Una vita semplice
Io vivo in una piccola città dell'Umbria,ma potrei vivere anche in
Finlandia se non fosse per il freddo.Sono il capo della mia famiglia non
per discendenza ma per autoproclamazione,anche se mia moglie non ci fa
caso (....e neanche i nostri due figli a dire il vero).Faccio l'operaio in
una fabbrica di laterizi ( mattoni e tegole per fare e coprire tane di
uomo ) e non lavoro per diletto ma per me stesso e,se avanza,per i miei
congiunti.La mattina non sono contento di alzarmi perchè mi dispiace
svegliare così presto il gallo del mio vicino,ma tant'è...! Mi faccio
coraggio,e dopo una frettolosa preghiera vado a bestemmiare al
lavoro.Laggiù,nel profondo baratro dell'ignoranza che impera
incontrastata,i miei colleghi parlano tra un mattone e l'altro della
sconfitta del Perugia con la Sambenedettese e si augurano che prima o poi
l'Inter vinca un campionato perchè ,dicono,gli fa pena Moratti,poverino......Dove
lavoro io hanno una gran fretta di terminare il proprio turno perchè sono
tutti furbi e invece di andare a riposarsi o a divertirsi con i propri
figli o le proprie mogli,dopo il lavoro in fabbrica fanno altre cinque o
sei ore di fatica sui campi in nero,cioè senza pagarci le tasse,e la sera
quando tornano a casa sono felici perchè hanno messo da parte un altro po'
di soldi per comprare una fiat punto nuova.
Il pomeriggio quando non è nuvolo e non c'è nebbia sulla mia cittadina
brilla il riflesso di un'enorme antenna per telefonini che domina la
vallata e tutti siamo contenti nel vedere che il progresso ci è vicino,e
non importa se quando citofoniamo a qualcuno sentiamo le conversazioni
telefoniche della signora Rossi con l'amante.Non c'è che dire:sono
fortunato a vivere in Italia,mi dico spesso.In quale altro Paese del mondo
potrei trovare vestiti così belli,ristoranti così buoni,monumenti così
prestigiosi?Dopo però rifletto un po',e constato con amarezza che non ho
soldi nè per comprare vestiti firmati,nè per mangiare in buoni ristoranti,nè
per visitare come si deve le belle città d'arte.
Pazienza ! Tanto io sono italiano:sono campione del mondo di calcio,ho
l'euro come la Francia e la Germania,il mio esercito è in giro per il
mondo a fare del bene e i miei capi di Stato fanno di tutto per governarmi
bene.Chi sta meglio di me? Stasera poi in televisione c'è pure l'ennesima
puntata dell'Isola dei famosi......!
Reazioni a catena
Un bambino al parco fa la pipì sul prato.
Una lucertola schizzinosa scappa via per paura di odorare come una rosa.
Un gattino salta giù dal grembo di una vecchietta per catturare la
lucertola in fuga.
La vecchietta pensando che il suo Fuffi voglia scappare si alza di scatto
dalla panchina per acciuffarlo...Ma la tapina nella foga incespica sul
bordo di un'aiuola e cade per terra rovinosamente.
Il marito della vecchia signora di ritorno dal bar con un cono
gelato,quando vede la sua adorata moglie stesa per terra,viene colto da un
infarto e si accascia al suolo.
Una badante ucraina che assiste alla tragedia comincia ad urlare in
ucraino attirando l'attenzione di una pattuglia di vigili urbani che
stanno arrestando una coppia di omosessuali colti in atteggiamenti
inequivocabili all'interno dei bagni pubblici del parco.
I vigili accorrono sul luogo ove la badante ucraina sta urlando e lasciano
liberi i due omosessuali che increduli esclamano:"Che culo che
c'abbiamo!"...E finiscono quello che avevano iniziato.
I vigili innervositi prima dai due omosessuali e ora dalle urla e dai
commenti dei passanti,anzichè soccorrere i due vecchietti,arrestano la
badante ucraina che aveva attirato la loro attenzione perchè non in regola
con il permesso di soggiorno.
Mentre viene condotta all'ufficio stranieri della locale Questura la
signora slava ammonisce i due vigili con dei ripetuti:"Ma voi non sapete
chi sono io!"Ma siccome non parla italiano non viene ascoltata.
In Questura il responsabile di turno dell'ufficio stranieri,tale
vice-ispettore Cavallo Donato,mentre scrive il verbale dell'accaduto con
una penna biro (le stampanti avevano esaurito le cartucce del nero),ingoia
inavvertitamente il cappuccio della biro stessa e poichè rifiuta ogni
aiuto rivolto ad estrarre il cappuccio dal cavo oro-faringeo,viene
sottoposto urgentemente a una tracheotomia dalla donna delle pulizie che
nel tempo libero,dice, segue un corso per la vivisezione delle scimmie e
dei ratti.
Un agente scelto rimasto accanto alla signora ucraina le permette,bontà
sua,di fare un paio di telefonate.
L'ambasciatore ucraino a Roma viene a sapere che la zia del suo
presidente,in visita ad una sua vecchia amica qui in Italia,è stata
maltrattata dalle forze dell'ordine italiane.
Informato dall'ambasciatore il premier ucraino,che ricorda sempre con
nostalgia i dolci fatti in casa della zia,minaccia di chiudere il gasdotto
che rifornisce di metano l'Italia.
Immediatamente il prezzo del gas subisce un'impennata e gli italiani
subiscono l' ennesimo salasso di denaro dalle loro tasche.
Finalmente stufi di tante tasse il popolo intero scende in piazza,fa
sciogliere il parlamento ed elegge un nuovo governo.
Un bambino sta per fare la pipì sul prato di un parco.....
Io mi sveglio di soprassalto e ci vado a farla anch'io.
Gad
Nel cielo pulito il falco pellegrino traccia scarabocchi neri
Il sole batte forte sulle rocce e sugli ulivi ma non fa male.A questo ci
devo pensare io.Poco più avanti fra case sbiancate dalla calce viva donne
preparano il cuscus,vecchi fumano il narghilè e bambini giocano con i loro
padri.
Il nemico insomma.
Mi scaccolo nervosamente il naso.Ma cos'è questo ronzio fastidioso?
"….Tu Youssef,insieme a Isaac,monterete sul carro armato,mentre io e gli
altri vi seguiremo sul porcospino"
La voce del tenente Bloch mi arriva alle orecchie come il fischio di una
granata ormai per quanto non la sopporto .Ma non è colpa
sua......Perlomeno: non tutta.
Sono tre anni che vesto la divisa dell'eroico e invincibile esercito
israeliano e le sue giberne,il suo elmetto,persino i suoi distintivi
pesano più di questo cannone.
Ma perdio!Perchè i ragazzi di 19 anni nel resto del mondo hanno fra le
mani una ragazza o un libro e invece qui in Israele stringono un
fucile-mitragliatore?
Quante volte avrei voluto fare questa domanda ai miei superiori,ai miei
amici,ai miei genitori!
E invece l'ho tenuta sempre stretta tra i denti.
Non la pensavo sempre così.A sedici anni non vedevo l'ora di
arruolarmi:volevo servire la patria e farmi bello con Edna.I primi tempi
ero sempre io il primo a terminare il percorso di guerra,a smontare e
rimontare il fucile,a trafiggere con la baionetta le sagome dei nemici
arabi.
Poi all'inizio dell' anno io col mio plotone partecipammo ad un'incursione
nel cuore della striscia di Gaza,a Beit Lahya.Dovevamo catturare due
terroristi che avevano fatto un attentato dicevano.
2
Era la mia prima missione in territorio nemico ed ero eccitato come uno
stallone alla sua prima monta
Il mio amico Yoshua si pettinava:era una mania la sua,doveva essere sempre
in ordine,anche quando andava a combattere.
L'aria del mare ci sbatteva sulle facce mentre il gommone si dirigeva
verso le fioche luci del villaggio
Ci avvicinavamo all'obiettivo,sentivo a motore spento lo sciacquio delle
onde sulla battigia.Ora remavamo in silenzio.
I terroristi erano in una palazzina a quattro piani, al numero 24.Come ci
aveva spiegato il capitano Kaleb,la nostra azione doveva essere rapida e
silenziosa.Non dovevamo fare casini:l'opinione pubblica mondiale ci stava
addosso dopo le ultime incursioni effettuate dagli elicotteri.Dovevamo
agire con precisione chirurgica,raggiungere il nostro obiettivo e tornare
alla base.Semplicemente.
I cani cominciarono ad abbaiare.La luna uscì fuori da dietro le nuvole.Le
nostre figure intorno al palazzo erano nitide come ombre cinesi.Ci
sentivamo dei bersagli allo scoperto.
Improvvisamente sopra di noi si aprì una finestra e una mano versò un
pitale di escrementi che cadde sulla testa di Yoshua.
"MERDA!"
"NO!YOSHUA!NO!"Gridò il capitano Kaleb.
Fu un attimo:Yoshua,inorridito come se lo avessero imbrattato di sangue e
visceri umani fece partire una raffica di fucile mitragliatore verso la
finestra.
Seguirono attimi eterni dopodichè…..Scoppiò l'inferno.
Lampi di arma da fuoco balenarono nella notte dalle finestre delle case
vicine e da quelle sopra le nostre teste.Il capitano ci ordinò di entrare
nel palazzo:il suo piano era di far fuori chiunque ci parasse la strada
dal pianterreno fino al tetto dell'edificio.Lì ci sarebbero venuti a
recuperare gli elicotteri Apache.
La tromba delle scale non squillava,rimbombava di imprecazioni e lamenti
arabi.
Strisciavamo sulle pareti con le dita rattrappite sulle armi,attenti al
pericolo che poteva manifestarsi mortale da dietro ogni porta.
Yoshua aveva rovinato la missione e ora stava in silenzio,con gli occhi
sbarrati e un tremito incontrollato sul labbro superiore.
Improvvisa!Una sequenza di buchi apparve sulla parete che stavamo
sfiorando.Aaron morì subito.Il capitano si toccò la spalla sporca di
sangue.
"MALEDETTIIIII !!!!"La porta dell'appartamento si spezzò in due e Yoshua
entrò senza bussare.
NON ERA DA LI' CHE ERANO PARTITI I COLPI!
L'inferno vomita abitualmente meno ferro e fuoco di quanto ne vomitò in
quel momento l'arma di Yoshua.
Non considerava che aveva davanti a sé una famiglia impaurita,innocente.No,lui
sentiva solo l'odore del sangue di Aaron e della merda che gli scorreva
lungo la schiena.
Ben,Amos,Ezra…..Nessuno riuscì a fermare il nostro commilitone mentre
faceva a pezzi cinque bambini,una vecchia,un uomo e una donna.
Non scorderò mai le mani tese di quel bambino di si e no sette anni che
non sapevano se pregare o chiedere scusa per qualcosa che non aveva fatto.Le
dita schizzarono via insieme a pezzi di cranio e inutilmente la mamma
cercò di opporsi a quel massacro.
"CAZZO !BASTA!"
Lo presi per una spalla facendolo girare verso di me.Non era un uomo
quello che avevo di fronte:ora conoscevo la faccia del diavolo,ma a lui
non piaceva che l'avessi scoperta.Stava per sparare anche a me Yoshua e in
effetti si sentì uno sparo… Ma chi cadde fu lui .
Dietro di me,sanguinante ma consapevole,c'era il capitano Kaleb con la
canna della pistola ancora fumante.
Dopo quella notte maledetta smisi di vedere i film di guerra.
3
Il falco pellegrino è ancora in cerca della sua preda:ho tempo per
pensare.
Ultimamente anche il mio rapporto con Edna si è logorato:non mi capisce
più, dice.E inorridisce quando mi metto a leggere i volantini distribuiti
dagli obiettori di coscienza e dai pacifisti di "New Profile".
Vigliacchi cagasotto li chiama lei.Per me sono solo ebrei che vedono le
cose da un altro punto di vista.
Il falco pellegrino si butta giù dal cielo per afferrare la preda.
Noi ci muoviamo per attaccare il villaggio degli hezbollah.
I carri armati lanciano granate al fosforo bianco mentre le mitragliatrici
pesanti spazzano la terra per ogni dove.
Dal villaggio la reazione si fa sentire,ma cosa può la forza della
disperazione contro mezzi blindati,aerei,elicotteri e maledette armi che
bruciano l'aria dentro i polmoni?
Siamo a due passi dall'ingresso del villaggio,i tank non sparano più.Ora
si sente il rintocco a morto delle armi leggere.
Fra la polvere delle macerie e delle granate vedo delle persone che
cercano di fuggire mentre la morte gli serra la gola e gli affumica la
pelle.
Il falco pellegrino,incurante delle guerre degli uomini, sta lacerando la
carne di uno scoiattolo.
"No!Cazzo!Uno scoiattolo no.Ho sempre adorato gli scoiattolini,fin da
piccolo."
"GAD!Sei impazzito?Dove vai?"
"Fermati caporale!E' UN ORDINE!"
Come pesano queste giberne,questi distintivi,questa uniforme.Pesano più di
un cannone.
Le pallottole mi vengono da davanti e da dietro.Mi pare quasi di sentire
il rumore di due proiettili che si scontrano.
I piedi avanzano passo dopo passo lasciando dietro di sé la scia degli
oggetti che compongono la mia divisa.
Non so perché ma un'euforia,un'ebbrezza improvvisa mi pervade l'anima.
-Come si fa a togliersi i pantaloni senza cadere per terra?
Ecco!Ci sono riuscito….. Però mi sono sfilato pure le mutande-
"GAD E'STATO COLPITO!"
Anche nel villaggio arabo le armi ora tacciono.
"Tenente Bloch!Ci sono i giornalisti."
"Mandali affanculo!Sparagli!Ma non mi rompere le palle ora!"
"Sono dietro di lei tenente….."
Un manipolo di giornalisti arabi,inglesi e francesi con i loro interpreti
passano disgustati davanti al tenente Bloch e si dirigono verso il corpo
del caporale Gad Faleg.
-Cosa sto facendo qui?Ah si….-
Mi rialzo sanguinante e raggiungo il villaggio.Gli hezbollah mi guardano
come chi vede per la prima volta un marziano….Ma io non andrò via di qui
se si continuerà a sparare.
I giornalisti fanno fotografie e riprese televisive.
I casi della vita
Qualche anno fa,a cinquanta metri da casa mia,viveva una famiglia composta
da padre,madre e quattro figli,due maschi e due femmine.Il capofamiglia,
di nome Guerrino,era un gran lavoratore:su e giù per le impalcature,a fare
la calce e a spanderla sui mattoni per 12,13 ore al giorno tutti i
giorni,compreso il sabato.La signora Leonilde invece stava sempre appresso
ai loro figli,il più grande dei quali aveva 14 anni.
Un brutto giorno il signor Guerrino cadde dal secondo piano di un palazzo
in costruzione ed entrò in coma.
Per la famiglia Leonori fu un colpo mortale:la signora Leonilde,oltre a
dover stare al capezzale del suo povero marito,andava a pulire le scale
nei condomini,e il figlio maggiore Egisto dovette abbandonare la scuola e
mettersi a fare il manovale per aiutare la mamma e i fratellini.
Tutti nella via cercammo di dare una mano ai Leonori:chi accompagnava a
scuola i figli più piccoli,chi gli rassettava la casa....Mia madre,
addirittura, ogni lunedì e ogni giovedì gli portava una crostata di
ciliege o il pollo in fricassea.
Passarono tre lunghissimi anni.
Nella pasqua del '77,fra lo scampanio delle campane che annunciavano la
resurrezione di Nostro Signore
si distinsero pure delle urla particolarmente festose:il signor Guerrino
aveva riaperto gli occhi.
Da quel momento il suo recupero psico-fisico ebbe del miracoloso per
quanto fu rapido ed efficace.Un'infermiera della USL veniva ogni giorno
per le cure riabilitative e gli effetti si vedevano.
C'era solo una cosa un po' strana:il signor Guerrino sembrava non
ricordarsi tanto di sua moglie Leonilde.
Sembrava un semplice vuoto di memoria recuperabile col tempo,ma invece più
il tempo stesso passava e più Guerrino migliorava,più la signora Leonilde
veniva a mancare nella mente del marito.
Il sei gennaio del '78,in mezzo allo scampanio delle campane che
annunciavano l'arrivo dei Re magi udimmo delle urla che stonavano con
quell'atmosfera di festa:in casa Leonori,sul tavolino del tinello, la
signora Leonilde aveva raccolto un biglietto in cui Guerrino le comunicava
che non l'amava più e che andava a vivere con l'infermiera che così bene
lo aveva rieducato.
Qualche anno fa,a cinquanta metri da casa mia,viveva una famiglia composta
da
padre,madre e quattro figli,due maschi e due femmine.Il capofamiglia,
di nome Guerrino,era un gran lavoratore:su e giù per le impalcature,a
fare la calce e a spanderla sui mattoni per 12,13 ore al giorno tutti i
giorni,compreso il sabato.La signora Leonilde invece stava sempre
appresso ai loro figli,il più grande dei quali aveva 14 anni.
Un brutto giorno il signor Guerrino cadde dal secondo piano di un
palazzo in costruzione ed entrò in coma.
Per la famiglia Leonori fu un colpo mortale:la signora Leonilde,oltre a
dover stare al capezzale del suo povero marito,andava a pulire le scale
nei condomini,e il figlio maggiore Egisto dovette abbandonare la scuola
e mettersi a fare il manovale per aiutare la mamma e i fratellini.
Tutti nella via cercammo di dare una mano ai Leonori: chi accompagnava a
scuola i figli più piccoli,chi gli rassettava la casa....Mia madre,
addirittura, ogni lunedì e ogni giovedì gli portava una crostata di
ciliege o il pollo in fricassea.
Passarono tre lunghissimi anni.
Nella pasqua del '77,fra lo scampanio delle campane che annunciavano la
resurrezione di Nostro Signore
si distinsero pure delle urla particolarmente festose:il signor
Guerrino aveva riaperto gli occhi.
Da quel momento il suo recupero psico-fisico ebbe del miracoloso per
quanto fu rapido ed efficace. Un'infermiera della USL veniva ogni giorno
per le cure riabilitative e gli effetti si vedevano.
C'era solo una cosa un po' strana:il signor Guerrino sembrava non
ricordarsi tanto di sua moglie Leonilde.
Sembrava un semplice vuoto di memoria recuperabile col tempo,ma invece
più il tempo stesso passava e più Guerrino migliorava,più la signora
Leonilde veniva a mancare nella mente del marito.
Il sei gennaio del '78,in mezzo allo scampanio delle campane che
annunciavano l'arrivo dei Re magi udimmo delle urla che stonavano con
quell'atmosfera di festa:in casa Leonori, sul tavolino del tinello, la
signora Leonilde aveva raccolto un biglietto in cui Guerrino le
comunicava che non l'amava più e che andava a vivere con l'infermiera
che così bene lo aveva rieducato.
La Digue
Raccolgo la spazzola con noncuranza,come se il pavimento fosse il suo
posto.
Lentamente la passo fra i miei capelli ,mi faccio accarezzare dai suoi
denti.
Mi guardo allo specchio e mi dico che nonostante tutto non sono ancora da
buttare via.
Richiudo piano la porta del bagno e mi dirigo sul balcone,come ho sempre
fatto tutte le mattine,all'alba,qui a La Digue.
E' curioso come un'agenzia turistica contempli nelle sue tariffe anche una
corsa in autobus e dimentichi invece di far pagare uno spettacolo unico
come il sorgere del sole sull'Oceano Indiano.
Ma è comprensibile:sarebbero veramente pochi coloro che potrebbero pagare
un prezzo proporzionato alla bellezza che si ammira.
Apro la porta-finestra della camera e m'investe immediatamente un'aria
frizzante,fresca,con i profumi della foresta che si mischiano a quelli del
mare.Chiudo gli occhi per far assaporare meglio alle mie narici odori che
domani non sentirò più.
La brezza mi desta dall'estasi tropicale e invita a cogliere i colori del
cielo e del mare.
I graniti rosa sulla spiaggia bianca sembrano sculture astratte di
Brancusi.
Il sole mano a mano che sale sull'orizzonte illumina il paradiso...... E
io non ne faccio parte.
Carlo seppe del suo cancro otto mesi fa;me lo disse con un tono di voce
normale,e proprio per questo mi resi subito conto della nuova,triste
realtà in cui precipitavamo.Ci guardammo negli occhi e poi cademmo l'una
nelle braccia dell'altro e ci bagnammo le guance di lacrime.
Carlo è un uomo,cadde nell'inferno della paura,ma conoscerla gli è servito
per capire che non l'avrebbe aiutato in questa avventura.I medici gli
avevano dato pochissimi mesi di vita,e lui per non sprecarli ha
organizzato la sua morte in modo che i propri cari avessero meno problemi
possibili.Con il notaio ha steso il testamento,con la sua segretaria e i
suoi collaboratori ha studiato il piano aziendale per il futuro,e poi ha
pensato bene di parlare con i nostri figli.Serenamente,come si fa prima di
partire per un lungo viaggio.
Carlo ha sempre amato viaggiare:io e lui siamo stati in luoghi bellissimi.Ci
mancavano solo le Seychelles ed ora siamo qui.
Siamo qui...........Io sono qui;Carlo è rimasto sul letto.
Mi è morto fra le braccia stanotte.
Ho voluto vegliarlo qualche ora perchè dopo me lo porteranno via .
Piango come una donna innamorata.........
Piango come una donna sola.......
La storia di papà
"Cazzo!Mamma,Raluca correte!"Un ciabattare affannato annunciava la
risposta al mio richiamo: mamma in vestaglia da camera a mezzogiorno
passato,Raluca in camicetta e jeans avvinghiati sui procaci fianchi
slavi."Che c'è Aldo?"Le indico un angolo semibuio della camera ove un uomo
inebetito stava fermo in piedi come a cercare lo sguardo perso nel
vuoto:"Papà si sta pisciando addosso."Esclamai con tono triste.
Era più di un anno che Adelmo Onofri,dirigente di banca a tempo pieno e
mio padre part-time,si era ammalato:demenza senile avevano diagnosticato i
dottori,e da quel momento la mia vita e soprattutto quella di mia madre
venne stravolta.Sembrava impossibile che un uomo tanto sicuro di sé ora
non fosse capace nemmeno di andare al bagno da solo.
Io ho 39 anni e la mia vita va bene:ho un’avviata ditta di import-export
,una moglie conosciuta sui banchi di scuola e due bei marmocchi di 11 e 14
anni.Grazie a Dio e al mio autocontrollo mi mantengo bene
fisicamente,dicono che assomigli a mia madre Marisa,bellezza mediterranea
ormai in disarmo,molti ,troppi chili di rovine a coprirle i splendori di
gioventù .Mio padre era una mente brillante in un fisico
asciutto,nordico,con i suoi baffi e capelli biondi e gli occhi
azzurri:erano un bel contrasto i miei genitori quando andavano a passeggio
insieme.
Papà addirittura nel tempo libero scriveva poesie e racconti gialli,aveva
anche pubblicato qualcosa.Io ne andavo fiero anche se quelle ore passate a
scrivere forse avrei preferito che le avesse dedicate al suo unico figlio.
Dopo la disgrazia io e mamma abbiamo cercato di dominare la triste
situazione che si era venuta a creare,ma io per il mio lavoro e i miei
impegni famigliari,mamma per il suo carattere nevrotico e per la sua
età,non ci siamo riusciti,e così abbiamo dovuto cercare una badante.Non è
stata nemmeno questa un’impresa facile:papà sembrava avere da sano un
carattere accondiscendente,anche per amor del quieto vivere con la sua
consorte,invece da ammalato contestava anche violentemente le
signore,prevalentemente straniere,che gli portavamo a casa.Mi ricordo che
a una grassa polacca addentò la mano mentre lei cercava teneramente
d’imboccarlo.Finalmente dopo quattro tentativi trovammo Raluca,una moldava
di 46 anni a cui era morto da poco il suo assistito,un nostro vicino di
casa.Con lei fortunatamente papà si quietò.
“Su mamma,non piangere.”Ma lei continuava a singhiozzare in preda ad una
crisi isterica.Beh…..Era da capirla,era quasi un mese che papà non se la
faceva più addosso,sembrava quasi che stesse migliorando,e invece oggi non
ce l’ha fatta a trattenersi.”Senti mamma,facciamo così:oggi vieni a pranzo
da me,telefono a Luisa e le dico che ci sei anche tu.Raluca,per
favore,puoi sistemare qui e preparare il pranzo per papà da sola
oggi?””Certo Aldo,non ti preoccupare vai pure ,penso a tutto io.”Ma come
si faceva una volta senza le badanti?Booohh!.
Parlando con mia moglie e scherzando con i nipoti,mamma si era calmata,ma
in questi casi ormai l’esperienza mi aveva insegnato che era bene tenerla
lontana da papà almeno un giorno:l’avrei riportata a casa sua la mattina
seguente.”Aldo,ho dimenticato le gocce per la notte…”Accidenti a me,dovevo
ricordarmi che senza tranquillanti mamma non dorme.”Non ti
preoccupare,faccio un salto a casa e te le porto.”
Sono le tre e un quarto del pomeriggio e sono in ritardo al lavoro,mi devo
spicciare.”Buongiorno Aldo,come va?...E tuo padre?”Tutto bene signora
Federici.Papà ?Come al solito,che vogliamo fare?”Che rottura questi vicini
impiccioni.
”Raluca!”Nell’ingresso non arriva nessun rumore,di sicuro papà sarà a
letto e Raluca a riordinare la cucina.In cucina era tutto in ordine.”Raluca,papà…”Urlo
sottovoce con un nonsochè di strana apprensione nella voce.Un gemito quasi
di risposta mi viene dalla camera di Raluca.La mia mano quasi trema mentre
spinge la porta socchiusa.Forse non dovrei aprirla,forse dovrei tornare
indietro sui miei passi,ma ormai sono dentro : vedo due corpi nudi
famigliari che si dimenano in convulsi fremiti di passione.”Papà!”La mia
mente non crede a ciò che vedono i miei occhi.”Aldo!”Raluca sconvolta
cerca di coprirsi alla bene e meglio,io e papà ci fissiamo mentre
cerchiamo le parole da dirci.Mi rendo conto che è più di un anno che non
rivedo mio padre,che non lo riconosco più,e invece io ero sempre sotto i
suoi occhi consapevoli,sempre uguale.sempre presente.”Papà,come hai
potuto…?”Avvolto nel lenzuolo come un senatore romano quell’uomo
imprevedibile e ingiustificabile pronunciava la sua…..difesa(?)”Aldo,mi
dispiace,non volevo ferire te,né tantomeno tua madre……”Ma come cazzo
parli?Hai messo in croce una povera donna,hai preso per il culo il tuo
unico figlio,e ora mi vieni a dire che non volevi ferire
nessuno!VAFFANCULO papà,vaffanculo!”Nonostante la mia rabbia Adelmo non
abbassava il suo sguardo.”E’giusto Aldo,è giusto che mi insulti,che mi
disprezzi.Ma io ho 66 anni,non ho più sogni nel cassetto,sto perdendo i
capelli,stavo perdendo la voglia di vivere.Tu sei un figlio d’oro,ti sei
sistemato,non hai più bisogno di me;tua madre sono anni che è preda della
depressione,che pensa solo a prendere calmanti e sonniferi e io,quando un
anno e mezzo fa ho conosciuto Raluca ho visto uno spiraglio di luce
affacciarsi nella mia vita.Sono un egoista lo so,lo ammetto,ma cosa dovrei
fare?Lasciare tua madre?Sai bene che le avrei dato il colpo di grazia,e io
tutto sommato ancora le voglio bene e non voglio farle questo.Forse a te
avrei dovuto dire quello che stava succedendo,ma non ero sicuro che
m’avresti capito,e ora sembri darmi ragione.Che cosa hai intenzione di
fare?Io a Raluca non intendo rinunciare,così come non voglio rinunciare a
te e a tua madre,però se tu vuoi che io smetta la mia recita lo faccio.Col
tuo aiuto e quello di Raluca convincerò tua madre a portarmi a Lourdes e
lì si avvererà il miracolo della mia guarigione.A quel punto Raluca non
avrà più motivo di restare in questa casa e se ne dovrà andare;io adesso
anche se sono costretto a fingere di pisciarmi addosso per stare con lei
sono felice e non so se riuscirò a rimanere con tua madre,ma se questo è
ciò che tu vuoi ci proverò Aldo,ci proverò con tutte le mie forze….per
amor tuo.Lo guardavo come impietrito,non sapevo se strozzarlo o
abbracciarlo.”Devo portare le gocce a mamma.”Mi volto lentamente senza
aggiungere niente,lasciandomi dietro le spalle gli occhi di papà e di
Raluca.
Non mi va di andare al lavoro,nella mia mente si affollano mille pensieri.Sono
quattro ore che giro in macchina senza meta,devo rientrare a casa.Mia
moglie mi saluta con un caldo abbraccio,i miei figli,anche se sono
grandicelli ormai, mi baciano sempre quando ritorno a casa:un soffio di
vento spazza via come per incanto tutto il fumo grigio che mi opprimeva il
cuore.”Aldo le hai prese le gocce?Papà come sta?”
“Si mamma le ho prese le tue gocce.Papà……..sta bene.” |