.

La noia
Ricama
le ore vuote
la noia.
Ragna
l'anima
e il cielo
e ingoia,
algida dama,
il solitario cuor
di chi non ama.

Il cielo più alto
Mi ricordo che un tempo lontano,
più alto di ora era il cielo,
più rondini volavan nella sera,
più dolce era l'aria di primavera.
Profumavan le notti d'estate
di fieno e di grano e di verdi tigli.
I colori più lievi, le cose più amate,
rose selvatiche, candidi gigli.
Cantavan le donne affaccendate
nell'ordinario lavoro del mattino,
le finestre tutte quante spalancate,
il cuore leggero,
anche senza un quattrino.
E poi tutte le voci della sera,
gli uomini in piazza a conversar tranquilli.
Si mescolava, quel vociare a primavera,
con il canto lontano dei grilli.
Ora quel mondo è così lontano!
Nè canti,
nè vociar,
nè spighe di grano.
M'è rimasto il ricordo soltanto,
di un volo di rondini
e di un cielo più alto.

Il vecchio
Giacca nera appesa a una spalla,
grosse e sformi le scarpe chiodate,
lento e stanco, tornava dalla stalla,
al calare di un giorno d'estate.

Troppo curva
la schiena ingobbita,
troppo lenta
l'andatura legnosa,
troppo secca
la pelle rugosa,
troppo duro
il suo tributo alla vita.

Ma la sera, al fresco, fuori casa,
seduto sulla pietra d'un gradino,
si trasforma il vecchio contadino
nel cantare una storia meravigliosa.
Canta a braccio, in ottava rima,
traendo ispirazione dentro il cuore:
del sole, delle messi,
del gelo e della brina,
del tempo suo passato,
e dell'amore.
Canta le gesta dei prodi Paladini:
d'Orlando e Angelica, Tancredi
e Argante,
di duelli tra cristiani e saracini.
Diventa allora il vecchio,
un gigante.

Farfallina
Amico era il tempo,
amiche le notti.
Leggere le ore,
i letti disfatti.
E tu, farfallina,
tu ala, tu vela,
tu soffio di vento
nell'aria serena.
Ed io roccia e monte,
ed io sabbia e mare,
ed io terra e bosco,
imparai a volare.

Paint in black
Paint in black cantavano gli Stones
e non sapevi di sfidare il destino.
Paint in black e bruciasti il cammino
nel sogno che cancella la realtà.
Paint in black era lava bollente,
sorriso indecente, essenza universale
che lenta sentivi traboccare
nei giorni senza fine del sole artificiale.
Paint in black e già eri prigioniera
della pazzia del mondo che gela le vene,
morde il cuore, strappa la carne,
consuma le ossa,
con tutti foresta,
per tutti straniera.
Paint in black cantavano gli Stones.
Quel nero è ora sul tuo viso;
un viso limato dal dolore,
sfigurato da un lamento indistinto,
segnato da un infinito sconforto,
da un'angoscia che non ha nome.
Che ha visto volare nel cielo,
leggiadra e turchina,
una madre mendace,
madre eroina.

Stelle
Ognuna per se brillan le stelle.
Ciascuna risplendendo di sua
propria luce, nell'immensità
d'una notte oscura e fugace.
Il tremulo lucor mio
al tuo, avvicinar vorrei,
ed abbandonar l'usata orbita,
l'antico silenzio e il mesto gelo.
Ma ognuna per se devon brillare
le stelle. Ciascuna il suo fuoco
dovrà consumare. Poi l'alba
più fredda annuncerà il sole.

Fili di seta
S'intrecciano
le piste dei giovani
nel gioco della notte.
Tenere vite
che la terra reclama,
fili di seta
con cui tesse la sorte
la magica tela
che cela la trama.

La solitudine
"Ogni anima ha un suo mondo;
per ogni anima, ogni altra anima,
è un mondo fuori dal mondo"
(F. Nietzsche)

Infiniti mondi, infiniti dei,
alieni,
perduti,
ostaggi del tempo.
Mai riuscirò
a capire
l'immensità
della solitudine.

L'amore
Amar la quiete è facile,
lasciarsi trasportare,
galleggiando placidi,
baciati dal caldo sole.
Amare la tormenta,
la corrente ostile,
i flutti,
la fitta nebbia bianca,
le ombre lunghe,
i lutti.
Amare non riesco,
e pesano
le notti senza stelle,
i sogni senza senso,
le ore senza fine,
i giorni senza verso.
Amare acque sgorgano,
cortecce vi galleggiano.
Profonde acque attendono
solo il vero amor.

Miopia
Non la grande quercia amica del vento,
non la quieta valle o gli ulivi d'argento,
ma la piccola arvicola uscita affamata,
vede l'occhio del falco che piomba in picchiata.
E' così che si perde, inseguendo la preda,
la visione del mondo, e non c'è occhio che veda
oltre il cerchio meschino dei propri bisogni;
ma nel fondo del cuore rimangono i segni
di un destino più grande, di un più grande ideale,
che per quanto lo cerchi non puoi ritrovare.
Una lacrima perduta nell'immensità del mare

La strada
Quando il dubbio mi assale
che smarrito ho il calle,
incerto mi volgo
a guardarmi alle spalle,
e nel passato ricerco,
perplesso e insicuro,
un segno che mostri
la via pel futuro.

Se ti dicessi sì!
Cosa potrei darti
se ti dicessi si?
Una vita fessa in due,
la brace di un falò,
la scia d'una cometa
che il tempo catturò,
l'onda che si ritrae
e lascia sulla sabbia
dei gusci di conchiglia,
vuoti di speme o rabbia.
All'alba ho fissato il sole,
ora son quasi al buio,
penombra potrei darti,
paura, ansia e dubbio,
e il poco che ora resta
del poco che era un dì.
Questo potrei darti
se ti dicessi si.

Di nuovo Solitudine
"Ogni anima ha un suo mondo;
per ogni anima, ogni altra anima,
è un mondo fuori dal mondo"
                           (F. Nietzsche)

Nè anime, nè mondi,
nè tempo,
nè altre prigioni.
Inizio e fine compresi
in un solo eterno presente.
Sfolgorante e terribile
è la bellezza dell'Unico
cui partecipiamo.
La solitudine umana
è un peccato di superbia.

L'umile segreto
Impulsi e desideri,
stimoli ed appetiti,
vanità e cupidigie.
Cieche passioni,
principi vitali,
forze primordiali.
Cosa può il pensiero,
cosa l'intuizione
se non accettare.
Forse è questo l'umile
segreto della saggezza.

Il tempo
Giorno, notte, luna piena,
luna nuova. E' il moto
che genera il tempo e
crea l'umana prigione.
Passato e futuro,
ero e sarò. Quante
angosce e paure
per la sabbia che scorre.
Inconsapevoli partecipi dell'Essere,
viviamo ostaggi del Tempo.

Ricordo un mondo
Ricordo un mondo
con milioni di telefonini
e niente da comunicare,
con milioni di vetture
e nessun posto dove arrivare,
con milioni di occhi
pieni di stanchi sogni indotti.

Ricordo un mondo
dove l'immagine
inaridiva il pensiero
e comandava l'azione;
dove la realtà
era specchio riflettente
indagini di mercato.

Ricordo un mondo
e una città deserta.
Case diroccate,
carri armati arrugginiti,
elicotteri contorti.
Ed ogni elicottero
era un ospedale mai costruito,
ogni carro armato
una scuola mai realizzata,
ogni casa
un focolare demolito.

Tu non sai, tu non c'eri.
Incapace di parlare,
incapace di spiegare,
incapace di gridare,
ero solo un'ombra
palpitante nel vuoto,
tra tombe scavate di fresco
e sussurri di voci morte.

Cuore di sasso
Nei suoi domini al nord
l'inverno s'è ritirato,
ma di gelo una lama,
partendo t'ha lasciato:
per tagliar la testa ai fiori
quando sarà primavera,
per offuscare i colori
pastello della sera,
e per ferir colui,
che non è più lo stesso,
da che t'ha conosciuto,
marmo, dal cuor di sasso.

Ombre
Ombra,
compagna fedele
del viandante
in un giorno di sole.
Mutevole ad ogni passo,
eppur reale,
schermo fugace e vacuo
per piccoli insetti e fiori.

Ombra,
compagna mia fedele.
Pungolato dal sole,
a te son ricorso invano
senza trovar ristoro,
all'ombra della mia ombra.

La fine delle stelle
Effimera come rugiada
beltà svanisce,
repente appassisce
alla prima tempesta,
già gaia, ora mesta,
di rosa si spoglia
e veccia germoglia
testarda e ribelle.

Finiscon le stelle
in un lento degrado,
un sorriso che cangia
in sbadiglio annoiato.

Poso lo sguardo
Guardo e non veggo
la struttura del mondo,
ascolto e non colgo
l'armonia di fondo.

Poso lo sguardo
su un invisibile universo,
a cui forse appartenni
ma che oramai ho perso.

Il mondo del silenzio
Il mondo del silenzio
è una piuma che vola,
un raggio che gioca,
una candela che brucia fioca.
E' scintillio di stelle
che il tempo inghiotte,
è il tramonto che s'incontra
con la notte.
Il mondo del silenzio,
ha la pancia vuota,
la pelle rugosa,
la mano tesa,
ha occhi arrossati,
vestiti stracciati,
la faccia da bambino.
Il mondo del silenzio
è sempre più vicino.
Nel mondo del silenzio
non si gioca
a girotondo.
Nel mondo del silenzio
il destino c'è
del mondo.

I fiori più belli
Non strappare il fiore dal suo stelo,
per farlo poi marcire dentro un vaso.
Non inquinare acqua, terra, cielo,
l'ambiente dove vivi và difeso.

Il consumismo cieco è un peccato,
origine di tanti grandi mali.
Ricorda che di tutti è il creato,
non solo di noialtri occidentali.

Se penso ai primi anni c'ho vissuto,
ricordo quello che m'hanno insegnato:
Lo spreco di pochi è fame per molti.
I fiori più belli son quelli non colti.

Spalle al muro
Ho visto monti,
ho visto mari,
ho visto Napoli
e poi Mori.
Ho visto bianchi,
gialli e neri,
ho visto bugiardi,
ho visto sinceri.
..............

Ora sono stanco di guardare:
carrette naufragare in mezzo al mare,
bimbi morir di fame in Argentina,
la globalizzazione che tutto rapina,
gas di scarico avvelenar la terra,
grandi nazioni preparar la guerra.

Se questo è il presente
come sarà il futuro?
Forse siam tutti
già con le spalle al muro.

Le fontane di Bagdad
Dove sono i profeti,
dove gli eroi
e i giganti e i magi
che degli astri leggono i segni?
Dove è la spada,
dove la roccia,
dov'è l'eroe
dall'infallibile freccia?

Più non cantan le fontane
nelle notti di Bagdad.
Più non corre la locomotiva
contro i mostri della realtà.

Come amanti o ubriachi
dai desideri inappagati,
precipitiamo
in un gorgo d'illogicità
e ci illudiamo ancor,
precipitando.

La mia stella
Relitto trascinato
da facili correnti,
non voglio continuare
a galleggiare,
sballottato dalle onde
della vita.

Una vela devo costruire
ed un timone.
e poi, nel vento,
seguire la mia stella.

Spiccare il volo
Ho costruito il nido
sul ramo più alto,
un'esile forcella
che ondeggia nel vento.

Amo la solitudine,
allontanare il mondo,
avvicinare il cielo,
guardare più lontano.

Ma forti tirano i venti
e non c'è riparo al gelo.
Ho paura di cadere
e non so spiccare il volo.

Verso l'eternità
Di ragione eredi
e di follia,
tentati dal serpente della conoscenza,
ladri ed onesti,
intelligenti e stolti,
indifferenti e amanti,
travolti dal ribollire delle necessità,
ciechi svolazziamo
verso l'eternità.

Solo un sguardo
Solo uno sguardo
e un tuffo nel cuore.

Un incontro sfiorato,
un attimo appena,
poi tutto è passato,
amica che non ho avuto.

La notte
Quando è alta la notte,
lancia i dadi il destino,
chi sfidar vuol la sorte,
si metta in cammino
e se rilucon le stelle
dell'avversa fortuna
un filo si spezza.
Si nasconde la luna.

Ombre
Ombra,
compagna fedele
del viandante
in un giorno di sole.
Mutevole ad ogni passo,
eppur reale,
schermo fugace e vacuo
per piccoli insetti e fiori.

Ombra,
compagna mia fedele.
Pungolato dal sole,
a te son ricorso invano
senza trovar ristoro,
all'ombra della mia ombra.

Quattro maggio
Frecce di ghiaccio trafiggono il corpo,
solo un anticipo del gran viaggio.
Conosco la lama che mozza la testa,
conosco la pugna, la gloria, il coraggio.

Domani, domani. Domani e non oltre!
Domani sul tardi, il cinque di maggio.
Domani sarà scritto nei versi dei dotti.
Domani avrà fine il mio viaggio.

La rondine
Lancia strida
la rondine in volo.
Taglia l'aria
in un planare inclinato.

Fila rapida
verso il nido, ove solo,
sta aspettando
un pulcino affamato.

Mentre lenta
scende la sera,
lei di nuovo
nel ciel s'allontana.

Si diffonde
nell'aria leggera,
un lieve dindonar
di campana.

Risveglio sul mare
Io sono sveglio,
tu dormi ancora.
La brezza di terra
che precede il mattino,
con soffio costante
agita il mare.

Sembra,
quel lontano fragore,
un immenso respiro,
un canto di sirene
che viene dal nulla,
una nenia di culla
che s'alza per te.

Le messi di poveri
Mosche
scacciate
dal colpo
di coda
di un asino,
sono i poveri della terra.
Infastidiscono la digestione
di chi sazio riposa.
Che s'accontentino delle feci,
loro messe copiosa!

Sulla sabbia del tombolo
Sulla sabbia del tombolo
ho fatto accampamento,
la stretta selva alle spalle,
dinanzi il mar.

Ciuffi d'erba di frontiera,
gusci vuoti di lumache,
solo quiete e silenzio
intorno a me.

Seguo un volo di folaghe
dirette agli acquitrini,
una coltre umida e fredda
cala di già.

Grani di sabbia, dal vento
lanciati, sferzano il viso.
Ricordo un sorriso,
uno sguardo, una voce,
un odor di pachuli,
un fumetto di Corto,
una borsa di Tolfa,
un foulard di lamè.

Chissà se la sua nave
è al porto,
se si ricorda talvolta
di me.

Il sogno del perdente
Vorrei veder Silvestro
mangiare Titti,
Willy il Coyote
catturare il Beep-Beep,
i Bassotti
diventare ricchi,
zio Paperone
in carcere a Sing-Sing.

Il cavallo
montare il cavaliere,
la trasgressione
in groppa alla virtù.
A Bush e Saddam
denudato sia il sedere,
bersaglio per le frecce
dei Curdi e dei Sioux.

Un altro anno
Un altro anno ancora,
uno che non lo conti.
Un altro che si aggiunge
a quelli andati, ai tanti,
vissuti nel frastuono
senza ascoltar te stesso,
seguendo la corrente
che ti conduce in basso.

Un altro anno ancora,
uno che non lo conti.
Né buono né cattivo,
che si somiglia ai tanti
passati nel silenzio
delle parole non dette,
per ignavia o timore
di far seguire i fatti.

Un altro anno ancora,
uno che non lo conti.
Consumato su sentieri
percorsi mille volte,
per la paura del nuovo
o di perdere qualcosa
o di non saper trovare
la strada verso casa.

E un altro anno ancora
è scivolato in mare.
Un anno nuovo inizia.
Tutto potrà accadere.

Una vita
Alla fine di una breve notte,
pallida e smorta,
come la luna nell'algido chiarore
dell'alba,
il respiro affannoso, le spalle
piegate,
testarda, resiste all'aurora.

E ancor si trascina
la vecchina.

Il mondo materiale
Ci muoviamo
in un mondo materiale,
e schiviamo,
con estrema accuratezza,
i paletti rossi
del dolore,
le buche nascoste
della sofferenza.

Slalomisti del piacere
siamo noi,
e non ci accorgiamo
che porta dopo porta,
abbagliati, ebbri e sazi,
noi sprechiamo,
gli anni migliori
della vita nostra.

Il cielo più alto
Mi ricordo che un tempo lontano,
più alto di ora era il cielo,
più rondini volavan nella sera,
più dolce era l'aria di primavera.
Profumavan le notti d'estate
di fieno e di grano e di verdi tigli.
I colori più lievi, le cose più amate,
rose selvatiche, candidi gigli.
Cantavan le donne affacendate
nell'ordinario lavoro del mattino,
le finestre tutte quante spalancate,
il cuore leggero,
anche senza un quattrino.
E poi tutte le voci della sera,
gli uomini in piazza a conversar tranquilli.
Si mescolava, quel vociare a primavera,
con il canto lontano dei grilli.
Ora quel mondo è così lontano!
Né canti,
né vociar,
né spighe di grano.
M'è rimasto il ricordo soltanto,
di un volo di rondini
e di un cielo più alto.

In piazza con Giovanna
Ecco il sole che crea gli eventi
e la luce che brilla, e la scia
di piccole lucciole ardenti,
che alte, sembra additin la via.

Ecco il sole che sorge, infine,
e la luce che infiamma la base
di tronchi possenti e fascine,
pira e talamo per streghe e per spose.

Ecco il volto carminio, abbagliato,
e gli occhi lucenti e i capelli,
ed il seno costretto e negato
da una veste di ferrei anelli.

Ed il sole, che ai piedi risplende,
di Giovanna sull'altare che brilla,
sfiora il corpo, l'avvolge, l'accende,
una fiamma, una torcia, una stella.


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