Poesie di Antonio Bellin


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C' incontrammo in quel Caffè che fu senza
porte.ricordi?
Quanto ci amammo in quel prato ancor
senz'erba;
e tanto pregammo in quella Basilica del
Santo senza nome.
Ma un di invano t'attesi,
mille e ancora mille giorni sperai.
Speranza che ahimè defunse,mio malgrado


Goccia di Paradiso
Il sole del mezzodi,quasi a picco, l'avevo alle spalle,
quattro piccole ruote
trasportavano un insieme rosa,
ci venivamo incontro.
Una ancor fanciulla
spingeva la carrozzina
con dentro la sua bambina
che nervosamente muoveva le braccine
per parar dal sole gli occhi
con le paffute manine.
L'infastia il sole,dissi ad alta voce.
Lo scorrere delle ruote si fermò,
la mamma abbassò il telo fin sul visino.
Mi guardò, grata mi sorrise
e ancor s'incamminò.
Scoppio di sublime gioia tutto mi pervase.
Assaggio di Paradiso.

 vita
Bianco,
giglio......neve,
tattile candore,
odor di latte
e di calore.
quadrifoglio e violette
Coccinelle e lucertole,
formiche e cicale,
api e farfalle,
lepri e lumache,
volpi e macachi.
Olmi,salici e querce.
Pesci....cani... e sirene.
Nubi,tuoni e pioggia.
Arcobaleno.
Calar di sole,
melodioso imbrunir;
lucciole e grilli.
Buio,notte,
luna.
Eclissi di luna,
pipistrello.
Nero.

Solitudine
Dovevamo partire;Partisti.
Mio tenero, vecchio,e sempre nuovo,Amore.
Vuota mi lasciasti la casa che
silenziosa,spoglia,squallida.
m'imprigiona.
Nel giardino,i tuoi fiori son corolle senza petali,
le farfalle,le tue,le nostre farfalle,
sono bruchi senz'ali,
l'ombra del fico è senza riparo,
i giorni sono senza sole,
le notti senza stelle.
Mi lasciasti solo,mio tenero vecchio amore,non so piu' vivere,nè vegeto,
mi nutro di miserie e mi disseto col pane.
Ho tanto,tanto freddo,amore........
al fuoco m'accosto...non mi riscalda.......ml brucia.

Amor di Padre
Volse lo sguardo allingiu',sulla terra,
pose questa sul palmo della mano.
Due puntini neri Lo incuriosirono,
Volle veder:
Erano due uomini, zappatori,
l'uno affondava la zappa in un generoso,grasso terreno,
coltivava fiori....pregava e cantava,
l'altro.........imprecava e bestemmiava,
arido terreno folto di gramigna
era inumidito d'acre sudore.
Li chiamò a Sè,pose le Labbra sulle loro fronti.
Il Paradiso li assorse entrambi.
D'entrambi era il Padre.

Cerco la vita........
o la morte!

Il Padrone Virtuoso
E' onesto.......non ruba refurtiva.....e gli manca l'occasione,
E' sincero......non dice bugie....bianche,
E' religioso....detesta la religione altrui,
Sorride sempre.......non ride mai,
Ha dolce il ........sudore,
E dolci son le lacrime.....durante la doccia,
Non ha difetti........crede......
Indugia davanti alle vetrine.....non vede la merce......si vede,
Prega in compagnia.........non sarebbe visto,
Ha acuta la vista .......vede i capelli...non nota le travi,
Scruta le persone dall'alto in basso.....é di bassa statura!
Non c'è peggior padrone di chi nacque servo.

A Federica
Diciotto petali
riuniti nella corolla
del fiore della vita
Ti sono scivolati via.
Al brindisi,
tra tintinnar di bicchieri e Urrà
echeggia un nome!
......Effluvio di luce T'illumina il volto,
giottescamente Ti sorride la bocca,
pudicamente le palpebre Ti si abbassano e
le gote Ti si infiammano.
Batte forte il Tuo cuore
i palpiti.
Auguri ancora,Federica,
che i restanti petali
ancora avvinghiati alla corolla
siano densi di olezzi,
gioiosamente colorati
e intrisi di serenità

Uomo
Se il dolore ignori
pur la gioia ti manca,
amor t'è mai nato,
sol il piacer t'appaga:
l'orgasmo dell'amplesso.
l'ingurgitar del cibo,
l'artefatta ebbrezza,
l'ipocrita carezza.
Mero transito di cibo!

L'immoralista
M'indigno perchè non comprendo,
lamenti non sento perchè son sordo
odo il mio logorroico parlar,
sconosciuto m'è il silenzio,
contemplo l'apparir,
compiaciuto,mi contemplo!

Filo d'erba
che vibri al vento,
vivi?
Se vivi,piangi
       o
ridi?
       oppur
ridi
       e
piangi?

Agonia di un giocatore di dama
Su fredda,ferrea panca
d'ampio,pubblico giardino
posa il corpo del barba bianca
inerme,inerte,supino.
Quarto di luna
calante il buio inquina,
tenuamente il
volto gli rischiara;
adulante fa la
moina
un'esangue,
ronzante,vampiresca zanzara.
D'incanto il buio svanisce,
chè una miriade d'arcobaleni par regga il cielo,
un nugolo d'Angeli partorisce
etrea figura di donna vestita di velo
che cautamente
ad Ei s'avvicina,
Gli sfiora il
volto colle nivee dita
e sussura<Sono
Cristina>
si drizza il
vecchio,come richiamato in vita.
Tra loro compar scacchiera,
Ella muove la pedina bianca,
Egli non muove la nera,
la mano ha troppo stanca.
Nella
cangiante luce
Cristina
svanisce,
torna il buio
sempre più forte
che intenso
freddo produce;
tutto
perisce.
Felinamente,
puntualmente,la Morte.
Del vecchio,
s'è conclusa la sorte.


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