Poesie di Rosino Maranesi


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ROSINO MARANESI (Montefiore dell'Aso 08/12/1949).
Visse l'infanzia nella marchigiana collina di Carassai, paese nella valle del fiume Aso.
Nel mese di giugno del 1963, si trasferisce con la famiglia a San Mauro Pascoli,
paese romagnolo lungo il fiume Rio Salto, nella valle del fiume Rubicone.
Dal mese di giugno del 1963 al mese di settembre del 1968, alterna il lavoro da apprendista operaio,
nell'industria calzaturiera, al lavoro da cameriere stagionale, negli hotel di Bellaria Igea Marina e San Mauro Mare.
Nel mese di settembre del 1968 riprende gli studi.
Nel 1970 consegue il diploma di "Analista chimico industriale" e nel 1973 il diploma di "Geometra".
Frequenta l'Università di Bologna negli anni 1973-1977, nella Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Dal 1977 al 1981 lavora come operaio e impiegato, nell'industria calzaturiera.
Dal 1981 al 2011 lavora come dipendente comunale nel Municipio di San Mauro Pascoli.
Negli anni 1992-1998, frequenta l'Università di Bologna, nella Facoltà di Lettere e Filosofia, in Discipline di "Arte-Musica-Cinema-Teatro".
Pensionato da settembre 2012, da novembre 2013 a novembre 2018, ha vissuto a Puerto de la Cruz (Tenerife, Spagna).
Rimpatria in Italia nel mese di dicembre del 2018, vive a Rimini.
Scrive poesie dal 1981, tutte libere nel web.
Pubblica "Poesie" (Simple, Macerata, 2004).
Pubblica con "Il Ponte Vecchio" i libri di poesie:
"Dentro l'aurora" (2006); "Luce della notte" (2007);
"Ritorno verso il sole" (2010).
Sue poesie sono nelle antologie curate da Franco Pollini:
"Poeti romagnoli d'oggi e Giovanni Pascoli"
(Il Ponte Vecchio, Cesena, 2005);
"Poeti romagnoli d'oggi e Charles Baudelaire"
(Il Ponte Vecchio, Cesena, 2007);
"Poeti romagnoli d'oggi e Federico Fellini"
(Il Ponte Vecchio, Cesena, 2009);
"Poeti romagnoli d'oggi e Dante Alighieri"
(Il Ponte Vecchio, Cesena, 2011);
"Poeti romagnoli d'oggi e Giovanni Boccaccio"
(Il Ponte Vecchio, Cesena, 2014).
Auto pubblica con "youcanprint": nel mese di novembre del 2017,
il libro di poesie in lingua spagnola "En viaje con tus ojos";
nel mese di giugno del 2019, il libro di poesie "La Musa"
Poesie dedicate a Tanja Monies; nel mese di agosto del 2019,
il libro di poesie "Poesie"; nel mese di settembre del 2019,
il libro di poesie "Occhi d'aurora" Poesie dedicate a mia madre;
nel mese di ottobre del 2019, il libro di poesie "Alba senza luce";
nel mese di settembre del 2020, il libro di poesie "La fabbrica";
nel mese di agosto del 2021, il libro di poesie "Attimi di gioia";
nel mese di settembre del 2021, il libro di poesie "Dentro il garbino";
nel mese di aprile del 2022, il libro di poesie "La catena di montaggio".


"Una giornata del giovane
cameriere stagionale estivo"

 Libro di poesie autoedito
nel mese di marzo del 2024.

 

Prefazione
Ho lavorato come guardiano notturno tuttofare stagionale estivo, in un hotel della riviera romagnola, negli anni duemilaventuno, duemilaventidue e duemilaventitrè.
In questo periodo di tempo ho conosciuto molti giovani camerieri che mi hanno descritto la loro condizione lavorativa.
Rispecchiava la mia condizione, con la sola differenza che il mio lavoro era notturno e la mattina tornavo a casa nel mio appartamento.
Nell'hotel i camerieri vengono reclutati prevalentemente dalle regioni del sud d'Italia, ai quali viene offerto vitto e alloggio.
Nella maggior parte dei casi sono giovani senza esperienza, supportati da stagisti che lavorano senza percepire uno stipendio.
I camerieri vengono controllati con telecamere a circuito interno in tutte le stanze di lavoro, mentre al di fuori attraverso i social network.
Nella raccolta di poesie, "Una giornata del giovane cameriere stagionale estivo", il giovane cameriere lavora in un hotel sulla spiaggia nel comune di Bellaria Igea Marina, nell'anno millenovecentosessantasette, senza mutua, senza diritti e senza marchette sociali.
Nell'anno duemilaventitrè, il cameriere lavora in regola per la legge italiana, la busta paga esiste, ma viene falsificata in origine da agenzie professionali su richiesta del proprietario dell'hotel.
Nella busta paga risulta il giorno di riposo settimanale ed un massimo di otto ore lavorative giornaliere, mentre il cameriere lavora tutti i giorni feriali, tutti i giorni festivi e tutte le domeniche, dalle dieci alle dodici ore al giorno.
Nella busta paga risultano le ferie maturate, ma il cameriere non ne usufruisce.
La buonuscita non esiste.
Tutto questo avviene senza la minima preoccupazione da parte del proprietario, dato che la categoria degli albergatori è immune da qualsiasi controllo.
Se il cameriere si ammala viene giudicato irresponsabile dal proprietario, perché non ha il diritto di assentarsi dal lavoro, anche se a certificare il suo stato di salute è il medico.
Per il proprietario dell'hotel il cameriere in quei tre o quattro mesi di lavoro è solo una risorsa in denaro, mentre è essenzialmente una persona che per legge ha dei doveri ma ha anche dei fondamentali diritti.
Il dormitorio è una piccola stanza, dove riposano, tre o quattro persone insieme.
Gli avanzi delle pietanze del pranzo e della cena dei villeggianti, vengono riposti nella cella frigorifera e riscaldati il giorno seguente, per il vitto degli stagionali.
Simone Maranesi


Sinossi
Nell'anno millenovecentosessantasette,
il giovane cameriere stagionale estivo,
lavora in un hotel sulla spiaggia,
nel Comune di Bellaria Igea Marina.
Tre mesi prima il proprietario dell'hotel,
pattuì a voce col padre del giovane,
il contratto stagionale estivo.
Lavorerà tutti i giorni, per tre mesi pieni
l'anonimo cameriere, senza mutua,
senza diritti, senza marchette sociali.
Dalle ore sette del mattino,
alle ore tre del pomeriggio
e dalle ore cinque del pomeriggio,
fino alle ore nove della sera.
Poi per terminare la giornata,
si divertirà al bar del giardino
tra i tavoli a servire, bibite fresche
e caffè caldi per gli stanchi villeggianti.
Rosino Maranesi
 

L'hotel sul mare
Si trascina il corpo all'arrivo
il giovane cameriere
stagionale estivo
in quel caldo pomeriggio
d'inizio giugno dell'anno
millenovecentosessantasette
l'indomani inizia il lavoro
in uno degli hotel
piantati sulla sabbia
sul lungomare in fila
a un palmo dalla spiaggia


Il piccolo canale
A lato dell'hotel tra gli edifici
un piccolo canale
di scolo d'acqua torbida
scorre lentamente
fin dentro il mare
con solide masse fecali
galleggianti in superficie
i villeggianti nuotando
schivano col viso
i resti di scarto degli umani
e all'imbrunire dal canale
lo stagnante liquido
color oro putrido
un tanfo d'alito pestifero
esala nell'aria
al riversar continuo


Il dormitorio
All'ultimo piano dell'hotel
il dormitorio degli stagionali
un tugurio grezzo e nudo
il pavimento crudo
di cemento sgretolato
buchi alle pareti
senza finestre
un materasso lucido
sopra una rete
un vecchio armadio
sgangherato al muro
con vuoti appendi abiti
di ferro arrugginiti
stanze senza porte
 

Il proprietario dell'hotel
Tre mesi prima
il proprietario dell'hotel
pattuì a voce
col padre del giovane
il contratto stagionale estivo
lavorerà tutti i giorni
per tre mesi pieni
l'anonimo cameriere
senza mutua
senza diritti
senza marchette sociali
dalle ore sette del mattino
alle ore tre del pomeriggio
e dalle ore cinque del pomeriggio
fino alle ore nove della sera
poi per terminare la giornata
si divertirà al bar del giardino
tra i tavoli a servire
bibite fresche e caffè caldi
per gli stanchi villeggianti


L'alba
Desta il giovane dal sonno
lo sbuffar dei motori
nell'andirivieni dei barconi
oltre le scogliere
dei vongolari all'alba
nel dormitorio degli stagionali
riservato e nascosto
uomini e donne coesistono
un giovane cameriere
per il lavoro in sala
e tuttofare
una donna
per il lavoro ai piani
riordino e pulizia nelle camere
aiuto in cucina e tuttofare
e la madre del giovane
aiuto cuoca in cucina
per il lavoro ai piani
riordino e pulizia nelle camere
e tuttofare


Il risveglio
S'alza sovrapensiero il giovane
a piedi scalzi sopra la graniglia
polverosa di cemento franto
anche il gabinetto
in comune è grezzo
una tenda colorata all'entrata
uno specchio ai laterizi appeso
un lavabo incancrenito
una latrina alla turca
e una cassetta d'acqua
di scarico ingiallita
con la catena in ferro


La divisa da cameriere
Lungo il viale sull'asfalto
il camion lavastrade
spruzza l'acqua rinfrescante
prima che i caldi raggi del sole
avvolgano Bellaria balneare
si veste in fretta il giovane
un paio di mutande nere
un paio di calzini neri
un paio di scarpe nere
un paio di pantaloni neri
una fascia elastica nera
una camicia nera di terital


Il mondezzaio
Rombano i bidoni
nel cortile dell'hotel
svuotati dentro il camion
i sacchi coi rifiuti
organici e inorganici
e da Bellaria balneare
in aperta campagna scaricati
nell'area brulla del piazzale
fuma il mondezzaio
rotolano e scivolano i rifiuti
lungo la sponda
del dolce fiume Rio Salto *
a un passo dalla Torre


La Torre *
La inerme diroccata Torre
senza memoria
trasformata in pollaio
deposito di stabbio
la casa dei fattori
nella Villa al primo piano
sbriciolato l'intonaco
nei muri delle stanze
raschiati e ammuffiti
i dipinti sulle volte
macerie
immondizie
cumuli di feci
e alle finestre scardinate
i polli imprigionati
s'ammassano ai buchi
beccano e spingono
le grate di rete
di ferro arrugginite
per sfuggire il macello

*Rio Salto (Piccolo fiume amato da Giovanni Pascoli).
*La Torre (Tenuta Torlonia, dove il padre di Giovanni Pascoli,
lavorava come amministratore e fattore).

 

Nel macello
In fila come oggetti inanimati
i polli incatenati
a testa in giù
ai ganci appesi
le carotidi tagliate
in rivoli di sangue
immersi nell'acqua bollente
strappate dal corpo piume e penne
raschiati gli organi interni
refrigerati in celle
le spoglie nude carni le cucine
degli hotel riforniranno


Nella cucina
Staziona il camion
trasporta carni
nel cortile dell'hotel
nella cucina al primo piano
armeggio continuo
con forbici e coltelli
le donne stagionali tuttofare
squartano e preparano
le carni d'arrostire per il pranzo
dei signori villeggianti
sopra i fornelli a gas
pentoloni di latte da scaldare
e cuccume di caffè da far bollire
per l'ora della colazione


Nella sala
Pronto in sala il padrone
impartisce le istruzioni
al giovane cameriere
dovrà riverire sempre
i signori villeggianti
con saluti cordiali ovunque
pranzerà e cenerà
con gli stagionali
nel tavolo del retrocucina
con gli avanzi dei pasti
dei signori villeggianti
 

Ore sette del mattino
Lesto sopra i tavoli
coperti di tovaglie bianche
e bianchi tovaglioli
il giovane apparecchia
tazze
tazzine
bicchieri
coltelli
forchette
cucchiai
cucchiaini
e mentre i raggi del sole
s'ergono lungo le vetrate
pian piano dalle scale
scendono affamati
gli assonnati villeggianti
il giovane con inchino saluta
e avanti e indietro
dalla sala alla cucina
dalla cucina alla sala
serve la colazione


Ore nove del mattino
Col vassoio d'acciaio il giovane
tazze
tazzine
posate
bicchieri
dai tavoli della sala
nel retrocucina accatasta
poi nell'angolo del lavaggio a mano
sfrega
lava
asciuga


Ore dieci del mattino
Mentre radio spiaggia
già ad alto volume
dagli altoparlanti propina
la pubblicità della riviera
agli allegri villeggianti
stesi sugli sdrai
unti viso contro il cielo
ai raggi del benevolo sole
il giovane le vetrate
vista mare della sala terge
poi il pavimento spazza
e con lo strofinaccio
chino a testa bassa
avanti e indietro
inzuppa lo straccio
strizza lo straccio
lustra
lustra
lustra
 

Ore undici del mattino
S'odono in lontananza
piccoli aereoplani
volano a quota bassa
lungo la spiaggia
con legati nelle code
gli striscioni svolazzanti
con le scritte cubitali
dei nomi dei prodotti
della pubblicità ammaliante
e nuvole di bigliettini
delle aziende produttrici
lanciati vorticano al vento
tra i villeggianti planano
sulla sabbia e sul mare
mentre il giovane nella sala
sui tavoli piatti
posate e bicchieri
apparecchia per il pranzo
dei signori villeggianti


Mezzogiorno
Serve il giovane
le pietanze d'assaggio
nel tavolo privato
alla famiglia padronale
il padre tuttofare
la moglie cuoca in cucina
il figlio all'accettazione
e al bar dell'hotel
discutono dei soldi
dei soldi da pagare
dei soldi da guadagnare
dei soldi da investire
dei soldi
dei soldi
dei soldi


Mezzogiorno e mezzo
Nel retro dell'hotel
nella piccola capanna
s'accende automatica la pompa
succhia la poltiglia di liquami
dentro il pozzetto privato
della nascosta fogna
e un lungo tubo
steso tra la sterpaglia
scarica le deiezioni umane
nel torbido canale
nel mentre
suona la campanella
il pranzo è pronto
in frotte accorrono
a rifocillar lo stomaco
il giovane serve
le calde porzioni
di profumate pietanze di carne
ai signori villeggianti


Ore due del pomeriggio
Mentre terminato il pranzo
sazi e gonfi
i signori villeggianti
si recano in giardino
il giovane sparecchia
dai tavoli piatti
fiamminghe
posate
bicchieri
e nel retrocucina deposita
poi riordina e spazza la sala


Le donne stagionali tuttofare
Le donne stagionali tuttofare
dopo aver terminato
il lavoro ai piani nelle camere
e aiutato in cucina
a preparare le porzioni
delle pietanze da servire
dai piatti e fiamminghe
gli avanzi del cibo del pranzo
dei signori villeggianti
sul tavolo apparecchiano
e nel lavandino
del lavaggio a mano
sfregano
lavano
risciacquano
asciugano
padelle
pentole
pentoloni
piatti
posate
bicchieri
fiamminghe


Ore tre del pomeriggio
Giunge il giovane
con lo stomaco
vuoto che rugge
all'agognato pasto
degli stagionali
nel retrocucina
con gli avanzi del pranzo
dei signori villeggianti
sul tavolo imbanditi
poi sale le scale
e nel dormitorio a capo fitto
sopra il rude letto
s'addormenta e sogna
 

Il sogno
Il vento accompagna
in volo il giovane
in luoghi senza tempo
il colle del paese
dove luce aprì
sovrasta la verde vallata
disteso il fiume scorre
lontano sguardo specchia
il cielo blu nel mare
i caldi raggi del sole
il colle vivente colora
alberi verdi e frutti maturi
al suolo l'odore del fieno
ristora al passaggio il respiro


Il garbino
Improvviso s'alza
il garbino pomeridiano
folate di vento cocente
allentano il sonno
piegano le membra
scombussolano la mente
vampate dal canale
saturano l'aria
s'alza stordito il giovane


Ore cinque del pomeriggio
Il sole versa i raggi
sull'increspato mare
russano sugli sdrai i villeggianti
rosei
violacei
il giovane sopra i tavoli
piatti
posate
bicchieri
apparecchia per la cena
dei signori villeggianti
 

Ore sei della sera
Scompare il sole
dietro gli alti hotel
la spiaggia resta in ombra
chiusi sdrai e ombrelloni
pian piano nelle camere
tornano i villeggianti
pronta al tavolo privato
la famiglia padronale
attende l'assaggio della cena
e il giovane serve
le calde pietanze


Ore sette della sera
S'odono provenienti dal giardino
note musicali
prove di brani
dell'orchestrina che allieterà
la festa della sera
suona la campanella
con sgargianti abiti
i signori villeggianti
s'apprestano a cenare
e il giovane serve
le calde pietanze
dalla cucina alla sala
avanti e indietro


Ore otto della sera
Nel riordino della sala
la fatica incalza
nelle braccia
nelle gambe
stanco il giovane
sparecchia e spazza
mentre le donne stagionali
nel lavandino del lavaggio
lavano
sfregano
asciugano
e riordinano la cucina


 

Ore nove della sera
Sopra il tavolo
nel retrocucina apparecchiati
gli avanzi della cena
dei signori villeggianti
gli stagionali siedono
riprendono le forze
e sgranocchiano il pasto
poi i rifiuti organici e inorganici
chiusi nei sacchi neri
depositano dentro i bidoni


Ore dieci della sera
Per terminare il lavoro
il giovane serve
tra i tavoli del giardino
bibite fresche
e caffè caldi
al suon dell'orchestrina
roteano in coppia
i signori villeggianti
nella piccola pista
tra risa e sorrisi in festa


Ore undici della sera
Finita la giornata di lavoro
sale le scale il giovane
e dal letto del buio dormitorio
ode provenire dal viale
armonia musicale
della colonna sonora
del film in proiezione
nell'arena cinema
scorrono nella mente
le immagini in movimento
poi il fascio di luce si spegne
e nel silenzio s'addormenta


 

La catena di montaggio
Libro di poesie autoedito
nel mese di aprile 2022

 

Sinossi del libro "La catena di montaggio"
A ferro di cavallo
la catena di montaggio
L'ingranaggio
smuove i carrelli
davanti agli occhi
Lungo il binario d'acciaio
sotto file di neon
nell'aria densa
di fumi artificiali
Operai e operaie
apprendisti operai
e apprendiste operaie
lavorano come automi
Gestiscono una piccola porzione
della lavorazione della scarpa
Sempre la stessa
Con gesti delle mani
sempre uguali
Rosino Maranesi
 

Il reparto catena di montaggio
In un dei capannoni
di fabbriche di scarpe
nel reparto catena di montaggio
lungo il binario d'acciaio
File di carrelli
file di macchinari
Pieno di forme
di sottopiedi
di tomaie
di suole
di tacchi
di chiodi
di sivelle
di martelli
di pinze
di pennelli
di cava chiodi
di carte vetrate
di lingotti di cera
di spalma adesivi a pompa
di bidoni di colla
di bidoni di mastice
di bidoni di coloranti
Sotto file di neon
di miscugli di polvere
di aerei fumi acidi
Lavora da apprendista
operaio cavator di sivelle
il nostro giovane


Nella valle del fiume Aso
Visse il nostro giovane l'infanzia
nella marchigiana
collina di Carassai
Paese dai pendii infittiti di verde
rubicondi di sole
che filtrava nella macchia
attraverso fessure dorate
Ombre formate da frasche
cespugli tra spini ed ortiche
fusti inspessiti e rigonfi
rampicanti in scalata continua
al districo di ramoscelli ondulati
verso il rigoglioso giardino
E dal castello vecchio
le case una sull'altra
in fila assestate
in bilico lungo la costa
che guardava verso il fiume
disteso in ampie spalle


Lungo la sponda del fiume Aso
Ai piedi della costa
lungo la sponda boschiva
il fiume scorreva
tra i gorghi
d'acqua limpida
tra i levigati ciottoli
Tra i rovi e i piccoli viottoli
spaziava il nostro giovane
Pien di gioia
e di frementi palpiti
candida luce illuminava


Verso la piana del fiume Rio Salto
In un dei primi giorni
del mese di giugno dell'anno
mille e novecento sessantatré
Il nostro giovane
lasciò amici e parenti
e partì con la famiglia
di notte in fuga
La luna illuminava il buio
e lungo i fossi le lucciole
passavano veloci
davanti agli occhi
Dalla cabina del camion
stretto al ronfo lento
passarono ore e ore
prima che il sole all'alba
pian piano di raggi
inondasse la Romagna
Nella piana del fiume Rio Salto
fiorente d'industria calzaturiera
arrivò a San Mauro Pascoli


Il paese di fabbriche
Una piana distesa
lungo il fiume Rio Salto
che guarda verso il mare
Nel paese urlano le sirene
Inizia nelle fabbriche
un barrir e ruggir di macchinari
S'impregnano le vie
d'acri odori di mastice
di fumi di raschiamento
di pelli conciate
Nuove
lucide
colorate
Da animali scuoiati
per nuove scarpe


Lungo la sponda del dolce fiume Rio Salto
A passi incerti
cammina il nostro giovane
Tra spazi e piccoli viottoli
rasenti i gorghi d'acqua torbida
Tra alberi di pioppi
arsivi e impantanati
incisti in sacchi neri di plastica
scoloriti e macerati
Tra gli scarti di pellami conciati
e segatura di suole raspate
sparsi sul greto d'erba ingiallita
Rattrista il giovane
l'ampia visione
di artificiali putridi
E scivolano i profumi
fra i rifiuti fumanti
marciscono le sementi


Chiuso nel capannone
Chiuso nel capannone
lavora il nostro giovane
Lungo la catena di montaggio
alla luce dei neon
Tra sivelle e cava chiodi
polvere e fumi acidi
Chino davanti
automatici carrelli
con gli occhi fissi
E rimpiange i giorni liberi
Quando con gli amici
correva all'aria aperta
lungo i viottoli
sulla sponda del fiume Aso
Tra i rovi di spini
di frutti di more
un ampio spazio
aperto al sole
Stesi sul botro nudi
prati fioriti ai bordi
tuffi nel gorgo e spruzzi


La festa del paese
Rumor di tuoni in fumo
luci e colori
si spargono nel cielo
La festa è già finita
Chiudono le bancarelle
chiude la giostra
resta muta la piazza
C'è qualche cane che razza
tra carta e latta
e dietro va la vecchia
che di cartoni
rassetta la carretta
L'ora è già tarda
l'angoscia assale
il nostro giovane
Già pensa all'indomani
Al lavoro ripetitivo
lungo la catena di montaggio
ai gesti sempre uguali


La catena di montaggio
A ferro di cavallo
la catena di montaggio
L'ingranaggio
smuove i carrelli
davanti agli occhi
Lungo il binario d'acciaio
sotto file di neon
Aggrovigliar di mani
ruggir e barrir di macchinari
nell'aria densa
di fumi artificiali


I lucenti macchinari
Di ferro e acciaio
i lucenti macchinari
Nulla pensano
nulla dicono
Ruggiscono e barriscono
in ritmo sempre uguale
In fila ordinati
lungo la catena di montaggio
Sotto un sole artificiale
 

Lungo la catena di montaggio
Lungo la catena di montaggio
gli operai e le operaie
gli apprendisti operai
e le apprendiste operaie
ognuno al proprio
posto di lavoro
Muovono le mani
con uguali gesti
sempre gli stessi
Gestiscono per ore
una piccola porzione
della lavorazione
Sempre la stessa
Ripetitiva
faticosa
monotona
e noiosa


Inizia la giornata lavorativa
Urla la sirena
L'ingranaggio
sposta i carrelli
lungo il binario
della catena di montaggio
Operai e apprendisti operai
operaie e apprendiste operaie
ai propri posti
misurano il ritmo
i tempi di lavoro
E in automatico
con mani veloci
e gesti sempre uguali
come automi
eseguono la lavorazione


L'operaio preparatore
Il preparatore
primo operaio
della catena di montaggio
dispone sui carrelli
la quantità di paia per taglie
Sul primo carrello due paia
due paia ogni carrello
Di forme
di sottopiedi
di tomaie
di suole
di tacchi
Un carrello dietro l'altro
Quattro forme
quattro sottopiedi
quattro tomaie
quattro suole
quattro tacchi
 

L'apprendista operaio al premontaggio
Prende l'apprendista il sottopiede
coi chiodi sulla forma imbrocca
Col pennello il mastice bianco
sul bordo sottopiede spalma
sul bordo tomaia spalma
E i carrelli passano
a ritmo costante
lungo la catena di montaggio


L'operaio montatore
Batte
batte
Monta
monta
Dalle dita le sivelle in bocca
Con la pinza a martello
la pelle tira forte
aderisce la tomaia alla forma
sul sottopiede la rivolta
dai denti stretti prende la sivella
La batte
la incurva
la schiaccia
sul fondo forma
Con la lingua trita
impastata da sivelle
Batte
batte
Monta
monta


L'apprendista operaio cavator di sivelle
La forma nella mano
la tomaia già montata
Conficcate le sivelle
al fondo forma
curve
schiacciate
Il nostro giovane
Annaspa
annaspa
Con il cava chiodi
raddrizza le sivelle
Ringhian
ringhian
automatici carrelli
affossati gli occhi fissi
Cava
cava le sivelle
 

L'operaio ribattitore
Barrisce
barrisce
la ribattitrice urlante
Il ribattitore
alla macchina lucente
con larghi perni caldi
leviga la tomaia
sulla forma aderente
Con la ruota dagli anelli d'acciaio
Batte
spiana
modella
E i carrelli passano
a ritmo costante
lungo la catena di montaggio


L'operaio raspatore
Rullo rotante
cinto da grossa carta vetrata
Alla macchina raspatrice
il raspatore raspa la tomaia
aderente al sottopiede
sul fondo forma
Raschia
sfilaccia
scarnisce
Nuvola nera
scintille
polvere bruciata
Stordita la mente
Ansima
soffre
Urla muta


L'apprendista operaia spalmatrice di mastice
L'acre mastice giallo
sparge acidi vapori
Schiuma
sbava
Spalmato attacca
Narici
gola
occhi
Erutta vapori
effluvio dai pori
Esala calura
la mente di lava
Spalma la spalmatrice
Spalma
spalma
spalma
Pien di mastice le mani
 

L'operaia attacca suole
S'asciuga il mastice
spalmato sulla suola
e sul fondo forma
L'attacca suole
le unisce e le appiccica
Con la para pulisce
cancella le macchie
sulla tomaia lucida


L'operaio pressatore
Gonfia e sgonfia
Gonfia e sgonfia
la macchina pressatrice
Pressa la suola
alla tomaia sigilla
Il pressatore
con gesti delle mani
sempre uguali
Aggancia e sgancia
Aggancia e sgancia


L'operaia inchioda tacco
Alla macchina inchiodatrice
l'operaia
pressa il tacco
di strati di suola
sul fondo suola
Con il piede sulla leva
Alza e batte
Alza e batte
L'inchiodatrice con piccoli chiodi
inchioda il tacco
 

L'operaio fresatore
La fresatrice stritola la suola
Sul fresatore inerme
spruzzi di segatura
Il viso imbiancato
la bocca serrata
narici otturate
Rugge la macchina
mentre sagoma
la suola sulla forma


L'operaio sformatore
La macchina sformatrice
sparge calura
Lo sformatore
sul perno cocente
lucida la suola
nel solco fresato
con liquida cera
Acriliche le mani
Secche le labbra
Arsura in gola


L'operaio pomiciatore
Sulla macchina pomicino
gira veloce il platorello
con fine carta vetrata
Il pomiciatore
il fondo suola
e il tacco raschia
Polvere s'alza
avvolge il viso
in una maschera bianca
 

L'operaio spalmatore di colorante
Sul fondo suola e il tacco
lo spalmatore spalma
col pennello il colorante
Schizzi di liquido
penetrano sulle nude mani
Nelle narici sale
l'acre vapore chimico
invisibile nell'aria


L'operaio spazzolatore
Spazzole rotanti
Alla macchina spazzolatrice
lo spazzolatore
sparge cera solida
sulle spazzole
Lucida la tomaia
il fondo suola e il tacco
Punge la polvere di cera
Arrossisce gli occhi
Annebbia la vista


L'apprendista operaia e le operaie guarnitrici
Le ultime tre lavoratrici
della catena di montaggio
Timbrano il numero
sul fondo suola
Tolgono la scarpa dalla forma
Timbrano la tallonetta
Puliscono
stirano
apprettano
lucidano
e inscatolano le scarpe
 

Finisce la giornata lavorativa
Urla la sirena
L'ingranaggio ferma
la catena di montaggio
S'arrestano i macchinari
S'armonizzano le mani
gli operai
gli apprendisti operai
le operaie
le apprendiste operaie
Si spengono le file di neon


Nel capannone l'ora di uscita
Il sole lancia gli ultimi bagliori
prima di rifugiarsi dalla vista
Nel capannone l'ora di uscita
Le lavoratrici e i lavoratori
ripercorrono la solita rotta
In fuga la luce
ritaglia la campagna
con gli ultimi sprazzi
pallidi nell'ombra


Orme vuote
Già le nuvole
han primeggiato in cielo
Le ombre svanite
in tempo fatto piano
Rincorse
salti
ruzzoli sereni
Grida di bimbo
perse in un baleno
La luce fitta
si è marcata al suolo
Lasciando vuote
impronte sul terreno
 


 

La Fabbrica
settembre 2020

Sinossi del libro "La fabbrica".
Nella raccolta di poesie “La fabbrica”, descrivo l’esperienza lavorativa come apprendista calzolaio, iniziata nell'estate del 1963, a 13 anni e poi proseguita come operaio, nell’industria calzaturiera di San Mauro Pascoli (FC).
Lavoravo in stanze chiuso, alla luce dei neon, tra i miscugli di colla, di mastice,
di polvere, di pelle conciata, d’aerei fumi acidi e il sole vacuo, muto dietro ai vetri, serrato dentro, natura morta di deserto.
Rosino
 

La fabbrica
Ferreo onnipotente estremo
rullo rotante
che sgrana e stralcia
in velocità costante
ad una ad una la fila passa
sotto gli occhi stanchi
polvere nera s'alza
e carne rode
la macchina lucente
che nulla dice nulla pensa
ronza e stride
in ritmo sempre uguale
oh pollice contratto
oh mano disarmonica e ferita
lascia cadere
quel che stringi ed odii
e trita i nervi
della tua mente stanca
rivolta la schiena
e canta forte
sovrasta i rozzi suoni
che ti opprimono
scagliati contro
come folle infuria
nella fabbrica
curvi ruffiani
dediti a leccare i piedi
al buon benefattore
nuove macchine lui
comprerà domani e tu
lo aiuterai a far carriera
ma la sua sete
inaridirà pian piano
la tua vita


Alla luce dei neon
Chiuso in fabbrica
alla luce dei neon
tra i miscugli di colla
di mastice di polvere
di pelle conciata
d'aerei fumi acidi
e il sole vacuo
muto dietro ai vetri
serrato dentro
natura morta
di deserto
 

Sirene di fabbriche
Urla di sirene
dalle fabbriche
ammorbano le vie
pregne d'acri odori
di mastice e pelli
scuoiate di vitelli
nei mattatoi pianti
per nuove scarpe


La manovia elettrica
A ferro di cavallo
la manovia elettrica
l'ingranaggio s'accende
smuove carrelli
davanti agli occhi
aggrovigliar di mani
ruggir di macchinari
gesti sempre uguali
nell'aria densa
di fumi artificiali


La lavorazione della scarpa, nell'industria calzaturiera di San Mauro Pascoli, dal 1963. Dalla poesia "Il taglio", fino alla poesia "La lucidatrice", ogni singola poesia descrive un posto di lavoro, che si snoda lungo la manovia elettrica.


Il taglio
Taglia pelle conciata
nuova lucida colorata
spingi trincetto
arcuato avvolgi
scava nervi sfrangia
forma liscia
d’inerme vitello
morbida tomaia


Con le sivelle in bocca
Batti batti la sivella
dalle dita sulla bocca
sulla pelle tira forte
aderisci la tomaia
sulla forma imbrocca
con la lingua trita
impastata da sivelle
batti batti
monta monta


Il cava sivelle
La forma nella mano
la tomaia già montata
mugge mugge
scorticata con sivelle
curve schiacciate
annaspa annaspa
raddrizza le sivelle
ringhian ringhian
automatici carrelli
affossati gli occhi fissi
cava cava le sivelle


La ribattitrice
Rugge rugge
la ribattitrice urlante
sirena latrante nell'aria
satura di chimica
la macchina lucente
con perni surriscalda
leviga la tomaia
sulla forma aderente
la ruota dagli anelli
d'acciaio batte
spiana modella
e i carrelli passano
a ritmo costante
lungo la manovia


Il finisaggio
Rullo rotante
grossa carta vetrata
raschia la pelle
sgrana sfilaccia scarnisce
nuvola nera scintille
polvere bruciata
stordita la mente
ansima s’incrina
soffre reprime
urla muta


L'inchioda tacco
La macchina pressa
il tacco di legno
rivestito di pelle
alla tomaia raschiata
sulla forma montata
con piccoli chiodi
l’inchiodatrice
alza e batte
alza e batte
l'inchioda tacco


Lo spalma mastice
Acre mastice pungente
appiccica la suola
sulla pelle raschiata
spalmato attacca
narici gola occhi
erutta vapori
effluvio dai pori
esala calura
la mente di lava
masticiate le mani
inermi sulla forma


L'attacca suole
Sparge acidi vapori
il mastice giallo
impecia le mani
schiuma sbava
attacca la suola
alla pelle scarnita
la para pulisce
cancella le macchie
sulla tomaia lucida


La pressatrice
Gonfia e sgonfia
pressa la suola
alla tomaia sigilla
pressa pressatrice
gesto sempre uguale
pressa sgancia
pressa sgancia


La fresatrice
La fresatrice stritola la suola
spruzzi di segatura
il viso imbiancato
la bocca serrata
narici otturate
rugge la macchina
mentre sagoma
la suola sulla forma


La sformatrice
Perno caldo sformatrice
lucida la suola
nel solco fresato
di liquida cera
sparge calura
acriliche mani
labbra arsura


Il pomicino
Gira veloce platorello
con fine carta vetrata
fondo suola
raschia leggera
polvere bianca
s'alza circonda
il viso aggroviglia
la mente attorciglia


La lucidatrice
Spazzole rotanti
lucidano il colorante
liquido spalmato
sul fondo suola raschiato
cera s'infissa agli occhi
polvere smalta
ramificata svetta
rapina punge
annebbia la vista


L'ora d'uscita
Il sole lancia
gli ultimi bagliori
prima di rifugiarsi dalla vista
annuncia la sirena
nelle fabbriche
l'ora d’uscita
gli operai stanchi
e rotti di fatica
ripercorrono la solita rotta
in fuga la luce
ritaglia la campagna
con gli ultimi sprazzi
pallidi nell'ombra


Scarichi di fabbriche
In bilico canneggio
tra schiume e scarichi
di fabbriche nel fiume
tra spazi e piccoli viottoli
rasenti il fosso marcio
tra alberi arsivi
e impantanati incisti
in sacchi di plastica
scoloriti e macerati
e il materiale infligge
artificiali putridi
che l'occhio incastra
e l'ampia inquadratura
ritorce il frutto
di passati giorni
quando correvo
lungo i campi
fioriti in orti immerso
i nidi in cespi
verdi rami
al sole rilucenti
in seme di candore
limpido scorreva il fiume
ma scivolano i profumi
tra i rifiuti
e le sementi
marciscono fumanti


Apprendista a 13 anni
Lavoro da apprendista
calzolaio a 13 anni
in fabbrica in manovia
mentre tra spazi
all'aria aperta gli amici
corrono lungo il fiume
tra rovi viottoli
stesi sul botro nudi
prati fioriti ai bordi
giunchi flessuosi in arco
tuffi nel gorgo e spruzzi
recluso in stanze chiuso
alla luce dei neon
tra mastice colla
polvere nera e fumi acidi
chino davanti
automatici carrelli
con gli occhi fissi


La festa è già finita
Rumor di tuoni in fumo
luci e colori si spargono nel cielo
la festa è già finita e con la giostra
tutte le bancarelle fan riposta
resta muta la piazza
c'è qualche cane che razza
tra carta e latta
e dietro va la vecchia
che di cartoni
rassetta la carretta
l'ora è già tarda
l'angoscia m'assale
già il pensiero
torna all'indomani
al chiuso della fabbrica
ai gesti sempre uguali
prostrato e rosto dentro
da rami aggrovigliati
la via del tutto assente


Il tempo del lavoro
Dai capannoni desolati
tra ferro e acciaio
di manovia carrelli
macchinari file di neon
cataste di pellami
volo col pensiero
in pendii infittiti di verde
rubicondi di sole
che filtrava nella macchia
attraverso fessure dorate
ombre formate da frasche
cespugli tra spini ed ortiche
fusti inspessiti e rigonfi
rampicanti in scalata continua
al districo ramoscelli ondulati
verso il cielo
percorso da forme e figure
in un mare tranquillo
ma era giunto
il tempo del lavoro
in anticipo arrivata
l'estate non desiderata
la primavera era finita


Carpito ai grandi spazi
E gorghi nel fiume orlati
frescura in fiori schiusi
profumo ai sensi ispirava
gioia e frementi palpiti
candida luce illuminava
e l’odor d’erba tagliata
gonfiava il respiro sazio
rincorse gioiose su
e giù nei dirupi
silenzi notturni
al canto dei grilli
carpito ai grandi spazi
di giochi a ciel sereno
in luogo chiuso in fabbrica
lungo la manovia elettrica
piantato alla lucente
macchina infernale
l’udito martoriato
da ruggiti sempre uguali
e i carrelli passano
davanti agli occhi stanchi
polvere nera m’avvolge
sotto un sole artificiale


Manovia elettrica senza regole
L'ingranaggio
smuove i carrelli
lungo il binario
della manovia elettrica
scandisce il ritmo
i tempi di lavoro
il padrone lo gestisce
da una semplice manopola
velocizza e rallenta
senza nessuna regola


Luce verde libero
E la manovia
in ritmo continuo
sposta i carrelli
davanti agli occhi
con mani frenetiche
aumento lo sforzo
sopravanzo il mio posto
raccolgo minuti
ora che la luce
sopra il bagno è verde
di corsa vado
e di corsa ritorno
di nuovo al lavoro


I ruffiani
Servi del padrone
lecchini sempre chini
spioni e mentitori
dediti a leccare i piedi
ai buoni benefattori
i datori di lavoro
i nuovi padroni


I nuovi padroni
Cartacce accatastate
nella stanza segreta
la stanza del bruciatore
fatture in nero
tasse non pagate
a rimpinguare il lucro
dei datori di lavoro
i nuovi padroni
nati per comandare
coperti da commercialisti
senza etica professionale


Domenica già programmata
La domenica
unico giorno di festa
aspetto il giorno che venga
e mi porti in libere onde
ma è ancora inventiva
di chi c'imprigiona
e ci inonda la vista
di vuote illusioni
materiali bisogni
nuovi giorni saranno
vecchie storie passate
ripercorsi da truppe
di nuovi padroni


Orme vuote
Già le nuvole
han primeggiato in cielo
le ombre svanite
in tempo fatto piano
rincorse salti ruzzoli sereni
grida di bimbo
perse in un baleno
la luce fitta
si è marcata al suolo
lasciando vuote
impronte sul terreno


All'orizzonte
Persi i primi accenti mattutini
il giorno passa
in uguale sembianza
e svapora all'orizzonte
rosso di vergogna
conscio del carico
umano di disuguaglianze

 

 

 

 

 

 

Occhi d'aurora
poesie dedicate a mia madre,
settembre 2019

Sinossi del libro "Occhi d'aurora" poesie dedicate a mia madre.
Nel libro di poesie "Occhi d'aurora", m'immergo col pensiero dentro l'aurora per descrivere gli occhi di mia madre malata di alzheimer, le cui ceneri ho disperso nel mare, nel molo di levante di Bellaria Igea Marina (Rimini), che libera dal corpo materiale, con le pupille (termine scientifico), con le bamboline (termine letterario), vive e vola sul mare: nell'alba d'aurora, al sorger del sole, al tramonto, con la luna argentea.
Rosino


I tuoi occhi nascenti
Avvolte le pupille
nel fluido del mare
aprono al primo raggio
i tuoi occhi nascenti


Tempo senza orario
I tuoi occhi
liberi dal corpo
escono fluidi
liberi e leggeri
vivono sul mare
nel tempo
senza orario


I tuoi occhi liberi
Con le pupille
i tuoi occhi volano
liberi dal corpo
dentro l'aurora
avvolti nei colori
assorbono sensibili
la scia luminosa
fluttuano leggeri
sopra il mare roseo
 

Le tue bamboline
Le tue bamboline
nelle iridi vivono
felici nelle culle
colorate giocano
agili in allegria
girano in circolo
giostrano tra i raggi
di luce naturale
al sole che sparge
bellezza sul mare
 

Nella magica luce
Le bamboline
splendono di gioia
si rispecchiano nella luna
che brilla radiosa
sul mare striato di stelle
si animano felici
nei raggi argentati
benevoli tranquilli
si rigenerano
si rinfrescano
nella viva magica luce
 

Poesia libera
La tua poesia
nasce libera
senza interpunzioni
dentro i versi
con il canto della voce
le parole scritte
escono dalla pagina
ricevono la vita
volano sul mare in libertà


Nel silenzio dell’alba
Sopra il molo
contro il mare
il silenzio dell'alba
trasmette atmosfera
dentro l'aurora
in viaggio visivo
in liberi versi
i tuoi occhi descrivo


Dentro la natura
Nelle pupille
vive la poesia
viaggiano insieme
creano immagini
emozioni musica
fuori dai rumori
dentro il canto
della natura


Occhi rapiti
In un mare specchio
del terso cielo blu
fili di raggi
imporporano l'aria
una prateria rosata
all'orizzonte appare
e nel fresco silenzio
nei tuoi occhi rapiti
il sole i suoi occhi apre


Dentro l'aurora
Luce della visione
le pupille pulsano
si contraggono
si dilatano
emanano emozioni
sul mare all'alba
dentro l'aurora


Nell'aurora di pace
Il canto dell'alba
annuncia la luce
nel mare calmo
terso l'orizzonte
al risveglio del sole
con ali in volo
le pupille planano
nell'aurora di pace
silenzioso luogo
sereno spazio puro
dai tenui delicati
candidi rosei colori
dai freschi profumi
 

In voli di danza
Come farfalle
in voli di danza
volano le pupille
serene sul mare
con ali leggere
arpeggi in armonia
tra profumi
colori e suoni
della natura
 

Occhi contro il cielo
Esce la luna dal mare
fresca nella notte
argentea ascende
verso le stelle
pura visione
magica si apre
nelle pupille incantate
con gli occhi contro il cielo


Luna stellata sul mare
Sensibili pupille
illuminano gli occhi
di luce stellata
quando la luna argentea
dal limpido cielo
riflette i suoi raggi
la notte sul mare
 

Occhi d'aurora
Dall'oscurità s'apre
la visione alla luce
fuoriesce dal mare
brillante bagliore
le pupille assorbono
l'esplosione di raggi
spargono nelle iridi
l’intensità modulano
modellano i colori
creano nei tuoi occhi
naturale aurora
 

Occhi ispiratori
Sono i tuoi occhi
dei versi ispiratori
nelle iridi
vivono le pupille
sorgenti di luce
per le poesie


Ammirata la luna
Sopra un mare
di luci brillanti
vivono le pupille
ammirata la luna
con occhi sereni
argentee le illumina


Le isole delle iridi
Dalle isole delle iridi
le pupille argentate
nella notte salgono
a scintillar di stelle
il cielo dei tuoi occhi


Dalla fonte del sole
Le vive pupille
dalla fonte del sole
di luce naturale
donano la visione


Pupille sempre in fiore
Specchio dei tuoi occhi
le nitide pupille
senza tempo rifioriscono
vivono sul mare
sempre in fiore


Poesia magica
Con la luce dei tuoi occhi
si apre nella mente
un luogo illuminato
spazio senza tempo
poesia magica


Raggi di viva luce
Intenso bagliore
i tuoi occhi vivaci
sensibili perle
raggi di viva luce


Nell’alba d’aurora
Le bamboline
giocano con la luce
dentro suoni
immagini profumi
in silenziosa armonia
nell'alba d'aurora


Occhi argentei
Nelle pupille
la luna argentea
al risveglio del sole
si guarda si sveste
e nel brillante velo
i tuoi occhi riveste


Al canto del sole
All’alba l’aurora
si specchia sul mare
avvolge i tuoi occhi
al canto del sole


A mia madre
Lungo i calanchi
a trascinar fascine
le braccia corrose
dal duro mestiere
col fascio dell'erba
curva sulla schiena
la fronte rugosa
grondante di sudore
e verso sera
al ritorno in paese
mentre la luna
le ombre ravviva
in braccio nascosto
fra i caldi capelli
al suono del cuore
abbracciato a mia madre


Davanti al focolare
Curva mia madre sfrega
panni sudati e fango
al lume del crepuscolo
nel comune lavatoio
al freddo e gelo secchi
rami sul fuoco acceso
gambe al calore rosse
davanti al focolare
 


 

Alba senza luce
Ottobre 2019

Sinossi del libro di poesie "Alba senza luce".
Nel libro di poesie “Alba senza luce”, in percorso notturno lungo la riviera riminese viaggio, alla luce artificiale dei lampioni lungo i viali, tra prostituzione, locali notturni e discoteche fino all’alba e prima che l’aurora, inalitante nei profumi eliminati dai vapori dell'alcol, scompaia nel sole che sale, sbianco e accecato, come vampiro, rifuggo nella tana a non bruciare, in apnea dal sole al riparo.
Rosino.

Affascinante notte
Rotti gli indugi canto
accolto con ebbrezza
da luci artificiali
riflesse dai lampioni
sul viso scolorito
dei corpi intrisi i versi
in argini rigonfi
di volti sconosciuti
armonica vibrante
candida ed avvolgente
affascinante notte
 

Viso contro viso
L'alba s'incunea al giorno
scivola la sera
le luci si colorano
l'aria si rasserena
prorompe nella mente
un'orgia di visioni
in ebbrezza nella notte
ritrovo le emozioni
nel viso contro viso
la vista irraggia il cuore
batte combatte esplode


Occhi negli occhi
Di giorno il corpo muore
rotola senza emozioni
libero da vincoli
nella notte ritrovo
un’iride di colori
e immerso dentro ai sensi
depongo dolcemente
il capo sul tuo grembo
nelle pupille assorto
occhi negli occhi


Labbra su labbra
Svanisce la notte
il sole sorge
da girasole seguo
la fonte di luce
rossa di calore
di brace le labbra
acceso m’irradio
labbra su labbra
 

Alla luce dell’alba
La sabbia infuocata
la spiaggia un vocìo
la pelle raschiata
dall’acqua salata
elimina i segni notturni
e la sera addolcisce
con tiepida brezza
depone nel grigio le forme
nell’ora raccolta del sonno
al fruscìo delle onde
due corpi negli occhi
in trasporto coinvolti
al suono di versi fluttuanti
e il chiaro avvolge i due volti
prendono forma i dettagli
svelati alla luce dell’alba
 

Notte
Sei la musa
dei versi ispiratrice
la compagna di viaggio
sensuale e tenebrosa
nel grembo accogli
tremule parvenze
in cerca di calore
ombre di vita


La discoteca
La discoteca pregna
partoriva l’inferno
tuonavano le note
con alito di ferro
euforica la carne
paziente incanalavo
veleno dalle labbra


Cadenti luci
Latrine impomiciate
grumi nebbiosi
dal rotto festoso
clamor del mattino
il frastuono prorompe
mentre l’udito adempie
ad un computo
straziante e cavo
resti impietriti
lente sommesse
cadenti luci
offuscate dal sonno
in languidi visi
negli occhi già spenti


In posizione fetale
Chiusa la notte all’alba
di fumi alcolici l'aria gonfia
gli occhi silenziosi e spenti
alle luci del giorno
tutto intorno un tramonto
buia la festa al ritorno
nasce innato istinto
in riposo il corpo pone
in posizione fetale
 

La volgare demenza
Profumi senza essenze
cumuli di macerie
nessun lampo che squarci
la volgare demenza
gesti ruggiti smorfie
e tanta melma
mentre il sole li illumina
il fango li snerva
e con l’inutile giorno
cresce l’indifferenza
 

Lungo i viali
Lungo la strada file di luci
portano al folle urbano
ed è già l’alba
l’aria bruma di odori artificiali
combina l’armonia
con l’onda che rappezza
i buchi dell’arsura
pagliacci in circolo festanti
senza nessun ritegno
snervati nel piacere
in tutti i modi pronti
a soddisfare i sensi
e convertire in smorfie
il vuoto interno


Al lume dei lampioni
Nell’ora pesante del sonno
inerpicata al lampione
azzoppata da fari abbaglianti
vestita di panni leggeri
la bocca rabbiosa
attanaglia un candido filtro
ed il fumo stagnante sul volto
vela le gote
infossate dal freddo
vicino cani randagi annusano
sventrano e sbranano in un sacco
i resti remoti di un pasto
 

Corpi inermi
In fila come statue imbalsamate
il fumo le calcina nei sorrisi
le maschere che lente s’aprono
su rughe di dolore ammutolito
colmano negli sguardi il vuoto
da fasci intermittenti illuminati
di luci sfavillanti sussultanti
rimbalzano sui corpi inermi


Alba senza luce
Riverso sulla strada rintronato
di luci artificiali pieno dentro
la luce naturale mi ferisce
entrando da nemica dentro i sensi
fatti stantii i suoni giornalieri
il sole mi travolge
svelando tutti i veli
ossificato nei turbini malato
carico in carne gialla demolito
due rami le gambe senza foglie
l'autunno dai colori arrugginiti
succhiato nella morsa dell'inverno
grigio tarlato e dai raggi sbianco
sfuocati i tratti ispidi del volto
assolato dal giulivo corso del giorno
inalitante nei profumi
bruciati dai vapori dell'alcol
e di nuovo nel bozzolo ritorno
come larva di giorno ad aspettare
il buio di nuovo per uscire
come farfalla notturna ad osservare
appiccicato al lume dei lampioni


Corpi in vendita
L’incedere per tratti
l’irto sentiero notturno
in luoghi senza gioia
d’incontro ultimo giro
in sana mente offuscata
dall’ebbrezza dei sensi
all’alcol detriti resti
nudi corpi a scelta
senza pace confitto
nel solco di raucedine
tra i gangli boschivi
al solito ringhiar
tra i morsi accesi
del rosso sangue richiamo
dopo l’esasperato orgasmo
alla quiete dei sensi
 

Nuoce alla vista il giorno
La notte reclina
il cielo cangia volto
per delicati petali
nuoce il giorno
e le sbiancate gote
rosseggianti ai raggi
che le increspa
lo stelo s’inchina
al sole che lo acceca


Rossa fiamma la luna
Nel blu cupo del cielo
bianchi corpi lucenti
occhi sguardi incantati
tutt’accesa la luna
rossa fiamma consuma
dentro l’alba scolora


Sbianco dal sole
Destano al canto
gioioso gli uccelli
sui rami nei viali
al richiamo del giorno
la luna si sveste
sui languidi sguardi
sugli occhi appannati
bianca al riposo
ed il corpo denso di umori
carico di sete
rosso di passione
rabbrividisce al chiaro
sbianco dal sole


L’armonia
Sciolta l’armonia
del fluido caldo
la cerco per vicoli
una bolgia dal mare
d’impatto l’incontro
sconvolta e smarrita
svanisce nel nulla
un’oasi l’alba
il giorno l’inferno
il passo s’arresta
corruga e ispessisce
s’annebbia la vista
vuoto il pensiero
le forze dileguano
m’intorbido dentro
nella mente offuscata
vagano senza senso
particelle impazzite
in un vortice lento


Ritorno verso il sole
L'orologio insensibile annunciava
la notte in un istante via volata
l'alba già svanita
paura del ritorno verso il sole
l'irraggiamento era assoluto
doppiate dalla vista le persone
il corpo meccanico avanzava
un brulichìo di forme
sulla spiaggia unite
uno sull'altra unte
ai raggi di un sole d'allegria
ferito nella vista nascondevo
nei panni della notte
vuote membra
e invalido vagavo
nel buio della mente
 

Il sole come al solito s'alzò
Il sole come al solito s'alzò
scolpendo ruvido
i tratti malati del volto
una fitta dentro tagliava
tutti i residui tumulti
la giornata rumorosa s'inoltrava
verso lidi di allegria assoluta
caduto in frantumi
con fatica mi rialzavo cercando
qualche piccolo frammento
nell'onda che pian piano mi portava
in riva al mare gonfio di risa
 

In meteora muore
Son tutte spente le luci del corpo
incerto percorro il ritorno
ragnatela filata d'incroci
la vista s'impiglia al pensiero
ai raggi del sole si sfrangia
pulsa il sangue frenetico scorre
burrascoso m'agito dentro
nei nervi sfuoca l'ardore
l'aurora della limpida alba
pian piano si spegne
in meteora muore
 

In luci senza sole
Quando indolente
il vizio resta in uso
unghie confitte
profumi colti a principio
chiaror buio
gemiti e sorrisi
senza passione
occhi attutiti
dall’inesistente ardore
mentale stridulo
in soffocante bollore
perduto filo
nel recinto incolore
risveglio
in luci senza sole


All'alba
Sotto lampioni spenti
schegge di vita
lungo i viali all'alba
larve sparse
nel buio sbianco di nebbia
figure di carta stampate
sui muri imbrattati
uomini e donne sconosciuti
in fradici sensi avvinghiati
dentro auto in sosta
nell'aria sorda di canti


Alla luce del vino
Il brindar verso sera
alla luce del vino
mi riscalda la mente
e rinfresca le membra
in ritrovo gioioso
tra amici al passaggio
poi nel cuor della notte
in percorso viaggio
nei ritrovi notturni
e al calar del sipario
alle luci dell’alba
in torpore profondo
torna il buio e la mente
in cristalli s’infrange
 

In lontananza il buio
Sui tavoli di notte
fuori bicchieri pieni
di vino rosso esposto
al caldo vento estivo
boccate di tabacco
in nuvole di fumo
blu profondo il cielo
chiazze di forme alate
velano l’occhio nudo
dipinte luci intorno
nel concavo silenzio
in lontananza il buio


Dal sole al riparo
Notturni occhi a decifrare
carichi di passione
in calici il veleno saturato
affondo nel venale spettacolo
e da enigmatico vampiro
ritorno all'ultimo richiamo
dell'alba all'erta al primo chiaro
rifuggo nella tana a non bruciare
in apnea dal sole al riparo


 

Poesie 1

Salmastro vento
Il giorno lungo i cardini attizzava
dal sole la lamiera fatta forno
sospese onde fluttuavano
su strisce di pneumatici rigati
impressi nel disciolto asfalto
ai sedili sudate pelli
raschiate olivastre bruciate
dal vento fatto sale

Vuoto artificiale
Dai botti l'aria rotta
satura di zolfo
al lume dei lampioni
un'allegria sospesa
pieni di punti rossi
all'orizzonte i fuochi
gli alberi sono grigi
nel nero che circonda
l'erba di colore vano
eppure tutto brucia
nel vuoto artificiale

Verso il mare
Sorgiva in fresche acque
dal silenzioso canto
lungo i pendii scoscesi
in frotte riversanti
sempre più ampio è il corso
ed il silenzio prende
voce rumore chiasso
al terminato viaggio
ora giunta dalla madre
cinta da fitte ombre
staglianti in alte mura
e verso l'imbrunire
rifiuti trasportati
galleggiano stagnanti
da ferree braccia scossi
poi che la stanca sorte
riverserà nel mare

Viaggio solitario
Crogiolato in terra
corro in disparte
e rendo i muti sogni
in giorni di contatto
il tempo è sempre ostile
e pigro è il mio malore
forse per patiti umori
di accostamenti inutili
continuo la mia fuga
e ricci in segatura
alimentano il fuoco
di smorzati ardori
mentre la festa inizia
vuoto di dentro
muto di fuori
schivo il contrasto
viaggio da solo

Sul gelido marmo
La luce eclissata
pallore nel cielo
preludio ad un fiume
che vita diluvia
in riva percossa
da ossa di polvere secca
in spore nel corpo s'innesta
rimbomba la stanza
la voce sul viso
rugoso indolore ingiallito
sul gelido marmo

Nella piana
Il sole alza la cappa nella piana
tra spettri alberi la nebbia
nei viali ai raggi si dirada
sull'asfalto la via si svela
grida di bimbi in strada
cinguettio di uccelli in aria
la giornata illuminata si rianima

Di nuovo il sole si alzerà
Nel fervido giostrare coi pensieri
tra i lembi caldi estivi di sudore
gli umori grigi in ruggine autunnali
i gelidi annuvolati inverni scuri
lo sciogliersi dei sensi in verdi rami
in fiore in primavera lungo i viali
albeggia
di nuovo il sole si alzerà

Nel giardino della poesia
Il decespugliatore ronfa e sbuffa
taglia spolpa stritola
l'erba sparsa si mischia
succhiata dal sole
s'affloscia dissecca
dallo spazio di morte
s'esala un profumo
che inebria alla vita

Gocce di primavera
Un velo bianco denso di vapore
immerge nel silenzio la riviera
l'alito notturno congela
fila cristalline sculture
sul muto albero in fiore
all'alba stupore e dolore
mattutino raggio sfora
tiepido sole sbrina
lacrime scioglie
gocce di primavera

House music nel cuore
Azzurre saette
lampi di fuoco
bufera di ritmi
pioggia di note
sibila il vento
striduli acuti
la voce imperiosa
esplode sui flutti
l'onda s'inonda
impetuosa di suoni
fluida scorre
lungo le vene
calma in riposo
s'adagia nel cuore

Vivo manto
Vivo manto nella notte la neve
candida al buio chiarore risplende
specchia nel nero fondo della mente
raggio di pura luce nel silenzio

Sulla riva solitaria
Solitaria e deserta la riva
nel silenzio dell'alba
trasmette alla mente
serena atmosfera
l'orizzonte proietta
sullo schermo del mare
fotogrammi d'immagini
in sequenza dal cuore
trasportato dai sensi
in viaggio visivo
in liberi versi
i tuoi occhi descrivo

La poesia
Furtivo ad osservare
la gioia ed il dolore
della realtà vissuta
in solitario incontro
con l'essere interiore
ritrovo nei ricordi
un fiume di pensieri
che in forma di scrittura
nel bianco foglio espongo
e rileggendo in mente
le frasi si compongono
e col passar del tempo
sfrondo innesto taglio
libero le parole
imprigionate al testo
da interpunzioni e fondo
in fuochi ampi e lenti
in versi la poesia

Il cuore trema
Ripida è la salita
il cielo un soffitto
la brezza svanita
l'ultimo gabbiano
lontano s'inoltra
il vento s'alza
s'infuria urla
l'acqua salina
s'imbruna schiuma
il cuore trema

Davanti al focolare
Curve donne sfregavano
panni sudati e fango
al lume del crepuscolo
nel lavatoio usato
al freddo e gelo secchi
rami sul fuoco acceso
gambe al calore rosse
davanti al focolare

Abbagli
Raggi di luce illuminano la via
la neve scende lenta e silenziosa
orme di passi prima
ora candido brillare luccichio
il vento fischia lungo la canna
del camino che frigge e scalda
davanti al focolare
poi quando gli ultimi tizzoni
senza fiamma rovente hanno fatto
l'uniforme argilla
si riposa al chiarore
eppure sempre più luci artificiali
colpiscono la vista e sempre più
una nebbia fitta e silenziosa
copre di fango e sangue l'irta via

Candido velo bianco
La neve nella notte
lenta scendeva piano
pulviscolo nei vetri
al vento che fischiava
fioriva lentamente
il giorno nella mente
tra i nuvoli furtivo
il sole che arrossiva
nei lembi di sereno
all'improvviso sguardo
candido velo bianco

La fabbrica
Ferreo onnipotente estremo
rullo rotante
che sgrana e stralcia
in velocità costante
ad una ad una la fila passa
sotto gli occhi stanchi
polvere nera s'alza
e carne rode
la macchina lucente
che nulla dice nulla pensa
ronza e stride
in ritmo sempre uguale
oh pollice contratto
oh mano disarmonica e ferita
lascia cadere
quel che stringi ed odii
e trita i nervi
della tua mente stanca
rivolta la schiena
e canta forte sovrasta
i rozzi suoni che ti opprimono
scagliati contro
come folle infuria
nella fabbrica curvi ruffiani
dediti a leccare i piedi
al buon benefattore
nuove macchine lui
comprerà domani e tu
lo aiuterai a far carriera
ma la sua sete inaridisce
pian piano la tua vita

La festa
Rumor di tuoni in fumo
luci e colori si spargono nel cielo
la festa è già finita e con la giostra
tutte le bancarelle fan riposta
l'ora è già tarda ed il pensiero
già torna all'indomani
resta muta la piazza
c'è qualche cane
che razza tra carta e latta
e dietro va la vecchia
che di cartoni rassetta la carretta
ma lontano dove lo sguardo arriva
tremule luci brillan verso il mare
ronzii confusi par si oda
e mi rattrista mi fa rivoltare

Ricordo di primavera
Dopo il gioco e la festa
in riposo giaceva
al riparo dal sole
sotto un albero all'ombra
e il sudor s'asciugava
dall'estrema fatica
mentre soffi di vento
trafiggevan nel petto
l'esil stelo scoperto
lunghi giorni malato
or giace sul letto
attorniato da luci
ceri flebili ombrosi
per la povera scienza
anche il sole è calato
e l'estremo bagliore
che preannunzia la notte
sta spegnendosi piano
con il corto respiro
e una ruga profonda
attanaglia il sorriso
sbarrando la luce
che nel nulla si fissa
quando fuori un'orchestra
di invisibili ombre
vergan tegole e fronde
e lo stridulo suono
raccapriccia il pensiero

Il veliero
Nitido e splendente
riappare all'orizzonte
in un dei giorni limpido e sereno
nutron rispetto le ali del veliero
e il cuore arpeggia in ritmo senza assalti
brevi minuti
poi al mutar del mare
come se dentro un dondolar su nave
l'acqua sommerge e poi ripiega
quindi sommerge e poi ritira
anfratti cupi raggiungo
alfin riemergo e cerco
appiglio solido e sicuro
ma la stanchezza e il tedio
rendono vani i tentativi
partecipe mi lascio trasportar
dal vorticar sempre più forte e muto
fino a cozzare per districare in sogni

Lungo il fiume
In bilico canneggio
tra stringhe ispide e roventi
tra spazi e piccoli viottoli
rasenti il fosso marcio
tra alberi arsivi e impantanati
in rami intrecciati in sacchi
di plastica scoloriti e macerati
e il materiale infligge
artificiali putridi
che l'occhio incastra
e l'ampia inquadratura
ritorce il frutto di passati giorni
or contenuti in lievi cantilene
mimiche antiche che allor spegnevi
e or ritornano e non puoi più afferrarle
scivolano i profumi tra i rifiuti
e le sementi marciscono fumanti

Verso il cielo
Pendii infittiti di verde
rubicondi di sole che filtra
attraverso fessure dorate
ombre formate da frasche
cespugli tra spini ed ortiche
fusti inspessiti e rigonfi
rampicanti in scalata continua
al districo ramoscelli ondulati
verso il cielo
percorso da forme e figure
in un mare tranquillo
poi il cupo chiarore
in eguale disegno
costringe il contrasto
con frastuono di grida
or che il vento
ha cambiato il suo giro

Profumi e dolore
Resti scoppati
dalla scandita falce in piana luce
tagli sospesi brillano e restano
sospese in volo mani infuriate
in imbrunire caldo e sereno
e tutta l'erba in fascio
cade afflosciata e bava
si disperde in rigoli
tra le stoppie tronche
le stoppie bruciano
e tutto quel che vive
brucia spegnendosi nel fumo
che si disperde
in cielo con dolore
e il nero campo
è pronto a nuova vita

Verso il collegio
L'alba mi destò
tra silenziosi rumori
a pensieri lontani
la luce fitta sbirciava
dalle persiane socchiuse
svelando sotto lenzuola bagnate
il viso stordito offuscato perduto
rintanato portavo l'angoscia
ed il male avanzava bugiardo
la valigia era pronta e mio padre
sbraitava al ritardo causato
dalla mia pigra sostanza imperfetta
un'ondata m'avvolse spingendo con forza
ma la mia ostinatezza interiore
combatteva col nulla

La fine del gioco
All'alba l'inverno
coi cocci di vetro
con gli occhi al riparo
nel cielo l'eclisse
il sole veste di nero
oscure le stanze
la mente bloccata
gli affetti lontani
un automa forzato
e in nero il rettore
con stridulo suono sentenzia
la fine del gioco

Prigioniero in collegio
Antica parte in vecchio edificio
su e giù per le scale
un vasto salone aperto alla luce
finestre inghiottite dal chiaro
barlume alla vista riflesso
in fila per due assestati in silenzio
chino restavo per ore
sopra pagine morte
per la mente lontana
conficcata in ruggine
il rumore gommato svelava
il rettore in bacchetta
che vibrava sui polsi
elettrizzando i nervi
un'incognita strada
mi portava al dolore
in lamento incarnato
e non rotto dal pianto
ed il prete trovava
il suo spazio potente
di piacere pagato
dal represso malore
in beffardo contrasto

Nel garbino
Gioia di un'effusione
giunge e si ricollega
in fitte sensazioni
bello quando d'estate
cercavo il vento caldo
e sudato m'addentravo
felice in quel garbino
e solo fisso al gioco
passata l'infanzia
quel vento che ritorna
lo trovo fitto e arsivo
pieno di fondi putridi
che m'annienta il respiro
e la testa non regge
il carico d'oppressione

Morte nella piana
L'aria calda ed afosa
migrante dal deserto
rintuzza corpi inerti
porta scompigli tragici
in menti vacillanti
entrando come spirito
vagante in ampi spazi
i giorni dell'estate
la imbrigliano fissandola
in zone pianeggianti
a un tiro dalla brezza
che mitiga e rinfresca
tutta la spiaggia in festa

Sull'asfalto
I copertoni scivolano
asfalto di rumori
al vento che trasporta
tormento di ospedale
lungo la bava tremano
convulsi ai lacci stretti
luci cadenti
spasimo sospiro affanno
vano calore spegnesi
nell'ultima folata
resta l'asfalto umido
velato di rugiada

Carnevale marino
Al passaggio il selciato
umettava odor acro
di canne bruciate
in quell'agosto umido
rugosamente filtravo
muri calce cemento
l'orchestra al suono
di dolciastri rumori
affannosi e retrivi
il corteo abbellito
banalmente di maschere
belletti e calze
a maglia sudorate
asfissianti aliti
in laceranti grida di gioia
e tutto brucia
la festa e il carico
di ammassati fiori ansimanti

La sirena
Il sole lancia gli ultimi bagliori
prima di rifugiarsi dalla vista
annuncia la sirena da lontano
nelle fabbriche l'ora di uscita
gli operai stanchi e rotti di fatica
ripercorrono la solita rotta
in fuga ritaglia la campagna
gli ultimi sprazzi pallidi nell'ombra
la luce dei fanali agli occhi rimanda
sull'autostrada la macchina in corsa

Nel giuoco
Feriti i grandi spazi
inoltro in stanze chiuso
per sogni in soldi cieco
per voli in brevi istanti
canali d'acqua sordi
lo sguardo fisso incolla
la lingua color calce
il viso roso sbianca
rugiada agli occhi spenti
di brina il cuore fermo
e fluttuare senza sensi
come foglia contro il vento

Ricordo d'estate
Correvo lungo i campi
fioriti in orti immerso
i nidi tra gli sterpi
in cespi verdi rami
al sole rilucenti
in seme di candore
riviera l'acqua scorre
e solchi al cuor ritrovo
di melma i fossi pieni
di sterco i letamai
su aie pien di sole
il seme germogliava
tra rigoli di urina
la slitta che arrancava
sul fango dietro l'uomo
rigato di sudore
curvo nella miseria
a rafforzare l'alveo
rigonfiante e in piena

Un anno trascorso
Strade imbandite di vari colori
profumi esalanti da rose tagliate
di petali sparsi lungo le vie
donne abbellite in indumenti sacri
cesti ricolmi di benedizioni

Strade imbandite di vari colori
frinir di cicale sui fusti scagliati
sudati rigagni sugli umidi panni
rincorse gioiose su e giù nei dirupi
silenzi notturni al canto dei grilli

strade imbandite di vari colori
vento raschiante nel giallo fogliame
taglienti ghiacciuoli che scendon
dai rami su soffice neve ricolma
di raggi assolati e accecanti

Strade imbandite di vari colori
canne fiammanti sui marciapiedi
acqua bollente nei calderoni
suini trafitti a penzoloni
sangue che sgorga nei pentoloni

Vicolo cieco
Resta un rimpianto
sereno ai giorni caro
sorriso e gioia insieme
ritorno gramo ormai
in circolo vizioso
contrito e rosto dentro
da rami aggrovigliati
la via del tutto assente
e lignee braccia aperte
a rattrappire i colmi
frutti marciti al suolo
pieno di ortiche sane

Pensiero al margine
Avaro fiore chiuso
al margine del fosso
a trattenere odori
labili ai giorni nostri
spoglio del fradiciume
incancrenito e nudo
l'umile sogno irriso
vinto perduto escluso
pensiero incorruttibile
pronto a fermare l'orbita
che sfugge all'infinito


Poesie 2

Notte stellata
Sotto un tetto di stelle
nasce un filo sottile di luce
e la luna con occhi sereni
in completo consenso lo illumina

A mio padre
Un intenso profumo nell'aria
trasportato da un soffice vento
le narici riempiva di fresco
ed un senso beato di luce
avvolgeva il tragitto festoso
si specchiava un benevolo sole
sulla lastra lucente del fiume
luccicanti correvano i campi
ricoperti di frutti invitanti
ricercando la linea battuta
in lambretta sulla strada brecciata
rannicchiato tra sedile e manubrio
allacciato alla guida a mio padre

A mia madre
Lungo i calanchi
a trascinar fascine
le braccia corrose
dal duro mestiere
col fascio dell'erba
curva sulla schiena
la fronte rugosa
grondante di sudore
e verso sera
al ritorno in paese
mentre la luna
le ombre ravviva
in braccio nascosto
fra i caldi capelli
al suono del cuore
abbracciato a mia madre

A mio figlio
Placati i sussulti notturni
l'aurora con tenui colori
rischiara al risveglio del sole
la costa boschiva sul fiume
di alberi al vento le chiome
di canti tra i rami sui nidi
la musica dolce ci avvolge
lieti i pensieri al pensiero
veleggianti i profumi al respiro
gli occhi a rincorrere nuvole
la limpida acqua ci specchia
sui massi scolpiti dal tempo
distesi in silenzio all'ascolto
mano nella mano a mio figlio

Il viso avvolto al viso
Tagliati ed interrotti
i pensieri al pensiero
il cuore balza agli occhi
spazza suoni e colori
scende con gioia il viso
avvolto sul suo viso

Le lucciole
Le lucciole nel folto rinverdire
pungono l'aria qua e là
con luci alterne al buio
sussultano sfavillano rimbalzano
nel quadro fatto luce fatto vita

Al buio riappare
In roseo tramonto
appeso alla rupe
il borgo lontano
s'accende di luci
un antico presepe
al buio riappare

Al margine del fosso
Gonfia il respiro sazio
l'odore d'erba tagliata
ristora i sensi saturi
la vista alata schiude
l'estate si pronuncia
si svela la giornata

Prima che il sole s'alzi
Rapina il sogno
il canto rauco del merlo
rotta dall'erta
la notte s'assottiglia
in buio di pensieri
al giorno che ritorna

In silenzio
Rintanato il frastuono verbale
nella muta armonia della notte
un arpeggio di suoni accompagna
il fruscio alitante nell'aria
un'impronta sul foglio sbiadito
ripercorre un sentiero trascorso
e una musica dentro rimbalza
assaporo le note in silenzio

Il viso sereno
Tra inciampi si spegne
al buio tensione
congiunto al silenzio
allevio le pene
pensieri del giorno
spazzati al garbino
nel sonno riassorbo
il viso sereno

Alba
C'è un forte profumo nell'aria
la luna inibita inizia la china
l'aurora pungente e rigonfia
un rito rugiadoso cadenza
le spighe di grano invitano
i papaveri ad un valzer allegro
al cospetto del primo uccellino
che balza sul trono felpato di rosso

Raggi di luce
Raggi di luce dai lampioni
illuminano la deserta via
la neve scende lenta e silenziosa
in candido brillare luccichio
il vento fischia lungo la canna
del camino che frigge e scalda
davanti al focolare
poi quando gli ultimi tizzoni
rovente han fatto
l'uniforme argilla
si riposa al chiarore

Autunno inoltrato
Rotto il brogliar del mare
triste la spiaggia memore
lungo lo sguardo flebile
fuochi di rami scarni
dove la nebbia ammanta
passi di uomo stanco
memore anch'esso al pari
di vita e di calore

Impronte vuote
Già le nuvole han primeggiato in cielo
le ombre svanite in tempo fatto piano
rincorse salti ruzzoli sereni
grida di bimbo perse in un baleno
la luce fitta si è marcata al suolo
lasciando vuote impronte sul terreno

La quercia antica
Sciacquio lontano il fiume
sui sassi levigati i panni usati
le donne inginocchiate
rischiarano incurvate
nella calura estiva
lungo la sponda afosa
un'ampia chioma al vento
rinfresca la fatica
sotto la quercia antica

Bagliore notturno
Squarci tra i nuvoli
poi un lampo
l'immagine riflette
nell'ombra che spaura
tace il ronzio notturno
di zolfo l'aria pregna
punge il chiarore
e l'iride fotografa
un lungo viale
case in bilico
assestate a schiera
ed oltre il ciglio
il buio

La primavera era finita
Amaro giunse il tempo del distacco
l'ansia saliva lentamente serva
montava l'estate non desiderata
la primavera era finita

Poetare
Nel poetare
il pensiero pulsa
carico di sete
arpeggi in armonia
col cuore in voga


Poesie 3

La pianta
Mentre la motosega urla e trancia
conficcando i suoi denti nella polpa
la segatura nevica nell'aria
la linfa aggruma gela
depositano lacrime nell'erba
le braccia tronche staccate alla pianta

Casa di cura sul mare
Alito rauco e fioco
grumi in saliva
asma tosse catarro
il morbo sferza
il gracile arboscello
arse le linfe
la luce affoga
nell'ombra che si fissa
spegnendosi nel vuoto
e il vento strazia
al franger delle onde
che schiumano sui muri

Al nascere del giorno
Quando l'autunno passò
e le ultime speranze
caddero come foglie
la debole fiamma svampò
al nascere del giorno

Il buio affoga il sole
Passano turni a rullo
schiacciano secche foglie
abbracciate dal vento
nell'ampio tramonto
un ultimo bagliore
all'occhio che svisiona
e il buio affoga il sole

Ultimo atto
Cadde rugosa molle parte sola
persa la propria essenza materiale
congiunta in solida pienezza
nell'ultimo degli atti poco caro

Un breve passaggio
Il vento trasporta rintocchi
coinvolta la mente al pensiero
di un attimo volto alla morte
il cuore arresta la linfa
la faccia una maschera spenta
il corpo disteso e composto
le mani giunte in preghiera
inutile vano rimpianto
di un breve passaggio

Un'illusoria parvenza di vita
File di antenne sui tetti
orchestrano in libere onde
per vie adombrate immagini
e restano stagliate lucenti
portando all'immobile fisso
un'illusoria parvenza di vita

Rubato alla vita
Il corpo stanco
chiuso tra le mura
torce lo sguardo
perso si rifugia
davanti al video
rubato alla vita
Rituale perfetto
Rituale perfetto
concatenato a un filo
presto nodo continuo
copia di storie sofferte
svanite perdute
rubate al servizio
di uomini scaltri
passati e presenti
onorati e potenti
al riflesso di poveri morti
e ferma rimane
la stanca costante
ruotar della vita

Stagioni sempre uguali
Un cielo d'alba ruggine
colata di sospiri
nell'aria trasparente
svelati al sole i microbi
in fascio proiettati
dai vetri sui banconi
distese carni putride
ronzate dai mosconi
pingui fra calde pozze
fecondano le uova
passato che ritorna
cruento a macerare
di nuovo i giorni liberi
uomini e donne assistono
al lento agonizzare
nascondono la pelle
fasciata ad aspettare
il buio della fossa
stagioni sempre uguali

La pelle stagionata
Tagli di fiumi orlati
frescura in fiori schiusi
profumo ai sensi ispira
gioia e frementi palpiti
candida luce illumina
in stagni vitrei i muscoli
raspa il respiro annaspa
sguscia si sfalda penetra
pastura inevitabile brucia
la pelle stagionata

Di pianta soffocata entro la zolla
La corsa ammutolita dal dolore
soffia con melliflue cantilene
un'orda di pensieri coinvolgenti
spinti nel baratro profondo
della mente riarsa in sfatta luce
di pianta soffocata entro la zolla

Scompare il sole
Scompare il sole dietro gli alti Hotel
al lesto tintinnio delle posate
la spiaggia resta in ombra raggelata
con gli ombrelloni sulla nuda sabbia

La stanza deserta
L'ombra in silenzio accompagna
l'ultimo raggio ingiallito
il sole in estremo saluto
si tinge si macchia svapora
lo sguardo assorbe i colori
l'affanno soffoca l'aria
la voce pian piano svanisce
la luce affievola e resta
la stanza deserta

All'orizzonte
Persi i primi accenti mattutini
il giorno passa in impavida sembianza
e svapora all'orizzonte rosso di vergogna
conscio del carico umano di disuguaglianze

L'immagine muore
Radono il suolo le rondini in volo
il cielo s'imbruna di nuvole scure
elettrici raggi irradiano vene
sbianca la faccia
lo sguardo si fissa
il cuore s'arresta
l'immagine muore

La vita prosegue
Il tempo mischia e disperde i profumi
la pelle rigurgita sfalda s'imbeve
i petali tonfano s'incurva lo stelo
all'ombra del corpo la vita prosegue

Un bossolo vuoto
Gorgheggi sull'albero spoglio
il canto imporpora l'aria
rende pace al pensiero
e lo sguardo lo segue nel volo
oltre il fosso uno strepito sordo
ed il tonfo nel fango
resta impronta di uomo
ed un bossolo vuoto

L'ultima cura
Schiavo alle consuetudini
sfugge la vita
e rigurgita al tramonto
l'usata forma fisica
imbellettata e stantia
e l'organo intona
l'ultima cura

Un'orgia di suoni
Un cielo blu terso dal sole
il colle vivente colora
tappeto di campi maturi
al suolo l'odore del fieno
inebria il cammino al pensiero
nel bivio mentale al ricordo
e la macchina corre veloce
tempesta di voci e rumori
l'inutile corsa dell'uomo
un'orgia di suoni

Aggiogato dal garbino
Aggiogato dal garbino il corpo incurva
scioglie i muscoli lenti alla deriva
l'armonioso ampio spazio illuminato
negli occhi spenti al suolo incenerito

Respiro d'incenso
Il canto una nenia
raschiato nei solchi
la voce declama affannosa
dai sensi ammaliata
crepate le labbra allappate
in arido corpo assetato
un brivido caldo
arrossa le gote
respiro d'incenso

Il sole lontano
Affretta la corsa
sbianco dal chiaro
riflessi assonnati
la guida richiama
immersi occhi
infra i rottami
un lutto l'asfalto
il sole lontano

Cittadino del mondo
Chiuso alle usanze
di grette convenzioni
spezzate le catene
disancorato salpo
libero nelle idee
cittadino del mondo

Poesie 4

Il costante giro di pensieri
Tutto tace nella notte
la solitudine mi cinge
con immagini e ricordi
cerco invano di sfuggire
ma l'affanno avanza grave
nella morsa che trattiene
il costante giro di pensieri

Domenica già programmata
Domenica è un giorno di festa
aspettiamo il giorno che venga
e ci porti in libere onde
ma è ancora inventiva
di chi c'imprigiona
e confonde i raggi di luce
in neri colori offuscati dal sole
che sorge e saluta in silenzio
e quel che rimane
è un'astratta visione del mondo
e i felici bisogni
cerchiamo in candide fonti
e la vita è millenni
che naviga in mari profondi
nuovi giorni saranno
vecchie storie passate
ripercorsi da truppe
di impavidi nuovi padroni

Ricordi in elastico
Ricordi in elastico
ovattati passano in cerchio
viali di querce e bradi
ghiande mangiano i maiali
in pacche appesi giganti
ombre abbuiano le scale
bianche strisce di fumo
svaniscono nel cielo
l'aria è calda e l'erba
al vento che accarezza piega
un alto pioppo a sovrastare l'aia
splendente il fiume bigio in lontananza

Durante la tempesta
Sibila il vento
su imposte sbarrate
scroscia la pioggia
su grondaie incurvate
ulula il cane
al laccio legato
batte il mio cuore
di sudore inondato

Cantore
Appollaiato in fragile rametto
all'ombra della mente
che illumina i ricordi
tendo il laccio
e cerco la cattura
del solitario uccello
che nel silenzio della notte
col canto rotto e rauco
cercherà con forza
di dare voce ai versi
nella memoria impressi

L'orizzonte appare
Un grido sordo di dolore squarcia il cielo
ora che il vento gonfio di garbino
invalidando i muscoli s'insinua
rompendo rarefatto in gola
secco il respiro ingoia
spento alla vista
l'orizzonte appare

Un'uguale giornata
Mentre al chiaro la stanza
preforma riprende
un'uguale giornata
vecchia fatica
forzata riprende

Parole
I giorni passano
e le parole vincono
la pratica fatica giornaliera
sviano lungo la via
la rotta da seguire
nella corsa tortuosa
lungo il fango

Svanisce nel mare
Sorgiva in fresche acque
dal silenzioso canto
lungo i pendii scoscesi
in ampio corso prende
voce rumore chiasso
e al terminato viaggio
del giorno all'imbrunire
cinta da fitte ombre
svanisce nel mare

Tra spazi dell'infanzia
Occhi assopiti scarico il pensiero
irraggio col ricordo l'orizzonte
la nebbia lascio persistente spessa
stagione morta spoglia della vita
il vento m'accompagna in volo
in luoghi senza tempo
il colle dove luce aprii
sovrasta la vallata
disteso il fiume scorre
lontano sguardo specchia
il cielo blu nel mare
tra spazi dell'infanzia

Paese di collina
L'immenso giardino
ricco d'ombra e di vita
il vecchio castello
le case una sull'altra
in fila assestate
in bilico lungo la rupe
che guarda verso il fiume
disteso in ampie spalle
e il tempo passa
l'uomo invecchia
più nessuno resta
la vita verso il mare
convulsa si è spostata
e fermasi al ritorno
solo lungo il viale
al canto dei cipressi

Nell'aia
Il grano era tagliato
nell'aia accumulato
la macchina trebbiava
al lume dei fanali
in cielo un velo nero
agli occhi illuminati
e le ombre rilegate
nel buio inanimate

Vecchia fatica
Pago di tutto il sole
placido campo ingrato
crepe di zolle solca
l'andirivieni amabile
del bue al tiro
in brevi passi
al ferro comandato
sudore dell'uomo pago
imprimono fatica
e resti di duro amore

La rigogliosa costa
Cieco scendevo il ripido viottolo
dietro faville scintillanti al cielo
le gambe avare rispondevano rompendo
e risalendo al passo la rigogliosa costa
e non gioiva il cuore che nel silenzio cupo
tambureggiava e i timpani eccitati amplificavano
l'ultimo fiato accendeva il viso paonazzo alla vista

Nell'ora di mezzo del giorno
Nell'aia dipinta dal sole
camomille fiorite in aureole d'oro
di menta il profumo tra i scoli
fotogrammi carpiti al ricordo
nell'ora di mezzo del giorno

Palline primaverili
Volano come neve
salgono e scendono
al vibrare delle onde
viaggiano col vento
e riempiono i sensi
di calore nascosto
ma ormai offuscate
dal rito materiale
le sensazioni vere
sgorganti dall'interno
quel candido velame
che la natura sveste
scomparso dentro

Immagini fuggenti
La ruota gira e il tempo passa
degli anni trascorsi
attimi di vera gioia
nei ricordi restano
li allaccio col pensiero
e in stimolante attesa
immerso ad occhi chiusi
nel buio della stanza
proietto lentamente
vaganti nella mente
le immagini fuggenti

Il suono accompagna
L'incanto svanito
palude la selva
il corto respiro
battente sui nervi
affannoso riprendo
e la pelle tirata
della vecchia carcassa
il suono accompagna

Stagione troncata
E le spighe del grano
ancora verdi
qualche sparuto
papavero nei campi
il fosso tappezzato
di fresche viole
e un viottolo erboso
una strada brecciata
poi una strada asfaltata
grondante saliva cocente

Il gorgo
Stesi sul botro nudi
fango tra i sassi rosi
folta gramigna ai bordi
giunchi flessuosi in arco
tonfi nel gorgo e spruzzi
tra sterpi ed alberi morti

Verso il falò
Le ruote del carretto
stridono al passo lento
di aia in aia urtano
in bilico sentieri
carichi di frutti ieri

Falò ristoratore
Giorno di festa
folti capelli al vento
lungo la via maestra
le ruote del carretto
stridono al passo lento
fascine e ceppi portano
sullo spiazzo in posizione
stasera verrà acceso
il falò ristoratore

Poesie 5

La discoteca
La discoteca pregna
partoriva l'inferno
tuonavano le note
con alito di ferro
euforica la carne
paziente incanalavo
veleno dalle labbra

Cadenti luci
Latrine impomiciate
grumi nebbiosi
dal rotto festoso
clamor del mattino
il frastuono prorompe
mentre l'udito adempie
ad un computo
straziante e cavo
resti impietriti
lente sommesse
cadenti luci
offuscate dal sonno
in languidi visi
negli occhi già spenti

In posizione fetale
Chiuso all'alba il sabato balordo
di fumi alcolici ancora gonfio
gli occhi silenziosi e spenti
alle luci del giorno
tutto intorno un tramonto
buia la festa al ritorno
nasce innato istinto
in riposo il corpo pone
in posizione fetale

L'indifferenza
Profumi senza essenze
cumuli di macerie
nessun lampo che squarci
la volgare demenza
gesti ruggiti smorfie
e tanta melma
mentre il sole li illumina
il fango li snerva
e con l'inutile giorno
cresce l'indifferenza

Lungo i viali
Lungo la strada file di luci
portano al folle urbano
ed è già l'alba
l'aria bruma di odori artificiali
combina l'armonia con l'onda
che rappezza i buchi dell'arsura
pagliacci in circolo festanti
senza nessun ritegno
snervati nel piacere
in tutti i modi pronti
a soddisfare i sensi
e convertire in smorfie
il vuoto interno

All'alba
Schegge di vita
lungo i viali all'alba
larve sparse
nel buio sbianco di nebbia
figure di carta
stampate lungo i muri
uomini e donne
avvinghiati in fradici sostegni
ed il ristagno imputrida acque ruttili

In stanze senza luce
Spente di fratte in fiore
rigurgito di gioghi ardenti
di tumulti festanti
in ronzio dileguano
in passioni chiuse
in fuochi spenti
in stanze senza luce

Nella melma
La noia strozza i sintomi d'assenza
vita raschiata dal tempo che dilania
smorzata gioia dai contatti in sosta
vortici inutili suggono la forza
stinte passioni chiuse nei buchi
diroccati nel gorgo fatto melma
s'affonda inermi nel non trovare appiglio

Alba senza luce
Riverso sulla strada rintronato
di luci artificiali pieno dentro
la luce naturale mi ferisce
entrando da nemica dentro i sensi
fatti stantii i suoni giornalieri
sorbiscono tagliando tutti i veli
ossificato nei turbini malato
carico in carne gialla demolito
due rami le gambe senza foglie
l'autunno dai colori arrugginiti
succhiato nella morsa dell'inverno
grigio tarlato e dai raggi sbianco
sfuocati i tratti ispidi del volto
assolato dal giulivo corso del giorno
inalitante nei profumi bruciati dai vapori
e di nuovo nel bozzolo ritorno
come larva di giorno ad aspettare
il buio di nuovo per uscire
come farfalla notturna ad osservare
appiccicato al lume dei lampioni

Ritorno verso il sole
L'orologio insensibile annunciava
la notte in un istante via volata
l'alba già svanita
paura del ritorno verso il sole
l'irraggiamento era assoluto
doppiate dalla vista le persone
il corpo meccanico avanzava
un brulichio di forme sulla spiaggia
unite una sull'altro unte
ai raggi di un sole d'allegria
dall'alto della strada visionavo
ferito nella vista nascondevo
nei panni della notte ossute membra
che il letto assaporavano dal sonno

Il sole come al solito s'alzò
Il sole come al solito s'alzò
scolpendo ruvido
i tratti malati del volto
una fitta dentro tagliava
tutti i residui tumulti
la giornata rumorosa s'inoltrava
verso lidi di allegria assoluta
caduto in frantumi
con fatica mi rialzavo cercando
qualche piccolo frammento
nell'onda che pian piano mi portava
in riva al mare gonfio di risa

L'armonia
Sciolta l'armonia
del fluido caldo
la cerco per vicoli
una bolgia dal mare
d'impatto l'incontro
sconvolta e smarrita
svanisce nel nulla
un'oasi l'alba
il giorno l'inferno
il passo s'arresta
corruga e ispessisce
s'annebbia la vista
vuoto il pensiero
le forze dileguano
m'intorbido dentro
nella mente offuscata
vagano senza senso
particelle impazzite
in un vortice lento

Nuoce alla vista il giorno
L'astro reclina
il cielo cangia volto
per delicati petali
nuoce il giorno
e le sbiancate gote
rosseggianti ai raggi
che le increspa
lo stelo inchina
al lume che l'acceca

Difforme culla
Curvo a raccogliere
i gesti del giorno
nel rincorrere l'ombra
al sole che non c'è
copre la notte il cerchio
di sempre i corsi labili
lungo percorsi inutili
di nuovi incontri sapidi
visi di sguardi avidi
dalle apparenze facili
e l'alba mi svela
dalla maschera finta
finita la parata
il carnevale si appresta
a ritornare al lido
difforme culla

Poesie 6

Il viso illuminato
Un senso di calore incontrollato
un suono soavemente accalorato
arriva mi si avvolge e poi si posa
sui nervi illanguiditi riposati
il cuore in un sobbalzo di piacere
cambia il sorriso pronto ad accettare
nell'immenso sguardo il viso illuminato

Alla luce dell'alba
La sabbia infuocata
la spiaggia un vocio
la pelle raschiata
dall'acqua salata
elimina i segni notturni
e la sera addolcisce
con tiepida brezza
depone nel grigio le forme
nell'ora raccolta del sonno
al fruscio delle onde
due corpi negli occhi
in trasporto coinvolti
al suono di versi fluttuanti
e il chiaro avvolge i due volti
prendono forma i dettagli
svelati alla luce dell'alba

Sentiero notturno
L'incedere per tratti
l'irto sentiero notturno
in luoghi senza gioia
d'incontro ultimo esilio
in sana mente offuscata
dall'ebbrezza dei sensi
all'alcol detriti resti
nudi corpi di sogno
senza pace confitto
in solchi di raucedine
nei gangli boschivi
insieme al solito ringhiar
tra i morsi accesi
del rosso sangue richiamo
dopo l'esasperato orgasmo
alla quiete dei sensi

Al lume dei lampioni
Nell'ora pesante del sonno
inerpicata al lampione
azzoppata da fari abbaglianti
vestita di panni leggeri
la bocca rabbiosa attanaglia
un candido filtro ed il fumo
stagnante sul volto vela
le gote infossate dal freddo
vicino cani randagi annusano
sventrano e sbranano in un sacco
i resti remoti di un pasto

Corpi inermi
In fila come statue imbalsamate
il fumo le calcina nei sorrisi
la maschera che lentamente s'apre
su rughe di dolore ammutolito
colmano nello sguardo il vuoto
da fasci intermittenti illuminato
di luci sfavillanti sussultanti
rimbalzano sui corpi inermi

In lontananza il buio
Sui tavoli di notte
fuori bicchieri pieni
di vino rosso esposto
al caldo vento estivo
boccate di tabacco
in nuvole di fumo
blu profondo il cielo
chiazze di forme alate
velano l'occhio nudo
dipinte luci intorno
nel concavo silenzio
in lontananza il buio

Alla luce del vino
Il brindar verso sera
alla luce del vino
mi riscalda la mente
e rinfresca le membra
in ritrovo gioioso
tra amici al passaggio
poi nel cuor della notte
in percorso viaggio
nei ritrovi notturni
e al calar del sipario
alle luci dell'alba
in torpore profondo
torna il buio e la mente
in cristalli s'infrange

Il lume specchia
Luci stellate brillano
poi i fari irraggiano
scompaiono e resta
dei lampioni il lume
sull'asfalto specchia
il viso torbido
in corpo mobile
sfora l'occhio l'immagine
dell'attimo passato

In luci senza sole
Quando indolente
il vizio resta in uso
unghie confitte
profumi colti a principio
chiaror buio
gemiti e sorrisi
senza passione
occhi attutiti
dall'inesistente ardore
mentale strido
in soffocante bollore
perduto filo
nel recinto incolore
risveglio
in luci senza sole

La luna non capiva
Inutile carpire
gioia in attimo
nel mentre svaniva
nel buio in noia
in quel campo di crepe
e la luna non capiva

Dal sole al riparo
Notturni occhi a decifrare
carichi di passione
in calici il veleno saturato
affondo nel venale spettacolo
e da enigmatico vampiro
ritorno all'ultimo richiamo
dell'alba all'erta al primo chiaro
rifuggo nella tana a non bruciare
in apnea dal sole al riparo

Poesie 7
Poesie dedicate a Ekaterina


Notte
Sei la musa
dei versi ispiratrice
la compagna di viaggio
sensuale e tenebrosa
nel grembo accogli
tremule parvenze
in cerca di calore
ombre di vita

In nuda candida fonte
In umido volto libero
m'avvolgo nella notte
bruciato il corpo roso
vibrante di passione
in cerca di contatti
divoro le emozioni
la musica discioglie
accende il desiderio
disseto calde voglie
in nuda candida fonte

In sintonia labiale
Una luce di colori
il caldo corpo illumina
in armonia di gesti
esposta allieta gli occhi
capelli rilucenti
incontro al dolce viso
immobile estasiato
comprimo le reazioni
nell'ora di chiusura
prima che il sole s'alzi
accattivanti sguardi
in emozioni rare
al suono della pioggia
in sintonia labiale

Labbra su labbra
Affievola la notte
il chiaro sorge
da girasole seguo
la fonte di luce
rossa di calore
di brace le labbra
acceso m'irradio
labbra su labbra

Il viso avvampa il viso
Inclemente il tempo sferza
indurisce incurva gela
lo spoglio corpo spento
sottile luce bianca
intorno s'intravede
circonda il buio attenua
una scintilla accende
scioglie la mente di brina
il viso avvampa il viso
palpita il cuore trema

Occhi negli occhi
Di giorno il corpo muore
rotola senza emozioni
libero da vincoli
nella notte ritrovo
un'iride di colori
e immerso dentro ai sensi
depongo dolcemente
il capo sul tuo grembo
nelle pupille assorto
occhi negli occhi

La dolce sirena
Il canto propaga
con armonico suono
sensuale richiamo
sparge al vento il profumo
la mente satura invita
il pensiero all'incontro
m'attende con caldo respiro
fino al primo chiarore
la dolce sirena

Al tuo pensiero
Intenso luccichio
negli occhi acceso
faville di passione
i battiti del cuore
carico il pensiero
nel vortice dei sensi
al tuo pensiero

La candida stella
Arde il fuoco
caldo alimenta
la limpida fiamma
della candida stella

Viso dentro il viso
Ai miei occhi appari
viso dentro il viso
brividi sulla pelle
e dentro ti sento salire
fino alla mente

Sbianco dal sole
Destano al canto
gioioso gli uccelli
sui rami nei viali
al richiamo del giorno
la luna si sveste
sui languidi sguardi
sugli occhi appannati
bianca al riposo
ed il corpo denso di umori
carico di sete
rosso di passione
rabbrivida al chiaro
sbianco dal sole

Rossa fiamma la luna
Nel blu cupo del cielo
bianchi corpi lucenti
occhi sguardi incantati
tutt'accesa la luna
rossa fiamma consuma
dentro l'alba scolora

Al fuoco sensuale
Travolta la mente
al fuoco sensuale
di bianche corolle
lo sguardo fatale
di porpora rosse
le labbra di miele

In fuga dal fuoco
Avverto il profumo
resto fisso muto
lo sguardo perso
il pensiero vuoto
confuso e smarrito
in fuga dal fuoco

Lampi di dolore
L'atmosfera di luce magica
in scuro atrio declina
sale il respiro
s'ingolfa nella bocca
spreme s'allaccia al cuore
si strozza nella gola
e gli occhi sprizzano
lampi di dolore

In meteora muore
Son tutte spente le luci del corpo
incerto percorro il ritorno
ragnatela filata d'incroci
la vista s'impiglia al pensiero
si sfrangia nei neon
pulsa il sangue frenetico scorre
burrascoso m'agito dentro
nei nervi sfuoca l'ardore
il fuoco della limpida stella
pian piano si spegne
in meteora muore

In fumo si spegne
Dal grembo ovattato
favilla s'accende
brilla s'innalza lampeggia
in fumo si spegne

Sfiorisce passione
Il cuore riprende
il suo ritmo continuo
senza assalti prosegue
silenzioso cammino
disseccata la fonte
spenta la fiamma
sfiorisce passione

S'alza la luna
Disperso il calore
del rovente braciere
s'alza la luna
fresca nella sera
ampio respiro
s'apre nel sereno
volto rapito
occhi verso il cielo

Ad occhi chiusi
Ad occhi chiusi
la tua immagine
risveglia armonia
s'anima nel cuore
e unite le labbra
gocce di rugiada
bagnano le ciglia

Con ali in volo
Stanotte in sogno
con ali in volo
dolce e sensuale
a me sei apparsa
serena ti guidava
la luminosa luna

Chiuse le palpebre
Chiuse le palpebre
con gli occhi
accesi al pensiero
il tuo caldo corpo
candido e vellutato
al tatto esploro

Un luogo illuminato
Con la luce
dei tuoi occhi
nella mente s'apre
un luogo illuminato
alla poesia donato

Il sobrio giorno
Sul chiaro palco scema
tra amorosi sospiri
ancora calda la luna
incurante all'attesa
calcolatore torna
il sobrio giorno

Il 9 giugno
Nell'azzurro cielo
al calore del sole
al respiro dell'aria
profumata di fiori
il 9 giugno sboccia
una radiosa rosa

Sospeso nell'aria
Nell'incanto d'aurora
nel chiaro mare
rosei colori
l'orizzonte esala
sorge il tuo viso
fresco di rugiada
sospeso nell'aria

Sei nel respiro
Sei nel respiro
soffio delicato
inebriante profumo
dolce di un fiore
che non sfiorisce
sempre in fiore

Cuore nel cuore
Incantato rapito
sguardo dentro il viso
labbra occhi cuore
in un unico battito
cuore nel cuore

Splendida stella polare
Nell'immenso cielo
una miriade di luci
l'universo accende
ammaliata la luna
al suo fianco ti pone
sfolgorante di luce
splendida stella polare

Nei sensi placato
Estasiato dal tuo
profondo mare
avvolto nell'onda
travolto mi frango
in riva m'adagio
nei sensi placato

Alla fresca fonte
Alla fresca fonte
limpida sorgente
acqua primaverile
le aride labbra
disseto e rigenero
l'esausto corpo
al nuovo risveglio

Meravigliosa luna
Nell'ora calma
del giorno verso sera
in cielo appari
nell'azzurro bianca
trasparente nuda
meravigliosa luna

L'arcobaleno dentro le pupille
Passata la tempesta
sul burrascoso viso
torna la calma
la mente schiude
al cuore le corolle
l'arcobaleno vola
dentro le pupille

Al pensarti volo
Al pensarti volo
nei luoghi mentali
spazi senza tempo
in viaggio esploro
e sul bianco foglio
col canto interiore
riemergo e scrivo
in versi le parole

Dedicate a un fiore
Dedico al delicato
candido profumato
iridescente fiore
romantiche poesie
fuochi inesauribili
vampe di passione

Messaggero salgo
Messaggero salgo
al suono dell'onda
dall'acqua marina
nel fresco tuo viso
di vivida aurora
con il primo raggio
di calde mie labbra

Sbocciata dal sole
Nella verde calda
giovane stagione
perdermi nel cuore
dolce di nettare
della bionda rosa
sbocciata dal sole

Un'arpa soave
Un'arpa soave
la calda tua voce
l'armonico suono
diletta l'udito
sprigiona sereni
raggi nel corpo
s'illumina il viso
in dolce trasporto

Specchio d'alba
Cascata di lunghi
biondi fili d'oro
nell'argenteo viso
del calmo tuo mare
specchio d'alba
del limpido cuore

Limpida stella
Al pulsar del cuore
t'illumini lucente
limpida stella
nella mia mente

Poesie scritte in occasione del 150° della morte
di Giovanni Pascoli


Nel giardino della poesia
Il decespugliatore ronfa e sbuffa
taglia spolpa stritola
l'erba sparsa si mischia
succhiata dal sole
s'affloscia dissecca
dallo spazio di morte
s'esala un profumo
che inebria alla vita

In biblioteca
Assorta la sala
nel caldo silenzio
spente le luci
magica irraggia
pupille negli occhi
in versi la voce

In osteria
Nel declamar poesie
al lume di candela
la viva fiamma
pullula nel sangue
ebbro m'immergo dentro
secche le labbra
vibra la voce
cupa nel silenzio

Dentro l'aurora
Poesie dedicate a Tanja Monies

Alla villa delle rose
In cerchio di fuoco sfavilla
la magica pista aperta all'azzurro
s'invola in un cielo di stelle
la splendida voce
limpida incanta
dipinge emozioni
su tela di note
innesca ritmate
esplosioni d'accordi
tuonante la musica s'alza
dall'alto la luna
s'imporpora nuda

Rapito in un lampo
Prima che il sole
all'alba dal mare
trafigga di raggi
sensibili perle
sensuali e ammalianti
in turbinio caldo
nel nucleo di luce
estasiato m'abbaglio
rapito in un lampo

Raggiante Sirena
Al tuo canto vibrante nell'aria
fresca emerge la luna dal mare
ti cosparge di acqua marina
sali azzurri brillanti cristalli
luccicanti sul tuo corpo velato
raggiante Sirena m'appari

Le vibranti corde
Un refolo di vento
le vibranti corde
fresca pioggia di note
sulle calde labbra
avvinte dall'arsura
spazzano dalla mente
l'afa di noia

Raggio di vivida luce
Magnetico ed etereo
magico e fulmineo
sensuale sguardo
m'isola la vista
agli occhi m'avvolge
da pupilla a pupilla
raggio di vivida luce

All'alba del giorno
Sfuma la notte nel chiaro
fascio di luce dal mare
pian piano s'espande
purpureo satura
il vuoto orizzonte
alla fonte la musica erompe
s'anima agli occhi
la Musa col canto
m'illumina dentro
d'aurora m'irraggio
all'alba del giorno

Libera la poesia
Aleggia sospesa
la musica intorno
ardente la voce
in versi s'effonde
s'alza s'innalza
s'avvolge s'eleva
nei sensi rivive
libera la poesia

Radiosa luce
Radiosa luce brilla
dai tuoi occhi
dentro agli occhi
come quando d'estate
all'alba fiorisce
l'aurora dal mare

La luna d'incanto
Prima del sorger del sole
che acceca la vista
che inonda ed affoga
l'aurora nel giorno
splendida in volto
rivela le forme
avvolta all'azzurro
sinuose all'incontro
la luna d'incanto

Il primo raggio
Al tremolio dell'alba
freme il corpo
frizza l'aria
fresca in volto
punge agli occhi
il primo raggio

Nel tuo viso
Nel tuo viso sereno
chiara germoglia l'alba
argenteo luccichio
negli occhi specchia
fresche d'aurora
le rosee calde labbra

Al Paradiso
In cielo risplende
serena la luna
di luce fluorescente
il Paradiso illumina
dal colle alla riviera
notturno panorama
agli occhi si svela
la musica s'accende
rosse fiammelle
verso il mare
animate ardono
danzano in coro
un'onda di passione
la calda voce sensuale

Dalla luna
Folgorata dal canto
dall'intimo cielo notturno
raggio s'irradia
avvolto d'azzurro
dall'arco d'argento
t'illumina in viso
lunare sorriso

Arcobaleno di note la voce
Roteano gli occhi nel buio
fari bianchi lontano
contro il cielo stellato
proiettati s'incontrano
inseguo la guida
al ritrovo notturno
l'armoniosa tua luce
ravviva l'azzurro
sparge al vento la voce
un arcobaleno di note

Alla Musa
Bianco roseo candore
di limpida alba
puro chiarore d'aurora
alla splendida Musa
ispiratrice poetica dono

Luce del canto la Musa
Si spengono i fari
la pioggia smorza
il chiarore dell'alba
dissolta l'aurora
in gocce disciolta
luce del canto la Musa
m'innalza la voce
in versi declamo
si squarcia il grigiore
di nuvole in cielo

Luce dei versi la Musa
Nell'azzurro chiarore
dischiude rosee
le labbra sul mare
dipinge l'aurora
luce dei versi
la splendida Musa

La tua fiamma
Nel meriggio notturno
gonfio il pensiero
il suono spinge
il mio canto greve
il desiderio sale
scorre nelle vene
arde la fiamma
nella mente vive

La tua poesia
Al pensarti pulsa
azzurro mare
armonia di versi
scorre verso il cuore
e nell'alba d'aurora
limpida nasce
la tua poesia

Dall'alba al mattino
Dorata t'avvolge
l'azzurro mattino
emani bagliore
s'infrangono inerti
i raggi del sole
e salgo dove quiete
nei tuoi occhi trovo

Luce della notte
Viva luce nella notte
chiarore risplende
specchia nel fondo
buio della mente
raggio di pura luce
dentro ai sensi

Raggio di sole
La musica cede
ai toni dell'alba
il vento l'aurora
dal mare trasporta
nell'aria celeste
del chiaro mattino
raggio di sole
benevolo sorge
dal fresco tuo viso

Unica Musa sensuale
Vola con occhi sereni
sui volti incantati
ricama gesti
con ali leggere
movenze eleganti
esplosiva la voce
si fonde alla musica al canto
travolge e trasmette
elettriche scosse
invita a danzare
unica Musa sensuale

Luce magica
Nella fresca notte
grigia d'estate
tra gocce di pioggia
celestiale appari
velata in nero
esalti il biondo
oro dei capelli
sul tuo viso
scolpita immagine
dentro calda atmosfera
di luce magica

Nell'attimo d'incanto
All'alba lungo il viale
bianca come la luna
in versi un canto intoni
dai vita alla poesia
libera verso il cielo
nell'attimo d'incanto
brillan gli occhi intorno
in estatico trasporto
inebriante volo

Nei tuoi occhi
Aperte le palpebre
linfa vitale dal cuore
nei tuoi occhi sale
dalle dolci pupille
l'aurora traspare
oasi d'alba
calda luce di pace

Labbra di miele
Boccioli schiusi
di petali rosa
profumati d'aurora
in calici colmi
di corolle di nettare
ai raggi del sole
alle tue labbra
donano miele

Dolce lampo
Ferma la musica all'alba
la rondine al nido
sotto il portico torna
in cielo la luna riposa
di rose profuma la Villa
lungo il viale
al breve istante
viso nel viso
occhi negli occhi
dolce lampo
sulle labbra

Richiamo d'intesa
Sotto il portico all'alba
nel silenzio d'ascolto
brevi note
coinvolge la voce
dolce soffio
tenui pigolii
richiamo d'intesa
meraviglia di raggi
invisibili agli occhi

Notte d'estate
Inesauribile fiamma
la notte riscaldi
d'estate alla Villa
lanci energiche vampe
nella pista infuocata
t'avvolgi alle note
la musica inglobi
come onda impetuosa
t'innalzi a sfiorare
la luna che brilla
ebbra di suoni
immersa al tuo mare

Nella limpida alba
Nella limpida alba
sfera di fuoco rosseggia
polverizza l'aurora
in fumo svanisce
nell'aria leggera
la luna galleggia
dondola piano
azzurra riposa
nel tuo tranquillo mare

Nell'alba la luna
Nella fresca alba
la luna s'adagia
al riparo dai raggi
del sole che duro
irrompe ed inietta
crude pulsioni
la luna ricerca
dolci emozioni
ferma il tempo
nel tuo spazio d'aurora

Voli di danza
Con ali di vetro
aleggi nell'aria
sulla magica pista
lievemente plani
leggera scivoli
naturale e spontanea
come variopinta
elegante farfalla
in voli di danza

Fresca fonte di gioia
Nel tuo spazio d'aurora
dove l'azzurro del cielo
si specchia nel limpido mare
e la luna candida luce propaga
vive idillica la poesia
fresca fonte di gioia

L'aurora nel cuore
All'alba ti specchi
di bianco chiarore
assorbi l'azzurro
dal limpido cielo
rosea l'aurora
luce degli occhi
vive nel cuore

Fino all'alba la notte
Come stella d'agosto
ti lasci ammirare
desideri di sogno
sopiti ravvivi
negli sguardi rapiti
illumini gli occhi
fino all'alba la notte

Libera esplodi
Sulle taglienti note
parole di fuoco la voce
scardina e schianta
di ruggine i lacci
che legano strette
convenzioni vecchie
d'istinto libera esplodi
al ritmo d'impulsi

Energica artista
Dal magma di fuoco
all'alba dal mare
fuoriesci all'azzurro
energica artista
rosea d'aurora
moduli il canto
con acrobatica voce
sprigioni nell'aria
fresca brezza di note

Un cuore sincero
Dalle rosee labbra
di fresca rugiada
s'apre segreto
di porpora un varco
lungo silenzioso
profumato sentiero
sotto il petto
batte dentro
un cuore sincero

Sensibili occhi
Nell'ora notturna
ti tingi ti tergi
profumata d'aurora
specchio alla luna
che con occhio
benevolo nutre
sensibili occhi

L'aurora nella mente
Dentro l'alba
alone roseo scivola
luccicante s'espande
sull'acqua marina
al flusso dell'onda
s'increspa si scaglia
al sole che piomba
dalla tua immagine
in piccoli frammenti
l'aurora ricompongo
impressa nella mente

Nell'ora della poesia
Al soffio dell'alba
notturno velo schiara
roseo orizzonte
sul cristallino mare
nell'ora della poesia
in versi rifletti
negli occhi la luna

Canto all'aurora
Sentila sentila
nel riflusso dell'onda
nell'alba che rischiara
estive notti alla Villa
Sentila sentila
nell'azzurro chiarore
nella luna in attesa
del sommerso sole
Sentila sentila
esce dal mare
rosea fresca
all'orizzonte appare
Sentila sentila
la musica s'eleva
l'energico tuo canto
accompagna esplosiva

Velata d'aurora
La notte sbianca
rossa semisfera
staziona all'orizzonte
in fermo fotogramma
nel calmo mare
placida calda
rosea velata
all'alba traspari

Nell'etere alata
Leggera equilibrista
autonoma spazi
in simbiosi coi ritmi
rapita voli
fluttui sull'onda
dei magici suoni
nell'etere alata
ti libri sul mare
esplori l'aurora
nell'alba che sale

Istintiva magica danzi
Ai primi accenni dell'alba
quando la musica
negli ultimi assoli
aumenta di tono
ed esalta i tenui colori
che pian piano
escon dal mare
nella pista ti lanci
scivoli pattini
sui cocci senza ferirti
istintiva magica danzi
ti lasci trasportare
sulle rapide a picco
dentro fresche cascate di suoni
tremante dal cielo la luna
in ricerca di brividi caldi
ammaliata t'ammira

Verso il cielo le mani
Nelle notti d'estate
sulla pista sognante
con mani gentili dirigi
con voce suadente coinvolgi
col corpo armonioso
nei sensi propaghi
piacevoli onde
profumi sensuali
con gli occhi richiami
all'alba la luce
dal fondo del mare
t'accendi d'aurora
rosea fiamma
protesa all'azzurro
verso il cielo le mani

Occhi d'aurora
Nella limpida notte d'agosto
il passaggio cruciale
dal buio alla luce
tarda a salire
la musica esplode
rulla con forza
sferza le note
srotola i ritmi
spezza e spazza
le ombre notturne
accelera il corso
dell'astro di fuoco
che cede dal mare
rosei colori nell'aria
la pista scintilla d'azzurro
sprazzo sereno all'alba
sciolti gli occhi della notte
nei tuoi occhi color d'orizzonte
occhi d'aurora

Nuda nell'aria d'aurora
Dal crogiolo di brace rovente
nel terso spazio di pace
t'ergi nuda
velata d'aurora
ampio respiro
tra fibre sottili
di fini colori
fresca scia di vapori
profumati nell'aria
limpida di rugiada
immersa all'azzurro
nel cielo la candida luna

Parole di pace
Sul finir della notte
estiva d'agosto
dal palco alla Villa
verso il cielo stellato
con fervida voce
urli struggenti
parole di pace
dall'azzurro chiarore
tremule luci
a gocce scendono
nella limpida aurora
silenzioso luogo
sereno spazio puro
dai tenui delicati
candidi rosei colori
dai freschi profumi
tranquillo orizzonte di pace

Nell'aurora di pace
La musica satura
l'aria di note
con stridulo acuto
ti lanci nel vuoto
sfrecci nel cielo
graffi la volta
celeste di stelle
con occhi radiosi
ti lasci cadere
discendi sul mare
dalla pista incantata
giovani volti
dai languidi occhi
estasiati ti seguono
dentro l'alba
nell'aurora di pace

Con interiore sofferenza
Ti doni allo spettacolo
aperta come rosa
petali spargi
profumi colori
musica ritmo
la voce ed il cuore
mentre dentro
invisibile agli occhi
lento logorio
nell'antro oscuro
trascina gli umori
con interiore sofferenza
l'energia di gioia
pian piano consumi

Coi tuoi occhi vive la poesia
Ondeggi sul mare tranquillo
sull'onda chiara dell'alba
sospesa nell'aria
schiudi l'aurora
interiore felice dimora
fresca linfa di gioia
nasce dalla poesia
coi tuoi occhi vive
visiva energia
la tua luce
l'alimenta la ravviva

Rinasci nell'aurora
Al tuo risveglio
svaniscono le ombre
che abbuiano la mente
il tuo viso ritorna sereno
come d'estate
al chiarore dell'alba
l'azzurro terso cielo
con gli occhi all'orizzonte
libera t'involi
sull'argenteo mare
limpida cristallina
rosea t'avvolge nuda
la trasparente aurora

Eterna vivi
Nella poesia
immersa alle parole
in sintonia coi versi
doni emozioni
attimi di gioia
tra il chiarore dell'alba
ed il sorger del sole
eterna vivi
dentro l'aurora

Nella candida aurora
Improvvisa echeggi nell'aria
spumeggiante inebri col canto
squarci nei centri nervosi
con brividi caldi nei sensi
s'allenta la morsa
dell'inutile tempo
scompare la noia
con viaggio mentale
nella candida aurora

Nell'emozione d'ascolto
Nell'aria d'aurora
sull'onda radiofonica
con pigmenti di note
la tua immagine sensuale
configuri con la voce
con gli occhi nel profondo
tra profumi delicati
ti svelo al tatto ti sfioro
nell'emozione d'ascolto

Albe sognanti
Indelebili restano i versi
il calore la luce i colori
la musica i suoni
i profumi le dolci parole
la tua inconfondibile voce
energica vibrante
al canto di albe
d'aurora sognanti

Rosea d'aurora
Sorgerà ancora l'alba
nella pioggia nella nebbia
nel cielo grigio di nubi
sul mare che infuria
resterà per sempre
splendida nella mente
libera estiva
la tua immagine
rosea d'aurora

Dentro l'aurora
Apri agli occhi il cuore
intenso caldo colore
di chiara azzurra luce
dentro l'aurora
vivi al di fuori
del trascorrere lento
del tempo reale

Luce della notte
Poesie dedicate a Tanja Monies

Sotto l'ali della notte
Benvenuta notte
dolce essenza
rifugio solitario
dove il poeta insonne
traghetta verso il mare
di limpido ruscello
il nettare dei sogni
preziosa linfa
doni al pensiero
da dentro azzurri occhi
arrivi fino al cuore
per descrivere attimi
di pura gioia

Con parto indolore
Nell'ultima alba di agosto
di rosso sangue
il sole che sorge
la lastra d'argento
del mare impressiona
sull'acqua salina
nascono avvolti
i tuoi occhi all'aurora
azzurri nel cielo
con parto indolore

All'alba dei tuoi occhi
Su bianca spiaggia
di pura perla
il cielo specchia
l'azzurro cristallino
all'alba dei tuoi occhi
al sorger dell'aurora

Meraviglia d'incanto
Naturale pigmento
nell'iride vivi
specchio sereno
aperto agli sguardi
luce azzurra
perenne degli occhi
come il limpido cielo
non sfiorisci col tempo
meraviglia d'incanto

Le tue vive pupille
Nel cielo degli occhi
al chiaror della luna
nella notte germogliano
pure gemme
ebbre di vita
le tue vive pupille

L'animate pupille
Nel concavo nitido
limpido bianco chiarore
l'azzurro mare
tranquillo dell'iride
puro circonda
l'animate pupille
rapite dal ritmo
musicale del cuore
all'alba trasmettono
lucenti negli occhi
fresca pace d'aurora

Dolce risveglio notturno
Battito d'ali
leggero di ciglia
su palpebre chiuse
umettano gli occhi
di fresca rugiada
al dolce risveglio
nell'ora notturna

Occhi della notte
Dentro palpebre chiuse
raro scrigno nascosto
verso il cielo s'apre
nella limpida notte
pure gocce
d'azzurro chiarore
riflesso d'astri celesti
all'unisono brillano
d'intenso splendore

Il primo raggio di sole
Dall'argenteo mare
nasce all'alba
fulmineo bagliore
nei tuoi occhi
attraverso l'azzurro
nelle pupille
l'arcobaleno depone

Le tue pupille
Navigano nell'azzurro
isole dell'iride
meravigliose pupille di gioia
d'immagini vivono
trasmettono dagli occhi
benessere d'impulsi
di pace verso il cuore

Isole felici dell'iride
Nel cuore dei tuoi occhi
isole felici dell'iride
distese coralline
fiorite all'infinito
sul mare cristallino
l'astro d'argento
giorno e notte le illumina
l'aurora all'orizzonte
eterna vive
alimentata dai raggi
del sole in letargo
in fondo all'abisso

Artista di pace
Aperte le palpebre
con radioso risveglio
dall'iridi azzurre salpi
verso l'arcobaleno infinito
artista di pace
in viaggio cogli occhi
di sognanti pupille

Occhi d'artista
Dalle vivaci tue pupille
l'arcobaleno di pace
limpido traspare
asciuga le lacrime
invisibili del cuore
sereni tranquilli
sensibili sinceri
occhi d'artista

Vera unica artista
Dei tuoi occhi
vive la poesia
attraverso l'isole felici
perle di bellezza
dai profumati albori
rosei d'azzurro splendore
per cunicoli scende
nel baratro del cuore
lungo profondità oscure
dai sogni lacerati
solchi scavati nell'anima
dalle silenti sofferenze
passaggio crudele
compagna del dolore
inevitabile percorso
di vera unica artista

Specchio dei tuoi occhi la poesia
L'idillica poesia
germoglio di candore
specchio degli occhi tuoi
spazza le oscure ombre
mantello d'oppressione
che soffocano il cuore

Chiare luci d'artista
Nelle concave orbite
preziosi occhi imprigionati
vivono di sogni
intrappolati senza
via d'uscita
leggono oltre
la materiale vita
rifuggono le normalità
della gretta ignoranza
chiare luci d'artista

Lungimirante artista
Con ali di palpebre
lungimirante artista
libera esci
dal materiale corpo
coi sensibili occhi
notturni esploratori
assorbono la luce
argentea della luna
compagna di viaggio
in volo nel cielo
infinito degli astri

Magici raggi di pace
Eteree alate pupille
avvolte d'azzurro splendore
emettono nella notte
intermittenti segnali
magici raggi di pace
dagli occhi negli occhi

Senza pari bellezza
Come luna d'argento
che fresca rinasce
le notti d'estate
e pura riflette
candore sul mare
calamita degli occhi
incantatore avvolgente
senza pari bellezza
il tuo sorriso
splendente t'illumina il viso

Raggio nella notte
Nella notte trasporti
la gioia sul viso
stupore negli occhi
sulle labbra il sorriso
come raggio di sole
che sfora la nebbia
e ridona l'azzurro
chiarore del cielo

Raggi azzurri
La luna ti cinge
di luce radiante
dai limpidi occhi
raggi azzurri
argentea cospargi
elettriche onde
benevoli entrano
d'incontro negli occhi
con brividi ai sensi
tremolio al corpo

Viva luce d'artista
Affascinante culli
la notte nel ventre
dagli occhi la nebbia
con l'azzurre pupille
nell'aria disperdi
viva luce d'artista
la luna cavalchi
verso il cielo di stelle

Innata artista
Avvolta alla notte
con passione di fuoco
innata artista
dipingi gli astri cogli occhi
istintiva segui
automatici segni
predestinata voli
dentro l'arte dei suoni

Nella notte fatata
Il sole stanco
s'adagia nella sera
s'annuncia all'orizzonte
del giorno la chiusura
il sipario si riapre
agli occhi ravviva
sfavillante scenario
nel cielo di stelle
stupenda la luna
nella notte fatata
d'argento t'illumina

Astro nascente
Notturno sguardo
volgo nel sereno
cielo infinito
musica soave
pulsar di stelle
battito di cuori
brilla la luna
gli occhi d'azzurro
l'astro nascente illumina

L'azzurre tue pupille
Intensi luccichii
tremuli d'argento
alimentano l'onde
lievi del cielo
stanotte la luna
sopra tutte le stelle
gli occhi ristora
nell'azzurre tue pupille

Stella d'argento
Tra mille di mille
infinite fiammelle
ricerco con gli occhi
nel cielo notturno
la vivida fiamma
che dona calore
la splendida stella
con ali d'argento
in volo nel cuore

Coi tuoi occhi
Nella luminosa notte
scintille d'occhi
fuochi d'argento
nella volta celeste
accendi con gli occhi

La stella di pace
Dall'involucro di fuoco
ti destreggi con forza
a spirale esci
nella limpida notte
effondi aeree
vibrazioni pulsanti
immenso cielo
azzurro gli occhi
m'immergo e cerco
la stella di pace
tra i corpi celesti

Astro musicale
Nell'armoniosa notte
astro delicato
t'apri agli occhi
argentea luce nell'azzurro
fresca sorgente
musicale energia
alla tua fonte
s'inebria la poesia

La tua voce in attesa
In rigoglio la natura
profuma il respiro
nell'aria leggera
il cielo riprende
il suo viso sereno
ritornano allegre
le rondini in volo
nella notte stellata
sotto il portico vuoto
la tua voce in attesa

Soffio di primavera
Calamitato immobile
sospeso il respiro in apnea
al tuo passaggio
incedi leggera
sull'onda dell'aria
doni fremiti al corpo
soffio lieve sul viso
come vento di primavera
tiepido accarezzi

Rara rosa alla Villa
Sboccia a maggio
rara rosa alla Villa
rigogliosa fiorisce
tutta l'estate
richiama col canto
la luna all'ascolto
nel cielo pulsante
di occhi danzanti
profuma nell'aria
azzurra la notte
rosea all'alba

La notte rischiari
Nel guscio riposi serena
rugge il giorno
avvampa e svanisce
nella salubre sera
l'onda del mare
calma scivola sulla riva
il volto del cielo
s'anima di vita
la notte t'attende
rischiari di luce
avvolgente la scena

A passi di danza
Rosso di vapori
si spegne all'orizzonte
il sole incandescente
in cielo s'illumina la luna
lingua di fuoco ai neon
distesa la riviera
nella tarda notte
trasparente velata
l'animata pista riaccendi
con agili passi di danza

Trapezista di note
Tra frenetici ritmi
trapezista di note
la brina disciogli
nei corpi inibiti
sospendi nell'aria di suoni
il tempo di noia

Libera voli
Nel cuor della notte
smuovi i suoni
graffi con le parole
rimbalzi dentro
i ritmi musicali
sciolto il corpo
armonioso sensuale
felina ti muovi
balzi nell'aria
libera voli

Nella notte la luna
Nella notte la luna
tra la folla di sguardi
al tuo sguardo mi guida
tutto intorno ovattato
lo spazio di suoni
m'avvolgo nel vuoto
sfasato del cuore
che voga nel cielo
azzurro degli occhi
in arpeggio soave

La notte di sogno
Fibre sottili
all'orizzonte sfumano
a un tratto tutto è buio
colorate s'accendono
le luci nelle vie
nell'ora del riposo
l'aria odora di rose
la musica s'insinua
nel buio degli anfratti
rischiara i luoghi chiusi
sotto un cielo di stelle
in lontananza s'ode
la tua voce ammaliante
inconfondibile allieti
con la luna all'ascolto
la notte di sogno

Alla Villa la luna
Cristallina stanotte
prediletta staziona
in posizione d'ascolto
alla Villa la luna
tutto intorno di stelle
il cielo rischiara
il mare riveste
di splendido argento
con assolo di note
la potente tua voce
s'avvolge nell'aria
anima al coro le ombre
un'orchestra di suoni
rinfresca la pura visione

Azzurra Fata
Coperta di sogni
la volta celeste
infiniti occhi
sguardi fissi
in trepida attesa
la notte sul mare
della fulgida luna
che splendida sale
l'accogli alla Villa
festante di fuochi
azzurra Fata
dai petali rosa

Farfalla color della luna
Il cielo riapre sul mare
l'azzurro chiarore
nell'alba che assorbe
nel bianco orizzonte
i raggi sommersi del sole
come bianca farfalla
color della luna
ti libri nell'aria
posi fresca la voce
come soffice piuma
nello spazio di note

Decanti con la voce
Risali caldo dal cuore
soffio di parole
nel turbinio dell'aria
dentro dirupi
ripidi di suoni
dai ritmi tempestosi
lungo distese
d'arpeggi armoniosi
al richiamo dal mare
d'azzurre Sirene
nelle notti d'estate
decanti con la voce

Sul mare d'estate
Nella notte il tuo canto
dal palco alla Villa
fuoriesce nel vento
trasportato sul mare
dall'azzurre pupille
intoni col coro
d'allegre Sirene
s'increspano l'onde
d'emozioni profonde
la luna coi raggi
s'immerge tra i flussi
con scia luminosa
di corpi celesti

Con la luna in viaggio
Oltre l'orizzonte
dall'apatico giorno
la sfera di fuoco
dentro i ghiacci
abissali s'eclissa
limpida fresca
rinasce dal mare
illuminata dai raggi
nascosti del sole
al richiamo notturno
nell'etere sali
vibri la voce
sull'onde radio
accompagni in viaggio
la luna d'argento

Azzurra Sirena
La sfera di brace
pian piano all'orizzonte
incendia l'aria
del fresco mattino
con labbra di fuoco
nel rifugio d'aurora
con occhi di mare
azzurra Sirena
accogli la luna
nel giorno che sale

Oltre l'alba
Sul disco in vinile
la punta in diamante
nei solchi cavalca
fionda note nell'aria
con ritmo battente
di suoni incalzanti
la tua voce
s'innesta col canto
d'acuti s'innalza
come onda si frange
vibrante nei sensi
rossa fiamma di luce
luccicante sul mare
s'avvampa alla vista
dipinta dal sole

Sirena dell'house music
Notturno spettacolo
d'estate alla Villa
con voce d'artista
sulla pista danzante
scagli dardi infuocati
fulminei lampi
d'azzurra luce
liberi in volo
lo sguardo dal corpo
gioioso negli occhi
solista istintiva col canto
entri dentro la musica
inimitabile Sirena
dell'house music

Inno all'aurora
Col tuo canto di gioia
invisibile sali
colma di suoni
veloce percorri
elettriche onde
nella calda atmosfera
risvegli le corde
sopite del cuore
silenziosa nell'alba
l'aurora dal mare
s'apre agli occhi
improvvisa riappare

Al di fuori del tempo
Il sole infuocato
slabbra al mattino
l'amplesso sommerso
avvinto alle labbra
di tinto rossore
del limpido mare
in cerchio risale
accecante di raggi
nel chiaro orizzonte
l'aurora la luna le stelle
nel tuo cielo degli occhi
rifugio del cuore
ricompongono all'alba
al di fuori del tempo
notturno scenario

L'armoniosa voce
Dalle tue labbra
dolce la voce
fuoriesce dal cuore
armoniose parole
leggere ondeggiano
calde nell'aria
nell'azzurra atmosfera
la mente galleggia serena

Notturno di gioia
Delicato profumo
cospargi nell'aria
negli occhi l'azzurro
sereno del cielo
nel viso l'argenteo
chiarore del mare
velato di stelle
nel corpo sensuale
la luna s'irradia
nel cerchio di luce
di porpora calde
le labbra socchiude

Notturno radiofonico
Spettacolo dal vivo
sull'onda radiofonica
naturale talento
la voce col canto
sollievo alla mente
come acqua di fonte
fresca disseti
vola il pensiero
in viaggio lontano
disegni la luna
nel cielo di stelle
luccicanti distese
nello spazio infinito

In cielo risplendi
Tutto intorno tace
le ombre nel crepuscolo
ritraggono le ali
si smorza all'orizzonte
in cenere il braciere
pian piano nell'azzurro
dentro il cielo risplendi
apri le danze e scaldi
le multiformi luci
rianimi la notte
nella volta celeste

Nella limpida notte
Senza orario del tempo
con la luna negli occhi
nel cielo vagheggi
tra i corpi celesti
nella limpida notte

Scintillante voce
Elettrica spazia
scintillante la voce
accese fiammelle di note
sfavilla la luna
nel cielo di suoni
di ritmi esplosivi
fantastica scena
agli occhi notturna s'illumina

Veliero d'azzurre pupille
Al chiaror della luna
la notte ti svela
nella libera mente
senz'onde di tempesta
veleggi leggera
serena scivoli
nel cielo tranquillo
veliero di pace
d'azzurre pupille

Arpeggio di note
Nell'ora notturna
dalle vivaci labbra
un arpeggio di note
briose escono
giostrano in volo
dentro ritmi di suoni
d'armonie musicali
dipingono gioia
spumeggianti nell'aria

Occhi d'incanto
Rossa bocca di fuoco
lava erutta nel giorno
fugge in fiamme
e svapora al tramonto
s'alza in cielo
la luna al risveglio
fresca avvolge la notte
al tuo magico canto
con ardente passione
fonde gli occhi
nei tuoi occhi d'incanto

Al Paradiso la poesia
Nella notte di luna
lo sguardo negli occhi
in volo labiale
con calda voce
in versi declami
veicoli dal cuore
nei sensi le emozioni
ferma la pista
tacciono ritmi e suoni
musicale armonia
al Paradiso la poesia

Rapito nel sonno
Nella notte profonda
la tua voce lontana
mi rapisce nel sonno
cattura l'udito
radiofonica l'onda
s'anima agli occhi
il tuo viso di gioia
le mie aride labbra
si sciolgono calde
radioso il sorriso
s'irrora dal cuore

Fresche gocce di note
Sotto raggi lunari
di ritmo in ritmo
libri in volo le ali
trasformi le parole
in armonia di suoni
fresche gocce di note
nel cielo musicale

Argentea la luna
Riprende l'euforico ritmo
per l'ultimo giro di danza
argentea la luna
in vortice lento
t'avvolge e trasporta
in unico corpo
nel vuoto celeste
sopra il globo terrestre
che frenetico ansima

Volo di note
Con chiara voce viaggi
tra l'onde dell'aria
al finir della notte
nel chiarore dell'alba
con volo di note
al nascer del sole
attraversi l'aurora
agli astri lucenti
annunci nel cielo
il riposo soave

Animi la notte
Gioiosa animi
nella notte la festa
nella rosea luce
al finir dell'estate
stanca all'alba t'adagi
dolcemente riposi
nel cielo azzurro
calma nel sereno
bianca la luna

Orizzonte invernale
Tremula gelida luna
muta la stella
nel buio del cielo
sordo fragore
dell'onda del mare
nel grigio notturno
orizzonte invernale

La tua voce non odo
A passi felpati
nella notte m'aggiro
le labbra trapunte
cucite nel volto
dentro palpebre aperte
la nebbia di gelo
punge agli occhi
sotto il grigio soffitto
tra i gialli lampioni
la musica ascolto
la tua voce non odo

Solitaria la luna
Anche la luna stanotte
il tuo canto non ode
sopra il mare di nebbia
senza smalto negli occhi
gialla in volto disfatta
solitaria nel cielo
vaga affranta

Il cielo negli occhi
Coperto di grigio vapore
di bianco marmo il volto
scarnito dai lampioni
al tuo canto rincuoro
ridoni calore
dentro argentee corolle
d'azzurre pupille
d'alba il cielo
nei tuoi occhi ritrovo

Faro azzurro
Malinconico tempo
grigio d'umori
luogo d'ombre
sull'onda del cuore
faro azzurro
in cerchio volteggi
illumini gli occhi
la notte di nebbia
buia sorprendi
riaccendi di luce
la luna di sogno
coperta di stelle

Sguardo lunare
Il tempo cosparge
tristezza e grigiore
nella gelida nebbia
galaverna il pensiero
al soffio del cuore
improvvisa riappari
il tuo sguardo risplende
nel viso lunare
guida degli occhi
incendi di stelle
il cielo la notte

Il tuo sguardo sfavilla
Nei tuoi occhi
la luna si specchia
nella notte di stelle
argentee scintille elettrizza
il tuo sguardo
negli occhi sfavilla

Occhi della poesia
Specchio della poesia
i tuoi occhi d'azzurro
il cielo colora
nella notte stellata
meraviglia rinnova
negli sguardi la luna

Radiosa stella
Dalle corde del cuore
vibran le labbra
note di stella
radiosa nel cielo
azzurro degli occhi
sul tuo viso sereno

Occhi di gioia
Nella notte senza luna
sei la stella che illumina
la vista d'azzurro splendore
con occhi di gioia
riaccendi nel cuore
la fiamma che al corpo
scintille ridona

Luce della notte
Dentro il cielo
azzurro degli occhi
argentea brilli
musicale stella
luce della notte



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