Racconti di Davide Camerin


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Nove febbraio
C'è il recupero della sfilata dei carri di carnevale… dovevano farli una settimana fa … pioveva, che culo … l'avevo quasi sfangata… che il paesino in cui vivo ha manie di grandezza, e complessi di inferiorità… provincialismo elevato al cubo… un bocciodromo degno di Milano, un municipio che è un manifesto futurista, la sfilata carnevalesca per il centro storico della città… ma quale centro… una serie di case cresciute come funghi là dove c'era l'erba negli anni dello sviluppo del mitico NordEst … una tristezza che solo Fantozzi…
Ogni lasciata è persa… macché, oggi si recupera… blocco del traffico, divieto di parcheggio dalle 13 alle 18.
Io, che abito in centro, devo posteggiare la macchina nel piazzale della chiesa… di mio, scomodo qualche santo… la controparte sarebbe rimanere bloccato in casa tutto il pomeriggio… zitto e sposta, siamo nati per soffrire.

Poi, la fortuna getta il suo sguardo sulla giornata… per una somma di coincidenze mia figlia decide che non vuole andare alla sfilata, ha in programma una festa in maschera… che botta di culo… la porto alla festa e alle 14.37 il divano è mio!

Il divano è il luogo deputato al riposo del giusto!
Di sabato, nel primissimo pomeriggio… quando ti viene quell'abbiocco post-prandiale… che assolutamente non puoi neanche prendere in considerazione, durante la tua settimana produttiva… il divano purifica, ti rende migliore, come la schiuma di Gaber… non è mica impegnativo come il letto… puoi permetterti il lusso di stare vestito, così come sei… tirar su la copertina… reclinare il capo piano piano… pensare alla sfilata che ti stai perdendo… coi carri e la musica, a un volume che ti provoca un'otosclerosi in tempo zero... che poi fuori fa un freddo becco… qui invece, nell'infinito silenzio del divano, la musica sfuma… mi sovvien l'eterno… s'annega il pensier mio… e il naufragar m'è dolce in questo mare… paf!

Un fade-in lento… basso e cassa… piano piano… cassa-basso… cresce dalle profondità di un pianeta lontano… è un qualcosa che ti cava fuori dalla beatitudine della tana … una house-base … proprio qui… sotto la finestra… inizi a distinguere le parole …la legge… è schiavitù d'amore… è chiaro che stai sognando… non è vero dai… vendicheremo noi camicie nere… glab!
Poi senza più alcun ritegno, a pieni polmoni
Faccetta ne-era
Bell'abissi-ina
Aspettaespèera cheggiàllòra sàvvi-cìina!!!

Mi alzo di scatto, incazzato come una bestia, mi affaccio… un carro carnevalesco di politici, quelli attualmente al governo e all'opposizione…sì dai… si fa per dire… che fa la sua bella manovra qui, sotto casa mia.. a metà della sfilata, prima del ritorno…
Un remix terrificante di una ben più terrificante canzone… e ci ballano pure!... e ridono allegri!

Un grido di pietra alla finestra.

NoitidarèmounaltralèggeeunaltroRè! Tiè… beccati questo… improvvido mediocre dormitore del sabato pomeriggio.

Passo in rassegna tutti i santi del paradiso… alla fine trovo san Gaetano, patrono dell'insonnia, cui rendo rispettosamente il biglietto, chiedendogli di dimettersi immediatamente dall'incarico per manifesta inferiorità.
Tanto, due giorni dopo, si sarebbe dimesso anche il papa.

La bancarella dei rompicapo
A Cison ogni agosto organizzano l’Artigianato Vivo, un mega bordellone lungo 15 giorni dove c’è di tutto.. una volta c’erano solo arti e mestieri… oggi puoi comprare qualsiasi cosa, è diventato un centro commerciale all’aperto.
Insomma, a parte gli amici del circolo culturale Al Mazarol, che sono amici perché mi invitano ogni anno a suonare, bestia che sono… tutto il resto è noia, Califfo dixit.
Sono di fronte alla bancarella di Cencio, il fornaio, e vedo un assembramento inquietante presso il banco del creatore di “rompicapi e giochi per la mente” di Cremona.
Dapprincipio sento solo degli OOOHH di ammirazione… mi avvicino con la massima cautela, cercando di non farmi notare… vedo mio suocero, che li sta risolvendo tutti, in qualche decimo di secondo… rompicapo con i fili, puzzle 2D, puzzle 3D, rompicapo in legno, rompicapo metallici, rompicapo in lega, rompicapo matematici,
rompicapo dexterity, minipuzzle … è un genio maledizione, sa fare di tutto, mi fa una rabbia… mentre guardo, placidamente mi lascio trascinare dalla corrente d’anime… che razza di sfiga, son finito vicino al genio che li ha concepiti, il capo della bancarella, sai mai che mi noti… infatti, mi dà in mano un coso con un ciondolo e due spaghi… e allora tento un nonsoché per fargli vedere che provo a risolverlo… lui ha capito tutto, naturalmente, sogghigna e mi fa “su daaai… che non è miiiica difficileee, guaarddaa quel signooore come è bravooo” ….è mio suocero (glab)”… un lampo diabolico passa nel suo occhio da inventore di sistemi di distruzione di massa dei sistemi nervosi, degli sfigati come me… ormai mi ha puntato… come carico da 10 mi indica una bambina di 6 anni che ha appena risolto un tangram, con noncuranza butta lì “ma comee…non ce la fai proprio?… guarda quella bimba, c’è ruscita anche lei…
…“è mia figlia…”
Ecco là… tutto è compiuto… il bestio allarga le braccia in un gesto teatrale…
La gente attorno è una massa di ipocriti… un po’ ammira suocero e figlia risolutori, un po’ plaude con soddisfazione la riprovazione del geppetto ideatore nei miei confronti.

E il trionfo del verme si compie… al primo accenno di silenzio del pubblico espone la sua tesi, fissandomi col suo sguardo da beccamorto “…scommetto che il tuo ruolo in famiglia è quello di portar fuori lo sporco…” 92 minuti di applausi ininterrrotti….peggio di Fantozzi.
E ha pure ragione, la sera io porto fuori la spazzatura… è proprio un mio compito, mi rilassa… faccio un bel giro per i cazzi miei con la raccolta differenziata in mano… butto via di tutto… anche se, del porco, si sa, non si butta niente.

L’albero e la terra
Ha una fame di vita, che a volte gli tocca mettersi un dito in gola...
E due occhi... e un cuore, che non basta alla fame di quegli occhi... così ogni tanto il suo cuore si riposa... e non ha mica paura della crisi economica, o di non avere abbastanza roba... lui ha paura che il cielo gli caschi sulla testa... e ha paura di essere solo... altroché!
E se è distratto alle cose di sempre, è molto più attento alle cose del cielo... e sopra il cuscino ha una volta celeste di libri, che lo preservano dal fuoco dell’inferno.
E ha un grande talento, buttato in vacca, sull’altare di un nobile ideale, che ormai spesso non si ricorda nemmeno più che nome abbia...
E non è mica il tipo che si fa abbindolare dalle sirene dell’identità veneta, rozza e ipocrita maschera nel grande teatro dell’affarismo urbanistico.
Lui è più antico... lui sa!
Ma non è un albero, no... anche se avrebbe tanto voluto esserlo... è la terra... è solo un po’ della nostra terra, di questa Marca gioiosa et amorosa e devastata.

Allora... in piedi!
…animo su, in piedi perdìo!

Ad Alfonso Munno
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Morte sul Corso
Ultimo sabato di carnevale, sfilata sul viale alberato, a Vittorio Veneto, tra due ali di folla, sembra il giorno della Liberazione!
Uno, tra i tanti carri allegorici… si chiama “Angeli e Demoni”.
I Demoni, naturalmente, sono impegnati in un sabba, con tanto di streghe e capro infernale; aprono la via agli Angeli… sui quali è meglio sorvolare: putti alati di 77 anni!... Gli zii dei Cugini di Campagna.
Come per ogni carrozzone che si rispetti, c’è il codazzo di politici, preti, puttane, tirapiedi, lacchè, umanità varia sofferente… e c’è anche Lei, a guisa di Tristo Mietitor
Si avvicina… tra diecimila persone… è schifosamente vicina a me… mi fissa, una maschera senza espressione… con l’indice e il medio della mano destra… indica i suoi occhi… poi i miei… ti osservo!!!

Giuda serpe…

Verrà, e avrà i miei occhi… mi troverà addormentato… che sogno, finalmente vinto dalla stanchezza, dopo aver tanto vegliato… ché uno deve vegliare, dicono… senza sapere il giorno, né l’ora!

Westvleteren 12
Ore 22.30... sono già tutti a letto... scendo in cantina, la prendo con delicatezza e la porto in casa, finalmente... quella bottiglia anonima, scura, con il tappo giallo come unico indizio... trappista, naturalmente... la regina delle birre contemplative !!!

Il libro, eh sì... e cosa, più che “I demoni”? Goduria massima !!!
L’ho lasciato sul divano, in penombra, l’ho quasi accarezzato... mi aspetterà lì, con la sua forza paziente, ancora intatta... oscuro, minaccioso premonitore del Secolo del Nichilismo.

Poi, alla luce, verso... la birra intendo... una schiuma compatta e cremosa, un aroma fruttato, dai sentori di cioccolato e piccoli frutti rossi... la cocciuta volontà di rendere gloria al Signore attraverso un lavoro ben fatto... osservano il silenzio più rigido...si alzano alle 3 di mattina e si coricano alle 20... pregano fino a sei ore e ne passano altre dodici tra lavoro e letture... sette volte al giorno cantano la storia della Salvezza...

Ah, mio povero ing. Aleksej Nilic Kirillov, al diavolo tu e le tue teorie...

Il tè... tutta colpa del tè... ma non lo sai che un Dio non si limita al tè... se solo avessi potuto degustarlo anche tu, il canto gregoriano che ora mi sta scaldando l’anima... al posto di quel tè, che non ti faceva dormire... non sarebbe finita così...

Perso!
V. è una cara ragazza, avrà quindici anni meno di me, non se la tira più di tanto, non ragiona solo col portafoglio.
Siamo lì che mangiamo qualcosa, e di cosa vuoi che parliamo? Ma della benedetta crisi, che sta assumendo toni allarmanti anche nel nostro famigerato Nord-Est: Minchia! anche nel mitttico NorrrdEsstt, la locomotiva d’Italia!
Controvoglia, tanto per fare una battuta, le dico che, mal che vada, sopravvivremo con qualche lavoro più umile, ci adatteremo, ci daremo un calcio in culo e ci muoveremo... cavoli, l’uomo non è fatto per stare fermo.
Lei mi fa, con straordinaria innocenza “...e poi, anche chi fa lavori umili, pensandoci bene, può avere una dignità !”
Cado al tappeto, come una pera... giuda serpe...
- anche-chi-fa-lavori-umili-pensandoci-bene-può-avere-una-dignità- ...ma questa non è un’opinione, è un Valore!
Ecco il martellamento subdolo delle trasmissioni televisive di tendenza, ecco gli anni di fango, l’arrivismo, il rampantismo, il reaganismo, la globalizzazione, le guerre di fine secolo, il condizionamento dei mass media, ecco la riduzione della musica popolare a fenomeno da baraccone, la fine degli ideali, il pensiero unico, la riduzione della donna a carne da macello, ecco il teatrino del sesso e della morte, la democrazia che sotto la sua maschera nasconde il fascismo dell'era globale, un fascismo di stampo economico... il sesso e la morte, protagonisti numeri uno della televisione che ci rende tutti complici, vittime e carnefici compiaciuti...
Ecco la falsa uguaglianza ricevuta in regalo dall’alto.
Tutto è compiuto, consolidato nella parte migliore della nuova generazione.
Non so assolutamente cosa risponderle... mi sento vecchio, superato, inutile.
La generazione di Gaber ha perso, e anche parte di me stesso..
E quanto mi manca uno come Pasolini...

Il colpo di grazia me lo dà il controllo ortografico di Outlook... sto per spedire il racconto, e mi accorgo con raccapriccio che ha trasformato Pasolini in pisolini... l’opzione mi chiede se voglio ripristinare il nome originale... pisolini, sì... della Ragione!

Perso! Su tutto il Fronte!

La mia Creuza
Sono contento come una pasqua... questo sabato sono a passeggio nel centro storico di Conegliano, rigorosamente da solo... mi sto accingendo all’acquisto di quell’album... è un bel po’ che ci penso... non vedo l’ora... pregusto già la soddisfazione di averlo tra le mani... di scartarlo mentre cammino... spero proprio di non trovare il pezzettino debordante per l’invito all’apertura, nel cellophane che lo avvolge... per fare un po’ fatica, e maledire fintamente il progettista del piccolo imballo... e poi leggere i testi nel libretto, prima dell’ascolto... e poi... l’ascolto, senza i testi sott’occhio, ché distraggono... e il riascolto, per più e più volte, in religioso silenzio, dall’inizio alla fine, senza interruzioni... l’elaborazione conscia e inconscia... la sublime soddisfazione di rendere mia un’opera d’arte altrui...
Ma ora, nel primo pomeriggio, il tempo è come sospeso... ho quindici anni, ma conosco bene la piacevole ansia che mi attanaglia...
Finalmente... il negozio di dischi apre la serranda... corro dentro... che fretta c’è, che sono da solo?
“...Prego, vorrei la musicassetta dell’ultimo disco di Fabrizio De André...” Non ho il giradischi, dannazione... meglio la cassetta che niente!
Il titolare mi guarda con due occhi cosi... “Ma ti rendi conto? Già acquistare un album di un cantautore italiano è fuori tempo, fuori moda, fuoripasso... figurati un album di De André... ma lo sai che è in genovese.... Ma vergognati, và..:”
...ma cosa gli dici, a uno così... pago e scappo via, non lo guardo neanche...

“... Che poi sei arrivato in anticipo... cosa pensavi, che il negozio aprisse alle due e mezza?”
Eh già... bisogna saper scegliere il tempo, me lo dico sempre... fossi arrivato venticinque anni dopo, non avrei scandalizzato nessuno... mi avrebbero dato del buongustaio!

La mia musica
...Ma quale sottofondo piacevole di vita, macché fonte di ricordo... ma che dolce amica...
“...quando ascoolto questo braano me ricordo de quand’ero così e cosà...”
... a me, la musica, la vera musica, non ha mai fatto questo effetto... sarò anche strano... io con la musica non riesco a ricordare una mazza... la musica mi prende e mi apre in due come una mela... altroché...
e la odio, Dio se la odio... ma quale amica del cavolo... mi volta e rivolta, e smette solo quando vuole lei.
“...saaai... la muuusica per me è compaaagna di stuuuudio e lavooooro... metto pianoo e faccio tuuuutto più allegramente”... mi dà un fastidio lavorare con la musica che suona... studiare poi, o leggere... neanche a parlarne... mi distraggo immancabilmente, non capisco più un tubo... sottofondo un corno! ... quando la musica suona non posso mica pensare ad altro... ché è esigente e cattiva... mi vuole tutto per sé... non posso fare niente... mi concede il respiro, ecco... e poco più...
... ma quale veicolo di emozioni... che è lei, un’emozione così grande e terribile... ma cosa vuoi veicolare... la detesto con tutto me stesso.
... E quanto vorrei fare senza... ma non posso, non riesco proprio.
E quando vuole lei, diventa mia... solo mia... e mi porta dove non penso, non capisco, non so...
...e quanto la amo... Dio Santo!!!

Cuore di ghiaccio
Io lo so, dove finirei volentieri i miei giorni... a sciogliermi, in un caldo abbraccio... tutto ciò che voglio è una carezza
Aaah, sì... così... piano piano...una corrente temperata... in questo oceano immenso...
Nel mio sogno è sempre stato così... io, tanto grande... ora così piccolo, finalmente...
E vorrei arrossire... qui, ora... al cospetto di tanta grandezza... così mi scalderei subito, e mescolerei me stesso al mio elemento.
Invece no.... ho un appuntamento... con una di quelle navi che “non affonda”...
Figurati...sai cosa ci vuole, per uno come me... quei poveri, piccoli, mediocri esserini... stupiti viaggiatori soli... soli, come me.
Da qualche tempo poi, si sono montati la testa... hanno imbrigliato la mia Grande Madre... illusi... basterà un iceberg insignificante, come me...
Il loro è un sogno di potere... è crescere, oh... e incrementarsi, emergere, espandersi, sì... e intanto io diminuisco, mi contraggo, decresco, mi consumo...

E mi sciolgo... decado... mi restringo... ma non basterà per fermarmi... ho un appuntamento.

Fabiana
...Sono lì, seduto al bar dell’albergo, dopo pranzo... i villeggianti affollano i tavolini... le ragazze sfoggiano i loro corpi, lisci e abbronzati...
- Fabiana, un altro caffè ! Veloce! -
...è la cameriera brasiliana... due occhi da cerbiatto in fuga... e lo sguardo di chi, quando chiude gli occhi, non lo fa più per sognare...
- Fabiana, altre forchette, muoviti!
C’è un compleanno, sulla terrazza mare... fanno un casino della madonna...
... mi passa davanti... e mi regala un sorriso dolcissimo, ammiccando...
- ...l’ho capito, sai, che conosci la mia vita... un continuo rompermi il culo per tenermi stretto questo posto da sguattera... e mezza giornata la settimana, per pensare a me...-

...c’è una moltitudine di gente, in questo bar... per me, i suoi occhi neri

Sono l’unico a salutarla, quando esco, per andare in spiaggia
-...Vai via?!...- e subito abbassa gli occhi, vergognandosi di avermelo chiesto
...Sì, vado via... buona domenica, Fabiana

Giù il cappello
Torno a casa in bici dal lavoro... sono stanco e sudato... fa un caldo della madonna, è stata una giornataccia... mi viene da bestemmiare.
Lo vedo dal fondo del rettilineo... sta tagliando la siepe, a petto nudo, col cappello di paglia in testa... tutto rosso e accaldato... avrà una settantina d’anni... ride, è contento...
...cazzo hai, da essere contento, che è un giorno di merda?

Passo... si toglie il cappello per salutarmi...
...e mi spiazza completamente... sono attonito, non so neanche se lo ricambio... non ho niente in testa per ricambiarlo...

...e mi vergogno come un bambino.

Le colleghe
Passi al lavoro, per bene che ti vada, un terzo della tua giornata... sempre le stesse cose... gli stessi problemi... le stesse facce... dopo qualche anno sei al bivio, c’è poco da fare... li conosci uno per uno.... e li odii tutti... o li ami.
...Le donne, in modo particolare...

Quasi sempre gentili, educate, coi vestiti sempre a posto... donne comunque... anche al lavoro... dove gli uomini a volte si dimenticano di essere tali...

Le frequentiamo per otto ore al giorno... per anni... senza saper niente di loro... senza avere il coraggio di chiedere.... immaginando chissà quali vite.

...che poi la vita è una brutta bestia... ci aspettiamo da lei grandi sconvolgimenti... da un momento all’altro... invece, piano piano, il futuro ci trapassa...

...così, piano piano, invecchiano... ma per i nostri occhi sono lì, come sempre.... le guardiamo, e facciamo finta di non essere invecchiati anche noi...

...certo, l’Amore è tutta un’altra faccenda, ma come si fa a non amare le colleghe di lavoro?

Dove va il mondo
...Il mondo va da un’altra parte!
Non dove sei... non dove vuoi... non come sei.
Va ad abbuffarsi con l’Amministratore Delegato e il Direttore Commerciale.
“...Non potete servire contemporaneamente Dio e Mammona”
...Si, ma non ce n’erano mica, di questi funamboli...
...Forse ha semplicemente vinto Mammona...
Dio è stato invitato a cena...

Che non c’è più neanche la lotta di classe... che i poveri non li odiano neanche più, i ricchi...
“Grazie, ché quando ti vedo rammento la mia personalissima miseria e meschinità... e grazie perché mi permetti di agognare il mio obiettivo irraggiungibile...”
Che logica assurda e incomprensibile... alla faccia di tutte le moderne pseudo filosofie consolatrici degli afflitti.

... e dove va, il mondo?...
... E chi lo sa, dove va...

Le scarpe di d’Annunzio
...”Ragazzo, puliscimi le scarpe!”...
“Signorsì, comandi signore!”

Il ragazzo si chiama Giulio, ha diciotto anni, lo hanno arruolato in aviazione prima della fine della Grande Guerra.
...”Anche sotto la suola, ragazzo! Sbrigati! Che devo salire!!!”
“Mi scusi... certo, signore...”

Il signore si chiama Gabriele d'Annunzio, e in quegli anni raggiunge l'apice del processo di edificazione del proprio mito personale, immaginifico e politico.

Sotto le scarpe di d’Annunzio c’è l’aereo... sotto l’aereo c’è Vienna... e il suo popolo, stremato da una guerra assurda e terrificante.
Sopra le scarpe di Giulio c’è un grande genio della meccanica, che a novant’anni passa ancora il tempo a inventare sciarade e leggere la Divina Commedia.

Giulio era il bisnonno dei miei figli.

Paolo
...È il figlio della cugina di mio padre, o almeno credo.
Sta sulla carrozzina da sempre... non parla, non cammina, si esprime a gesti, con movimenti scomposti, rantolando.
Non so neanche che nome abbia, la sua diversità.
Oggi ha chiesto a sua mamma i miei CD, le mie canzoni... come cazzo fa la sua mamma a capirci qualcosa... quanto bene, quanto amore...
Le mie canzoni danno qualcosa a Paolo...
Mi sento grande come l’universo intero.
Mi sento piccolo come un granello di sabbia

Bydlo
Sofia, 1958
Svjatoslav è curvo sopra il pianoforte, davanti a una platea di gente che non la smette di tossire...
...poveri battellieri del regime sovietico... un enorme carro pesantissimo... schiacciante, disumano...
Lui lo sa... lui, straniero nella sua patria, ora ha sulle spalle le sterminate distanze di tutta la Russia...
Si è già lasciato dietro i giardini di Tuileries, impassibile come una quercia...
...e lo sa, che nella prossima melodia, profonda e terrificante, c’è la vita dei contadini slavi, costretti come animali a portare il giogo della prepotenza altrui...
tutto l’alcool mandato giù un secolo prima da quel dannato genio di Musorgskij...
tutta la tragedia della grande anima russa...
...e ci sono Claude e Maurice, estasiati da tanta bellezza.

Ma qui non c’è niente da orchestrare, con vividi colori europei...
qui basta lo scheletro di un pianoforte.
...e comincia il quarto Quadro... per chi sia in grado di amare.

I-Sandro
...Esco dal capannone della sagra e lo trovo lì... bè, ognuno ha i propri miti... uno dei miei è lui... ha più di 80 anni, I-Sandro... il fratello della nonna di mia moglie... alto, col cappello della domenica, impeccabile, vestito a festa... gli hanno appena regalato una bici elettrica... è arrivato con quella, - per vedere chi ha la testa più grossa... - .
Non gli ho praticamente mai parlato...
Lui, I-Sandro, È ancora... dopo l’armistizio, coi suoi 18 anni, a nascondersi tra le nostre colline con gli altri partigiani... per un anno... via da tutto, via dalla famiglia... io a 18 anni ero un bambino, lui aveva già scelto.
...prende un Averna... gli danno un bicchierino colmo, è troppo per lui... mi guarda... è troppo vecchio per chiedermi di finirglielo...
Gliel’avrei scolato tutto, lo giuro... fino all’ultima goccia.

L’infinito attuale
...è un qualcosa che non si chiude mai.... di sentimenti non corrisposti... di desideri inappagati... l’anima è piena d’archi di cerchi... che a volte basterebbe spostarsi di un millimetro per chiuderla, quella stramaledetta circonferenza... ma é uno schifoso razionale millimetro, pieno di infiniti punti irrazionali... e in quei punti ci stanno tutti i limiti e le miserie umane...
...Ma accade che il cerchio si chiuda, che una parte sia uguale al tutto, qualche volta, deve pur accadere... allora è il miracolo... allora in quel piccolo arco ci sta tutto l’infinito mistero dell’Amore.

I Loschi
Alberto Cantone me l’aveva detto: “Da lì fai fatica ad uscirne”, mah...
19/12/XX, concerto in osteria “Ai Loschi” di Ponzano Veneto, ma il posto è vicino a Camalò, che notoriamente è in mezzo al mondo. Arriviamo alle 21, l’osteria deve essere un antico mulino, inquietante anzichenò, fuori c’è un vento della madonna.
Il programma prevede per le ore 22.00, concerto dei “Tonda Zaia” (mah, per fortuna non suono a mio nome, ma per la verità ci chiamiamo “Incrocio Manzoni”). Durante il sound check non c’è un cane, anzi c’è il padrone che litiga con un marocchino, l’atmosfera è un po’ surreale... chiedo al padrone (un orrendo butterato di 56 anni) come mai “Tonda Zaia”, -eh- mi fa -perché Zaia (il famoso ex presidente provinciale leghista) ha tolto tutti gli incroci e ha messo le tonde-.
Dopo essermi ripreso dalla battutona, iniziamo a suonare, arriva un po’ di gente, arriva Alberto, mi dice che fuggirà alla chetichella quando la cosa si farà pesa (e che sarà mai?). Arrivano le mie amiche sfigate, che vengono subito intortate dal butterato e chiuse a chiave in una stanza... verso mezzanotte entrano 4 pazze che festeggiano chissà cosa, il vino scorre a fiumi; Cantone se ne è andato, d’improvviso non lo vedo più.
L’orchestra si fa un po’ prendere dall’eccitazione e suona pezzi come Gianna, Tu vuò fa’ l’americano, Don Raffaè ... la gente impazzisce, si scatena l’inferno, una tizia comincia la sua terza bottiglia di vino e subito dopo si accascia... uno prende una chitarra dal muro, mi dice che è scordata, (infatti è senza corde) e mima Elvis Presley che canta Love me tender, le pazze cominciano a ballare come i dervisci, sì, proprio sulle spine dorsali...
Dalla sala dove stanno le sfigate si sente ogni tanto qualche mugolio sommesso fuori c’è un temporale orrendo in pieno dicembre salta la corrente il pubblico è in visibilio sembra di essere al Sabba della notte di Valpurga mancano solo Beemoth ed Azazello e il quadro sarebbe completo un tizio sale sul palco con un lenzuolo mi dice da te voglio il sangue lo perpetuerò con questa sindone l’orchestra suona Romagna miaaaaarrrrrrgggghhhhhh !!!
arf arf
Alle 2.15 finiamo di suonare, dopo 4 ore e ¼, siamo dei cadaveri ambulanti... una delle pazze vuole portarmi a Santi Angeli sulla sua scopa magica per farmi vedere il Montello, al mio rifiuto sibila un inquietante anatema.
Mi libero dal padrone del locale che si sta ancora tirando su la lampo, prendo la strada di casa e il pianista mi dice che sono un coglione, che la tizia era proprio figa.
Mi infilo sotto le coperte alle 4 promettendo ad Elettra e a me stesso di non farlo più.

Il detergente intimo
Mia moglie deve avermi preso per pazzo... del resto, non è tanto normale sentire dei rumori provenire dal bagno alle due di notte... abbiamo fatto tardi, per guardare il Festival di Sanremo... lei dà un’occhiata ai bambini prima di andare a nanna, sente il casino dal bagno, appunto... entra e la scena è questa: io che urlo e impreco, nudo, coi calzini neri e le mutande, nere, alle caviglie, con la mano all’occhio destro, sotto il lavabo...
- Ma che succede? -... Io non riesco neanche a parlare dal bruciore all’occhio... le dico che ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere... va a letto, senza più tentare di capire... penserà senz’altro di avere sposato un tonto... o, come dice lei, un crudo...
La triste realtà è la seguente: decido di farmi il bidet, mi abbasso ovviamente le mutande, non le tolgo... Elettra non si capacita di come possa fare il bidet senza togliere le mutande, bè, ci riesco...i calzini, neri, li lascio su anche loro, e poi sono le due di notte, ho un po’ di coma... mi siedo sulla tazza del bidet... in alto a sinistra c’è il portasapone col dosatore: tengo la mano sinistra aperta, pronta per ricevere la dose di detergente, schiaccio con la destra... sennonché un pezzo di sapone secco, rimasto malandrinamente sulla feritoia di erogazione, impedisce il passaggio al sapone liquido retrostante... un attimo, certo, ma tale da creare una certa pressione, sufficiente ad aumentarne enormemente la velocità di uscita... vedo lo schizzo che parte e va a finire direttamente nel mio povero occhio destro, spalancato per la sorpresa... lo stupore e il bruciore orrendo sono un tutt’uno... sfiga... zelante, precisa, puntualissima sfiga... cinque minuti sotto il getto d’acqua riescono a malapena a lenire il dolore lancinante... di là sento mia moglie a letto che si sta spanzando... torno a tentoni sul bidet, apro l’occhio e vedo dei colori indistinti... poi, piano piano, dal caleidoscopio emerge una scritta, verde su sfondo giallo, inquietante come un monito: Aveeno Intim.

La Storia
Il laghetto alpino è stupendo e ghiacciato... sui pattini (chissà perché li chiamavamo skèttini... o erano quelli su rotelle... mistero...) mi sto meravigliando di quanto sia facile... e mi meraviglio ancora di più, ché oggi la mia vita assomiglia a un poligono perfetto... sì insomma, tutto si chiude... un disegno finito, ecco... ma nel senso dei Greci, dove aveva tutta un’altra valenza... che bello, mi congratulo con me stesso!!!
Quando poi capita di trovarmi in questa rarissima disponibilità d’animo, mi succede sempre di incontrare qualcuno... la mia faccia assume un non so che di angelico... sono proprio fatto a immagine e somiglianza di Dio... e certo non quello dell’Antico Testamento, per la Carità!
Insomma, due giovani turiste mi fanno –...Ciaaoo, puoi farci una fotografiiaa ???... – ...ma sì, che diamine... – mi raccomando eh... fotografa la Storia! – ...certo, ciccine care, che fotografo la Storia... che poi è proprio una bella Storia... voi due, il ghiaccio, Madre Natura sullo sfondo... gli alberghi no, ché rovinano il paesaggio... là, fatto... chiedo l’indirizzo, per spedirgliela... e le saluto con studiata nonchalance.
Torno a pattinare... butto là il mio sguardo attento e penetrante... ora il lago è deserto... proprio di fronte a me campeggia un edificio, con una scritta enorme: ”Hotel Astoria”.

I chierichetti di Don Eugenio
…Naturalmente, il parroco della mia infanzia…
Sono venuto a messa con Enrico, e attendo impaziente il momento, quando canteranno intendo...io quelle canzoni le conosco bene, e molte a memoria...
–...Ma dai, non sei mai stato chierichetto ? – ebbene, no, lo confesso.
Essere chierichetti allora era veramente avere una marcia in più, come appartenere a una casta privilegiata, ti dava un’aura... molti dei miei amici lo erano, io no...mai stato...chissà poi perché...e puntuali erano le batoste a calcio, a ping-pong, quando potevamo permettercelo, noi non chierichetti, ma chissà se lo sanno che le poche volte che vincevamo era davvero come aver ammazzato il drago...
...E a Settembre i loro favolosi racconti di avventure estive fatte a Lavarone, in vacanza, con quel prete austero…chissà cosa immaginavo io…per buona parte della mia vita ho pensato che quello che facevano gli altri fosse realmente più interessante delle mie esperienze personali...
…la messa insomma, il decennale della morte del parroco...e finalmente sono tutti lì, tutti lì, un’altra volta, come la canzone…loro non lo sanno di essere lì per me…e non sanno che ora hanno addosso la talare (rigorosamente nera) e la tunica bianca (o bianca e rossa…non ci ho mai capito nulla…mistero per noi non iniziati)
E chissà se lo sanno che io sono qui per loro, un’altra volta...la trasfigurazione sul Tabor, la predica di Don Pier, la corale di oggi, il ricordo stesso di Don Eugenio...sì, ma dopo!
E finalmente piango…era dal concerto di Paolo Conte che non piangevo più, Elettra mi dice che non piango mai, ma non è vero…prima una piccola goccia, poi non mi vergogno, non me ne frega più niente... e finiscono finalmente, se no lo stomaco mi sarebbe arrivato in gola...
Loro non sanno che io sono qui a nascondermi vicino all’estintore della cappella (degli uomini, naturalmente) e resto là fino a quando la chiesa è vuota, finché mi calmo...esco ed Enrico mi fa -Papà, ma hai gli occhi tutti lucidi, è per la nonna?- certo Enrico, povera nonna, ma non è così...
....chissà se loro lo sanno...ma certo che lo sanno...diamine, loro sono “I chierichetti di Don Eugenio” !!!

La porta del Villaggio Marzotto
Loro due sono lì, io sto passando sul marciapiede, al loro fianco, volevo vedere da vicino il Villaggio Marzotto, a Jesolo... ho sempre sognato di farlo, da bambino... che sogni strani si hanno, da bambini...
Loro due sono lì, in piedi, fuori del cancello principale...
Lui, con la voce rotta dall’emozione, le dice:”...desso devo proprio ‘ndare, me raccomando, fai la brava”, e mentre Lei risponde ” come sempre...” incrocio il suo sguardo, vedo il tipico sorriso di chi non gliene frega niente di Lui, che sa di averlo ai suoi piedi, strisciante, come un uomo nudo e solo...
È venuto a trovarla, solo per oggi, è perso di Lei, ha fatto tutta quella strada, è ancora là che non si decide “...Adesso vado, sai?”
Avanti, coglione, baciala, ché si ricordi di te nel modo in cui non vuole.
Ma no... lui precipita... adesso cade, scivola...
È ancora là, fermo a due passi da Lei, già ragiona di come e di quanto la penserà mentre starà guidando verso casa, disperato come un uomo fiero della propria disperazione.
E tutta la sua sofferenza avrà un senso, perché sarà per Lei.
Lei incrocia le gambe, impaziente, io mi allontano, piano...
Tornerà nel Villaggio vacanze, e non penserà più a Lui, se mai con un piccolo, orgoglioso, trionfante fastidio.

Buon Natale !!!
Non c’è niente da fare, mi capita continuamente...
....È quasi Natale... arrivo a casa saltellando... che vita meravigliosa ... il parcheggio davanti alla farmacia... da una macchina scende la mamma di Tamara... non la conosco mica tanto, ma sono così buono oggi... mi viene l’uzzolo di farle gli auguri... la fisso col mio sguardo migliore... mi guarda, prima distrattamente, poi se ne accorge... io mi avvicino con la mano tesa... capisce e porge anche lei la mano... sorride, piacevolmente sorpresa.
A un metro e mezzo di distanza concludo che non può essere lei... con un balzo svicolo su per le scalette, senza degnarla più di uno sguardo... poi mi volto, così, tanto per fare... ha ancora la mano tesa, e il viso di cemento.

Il tuffo con Iseo
Abbiamo trascorso una magnifica domenica pomeriggio, a registrare la parodia del brano di Alberto.
Dovevamo fermarci per una pizza in compagnia, ma... mia moglie mi chiama a rapporto, Leo ha la famiglia da portare a casa, e anche Iseo deve scappare... Alberto ci rimane un po’... ma da signore qual è, non lo dà minimamente a vedere.
Insomma, bisogna rincasare... ma come... siamo al mare con questo caldo... neanche un tuffo?
Decidiamo in un attimo, io e Iseo... Alberto dice che non viene, ché è vestito da borghese... lui, che borghese non lo sarà mai, neanche se lo vedo in giacca e cravatta a messa la domenica alle 10.
In un baleno siamo in costume, e ci lanciamo di corsa in mare... cazzo se corre Iseo... e io dietro... poi sotto l’acqua con un tonfo...
Aaaaahhh!!!
Che bene stiamo!!!... Piccoli esseri nell’immensità marina.
Iseo risale dai flutti... Cristo che esce dal Giordano, dopo il battesimo... un raggio di luce del Dio benedetto gli illumina il volto sorridente... certo che la felicità è davvero una goccia, come dice Alberto...
...e, solo per un attimo eh... siamo felici... sono sicuro!

Il caffè
Siamo lì, seduti al tavolino del bar, all'aperto, che sorseggiamo il nostro caffè...
Parliamo, io e la mia amica, del più e del meno... anzi del meno possibile, ché è una domenica pomeriggio calma, calda e silenziosa...
All'improvviso esce dal bar un tizio, incazzato come una jena... evidentemente con qualcuno...
Alza gli occhi al cielo, e inveisce sul destinatario dei suoi improperi - ...nianca un caffè in pace posso prendere ...te se proprio 'na bestia... schifoso...- e giù porchi e bestemmie...
Io e la mia amica trasaliamo... il nostro incanto si dissolve in un attimo... ma con chi ce l'ha 'sto qua?
E alza le mani, oh... e smadonna... lo guardiamo attoniti... arriva alla macchina... con chi ce l'ha?
....L' incredibile... ce l'ha col suo cane... un dolcissimo e mite bastardino, che lo guarda dal sedile del passeggero, e gli fa anche le feste, con la lingua di fuori... e lui lo manda a fare in culo...
Poi se ne va, col cane alla sua destra, impreca e parte sgommando, e sputa dal finestrino.

Sei un culattone
E chi se lo aspettava di capirlo, e in questo modo poi... Kafka intendo... sì, va bene, compagno inseparabile di letture giovanili, partner ideale della propria insoddisfazione, sottile ed arguto amico... interessante, enigmatico, profondo... perfetto per darsi un tono - saai, adovo le lettuve esistenzialiiiste, me piaacee in pavticolav modo Kaafka...- non ci avevo mai capito un cazzo in realtà... che c’entravano le sue elucubrazioni con la mia vita reale?.
E di colpo... la folgorazione, il portale per la Verità... e dopo è tutto diverso, dopo sì che mi piace Kafka, ma sul serio maledizione.. altroché esercizi di stile, allegorie, insensatezze...

-La via iniziatica-
Partiamo fantozzianamente alle 6 di mattina, quest’anno ci sono anch’io, per la “Cavalcata dei Monti Pallidi”, coi cicloturisti di San Vendemiano...
Vediamo di capirci: nel ciclismo, almeno in quello veneto e almeno in quello della mia generazione, ci sono essenzialmente tre categorie
gli atleti veri e propri, diciamo juniores, dilettanti e professionisti
i cicloamatori, pazzi agonisti, quasi sempre ex atleti col dente avvelenato per i più curiosi motivi, disprezzati dagli atleti e definiti ciclo-ombre o ciclo-ciòchi
i cicloturisti, disprezzati e derisi dagli amatori in egual modo, e neppure considerati dagli atleti
Ecco, vado coi cicloturisti... che vergogna! ho smesso di correre (come atleta intendo) da tre anni, cosa vuoi che siano una sessantina di km... va bè, con 4 passi (i famosi Monti Pallidi GardenaSellaPordoiCampolongo di coppiana memoria), e senza un minimo di allenamento... infatti il Gardena mi scivola via senza lasciar traccia apparente, mi meraviglio della mia buona condizione, nonostante tutto... mi godo la discesa, l’aria di Luglio a queste quote è frizzantina e piacevole... il Gruppo del Sella si staglia imponente sulla sinistra, che spettacolo!
Dopo 2 km. di ascesa del Sella, il Passo, raggiungo Edoardo (che le fa tutte: in bici, a piedi, sci di fondo, skiroll, dev’essere nel Guinness dei Primati) e lo passo di slancio... l’ultimo km di salita lo sento eccome, il rifugio del Passo sembra di toccarlo ma non ci si arriva mai... ma in cima lo spettacolo è davvero impagabile, mi fermo a mettermi la mantellina (cosa che mai avrei fatto da atleta, fermarmi intendo) i monti intorno sono di una bellezza devastante, che ti torce dentro, l’Eden era qui, ne sono sicuro; concludo che il Sassolungo sia indubbiamente una delle forme più evolute sulla faccia della Terra.
Finisco la discesa quasi commosso e attacco il Pordoi... madonna è micidiale... non ne ho più... mi passano in tanti, a velocità doppia... anche Edoardo, naturalmente, che mi dice di non esagerare!... a 500 mt. dallo scollinamento mi passa anche Tiziano Zanette, un bel manzo da un quintale netto... l’orrore!!!.. mi passa quasi schernendomi... ride, ne sono sicuro (ho scoperto poi che si era appena mollato dalla macchina su cui era appeso, il bastardo, gravissima onta, l’avrà scontata duramente) ...in cima c’è un gruppo di turisti giapponesi che applaude e ride... ridono sempre i giapponesi... cazzo applaudi, che faccio schifo?
Il cielo si rannuvola... la discesa non finisce mai, tutto un tornante, mi fa male dappertutto... mi passano via anche in discesa... niente da fare... non li tengo.
Arrivo ad Arabba... il Campolongo di per sé sarebbe il meno duro, ma come lo affronto in queste condizioni?
...dannazione non ce la faccio... ho i crampi... è l’acido lattico... son partito troppo forte... che pirla... uno con la mia esperienza... è un po’ che non mi passa nessuno... mica sarò ultimo? ...ma no, che c’è sempre mio zio Italo, quello se la prende comoda, notoriamente è il più scarso di tutti... lui, ecco, lui è indietro di sicuro, non l’ho visto.
Un crampo particolarmente cattivo mi costringe a fermarmi... mi stiro come un contorsionista... dai che passa... riparto, mi fermo altre due volte... Sono Cristo sul Calvario... al posto di Simone il Cireneo, viene in mio soccorso il carro-scopa... – Vuoooi salireeee? – ... – Mai... a costo di arrivare in cima camminando –

-Il Guardiano-
Verso il valico la strada spiana, meno male.. c’è un ampio tornante sulla sinistra, un breve rettilineo, poi la strada piega verso destra e si è in cima... c’è un vento della madonna, il cielo è bianco-latte... sono chino su me stesso... guardo il tornante di sotto... mio zio, maledizione... dai che sono in cima... tento di alzarmi sui pedali e mi accascio di nuovo... mi faccio pena da solo, e ne provo un sottile compiacimento... meno male, non c’è nessuno che mi vede....o quasi...
...perché nel prato, sul ciglio sinistro della strada, c’è un bambino, in giacca a vento... avrà otto anni, moro, magro... lo fisso mio malgrado, cercando di assumere un’aria compassionevole... sicuramente gli faccio tenerezza... mi guarda impassibile, e proprio quando gli sono vicino, con voce atona ed indifferente mi fa – Sei un culattone –
Impersonale, lapidario e definitivo, come una sentenza!
È lui...è lui il Guardiano davanti alla Legge...”Sei-Un-Culattone”... una Legge assurda, ineffabile, incomprensibile...
Ed io.. scaraventato nel mondo...dato in pasto... come una foglia al vento del Passo Campolongo...
... È lui il Custode... ed è lì solo per me! Certo dietro a lui ci saranno gli altri, ma non potrò mai nemmeno avvicinarli... il mio destino si compie ora e qui!
Sul momento invece non ho neanche la forza di pensare... accetto il Verdetto e mi piego sul manubrio.
Mio zio mi prende proprio in cima al Passo, faccio di tutto per staccarlo in discesa e ci riesco, rischiando l’osso del collo... arrivo a Corvara che ho un 30” di vantaggio...
–Finalmente, hai visto Italo? –...– Ma daai... lo sai che lui va pianoo ... –...– Ma sei sconvolto... ti avevo visto bene sul Sella... cosa ti è successo?- ... – Sai... è che sull’ultimo Passo... mi son trovato Davanti alla Legge... “

Giorgio & Giorgio
... Ospedale Policlinico “Giambattista Rossi” – Borgo Roma, Verona, reparto di chirurgia...
...sono qui da due settimane, senza mangiare, con la flebo e due coglioni così, nell’attesa che si decidano finalmente a operarmi, qui col mio bellissimo morbodicrohninlocalizzazionedigiunale, sette anni sette per ottenere una diagnostica decente, si sono sbizzarriti in una gamma che andava dalla malattia psico-somatica al linfoma... un linfoma? – ma siii... non le sto mica dicendo che ha un cancro al pancreas e che ha un mese di vita... – il dr. Ippocrate, questo, primario dell’ospedale di riabilitazione gastro enterologica di Disneyland...
... e il suo assistente, dr. Avicenna... – io capirò cos’ha, lei, cosa crede, io ho due palle così, sono un gastroenterologo di livello ? – ...
...sette anni sette...
...e ho capito anche che da un medico, più che certezze, uno a volte vorrebbe carezze...
Nella camerata da sei letti ci sono anche loro, Giorgio il magro e Giorgio il grasso.
Il magro ha un cancro al colon, lo hanno appena riportato dalla sala operatoria, come si dice aperto e chiuso, non ne valeva neanche la pena... lui non lo sa, dice sua moglie... figurati se uno a 47 anni ridotto così, non lo sa...
Il grasso è arrivato una domenica pomeriggio, è un mese che ha delle coliche pazzesche, è giallo da far paura...
Arrivano i laureandi, mi trattano con reverenza... come una tesi vivente... – Ma daaai... localizzazione digiunale.... ma lo sa che entrerà in letteraturaaa... – ­ sai che cazzo me ne frega a me, che sono sette anni che vomito... e mi girano e rigirano... e fanno mille domande... intanto Giorgio & Giorgio ridono... e li prendono per i fondelli...
Il magro ha due figlie tenerissime, di 14 e 11 anni, e una moglie che piange sempre... lui no, lui ha il coraggio di un leone... è da due giorni che ha un tubo di drenaggio infilato nel culo, facciamo a gara a chi ha più optional, per il momento vinco io 4 a 3... mi hanno operato finalmente, ho il catetere, il sondino nel naso per lo stomaco, il drenaggio in zona appendice e la flebo di serie.
Il grasso non ha neanche la flebo, ci guarda e ride... sembrate due marziani... ma vaffanculo và... e ridiamo come deficienti... e mangia, il porco... non le schifezze da ospedale, sua moglie gli porta le leccornie da casa, e lui sbafa... e ride... ha 65 anni il grasso, due figli maschi adulti che gli vogliono un bene dell’anima, e una moglie, dolce e mite come solo le nostre donne di una volta...
E viene l’infermiera, che nella sua espressione più gentile gli fa –Alloooora signor Giorgio, abbiamo faaaatto pipì, nooooo... – Giorgio sei un coglione, non sai cosa ti aspetta... gli prende il pene, lo guarda un po’, lui è vergognoso e attonito.... e zac! su il catetere.... – Porca mad.... – dai Giorgio, non lo immaginavi? il magro ed io ci sbellichiamo... è che ci fa male anche ridere...
–Maledetti, voi lo sapevate, verrà anche il vostro turno–
E infatti da me arriva un dottorino, neolaureato –Tiriamo via il drenaggio? – evabè... che sarà mai... il drenaggio è come un piccolo tronco d’albero, e la tua pelle è la terra che se lo tiene stretto... sotto ci sono un milione di radici ramificate... tira, il dottorino... un dardo di fuoco mi esplode nella pancia –meglio faaree l’anestesiaaa? – meglio và, e và anche a darlo via... e il grasso ride... lo ucciderei... dopo che mi sono ripreso ridiamo tutti e tre come matti... Diomadonna...
Il magro è talmente magro che durante Italia-Belgio degli europei, non riesce a star seduto sulla sedia... il grasso ci racconta della sua villetta sulla sponda del Garda... ridiamo e guardiamo il tramonto dalla finestra, fa un caldo della madonna questo Giugno...
...Giorgio & Giorgio non sono più... il grasso si è addormentato due giorni dopo che ero uscito dall’ospedale... era sempre più giallo... cancro al pancreas fulminante... è morto dopo una settimana... il magro, mi ha telefonato la moglie tre mesi dopo, è morto in casa... li ha fatti impazzire prima di andarsene... aveva una dannata voglia di vivere... altroché

Non tagliate la scala
Cos’è l’artista?
L’artista, ché gli altri sono artigiani, più o meno bravi, è colui che ti pone di fronte alle domande senza risposta.
Lo avevano capito i nostri avi, e già da migliaia di anni fa, che gli artisti sono il tramite verso le questioni irrisolte, sapevano che l’artista mette in contatto la nostra miseria con l’altro Artista, quello vero, quello che non dà risposte.
E un pezzo di pane lo trovavano sempre, gli artisti, alla corte dei re o nelle case dei poveri, tutti ansiosi di ascoltare l’arte, perché l’arte si ascolta in tutti i nostri sensi.
E artisti, antichi e moderni, hanno ampiamente trattato di questo tema.
Ma in questi nostri tempi, in cui più facciamo baccano, più gli Dei sono silenziosi, ci sono ancora, oggi, gli artisti? Certo che ci sono! Sono qui, con la loro scala, più o meno lunga, più o meno levigata e appariscente...
Normalmente fanno il loro lavoro in tutta umiltà, appoggiano la scala e lucidano le stelle, semplicemente perché non sanno fare altro.
E cosa sono le stelle?
Eh, le stelle sono di esclusiva proprietà dell’Artista, che concede agli artisti di lucidarle, affinché noi le possiamo vedere bene, da quaggiù.
Ma oggi è difficile veder le stelle, perché è difficile stare davvero al buio, ché ci sono le luci artificiali, che non te le fanno vedere...
Non importa, gli artisti continuano a farle brillare, le stelle, ché quello è il loro compito, non importa se nessuno dà più loro del pane, non importa neppure se, con cattiveria o noncuranza, qualcuno taglia loro la scala.
L’artista muore nella sua stella, e la gente attenta alle cose del cielo, vedendo una cometa brillare, si chiede cosa sia quel prodigio.
È l’ultimo regalo del Lustrastelle.
                                                 A Bruno Rubino

Il Cocomero
Cavoli, si può ballare sopra i tavoli...
Io, di solito tragicamente fermo come un ramo di corniolo... è un mio cruccio, dannazione... e mi picco pure di essere un musicista... è che il ritmo si ferma nella testa, al massimo arriva alle mani... ché i piedi, quelli, sono fermi, immobili, si rifiutano, e mi prendono pure per il culo... del corpo non si dica, mi ripete in continuazione “ma non ti vedi, ridicolo che sei, tutti ti guardano, và a sederti, che fai schifo...”
E allora di solito mi siedo e osservo, e mi maledico pure... col ritmo che avrei dentro...
Il Cocomero è un locale abbastanza in voga, nei primissimi anni di un preciso decennio del XX secolo... Insomma, sono sopra il tavolo con Cinzia in minigonna... che topona... e come balla... altroché... tronco che non sono altro... non devo fissarla... ecco, così, sono abbastanza naturale... devo rilassarmi... il duo di musica latino americana... dal vivo, sì ma con le basi, e no eh... e che cavolo penso adesso, all’etica professionale del duo?... ma va là... devo essere sciolto dai, via....
Cinzia mi sorride, per qualche motivo incomprensibile devo esserle simpatico...
D’improvviso un coro da stadio “Ollellè Ollallà, faccela vedè....” e una fiumana di gente sotto il tavolo, inginocchiati sotto la mia Cinzia, che sorride imbarazzata (e un tantino lusingata) e mi fa ”Meglio scendere...” e io “daai, spetiaamo un pochettoo”...
Sono ancora là sul tavolo, che tento un nonsoché... che mi sento mordicchiare una caviglia... mi volto... vedo un essere altissimo e senza denti, a petto nudo, che si ciuccia il mio tendine d’Achille, e ammicca sorridendo... Cinzia è sconvolta, io valuto le dimensioni del tipo, e risolvo in un attimo che non è il caso di alimentare polemiche... gli sorrido e continuo... dopo 9 secondi netti sento una suzione orrenda alla mia giugulare... pazzesco... è ancora lui... è salito sul tavolo, mi ciuccia il collo adesso... e la folla intorno applaude pure .... sono un pezzo di marmo vivente.... regalo al pubblico un sorriso idiota di circostanza... Cinzia scende di corsa dal tavolino... inutile illudermi che la mia serata con lei possa avere un degno prosieguo...

Siamo in macchina, io e mia moglie, a parlare di cose strane, a un certo punto mi fa “...Anni fa ero in un locale, e ho visto una scena strabiliante, c’era un pirla che ballava con una sopra il tavolo, e un altro lo baciava e lo mordeva dappertutto... e con le amiche dicevamo... pensa te, avere un moroso così...”
Come dire, vedersi e piacersi

Leticar con l’etica
Ho suonato come apertura (tipo Bracardi da Costanzo) a sta roba qua
"IL VENETO DA MODELLO DI SVILUPPO A MODELLO DI CIVILTÀ" CONFERENZA "IL FONDAMENTO DELL'ETICA"
ore 20.30
Auditorium "G. Toniolo"
Relatore Prof. Azzeccagarbugli dell'Università di Urbino. Moderatore Mons. Abbondio.
Ingresso libero
Mi ero preparato con cura 5 canzoni in tema, valutando i pro e i contro dei testi, comincio e alla quarta il presidente dott. Herzog viene sul palco: e via col calcio in culo al cantautore, ché era ora di finirla.
Seguono 2 ore di ineffabile conferenza! Quando poi il buon Azzeccagarbugli spiega che il nostro superfluo leva il necessario ai grami africani, un lampo di cretineria mi attraversa il volto, e subito recito tra me e me 4 avemarie di penitenza.
La babbiona che mi aveva invitato, mi preeegaa di andare anch’io al rinfresco, dove sono presenti nell’ordine: 1 ministro non meglio identificato, 4 o 5 docenti universitari, 3 prelati, 2 notabili, 1 conte, 1 architetto, 2 puttane, il monsignore, Azzeccagarbugli, io e una mia amica sfigata...c’è ogni ben di Dio sul tavolo...Garbugli si strafoga, alla faccia dell’etica e dei grami africani; il ministro punta la mia amica, dicendole di essere appunto un ministro, 3 volte nell’arco di circa 10 nanosec., al punto che la povera gli risponde di essere un avvocato e di lavorare insieme al sindaco di San Fior.
Azzeccagarbugli intanto intasca un bell’assegno davanti a tutti, ma non deve essere della somma pattuita, perché si incazza come una bestia.
Il presidente gentilmente mi chiede come ho iniziato musicalmente, probabilmente è disgustato dal mio tentativo di articolare una risposta sensata, in quanto cambia interlocutore dopo 7 secondi netti.
La babbiona tesse le mie lodi dicendo che i gioooovani d’oggii sono sensibilisssssimi, e io ne sono la prova vivente, (a parte il fatto che dei giovani non me n’è mai fregato una fava, ho anche 37 anni suonati, cazzo)
Scappo via sotto la pioggia, solleticando il dio dell’etica bisbetica.

La maratona di Treviso
...Che poi uno si chiede, ma chi te l’ha fatto fare?... ovvio, ma non lo è mica la risposta... a volte, neanche un esegeta...
Per me, Com’è cominciata io non saprei, come dice il buon Ramazzotti (l’amaro, altrettanto ovvio), ma so come sta procedendo... Una leggera, continua discesa. Da Vittorio Veneto a Treviso. Dalle Prealpi alla Pianura. Lunghi rettilinei, incorniciati da un pubblico senza eguali in Italia. E, alla fine di una fatica che sarà sembrata più piacevole che mai, l'arrivo nel capoluogo della Marca...
Dannati bastardi... sadici.... e bastardi... ma non lo sanno che da Vittorio a Treviso è tutta salita?
E poi lui...il tormentone interiore, temutissimo da tutti color che fanno sport di lunga durata, oggi mi si presenta sotto forma di canzone...“...Lavoro di voce lo saiiii...”
... dapprincipio non ci fai neanche caso, ma quando ti chiedi “chi sa perché mi è venuta in mente... che mi fa pure schifo...” allora è finita, non te la levi più dai coglioni... fino alla fine
Ce l’ho in testa dal ponte sul Piave, nelle intenzioni “... calmo e placido al passaggio... l’esercito marciava per raggiunger la frontiera... ” e invece no, è arrivata l’altra... come una piccola, insinuante, molesta zanzara.
A Visnadello, verso il 30° Km, una spettatrice infreddolita ci fa – Daaai, che è finitaaaa –
Seee... finita che? E gli ultimi 12 a chi???... Maledetta puttana... puttana sei... e anche brutta...
... Ecco.. così... devo distrarmi, devo correre Zen... vedi? basta non pensarci... puf! non c’è più...
“...Per dirtelo ancora per dirti chee piùbellacosanonc’èèèèèèè...” ...è come un tarlo... ti logora di dentro...
A Carità mi passa via un 96enne, sfigatissimo, occhiali alla Mughini, peserà 42 kg, sembra un mentecatto... ma come cazzo fa uno a correre così?...
Che poi io a quelli là che guardano cosa gli sembro... gli faccio pena...gli faccio schifo come quello...
... un penitente... un coglione partito con 2 gradi Celsius da Vittorio Veneto, sotto la neve, oggi 12 marzo, gentilmente venuta giù per celebrare la mia maratona, alla faccia del riscaldamento globale...
Dannazione... non ce la faccio a tenerlo... il mentecatto mi stacca... puttanaccia... meno male che almeno non ho i crampi.
... Al rifornimento del 35° km sono praticamente lesso, mi faccio (sottovoce eh) – Dai tessssoro, cammina... solo un pochiiiino... – invece tiè... niente... ché l’obiettivo è anche quello di farla tutta correndo...
...È un’ora e mezza che ho in testa quella schifezza... la odio... “...Lavoro di cuore lo saiiii...”... dev’essere un contrappasso dantesco... si, è così... il solo pensiero che sia così mi fa star meglio....
Ah dantuccio.. dantino, dantinello mio... - Fatti non foste a viver come bruti – se ci vedesse adesso, avrebbe più di un dubbio, in quel suo mastodontico testone... Ladies and gentlemen, here you are “I forzati della maratona”.
“... unicaa come seeeiii, immensaaa quando vuoiii...” mi viene da vomitare
Devo convivere col dolore... inutile far finta di niente... sì... così... aahh... è proprio vero che la sofferenza ti purifica di dentro...
A Porta San Tommaso inciampo su un sampietrino e rischio di schiantarmi contro un’ombra indistinta, che mi insulta pure...
Al 41° guardo il cronometro... ce la devo fare... scendo sotto le 3h45’ “... siii, ma meee il tempooo no me intereeeessa, me basta rivaaare beeene...”... falso... ipocrita... come tutti i runners... specie quelli amatoriali.
Il centro di Treviso non finisce mai, devono aver usato l’elasticolina del Barone Giallo per lastricar la strada....
... Al 42° c’è Iseo con la Paola... sono sicuro che è Iseo... riconosco la barba... è un’icona Iseo... trasfigurato come Cristo sul Tabor... la sua faccia... e una lenta sfocatura di immagini ai lati ...
... la stramaledetta salitella che porta in Piazza dei Signori... lo striscione... io che mi rannicchio in posizione fetale...
“... Saranno i momenti che ho quegli attimi che mi dai...”... ma vaffanculo và...
...adesso non corro più... le gambe sono un corpo estraneo... bafffta.... pietà... come sto... mi sento come... un misto tra Wile E. Coyote e Madre Teresa di Calcutta...
... non ne farò più, questo è sicuro !!!
Falso... ipocrita... come tutti i runners.


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