Meriggio di primavera  
    Si son sciolte 
    le nebbie del mattino 
    fugate dal vento 
    del Sud. 
    Intorpidita dal freddo 
    sbadiglia la primavera  
    nel meriggio 
    di incredule margherite. 
     
    Verranno di nuovo 
    i crepuscoli vermigli  
    sui mari di zaffiro  
    e sui prati di giada  
    dove i silenzi di stelle 
    aprono distese 
    ai sentieri dell’anima. 
     
    Tutto rinasce 
    per poi morire  
    …senza arrivare alla fine. 
    Con quanti ancora, 
    uomo, dividerai  
    quest’assurdo stupore 
    delle stagioni? 
    -Da Orizzonti diversi-    
    
         
   
                             
   
    Settembre sul Tirreno   
    Ribelle 
    è il colore del mare 
    nell’onda che rantola 
    nella tempesta. 
     
    Sull’oro di sabbia 
    si annullano 
    pagine d’azzurro 
    partite per il grigio 
    di nebbiosi mattini.  
     
    Gemme di conchiglie 
    sui rami secchi, 
    forme bizzarre 
    mosse dal guizzo  
    d’inattese folate. 
     
    Cimeli rubati 
    a giorni di sale 
    si spengono i sassi 
    di un’estate finita 
    lontani dal bacio  
    di soffice schiuma. 
     
    Meriggio di primavera  
    Si son sciolte 
    le nebbie del mattino 
    fugate dal vento 
    del Sud. 
    Intorpidita dal freddo 
    sbadiglia la primavera  
    nel meriggio 
    di incredule margherite. 
     
    Verranno di nuovo 
    i crepuscoli vermigli  
    sui mari di zaffiro  
    e sui prati di giada  
    dove i silenzi di stelle 
    aprono distese 
    ai sentieri dell’anima. 
     
    Tutto rinasce 
    per poi morire  
    …senza arrivare alla fine. 
    Con quanti ancora, 
    uomo, dividerai  
    quest’assurdo stupore 
    delle stagioni?  
    -Da Orizzonti diversi-  
     
    
      
                             
   
    Alla Calabria  
    Quando mia madre 
    mi parlava di te 
    dentro i suoi occhi 
    scoprivo le colline 
    le bianche vette 
    i fiumi, le cascate 
    il tocco lieve 
    del cobalto mare 
    e la frescura 
    d’ineguagliati monti. 
     
    Mi raccontava storie 
    di devota gente 
    che sa amare 
    ed anche soffrire 
    parca e felice 
    di semplici sapori. 
     
    In ogni estate 
    aspettavo quel treno 
    che serpeggiando  
    s’inerpicava ansante 
    per groppe ombrose 
    pieghe alberate 
    e poi correva libero  
    fino a Cosenza 
    dove trovavo  
    braccia d’amore. 
     
    Amata Calabria 
    è’ sul tuo cuore 
    che io ho vissuto. 
    Nelle tue albe 
    mi son perpetuata 
    e nel sereno argento 
    accoglierò i tuoi tramonti 
    …e quando è l’ora 
    dormire nel tuo seno.    
    
    -Da Orizzonti diversi- 
    
           
   
                             
   
    Ho sognato il mare  
  Nel buio della stanza 
  dal profondo torpore 
  ebbro di salsedine 
  il verso del mare 
  culla la mia memoria. 
   
  Ghermisce i sensi  
  impetuoso 
  esplora l’intimo 
  fra sogno e realtà  
  inesauribile 
  fascino e mistero. 
   
  Scrigni opalescenti  
  sull’aureo arenile:  
  intarsi d’amore 
  lambiscono la mente. 
  Pagine di poesie 
  fogli animati… 
  tramutati in onde 
  dal vento. 
   
  Distanti 
  concitati raggi di luce 
  diradano l’oblio. 
  Mi sveglio: è l’alba.  
    
         
                             
   
    -Da Orizzonti diversi-  
     
  
  Ansia di vivere 
  Uomo che corri  
  verso il domani! 
  Sprovveduto nell'insidia 
  allunghi il tuo passo 
  verso il buio. 
  Eclissi di male 
  oscureranno occhi trafitti 
  da lame di sale.  
  Il dolore 
  del martoriato corpo 
  irrigidirà l'ultima carezza. 
   
  Vivi nell'attesa 
  di strappare 
  pagine di calendari… 
   
  Uomo, fermati! 
  Raccogli 
  su ardenti sponde  
  petali intrisi d'amore. 
  Scopri dita argentate  
  lambire acque di grafite. 
  Inspira refoli 
  di risvegliate fragranze. 
   
  Nessuno 
  ti ha chiesto nulla 
  per darti tutto questo! 
  Tutto questo 
  che tu… distruggi… 
  nell'ansia di vivere. 
   
  
      
                      
    
    
                      
      Sera d'autunno 
      Volti di pioggia 
      nella sera d'autunno. 
      Serpeggiano  
      nell' intenso movimento 
      tremiti di freddo. 
      Non una stella 
      nel cielo 
      assurdamente bianco. 
       
      Ancora un giorno  
      di sorrisi da clown 
      plasmando argilla 
      di disperazione. 
       
      Marchi di fuoco 
      segnano il destino 
      ed il falco  
      cerca la sua preda… 
       
      Il preteso esistere 
      estraneo all'intimo volere 
      sdoppia l'immagine 
      sullo specchio delle passioni. 
       
      Ghirigori sui vetri appannati 
      di un'auto ferma 
      tracciano l'onda dei pensieri.  
      E domani…  Impossibile  toccare i ricordi  e riascoltare parole  aggrovigliate  in fitte nebbie.  Occhi dimenticati  legano al passato  mani protese.    Sogni mai vissuti  riaffiorano prepotenti.  Nell’insofferente tedio  dell’attimo inarrestabile  il latrare di un cane  assale ricorrenti visioni.    E domani…  attraverso le crepe  dei muri del dolore  riuscirà il sole a filtrare? 
  L’anima  Nuda,  in uno scrigno  di maschere di pietra.    Brucia nella passione  ma non incenerisce.  Urla per notti in bianco  senza che orecchi  odano il tormento.  Pesa più di un macigno  negli abbandoni  che dilaniano ricordi.    Alcova  d’ eterna gioventù  raccoglie sensazioni,  freme, esulta…  Ubriaca di piccole emozioni  diffonde nell’ immaginario  effluvi di momenti fugaci. L’incessante cammino  Dissipa  il tempo impietoso  la grande ricchezza  dell’incedere leggero.  Si allungano ombre  su orme faticose  vicine al tramonto.    Sopravvivere al silenzio  la meta di eccelsi intelletti!  Scolpiscono attimi d’eterno  dell’inarrestabile corsa.    Altre speranze  all’alba di domani  percorreranno  l’incessante cammino.  Arderanno nuovi ceri  sull’altare dei sogni  per consumarsi  in giorni sempre uguali. La quotidiana menzogna  Trasportati dal magma  dell’umana materia  nella fossa  dell’oscura meta,  vortichiamo nella ressa  di rovinosi eventi.  Teatrini di cartapesta  ospitano  la quotidiana menzogna  di burattini con finti sorrisi  rigidi al copione  di assurde convinzioni,  votati per incoscienza  all’infelicità…  proiettati dall’inettitudine  su lapidi senza storia.    L’infima plebe degli ignavi  indifferente al sommo potere  della mente  nell’orrido spreco del tempo  dissipa  la ignorata ricchezza.    E quando cala il sipario  sul rituale degli inganni,  nella bruciante agonia  dei sogni  è troppo tardi per pentirsi,  è troppo tardi  per ricominciare… Un’altra primavera  Pianta intirizzita  dal lungo inverno  si risveglia  l’anima pigra  invocando amore  luce, calore.    Ma l’urlo solitario  echeggia infruttuoso  rimbalzando  su aride rocce  su cui non fioriscono stelle.    Aspettare ancora…  un’altra primavera. Folate d’immenso  Voli di gabbiani  rapiscono  lo sguardo.  Vele  di anonime rive  increspano  onde stanche.    Folate d’immenso  Colmano  voragini di granito  rischiarando  distese avverse  di pellicole srotolate.    Con fili invisibili  tesse  instancabile la mente  tele di fiori  mai dischiusi.    Braccia salate  raccolgono  malinconiche  voglie d’amore  su lacerate  pagine di sabbia.   
   Nell’immenso del silenzio  Onde invisibili  nell’infinito  che non ha tempo.  Impercettibili vibrazioni  arrivano  dal nulla apparente…    Senza sosta  nell’immenso del silenzio  si perpetua la voce  del vivere.    Nell’universo nascosto  il forte richiamo  all’esistenza  spiega le ali  nella luce dell’amore.    
  Amore e Psiche  Innalza la mente  cattedrali invisibili  di melodie sinuose.    Amare l’ignoto?  Amare  un pensiero?    Respiro lontano  soffia sul viso  come dolce zefiro.    Prima dell’alba  goccia di olio  bollente  cade svegliando  riccioli sparsi  senza carezze.    Angelo o mostro  l’anima brucia  nel fuoco senza pace.    Il tempo non ha un’anima  Giorni eterni ed immoti  sgranati  senza consapevolezza.  Rimpianto di solstizi  in cui spuntavano  teneri virgulti.    Memorie flagellate,  sferzate  da funi d’inganno  chiudono porte  alle spalle.  I forconi del tempo  premono dolorosi  nei fianchi  spingendo intenti  che vogliono porre fine  al mal sottile.    La terra  fradicia di dolore  custodisce  lacrime impotenti.    Non c’è nessuno  al quale ribellarsi  perché il tempo  non ha un’anima.    Il fuoco sacro dell’arte  Approda lo spirito  nell’estro ultraterreno  dissipando le tenebre  del ritmo incessante.    Strappato agli Dei  si rivela nei tratti  di chiarori lunari  il fuoco sacro  dell’eccelso sentire.    Inventa forme,  ghirigori febbrili  lembi di suggestione.  Vivifica aridi luoghi  di giorni infecondi.    Diventano i pensieri  poesia d’immagini,  fremiti di libertà  eco di voci lontane,  luci ed odori  di terre senza nome.    Con i colori dei sensi    l’anima dipinge  attimi fuggenti  eppure interminabili  fiamme di questo fuoco  che scolpiscono sul tempo  l’essenza immortale  di spazi di vita,  di sogni …d’amore.  |