Repubblica 
Ho sognato 
Ho sognato di un paese lontano 
dove il tempo all’improvviso si era fermato 
La vita ferveva nelle strade 
e tutti si arrangiavano lieti 
Il mago della borsa leggeva nei fondi di caffè 
preannunciando ottimi affari 
Il lavavetri mi proponeva di investire in derivati 
ma era un banchiere in incognito 
Peccato, mi serviva una pulitina al parabrezza 
Più in là il baro ed il commercialista 
giocavano alle tre carte 
ma vinceva sempre il commercialista 
Da uno schermo a cento pollici 
il conduttore ammiccava ai suoi scherani 
mentre il cronista indipendente 
abbaiava a comando sul sofà del padrone di casa 
Il pizzicagnolo fuggiva piangendo in contanti 
pizzicato sulla via della Svizzera 
come un Mussolini qualsiasi 
Il governatore saliva sulla barca del monsignore 
e il monsignore saliva sull’elicottero del corruttore 
e intanto il trafficante d’armi pensava 
che non tutto il Mali viene per nuocere 
Il ministro prendeva il sole a sua insaputa 
sul superattico condonato a Vigna Clara 
Il candidato comprava bouquets di voti 
con sorrisi e tratte a 90 giorni 
L’onorevole si faceva il lifting 
per risultare più credibile di schiena 
Il manager si faceva quattro conti 
poi si faceva la segretaria 
poi si faceva e basta 
Le cocottes di regime passavano alla cassa 
sotto gli occhiali impassibili del ragioniere 
Il mafioso trattava con lo stato 
e il sindacalista con la sua coscienza 
ma entrambi erano latitanti 
Il sarto e l’avvocato prendevano le misure 
perché quell’anno il processo si portava corto 
Il perito spediva consulenze al migliore offerente 
mentre l’imputato veniva condannato dalla Doxa 
Il notaio chiamato ad accertare il decesso della Repubblica 
chiedeva in anticipo il suo onorario 
L’assessore in manette gridava “Populisti!” 
e il Palazzo di Giustizia crollava allegramente 
sui suoi pilastri di sabbia 
C’era chi gridava al fuoco 
Chi diceva la nave affonda, si salvi chi può 
Ma no, si salvi chi si è sempre salvato 
disse un tale che vendeva i posti sulle scialuppe 
Poi il sogno finì in un gorgo nero 
 
Ho sognato 
Ho sognato di un paese lontano 
Poi trattenendo un conato 
aprii gli occhi imperlato di sudore 
 
Ma non era la digestione: 
ero sveglio, ed ero in Italia 
L’incubo era appena cominciatoIl debito 
A chi ti ha detto un giorno 
"Dammi il tuo lavoro 
e te lo ricompenserò" 
restituisci il fango 
delle tue logore scarpe 
e gli ossi spolpati  
delle tue magre cene 
 
A chi ti ha detto 
"Dammi il tuo denaro 
e te lo conserverò" 
riporta la vergogna ed il disprezzo  
insieme alle notti bianche 
e alle tue cambiali scadute 
 
A chi ti ha detto 
"Dammi la tua bandiera 
ed io le renderò onore 
consegna il pianto di tua madre 
e la tua arma lorda di sangue innocente 
 
A chi ti ha detto 
"Dammi il tuo tempo 
e te lo remunererò" 
rendigli le catene pesanti 
e tutte le illusioni 
di questo libero mercato di schiavi 
 
E quando tutto avrai restituito 
e tutto sarà saldato  
e ogni debito onorato 
così che non dovrai ringraziare 
né pregare né invidiare 
o adulare questi tuoi benefattori 
allora e soltanto allora 
potrai finalmente dire loro 
 
"Adesso facciamo i conti". 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
Vi assolvo 
Uomini degni 
che alzerete la testa 
dalle miserie del globo 
voi disperati frutti della terra 
che abbatterete le porte del sopruso 
sollevandovi schiavi in armi 
dalla polvere delle strade 
dai campi sommersi di rifiuti 
e dalle tavole marce dei barconi 
e getterete le odiose catene  
in faccia al nemico di sempre 
Io vi assolvo fin d’ora 
per il vostro sacrilegio di sangue 
e per ogni regicidio 
Vi assolvo per quando  
li rovescerete dai loro scranni 
questi laidi e fetidi usurai  
con le loro avide consorterie 
che scommettono sul nostro futuro 
questi allibratori di morte 
che vivono nell’ombra 
e vendono allo scoperto 
questi ladri di vita 
sanguisughe con nome e cognome 
che chiamano mercato 
questi imbonitori da circo 
che inventano leggi scuse e monete 
e i loro politici lacchè  
maledetti per sempre  
alle fiamme dell’inferno  
Io giustifico in pieno 
la vostra vindice furia 
e la sete di giustizia 
che li spazzerà dalla storia 
e quando inciderete 
la loro libbra di carne 
perché paghino finalmente 
il debito che hanno con l’umanità 
Vi assolvo fin d’ora 
dalla colpa di non avere colpe 
e dal peccato di sperare ancora 
con mani pure di rabbia 
in un mondo migliore di questo 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
Soli 
Potrei cantar di lotte e di destini 
e immaginarmi lucido profeta 
mi atteggio invece a scettico poeta 
che lascia la politica ai furbini 
 
Questa è una notte buia senza luce 
poveri e col futuro da inventare 
oggi è davvero inutile sperare 
che arrivi un altro sole o un altro duce 
 
E già quel duce lì l’hanno appiccato 
sole che sorgi poi non è mai sorto 
l’ultimo che lo cantò sarà ormai morto  
oppure sei bandiere ha già cambiato 
 
E in quanti poi conservano quel mito 
e la bandiera rossa sulla prora 
il sol dell’avvenir cercano ancora 
chi lo provò davvero si è pentito 
 
Tutti del tunnel cercano l’uscita 
un sole che ci illumini il cammino  
riscatto a questo vivere meschino 
ma la maestra strada è ormai smarrita 
 
Questa è una notte buia senza amore 
dove il valore unico è il denaro 
e a rischiararla col suo lume avaro 
soltanto c'è quel Sol...24 ore 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
Capire  
Una madre, mi dicono. 
Il marito le sgozza la figlia. 
Perché sbagliava. 
Una madre che dice 
- è un gesto orrendo ma posso capirlo - 
Un popolo, altri popoli, mi dicono. 
Si fanno saltare in aria. 
Intorno schegge di carne innocente. 
Peccato, stavolta è toccato a noi. 
Sapete, ho orecchie fini, 
qualche volta ho pure sentito dire in giro 
- è un gesto orrendo ma posso capirlo - 
No, sono stanco di capire. 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
Il premio 
Quanto costa una poesia? 
Un grammo di sospiri, 
un vaso di lacrime e sorrisi, 
lo sdegno, il fuoco, la passione, 
un prezioso attimo silente 
rubato al rumore della vita. 
Costa l'affanno di una corsa in salita, 
il fardello pesante di ogni giornata, 
costa lutti rimpianti e miserie, 
una flebo infilata nel tuo futuro, 
o due ruote da spingere più in là. 
Costa ferite e piaghe, 
perdute occasioni e gioventù mancate,  
costa i rancori, le tempeste, le illusioni, 
il grigio lavoro o quello maltolto,  
e le stanze senza voci che invecchiano con te. 
Ci metti un pizzico d'anima  
e l'orgoglio, la rivalsa, il cuore, 
ti spogli di stoffe e di intimi segreti 
per dare vesti preziose alle parole, 
e mai nessuno bada a spese 
per indossare i versi migliori 
in questi azzurri giorni di festa. 
Qual è l'impagabile premio 
che ripaga i costi e le speranze, 
la sola ricchezza che consola, 
il compenso di ogni animo poeta? 
Non è parola che si scrive, 
non è sciorinato giudizio 
di tecnici abili o compunti. 
Il premio è una voce che attende risposta, 
uno sguardo aperto sulla soglia, 
l'attento sorriso di chi ti conosce: 
il premio sei tu che ritorni bambino 
portando il tuo fagotto di giochi 
da scambiare su questo lido azzurro, 
e negli occhi ridenti dell'altro 
scorgi la luce di un grazie. 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
Il trucco 
In quest'epoca ognuno si arrangia 
con le truffe, gli imbrogli e i raggiri: 
c'è chi bara con carte truccate 
e sicuro stravince la posta, 
c'è chi è bravo a truccare i motori 
per imporsi veloce all'arrivo, 
e non parlo degli altri sportivi 
da siringhe e pastiglie gonfiati. 
Ma c'è anche chi trucca le aste, 
e i concorsi addomestica scaltro:  
chissà come son sempre gli stessi 
che arraffano i posti e i lavori. 
Al lotto, ai cavalli ed ai telegiochi, 
quanti furbi si dànno da fare 
per aiutare la dea bendata, 
ed in questo serraglio di volpi  
c'è persino chi sbarca il lunario  
con mille trucchi per tempi grami.  
In un mondo di astuti espedienti 
lo confesso, io cedo e mi arrendo: 
anche tu ti ammiri allo specchio 
mentre un filo di trucco ti metti, 
e ti vedo che ridi di gusto 
già pensando a chi inganni stasera. 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
Mezzaluna 
L'ho cercato a lungo 
tra i decori arabescati  
e le cittadelle dalle potenti mura; 
tra il mormorio dei mercati 
e il profumo di spezie rare, 
nelle albe severe del deserto, 
nei tramonti di porpora e viola 
quando la mezzaluna bianca 
sale alta in cielo e illumina 
lo sbocciare di cento minareti; 
l'ho cercato nel monodico canto  
di quell'uomo pio 
che invita la terra a pregare. 
A lungo l'ho cercato, 
ma non c'è quello del boia 
tra i novantanove nomi di Allah. 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
Il mercato 
Finite son le cose senza prezzo, 
introvabili ormai già da un bel pezzo. 
L'onore è un vecchio cencio di cartone, 
e lo si vende a meno di un centone: 
è un logoro panno, un bisunto straccio, 
la mutevole insegna di un pagliaccio. 
Acquisti i voti e le benemerenze 
come usavano un dì con le indulgenze, 
lo impari presto, già da appena nato,  
che per tutte le merci c'è un mercato. 
Compri oro o sballo di polvere bianca, 
o false promesse di borsa e banca, 
compri in televisione i sogni finti, 
alta definizione e bassi istinti. 
Se cerchi un rene, un figlio, o una puttana, 
basta pagare, è solo affar di grana. 
Tutto ha il suo prezzo, tutto il suo valore, 
titoli, coppe e lauree da dottore; 
le tue braccia, vendute ad un padrone, 
la speranza, stivata su un barcone. 
Così il silenzio, l'omertà e il rispetto, 
li paghi al lordo e li riscuoti al netto, 
e sulla vita metti un cartellino 
se puoi pagarti pure un assassino. 
Io vedo già qualcuno che si accosta 
a chiederla in cambio, e quanto costa: 
è la tua dignità di uomo vero 
che svendi tutto incluso a cuor leggero, 
tu servitor del libero mercato 
anche la libertà gli hai regalato. 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
Come stai 
Come stai? 
Lo dice un parente lontano 
quando chiama chiedendo un favore. 
Anche una donna che ami 
e che amarti non vuole, 
lusingata lo dice  
per vedere l'effetto che fa. 
E lo dice un amico, così per parlare, 
lui da tempo lo sa come stai, 
ma fa finta, e poi guarda altrove. 
Lo dice il dottore distratto, 
che firma svogliato ricette; 
lo dice compunto anche il prete 
nascosto in un confessionale. 
Lo dice la televisione, 
per venderti sempre qualcosa, 
ed anche una faccia di bronzo 
che ride da quel manifesto, 
e che starai meglio promette 
se un voto convinto gli dai. 
Come sto? 
E come volete che stia? 
Talvolta vorrei allontanarmi, 
salire su un'alta montagna 
vicino al silenzio e alle nubi: 
mandarli tutti in quel luogo 
dove avete pensato anche voi, 
sperando alla fine che smettano 
e non mi tormentino più. 
Ecco, non sento più voci, 
né richieste, né vani consigli, 
e non vedo più maschere finte. 
Credetemi, sto già molto meglio,  
e allora lasciatemi qui. 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
L'appello 
Ma le parole non erano pietre? 
E quante ne ho viste scagliate 
da ogni tribuna di carta, 
e costruire miti, verità e accuse, 
quante vomitate dal sospetto 
e dal sicuro inchiostro dei puri! 
Quante ne ho viste ipocrite 
innalzare muri omertosi e vili, 
e quelle dei senza peccato 
lapidare i mostri senza un appello. 
Ma un appello ci fu, mi ricordo, 
e tante firme ordinate, pulite, 
come su un registro di morte. 
Proviamo a rifarlo, l'appello, 
chissà chi ancora risponde, 
defunti e vivi, tutti primi della classe: 
 
C.C., la giornalista che l'ha ispirato, 
G.A., uno dei padri costituenti, 
F.B., il medico che liberava i matti, 
M.B., quello che "la Cina era vicina", 
G.B., il grande sindacalista, 
B.B. ,il regista che ballava il tango, 
A.B., il grande scrittore d'Oltretorrente, 
N.B., il grande filosofo che poi chiese scusa, 
G.B., lo scrittore partigiano, 
T.B., il regista dei fondo schiena, 
L.C., la regista di San Francesco, 
L.C., il regista di Pinocchio, 
U.E., il dotto scrittore e filosofo, 
G.E., il più grande degli editori, 
F.F., il più grande dei registi, 
D.F., ci scrisse una farsa vincendo il Nobel, 
N.G., la grande scrittrice, 
V.G., il grande giornalista, 
R.G., l'insigne pittore schierato, 
M.H., la più famosa degli astrofisici, 
P.L., il più famoso degli scampati, 
N.L., il regista inzuppatore di cappuccini, 
A.M., lo scrittore della noia, 
D.M., la sua compagna, 
C.M., il grande vecchio della psichiatria, 
T.N., il cattivo maestro, 
L.N., il grande musicista d'avanguardia, 
G.P., il vecchio attivista di partito, 
E.P., il regista che ci ha fatto pure un film, 
P.P., l'attrice che fu Lucia Mondella, 
G.P., il regista della Battaglia d'Algeri, 
P.P., il grande barone dell'architettura, 
F.R., la moglie del premio Nobel, 
S.S., il regista malizioso, 
E.S., il decano dei giornalisti, 
i fratelli T., insigni registi, 
U.T., un altro dei padri costituenti, 
T.T., il guru dei pacifisti e non violenti, 
O.T., il grande fotografo degli scandali, 
L.V., il famoso storico, 
C.Z., il più grande degli sceneggiatori 
P.P.P. anche lui, il poeta,  
il più grande, il migliore di noi! 
 
In fondo una firma che cosa vuol dire? 
E' l'infamia, è l'indice, la condanna. 
E' un grido, un applauso, uno sparo, 
la vendetta sul torturatore, 
il sigillo di una tronfia cultura 
che agisce da cieco mandante: 
la verità poi muore, e muore innocente, 
lasciando una strada di odio e tre orfani soli. 
Io non so chi pagherà il conto, 
se la storia cancella gli errori, 
ma per i compagni che sbagliano 
c'è sempre un correttore di bozze. 
 
Il 13 giugno 1971 l'Espresso pubblicò l'appello con cui 800 intellettuali 
italiani, il meglio dell' "intellighenzia"dell'epoca, definiva il commissario 
Luigi Calabresi un "torturatore", avallando la campagna d'odio che culminò 
l'anno seguente con l'assassinio di questo servitore dello Stato ad opera di 
terroristi di "Lotta Continua". 
 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
Delara 
Non credo ai Credenti, 
criminali di pace 
che i loro capestri innalzano, 
altari di iniqui soprusi. 
I fiori e i profumi d'Oriente 
non coprono il putrido olezzo 
di un mondo cadavere e barbaro 
che ancora reclama il suo orrore. 
Delara, pittrice di sogni, 
strappando i colori dal buio 
ha lasciato sottile una scia 
del breve suo giovane volo. 
Nessun giudice cerchi una scusa 
tra codici, barbe e preghiere. 
Assumetevi il prezzo del viaggio, 
che ricada su sonni e coscienze. 
La sua anima lieve è partita 
senza urgenza di salvacondotti: 
già scontato ha quell'unica colpa, 
nascere donna nel posto sbagliato.  
 
In spregio alla Convenzione Internazionale  
sui Diritti dei Minori, cui anche l'Iran aderisce, 
Delara Darabi, 23 anni, è stata giustiziata  
mediante impiccagione il primo maggio a Teheran  
per un delitto commesso all'età di 17, di cui  
si dichiarava innocente. 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
La morte di un uomo 
Signor giudice, in fondo lo fanno tutti! 
E' vero, ho portato i soldi all'estero, 
quella era una società di comodo… 
ma in fondo che male c'è…si sa..le tasse…. 
Va bene sono un evasore, ma in fondo….. 
non è mica la morte di un uomo! 
Come dice signor giudice? 
Ah, i soldi. Come li ho fatti? 
Io sono un imprenditore onesto, sa? 
Costruttore, uno dei migliori! 
Come ha detto? Gli appalti? 
Certo signor giudice, vincevo tutti gli appalti…. 
Ma sì, lei è uomo di mondo, signor giudice. 
Del resto come si fa…. In questa giungla…. 
Io corruttore? Ma che dice, lo fanno tutti, si sa… 
E va bene, qualche mazzetta…. 
ma non sarà mica la morte di un uomo….. 
Come ha detto signor giudice? 
Gli operai edili? Beh, si sa…. Il mercato… 
Quali contratti? Ma no, è normale, 
lasci che le spieghi…… 
va bene, d'accordo, li pagavo in nero, 
ma non sarà mica la morte di un uomo! 
Come dice signor giudice? 
Le norme di sicurezza? Beh, che c'entra… 
Si sa…i rischi……può capitare, in fondo… 
Ma perché deve succedere per forza? 
E poi non è mica….ah si? E' morto? 
Davvero signor giudice? Mi dispiace. 
Però sa, il progresso, il lavoro, il PIL, 
siamo noi l'Italia che produce…. 
Non possiamo fermarci di fronte…. 
Come ha detto? Quale sabbia? 
Ah, il cemento… beh, s'intende, 
sono cose normali, non è il caso di drammatizzare…. 
Va bene, non sarà stato di prima qualità, 
ma in fondo non è la morte di…. 
Come dice? 289? 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
Eclissi 
Che cosa hai fatto  
bambola triste che porti catene? 
Quale colpa adorna di corda 
il bianco tuo viso gentile? 
La mia rabbia si volta ad Oriente 
ed ancora si chiede perchè 
nel giardino dell'Impero Celeste 
ogni notte si eclissa la luna. 
 
Ogni anno in Cina vengono eseguite 
1800 condanne a morte. 
Molte delle vittime sono donne. 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
Festival 
Confesso che i sogni migliori 
li faccio seduto in poltrona: 
la sera mi appisolo piano 
cercando di ben digerire 
il tedio, la cena e la vita.  
Ma ieri davvero era strano 
ciò che mi è passato davanti: 
saranno gli acciacchi del tempo, 
o forse ho mangiato pesante.  
Mi è parso così di vedere 
tra odi balletti e canzoni 
il vario ed umano serraglio 
che ammorba gli italici giorni 
offrir la serata di gala 
riunito nel tempio dei fiori. 
Ho visto le solite cose 
che osservo durante la veglia:  
un abile cerimoniere 
che àdula il suo direttore,  
e un comico furbo di corte 
che scherza con il suo padrone;  
poi gli ospiti d'oltrefrontiera, 
son belli e ancor meglio se muti.  
C'è musica per ogni gusto, 
la gente più bella è in platea,  
ma poi come sempre puntuale 
chi paga lo sfizio ed il conto 
è il povero utente finale.  
Non è forse questo lo specchio  
di come funziona il paese? 
La finta polemica scalda  
e aumenta i livelli di ascolto: 
si nota di più se mi indigno  
o applaudo al pensier liberato? 
La scaltra e ruffiana miscela  
solletica l'inclita e il colto, 
a turno ti viene servito 
lo scandalo e il buon sentimento, 
tra seni, papponi, coniglie 
e poveri bimbi malati, 
con lazzi per vecchie caserme  
e appelli per buone intenzioni. 
C'è il canto che abbraccia i migranti  
e quello che piange sui figli, 
ma poi il piatto forte è servito 
col gay che si pente e si scusa. 
Giammai questo strano paese 
proscenio di mostri ed orrori 
si stanca di mettere in scena 
l'ipocrita farsa buffona: 
ragione ha quel tipo arrabbiato 
con l'ultima delle canzoni: 
son sempre le solite note, 
l'Italia ci ha rotto i marroni. 
A un tratto mi sveglio sudato 
pervaso da sdegno e magone, 
e cambio canale schifato 
da tanto molesto pensiero. 
C'è in onda un telegiornale 
coi guitti e i giullari di sempre: 
han volti di stinchi di santo 
più candidi di Biancaneve, 
e infatti la faccia più tosta 
l'ha proprio chi ci rappresenta, 
un uomo all'altezza dei tempi 
in questo giardino di nani. 
                                                                           
  
    
                                                                           
  
New economy 
Prima di tutto, cominciarono con i pazienti in stato vegetativo, 
e fui contento perché era davvero uno strazio insopportabile. 
Poi tolsero di mezzo i malati terminali, perché erano un costo,  
e stetti zitto, perché mi facevano pena.  
Poi se la presero con i deformi e gli infelici, perché non ce li potevamo 
permettere,  
e fui sollevato perché mi facevano un po'paura. 
Poi vennero a prendere i malati psichici e gli insufficienti mentali, perché 
erano improduttivi, 
ed io non dissi niente perché ero ancora produttivo. 
Il giorno che diventai vecchio, e per loro ero un peso morto, vennero a 
prendermi, 
ma non c'era rimasto nessuno a protestare.  
                                                                           
  
    
                                                                           
  
Shabbat 
- Se ari o se trebbi, se semini o mieti, 
se fili, se tagli o cuci le reti 
il sabato no, non può proprio andare, 
sappi che questo non lo puoi fare. 
All'antica norma non sei fedele: 
se macini, impasti, o tessi le tele 
nel giorno sacro al riposo di Dio 
tu della legge non sei un servo pio. 
Son trentanove i suoi santi precetti, 
non potrai cuocere o fare progetti, 
non laverai né accenderai il fuoco, 
queste non sono bestemmie da poco. 
- Grazie mio rabbi, mi hai illuminato, 
ciò che mi hai detto mi ha rincuorato; 
torno al mio aereo che in pista mi attende, 
or sono lieto, il Signor non si offende: 
credevo a Gaza di fare peccato 
quando di sabato ho bombardato. 
Vita nova 
    Tanto gentile e tanto onesto pare  
    l'Obama mio che le folle saluta, 
    ch'ogne gente l'opinion sua muta, 
    e niuno mai l'ardisce criticare.  
     
    Egli si va, sentendosi laudare, 
    con aura di sua santità vestuto; 
    e par che sia un profeta venuto  
    da cielo in terra a miracol mostrare. 
     
    Mostrasi sì piacente e sì sincero, 
    che dà per li occhi una speranza al core, 
    che 'ntender no la può chi non ci crede: 
     
    ma certo ognuno avrà finchè non vede 
    un lieve dubbio pieno di timore,  
    che va dicendo all'alma: sarà vero? 
    Il pescatore 2009 
    All'ombra del rosso occidente  
    s'era insediato un presidente  
    aveva barba di kirghiso 
    e sotto i baffi un gran sorriso.  
     
    Venne in Brasile un assassino  
    due occhi stretti da volpino  
    libri di grande tiratura  
    ed un mandato di cattura.  
     
    E disse ai capi di quel reame 
    di libertà ho sete e fame  
    e chiese al vecchio un aiutino  
    per un fuggiasco e un assassino.  
     
    Il vecchio Lula non tardò un giorno 
    non si guardò neppure intorno  
    ma offrì in rifugio il suo reame  
    per chi diceva ho sete e ho fame.  
     
    Senza pudore né sgomento  
    mostrò anche in Francia il suo talento 
    davanti un pulpito irridente 
    dietro alle spalle un presidente.  
     
    E già l'insulto si fà indecente 
    la sua memoria ormai è sfuggente 
    di chi fu ucciso un dì d'aprile 
    con la pistola ed il fucile.  
     
    Vennero in sella i magistrati  
    vennero in sella con i mandati 
    chiesero al vecchio se lì vicino  
    fosse nascosto un assassino.  
     
    Ma all'ombra del rosso occidente  
    s'era insediato un presidente 
    aveva barba di kirghiso 
    e sotto i baffi un gran sorriso.  
    aveva barba di kirghiso 
    e sotto i baffi un gran sorriso.   |