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                   Lascito n° zero 
                   Alcuni saranno privati 
                   di ogni singolo petalo 
                   per uno scherzo puerile 
                   o qualche m’ama/non m’ama. 
                   Pochi faranno felici 
                   api, farfalle e cetonie 
                   e meno ancora quelli idonei 
                   a distillare propoli e miele. 
                   Quasi nessuno s’ingrosserà 
                   in qualche polposo pomo 
                   o in una succosa drupa. 
                   Molti, appena annusati 
                   saranno gettati nell’umido 
                   insieme a bucce di patata. 
                   Mai saranno registrati 
                   come nuova specie 
                   o fortunata ibridazione. 
                   Preferirei vedere i più delicati 
                   quelli piccoli, dai tenui colori 
                   rinsecchire fra i ricordi 
                   di una donna amata. 
                   Solo un paio dei miei versi 
                   andranno a riempire 
                   due righe vuote 
                   fra “sarai sempre con noi” 
                   e le canoniche date. 
                 
       
                   Se, io 
Se io, se tu, tu es 
se io e l’altro io 
con pari impeto d’amore 
a te ci stringessimo 
e se tu, e l’altra tu 
insieme ci abbracciaste 
per formare nuove coppie 
per osare audaci intrecci! 
Io sognante con il tu terreno 
o l’io terreno con il tuo arcano. 
E accoppiare magari 
l’ io mio con l’es avverso 
o il tuo io con l’ignoto sé. 
Finché io sia tu 
tu sia me. 
Autopsia 
Non volendo fidarsi dell’evidenza 
di tanto chiara causa di morte 
viene pescato un corpo a caso 
da sezionare e analizzare. 
Prima stomaco e intestini 
per un esame assai spedito: 
carne salata, semi secchi 
e scorze di limone. 
Poi i polmoni 
ma anche lì 
c’è ben poco 
da refertare: 
sabbia del Sahara 
e acqua di mare. 
Più interessante 
la materia cerebrale: 
strane immagini 
di ossa spolpate 
e dissotterrate 
brandelli di corpi 
fumanti e sospesi in aria 
bastonate e gola secca 
grosse lacrime infantili 
e concentrate lacrime senili 
tanta paura di partire 
tanta paura di non partire. 
Poi l’ultimo ricordo 
di un sole che si dissolve 
s’offusca e s’allontana 
insieme ad un ultimo respiro 
fatto d' ingozzate finali 
d’acque internazionali. 
       Ancora ci si chiede.. 
Cosa sia 
la poesia. 
Nonostante milioni  
di albe e tramonti 
di notti di luna 
di prati e ruscelli  
di laghi cristallini 
di fiumi di sangue 
cisterne di lacrime 
inferni e paradisi 
tutto ben organizzato 
in verso libero o rimato. 
Ancora, qualcuno 
con l’occhio vispo 
e il sorriso beato: 
“ ma in fondo.. cos’è la poesia.?”  
Nonostante scaffali 
di fiori/amori 
di schiere di eroi 
Gerusalemmi liberate  
e guerre di Troie 
c’è ancora qualcuno.. 
 
Ho dovuto fermare l’auto 
ieri, alle sei di mattina 
mezzo sole dalla prima collina 
e grano di maggio su quella vicina 
il cielo sgombro e la mente impazzita 
per non saper trovare 
nomi adatti a quei colori. 
E c’è ancora qualcuno.. 
Distanze 
Il tuo corpo m’è distante 
come una scarpa nel fosso 
a trent’anni dal suo ultimo piede 
la tua bocca mi è lontana 
(sono trent’anni dall’ultimo bacio) 
il tuo sguardo è un orizzonte velato 
ma la tua voce che vibra come allora 
cancella i trent'anni 
da quell'ultimo bivio 
in cui né tu né io 
seppero dirsi addio. 
      
      
       
      
      
      
      
Atto di nascita 
Gente dal sangue lento  
adatto alla vanga o al remo. 
Pelle spessa, eloquio scarno 
di chi dice tu al vento  
alla pioggia e al Padreterno. 
Una collina fuorimano 
una terra un po’ introversa 
fra la costa e l’Appennino.  
 
E’ un po’ castello  
e un po’ borgata, Filottrano 
quattro palazzi, il corso, la Pieve 
la solita Porta Marina 
due piazze per i giovani di sera 
e per i vecchi la mattina. 
 
Ci si affaccia dalle mura 
da giovani e da vecchi 
su un affresco mai finito 
su un rosario di colline 
che si sgrana da Loreto 
sull’azzurro dei poeti 
che abbraccia Recanati. 
 
(1° posto al recente concorso San Benedetto del Tronto nel cuore, sezione 
"Dedicato al luogo natio") 
Stroncatura 
circolare 
A tutti voi mille diversi 
colleghi di mille raccolte 
e mille concorsi 
che rovistate cimiteri e sacrari 
in cerca di ghirlande 
e corone di fiori appassiti 
per fasciarvi amori e dolori 
che sfiancate la luna e le stelle 
in monotone ballate notturne 
che v’illudete di vedere 
luminosi sentieri infiniti  
nelle solite mulattiere 
che credete che tutto  
sia infinito, sempiterno 
altissimo o abissale  
riponete per qualche notte 
matite e tastiere 
e lasciatevi andare 
senza bussola e senza meta  
nel mare già affollato 
di poeti e cantautori. 
Eau de rêve 
Non riesci a sparire 
del tutto dalla mia vita. 
Scomparso l’esile corpo 
spenti i tuoi occhi 
dai riflessi boreali  
chiusa la bocca 
dispensatrice 
di mille piaceri. 
Anche la voce  
da tante notti 
più non sento. 
 
Solo una traccia 
di qualche eau de ..  
m’hai lasciato. 
 
Chissà quale criterio 
segue l’altro io 
per scegliere fra i tanti 
lo sfortunato mattino  
da intossicare col tuo profumo. 
Chissà per quale reazione 
in quale recesso ormonale 
o incrocio neuronale 
quelle quattro molecole 
rimangono fissate. 
Fiamme nell'albergo a ore 
Si accende il desiderio 
s’ infiamma lo sguardo 
il sangue bolle 
la pelle arde 
la carne brucia. 
 
E’ pagata a ore 
anche la cameriera 
pronta a spazzare 
la poca cenere 
di quella fugace 
fiammata d’amore. 
L'amore al tempo della crisi 
La banca pretende 
le rate non pagate 
ma tra  merci invendute  
e scadenze ignorate 
         ecco che il cuor s’arrende. 
  
Ora temo pure il postino: 
tra le  sciocchezze patinate 
c’è sempre chi reclama 
un conto da saldare 
        ed il cuore viene meno. 
  
Ho provato con l’enalotto 
ho provato col grattevinci, 
non ho più un euro da giocare,  
ho pure smesso di fumare 
       ed il cuore se la fa sotto. 
  
I risparmi che nessun tutela 
sono quasi dimezzati, 
all’idea di chiamare 
i genitori pensionati 
        il cuore mi si gela. 
  
E poi questi versi, 
ogni mese ne mando un fascio 
non tralascio alcun concorso 
ma finora solo spese 
       ed il cuor sta per smarrirsi. 
  
E l’amore? 
     Ma quale amore. 
        Il titolo va cambiato 
                  e anche il cuore  
                          se n’è andato.  
Non ridete del poeta 
Non ridete del poeta 
se ancora s’attarda 
ai suoi alti uffici 
e si ostina a lenire 
amori perduti 
o consolare  
amanti traditi, 
se non vuol lasciare 
nella tenebra 
sognatori smarriti. 
 
Che c’è da ridacchiare 
se si ferma a confortare  
assetati di giustizia 
e puri di cuore 
se vuol assistere 
chi viene storpiato 
dal male di vivere 
se continua a cantare 
l’audacia di andare 
controcorrente 
il coraggio a difesa 
del perdente 
la lotta a servizio 
del pezzente. 
 
Non è colpa del poeta 
se tace e si rintana 
 
se dal palco s’allontana 
per far posto a una puttana. 
 
(premiata al Rhegium Julii -on line  
di Reggio Calabria il I° settembre 2009) 
Ragazza al margine 
    Immagine seducente 
    il volto ridente 
    perennemente 
    crosta profumata 
    pagata profumatamente 
    una vita programmata 
    sulla luce fluorescente 
    un’immagine ad ornare 
    l’ altare consacrato 
    al niente indorato. 
    Che ridicola contraddizione 
    chiamarsi immagine 
    e darsi corpo ed anima 
    al padrone incontinente 
    od al suo inserviente. 
    Blu bar 
    (L’ amore nasce tutto l’anno 
    ma è d’estate che, quasi sempre, muore) 
     
    Era ancora estate 
    in quel triste caffè 
    quando vi entrai con te. 
    Scortati fino al tavolo 
    dal profumo del mare 
    e dall’occhio interessato 
    di un barista annoiato 
    mentre un sole scadente 
    di fine stagione 
    preferì non vedere 
    la fine di un amore. 
     
    Era pur sempre estate 
    prima che dicesti 
    che eri stanca di me. 
     
    Subito 
    l’azzurro si fece piombo 
    il mare uno stagno 
    i gabbiani corvi 
    e la sabbia fango. 
    il barista un po’ depresso 
    (nel frattempo invecchiato) 
    nemmeno volle essere pagato. 
     
    In quell’agosto ormai sfinito 
    un inverno improvviso 
    scese su di me 
    e sul desolato caffè. 
    Supplizio d'estate 
    Il corpo impastato fra lenzuola infracidite 
    vorrebbe sfuggire al dovere di soffrire. 
    ma il dolore è già sveglio da ore  
    ed aspetta ai piedi del letto,  
    nello specchio del bagno,  
    nel barattolo del caffè. 
    Persino nell’auto 
    attende la pena. 
     
    Accelera sole  
    subito, il tuo giro 
    o, magari solo per oggi, 
    inventati un’eclisse, un tifone, 
    un disastro che anticipi la notte 
    perché in quest’ osceno chiarore 
    in ogni profumo sento il suo respiro 
    in ogni scoppio di risa sento la sua voce. 
    Per i venti anni di Giulia 
     
    Che ebbrezza avere vent’anni! 
    Da quando più non sei  
    un bruco timoroso 
    vorresti posarti su tutti i fiori. 
    La casa ti sta stretta, 
    lo spazio non ti basta  
    per tutte le emozioni, 
    non ti basta il cielo 
    per contenere tutti i sogni 
    e non ti basta il tempo 
    per tutte le destinazioni. 
    Tu credi di possedere 
    il mondo tutto intero 
    ma noi che ci godiamo 
    lo spettacolo dei tuoi vent’anni 
    abbiamo molto di più. 
    Amore senza parole 
    Con te poter parlare 
    senza voce 
    senza fiato. 
    Poter dire  
    dell'amore 
    senza rumore 
    senza suono 
    nè clamore. 
     
    Solo vorrei sapere.. 
     
    come al sole 
    parla il fiore 
     
    ed alla luna 
    la falena 
     
    cosa dice 
    -e come- 
    alla terra 
    la radice. 
     
    (Poesia premiata-al terzo posto- nel recente concorso 
    nazionale 
    "Elia Marani" di Massa Lombarda, Ravenna) 
    Commiato 
    (il più tardi possibile) 
    A perder l'ali 
    voglio essere il primo 
    e così infilare l’ultima spirale.  
    Saranno solo per te i cieli 
    per l’ultima corsa ascendente 
    del nostro lungo volo nuziale. 
    Erosolo 
    Palpita il cuore  
    e la mano s’affanna 
    ad irrorare e rafforzare 
    un amplesso di là da venire 
    che gangli e nervi 
    non sanno di simulare. 
     
    Nei crepacci e nelle dune  
    di un deserto inaridito 
    senza brama né passione 
    scompare il seme di un amore 
    che farebbe di una donna 
    un giardino sempre in fiore.  
    I vecchi di piazza Mazzini 
Improvviso un fremito 
scuote la vecchia compagnia. 
Uno smette di elencare 
acciacchi e malanni 
un altro di aggiornare 
su funerali imminenti. 
Vengono sospese le proteste 
per l’aumento del pane  
per la fila alle Poste 
per i lavori del comune 
e per tanta delinquenza 
causata dai tanti immigrati  
e dalla troppa tolleranza. 
 
Gambe malferme 
nei calzoni sformati 
arrischiano un’antica 
maschia postura, 
un ventre cadente 
rientra per un istante 
nella sfibrata pancera,  
gli occhi velati 
dietro occhiali rigati 
rivivono antichi bagliori: 
dal fondo del corso 
si sta facendo avanti 
il biondo gruppo  
delle badanti. 
    Per troppo amore 
Ho messo in rima  
giovanili sospiri, 
notti in bianco 
e giorni morenti, 
versi inevitabili 
su fiori e prati, 
su fiumi e mari, 
su oscuri poeti 
e su eroi ignorati. 
Mi sono arenato 
nei varchi insidiosi 
tra speranze ed illusioni, 
tormentato per la triste 
inconsapevole vita  
dell’operaio, 
e quella consapevole, 
più triste ancora. 
 
Ho scritto di tante donne 
e dell’amore di Una 
che quasi un’intera vita dura. 
 
Solo di mia madre 
e delle mie figlie 
scrivere non so. 
 
Nell’attimo struggente 
in cui quattro versi 
potrebbero disvelarsi  
mi trovo all’istante 
col cuore colmo 
e la mano tremante. 
    Alla fine dei sogni 
L’ultima donna sparì per prima 
lasciando al suo posto 
un’esile scia d’ “eau de rêve ». 
Poi l’artista,  
che nelle chiese mostrava 
madonne e dolori  
e scioglieva con le mie lacrime 
certi suoi smaglianti colori. 
Lula, che alla stazione mi stordiva 
con l’essenza del suo corpo 
appena accaldato 
ci mise un po’ a sparire 
forse perché le nostre vite 
s’intersecavano nelle stesse 
piazze sconnesse. 
Anche la maestrina bionda 
dagli occhi di due cieli diversi 
da far bianca una notte intera 
si stancò di offrire i già noti tormenti. 
 
Tutte le donne nei miei sogni 
hai fatto sparire  
amore mio. 
L’hai distanziate 
con le tue gambe slanciate, 
sfumate e poi dissolte 
con il tuo odore di madre: 
Con i tuoi baci di fiori campestri 
con le tue notti irrequiete 
hai sfoltito i miei sogni 
lasciandovi 
solamente 
te. 
    La ballata della stiratrice 
E' una gran soddisfazione 
vedere i nostri modelli 
sfoggiati in mondovisione. 
Fanno proprio sognare  
gli abiti che facciamo 
nelle nostre otto ore. 
 
Finita la scuola 
e ripiegato il grembiule 
mamma mi prese le misure 
per quello aziendale 
senza averrtirmi che di notte 
avrei iniziato a vedere 
la cucitrice lineare. 
 
Sono abiti che fanni sognare 
quelli che cuciamo 
nelle nostre otto ore. 
 
Un giorno fui promossa 
alla macchina asolatrice 
e la notte seguente 
sudavo tutta tremante 
ai piedi di un polveroso altare: 
il prete pregava e sorrideva 
con un ago al posto di ogni dente. 
 
Sono abiti che fanno sognare 
quelli che stiriamo  
nelle nostre otto ore. 
 
L'altra notte mi mancava il respiro 
in una nuvola di caldo vapore, 
non era la sauna della palestra 
ma il reparto stireria 
dove mi hanno spostata 
per l'artrosi guadagnata 
in trent'anni di cuciture: 
le mie mani, finalmente, 
hanno perso precisione. 
 
Così continuerò a stirare 
finchè matura la pensione. 
 
E potrò smettere di sognare.  |