Poesie di Felice Pagnani


Home page  Lettura   Poeti del sito   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche



Belva
Una belva ha scavato la sua tana
nel mio cuore
passa il tempo acquattata
nel buio
gli occhi socchiusi
il respiro lento
la sua zampa nera
è larga
e sotto il velluto
nasconde acuti artigli ricurvi

La tigre dai denti a sciabola
pronta a balzare
è la mia solitudine.

Il mio amore..
Il mio amore era cristallo di rocca,
nelle sue sfaccettature giocavano
il sole e la luna

Il mio amore era grande,
il suo splendore illuminava
gli antichi confini dell'universo,
il suo calore scaldava i cuccioli
rannicchiati nel fondo della terra

Il mio amore era potente,
perché ogni giorno mutava
il freddo inverno in primavera,
al suo tocco si risvegliavano
i rami secchi e spogli
facendone sprizzare gemme e fiori

Il mio amore era generoso
perché portava la luce nel buio,
toglieva la tristezza dal cuore più arido
trasformandolo in tenero cerbiatto

e le margherite ricoprivano le colline
e gli uccelli sentendolo
si affacciavano dal nido spauriti,
spauriti di tanta felicità
e cantarono con lui

Perché il mio amore era terribile
e spaventava i cuori pavidi
perché voleva tutto e non da tregua,
si ergeva alto sulla città e sulle colline
ed il suo sguardo era così limpido
che tutte le cose impure fuggivano
a nascondersi nell'ombra
per non morire,
il suo sguardo era così adamantino
che il più piccolo frammento di cristallo
rifletteva luce di diamante;

il mio amore di giorno era così dorato
che lo si poteva vedere danzare con il sole
e con lui fugare le nubi
e la notte era così bianco
che cavalcando la luna
faceva danzare le fronde del bosco
con lenti flussi e riflussi di onde marine
cullando e rincuorando
i piccoli animali della note.

Amore tu eri questo
e molto di più,
tu mi avevi fatto risorgere
dalla palude de i miei giorni
per una nuova adolescenza
vestito di una pelle senza cicatrici
sotto cui scorgeva giovane sangue
come un torrente nell'alveo del mio corpo,
mi avevi dato mani che accarezzavano
come una tiepida folata di primavera
che porta un lontano frinire di grilli
e dolce profumo di fiori,
sentore di terra nuova.

Questo amore,
dolce e terribile,
ha scavato gallerie sul mio viso
perché la felicità mi faceva piangere.



Home page  Lettura   Poeti del sito   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche