Racconti di Alcamese


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Il nonno Vito Bologna e la nipotina Emily
 

Un Natale d'emigrante
Un appartamento del genere e comune nella zona di Brooklyn specialmente sella 18ma strada dove si trova l’appartamento di Mario, un emigrante Italiano atterrato al Kennedy il 24 giugno del 2006. Apri la porta, trovi la cucina con un tavolo e 4 sedie, destra il bagno, più in là, una stanza vuota, a sinistra il salotto con un divano 2 sedie un tavolino e una televisione, in fondo la camera. Nel guardarmi attorno, mi ritrovo nel 1966, arrivato dall’Italia, avevo trovato un appartamento come questo, e anch’io come Mario avevo un piccolo albero sul televisore, e una corda alla parete dove metteva le cartoline di Natale. Appoggiati sul letto, in lato, un cappotto, un cappello e una cravatta, dall’altro lato una pelliccia, con ancora il cartellino con il nome del negozio e il prezzo, un paio di orecchini e un paio di guanti da donna, girandomi attorno vedo alcune foto, in una si vede Mario su un cavallo in campagna, vicino alla fotografia, un pacchetto con la scritta, " Per Mario, da Mamma e Papà ". L’apro e trovo una collana d’oro con una croce, sulle mie labbra spunta un sorriso, anche mia mamma, mi regalò una catena e una croce d’oro, il giorno che lasciai Alcamo per venire in America, gli occhi si posano sul letto dove ci sono i regali ( credo per la mamma e il papà di Mario ) guardo la data,18 dicembre 2006, sette giorni a Natale e ancora non ha spedito i regali. Forse aspettava il giorno di paga per potere comprare altri regali, suona il cellulare e mia moglie mi dice che siamo invitati dagli zii per Natale, mentre lei parla alla parete vedo una foto di donna, con la mano alzata sulla banchina del porto come se salutasse la nave che si allontana, mi ricorda tanto mamma mia all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo, sento la voce di mia moglie, pronto ci sei ? Vuoi che ti chiamo dopo? Rispondo come un automa," Certo cara vai pure tu e i bambini, io debbo accompagnare un emigrato in Italia, debbo consegnare un paio di regali a una famiglia. Dopo aver spiegato tutto a mia moglie, chiudo il cellulare e dal telefono di servizio chiamo il Tenente, gli chiedo il permesso di potere accompagnare Mario in Sicilia, e se posso portare con me i regali per i suoi genitori, ricevuto il nullaosta, mi siedo sul divano e cerco di trovare le parole da dire a una mamma. Come si può spiegare a una mamma che un emigrato 22enne la settimana prima di Natale è stato ucciso dopo aver comprato una medaglia della Madonna in oro, per la Mamma lontana, da un rapinatore ?Il nonno racconta
Ieri nonno raccontava una storia di un tempo che fu,
in un borgo di New York ad Astoria viveva un uomo di nome Cantù,
di mestiere faceva il barbiere e di sera andava a cantare,
delle volte cantava alle fiere, e d’estate sulle spiagge.
Era estate e in una notte serena con la luna piena la fortuna lo baciò,
stava raccogliendo un fiore del prato, quando nell’alzarsi vide una donna,
era bella, più bella del sole e nel buio gli sembrò la Madonna.
Rimase freddo senza parole impietrito
a guardare stordito quella donna tanto bella.
Poi si accorse che in lontananza c’era un’ombra,
sforzando la vista il povero Vito,
vide una bambina che spingeva una cariola piena a metà,
quella sera faceva un pò fresco, la guardò gli fece pena e le chiese:
"Bimba, dove vai a quest’ora, è tardi e tu sei piccolina,
non hai casa? dov’è la mamma?” La bimba rispose:
” signore ho freddo, fame e mi sento male,
sono sei ore che aspetto la mamma,
la sto cercando in ogni ospedale.”
Prese in braccio la piccola e la portò a casa,
chiese a sua moglie di farle una zuppa, e poi sul letto farla riposare.
Quella notte d’estate, arrivò pure un temporale
e la pioggia fece rallentare le ricerche, cercò negli hotel,
nei bar, nelle piazze, poi si avventurò nelle periferie
alla ricerca di questa mamma che ha abbandonato la figlia,
ma nulla, solo due cani randagi sui marciapiedi dei quartieri,
allora decise di ritornarsene a casa per chiamare la Polizia.
L’indomani cominciarono le ricerche, ovunque per mare e per monti,
ma quella donna non si trovò, allora tornato a casa,
sconsolato il vecchio signor Cantù trovò la bambina
che quando lo vide gli corse incontro chiedendo
“ Hai trovato la mia mamma” lui affranto da questo dolore,
s’inginocchia e con le lacrime agli occhi si stringe al petto la bambina.
Dicono che ogni vita ha il suo fato e forse era questo il suo destino,
il vecchietto la prese per figlia, e gli spianò un poco il cammino,
le diete pure il nome di famiglia, nome onesto e di tanto rispetto,
gli anni passarono e la bambina si fece donna, si sposò e regalò al vecchietto una nipotina.
Con gli anni vennero altri figli, due femminucce e un maschietto.
-In casa le donne sono in cucina, mentre fuori, il racconto è quasi finito
d’un tratto si alza la piccola Margherita e chiede, “nonno com’è finita ?
la piccolina ritrovò la mamma un giorno ? e il vecchietto sai se vive ancora ?”
Il vecchio nonno guarda l’ora e piano, piano, accende una candela mentre sussurra, -
“Cara mia dolce, e brava Margherita,
quella bambina a te ha dato la vita!”.

Il tema di Rosetta

Quasi sempre accompagno i nonni per la loro passegiato serale,sulle vie di Brooklyn
Nonno Giuseppe e Nonna Maria sono sposati da 58 anni,
vivono in America da 40 anni,due figli,Frank,e Rosetta ( mia Mamma,)
e sei nipoti,tre di mia mamma,e tre da zio Francesco,La nonna parla e scrive bene l`inglese,
ma il nonno,non lo scrive anche se lo legge,e quando parla fa 3 parole in italiano e una in inglese,
io e i miei cugini lo capiamo, perche` lui cerca di impararci l`Italiano,
ma se va nei negozi ha sempre dificolta` a farsi capire,
io voglio bene al nonno,lui fa le pizze a casa per noi,e poi la domenica,a casa sua ce sempre festa.
con zio Francesco,zia Anna,e tutti i cugini,Il nonno con mio papa,`e zio Francesco guardano sempre
la televisione Italiana, quardano le partire di calcio, mentre noi bambini siamo con la nonna,
che gioca con noi e ci racconta belle favole Italiane,,( ma e vero che il Italia,sono tutti poveri,
Nonna dice che li sono poveri,ma tutti felici,e che le domeniche vanno tutti al bar per comprarsi il gelato,
e tutta la famiglia in fila va a passeggio per le vie del paese, e a sedersi nella villa comunale,)
deve essere bello in Italia,io non ci sono mai stata, ma nonna ne parla sempre,e il nonno e tutti Italiano,
Giornali, radio, televisione ,libri,e fuori ha la bandiera italiana davanti casa,io dice che e` felice ,
ma io non lo credo molto, io credo che gli manca l`italia, lui sempre parla del paese dove e nato,
pero lo promesso ai nonni, quando sarò grande e avrò soldi,tutt`e` tre andremo in Italia per una gita,
dicono che li ci sono bei monumenti, fontane, e tante ville che si vedono le farfalle,e le colombe
a me piacciono le farfalle, sono tutte colorate,
nonno dice che da piccolo a casa aveva molti animale, rondine, passeri,e che suo papa` aveva conigli,
galline,mucche,dice che li viveva in una grande farm, ( campagna ) e che crescevano tutto,pomodori,
zucchini,melanzane,uva,e la mamma del nonna faceva il pane e la pasta a casa,
Wow, deve essere bello vivere in una casa cosi,io credo che il nonno dice bugie,
non credo che a casa si puo avere tutte le cose che dice lui,ma a me piace come racconta le storie,
specie le sere quando ci sediamo fuori tutti i cugini e lui,racconta di quando era piccolo in Sicilia,
il nonno e bravo a dire storie,quasi come la nonna che ci racconto sempre cose di fate,principe,
castelli,e poi a me piace se fa freddo lei ci fa le cioccolate calde con panna,io vogliono bene alla nonna,
anche al nonno pero,il nonno dice che sono una principessa, e che sono bella,l`altro giorno a me e mio
cugino Vito ci porto` a New York, al central park, ci siamo messi sulla carrozzella,mi e piaciuto molto, e ci siamo divertiti,
e poi il nonno e la nonna, come erano carini,si tenevano per mano e di nascosto si baciavano, io facevo finta di non vedere,
Mamma dice che sono due eterni sposini,e bella volersi bene come il nonno e la nonna,
anche stasera prima di tornare a casa ci siamo fermati un po al park,mentre io giocavo con altre bambine
loro si tenevano per mano e mangiavano il gelato,dopo mentre tornavamo a casa il nonno
cantava, a me piace,quando canta ,specie quando canto un bacetto, e bella fa cosi,
Dammi dammi dammi un bacetto
fammi senti l`orecchie scampana
ogni qual volta che ti stringo al petto
mille campane fanno din don da`.
io non la so tutta ma quando sono grande la voglio imparare,
Fine del tema
A scuola la maestra ci a dato per tema La famiglia,
vuole che descriviamo la famiglia,in tutte le forme,
e l`amore,in generale
Il mio nome e Rosetta ,ho otto anni,e questo e il mio tema,
perche` se vuoi sapere della famiglia, l`amore,,il volersi bene,non hai da andare lontano
guarda i miei nonni, e avrai la risposta a tutte le domande
se vuoi sapere cos`e` l`amore, guarda il miei nonni
sposati da 58 anni,e ancora si tengono per mano come il primo giorno,
Ciao e auguri da
Rosetta la principessa,

Che giornataccia (Amor perduto di Vito Bologna)
22 Aprile 2007, che giornataccia, vento pioggia, una tempesta che vieta di uscire, ancora in pigiama guardo dietro la finestra la pioggia venire giù, faccio un’altro espresso e mi siedo al PC, per leggere le notizie, e dare una controllata alla posta, non ne dovrei avere tanta, di solito il sabato le persone escono e non scrivono e-mail. Come pensavo, solo 22 mail, il più, commenti che fanno alle mie poesie, vedo un nick nuovo e lo apro per primo.
Caro Vito,
da anni leggo le tue poesie, e ti ringrazio per dividerle con noi tutti, volevo chiederti come mai non mandi il tuo racconto AMOR PERDUTO a Alcolore ?
Credo che a molti fa piacere sapere come è nata la tua poesia "Amor Perduto".
Sono una tua ammiratrice, e anche se faccio copy e stampo tutte quelle che metti nei siti, ho anche i tuoi libri, " IL NONNO' & "SOLITUDINE". Una chattista del Canada mi inviò alcuni dei tuoi racconti fra cui AMOR PERDUTO, puoi per favore inviarlo a Alcolore cosi posso fare leggere a mia figlia la versione in Inglese ?
Ti ringrazio,
xxxxxxxxxx,
Apro il cassetto in cerca del racconto, non ricordo dove l’ho messo, l’ultima volto che mandai un mio racconto via e-mail fu anni fa, nemmeno ricordo a chi, dovrei essere più organizzato, ogni volta che cerco qualcosa mi ci vuole tempo, oggi è domenica credo che non le dispiaccia se non rispondo alla sua richiesta.
Prendo il giornale e mi siedo dietro la finestra, lo apro ma non leggo, guardo fuori, che tempaccio, mi rilasso, socchiudo gli occhi, e………………………………
- Sono ad Alcamo nel 1964, è una giornata di maggio, sono di turno alla sala Arlecchino per un matrimonio, mi alzo che sono le 8,22, controllo che la divisa da cameriere sia pronta, dopo una doccia via per un caffè al bar con i colleghi, si fanno le 10, e incomincia a piovere.
Tommaso mi accompagna a casa in macchina, e ritorna a prendermi dopo un’ora, andiamo sempre insieme. "Che giornataccia" dico a Tommaso, e lui con un sorriso risponde, "Meglio cosi, sposa bagnata, sposa fortunata."
Giunti nella sala incominciamo a preparare i tavoli, 250 invitati, mica tanti; il mio gruppo è formato da 6 camerieri, due lavapiatti e 3 aiutanti. Alle 12,30 incominciano ad arrivare i primi invitati, sono quelli che non vanno in chiesa, l’orchestra incomincia con le prime note, e come al solito il gruppo, per noi, suona un mio motivo, ""Stasera al mare,"" è la mia prima canzone l’ho scritta per un concorso Alcamese, e arrivai al 3 posto. Si fanno le 13 e non abbiamo nessuna notizia di dove sono gli sposi, di solito a quest’ora ci chiamano per tenerci pronti, mi siedo ad un tavolo, carta e penna pronto per buttare giù delle frasi che mi girano per la mente, mi chiamano al telefono, "Chiudi tutto e vieni in pasticceria," Un tono perentorio che non ammette domande e posa la cornetta del telefono senza darmi il tempo di rispondere.
Per andare in pasticceria dobbiamo attraversare via Roma, dico a Tommaso di andare più in fretta, appena svoltiamo il corso 6 aprile, vediamo pasticceri ed aiutanti tutti fuori a parlare, il proprietario mi aspettava in ufficio per andare all’ospedale. In macchina mi dice che la sposa era svenuta in chiesa e che si trova all’ospedale per accertamenti.
Ricordo vagamente che il proprietario mi accompagnò a casa, e vestito mi buttai sul letto, volevo scrivere ma non sapevo da dove incominciare, sentivo una voce dirmi –Scrivi, scrivi- ma non sapevo cosa, erano le sette e mi addormentai vestito.
Mamma mi sveglia alle 4:20 era il mio turno di mattina al bar, incomincio alle 6 fino alle 2 pm,
verso le 10 arriva il proprietario e mi disse di trovarmi un sostituto per coprire il mio turno dell’indomani, si va ad un funerale.
Ogni pasticceria ha il suo gruppo di camerieri ed io come barista di questa, faccio anche da caposala in tutti gli eventi. In veste di caposala accompagno sempre il proprietario per preventivi, stipulare contratti e in occasioni di rappresentanza.
In sei anni era la prima volta che andavano insieme vestiti a lutto, usualmente portiamo con noi dolci e allegria dove andiamo; io sono sempre con blue jeans e camicia della pasticceria, oggi invece doppio petto nero con cravatta nera su una camicia bianca.
Dalla chiesa al cimitero si va a piedi, dietro al carro funebre che trasporta una giovane vestita in bianco, con velo da sposa, una sessantina di persone, un giovane che mormora.
“ Perché, perché ? Perché mi hai lasciato ? Perché morire cosi giovane ?” e invoca un nome “Maria”.
Torno a casa verso le 6 pm, non ho fame, mamma mi guarda e non dice nulla, mi siedo al tavolo vicino mamma e ripenso alla frase di quel giovane vedovo -.

Com’è triste con me questo destino
C’era con me una donna, se n’è andata.
Maria, è partita in un mattino
e l’anima mia ferita m'ha lasciata

Verso il cielo volasti via
e in esso ora brilli come stella,
così ti immagino nella mia mente,
penso tu sia la più bella.

Brilli nel cielo e il tuo gran splendore
fa smarrir nel buio ogni mio affanno
si che si fa leggero questo mio cuore
e sono felice, vivo quest’inganno.

Sono seduto qui, vicino al mare,
ti vedo, ti specchi sulle onde,
vorrei toccarti, ti vorrei parlare,
venir vicino a te, ma come ?

Chi ti portò lontano dal mio amore ?
Perché moristi in così verde età ?
Io mi dispero, cresce il mio dolore,
umana prole, chiamatela assieme a me.

Ma tu non parli, ahimè tu non mi vedi
e non rispondi alle amorose invocazioni,
oh, tu dolore, che nel cuor mi siedi
come potrai guarirmi, con quali unguenti ?
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<<Nonno Nonno sveglia siamo noi>>, apro gli occhi fuori piove, che giornataccia, anche oggi con la pioggia e vento Roberto mi ha portato le bambine per un paio di ore.
<<Nonno ma tu piangevi? perché hai gli occhi lucidi?>> Un piccolo rumore attira la mia attenzione fuori, dall’ulivo del giardino, una colomba bianca prendeva il volo. <<Nulla tesoro, il Nonno era triste se non venivi…>> <<Ma nonno papà dice che tu diventi triste se scrivi poemi, stavi pensando a qualcosa?>>
<<Si cara, stavo pensando a un’AMOR PERDUTO, ma dai vieni, chiama tua sorella, ho una storia da raccontarvi, l’ho scritta ieri per due gioielli>>
infondo un giorno di pioggia non è tanto male, se sei in compagnia di due principessine


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