Poesie di Salvatore Maurici


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Salvatore Maurici è nato a Sambuca di Sicilia il 20 Agosto 1948. Ha collaborato a diverse testate giornalistiche. Acuto osservatore dei problemi sociali del nostro tempo, ha pubblicato diverse opere.
"La sensibilità ai temi sociali, specialmente nel quadro etico che riguarda una maggiore giustizia, il desiderio di minore ipocrisia nei comportamenti, il ripercorrere la sofferenza nel lavoro di cui fa sentire la dignità, la natura come luogo di respiro universale e senso dell'io, fanno di Salvatore Maurici un autore da guardare particolarmente per quello che è quando scrive, perché scrive se stesso e nella verità accoglie ed assume di conseguenza le problematiche portanti che traversano il mondo che non è quello delle apparenze dove tutto si dice vada bene".
Paolo Ferrara

Leggi i racconti di Salvatore

Tramonti struggenti
Foglie verdi e vive, altre ingiallite
lasciano sul terreno i segni del tempo;
i desideri mai sopiti
tutte le tenerezze sempre agognate,
il mare è lontano, appena dietro le colline
qui arrivano a curiosare i gabbiani
la sera gli occhi si perdono
sulla linea dell'orizzonte ogni cosa sfuma
al buio cerco la tua mano.
Il sole ormai scomparso
colora d'arancione il tramonto
appena tinto di nero dalle nubi;
saranno qui a breve
la pioggia lenirà l'anima arsa.

La vecchia sezione
La vecchia sezione dei comunisti
ha cambiato in questi anni qualche sigla,
risuonano ancora i suoi locali
di voci, suoni e canti
delle parole che incitavano alle lotte
per la conquista delle terre ai contadini
delle vittorie sulle prepotenze dei padroni.
E' silenzio adesso tra quelle mura,
sono scappati via gli sciacalli
dopo i primi venti di bufera,
sono andati via coloro che la frequentavano
alcuni per soldi altri per potere;
il Senatore è ancora lì, altri vecchi
riempiono tutta quella sezione
la riempiono con i loro molti anni
con tutta la loro stori, i molti anni
il carisma e la fedeltà
ad una idea politica mai rinnegata.
Gli altri sono andati via
abbandonando la nave per paura,
ritorneranno alla vecchia casa
sempre più intossicati del denaro
invisibili fantasmi di un triste passato;
andranno ancora via attratti dall'odore del cibo
dal suo fetore che ammorba l'aria
la città e le sue case, gli uomini
corromperanno ancora le coscienze.

Ignari pezzetti di carta
ignari pezzetti di carta
insudiciate da mani criminali
volano per l'aria
sospinti dai gelidi venti del Nord
accompagnati da voci assassine,
uccidono ogni giorno
il vitello grasso
e ne fanno allegri banchetti
applaudono i loro sacerdoti
i loro leader.
applaudono, ridono sgangheratamente.
beoni e ladri di democrazie
Si esaltano.
Volano innocenti pezzetti di carta
in un sabato sera
un foglio già scritto
insudiciato da mani fasciste
da ladri, da stupidi schiavi
da sempre ubbidienti ai padroni.

E' doloroso.
E' dolorosa questa sera
tu non sai quanto!
Le stelle alte in cielo
brillano a stento,
la vecchia madre racconta
di antiche storie
e le sue parole sanno di bucato pulito.
Com'è duro il mondo
da cui lei proviene
che è fatto di dolore
e di campi di stoppie, aridi,
sono pesanti e gravi i suoi occhi
ma guardano lontano;
vi brilla la speranza
delle ricche piogge d'autunno.

Stanotte.
Stanotte 'nta lu lettu mi spuntau
un ciuri beddu biancu e sciavurusu
un ciuri chi puru l'angili addisianu,
lu so canduri grapi l'arcanu celu
l'arma afflitta canta cu lu sciavuru,
è lu ciuri chi Simuna mi dunau.

San Calogero dei Greci
Splende il sole di maggio
a rincuorare gli uomini
la campagna è un trionfo
di colori contrastanti e di odori
e sopra i fiori
le api vanno ad appoggiare
le bocche vogliose di nettare.
Si allungano gli sguardi
sulle cime dei monti
dove alte volano i corvi
ovunque stridori di rondini
mentre i merli sorvolano i tetti
del paese dove nidificano giocosi.
E' caldo il costone di roccia
lambito appena dall'acqua del ruscello
lì sopra una coppia
se ne sta sdraiata ed ascolta
le voci che la natura emette
cullata dal rumore dell'acqua
che scorre placida e serena

Era una cagna
Era una cagna
dal pelo rossiccio
si dava a tutti
e a tutti amava con foga;
uomini e bestie
senza mai avere vergogna,
riempiendo il mondo
di tanti randagi
affettuosi anche loro
e disposti a leccare
chiunque dava loro
un po di cibo, una carezza,
tanti bastardi in giro
dal pelo rossiccio
e dal sesso sempre pronto
pronti a fare l'amore
ad ogni angolo buio,
a mostrarsi docili
fedeli solo a se stessi
in giro per il mondo
in cerca di cibo
e di tante emozioni
di tutti quegli amori
che è possibile avere.

Era d'aprile
Sopra di un letto, di ottone antico
indifferente alle storie d'amore
stavano distesi i due giovani amanti
nudi i loro corpi, ancora abbracciati
gli occhi chiusi, forse dormienti,
socchiusi erano gli scuri delle finestre
perché le complici tenebre
potessero avvolgerli.
Aleggiano per la stanza
odori d'incenso ed altro ancora
appena si percepisce l'odore del gelsomino,
sul pavimento come foglie secche
che in autunno cadono sul prato
alcuni vestiti adagiati alla rinfusa
e lasciati lì in attesa di essere raccolti.
Era un pomeriggio d'aprile,
e il sole fuori sorrideva ancora
quando i due corpi si sono denudati.
ma già qualcuno parla di loro;
quelle spoglie pareti, quelle tende,
le ombre complici che sulle sedie stanno chete,
e il tacere della gatta è eloquente
custode e complice di quell'amore
che è da poco nato in quelle mura.
E sanno quei due cuori innamorati
quanti dolori lenisce ogni loro bacio
e quanta speranza aleggia nell'aria.
C'è tanta voglia di vivere
in quegli occhi che si guardano
un impegno nei giorni a venire
a cancellare le dolorose emozioni
che nel loro recente passato
hanno accompagnato i loro passi.

Mattinata di primavera -aspettannu li groj-
In questa mattinata di primavera
volgo lo sguardo al cielo
in direzione del mare africano;
di là! da sempre sono arrivati
messaggeri del bel tempo
li groj, diretti verso il Nord,
che emozione assistere a quel passaggio
stormi di uccelli vocianti ed ordinati
aprono alla speranza il cuore
giovane pastore tra quelle valli!
Nessun volo oggi,
tacciono le voci di quel coro antico
sul mio capo si ode il richiamo
di una coppia di vecchi nibbi
attenti alla costruzione del nido
tra pareti rocciosi, inaccessibili.
Mormorano i ruscelli e vanno al lago
in una corsa senza tempo,
la tristezza adesso lascia il passo
alla dolcezza del sogno, di lei il volto.


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