Poesie di Gabriella Brancaleone


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L’amore non è
Scende una lacrima sul tuo dolce viso,
guardo i tuoi occhi dispersi nel vuoto
vedo passare un ricordo remoto
sento le voci del pianto e del riso.

Non è pazienza l’amore di un uomo,
non è costanza il suo mormorio
non è un saluto il suo cenno d’addio
non è vergogna cambiare il suo duomo

Sepolto da un freno di luci e tormento
L’amore si frange intorno ai dolori
Né pace nè vento, ma solo sentori :
Rumori pacati e nemmeno un lamento

Non vedo più baci , carezze non sento
Nessuno che gridi una dolce parola
Non è finzione restare da sola,
Non è paura un triste commento.

L’amore non è nemmeno un’aurora
Di un mese di luce sfruttato nel fuoco.
Né un bimbo lasciato che chiede il suo gioco
Né un dolce lambirti che il volto ti sfiora .

Non è un messaggero di pace sperata
Nemmeno un amico distrutto dal male
Non è un pensiero fornito di sale
Nemmeno una sola parola pensata.

Allora cos’è questo strano signore
Che sempre ci guarda dai punti più arditi?
Chi é questo gioco di tempi finiti,
Che lascia la luce di notte e nel cuore?

Nessuno può dire chi sia il sentimento
Che ogni mattina ci lascia intontiti,
Se mentre ci alziamo noi siamo straniti…….
La colpa sicuro è del vento.

Ci porta i ricordi più dolci e più amari
I pensieri di un’ora ci lascia sfruttare
Non è mare mosso ma neanche sperare
Di un cenno di aiuto agli amici più cari .

Sai dirmi lasciato dai tuoi desideri,
Se riesci a capire l’amor cosa sia?
Se senza dolore e senza follia
Ti restano ancora dei dolci pensieri?

Se trovi nel tempo una sola impressione
Di piccoli abbracci al tuo verde cuore
Io dico : sei bravo, hai trovato l’amore,
non farlo fuggire in ogni canzone.

Solidarietà
Stamane mi sono svegliata
E un’ amica ma chiesto se voglio pensare
Per mettere in rima una storia già usata
E fare sentire alla gente di amare:

E’ questo che oggi ho voglia di fare,
Li voglio guardare negli occhi e nel cuore,
Ma nulla potrò mai loro insegnare,
Son loro che fanno capire il dolore.

Un urlo pacato gli scende dal volto,
Nessuno lo riesce a sentire
Ma un gioco avanzato da un bimbo viziato
Quest’oggi gli è stato donato
E l’occhio crucciato, ha riso felice nel fato.

Se senti una sola parola, vuol dire che sanno parlare,
Non sono capricci gli stridi che sento
Ma solo le piccole frasi che sanno sputare
Ed hanno diffuso nel vento.

Assieme a deboli note stonate
Mi sento di dare un tantino di amore
Chissà se nel suono di tante parole
Può nascere un canto dettato dal cuore .

Chissà …

Un paio di labbra sudate
Un paio di labbra sudate,
quest’oggi si sono toccate.
Le mani cadute sui fianchi,
lo sguardo socchiuso sui corpi già stanchi.
La voce fermata su poche parole
i venti dei nostri cammini
portati vicini dall’ultimo sole.
Parole riunite in dolci pensieri
ci svelano cose già udite nel tempo di ieri…
Seduti sui lunghi sentieri
riposano i nostri destini,
sfiatati da erte salite e da ripidi clini.
Momenti di attesa e di luce
e giorni di pace.
La vita serena mi appare:
un sogno che giace
fermato nel nitido mare.

Sapore salato
Il dolce sapore salato
ristagna in fondo al palato,
l’odore che ho appena odorato
è misto nel soffio di un fiato,
lo sguardo è smarrito…
si è perso nel vento sfiatato,
un piccolo invito è bastato
e il cuore è scattato.
Non c’era dolore
nel volto sudato d’amore,
e il piccolo fiore che ero
s’è tinto di prato.
Un chiaro pensiero,
nascosto nell’occhio crucciato,
ha aperto la mente a un grande destriero:
il vento del nostro passato.

Il segno inciso
Il segno inciso nell'ultimo gioco,
nascosto da un velo di gioia,
è arso nel nitido fuoco,
scoppiato in un'ora di noia.
Ho visto le stelle cadere dal cielo
sentito la voce del vento...
sembravano luci scattate nel gelo
di un cuore sgomento.
Parevan parole già note
confuse da fischi vibranti...
ma tutte le cose remote,
sentite nei tempi distanti,
confondono poche parole
rimaste per caso incastrate
nell'ultimo raggio di sole.
Venite e ascoltate
e poi giudicate la vita
io ho visto rinascere fiori
su terra bruciata e appassita
e ho scelto i giusti colori.
Le lunghe giornate trascorse nel vuoto
le ho tutte riempite di te:
mai più ricadranno su me
per farmi tornare nel tempo remoto.

Speranze di calma
Poche lontane irrisorie speranze di calma;
scarse illusioni concrete su fatti concreti;
rimorsi remoti nel tempo,
discese di strade scoscese,
geniali trovate improvvise...poi niente;
ritorni incostanti ancorati al passato;
rifiuti totali;
nemmeno una tregua...poi niente;
rimbombi tonanti di ira,calmati nel tempo,
ombre normali di luce;
canzoni lontane;
luoghi dispersi qua' e la';
piccole oasi di pace,
senza pensieri...poi...
erte salite, grandi fatiche e lunghi sentieri;
consensi parziali e totali,
liberi voli,
frammenti di sale,
completa certezza, abbandono totale:
voglia di bere ... sedata
unica fata rimasta a vedere.

Impressioni (una nuova parola)
Quante pagine bianche
ho riempito di tristi parole
quanti tristi pensieri
ho scritto nei tempi stranieri
e per poche parole stonate
ho speso una vita di cose pensate.
Gli stessi identici suoni
ritornano ora in queste impressioni
ma ecco una nuova parola
si affaccia tremante alla gola
non so ancora che cosa vuol dire
e già vuole uscire per farsi sentire
è fatta di sillabe strane, con tante vocali
e lettere messe in un modo che sembrino uguali
chissà cosa esprime: un nuovo concetto?
o un modo sublime
per rendere noto ciò che è già stato detto?
La nuova parola rimane un mistero,
per me che mi sforzo a capirne il perché,
ma un giorno lontano,
da porti sfollati e stranieri,
qualcuno verrà a darmi la mano
spiegandomi questi misteri
e in una lingua parlata
a cui un senso avranno donato
si udrà la strana parola rinata
per farla sembrare di stato.

Forse son l’ultime parole
(Come muore un amore)

Ecco si avvicina a ponente
misterioso nel suo alto guardarmi
si confonde a un odore insistente
del suo corpo che non può più bearmi ;
si avvicina col pensiero scabroso
torturato e guarito negli anni :
lui non parla e nel tempo a ritroso
sa cercar chi lenì i suoi malanni.
Non lo vedo... e pensar che di lui io conosco,
ogni piaga, ogni pelo, ogni piccolo asserto,
tra me, la sua spiaggia e il mio frigido bosco,
v’è la stessa distanza che tra un fiume e un deserto.
Si avvicina, mentre paco i miei ardori
ma non riesco a vedere il suo volto
io non sento i suoi freddi rumori
non intendo il suo vento che ascolto.
Ho cercato guardando lontano
che il suo stampo apparisse improvviso
ho scrutato tra il monte e tra il piano
e ho riempito di pena il mio viso
..ma un giorno confusa da un sentore di addio
ho provato a cercarlo con l’idea di chi sbaglia
come stessi aspettando il ritorno di un Dio
impietrita e frustrata per un sole che abbaglia…
…quel giorno ero molto vicina al suo intento
quel giorno sudato io ho disfatto il mistero
neanche un filo di luce, sospinto dal vento,
mi strappava oramai da ciò ch’era vero.
Solchi, strazi, passioni e poeti
non bastavano a farmi tornare:
non avrei mai raggiunto le sue storte pareti
non avrei mai vagato nel suo gelido mare…
... inversione di rotta si ritorna ad oriente,
tutti in plancia la nave si avvia,
incontrarlo per caso? No, non credo più a niente
ciò che resta di lui è soltanto follia
solo stralci di rotte sbagliate e sviate
che una zattera sola non può certo seguire,
luci accese ai confini di zone minate
e ritorni arrangiati senza farsi sentire :
io riposo felice a levante,
con radici impastate di terra orientale,
la certezza è un assioma importante
che coltiva il mio bene e divelge il mio male.
Non posso toccare chiunque mi chieda una data:
più mi attracca, più lontano poi deve salpare
e purtroppo la nostra distanza è già stata fissata
mentre l’onde consumano il tempo e mantengono il mare .

Cenere
Cenere, soltanto cenere , per gente che non sa vivere…
Palcoscenico di polvere per un uomo che non sa donare….
Briciole, solo briciole per l’amore che non sa vincere….
Piccole parole di pace per l’odio che indossa il prete…
Piccole foglie di verde per chi crede in un paradiso…
Ritagli di suoni stonati per chi ama sentire la musica…
…ecco cosa rimane nella vita di oggi!
Cenere continua a cadere tanto non formerai una vita,
tu polvere continua a riempire le strade, tanto l’uomo non ti raccoglierà
voi briciole rinunciate a diventare pane, l’amore non vincerà
e le parole dette al mondo corrotto non servono ad illuminare
il verde annerito da tempo o il suono in un canto pacato…
ma questo solo rimane per la vita di domani!
Peccato, credevi che un giorno sarebbe cambiato,
ed ora continui a parlare a chi non ti vuole ascoltare
in questo stesso teatro che ieri ti ha illusa ed oggi puoi odiare.
Peccato volevi gridare
ma non hai voce né voglia di aspettare
qualcuno che parli per farti parlare
e vedi la pioggia bagnarti ma non senti il suo rumore
Grida donna consumata dalla forza del vento
che è l’unico sogno di questo mio tempo
grida e cerca qualcuno che ti abbia ascoltata:
troverai una nuova illusione.
E assieme a te canteranno le ceneri dei tuoi antenati,
assieme a te ballerà la polvere del tuo passato
e le briciole del tuo amore si bagneranno di solitudine.

Chi ascolta la mia voce ?
O mano mia veemente,
accarezzami la mente.
O fulmine o boato ,
colpisci il mio peccato.
O vento biricchino,
solleva il mio destino,
Che il sale ormai straniero,
non nutra il mio pensiero.

Nel suolo e nel mio viso,
rinascono le viole.
In fondo al mio sorriso,
c’e un attimo di sole.
In tutta la mia storia,
ho visto una giornata,
risplendere di gloria,
sorridere accasciata.

Tra il pianto e la pazienza,
c’e un seme di illusione,
c’e un atto di presenza
e un grido di passione.
In fondo al mio gridare
“ non essere marrano”,
ti ho visto ritornare
a prendermi la mano.

O dolce mio signore
puoi rendermi il mio amore,
O piccole fatine
sondate le mie stime
O grande Dio del pianto
proteggimi d’accanto:
ancora un sentimento,
e fuggirò nel vento.

Tentazione ed inganno
E mi ritrovo a pensare,
contornata da gelidi pianti,
come stessi guardando il mio mare
osservata da volti di santi.
Voci di paura e grida di dolore
danno il suono alle deboli note;
noi silenti ascoltiamo il rumore
delle frasi più crude e più vuote.
Che silenzio quel giorno lontano,
quando ancor non sapevo il mio io,
ogni sole ardente e marrano
raccontava un futuro desio.
Era l'alba di un lungo vagare,
tra ricordi, passioni e dolori;
oggi sento me stessa narrare
e rivedo ogni pena e gli amori.
Sono solo passati degli anni
e nel tempo che mi ha favorita
ho guarito i miei tristi malanni
e mi chiedo se mai sia servita
la speranza e di più la certezza
di giunger dove sono approdata:
vado via ,c'è una morbida brezza
che mi porta alla terra mia amata.

L'emigrato
E guardo con la mente
Un paesaggio tutto sale
Ascolto amaramente
Se ogni parola vale.
Non vedo la tua ombra
Snodarsi per le via
Non sento chi la ingombra
E non la lascia mia.
C'è un male nel mio petto
Che lacera il sorriso,
e un piacere nel mio letto
che sorge dal mio viso.
Tra queste sensazioni,
innate nel mio cuore
s'intersecano toni
e grida un po' l'amore.
E guardo col pensiero
Cercando la mia lotta
Ma tutto qui è straniero,
nessuno è poliglotta .
Nessuno mi comprende
Nessuno mi perdona
Nemmeno chi mi prende *
Nemmeno la mia zona .

*N.d.A. chi mi accoglie

Senza traguardo
Lento, dolce, inutile gocciolare di cera
che consuma le mie candele.
Caotico e nostalgico rimpiangere il passato,
ripudiando un futuro diverso dal tuo destino.
Strano desiderio notturno, al risveglio,
sudando il tuo freddo in una lunga notte appena cominciata,
dove cerchi affannata i pensieri lasciati nella notte prima.
Non c'è meta nel tuo iter di pianti e rimorsi;
non c'è traguardo per chi corre dalla parte opposta.
Vai, trascinata dal vento, dove le terre non hanno colore,
perchè un giorno lontano, che sai certo,
possa così apparirti più vicino:
nel contare il tuo tempo passano i minuti,
e nei minuti passano i pensieri che ti hanno resa viva.
Poche candele ancora ti restano da consumare:
da sola o infelice cosa importa,
esse impiegano sempre lo stesso tempo.

Addio amore mio
Sole, sole , sole
Gridava il mio corpo bagnato dal tuo sorriso,
Sole brucia il mio cuore per non poterlo donare a più nessuno,
incendia il mio desiderio di te.
Parole gettate tra i rami seccati dall’ odio,
soltanto parole e nulla più.
Scende lenta la tormenta,
sui sentieri sudati e bagnati ,
perché io ti ho cercato ma tu non eri lì
ad aspettare il mio amore.
Perché io ti ho aspettato
Ma tu non eri lì a cercare il mio amore.
Mi ghiaccia il ricordo che ho di te.
Niente più sospiri e non più gridi di gioia.
Nulla lasciato sulla scia del tuo fuggire.

Amici
Amici solo amici, abbiamo detto ieri
solo persone che si voglion bene,
non siamo nè rivali né stranieri
ma neanche gente che si sente “ assieme”

Perché il tuo sguardo non abbandona il mio,
e perché il gergo è sempre più assonato ?
Un lieve tocco e un semplice fruscio
ed oggi sei il mio dolce fidanzato.

Amore solo amore ci trattiene,
e l’amicizia è andata un po’ più in là
oggi io vedo come stiamo bene
uniti per la vita e per l’eternità.

Un giorno forse noi ritorneremo amici
o forse l’odio ci separerà:
ma non importa perché se tu lo dici
ogni pensiero dolce finirà.

Immagini
Immagini e colori dispersi sopra il mare
Ed armonia di suoni che copre il mio dolore
E mille altre luci frammiste al mio gridare
In tanti antichi giochi di misero sudore.

Immagini già usate in deboli canzoni,
Sentieri attorcigliati che non ti fan passare
Son gli ultimi voleri di queste sensazioni
Domani più non sono tra queste vite amare.

Immagine e speranza rinasce dal mio io
Un attimo di assenza e un debole sentore
Un ultimo saluto a tutto ciò che è mio
Così finisce un giorno, così nasce l’amore.

Il vento
Cos’è questo turbine di idee
che ci lascia qui,
coperti di foglie,
ad aspettare altri sentori.
Questo cullare i nostri pensieri
e poi sfasciarli
su di un muro abbandonato:
ci prende e ci lascia,
senza emozione alcuna !
Perché non tace,
ma ci riporta i nostri ricordi
abbandonati da tempo?
Brezza di mare per teneri amanti
attorcigliati sul tuo lido,
e burrasca infuriata,
come parole amare,
unico sapore di questa mia vita.
Il tuo rimorso è lì che spunta
dalle foglie pendenti
e mi sfiora birichino
come bacia le labbra tue.

Sopra il mare
Incamminandoti per la sudata erta
hai visto gente in bilico tra i monti
hai visto immagini, come cosa certa,
di indistinguibili e gelidi tramonti.
V’era una luce fioca e tremolante,
intrisa appena di lucide faville,
passavan volti e, ad un passante,
si presentò un mare ancora in stille :
cosa tentare disse l’uomo incolto,
la traversata temendo la burrasca,
oppure attender che il velo sul mio volto
si sciolga a terra disperso in ogni frasca?
Vado si disse e costruendo i passi
piede su piede giunse sopra il mare:
gettava rami, frasche, pietre e sassi
creando un ponte da poter attraversare.
Lunga la via e arrivo di illusione,
aveva in cuore una debole speranza:
ogni sentiero creato con passione
cedeva in qualche dove che si avanza.
E, rigirandosi, preso dai rimorsi,
capì che ormai non sarebbe più tornato:
le onde, il vento e inutili soccorsi
mai più l’avrebbero a terra riportato.
Davanti a se soltanto l’orizzonte,
tenuto fermo da un sole al suo tramonto,
indietro i suoi frammenti di quel ponte
quasi per farlo rendersene conto.
Ahimè che ardua che è la decisione,
quando sei giunto per forza disperata,
od anche se ci vieni per passione,
certo non sai qual sia la tua giornata.
Ma poi intravide un fermo e ritto scoglio,
che l’aspettava impiantato nel suo mare,
quel sasso saldo che vide era l’orgoglio
del suo continuo consumo ad aspettare.
La terra ferma, non più sballottamenti,
pensava in cor l’essere meschino
e, senza dubbi, senza più lamenti,
posò il suo corpo provato dal destino.
Era felice mentre il sole rinasceva
d’essere giunto ad un punto fermo e saldo,
nell’immortalità di quel suo dio credeva
ed aspettava il sole alto e caldo.
Ma di lontano, quasi per dispetto,
il vento sospirava piano piano
e a ricoprir di nubi il suo cospetto
venne la furia di un gelido uragano.
Dove celarsi dagli imminenti tuoni,
se lampi e fulmini colpivan già il suo loco:
non c’era pace, non c’eran punti buoni,
atti a pararlo, nel sole ormai già fioco.
Grida votate ad estremi desideri
lente salivan in cerca d’alte mura,
aneliti di pace, sospinti dal suo ieri,
nulla potevan contro la paura.
Da dietro il mare, maestosa ed imponente,
l’unica strada rimasta alla tua sorte:
non puoi più andare, ormai non c’è più niente,
che non ti porti a tu per tu alla morte.
Pensa al tuo iter, pensa al tuo vagare,
perché hai intrapreso l’ardua decisione:
era il tuo tempo, non prove da sprecare
per dare sfogo a una piccola illusione.
Combatter contro il tempo che ha salvato,
se non hai neanche raggiunto l’orizzonte….
il tuo destino era ormai segnato
quando fuggivi creandoti quel ponte.
C’è un’altra strada però che ti è sfuggita
ed è la semplice tua rassegnazione:
uomo hai il perdono, se vuoi ancora vita,
l’unica strada della tua ragione.

Il mio muro
Ho aperto le braccia,
in questa stanza vuota,
celando la mia triste faccia,
pensando a una change remota.
Quando ho disteso i miei arti
a nord, ad est e nell'opposta direzione,
speravo quel dì di abbracciarti,
senza pensare ad una delusione.
Ma tu eri già andato lontano,
senza mete e senza ritorni
lasciando ogni metro, nel piano,
ritagli di notti e di giorni.
Rivolto al tuo candido lido,
speravi di giungervi puro :
indietro lasciavi il mio grido
e accettavi soltanto il futuro .
Ma ben presto mi avresti incontrata,
senza dolore e vestita di noia,
come un'ombra colpita e sfasciata
da antichi rimorsi di gioia .
Non vendere altro veleno
a stupidi amori che sprecano il male,
sul volto, nel cuore, sul corpo e nel seno
rivive una storia di vecchia morale .

A Beatrice (la mia nipotina)
Non lambire ma sfiorare con la vista
per baciare un fiore qui sbocciato,
non baciare ma dipingere da artista
per godere di un pensiero appena nato.
Notti squarciate da fragili lamenti,
piccole idee disperse tra la gente
e giorni insonni a giocare coi frammenti
d’ogni respiro lanciato amaramente.
Tante parole hanno ancora da passare
e insieme ad esse la nostra primavera
con grandi idee ancora da pensare,
appena in tempo sul finire della sera.
Un altro nome è entrato in questa vita
e, assieme ad esso, i soliti pensieri
ma sembra tutto nuovo; ogni parola trita,
eppure noi non siamo nemici né stranieri.
Beatrice, mi hai fatto nascere il sorriso,
insieme a te voglio vedermi bella:
tu sei lo scopo ormai consunto e liso
che torna a far rivivere ogni stella.
Perché sei così bella? mormora la mia voce,
il tuo destino non si combacia al mio:
penso più forte di ogni dolore atroce,
palpita il cuore per ogni mormorio.
Beatrice, bella come una canzone
tu sei per me un sogno appena nato:
or non sei più soltanto un’illusione,
ma un ideale nel petto mio impiantato.

Sensazioni di maggio
C’è un giorno di novembre,
in cui fiorisce il prato,
il cielo assai risplende
e il mare è colorato.
E’ un giorno dove il gelo
giammai si fa sentire
non c’é nebbia né velo
che copra il mio dormire.
Chissà perché si sbaglia
questo giorno ormai invernale:
c’è un sole che ci abbaglia
e il vento non fa male.
Il giorno tutti sanno
ci scalda per destino
e cade in ogni anno
intorno a San Martino.

Campioni nel cuore
Traguardo lontano, incoerente certezza sudata nell'atrio,
ultima speme sincera, dolce illusione stampata...
niente di vero.
Vetri lasciati per strada, alle spalle,
forza innovata nel sole,
piccola Roma sei grande: unico grido.
Poche parole... poi l'ultimo strido:
briciole e istanti tutti di fronte alla grande sudata,
la gioia gelata nel campo, profonda nel cuore,
si sfoga nel primo rigore...
poi niente : attimi lunghi e pesanti
riempiti di 100 minuti, passati a gridare
per spingere fuori dal cuore
il senso più giusto che c'era da dare:
l'amore.

Continua (AD AL)
(come si consuma un amore )

Penetrante ed, in fondo, anche consumante
trasforma le mie pareti in briciole senza soglia
nei vicoli senza nome e senza piante
nulla traspare della deleteria voglia
Tutto mi tace attorno e tutto grida
un misto di risate e di motori,
tutto è confuso da silenti strida
e dal ricordo dei miei primi albori :
nei seni abbandonati al tuo tormento
è inciso il segno della mia tortura
presto verrà assaporato al vento
e fine avran la mia e la tua paura.
Presto si spera, e intanto si consuma
l’umile schianto che creasti un giorno
neanche lassù, vicino a Montezuma,
sanno di noi e del nostro ritorno.
E un giorno che non ci è lontano
gli echi dei cari e dei sudati ardori
nel ventre tuo e nel segreto arcano
ci ridaranno i nostri antichi amori.
Ora intrisi, abbandonati e seri
vestiamo i tempi che ci hanno regalato
nemmeno un segno dei nostri desideri
neanche un ricordo di ciò che abbiamo amato.
Piccole corde fatte di saggezza
hanno legato il tuo destino al mio
c’è un fuoco che le unisce e un sale che le spezza
la luce intorno…. e il buio dell’oblio :
brevi momenti rimasti per pensare
quando eravamo un’unica persona
nei lunghi giorni futuri a ricordare
come si lascia e come si perdona.
T’ho chiesto tanto e senza dir parola
e l’unica risposta che si assona
è addio mio vento ed ora sono sola :
lasciatemi fiorire in calda e verde zona
nel turbine nascosta, ove non parlo,
senza sentori e senza melodia
che esprima un desiderio antico di abbracciarlo
dove la mia canzone non sarà più mia.

AD AL (Salvatore Materia)
(Come nasce un amore)

Tu hai scelto una strada che porta al respiro,
io sono fermata nel tempo da molti misteri :
gli stessi pensieri che ti hanno curato
distruggono adesso il mio io.
Nel sole e nel pianto
esistono poche parole
che aiutano a sciogliere il canto.
Vorrei non potere mai dire vorrei ...
eppure son qui che ti ascolto,
cambiando il mio pavido viso
in un tenero volto
cosparso di riso.
Sostanza, materia, paura,
amore, pensiero e tortura,
in un unico istante che dura una vita
e si spegne in un tenero sguardo di donna smarrita.
Non farmi fuggire lontano:
io servo il tuo corpo e tu servi al mio corpo
in un abile unione concreta
che fa di dolore e piacere un’unica meta.
Hai poche catene che puoi conservar di nascosto :
ma un unico anello al mio piede potrebbe bastare
a non farmi smarrire il mio posto.
Io ho tristi ricordi lontani e presenti,
qualcuno che cerca di farli appassire,
un vento che spinge i miei stenti
e un utile tempo per farmi guarire.
Ma il lungo cammino che ancora ho davanti
mi han detto di farlo con semplici voli
non voglio coprirlo di strida e di pianti
e di un uomo ogni tanto che il mal mi consoli.
Ma quando puoi dire vorrei…
se sai che colui che ti ascolta
si è perso nel velo di lei
e mai più un’altra volta?
Se un semplice incontro affrettato
è il frutto di lunghe promesse
in un tempo da mai prenotato
che brucia le favole stesse…
…nel tempo senile
puoi avere il piacere di chiedere un dono
e di dare corrente alle pile
che danno corrente al perdono…
…nel tempo ancor più lontano
lo stesso pensiero
potresti trovarlo foriero
in un tocco di mano.
Ma quando sarai sopra un prato,
con luci di tutti i colori
cosciente di ciò che hai imparato
e di tutti i tuoi piccoli errori
sbiaditi ogni volta dal pianto,
potresti sudare coi tuoi ultimi pori
cercando qualcuno d’accanto
che ti lasci sparire felice,
per trovarti poi ancora,
sicura di ciò che ti dice
che ha dentro finora .

A Lillo (il mio primo nipotino)
Un sorriso alla vita hai dato stamane per noi
ti abbiamo pensato, ti abbiamo voluto
e tu ci hai sentiti, nel buio dov'eri,
immerso nel tetro,
hai vestito la luce di un nuovo colore.
Per noi che soffriamo,
hai reso alla vita un nuovo tepore,
nel vento che amiamo,
hai sparso la voce di un nuovo rumore,
nel sole lontano,
hai dato al destino un nuovo sapore
più umano,
e mentre giocavi col cuore,
hai spento l'orribile dubbio che noi temavamo.
Poi, sei stato vestito di bianco e innalzato al potere,
nemmeno uno spazio di luce potevi vedere...
ma,dentro al tuo cuore, la densa materia
ti dava una nuova speranza,...più seria
e il seme che hai dentro, incartato,
sarà nuovamente sbucciato,
per dare un sorriso alla vita
...e a chi ti ha creato.

Vorrei
Vorrei accarezzarti le mani
e con le mani toccarti capelli,
vestire i tuoi occhi sì belli
di sguardi e sospiri lontani….
Trovarti di notte e abbracciarti,
cercare di te e poi fermarti,
poterti donare il mio viso
e rubarti contenta un sorriso.
Vorrei aspettarti la sera nascosta nell’erba, sudata,
carpirti i segreti che ancora non hai,
scoprire che forse verrai
e aspettare la notte nell’ansia passata;
capire il perché non basta a fuggire,
nel prato, tra l’erba e l’aurora,
riposa la piccola debole spora
che ieri voleva morire.
Vorrei rimanere da te,
levarmi gli occhiali e posarli sul prato,
aprire il tuo guscio incastrato
e farti nutrire di me.
Ma senza parole e in pochi momenti
qualcuno mi chiama lontano,
raccolgo a tastoni sul suolo le lenti
e chiudo il mio guscio pian piano.
Tu resti un istante confuso,
poi apri la porta che avevi sbarrato,
mi spingi nell’atrio, poi fuori, scocciato,
ma non sembri deluso.
Il nostro pensiero rimane immutato,
sei sempre il mio uomo, l’amore che ha vinto
ed io … il timore che spesso hai respinto...
ma mai che hai scordato.

Il colore della pelle
Uomini senza pelle, addormentati dal sole marino,
ricoprono di rena i castelli di sabbia che non ho potuto fare.
Libri incartati, a forma di cibo, si fanno quasi nocivi,
prima di esserti di nutrimento.
Aspetti ancora, sul tuo confine, per far passare
del tempo che ora ritieni non ti serva.
Altre persone accanto sanno cosa attraversare.
I limiti che le colorano non danno limite a cosa volere.
Anche se con forza le spine strappate dai muri
hanno spento il rumore che ti teneva sveglio
Ora giaci tra gli uomini senza pelle aspettando
chi vesta il tuo corpo per nasconderlo
da un sole troppo violento che non ti dà pace.
Verrà anche la pioggia e con essa
il rimpianto di un’estate mai lontana.
Ho sfasciato tutti i muri che portavano
ombra al tuo dormire, ma nei cantieri malati
c’è sempre qualcuno che alza e rinnalza le tue pareti.
Ho provato a coprirli di sabbia sotto un vento
ormai abile a riscoprire le loro cime.
Secchielli con calce e con pale erano lì,
pronti ad ogni passo per rimediare ai nostri disastri.
Scappare dietro ai monti sembrava ormai l’unica speranza
di lasciarti vivo e di lasciare saldo il muro che ti ha difeso.
Lunghe pareti, vigili salite, e poi discese e poi salite e poi discese
fino a scoprire il segno che non lasci segni.
E tutto senza un motivo che dia importanza alla fatalità delle cose.
Sfascerò tutti i muri che portano ombra al mio dormire.
Cartone e granelli avanzati cadono e si disperdono volentieri
al primo volere del vento.
Biondi capelli sulla nera pelle daranno posto ad un solo carbone.
Nelle ore cocenti il desiderio di spegnermi
verrà consumato molto lentamente. E tu che vivi
puoi anche sfaldare i tuoi muri sgretolati,
lasciando di guardia un uomo che sappia fischiare.
Quando verrà il mio treno potrai fermarlo ancor prima che arrivi,
senza schianti e senza ritorni : un fischio potente per un binario
senza binari per una fuga alla quale non si può rinunciare.

Dopo l'incidente
E mi nascondo,
col volto coperto di pianto,
lontana dai colori del mondo,
portando le labbra al tuo manto,
sperando nel tempo infecondo.

Mi diparto da chi mi domanda,
sorridendo di dargli un sorriso,
mentre il cuore ancor vivo comanda
una nuova speranza al mio viso...

...Non ricordo nemmeno il tuo odore
che, mischiato nel vento, mi faceva impazzire
io correvo seguendo il rumore
di un misto tra amare e soffrire.

Ma ben presto cadevo....
nessuno mi offriva la mano
e solo il destino mi invitava lontano:
tante e lunghe parole...
...per poche illusioni di sole;
e il piccolo fuoco annidiato nel seno
intanto cresceva sul verde terreno.

Un tantino di meno
sarebbe bastato,
a non farmi capire il mio gioco spietato:
quante foglie da allora ho gettato lontano
quanti rami ho strappato e bagnato...
ma inutili gesti e sprecati pensieri
han ben definito i miei desideri.

Tu eri nel vero:
io vivevo di un sogno straniero
e le porte che ho attraversato
non hanno svegliato il pensare sincero
di un cuore colpito dal fato
..se solo io avessi sfruttato
le poche parole che avevo imparato:
altruismo, virtù e forse anche amore,
ti avrei certamente scordato
tagliando quel filo sottile e velato
che imbriglia il mio cuore.

L'avrei dunque spezzato,
e senza ricordi lontani
avrei scelto e forgiato
un roseo domani....
ma nulla di ciò che ho narrato
è parte di me,
il mio unico e splendido fato
è intriso di te:
quell'occhio straviato,
quel viso sudato
e quelle parole
che parlano sempre d'amore;
la voce un po' strana,
la fretta e la calma un po' indiana,
un misto di gioia e timore
per rendere viva
l'attesa più lunga e lontana.

Il tuo corpo non c'è
ma io non ti chiedo dov'è:
aspetto nel tempo infinito,
assieme a chi mi ha capito,
coperto di zuccheri e ori
vestendo i veri squallori
di semi di rose e di prato
creandomi un mito
ogni giorno più scarno e sguarnito
ma di nome Renato.


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