Le virtù e i peccati Con la mente ho raggiunto il concetto più grande: si può spaziare nei cieli degli affetti e pensieri, senza il duro tormento della condanna devota.
Il religioso comando ha confinato la vita entro contorni protetti di pace e salvezza: ha pur ridotto l’istinto a dannabil peccato.
Le celestiali prodezze dei santi e virtuosi hanno incitato seguaci a morire eccellenti: hanno la natura bruciato di uguale valore.
Coi mansueti ideali dell’immaginario devoto molta gente ha raggiunto la pace del cuore: altrettanta ha sofferto nel rifiuto di essi.
Coi sublimi pensieri dei virtuosi esemplari molta gente ha ottenuto la pace dei sensi: han raffinato il diletto, dannando l’altrui.
Il celeste comando non ha voluto confronti con le scelte istintive entro il libero gioco: gl’impulsi han subito un attacco sleale.
Ciò che in reale doveva esprimersi uguale, sensuale tendenza, senza pia condanna, dal razionale rimando è stato imbrigliato.
Si son posti gli eletti in celestiale salvezza, nel percorso terreno hanno scacciato il profano: in anteprima han goduto l’arcano apparente.
Tra sacro e profano è lieve il confine; allo sguardo di Dio non c’è differenza: le virtù e i peccati si estinguono presto.Il grembo di donna Quando la donna non scoppia Per la voglia e il piacere Pone il suo grembo affettuoso A protezione sicura Di ogni cosa che vive Ed implora il suo amore.
Ogni amato da donna, quando a lei s’abbandona, non vede solo il suo ventre pur nel suo grembo riposa.
Ogni amante di donna, quando non affretta l’amplesso, vada a cogliere il caldo del suo ventre accogliente: è stupenda sala d’attesa d’ogni vitale pulsione.
Se lei si rannicchia Formando un morbido antro Come un’ansa tranquilla D’un gran fiume fluente, là si raccoglie delizia prima dell’orgasmo amoroso.
Dopo l’orgasmico incanto, un po’ sfinito, estasiato, ricerca ancora di porti dentro quell’ansa del grembo: sarà sua cura vorace avvolgerti in calda sua pelle: ti riscalda e conduce a nuova voglia di amore. Sul treno di notte I lunghi viaggi da solo han qualcosa d’arcano; nel tempo che fluttua sereno a tuo piacimento puoi ora cullare ogni forma di sentimento, anche giocare in serenità una mesta nostalgia, rinverdire i tuoi anni a lungo passati, riscoprire i ricordi di alterno sapore, abbandonarti inerte ad un sogno d’amore.
Quasi irreale la vita sul treno di notte: speri non troppo un caduco umano contatto, spingi ad arte i sensi oltre il normale, sospingi titubante una nuova bramosia e poi frugare dentro gli sguardi vicini…
Bella la notte sul treno! Quasi un mistero: puoi pescare un desiderio quasi insperato, puoi vagare in alterno passato e futuro.
Puoi anche sperare qualcosa possa mutare, mentre scorri col treno, ondeggi col tempo. L’amore è sacro e profano! L’immaginario divino dona eccelsi diletti ai fedeli capaci di star nella pace dei sensi; ma pur l’amore profano offre uguali effetti.
Dal sogno divino puoi passare al profano, perché Dio non danna il piacere d’amore, purché ad entrambi gradito sia il richiamo.
La sola legge divina che consacra passione sta soltanto nel cuore di chi s’offre sincero, senza nessuna violenza da egoista predone.
Ogni forma d’amore ha soltanto un intento: innalzare lo sguardo verso più alto orizzonte, che non è Dio in astratto, ma ogni concento.
Ogni passione d’amore in armonia condotta non ha alcuno disprezzo del richiamo divino: è la sola forma sublime dall’effimero indotta.
In qualunque modo procace poi essa si svolga non reca alcuna vergogna ai soggetti travolti, questa è stata versata dagli eunuchi alla fonda. Attrazione amorosa Perché il fascino dolce d’una donna graziosa m’incanta e richiama all’attrazione amorosa? Perché un dolce sorriso come rugiada al mattino ravviva i petali in fiore della corolla ad inchino?
Cos’è che mi spinge a ritrovare l’incanto solo allo sguardo sereno di donna gentile? Perché solo nei pressi d’uno sguardo affettuoso ritrovo lieto il sospiro di affacciarmi impetuoso?
Potrei restare eremita su isolata scogliera, ma non senza il passaggio di lei alla sera; potrei sostare da solo in appartata radura, ma godere ogni tanto la sua beata figura!
Ma il timore è già grande in affaccio alla mente: la contemplo e l’ammiro... quanto dolce attraente! Quasi Madonna in un quadro in movenza profana: solo che Lei è celeste, non ti dà gioia mondana.
Ecco, ora ho capito questa misteriosa attrazione: è l’infinito bisogno di stare estasiato in visione della eterna bellezza unita alla gioia più intensa ma in gratuito dono, senza incertezza in ricerca. Scoprir della morte il sussurro. Ho atteso in silenzio che calasse la notte per scoprir della morte il sussurro segreto: nei penetrali recessi della mente estasiata puoi meditar della vita il traguardo mortale. Non lanciar alcun grido di lacerante sconforto, non invocare il destino per esecrarne la sorte; ognun in dono ha la vita, non l’eterno riposo: della morte al sussurro siamo ugual tutti esposti. Se avesse Dio voluto tenerci eterni con Lui, non avrebbe fatto il Creato d’infinito percorso, entro il quale perenne lasciar scorrer la vita: accetta mortale il destino, non sognare l’eterno. Se t’invade il timore che cosa possa accadere dopo l’ultimo grido, sussurro di morte vicina oppur nel pieno fervore della vita attuale, pensa all’umano destino che per tutti è uguale. Dio non pone il terrore nei nostri pensieri, per offrir con la morte l’anticipata minaccia: dell’immaginario devoto è tremenda invenzione: proclama vita futura per l’orror della morte. Devi ancora aspettare... Ci sono momenti nei quali ciascuno vorrebbe trasgredire l’impegno di vita, sottrarsi al fluire degli eventi importuno, ritrarsi in disparte senza un ruolo preciso.
Ma più grande desiderio si prova talvolta di sostare nel grembo della notte serena senza soffrire il rimorso di stare in disparte, senza sentire il dovere della propria presenza.
Ma il tempo trafigge anche questa pulsione, ti richiama severo all’usuale sentire; un alterno cammino ti rimette sull’onda: devi ancora aspettare un’altra notte serena. Tra istinto e ragione Cos’è che t’incanta e poi ti delude come l’inizio e la fine in alterna rincorsa? Ti affacci ai bei sogni con desiderio struggente, già li vedi al traguardo prevedendone i frutti... poi nel tempo reale ti appare lunga l’attesa: così nel dubbio rimani se tentare o arretrare.
Ogni bel sogno che appare ad un bivio ti pone: tra l’improvvisa speranza del facile approdo e la sofferente sfiducia di mancare la meta... Assecondare l’istinto nel desiderio nascente o frenarlo in pensiero che ti porti a disfatta? Non è acquietante l’impulso ma nemmeno ragione.
Il pensiero devoto ha proclamato i contorni delle due forze in contrasto dannando la prima e la seconda imbrigliato tra condanne e promesse: "Ciò che osi in profano ti allontana da Dio, se non guardi al divino son funesti i tuoi giorni, sarai felice soltanto in beatitudine eterna"!
In questo modo ha violato l’eterna legge divina che sugl’istinti primari ha basato il suo corso con molti urti tremendi senza comode arrese nel crogiolo normale di vittorie e sconfitte: ha posto un freno tremendo alle libere azioni creando pii rimorsi e timor d’eterna condanna.
Ma l’assecondare l’istinto oppur la ragione non è peccato né colpa allo sguardo di Dio: è solo normale pulsione dall’Eterno lasciata dentro l’effimero gioco dell’infinito Creato. Per la resa dei conti di ogni libera azione in ogni giorno di vita è sempre il momento.
Ciò che fai per istinto non è peccato né colpa: hai messo in gioco la vita, non la legge divina! La mia donna ideale E’ allegra e vivace, è gentile e serena, ha l’ardore nel sesso e senza complessi; mi avvolge di grazia e di dolci parole e ancor mi perdona se non raddoppio l’amplesso.
Quando col membro non posso rifarla godere, ed il piacere richiede che io doni più oltre, so con baci e carezze supplire al bisogno, esplorando gli abissi che lei vuole affocati.
E’ paziente e sopporta i miei lunghi silenzi, sa restare in disparte quando penso ad altro; si avvicina da sola per suscitarmi l’impulso con ammicco e dolcezza visibili agli occhi.
Mi parla e sorride senza troppe insistenze, mi lascia in disparte se non ho pronta parola; non mi vuol penetrare nei miei tanti pensieri, attende che scatti nelle sue braccia a mio modo.
Mi fa dolci sorprese col suo corpo attraente, lo libera bello per distrarmi opportuna... non spesso mi chiede troppi baci incolori... non troppe parole fuor di viva atmosfera.
Non si rattrista ed offende se guardo bellezze, non pensa all’istante che la voglia tradire: se così è la donna, come mio ideale, non ho altro motivo di avventura con altra. Oltre lo stupore di Cielo Ho percorso sentieri in stupore del Cielo, ho mirato più in alto per riempire la vita: nei mistici ardori stavo in pace del cuore senza avere tormenti della passione d’amore.
Con lo sguardo rapito solo verso l’Eccelso, in preghiera costante di accedere all’Eden: ogni cuore sconfitto lo coglievo per colpa senza vero riscatto se non con l’aiuto divino
Tormentavo la carne per superare gli impulsi purificavo gli istinti pensando solo a Maria: domate tutte le brame, sublimavo gli istinti estasiato in pensieri solo per sacre parole.
L’amor fuoco divino per tutti i duri mortali mi lanciava bagliori per salvarli in preghiera: le fiamme d’inferno le visualizzavo tremando, allontanando la sorte senza cadere in peccato.
Con la pace del cuore profonda era dolcezza e altrettanta baldanza per affrontare la vita: abbondava il sorriso per aiutare anche gl’altri soprattutto pietoso per il duro loro destino.
In questa devota atmosfera in sincero sentire tutto ruotava con Dio nella mia mente rapita... altro sipario pian piano s’è offerto diverso mi son aggirato d’intorno trovando il profano!
Più non riguardo sublimi orizzonti... Anche l’effimero ha senso eminente. L’amore tra sesso e passione In proporzione di mente cuore e cultura si agganciano amori di sesso e passione: ognuno a riflesso delle proprie emozioni più di quanto non doni vorrebbe trovare.
La dura battaglia sopraggiunge nel tempo per diverso sentire tra l’uomo e la donna: il primo l’amore spesso confonde col sesso, lei prima e durante per entrambi sospira.
Quando l’onda impetuosa esaurisce suo corso, l’innamoramento incantato smarrisce il vigore: d’uno e d’altra gli aspetti si rivelan reali, senza il magico alone che copriva i contorni.
Ognuno già prima era come poi si presenta ma l’ebbrezza iniziale non vedeva i difetti: era tutto in perdono nella cieca passione, ogni contrasto in dolcezza andava a sfumare.
Col tempo si svela il gran gioco potente con cui Dio alla prova ci pone d’istinto: per il piacere e la gioia legati all’amore d’altro sforzo aggiuntivo richiede rinnovo.
Se grande è l’impegno di porsi a confronto, l’un ricerca nell’altro ciò che dono è più grato, anche l’amplesso amoroso riacquista risalto: la sintonia ad un grado si eleva più alta.
Se ciò che uno pretende in sessuale passione lo cogliesse in disegno d’un donare sincero, non avrebbe sventura di trovarsi indifeso, se qualche volta delizia non ne trae stupenda.
Non è il piacere che può saziarti del tutto, non è solo il godere d’un momento estasiante che può tenerti in amore con lieto lo sguardo: ma la promessa d’amore anche oltre l’amplesso.
Se nella vita normale non sei capace di sguardi, di dolci modi gentili anche nei fatti ordinari, che non sian moine e manierose attenzioni, negli incontri amorosi troverai meno passione.
La passione più stanca riduce anche il piacere ed in agguato ritrovi sempre maggiori sconfitte: non sono solo gli ormoni o la giovanile baldanza a tener viva la fiamma in amplessi estasianti!
Sono anche i pensieri le emozioni e gli affetti, che si curano prima durante e dopo gli amplessi, a preparare i corpi ed i cuori al rapporto vincente: in questo modo soltanto non avrai di tradire la voglia.
Ogni volta che abbandoni il coniugale diletto, perché più bello un po’ sogni un altro rapporto, hai già il segno sicuro d’imminente sconfitta, perché continui a pensare all’amor come sesso.
Certo il sesso ravviva anche la voglia di amore, il piacer che deriva porta ad amar chi lo dona: ma pur prestanza amorosa, per durar più a lungo, ed esser forte e stupenda, chiede affetto e rispetto. Esser sempre piacente
"Essere alla moda significa anche essere sempre piacenti, in forma, sprizzando salute da tutti i pori".
Se vuoi stare alla moda, devi essere sempre piacente, sprizzando salute da tutti i tuoi pori: mediatico appello, quasi profonda saggezza.
Non è d’un profeta questo richiamo stupendo, né di poeta o scrittore rapito da estetiche voci: vien dall’effimero mondo che il sublime travisa.
Lo stilista che inventa un nuovo vestito, primo è lui che lo gusta su modellato bel corpo: poi l’idea non sazia, deve vender la merce.
Deve piacere il vestito, col piacer del bel corpo, il bel corpo piacente attira bello a comprarlo: poi il vestito l’indossi anche se non hai corpo piacente.
La modella dai pori sprizza tanta salute? Poi gli ospedali son pieni di bei corpi piacenti, nei cimiteri riposti decomposti senza sorrisi.
Non li hanno avanzati in bella maniera piacente, nemmeno lungo la vita coi loro stupendi vestiti: fuor da mediatica scena hanno smorti gli sguardi.
Apparire è il comando, apparire piacente; col sorriso a comando non con veri gli affetti: logorato il bel corpo affonda in torvi pensieri.
Dallo stilista mendace si passa ad immagini sante, non per esser se stessi ma per ritrovar salute e bellezza; il sant’uomo ti guarda: "Non è questa saggezza!". Ora ho anche sorrisi Ho avuto in sorriso potenti pensieri, in arcano riflessi da mia mente pensosa fin dai primi vagiti sui banchi di chiesa.
Non avevo sorrisi per affetti del cuore, in collegio riposto a solo sei anni: mio padre era morto, in casa non potevo restare.
Non sentivo l'amore, non avevo rimpianti di qualcosa che fosse a me conosciuta: se godevo gli affetti, forse non avevo pensieri.
Invece a rimiro di me stesso avevo più cura, ed i pensieri devoti m'hanno tratto più alto: ho sublimato ogni cosa che normale doveva.
Parole e lacrime mie non versavo a rimpianto di qualcosa che certo doveva apparire scontata: ma quattro mura recinte m'eran comunque bastanti.
Dieci anni in collegio, eppur senza soffrire, orfanello smarrito negli affetti e nel cuore: tutta dentro me stesso ordivo la trama futura.
Sicuro in me stesso, senza bisogno degli altri, con Madonna e l'Iddio mi collocavo più alto: ed in fede e speranza imparavo a viver pensando.
Dai devoti fervori, passando tra mistici ardori d'un contemplativo percorso in monacal clausura, son pian piano approdato all'orizzonte profano.
Ma il marchio è rimasto nella mia mente protetta; non so far altro, a mio modo, continuo a pensare: pur con pensieri diversi, ora ho anche sorrisi. La retorica contro il Terrorismo Tavola Rotonda imbandita alla Corte potente; tanti paesi seduti a sancire l’antica protervia: noi siamo i più forti, avversi al Male crescente, al Terrorismo rendiamo la meta più impervia!
Grandi princìpi acclamati dai prìncipi bianchi, i più grandi e i più forti ora presenti nel mondo: proprio quelli indecenti nel passato mai stanchi di violare culture, per conquistar fino in fondo!
Questi paesi costretti dalla loro stessa paura nel vedersi torcere contro gli orrori commessi, quasi basti allearsi per scongiurar la sventura che rimane incombente per migliaia di eccessi.
Nemici un tempo accaniti nel ricercare primato, or sorpresi in terrore di subir la stessa violenza, si ritrovano insieme senza veder il loro peccato: lanciano moniti chiari per mantener la potenza!
In falso modo ammantati di parole, espressioni proclamano in retorico modo forti i loro dettati: noi siamo più uniti per sconfigger tutti i predoni; noi siamo i cavalieri d’onore di tutti i liberi Stati!
Tanti falsi maestri spinti dal loro stesso passato a restare grevi blindati nelle loro corte memorie; han bisogno sfrontato di mantener loro mercato: non veri messaggi di pace nascon dalle loro storie!
Il terrorismo è di certo la più orrenda sventura, ma in forme diverse è ancor presente in coloro che credon solo efficaci, per la libertà duratura, potenti armi assassine che usano senza decoro.
La vera cultura di pace richiama ben altri valori, non retoriche grida contro l'oscuro nuovo nemico: tenendo primario il profitto, come nuovi invasori, l'antica cultura ritorna a tessere ancora l'intrico. A te, donna. E’ bello il sorriso che offri in dolcezza; lo doni col cuore, sei pronta all’amore. E’ grande la forza che mostri in sorriso; sei pronta in amore ad usarla col cuore.
Nell’istinto precario delle umane pulsioni, forse il cuore è smarrito, richiama riscatto: non attendere oltre, accetta ora il contatto con la donna che annulla le tue delusioni.
E’ bella ogni donna non lasciata all’oblio: non ha istinto precario che porta a deriva: la sua forza del cuore è ad un passo da Dio, in lei sicuro è percorso, se l’hai esclusiva.
Il suo incanto è più bello, lo chiede in profondo; il suo respiro è più ampio, ti riconduce lontano: se in illusione rimani di tenerne tante, giocondo, di nessuna avrai mai quanto da una è vulcano.
Il percorso d’amore non si chiude all'amplesso; se solo questa è maniera, è tua soltanto la colpa, perché della donna il piacere, per lei e te stesso, può emerger potente se può sentirsi più sciolta.
All’incanto d’amore, che richiedi nel sesso, non potrai pervenire col suo eccesso di gioia, se prima e dopo l’unione sei un poco perplesso nel considerare i contorni, con atteggio di noia.
E’ dolce ogni donna, non lasciata all’oblio; se è costretta a deriva per mancanza d’affetto, quanto grande suo amore, tal di odio l’effetto. E’ forte ogni donna non lasciata all’oblio. Ideale amplesso d’amore Gioia, piacere, da caloroso amante, gratuita dolcezza senza ricerca ostile: sacro e profano riuniti in sol diletto, così approdo ora come fuor dal tempo.
Lieto lo sguardo poso sul suo bel viso, trepido il suo sorriso mi pare accenno: “Vieni, amante mio, al gioioso incanto, senza pudore alcuno del mio bel corpo”.
Giovane, in oro fino ha i suoi capelli, serica in pelle e veste, radioso il volto, ha voglia di donarsi in total concerto: il corpo è già vibrante al primo tocco.
Non vuol parole a ostento di passione. ma sol silenzio avvolto in brama vera, parlano i nostri sguardi in calma attesa che tutto evolva in coro di bella intesa.
Non ho ancor il membro pulsante e duro, non è il piacer veloce in desiderio nostro ma perderci nel tempo vibrando insieme: cresce la voglia intensa di grado in grado.
Caldo l’arco pubico, quale turgido fiore, emana i primi accenni, lacrime d’amore: lievi spasmi lieti a riflesso del mio pene m’invitano a ritrovare più sensuali corde.
Scomposti i suoi capelli pel fremito di mani che le avvolgo intorno salendo su dai fianchi; reclino la sua nuca inarcandole la schiena: la guardo or dall’alto, raccolta nel mio ventre.
Mentre la bacio a fondo inarcandomi pur io, le sfioro sul davanti il turgido seno esposto come grappolo fiorito in esubero di calore: io non la vedo in volto, riversa sul mio pene.
Ritira in su la nuca con svolazzo dei capelli, s’inarca sul davanti perché le baci il petto: il grappolo ora mio, in bocca lo prosciugo, ora la cingo ai fianchi per darle più vigore.
Allungate le sue mani a conca sul mio pene, è tutto il sesso mio ben raccolto ora in fiore: qualche umore sprizza da entrambe nostre gioie, ma prolunghiam l’attesa con fervide carezze.
Or rallentiamo il ritmo per domare l’irruenza, nell’estasi beata, sono intensi i nostri sguardi: ognuno sembra all’altro chieder nuovo tocco là dov’è di ognuno più eccitante la pulsione.
Alle pubiche labbra mi avvicino esultante di esplorarne il profumo odoroso del sesso, col desiderio festoso di farla gioire sfregando, poi leccando in profondo il penetrale recesso.
Lei ha forti sussulti, vuol discostarmi la bocca, ma il diletto è già grande e cedendo mi lascia che la lingua sprofondi ad eccitarla nel punto che più bello non trovi tra caldi e rossi bei fiori.
Le sopravviene un lamento, quasi fosse preghiera di non farla morire per troppo intensa intrusione, mentre pure le mani muovono caldo il suo seno: anch’io le porgo in fiducia il mio sesso alla bocca.
Siamo distesi al contrario, ognuno col sesso dell’altro alla bocca riposto nell’umido caldo avvolgente; insieme stiamo gioendo in reciproco dono festante: dobbiam lasciare la posa per tornare al normale.
Gl’impulsi sono più forti, quasi a stento riusciamo a comporci in bella maniera per penetrarci davanti; il mio membro in alcova approda alla via maestra: l’invitante pertugio è nella sua piena accoglienza.
Siamo stretti abbracciati, quasi in affondo le dita nelle reciproche carni per non perdere il ritmo: se fosse eterno il piacere di questo incanto d’amore nessuno avrebbe inventato il bel Paradiso celeste. L’amore stupendo Nessuno in sorriso ha lo sguardo d’amore se non regge al pensiero d’offrirsi col cuore; l’affetto si porge senza pretender riscontri: è bello l’approdo senza ostenti e raffronti.
Nessuno all’incanto può giunger col cuore, se non mira sincero al suo pieno splendore; incerti sguardi d’amore si spengono presto, appena il destino riserva qualche dissesto!
Non puoi avere in incanto l’amor dell’amata, se in splendido volo non la raggiungi col cuore: in diversa maniera l’avrai soltanto spogliata.
Non puoi avere in sorriso il suo sguardo beato, se in mirabil stupore non l’ammiri esclusivo: in altro modo procace l’otterrai solo sfocato.
Non puoi sperare in ardore di averla stupenda, se non l’hai prima pensata con tenera voglia: l’inopportuno contatto renderà dura faccenda.
Tutto il godere che sgorga nell’intenso piacere non deriva da membro occasionalmente focoso: sol se propensa è l’amata l’avrai in tanto vigore.
Lei è pronta a donarlo col suo corpo raggiante solamente in risposta al tuo affetto completo: in questo modo verace sarà passione vibrante!
Se vuoi che l’amata ti conduca all’estasi vera, devi mantenerla in affetto sopra tutti i pensieri: senza questa attenzione non l’avrai dolce bufera!
Di ritorno alla sera avrai solo amplessi leggeri! Attrazione amorosa Perché il fascino dolce d’una donna graziosa m’incanta e richiama all’attrazione amorosa? Perché un dolce sorriso come rugiada al mattino ravviva i petali in fiore della corolla ad inchino?
Cos’è che mi spinge a ritrovare l’incanto solo allo sguardo sereno di donna gentile? Perché solo nei pressi d’uno sguardo affettuoso ritrovo lieto il sospiro di affacciarmi impetuoso?
Potrei restare eremita su isolata scogliera, ma non senza il passaggio di lei alla sera; potrei sostare da solo in appartata radura, ma godere ogni tanto la sua beata figura!
Ma il timore è già grande in affaccio alla mente: la contemplo e l’ammiro…quanto dolce attraente! Quasi Madonna in un quadro in movenza profana: solo che Lei è celeste, non ti da gioia mondana.
Ecco, ora ho capito questa misteriosa attrazione: è l’infinito bisogno di stare estasiato in visione della eterna bellezza unita alla gioia più intensa ma in gratuito dono, senza incertezza in ricerca. Il telefono chiama, il piacere risponde Voglia di stare con Lei luna in sorriso or all'inizio del giorno si è fatta reale; all’amata mia bella ho ridato l’avviso: “Son pronto, tesoro, al contatto vocale!”
Ancor la sua voce risente del letto; invece il mio sesso dalle ore notturne. Entrambi a distesa in dolce concerto or miriamo pian piano alle gioie diurne.
Man mano il risveglio le riprende il respiro a lei che lontana m’aspettava dormendo, io l'accenno rialzo del precedente sospiro: la voce di lei: "sei qui proprio stupendo!"
Al primo turgore della mia pulsione risponde Lei luna di raggio radente: comincia a sentire l’ardore predone, emersa dal sonno, è ora attraente.
Cerchiamo l’intesa che ci ponga d’incanto; ed insieme vogliamo che effonda il piacere. Lei rimasta nel sonno or m’invita cantando a chiudere gli occhi per ripormi a giacere.
Or entrambi studiamo la maniera piacente, di adattare le voci alla concorde armonia; mettiamo le mani dove il corpo è fremente, ricercando in noi stessi la miglior melodia.
Siam quasi al traguardo, uniti a specchio, con i sospiri ormai pronti al pindarico volo, di entrambi le voci son sensuali parecchio, con fantasie propense ad attivare l’assolo.
Oh, dolce, non vano diletto! Oh, fino, non freddo violino! Ah, quasi si compie duetto: Sì, sì, ancora un pochino!
Siam pronti? Veniamo? Ci siamo? No, no! Aspetta un momento! Va bene, rallento un momento. Ecco, ecco! Anch’io son pronta! Forza, forza! E’ finita la conta.
Silenzio! Silenzio? No, parlami intanto! Non riesco. Perché? E’ troppo, è troppo! Ma piangi? Sì, piango. Perché? Non sei felice? Sì, troppo, troppo felice! Su, ridi, non avere rimorsi. No, basta rimorsi!
Il click del telefono ci lascia contenti... Non lasciarti morire! C’è chi si sente smarrito non solo alla sera, quando si butta sul letto affogando i pensieri; anche nel mezzo del giorno si sente smarrito, mentre accanto rimane alle diverse persone.
E’ assente il pensiero, non prende mai volo, ha il sospiro incagliato dal senso di vuoto; non ha mai la sorpresa che nuova lo scuota, non gode mai del sorriso né amaro né dolce.
E’ svagato lo sguardo, non si posa su niente, quasi assorto in se stesso con sfocati pensieri, non ha voglia di nulla, nemmeno del sogno: ha solo l’attesa di naufragar nel sonno la sera.
Perché non è dato fissar per sempre il futuro, vedere forte il contorno d’un nuovo cammino? Non puoi consegnarti ad un nuovo traguardo, quando il deserto mentale ti raggela speranze!
Forse è meglio nel pianto accettarti in silenzio. Non trattenerlo pensando sia debolezza soltanto: anche in questo momento… non lasciarti morire!
L’amor per la vita può trovar sempre un incanto. Quasi nel baratro... BUIO! Ma tu sai che l’istinto può giocarti una vita, può creare intrusivo una breccia nel cuore!? Se t’assesta impulsivo un duro colpo o ferita, il tuo animo in pena quando accoglie l’amore?
Quasi affranto e deluso per diniego tremendo, vedi mesto orizzonte senza sorriso e dolcezza! Si affloscia il tuo cielo che già volevi stupendo: or intorno non vedi per il cuore altra salvezza.
Hai sognato in speranza, di azzurro contorno, il rinnovo del cuore per l’attrazione amorosa; or rintrona in tua mente quanto più disadorno il risultato tremendo della rincorsa affettuosa.
Hai un vuoto nel cuore per la delusa speranza, ora hai l’animo in pena per un sogno disciolto! Non seguire il percorso della mente che stanca quasi nel baratro buio ti accoglierebbe, sepolto... Il tuo silenzio Non parli Ed io sprofondo nel dubbio Nell’assenza di scosse, neppure una sola!
Non parli E nel tuo silenzio mi rodo Da vero sconfitto son privo delle tue parole!
Non dici... nulla... mi dici!
Ed in questo silenzio più tetro Più tetro oltremodo di parola in offesa Di parola inveìta contro un’insana pretesa.
Non ti chiedo parola per lenire il dolore Neppure in pretesa che torni almeno d’amica: di cortesia parola, di comprensione affettuosa.
Non parli... Non ne hai il dovere Non posso averne diritto...
Ma se te lo chiedo Anche solo d’amico Perché non mi dici qualcosa di chiaro Su quanto nel cuore può calare per colpa?
Avevo quasi giurato a me stesso Di lasciarti in tua pace, tranquilla… Ma non sono in grado di farlo se non sento O non vedo almeno ancora una volta le tue parole!
A qualunque cuore ferito Nessuno di cuore può sottrarre un pensiero! TI PREGO... RISPONDI ... Sono deluso di voi, Donne! Ti ho cantata in bei versi, dolce donna stupenda; ti ho innalzata alle stelle più di splendida luna… quando t’ho offerto il mio cuore, mi hai negato il consenso!
Hai goduto i sospiri delle espressioni d’amore, quando in belle parole ti lanciavo, donna ideale… quando ti ho chiesto l’amore, non l’hai accettato reale!
Tutte belle in sorriso, quando vi canto distante; ognuna pronta al rifiuto, quando vi voglio in bel corpo… eppure è chiaro il mio verso, non è un platonico grido!
Io d’istinto vi ammiro, belle donne stupende, e spontaneo un sorriso mantengo sotto i miei versi… forse v’incantate ai pensieri, ma io voglio baci e carezze! | Sensazioni sul filo della memoria Guardo in cielo stormi di nuvole bianche come liberi cavalli nell’immensa radura, e s’infervorano poi sospinte, non stanche a godere col vento un po’ più di premura.
Corrono insieme sensazioni alla mia memoria, ognuna riflette il fluire della mia storia.
Sta naufrago il pensiero davanti ai miei occhi, quando non so imprimere forte senso alla vita.
Pare la nostra esistenza allora senza valore e sembriamo quasi inutili dentro il dolore.
Risospingi lo sguardo oltre il medio confine! Più non ci sono, stanche, le nuvole bianche,
ma pensieri liberi e forti senza confine.Nessuno in amore ha osato... Nessuno in amore ha osato bandire la grandezza di Dio; nessuno in amore ha pensato che Lui dell’amore vuole desio.
Devoti pensieri rivolti a Lui solo son saliti da menti bene racchiuse nei corpi sottratti al dolce assolo d’incontro amoroso, delizie profuse!
Nessuno in amore ha osato gridare, lodando quel Nume che tutto trascende: “La grazia m’hai dato di volo spiccare ancora più avanti ben oltre vicende
del vivere scialbo senza le gioie del cuore”! Del cuore che vibra non solo in astratto ma pure in passione raggiunge splendore, piacere sì forte di due corpi in contatto.
Purtroppo i devoti proclaman comando divino il precetto morale che a lor solo appartiene: “Non far pensieri impuri in cuore meschino, non compier atti impuri con il tuo seme”.
Per pochi che tratto hanno saputo delizie dal mistico stato del culto estasiante, assai represse passioni han causato nequizie, sentendo il peccato anche dove mancante.
Un plagio tremendo s’è diffuso nel mondo: è stato falsato della passione il fulgore! Un ricatto angoscioso ha reso infecondo quel sogno d’amore, fatto apparire squallore!
Nessuno in amore ha osato annunciare al sacro fervore mirante a pace dei sensi che il diletto non viene sol dall’altare, che pur nel piacere son graditi a Dio gl’incensi! Femminile bellezza tra reale e ideale Una donna perfetta adornata di velo, se è dolce e ti guarda è un tratto di cielo.
Una giovane donna dall’angelico viso, se a te lei sorride puoi ricambiare il sorriso.
Se trovi insieme bellezza, sorriso ed incanto, a quella donna perfetta si elevi il bel canto.
Solo in mediatica scena si raduna tanta visione, d’un colpo ad attrarre e suscitar tanta pulsione... poi si spegne speranza di star in eterno beato: nulla rimane immortale dentro l’eterno Creato.
Anche il pittore estasiato al bel nudo di donna, un po’ la vede reale un po’ la coglie Madonna: così conduce a rilento il tratteggio a colori, per ricondurre l’ammiro ad eterni splendori.
Poi si accascia deluso tra il reale e ideale, si conturba ed implora che non sia irreale: ha provato il sublime non ha raggiunto l’eterno, nemmen quel corpo perfetto l’ha reso superno.
Anche il poeta s’appresta a decantar sua bellezza, ogni parola soppesa per trattenerne dolcezza; nel suo momento di grazia si esalta: “sublime!” Poi si trova sconfitto, non ha varcato il confine.
Ad ispirazione conclusa, sfuggita l’anima bella, di quella splendida donna più di fredda modella, ha solo colto il riflesso del vano sogno sublime: anche lui ora sconfitto, non è giunto al confine.
Così la donna in sorriso in bellezza ed incanto non l’adori per sempre con quadro e bel canto: da quest’immaginario illusivo è nato il bisogno di approdar ad estasi eterna, oltre il bel sogno! Sesso ed Amore Come fai a scoprire tra il sesso e l’amore qual ti spinge in amplesso a volere il piacere? Come fai a sapere se sia il piacere o l’incanto nel soddisfare la voglia che non sia a mercede?
E’ d’istinto improvviso l’uom propenso a volere, è d’impulso istintivo l’uom tentato a cercare; poi è la donna a sancire che sia piacere od incanto o che sesso ed amore siano connessi o distinti.
Il venereo impulso che turgido il pene richiama, col suo carico intenso di attrattiva al godere, è l’avviso primiero di esaudirlo al più presto: l’onanismo e il compenso già escludon l’amore.
Se vai invece più oltre e sopporti l’attesa, accetti il tuo membro sommuova desideri più ampi, e fantasie più varie lasci penetrar nella mente, del piacere la voglia s’aprirà al sesso o all’amore.
Il maschio che gode nel piacevole amplesso sol nel culmine estremo del piacere in orgasmo s’abbandona spontaneo alla promessa d’amore, se la donna la chiede mentre dispone il diletto.
Ma s’è la donna a ridurre il piacere del sesso all’istante goduto senza pretender l’amore, l’uomo non fa la promessa di tenerla esclusiva: s’accontenta e poi spera d’averla solo nel letto.
In questo gioco intrigante tra il sesso e l’amore, ai suoi apici alterni si pone guida la donna: può raccogliere i frutti o del sesso o d’amore, può raffrenare il piacere o condurlo all’incanto...
La donna sincera già prima del sesso è in amore, conduce il suo gioco sublime prima e dopo il piacere; il maschio invece si attende che l’amore nasca dal sesso, si rinnovi sempre con esso finché tiene il suo membro. Due torri superbe!!! Due torri superbe lanciate nel cielo Arcano raffronto con antico sfacelo! E’ uguale il destino di ogni superbia Nel nulla ricade ogni dura protervia.
Due torri innalzate alla gloria vincente Per lo sguardo stupito di tutta la gente! E’ lo stesso il traguardo di tutte le sfide Ridursi ad un bel niente, come un protide.
Se lanci un pensiero oppure compi un’azione Che miri sempre più in alto come gran faraone E’ naturale sviluppo che sopraggiunga l’invidia Nascosta e covata per allestir successiva l’insidia.
Effimero è il gioco che si crede sublime Sublime è il riscontro che vano è regime Di tutti quanti in potere esagerano il tono Credendo per sempre rimanere sul trono!
E’ questo il cammino del bel Creato infinito devoto e profano in alterno mai progredito: alterna è fortuna costruita senza il rispetto è chiaro anche questo del vangelo precetto:
chi di spada ferisce nello stesso modo perisce chi grande banchetto in esclusivo imbandisce da ricco epulone trascurando parecchi invitati non può che incitare quanti si senton derubati.
E’ questo il sublime effimero gioco opportuno: che tutto ben si armonizzi in universale raduno. Soltanto il sopruso che sia mascherato in bel modo Può richiamar la vendetta come natural suo approdo.
Il vero amor non è mai sazio, finché non vige in tutto lo spazio. Dentro il tuo orizzonte Il tuo primo sorriso offerto al mio sguardo, quasi fossi io solo dentro il tuo orizzonte, mi ha dato speranza d’un nuovo traguardo.
In affronto al destino, dal richiuso recinto, come raggio improvviso hai ridesto vigore: è già questo nel cuore un bel segno dipinto.
Non credevo ai miei occhi che il tuo volto ridente volgesse lieto in dolcezza ad attrarre me stesso: volevo solo restare, più non soffrire per niente.
Invece in ammiro di tuo sguardo mi trovo, sentendo ora nel cuore il desiderio di averti: adatto il riscontro di schiette parole ritrovo.
Non sono espansivo nel casuale contatto, il tuo simpatico aiuto un poco mi sprona: l’incontro degli occhi mi volge a riscatto.
Quasi da timido amico sono tratto a sentirti, perché osare io temo per l’inguaribil pudore: al tuo accenno d’intesa saprei dopo seguirti.
Non son uomo banale di conquista voglioso, che al sorriso di donna s’accende e poi pensa: “è lei la puttana, dunque per questo io oso!”.
Non è questo il pensiero che nutro nel cuore. Se sei prima ad esporti nel bel modo piacente, ti ringrazio e t’ammiro, ti considero un fiore!
Non m’accosto furtivo come a preda procace, anche se a libero amore ti mostrassi propensa: con l’inganno nascosto avanza l’uomo fallace.
Non rimango incurante di fronte al sorriso, non rifuggo allo sguardo in offerta d’affetto: non ho il cuore appassito come fiore reciso.
Chi resiste all’incanto delle labbra distese nel morbido atteggio di parole affettuose forse è un animo cupo, di proposte dolose.
Io così non ti penso, per questo ti accetto. Posso essere incerto, con il cuore in attesa: di sbagliarmi ho paura, attendo il verdetto.
Ma questo non toglie ch’io possa sperare e bello un incontro credo e spero l’accetti: intanto all’oblio non ti voglio lasciare. Normale non sia sempre INCANTO D’AMORE Se godi solo del sesso denaro e buon cibo, non hai mai un sorriso ed incanto d’amore, pietoso lo sguardo per il soffrire degli altri, non puoi avere speranza di saziare il tuo cuore.
Ogni giorno raccatti un piacere sfuggente, ogni giorno ricerchi un palliativo d’amore: per ogni lieve compenso senza bello donare trovi anche disperso il cammino d’onore.
E’ normale non sia sempre incanto d’amore a rapirci in splendore di forti emozioni: nel rapporto affettuoso può assentarsi passione pur godendo l’istante del sessuale piacere.
In questo caso sincera sia almeno speranza che tutto in bel modo come prima ritorni: solo il piacere del sesso non riempie la vita, anche se altri traguardi ti tengono vivo.
Pur il lavoro e denaro non son sufficienti, se li cogli a miraggio di te stesso soltanto: avrai sempre l’assillo che non sian bastanti, avrai angoli bui in cui rimanere scontento.
Non tuffarti di fretta dentro nuovo percorso che talvolta un santone ti mette davanti; non piegarti ad inchino degli eletti devoti che ti offrono un dio sol disposto a salvarti.
Un Iddio più grande ha già disposto per sempre che ognuno in salvezza è rispetto all’eterno: nel terreno cammino dell’effimero gioco ognuno a suo modo un po’ sparge e raccoglie. Apparire e morire. Su placidi lidi è bello approdare, quando onde impetuose ti hanno travolto: questo bisogno di pace l’han chiamato salvezza.
Per tutti è uguale il comando divino nell’eterno percorso del Creato infinito: hai soltanto una vita in tua sorte esclusiva.
Ognuna è difforme già quando si nasce, un arcano miscuglio di aspetti diversi: l’individuale cammino ha suo marchio iniziale.
Se tu nasci Francesco, non sarai uno diverso, da Francesco rispondi agli stimoli esterni: quanto avevi in tua dote farà il tuo corso di vita.
Quanto uguale è d’intorno non ha stessa attrazione per ciascuno che nasce sotto influssi diversi: per questo nessuno non può dannare le scelte.
Il bene ed il male sono convenzioni soltanto che gli umani in cultura hanno voluto divisi: da più alto orizzonte son solo atti di vita.
Non per legge divina l’uno e l’altro richiama beatitudine eterna o dannazione perenne: allo sguardo di Dio è sol neutrale percorso.
Ognuno in sua vita un po’ raccoglie e disperde, in risposta agl’impulsi in differente sentore: in misterioso crogiolo si fondon istinto e cultura.
Il devoto pensiero ha prefissato le sorti, in due schiere divise degli eletti e dannati: poi dal Verbo divino hanno preteso l’inizio.
Per giustificare l’assunto hanno l’Eden creato, dove bello l’istinto s’esprimeva beato ed eccelsa la gioia, in visione divina.
Hanno posto all’inizio in pretesa la pace, per omologarla dovunque han stravolto il percorso: ciò che era una scelta l’hanno resa obbligata.
Ma in tutto il Creato non vige questa pretesa, negli istinti primari si gioca sempre la vita: della pace e salvezza han costretto i richiami.
Se li accogli e li nutri dopo qualche rimorso, se li vivi e ne godi in tranquilla anima tua, non pensare superbo di star nel regno di Dio.
Stai soltanto nel regno del Creato infinito, tu con la pace nel cuore trovata e gustata: anche senza di essa è vita pure degl’altri.
Ognuno in suo serbo può tener pace o tremore: chi nella vita virtuosa si ritrova beato non ha merito doppio di chi sta nel peccato. Dov’è giusto il confine? Cos’è che ti turba e t’avvolge in timore che nel cuore ripiombi duro il torpore? Perché lo sguardo smarrito rivolgi d’intorno quasi ai tuoi occhi funesta appaia la sorte?
Un po’ la noia ridonda e tedio ti opprime, ogni giorno che passa lo cogli stretto confine: non più belli orizzonti ti appaiono vivi, non hai voglia di mete da proporti a rinnovo.
Forse hai preteso in superbia di andare più oltre di quanto vedevi non fosse ancora bastante: hai mirato al traguardo del solo te stesso, senza benevolo sguardo attorno e vicino.
Hai creduto di avere tu soltanto il diritto di rapire qualcosa anche in potere degli altri: se non concili tuoi propri e desideri comuni, qualche volta vittoria vien cantata da altri.
Ti ha roso l’invidia, hai trovato smentita alla tua pretesa di vederti sempre vincente: non c’è nulla di male che si vinca un po’ tutti, basta prendere atto dove giusto sia il confine. E’ pur vita la loro! Ingranaggi arrugginiti d’una mente complessa cresciuta in paraggi oltre frontiere usuali, rintronata dai flutti di religiosi pensieri, risospinta sui lidi di filosofie diverse: sono oliati soltanto dal desiderio di vita.
Non puoi credere ancora che tu soltanto diverso possa stare nel dubbio che altre persone profane possano vivere ognora anche fuor dai sentieri senza la pace nel cuore senza sorrisi splendenti: ma se vivono intanto è pur vita la loro!
Se ognun sorregge la vita con essa regge ogni giorno, non ha lampi di gioia solo qualche piacere, ha tante paure pendenti poche speranze sicure, ha meritate sfortune per le sventure che crea: se tutto questo sopporta lo vuoi anche dannare? BIT – BYTE – WEB – daiii Questo istintivo comporre tanti bit del cuore Fa bene all’amore?
Questo moto perpetuo di byte che nasce Il cuore ti pasce?
Questi volti celati a inviolata distanza Ti dànno abbastanza?
Questo continuo vocio attraente all’istante Non diventa assordante?
Queste parole in continua rincorsa di byte Non son troppo viavai?
Questo fluente apparire a rintocchi furtivi Non diventan lascivi?
Questo scomparire veloce dal fronte visivo Che cos’ha di giulivo?
Questo sembrar di intuire capire e vedere Non ti pone a sedere?
Questi ammiccanti numerosi messaggi veloci Son d’amore precoci?
Questo gracchiante fruscio di modem in avvio Quando contatta il Buon Dio?
Questo invisibile moto perpetuo di elettroni Ha fatto bene Marconi?
Questo forsennato invio col comodo reply Fa rimpiangere i pepli?
Questa scrittura a continue e velate cesure Richiede censure?
Questi consensi che firmi cliccando ogni volta Ma darà una svolta?
Questo scrivi poi salva e poi copia ed incolla Si può porre in ampolla?
Questa orda ossessiva di messaggi barbini Non ci rende cretini?
... A TUTTI L’ARDUA RISPOSTA... NON USATE L’ELETTRONICA POSTA!!!??? Tanta sofferenza anche nel web! Navighi ore in cerca di fortuna Raccogli emozioni nel frenetico gioco Sospiri ogni tanto come in approdo felice Ripercorri in segreto lineari sentieri, incantato!
Navighi ore e raccogli tanto dolore I sospiri un po’ spesso si fan lacrime grevi Gli approdi infelici sono alla fine maggiori: l’incanto si volge troppo spesso al tormento!
Cercavi l’amore tra neutri byte infiniti Volevi carpirli in espressioni ammiccanti Volevi fermarli nel loro flusso ammaliante: alla fine impietrito ti senti quasi impotente!
Raffreni la voglia da cui hai iniziato Trattieni il respiro per troppo dolore Tramuti in soccorso ciò che credevi conquista Trasformi in aiuto ciò che per te stesso cercavi!
Troppa sofferenza ripercorre nei telematici spazi.
Non puoi far finta di niente, raccoglier solo fortuna Non puoi oltre passare pensando che ognuno si arrangi Non puoi invariata mantenere l’intenzione d’inizio Quando mentre sereno ritrovi smarrimenti incompresi!
Attenua l’ardore dell’erotico senso Porgiti amico quando riscopri lo strazio! Non puoi pensare solo a te stesso nel telematico spazio. La PACE del cuore o il PIACERE del sesso? Questo duro retaggio dell’immaginario devoto che vuole la pace del cuore in orrore del sesso, che vuole l’amore di Dio in fervori ed ex-voto: ha reclamato salvezza restando sol genuflesso!
La salvezza a cui mira nel bel paradiso divino, dannando ogni pulsione dell’istinto e natura, è solo eccelso egoismo del religioso pretino, che associa i lieti piaceri all’eterna sventura.
La sciagura del corpo che l’assilla da sempre lo tortura e rimanda solo ad ineffabili doni: greve il corpo lo vede, quasi orribile ventre in cui ingoia ogni forma di profani splendori.
Han timore del sesso, perché vogliono il cielo, si sono inflitti una pena per la meta sublime: così l’hanno chiamata per resistere al gelo, nuova fiamma trovando oltre lieve confine.
Ma tortura più grande la infliggono ad altri, che non mirano al cielo nel retorico modo: questi eccelsi devoti sono solo più scaltri: per la pace del cuore si son posti sul trono.
Da quel trono i superbi, proclamato divino, hanno trattato l’amore, il sesso e passione come sporche faccende da porre al confino: godon la pace dei sensi dannando l’amore.
Il loro amore è sublime, si veste in candore, il loro corpo è più puro, come l’anima pure: hanno pensato che Dio aborrisca scialbore, e gli eletti Lui voglia casti e senza lordure.
Quanti non hanno in preghiera uguale la pace, solo forti passioni un po’ beate e un po’ dure, sono additati meschini in cuor loro mendace, da questi pii devoti, auguri d’eterne sventure.
Voglion godere la pace e tanta gioia infinita, lasciando agl’altri la pena e duro il tormento; non godere lor sanno la propria bella e pulita: quella diversa da loro ne fanno grave lamento.
Scegli pure, devoto, la pace terrena del corpo, beato anche in preghiera, in sublime pensiero; non pensar tuttavia che tutto altro sia sporco: tuo immaginario sacrale non è divino mistero. L’incanto d’amore si dona in sorriso Non cercare l’incanto d’amore con un cuore richiuso al sorriso; forse non lo stai neppure cercando perché fuori rimane dal tuo sentire.
Forse cerchi uno sguardo intrigante, ma lo cogli quando il sesso ti preme: ti accontenti di ritrovar solo ‘l piacere… purché almeno il consenso si accordi.
Ma pur chi idealizza dell’amore l’incanto si ritrova nell’inverso cammino scontento, perché trova l’amplesso un po’ sconveniente, nella mente introduce un evento opprimente.
Se non è colmo tuo cuore di platonico amore, non creder che grave sia l’erotico senso; già dopo l’amplesso gustato e goduto puoi di nuovo l’affetto donare più alto.
Potrai forse bearti del tuo candido corpo, del tuo sesso inviolato per aderire al richiamo dell’antico precetto di mantener casti i tuoi atti: al più alto gradino non conduce aspra astinenza.
La casta tua veste non tenerla sicura, se non hai nel contempo la mente serena: meglio un sesso goduto senza tormenti sacrali che un devoto pensiero pieno di rimpianti e lamenti.
Un amplesso amoroso dallo sguardo beato, un furente godere che assomigli all’incanto ti daranno più voglia di ampliare l’affetto: avrai maggiore potenza di amare in sorriso. La Lettera scarlatta. La lettera scarlatta cucita sul petto delle donne marchiate come adultere, sole, puritano il castigo agli occhi di tutti.
Quante donne in passato han subito, vergogna, quella greve, più grande a sfregio del cuore: impedite nel corpo a sprigionare passione.
Il piacere più grande di gustare l’amore, l’incanto più bello per cui fare pazzie: impedito alle donne fuor dal letto sponsale,
Quei puritani assassini dei sentimenti d’amore, quei ministri devoti intolleranti del sesso: han colpito le donne, le han marchiate “puttane”.
E gli uomini a schiera a frequentare bordelli o, per non correre rischi, a masturbarsi da soli: la Lettera scarlatta non hanno avuta sul petto.
Anche gli uomini casti, dei religiosi conventi, delle parrocchie inviolate dai profani sorrisi: per il Cielo han represso i lor desideri carnali.
E nell’attesa del Cielo, l’immaginario più grande, han vissuto in tormento il desiderio d’amore: per l’erotismo dannato hanno creato l’Inferno.
Proprio gli uomini, soli, incapaci di amore, senza saperlo vedere come la cosa più bella: hanno inventato le streghe per colpirle nel sesso.
E’ diventata puttana proprio la donna che sempre più del maschio sleale hanno più alto il sentire: amore e sesso indivisi per esaltare la vita.
Per ogni donna a mercede, costretta dal caso, ci sono uomini a schiere per soddisfare la voglia: per ogni donna sconfitta un nugolo di maschi meschini.
Solo del maschio il piacere veniva quasi esaltato, a lui soltanto il diritto di ottenere il diletto: della donna l’orgasmo tenuto a bada nel letto.
Hanno pure inventato l’originale peccato come colpa iniziale di ogni altra sventura: alla donna addossata a discolpa del maschio.
Il piacere del sesso che si esprime in amore, forse la gioia più bella dell’umana avventura, non rendetelo indegno di stare al passo del cielo.
Ben più alto è il bel modo dalla donna vissuto, se più libera fosse di svilupparlo in incanto: mai la donna è puttana se non è l’uomo meschino.
Togliete il marchio scarlatto dal petto di donna; nessuno osi dannarla per la voglia d’amore: anche quando si dona fuor dal letto sponsale!
Ci saranno meno puttane e più maschi completi. Gioioso risveglio fino a notte. Ogni mattino un risveglio diverso. L’alba riaffiora in sorriso di sole giorno s’annuncia lieto ed immerso: dolci sei pronto pronunciar parole!
Canto armonioso di uccelli in volo buono l’umore inducono al sereno: l’animo è aperto, non ti senti solo, tutto intorno appare di gioia pieno!
Occhi stupendi stanno allo sguardo di quanto appare in rinnovata veste: la vita affronti, non la senti azzardo, pronto a rinnovar belle tue richieste!
Tutto in mostra pone il suo bel volto, pure dei tigli in fiore il suo profumo; bello durante il giorno hai pure colto lieto sorriso atto dell’amor consumo.
Dal risveglio dolce soave del mattino al meriggio ti riporti in proficua lena; pure solerte il cane mentre cammino nel prolungato giro prima della cena.
Bella la giornata si porta fino a sera, stupendo lo spettacolo ora io guardo: del cuculo il canto dice la primavera, lucciole delle stelle si fanno baluardo.
Grossa cadente stella ora mi richiama, l’insolita dimensione è desiderio forte che tutto si avveri quanto è mia brama: ti voglio dolce e bella in mia lieta sorte! Quando è grande l’amore Se t’incanti al sorriso di donna e rispondi con lieto tuo sguardo è già questo bel segno sincero del rispetto che tieni in amore.
Se pretendi che un solo sorriso sia l’avviso d’amplesso vicino, è già questo l’accenno procace di morbosa tua cieca passione.
Un dolce sorriso, un cenno d’intesa è solo l’annuncio di respiro più ampio: se vi entri maligno ne riduci il traguardo, se invece sei schietto puoi salire più alto.
Quando hai trovato l’accordo con le parole e sorrisi sinceri, non è ancor questo lo sviluppo amoroso: ma occorre il contorno di baci e carezze.
Ti trovi ora nel mezzo di scelte diverse: se prevale la mira a possedere il bel corpo, ancor non sei pronto a conclusione esaltante, forse agguanti il suo sesso che è solo eccitante.
Anche lei ha accettato la tua voglia di amplesso? Ti ha risposto col corpo ma sua mente è altrove: or ti concede l’amplesso, forse insieme si gode, ma corto è il respiro verso il traguardo d’amore.
Quando è grande l’amore, non procace pulsione, si distendono i baci lungo più intensa passione, si scambiano belle parole e promesse sincere: poi arriva l’amplesso in splendido tratto di cielo. La puttana e l'amica Sui freddi gradini d’una scalinata di pietra stanno amiche due donne di vita diversa: Anna da mesi costretta dare corpo in offerta, l’altra da poco il suo sente vibrar come cetra.
Poco lontano da loro quasi a contrasto inibito sta la chiesa in silenzio in ascolto sommesso della puttana nel corpo senza cuore concesso: mai nessuno l’ha amato, l’han soltanto ferito!
La giovane è bella, studente aperta alla vita, forti e grandi risplendon dentro lei gl’ideali; ora l’incontro con Anna pone dura schiarita dei profondi misteri, ora agli occhi reali.
La giovane è ancor casta dentro suo cuore, ancor nel suo corpo non si sente colpita, neppure conosce per l’esistenza il rancore: tra poco l’apprende dalla Anna smarrita.
La ragazza innocente, solo da poco sua amica, si adegua alla prova di vederla in profondo oltre il corpo in consumo, dai clienti invaso, Da mille e più giorni, a traguardo infecondo.
Anna è stanca e scolpito ha l’animo a morte, poco più che ventenne ha già lacero il cuore: troppi i giorni vissuti fino alla notte premorte, ormai quasi resa incapace di gridarlo il dolore!
La giovane è chiara, le dona tutto il sorriso ogni volta che amica le sta a fianco nel buio, così Anna riprende un po’ del calore reciso dalle pretese in squallore nell’angolo buio.
In pochi incontri serali, al sabato insieme, l’una creatura indifesa per gli acerbi ricatti, l’altra invece impotente condurla alla speme di una vita normale dai veri pensieri scarlatti,
l’amicizia s’estende nei due cuori diversi; non è più sempre sola la puttana costretta a vomitar la sua vita sui maschi dispersi: ha l’amica in attesa, al colloquio l’aspetta.
Pure Anna ha un cuore sognante l’amore, la dolcissima amica glielo sta riscoprendo; Anna sognava e sperava con eguale candore di ogni donna normale in sogno stupendo.
Era questa la parte mai venduta a nessuno… Ma il cliente ha sol fretta del proprio piacere Non ha tempo né cura di considerarla qualcuno: sui bordi di strada devi fare solo il mestiere! Sacro profano erotico impulso. Prorompe in piacere l’erotico impulso, e ben oltre sconfina in abbraccio all’amata, poi s’insinua nel cuore la promessa d’amore.
Sei propenso ad amare se hai la gioia nel cuore; sei disposto al piacere per mantenerla più viva: se all’amore tu guardi, lo vivi come un incanto.
Non puoi forzare nessuno per carpire il piacere: solo nel consenso d’amore o nella libera scelta trovi il piacere più grande, la gioia più intensa.
In questo modo l’impulso è istinto opportuno, più di legge devota ti fa approdare alla pace, se mirando al piacere l’ottieni in amore verace.
Se davvero è ben grande il piacere in amplesso, se lo guadagni in rispetto e passione per l’altra, è già questo un bel segno che non sei egoista...
Il piacere a riscontro dell’attrazione amorosa, se ti lascia un po’dentro della gioia il profumo, non devi averne rimorso o rimpianto importuno.
Non hai bisogno del prete ad assolverti, grazia, se il piacere l’hai colto senza plagio o violenza; se poi ti lascia la gioia, sei sul giusto cammino.
Hai assolto il comando dall’eterno imperante, nell’orizzonte infinito delle creature a confronto: ciò che fai con rispetto in pena mai si trasforma. L’Amore da sogno Entra nel flusso dell’amore da sogno, poi lasciati andare all’incanto d’amore; solleva lo sguardo oltre il sentire banale che lascia in disparte l’ardente passione.
Delizioso l’impulso che inizia dagl’occhi nel gustare visione d’un sorriso splendente, che passa nel cuore e s’irradia nel sesso a smuover sussulti trascurati per altro.
Quello sguardo che implori sia per te indiviso in ammicco e richiamo alla pulsione amorosa è come corolla d’un fiore che in volo richiama il forte erotico istinto per approdar all’unione.
Quando dagl’occhi in profondo ti scende la voglia è buon segno sicuro che puoi tentare il contatto: la natura ha disposto questa attrazione al diletto, basta che tu non l’accolga in meschino miraggio.
Quanto in fascino dolce lei ti porge uno sguardo è solo un primo richiamo non pretesa d’amplesso: il piacere più grande che desiderare è pur giusto vien soltanto un po’ dopo per reciproco assenso.
Hai gustato il sorriso, hai ammirato lo sguardo, hai sentito l’impulso, stai tentando il contatto? Non entrare intrusivo quasi a bruciare il traguardo: devi curare i passaggi per ben approdar all’incanto.
Il piacere è già questo che per primo ti attende: passar a gentili parole affioranti senza finzione; non puoi proferirle sol per ammiccare in incerto, quasi già ti trovassi a pretendere del facile sesso.
Se già muovi i sussulti nell’afferrar la sua mano per accorciare il cammino del percorso affettuoso, non più ammiri il suo sguardo o i suoi occhi ridenti, alla vera passione che turba entrambi gli amanti
non potrai pervenire con espressione esaltante, rimarrai solo al livello dell’eccitazione morbosa. Le parole prima a rintocchi tra sguardi e sorrisi, poi i leggeri palpeggi donati e ricevuti con cura…
riportano lieti i due amanti ai rimandi intriganti: la bramosia si allarga scoprendo altre aperture, va dove s’incontra il caldo appartato in attesa che la passione si esprima nei penetrali recessi. |