Poesie di Giampietro Calotti Corvi


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Leggi i racconti di Giampietro

Ai medici, donne e uomini del mio tempo

Affermi
“Dio non esiste perché esiste Auschwitz.”
Quindi
tu medico non sei Mengele, per sorte?

Forse che, la libertà d’arbitrio è una opinione
posta all’alba se, ci è possibile fare colazione?

-Libertà che mi spaventi più della galera
di chi è
se non tuo, il potere di piallarmi la coscienza?

“Dio non esiste perché esiste il cancro”.
Che dire
ne sapresti sempre una gerla più di me.

Rassegnato
alzo il naso dalle pagine del libro e guardo
l’eterna Idea non sfumare a giorni alterni
e vedo l’Immenso, nel biglietto ripiegato
nel taschino del tuo esserci, nascosto
per non farti ombra al porgerti sul pianto dei viventi.

Sospendo ogni culto ora e Dio in te lo gusto anch’io.

Esiste un grazie taciuto sopra ogni grazie
nella stima di ciò che si compie nel silenzio.
Esiste un altro grazie, scandito alle cazzate
di cui ho bisogno, per sentirti essere tra noi.

riflessione su affermazioni di U. Veronesi, grande medico, un uomo - 2014

 

 

Essere, o Coglione
Sentono tutti il "dovere" di urlare parole
in pensieri contorti perché tutto si senta
e non si ascolti più nulla.

Mi spavento e mi perdo nel vuoto che provo.
Interpreto battiti di un cuore violato
da maschere arroganti e ferini sorrisi in attesa.

Pensare da solo è davvero fatica:
Mi impongono ogni tipo ritmo e dopo
boiadungiuda
mi fanno credere che la musica è mia.

4/2012 

 

Del vivere il recto e del morire, … il verso? (1)

Ergastolani che fuggono per ritornare:
Oggi è tempo di respiro.
Ubriaca un desiderio di vivere nuovo
esorcizza del poi il consueto morire.

In riva al lago da boschi inondato
gocce di sole sulla distesa increspata,
dall'acqua color di prato una luce dorata.

Larici, infiniti Pini abbracciati difendono
orgogliosi, un incessante mea culpa delle cime.

Un delicato pulsare
è gemmato tra l'inseguirsi di sospiri.
Il raschietto d'acciaio oggi, incide solo Iniziali
al centro dell'Universo.

                                                    03/2012

-Il mio omaggio a GUNTER KUNERT
.Dagli affanni quotidiani appena si può, si fugge,
.La marezzatura dell'acqua trasmette infinite lacrime di sole.
.Le conifere che lo circondano si specchiano.
. In quel paradiso è gemmato un sorriso e, il raschietto d'acciaio di servizio, oggi non raschia…

 

Ne è valsa la pena
Vivere
aggrappati alla fantasia
dell’azzardo
per mordere di meno la pena
e darle un nome:
Speranza.

3/2015

Canto una preghiera all'aria
Non spezzi
il mio ricercare, o Dio
la benché minima luce
di speranza,
perpetua illusione
che mi divora
e le mie ore sazia.

3/2014

Io, povera Europa.
Questa mattina
ho visto inchinarsi il Cielo d'Alsazia,
L'arcobaleno del pianto ha mostrato
colori d'azzurro al nero più cupo.
Non sfugge il giallo del Disco, il raggio
d'Avorio al paglierino, un rosso inquieto.
Mille cangianti di grigio sovrastano
nuvole lievi dal bianco accecante
sostare un istante per donarmi un sorriso.
Moltitudine di refoli d'arie
avvolgono un sentire tepore di fresco,
di gelo e di fuoco scontrarsi nel vuoto.
Non c'è più forma nel cielo, sorrisi
ostinati restano e provano, darmi quiete.

Ho allevato liberi figli,
come serpi nel seno ma, davvero io c'ero?

In buona fede*
(versi diapoetici)

Rode, la pena di una colpa oscura:
Di che pienezza sei plenitudine,
attimi sazi d'un compiuto sentire
che a un tratto, vile, scagli nel vuoto?

"Di che è mancanza questa mancanza,
cuore,
che a un tratto ne sei pieno?
Di che?
"
… se confonderlo forse, il Certo più non basta? *


*Mi si perdoni l'ardire di accostare i miei versi a quelli di LUZI
Versi che non conoscevo prima del Meeting di CL a Rimini; Ho
Provato a mostrare l'altra faccia di una delle molteplici medaglie
che compongono la vita
.

*Le nostre finite Certezze che illudono ma, ci aiutano
a trascorrere i giorni; fino a quando …


9/2015
 

Sorride sempre.
Sorridi Beltà, sorridi sempre
a chi si porge al sorgere del sole
a chi vive un tramonto ogni mattino.

Sorridi al canto dove il giorno allieta
allevia un pianto nell'intorno assente.

Sorridi dove ristagnano timori,
dissolti, ove contagiano i sorrisi.

Sorridi pure a chi si rode dentro
teso, ad uno sfregio alle tue labbra,
illuso, d'un corromperti il sorriso.

Beltà sorride, sempre.
9/2015

Ho conosciuto Poesia
Ho stretto la mano ad un sorriso
avvolto dal più leale dei sentire.
Un abbraccio si muta in poesia,
sorgente si rivela nello sguardo,
all'iride mi affida una memoria.

Il tempo scorre ed un ricordo preme:
Torna a nuovo il sereno, quando si eleva
quel lieto a cui il perché non importa;
rincorro e turba non trovare cos'è.
Infine ogni volta, mi basta che c'è.

Il mio omaggio a Piero Colonna Romano

Oratorio di Cerpiano 1944 -Marzabotto-
(In ricordo della Maestra A. Benni)

Di quale pena ti scrivo, o Poeta?
io non c'ero in quell'Assenza:
Sul corpo, dai compagni sommerso
sangue e di piombo lacrime.

Voce gemente di bimba…
Mano calda di un bimbo che sfiori:
Ancora c'è Luce di fuori.
Una coperta, una sussurrata preghiera:
"Fate i morti per carità".

Trentatre ore,
misura senza spazio di Assoluto.
Cortina squarciata
sull'eredità di Figli e non trovarTi.

Che sapore avrà la bocca in attesa
dell'unico atto di pietà ferina?*

Sconosciuto Nulla che atterrisci
rotto dal dolore angosciato
di pianti ormai senza più fiato.

Il tuo "Sì" di perdono, più grande di noi
rimpasta dubbi e certezze.

Ed io
mi sono perso Signore.
Incontenibile Dio
dalla tua Libertà a tutti donata,
Pietà.

Cerpiano, luogo dove il 29 settembre 1944 furono trucidate 49 persone di cui 19 bambini e 25 donne. Fatto che unito agli altri, avvenuti nello stesso territorio prende il nome di Strage di Marzabotto. La maestra Benni e due bambini si salvarono fingendosi morti per ben 33 ore. Poterono essere soccorsi solo dopo che gli - infami di ogni tempo dalla divisa del colore di turno- abbandonarono la zona.
(*) Nel sentire qualcuno gemere dopo la carneficina, quegli esseri, li cercavano e li zittivano con un colpo in testa.

Foto, di un Settembre al mare.
È morto un bambino, il centotrentadue.
Non ha raggiunto il Punto. Il cordoglio è Gratis.
Solo il mare supplente di pietà
l'ha posato composto sulla riva.
Un lenzuolo sotto, l'avrebbe scambiato dormire nel lettino.
Carezza il viso una risacca lieve,
una madre veglia e benedice l'onda dove non so.
Un bimbo è morto.
Mentre il sole si inchinava,
ha scardinato la ragione ad improbabili Imbianchini
un rettangolo di carta, dai colori d'un bambino.

Solo la foto di quel bambino ha cambiato un mondo, gli altri, erano già deposti nel dimenticatoio. (se provo a trovare una logica, finisco d'impazzire)


Oggi
Dissimile quel tanto ad un sorriso
oggi ci provo a scrivere del nulla.
Quel piallare nella mente ogni sentire,
desco senza sedie, colmo d'illusioni.

Viaggi percorsi da lemmi sfiniti
virgole infinite sempre trovano lite
per dare una tregua manca un punto
a rincorrere continuo il mio respiro.
Infinito, che non riposa nella notte
e alla luce del giorno si contorce solo.

Tra miasmi d'ombre antropomorfe,
dietro l'angolo
mi ha incrociato uno splendido sorriso.
Ho risposto…

Mondo boia!
Mi ha scambiato per un altro.
Non importa
ho sorriso anch'io e, per oggi
il nulla
può aspettare anche domani.

Due parole tra amici e, uno assente.
(versi diapoetici e non)

Ho concluso sempre: Non è vero! ma
la ragione in verità cancella
ogni speranza di pace sulla terra.
Tu Poeta però fammi sognare,
rivesti di bellezza ogni menzogna
per salvarmi sempre, da una corda. (*)

Furtivo s'è nascosto in quella creta (*)
per salvarTi dall'affetto d'un robot?
Utopia tu ci sogghigni, mentre noi
dovremmo appendere le palle al muro.
Chissà, un bello sciopero potrebbe …? (*)

Ci hai fatto proprio come una Ferrari
stupenda e davvero assai speciale;
Giusto, doverci mettere del nostro
ma, Signore, non è l'ottimo a frenare
comincia a bruciarmi un po' il sedere.

-Solo la Speranza, che ci illuda o meno, può darci vita. Chi la perde spesso si concede, metaforicamente o no, una corda al collo per tendersi verso terra.
- Utopia, la Pace.
-Il male davvero può essere furtivamente entrato in quell'Alito fecondo? D'altra parte Lui non può temere la noia d'un mondo senza il male, perché diversamente non avrebbe creato il Paradiso.
-Chissà se, un bello sciopero riuscirebbe a far si che il Creatore, provvedesse a dare una "regolatina" al motore che, come si evince da ormai millenni di funzionamento, di una revisionata ne ha veramente bisogno? Ma, con questi Sindacati però …

Popolo o moltitudine*
Popolo, onda violenta d'amore e di ripulsa
nel dividerti lesto ma, tardo nell'abbraccio.
Senza tregua, ancora dall'alba tu mi divori?

Preda di Bravi dal centro basso e acume fino
due versi gridati al digrignare d'un sorriso
plagiano, chi ha bisogno di pensare in compagnia.

Ho vissuto i miei giorni in tumulto e nella pace
segnati dalle intese più belle, lacerate
a brandelli, da lotte più egoiste che vili.

Ti ho creduto. Davvero c'eri e non fu inganno?
Come ho potuto Popolo mio trasfigurarti
Moltitudine sparsa dal sentire distratto?

*Popolo e Moltitudine, facce della stessa medaglia dal significato opposto?

Epitaffio, ad uno scrivente pigro
(non raggiunse mai la riva destra del foglio
cosicchè l'equivoco d'un di-Vin Poveta.)
"Apprese al mattino dal vento
a gestire nel giorno tempeste,
smarrito, tra lamenti di foglie
macerate d'attese, la sera."

Paternità responsabile?
Egoista
incosciente,
alito fecondo
egocentrico Dono.
Fondamento primo
d'un vivere oltre
riscattato, forse
dall'incontenibile pudore
d'essere parte
d'ineffabile carezza
in quel possibile sorriso.

Mi torna l'ansia di rincorrere dell'ovvio.

Se questo non è un uomo, cos'è un uomo
Un uomo del suo tempo come tanti, sulla
tua strada Signore hai voluto ti seguisse.
Destino ormai segnato.
Ti accompagnava forse, come il capro segue
il suo padrone quando lo prepara al sacrificio sull'altare?

Era l'ultima pedina, la prima a cominciare
muoveva all'incontro cui non era possibile mancare.
Trenta monete.
Allora come ora, una gioia "da impazzire".

Nella pazzia, presto si fa luce il suo mistero:
"Quante lacrime su questi argenti insanguinati.
Nessuna pietà alla mia disperazione?
Sento che il libero mio arbitrio ho esercitato
ma la ragione rifiuta il ruolo che mi è dato.
Signore, proprio io? Eppur ti ho tanto amato".

E dopo questo ardito e povero pensiero,
non ho capito se Giuda è stato perdonato
o forse più degli altri la gloria ha meritato.
Io vedo solo un uomo, uno, disperato insieme a tanti.

Un sorriso si riflette
Acquiescenza: Come mangio, è dir pensione.
Avvolto d'un bene il primo giorno, che dona
orgoglio a chi ha raggiunto un'altra meta
e, fortuna non ricorda: La prossima, qual'é?

In piazza grande, quella che chiamano Maggiore
io la chiamo Bella, al mondo è vero la più bella.
Le mani in tasca, il naso all'aria, nessun impegno
percuote il tempo e vedo, il guardato solo ieri.

A breve mi raggiunge uno strano sentimento, scorre
nel fiume che trascina l'ora, la gente assente.
Barcolla un bambino, sotto una gerla di cultura
e non sorride, strattonato dalla madre già in ritardo.

Dai gradoni, sento ridere ragazzi e mi avvicino.
Sguaiate risa prendono per il culo quel di turno
poi silenzio tra smorfie di labbra appese, a colli
di bottiglie e forse altro, nell'attesa di coraggio.

Neppure la madonnina di Nicolò accenna un sorriso (1)
così come il Menganti nel grande bronzo di Gregorio
peggio ancora, i quattro Santi del Lombardi nel voltone.
Del Buonarroti, certo non rideva il grande Giulio.
Di nascosto gode solo, un fiero pisello del Nettuno.

Sconforto di chi scende in via degli Orafi:
Una vetrina a specchi mi dimentica, a rimirare
il mio nuovo cravattin dell'anno scorso e quasi
non m'accorgo di un volto perso giù in cantina.
Azzardo a muovere un sorriso, ma le guance
pesano. Eppure, io son felice e di nuovo provo.

Massaggiano le guance i polpastrelli, i facciali
si riprendono, gli sforzi cominciano a premiare.
Pochi minuti bastano e si assestano le labbra
sulle quattordici e quarantasei: Mi sento meglio.

Un'Anima in pena, dietro il vetro si agita di più,
esce una signora, dalla porta a fianco la vetrata:
- Ehi tu, i tuoi problemi vai a risolverli più in là!-
Veloce, scendo dallo scemo e mi compongo.

Nell'attimo che indugia, lei risorge:
-Signore, ha bisogno…?-
Stupito, ringrazio
un viso sorridere, il mio riflesso attorno.
---

1) - Bologna-
Alto rilievo, Madonna con bambino in terra cotta. Nicolò dell'Arca (di Apulia) 1478
- Alessandro Menganti (Bolognese) statua di papa Gregorio XIII. Bronzo, 1580.
-Alfonso Lombardi (Ferrara) Statue di 4 santi protettori di Bologna, in terra cotta. ( San Francesco, Petronio, Procolo e Domenico, 1525)
- Jean de Boulogne (Giambologna, nato a Douai, Fiandre) Statua in bronzo e gruppo della fontana del Nettuno, 1568. Da un certo punto della piazza, di traverso, si può ammirare l'Orgoglio castigato del Nettuno.
- Michelangelo; statua di Giulio II benedicente, 1507/8. Una delle due uniche grandi fusioni in bronzo (che io sappia, entrambe disperse); distrutta nel 1511 da Annibale II Bentivoglio. I rottami verranno fusi nelle officine degli Estensi per formare una "colubrina" denominata Giulia in disprezzo al Papa.
Potenza dell'eterna ignoranza arrogante e universale.

Spero sia, solo delirio (mio)
Non so se esiste o solo io lo penso e pochi altri
un mondo parallelo che sovrasta il nostro agire.
Male e bene si scontrano in eterno e l’onda che
prevale, rilancia ogni giorno il seme sulla terra.

Pazzia discende su di noi, come zucchero velato
a mescere giustizia con stati d’animo imbiancati
quando si decreta Vero solo ciò che più conviene,
e lacrime urlate piangono l’etere rubato al Giusto.

Pietà o Dio da troppi ceri affumicato.
A tua immagine hai formato chi ti vede nel creato
e libertà in eterno hai confermato, mentre
Tuo Figlio coronato,
su due pali messi a croce ha perdonato.

Sacrificio imposto da mistero di follia.
Anche questo non voluto, così come
quel gesto disperato, del patriarca amato Abramo.

A quando?
Dio giusto dai tanti nomi, stanco di sospiri alla deriva,
di nuovo volgerai il Tuo sguardo altrove, come allora?
Un resto di coscienza arderà ancora, su altari riciclati
nell’odio scambiato per onore, in deliri di ogni tempo?

“Nel dopo di una crisi,
sorpreso, sento della mano il suo -toccarmi- :
Non si sa mai, avverto.
Ma, se voglio vivere
tendo una mano attorno e l’altra, tiene pronta una matita.”

 

Lieto, mica tanto.
Trovato il coraggio, hai scritto versi
col rischio forte di annoiare assenti.

Versi dal volto coperto di amarezza.
Quella, trita il resto che rimane e più
fuggire vuoi e più ti insegue e strozza.

Ogni cosa racchiude in sé un’evoluzione
e tu, ciò che resta confuso d’altri accordi,
ingoi rabbioso, supino a volte ti ribelli.

Emerge allora, dimenticata Fede, un’orazione
ma non ti salva un canto forte al Creatore
del dopo, Sa, come sempre la poserai dov’era.

Sconta, lo sguardo attorno lo stonato pianto,
respiri con il groppo fedele sullo stomaco
tra le mani il quanto, seduto in riva al Canto.


Mare nostrum 2013/14
Le navi e la mia bandiera al vento.
C’è qualcosa che sfugge e mi tormenta.
Un confine assente m’impedisce
d’esser là dove io devo, oppur che altro?

Di getto scrivo con rassegnazione,
e disperde, ogni vera soluzione.
La mano è tesa a chi giunge in vista,
pure una prece è tesa, a tutti gli altri.

Tu poeta che inciampi nei miei versi
v’è speranza, a questo ardere sfinito
forse, da un impossibile soluto?

Mi invita spesso un buio ragionare
e fila, fila come il ricino nell’olio,
purga anche l’anima e, mi rende assolto.
 

Fino a quando?
Bagliori mirati e crepitii insoluti.
Rantoli, certezza di una morte oscura
senza contorno d’occhi in Croce di bambini.
Nell’inseguirsi di curiosi mai sazi di, perché?
avvolti a Madri gridano, forse un ultimo: Cos’è?

Dove non so, un’altra Parte scruta e vede
il progresso ormai, avverte aghi nei pagliai.
Sono -Pezze- (un dì, lo marchiavano nel pianto)
Pezze d’appoggio a “Leve” a radere coscienze.
Deve vivere. Se perirà, non sarà come Sansone.

Ho riletto o Dio, sono i tuoi Popoli, gli Eletti
da Ismaele a Isacco, benedetti fin d’allora.
Signore pietà non maledirmi, mi basta
Lasciami piangere la Civiltà che è morta
e sia quel che sia del Progresso che l’ha sepolta.



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