Poesie di Antonio Gagliardo


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Parlando alla luna
Questa sera t’ho guardata a lungo,
o candida luna!
Eri piena e luminosa
come sposa contenta il suo giorno nuziale.

Sotto la luce tua raggiante il mio gioire
e il brulicare
di tanti argentei puntini del mare
come frotte di ragazzi giocanti

Al centro d’un cielo cobalto
tra le infinite stelle luccicanti
eri tu armoniosa e ridente
prima donna d’un corpo danzante.

Scivolando sulla schiena del monte
sei andata oltre il mio sguardo
ad illuminare altri mari
e terre lontane.

E’ così dolce e cadenzato
il tuo percorso.
Non ti stanchi, non ti consumi,
ma perché tanta fatica tu fai?

Tu mortale non sei
ed eterna neppure
Dimmi allora, luna, chi fu a darti i natali?
e dov’eri quando l’uomo non era?

Quando entrambi passati saremo,
dove il tempo non c’è
e l’infinito diviene finito,
quale sorte la tua sarà?

Ed io… vedrò ancora il tuo volto?
Oh mia candida luna parlante!

30 settembre 2015

Tenerezza

Come l’aurora
lentamente si tinge di rosa
quando il sole risale
la schiena dei monti,
li riscalda e…. radioso
si mostra all’orizzonte;

così una tenera mano
ha accarezzato le tue guancia
calde e bagnate di lacrime,
il tuo volto dolcemente
è mutato dal pianto al riso
addolcendo i lai del cuore;

Un sorriso tenero e radioso
si espanse dai tuoi occhi
e penetrò fortemente
nell’animo confortante.
Da lontano una voce
arcana si propagò:

non piangere,
non piangere più per me,
mio dolce amore,
sorridi alla vita ed espandi
tutto il tuo amore ovunque
il tuo sguardo si posa.

20 agosto 2014.

Veleggiando in solitario
Ondeggiate nuvole
nell'azzurro cielo,
danzate onde
indorate
da tenui raggi di sole
perché
nelle gocce
cristalline
si riflettono
i miei pensieri.

Un'armonia di pace
mi rapisce
e porta
via con sé le mie ansie
quando il dondolio
mi trascina
leggero
fin su quelle alte nuvole
e il navigare
si fonde
tra cielo e mare.

Poi il vento soffia
soffia sempre più forte
sulla tortuosa rotta
del mio cammino
e mi ricongiunge a te.

Ondeggiate nuvole
danzate onde
il navigar m'è dolce
tra cielo e mare!

Roma, 9 febbraio 2014.

La speranza
Tu, rifugiato che sogni,
vivrai nella terra della speranza
e vedrai nuovi volti che ti circondano.
Potrai sentirti nella patria che amerai,
ma non quella che devi lasciare.
Nei sogni potrai vedere figli felici,
senza oppressione, senza violenza.

Allora, vivi con orgoglio la tua speranza,
vivi quella vita dei sogni:
ti darà la forza del tuo riscatto
e la luce salire da nuovi orizzonti.

Il mondo si trasforma va.
Va verso nuovi cieli e nuova terra
e tu potrai essere un astro di quel firmamento
o una meteora vagante nell'universo.

Roma, 12 dicembre 2013.

Allo specchio
Mi guardo allo specchio
e vedo le rughe,
le pieghe del volto
lo sguardo lontano,
lontano all'indietro
in cerca di me.

Non vedo quel viso
d'allegro fanciullo,
non vedo più i segni
del pieno vigore,
ma solo l'ombra
d'antica beltà.

Or volge lo sguardo
sul lato del cuore
e i palpiti sento
di gioie e dolori
che segnano gli anni,
i giorni e le ore.

Il tempo ancor scorre
qual sogno fuggente,
intesse i ricordi
di tanti momenti
del fiore di vita
che nasce che muore.

D'eterno non resta
che solo l'amore:
s'invola nell'aria
e lascia l'odore
nel lento ritorno
al mio Dio creatore.

Poi torna lo sguardo
sugli occhi ridenti:
non vedo più rughe
né lacrime ardenti,
ma solo il mio nome
nel libro dell'uomo.

Contemplando l'aurora
Dalla schiena di montagne adagiate
a poco a poco s'espande l'aurora;
qualche luce di case brilla ancora
sparse tra le valli un po' assonate.

E come carro con ruote infuocate
il sole troneggia e le ombre divora;
corre sulle onde del mare e le indora
fin dove frangono tra cale sabbiate.

Il Golfo il grigio della notte ha perso
e dei suoi color di terre e case appare;
or vedo azzurro il mare e il cielo terso.

Sotto il sole riprende a faticare
l'uomo; ogni angolo di vita il suo verso.
Rimango con lo sguardo a contemplare.

Scario, 23 ottobre 2013.

Autunno
Foglie ingiallite
svolazzano tra i rami bagnati
sotto tenui raggi di sole.
Si spandono intorno a me
come lontane carezze
che cingono e scaldano il cuore.

Appassito ricordo del tempo
che vola.

Un arcobaleno pallido
si diffonde e abbraccia
terra e mare.
Lì sotto, illuminati,
sono i nostri sguardi,
protesi all'infinito.

Antica cartolina di tempi
passati.

Nessuna parola
impolpa la scena,
muta e fragile
come quelle ingiallite foglie
che si muovono a piccoli tratti
sul viale d'autunno.

Nel plumbeo cielo
un'ultima rondine s'allontana;
speranzosa lascia il suo nido.

Scario, 14 ottobre. 2013.

Serate africane
Tenue luci velavano il cielo al tramonto
e si mescolavano con gli odori
di aride stoppie di dune
colorandosi di giallo sul far della sera.

Stormi di ibis ondeggianti
tingevano gli ultimi bagliori del giorno
con cuneiformi figure.
Che placida sera!

Mentr'io adagiato in terrazzo
rimiravo, incantato,
la mangusta attraversava il mio sguardo
tra le penombre della sera.

Talvolta nella mente scorrevano le figure del dì,
e vedevo emaciati sguardi di gente,
luoghi devastati dalle umane assurdità
Oh quanto turbata mutava la mia sera!

Sono ricordi che non posso scordare:
sofferenze di quel popolo africano che,
affamato di pane e di pace,
bramava languente da mane a sera.

Vedo ancora quegli occhi di bimbi,
inorriditi, innocenti e gioiosi,
gremire le polverose vie di Mogadiscio
dileguandosi nel buio della sera.

Lì era anche Mustafà sventolare
al nostro passaggio un piccolo Tricolore.
Sul visino paffuto la gioia e il dolore
m'apparivano come le luci e le ombre della sera!

Attesa
Un solo respiro
dopo il suo sorriso
fuggitivo e altero.

Poi un tenue lamento
echeggiò nel bosco,
oscuro e intenso di pini,
e, come fievole farfalla,
aleggiò
illuminata dagli ultimi raggi di sole
tra quei rami,
dileguandosi nel buio.

Il fischio del treno
allontanò il distacco,
penetrò nel tunnel
interminabile,
correndo su binari
verso l'orizzonte.

Il mio animo scosso
trova conforto
nell'attesa aldilà dell'orizzonte.

Scario, 8 settembre 2013.

Tartarughe al sole
Uscì dal mare stanca e speranzosa,
si adagiò sulla nuda spiaggia e attese.
Poi prese forza e scavò…..
nella sabbia tiepida e odorosa.

Ormai il giorno volge a sera,
le tenebre della notte si espandono,
il silenzio domina lo sciabordio dell'onda
e placa i battiti del cuore e i suoi sospiri.

Il tempo scorre verso l'oblio,
misterioso,
e, quando si schiude, dà luce e colori
a quelle abbandonate uova sulla sabbia:
nuovi fervori di vita si agitano sotto il sole
e corrono verso il mare.

Chi mai saprà se quelle tenere creature
cercheranno chi gli ha dato vita
tra i flutti e le incertezza dell'immensità!

Scario, 8 agosto 2013.

Notturno
Mi ritornano spesso in mente
i rintocchi vespertini di campana
del vicino campanile del mio paese
tra il crepuscolo e il buio della notte.
Nel silenzio che seguiva, udivo
le note d'una dolce melodia da lontano
che mi penetravano nell'animo
e distendevano il pensar mio.

La mente s'assopiva a poco a poco,
ma, come riposato uccello migratore
che riprende il volo dopo la sosta
verso lidi lontani, così rinveniva,
carica di passioni e fantasie
suscitate da quella dolce melodia,
tra le luci e le ombre della notte
e il profumo che emanava la mia terra.

Il peregrinar mi porta assai lontano,
ma come quell'uccello migratore
che ritorna a ritrovare il suo nido,
tal fu la sorte mia di ritrovare amore,
in una cheta sera di mezz'estate
sotto il cielo illuminata dalla luna,
al suono di quelle dolci melodie.

Solo il tempo ha disperso
i sogni e le passioni di quei momenti
come si disperdevano nell'aria
quei rintocchi vespertini di campana.

Roma, 13 gennaio 2013

Inganno e tenerezza
Bagliori di sole raggianti
filtrano tra i rami e sfiorano
occhi chiusi assonnati.

Il sorriso sul volto che affiora
mi turba, mi scuote, mi avvolge
come tuono impetuoso rimbombo
al seguir del bagliore del lampo.

In quegli occhi sornioni io vedo
le onde del mare placarsi,
al seguir di furiosa tempesta,
accarezza lo scoglio, e poi canta
la consueta sua cadenzata melodia.

Mi invita a sorridere anch'io!

Roma, 10 febbraio 2013.


La composizione che ho scritto e vi mando per la pubblicazione, vuole essere un'ode (non so quanto fedele alla metrica sia) riferita al sacrificio di undici carabinieri, barbaramente trucidati da una banda di partigiani titini il 10 settembre 1943 (due giorni dopo l'armistizio). Erano provenienti da varie parti d'Italia e vigilavano una centrale idroelettrica a Bretto Inferiore, a quel tempo in provincia di Gorizia (oggi territorio sloveno). Furono portati legati sull'altopiano di Malga Bala (SLO) e lì selvaggiamente torturati e finiti. Altri quattro carabinieri, che componevano il drappello, si salvarono perchè in licenza. La ricostruzione storica dell'episodio ha dato luogo, tra l'altro, al conferimento di una medaglia d'oro alla memoria di quei carabinieri, da parte del Presidente Napolitano tre anni fa.

Ricordando Malga Bala
Erano quindici, giovani e forti,
Schiavi soltanto del solenne Patto,
Eran venuti da lontane parti
Per vigilare in quello di Bretto.

Quando su loro un triste destino,
Che quel vile odio, atroce e maligno,
Guerra insanguinò e tregua persino,
S'abbatté qual devastante macigno.

Portaron con duol pesante fardello
Con forte speranza e sostegno di fé.
E, come agnelli portati al macello,
Non chiesero mai nemmeno il perché.

Or, ricordare quei figli dell'Arma
Della sua storia altra gemma lucente,
E' grande onor alimentar la fiamma
Che arde nei cuori, viva e splendente.

Roma, 18 gennaio 2013.

Dopo la poesia "Leggendo Giobbe", pubblicatami un paio di mesi fa, ho scritto una sulla sua continuazione tematica. Il suo titoloè "Oltre Giobbe". Qui, lasciato il dialogo di Giobbe con i suoi interlocutori, come affiora nel capitolo 14 del Libro di Giobbe (Vecchio Testamento), dove la vita dell'uomo cessa con la morte e non vale nemmeno quella dell'albero che ha possibilità di ricrescere quando le radici danno alla luce nuovi germogli, in "Oltre Giobbe" si ha una concezione diversa del dopo la morte: la resurrezione per il credente che si rifà al Nuovo Testamento o, per chi non crede, la memoria che può non far morire l'uomo del tutto (anche all'oraziano senso del non omnis moriar).

Oltre Giobbe
Signore, tu fai muovere il tempo,
gli astri del cielo e dai
la luce del giorno e
il buio della notte;
la pioggia che bagna la terra,
la vita a tutte le creature.

Sotto il cielo il sorriso e il dolore,
l'amore e l'odio, misteriosamente,
accomunano tutti gli esseri viventi
e determinano la lotta della vita.

Allora, l'uomo si domanda:
perché non sol sorriso?
perché non solo amore?
perché la morte domina la vita?
E si domanda ancora:
un Dio buono
potrà lasciar prevalere l'odio sull'amore?
potrà che si tramuti la gioia in dolore?
potrà la morte trionfare sulla vita?

Il saggio risponde: no, giammai potrà.
La vita dopo la morte,
come l'albero reciso troverà linfa di nuova vita
quando la radice farà sbocciare nuovi germogli,
così l'uomo giusto rivedrà nuovi cieli e nuova terra.

Tal rinascitaè, per chi crede e spera,
il paradiso;
per il non credente,
la memoria,
il faro acceso della storia,
che proietta la sua luce sull'oscurità dell'oblio.

Roma, 27 novembre 2012.

Armonia della luce
Oh luce del primo mattino,
risveglio del fiore assopito,
dai monti inarchi l’inchino
al dormente rivolgi l’invito.

Il sole già all’onda vicino
che brilla che danza il suo rito;
richiama sovente il delfino:
armonia d’amore infinito.

Oh luce del cielo splendente
della vita tenera speme
ch’anela alla pia sorgente,

ove regna potente quel Seme
che dà amore al cuore dolente,
vittoria al prode che non teme.

Scario, 8 gennaio 2013

La Fedelissima ed io
Fin quando….
           lo sguardo spazia
nell'azzurro mare del Golfo
e la dolce brezza del mattino
m'invita a drizzar le vele,
io non cesserò d'amare
La Fedelissima e le sue bianche tele.

Fin quando….
           il sole splende
sull'amena costa della Masseta,
riscalda la sabbia delle cale,
tinteggia di rosso le scogliere
al lento annegar del suo tramonto
là, dove il mare col ciel si fonde,
sarà anche lo sguardo mio.

Fin quando….
           la luna s'inarca
nel cielo trapunto di stelle
e illumina il buio della notte,
la sua luce guiderà le mie rotte
verso sicuri lidi spargendo
i suoi riflessi tra mare e costa.

Fin quando….
                        la mente si nutre
di questi soavi bei pensieri,
che danno lume ai miei ricordi,
non si spegnerà neppur la fiamma
della speranza di vivere ancora
cotanta grazia che il Creator largì.

Ma quando…
                   il baglior di vita volge
a sera e il buio della notte cala,
io fermerò la rotta de La Fedelissima
nella cheta baia del Buondormire.
Lì getterò la sua ancora sicura
e attenderò la luce della celeste aurora.

Non sol pace del boschetto
Sul muschiato prato del bel boschetto
tante mammole, viole e ciclamini
danno la gioia a grandi e piccini,
manto brucoso d'ogni animaletto.

Sulle chiumose querce un falchetto
adocchia svolazzanti uccellini;
sotto stanno pastori e contadini,
luogo di funghi da lor prediletto.

Un tal pittorico angolo di pace
contrasta col clamor della città
dove la vitaè pur tanto fugace.

Non può esser solo gioia e serenità:
è un'illusione dell'uomo, incapace
di invertire il corso dell'umanità.

Roma, 23 novembre 2012.

Leggendo Giobbe
Come un fiore
spunta radioso
al mattino e
viene reciso,
così l'uomo
nato da donna
si sazia d'affanni
in una vita breve.
Poi svanisce
simile all'ombra della sera.

Anche il tempo,
nel silenzio profondo
dell'universo, scorre
e non dà speranza
all'uomo di risorgere.

Meglio l'albero reciso:
le sue radici possono
ridar la vita
dischiudendo al cielo
nuovi germogli!

Roma, 12 novembre 2012.

Le luci della vita
Nel buio della notte
vedo danzar
davanti ai miei occhi
creature luminose.
Sono tante, tante
e brillano d'incanto!

La vista poi si spegne e
vedo solo il buio della notte.

Un fremito dal cuore
mi fa riaprire gli occhi:
m'appare raggiante
solo la stella del mattino.

I primi raggi del sole
tra i monti fan capolino
tingendo di rosa l'orizzonte.
Il bagliore s'espande:
non vedo più le luci della notte,
non più brillar le luminescenti stelle,
non più il blu dell'oscuro cielo.

E' la luce d'un nuovo giorno
che illumina la vita;
e l'imperituro susseguirsi
delle luci del tempo
che misteriosamente
s'alternano sulla Terra.

Allora mi viene voglia di gridare:
grazie, Signore, delle luci della vita!

Roma, 10 novembre 2012.  

Composizione dedicata alla dottoressa Gaetana Sorrentino, medico di famiglia.

Libertà vo cercando
La vita ognor s'affanna
tra quei miei tant' impegni,
geriatrici sostegni;
la libertà s'appanna.

Pur sento incatenati
passioni e miei pensieri.
Liberi sol doveri
da tutti ognor vocati.

Il tempo veloce va,
beltà porta via con sé,
lasciando soltanto a me
le pene della mia età.

Mi sento imprigionata
senza subir processo,
davvero, lo confesso,
d'essere mai accusata.

A volte mi vien voglia
di mollare gli ormeggi,
seguire nuove leggi,
onde varcar la soglia

delle sacre pensioni
per sentirmi libera,
dalla mattina a sera,
delle mie sensazioni.

Perché m'accorgo, mesta,
la vitaè come cera
al fuoco, come atmosfera
al ciel: svanisce lesta.

Scario, 1 novembre 2012.
 

Preghiera
La preghiera sale a Te, o mio Signore,
quando Tu luce dai al mio mattino
ed io invoco Te con gran vigore
di guidare i passi del mio cammino.

Il giorno mi coinvolge in tanti affanni
e nel pensier mio Tu non trovi posto,
ma sei con me ad allontanar gli inganni
e debellare il male ad ogni costo.

Il giorno volge, a poco a poco, a sera
e nel cuor mio affiora ancor più ardente
il desiderio di ricercar Te nella preghiera,
con animo sereno, ma penitente.

Perciò, anima mia, non consentire
che il turbinare del giorno possa impedire
giammai la vita mia d'aver l'onore
di ospitare sempre il mio Signore.

Roma, 8 aprile 2012
 

Vana ricerca del nido
Sopra le fiamme di roghi estesi
due falchi cercano il loro nido
volteggiando intimoriti e tesi;
ad ogni nuovo tentativo un grido

veder loro teneri figli presi
da quel vile ardor e il brivido
mortale spense i lor rai accesi
al vano ritrovar del caro nido.

Il canader al fin doma i fuochi;
tra la cenere ch'ammanta il suolo
giace anche la speme di quei falchi.

Poi, un altro forte grido di duolo,
lasciano quivi ricordi non pochi
allontanandosi per l'ultimo volo.

Scario, 29 agosto 2012.

NOTA:
Sonetto scritto il giorno dopo del solito incendio alla collina di Scario.

L'ultima rosa
Nel giardino senza fiori
ho raccolto l'ultima
rosa per te.
E' la rosa rossa
dal profumo soave
che tu preferisti
allo sbocciare dell'amore.

A prima vista
il tuo sguardo raggiante
su di essa si espande,
poi diventa pensoso
e svanisce
nell'aria
come il profumo della rosa.

Purpurea e odorosa,
inebriò il tuo amore
di gioventù;
ora rimane
un leggiadro cimelio,
un fiore che adorna la casa,
e nulla più.

Ma, come il giardino
in autunno perde ogni fiore,
e si prepara al risveglio
di una nuova primavera,
così un non più giovane cuore
spera nel risveglio
d'un ritrovato amore.

Scario, 23 ottobre 2012.

Volti sconosciuti
Volti sconosciuti
s'incrociano fuggenti
per le vie della città
e si dileguano
nell'aria
tra il frastuono
assonante e ripetuto
della quotidianità.

Il tempo imperituro
atono e fuggente,
come fiume in piena
che disperde in mare
la sua acqua e i detriti che trascina,
porta via con sé
anche quei volti sconosciuti
per i sentieri dell'oblio.

Ricompensa divina
Ti imploro, anima mia,
non essere turbata
dall'oscurità
dell'irriconoscenza.
Spera
fiduciosa
nell'eternità dell'Amore
che ti dona
ogni ricompensa.

Il piacere
Appagamento dello spirito
è il piacere del corpo
e della mente.
Ma non sempre
inebria i cuori
che si sazia solo
dell'amore.

Sensazioni dell'animo
Come farfalla
leggera
nell'aria aprica
aleggia
così l'animo sereno
ondeggia
quando lo sguardo
si posa sui volti
onesti e puri.

Il cuore piange
e l'animo si dispera
quando l'inganno
tradisce l'amore
e turba la verità.
Io mi sento solo
o mi ribello!

Roma 10 ottobre 2012.

Bulgheria. quanti ricordi!
M'è sempre dolce alla mia mente
ricordare i colori del mattino
quando il sol faceva capolino
su Bulgheria ancora dormente.

Diversi eran quelli della sera:
la luce del tramonto s'adagiava
e alle spalle il monte baciava,
quando la luna sul Golfo già era.

La mente mia più saziaè ancor
rimembrar di gioventù i ricordi
che della bell'età riempiono il cor.

Ma'l più forte dei miei ricordi
son i materni affetti che ancor
vivo. E sia ch'io mai li scordi!

Roma, 20 aprile 2012.

NOTE: Il sonetto descrive la montagna alle cui pendici si adagia il mio paese che affaccia sul golfo di Policastro.

Costa della Masseta
O maestosa costa della Masseta,
che sinuosa troneggi in sulle cale,
al navigante dai i suoi orizzonti
e ai gabbiani impettiti sicuro lido,
custodisci tra gli anfratti i miei ricordi.

Or l'animo contrito dell'età avanzata
trova conforto nell'immutata tua bellezza
che appare come fanciulla ardente,
desiderata dal suo amante che
non perde mai l'ardore d'abbracciarla.

Tu, imperitura rocca al mio sguardo,
testimone dell'età gioiosa,
eri il crogiuolo delle speranze
quando al mattino mi immergevo
nelle chiare acque delle tue marine.

Nello scrigno di quei bei ricordi
serbo ancora la salsedine dell'onda,
l'odore del muschio dello scoglio
e la fresca brezza del mattino sulla pelle,
o meravigliosa costa della Masseta!

Scario, 23 agosto 2012.

NOTA: La costa degli Infreschi e della Masseta, area marina protetta,è un incontaminato lembo del golfo di Policastro.

Brezza del mattino
E' dolce rimirare al sorger del mattino
i fiori, le foglie e augelli del giardino
quando, al tepore della marina brezza,
i primi bagliori del sole s'intrecciano
timidamente tra i rami degli ulivi secolari
e li accarezza.
Il tempo appare interminabile,
fuggente e inafferrabile,
come il fluire dell'acqua d'un ruscello
che trascina a valle ogni detrito della terra.
E' lo scorrere della vita
che porta via con sé i suoi ricordi:
le gioie e le amarezze verso la muta eternità.

Amo il mio paese
Amo il paese che m'ha dato i natali,
i giochi adolescenziali,
i fervori e i giovanili amori,
e le speranze del futuro che
si fondevano con le asprezze della terra,
l'incantevole sguardo sull'azzurro mare,
la bonaria rozzezza dei costumi,
l'umiltà della gente semplice e generosa,
il sapore della cucina povera e naturale,
l'audacia dell'operoso contadino,
e il cadenzato tran-tran dell'artigiano.

Sono le impronte del mio passato
che mi hanno sempre accompagnato
nel peregrinar verso i lidi della vita,
e l'esser e l'agir mio hanno animato.

Or quando ritorno da te, o mio paese caro,
rivivo come sogno ciò cheè stato:
la giovinezza spensierata,
la casa ove son nato,
i luoghi ove ho giocato,
e i radicati vani tabù;
e m'accorgo esser solo ricordi
d'una vita che in quei luoghi nonè più.

Oh quanto vorrei ridarti quei valori che mi desti,
le esperienze maturate per farti uscire dai vizi
del potere che a lungo ha esercitato il calpestio
dei diritti e delle attese, o mio paese natio!

Scario, 4 settembre 2012.

Il ritorno dell'usignolo
A lungo il mio giardino fu allietato
dal soave canto dell'usignolo.

Poi il turbinar delle tempeste
ha fatto cadere il nido in sulle spine
d'un roseto di sol rovi ridotto:
non più i colori delle sue rose,
ma aridi germogli d'amare piante
han turbato i dì del mio giardino.

E come l'incalzar della tempesta
ogni baglior di luce spazza via,
così mutò il giovanil mio ardore:
l'amor verace se ne andò via
per ceder posto ad un sopito amore.

Ma la speranza non fu mai vinta
e nuova linfa alimentò la fede
di riveder tornar nel mio giardino
il soave canto dell'usignolo
per ridonare alla vita un ritrovato amore.

Scario, 27 luglio 2012.

A mia madre
Quando in grembo mi nutrivi
di due cuori i battiti avvertivi.
Quando poi la luce mi hai dato
una carezza m'ha sfiorato.

Mentre al seno m'acchetavi
o teneramente mi lavavi
il mio sguardo sul tuo viso
incrociava amorevole sorriso.

Scorre il tempo lentamente;
tu con gioia e amore ardente,
per far crescere il tuo piccino
vegli i passi del suo cammino.

Con papà tu m'hai donato
i valori e i sentimenti,
per amare ed essere amato,
negl'incontri con le genti.

Tutto quello che mi hai dato
alla vita m' ha tanto giovato,
nel lavoro e per l'onore.

Ora sento nel mio cuore
vivo il palpito d'un amore,
che non più ho ritrovato.

Sì, da quando m'hai lasciato,
il dolor mio empie le ore
col conforto del Signore.

Roma, 13 aprile 2012.

Alla luna
O raggiante luna, che tra i monti
appari al mio sguardo, a prima sera,
ti vedo mescolare le luci del tramonto
coi colori del mare, il tremolio delle onde
e gli illuminati paesi della riviera.

Tu, quando ti inarchi nel cielo e
giganteggi tra le infinite stelle,
dai luce ai miei pensieri della sera
e susciti i desideri del mio cuore
di tenere carezze al mio amore.

Tu sei la stessa raggiante luna
che illuminò lo sguardo mio
incantato sugli azzurri occhi
della donna mia e gli indecisi passi
che facevano fiorir l'amore.

Il tempo, che scorre inesorabile,
scandisce i momenti dell'amore
e ne muta i toni e le allegrezze,
ma giammai può spegnere la
calorosa luce tua, o candida luna,
di quella lontana sera di luglio che
inebriò il nostro primo amore!

Tu, o luna, ridà forza a quella luce:
illumina e guida i passi nostri
lungo i sentieri dell'eterno Amore
con un rinnovato ardore.

Scario, 31 agosto 2012.

Vorrei
Vorrei portare con me solo quello
che entra in valigia, nel cuore e nella mente:
nella valigia le cose per vivere,
nel cuore i miei affetti,
nella mente i miei ricordi.

Vorrei, poi, solcare le onde del mare
sospinto dalle ali del vento,
e, nella soave quiete del silenzio,
abbracciare libertà e meditazione.

Vorrei, in fine, percorrere i sentieri della vita
nella speranza di trovare un sereno tramonto,
spargendo, nell'infinito spazio del tempo, il mio ricordo
con la gioia d'aver reso onore a chi m' ha dato i natali.

Roma, 21 marzo 2012.

NOTA: la mia prima poesia scritta in occasione di un invito ad un simposio di poeti tenuto
A Trastevere su Saffo.

Alla sera
Una serena quiete l'animo anela
quando faticoso giorno volge a sera.
La famiglia trova pace nella preghiera,
e la riposante notte sulla dimora cala.

Anche la campagna ha la sua sera:
l'autunno la tinge di giallastre foglie;
il contadino i suoi ultimi frutti coglie,
lascia l'aratro e nuova stagione spera.

O placida sera, tu che dai serenità
e riposo alla terra e al contadino,
dona speranza e quiete all'umanità,

sì che possa vivere una pace vera,
lenire ingiustizie, duoli e infermità,
allontanando…….la sua ultima sera.

Scario, 11 settembre 2012.

NOTA:
L'11 settembre, il mondo intero ricorda l'insensato tragico attendato alle Torri gemelle e al Pentagono; le conseguenze che hanno portato ad una catena, tuttora in atto, di morte e atrocità in un mondo in fermento che non trova pace, e anela la speranza di trovarla.
Questo sonetto, che esprime metaforicamente la serenità d'animo dei vecchi e semplici valori sublimati dalla pace della sera, invoca la stessa sera per l'intera umanità che soffre.

Vele
Al mio sguardo come sogno appare,
nelle cerule acque del raggiante mare,
un'infinità di piccole e grandi vele:
volteggiano simile a candide farfalle.

L'occhio s'illumina e il cuor s'allarga:
sono ragazzi e diversamente dotati
che veleggiano, gioiosi e sicuri,
sulle leggiadre onde dei miei sogni!

L'eloquente bellezza della costa
si fonde con la vita dell'età gioiosa
e, come arcobaleno tra terra e mare,
lega lo sguardo mio a quelle vele.

Ricompensa grande m'inonda il cuore
nel vedere i frutti della mia speranza:
è la scuola velica sognata;
è Madre Natura gratificata;
è la Terra ai figli riconsegnata.

Scario, 13 settembre 2012



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