Poesie di Il Passero


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Natale
Si rinnova tutti gl’anni
questo tempo così lieto
le persone son migliori
e si scambian baci e doni.
Le città sono addobbate
di colori, luci suoni;
e le chiese più affollate
a raccontar della novella
che bambin Gesù donò
con la sua cometa stella.
Sembra quasi un altro mondo
eppur le genti sono le stesse.
Io, lo vivo con piacere
questo magico momento.
Un augurio a tutti quanti
in questo tempo pien d’amore
per cambiare nel profondo
questo nostro,nostro mondo.

Mumble, Mumble
Camminavo lemme lemme, con la testa all’insù
rimirando quegl’affreschi sulla volta, pria del blu.
Mi chiedevo cosa fosse veramente la virtù
tra una scena celestiale e la massa che è quaggiù.
Forse anche il bene e il male furon creati per di più
a far sì che ci sentissimo ancor piccìoli,ancor di più.
Ogni volta che sbagliamo la coscienza ci richiama
nel morale ammonimento che ognuno tiene dentro.
Pare fosse uno strumento impiantato per controllo
poi alcuni, anche tanti, quella voce hanno spento
non si fanno più chiamare,allor cresce lo sgomento
ed è crisi esistenziale,sembra non esista più morale.
Una parte arraffa e spazza l’altra crea e ci sta male.
Ma la gente che conosco sembran tutti brave genti
ma nell’umile retaggio l’occasione e sol miraggio
ed allora mi domando se al lor posto avrei fatto poi
l’opposto.

“Cicopalmo”
Allor che ero bambino giocavo nel cortile
con biglie colorate,avevo un bel sacchetto.
Le belle a me donate stringevo nella mano
venivan da lontano e fiero me ne vantavo
Con altri bimbi felici insieme giocavamo
Ma poi ne venne uno, grande, smaliziato
mi sfidò a quel gioco che non conoscevo
colpire con la biglia quell’altra. sul selciato
quando poi sol ti riesce le sfere sono tue.
Nel gioco ero maldestro, lui invece era lesto
puntava il mignolo roteando con la mano
tenendo la sua biglia tra il pollice e l’incavo
“cicopalmo” lo chiamava quel gesto strano.
Le colpiva ad una ad una che tutte le prendeva
Così persi quel dono a cui mi ero affezionato.
Nel tempo poi cresciuto quel bimbo ho rincontrato
vestiva in doppiopetto con la puzza sotto al naso
espressione del concetto di quello più furbetto
che crede che son tutti sol polli da spiumare.
Seduto in quel tavolo dal panno verde occaso
puntava quelle fish ,gran rilancio dal passato.
Giocai sol di furbizia, la fortuna era propizia,tra
bluff e punti ricamati, vinsi tutti i suoi puntati
e quando andai all’incasso contento e di me fiero
guardandolo dritto agl’occhi e voce da gradasso
gli dissi –Cicopalmo? Ridammi i miei balocchi-.

Primavera
Quando il giorno si colora
anche l’animo s’espande.
Le giornate son più liete
ed il sole ancor gentile
non ti brucia sulla pelle
ma carezza tra le stelle.
La vita, esplode intorno
nei colori, suoni in fiori
senti appieno i suoi odori.
Ed il canto è melodioso
puoi vedere i primi voli
basta solo che ti affacci
su quel prato,in quel verde.
Quattro passi tra natura
a raccoglier primavera.

Cercando
Scavando al fondo nell’umano sogno
cercai tra quelli che del lor credo fanno
il senso vero della ragion più pura.
che della logica ne fan natura
e nel divino cancellando il credo
già da Lucrezio e ancor più prima
che poi nel dopo,di queste menti
nel cammino, rimangono presenti
a ricercar quel filo tessuto allora
nel tempo mio ancora si colora.
Così mi spinsi là, dove i due mondi
fondano, a rinnovar ancor il gioco
che di vita, trasforma,muta, cambia
questa materia e n’è la causa vera.

Tra inferno e paradiso
Ritorna dal profondo quello che hai perduto
in questo girotondo, in tutto il tuo vissuto.
Son conti che si fanno con la coscienza in mano
la guardi , la rigiri,lei ti sussurra piano piano.

Lo dici solo a te stesso, a qualche amico caro
l’ascolti quando il mondo ormai non canta più
arrivi a ricontare quei passi ad uno ad uno
ti accorgi che il tuo tempo non basta più.

Vorresti riparare per quello che hai sciupato
capisci da quel punto che cosa hai sbagliato.
E' il gioco della vita,è per quello che sei stato
poi.ti presenti al passo portando il tuo peccato.

Sarà quel senso tuo che aprirà le porte
ad un nuovo Paradiso o per l’Inferno morte
sarà quello che hai creduto, che hai cercato
a far la differenza tra il mondo e la tua coscienza.

La Differenza Sta
Ma chi sono ancor costoro
che mi parlan tutti in coro
poi mi fanno la morale tra
un bicchiere e quel fumare.

Che mi vogliono aumentare
le medicine nel dosaggio.
Io le calo ,con coraggio
lor mi dicono: è un oltraggio!

Allor gli canto dell’olistico
del pensiero,di quel mistico.
Che l’umano sol non è, quel
che pensan ancor lor di te

Poi, morire da ammalato
non mi preme neanche un po’
voglio vivere beato per tutto
il tempo che ancor ho.

Che mi piace assaporare tutti
i gusti della vita, e ……
se si riapre la ferita
so di certo, che non è finita.

Prendila come ti pare
Or che il tempo sa da fare
mi preme raccontare
una storia un poco strana.
Un dì, leggendo un tale
io, lo misi sull’altare.
Restavo alla finestra
aspettando una risposta
ma,da lui nessuna gesta.
Il mondo è molto strano
e a volte sol ti resta
quel sapor che sa d’amaro.

Di novella in novella
La trovai su bancarella era sola e rottamella
la comprai per poche lire ,ora vale le mie mire.
Una scatola di legno,con la corda per sostegno
nell’aprirla un ectoplasma si parò innanzi a me
e parlando in modo strano prese forma sulla mano.
-Io mi chiamo Calandrino detto anche sor Pierino
Giovinnozzo è il mio casato,fui pittore e scalpellino.
La mia fama è rinomata per novelle Boccaccesche
che l’autore di sua grazia ci creò nelle sue tresche
infilando tra le scene anco altri due pittor, Sor
Brunaccio e Buffalmacco,gl’ho legati dentral sacco
e quella pietra tutta nera ora è propriamente vera.
Anco la morte ho pur gabbato che mi sono elitropiato;
ma per te che m’hai trovato farti dono sono obbligato
sei vuoi essere beato basta solo che tu scegli
tra ricchezza e libertà ,agiatezza e povertà.
Mi sembrava ancor più pazzo di quell’altro Giovinazzo
e bastò quel mio pensiero a svampirlo come un razzo.
L’ectoplasma se ne andò ma rimase quel suo miasma
un odore zolferino ,quasi fosse, apparir luciferino.
Aprii ben bene il finestrone per dar aria al camerone
ma la scatola ancor tengo a ricordo di quel ramengo
e la storia novellata giunga a voi……… elitropiata.

Giocare a Dio
Non so ancora
se tutti insieme formassimo il corpo di Dio
e non ho ancora capito di quale Dio parliate
se ebreo, musulmano, cristiano o metropolitano
Ma so che la libertà di ognuno finisce là
dove comincia quella dell’altro, nel rispetto
delle diversità, delle culture dei credi
nel rispetto della vita. La vita è sacralità
per sua natura.La vita non muore mai si trasforma
cambia, muta, e noi
viviamo in lei per tutto il tempo, infinitamente
quindi toglierla o donarla è quasi, giocare a Dio.

GianLuca
Ho comprato un bazooka, l’ho chiamato Gianluca
che di un Dio ha le due facce, in saggezza la luce.
L’ho puntato diritto con le ogive a conflitto.
Sono pronto alla guerra ,perché oggi m’assale
un istinto ferale.
Per quegl’orridi esseri ,che la vita si prendono
nel nome di un Dio che se solo ci fosse
cancellerebbe quegl’umani rifiuti.
Ho comprato un bazooka, l’ho chiamato Gianluca
perché il mondo abbia un senso nella buona ventura
a difesa dei giusti ,dei probi ed onesti
ma dove sono ?Dove sono, ancor questi?
Che paladini del mondo,nel vanto dicevan
or che l’eccidio avanza,nessuna presenza.
Ho comprato un bazooka, l’ho chiamato Gianluca
la parola più non conta a cambiare la sorte.

Canta, canta ancora
Ma non c’è un parangone
vuoi mettere con il Paolone
tra un swing che s’alza e un jazz che avanza
di base il suo orchestrone
fiati,violini e contrabbassi
il suo piano e l’Alabama Vest.
Tra caramelle Alaskane e rumbe Sudamericane
tra giornali che svolazzano e Francesi che s’incazzano
e tu mi fai andiamo al cine,ma al cine vacci tu.
Vuoi mettere ,ma non c’e un parangone
tra una fuga all’inglese e un motel alla francese
peut etre Lussac ,Balzac, Armagnac, Bergerac
magari accompagnati da un ottimo Cognac.
Lungo i viali di Vienna in quella chinatown
con Jimmy e due cinesi ,li vedi fin là?

Vuoi mettere. ma non c’è un parangone
con il suo swing le sue parole
ad ogni altra canzone.

Finalmente
Ho sentito un discorso sensato
il Papa l'ha pronunciato
non si uccide in nome di un Dio
non si deride i credi delle religioni.

È Natale
È un momento molto speciale
questo tempo che ritorna
si rinnova tutti gl’anni.
Le persone son più buone
e si fanno più gentili
poi si scambian baci e doni
e diventano migliori.
In questo tempo di letizia
le città sono addobbate
di colori,luci e suoni
sembra quasi un altro mondo
che si riempie nell’amore
che ognuno ha poi da dare.
Io lo vivo con piacere
e lo prendo tra le mani
non m’importa se domani
ancor lui non ci sarà
ma oggi sono un po’ migliore
e ,domani si vedrà.

Suona?
Suona? Suona minga. Bisogna tu la spinga
Poi non capisco mai quale tu sarai se una
foriera ,un cavalcante,o un improbabile
musicante.
Ma ancora torna sera e il buio già mi prende
e quel che rimane più non mi rende nessuna
primavera. Preferirei una serenata, vuoi mettere
con la musicata arzigogolata, cantar sotto alla
luna,raccogliere una stella ed ascoltar e rimirar
quella fortuna .
Suona? Suona minga. Bisogna tu la spinga.

Purtroppo
(abiurando Pavlov)

Quell’essere che sé perduto
affida la sua vita
a quel che è riconosciuto.
Racconta del suo triste arrabattare
di quel che non riesce a funzionare
consegna con speranza e cerca aiuto
se stesso e tutto quello che ha perduto
nelle mani di un dottore strizzacervelli.
che ha la comprensione tra gli anelli
del come sono fatti tutti quelli
tra circuiti ,sinapsi e i suoi modelli.
Di corpi che funzionan perché belli
propina quella chimica ai neuroni
che viaggiano dispersi negli androni.
Crede che tutto si risolva
cancellando il dolor dalla memoria.
E quell’essere si ritrova senza storia
vaga sperduto nel suo tempo
uno zombi
che ingarbuglia ogni momento
e di sé, sempre più, meno ricorda .
Si confonde tra pastiglie colorate
affonda sempre più e si consola
all’effetto di quelle avvelenate.

Alla ricerca del tempo perduto
(ricordando Marcel)

Arduo il sentiero che provo a infilare
ritorno con mente e tutto me stesso
a riviver il tempo che appare riflesso
memoria non basta mi devo sdoppiare.
Leggero, cammino con passi di bruma.
Ritrovo quegl’attimi di storie passate
rivivo quei tempi , quelle giornate
in quel manto ammantato tra spuma.
Raccolgo il perduto,quello lasciato
rivedo quei volti, quel che ho scordato.
Riscopro del tempo tutto l’arcano
ma lo catturo,lo stringo in mano
e le emozioni ritornano forti,sento
le voci, le parole scandite quelli
che erano, non sono orpiù morti;
restan sospesi in un tempo infinito.

Comprendo le cause, gli effetti
che han generato gesti negletti
mi ripulisco da quel negativo
una forza vitale riempie di nuovo.
Così del mio mondo ritorno padrone
il tempo trasformo, passato, presente
son solo momenti, li sposto con mente
allontano la fine e continua l’azione.

A Nicola Cheron
(un omaggio)

Lo ritrovo piacevolmente
quell’impavido istrione
si cimenta alacremente
tra le rime nell’ azione.

Mi novella della vita
nel sottile suo sentire
le profuma con ardire
quelle storie che sà dire.

Un magnifico istrione
dalla stoffa ricamata
io lo leggo con passione
già m’allieta la giornata.

Canta sempre,canta ancora
tu che sai come cantare
non importa qual sia l’ora
in cui ti vengo a ritrovare.

Se ci fosse da pagare
lo farei ben volentieri
perché oggi non è ieri
e domani è ancor da fare.

La mia
A volte
la scrivo su di un foglio
scorrendo con la penna
altre la batto su quei tasti.
Si riempion quegli spazi
la sposto, la cancello
cercando
di imprimere un modello
la infilo
più ad orecchio nel sentire
la vivo quasi fosse
quel mio cortile
la canto
come fosse una canzone
allora diventa una passione
che tengo stretta , è viva
pulsa dentro
e mai, non muore.

Un cinto d’ernia
Mi rimbalzava dentro la testa quella canzone
sudore ed antracite diventano un’ emozione.
quel cinto d’ernia restava un’interrogazione
E fù per caso o per destino che toccai con mano
quel sospensino.
Poichè il dottore lo ricettò
a sostenere quel mio sfottò.
Quel cinto d’ernia ora lo porto
e la pistola più non infilo
c’è poco spazio è quasi un chilo
e aspetto il giorno che poi sarà.
All’anno nuovo tutto verrà.
E mentre aspetto, ancora ascolto
quella canzone, tra Pavana
Arkans Tex Missouri e
l’Appennino
tra quei castagni,a ritornar bambino
e dal profondo mi nasce ancora
un’emozione.

Vecchio Mio
Il suono porti sulle tue labbra secche
sul viso scarno , canuto, dentro scavato
sull’ingiallita pelle,alle tue carni che da
quell’ossa sembran si stacchin, al penzolar.

Di sottil vita quel soffio stinge e inquieto
scende sugl’occhi tuoi il buio, a tenebrar
e non mi vedi,e non mi senti. Mi trema dentro
nelle mie membra, il rantolar tuo,quel tuo scemar.

Per non dimenticare.
Il mattino ha l’oro in bocca ,quando il sole s’alza
incomincia la tua danza e l’ora che hai perduto
di certo più non scocca, rimane un effimero saluto.
Ignaro del concetto e del risplendere del raggio
indagai a fondo per comprenderne il vantaggio.
Chiesi a quel vecchio che avevo lì davanti
quel che sia che fosse ad essere levanti.
Mi portò ad esempio la sua vita salutare:
-io sono centenario , vado per salpare
tutte le mattine mi alzo sempre all’alba
per sentire il gallo ancor cantare e guardo
giù alla fonda se è arrivata la mia barca-
E la morale? A volte può far male.
Se il tempo aspetti guardando alla finestra
che sia di notte oppure sia nel giorno
di certo lui ti prende,levandoti di torno.

Le mie belle
Hanno gl’occhi azzurri i capelli biondi
mossi al vento
gl’occhi neri i capelli crespi , profondi
più del mare.

Le mie belle mi prendono per passione
per amore,per una emozione.
Mi fan volare,sognare dimenticare
a volte, ancora ricordare.

Le mie belle vengono alla notte
quando nel suo silenzio,sono solo
guardo il cielo e ascolto l’assiolo
sotto a questa luna, al suo chiarore.

Le mie belle sono il mio amore.

Io e te
E così sono qui
a passeggiare insieme a te
a parlare delle nostre vite
tra erba e cemento
fra queste case
e mi piace questa nostra storia
nata, per caso?
tra le parole che amiamo
mangiamo,ridiamo e
ci ritroviamo.

Eulabeia
Graziosa al ciondolare, nel tuo piumaggio
che sul capo bianco, striato vien dal nero
d’ocra s’arrotonda quel becco pitturato
del giallo le tue zampe, alfine son palmate
per camminar sull’acqua a pascolar tra campi
nel cielo sei regina, in quel manto, cenerina.

E quando ottobre viene sui pascoli, più a nord
nell’aria che si fredda su quelle tundre siberiane
al viaggio ti prepari, per ritornare in fretta
tra campi d’orzo e riso ,sulle pianure indiane.
Il monte che t’aspetta più alto è del mondo
nell’etere le vette tra quell’aria rarefatta.

Di forza è quel tuo volo,sol potenza nelle ali
correnti ascensionali son conti a te inusuali
disponi gli elementi in formazione a freccia
sì meglio, taglia l’aria e nel cambio che s’alterna
riposa l’ala esterna.
Degli uccelli in volo tu sali ancor più in alto,e
quando arrivi in quota, clacsonando, chiedi strada
perché tu sei padrona del mondo che è lassù.

Quel tuo vestito blu
Quanto mi piaceva
quel tuo vestito blu
dalle spalle ti scendeva
cadeva un po’ più sù

sopra ai tuoi ginocchi
e dentro, c’eri tu
ti accarezzava i fianchi
quegl’occhi tuoi più grandi.

I tuoi capelli biondi
splendevano nel blu.

Lo cerco nell’armadio
frugo tra le cose
innaffio le tue rose
ma non lo trovo più.

Quanto mi piaceva
quel tuo vestito blu
e dentro, c’eri tu.

Arci San Lazzaro
Quasi un porto di mare, ne arrivano di tutti i tipi
col volto e il capo più canuti,alcuni brizzolati
pochi quelli ancora verdi.

Personaggi dal corso rinomato
tra un tavolo rotondo e l’altro più quadrato
ma guardando bene anche dolci compagnie
nere,rosse, bionde e…….. fantasie.
Tra una tarocco, uno scacco matto
tirare quattro bocce e contare il burraco
ci sono gli incapaci e i maestroni
sempre pronti alla battuta
a rimarcar la sistina
nella cappella dell’ultima giocata.
Poi ti siedi in compagnia tra una sagra e una lasagna
a parlar di nuove imprese per il fungo non trovato
il torneo che hai giocato, il burraco che hai centrato.
Spinti da umana comprensione un giorno all’anno
i volontari del girone
polenta e ragù donano col vino
a tutti quanti senza lesinar porzione
vedi volti nuovi mai più rivisti
son file gargantuesche ma loro
con certosina lena ti servono senza pena.
Ecco qua
che cos’è il posto espresso
liete ore in compagnia
nel comune senso del concesso

Domani
Non dirmi come ti vestirai
vorrei incontrare una sorpresa
un abito svestito dalla spesa
dei colori che tu sarai.

Sul tuo collo
una collana fatta di stelle
che risplendono, le più belle
sul tuo viso
una luna piena , nel tuo sorriso
e nei tuoi occhi
rivedere l’infinito.

Questa nostra società
La guardo dall’alto poi giù, fino in fondo
da quel transatlantico, in questo mio mondo
c’è il liberista l’avanguardista il comunista
il figlio del figlio dell’arrivista

contan quei soldi, forse son pochi?
c’è chi lo fà solo per Gloria
chi ama Vittoria .Chi è la più bella?
senz’altro la loro Memoria

ascolto il TI GI’, è un bollettino di guerra
cambio canale, cerco una nuova terra
dove le cose sono diverse e le persone
non sono perse

tra un Pifferaio e un Guerrafondaio
un Nano un Comico e un Giostraio
c’è l’Avvocato il Giudice il Notaio
poi c’è il Dottore il Professore e il… Salvatore

tutti indefessi,tutti connessi
in quella morale che vendono a ore
e le altre persone? non contano nulla!!!
li senti ogni tanto dispersi in quel quanto

pieni di guai a contar nei lor salvadanai,
arrivano corti col fiato alla gola
contano i morti,la speranza s’immola
e per dormire senza soffrire

prendon felici un bel Smemonire
così di mattino han già la voglia
di …Morire.

Wakan Tanka
Io di anni ne ho cinquanta senza quelli che mi avanza
compio il giorno tutti i giorni che son nato e son cresciuto
aspetto sempre che ritorni quel suo fiore che ho perduto
ma la differenza già mi stanca, per la netta discrepanza.

Di mattina ancora presto guardo il sole che s’albeggia
prima ancor di coricarmi su quei tetti a riscaldare
cardellini e passerotti son veloci a risvegliare
da quei rami un musicare, in quel canto che s’aleggia.

Cullato dal momento sento il tempo a me vicino
son persone che conosco già da anni nel confino
che mi dicono –Sai… Gianka- son tornato ragazzino
poi mi parlano di storie che han traviato i loro cuori

sono giovani Walkyrie che li riempiono di amori
gli prosciugano i danari, son carezze sublimali
che leniscono quei mali, con accenti gutturali
gli sospirono sul collo e gli asciugano il midollo

con pastiglie e meraviglie che sostengono quei pali
lor più giovani ritornano,son felici più ormonali
poi mi dicono –sai…. Gianka- gli rispondo
– Wakan Tanka -………. il mondo è tondo.

Di Settembre
Or che la stagione negl’anni miei s’accheta
vago ricordo riman in questa dolce brezza
quell’ardor che mi riempiva di giovinezza
e su questa pelle che ormai non è più seta

grinzosa , ad ogni giorno in più diviene
su questo corpo che ancora mi appartiene
con la mente torno a quei momenti andati
in cui sentivo il cuor mio nei battiti ritmati

possente , pien di vita pulsava nel torace
e di forza e di passione non mi dava pace
ora è soltanto un cavo tronfio,batte vano
scarabattola dicendomi che fai,vai piano

ma in questo tempo che di settembre viene
guardo bellezze al passeggiare assieme
ed un sorriso ancora mi appartiene sotto
questo sol che clina e nei suoi raggi speme.

Solo per te
Oggi
mi sono fatto bello
ma non ero quello
oggi ho vestito
il completo più bello

oggi
ho capito cos’è
quello che non c’è

ti volevo vedere
ti volevo amare
ma tu
tu non ci sei mai
vai sempre via

oggi
mi ero fatto bello
solo per te.

La gattina
Se il suo nome non hai ancora scelto
ascolta il mio, che è prediletto
un nome che mi è caro, un canto per amore
un suono agglomerato di forme e di stupore

se ancora io lo sento si riapre quel mio cuore
è un suono così dolce che riempie in un momento
è un augurio che ti faccio,perché lei vivi a lungo
portando nel tuo cuore quel tempo a me sì caro

così quando la chiami sarà un suono amato
che sentirò da qui, anche se son lontano
sarà una fortuna , sarà quella tua luna
chiamala ancora Beniamina

Parole vuote
Non amo le parole in cui non trovo un senso
celebrative del nulla,messe lì per sfizio
quelle che giro e rigiro e mi ritrovo all’inizio
che poi devo interpretare per capirne il nesso

create ad effetto giusto per riempire, per apparire
senza concetto, per continuare ancora a non capire
che viaggiano veloci, che si stagliano di netto
tra una realtà , una fantasia e un triste rigoletto

un’accozzaglia di interpretazioni senza ragioni
giusto per dire che eri là
io invece resto sempre qua
a guardarmi dentro per capire il fuori
a percepire ogni momento
e provo sempre emozioni .

Quando ti vedo
quando ti vedo non so mai
se prenderti diritta o di sbiego
sarà forse per il tuo diniego
o per tutti quei tuoi samurai

ma puta caso, non si sa mai
chissà,cosa farai, come sarai
saranno forse tutti quelli
che alla fine non hai mai

ma poi ,che fai ti trucchi?
vorrai mica, metti caso
esserti
un vaso pieno di fiori
pieno di te

e me , e me, e me
dove mi hai buttato
e io ,io che cercavo te
ah già,
ma tu sei piena di te

mi dici sempre e ancora
non mi và , non mi và
di chiamarti, di amarti
hai capito che non mi và
perche devo essere ancora
là.

Ecco qua
C’è arrivato quel trombone
da quel suono assai stonato
ora dice a tutti quanti
quali sono quei i suoi vanti

si nasconde dietro a un dito
a raccontare quel suo ardito
ci novella della grazia
fa la punta alla morale

niente comment a quel bambino
dalla faccia da Bettino
così critica chi vuole
senza mai rischiare sòle

poi la mette in poesia
- ma questa non è mia-
per favore non mi rughi
si allontani si profughi

che persone come lei
io le abiuro
e le affronto a muso duro.

La festa della donna
Ripenso in questa giorno
a tutte le donne
che ho avuto intorno
coi pantaloni .con la gonne
in una passione in un amore
in un sentimento,nel mio cuore.

Madri, Mogli, Amanti
e Amiche
nel loro infinito amore che
diventa vita nel loro essere.

In tutti quei volti
che mi accompagnano
che mi parlano di loro
e….
ritrovo un senso nel mio cammino
in questo amore che non finisce mai.

Taaak (alla Pozzetto…Renee)
Chi è quel nuovo volto che non m’appare
s’infila tra le rime e ancor mi fa sognare
in quel volar dell’animo per poi spaziare
in musica e sostanza mi riempie nella danza

già sentii quelle parole piene
e quel mio cuor ancora mi sostiene
a ricercar quel verso in quell’anfratto
di colui che persi durante quel distacco

così rinasce in me quel ricercar che sento
nel riscoprir quel verso in quell’armento
che di gioia e di dolor ne fa cimento

ed io sorrido ne son contento
a risentirlo è un giovamento.

E ti vengo a trovare
Ogni tanto
ti vengo a trovare
quando
il mio canto si alza
a spaziare
poi
mi ritrovo sempre con me
a ricordare

frugo tra gli attimi
tra quei momenti
a ricercare le cose
che ho perso
per non dimenticare
per continuare ad amare

non può essere
soltanto un andare
per luoghi sconosciuti
per attimi perduti
deve esserci un ritornare.

Brindo a voi
Orsù dunque miei signori
dove sono i vostri ardori
che celate giù nel fondo
in quell’animo rotondo

se parlate degli amori
che hanno preso i vostri cuori
io non so che viso hanno
se dolore ancor vi danno

so di certo che per me
un altro volto ancor non c’è
ma,se siete ricambiati
brindo ai voi miei fortunati

perché il tempo dell’amore
è quel cambia le tue ore
e ti riempie fino in fondo
di quell’altro amato mondo.

Giocando al Burraco
E’ una bionda assai capace
lei mi insegna con perizia
tutto il gioco con letizia
senza mai darsene pace

io la guardo con stupore
lei mi dice per favore
stai attento
non pensare allo Scopone

che io qui sono regina
nel Burraco sono fina
dò lezioni a tutti quanti
anche a quelli più ignoranti

poi mi aspetta sempre al varco
e io ormai abbasso l’arco
la mia freccia è un po’ spuntata
ma, passera questa nottata.

Giochiamo a Burraco?
E’ una bionda assai speciale
nel Burraco poi mi insegna
in quel gioco niente male
le finezze, che mi consegna

io la guardo con stupore
lei mi dice per favore
stai più attento
è arrivato il tuo momento

che io qui sono regina
nel Burraco sono fina
dò lezioni a tutti quanti
anche a quelli più importanti

poi mi aspetta sempre al varco
controllando la giocata
e io ormai abbasso l’arco
la mia freccia è un po’ spuntata

Tra me e magari… te
Magari, forse
e sono qui a scrivere
a scrivere un’emozione
ma così
cosi è la vita,la mia vita

e sono ancora qua
e tu
tu resti sempre là
a viverti di cosa
non si sa

ma so
che ti parlavo d’amore
che ti cercavo nelle mie ore
io
rimango sempre qua
e tu
magari forse chissà.

Parbleu
Il talento è cosa innata
ma se tu lo vuoi imparare
stai nell’ombra ad ascoltare
non si forma in caponata

di perfetti c’è qualcuno
s’arrabbattono ogni giorno
tra le lagne ed un ritorno
tutti gl’altri son nessuno!

poi le leggo attentamente
mai risuonon perfettamente
ed allora che cos’è
questo gioco che non c’è

è solo un’aria che si danno
un Botticelli a primavera
che non suona, si dispera
ed è un trucco con l’inganno

impostata con maniera
si dissolve nella bruma,
poi nell’acqua si consuma
quella vetusta tiritera

se quel verbo mai non canta
sai, di massa c’è né tanta
e se poi lo vai a incensare
è solo un vanto da abiurare.

La Mia Verità
Se maledire Dio e tutti i benpensanti
ti fa sentir leggero e giusto qui davanti
chiediti perché son sempre i lestofanti
a compiere misfatti ,a tradire tutti quanti

se mai ci fosse un Dio che tutto abbia creato
a noi comun mortali il mondo ha consegnato
noi ci portiamo dentro la gioia ed il peccato
perché siam figli suoi da quando è iniziato

lo scopo era sì alto ma è naufragato
per tutti i maledetti che alfin hanno giurato
di esser solo corpi e l’hanno rinnegato
per quelli che quel sogno hanno abiurato

se mai ci fosse un Dio, Lui non entra in giudicato
per poi contare corpi e sanare ogni peccato
è di quel mondo che noi abbiam lasciato
prima, tanto tempo prima che ogni momento
fosse contato

Tu ed Io
E allora ti ritrovo
sotto alla stessa luna
in questo tempo
che non porta più fortuna

il tuo sentire forse sarà
un divenire
in quello che verrà
forse, magari, chissà

ma da noi non dipenderà
ed è un piacere
per me
il tuo dispiacere

ma, non cambierà
e io, lo prenderò
per come sarà
perché Io
sono Io

e, son sicuro ne sono certo
tu sarai
come me
sempre Tu

Preghierina
E mi manca.
Quell’impavido guascone
or leggevo le sue muse
sorridevo alle sue accuse
m’incazzavo anche un po’
del suo stile rococò

stupefatto dal cimento
che metteva nell’armento
era vero, assai verace
mi cantava un dò di petto
solo lui ne è capace

padre nostro che sei nel cielo
lascia ancor che sia nel vero
in questo tempo che ci prende
tra questa gente che si arrende

se siam belli o siamo brutti
siamo tutti figli tuoi

Illusione
E’ appena incominciata ed è già finita
questa storia che fugge dalla mia vita
credevo di poter amare ancora
di essere quel lui che ti innamora

solo qualche bacio dalle tue labbra
qualche carezza in cerca di tenerezza
mi piace nel profondo la tua dolcezza
riempie l’anima mia che sen’ebbra

ti stringo ancora a me or che non ci sei
io amo,amo tutto quello che tu sei
stavo qui da solo, ma poi è arrivata lei

Un Pensiero di te
(dedicata a una persona speciale)

Dolce signora dai capelli del grano
squarci
i tuoi occhi di cielo azzurrino
mi chiedi sorpresa se veramente son io
sorrido e rispondo mi allieta il tuo tono

rimandi parole che dolce l’accento
risuona al mio attento ascoltare
poi, mi richiami nel tuo gioco di parti
riprendi quel senso che più ti appartiene

ti metto una nota
è stato un momento
un attimo intenso
che porto di te

Venerdì sera
Che carina che sei
questa sera
sei da vivere, bere, mangiare
sei d’amare
a volte mi perdo
nei tuoi occhi
nel tuo viso
tra le tue parole
in quel tuo sorriso

mi confondi ma
è un paradiso
e questa sera
la tengo stretta
dentro me
che carina che sei

Amore
Ti chiamo amore
anche se
forse non ti piace
o come me
quasi ne hai paura

ma ti chiamo amore
perché
quando sto con te
sei parte di me

e ti chiamo ancora amore
perché
quando non ci sei
ti vengo a cercare

Al mio primo amore
Mi ritorni alla mente
con i tuoi occhi scuri i capelli corvini
il tuo bel viso
mi ritorni alla mente con le tue dolci labbra
il tuo sapore il tuo calore , il mio desiderio

la gioia vissuta in quei momenti celati
il mio cuore scoppiava per te, per noi.
già madre donna irraggiungibile, poi un bacio
e ho sentito tutto il tuo amore.

e quando ti ricordo mi appari

in un vestito chiaro ,con la pelle un po' scura
coi tuoi occhi neri i capelli corvini
col tuo viso da ragazzina
calda accogliente
perdutamente mia.

Gl’Amori
Di tutte le donne che ho amato
nessuna di loro ho mai dimenticato
mi scorrono davanti,senza peccato

in quel momento, il primo che è iniziato
io ero giovane, titubante impacciato

ma lei mi colse in quell’amor appena nato
tra le sue braccia tra i suoi capelli
dentro di lei e fui beato
in quell’abbraccio che mai ho scordato

Tra Me e Te
La differenza sta
tra la tua natura e una stesura
tra una censura e la tua paura

la differenza sta
tra la tua conoscenza e un’impalcatura
tra una maggioranza e una malattia

e or che vuoi giocare torna ancora a cantare
io, ho altro da fare
mi son stancato di incensare
credo sia questo che vuoi ascoltare

la differenza sta tra corpi da usare
e donne da vivere ed amare

la differenza sta tra la tua conoscenza
e la tua ….coscienza

la differenza sta
tra me….. e te

Bim Bum Bam
Punti di vista così diversi
rimbalzano dagli universi
sono ancoraggi fermi baluardi
in cui puntelliamo i nostri bardi

canta ognun del suo, son filosofie
ragion di vita , elegie
o più semplicemente malattie
ascolto quella gente

qualcuno ancor di più, accuratamente
a volte mi succede inconvenientemente
di dire quel che pensa la mia mente
usando le parole, le stesse che riflesse

non trovano risposta, rimangon genuflesse
da uno che si lagna e l’altro che si chiede
quale sia la strada e quale quel suo piede
chi cambia le parole tra un Tanka e una mutanga
chi mi dice per favore ma chiudi quella stanga

allora mi diverto , ancora mi diletto
nel leggere quei simili dal cantar perfetto
con versi assai veraci che simil a carapaci
asciugano sul rivo e io di certo, non me ne privo
li colgo e con divin piacere, ancora me ne cibo

Fede e saggezza
In quella fede mai ho creduto
ma mi chiedevo fin da bambino
chi fossi io, così piccolino
in quel tempo son poi cresciuto

e nel mio corpo , nelle passioni
vivo e sospiro nel percepire
ma è solo un mezzo che và a finire
non chiedo a Dio quelle ragioni

perché quel passo ho varcato
prima che il tempo fosse contato
ed ho vissuto ,ed ho sognato

ma di quel mondo son sempre stato
e tutti i corpi che ho usato
sono finiti, ma son tornato.

Tra terra e cielo
Mettile in fila, mettile come ti pare
le genti sono come un baccanale
se le vuoi trovare, te le devi inventare
tra quello che si spera e un fortunale

io, a volte ci sto male
ma non le vado più a cercare
tra un’ideologia ,un’utopia e una malattia
del resto, non si fanno mai trovare

allora viaggio solo, in direzione opposta
la prendo un pò di striscio
e mi concedo, con piacere la mia sosta

guardo, ascolto e più non mi stupisco
che nell’umano anch’io mi concupisco
ammiro quelle stelle, ricerco le più belle

Se Vi Pare
Ascolto quegli agavi riportano nel lustro
quei nomi altisonanti, sorrido ancor di gusto
si scambiano fendenti,digrignano quei denti
nel passato di una storia bollata tra perdenti

così han visto solo quel lor saper aulente
nozioni e spiegazioni di un mondo decadente
non han cercato infondo a tutto questo immondo
per ritrovar l’enigma di questo sporco tondo

non sanno ancor chi sono, non sanno dove vanno
ma spero nel mio cuore che scoprano l’inganno
che trovino la strada che porta a quel sapere
che rompe le frontiere ,che brucia le bandiere

perché se sono rosse oppure sono nere
rimani sempre tu, con le tue chimere

Libertà,Libertà
Non so come l’han presa non so come l’han messa
di certo quel sant’uomo non voglio diventare
che prega alla mattina alla sera si confessa
ma ben dentro quel mio dito mi piace infilare

chissà che cosa passa a volte in quelle menti
che prendono pezzetti di quel che è stato detto
che vogliono ascoltare soltanto il lor diletto
calpestano le idee poi plagiano le genti

un sistema che controlla, al fianco ti s’incolla
tutto san di te, perfino se hai bevuto quell’ultimo caffè
e quell’anima ribelle rimane una chimera
che lotta contro tutti che dentro si dispera

che punta la sua prua in direzione opposta
contraria e al cuor suo non dà mai sosta
ma se il tempo non rimane e s’à da guastare
io, ti verrò a cercare per ascoltar quel mare

 

Tra un Bonus e Malus
Uscivo in retromarcia pensando che non dura
colpii con disappunto quella nera autovettura
scrissi un bel biglietto col numero diretto
lei mi chiamò domani dicendomi.. diletto?

la vidi il giorno dopo sorpresa ed allibita
non gli era mai successo durante la sua vita
che il nome avesser dato per il danno procurato
così le chiesi.. quanto? costava quel suo tanto

mi disse che era lieta di aver trovato me
persona assai gentile che lascia il suo carnet
perché per altre volte non seppe mai chi è
così trattai quel tanto senza alcun perchè

le misi sulla mano quei fogli da cinquanta
pagando quel mio danno per quello che mi vanta
sorpresa lei mi disse non gli era mai successo
di incontrarne uno che fosse ancor più fesso

ma io ero felice , contento e mosca bianca
volavo ancor più alto in quel che mi rinfranca
ascoltavo tutti gl’altri che ignari del ritorno
mi dicevano…ma che fai? domani è un altro giorno

Il Prete e il Bambino
 Ricordo da bambino quel padre tutto nero
 chiedevo a lui più grande chi ero io,davvero
 mi disse con amore che ero quel suo cuore
 quell’anima forgiata che mi era stata data
 
 mi disse che ero figlio di un Dio universale
 che dopo il mio cammino avrei salito scale
 a rincontrarlo ancora dopo quell’ultima mia ora
 riportando a Lui soltanto quell’anima donata
 
 credevo di esser figlio di padre e di mia madre
 così crebbi nel dubbio di essere un trovatello
 cercavo tra quei volti quell’altro mio fratello
 pensavo che eran molti a portare quel fardello
 
 ma poi capii nel tempo cercando nella vita
 che ad ogni volta non era mai finita
 chissà dove poi è andato quel padre tutto nero
 spero nel mio cuore svelato abbia quel mistero

Tra inferno e paradiso
Ritorna dal profondo quel che hai perduto
in questo girotondo in quello che hai vissuto
son conti che si fanno con la coscienza in mano
la guardi e la rigiri lei sussurra piano piano

lo dici solo a te stesso a qualche amico vano
l’ascolti quando il mondo ormai non canta più
e arrivi a ricontare quei passi ad uno ad uno
ti accorgi che il tuo tempo non basta più

vorresti riparare per quello che hai sciupato
capisci da quel punto che cosa hai sbagliato
è il gioco della vita è per quello che sei stato
poi ti presenti al passo portando il tuo peccato

speri nel tuo cuore che tutto sia mondato
ma sarà quel senso tuo che aprirà le porte
per un nuovo Paradiso o per l’Inferno morte
sarà quello che hai creduto quello che hai cercato
a far la differenza tra il mondo e la tua coscienza

Wakan Tanka
Io di anni ne ho cinquanta senza quelli che mi avanza
la differenza già mi stanca ma è una netta discrepanza
compio il giorno tutti i giorni che son nato e son cresciuto
aspetto sempre che ritorni quel suo fiore che ho perduto

di mattina ancora presto io mi vado a coricare
guardo il sole che s’albeggia sento il canto che s’aleggia
cardellini e passerotti che si parlano dal ramo
come è dolce quel concerto che io ascolto a cuore aperto

e cullato dal momento mi sovviene del mio tempo
di persone a me vicino sia di anni e di confino
che mi dicono -Sai Gianca- gli rispondo -Wakan Tanka-
e mi parlano di amori che han traviato i loro cuori

sono giovani Valkyrie che gli asciugano il midollo
con accenti gutturali e carezze sublimali
gli prosciugano i danari ma leniscono quei mali
e lor giovani ritornano son felici più ormonali
con pastiglie e meraviglie sostengono quei pali

Poi mi dicono –sai Gianca-
Gli rispondo – Wakan Tanka-

Di certo mi permette
Allora è poi tornato quel tomo scapestrato
rileggo i suoi commenti che risuonano gaudenti
si veste di quel manto che dona di quel tanto
per costruire ponti che assemblano quei denti

e spingono la lingua a battere sul vello
poi infila bene dentro quel dito suo più bello
per canzonar l’ardire di chi vorrebbe dire
poi spara di mitraglia senza alcun sentire

allora io sorrido
mi piace riascoltare
ancora quel suo grido
e ancora si diverte
e ancora io ci rido

chissà come la prende chissà come la mette
ma almeno sia gentile di certo mi permette

Todo Modo
Carino questo modo di rispondere col verso
una forma sublimale per quel che è andato di traverso
mi sembra di tornare a quel cappa e poi di spada
che infila bene dentro quel gladio o quella daga

ma credo più corretto senz’altro è quel fioretto
che sia a scoccar colpi ben dentro al nostro petto
che non sian mai ferali ma sempre esemplari
perché dai cuor rinasca ancora per quei mari

quel nostro navigar in queste acque azzurre
che a volte sono chete ed altre tempestose
di certo come tutte son fatte delle cose
che mutano che cambiano l’umano concepire

e forse il censurare ci porta a elucubrare
un verso ed una rima che esce per diletto
il nodo viene sciolto in modo più perfetto
si riempiono quei fogli che stanno ad aspettare

carino questo modo di rispondere col verso

Lo Scalatore
Quei tuoi grandi bei baffoni
che vestivi con orgoglio
quel tuo corpo magro e asciutto
che scattava come un gatto

eri svelto a rampicarti
su pareti e discoscesi
mi dicevi vieni sù
ma io restavo sempre giù

ti guardavo in quella via
tra quel fico e l’osteria
preferivo un posto caldo
e un bicchiere di brulè

ma poi giunse la pazzia
se così si vuol chiamare
e ti misero a dormire
cancellandoti il sognare

con pastiglie e ..meraviglie
non sapevi chi eri tu
in quegl’occhi così persi
io non vidi più il tuo blu

era un altro che vedevo
certamente non più tu
ma quel giorno che ricordo
di un ottobre bigio e grigio

rivedendo ancora il sole
in quel cielo cupo e nero
tu prendesti la pazzia
e di colpo l’hai gettata via

L’amore
Se in quell’amor mai ti perdesti
e quel tuo cuor tu non donasti
son come sassi quelle parole
che tu pronunci ma reston sole

perché l’amar a noi sorride
nella stagione del nostro aprile
che pieno vive di quel sentire
nel nostro canto, nel divenire

perché l’amor è come un vento
che ci rapisce, che ci stupisce
ed urla forte, rimane dentro

cambiando il tempo che noi viviamo
non è un’amplesso o solo sesso
ma è quel mondo che noi amiamo

L'amore perduto
Di quell’amor cercai nel tempo
prima che tutto si cancellò
quell’ infinito che persi allora
mai più trovai nella mia ora

scioglie il mio cuor nel lievitare
di quel ricordo che vive ancora
di quei momenti così vicini
in cui eravamo sola persona

ma delle cose che son felici
il tempo piega le sue radici
e di quel tarlo che dentro rode
quel legno secca e si corrode

Tra un BI e un SI
Vieni meco nel boschetto
a cercare quel funghetto
dopo l’acqua che è venuta
cambierà quella sua muta

sboccieran ancor le viole
al primo caldo al suo sole
tra ginestre e biancospini
in quella macchia sotto i pini

guarderemo attentamente
a non prendere le Esculente
prendi solo le Morchelle
e raccogli le più belle

ma non metterti a carponi
che i miei sensi sono proni
ma se vedo quel tuo BI
io m’accendo e dico SI

Non val la pena
Ma che te lo dico a fare
di cosa vuoi parlare…di bambole?

parlerò di quello che sono
parlerò di quello che penso
parlerò di quello che credo

ma che te lo dico a fare
di cosa vuoi parlare…di stronzate?

mi sembri un vuoto a perdere
uno zombi che mangia beve dorme
e pensa solo se ce la farà ancora
a… scopare

ma che te lo dico a fare
non val la pena
è tutto da azzerare
e poi forse… ricominciare

Vorrei
Riuscir vorrei ad entrare in quelle teste
frugar tra i lor mari e le tempeste
per ascoltare dei lor pensieri e desideri
quel che nascondon dal chè son neri

a volte uno sguardo sol mi basta
per leggere quel buio che sovrasta
quell’animo perduto che riflette
negl’occhi suoi offuscati, si perdette

mondare con un colpo sol di spugna
sanare quei meandri tanto oscuri
il mondo è un posto che ripugna
non basta un’idea o spessi muri

son tanti che la lor luce han perduto
lascia che ancora venga e poi che sia
per il tuo amore per la tua via
per quello che credevi e hai venduto

Tra Rosolia e Maria
Mia zia filava la lana
la lana filava mia zia
un vento di tramontana
la portò via

non mi ricordo
se volò la lana o mia zia
non mi ricordo
se fosse Maria o Rosolia

la lana filata divenne
una maglia calda fatata
ancora la metto
così quando è freddo
mi sento protetto

non penso alle pene
ascolto quel vento
che porta il mio gene
forse chissà Maria o Rosolia

Per un’amore
Fù un pazzo che mi cantò del vanto
portando il mio sentire a proferire
parole pensieri e tutto il mio dire
ad allietar gli sposi e commensali

così da bambino rincorsi quel che credea
fosse il mio destino
fiero di quel che le genti per compassione
o tenerezza mi donavan

non lasciai mai quel mio cammino
cercando sempre di colpire
con parole argute e a volte sprovvedute

ma ancora oggi io canto il mio sentire
che dal mio cuore sale
per riascoltare le genti a commentare
e a quel pazzo m'inchino sempre
tutte le volte che porto un fiore
per un'amore

A Ogni Donna
Per te amore mio
raccoglierò una rosa
sono allergico alla mimosa

che sia di tutti i colori
gialla ,rosa,rossa
che sia delle stagioni
della vita tua

per te amore mio
raccoglierò una stella
che illumini per sempre
quel lungo tuo cammino

per te amore mio
sarò quel tuo sorriso
che incontro tutti giorni
e mi apre il paradiso

Avevo un sogno
Avevo un mondo da creare
da bambino tutto era da fare
pieno dei sogni miei ascoltavo
quelli più grandi e li ammiravo

ed io volevo ancor volevo
esser più grande e ancor più forte
ma del mio sogno non fui importante
mai più di quelli che adoravo

ed io sognavo sempre sognavo
un mondo nuovo dove le genti
si amassero davvero , ma le correnti
gettarono via , fantasticavo

e poi capii che era sol sogno
che quell' amore fosse per sempre
la realtà mi prese allora
e ancor più forte nella mia ora

ma ancora oggi ricerco sempre
quei sognatori che san di gente
e li ritrovo nella mia mente
a rinverdir quei sogni miei

Caso Strano
Non stringer la mia mano
è pericoloso a volte defibrillo
la scossa può partire da quel gingillo
bluff puff deff un nome strano

che sarà mai è solo uno strumento
che han messo bene dentro
lui legge quel mio cuore

a volte fa le bizze
balzano come me
che son di umore strano

non stringer la mia mano
a volte defibrillo
la scossa può partire
con quel gingillo

Alla ricerca del tempo perduto
Cammino leggero con passi di bruma
in quel manto ammantato di spuma
arduo è il sentiero che provo a infilare
memoria non basta mi devo sdoppiare

ritorno con mente e tutto me stesso
a riprender il tempo che appare riflesso
ritrovo quegl’attimi di storie passate
rivivo quei tempi ,quelle giornate

raccolgo i sorrisi rivedo quei volti
di quelli che prima erano molti
sento le voci e rumori più forti

poi riscopro del tempo tutto l’arcano
è solo un momento un attimo intenso
che ci prende,ci rende quel che noi siamo

Nasce e Muore
Mi sciogli come neve al sole
mi sciogli con le tue parole
correre vorrei da te
amarti usurarti consumarti

il tuo nome invano
pronuncio vivo profano
sotto quella stella che mi innamora
sotto quella luna che ti implora

nessuno la prende nessuno la rende
è una canzone una semplice emozione

prendila di striscio prendila come ti pare
ma prendila per il suo amore

Viaggiando
Ho preso un treno alla stazione
tutti salirono per concessione
quella fermata l’ho chiamata
poi sento il grido della frenata

un portoghese senza biglietto
tutti cantavano, che confusione
un professore con il colletto
in quel tumulto, che zibaldone

ho preso un treno alla stazione
c’è chi li perde ,chi si diverte
tra un’ intervallo e un’emozione

poi sono sceso, la mia stazione
è una palabra , è un’alluvione
e canta sempre, è una canzone

Con me
Che carina che sei
ti porterei là dove il sole
non muore mai e quelle parole
s’incontrano nei sogni miei

ti porterei ad incontrar la mia città
abbracciar la piazza , a salir le scale
di una torre medioevale
a camminar quei portici
che per il colle salgono

che carina che sei
ti porterei là dove
l’amore non muore mai

Ricordando
In questo giorno di dolore
ascolto
testimonianze di vite strappate
finite violentate
vedo
corpi usurati flagellati
occhi di terrore, volti senza vita

ci sto male vorrei cambiar canale

poi ascolto ancora altre voci
una canzone che s’alza al cielo
che stringe il cuore,un fumo nero
odore acre che brucia gl’occhi

ci sto male vorrei cambiar canale

e mi chiedo come sia stato
che tanta gente ha macellato
tutti quei simili, pianificato
e quell’orrore ritorna ancora
ma guardo , mi faccio forza
è la giornata della memoria

Un Uomo
Quant’è lunga quella strada incomincia
da lontano per poi correre più forte

poi cadere e sbucciarsi le ginocchia
nel calciare quella palla, cavalcare

quel destriero poi baciare una ragazza
sciare sotto il cielo con la neve
che ti abbraccia, aiutare quel bambino
pulir culi e cambiare il pannolino

cucinare e poi lavare dar lo straccio riassettare
riattaccare quel bottone ago e filo son da usare
veder crescere i tuoi figli ascoltarli e poi capire
poi trattare di milioni nella stanza dei bottoni

cavalcare ancora quell’onda e sentire la paura
poi gioire e ancora dire se ogni tanto
qualche goccia scende piena da quel viso
bevi ancora sà di sale non fa male è sol sorriso

Momenti di tempo
Ho messo il tempo a ricontar minuti
ticchettano lancette in spazi contenuti
tra ore e giorni di quelli miei vissuti
ascolto gl’attimi di quelli che ho perduti

silenti ombre a ricercar frammenti
che in un momento ritornano presenti
nei miei ricordi a volte sono assenti
le dolci e liete ore già passate

ascolto ancor quel vento,urla forte dentro
e riempie il vuoto tra quei due mondi
che appaiono vicini ma pur così distanti

stringo allor con forza tra le mie mani
tutti gl’amor vissuti e quelli che ho perduti

La vita
Allora cosa rimane cari miei
di tutti questi cercati apogei
solo parole, che scrutano chi sei
un forse un se,un ma per dire che

per sempre poi casomai non sarà
ed io vorrei che sia ancor quel vento
che gonfia le mie vele ad affrontare
il mare. infrange le sue onde le taglia

lo scafo poi si flette e poi inclina
contorce si ritorce, urla, grida
lamenti che sembran quasi un pianto

ma ancora un’altra da solcare
quell’onde in mezzo al mare
son sempre lì ad aspettare

Vanità
Perblau perblo perbloski
è un riverbero di swaroski
lucicchiano sbrillocchiano
goccie che rugiada scintillano

bagnata,sudata trafugata
barattata ai bordi di una strada
pensante urlante rindondante
disattesa non cercata usurata

cantava urlava si dimenava
sulle labbra sussurrava
un nome cercava ma non trovava

si copriva di panni dismessi,
di umili cenci donati si travestiva
vanità, vanità si chiamava
ma non sentiva

La Buona Novella
Venne a parlare d’amore
Perché amava tutti nel cuore
Diede la sua carne, il suo sangue

Non è il mio corpo che si è fatto vita
Non è il mio sangue che placa la ferita
Ma è il mio amore che canterà per sempre

E tu che ancor non sai quale sia il vero
Risorgerai nello spirito che sei
In quella luce che non conosce buio

Il rovescio
È tornata la maliarda
tutta prona ad ora tarda
ha negl’occhi ancora il nero
le si è sciolto come un cero

le sue calze sono rotte
e la gonna è stropicciata
e poi piange, mena botte

ha incontrato poi quel pazzo
che brandiva quel suo mazzo
urla forte, le parole son dirotte

di ciliegia lui sembrava
e più dolce lo gustava
poi d’un tratto come un matto
tutto quanto le ha strappato

così appare in quel suo pianto
un pò più umana e un pò più vera
quella femmina da schianto
prima ancor che giunga sera

perchè al tramonto di quel giorno
lei si veste e si prepara poi indossa
come sempre quella solita sua fiaba

Pare come appare
Allieto poi sorrido pensando a quel tuo viso
sorpreso in quell’incanto che tu hai poi deciso
ricopri di premure quel volto sconosciuto
lo copri di sverzure nel tuo ultimo saluto

ti credi ancora avezzo a limonar il mezzo
che dalla mente espande quel tuo cercar di sesso
ma nella sua ferita ritorna con disprezzo
quel che pronta concede con ribrezzo

per ritornar in pari coi soldi della spesa
son conti che si fanno col resto, nell’attesa
e lei rimane presa nel canto di una resa

in merce poi si vende e quel che appare
rimane un tuo sollazzo che triste e ricamato
diventa poi quel culo che tocchi col tuo mazzo

Femme fatal
Con tacchi a spillo e calze nere
e quella gonna giusta al taglio
le tue gambe fai intravedere
il mio sguardo è poi un abbaglio

nel guardare quei tuoi occhi
della notte, neri e sol da bere
coi tuoi gesti mi abbalocchi
perdo il filo poi mi tocchi

Le mie mani poi infilare
tra le calze tue e strappare
la passione è come un tarlo

e tu mi turbi e tu sai farlo
ma ci giochi e col tuo vanto
ti chiedi se mai oserò tanto

Cammino Leggero
Son bombarolo cammino leggero
metto la miccia quando diparto
son passi fugaci che infilo nel vero
mai non esplode aspetto quel botto

son sorde le rime in questa mia noia
ascolto gli agavi nominati con gioia
squartano il lemma che poi si comprime
trasforma la gemma che muta in diamante

nel canto io sento un frastuono di versi
ascolto anche gl’altri non sono diversi
di luce son squarci che vanno a cantare

parole che sento nel dolce ritmare
son bombarolo cammino leggero
aspetto con ansia quel botto sincero


questa mia è dedicata a un vecchio falegname ora non c’e più
amava il legno gl’alberi e altro e mi diceva:
tu che vai per boschi a cercar funghi non guardare solo al basso quando vedi un’albero grande alto e bello abbraccialo lui ti parlerà


Non son cesellatore ma falegname
d’ascia e scure son fatte le mie mani
ritaglio pezzi che sono grossolani
li piallo e li modello forme strane

ancora vedo il nodo con gli anelli
cresceva e i suoi rami prolungava
di foglie si vestiva e di fuscelli
riparo tra le fronde per gl’uccelli

e or che ti stringo tra le mie
percorro con le dita le tue vene
sei liscio ma rugose son le mani
sono schegge conficcate nel domani

in quel bosco o solatìo io ti ritrovo
sempre abbraccio la corteccia
che di pelle ricopriva quel ricordo
di quell’ultimo tuo sogno e anche il mio

Notte mia
Cammini leggera poi entri sicura
son nella notte i tuoi passi felpati
arrivi silente in quella più scura
mi prendi nel sonno di tempi incantati

poi ti concedi sì dolce e perduta
nei mille colori dei miei giorni fatati
son calde le mani carezze di bruma
dolce il respiro di tempi passati

poi mi risveglio ancora domani
ma tu solo un sogno rimani
ricordo sì intenso che appare confuso
rimane momento che resta soffuso

Leggendoti
Allor che tardi mi accingo a conquistare il sonno
frugo tra cose che prima di addormentarmi voglio
un segno una risposta a quel che vago nel ricercar
quel senso che non ritrovo ma ad allietar sovviene
quella intensa e stupenda Eclissi tua che in un
momento preso per tempo riempie il mio sentir
che dolce mi accompagna nel lieto mondo

Onore
Allor per te anche se sarai nemico
avrai da me il rispetto più sentito
ho letto un senso nelle tue parole
che sa del vero anche se è nero

sei di quelli che si affrontono
guardandosi negl’occhi perché
alle spalle non colpiranno mai

sei di quelli che si combattono
ma che si vorrebbe avere al fianco
per vincer la battaglia che di razioni
non è mai grata per quel che è dovuto
nella conquista della sperata

se dalla riva opposta tu guarderai
ritroverai per sempre il tuo nemico
che la sua mano ti tenderà

Mercanti di morte
Non spenderò un kopeko bucato
sei triste contaminato
nel tuo presente nel tuo passato

non comprendi mai chi ha sbagliato
la tua mano rimane in tasca
a contare il guadagnato

dell’umano appartieni a color
che van mettendo il prezzo
in questo sporco gioco

che sia un bambino
un’uomo o un vecchio
per te non ha importanza
rimane merce che cresce
la tua sostanza

non spenderò un kopeko bucato
per sanare il tuo peccato

Eppur di te
Tra le tue braccia
mi addormenterei
perché sò come sei
tra le tue braccia
mi abbandonerei
perché sò chi sei
eppur di te non sò
chi veramente sei

Poesia
Poesia poesia
per chiunque che tu sia
sei sempre canto dell’anima mia
la confronto e mi diletto
tra una rima un ritorno
tra un nesso un connesso
sento la mia quella che tace
la butto nella brace
vorrei sentir il canto
dell’anima tua

Sostanza
Comuni mortali che nella lor vita
han raccolto nozioni su informazioni
cioccolatini al sapore di bon bon
vanno a sciorinare si sciolgono in bocca
dolci da succhiare diventano filastrocca

nella musica note ad effetto
che san suonare ma senza concetto
non muta il lor spartito son toni
sempre uguali mai quello che ti cambia

ascolta e poi ammira chi parla
di un effetto prodotto dalla causa
di chi la vita ha suonato con diletto
per poi capire la differenza tra la causa
l’effetto e la sostanza del concetto

Nera Signora
Già ti incontrai vecchia Signora
prima del tempo che ancor rimane
ritornai per raccontare
quel che io vidi varcando il passo
che tra i due mondi è di confine

trovai me stesso in quell’astratto sopra
a quel corpo e fui leggero di piuma fatto
sentii il mio tempo che è senza fine
senza momento

avrai di me soltanto un corpo di carne ed ossa
malta e calcina a riempir buchi ti serviranno
perché i tuoi conti son da tornare nera Signora
non disperare avrai altre teste ancor da mozzare

molte son vuote poche le piene di quel sapere
che và e che viene in quel trapasso poi và
a scemare ritorna polvere nel suo cantare

vecchia Signora ti aspetterò ancora ti incontrerò
sarà un sorriso che troverai su quel mio viso
che il tempo adombra nelle mie membra
sarà rimando e di saluto perché il tuo volto
conosco già

La nostra natura
Siamo legati come
la formica e la cicala
quando a qualcuno succederà
sarà come lo scorpione e la rana

siamo legati
dalla nostra natura
tra qualcuno che viene
e l’altro che và

siamo legati nel bene e nel male
e la natura a quel bivio sarà

Ode al saggio
Camminando nell’Eden
l’Arturo dei miei sogni ho incontrato
sfogliava petali di Loto cercando risposte
all’arcano mistero dell’uomo incontrato

che dimentico della propria verità
cadde nella putrida bolgia
nello squallido mondo
rappresentato dalla stessa volontà

comuni mortali che barattano la loro paura
per corpi sempre più belli sempre più forti
e…. per qualche attimo in più
perdendo ancora la voglia di essere

dalla più antica conoscenza hai raccolto
in quel loto di fiore di carne hai sfogliato
osservando ammirando contemplando
per un’uomo migliore che cresce

rimani colui che tra tutti vide
oltre il tempo di quel tempo

Demential dream
A Perry Harbur c’era la neve
ad Orbetello c’era la neve
e il grano cresceva piano

su quella neve ho camminato
fino al West sono arrivato
poi dall’Ovest son ritornato

mi sono perso è stato un gatto
l’ho preso in braccio l’ho coccolato
era buio, era pesto le fusa mi ha cantato

cippa lippa pucci pucci
ma che fai mi ti strusci
sento odor di cristianucci

lo nero periglio vien da lu mare
mamma li turchi vedo arrivare
torniam te ne prego nel lupanare

che sia reale o demenziale
non ha importanza
me la canta Giovenale

Vedrai
Vedrai passare il vento
il tempo e ancora le stagioni
su da quell’alto che salirai
ma poi come sempre
non ti ricorderai

vorrei tenerti il capo
con la mia mano aperta
prima che ancor diparti
per sussurarti non ti scordar di me
sarò quel punto fermo
a cui potrai tornare
per dirmi dal tuo cuore
quale colomba sei

A volte
M’incanto a volte nel risentir
espressa grazia dalla natura
che in meraviglia riempie
l’animo mio ammirato

vibro in corda suonata
che nel musicar mi espande
a dimensioni e spazi
immensi ed infiniti

Sempre vero
Sempre vero
ritorna
quel sentire che percepisco
quando incontro
il sorriso del mondo

Raggi di luna
E mi addormento
in questa notte di luna piena
entrano i suoi raggi nella mia stanza

apro ancora di più la finestra
lei cullandomi mi accompagna
tra le braccia di Morfeo

al mio risveglio la nuova mattina
è migliore, singolare
più viva

Dedicata a chi la percepisce
Mi sento sicuro nel volo che accingo
protetto da ali più grandi che sono
di quello che dico di quello che sogno

mi sento più amato in quel che risento
son voci che amo son suoni che ascolto
con lemmi di frasi che toccano il cuore
nel mio concepire rimango in attesa
per poi partorire un nuovo sentire


Il culto dei corpi
Cosa hai comprato coi soldi
che hai guadagnato
un libro un peccato
o un lastricato

cosa hai comprato coi soldi
che hai intascato
un pollo un’insalata
o un contaminato

e il loculo l’hai prenotato
un posto sicuro
per garantirti il futuro
quanto è costato

tanta gente muore per molto meno

verranno amici parenti conoscenti
a portare un fiore che appassisce
su una foto che sbiadisce

Dolce accoppiata
Lui grande lei piccolina
erano belli giovani forti

sei così carina che
ti metterei sulla mia comodina
così alla notte quando leggo
ti avrò sempre vicina

era un’amore d’altri tempi
di quelli che più non trovi
nei nuovi argomenti

sei così bello che
t’amerò per sempre
su un campo di grano
ti ho incontrato là
ci siamo presi per mano

eran mio padre eran mia madre
erano belli giovani forti
poi …………………

Parole piene
D’una poesia
l’intensità mi prende
arriva poi se va

lasciandomi lì a pensare
a guardare a rimirare
un ciel sereno che
all’improvviso squarcia
in un lampo che mi illumina

Riluce l’alma tua
Si lo pensero inganna il tuo sentire
e d’una coltre vela sì tanto lo vedere
netta lo vanto che ti accompagna
e d’umil veste ricopri lo tuo intero.

dallo core espandi musica soave,
così donar lo canto che sol suona
virtude e non malizia e tracotanza

e riscoperto diverrà tuo senso
alle genti che incontri ancor
nel cammino tuo

e fu bestemmia detta
quello peccato inganno
per non aver compreso
lo senso di tua alma

Stella polare per l’isola che non c’è
Su questo nero mar che d’onde ci rinfrange
la rotta scoprirai puntando la tua prua diritta
alla Polare stella che brilla nel suo luminare

alta su nell’azzurro cielo e che dall’Orsa
un punto fermo lei rimane
per indicarti sempre l’isola a cui approdare

se perso lungo il viaggio smarrito diventa il tuo cercare
guarda sempre in alto la strada puoi ritrovare ad arrivare
all’isola che non c’è ma solo tu la puoi creare

è fatta di emozioni parole poesie che diventano canzoni
un porto franco dove
il sogno mai non muore e il tempo un momento da plasmare

Una nuova primavera
è freddo il vento che vien dal nord
gelido passa in quegli anfratti
la mente stringe ghiacciando
il verbo nei suoi colori

muti al campo muoiono i fiori
eran d’aprile nel suo sbocciare
ma sono morti col nodo in gola

sarà nel maggio che vedrò allora
un caldo manto crescere ancora

saprà di odori della mia terra
saprà del tempo che sempre amo
saprà di te
che porto sempre insieme a me

Un deja vu
sarà quel senso di ricercato
per poi scoprire un conosciuto
che rimane incerto in quel creato

sapessi ridere di quelle gioie
ritroverei il filo di quel perduto
in quel mistero non svelato

sarà la strada del mio sentire
che parlerà di un divenire
un foglio bianco su cui marcare
parole nuove da concepire

sarà in un volto in un sorriso
un’attimo tra inferno e paradiso

quel deja vu ritornerà da quel vissuto

che ho cominciato ma
che non ho ancora completato

Hannibal The Cannibal
(un vento d’africa)

un tempo caldo riempie gli spazi
un vento d’africa matura i frutti
crescerà il grano sarà abbondanza
saprà di pane di marmellata

chiamalo ancora
lui porta vita dalla sua terra
da quella crosta che non dà frutti

ma sarà un dono sarà un messaggio
sarà un senso di aggregazione
che non si compra che non si vende

saprà di pelle di tutti gl’esseri
sul pane caldo che stendi ancora
di marmellata coi suoi profumi
sarà grido nella tua gola

Sempre aspetto
Sempre aspetto
quei bucaneve
ma silenziosa e lieve
si è sciolta
quell’ultima neve

sempre aspetto quelle parole
ma sul quel foglio
non leggo mai

sempre aspetto
ma tu per me
non canti mai

Questa notte
piccolo sgraziato col volto da bambino
in faccia un po’ di barba capelli biondi
che cadono sul reclino

parlavi con tono un po’ francese
per il tuo bleso
che nella erre non pronunciavi bene

figlio tra altri figli di terra d’Altamura
venuto su nel nord a cercar fortuna
perduto e prigioniero
di un mondo troppo grande

e guardando tutti gl’altri
fratelli come te e figli di una madre
che non riservò riguardo
a uno che diverso
non giunse mai al traguardo

parlavi delle pene che sentono i diversi
per quello che è negato da una natura ingrata
ad essere più amati dai cari che ti tengono
soltanto per avere quel misero denaro

e quella notte che piangevi
come un bimbo abbandonato
ti colsi come un fiore e ti portai con me

per darti da dormire in quella notte fredda
per darti un posto caldo e un po’
di umana comprensione

a te che la vita non rise mai in quel tribolamento
e la parola fine cercasti fino a che non la trovasti
e ancora ti ricordo con la tua erre blesa
in questa notte che non finisce mai

Era mio padre
Son Partigiano rosso
come il fiore
che nel campo cresce sempre

pistol machine ho imbracciato
alla gente ho anche sparato
ma in loro ho cercato
tra il buon senso e le chimere
anche in quelle nere

son di razza che non molla
a combatter contro i forti
per il senso del dovere
verso i deboli indifesi

e fu un vento di sinistra
a cantare nel mio cuore
che parlava di eguaglianza
tra le classi del sociale
si chiamava socialista
intonava l’internazionale

era rosso
come il fiore che nel campo
sorge sempre
quando il vento porta ancora
il suo seme di giustizia

Nome strano
Franzisca Lisca
nome strano
sà di Spagnolo di Messicano
sembra un cactus un aeroplano

tette grandi fianchi stretti
sembra un sogno sà di carne
culo alto cosce lunghe
riempie il tempo tra uno e l’altro

senza impegno che la prende
tra le spine lei ti punge
sembra un cactus un aeroplano
sa di carne sussurra piano

poi ti prende per la mano
Franzisca Lisca nome strano
ti porta via
lontano

È tempo
È tempo che spenda
tutto il mio avere
È tempo che la mia rabbia
vi venga a trovare

Sporcherò le mie mani di sangue
di terra e sangue
per coniare forme nuove
modellerò come più mi piace
un mondo nuovo

che sia del mio sangue
che sia del mio tempo
che sia della mia carne
che sia di tutto l’amore
che non trovo in me

Comprendere
Ora capisco il tuo sentire
ora capisco il tuo vedere

Quando sali lassù a toccare le stelle
Sei tu
Poi ricadi
nella putrida bolgia a sporcare di nuovo
le tue ali argentate che sanno di buono

son voli dell’animo che riempiono sempre
il nostro cammino che perso diventa
pensando al bambino che abbiamo tradito

per quel che vissuto scegliemmo di avere
piuttosto che essere ancor quel bambino
che cresciuto diventa quel che non è

Quale tempo è
Son sempre quei momenti
Che ritornano
Per parlarmi ancora

Qual è il tempo che io vivo
Il presente
Indefinibile
nel momento che lo pronuncio
nel momento che lo assaporo
svanisce in un passato
che diventa ricordo
l’attimo stesso si trasforma
in un infinito
dilatato nel tempo
che proietta il futuro
qual è il tempo che io vivo

Scelte
le donne si innamorano di te
per quello che sei
poi
quando ti vogliono cambiare
il loro cuore non batte più

perché ritrovo sempre queste risposte
che mi riempiono di quello che è

ritrovo un senso al mio osservare
che non cambia mai
per quello che non ho scelto
per divenire ciò che credevano
io fossi

Il gioco della vita
Ho visto bambini e bambine
giocare insieme felici
Poi ho visto dividerli

Ho visto
Ragazzi e ragazze cercarsi
Curiosi
Qualcuno li ha uniti

Ho visto
Uomini e donne
dormire sui prati
qualcuno li ha separati

Ancora oggi guardando
vedo bambini e bambine
giocare
insieme felici

I poeti
che strane creature
acchiappano la luna
ma ti accorgi che è nel pozzo

sono nato sotto un cavolo
la rugiada mi ha allattato

mi ha portato la cicogna
nel suo volo tra le nubi

sono nato da un semino
che la terra ha maturato

sono figlio di me stesso
che mi sono duplicato

I poeti che strane creature
ma tra tutte
son quelle che più amo

Il mio piacere
Che piacere il mio piacere
sentirti ancora

ti ritrovo in un tempo
senza tempo
ti ritrovo nel momento
ti ritrovo dentro me

allungo un verbo per parlarti
sono frasi che io amo
son parole che io sento

son carezze
che protendo verso te

Rivendicazioni
Più tra i figli tuoi non sono diletto
ma per il tempo che rimane
ritorno sempre in libertà e più perfetto

cantavo
per sentire il suono di un tuo ritorno
non so cosa sia ma certo non sono io
senz’altro un terzo a proferir l’ avverso

se fatto fosti di tale pasta meglio scoprirti ora
nella tua carta che giochi e dosi
centellinando
il brutto e il bello che ti conviene

ma nulla vale il tuo sentire
se dal cuor non è creato
rimanendo in un abuso
per quel che non hai cercato

Guardandoti
ti ho rivista
coi capelli nel tuo viso
lunghi fino al fondo
a vestirti da madonna

un sorriso tra i tuoi occhi
e le labbra che lo seguono
celestiale appare ancora
quell’immagine di te

luminoso è il mio vedere
nella forma che ti veste

in una trama più celeste
tra le nubi diradata
che mi inebria ancor di te

Bestialità
Riempiono sempre i miei pensieri
fatti avversi dell’umano mai sincero
nero diventa il mio sentire
per quella vita che dilata
senza mai cercare di capire

mi tormenta nell' udire flatulenza
dalle viscere venire
per quel marciume che porton dentro
dal lor triste concepire

mondo infame
che ti riempi dell’aspetto nauseabondo
di tal simili figuri ma per loro
son sicuro
verrà il tempo dell’abiuro

per non aver mai sentito
il suo prossimo cantare
nell’umana comprensione

La festa della donna
Ripenso in questa festa
A tutte le donne della mia vita
Ritrovo il momento di un attimo
in una passione in un amore

Immagini diverse nelle loro figure
Madri mogli genitrici amanti e amiche
Nel loro infinito amore che
Diventa passione nel loro essere

Ritrovo un senso nel mio cammino
In tutti questi volti che mi accompagnano
che mi parlano di loro
In una passione che non finisce mai

Bologna per Lucio
Quanta gente oggi per te
La chiesa era piena grande ma non abbastanza
E fuori sulla tua Piazza gremita
Suonava la tua canzone

C’erano tutti dal più umile al più grande
Chi a portarti un fiore chi un pensiero
E il nostro Bologna ha spostato l’incontro
Per omaggiarti

Poi il nostro campione ha lasciato il campo
E’ salito fino al tuo posto posando un pensiero
Insieme a tutto lo stadio

Sembrava non volere entrare quella palla
Sembrava stregata quella porta
Ma poi abbiamo vinto

C’erano tutti insieme a te
Sai la tua poesia e la tua musica
Amava la gente con la tua grande umanità
Arrivederci Lucio

Ciao Lucio
Ero ragazzo 13 anni e ancora mi ricordo
La prima canzone che ascoltai di te
Paff Bum un tuffo in fondo al cuore

La cantavo e la ballavo in casa
Con mia madre che mi rincorreva
Per il troppo rumore

Poi ogni tanto ti incontravo
Per le vie del centro
Era un semplice ciao Lucio

Tante canzoni
Parole di poeta sulle note del cuore
Paff Bum un tuffo in fondo al cuore
Ciao Lucio


un omaggio a Piero

Per te mio capitano
Di commenti e nuovi armenti
Sono sincero non trovo razio

ma in quella selva oscura tutti passiamo
In quel travaglio che ci accompagna
Il timore del finito ci guida ancora

Umano è il nostro sentire
per quella luce che diventa buio

ma sarà il verbo del nostro credo
a darti il senso del tuo compiuto

se pensi d’essere materia
disperso verrà il tuo sentire
e nel tuo buio non troverai mai luce

ma se di quel che veramente sei
tu ne hai coscienza
il tuo brillare
sarà per sempre

o capitano mio capitano

Notte di Luna
Sorgi in questa notte così buia
Rischiara con la tua fioca luce
Questo sentiero che io non vedo

Donami ancora un attimo il tuo chiarore
qui su questo pendio
da cui non vedo il fondo

sento rumori portati
dall’intreccio delle foglie
dai piedi che calpestano rami

avanzo a tentoni ti intravedo

tra pioppi tremuli e querce diradate
e ancor più fitto il biancospino
mi lacera nel cammino

esci dalla nuvola che ti avvolge
in questa notte così scura cantami ancora
illuminandomi il sentiero

su quel pianoro voglio arrivare
là mi voglio adagiare assaporare il tuo canto
dolce signora mia

Un grido per la Grecia
Questo popolo
che ho conosciuto
sui banchi di scuola
antico e fiero
glorioso e saggio
oggi l’ho visto morire

lì sulla piazza gente comune
a combattere per la sua razza

derubato della sua identità
calpestato ridotto alla fame
da porci banchieri che conti alla mano
strozzini non sembrano ma sono ancor peggio
appoggiati da stati predoni
portano via oltre alla vita
la speranza finita

che sia un grido per la Grecia
per i fantastici eroi da Achille
a Leonida da Platone a Aristotele
risorgon nello spirito di quel popolo fiero
a riprendersi quel che gli vien rubato

che sia un grido per la Grecia

Percezioni
Guardo il vento
Sento il tempo
Odoro il campo
Raccolgo un fiore

Prendo l’autobus
Aspetto il giro
Arrivo e scendo
Cammino perso

Accendo un fuoco
Di legna e carta
La fiamma sale
Io mi riscaldo

Analisi
Ma tu
Tu che canti agli dei
Hai mai visto un sogno

e tu
Tu che scrivi a Dio
Ti sei mai chiesto
se fosti pio

E la pecunia L’hai mai presa
con il conto della spesa
o hai pagato
per veder la sorpresa

ritornano
senza essere chiamati
gl’incubi del perduto
mai vissuto

alla fine sempre il conto
dovrai pagare
saranno pezzi del tuo sentito
a saldare il consumato

Sensazioni
son sceso sulla strada
a piedi scalzi
nero  l’asfalto mi tingeva

ho camminato
sentendo il vento che mi portava
poi dopo

sassi sbriciolati
tra le dita conficcati
e ancora più rotondi
ho calpestato

e infine l’erba
mi sono inginocchiato

Ritrovarsi
Ma lei
Di che segno è?
Di quel che pulsa e vive

il suo cielo
È un po’ sbiadito
Se lo lasci colorare

E il sorriso?
L’ho perduto tempo fa
Come potrà Come farà
Ormai è sul suo viso

Prenderò il suo cuore
Per mangiarlo a colazione
e del suo amore
indosserò la luce che risplende

Sindrome bisbetica
comari senza razio
pronunciate parole per sollazzo
spendete i vostri tempi
a parlar di melograno e giorni andati

proferito al vostro senso
mai fù il verbo del sentimento
chinate il capo per la vergogna
del vostro azio
per chissà quale abuso o strazio

brancicate compassione
nei vostri simili cercate
chi vi dia commiserazione

e parlate parlate di cose avulse
senza senso e a chi ne ha del suo
si ritrae con sgomento per l’incompiuto
del vostro inutile ciarlare

Come farò
Come farò
a parlarti ancora di me
come farò
a dirti quel che io sento

prenderò un colore
quello del tuo cuore
per dipingere
il mio cielo col tuo nome

prenderò una stella
che rimanga sempre accesa
ed illumini per sempre questo momento

che ci appartiene

La rondine di primavera
era il tempo del maggio
in quel torrente cercavo
una corrente
tra boscaglia e miraggio

il sole già alto riverberava
sull’acqua che fragorosa cantava
un cinguettio disperato ruppe l’incanto
sentivo che mi chiamava

salii sul pendio ad entrare nel bosco
e la vidi imprigionata in una tela di bava
sfinita la tenni sulla mano
un attimo forse più

sentivo il pulsare veloce
quel piumaggio accaldato
stanca si riposò
la mia rondine di primavera
poi salutandomi se ne andò

Spendersi
Sentire le tue parole
che sembrano mie
credere che quello che dici
sia tutto per me

mi turba

non voglio spendermi
In questo gioco
In cui non trovo un senso

non ti leggerò non posso
rimanere in questo dubbio
In ogni sillaba che ritrovo
e che mi uccide

Il tempo dell’amore
la stagione che non muore mai

un volto nuovo
un sorriso
uno sguardo
il paradiso

cantano i versi nel rinnovato

In quel groviglio di sentimenti
un risentito
che mi colpisce ancor

vago cercando il senso
al mio concitato eterno
sempre effimero rimane
nella stagione che non muore mai

Un nome da scoprire
Porti il nome di un amico a me caro
All’inizio mi stavi un po’ su

conoscendoti ho capito il senso
Del tuo rimarcar sulla metrica

Non ho mai studiato metrica
Ma per un poeta che si voglia definir tale
È una conoscenza che diventa vitale

Ho sempre viaggiato in licenza
di quel che io non trovo per scelta

ma ho compreso il senso del predicato
riscoprendo con piacere un esperto cultore

vesti i panni di colui che sa ascoltare
il canto dell’animo altrui
e con umiltà
di chi sa anche ringraziare

Un tempo infinito
Questo nostro mondo che dividiamo
alla ricerca di una rima di una metafora che illumini
Questo percepire questo sentire
di emozioni vibranti intense sospese

ci carica nella nostra essenza
Nella forza e nella vitalità
Nella comprensione
in questi attimi che consumiamo

in tutte le passioni che bruciamo
Nella luce che ci appartiene
In questo tempo che diventa nostro
Rinnovato all’ infinito

Un momento di te
Ora che ti ascolto
Credo di averti sempre sentita
Ora che leggo le tue parole
penso di averle sempre ricercate

è strano trovarti nuova immagine nella mia
non ti conoscevo non ti sentivo
e poi ti ho ritrovato
nelle cose che amo nelle parole
in tutte quelle frasi che ci accomunano

e un senso ritorna al mio
per parlarti ora
in questo tempo che ci avvicina
cercando il momento di un intenso
che mi parli di te

Natale
Celebriamo questo momento
Ricordandoci il senso
della sua nascita della sua venuta

Ci portò la buona novella
Che sia un credo o un eterno
Venne per amore verso di noi

E ancor oggi mi chiedo
Quale fu il messaggio
Quello che la chiesa non chiarì mai
Nelle sue incomprensibili congetture

Venne per amare e nel suo viatico
Resuscitò per dirci quello che era
Figlio di Dio sceso in terra
Per indicarci la luce e accendere quella che è in noi

Viviamo questo momento con semplicità
Viviamo questo momento nella Verità
Nella Verità che invocava quando parlava
Nello spirito che assumeva la conoscenza Infinita

Questo credo che sia il messaggio del Cristo
Figlio di Dio

Affinità
Quando senti che il tuo sentire è particolare
Il tuo percepire aumenta verso condizioni più alte
E riconosci che le persone non sono tutte uguali
Ma alcune sono particolari

comprendi l’affinità

a volte la puoi riconoscere a pelle
altre con il tuo pensare che incontra l’universo altrui

ma sempre l’affinità più alta
e quella d’anime
che si rincontrano con corpi diversi
nello stesso tempo

Giudizio
Giunto al cospetto di Dio padre
Son sicuro ne sono certo
Mi chiederà
Cosa hai capito nella vita che hai vissuto

Se fui creato a tua immagine e somiglianza
Sarò nel bene e nel male una tua proiezione

O avendo scelto il libero arbitrio caddi nelle tenebre
Abbandonato in questo oblio di piacere e perdizione
Dimenticandomi del tuo e perdendomi nel mio

Ritorna ancora a me
che ti creai per rimirar virtù e beltade nel tempo eterno
ma ancor non vedo segno nel tuo

E allor io con fiero appunto
Ma se son figlio tuo come potrai

mi mise all’angolo ad aspettar nel tempo
Un nuovo appuntamento che desse chiarimento
Del conosciuto invano al mio imago mundi

E non capii il senso del credo eterno
all’essere infinito

Un vecchio
Un vecchio dal volto increspato
Mi parlava della sua giovinezza
Aveva 15 anni poco più che un ragazzo
vissuto nella guerra

Sfollato dalla casa in cui era nato
derubato delle cose che amava
le lacrime che aveva erano finite

tra tribolazioni e avventure
mi raccontava di quei tempi duri
di quando smise di piangere e cominciò a lottare

e mentre lo faceva un luce tornava in quegli occhi
circondati dalle rughe del tempo
e un sorriso
lo riportò ai suoi 15 anni

La mia gattina
La volle fortemente la volle
mio figlio
un batufolino di peli e di pulci

crebbe ma mai tanto
era proprio di natura piccolina
e la sua coda non c’era era così

al mio ritorno alla sera
mi aspettava e saltava sul pensile della cucina
venendomi incontro per salutarmi e strusciarmi
a sentire gli odori che gli portavo

cara dolce Beniamina
con mio figlio non fu un gran feeling
ma con mia figlia si sentì madre
e la proteggeva come i gattini che non ebbe mai

a volte ancora oggi penso
che gli mancasse la parola
cara dolce Beniamina la mia gattina

Tra tele e musei
in cantiere tra follia e amnesia
rispolvero un modello della mia
che sia una barca o un veliero
tra un Gottuso e Velasquez

armo l’albero del mio sentire e del mio vedere
scelgo il veliero
tocco gli spruzzi dell’onda che infrange
odo lo stridire delle sartie e vele gonfie che inclinano
e vedo un mare turchino che sa del mio

rimango basito davanti a un Michelangelo
non celestiale ma che sia ferale nella tela del Merisi
la luce appare ricercata e proiettata nelle figure
che sembra ritornino dall’ade

E in questo tripudio di arte e storia
scelgo una tela del Goia
piuttosto che una Gioconda
che là al centro del Louvre
appare protetta e minuscola nella sua gloria

che cosa provare davanti a questi immensi
quello che più ti colpisce è quello che ami
nella tela che vedi e che ti fa sognare

Ancora
rimani ancora tu nei miei pensieri
quanti e quanti ancora
per ritrovare un senso o solamente un grido
che sa del tuo umore che ritorna infinito
nel tuo sospiro che dolce mi scioglie

nel vederti oggi diversa e uguale
agli occhi miei che si riflettono
nell’immagine che più non ti appartiene

un vago volto mi ricorda lontanamente Il tuo
che nel mio cuore porto
per ricordarmi sempre di quanto amassi allora
quell’immagine che più non trovo

sfogliando il tempo del ricercato amor
che mai non torna al mio
mi perdo in questo consumato Riveder
di cose andate e mai più ritrovate

La casta
Vecchi tromboni trombati
senza scorza e riciclati
siete offesa del paese
razza ibrida vi ritrovo con spiacere

con le facce ormai gessate
ritornate senza macchia che vi prende
in coscienza rinnegate

vi vendete e rimorso non avete
per misfatti già compiuti
nella gloria che vendete

possa il tempo scoperchiare
tutto il vostro sporco gioco
per il senso del dovere che abiurato
avete sempre peculato

Andata e ritorno
Risplendono ancora sempre
queste nuove virtù
che abbiamo dimenticato

ritornano copiose al nostro
consumato giorno
nel ritrovar il senso
di una andata e ritorno

lampi
squarciano l’aria
rischiarano la notte
sembra sia giorno
in questa luce fotonica

il tempo rimane sospeso
nell’attimo intenso
che ci appartiene
per ritornare sempre
ricordandoci di ciò che siamo

possa contare ancora della gesta mie
in questo trafugato cammino
in questa via scolorita e scarna
che traborda verso la rupe del mio desio

sulla sua cima ritorni ancor con forza
il mio sentito contemplante oblio
che mi accompagna sempre in questo
dubbio intenso che sa del tempo mio

Comunicare
Che ne faremo di tutte queste parole
Che ci riempiono e che viviamo
Suoni familiari per trovare
Un punto un’affinità
qualcosa che ci accomuna

Che ne faremo di tutta questa comunicazione
Intensa profonda sentita ascoltata rimandata
E’un senso che ritorna nel nostro mondo
E’ una linea continua che ci pervade

Questo nostro comunicare e sentire
E’vivo nella tua partecipazione
Risplende ogni volta che lo emetti e lo ricevi
Questo nostro comunicare è la vita che è in noi

Più è forte più è viva
Nelle parole che usiamo nelle frasi che componiamo
In tutti i pulsar che brillano in noi
dipende dalle parole che usi
aumenta la tua conoscenza per comunicare all’infinito
e
toccherai le stelle con un dito

Ricomporre
Ricomporre i pezzi di qualcosa
Che non c’è più
Rimane nel mio cercare

Trovare un senso a qualcosa
Che mi ha ferito
Rimane nel mio vedere

Ritrovo gioia in questi impossibili
E nel percorso vendo le mie virtù
Facce diverse della mia vita

Che traboccata e sbiadita
Incontra in una parola
il senso della stessa

Prendo un sogno a piene mani
Lo porto con me
Per rivederlo ancora sempre

Prendo il mondo dentro me
Per viverlo ancora sempre
Insieme al tempo che non finisce mai

Non mescolarmi
Non mescolarmi con gente che non amo
Non mettermi negli angusti spazi
Sempre mi accomuni con il profano

Razza ibrida senza scorza
Che forma una rima per la gloria
Ma non conosce verità
egoistica e spettrale riempie strofe
che morte sono nella loro empietà

il mio tempo è più reale
vivo ancora col mondo che mi appare
passioni e amori son sinceri
più del vero
in questo stupendo mistero

L’incompiuto
Lo chiamavano breve
Per il tempo del suo sentire
Non trovava pace nel cammino
Che tortuoso e infelice
Gli ricordava la sua negazione

Produceva immacolati versi
nel suo concepire macchiato dal divenire

Razza chiusa senza gloria
Per il piacere di prevalere
Vendette al buio il suo ego
Scordandosi del vero
nella sua brevità
divenne l’incompiuto

Un tempo lontano
L’infanzia mia la ricordo sempre
Sopravvissuto a morta certa
Mi fu concesso tutto
anche di disobbedire

Lì con mio nonno e mia nonna
Ritrovai la vita
Altro che televisione altro che caroselli

Il giorno cominciava presto
Con mio nonno a insegnarmi di piante
e a raccontarmi di giungle

Là nell’africa nera dove lui era stato
A costruire villaggi e selciare il lastricato
alla fine di ogni sua fantastica avventura
sempre gli chiedevo
ma c’ero anch’io e lui con un sorriso
ma certo non ti ricordi ti tenevo nel taschino

La sera
Ero il primo ad andare nel loro lettone
Alla destra il mio nonno che dormiva
E io che aspettavo la mia nonna che appariva

Vestita con quelle camice bianche lunghe
Immagine di altri tempi ancora oggi la vedo
con le sue fantastiche fiabe

Altro che televisione altro che caroselli
Erano quelli i momenti più belli

A melange
ritornare per poi partire
ancora di nuovo sempre
in questo mio sconosciuto
ma riprendo il senso
in qualcosa che ritrovo

nell’odore di una cucina
nel piatto che sa di buono
in tutti quei sapori della mia terra
ricchi e grassi che riempiono il mio sentire

il mio piacere è un fumo un odore
che sa di te e di me

in una crepes in una kirsch lorraine
in un bollito e un tortellino
in una frites aux le moules

che buoni sapori san di te e di me
Il’ sont a melange d’amour

Le brave persone
Le brave persone non muoiono mai
Le brave persone rimangono sempre
In quello che hanno detto
In quello che hanno fatto

Son quelle che ricordi per tutta la vita
per tutto il tempo

Son quelle che ti han dato una mano
Son quelle che ti hanno sorriso
Son quelle che in un momento buio
Hanno acceso la luce

scorre l’immagine loro
che diventa vita nel mio cammino
accompagnandomi per sempre

Ascoltare
Cantami ancora una canzone
Tu che sai come cantare
Fammi ancor sognare

Che te ne fai del silenzio
Lascialo a quelli che parlano
Di cose vuote senza senso

Cantami ancora una canzone
Fammi ancor volare
Col suono della tua voce

Quando ti ascolto
Vibro come una corda
Sulla scala di tutte le note

Il tuo sentire e parlare è singolare
Cantami ancora una canzone
Donami ancora un’emozione

Attrazioni
diverso seppure uguale
questo tuo vivere e pensare
ritrovo nel tuo credo
pensieri funesti e neri

fuggi dal tuo per rifugiarti nel mio
sei ombra nella notte
che risplende in luna galeotta
apparendomi soave

dimentico mi accosto
ma poi sconvolto mi allontano
incontro il mondo
che smarrito credevo perduto.

Sentire
sento il tuo grido
l’odore della tua pelle
sotto questo crepuscolo
che sa di schiuma e gente

scemano i ricordi del mio vissuto
in questo tempo nuovo
che mi travaglia e nel mio
che muto sempre non emette suono

nel suo cammino incerto
non trovo il mitigar in ora lieta
ricerco un colorito tono
per risentirlo nel suo intenso accento

Compiuto
Risvegliato in questo oblio
Mi ritrovo in vecchia carcassa
Che scadente e vetusta
Mi accompagna fino alla cassa

nel passar delle giornate
felici umori delle mie ore passate
mi rammentano
del corpo mio Scattante e lesto

Aspetterò con tiepido timore
L’ora che scaduta suona
Al rintocco del mio momento
Finito al compiuto senso

nel travaglio spero non lento sia
Questo dipartir da cose amate
Ma veloce come lampo
Che illumina il mio cielo
Di stelle colorate

Un' alba nuova
Leggiadra e effimera figura
Che sorgi rigogliosa
In questo spazio
Di antica vita

Proietta il tuo fotone
Per rinsavir le menti
Che perse sono
In questo buio anfratto

Cademmo perdute
Traviate tra falso e ipocrisia
a brancicar fortuna
Smarrendo la via

riporta col tuo raggio
speranza e gloria a noi umani
che dall’ambito sogno
ci ritirammo senza coraggio

Sognando
Senza alcun controllo

Le rime che io sogno
Dipartono
Dal mio anelato credo

Li cerco e li ritrovo
In consumato sogno
Che si ripete ancor

Scalando ogni barriera
Ritornano festose
Per raccontarmi sempre

Di gesta e di bandiere
Che sventolan sicure e vere
Nell’aria che mi prese

In questo lungo arbitrio
Che in un tempo più sereno
mi raccontò di gesta eroiche e fiere

Ritrovo ancor me stesso

A sognar di capinere
Nel mondo mio
Cosparso di chimere

Infinito
Qual paladino di velleità
Perora la causa nostra

di verità e giustizia
speranza e conoscenza
e di virtù riconquistata

Sorge nuovo il suo frinire
Da remota vita dimenticata
Da universo ancor da concepire

Brandendo lancia e spada
Con mano ferma ci difende
Per rinfrancar lo spirito ed il cuor
Da questo nero mar
Che d’onde ci ribatte

Sulla scogliera angusta
Della vita nostra
Mai flutto seppur affranto
Varcò lo spazio
Del nostro ardito

Nel mio giardino
Sbocciano così
Coi suoi colori
Intensi e profumati
Questi fiori
Che nascono nuovi e colorati

Riempiono il prato
Verde di speranza
Colorando
Muri e pareti
della mia stanza

Son figli dell’amore
Risplendono
Gioiosi e gai
Nella loro infinita
immensità

Contemplazioni
Tra pensiero e azione
divento spettatore

amorfo
in qualcosa che sento
non appartenermi

come può crescere
in questo mondo così perduto

il comune senso dell’amore
È tradito e deturpato
un fiore non nasce perchè la sua terra
Arida e secca
Diventa la tomba in cui muore

come posso
morire e vivere
In questo posto abbandonato

mi rimane soltanto il ricordo del tempo
amato
e per quelli che saranno
lieto sia il loro cammino
se lo ricorderanno.

Per scelta
parlando di quello che siamo
ritroviamo noi stessi
possiamo vederci
per quello che non abbiamo

possiamo scegliere di essere
in un cammino
che non conosciamo

quando siamo felici
il nostro mondo sorride
i nostri amori ci amano
ricambiati da noi

se aiutiamo un altro
gli tendiamo la mano
gli doniamo un sorriso
il mondo sarà un posto migliore.

Quello che non dico
Nel silenzio di un momento
Non trovo più parole

Contemplo quell’attimo
Senza scandire suono

Percepisco il senso
in particelle sospese

E’ cosi intenso
Che diventa infinito

Proiettandomi nell’universo parallelo
Divento il mio cavallo alato

tra nuvole e orizzonti
ritrovo il mio tempo

che perdutamente
smarrivo
nel labirinto della vita mia

Guardandomi allo specchio
con parola certa
castigo i miei eccessi
con il mio silenzio
rimpiango i miei recessi

risparmia la tua voce

trovandomi represso
mi tenderò la mano

per ritrovarmi ancora
in veneranda età
prima della mia ora
In strofe ritrovate
ritmate e colorite

ma più del tempo possa
di quello che mi prese
vedermi gioioso e gaio
raccoglier margherite

Un giorno d’estate
Spacca sotto il solleone

Raggi illuminanti
Sprizzano sui colori
Che risplendono

Questi toni accesi
così intensi
Che riverberarono

L’occhio a volte affatica
stanco
restringe la pupilla

Ombre multiformi
Si prolungano
Al calar della sera

Ristora la mente
Poter intravedere
Il fresco

E nella notte
Anche le membra
bevono gocce

I ricordi
Alcuni li tengo nel cassetto
Altri in bella vista
Sono sempre ricordi

Sono foto
Fogli scritti sono dediche

A volte ritornano
Con rumore
Con forza
Con fragore
Senza essere chiamati

Sono così
Sono ricordi che riempiono il cuore
Mi appartengono
Li porto per sempre
Anche quelli che fanno male
Sono solo ricordi

Alcune volte li sfoglio
Ricercando
Quell’attimo quel momento
Che è rimasto imprigionato
Rivedendolo
Ritorna libero
Come un volo di rondine
Che da tanto tempo non vedo più
Nei cieli miei.

Nel tempo oltre il tempo
Cuori senza amore
Così
Nati e morti nel buio

Si perdono in un fotone
Che risplende

Partoriti da una genia
Che non conosce sentimento

Dicotomica
ci divide
Nel frammento

la luce che ci appartiene
Risorgerà
Per rinnovarci
Oltre il buio

A chi mi sente
ci arrendiamo
Inerti
Per non avere scelto

Una città
un tempo
che sia comune

barriere che
sembrano infinite
sono scadute

troviamoci
in questo tempo
che ci appartiene

viviamo dei nostri amori
con la passione
che è in noi

incontrandoci
fermeremo il tempo
in un momento

il tuo nome
Sussurrare il tuo nome
È come un mantra
una litania
un rosario
Sgranato nelle perle della collana

Quando arrivo al capolinea
Ritorno
Per ripercorrere il giro

Ritorno per scandire le stesse sillabe

Per sentirne il suono
variato
Dall’eco della mia gola

Per un continuo che ritorna vuoto
Senza te

Momenti d’armonia
Riscopro ritrovandovi
Sentimenti e passioni
Momenti condivisi
Percorsi comuni

Un’azzurro popolato da piacevoli compagni
Che percorrono insieme
La via dell’essenza

In un attimo perduto
In un momento ritrovato
Nella contemplazione dell’assoluto

E’ piacevole scoprirvi in ogni giorno nuovo

In tutti quanti voi
Ritrovo una parte di me
Che non muore mai

Un esperanto
Un percorso nuovo
Quale strada è

Quella che porta a te
Quella che scopre te stesso

La tua ricchezza
Non è quello che hai
La tua ricchezza è quello che sei

Nella tua conoscenza fino in fondo
Fino alla fine del mondo

Nei percorsi del conosciuto
Dell’inconoscibile
Per ritrovarti
Per amare per conoscere

Trovi perle di infinità
Scoprendo chi sei

Molti sono i messaggi
Sta a te
Percepirli

Venimmo per conquistare
Venimmo per giocare
Puri come bambini
Ma ci perdemmo in un vortice di oblio

Sia un vento nuovo
Che rinnovi il tempo
Sia un amore per tutti gl’esseri
Che perdendosi si sono ritrovati

Sia un esperanto
Che coniughi il mondo nuovo

Ciao
ciao a tutti
sia a quelli belli
che a quei brutti

a chi scrive col cuore
a chi scrive di pancia
a chi brandisce la lancia

vi ritrovo ogni tanto
scandire un tempo
che io risento

in qualcosa che ho perso
nel momento che mi circonda
nel verso che non ritorna
in un pensiero che si rinnova
in tutti i sentieri del mondo

ciao a tutti
sia a quelli belli
che a quelli brutti

Commemorazione dei defunti
Il Culto dei morti
Non appartiene al mio credo

Oggi ho sentito il percorso di tanti
Sui selciati a portare un fiore

Per ricordarsi dei cari
Basta averli nei cuori

Gli epitaffi servono a coloro
che non conoscono la verità

Emozioni
Riecheggiano dal profondo
Queste mie continue

Mi pervadono nella loro
Intensità

Strappandomi una lacrima
che sento salata sulla bocca
mi riempiono
con la loro immensità

Momenti
Espressioni che ti espandono
Intensità che ti riempiono
Della vita Colori passioni
percorsi finiti
Rimangono aggrappati ai tuoi ricordi

Quanta intensità ci riempie
In questo percorso
che non vogliamo abbandonare

scorrendo il nostro tempo
ritornano a noi più care
tutte le emozioni
di un momento infinito
che ci accompagna
per sempre

Ritorna
Ritorna a me come
Un raggio di sole
Come una nuvola di frontiera
Come un’immagine fiorita
Che rinasce

Nel turbinio del tuo strale
Gonfia della tua essenza
Mi riempi

Coniugandomi in un presente che mi rinnova
Aprendomi all’amore
A cui perdutamente
Non trovavo

Per quello che ero
per quello che sono stato
Ritorna
Per rinnovarmi

Il mio dolore
Che dolore il mio dolore
Ti ho perso per tante volte
E sò ora di certo che ti ho sempre ricercata

Che dolore il mio dolore
Quanto tempo passerà prima che ti rincontri
Per sempre per sempre

Non sapevo non capivo non sentivo
Quanto eri dentro in me
Che dolore il mio dolore

Nel tempo ti ho amata nel tempo ti ho perduta
Un’immagine ritorna
E sei tu per sempre Amore mio

A mia figlia
Ho scelto il tuo nome
tra le fantasie dei miei ricordi.
Nel piacere di crescerti
ho vissuto i tuoi primi passi
i tuoi sorrisi,le tue parole.
E poi, e poi...... così dolce sensibile
nell’essere un nome che ho sempre amato.

A mio figlio
Nel mio cuore è nato un fiore
tutto colorato
tutto profumato.
Cresce ogni giorno che passa
guardandomi cercandomi.
Giovane, gonfio di vita.
Aspettando che lo curi
sicuro che lo ami.
Nel mio cuore è nato un fiore
tutto colorato
tutto profumato.

Nuova
Domani mi apriran le mani
leggendo nel mio prossimo e futuro
nel ricordo di un passato
sperando che lo curo
Forse, senz’altro mi hai stregato
perché non ho trovato
tra gl’altri volti
ancora
un nuovo amore
m’accorgo che ti sfuggo
per non vederti in faccia
Presto
son già stanco
vedrò di coprirmi il fianco.

Italy Italy
Perduta nell’abbraccio di una casta

Scorre nel vergognoso lignaggio
La sua razza parassita

Concorrono a deturparla
frotte di politici prezzolati


Si insidiano al potere
per continuare a mantenere
il loro gioco di chimere

si attaccano l’un con l’altro
ma alzano il bicchiere
tutti insieme
alla fine del lauto pasto

Un turbinio
Cavalcando il lampo
ho conquistato spazi
Sulla cresta di un’onda
ho navigato flutti

Riposando tra le tue braccia
ho ritrovato me stesso
Dolce compagna della vita mia

Archiviarti
Le mie paure si confondono
nel volto della gente.
ma la mia follia si rivolta

Anche se ti sento lontana
anche se m’accorgo di esserti distaccato
non riesco senza te.

Tu che giacevi
dove i nostri corpi
vibravano alle battute dell’amore

Tu che ascoltavi le mie poesie
ora stai appassendo
i tuoi petali sfioriscono
neve al sole.

Brucerò le mie passioni
canterò i miei tabù
perché ho paura che non tornerai
mai più

Momenti di tempo
In questo squarcio di tempo
Scopro i miei credi

Non vedo tra le onde
Nuove schiume

Perigliando accozzano relitti

Nel girovagare
Ritrovo anime perse
di un universo finito

rimango contrito in uno sforzo
non so leggere il responso

suoni confusi
che non ti spiegano mai

leggiadre sono le forme che mi avvolgono
in un vortice
compio il presente
ritornando da un passato
proiettato nel futuro

Un'uomo nuovo
Venisti con gli amori tuoi
Per conquistarne altri

Cambiandoti
Ritrovasti il mondo

I tuoi baratti li vendi
agl’angoli delle strade

Consumandoti nel tuo tempo
hai scoperto perle di vita

Percorri sereno il tuo cammino
Verso il mondo che ti appartiene

Un incontro
Appari nel tuo essere per me sconvolgente.
Sei cinica e dura
Ma il tuo profumo di donna mi stordisce.

Ti rivedo in quella notte
Con le tue lacrime
Ti rivedo in quella notte in cui ho sentito
amore per te

Non so se si ripeterà
Non so se era solo un attimo fuggente
.
Ma so che vorrei amare quella donna

Accarezzare i suoi capelli
Toccare la sua pelle baciare le sue labbra
E stringerla

Stringerla tra le mie braccia
per sentirla perdutamente mia.

Non
Non viziarmi
non so stare lontano da te.
Non tenermi nel tuo letto
se poi me ne fai andare via.

Sento la stanchezza
raggrumata
ma i miei occhi vagano
spalancati alle luci della notte
la mia mente si contorce
nell’attesa del domani

non viziarmi più

Che io possa perdermi nei tuoi occhi
che io possa stravolgermi in un tuo sorriso
non ti dà il diritto di beffeggiarmi.

Perché so anche morire
piuttosto che appassire.

un momento
che piacere entrare in questo agone
mi sento ancor più vivo
a combattere sordi
che non vogliono sentire

che piacere il mio piacere
a scorrere una rima
che non torna e sorda diventa muta

parole perse in un lamento

C’e bisogno
Abbisogna che te lo ti dica
Mio caro censore

Erigerti a sputar sentenze
La tua presa mi sembra un po’ incerta

vorresti essere un colonnato

Ma hai solo qualche mattone
Pericolante in rime perse

Un pensiero
Ho preso la penna
Poi guardandola mi sono detto

Ma ne vale la pena di scrivere versi
Saranno i più belli

O soltanto uomini persi
Che vagano alla mercè di quelli

Che non hanno più cuore

Un colonnato
Tutte queste parole che ci riempiono
Ma poche sono quelle vere

Tutte queste parole che non trovano mai
Le tue passioni
le tue virtù
i colori del mondo

Mi raccomando la metrica la metrica
E quello che hai dentro muore
In un commento.

la vita
Quando tutto è iniziato
non avevo ancora la coscienza del pensare

Percorrendo strade anfose ho scoperto il mio mondo

Condiviso in un prodigio scoperchiando
Ho trovato l’essere

Perdendomi in una spirale sono precipitato

Tempi lunghi mi avvinghiano
Per ritornare ogni volta ripartendo

E in questo continuo
ritrovo
Luoghi già amati
Persone già conosciute
momenti già vissuti

Un canto di sirena
Venisti scalza senza parole
vestita di stracci
coi tuoi steli al sole

Fioristi in una notte di luna
sotto un cielo stellato

ti raccolsi tra le mani
ma i tuoi petali sbriciolanti
volarano via

per cantare al mondo
il tuo amore           

La mia vita
Cullato da questa brezza
Assaporo il mio sudore
Che asciuga sulla pelle

il vento mi ristora
Scoprendomi dei fardelli della vita

Quanti fallimenti sono in quel percorso
guardandoli mi ritrovo più vecchio

così succede con gl’anni

Da bambino ai un mondo da conquistare
La tua vitalità è la tua spinta
che scema nell’avventura che ancora non conosci

e mi ritrovo qui in questo momento infinito
a rivedermi

Perduto
Hai rubato la mia vita
Mi hai gettato via
come un ferro vecchio sto arrugginendo

Cosa rimane del mio mondo
incespico su quello che resta
precipitando nella putrida bolgia


Non sono che un peso
Ritorno in un presente che ne diventa espressione
Per poi cadere nella squallida quotidianità

Perduto prigioniero di quello che è morto
Rivivo nel ricordo
In una fragilità che mi uccide

ma ritornerò per essere di nuovo

ora è troppo il dolore che provo

Mercanti di paura
Vampiri dell’umanità
Seminano il loro fardello di morte

Vivono per punire
Vivono per distruggere

Impara a conoscerli impara a combatterli

Propinandoti una pillola per ogni tuo male
Cancellano i tuoi ricordi
Fino a renderti un automa

Per loro non sei altro che un circuito di neuroni
Che possono manipolare con la chimica

Non lasciano crescere
Tarpano le ali

Hanno il timore di restare soli
Soli con la loro paura
Si attaccano alla altrui vita
Fino a distruggerla
Vendono morte

impara a conoscerli
impara a combatterli.

Incubo
Se solo potessi capire
come veramente è
potrei finalmente dormire.
Se solo potessi aprirti
per vedere
se veramente cerchi
tra l’altra gente un’anima gemella
allora sparirei
come una cometa
anche se sei troppo bella.

Cercarti
Se solo potessi ti rivivrei
fosti quella che più amai
Il ghiaccio e la neve
mi han rubato tutto
e le fatiche
son finite al vento.
La tua filosofia è più grande
della mia vigliaccheria
o non sai nemmeno che ci sia
vorrei aprirti
gl’occhi lo stomaco ed il cuore
per vedere se c’è ancora amore

Dissacrante
In questa bolgia di parole
Mi distacco da voi

Non sono cresciuto invano
Per non capire

Tutti scrivono di tutti
E rimangono genuflessi
Alle virtù degl’altri

Propiziandosi un posto al sole
Vendono la loro nullità

Un grande amore
Riscopro nel tempo
in sentimenti decaduti
quale grande amore ci ha colpiti.

Rileggendo le tue lettere.
Ricordando le mie passioni.

Giovani pieni di vita.
Perduti in un lampo.
Sfidando tempi, spazi ci siamo uniti
in un amore che continuando
si è sbiadito scolorito
ormai affievolito

Ma sono nel futuro i suoi frutti
guardali puoi vederli
in un mixage di noi stessi
in un continuo perpetuo
crescere scoprire la vita
fiorire prosperare
figli del nostro grande amore

29/08/80

ti ho amato,ti amo
al tuo fianco vivrei in assoluto

tu per me mi apri il cielo
con te o pensando a te
vedo amore e libertà

vicino al tuo fianco mi son sentito libero
ho avuto in te il mondo
e il mio cavallo bianco

non cambiare mai
non contorcerti in viziose espressioni

resta viva come sei ora
e libera donna.

30/07/78

Tu che pronunci parole allegramente stonate
Tu che col colore della tua chioma
Appari di un anno lontana
Tu oggi sei parte di me

Avrei voluto scoprirti
Avrei voluto vederti
Bagnata nell’acqua salata
Accarezzare i tuoi capelli
Fino al fondo dei tuoi piedi

Ma oggi tu te ne vai ancora
non rimane altro
che un sogno pulito.

A mio padre
Non ho mai scritto di te eppure

Da bambino ti cercavo per capire
Affascinato dal tuo conversare
Rispondevi sempre ai miei perchè
Poi crescendo ho capito la vita
E ti ho visto così fragile

Mi hai lasciato che ancora ti cercavo
Con te non avevo barriere
Come due amici che parlano insieme

Abbiamo condiviso emozioni
Mi hai insegnato la strada del sapere

Ti ricordo in questa festa
Dal profondo delle mie radici che mi legano a te

Non controllo
Precipitandomi Mi ritrovo contrito
in un sentimento compio il rituale

senza passione
divento espressione incompiuta

Rimango amorfo
in un’attimo che non ritorna
perdendomi

Una partita a tarocchi
Il tarocco che non conosci
La carta che non sai mai giocare
Così Francesco cantava

Che bellissimo gioco quello che ti ritrovi tra le mani
Quindici sono le carte che tiene
altre due le hai celate

la scartata nessuno la conosce

La dea bendata la scopri
Guardandole

Ad ogni giocata comprendi l’arcano
Dei tarocchi il segreto
Ti svela la sua mano

Una partita a scacchi
Muovo il mio pedone
Quello di re
La tua contromossa e di regina

Poi nel centro partita
Attacco per conquistare il centro

tu rispondi rintuzzando
nel finale le torri conquistano le colonne
i cavalli non sai mai dove vanno

che bella partita
vinci tu vinco io
scacco matto
caro avversario mio

A Poetare
Vi ritrovo a notte fonda
Quando nel suo silenzio
Sono con me stesso

In quei momenti di quiete
Assaporo i vostri espressivi

Abbeverandomi alle fonti delle vostre muse
Percorro il sentiero dell’umano poetare

Riempiendomi d’infinita immensità

Un mondo futuro
Quando sarà che ogni essere
Di questo pianeta
Potrà considerarsi tale

Quando sarà che nella cultura dei popoli
Vivrà la verità

Quando sarà che ogni animo
Si occuperà senza remore
Dello spirito di ogni vita.

Volare
Vorrei volare
oltre oltre
fino a vedere questo universo

risposte vaghe.

Ma solo tu lo puoi scoprire.

Apriti al vero, cerca il sentiero
che porta fuori da questo immondo impero.
Scopri chi sei
e finalmente volerai.

Sognando
Sentivo , oltre la porta quell’odore
che piano piano
mi portava la sporta che mia madre
stringeva in una mano.

Mentre sul mio letto
fumavo una sigaretta
sognando un’altro tetto
cercando di dimenticare in fretta.

Correvo con la mente là
dove il cuore sente.
Mi guardavo
con occhi nuovi
con occhi un po' smarriti
ricordando che poi
sarei dovuto andare
là dove il tempo
veloce come un lampo
mi sbatteva via lontano

dove gli aceri sfioravano le pozze
in figure fuggenti
di corpi inanimati dalle linee rozze.

Avevi senz’altro gl’anni verdi
l’espressione un po’ insicura e
toni ancora acerbi.
Correvi fra quei campi
per ritornare poi
guardando con stupore.

Ma ancora non capivi.

Un’illusione vaga ci circonda
è rimasta addosso come una piaga.
Fuori
una nuova primavera
ma la perdesti ancora
sognando un’altro inverno
aspettando un’altra sera.

Mistero
Dove sono tutti quei volti
da noi amati
in quale misterioso paradiso sono precipitati.

Sorgono alla mente in sogni strani
percorrendoli in lineamenti vaghi
in toni confusi.
tutti quei volti
da noi conosciuti

Li ricerco nelle immagini, nei suoni
incubi persi speranze perdute.
Dove sono andati tutti quei volti
da noi amati

Risposte confuse
mondi paralleli
universi sconosciuti nel tempo nello spazio

Dove,dove
tutti quei volti.

Ricompaiano ad ogni notte
ad uno ad uno
stranamente contorti
in immagini bieche.

Poi rincorrendoli
mi perdo continuamente.
nel mistero della vita.

Una vera giustizia
Nella giustizia io credo poco
Confusa in vendette
castrativa repressiva.

I paladini del mondo colpiti nel cuore
Vomitano tutta la loro onnipresenza
La loro giustizia decaduta e interessata
È terminata.

Controllori di popoli alfieri della libertà
Hanno tradito tutti coloro che vi hanno creduto.

Quale giustizia porterà il proprio verbo
Quale sarà la nuova ragione

Nel mondo ciò che è giustizia sia di tutti gl’esseri
Ciò che è lo diventi nella propria verità

Un passato
È cosi viva la tua presenza in me ma tu non capisci
Immagini di tempi lontani ritornano

Dolcemente mi appari vestita in frange
coi capelli ricoperti di fiori

Percorri il sentiero adornato di ginestre
portandomi in dono il tuo amore
Tra le mie braccia ti addormenti al nostro calore

Ho ritrovato l’esatto momento in cui ti ho perduta
dove sei morta nello sforzo di essere madre.

Ti ho ricercata per tanto tempo
In ogni angolo di mondo
Tra morti e vite

E oggi
oggi è cosi forte l’averti rincontrata
Ma tu non capisci
Continui a perderti attratta da corpi

Ascolta il tuo cuore
Anche se non ti ricordi
la verità è dentro a ognuno di noi

Come potrei dirti tutto questo se non ti avessi già
Amata
Come sapresti leggere in me se non fossi già stato tuo

Amami con la tua dolcezza
Amami con la tua tenerezza
Amami come era allora
Liberi nel vento figli di un grande amore

Il dolore del mondo
il dolore del mondo
Lo puoi sentire

Nella guerre nelle violenze
Negli assassini nei violentatori
Nelle loro infinite vittime

nelle paure nelle angosce
nell’essere braccato torturato violentato
nell’essere un corpo martoriato

anche noi lo possiamo sentire
tutto il dolore del mondo.

In un arco flessuoso gemono vittime e carnefici

Scambiandosi nel tempo identità
In una lunga guerra nel bene e nel male
In un continuo calvario

illudendosi che nel dolore ognuno impari ad amare
ma continuando ad essere corpi per punire o martoriare

A Mia
Non ho più attenzioni
Non ho più tempo da dedicarti
non ho più premure per ascoltarti

È così triste il mondo
popolato da moltitudini di idioti
che non accettano mai la verità dell’altro
Cercando continuamente di cambiarlo.

Vorrei saper da quanto tempo non sono più nel tuo
Cuore?
Non porti neanche più l’anello che ci univa

Non è la stessa cosa
Io non ho bisogno di un monile per averti nel cuore

Non è la stessa cosa
Non ho più tempo per ascoltarti
Non ho più tempo per amarti.

Contrasti
Il tuo mondo non l’ho mai capito.
Il tuo mondo non lo convivo.
Il tuo mondo l’ho già vissuto.
Il tuo mondo l’ho già finito.

I tuoi capelli, ricordi,
non son mai stati veri.
Le tue labbra, ricordi,
non son mai state mie.

Il tuo mondo l’ho sempre rinnegato.

Nelle tue parole un sapore di sibilla.
Nei tuoi occhi un colore di passato.
Nelle tue mani il contrasto degli ambienti
che hai sempre ricercato.

Tu ed io un tempo
ricordi lontani.
Il tuo mondo ora l’hai incontrato..

Prigionieri
Siffatti a immagine propria
Cosi malfermi e insicuri
Perduti in cumuli di rovine
Increduli alle forme più alte
gruppi sempre più numerosi
Si infangano di bassezze

E’ dilagante la loro imbecillità
Aleggia nell’aria
la senti
nella pienezza del suo putridume

Il canto del cigno muore nel vento
a noi Rimane il vuoto di un lamento.

Ti rincontrerò
Nulla di quello che è stato ormai ci appartiene

È un grido un lamento una preghiera

Ti rincontrerò e ti chiederò di nuovo
di amarmi

Ora ed altri tempi saranno testimoni dei nostri amori
In un oblio che ci avvolge

Ricompieremo il passato per poi
Perderci ancora e rincontrarci

Nella nostra dannazione

Una pena
Non son giunto,per colpa
mia ,ma di farmene un calvario
lo lascio agli altri
che mi festeggiano per quello che non sono
o per un diverso tono.

La mia allegria ormai la bevo
tra un bicchiere e l’altro
passando per qualcuno che certamente
ha perso il treno e si danna
riempiendosi di veleno.

Tra le antiche case cerco un po’ di pace
all’ombra di una strega
che mi ripari da questa mia pena.

Fuori gl’uccelli si rincorrono
volando in corti spazi
disegnando la fantasia dei sogni
ricamata come arazzi.

Non per vergogna ho calpestato i vostri Dei.
Non so neanch’io perché
non smetto di pensare alle Lei
Abbandonato
m’accorgo di ciò che sento e non me ne pento.

Nel Tempo
Passano gli anni
ti guardi intorno
non vedi altro che affanni
dimenticandoti anche del nuovo giorno.

L’essere e l’avere ti rimangono in bocca
con il sapore amaro dell’alcool
bevuto nelle uguali sere.

L’essere e l’avere ti si riversano addosso
abituandoti a vivere col corpo
le storie più vere.

Mi affaccio al davanzale
cercando un po' di sole.

Anche se domani il più furbo
ruberà la mia credulità
nel mio viaggio non getterò la mia verità.

Essere o avere
In questo dilemma di certo so
che non brilla la vostra gemma.

Ormai lo leggo nei vostri volti

O dall’essere son bruciato
prima ancora di averlo completato.

Al mio amore
Dolcezza infinita
ti schiudi tra le mie dita

sfogliata dalla brezza di aliti d’amore.
Hai scardinato la mia serra

strappato radici grasse
dalla mia secca terra.

Ora ti guardo
sarai quel che sarai
forse colomba al vento
oppure rinchiusa in un convento.

Fra le tue parole si schiude l’amore.
Amarti significa vivere con gli altri

aspettami ti prego
non lasciarmi nel mio ego.

dedicata a Cristina: l'amore è il vettore più grande dell'universo e non mi
sento asssolutamente un'ingenuo un abbraccio

Nuovi confini
E parlate d’amore
rivendendovi
assurdi e miseri
nelle vostre piccole ore.
Amore l’ho perduto l’ho viziato.
in questa cruda realtà
Nella mia società
l’amore sbiadisce.

Amore grande,amore
lo vedo solo tra le stelle
negli occhi di bimbo scalzo
tutto ossa e pelle
o tra le dune alitate
mosse da questo vento
che le fa infinitamente belle.

dedicata a Cristina: l'amore è il vettore più grande dell'universo e non mi
sento asssolutamente un'ingenuo un abbraccio

Nella notte
Frugar di notte
fra i miei ricordi
celatamente silenziosamente
ritrovarli.

Si riempiono gl’occhi
sento il loro sapore
sento il loro odore.

Frugar di notte
e sentirsi pieni
di sentimenti perduti, lasciati, bruciati.

Frugar di notte
nelle menti altrui
riscoprir pensieri,trovar sentieri.

Frugar di notte.

Con te stesso
Dolci sinuosi inebrianti occhi
trovano luci esplosive

lasciando dietro una parte di te

Il cammino diventa sempre più stretto.
Poi riscopri di avere perduto il mondo.

Senti ogni giorno che passa
quando sei solo con te stesso
tutta la viltà e la crudeltà della tua razza.

Sogni mondi nuovi
orizzonti sconosciuti
e l’odio che hai dentro ti trasforma
nella parte più oscura
La tenebra ti avvolge
fulmineresti col sol pensiero

ma al nuovo giorno alla sua luce
riscopri la gioia
in un bambino che sorride.

Amore perduto
Perché io ti ricordi domani
dovrò attingere nella tua figura
ripensandoti mi apparirai fredda
come il filo che portava
distaccata la voce

come se in quei pochi metri
l’immensa lontananza del perduto.

Che stasera non dimentichi di nulla
e in un prossimo futuro:

non possa confondermi
dalla luce dei tuoi occhi
dal calore delle tue labbra
dalla dolcezza dei tuoi seni.

Il Dubbio
Quando le nostre anime
se caso mai
lasceranno questi corpi
per impadronirsi di altri
io canterò al Dio che non vedo.

Quando le nostre menti se ne andranno
per vagare nei mari dell’infinito
io canterò al Dio che non sento.

Quando dopo la putrefazione
nasceremo nello stelo di un fiore
io cantero al Dio che non credo.

Ricordi
Un’estate ormai finita
Rimpiango il tempo già passato
Rimane il tuo sorriso
tra i ricordi che mi porto
L’inverno freddo e cupo
si tinge ormai in un sospiro

Ho aperto il mio cuore a una donna che mi nega
Le sembianze sono strane
eppure son sicuro
Mi ha svelato il suo respiro

In un gioco molto strano
ho trovato la sua mano
Poi come forse è già accaduto
mi respinge sempre invano.

Eppure io l’ho vista a ciel sereno
Ascoltare il mio baleno

Gratificata nel suo cuore
mi respinge senza amore

Non rimane che un ricordo
tutto pieno di passione.

Cantico
Che io t’amo
lo sanno anche le farfalle
che me l’han letto nel palmo della mano.

Che io t’amo
anche le strade l’hanno capito
dal mio passo tremolato.

Che tu occupi la mia mente
lo sa tutta la gente
che vede nei miei occhi ciò che il cuore sente.

Che ti sogno anche la notte
lo sapran tutti
comprese le bigotte.

Un pensiero
Scrivendoti
Aspetto immagini
Poi vedendoti
Ti ho vicino

Corriamo verso lidi sconosciuti
Il cammino diventa sempre più incerto

Sulle orme di altri
Seguiamo
Sperando di essere nel vero

Il tempo ci rende sconosciuti ad entrambi

Oltre arriverò
Oltre arriverai
Là ci chiederemo
poi di nuovo il solito sbiadito
ma primavere rigogliose vorrei abitare
estati fulgenti assaporare
copiose di tutte le bellezze
in armonia con noi

La vita
Parlare delle nostre vite
ci porta ad essere sequenziali

uscire dai ritmi
ci rinnova nel desiderio

la possibilità di conquistarla
diventa più grande

poi fuggire
poi lasciare poi morire

è tutto cosi lontano
ermetico
rinchiuso in segreti

avere la forma
avere la spinta
avere

E’ meglio essere che rimanere

Da bambino
Maria Cristina dolce bambina

I tuoi occhi i tuoi capelli.
Un sorriso uno sguardo

le tue fossette
le tue lentiggini
il tuo essere Maria Cristina
Dolce bambina

Amico mio
Vorrei poterti parlare ancora di me
come facevo allora.
Vorrei poter sentire ancora di te
come era allora.
Caro amico mio.
Avrei voluto augurarti il Buon Natale oggi
Ho lasciato aperto il mio cuore
quando vorrai potrai entrare.

Il Calvario
Come vecchi bruciati dal sole e salsedine
si gonfiano i secchi riempiti di sangue e di spine
Quando finirà questo calvario?
Quando cadrà la fine?
Sulle tombe dei morti
sui corpi stravolti
sulle piazze svuotate
nelle case bruciate.
Quando finirà questo sudario?
Quando cadrà la fine?
Sulle fabbriche vuote, nelle scuole piangenti
sulle infinite ruote nelle macchine ruggenti.
Quando, quando, nei vostri occhi spenti.
Dall'orizzonte apparirà
allora
vi ricorderete dei vostri piagnistei
e pregherete
soffocando a stento la saliva
affidandovi ai vostri ignudi Dei.
Quando il cane che abbaia
trasformerà i suoi latrati in guaiti
e i vostri cuccioli spaventati
vi cercheranno con occhi smarriti
allora forse vi sentirete finiti.
E per quelli che saranno
l'alba diventerà corallo e
una nuova musica intonerà le note
per un diverso ballo.

Al mio primo amore
Mi ritorni alla mente
in un vestito chiaro
Coi tuoi occhi scuri
Coi tuoi capelli corvini
Col tuo bel viso
Mi ritorni alla mente con le tue dolci labbra
Il tuo sapore il tuo calore
Il mio desiderio
La gioia vissuta in quei momenti celati
il mio cuore scoppiava per te per noi.
Mi ritorni alla mente
Già madre donna irraggiungibile
Poi un bacio e ho sentito tutto il tuo amore.
E quando ti ricordo mi appari in un vestito chiaro
Con la pelle un po' scura
Coi tuoi occhi neri i capelli corvini
Col tuo viso da ragazzina
Calda accogliente
Perdutamente mia.

A Nadine
Ti ho cercata, di nuovo
nelle ore della giornata.
La notte quando mi sveglio
frugo nella mia mente
alla ricerca di una tua immagine
che mi riparli di te.
Amore che te ne stai così lontana
la tua essenza viaggia sopra a ogni confine
e ti riporta a me
Vorrei volare e rubarti il cuore
Nella tua dolcezza ho riscoperto l'amore.
In te la mia ipocrisia si sfalda
frantumandosi in piccole gocce .
Non importa se mi si spezza il cuore.
Non importa se così poche sono state le ore
ma sei tu che mi rimani dentro
con il tuo ricordo d'amore.

Libertà
Vecchia e antica amicizia
la mia novità
ti ha collocato nell'istmo della pigrizia.
Quando il vostro volto teso e contratto
mi addita
sento che qualcosa mi vien tolto.
quando dai vostri circoli chiusi
io fuggo
e dei pensieri più stravolti mi faccio paladino
mi sento rinato in questo cosmo meschino.
Lo so che ai vostri occhi
appaio come naufrago di mare
come straccione affamato
che chiede un po' di pane.
Nella mia credulità
aspetto ancora il vento
che mi aliti all'albero maestro
e mi porti lontano
piuttosto che passare sui vostri avanzi
e crogiolarmi piano.
Vento che gonfi il mio cuore
fammi volare oltre i confini dell'amore
strappami da questa terra
piuttosto che farmi appassire nella loro serra

Oltre
Quel giorno strano
che io ricordo bene
il mio cuore si è fermato.
Lì al di sopra
sentivo quel silenzio .
Per ben tre volte l'ho amato.
In quel posto
il tempo si è fermato
cercato, ritrovato.
Poi quel corpo inanimato
ho riconquistato.
Leggero come l'aria.
In quella stanza l'ho provato.
Un bagliore
poi se n'è andato

Il tempo
Qual è il tempo
qual è il tempo per vivere
qual è il tempo per morire
qual è il tempo
qual è il tempo per amare
qual è il tempo per capire
Nel tempo ci perdiamo nel tempo ci ritroviamo
Tutto questo tempo che ci riempie e ci rende
così miseramente confusi
Bugie nel tempo che sembrano verità
la nostra considerazione del tempo è così limitata.
Nel tempo vorrei trovare le mie vere radici
per essere per sempre nel tempo
Senza più perdermi.

Donna
Non sei diversa
Soltanto tu
Così bella inebriante mi appari
Mirabile visione
Soltanto tu
Così perversa così sensuale
Nei tuoi giochi di essere
corpi perfetti sinuosi inebrianti.
Soltanto tu.

Essere
Se io fossi ciò che sarei
volerei.
Se io fossi ciò che sarei
capirei.
Se io fossi ciò che sarei
sarei

L'essere donna
Donna che riempi i miei pensieri.
Esseri sempre più affascinanti che ti
inebriano.
Continuando a imprigionarti nel desiderarle.
È cosi difficile per me negarle
Amore e indifferenza
mi attraggono e mi respingono
gratificate da uno sguardo
giocano col tuo cuore
continuando a voler essere sognate
a voler essere anelate
ogni donna che amerai sarà l'altra parte di te
che non conosci mai
Sarà tutto quello che puoi bramare
per poi cadere nell'oblio credendo
che possa anche finire
E tu lo rinnovi ogni volta che entri in lei
per morire dentro e rinascere poi di nuovo
in una cornucopia che ti rimanda esattamente all'inizio
confuso azzerato pronto per un nuovo gioco
Donna sarai sempre
la parte di me che non conosco mai

Una parte di noi
Come pulcino che esce dal guscio
continua da tanti anni nel suo trambusto.
Ecco riapparirmi la condizione strana
di essere già stato di sentirmi ancora
ciò che io sogno
completamente libero
volare in spazi aperti, in nuovi universi.
Ma poi per caso, quasi per gioco
mi ritrovo tra voi
in nuvole, orizzonti
a rinverdir speranze
rinfrescando memorie
tra morti e vite
perduto prigioniero
ricercando identità
che poi rinnego.

Vuoti
Vecchie case ammassate, strofinacci consunti
si vedono dalle inferiate.
Fioche luci, ricordano dell'infinito cammino
lontani punti.
Come ratti infognati, ci appaiono
i volti di sudore bagnati.
A fianco il bel giardino verde e rigoglioso
a testimoniare l'ignoto.
Per i curiosi il senso diventa ricerca,
tanti rimangono vuoti
nei cuori e nei volti
sperando di trovare tra loro un suono nuovo
che si elevi dal coro.
Menti bacate
si scorderanno fra le cose del tempo
la morte
che come falce ne farà scempio.

Mantenere
Conoscere il proprio destino
mantenerlo
oltre la tua amata vita.
Alla riva spersa tra scogliere
con suo maleodorante lezzo
tutto rimane inalterato
così appariscente,
e tu perseveri continuando a perderti
complice
in spirali interminabili
affascinato da corpi sempre più belli
sempre più perfetti.
coniugando alle parole sublimi sensazioni
fino a venderti l'anima

Conquiste
Pensieri di ieri
pensieri neri.
Correre in nuovi lidi
cercarsi, trovarsi, amarsi.
Nei pensieri miei cupi e mesti
si imbarcano marinai dai cuori scuri.
Così navigando in oceani
scoprimmo terre nuvole orizzonti
scegliendo di essere
ciò che cercammo d'avere.
Nel nostro stupido rincorrere
trovammo nuove terre
per seminare pensieri vecchi e continuare.
Non volammo sopra
non cercammo oltre.
perdendo ancora la voglia di essere
pensieri aperti.



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