Poesie di Angela Migliazza


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La ballata dei numeri
Una parentesi inattesa si è aperta
lasciando danzare una sequenza di numeri
simpatici,
talora elevati a potenza,
talvolta in frazione,
ma pur sempre positivi.
Ma “la matematica non è un opinione”
così come le sensazioni,
i sentimenti,
le percezioni legate alle incognite matematiche
o ai valori noti discordanti.
Una parentesi di chiusura s’impone
prima che la noia s’insinui
o una parentesi graffa s’innalzi
improvvisa,
indesiderata,
racchiudendo equazioni esponenziali,
in un gioco complesso di calcoli
a me inafferrabili.

Orme
In punta di piedi
attraverso un’esistenza.
L’arenile della vita
solcato da effimere orme
lasciate
da passanti frettolosi
da anime vacue, inconsistenti,
trasparenti.
Orme cancellate
dallo sciabordio del tempo.
Riaffiorano
tracce indelebili
riemergono come fossili
trasformate da un incantesimo della natura.
Dolce oblio l’inizio,
confuse con le mie
lungo il cammino della vita.

Sensazioni
Centellino gli ultimi
preziosi istanti
di precaria libertà
dalle catene del cuore
e della mente.
E appare il tuo profilo
accanto a me
dai contorni sfumati
traditi dal tuo profumo
che acuisce i miei sensi.
Attimi di serena evasione
attimi intensi di passione
ombre cinesi
fluttuanti intorno a me
in dissoluzione
alle prime luci dell'alba.

La maschera
Vorrei riuscire a divertirmi
come accadeva da bambina
al cospetto dei clown
sotto il tendone di un circo.
Ma nello spettacolo della vita
le luci dei riflettori si sono spente,
gli attori si sono dispersi
e la mia ilarità è colata
quando i ceroni si sono liquefatti
grondando colori vivaci
che impastavano volti e anime
stinte.

Destini
Solo il tempo
che corre instancabile dinanzi a me
non tornerà più indietro
per condurmi per mano
nella vita già vissuta,
in un passato non goduto
ma scrutato con occhi spalancati, attoniti
immobili nella loro incredula fissità.
Ma gli esseri
che lo hanno abitato
soffiati via da una lieve brezza
spesso ritornano
a dispetto del cuore
respirando vita nuova
vanificando il dolore.
La polvere bianca del gesso
rimasta sulla lavagna della memoria
forma un velo
impalpabile ma incancellabile,
fastidioso ma prezioso,
fedele alleato del mio tempo presente.

Emilia
L’inverno fa sbocciare
l’ineluttabile nostalgia
del tempo che non è più
intriso dei fantasmi
che lo hanno abitato.
E riaffiori anche tu
a ondate irregolari
scandite dal bisogno di essere ciò
che sei stata tu:
tu che hai permeato i miei giorni
sereni, incoscienti, leggeri.
E riaffiora improvviso il peso
degli anni vissuti senza di te,
sequela infinita di vuoti incolmabili.
La vita ti travolge
e pare dissolvere nell’etere i sapori
che portavi con te;
ma io non ho paura:
non ti ho mai persa.
Sopravvivono nel mio cuore
le tue parole di conforto
le tue parole di affetto
le tue parole di sprono,
sincere, severe
retaggio di donne coraggiose
plasmate dalla tragicità
del viver quotidiano.
Conservo nella mia mente
le fattezze del tuo volto,
il portamento altero,
i gesti risoluti,
tramandati da chi ti ha amata,
da chi ti ha stimata,
da chi ha ereditato la tua forza.
I tuoi passi risuonano ancora nelle mie notti,
passi impressi a fuoco
tra i ricordi indelebili,
rumori di un fantasma
che non morirà mai.

Ieri e oggi
Solo un sogno
poteva abbattere quel muro
e obbligarmi a guardare ancora,
a guardare oltre.
Oltre la fragile barriera di mattoni
accatastati a secco
senza un sigillo
che impedisca al cuore di espandersi.
Tra le crepe
il viscerale inganno
diventa prepotente protagonista
di una battaglia infinita.
Al mio risveglio però
solo un immagine balugina:
è il tuo corpo nudo
che non ha segreti
senza più odori
senza più sapori.
E ritorno lentamente padrona di me stessa
della mia giornata
che è appena iniziata
ma che vivo oggi
un po’ più di ieri.

Natalia
La magia del primo incontro
si rinnova ogni giorno
con il tremolio del cuore
e il passo incerto verso di te.
I miei occhi ti cercano
con immutata curiosità
ti scrutano
con lo stesso incanto
con lo stesso stupore
con la stessa incredulità.
I miei occhi indagano
le tue fattezze
alla ricerca di una somiglianza
anche impercettibile
senz’altro banale.
I nostri cuori si sfiorano
sei mia figlia.
Come in un fotomontaggio
una sequenza di volti
si sovrappongono alla tua immagine;
volti di bimba
fissati nella memoria
rubati qua e là
nel tempo passato e goduto con te.
Sei tu, mio piccolo fiore,
cullato gelosamente nel dolore,
negato ad un corpo violentato,
partorito da un cuore impaurito.
Sei tu, mistero insondabile di vita,
dell’impossibilità di generare la vita
unica ragione e speranza di vita oltre la vita
donata da me che non ti ho dato la vita.

Tam tam
Un rullo di tamburi
ho sognato di sentire
un tam tam ripetuto
ho sognato di sussurrare.
Nel buio della notte
hai squarciato i miei sonni;
come lama affilata mi hai sorpreso,
come lampo di luce
hai risvegliato i miei sensi.
Tam tam
ritmo travolgente e angoscioso
richiamo primordiale
a una danza tribale.
Tam tam
enigmatico messaggio
ripetuto come un eco
dalla mente ottenebrata.
E’ un rantolio del cuore
un bisogno ineludibile
che trionfi il silenzio
che si plachino i rimbombi.
Tam tam
e arriverà il mattino
a dissolvere i rumori
impastando il nostro nero
finalmente coi colori.

Aironi
Ormai solitari e guardinghi
testimoni delle stagioni
che non sono più,
del mutare dei tempi,
degli spazi ristretti in cui siete confinati.
Il vostro vivere è simile al mio.
Immobili statue grigie
sotto un cielo plumbeo
ferme nell’attesa
di un sussulto della terra,
di un raggio di sole
che ravviva.

Luna piena
Il sipario si alza improvviso
sulla mia solitudine
quando la nebbia si dirada
e il nero sbiadisce.
La distesa ghiacciata della neve
si materializza per incanto ai miei occhi
e riluce argentea
sulla tua scia luminosa.
Un faro di luce mi abbaglia
un occhio perfetto mi osserva
e pare scuotermi benigno.
I rami ghiacciati degli alberi tra cui ti dissolvi
ti acclamano,
come un coro di braccia alzate,
protese verso il cielo.
Prorompe incontenibile una risata
verso di te,
così parca nel donarti
così schiva nel mostrarti.
Il tuo attimo fugace
è già passato
ma la fiducia è cieca:
ritornerai….. domani.

Poesia
Poesia …
amica mia
tardiva rivelazione
di un talento celato,
regalo gradito e inatteso di un destino
beffardo dell'umano travaglio.
Canto di un cuore
gonfio di parole
delirante di immagini
confuso di sentimenti
che tracimano increduli
e bramosi di libertà.
La penna scorre
e lascia una scia
ora delicata e lieve
ora incisiva e spumeggiante
ma sempre indelebile.
Inafferrabile mistero ti circonda
e meraviglia i miei sensi
poco avvezzi a vedersi riflessi
in uno specchio d'acqua
immoto ma brulicante di vita.

Autunno
E improvvisamente
nell'oscurità pacata
che precede l'alba
mi sorprende una nevicata
di foglie ottobrine,
quasi spaventate
dai fari delle macchine.
Volteggiano leggere nell'aria umida
e mi avviluppano
in un'atmosfera festosa
che nulla lascia presagire
se non la delicatezza
di quest'incanto d'autunno.

Garzette
La magia a una svolta della strada.
L'incanto dei colori trionfa.
Contro quel cielo,
riflesso dell'abisso oceanico,
come piccole virgole biancastre
cangianti fluttuate
in una danza
ancora libera.

Accade
Accade.
Quello che credevi fosse un debole afflato
smorzato dal rumore degli anni
improvviso sboccia,
come nutrito da un acquazzone
dopo un periodo di secca.
Miliardi di gocce ti colpiscono.
Vacilla il fragile stelo facendoti oscillare
tra sensazioni che ritornano a galla
prepotentemente.
I colori della salvezza sono sfumature lievi
sulla tavolozza della memoria.

Quel che resta
Ti ho cercato
e ancora una volta
ho sperato
che i tuoi occhi
potessero cogliere
le sfumature del mio viso,
che la tua bocca
fosse generosa
di un autentico sorriso,
che le tue braccia
fossero prodighe
di un affetto condiviso.
Ancora una volta,
inebriata da inusuale richiamo,
ho danzato
sulle ali di una fiducia
fragile come tenero virgulto.
Quel che resta
è la cocente delusione
che sei vissuto solo
nella mia immaginazione.
Quel che resta
è l'illusione di un momento
racchiuso in una bolla di sapone
portata via dal vento.


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