Racconti di Walter Angelucci


Home page  Lettura   Poeti del sito   Racconti   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche



Una vita semplice
Io vivo in una piccola città dell'Umbria,ma potrei vivere anche in Finlandia se non fosse per il freddo.Sono il capo della mia famiglia non per discendenza ma per autoproclamazione,anche se mia moglie non ci fa caso (....e neanche i nostri due figli a dire il vero).Faccio l'operaio in una fabbrica di laterizi ( mattoni e tegole per fare e coprire tane di uomo ) e non lavoro per diletto ma per me stesso e,se avanza,per i miei congiunti.La mattina non sono contento di alzarmi perchè mi dispiace svegliare così presto il gallo del mio vicino,ma tant'è...! Mi faccio coraggio,e dopo una frettolosa preghiera vado a bestemmiare al lavoro.Laggiù,nel profondo baratro dell'ignoranza che impera incontrastata,i miei colleghi parlano tra un mattone e l'altro della sconfitta del Perugia con la Sambenedettese e si augurano che prima o poi l'Inter vinca un campionato perchè ,dicono,gli fa pena Moratti,poverino......Dove lavoro io hanno una gran fretta di terminare il proprio turno perchè sono tutti furbi e invece di andare a riposarsi o a divertirsi con i propri figli o le proprie mogli,dopo il lavoro in fabbrica fanno altre cinque o sei ore di fatica sui campi in nero,cioè senza pagarci le tasse,e la sera quando tornano a casa sono felici perchè hanno messo da parte un altro po' di soldi per comprare una fiat punto nuova.
Il pomeriggio quando non è nuvolo e non c'è nebbia sulla mia cittadina brilla il riflesso di un'enorme antenna per telefonini che domina la vallata e tutti siamo contenti nel vedere che il progresso ci è vicino,e non importa se quando citofoniamo a qualcuno sentiamo le conversazioni telefoniche della signora Rossi con l'amante.Non c'è che dire:sono fortunato a vivere in Italia,mi dico spesso.In quale altro Paese del mondo potrei trovare vestiti così belli,ristoranti così buoni,monumenti così prestigiosi?Dopo però rifletto un po',e constato con amarezza che non ho soldi nè per comprare vestiti firmati,nè per mangiare in buoni ristoranti,nè per visitare come si deve le belle città d'arte.
Pazienza ! Tanto io sono italiano:sono campione del mondo di calcio,ho l'euro come la Francia e la Germania,il mio esercito è in giro per il mondo a fare del bene e i miei capi di Stato fanno di tutto per governarmi bene.Chi sta meglio di me? Stasera poi in televisione c'è pure l'ennesima puntata dell'Isola dei famosi......!

Reazioni a catena
Un bambino al parco fa la pipì sul prato.
Una lucertola schizzinosa scappa via per paura di odorare come una rosa.
Un gattino salta giù dal grembo di una vecchietta per catturare la lucertola in fuga.
La vecchietta pensando che il suo Fuffi voglia scappare si alza di scatto dalla panchina per acciuffarlo...Ma la tapina nella foga incespica sul bordo di un'aiuola e cade per terra rovinosamente.
Il marito della vecchia signora di ritorno dal bar con un cono gelato,quando vede la sua adorata moglie stesa per terra,viene colto da un infarto e si accascia al suolo.
Una badante ucraina che assiste alla tragedia comincia ad urlare in ucraino attirando l'attenzione di una pattuglia di vigili urbani che stanno arrestando una coppia di omosessuali colti in atteggiamenti inequivocabili all'interno dei bagni pubblici del parco.
I vigili accorrono sul luogo ove la badante ucraina sta urlando e lasciano liberi i due omosessuali che increduli esclamano:"Che culo che c'abbiamo!"...E finiscono quello che avevano iniziato.
I vigili innervositi prima dai due omosessuali e ora dalle urla e dai commenti dei passanti,anzichè soccorrere i due vecchietti,arrestano la badante ucraina che aveva attirato la loro attenzione perchè non in regola con il permesso di soggiorno.
Mentre viene condotta all'ufficio stranieri della locale Questura la signora slava ammonisce i due vigili con dei ripetuti:"Ma voi non sapete chi sono io!"Ma siccome non parla italiano non viene ascoltata.
In Questura il responsabile di turno dell'ufficio stranieri,tale vice-ispettore Cavallo Donato,mentre scrive il verbale dell'accaduto con una penna biro (le stampanti avevano esaurito le cartucce del nero),ingoia inavvertitamente il cappuccio della biro stessa e poichè rifiuta ogni aiuto rivolto ad estrarre il cappuccio dal cavo oro-faringeo,viene sottoposto urgentemente a una tracheotomia dalla donna delle pulizie che nel tempo libero,dice, segue un corso per la vivisezione delle scimmie e dei ratti.
Un agente scelto rimasto accanto alla signora ucraina le permette,bontà sua,di fare un paio di telefonate.
L'ambasciatore ucraino a Roma viene a sapere che la zia del suo presidente,in visita ad una sua vecchia amica qui in Italia,è stata maltrattata dalle forze dell'ordine italiane.
Informato dall'ambasciatore il premier ucraino,che ricorda sempre con nostalgia i dolci fatti in casa della zia,minaccia di chiudere il gasdotto che rifornisce di metano l'Italia.
Immediatamente il prezzo del gas subisce un'impennata e gli italiani subiscono l' ennesimo salasso di denaro dalle loro tasche.
Finalmente stufi di tante tasse il popolo intero scende in piazza,fa sciogliere il parlamento ed elegge un nuovo governo.

Un bambino sta per fare la pipì sul prato di un parco.....
Io mi sveglio di soprassalto e ci vado a farla anch'io.

Gad
Nel cielo pulito il falco pellegrino traccia scarabocchi neri
Il sole batte forte sulle rocce e sugli ulivi ma non fa male.A questo ci devo pensare io.Poco più avanti fra case sbiancate dalla calce viva donne preparano il cuscus,vecchi fumano il narghilè e bambini giocano con i loro padri.
Il nemico insomma.
Mi scaccolo nervosamente il naso.Ma cos'è questo ronzio fastidioso?
"….Tu Youssef,insieme a Isaac,monterete sul carro armato,mentre io e gli altri vi seguiremo sul porcospino"
La voce del tenente Bloch mi arriva alle orecchie come il fischio di una granata ormai per quanto non la sopporto .Ma non è colpa sua......Perlomeno: non tutta.
Sono tre anni che vesto la divisa dell'eroico e invincibile esercito israeliano e le sue giberne,il suo elmetto,persino i suoi distintivi pesano più di questo cannone.
Ma perdio!Perchè i ragazzi di 19 anni nel resto del mondo hanno fra le mani una ragazza o un libro e invece qui in Israele stringono un fucile-mitragliatore?
Quante volte avrei voluto fare questa domanda ai miei superiori,ai miei amici,ai miei genitori!
E invece l'ho tenuta sempre stretta tra i denti.
Non la pensavo sempre così.A sedici anni non vedevo l'ora di arruolarmi:volevo servire la patria e farmi bello con Edna.I primi tempi ero sempre io il primo a terminare il percorso di guerra,a smontare e rimontare il fucile,a trafiggere con la baionetta le sagome dei nemici arabi.
Poi all'inizio dell' anno io col mio plotone partecipammo ad un'incursione nel cuore della striscia di Gaza,a Beit Lahya.Dovevamo catturare due terroristi che avevano fatto un attentato dicevano.

2
Era la mia prima missione in territorio nemico ed ero eccitato come uno stallone alla sua prima monta
Il mio amico Yoshua si pettinava:era una mania la sua,doveva essere sempre in ordine,anche quando andava a combattere.
L'aria del mare ci sbatteva sulle facce mentre il gommone si dirigeva verso le fioche luci del villaggio
Ci avvicinavamo all'obiettivo,sentivo a motore spento lo sciacquio delle onde sulla battigia.Ora remavamo in silenzio.
I terroristi erano in una palazzina a quattro piani, al numero 24.Come ci aveva spiegato il capitano Kaleb,la nostra azione doveva essere rapida e silenziosa.Non dovevamo fare casini:l'opinione pubblica mondiale ci stava addosso dopo le ultime incursioni effettuate dagli elicotteri.Dovevamo agire con precisione chirurgica,raggiungere il nostro obiettivo e tornare alla base.Semplicemente.
I cani cominciarono ad abbaiare.La luna uscì fuori da dietro le nuvole.Le nostre figure intorno al palazzo erano nitide come ombre cinesi.Ci sentivamo dei bersagli allo scoperto.
Improvvisamente sopra di noi si aprì una finestra e una mano versò un pitale di escrementi che cadde sulla testa di Yoshua.
"MERDA!"
"NO!YOSHUA!NO!"Gridò il capitano Kaleb.
Fu un attimo:Yoshua,inorridito come se lo avessero imbrattato di sangue e visceri umani fece partire una raffica di fucile mitragliatore verso la finestra.
Seguirono attimi eterni dopodichè…..Scoppiò l'inferno.
Lampi di arma da fuoco balenarono nella notte dalle finestre delle case vicine e da quelle sopra le nostre teste.Il capitano ci ordinò di entrare nel palazzo:il suo piano era di far fuori chiunque ci parasse la strada dal pianterreno fino al tetto dell'edificio.Lì ci sarebbero venuti a recuperare gli elicotteri Apache.
La tromba delle scale non squillava,rimbombava di imprecazioni e lamenti arabi.
Strisciavamo sulle pareti con le dita rattrappite sulle armi,attenti al pericolo che poteva manifestarsi mortale da dietro ogni porta.
Yoshua aveva rovinato la missione e ora stava in silenzio,con gli occhi sbarrati e un tremito incontrollato sul labbro superiore.
Improvvisa!Una sequenza di buchi apparve sulla parete che stavamo sfiorando.Aaron morì subito.Il capitano si toccò la spalla sporca di sangue.
"MALEDETTIIIII !!!!"La porta dell'appartamento si spezzò in due e Yoshua entrò senza bussare.
NON ERA DA LI' CHE ERANO PARTITI I COLPI!
L'inferno vomita abitualmente meno ferro e fuoco di quanto ne vomitò in quel momento l'arma di Yoshua.
Non considerava che aveva davanti a sé una famiglia impaurita,innocente.No,lui sentiva solo l'odore del sangue di Aaron e della merda che gli scorreva lungo la schiena.
Ben,Amos,Ezra…..Nessuno riuscì a fermare il nostro commilitone mentre faceva a pezzi cinque bambini,una vecchia,un uomo e una donna.
Non scorderò mai le mani tese di quel bambino di si e no sette anni che non sapevano se pregare o chiedere scusa per qualcosa che non aveva fatto.Le dita schizzarono via insieme a pezzi di cranio e inutilmente la mamma cercò di opporsi a quel massacro.
"CAZZO !BASTA!"
Lo presi per una spalla facendolo girare verso di me.Non era un uomo quello che avevo di fronte:ora conoscevo la faccia del diavolo,ma a lui non piaceva che l'avessi scoperta.Stava per sparare anche a me Yoshua e in effetti si sentì uno sparo… Ma chi cadde fu lui .
Dietro di me,sanguinante ma consapevole,c'era il capitano Kaleb con la canna della pistola ancora fumante.
Dopo quella notte maledetta smisi di vedere i film di guerra.

3
Il falco pellegrino è ancora in cerca della sua preda:ho tempo per pensare.
Ultimamente anche il mio rapporto con Edna si è logorato:non mi capisce più, dice.E inorridisce quando mi metto a leggere i volantini distribuiti dagli obiettori di coscienza e dai pacifisti di "New Profile".
Vigliacchi cagasotto li chiama lei.Per me sono solo ebrei che vedono le cose da un altro punto di vista.
Il falco pellegrino si butta giù dal cielo per afferrare la preda.
Noi ci muoviamo per attaccare il villaggio degli hezbollah.
I carri armati lanciano granate al fosforo bianco mentre le mitragliatrici pesanti spazzano la terra per ogni dove.
Dal villaggio la reazione si fa sentire,ma cosa può la forza della disperazione contro mezzi blindati,aerei,elicotteri e maledette armi che bruciano l'aria dentro i polmoni?
Siamo a due passi dall'ingresso del villaggio,i tank non sparano più.Ora si sente il rintocco a morto delle armi leggere.
Fra la polvere delle macerie e delle granate vedo delle persone che cercano di fuggire mentre la morte gli serra la gola e gli affumica la pelle.
Il falco pellegrino,incurante delle guerre degli uomini, sta lacerando la carne di uno scoiattolo.
"No!Cazzo!Uno scoiattolo no.Ho sempre adorato gli scoiattolini,fin da piccolo."
"GAD!Sei impazzito?Dove vai?"
"Fermati caporale!E' UN ORDINE!"
Come pesano queste giberne,questi distintivi,questa uniforme.Pesano più di un cannone.
Le pallottole mi vengono da davanti e da dietro.Mi pare quasi di sentire il rumore di due proiettili che si scontrano.
I piedi avanzano passo dopo passo lasciando dietro di sé la scia degli oggetti che compongono la mia divisa.
Non so perché ma un'euforia,un'ebbrezza improvvisa mi pervade l'anima.
-Come si fa a togliersi i pantaloni senza cadere per terra?
Ecco!Ci sono riuscito….. Però mi sono sfilato pure le mutande-
"GAD E'STATO COLPITO!"
Anche nel villaggio arabo le armi ora tacciono.
"Tenente Bloch!Ci sono i giornalisti."
"Mandali affanculo!Sparagli!Ma non mi rompere le palle ora!"
"Sono dietro di lei tenente….."
Un manipolo di giornalisti arabi,inglesi e francesi con i loro interpreti passano disgustati davanti al tenente Bloch e si dirigono verso il corpo del caporale Gad Faleg.
-Cosa sto facendo qui?Ah si….-
Mi rialzo sanguinante e raggiungo il villaggio.Gli hezbollah mi guardano come chi vede per la prima volta un marziano….Ma io non andrò via di qui se si continuerà a sparare.
I giornalisti fanno fotografie e riprese televisive.

I casi della vita
Qualche anno fa,a cinquanta metri da casa mia,viveva una famiglia composta da padre,madre e quattro figli,due maschi e due femmine.Il capofamiglia, di nome Guerrino,era un gran lavoratore:su e giù per le impalcature,a fare la calce e a spanderla sui mattoni per 12,13 ore al giorno tutti i giorni,compreso il sabato.La signora Leonilde invece stava sempre appresso ai loro figli,il più grande dei quali aveva 14 anni.
Un brutto giorno il signor Guerrino cadde dal secondo piano di un palazzo in costruzione ed entrò in coma.
Per la famiglia Leonori fu un colpo mortale:la signora Leonilde,oltre a dover stare al capezzale del suo povero marito,andava a pulire le scale nei condomini,e il figlio maggiore Egisto dovette abbandonare la scuola e mettersi a fare il manovale per aiutare la mamma e i fratellini.
Tutti nella via cercammo di dare una mano ai Leonori:chi accompagnava a scuola i figli più piccoli,chi gli rassettava la casa....Mia madre, addirittura, ogni lunedì e ogni giovedì gli portava una crostata di ciliege o il pollo in fricassea.
Passarono tre lunghissimi anni.
Nella pasqua del '77,fra lo scampanio delle campane che annunciavano la resurrezione di Nostro Signore
si distinsero pure delle urla particolarmente festose:il signor Guerrino aveva riaperto gli occhi.
Da quel momento il suo recupero psico-fisico ebbe del miracoloso per quanto fu rapido ed efficace.Un'infermiera della USL veniva ogni giorno per le cure riabilitative e gli effetti si vedevano.
C'era solo una cosa un po' strana:il signor Guerrino sembrava non ricordarsi tanto di sua moglie Leonilde.
Sembrava un semplice vuoto di memoria recuperabile col tempo,ma invece più il tempo stesso passava e più Guerrino migliorava,più la signora Leonilde veniva a mancare nella mente del marito.
Il sei gennaio del '78,in mezzo allo scampanio delle campane che annunciavano l'arrivo dei Re magi udimmo delle urla che stonavano con quell'atmosfera di festa:in casa Leonori,sul tavolino del tinello, la signora Leonilde aveva raccolto un biglietto in cui Guerrino le comunicava che non l'amava più e che andava a vivere con l'infermiera che così bene lo aveva rieducato.
Qualche anno fa,a cinquanta metri da casa mia,viveva una famiglia composta da
padre,madre e quattro figli,due maschi e due femmine.Il capofamiglia,
di nome Guerrino,era un gran lavoratore:su e giù per le impalcature,a
fare la calce e a spanderla sui mattoni per 12,13 ore al giorno tutti i
giorni,compreso il sabato.La signora Leonilde invece stava sempre
appresso ai loro figli,il più grande dei quali aveva 14 anni.
Un brutto giorno il signor Guerrino cadde dal secondo piano di un
palazzo in costruzione ed entrò in coma.
Per la famiglia Leonori fu un colpo mortale:la signora Leonilde,oltre a
dover stare al capezzale del suo povero marito,andava a pulire le scale
nei condomini,e il figlio maggiore Egisto dovette abbandonare la scuola
e mettersi a fare il manovale per aiutare la mamma e i fratellini.
Tutti nella via cercammo di dare una mano ai Leonori: chi accompagnava a
scuola i figli più piccoli,chi gli rassettava la casa....Mia madre,
addirittura, ogni lunedì e ogni giovedì gli portava una crostata di
ciliege o il pollo in fricassea.
Passarono tre lunghissimi anni.
Nella pasqua del '77,fra lo scampanio delle campane che annunciavano la
resurrezione di Nostro Signore
si distinsero pure delle urla particolarmente festose:il signor
Guerrino aveva riaperto gli occhi.
Da quel momento il suo recupero psico-fisico ebbe del miracoloso per
quanto fu rapido ed efficace. Un'infermiera della USL veniva ogni giorno
per le cure riabilitative e gli effetti si vedevano.
C'era solo una cosa un po' strana:il signor Guerrino sembrava non
ricordarsi tanto di sua moglie Leonilde.
Sembrava un semplice vuoto di memoria recuperabile col tempo,ma invece
più il tempo stesso passava e più Guerrino migliorava,più la signora
Leonilde veniva a mancare nella mente del marito.
Il sei gennaio del '78,in mezzo allo scampanio delle campane che
annunciavano l'arrivo dei Re magi udimmo delle urla che stonavano con
quell'atmosfera di festa:in casa Leonori, sul tavolino del tinello, la
signora Leonilde aveva raccolto un biglietto in cui Guerrino le
comunicava che non l'amava più e che andava a vivere con l'infermiera
che così bene lo aveva rieducato.

La Digue
Raccolgo la spazzola con noncuranza,come se il pavimento fosse il suo posto.
Lentamente la passo fra i miei capelli ,mi faccio accarezzare dai suoi denti.
Mi guardo allo specchio e mi dico che nonostante tutto non sono ancora da buttare via.
Richiudo piano la porta del bagno e mi dirigo sul balcone,come ho sempre fatto tutte le mattine,all'alba,qui a La Digue.
E' curioso come un'agenzia turistica contempli nelle sue tariffe anche una corsa in autobus e dimentichi invece di far pagare uno spettacolo unico come il sorgere del sole sull'Oceano Indiano.
Ma è comprensibile:sarebbero veramente pochi coloro che potrebbero pagare un prezzo proporzionato alla bellezza che si ammira.
Apro la porta-finestra della camera e m'investe immediatamente un'aria frizzante,fresca,con i profumi della foresta che si mischiano a quelli del mare.Chiudo gli occhi per far assaporare meglio alle mie narici odori che domani non sentirò più.
La brezza mi desta dall'estasi tropicale e invita a cogliere i colori del cielo e del mare.
I graniti rosa sulla spiaggia bianca sembrano sculture astratte di Brancusi.
Il sole mano a mano che sale sull'orizzonte illumina il paradiso...... E io non ne faccio parte.
Carlo seppe del suo cancro otto mesi fa;me lo disse con un tono di voce normale,e proprio per questo mi resi subito conto della nuova,triste realtà in cui precipitavamo.Ci guardammo negli occhi e poi cademmo l'una nelle braccia dell'altro e ci bagnammo le guance di lacrime.
Carlo è un uomo,cadde nell'inferno della paura,ma conoscerla gli è servito per capire che non l'avrebbe aiutato in questa avventura.I medici gli avevano dato pochissimi mesi di vita,e lui per non sprecarli ha organizzato la sua morte in modo che i propri cari avessero meno problemi possibili.Con il notaio ha steso il testamento,con la sua segretaria e i suoi collaboratori ha studiato il piano aziendale per il futuro,e poi ha pensato bene di parlare con i nostri figli.Serenamente,come si fa prima di partire per un lungo viaggio.
Carlo ha sempre amato viaggiare:io e lui siamo stati in luoghi bellissimi.Ci mancavano solo le Seychelles ed ora siamo qui.
Siamo qui...........Io sono qui;Carlo è rimasto sul letto.
Mi è morto fra le braccia stanotte.
Ho voluto vegliarlo qualche ora perchè dopo me lo porteranno via .
Piango come una donna innamorata.........
Piango come una donna sola.......

La storia di papà
"Cazzo!Mamma,Raluca correte!"Un ciabattare affannato annunciava la risposta al mio richiamo: mamma in vestaglia da camera a mezzogiorno passato,Raluca in camicetta e jeans avvinghiati sui procaci fianchi slavi."Che c'è Aldo?"Le indico un angolo semibuio della camera ove un uomo inebetito stava fermo in piedi come a cercare lo sguardo perso nel vuoto:"Papà si sta pisciando addosso."Esclamai con tono triste.

Era più di un anno che Adelmo Onofri,dirigente di banca a tempo pieno e mio padre part-time,si era ammalato:demenza senile avevano diagnosticato i dottori,e da quel momento la mia vita e soprattutto quella di mia madre venne stravolta.Sembrava impossibile che un uomo tanto sicuro di sé ora non fosse capace nemmeno di andare al bagno da solo.

Io ho 39 anni e la mia vita va bene:ho un’avviata ditta di import-export ,una moglie conosciuta sui banchi di scuola e due bei marmocchi di 11 e 14 anni.Grazie a Dio e al mio autocontrollo mi mantengo bene fisicamente,dicono che assomigli a mia madre Marisa,bellezza mediterranea ormai in disarmo,molti ,troppi chili di rovine a coprirle i splendori di gioventù .Mio padre era una mente brillante in un fisico asciutto,nordico,con i suoi baffi e capelli biondi e gli occhi azzurri:erano un bel contrasto i miei genitori quando andavano a passeggio insieme.

Papà addirittura nel tempo libero scriveva poesie e racconti gialli,aveva anche pubblicato qualcosa.Io ne andavo fiero anche se quelle ore passate a scrivere forse avrei preferito che le avesse dedicate al suo unico figlio.

Dopo la disgrazia io e mamma abbiamo cercato di dominare la triste situazione che si era venuta a creare,ma io per il mio lavoro e i miei impegni famigliari,mamma per il suo carattere nevrotico e per la sua età,non ci siamo riusciti,e così abbiamo dovuto cercare una badante.Non è stata nemmeno questa un’impresa facile:papà sembrava avere da sano un carattere accondiscendente,anche per amor del quieto vivere con la sua consorte,invece da ammalato contestava anche violentemente le signore,prevalentemente straniere,che gli portavamo a casa.Mi ricordo che a una grassa polacca addentò la mano mentre lei cercava teneramente d’imboccarlo.Finalmente dopo quattro tentativi trovammo Raluca,una moldava di 46 anni a cui era morto da poco il suo assistito,un nostro vicino di casa.Con lei fortunatamente papà si quietò.

“Su mamma,non piangere.”Ma lei continuava a singhiozzare in preda ad una crisi isterica.Beh…..Era da capirla,era quasi un mese che papà non se la faceva più addosso,sembrava quasi che stesse migliorando,e invece oggi non ce l’ha fatta a trattenersi.”Senti mamma,facciamo così:oggi vieni a pranzo da me,telefono a Luisa e le dico che ci sei anche tu.Raluca,per favore,puoi sistemare qui e preparare il pranzo per papà da sola oggi?””Certo Aldo,non ti preoccupare vai pure ,penso a tutto io.”Ma come si faceva una volta senza le badanti?Booohh!.

Parlando con mia moglie e scherzando con i nipoti,mamma si era calmata,ma in questi casi ormai l’esperienza mi aveva insegnato che era bene tenerla lontana da papà almeno un giorno:l’avrei riportata a casa sua la mattina seguente.”Aldo,ho dimenticato le gocce per la notte…”Accidenti a me,dovevo ricordarmi che senza tranquillanti mamma non dorme.”Non ti preoccupare,faccio un salto a casa e te le porto.”

Sono le tre e un quarto del pomeriggio e sono in ritardo al lavoro,mi devo spicciare.”Buongiorno Aldo,come va?...E tuo padre?”Tutto bene signora Federici.Papà ?Come al solito,che vogliamo fare?”Che rottura questi vicini impiccioni.

”Raluca!”Nell’ingresso non arriva nessun rumore,di sicuro papà sarà a letto e Raluca a riordinare la cucina.In cucina era tutto in ordine.”Raluca,papà…”Urlo sottovoce con un nonsochè di strana apprensione nella voce.Un gemito quasi di risposta mi viene dalla camera di Raluca.La mia mano quasi trema mentre spinge la porta socchiusa.Forse non dovrei aprirla,forse dovrei tornare indietro sui miei passi,ma ormai sono dentro : vedo due corpi nudi famigliari che si dimenano in convulsi fremiti di passione.”Papà!”La mia mente non crede a ciò che vedono i miei occhi.”Aldo!”Raluca sconvolta cerca di coprirsi alla bene e meglio,io e papà ci fissiamo mentre cerchiamo le parole da dirci.Mi rendo conto che è più di un anno che non rivedo mio padre,che non lo riconosco più,e invece io ero sempre sotto i suoi occhi consapevoli,sempre uguale.sempre presente.”Papà,come hai potuto…?”Avvolto nel lenzuolo come un senatore romano quell’uomo imprevedibile e ingiustificabile pronunciava la sua…..difesa(?)”Aldo,mi dispiace,non volevo ferire te,né tantomeno tua madre……”Ma come cazzo parli?Hai messo in croce una povera donna,hai preso per il culo il tuo unico figlio,e ora mi vieni a dire che non volevi ferire nessuno!VAFFANCULO papà,vaffanculo!”Nonostante la mia rabbia Adelmo non abbassava il suo sguardo.”E’giusto Aldo,è giusto che mi insulti,che mi disprezzi.Ma io ho 66 anni,non ho più sogni nel cassetto,sto perdendo i capelli,stavo perdendo la voglia di vivere.Tu sei un figlio d’oro,ti sei sistemato,non hai più bisogno di me;tua madre sono anni che è preda della depressione,che pensa solo a prendere calmanti e sonniferi e io,quando un anno e mezzo fa ho conosciuto Raluca ho visto uno spiraglio di luce affacciarsi nella mia vita.Sono un egoista lo so,lo ammetto,ma cosa dovrei fare?Lasciare tua madre?Sai bene che le avrei dato il colpo di grazia,e io tutto sommato ancora le voglio bene e non voglio farle questo.Forse a te avrei dovuto dire quello che stava succedendo,ma non ero sicuro che m’avresti capito,e ora sembri darmi ragione.Che cosa hai intenzione di fare?Io a Raluca non intendo rinunciare,così come non voglio rinunciare a te e a tua madre,però se tu vuoi che io smetta la mia recita lo faccio.Col tuo aiuto e quello di Raluca convincerò tua madre a portarmi a Lourdes e lì si avvererà il miracolo della mia guarigione.A quel punto Raluca non avrà più motivo di restare in questa casa e se ne dovrà andare;io adesso anche se sono costretto a fingere di pisciarmi addosso per stare con lei sono felice e non so se riuscirò a rimanere con tua madre,ma se questo è ciò che tu vuoi ci proverò Aldo,ci proverò con tutte le mie forze….per amor tuo.Lo guardavo come impietrito,non sapevo se strozzarlo o abbracciarlo.”Devo portare le gocce a mamma.”Mi volto lentamente senza aggiungere niente,lasciandomi dietro le spalle gli occhi di papà e di Raluca.

Non mi va di andare al lavoro,nella mia mente si affollano mille pensieri.Sono quattro ore che giro in macchina senza meta,devo rientrare a casa.Mia moglie mi saluta con un caldo abbraccio,i miei figli,anche se sono grandicelli ormai, mi baciano sempre quando ritorno a casa:un soffio di vento spazza via come per incanto tutto il fumo grigio che mi opprimeva il cuore.”Aldo le hai prese le gocce?Papà come sta?”

“Si mamma le ho prese le tue gocce.Papà……..sta bene.”


Home page  Lettura   Poeti del sito   Racconti   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche