Poesie di Avanti Vitellino


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Canto del poeta
(11/11/2008)

Foglia solitaria
che vibrando brivida
al soffio
del Tivano
prima
d’abbandonarsi
all’onde.

Lontananza
La mano
tesa nel vuoto,
colma
di fantastiche attese,
prolunga il pensiero.
Non immagini
quanto laceri
la deriva
del desiderio.

Soffoca l’educata
indifferenza;
disarmerebbe
invece l’arco
sfiorare
con la punta delle dita
la tua anima.

Il vento del deserto
m’ha esaudito
e ha depositato
sulla carrozzeria della tua auto
i granelli di sabbia
dei miei pensieri.

Non sono un poeta
(13/10/2008)

No!
Non sono un poeta,
troppo tersa l’aria
ed erto il cammino;
non seguo terzine
ed endecasillabi.

Fotografo
con scatti a matita
il magma ribollente
celato
da pigre apparenze.

Verso così,
lentamente,
il tracimar dell’anima
in una coppa
di cristallo.

T’accompagno,
se vuoi,
nel mio tramonto
lungo il sentiero
di sognati
segreti
sussulti.

Ma, ti prego,
non cercare in me
il poeta che non c’é.

Sensazione notturna
20/12/2007 .

Rotola il suon dell’ore
su tetti
ancora caldi.

L’angelo, ripiegate l’ali,
in un brivido svanì .

Con occhi sbarrati
grido il silenzio di paura
che m’assale
all’Orrido più profondo,

così ,

in quest’inverno
affollato di solitudine,
trabocca l’anima
senza ferire.

Vivere piano
09/12/2007

Nessuno sa
il vero perché
dell’addio ad un lavoro
invidiato.

Nessuno sa
quanto
rincorrere la vita
possa averla spenta.

Nessuno sa
di ideali naufragati,
di sogni interrotti,
in corse affannate.

Nessuno sa
quanta tristezza
ho distillato
guardando i sogni
svanire.

Ma ora,
poiana affaticata,
richiuse le ali
son tornato
a vivere piano
- non adagio -
proprio “piano”,
sot-to-vo-ce , len-ta-men-te.

Sono un bulbo
che sì dà il tempo
per crescere
ogni giorno
quanto basta.

Sono un cane anziano
che, stanco,
misura l’incedere
alle forze rimaste.

Sono una lucertola
che immobile
assapora
l’ultimo caldo
sole invernale.

Sono un tramonto
che si sfuma
in colori sempre più tenui

- convinto -

... ché giungerà la notte
per nuove albe.

Eppure, i tuoi
occhi
non assaporano
la mia rinata felicità .

Vivere leggeri
28/11/2007

S’arrende l’anima
all’ignoto destino
trascinando nel vortice
soffocate paure.

Con coraggio
t’avvinghi
a sguardi
che s’inventano
un futuro scaramantico
di sogno.

Descrivo
sigilli di marmo
tra cipressi
accarezzati dal sole,
dimore scelte
per l’eterna serenità
dei poeti,

mentre tu sogni
oasi mediterranee
di solitudini assolate
in cui rifugiare
i progetti del tuo futuro.

Mescoliamo
sottovoce
morte e vita
in una tazzina di caffè.

Così,

leggeri,

speriamo
che nessuno
ci prenda sul serio.

La telefonata
24/11/2007

Risveglia la tua voce
un rinchiuso passato

Mi lascio cullare
dalla carezza
del tuo dire
felice
d’occupare ancora
un angolo
nei tuoi pensieri.

Ma un dubbio improvviso
corre sul filo:
stai telefonando
forse
per dovere.

S’affloscia così
la vela dei desideri
al repentino mutar
del vento .
e
si rattrista l’anima.

Ma, ti prego ,
comunque

         tu

richiama ancora.

Non può morire
13/11/2007
(Dedicata a Wilma e alle sue paure notturne)

Non m’è rimasto
che questo
timido respiro
per fugare
le tue tristezze

Non t’angosciare!

Non può morire
questa fiamma
scolpita
nella roccia
della tua tenerezza

Non puoi lasciarci.

Angelo della sera,
speleologa dell’anima,
ricamatrice di sfumature,
Aracnide paziente
che rammendi
con fili di seta
gli animi
affranti

Ti prego,
avvicina ancora
le dita alle corde
dell’arpa
e accompagna il canto
di gioia,
come solo tu sai ,
con musiche di festa.

Balsamo dell’anima,
chi t’ha donato ,
questa discreta intimità
che ci fa vivere
sospesi
nell’oasi d’un sogno?

Bosco infuocato
2/11/2007

La deriva
di colori
d’un autunno inoltrato
pennella
le pareti spoglie
dell’anima

Così è.
oggi,
per me
il bosco silente

Non un canto
d’uccello,
non un grido
di vita braccata
né un crepitar di rami
spezzati,
ma
un silenzio infinito
ed eloquente
che vìolo
in punta di piedi.

Tutt’attorno
il pianto giallo
dei larici
per l’agonia
del sottobosco.

Fermo il passo e
rubo quadri
a quest’artista
sconosciuto
e deriso.

Riaffiorano
remote fantasie
e le paure dell’infanzia,
mentre
s’aggirano
tra i tronchi
gnomi, elfi e fate.

Son desto o sto sognando?
Poco importa

Oggi
m’appaga
un bosco
infuocato
che,
nella sua solitudine,
dolcemente
si concedere.

Così è
l’amore
che ho sempre
sognato.

In un’estasi di neve
9/10/2007

M’attrae il nitore
di nevi perenni .
Lo sguardo
s’affascina
in un accecante biancore
e
tra i silenzi di diamante
si placa il mio sentire.

Le chiazze gialle della
vallata preannunciano
nuova neve.
Macchie di colore
accarezzano il cuore
dando ali ai desideri

E’ il pellegrinaggio
di purificazione
dell’anima,
lavata
dal sommesso canto
di ruscelli di cristallo,
mentre sopra le vette
ìntensi azzurri,
sostenuti dal vento,
pastellano
col bianco rinnovato
della prima neve.

La montagna
sapeva del tuo arrivo
e non ha voluto mostrarsi
sgualcita dall’estate
Ha così indossato
la mantella d’ermellino
tutta per te .
Anche i larici e le betulle
hanno sfoggiato
il loro vestito migliore
per la gioia
del tuo sguardo.

Un’ultima farfalla
si posa sui fiori appassiti
dimentica del suo destino
esortando a vivere
intensamente
il tramonto dell’estate

Sguardo e cuore
si dissetano
alle sorgenti della purezza
perché oggi
immacolato
come queste nevi
é l’animo mio
finalmente
rasserenato.

Lassù tra
gli addii
di prati
che si bagnano
in laghi turchini
possiamo sognare
vite fantastiche
in castelli e ville scelti
con cura.

Per chi tutto questo?

Per noi.

Vivere poche ore,
godere
di quest’indefinibile sentire
e,
dopo tanto splendore,
morire persuasi
in un’estasi di neve.

Prove d’eternità
Rotolano i pensieri
accelerando significati oscuri,
mentre la sera
annuncia evasi desideri
che s'agghindano per la notte.

Fermenta l'anima
come un tino in cui
cento piedi hanno macerato
i grappoli troppo dolci
del tuo amore
e sale dal profondo
il profumo d'inebrio:
nebbia chiara d'un'alba
invernale

Nel tramonto stremato
la rovente scogliera dà respiro
alla termica amica
a cui s'affidano
i desideri dei gabbiani
in un vortice di gioia:

prove di eternità
in una serata estiva.

Ho sostato
19/03/2007

Ho sostato
a lungo
nel tepore
del tuo sguardo,
tra cieli
d’innocenza,
lo stupore
dell’alba e
l’abbandono
del mare.

Mi sono smarrito
in questo assaggio
d’eternità.

Un nuovo raggio di sole
S’avvitano
i pensieri,
come tralci
che cercano
la luce

S’annodano
al primo appiglio
per salire
sempre più su.

A te
tutto confiderò,
per non cadere
a terra,
mentre
io
starò ad ascoltare
un’anima
che s’è persa
nel vento

Ti propongo un patto
con lealtà:
saliamo
uniti
a cercare
insieme
uno nuovo
raggio di sole.

Della lealtà
La nostra
incomunicabilità
invoca
un po’ di
fiducia
nell’altro

Ricorda
che mai sapremo
quanta lealtà
veramente
ci sarà donata

Sono le paure
e i desideri
inespressi
che fanno
temere
gli orchi che
vivono
in noi.

Ma ti
rivelo
un segreto :
lo sguardo
non può mentire.

E alla fine,
se non tutto
ti sarà chiaro
è solo
perché
la tua stella
non vuole
che in te
germogli
il dolore.

Sento il cuore
Sento il cuore
gridare
al deserto
della tua solitudine

Il nulla che posso
soffoca
parole
che non udrai

Così,
sospesi,
sostiamo
in questa
sofferta intimità
i cui echi
risuonano
tra le pareti
dell’anima

E’ tanto intenso
quest’istante
che ti sento
pulsare.

Tendi l’orecchio
e se qualcuno
bussa alla porta
tieni le chiavi
a portata di mano.

Non sei sincera
Non sei sincera,
lo sento,
ma
aspetto
fino a che
penserai
un po’
anche a chi
non dorme
continuando
a crederti.

Vorrei accarezzarti l’anima
Ho spento la luce
e s’é accesa
l’anima,
così
ricamo
paziente la tela
dei miei desideri.

Tendo nel buio
il grido
di una mano
stanca
e resto
immobile
con la richiesta
di dita protese
nel vuoto.

Vorrei
accarezzarti l’anima.

Più dolce che averti
é pensarti
e,

solo,

in questa mia
notte,
teneramente
mi perdo.

Annuncio di primavera
Sale dal profondo
della valle
un sommesso gorgoglìo.

Si gonfia il fiume e
la natura
già gravida
ascolta felice
nuovi echi
interiori.

Ognuno
ricerca il suo raggio
propizio di sole.

Finalmente,
come ad un cenno
del direttore d’orchestra
un primo fiore
lancia il suo assolo,
seguito da un altro e
quindi da cento,
fino a che
un coro di voci colorate
risveglia
a ondate
il bosco intero.

Il coro degli uccelli
saluta
la brezza che,
con suono d’arpa,
accarezza
le cime degli alberi.

In silenzio
respiro
i suoni e i profumi
antichi
rinfrescati
dalla rugiada.

Sento che
nessuno potrà mai
cancellare
l’estasi
di quest’istante
rubato
alla vita.

Gelato alla nuca
Il mio desiderio
ti ha notata
e non ha saputo
abbassare
lo sguardo.
Ha indugiato
sulla tua nuca
che luccicava
di sudore

Sei rimasta
a parlare
con chi
ti possiede
con fretta,
senza contemplarti.

Muovi la testa
e sorridi
per confermare
il tuo dire.
Accavalli
con maestria
le gambe
ogni volta
che cambi discorso.

Distratta,
mai saprai
che in una sera
di tarda primavera
uno sconosciuto,
ha gustando
con il gelato
anche
un po’ di te.

Metrò
Spinto dalla calca
sul vagone del metrò
alle otto e quaranta;
destinazione:
S.Agostino .

M’opprime un
affollato silenzio
quasi irreale
mascherato
da fugaci letture
di giornali volanti.

I pensieri proiettati
in avanti e ben celati
mentre lo sguardo
scruta,
non visto,
volti sfuggenti.

Mi sento straniero
tra questa
anonima
moltitudine
di fantasmi.

Ad una stazione
é salita la tua
freschezza
e il mondo maschile
per un istante t’ha
sfrontatamente
radiografata.

Indifferente
e sicura
ti sei seduta
nell’unico posto libero,
accanto a me.

Il lieve profumo
della primavera
e il tuo fugace sguardo
che ha incontrato
il mio
hanno svuotato
il vagone.

Così la disarmante
bellezza
ha vinto l’indifferenza
del mattino
come il sole la bruma.
Sguardi e pensieri
si sono incontrati
per un solo istante
e mi hai scoperto straniero
nel buongiorno
di saluto
alla fermata.

Salito in superficie
ho respirato
felice
le polveri sottili
di Milano.

Carsismo interiore
Silenzi d’attesa
in grotte oscure
scanditi dall’insistente
ticchettio di una goccia
nei miei laghi
interiori

Chi l’aspetti e dove
nessuno sa.
Mi piace immaginare
che possa trovare
una sorgente
per tornare a
rivedere il sole

Così è il mio amore
per te.
Percorre gli antri
dei nostri silenzi
scanditi
dalla monotonia
del tempo.

Più a valle
rinnovate freschezze
tornano a dissetarsi
alla tua sorgente antica

Poeti nella notte
Si danno appuntamento
i poeti
nella notte.

Ascoltano gli echi
di chi li ha preceduti,
travolti
da ondate di commozione

All'alba,
con un frullar d'ali,
tornano a nascondersi
tra i rami
del cipresso.

Tenerezze
Amo toni sfumati
e paesaggi dolci e ondulati
in tiepide stagioni.

Non riservarmi
un grande amore;
per oggi
bastano semplici tenerezze
e occhi lucidi
di comprensione.

Poi
potrai tornare ai bagliori
e alle sicure
definizioni.

Allora io starò
dormendo
felice
 

Risveglio
6/09/2006

Voglio
sostare
in quest’assenza
di tempo.

Terra di nessuno
in cui galoppano
liberi
i miei desideri

Sogno e realtà
si fondono in
un sentimento
d'abbandono
che evapora
all’alba

La fantasia tesse
le sue dolci trame
rasserenando
l’animo
mentre
i ragionati pensieri
stanno ancora
chiusi
nel loro scrigno,
certi della
vittoria finale.

Dedicata a Pessoa
29/01/07

Passeggia
sul lungolago
e parla
da solo.

Quando il pensiero
s’avviluppa
come viticcio
sui tralci
s’arresta
e traccia
ampi disegni
nell’aria,
srotolando
fantastici enigmi.

Sorride soddisfatto
e
riprende
il passo
di un dialogo
infinito.

Vive con i suoi,
ma le frette
di chi dice d’amarlo
gridano
una muta richiesta :
”Che aspetti a morire?”.

Così,
in silenzio,
sotto
i platani spogli
scaccia fantasmi,
con la compagnia
di chi saprà capire.

Non scuotere la testa;
accogli
il prezioso segreto
di chi s’è inventato
l’unico amico
che sappia ascoltare.

Omas – Milord
(la penna stilografica)
(18/3/1995)

Indugiava davanti
al foglio bianco,
incerta,
sospesa a mezz’aria
pronta per il via.

Volteggiò una, due, tre volte
e si tuffò
nel bianco assoluto
rincorrendo , con tratto rapido,
il flusso dei sentimenti
che rotolavano uno sull’altro.

Si fermava ansimando,
si rialzava
e riprendeva la corsa
verso la quiete
di una rada sconosciuta.

Le tre dita
l’accarezzarono
con gratitudine
e lei capì
d’averlo reso
un’altra volta felice.

Ma se tu…
11/1/2007

Se le stelle
parlassero,
rivelerebbero segreti
di universi
sconosciuti.

Se le foglie
parlassero,
racconterebbero
di vite precarie
esposte al vento
e di distacchi
repentini.

Se il prato
parlasse,
scoprirebbe
frenesie
d’insetti
e gioie
di amori rubati
a primavera.

Se il mare
parlasse,
sussurrerebbe
il canto inquieto
della sua risacca
che affascina
con favole
di silenziosi abissi

Ma…se tu,
tu raccontassi di te
e del tuo sentire

stelle,
foglie,
prato e
mare

starebbero
in silenzio
ad ascoltare


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