Poesie di Ghino Burlacco


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Ghino Burlacco uomo d’arme e di “plume”, tagliato per la spada, quanto tagliente con la rima torna di nuovo a imperversare con le sue celebri scorribande e il suo spiritaccio impavido e ribelle di vero toscanaccio dalla sua turrita magione di Valdichiana. Non disdegna di fare ardimentose “incursioni” nei tanto vituperati costumi italici, quanto “graffiare” con sferzanti e sarcastiche rime un variegato mondo di personaggi odierni e del passato. Vero “Homo ludens”, scialacquatore ed epicureo, quanto accorto uomo di corte e di raffinati gusti, ama i piaceri della vita, l’arte, la musica, la poesia e il bel canto.

 
Carmina-tio (delirium mentis super opus poetarum)
Aurum nostrum non est aurum vulgi
Il cielo crepuscolare, il coelo poetarum, irrorato dagli ultimi sanguigni riverberi
del tramonto annuncia l’arrivo femminino di Ecate avvolta nel suo manto di tenebre.
Cede il sol niger e lascia il poeta nella sua turris eburnea fra le braccia di Melancholia.
S’invola il nero corvo dall’ arbor lacustris e vi si posa il candido barbagianni meditabondo.
Labor hora est! Selene, la divina sponsale Selene danza lasciva nel giardino del poeta
sulle fresche erbe baciate dalla prima rugiada vivificatrix e i melodiosi canti del rusignolo.
La matrix aeterna, lo spirito creativo primordiale aleggia informe e immortale nella mente
e si somatizza nelle viscere del poeta, scatenando una tempesta ormonica-emozionale.
Opus est ab initio: la putrefactio: prima decantazione dell’immaterialità del verbo.
Nigredo: arde e brucia la pesantezza materiale della ratio e rilascia all’oscurità il suo fumo nero.
Rubedo: prosegue l’opus e la matrix s’incendia del rosso purpurino del sangue e del sentimento generando una viva fiamma. Inizia la sublimatio. Il verbo pantacrator vivificat
Albedo: Febo scaglia i suoi dardi aurorali e trafigge il serico manto notturno di Ecate recitando il Fiat Lux. Ritorna l’ordine apollineo. Riprende il diuturno lavoro umano sotto l’insegne dello Splendor Solis e l’ opus, l’opus aurea? è pronta per essere consegnata al mondo et hominis!
 
Auto da fè
Confesso:
sono affetto
da una patologia
alla valvola metriale

Historia Ghinii Burlachi
Dal mio turrito maniero
spazia lo sguardo su vasta piana
al mio occhio acuto di sparviero
non sfugge topo dalla tana

Del cinico non ho temperamento
e difendo il debole e la dama
riparo i torti e lo scoramento
di chi subisce offesa dalla lama

E seppur ho fama di brigante
io lo dichiaro senza tema:
ho derubato qualche viandante,
ma ben ricco d’ori e di diadema.

Più che di spada, la penna d’oca
usar mi diletta, e nello studiolo
ad una luce incerta quasi fioca
parlo al mio libello come un figliolo.

Apro il cuore e i segreti anfratti
usbergo della pena e della gioia mia
parlo della vita e dei suoi misfatti
addolciti dal miele della fantasia!

E sotto il vento che fischia e urla,
mi perdonerete se come uomo d’arme
mi lascerò andare a qualche burla
seppur ardita, quanto ricca di charme!

E lo sfottò fionderò come dardo,
e s’abbatterà sui poveri mortali
di nessun avrò certo riguardo,
la mia faretra è colma di strali!

E non ci andrò giù di fioretto,
al malcostume dell’umana saga,
sentenzierò tagliente e netto,
affonderò il dito nella piaga!!
Udite!!! Udite!!!
Onde non dar la via
a fraintendimenti,
vorrei per cortesia
non mi si scambiasse
per altri ex-potenti.
Anch’io sono Ghino,
e lo son perbacco,
ma non sono l’originale,
né chi adottò simil nome
e fu messo in scacco,
lo ribadisco prima del bivacco:
io sono Ghino Burlacco
Del cavalier ho arme e contrada
sul mio onore gioco la mia sorte,
userò la penna come spada
per il mio credo, fino alla morte!
E il mio credo è presto detto:
amore, giustizia e libertà
altro crisma è per me interdetto,
ma non pecco d’altra umanità!
Amo le lettere, l’arte e la poesia
e per esse danno l’anima mia!
Sono serio, ma burlar m’ingegno
con parsimonia e qualche ritegno!
Adesso come si conviene vi saluto
e mi ritiro a scrutare il futuro
e se DomineIddio non mi darà un aiuto
prevedo che sarà ben tosto e duro!
A tutti chiedo venia e offro il mio scusario
se arrecherò offesa col mio sudario!!
 
Semi di vita
Nell'assolata campagna,
d'oro sono le colline
di messi:
unico segno
di vita
in attesa
d'esser raccolto.
Poi tornerà
la nuda terra
del maggese.
Già fra
qualche mese
fremerà
la vita
al ritorno del seme
 

I Burlacchini
Burlacchino (di saluto)
Vedo su queste pagine
blu(s)il ritorno
di Fabi e di Gus.
Col cuore aprìco
festoso vi dico:
Salve amici!
d'antica giostra
e singolar tenzone
Ghino vi saluta:
a voi il guiderdone!

Burlacchino Nr. 1 (ovvero il Bollettino di Ghino)
Nonostante la mia offerta di pace,
sdegnosamente rifiutata, e ricevendo
un minaccioso quanto esecrando
(invito a scostarmi perché rischio
l’azione della sua sica
)(sic!), o di suoi sicari,
Ghino risponde al Gran Sacerdote Ortodosso,
depositario Unico della “Regola”,
Sua Sapienza Antonagora I da Urbinopolis
che mi ha “sospeso a divinis”, per eresia
con tanto di “bollatura” ereticale
dal mio poetare, che sostituirò
la cantica con il Burlacchino,
fino at Kalendas graecas,
onde evitare la scisma dell’ “ars poetandi”
sui siti poetici “Interretem”

Burlacchino Nr. 2
Viviamo giorni in cui la “chiave”
è la parola chiave.
Dimostriamo ciò, con effetti speciali
sul sacro e profano:
1
Re Chiavistello
ha sposato Camilla.
Cena al castello; poi sulle note
di un valzer, illa bisbiglia: chiavi Re, Mi, Sol…
reali didimi permettendo! Tout court!…
2
La chiave di San Pietro:
Aperit et Claudit!
-A giorni s’aprirà
il conclave,
e si chiuderà
con l’Ave,
speriamo non finisca “cum clave “

Burlacchino Nr. 3
Il Candidato e il Mattarellum
Ormai tira aria di elezioni. Che siano anticipate
o di fine legislatura, si sente sempre più spesso
parlare del “candidato”, o di “candidati”, di ambedue
le formazioni politiche di destra o di sinistra.
Non me ne vogliano i politici ma “CANDIDATO”,
per me è una parola “ politicamente scorretta”, in quanto
in molti casi incoerente, cedua, dalla vita breve,
che vive per il solo arco della campagna elettorale.
Difatti se eletto nel suo collegio elettorale
il candidato o i candidati, sia con il sistema maggioritario secco
uninominale o per via degli aggiustamenti del Mattarellum ( sic!),
-una legge che rialloca i voti in base al proporzionale,-
diventa rappresentante del cosiddetto “popolo sovrano”, e va a sedersi
sugli scranni parlamentari a legiferare in nome nostro,
che lo abbiamo votato ed eletto.
E’ cosa vecchia e risaputa da quando esiste il mondo
che la politica anche in sistemi di solida democrazia
è poco “candida”, in quanto frutto di compromessi, di mediazioni,
degli interessi delle varie corporazioni, delle rivendicazioni
sindacali dei lavoratori giuste o ingiuste che esse siano
per non parlare poi dei cosiddetti “poteri forti” e dei vari
bilanciamenti istituzionali.
Insomma morale della favola il nostro “candidato” ,
una volta eletto pur con tutta la nostra fiducia e la nostra stima,
penso che sarà costretto a passare molto spesso dalla lavanderia!!
Se non fosse così, come dicono i francesi: chapeau!!

Burlacchino Nr. 4
Rimpasto di governo
Ancora una volta, il “politichese”, per via
della sua estrema labilità o delle sue “metafore”,
e anche per la sua marcata “vis” comica, pare rafforzare
nella gente il detto: - piove, governo ladro!!! -.
Senza far riferimenti a quello attualmente in carica,
ma sia detto genericamente e indiscriminatamente
per tutte le volte che nell’arco della vita della Repubblica
si è proceduto a dei rimpasti di governo di qualsiasi
colore politico essi siano stati.
Rimpasto, allude in modo significativo e inconfutabile
a chi, o a coloro vengano presi con le “mani in pasta”.
Pertanto non è colpa mia se il “politichese” si dimostra
ancora una volta“ politicamente scorretto”. o fin troppo
“corretto”. Dipende da che parte vediamo la cosa!
Meditate gente, meditate!!

Burlacchino Nr. 5
Lavoro atipico
Ormai, un crescente numero di lavoratori,
sono dei lavoratori cosiddetti “atipici”.
E’ indubbio, che già dal nome e dall’inquadramento,
questa categoria di “sfigati”, subisca un’indiscutibile
discriminazione, in quanto se sono “atipici” significa
che ci sono per converso una categoria di lavoratori “tipici”,
magari, come succede per tanti prodotti agricoli,
con tanto di d.o.c., d.o.p. (sia detto senza offesa verso gli statali)
ovvero sia, quelli che hanno la fortuna,
di avere ancora il cosiddetto “lavoro buono”.
Purtroppo sul lavoratore atipico non solo si abbatterà la jella
dovuta ad una così irriverente denominazione legislativa,
ma si abbatterà la scure remunerativa, assicurativa, contributiva,
e non ultima del welfare.
Ne risentirà in futuro anche uno dei principali indicatori economici,
che misurano la ricchezza di un paese, il P.I.L. (Prodotto int. lordo)
che forse sarà sostituito dalla sigla P.I.A. (Prodotto interno atipico).
Insomma da un’Opera Pia. Ci attende un bel futuro!!!

Burlacchino nr. 6
Crisi pilotata
Ancora una volta il “politichese”, essendo un linguaggio
molto vulnerabile, lo troviamo “politically uncorrect”.
E’ assai bizzarro che quando c’è una crisi di governo,
i politici e i media parlino di “crisi pilotata”.
E’ assai improbabile che un governo che dovrebbe
avere ben salda nelle proprie mani la barra di comando
del paese, riesca a fare delle manovre tali per risolvere
una propria “avaria”. Sarebbe come chiedere ad un
comandante di un aereo di prepararsi al decollo se al suo
aereo sono stati riscontrati dei “problemi tecnici”.
Quale comandante se la sentirebbe di pilotare un aereo
fermo per avaria?
Come ha già fatto notare qualcuno che si intende di
enigmistica, se si aggiunge una “A” , all’espressione
“crisi pilotata” , il risultato dell’anagramma è:
-satira politica- . A voi l’ardua sentenza!!

Burlacchino nr.7
Appoggio esterno
E’ ancora il politichese ad attirare la nostra
attenzione. Caduta l’ipotesi di un rimpasto
di governo, gli esperti di cose di “palazzo”,
dicono che si va ad un governo bis, attraverso
il passaggio parlamentare.
Si formerebbe una nuova compagine di governo
con l’appoggio di coloro che si sono defilati
dal precedente. A parte tutti i machiavellismi,
e i giochi politici di difficile comprensione
per l’italiano medio, e senza entrare nel merito
della questione, sorge spontanea una domanda:
se il governo stesso ha bisogno di un appoggio per andare
avanti, il cittadino medio di che tipo di appoggio
avrà bisogno tirare a campare?
Cultura:
Per non lasciarvi a tristi pensieri, vi propongo
alcuni versi della prima strofa di Re Travicello
di G. Giusti.
Al Re Travicello
piovuto ai ranocchi
mi levo il cappello
e piego i ginocchi

Burlacchino Nr. 8
Extra omnes (Fuori tutti!)
Il sacro e il profano accomunati
nello stesso destino si abbattono
su Roma e con un perfetto sincronismo
lasciano Vacante il Seggio di San Pietro
e lasciano vacante il governo del paese.
I cardinali riuniti in conclave si affidano
ai segni e alla guida dello Spirito Santo;
i politici si affidano solo a chi fra di loro, ha ancora
dello spirito, perché dopo tutto l’entusiasmo
della lontana discesa in campo e del bel gioco
di squadra, ormai il governo ha lasciato i termini
e le metafore del calcio, affidandosi sempre più
ai termini della marineria: tipo si pensa ad un governo
balneare, oppure della barcolana : si tenta il tutto
per tutto per arrivare in porto!
Mai il linguaggio, potrebbe essere più aderente
nel seguire passo passo le sorti di chi ci guida.

Burlacchino Nr. 9
De fumus divinatione
Senza considerare il recente
“divieto di fumo”, che vige
su tutto il territorio nazionale,
e che ha diviso fra fumatori
e non fumatori il Belpaese,
il fumo torna di nuovo a far parlare
di se con l’apertura del Conclave.
Si potrebbe e non a torto parlare
di “fumus persecutionis”, solo per questo.
Ma non mescoliamo il sacro
e il profano: a seconda se la
fumata del “comignolo sacro”
è bianca o nera, l’elezione fuma
o sfuma. Ultima considerazione
da fare è questa: se finora abbiamo
assunto il bianco come segnale positivo
e il nero come negativo, mi chiedo
se già il “segnale di fumo” non sia
vessatorio e motivo di “discrimine”,
nel caso venga eletto un “papanero”.

Burlacchino nr. 10
Le chiavi di San Pietro
Ora che le chiavi di San Pietro
sono state consegnate nelle mani
del nuovo Papa ci auguriamo
cristianamente parlando,
che ne faccia buon uso.
Ho davanti ai miei occhi
il celebre quadro del Perugino
in cui Cristo consegna le chiavi
all’apostolo Pietro, suo primo vicario,
sul “soglio pontificio”.
Il famoso pittore raffigura due
grandi chiavi che passano di mano:
una di “vile metallo”
e una d’oro, quella appunto
che apre le Porta del Paradiso.
Quindi se dobbiamo leggere
il quadro in senso “allegorico”
dobbiamo trasformare noi stessi
così avidi e meschini, le nostre
“miserie umane”, in “materia nobile”
per accedere al Paradiso.
Il quadro risale a più della metà
del passato millennio, speriamo
davvero che questo messaggio trovi
tuttora “cuori puri”, pronti a recepirlo!

Burlacchino Nr. 11
Rifles-(tendo)

Nasce un sogno:
prende forma (nel disegno),
ma talvolta si deforma,
e con nostro (disdegno),
e il solerte impegno
a poco a poco si sforma.
Lascia la sua primigenia
forma (in pegno),
futile orma e segno
che l’uomo è (degno)
del suo ingegno,
se muore il sogno!!!

Burlacchino nr.12
Movimento per la Liberazione
dei Nanetti da giardino

Giuro, esiste un Movimento
per la liberazione del nanetto,
con statuto e regolamento
dotato di milizia e prefetto.

Di fronte a questo sfruttamento
da parte della classe dominante
che fa del nano un ornamento
per il suo giardino sottostante

Il Movimento seduta stante
ha deciso di fare lotta dura
a l’ordini del subcomandante
di lungo corso e gran bravura.

Spero solo giammai succeda ,
una cosa triste molto greve:
il bel comandante non receda,
a l ‘occhi dolci di Biancaneve!

Burlacchino Nr. 13
Inter-Connessioni

Viviamo in un mondo
sempre più connesso,
dove si comunica
si blogga e si chatta,
ma tutto resta
scialbo sulla “piatta”,
da far invidia al “piotta”.
Suvvia! diamoci
una “mossa”
d’orgoglio e di riscossa,
diamo un po’ di calore!
Con- net-ti-amo-ci, sì certo,
ma con un po’ di cuore!!

Burlacchino nr. 14
Istruzione
Dopo aver giurato al Quirinale
il Ministro dell’Istruzione
ha preso la seguente decisione:
D’ora in poi invece
di studiare Dante e il Manzoni
due autori campagnoli
si studierà
“lupus in fabUla”
chi del metro fa la sua arte.
Saranno contenti anche
coloro che hanno Dotti roli!

Burlacchino Nr. 15
La lingua tele-s-comunicata
Cari amici e cari lettori
non c’è bisogno che intervenga
l’Accademia della Crusca
per dire che saran dolori
per il futuro del nostro
bell’idioma.
Asini da soma, incauti Pinocchio
o Lucignolo a zonzo
nel paese dei Balocchi
saran a breve i nostri figli?
Veniamo a miti consigli:
riduciamo negli sms
le sigle, codici e affini,
tutto ciò che deturpa la lingua
perché tra poco, ci listeremo a lutto,
faremo peggio di Meo Patacca
solleveremo tanto polverone,
saremo in continua comunicazione,
ma con un’acculturazione che non vale un’acca!

Burlacchino Nr. 16
La Ballata del 1° Maggio
Sgraniamo il rosario
per tutti i Co.Co.Co.
Poveretti! soffrono
da un bel po’!
Vada oggi il nostro
pensiero a gogò
per tutti quelli che hanno
un lavoro atipico:
risiko! risiko!
generazione a risiko!
Tempo triste e oscuro
di una generazione,
di una generzione senza futuro!
Brutto, brutto andazzo…
se continua il codazzo
di politici che dicono:
così si creano posti di lavoro!
non hanno decoro…costoro!
Altro che quarant’ore….
son assunzioni a ore…
caro, mio caro Lei!
dolore! dolore!, ragazzi miei..
Lotta dura contro il linciaggio
Viva! Viva! il Primo Maggio!

Burlacchino nr. 17
(O-miss-is)
E' proprio il caso di dire
che il ridicolo non è mai omesso.
Sembra impossibile che una superpotenza
dotata della più raffinata tecnologia
mondiale riesca a farsi beffare
con una semplice operazione
telematica: Copia e Incolla ,
per far saltare tutti gli omissis
posti su un documento ufficiale
di un governo che intende
dominare il mondo.
Forse, nella loro abissale ignoranza,
( dal v. ignorare),
gli americani, hanno pensato
che il termine latino omissis
fosse un derivativo del loro
verbo to miss, vale a dire, perso,
non afferrato, smarrito, o figurativo,
con il significato di far cilecca.
E direi che in questo senso, ci sono
ben riusciti!
Ma ben vengano di queste beffe
se potessero portare al trionfo
della giustizia e della verità, cosa
che personalmente non credo!

Burlacchino nr.18
Allu-nauta (ovv. l’ esploratore lunare)
Luna
mi vedrai
lunatico
metereopatico
omeopatico
allopatico
fare
il viatico
astro-nautico
bulimico
del romantico
clinico,
poetico
famelico
patetico
onirico.

Burlacchino Nr. 19
Breviario ad uso dell’imperfetto poeta
Sii metaforista della solita minestra
riscaldata,
scongelata da antichi tomi,
rinsaporita con due pomi
della valle degli orti.
Goditi negli assorti
silenzi
gli intensi effluvi
d’emozioni.
Fa che si sprigioni
sul fornello che sbuffa,
l’antica muffa
di rime e di suoni!
Sii soddisfatto
di metter nel tuo piatto
qualcosa
che non piacerebbe
neppure al tuo gatto!

Burlacchino nr. 20
Lo spaventapasseri
Sembra un trampoliere,
sta fermo su una sola gamba
con un ‘aria un po’ stramba
col suo vestito color pioppo,
senza piombo, nè schioppo.
Dorme da solo all’addiaccio,
ha in testa un cappellaccio,
si riscalda ai raggi del sole
se piove non si bagna le suole.
Sta fermo, buono, impalato
a far la guardia al seminato
da brav’ometto impagliato.
E nel cuor mio che si serra,
mi chiedo se in questa Terra
esista uno “spaventaumani”
che possa evitare la guerra!

Burlacchino n.21
L’ Accademia della Crusca,
che staccia la farina
da un po’ di tempo è assai confus(a):
si trova a stacciare anche il cus-cus.
Non parliamo poi dell’abiss(o)
in cui l’ha relegata il kiss kiss!!!

Burlacchino Nr. 22
La fabbrica dei poeti
Mimetizzato nella zona industriale,
c’è un capannone. E’ la fabbrica
dei poeti: la INOXPOESIA.
Ci lavorano tipi stravaganti,
eccentrici, e anche tipi discreti.
Le maestranze lavorano
in piccole stanze, ognuna ha
la sua piccola catena di montaggio:
ci sono anche macchine strane,
che ruotano, girano, girano
e sfornano con fantasia, parole
nuove ed arcane, che poi vengono
assemblate con sentimento, cuore
ed armonia, da omini e donnine
abituati a tutto quel movimento,
a lavori di lima e di abbellimento.
Alcuni sembrano degli stilisti:
tagliano, cuciano e modellano.
Altri sono dei vetrinisti: specialisti
della vetrina: mettono in mostra
solo articoli appariscenti, ma poveri
di contenuti e di sentimenti.
Altri sembrano dei minatori,
perché scendono a scavare dentro,
nei meandri dei cuori e portano
in superficie robe preziose,
e grossi valori di alta qualità
a impreziosire l’intera umanità!

Burlacchino Nr. 23
(etiam carmina olet…)

Latinis litteris doctus vir,
Ghino, postquam facebat…

Versione aritmica:
Il latinista dalla scienza infusa,
appena Ghino la fa, gliela annusa!

- Dal Latrinale - (traduzione incompleta per asfissia!)
(Sine iniuria, bonus amico meo!)

Burlacchino nr. 24
Sonetto ad effetto caudato
Metti in ammollo i borlotti
poi fatti un soffritto,
gettali a capofitto,
nel tegame per gli stracotti.

Aggiusta il sale e la fiamma,
allunga un po’ di passata,
metti in atto il programma,
di mantecare la fagiolata.

Felice aspetta la tavolata:
ha l’acquolina il palato,
dopo una bella mangiata,
fatti un pisolino dosato.

Borbotta l’addome gonfiato,
ma non temere e ascolta:
è la musica del sonetto caudato!

Burlacchino nr. 25
Moka-techizzati
Sono appena passati due mesi
dalla morte di Papa Wojtila,
dove fra esequie, novendali,
messe e riti ufficiali,
si è assistito ad un pellegrinaggio
più consistente di quello giubilare,
in San Pietro.
Tutto questo desiderio, bisogno
di testimoniare la propria presenza,
e soprattutto la propria fede
da parte di così imponenti masse,
ecumenicamente enfatizzato
dai mass media, aveva indotto
a pensare che davvero ci sia stata
una riscoperta e un ritorno alla religiosità
e alla fede da parte di un crescente
numero di persone, inducendo al plauso
anche i cosiddetti cattolici non praticanti.
In questi giorni, abbiamo pure saputo
secondo i risultati di una seria inchiesta,
che il 22% dei nostri bambini, pensa
che il Paradiso, sia il posto dove
si beve il caffè. Ciò attenua di molto le
suddette novelle speranze.
Col senno del poi, sarebbe
stato più giusto che la famosa pubblicità
avesse mostrato occasionalmente anche
persone intente a bere dei cappuccini,
se non altro per indurre i bambini a credere
che il Paradiso, è anche un posto dove
bevono i cappuccini, cosa molto più plausibile,
considerando che qualche “padre cappuccino”,
si trovi “realmente”da quelle parti.
Che dire di fronte a ciò?
E che dice il clero di fronte a questi dati?
Beh, secondo me più che catechizzati,
siamo telecatecchizati da un’umanità
s-clero-tizzata.

Burlacchino Nr. 26
Metrocrazia o Meritocrazia

Tonio poeta aristocratico,
barone emerito della poesia,
cantore e filodrammatico
gloria e vanto della Metrocrazia.

Burlacchino nr. 27
Gus inquinante
Il servizio metrologico
ha riscontrato la presenza
di Gus inquinante in tutta
l’ area di Urbino.
Il Sindaco della città ducale,
in modo affabile,
ma irrevocabile ha disposto
l’ordinanza che in tutta l’area
perimetrale urbinate, si proceda
ad una di-versificazione a strofe
alterne, onde evitare il diffondersi
di polveroni extra perimetrici.

Burlacchino nr. 28
Il partito dei Metrocrociati
Un gruppo di poeti sostenitori
della regole metriche in poesia
ha deciso dar vita ad una nuova
formazione politica che avrà
per simbolo uno scudo “metrocrociato”,
e di presentare liste con propri
candidati alle prossime elezioni
politiche. Pare che la presidenza
sia assunta da un certo Toni,
che durante un incontro stampa,
nel rispondere ad una domanda
di un giornalista che gli chiedeva
da quale parte politica intendeva
collocare il partito, il probabile
responsabile della nuova formazione,
rispondeva che si collocava
in modo asimmetricamente
equidistante alle convergenze
parallele costruite sull’ipotenusa
dei cateti risultanti fra i due poli;
poi ha proseguito l’esponente
non staremo certo a guardare
un metro di più o di meno.
A Ghino che chiedeva l’iscrizione
alla nuova formazione politica
è stata negata la tessera per non
meglio precisate motivazioni.
Ghino, dopo tale rifiuto, ha detto
che costituirà il partito degli Scarafoni!!

Burlacchino nr. 29
L’Accademia dei Filometrodrammatici
La prestigiosa Accademia
ha insignito con la laurea
“Honoris causa”, il Bifa,
per il suo prestigioso
“cursus honorem”,
e per la sua vasta e sterminata
produzione letteraria, raccolta
in un’unica silloge dal titolo:
RIME A METRAGGIO

Burlacchino nr. 30
Metropolio di Stato
I’Istituto MetroPoligrafico dello Stato
ha annunciato che la Ristampa
Ano-metro-statica di tutti
i sonetti caudillati del Bifa,
anziché avere il classico
marchio Monopolio di Stato,
riporteranno quello nuovo:
Metropolio di Stato

Burlacchino nr. 31
Mode letterarie: i poeti metricolari
Secondo il noto critico letterario
Poesio Prosini, stiamo assistendo
all’avvento di una nuova moda
poetico-letteraria, che si richiama
ad antichi canoni formali di tecnica
poetica. Questo gruppo, cosiddetto
dei “poeti metricolari”, ha dato vita
ad una una corrente artistica, cui
fanno capo poeti metro-estemporanei,
rimatori da osteria, maggerini, cantori
d’ottava rima, e altri poeti che pensano
d’essere la reincarnazione del Manzoni,
di Dante o del Belli , del Giusti, …ce ne
sono per tutti i gusti!
Un gruppo minoritario, che si affaccia
nel vasto arcipelago letterario
italiano e che fa perno su una poesia
metrofisica più che metafisica,
metrocentrica e per alcuni versi
metrostatica, e per altri barometrica,
Una poesia retrò e metrò, ha concluso
il noto critico!

Burlacchino nr. 32
Metriculì, Metricular
Al festival della Canzone Napoletana
ha riscosso un clamoroso
successo la canzone :
“Metriculì, Metricular”.
del cantautore melodico
e metrotico Bifa.
Bello anche il testo,
che parla del momento
catartico in cui un autore
di testi o un poeta mette
a punto la sillabazione
dei versi per renderlo
ritmico e musicale.
Ho ancora in testo il motivetto
della canzone, che fa così:
Iamme, iamme paesa’..
metriculì, metricular
!!“

Burlacchino nr. 33
Anche i metricoltori, nel loro piccolo si lamentano
Bruxelles ( dal nostro inviato)
Dure proteste di un gruppo di metricoltori
davanti alla sede della Comunità Metroeconomica
Europea, in quanto la metricoltura
non rende più come un tempo.
Secondo un portavoce dei protestanti,
i piccoli metricoltori per sopravvivere
dovranno fare sistema, e dedicarsi
alla metricoltura intensiva

Burlacchino Nr. 34
L’Uomo Metruviano
Dan Brown ha annunciato
che dopo il grandioso successo
editoriale del suo “Codice da Vinci”,
sta scrivendo un nuovo romanzo
su un “poeta metricolare” contemporaneo,
il cui titolo sarà: L’ UOMO METRUVIANO

Burlacchino Nr. 35
La poesia della Metropotamia
Importante scoperta archeologica.
Dopo il codice di Hammurabi
un’equipe di archeologi, ha rinvenuto
in un sito alcune tavolette di argilla
con incise a caratteri cuneiformi,
alcuni rari esempi delle prime
poesie dell’umanità.
La scoperta è avvenuta in una
regione, sede di una satrapia,
dell’antica METROPOTAMIA

Burlacchino nr. 36
La “metritrebbiatura”
Ormai le messi sono bionde,
e nelle belle campagne marchigiane
e del pavese fervono
i lavori della metritrebbiatura

Burlacchino nr. 37
Coppie Rimefatte
Fabietto e Robertino
sono felici di salutare
tutti i loro parenti e amici
in Piazza dei Metracoli
dove felici si uniranno
in Metrimonio

Burlacchino nr. 38
Tri-Gus-sa strategico

Caro amico Tri-Gussa
accà nisciuno russa:
non farti il sangue avvelenato!
Usa le strategie di mercato!
Fai alla cattiva sorte buon viso:
venderai pure te un po’ di riso!

Burlacchino nr. 39
La saga dell’ametriciana
E’ giunta l’estate ed inizia
il tempo delle sagre.
Ma ad Urbino oltre alla
tradizionale sagra, si svolgerà
un evento collaterale:
la Saga della Poesia all’ametriciana

Burlacchino nr. 40
Metropausa
Anche per Rulliano Valente
è giunta l’età della Metropausa:
sempre più nervoso con l’humus:
che brutti epiteti lancia al Gus!

Burlacchino nr. 41
Rulliano Metricida seriale
Attenti poeti internettiani
gira nei Siti della Rete
un Metricida seriale:
attenti al suo colpo mortale!
Non ve lo mando a dir dietro:
attenti ha un nickname: Metro!

Burlacchino nr. 42
Rulliano Valente (alias Metroregio)

A forza di fare il gradasso sui siti
dove attacca inermi poeti
per dimostrare quanto è valente,
si è conquistato il fregio
d’esser nomato Metroregio


Cantiche
Cantica I
Rincasando alla mia bella magione
perché infuriava una gran tempesta
tosto, ho acceso la televisione,
ma c’era poco, a farmi festa!

Oh, com’è cambiato il mondo e le persone!
Un dì, le dame vestivan di seta e di broccato,
adesso allegre vanno in televisione,
a mostrar belle terga e lo scosciato!

Ai miei tempi se andavi per la campagna
la gente a sera, leggeva i bei lunari
adesso invece la moglie o la compagna
la trovi a mostrar le grazie, su’ calendari!

Oh uomo, non domandarti poi se disadorna,
non avrai più la tua bella chioma,
e ti spunteranno di cervo, ramate corna,
seppur non avrai sentor del loro aroma!   

Cantica III
Messer Ghino il prode cavaliero
nato da cotanta nobil schiatta
ha dato ordine al suo fido scudiero
di bardar il destriero con la miglior gualdrappa.

Come sodale dell’ordine della Giardiniera
sfoggia il gran blasone non per gloria vana
per lui la cavalleria è una cosa seria,
e render onor desìa , a sir Biroldo di Garfagnana.

Parte di buon mattino, al primo sole
sprona il suo destriero verso colà,
ma ad Altopascio, a terra mette le suole,
ai cavalieri del Tau¹ chiede ospitalità

I cavalieri del Tau sono un ordine potente
fino a Canterbury hanno loro Hospitali
ma quello d’Altopascio è il più eminente
soccorron pellegrini, feriti, e curan mali.

A sera fanno rintoccare la Smarrita²,
la campana che dice ai pellegrini
in quella zona putrida e marcita,
venite, qui è l’hospitale…, siete vicini!

Ser Ghino è accolto senza niuno intralcio
e viene accudito da un frate, d’ogni attenzione,
ma il frate come dice il Boccaccio nel Decamerone,
indossa un saio più unto del calderone³ d’Altopascio!

A cotanto sudiciume, ser Ghino sgrana l’occhi,
e sbotta al frate: apprezzo la vostra padella
ma gradirei che i vostri grassi pidocchi,
non finissero a ingrassar le mie budella!!!

Note:
1) I Cavalieri del Tau erano una confraternita di carità
2) La Smarrita è una campana che segnalava la presenza
dell’ Ospizio ai pellegrini in transito in quella zona boscosa e paludosa
3) Calderone è il paiolo dove venivano cotte al fuoco
le zuppe di verdure e di granaglie.

Cantica VI
Ser Ghino è un grande mecenate
e ospita nel suo castello in Valdichiana
uno stuolo d’artisti e menti raffinate
d’ogni campo dell’attività umana.

Alla sua corte ha un laudator divino
che gira per il contado, tutte le giornate
col compito d’araldo presso il popolino,
un vero mostro nel rigirar le frittate!

Perché come sempre per regnare
la retorica è un buon armamentario
un’arte antica che serve per gabbare:
un sublime convincer del contrario!

Cantica VIII
Nell’ampio salone sotto la bertesca
ser Ghino, or che bussa il penitenziale
tempo di magra e di rigore quaresimale
ha dato una bella festa carnascialesca.

Ha invitato dame, damigelle e cavalieri,
musici, giullari, cantori e giocolieri
e di Bacco e d’Arianna, cantor del berlingaccio
il gran fiorentino, nobil sangue Lorenzaccio

Ha invitato vassalli, valvassini e valvassori,
politicanti e Mister B. vestito da Capitan Fracassa,
e lo sfidante Mister P., da Balanzone con la grancassa
tutti soavi, festanti e di giocondi umori.

Si perché la vita è tutta un carnevale,
chi sa sa, e chi non sa sudanno!
Il popolino resta a fare il quaresimale
e gli altri fan festa tutto l’anno!!!

Cantica X
Ser Ghino con tutta la sua scorta
deve comparire dal Gonfaloniere
perché accusato di far la manomorta
e rischia di passar per le galere!

Fermi, dice lo difensore nell’arringa,
qui c’è stato un chiaro malinteso:
Ser Ghino né manomorta, né lusinga
ha praticato, né alcuno vilipeso!

Compare una spocchiosa dama,
portata come teste dall’accusa
e conferma la vogliosa brama,
da Ser Ghino pretende la scusa!

Fermi dice ancor lo difensore
la manomorta è pratica naturale:
è una decima che spetta allo signore
è un legittimo diritto feudale!

Cantica XI
Ser Ghino e tanto di corteo appresso
di popolo, nobili e cortigiani
s’è messo in testa d’andar al congresso
solerti e pronti a batter le mani.

Al congresso c’erano delegazioni
clerici, capipopolo e tiranni
c’era il meglio delle corporazioni
belli e pasciuti su ampi scranni.

C’erano teste coronate e con la bandana
un condottiero magro come un grissino
pronti ad azzuffarsi di giorno alla pisana
e di notte insieme a rubar il bottino

Ma lui e la sua banda alzarono le chiappe
e fecero rientro al loro paesello
bardarono i puledri delle miglior gualdrappe
e si fermaron a trincar il Brunello,

Disse ser Ghino: ce la volevano dare a bere,
ma noi tosto non ce la siam bevuta
sappiamo che è buono il cacio con le pere,
per noi del contado è cosa risaputa!!

Cantica XIII
Ser Ghino con la sua possente armata
Montemassi d’assedio stringe
Ricciarello da Panforte in ritirata
all’ arrocco tosto si spinge.

L’assedio si potrae per lunghi mesi
l’ardito battifolle ben resiste
al ferro e al fuoco de’ Senesi
senza i bruti Spartaco e Maciste.

Volan fichi, mandorle e frutta candita
volan noci, arance e miele bollente
Panforte sprofonda nella ribollita,
povero Ricciarello ormai è un perdente!

Volan e fiondan le bombarde
scoppian scoppian i fagioli
stridan le spade e l’alabarde
cadon a terra i bucaioli!

Ser Ghino detta la sua dura legge,
Montemassi è tosto espugnata
vi farà brancolare il suo gregge,
e festeggerà con una bella strippata!!

Cantica XVI
Ser Ghino ha udito che nel lontano Oriente
vive un grande re chiamato il Prete Gianni
monarca d’un regno tanto grande e potente
che non ha eguali fra saraceni e turcomanni.

S’e deciso d’ andar a veder questo Bengodi,
e accompagnato da eunuchi imberbi
s’è messo in marcia verso il deserto di Gobi,
sperando di non dover patir li sorci verdi.

Lenta la sua gaia armata avanza
tra terre favolose e lontani paesi
incontra genti d’orgogliosa baldanza,
senza impugnar arma, tanto son cortesi.

E’ un paese che s’allunga come uno stivale
dove tutti son innamorati e cantano all’amore,
dove non vige gabella, pena o tribunale,
e il re è così tirato a lucido, che pare unto dal signore!

Cantica XVIII
Dopo tante imprese d’arme e d’avventura
Ser Ghino, torna nella sua terra vanaglorioso
e si toglie, l’elmo e tutta l’armatura
e si concede un tempo di tregua e di riposo.

Ma per lui è una vita triste e magra,
e cerca svago con qualche damigella
dandosi un aiutino col magico viagra,
non può far cilecca con la pollastrella!!

Corre la sua fama d’amator invitta,
per tutte le corti e la mercatura
ben sa che il segreto è la pasticca
ma lui se la ride e fa bella figura!!

Cantica XX
Ser Ghino, con altri uomini d’arme e di ventura
di certo peso, prestigio e di una certa levatura
come Castruccio Castracani e Giovanni dalle Bande Nere
vogliono portare la democrazia in terre straniere.

Tosto hanno messo su una robusta armata
e con tutte la forze son partiti per la crociata.
Nella terra degli infedeli con tracotanza,
a ferro e fuoco fanno presto una mattanza.

Li saraceni, con i califfi e i turcomanni
son vinti con gravi perdite e gravi danni.
I vincitori impongono ai vinti in dramma
la legge del taglione e l’orifiamma.

Impongono le basi della democrazia
facendo votare con ampio plebiscito,
ma poi scoprono tosto che quella via
porta a un risultato inviso e non gradito!

Cantica XXII
Ser Ghino sa che il cavalier Gattamelata
da qualche tempo soffre di dispepsia,
una sorda malattia, che nella cavalcata
fa si che fetidi rumor gli sfuggan via.

Pertanto per rimediar a quell’inferno
da buon amico gli consiglia, ex-abrupto,
la famosa Scuola di Medicina di Salerno
per farsi fare tosto un buon consulto.

Difatti, il collega subito là è corso,
per farsi una bella cura a base di cardo
ma c’era una lunga fila al pronto soccorso,
e niuno ha avuto per lui un occhio di riguardo.

C’era tanta gente nera di rabbia e di bassa risma
a cui era successo proprio un caso rivoltato,
qualcun in alto gli aveva fatto un enteroclisma
così bene, che se n’è accorta solo dopo aver votato!

Cantica XXIV
Donna Ubalda della nobile schiatta della Porretta
è una dama di fascino e di cuore terso,
di stemma porta nell’inquarto la Porchetta,
perché le cose non vanno sempre pel giusto verso.

Secondo la leggenda dell’araldica medievale,
pare che lo stemma di casata l’abbia disegnato
un amante della dama, divenuto poi suo rivale
che con l’oltraggio tosto si sarebbe vendicato.

Lo scellerato avrebbe architettato alla chetichella
che apparisse chiaro il simbolo della Porcella
perché parlasse tosto ai tutti i bellimbusti
l’arte sua del talamo, e di colei i focosi gusti.

Cantica (extra numeratio)
Ser Ghino a li poeti di corte ha dimandato,
di rispettar le regole capitali della poesia:
le retorica , la semantica e il figurato,
la metafora, la sineddoche e la metonimia

Ha chiesto un formale e rigido rispetto
del metro della strofa e dell’alliteratio
dal madrigale al distico e al sonetto
dell’uso dell’anacoluto e della geminatio

Pro domo sua s’è derubricato il metro,
perché non ha tempo di starvi dietro
e ingabbia troppo lo suo immaginario,
lex dura lex , dell’abuso letterario!!

Cantica XXVII
Ser Ghino è uomo di corte e grande mecenate
ama la bellezza, l’arte e le cose raffinate
e per preservar la tosca lingua da inquinanti
ha fondato l’ACCADEMIA de RUSPANTI

L’ Accademia ha lo scopo d’esser scrupolosa
sul lessico, la grammatica e la sintassi
della tosca parlata, così pura e melodiosa,
come del resto vuol la regola e la prassi.

L’ha affidata ad accademici illustri e importanti
che vigileranno con dottrina e accuratezza
a mantenerla viva nell’ intatta purezza
per non farla scivolar nei crucchismi intossicanti!!

Cantica XXIX
Il prestigioso circolo letterario del “Baiocco”
di cui ser Ghino è onorario presidente augustus
ha voluto insignire con tanto di toga e tocco
Zenone Drisoli per il suo “honoris cursus”.

Tutti i giurati hanno dato voto compatti
sulla seguente clarissima motivazione:
Zenone vir e artefix della “Scuola di Matti”,
munifico, et semper franco, nella sua opinione!

Dopo aver ricevuta la bella investitura
tanto che sembrava un re di Spagna,
Zenone ha letto rime di fresca partitura,
mandando in delirio tutta l’aula magna!!!

Cantica XXX
Ser Ghino per togliersi da una bega
decise di rivolgersi a una strega
che abitava vicino a Castelrotto
famosa per aver guarito Lancillotto

La strega aveva una bella gobba,
e s’involò all’imbrunire al sabba.
Al ritorno portò una magica pozione
per dare a Ghino pronta guarigione.

Lo cavaliero versò il dovuto argento
alla strega che volò via come il vento,
mentre lui fece ritorno dai suoi naccheri,
a toglier lo spavento agli spaventapasseri!

Cantica XXXII
Nella notte buia c’è una lucina accesa
sulla stradina prima del vecchio fienile,
è una lucina rossa sul portone appesa
dove li cavalieri vanno a scaricar il fucile.

Ma prima si fermano dalla locandiera,
La bella Grilla dalla fulva chioma,
che ormai canta da qualche primavera
e canta canta e mai ne è sazia e doma.

Ser Ghino, bonomo di mondo, navigato
ha dato la libera uscita ai suoi stallieri
che son andati alla festa d’addio del celibato
dalle gentil donzelle de rossi quartieri!!

Cantica XXXIV
Gran festa ci sarà da Ghino in Val di Chiana
con balli, canti sfide, e il palio della Quintana
e se non ciò non bastasse il cartello ammette
la sfida fra il Cavalier Chino e Mangiabullette.

A questa grande sfida di sciabola e di spada
fra Ghino e lo cavalier dalle braghe strette
ch’ormai ha fama col nome di Mangiabullette
parteciperà la signoria e il popolo di strada.

Ci saranno musici con chiarine e sbandieratori
ci saranno giullari, cartomanti, poeti e banditori
mangiafuoco, giocolieri, dame con servette
tutti nell’agone per tifar Ghino o Mangiabullette

Cantica XXXVI (ab Honoratio)
Il circo letterario del “Baiocco” Chianensis
hoc annus bimillesimo quinto, prima indizione
habet assunto la reverendissima deliberazione
d’iscrivere in Albo Poeticus, Poeti mirabilis

Domina Aurelia Tieghi, domina Ida Guarracino,
domina Liliana Lorenzi et dominus Roberto Bottiroli
quod habet apertis verbis espresso a Messere Ghino
pro suo exercizio poetico excelsis laudi, olim...

Etiam Messer Ghino, eorum poetare stima
sed nunc haec non fa molto rima
confido che a lorsignori l’iscrizione piaccia
aut ego melius est, nunc et semper taccia!!

Cantica XXXIX (Contra persecutores)
Fabiantonius caro ti dico con veemenza,
che ogni limite ha la sua pazienza,
devo controllare anche la pressione
o ci scappa il morto per la tenzone.

Cantica (extra numeratio)
Caro Fabiantonius dell’Urbinate,
tu che t’ammanti di maestria,
non sei fra le teste coronate,
né sugli altari della poesia!

Tu che ti permetti la clava
usar con toni disumani,
amico cantano d’ottava,
meglio di te i maremmani!

Cantica XLI
Povero Ghino che sventura!!!
un agente s’è infiltrato
e gli rende la vita dura….
corri Ghino, sta' celato…

Sì, corro corro verso il cess,
ma costui mi corre appress
mi minaccia eppoi sgalluzz
ma si becca anche la puzz!!

Cantica XLIII
(Al poeta padano copiatore)

Oh mia Santa Genoveffa!
oltre il danno anche la beffa,
il mio canto di toscano,
usurpato da un padano.

Ho appena letto in sito
il tuo inno caro Ghino
ricopiato a menadito
da un poeta padanino.

Son offeso dall’approccio
e m’indigno più di prima
che un poeta del Carroccio
rubi l’arte e la mia rima!!

Cantica XLV (Mutatis Mutandis)
Car’ amico ti dico e non lo nego
la tua offerta mi lenisce l’ego,
ma per questi poeti manovali
ho tuttora forze ed arsenali:
se per sfortuna venisser meno
faremo il “patto della rima”,
di botte gliene daremo un pieno
li ricacceremo dov’eran prima!!

Cantica XLVII (Cacatum non est pictum!)
A chi ci tosta il suo sermone
e ci addita come il Culagna,
a quel Tonio Gran Guardone
che ci sbircia eppoi si lagna,
Ghino dice a quel secchione,
cerca altrove la cuccagna!
Te lo dice e pur lo spera
anche Ida gran guerriera.
Lo bisbiglian extra foro
anche i poeti con l’alloro!
Sappi tu che ci fai la cresta,
fallace è il metro, no la testa!

Cantica L (Cui prodest!)
Chapeau professor Dimetro!
misero d’arte, grande di metro!

Cantica II
Ai miei tempi vigeva il sistema feudale ,
per diritto divino comandava l’aristocrazia,
ora non c’è più, ma è rimasto tale e quale,
con l’aggravante che siamo in democrazia.

In barba a tutta la storia e le rivoluzioni,
cadono ideologie, fedi, muri e ogni mito,
ora van di gran moda le globalizzazioni
ma vedo l’uomo sempre più imbarbarito!!

Come diceva qualcuno, c’è tutto da rifare,
però nessun sa da dove incominciare
Anche per oggi, cesso il mio sermone,
e mi ritiro a meditare nella mia magione!!

Cantica IV
Ser Ghino da gran signore, ama la poesia profonda
s’è messo in testa d’incontrar, Dante il Ghibellino
pertanto ha chiesto i buon’uffici in oltretomba
tramite un amico del sommo poeta, il Terino

Per chi non conoscesse il poeta Terino
io ve lo confesso col cuor pudìco
questi di Dante era un buon amico,
conosciuto in un bordello del contado fiorentino!

Pare che il Sommo Poeta, a quanto si dice
dovesse i suoi carnali istinti placare
in quanto la candida e amata Beatrice
non si facea da lui neanche sfiorare!

E non facciamoci meraviglia ritardata
se la Divina Commedia al lupanare
è stata concepita, e sotto quel tetto
il divin poeta si concesse all’ammucchiata!

Difatti in quella notte buia, da una lontananza
Ser Ghino udì venire con qualche sacrificio
una voce fioca, ma che riempì la stanza:
era Dante che confessava: sono stato al meretricio!

Cantica V
Ser Ghino ha letto sull’”Araldo del Vassallaggio”
che è l’organo ufficiale dell’aristocrazia
che un regnante, per suo vantaggio
ha degabellato il popolo minuto, e la consorteria

Anch’egli con gli scritturali, e non per vanteria
s’è messo a studiare un taglio alla gabella
e tosto ha fatto i conti e ha capito quanta furberia
il collega ha messo, nel far creder la novella!!

La gabella è scesa è vero, ma all’incontrario
in modo inversamente proporzionale,
al rango sociale, tanto che il gabellario,
pesa di più, su chi sta messo male!!!

Ser Ghino che in fondo non è così strozzino
ha più equamente calibrato la Biccherna¹
e più signorilmente, su tutto il popolino,
non ha fatto cadere la scure della sfiga eterna!!!

¹ Biccherna, tabella dei tributi

Cantica VII
Ser Ghino come la nobile consorteria
hanno un debole per la falconeria
ed anche oggi seppur fuori stagione
è andato a caccia con il falcone

E caccia con il modus operandi
del manuale di Federico Secondo
il noto “Ars cum avibus Venandi”
un modo di cacciar unico al mondo!

Tosto che il rapace fu sbendato,
forse per la rigida astinenza
con un volo rapido s’è fiondato
su due fagiane con tanta veemenza.

Ghino e lo scudiero si guardan in viso,
tosto rimanendo a bocca aperta
ma capendo del falco, tanta allerta:
non erano due fagiane, ma le Lecciso!

Cantica IX
Sia gran festa, sia allegria,
per le piazze e le contrade,
è Carnevale e ogni mattìa,
è concessa con bontade!

Viva viva le beghine!
viva viva anche i bigotti!
viva viva le veline!
viva viva i sanculotti!

Damigelle e belle damine
d’ogni dove, d’ogni razza
con costumi e belle trine
scendon tutte nella piazza.

Carnevale canta e impazza
canta e ride, canta e sbuffa
mamma mia s’arrapazza,
le sottane tutte arruffa!!

Carnevale tuffa le mani,
e le tuffa a spizzichino
sui sederi un po' nostrani,
e su quelli a mandolino

Stridan toste le damine,
allo struscio tanto ardito
fan due smorfie ritrosine,
ma al gioco dan l’invito.

Viva viva anche le dame,
dalla viola stagionata
e che sognan nel reame
di far ancor qualche suonata.

Viva viva, chi fa breccia
viva viva la chitarrina,
in quest’aria godereccia,
si riscalda anche la brina.

Scusate tutti cari signori,
se il mio canto non è degno
del rispetto e dei pudori:
son di carne, non di legno!!

Cantica XII
Ser Ghino buon macho, ama far il gallo
e tentar vuole la signora in giallo
quella che sente un certo languorino
e si concede il buon cioccolatino.

Certo che vede il povero Ambrogio,
fare il battista sempre più mogio
e la signora sempre più triste e sola
che nessuna cosa, ormai più consola.

Ser Ghino che è un buon intenditore
alla signora sa come far cambiar l’umore
e si offre con veemenza a mani tese
a offrir il suo amor folle e cortese.

Signora mia le dice, non sarò un re,
ma neppure un semplice lacchè
e le garantisco con la mia parola
che il mio tesoro è sotto le lenzuola!!

Cantica XIV
Folco di Brandimarte è l’ultimo rampollo
d’una famiglia nobile e guerriera
e a costui spetta obtorto collo
portar l’onore d’arme e di bandiera

Ser Ghino, costui sfida nella piazza
e si batterà fino a fatal fendente,
due guerrieri son di superba razza,
pronti alla morte, che avrà un vincente!

E’ dolente, ma oggi si vuole con la supremazia
delle armi, imporre la nostra democrazia
con bagni di sangue, bombe e lanci di parà
per dare il potere in mano agli yatollah!

Cantica XV
S’ode un canto di goliardia
risuonare vicino alla Badia:

Alla sora badessa mi levo il capello,
alla sora badessa dico : chapeau !
alla sora badessa apro il castello
alla sora badessa faccio il rondò!

La badessa della bianca Badia
a ser Ghino ha fatto una malìa
e poveretto ha un certo gonfiore,
gli s’ingrifa il cavallo d’un certo turgore!

Alla badessa preme il suo onore,
vuol da Ser Ghino un pegno d’amore,
altrimenti giura, falsa e vigliacca
non gli darà la sua bella patacca!!

Cantica XVII
Sul Corno d’Africa dove picchia il solleone
seconda la leggenda d’un’antica fiaba
si stende il regno della Regina di Saba,
quella che incontrò il saggio Salomone.

E pure ser Ghino con un gruppo di peones
sono partiti incontro all’avventura,
ma hanno trovato cartelli: Hic sunt leones!
e a tutti è preso una strizza di paura.

Ser Ghino ben tosto ha cambiato strada:
alla cattiva sorte ha fatto buon viso,
e lascerà ai mori la Regina di Saba,
per fare marcia indietro a prender la Lecciso!

Cantica XIX
Ser Ghino ha chiesto un picchetto d’alabarda
per rendere gli onori davanti il suo maniero
alla bella consorte, donna Ubalda
che rientra dopo una missione in suol straniero.

Donna Ubalda tiene molto al cerimoniale
e vuole il picchetto disposto sull’attenti
con l’arma sfoderata e grinta marziale
a regola del protocollo de’ potenti.

Con tutti gli onori e i salamelecchi,
rientra nella sua bella magione adorna,
di tanti trofei di cervi e di stambecchi
storie d’alcova e di regali corna!!

Pudìca come soleva un dì le donne,
che facevano tanto le preziose,
ma poi abbassavano l’ampie gonne
volentieri, come mantidi vogliose!

Cantica XXI
Una gran festa e un gran banchetto
con musici, giullari , sbandieratori
cucinieri, vinattieri in grande assetto,
Ser Ghino vuol dare ai cacciatori.

Si perché è tempo di caccia proibita,
caccia riservata a nobili e sovrani
che vanno nella selva e nella bandita
a caccia del cinghiale e di fagiani

Si perché a loro Altezze, come nelle vita
è riservata la caccia alla meglio selvaggina,
ai poveri non resta che ciucciar le dita
al massimo posson cacciar qualche gallina!!

Cantica XXIII
Ser Ghino ha la classe, lo charme e il tocco
per dedicarsi con successo all’arte dell’imbrocco,
e in ossequio alla sana legge della galanteria
ha invitato la nova fiamma a cena all’Hostaria.

Ha fatto partir l’invito per l’ “Hostaria dell’Agresto”
famosa per la culinaria e l’arte della gola
dove mangi bene e poi vai a letto presto,
a smaltir l’eccesso sotto le lenzuola!

A chiesto al fido amico, l’oste Canapone
di far sfoggio dell’arte sua con vanteria
e s’è fatto preparar il papero e il piccione
pensando al dopocena, che avrà bisogno d’energia!!

Cantica XXV
Ser Ghino ha saputo che nel suo contado
la gente deve tirar la cinghia per campare,
perché col novo conio, ormai è scontato
che per mangiare e bere il costo è rinterzato.

Perciò ha chiamato a corte tutti i valvassini,
quelli che fan di conto insieme ai gabellieri
e tutti li ha rigirati ben bene per i calzini,
si che la gente possa viver con meno pensieri.

Alla fine ha preso la decisione giusta e buona
di sostituire alle casse dell’Erario e dell’Annona,
con Bertoldo Bertoldino e Cacasenno, i vecchi forcaioli,
per far godere il popolo con un piatto di pasta e di fagioli!!

Cantica XXVI
Per consolidare la sua corte e il suo potere
Ser Ghino a fidi consiglieri ha chiesto un parere,
e questi poscia aver sopra ben pensato
il loro fine parere gli hanno dispensato.

Secondo le lor menti sarebbe cosa santa
Se Ghino desse vita ad un organo di stampa
per diffondere nel contado, con voce di cristallo,
le idee e l’illuminato pensiero del vassallo.

Ben tosto Ghino tutto la Corte ha radunato,
con alla sua destra la sua bella sovrana,
la bolla di nascita del giornale ha controfirmato,
e si chiamerà: “La Chiacchiera della Valdichiana

Cantica XXVIII
Ser Ghino è un uomo che ama la letteratura
di poeti e letterati di fama e d’alta levatura
a Radicandoli ha tagliato il nastro e il fiocco
all ’istitutio del circolo letterario del “Baiocco”

In pompa magna e con i dovuti onori
è stato inaugurato a corte con musici e cantori
l’intellighenzia ha dato la sua adesione piena,
con tanto di “lauro” e diplomi in pergamena.

A tutti i poeti ch’ ivi sono iscritti a ruolo
oltre a esser motivo di gloria e vanteria,
letterati e poeti possono cuccar qualche “paiolo”
per non riempirsi la bocca sol di fantasia!!!

Cantica (pro laudatio)
Il circolo del “Baiocco” con tutto lo comitato
hanno deciso d’iscrivere nella loro cerchia
un grande poeta e fine letterato
il cui altisonante nome altri soverchia.

Fra la rosa dei nomi da cinger d’alloro
è stato prescelto all’unanime decoro
lo nomen di Spartacus per acclamatio
che a carmina e literae ha dato laudatio

Messer Ghino con la gran toga comitale
ha letto lo verdetto supremo e decisionale:
Spartacus Magister Tracio qui si propugna
Scriptor bonus est nel gladio e nelle pugna!!!

Cantica XXXI
Ser Ghino per ridare all’organo le sue funzioni
è andato alle terme a far sane abluzioni
ma lungo il cammin s’è fermato su un’aia
ove donzelle facean danze e chiucchiurlaia

Seguendo poi il consiglio del suo speziale
alla vista di fresche carni esposte al vento
ha ben tosto avvertito di trarne giovamento
per porre rimedio e fine al suo sofferto male.

Ristabilite le sue forze e fresco dopo la cura,
s’è n’è tornato alla sua magione con la sua scorta,
l’attendeva la bella Ubalda, già donna matura,
ma del miglioramento non ne ha trovato sorta!!!

Cantica XXXIII
Ser Ghino ha pure un’anima corsara
e con un bel branco di ciurmaglia
ha indossato una divisa marinara
per andar per mari e alla battaglia.

Per la marina son partiti trafelati
dove l’attendeva un bel trireme,
è salito a bordo con quei pirati
lasciandosi alle spalle ogni speme.

Prima d’issare le vele al vento
hanno fatto un giro per le rughe,
c’era tanta gente in movimento,
e ce n’era anche a pettinar l’acciughe!!

Cantica XXXV
L’Accademia della Crusca col suo prestigio
sta valutando con l’Accademia de’ Ruspanti
di sostituire dalla lingua il lessico più grigio
con uno dall’espressioni più sgargianti.

Hanno deciso d’eliminare dalla burocrazia
l’insulsa e brutta parola “obliterazione”
e di sostituirla senza tanta fantasia,
con una nuova e bella sostantivazione .

Pertanto se dovete anche voi obliterare
e non capite quello che dovete fare
non state a strapparvi la vostra pelata,
ma fatevi fare una bella timbrata.

Cantica XXXVII (Rogatio)
Allo Messere, eccelso cantore d’epigrammi,
e dello Cavalier errante grande esegeta,
Messer Ghino risponde senza drammi:
non metterò per questo i miei versi a dieta!!

Ghino non vuol certo arrecare dei prolassi,
né inquinare alcuno con le sue tossine,
né invita a perdersi nelle sue quartine:
anzi, chiunque vuole guardi e passi!!

Cantica XXXVIII
Messer Ghino è andato a farsi il bagno:
ha un invito a cena da Carlo Magno;
nel suo bel palazzo di Aquisgrana,
allieteranno i canti dei Carmina Burana.

Ci saranno anche i valorosi paladini
vestiti da gran gala con la Durlindana
che dopo aver vinto i Saracini
si danno al sollazzo e alla buriana

Ci saranno dame e gran badesse
menestrelli e trovatori a cantar le gesta
come vuole il Codice di Manesse
ci sarà chi dorme e chi fa festa.

Cantica XL (ibis redibis non morieris in bello)
Mi s’accappona la cute:
per fortuna, dalla cintola in giù,
godo d’ottima salute!

Si vis pacem, para bellum,
ferita è l’ala
ma vola, vola l’augellum!!

Cantica XLII
Al cospetto del regime
far l’agnello non redime,
se trovi chi ti pugna
o ti scortica con l’ugna.

Sono Ghino il cavaliere,
ne ho l’arme e le maniere;
e a valere omnes erga,
non propizio le mie terga!

Cantica XLIV
-San Crispino da Viterbo
benedicimi nel verbo!-

Che destino t’è toccato…
oh mio Ghino cavaliere,
col pugnale sempre alzato
dalla Marca alle brughiere.

Tu mi pari sovrumano:
or che pugni a tutta randa,
anche Alberto da Giussano,
ricacciato nella landa!!

Cantica XLVI (All'amico poeta R. Bottiroli)
Post tenebras, spero lucem!!
Buon amico, a te grazie e onore:
le tue parole apprezzo in cuore!
Lo ribadisco e non mi vergogno:
l'amici veri, li vedi nel bisogno!
sto assai bene, un po' sul fiacco,
ma sento ancor d'esser il Burlacco!

Cantica XLVIII (Rex regum, morbus horribilis)
Il buffone di Ghino, il sor Grullaia
le spara sempre grosse a centinaia;
or s'è messo in testa di far il sovrano,
s'è pure dato un nome: Re Grulliano!

S'è trovato pure una bella reggia,
con arredi, arazzi e un trono d'oro,
ma soffre del mal della correggia,
un morbo che attenta al suo decoro!

Cantica XLIX (Nomen omen)
Ferocemente
Attacca
Burlacco
Ipermetrico

Cantica LI (Ora-culum della Sibilla Fabiana)
Se pensi per il metro
di vantar reali lombi ,
non te lo dico dietro:
ne abbiam belli tondi!


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