Poesie di Cristina Vascon


Home page  Lettura   Poeti del sito   Racconti   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche


 
Cristina Vascon, nasce a Este in provincia di Padova, una cittadina ai piedi dei Colli Euganei che la incoronano, proteggendola gelosamente; colli che da sempre ebbero una profonda importanza e rilevante influenza nella formazione di Cristina e nel relativo suo conseguente approccio alla vita.
Dopo il Liceo Scientifico, si laurea in Economia Aziendale, con indirizzo giuridico, presso l'Università Ca' Foscari di Venezia, per poi iscriversi al Corso di Laurea in Scienze Giuridiche.
Il suo carattere versatile, la sua passione per le sfide, per gli studi umanistici e le pubbliche relazioni, per la poesia, la scrittura, la fotografia e i viaggi, la psicologia e l'arte la portarono a spaziare dall'azienda edile di famiglia (Imp. Vascon Cav. Oreste S.r.l.) specializzata in primis in ristrutturazioni e restauri, alle Commissioni d'esami (presso gli Istituti tecnico-professionali come Rappresentante dell'Associazione Industriali della provincia di Padova), alla multinazionale Adecco Italia S.p.A. - specializzata nel settore delle Risorse Umane – per la quale rivestì molteplici ruoli, a livello locale e nazionale, riportandone un’esperienza aziendale piuttosto singolare ed esaustiva, dal punto di vista sia professionale che personale. Ad oggi, dopo esser rientrata stabilmente nel proprio territorio d’origine ed esser diventata mamma, si dedica ai suoi sogni di sempre: la propria famiglia e relativa tenuta in campagna ed azienda agricola, ai suoi animali, alla poesia – che l'accompagna da sempre - alla fotografia e agli amati reportage di viaggio. Da genn. 2011 collabora con Domus Aurea www.edizionirendi.it.

Leggi i racconti di Cristina

Paesaggi del cuore
Trigonometrie d’alberi
A studiare disegni
D’amputate case
E ricostruite dimore;
Tra solchi
D’immense nuvole,
Germoglia il sole;
Mentre su arati campi
S’affacciano ve(l)li
Di fresca rigogliosa
Lucente umbratile
Rinnovata speme;
Sinuosa avanza una curva
A incorniciare quadri
Di pace e serenità interiori.

Miei cari Colli
Miei cari Colli,
Sui cui pendii tanto giocai, lessi e dipinsi;
Tanto mi immersi, corsi e vagai…
Miei cari Colli,
Che rappresentaste la più spensierata e dolce
Mia adolescenza e infanzia…
La verde bandiera
A cui volger lo sguardo
Nei momenti più difficili e bui…
Il dolce lenimento
Che tanta cura si prese
Delle mie più audaci
Abrasioni e ferite…
Ferite incise a fuoco caldo
Su sensibile, calpestata,
Fragile anima
Di farfalla e bimba…
Miei cari Colli,
Quante volte
Le vostre farfalle,
I vostri fiori,
La vostra preziosa,
Coraggiosa e paziente anima,
Si fece dipinto
Nel mio talvolta malinconico e triste canto
… In un pensiero e cuore rotto …
In un incedere lento
E
Spesso inciampo…
Rendendolo meno truce
Rendendolo meno incredulo,
Meno sparuto,
Meno assurdo e grigio...
Miei cari Colli,
Quante volte i vostri silenzi
S’involarono su quell’animo
sempre più, ahimè, solitario ed etereo…
Lui
Ritrovato e sperso,
Nella sua costante ricerca
Di un quid diverso…
Miei cari Colli,
Che vi faceste mia prima veste,
Mia prima scuola,
Mia prima musica e arte…
Che mi infondeste l’abc della dolcezza,
Della sensibilità,
Della più pura e candida meraviglia…
Miei cari Colli,
Com’è invero assai ardua e dura
La vita
Quaggiù
Tra gli uomini!

Magico Myanmar
Una mano farfalla
Su di un cuore magnolia
:
Candore che s’incendia

E chissà…
E quando le strade si faranno dorate
E voleranno arcobaleni color caldo miele;
E quando gli alberi sfumeranno in toni violacei
E le rondini saran sogni
Da ricomporre in stornelli di virgole e pace;
E quando rinnovate, audaci, silenti fronde
Bisbiglieranno storie di favole
Rubate a nidi di ovattate azzurre nuvole;
Soffusi e morbidi, assonnati steli
Sapran stemperare
Il freddo assente poetare
Di chi sempre in viaggio e altrove;
Amplessi e speranze
Di rosse accese passioni
Si condenseranno
Allora
In rintocchi di voli e sospesi caldi violini;
E chissà
Se sarò nuovamente pronta
Io piccola stella azzurra e bionda
A declinare
Per te
Il mio rattoppato un giorno cuore.

Mi osservo in questo specchio
Mi osservo
In questo specchio di tristezza;
L’inconsistenza mia eterea
Cozza contro il concreto esistere,
Contro lo spessore duro e forte
Del quotidiano vivere,
Dell’umano
Nel non divino credere;
L’azzurro mio riflesso
Assetato si china e beve;
Assetato si rialza;
Assetato chiede
Se veramente esistano
Le lontane lassù
Nostre anime
Controfigure sorelle
Di assetate noi stelle;
Se l’amore che le ha concepite
Possa mai contenersi
Tutto
Nell’anfora del cuore,
Anfora sì tanto fragile;
Se la vera bellezza
Provenga da una stella interna,
Profonda e luminosa;
Se attraverso gli occhi
Si possa discendere negli animi,
Si possano svelarne le più pure origini;
Se il nostro destino,
Qui in terra,
Abbia comunque un senso;
Se tanta sofferenza e gioia
Abbia invero a servire
A un più nobile qualcosa;
Se,
Tra mille e inconcludenti “se”,
Non sia meglio chiudere
Ahimè
L’accesso al Cuore,
Pur di renderlo inavvicinabile,
Pur di renderlo intoccabile,
Puro
E
Salvo,
Baluardo a difesa del mondo.

Alberi autunnali
Colori fulvi
D’ondeggiare lenti,
Su teatri immobili
Tra infiniti attori
E coreografi magici;
Commedie e atti
D’autunno in scena;
Ora accesi,
Ora smorzati,
Ora fluttuanti e spenti;
Sospese,
Cangianti
Stagioni teatrali,
Arrossate e timide;
Immense Speranze
Per un Cuore
Che comunque
Continua a Credere.

A Zia Edera
Silenziosa, rampicante armonia
Di rampicante stella,
Dalle mille foglie a forma di goccia,
Dai mille fiori a forma di cuore,
Fitti, fitti
Come la tua voglia di vivere,
Verdi e bianchi
Come la speranza delle nuvole,
Agili e snelli
Come gli infiniti raggi
Delle tue biciclette veloci,
Su per i Colli:
I Colli della vita
I Colli della tua infanzia
I Colli meravigliosi e smeraldi
Dei tuoi giorni, dei tuoi sorrisi,
Delle tue battute, dei tuoi “sfottò”;
Come la pianta
forte, coraggiosa e inarrestabile,
Tenace Zia insostituibile,
Che con le tue infinite e generose dita,
Mani a forma di radice e foglia,
Sapevi donare,
Sapevi riempire,
Sapevi sfogliare, sbocciare, nascondere,
Far rifiorire
Anche le crepe più dure,
Più spesse, scalcinate e fonde
Che inesorabili solcavano,
I muri delle nostre vite;
Che tu,
Ironica magia e battuta,
Sapevi di sorrisi rifiorire,
Di risate colorare,
Di arcobaleni far volare;
Come tutti i tuoi racconti
Che regalavano così tanti sogni,
Come tutte le tue allegre visite
Che rallegravano le nostre giornate,
Anche quelle più buie,
Anche quelle più nebbiose e umide,
Bucate grazie a te e accese
Da un fascio di spighe dorate,
Di sole e di ambra imbevute;
Quando come per magia
Estraevi dalle tue borse senza fondo,
Per bontà tua e contenuto,
Un sacchetto d’uova caldo,
Sapor di nido,
Un pollo scalzo e senza vestito,
Un salame o altro profumo goloso,
E cento e mille leccornie tue saporite
Che tutti noi,
Papà e mamma, adorata tua metà e sorella,
Sapevamo apprezzare più delle pepite
E d’argento e d’oro montagne!

Edera,
Mia cara e dolcissima, infinita Zia Edera,
Ché mai riuscirò ad esprimere
Quello che veramente per tutti noi sei stata,
Stella di questo firmamento oggi così sperduto e spento,
Spaesato, buio e confuso;
Lacrime e rugiade lo imbevono,
Cari ricordi amati lo custodiscono e rivivono;
Ci manchi!
E continuerai a mancarci!
Come i petali ai fiori:
I tuoi bellissimi fiori!
Come le chiocce ai pulcini;
Le tue chiocce dalle penne rigogliose e lucide!
Come le spighe ai campi di grano, i papaveri e i fiordalisi:
I tuoi campi, il tuo grano, i tuoi papaveri e i tuoi fiordalisi!
Come le stelle al cielo, le fronde agli alberi, i nidi agli uccellini:
Le tue stelle, le tue fronde, i tuoi nidi e i tuoi uccellini!
Come la tua veloce e forte bicicletta
Tra discesa e salita,
Sentieri, montagne e valli,
Tue quotidiane vite,
Tue quotidiane speranze tenaci ed alme;
Come la bussola al marinaio,
Come Tu bussola ,
Per noi reti qui ancora in mare,
A solcare queste onde, a scrutare queste stelle,
A leggere le tue battute
Tra le righe delle nostre vite
Tu sempre presente…Tu sempre per sempre!

Gira la giostra del cuore
Gira la giostra del cuore
Gira mentre cade la neve
Gira senza fare rumore
Gira e dal suo calice beve;
Gira la giostra del cuore
Gira le dolci sue ore
Gira la giostra del cuore
Gira il suo giro d’amore.

Galleggianti case e colline
Profumi di tigli
Su visioni d’orizzonti aperti;
Per menti che diventano campi,
Su campi che s’involano in cieli,
Per nidi che raccolgono menti,
Visioni e campi.


Ed è dai tetti
Di queste galleggianti
Distese e case
Che scorgo,
Al di là del mare,
I dolci profili e timidi
Dei miei più profondi e amati
Interiorizzati Colli:
Rigogliosi e forti,
Generosi e saggi,
Buoni.
I miei Colli,
Da cui, in punta di piedi,
Sul cocuzzolo per me più alto,
Io, piccolo fiordaliso azzurro e biondo
- Testina di girasole,
Allungata verso il cielo -
Scrutavo curioso,
Al di là del mondo,
Pur di scorgerne la laguna
Ed il suo più profondo ed ammaliato sfondo;
Ove le case galleggiavano come culle,
Ove le acque canticchiavano le loro ninnenanne,
Ove l’oro e argento
Baluginavano in un girotondo
D’infuocato fulgore e sogno;
Proprio come erano soliti raccontarmi
Allora
Gli affetti a me più dolci e cari,
Mentre affrontavamo insieme quella salita
Per me sì eterna e ripida;
Uccellino io che saltellavo avanti e indietro
Inseguendo farfalle e irrorati fiori;
Io che desideravo regalare
Un tocco di magia e colore
A quei grandi
Che avanzavano invece lenti
Su per la china di quell’immensa collina;
Loro che conoscevano già tutto,
Mentre io ancora non conoscevo che il nulla;
Quel Nulla che così tanto rimpiango
Io bambina ora ahimè adulta
E dal Tutto così terribilmente lontana!

Novembre, tra fiori e ceneri
Novembre,
Foglie che si orlano
Di sole e sangue;
Aurore frastagliate
E rosse;
Grigi sonnolenti
Per
Accesi tramonti stanchi,
Che ti bruciano
Trasformandoti
In struggenti ceneri.
Novembre
E
Atmosfere soffuse
E
Atmosfere lente,
Per anime assopite
Che si apprestano
Al loro inverno,
Il più interiore
E profondo.
Novembre
:
Silenzio
Che si farà presto
Luce
Musica e canto,
Azzurro cielo
E rigoglioso infinito
In noi verde spunto.

Non associarmi ti prego
Non associarmi ti prego all’economia più pura…
Al pensiero di Keynes
O di chissà che altro, pur se importante, personaggio economico…
Non farlo, ti prego!
Pensami invero
Quando ti verrà alle labbra un piccolo soffio,
Un del tutto inutile e minuscolo verso…
Quando il vento ti mormorerà pensieri di stelle…
Quando i tramonti sapranno insanguinare il tuo cuore…
Quando gli azzurri del cielo
Saranno talmente intensi
Che non potrai fare a meno di pensare ai miei occhi…
Quando la risacca del mare ti farà spiegare in alto le tue fragili ali
Per sorbire il bianco seta dei voli…
Quando un fragile battito di vela solcherà l’orizzonte con fiducia…
Quando la tristezza si mescolerà alla neve,
Neve che imbianca le case,
Case piene di favole e rose…
Quando un bimbo stringerà forte la tua mano,
Mano di compagno, padre, madre ed eroe…
Quando un filo d’erba
Donerà alla sua viola regina
Un diamante color alba rugiada…
Quando una fiaba si schiuderà a corolla
Tingendo di speranza e amore codesta nostra in fieri terra…

Marialuce
Dormire
Nella culla
Di un sorriso
È
Un dono
Inestimabile
E
Raro!

A mia figlia che ride sempre, anche nel sonno…oltre che nel mio sorriso…

Autunno, ammantato sogno
L’Autunno
Che piano, piano
Va scavando nell’animo
Sensibile lui ammantato sogno.
L’Autunno
Tra rossi melograni
Che si declinano in versi
Di generosi, maturi chicchi.
L’Autunno
Tra ovattati alberi
Incendiati di poesie commoventi:
Tanto sanno esser belli
Tanto sanno esser magici
Tanto sanno essere
Dipinti quadri irraggiungibili.
L’Autunno
Attraverso strade
Tappezzate di rosse foglie
Che sfumano in voli pindarici
Intrisi di margherite e ridisegnate viole;
Che si moltiplicano in spennellati declivi
Di sfumati marroni e intensi vocianti gialli.
L’Autunno
Sussurri leggeri
Di arancioni arcobaleni
E stracciati ricuciti verdi.
L’Autunno
Interiori canti
Per un cuore
Mai sazio
Di
Infinito amore
E
Assetato inizio.

Profumi d'erba
Profumi di pioggia ed erba
Nella quiete della campagna;
Una leggera brezza
Dipinta di fiori e acqua
Ecco a dissolversi sulla mia gota
Tra foulards
Di malinconie e tristezza.

Luna scalza tra petali di stella
Petali di stelle
Tra le di noi braccia;
La luna
Vaga scalza tra gli alberi;
Va raccogliendone
Tutti i loro frutti e sogni,
Vorrebbe ridipingerne i cieli;
L’erba
Recita le sue nenie di rugiada,
Perle di nulla
Che nel silenzio forte si scrollano;
Assetati fiori
S’innalzano in punta di piedi,
Vorrebbero leggere oltre le fiabe,
Oltre le loro brezze
D’orizzonti – barriere;
O silenzio,
Danza di cigno,
Quale corteccia o libro
Saprà mai raccontare il nostro animo?

I tuoi occhi luminosi e verdi
Mari verdi
Traspaiono dai tuoi occhi,
Ove le onde
Cavalcano tutti i loro spazi,
Criniere di candidi spruzzi;
Un arcobaleno gioca con i suoi specchi
Profondi di velluto finimenti;
E’ la luna che bussa alla porta
Delle sue più limpidi sorgenti
A cui vorrebbe scalza dissetarsi,
Ma tu non le rispondi,
Ami ascoltare
Il silenzio dei suoi rintocchi,
Delle sue nocche d’argento
Contro lo smeraldo
Del nostro più bel sogno notturno;
Una poesia scivola sul tuo corpo,
Orchidea discinta
Che rinnega la notte più buia,
Basterebbe un nonnulla
Per trattenerla
Se soltanto tu ne avessi
Il coraggio e voglia;
Sarà una lucciola
Con la sua lanterna di rugiada e pioggia
A indicarci il sentiero
Su cui le farfalle più belle s’immolano!

Ho aperto un barattolo
Ho aperto
Un barattolo di tempo
Andato a male;
Vivono oggi in me,
A morte ferita,
Cicatrici d’assordante paura;
Ma non ci sarà giorno del Creato,
In cui la mia Anima
Non saprà spiccare
Il suo più sentito e amato
Ricercato Volo!

E' un sorriso
E’ un sorriso infinito
Quello sbocciato in un cuore
Di sole e verde azzurro
Magno stupore;
Un sorriso
Che si spiega in petali e nidi
Arcobaleni, corimbi e voli;
Un sorriso
Vasto come l’immensità
Di un sogno;
Che crede
Nella meraviglia delle fiabe;
Che mai si arrende
Al grigio nebbia delle nuvole;
Un sorriso che vola alto,
Aquilone frastagliato e bianco,
Spumeggiante come il di lei mondo,
Armonioso come il suo più bel canto.

Giornate fitte
Sfilano
Giornate
In cui si sta
Come
Le sardine

Foglie infuocate di Rosse Speranze
Dita d’infuocate foglie
Svenute a terra,
Spazzate via dal primo vento,
Arrossate e accese dal gelo più acerrimo,
Screpolate, accartocciate e avvilite;
Rincuorate, coccolate e avvolte
In ninnenanne silenziose di protette culle;
Le foglie,
Pronte a scommettere
Sulla loro forte oggi timidezza e paura interiore;
Sulla loro trama più fragile,
Sulla loro più minuscola spina dorsale e radice,
Sul loro scricchiolare spezzato e rotto
Sotto i tacchi alti e a spillo
Di una pesante vita di uomo cieco;
Le foglie,
Pronte ad assopirsi, a sacrificarsi e a spegnersi
Pur di tornare un giorno
A ricolorarsi e a vivere
Di tinte sempre più forti,
Di poesie e canti
Sempre più audaci e verdi!

Devote sommesse preci
Su di un mare di nebbia velluto,
Cespugli d’aguzzi, invernali, spogli pensieri;
In volo su abbandoni di case
Diroccate e chiuse,
Si offrono in devozione su altari di cieli
Mormorando le proprie sommesse, silenti,
Audaci, azzurre preghiere
:
“Non ti scordare, o Dio del Creato,
Di mandarci bianchi germogli primaverili
E copiose piogge;
Manovali per l’animo
E restauratori autorevoli,
Per tante dimenticate
Sì preziose in noi dimore assopite “

Dubbiosi Assilli
Il Si
Ed
Il No
L’assillo
Del
Ma

Dita di pioggia
Dita di pioggia
Frugano la mia mente
Mente annegata di lacrime.
Amici lampi
Illuminano la notte
Notte che ahimè non si riprende.
I lampi
Dalle immense fiaccole e sogni;
Sogni
Che vorrei
Mai a spegnersi.

Delta del Po
Rubini dolcissimi per le mie labbra,
Scarlatte pietre che nella notte scintillano.
Occhi di geranei ci sbirciano dal loro rosso,
Illuminano un viso dolcissimo;
Un viso che si culla nella brezza e nell’acqua
Mentre gli alberi alti sussurrano;
L’acqua
Che passeggia lenta e scalza
Con le sue scarpe di nulla,
Mentre un foulard di stelle
Piove dalle sue spalle;
Piove e raccoglie mille trasparenze,
Mille sfumature,
Mille violacciocche e ambre.
Una guancia di cielo
Ecco appoggiarsi sul mio viso,
Offrirgli tutto il suo sereno
E luminoso azzurro piano;
E’ la tua mano che mi cerca,
Sono le nostre labbra
Che su quest’altare s’immolano.

In Tua attesa
Ti dono
Questo manto
Prematuro di velluto,
Intriso di melodie e stelle
Le più solitarie,
Le più luminose e belle;
Ove la luna,
Tra silenzi di poesie e pianoforti,
Si distende supina,
Ondeggiando la sua fluente,
E bionda, copiosa chioma,
Lei
Disciolta
In eterea ovattata,
Lattiginosa nebbia;
Ove i grilli
Innalzano i loro canti
Verso cespugli di bouganville
Sempre più forti;
Ove il mare
Coccola le sue onde,
Impellicciandole
Di bianche, introverse corolle
E assordanti rosee spume;
Ove la pace
Regna sovrana
Incorniciando la mia Anima,
Di un Tuo rinnovato cenno,
Sempre in attesa.

(pubblicata in Domus Aurea - luglio 2011)

Pregi o Difetti
Come tutti i filosofi
Come tutti i poeti
E artisti
Si interiorizza troppo
Si soffre
E gioisce altrettanto.

Scavi d'Anime
Amputati miei Colli
Divorati da umani infiniti tarli
Che vivono della vostra carne
Approfittandone
Quotidianamente;

Miei deturpati Colli
Grandi regni
Di poeti e principi
Dalle gesta e versi
Imponenti e grandi;

Miei trapuntati, lussureggianti Colli
Sui cui eleganti cappelli
Sventolano oggi infilate a forza
Travi di acciaio e colossali antenne
Pericolose e grigie;

Miei increduli e affranti, sovrastati Colli
Insegnatemi voi che ci riusciste
A mantenere identità integerrime
Tra questo bailamme d’uomini
Dalle contorte e anguste incomprensibili talvolta anime.

Bruciano anime
Bruciano anime
Aspersori di vite annientate.
Anime che si lamentano
Tra rimbrotti di mirra e incenso;
Sussurri d’anime
Sperse le forze.
Imprigionati in gabbie d’acciaio
Senza spazi, sbarre e vuoti,
Ci si divincola e crede;
Si sferrano calci e grida
Verso l’assente Lassù
Dinoccolato assaggio
Di Immensità, coraggio e Vuoto.
Voce senza eco,
Senza ritmo, fiato e ritorno;
Lamento senza arto di tempo,
Senza spazio e movimento.
Ombre noi dietro a facciate
Imbellettate
Di trucchi, stucchi e restauri provetti,
Ci si chiede perdono;
Noi
Che al mondo
Vorremmo lasciare in dono
Soltanto
Un luminoso e caldo sorriso,
Soltanto
Un solare e generoso canto
Gioioso e profondamente amico.

A mia madre, Grazie
… Grazie …
 Per tutti
Gli arcobaleni
Che
Sempre
Sai far volare
Nei nostri
Talvolta
Alluvionati cuori …

Zampilli
Uno zampillante
Chiacchierio
Di cristalline acque
Gli occhi tuoi ridenti
Per un’alba infinita
Il tuo dolce sorriso.

Indecifrabili formule
La matematica di tutti i miei passi
Illustra cuori sotto radice
Cuori imbrigliati in formule astratte;
La matematica che tutto risolve
Tranne quel cuore
E le sue strane e indecifrabili formule.

Tramonti d'Autunno.
Silenzio.
Il Sole si veste di rosso.
Sconfinato alveare fitto
Che rotea senza moto
Nell'immensità
Del suo più profondo
E interiore cosmo.
Fluttua
E quasi scoppia;
Fruttato nettare
Che dà fiducia.
Colonne di cartapesta
Appaiono alla sua destra,
Timpani di fiori
Più in là sulla sinistra,
Vele immaginarie
Sotto e sopra.
Il Sole,
Che s'immerge
Nell'azzurro Nulla
Per riemergere lui a stella
Di un'incandescente corolla,
Si inchina e saluta la Luna
Così pallida ed eterea;
Sedia a dondolo
Che mai si dondola.
Il Sole,
Così baldanzoso e forte,
Eppure si fa da parte
Pur di lasciare svelto
Il passo
Ad un'impalpabile distesa
Di lustrini color farfalla.
E gioca;
Ammaliato da quel magico Fato,
Forgiato lui e scolpito
In un dipinto
Completamente diverso.
Quel Sole
Che ad ogni giro di giostra
Torna a sospirare,
Illuminando
Generoso e caldo
Il mondo,
Come se nulla
Fosse mai successo,
Pur di goderne appieno il Senso!

Cammino
Cammino lungo i sentieri
Dei miei silenzi,
Dei miei più profondi valichi,
E ridisegnati sogni.
E volo,
Ove il verde più brillante e acceso
Si è frammisto a un rosso fuoco,
Talmente intenso e vivo,
Da smorzarsi
Inevitabilmente
In un più meditato
Ocra giallo
E tenue dolce pastello.
Cammino,
Soffermandomi sui miei pensieri;
Dando un calcio all’irrazionale,
Ma solo per riprenderlo
Istantaneamente al volo.
E sogno,
Per non cedere al quotidiano,
Per non rinunciare a quella lira,
Musica o canto
Che rende più speciale il giorno,
Che alberga d’una musa e stella
Il nostro sonno,
A volte così vorace e buio,
A volte così immenso e pigro.

Apnea d’anime
Su orizzonti infiniti
Intrecciati a perché
Di stornate favole
E ritrovate
Sorridenti parole
Ecco a spalancarsi
La mia
Di un tempo
Invitta
Murata porta
Finalmente salubre
Rinnovata aria
Per la mia
In apnea
Anima sospesa

Liquefatta luna
Liquefatta luna
Che un assetato cielo beve,
E’ il mio viso
Che ti sbircia e parla,
Annegati petali,
Sofferenza e pioggia.
Uno zaffiro di niente
Mi guarda e piange;
La luna riemerge,
Ha ripreso le sue vecchie forme;
La luna
Che tutta in una mano si raccoglie;
La luna
Pallida orchidea rosea e notturna.
Nel blu della notte
Ecco un’altra luce che si accende,
Mi guarda e soffre;
E’ un profumo di viole
Che mi raggiunge;
Poesie mai scritte
Quelle che qualcuno legge.

Dalle tue terre
Foulards di stelle
Mi giungono
Dalle tue terre;
La tua voce
Mi accompagna
Nella notte;
Tra la nebbia
Sboccia una luce;
E’ un tramonto
Che si sveste
E riveste;
Mille albe
Che si stemperano
In rugiade;
Quanti lumi
Le lucciole recano
Nelle loro vesti;
Quanta speme
Punteggia
I nostri spazi,
I nostri bivacchi
Di parole e versi
Mai scritti.

Amina - Bianco Veleggiare
Veleggiare verso l’incanto
Su di un mare scintillante e azzurro;
Scivolare verso un orizzonte
Che parla di campane e piazze,
Città, mari e conquiste.
Protesi noi nell’infinito,
In una di quelle domeniche,
In cui l’azzurro tutto
Si affaccia al mare terso,
E su nel cielo alto
Si sperde nell’immenso cosmo.
Distendersi e lasciarsi andare,
Ascoltando il riverbero delle onde
Su amato, dolce, risvegliato cuore.
Nel silenzio più immacolato e puro
Di uno spumeggiante bianco sorriso,
Gabbiani ornati di decolli e voli
Tra socchiusi occhi di fragili vascelli,
Sospesi e innamorati eterni noi sussurri.

(pubblicata su Domus Aurea, aprile 2011)

Non cederò i miei sogni
Finirò per ammalarmi
Di febbre e solitudini;
Consegnerò chiavistelli
Di luce
Alle porte della serrata notte
Pur di agevolarne la fuga;
Stelle e comete
Non abbandonate la vostra via;
Io
Voragine
Ai suoi primi mattutini passi
Non cederò i miei sogni;
Non invecchierò
Senza germogli, frutti e rami.

Labbra tue di luna
Labbra di luna sulla mia fronte,
Carillòn d’una notte
Che si canta in melodie di stelle;
Sopite mie corolle
Per un’alba tua farfalla,
Abbracci che si cullano;
Ed è tutta la nostra infanzia
Racchiusa in un guscio
Di fragile conchiglia
Che si desta a tanta tenera
Tua dolcezza;
Favi d’intricati nidi
Sonnolenze di tramonti e api;
Quanti smeraldi
Nascosti nei nostri cuori;
Quante perle di rugiada
Nelle orchidee dei nostri silenzi.

Incontri
Sensibilità profonde
Si scrutano
Dalle loro fortezze

Srotolano
Sinuosi silenzi
Lungo chine
Di traboccanti cieli
E stelle
Di ricolmi spazi

E’ una mera goccia
Che si trasforma
In rivoli di vita

(Pubblicata su Domus Aurea 2011)

La mia poesia
Lacerante
Auscultare

Minuti
Introversi
Assiomi

Piccole
Odi
E
Silenzi
In
Attese dolcissimi



Home page  Lettura   Poeti del sito   Racconti   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche