Poesie di Milly
(Mariaelena Rapisardi)


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Essere e non vivere
Si soffermava sovente,
allor che l'ultimo raggio svaniva
dietro il monte
a scrutare
i treni di passaggio.

Appoggiato alle sbarre
chinate sulla sua solitudine,
perso nell'illusione
di cogliere riflesso un viso
sbirciar curioso da dietro
un finestrino,
indugiava in silenzio.
Unica compagnia una valigia
colma di inutili sogni
scevri di pretese
che più scorreva il tempo
più si facea leggera,

Una sera scomparve .
nessuno se ne accorse.

si rinvenne,
così si narra,
ma passò tempo,
una logora valigia vuota ,
lungo un binario
banalmente…morto.Notturno
La luna, civetta,
s'infratta
dietro nubi fluttuanti.
Il cuore
La segue incantato
Uscendo dall'ombra.

Fronde nascoste
Ripetono al vento
La canzone del ricordo
E dai camini,
sale come incenso
il nastro odoroso.

Luna, luna,
sfrontata e impura.
Portatrice sana di sogni malati,
cerca il vento,
raccontagli di me.

Fai che mi innalzi
Fino a raggiungerti:

voglio riversarmi in te.

Pentirsi?
Dovrei forse pentirmi
degli errori del cuore,
dei voli della mente,
dei sussulti dell'anima,
degli odi improvvisi e molesti,
degli intricati sentieri
che il cuore ha scelto
quando ha amato?

Dovrei forse pentirmi
d'aver osato volare
nel mondo contorto
Dei sentimenti.
D'aver abusato della fantasia
Per ferire e ferirmi.
D'aver usato l'amore
come arma
Per ricevere amore?

Di essermi annullata
In chi ho deluso.
Di aver deluso chi ho annullato?
Dimmi: come pentirsi
Di aver vissuto.  

La voce del vento
Il vento ha mille dita sottili
Che accarezzano la mia pelle
(come sai far tu, amore mio).

Il vento ha mille aghi puntuti
Che s'infiltrano
fino all'essenza dell'essere
(come sai far tu, amore mio).

Il vento non mente,
Quando ruba il fiato
E fa lacrimare gli occhi del cuore
(come so fare io, amore mio)  

In cerca del personaggio
Scena prima:
Sopra tutto e tutti
Si accende la luna e
negli occhi si rispecchia.
.Si illuminano a poco a poco
le stelle splendendo
come uno scrigno
di diamanti
nel cielo.
Pensieri di gioia sui volti.

Scena seconda:
Le tue mani,
(fiori di loto dischiusi),
profumano
ed avvolgono la mia anima
con spirali di petali
colmi di promesse .

Nel noto tumulto del cuore
Ti accolgo
Come sconosciuto
Ed ancor desiderato frutto.
Pensieri di gioia sui nostri volti.

Scena terza:
La luna, ora ,
ora ne vedo il declino,
fiaccola ormai spenta,
Rispecchia un candore umido
Sui corpi
Sazi, ma non paghi.
Pensieri di gioia sui nostri volti.

Epilogo:
Il nulla avvolge la scena,.
Una stanchezza cosmica,
un ulular di note discordanti:
il sonno avvolge la luna
e la rende diafana, impura.
Pensieri di abbandono sui nostri volti

L'abbandono
Ancora e sempre
Si concretizza
Nella realtà
Del sipario che scende
Sulla scena. 

Autunno
Il sole è malato.

Fasciato in una ragnatela
di nubi
è grigio e triste.
Già la luna,
vecchia comare curiosa
occhieggiante, maligna,
l'aveva notato.
L'hanno confermato le stelle
passandosi parola:
chiacchierone e distratte.

Il sole è malato.

Dalle colline
ingrigite di nebbia
già si annuncia la pioggia.
Sui prati, gli ultimi steli
ancora vivi e verdi,
si abbandonano al loro destino,
malinconici sotto
un cielo lacrimoso.
le foglie dagli alberi
fino a ieri vestite di verde,
vergognose del loro
abito sgargiante,
si lasciano andare in un breve volo:
ultimo respiro colorato;
trasformandosi in opaca poltiglia.

Fra le mura
scolorite da innumerevoli soli
e innumerevoli venti
e innumerevoli morti,
si espande il calore del fuoco.
Mani intirizzite
si protendono per esorcizzare
l'alito malato dell'autunno.
Malato come il sole.

Savana . Canto del leone
Cos’è quel singhiozzo silenzioso:
il mio cercarti, anima mia.
E quel respiro dolce e pur doloroso:
il mio desiderio di te, gioia mia.
E quel lontano sfumare di stelle:
i tuoi occhi nei miei, cuore mio.
E quell’albero immutabile nel tempo ?
Il nostro sicomoro, mio dolce pensiero.
Restiamo, allora, abbracciati
A granelli di sabbia intrecciati ai capelli arruffati
A contemplare l’impalpabile verità
Di un sentire comune.

Metrò
Nel ventre di squallide,
maleodoranti caverne,
Bruchi umani si rincorrono.
Si scontrano, si sorpassano,
senza riconoscersi nella loro
opaca mediocrità e solitudine.
Ognuno chiuso,
al riparo della sua pelle
come inviolabile custodia
di solitudini estreme.
Inesprimibile, nevrotica negazione
Di una solitaria fretta simulata,
di una individualità
non cercata e non amata.
L’io è una prigione le cui sbarre
Invisibili sono state create
A propria misura
Ed infelicità.
L’incapacità di esprimersi
È sorretta da una muta, timida,
involuta ricerca.

Nel vuoto collettivo
Due bocche si incontrano.
Corpi non più anonimi,
in un abbraccio convulso
che corre lungo il buco nero dei binari,
inghiottito, digerito, sputato,
perché vero.
Grigi i capelli,
le mani rugose,
realtà di tanti passati gesti.
Essi hanno imparato che nel ventre delle
Moderne caverne si può ancora
Amare.
Forse null’altro rimane
Nel fetido abbraccio del buio
E della fretta:
Che la fretta di vivere
Prima di morire.

Performance
Pausa,
Il pubblico invisibile applaude e ride!
Riflettori,
ancora una pausa.
Il pagliaccio, nella vita
Tace e piange nell’ombra.
Il pubblico, ora, è lui.

Inutilità
Questo oggi,
così inutile, così molesto.
Così insensato, così senza presente.
Senza futuro.
Non c’è pioggia d’amore che abbeveri,
non luce lunare per i sogni.
Non realtà sognata per sognare.
Non parola umana
Che asciughi il pianto silenzioso della
Demente ricerca di parole.

Eppure ricordi l’alba che ci vide
Intrecciare le nostre vite.
Era un domani infinito.
Una infinita illusione.

La grande piazza vuota
Nel sole
colma dei nostri respiri.
L’intensità del riconoscersi,
il richiamo e la risposta.

Piove rimpianto
Sull’albero delle nostre vite.
Pioggia acida di rancore.
Nel limbo dei desideri umani
Cresce il senso di colpa
Per non aver raccolto
E protetto ed amato
Quel seme che prometteva frutti perpetui.
Il passato: un errore
Il presente: altro errore.
Il futuro: speriamo nel dolce tormento dell’oblio.

Donna caraibica
Avanza lenta.
I grandi piedi umidi di mare
Brillano di rena dorata.
I fianchi larghi e forti
Seguono il ritmo che vive
Nella sua mente.
Eretto il capo sul quale ondeggia,
Corona i suoi capelli di lana.
Corona anch’esso, il cesto.
Fiera donna nera
Dall’anima candida.
Donna caraibica che
Lungo spiagge dorate
Rigurgitanti corpi seminudi
E bianchicci,
come una regina, porgi piccole cose.
Le tue giornate sono intrise del ritmo
Che vive nella tua carne.
Perché non mi vendi
Solo un poco della tua semplice regalità.     

Estremadura
Terra dolorosamente aspra,
profumata di rosmarino e zagare.
Sole che si insinua nella mente,
fata morgana
Canto, gioia, piangono solo le chitarre.
Estremadura in primavera.
Già torrenti di sole
Si riversano fra i lamenti delle note.
Merletti di singhiozzi,
Pazzie di cascate che rubano l’anima.
Terra di Estremadura in primavera.
Visi tagliati, occhi d’aquila,
cuori fieri, labbra passionali.
Sole che brucia.
Sole che è musica;
musica che è lamento;
lamento che è vita;
vita che è sangue;
sangue che già assapora la morte.

Nei pascoli, tori dolorosi
Attendono l’immutabile destino.

Estremadura in primavera.

Madre
Sono mani lievi,
le mani di mia madre.
Mani carezzevoli
Che asciugano lagrime
Con tocchi di magia amorosa
le mani di mia madre.
Mani di polvere
Tra le mie mani,
le mani di mia madre.

Il suo cuore si è fatto terra.
Il cuore di mia madre,
nel quale cammino,
mentre di giorno
in giorno
raggiungo nuovamente
il suo grembo.

Flamenco
Corpi tesi divengono fuoco
Nell’intrecciarsi rapido dei movimenti,
Segnati dalla sensualità
Palpabile dei gesti.

Fierezza nel continuo alternarsi e
Proporsi con dirompenti segnali
Intrisi di grazia seducente.

Si muovono sinuosi i fianchi.
Farfalle vibranti.
L’alzarsi ardito di vesti colorate

Scandiscono il ritmo ossessivo le nacchere.
Ed il canto, dà voce al lamento
Di chi comprende e cede,
Alla fatalità dell’amore.

Il gioco infinito
Ho giocato con la vita,
La morte voleva giocare con me.
Quando ho vinto non so .
Ora, guardo nel ventre del tempo
E scopro la libertà di vivere
A dispetto della falce.
La libertà di decidere spetta a lei.
Ma io, ora, mi sento libera.
Libera di accettarla o di combatterla.
Sarà la futura rivincita sul passato!


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