Poesie di Fabio Sangiorgio


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La foglia
Stanotte vorrei dormire
pigro e leggero
come foglia adagiata
su un soffio di vento,
distratta messaggera dell'autunno.
Eppure un giorno era vivo
quel cencio secco
che ancora si affida
al fiato del mondo.
Quella foglia era viva carne,
era un palpito di linfa
nel suo abito verde
di nervi e sangue.
Mi ricordo,
era soltanto ieri
quando orgogliosa di rugiada
cantava il miracolo
di una nuova stagione.
Era gemma di ramo
nodoso e vivo;
era albero e terra
e semente preziosa
nel suo umido abbraccio;
era madre e nutrice,
era figlia e donna amata,
era speranza e sogno.
Era la larga foglia
dove la vita imprime il suo segno
come linee di mano
o strofe di antica canzone.
Ora la sento quella canzone
che dolce sussurra
e mi dice che è tardi.
Sembra un'eco giocoso
che fugge a celarsi
in un bosco lontano:
è tardi, ripete,
poi quieta la voce si spegne.
Stanotte, sì,
come una foglia
vorrei dormire stanotte
e accartocciarmi
leggero e pigro
sull'onda di questo torrente.

Le pagine del libro
Ancora una volta
questo tempo avaro
ci regala un timido ottobre
Chissà se è lunga la strada
o se ha già pronto il suo conto
l'incurante avvenire
Io non conosco il libro
che cela gli inganni del nostro futuro
Avrei voluto donarti
parole d'oro e d'argento
e il profumo fuggente
dei miei ultimi fiori
Domani mi basterà
essere l'ombra che ti siede accanto
il soffio impercettibile
che aiuta quelle dita bianche
a girare le pagine della tua vita

Io ti sono dentro
Come pietra di fondale
nel tuo abisso mare
Come seme sepolto
dall'inverno delle tue mani
Come dono mai aperto
dimenticato su un vecchio scaffale
Io ti sono dentro
E quando il soffio degli anni
si poserà sul tuo deserto piano
potrai sentirla sorridere
distinta
sopra le mille voci dei ricordi
quella del mio silenzio

Quando sarò ricordo
Quando sarò ricordo
non avrai di me nemmeno il volto
ti rimarranno parole
di polvere lieve e di silenzio
sparirò dalle tue mani
come una sigaretta in più
che si fa lenta spirale di fumo
Non potrai più vedermi
né bere ancora il mio sorriso
e sarà perso in quelle dita
per sempre il mio calore
come in una tazza vuota
del tuo caffè americano
Quando sarò ricordo
ti resterà il barlume freddo
di un’alba senza voli
e dentro quella voce strana
di qualcuno che ti amava
e ancora non sai come
e ancora non sai quanto
Udrai chiamare un nome
perdersi lontano e fioco nell’invocare
invano il lume di un tuo sguardo
e forse potrai sentire le mie labbra mute
baciarlo ad occhi chiusi e spenti
anche quel tuo ultimo rifiuto

La carezza
Dove sei amore mio lontano?
Ho scritto i miei cento versi
sulla volta di un cielo
che mi sembrava eterno
Ora umide parole si staccano
piovono ad una ad una
da quel soffitto marcio di stucco
scendono come nere lacrime
e non c’è mano che le raccolga
I miei anni reclamano un prezzo
ed ogni ferita il suo motivo
ma nel tuo mondo grigio di certezze
non c’è grido che oltrepassi il muro
Io percorro questo letto asciutto di torrente
e come colui che ormai dispera
in una valle sorda a ogni segnale
attendo invano l’eco dei miei perché
Questa folla che ti opprime il cuore
ha reso te stessa un fantasma
che batte sentieri ostinati e oscuri
ma se soltanto un istante di tregua
potessi dare alla tua lotta cieca
sapresti che oltre i tuoi confini
c’è un mondo di gioia e tenera indulgenza
che attende solo un tuo cenno
Non dimenticare per strada i miei occhi
e questo silenzio che ti cerca ancora
Tu lo sai che non mi stancherò
di inseguire il dolce tuo ricordo
e la dolente traccia della sua amara scia
ma ovunque sarà la mia distanza
sempre vicina potrai sentirla
piano a sfiorarti il viso
questa mia lunga triste carezza

Arrivederci
Ti dico arrivederci
mentre i miei sbagli rotolano piano
su questa breve discesa d’ombre
che mi riporta al giorno
e sulle mie lenti scivolano
due amare gocce di sale
E intanto penso
quanto avrei preferito
baciare un tizzone ardente
al posto di quell’unica guancia
frettolosa e distante
che mi porge il destino
E se non ho voce che basti
a mostrarti il vero ed il reale
vorrei offrirti ora il grido del mio silenzio
per dirti di toccare il mio volto
il solo fatto di carne e sangue
in questo tuo mondo di fantasmi
Ma ti dico arrivederci
perché non ho più notti
e parole o ingenui sogni
né unguento di speranza
che all’anima tua dia pace
e conforto al mio cuore prigioniero
Sparecchia la scacchiera
e metti a posto i pezzi
di questo gioco di dolore
che ci ha visto perdenti
Dammi solo il ricordo
di una stagione breve
e di cinque secondi d’illusione
per farmi dolce compagnia
sulla strada lunga e tortuosa
che mi porterà stasera
al tramonto di un giorno mai vissuto

Tre cuori
Avevo tre cuori
tre scrigni d’oro e di speranza
Il primo l’ho sotterrato
per non sentire più il battito
folle e dolente che mi incalza la notte
Il secondo l’ho liberato
ed è un sogno dalle piume d’argento
che in alto si libra a solcare
l’impossibile azzurro del cielo
L’ultimo è un cuore ribelle
che ai miei ordini non obbedisce
si nasconde e rifugge il destino
Ma se corri in un giorno di pioggia
stai attenta ai tuoi passi distratti
perché lui ti cammina vicino
così tanto da poterlo schiacciare

Eppure
Eppure ricordo di averla vissuta
la lontananza di quel solo istante
Tra le mie incredule braccia
stringevo uno scricciolo cuore
e con le dita sfiorando fragili e vive
le dune bianche della sua schiena
contavo gli anni del mio deserto
Rammento l’attimo che mi accostai
alla sua profumata conchiglia
mi bastò il sussurro di un respiro
per dirle delle carezze mai date
e di quelle storie mai vissute
Ricordo poi crudele il distacco
e quel lampo che vale una vita
quando incrociai in un solo sorriso
i cento volti di donna che non conobbi mai
Scorre costante il fiume dei miei giorni
scavando un letto inesorabile d’oblìo
eppure quell’istante infinito
io me lo ricordo ancora
E tu?

Sulla tua soglia
Sulla tua soglia proibita
vorrei sostare un dì
prima che scenda l’ombra
e sul tuo muto sguardo
dolcemente indugiare
Credimi non è peccato
salire alla tua volta serena
e dall’ultimo spicchio di sole
lasciarsi lento inondare
prima che sia ricordo il gioco
e gioventù remota assenza
Cosa importa se sei un sogno
o solo un mendace fantasma
Anche se tu fossi veleno
vorrei assaggiarti un poco
e su di te felice morire
stasera un poco soltanto

Potrei
Potrei chiuderla io
questa pagina lisa
sospenderlo qui
questo monco paragrafo
senza verbi al futuro
Scivolano le mie parole
come acqua di ruscello
accarezzano lisce le pietre
nessuna che lasci un segno
nessuna che smuova il suo letto
So di doverla fermare
quella dolce sorgente
scaturigine vana di roccia
che invade i miei fertili campi
Ora prendo un macigno
la sigillo e la chiudo per sempre
ma è ancora un inutile sforzo
è troppo pesante quel masso
e immensa voragine il cuore
Non resta che alzare una diga
che sia cicatrice di pietra
per chiudermi ogni ferita
Non la vedi quell’ombra di uomo
che lenta si accosta alla riva?
Sono io quell’illuso viandante
che si sporge di notte sull’argine
e quei sassi che getta nell’acqua
sono tanti piccoli addii

Skype
Mentre brilla radiosa
l’intoccabile forma
di un luminoso sorriso
che mi trapassa il vetro e il cuore
io mi accorgo ancora
di non sapere nulla di te
e dei colori del tuo lungo viaggio
Non so i giorni e gli anni
e le operose giornate
di mattine serene
o di sere disperate
Non so i monti saliti
e le copiose acque torrenti
in cui ti sei bagnata
Non conosco le ali del maestrale
o le rotaie obbligate
che fin qui ti hanno portato
E mentre parli di mondi d’altri
e di inconsuete avventure
non so nemmeno dei canti
o dei tuoi notturni sogni
e se ti piace al latte o al limone
il tè amaro di questa nostra vita
Chissà se spegni la luce
quando fai l’amore
o ti si vede in volto
schiudersi piano il sole
e dove giace nascosta
alabastro mistero
la storia magica delle tue mani
Questa tua rara immagine
che ogni giorno mi sfugge
la so fermare solo
in quel silente specchio
ma nel guardarla tremo
mentre mi ride il cuore
e neanch’io so il perchè

Il talento
Il talento è un freddo compagno
e si nutre dei gusci spezzati
che affiora la stanca marea
Consuma le notti
di sterili amplessi
e ti porge il suo serto
di rose posticce e bugie
Quell’unico attimo
era meglio ballare
al sole più nudo e sincero
piuttosto che stare
rinchiuso un inutile secolo
in torri di buio e d’avorio
Dall’alto di questo balcone
io scrivo di un regno lontano
ma non so il profumo dell’alba
e il canto dell’usignolo non sento

Domani
Questo giorno
chiamato domani
è un velo di mistero
che adagia promesse di seta
sul letto dei tuoi pensieri
E’ una nuvola incerta
che frena il suo pianto
ma tiene il sole in ostaggio
E’ il nome sbiadito
di quella stazione
che fugge dal tuo finestrino
quella lenta parola
che oggi scandisci
e presto ha il colore di ieri
Non sarò il tuo domani
io lo so e lo sanno i miei occhi
Ma quando quel giorno
camminerai sincera
per i viali silenziosi del tuo cuore
e ti sembrerà di sentire
posarsi improvvisa
sulle tue spalle nude una carezza
non voltarti ti prego
ma fermati e sorridi
Lascia che ti attraversi
come un brivido dolce
il soffio mai spento
della mia primavera

Ho perso
Ho perso metà dell’amore
l’ho persa per strada o chissà dove
L’amore che non fa sconti
quello che ti dà i brividi
e ti incatena alla luna
o come un rompighiaccio
si pianta in mezzo al petto
Ho perso quella metà che ride
e che ha voglia di piangere
La metà gelosa che uccide
quella che ti consuma il fiato
le notti e le scarpe
e che pulsa veemente e turgida
nelle tue membra vive
Ho perso metà dell’amore
quella metà che da sola basta
e a nulla vale cercarla
o chiamarla giovinezza
o darle un nome di donna
che abiti i tuoi sogni
e possa dolcemente ingannarti
per il tempo che resta

Segreti
I segreti delle donne
sono nascosti dalle foglie d’ottobre
che si posano fragili
davanti ai tuoi perchè
Hanno il colore incerto della sera
e difesa da spine di ricci
racchiudono un’umida e dolce promessa
Sono creature improvvise
che sanno di muschio e di avventura
e finchè non le cogli non sai
se dentro la carne celano il veleno
Sono balzi inattesi
di occhi e di code nel buio
intravisti in un fitto di fronde
e subito persi nel complice silenzio
Non ti fare illusioni
tu viandante che entri nel bosco
cacciatore di sogni di frodo
Quei segreti hanno ali di gufo
e imprendibili colori di tremule farfalle
Se l’odore di tracce seguirai ostinato
ti terrà prigioniero la foresta
e con loro ti smarrirai nel vento

Noia
Il replicare stanco degli eventi
cadenza la discesa della vita
come un’anafora abusata e frusta
che fa mediocre il verso a una poesia

Io vorrei che mi restassi accanto
dolce ricordo dal sapor del miele
come quell’orso mio di pezza bianco
che fu dei giochi antichi un buon compagno

Consolazione mia sarebbe allora
poterti accarezzare nella notte
quando là fuori infuria la tempesta
e un’altra dentro s’agita più forte

Perché non c’è migliore amica al mondo
della memoria di un felice istante
che vicino l’amor ti fa sembrare
e la noia e la morte più lontane

Magari
Magari potrei tornare
o partire se tu lo vorrai
E potrei risalire il torrente degli anni
in cerca della tua nascosta sorgente
o arrampicarmi impavido
sull’albero dell’incoscienza
e salire al cielo del tuo viso
per rubare quelle stille di oceano
ed agguantare l’argentea coda
del tuo sorriso sfuggente
Magari potrei scalare
le impervie rupi delle tue labbra
e cavalcare le tue erbose colline
finchè non mi sorprenda
il beffardo risveglio dell’alba
Magari potrei preparare
un giaciglio soffice di frasche
per posarvi tutti i miei sospiri
e accovacciarmi quieto
sulla tua indulgente soglia
per sentire su questo volto rugoso
il privilegio delle tue mani
Magari potrei partire
o tornare se tu lo vorrai
e di nascosto portarti
un vento di cedro e gelsomino
per fare il passo tuo più dolce
e meno amaro il mio cammino

Il volo di Zitkala
Là dove termina il giorno
e sulla secca del fiume
il remo spossato
ferma la sua lenta corsa
ho visto fuggire Zitkala
due ali di sole incontro al mistero
Rallentava il mio piede
prigioniero del fango e del tramonto
mentre il silenzio scandiva
il tempo di un battito eterno
Ma questo mio cuore
è come un calabrone
e non sa di non poter volare
Questo mio cuore
che si alzò da terra leggero
cercando il suo pezzo di cielo
e in ampie volute sparì
seguendo quel volo
al di là dell’azzurro canneto

Gli occhi della sera
Cade il velo dagli occhi
ora che il ramo si fa più rosso
mentre settembre accorda il suo violino
e il cuore scende a patti con la sera
Già ti immagino lontana
mentre affronti senza voltarti
le libere strade del futuro
Io vorrei seguirti
e tenerla ancora con me
la perfezione delle tue mani
Ma è sera ormai
e quelle tue mani di maggio
germogliano fiori di silenzio
Chissà se hai mai conosciuto
testimoni più sinceri
delle mie nude impronte
di queste dita scarne
e queste mie ferite antiche
ancora calde di te
Mi piacerebbe restare
a spiare il tuo volo distante
in cerca del più inatteso dei tuoi sorrisi
Ora che hai dissolto
le ombre del tuo ostile ieri
potrei vederti bagnata di sole
magari felice in braccio all’avventura
e scoprire che tra i capelli
ti è rimasto impigliato
un mio piccolo pensiero
Sarebbe bello
conoscere un giorno
il porto del tuo vagare
fermare il mio sguardo stupito
e all’ombra dell’olmo che sai
vederti mangiare di gusto la vita

L'ora rapace della notte
Fu nell’ora rapace della notte
che cadde a terra il velo dei pensieri
e il desiderio mio così insaziato
nudo restò senza difese e solo
Io ti offrivo le mie primizie antiche
di fanciullo stupore virginale
Volevo orecchie e spalle da baciare
e sfinirti di morsi e di carezze
Bramavo le ossa il cuore ed il respiro
e tutte già le labbra tue dischiuse
pronte al sorriso e all’imminente fuoco
Io ti stringevo con impeto animale
come orfano nell’ora dell’addio
ed era dolce in quell’estremo abbraccio
scambiarci lunghi i brividi di un volo
Ma nel momento del finale inganno
tutto sparì ed insieme a te la notte
Sgusciò veloce l’esile fantasma
uscì sfuggendo all’ interrotto sogno
e nella bocca non rimase il miele
ma l'acre gusto di uno scherzo amaro

Il diciassettesimo pensiero
Io ti vedo tornare dal tuo viaggio
e posare il tuo bagaglio d’estate
In quest’ora d’agosto io mi chiedo
chissà quali saranno i tuoi pensieri
quali abiti rimetti nell’armadio
e quali prepari a nuova stagione

Lo so che sei vicina
il tempo breve di un’ora
o di un giorno o di una telefonata
In fondo mi separano da te
soltanto pochi metri infiniti
Sono i tuoi pensieri
a volare lontano
nell’inafferrabile silenzio

Chissà quali saranno i tuoi pensieri
quelli di sempre
quelli di ogni giorno
quelli che non ho mai saputo

Ma nel mio cuore mi accontenterei
nel mio cuore prigioniero

dopo le gioie e i dolori
dopo i ricordi e gli umori
dopo i programmi e i fervori
dopo i sorrisi e gli amori
dopo le passioni e i rancori
dopo le lotte e i dissapori
dopo i notai e i dottori
dopo le speranze e i timori

nel mio cuore mi accontenterei
nel mio cuore prigioniero
di essere almeno
il tuo diciassettesimo pensiero

La lumaca e il gabbiano
Amavo la chiocciola sincera
che in lenta andatura
sostiene il peso dei giorni
e lambisce concreta la terra
portando una casa d’amore
nel suo guscio di certezze

Ma gli occhi distolsi
e fu un volgere d’attimo breve
Di là dalle brume d’autunno
ho ascoltato il richiamo del mare
e scrutando i confini del cielo
vi ho scoperto le ali di un sogno

Quanto ho amato quelle ali
distese in un libero volo!
Con gli occhi rapiti seguivo
un gabbiano senza padroni
che ha nel cuore l’oceano
e per casa l’abbraccio del vento

Forse fu il fremito di un’ora incerta
o il riflesso abbagliante di un astro
Sciolsi le vele all’anima
salpando da riva sicura
per inseguire il profumo
di questa mia stagione fuggitiva

Sì gli occhi distolsi
mentre perdevo i miei malfermi passi
Allora ebbro di un’altra vita
non vidi più la mia lumaca
e sotto il piede smarrito e greve
solo sentii il rumore di uno schianto

La notte
Vorrei essere notte
che scivola calma
penetrando le mura
e le fredde finestre del borgo

Scenderei piano
per chiuderti gli occhi
con il bacio del silenzio
e scacciare draghi e falene
dal teatro dorato dei sogni

Allora poserei il mio manto
di calda invisibile seta
a possedere il respiro
del tuo sonno quieto

E così
finchè al primo canto degli orti
non giunga spietata la luce dell’alba
così soltanto allora
tu saresti mia

Il vaso
C’è un piccolo amico
nascosto nel mio taschino
che porto sempre con me
quando vado a passeggio
sugli asfalti assolati della vita
Se parlo o rido
lui ascolta in silenzio
e sente passare la gente
mentre fingo interesse
al confuso brusio della strada
oppure sonnecchia
e si accomoda piano
in un fresco giaciglio di pensieri

Ma un mio palpito può risvegliarlo
e accende di stelle i suoi occhi
ad ogni tuo incontro prezioso e raro
Allora gli freme dentro
quella voglia di uscire
portando di corsa il suo vaso
E’ una coppa di pura bellezza
una giara ricolma di baci
da versarti e con quelli coprire
le tue ciglia curiose del mondo
e ogni ciocca mossa dal vento
e poi calde le tue mani d’avorio
con le dita dalle unghie gentili
e se mai ne avanzassero ancora
tutte di baci riempire
le piegoline del tuo sorriso

C’è un piccolo uomo
proprio lì sul mio cuore
Ogni volta rimane rinchiuso
schiacciato e senz’ali
sul fondo di un alto taschino
Quando vai e mi saluti
lui resta abbracciato a quel vaso
carezzandone il chiuso sigillo
Poi ritorna al suo posto
a nascondersi quieto
nel confuso brusio della strada.

Se non ti avessi amato
Se non ti avessi amato
quanta fatica in terra
a trascinare il giorno
e quanta in cielo
a spingere il giro della luna
Nei miei cassetti
quaderni di pagine bianche
e pettini senza denti
per carezzare i sogni
Nelle mie dita
attese senza un domani
stupori nascosti e brividi
e quelle parole mai scritte
rimaste in gola
se non ti avessi amato
Ancora un’alba
rischiara la terra umida
e l’ostinato rifiorir della ginestra
Tu sei disperata luce
di un miraggio tenero e distante
ma basta quel fioco albòre
a far di certezza il dono
che non sarebbe stella il sole
e vita questa mia vita
se non ti avessi amato

Mia
E fu dal primo momento
che ho chiuso gli occhi
e ti ho toccata
miraggio impossibile
cuore inatteso di donna
che erompe amore improvviso
pupille imbronciate
a nascondere il pianto del cielo
Tu che sai di essere splendida
e da tutti bramata
ma raro concedi il tuo talamo
agli amanti sinceri
Tu luminosa elegante
sapiente corruttrice
con i tuoi giorni
di gloria e tempesta
con i pensieri in lingue diverse
ed i tuoi sotterranei misteri
Io ti ho incontrata
triste Parigi
quando sei apparsa
oltre la collina degli anni
e mia da sempre ti terrò
sulla cima di un sospiro

Lo specchio
Ti ricordi quel volto sereno
e quei lampi celesti
a sorriderti dallo specchio
cercatori impudenti di vita?
Ora li insegui invano
in quei cento frammenti che stringi
spezzati di sangue e dolore
nell'incavo delle tue mani
Anch'io ne conosco il taglio vivo
di quando mi fermai
lungo la tortuosa strada
a raccogliere schegge di pena e pianto
per ricomporre in silenzio
l'armonia spenta della tua ombra.
Da allora cerco uno specchio
come dono estremo di vita
che rifletta tutto il tuo sole
e luce renda a quell'anima
che torni unita a se stessa
Ma per trovarlo ora è tardi
non ho più tempo e moneta
e non ho che questi occhi
bagnati del triste mio ottobre
Saranno allora i miei occhi
saranno loro lo specchio
da offrire sincero al tuo sguardo
e quando ti cercherai smarrita
nel buio intrico dei giorni
potrai trovarti ancora
pura splendente immagine
riflessa nel mio cuore

Il cervo
Ed il cervo vide la donna
che arrancava il sentiero
guidando la corsa e il motore
Donna impavida e bella
inseguita dal vento
in cerca della sua strada
E vide il dolore e la forza
la smania e l'amore
a condurre le ruote e i pensieri
su per quella collina
Non si fece domande
quel cervo veloce
commosso e stregato
saltò d'istinto il torrente
col cuore in tumulto
e si trovò a divorare
veloce la dolce pianura
Non aveva parole quel cervo
solo battiti fiato e passione
ed occhi di chi conosce amore
Quella donna doveva seguire
pensò il cervo
- La so io la strada
vieni ti mostro il cammino
conosco i ruscelli e i profumi del bosco -
Allungò il galoppo ansimante
e già la donna affiancava
ma lei non poteva vederlo
perduta nella sua meta
e senza fermarsi fuggiva
incontro al rosso orizzonte
Ma il cervo corse più forte
- ora la avverto - pensò
- se solo la supero
parandomi innanzi
La so io la strada
che porta alla pace
e alle vivide stelle
Vieni ti mostro il cammino
conosco l'odore e la calma del mare -
Ecco la via si assottiglia
ed il cuore oltrepassa il destino
gli occhi si incrociano
il cervo li ferma in quelli di lei
Davanti ha un metallico mostro
guidato da angeliche mani
ed ancora più accese dei fari
due luci di azzurro silenzio
Ma il suo sguardo implorante
non ferma il dolore e la corsa
e rimane soltanto un istante
a fissare quel vuoto perché
Poi l'urto di un male improvviso
si abbatte sul cervo stupito
La donna sorpassa il sobbalzo
e continua il suo errare
portando due occhi di cervo
nell'anima triste che attraversa la sera
Quegli occhi sorpresi e delusi
riversi su un fianco la seguono ancora
Ancora lontano quel gemito
lo stanco lamento ripete
- La so io la strada
Vieni ti mostro il cammino
conosco i sentieri del cuore
Se per un momento soltanto
te li potessi mostrare…-
Ma ormai non ha zampe nè fiato
il cervo accasciato che piange
Al limite della foresta
trascina nel suo nascondiglio
ferita l'anima e il fianco
Gli mancano i giorni e le ore
e il coraggio di correre ancora

Anni
Quanti saranno ancora i giorni felici?
Saranno cento i nostri prossimi viaggi
o mille i libri i sogni e gli errori
e quante le notti insonni di lacrime e bugie?
E' strano questo bagaglio
che ci portiamo sul nostro cammino
Più viene meno e più pesa
il fardello ingombrante degli anni
Ma tu non devi temerli
questi anni veloci che il tempo ha rubato
Sono bolle cullate dal vento
dalla forma impalpabile e lieve
che hai riempito di sogni a colori
Sono lunghi giri di giostra
che ogni cuore bambino
non vorrebbe fermare
Sono ali robuste e leggere
che affrontano libere i cieli
cercando la sfida e l'ignoto
Sono questi gli anni che porti
e che vedo dal mio nascondiglio
Mi stanno passando davanti
ma io non li posso toccare
e passo il mio tempo a sognare
i tramonti che non ho vissuto
e le albe che non vedrò mai
Sono margherite di giorno sbocciate
e si chiudono al calar della notte
i miei desideri ormai vani
come libri proibiti e mai letti
che tengo sul mio comodino
Sta lì dentro su pagine stinte
quella storia irreale e preziosa
che compagna sarà dei miei anni
Ma tu non devi temerli
questi anni lenti che il tempo ti dona
tu che ancora cammini sull'erba
e indossando la tua giovinezza
con te porti anche la mia

Il falsario
Io ti conosco bugiardo domani
le tue promesse le scrivi nel vento
e sulla scena di ogni tramonto
millanti credito da vero attore
Sei spacciatore di vane speranze
e alzi la posta usuraio del tempo
ma sei soltanto un falsario da poco
che inganna i poveri e gli innamorati
fedele copia dell’oggi che muore
stramaledetto e senza rimpianti
per la sua luce crudele e spietata
che ha già tradito i sogni di ieri

Voci
Ancora inseguo il suono vero
di quella rara e inafferrabile voce
che sfugge anche al ricordo
e torna di tanto in tanto
a farmi leggero il cuore
Eppure cento volte i miei sogni
avvolsi in quella morbida coltre
cercando il mio ristoro
abbandonato e assorto
nel suo generoso abbraccio
e intanto altre voci ascoltavo
penetrarmi diverse e vive
Una era spessa coperta
di tenero e caldo riparo
al gelo dei tuoi profondi misteri
Un'altra era azzurro cristallo
di risa e di tersi mattini
ma a volte turbato la vidi
diventare tela troppo sottile
imperlata di lacrime vere
a coprire di fragili trame
le nudità del tuo cuore
Ed ancora scorsi un trasparente velo
farsi alcova dei miei desideri
ed ero a un passo da poterlo scostare
ma riconobbi anche il timbro
di un antico e metallico rancore
farsi martello e battere
le ore della tua notte più buia
e sentii quel rauco accento di molte vite
troppo in fretta aspirate e subito spente
Tutte queste voci io le amo ancora
ma soprattutto il silenzio
tuo fidato compagno
Vorrei che fosse mio complice
e sicuro accostarmi alla tua bocca
tacendo anch'io
per respirarti l'anima

Controfigura
Tutti noi pellegrini del nulla
aggiriamo domande
per sentirci eterni
in questo viaggio di dolore
Anch'io come spettro fraudolento
trascino l'ombra grave
strisciando sul sentiero
a guadagnar giornata
Sono una stanca controfigura
in questa replica a richiesta
eppure mi dimeno ancora
clinicamente vivo
orfano di un perché

Baci
Il primo l'ho dato per scommessa
il secondo per gioco
il terzo fu per tutta la vita
Profuma ancora il ricordo
dei miei piccoli baci
fiori di gioventù trascorsa
emozioni sepolte
nel giardino del tempo
Dove trovarli adesso
nel fitto groviglio dei giorni
che allungano ombre
su viali di secco pietrisco?
Mi chino ancora tra i rovi
e ne cerco i colori svaniti
In bocca ho lo strano sapore
di ore dolci e perdute
e ancora mi fermo a contarne
la serie di un numero breve:
il primo fu la scoperta
il secondo la sfida
il terzo una lunga promessa
Ma fu per amore il quarto
quello che non diedi mai

La vita
Sapevo
che non mi sarebbe bastato
sentirla ogni tanto
quando decide lei
come il vento che si alza e mi chiama
Perchè avrei voluto incontrarla
e guardarla negli occhi
sfiorarle il volto
tutte le volte che lei mi sorride
Ma sapevo
che neanche questo mi sarebbe bastato
vederla e passarle accanto
come un viaggio dal finestrino
o un sogno di poeta
e nemmeno abbracciarla
o morderla come si fa una sola volta
con una dolce mela proibita
Sapevo
che non mi sarebbe bastato
perché avrei voluto fermarla
e tenerla con me
come un'ombra compagna
come una fedele amica
come un cane al guinzaglio
come si ama una sposa
come si possiede la carne
come una malattia
come una ferita
la mia vita

Peccati
E' stata mia l'ignavia
e l'adagiarmi pigro in compiaciuti voli
così come l'ira
che senza giustizia e ragione
ho riversato su chi più mi amava
E' stata mia l'ingordigia
per placare ogni giorno
una fame che non era del corpo
ed il negarmi agli altri
io di me stesso avaro
chiuso negli angusti spazi di un errore
Sì è stata mia la brama
e l'impetuoso fiume di passione
che esplorava gli abissi
di ogni inconfessata fantasia
ed anche l'invidia gelosa
di ogni fantasma passato
che mi feriva le viscere a sangue vivo
Mia è stata l'idea superba
di salvare un'anima ferita
dall'antro di quel male oscuro
e ancora la vanagloria ingenua
di fingermi finanche un poeta
La colpa la vergogna il peccato
è mio tutto ciò di diritto
come radice profonda
che alla sua pianta appartiene
Ma tu che ancora sorridi
con l'innocenza dei tuoi occhi
non dire nulla ti prego
lo so che non sarai mai mia

Mani
Non gli occhi profondi
labirinti di specchi
dove perdi il tuo sentiero
Non la bocca
che tra una rima di sorriso
e una ruga d’amaro
dice le sue mille verità
ma trattiene in gola
il sospiro dell’unico mistero
Io guardo solo le sue mani
dalle dita sapienti e incantatrici
che disegnano sogni bambini
Mani che raccontano la strada
e tengono stretti due soldi di futuro
perché la vita non fugga ancora
Mani ornate di grazia
con il vezzo gentile dei suoi anelli
e quell’unica fede nella libertà
il più prezioso da mostrare al mondo
Quelle mani forti di orgoglio
mani calde di primavera
asciugate da lacrime e polvere
capaci di rabbia serrata
o di aperta e grata carezza
portano armi innocenti di dolce resa
e piccole unghie che graffiano il cuore
Se quelle mani lontane e instancabili
sapessero quanto le ho sognate!
Talvolta nella mia inquieta stanza
le rivedo muoversi ancora
e volteggiare amiche
nel buio di un sogno interrotto
Allora mi metto in ascolto
di ciò che mi vogliono dire
perché le mani
al contrario del tempo bugiardo
no, le mani non mentono mai.

La spiaggia
Cerco un posto assolato
una deserta spiaggia
di mirti e silenzi
selvaggia e lontana
come il volo del falco
nel puro orizzonte
Guarderò queste dita
che non sono più mie
afferrare sogni di sabbia
granelli bianchi
che non so trattenere
Laggiù sullo spoglio lido
dove l’onda si frange
e deposita i resti e i segreti
di mille naufragi
laggiù sulla riva salmastra
percossa dall’oceano
porterò la mia vanga di poeta
e guardando il sole
baciare la linea del tramonto
seppellirò questo amore
con l’aiuto del vento

Il calabrone
Dormì trent’anni
di letargo e indolenza
il vecchio calabrone
Fu la magia di un fiore
a svegliarlo di improvviso tepore
e il nettare vivo
di quella tarda primavera
Aprì il suo volo
incredulo e felice
su quel mattino nuovo
seguendo tracce di miele
in danza di cuore e poesia
Nell’irrequieta ricerca
di lontane essenze
giunse a lambire il suo sogno
e libero posò le ali
ebbre di aromi e di mistero
Ma un malvagio destino
girò il suo bicchiere
a punire il volo impudente
e coprì di notte in un attimo
quel cielo azzurro di prigioniero.
Ora nel vuoto universo di vetro
lui scivola dimena percuote sbatte
arrampica pareti di trappola
ma vinto dal duro involucro
ricade sconfitto e sfinito
Poi tace ogni ronzìo
e sopraggiunge la quiete
in questa ampolla senza più profumi
Muore così nell’alba spenta
la flebile promessa di un domani
e tra i confini di una soffocante certezza
si consuma lenta
l’ultima aria del calabrone.

L’arrotino
Dove ti sei nascosto
mio dolce ieri, artigiano gentile?
Tu affili il ricordo
alla ruota del tempo
ne fai lama tagliente
che splende viva
e pronta a trafiggermi
scintilla nel buio
E allora che venga
perché possa abbracciarla
questa falce affilata di luna
che il mio deserto rischiara
Che entri pure nella mia carne
lei tormento di luce
che dilania e ristora
lei compagna delle mie notti
che miete instancabile
i miei sogni recisi
Venga la sua carezza
a lacerarmi il cuore
e a sanguinare amara
le ultime gocce
di una stagione perduta

Era facile
Era facile amarla
quando fresca corolla
di gioventù superba rideva
e di azzurra insolenza
richiamo di miele e luce
per cento voli di cuore
e labbra spavalde
assetate di primavera
ma quella notte
quella notte di primo inverno
quando al calare delle sue ombre
scomparse falene e voci
e braccia di languidi abbandoni
un grigio fantasma
venne a reclamare il suo pasto
quella notte
quando oppressa dal fiato di un drago
stillava lacrime di buio
la sua anima smarrita
io ero lì
la mente in disparte
ma carne e cuore in ascolto
ed improvviso
incerto e fioco come un pallido sogno
bastò il suo ultimo chiarore
ad illuminarmi la vita.

Stella
Ricordo il mistero
e quel tuo celeste apparire
sulla soglia della sera
Con me non portavo
cime nè corde
o ali di speranza
E così mi feci stella
a seguirti discreta
tu improvvisa cometa
abitante dei liberi spazi
io forestiero
nell’insondabile cielo
Ora di quell’astro
mi chiedi il palpito vivo
oltre la luce degli anni
e di questa fredda distanza
che si fa crepaccio
nel lento dissolvere i gesti
Io non sono
che uno sperso frammento
un riflesso bagliore
il disceso ricordo
di una magica notte
ma se tendi la mano
a toccarmi la scia
appena un poco
sulla tua pelle
potrai sentirlo
quel calore
che avevo in serbo per te.

Il sorriso
Fuori da questo treno
corrono i campi arati
ed è nebbia di case
e di finestre accese.
Come vorrei fermarlo
questo tempo dalle agili ruote
che scivola ladro incontro
al nostro novembre!
Stasera ti regalo un rimpianto
(non mi pesa, ne ho tanti, lo sai):
una piccola stella di ghiaccio
con cui giocherai nelle ore di noia
e proverai nelle tue mani calde
il gelo pungente dell’ultima notte
che in silenzio si scioglie
e si fa stanca carezza.
Allora, flebile come un respiro
lo sentirai finalmente
il suono del mio sorriso.

Quelle sere
Quelle sere
a masticarmi l’anima
in un angolo
senza più la compagnia
dei miei errori
io mi sento
un palco smontato
tra umide foglie
un soprabito smesso
come liso riparo
all’incalzante stagione
Quelle sere
io ti cerco
quando trema la carne
al bussare di un ricordo
ed è onda dolce
perdermi
nel vuoto tempo
di un avverbio
che ancora
non riesco ad usare

Congedo
Qui giace Fabio poeta gentile
senza più frecce al suo arco d'amore:
non fu il suo fato ad essere ostile
ma la menzogna ad opprimergli il cuore.
Conobbe il fuoco, il gelo e l'assenzio
ma il miele limpido gli fu negato;
preferì un dubbio di amaro silenzio
alla certezza di avere sbagliato.
Nella sua vita che è stata fugace
ha fatto il massimo, stàtene certi,
ora che in cenere muta la brace
Massimo torna con gli occhi più aperti.
Le sue bazzecole più non vedrete,
dei canti antichi si perderà il suono:
d'inganni e spasimi diffusi in rete
anche agli amici lui chiede perdono.

La barca
Tornerò alle sabbie
di questa riva abbandonata,
profugo di terre deluse
barcollando i miei passi
su ceneri di sogni spenti.
Cercherò quella barca sicura,
se sarà lì ad aspettarmi ancora
in questa notte di raro chiarore.
E non avrò in tasca
nemmeno un addio.

Crepuscolo
Sarò lì, non cercarmi:
sarò il tuo fugace pensiero,
un battito di ciglia inavvertito,
il sussurro di un attimo
attraversato dal vento.
Sarò lì, quando bevi l'aurora
dei tuoi fervidi giorni
o quando mangi il pane amaro
di ogni faticoso domani.
Sarò lì, allo specchio,
nascosto nelle prossime rughe,
nel tuo sorriso screpolato,
in quella lacrima
che ti resta dentro.
Sarò custode dei tuoi sogni,
quelli smarriti per strada,
quelli usciti dagli occhi
che tenevi troppo aperti.
Sarò ombra delle tue ombre
che fino al calar del sole
ti seguono mute compagne.
E quando a casa fai ritorno ogni sera
e ad abbracciarti non trovi
che un buio crepuscolo,
io sarò lì a invidiarlo,
quel tuo ultimo amante fedele.

L'oasi
Pensieri interrotti
intrecciano voli
su questo cielo di gesso
che finge un orizzonte.
Lasciatemi sostare ancora
sotto la fresca ombra del ricordo:
qui poserò i miei sandali
consumati di errori,
e al dolce ruscello berrò
di questa oasi d'inganno.
Poi aspetterò la notte,
e partirò trascinando
gli anni miei scalzi,
pronto a misurarlo tutto
a passi corti e ciechi
il deserto della sua assenza.

L'attimo
Corrono liberi
gli striduli voli dei rondoni
graffiando il cielo
di questa stanca primavera.
Ed io, orfano di un attimo
ormai donato al tempo,
rimango a vegliare
i pallidi giorni a venire,
fermando i miei perchè
sotto una finestra chiusa.

Passione
E quando sul mio petto
nascondi il viso e i tuoi pensieri,
e bianche ali mi cingono
le tue mani pure di nervi e fuoco,
sento all'abbraccio scogli,
rive scarnite e ardenti
ove approdare vittorioso e stanco,
e immagino anfratti
per il mio incessante mare;
nella foresta morbida
dei tuoi capelli odorosi
la mia bocca ti cerca invano
inseguendo una preda in fuga,
e profumati morde gli ultimi sogni
mentre ti neghi allo sguardo,
e al mio proibito bacio.
Allora ti stringo più forte,
e quasi ti spezzo, anima fragile
di lacrime e piume
che unisci il respiro alla mia:
tra i battiti di un folle cuore
vorrei soffocare ingenuo
l'avido urlo della mia passione.

Notte di luna
Stanotte il mio canto è sincero.
Un lieve sorriso di luna
ha vinto quell'ultima nube,
e come pudìca carezza
discreto si accosta sfiorando
i tuoi seni bianchi di seta.
Non puoi non averla sentita
quell'anima stesa al tuo fianco,
non può non averti raggiunto
quel gemito caldo d'amore.
E' un umile dono prezioso,
il grido di un'anima nuda
che ha perso ogni vana parola
e t'offre un silenzio di luna.

Il giardino
Dove scorre ora l'acqua
del mio giardino?
Ho curato l'albero nuovo,
quello giovane e solo:
aveva fiori che ridono
ai fitti esili rami,
ma nessuna estate da cogliere
di morsi dolci e succosi.
Ho lasciato l'albero vecchio
largo di frutti e promesse,
rigoglio dei giorni di sole
e consòlo di vuota dispensa
al tempo impostore
che ci cammina davanti.
Ora non c'è che un rigagnolo
di tanta sprecata corrente:
sono case di serpi e ramarri
le dure assetate radici,
e schiaccia le bacche avvizzite
il peso dei miei passi brevi.

Il cassetto
E' un po' come quando ti fermi,
dài aria alle stanze e ai pensieri,
spolveri, sposti, rassetti,
rimuovi gli inutili oggetti
che riempiono il ventre del tempo.
Fai ordine, butti, raccogli,
pulisci scaffali e scansie,
liberi spazi, sgombri la mente,
e scegli con calma i ricordi
che ancora vuoi conservare.
Poi trovi quel vecchio cassetto,
lo apri e rovisti curioso,
aspiri l'odore degli anni
dolciastro di muffe stantìe.
C'è un mucchio di sogni di carta,
sorrisi, lacrime, abbracci,
i pegni e gli ingenui regali
lasciati dai giorni felici
di un mese o di un secolo fa.
Tu presti amorevole cura
a pagine sparse e ingiallite,
ma appena le tocchi e le smuovi
si alza un pulviscolo strano,
sospinto da un flebile vento
che senti arrivare improvviso.
Son grani di sabbia leggera
le vane parole di donna
che piano tu vedi staccarsi
dai fogli di questa tua vita:
volteggiano fragili e lievi
alzandosi dolci e sottili
in turbine etereo di polvere
che lento impalpabile sale.
Invano tu cerchi di stringerle,
sfuggenti le senti partire;
poi sempre più rade si fanno,
nel nulla dei giorni scompaiono
lasciando le pagine vuote
e vuote due inutili mani.

Punteggiatura
Sulle righe del mio tempo avaro
perdo il filo di ogni vana parola.
Ripercorro i puntini sospesi
della mia strada interrotta,
vagando trafitto da un punto esclamativo.
Inutile cercare i perchè
nella spirale vuota di una domanda.
Troppe le virgole, le pause, gli inciampi,
i soliti discorsi indiretti.
Ora i miei apostrofi asciugo
di tanto sterile pianto:
metto il cuore tra parentesi,
fermo il mio punto e vado a capo.

Lo spergiuro
L'avessi fatto per trenta denari
sarei solo, maledetto e ricco;
se l'estasi di un'ora soltanto
fosse stato il prezzo del mio spergiuro,
ricco sarei d'amore, e maledetto.
Non mi uccide il rimorso
ma la pietà di un tenue sorriso:
se questo ho in cambio per il mio tradire,
da questo folle viaggio
io ritorno maledetto e solo.

Tre desideri
Stasera vorrei stringerle ancora,
consumarle di leggere carezze
quelle bianche mani bambine,
strofinarle come magica lampada
e attendere un genio amico
che si offra ai miei desideri.
Non sogni di labbra proibite,
né cieli di ignote avventure:
vorrei solo tre fili di luce,
tre raggi preziosi rubati
a quel sole tardo e distante.
Uno a squarciare quel velo
che posa tristezza di nebbia
sul lago dei suoi occhi stanchi;
l'altro che giunga al suo cuore,
e sciolga paure di ghiaccio
con tiepidi aliti di primavera.
L'ultimo, una scala di luce
per la sua anima in viaggio,
che sia dolce sentiero di fuga
da questo albergo di ombre
che chiude la porta all'amore.

Parapendio
Che cos'è questa brezza
che porta scompiglio
ai miei radi capelli
e fresche essenze,
ed echi di spiagge lontane?
E' un soffio di cento giardini
e di mille parole,
un frullo instancabile d'ali,
un volo a colori
sospeso sul mondo,
il battito forte di un cuore
che beve emozione e silenzio
sospinto da un parapendio.
Che cos'è questa sete che ho dentro?
Io rivolgo lo sguardo alla sera
come quando bambino
scrivevo riassunti e pensieri:
la mia vita in fondo è una storia
che sta tutta in sole tre righe.
La sua è una lunga canzone
e ancora non smette
di raccontarmela il vento.

Canto di Saturnia
Piange in silenzio l'aprile,
mentre il vento sgretola
i tufi sbrecciati dal tempo.
La terra ribolle
instancabile e antica,
come antico è il dolore di chi ama.
Nel cielo nessuna risposta,
c'è solo il volo
di un incerto domani
che lento spiega le sue ali grigie.

Il banchetto
Voi che dentro alla vostra faretra
tenevate le frecce migliori
che il destino mi aveva negato,
e con tracotante fortuna
la sua anima avete colpito;
voi che un poco l'avete rubata,
consunta, tradita, mangiata,
voi che il nettare avete provato
e le dolci sue tenere notti,
voi che avete unito il respiro
al suo gemito lieve d'amore:
non lasciate il ricordo nel vento,
non buttate la brace ancor viva
di quel fuoco che ardeva nel cuore;
non gettate il torsolo magro
da avidi denti segnato
di quel turgido frutto che un tempo
promesse fragranti stillava.
Disperato viandante mi aggiro
tra i rifiuti del vostro banchetto:
di quell'osso spolpato di ieri
non sapete che farvene adesso.
Io che invece il mio canto ho già spento,
io nel vento delle sue parole
sto cercando il profumo perduto,
e darei dei miei giorni la luce
per un soffio soltanto d'amore.

Inganno
Sorriso di stella,
ingannami ancora
in questa sera che muore,
prima che di te mi rimangano
un pugno di secche parole
e pochi schizzi di desiderio
su di una parete vuota.

Un posto speciale
Il mio posto speciale
è la notte che avanza,
ladra del tempo
che ruba la luce ai ricordi,
ombra che tinge d'inchiostro
e fa di ogni stoffa preziosa
un nero inservibile cencio,
mano adunca di strega
che stende un velo crudele
a dipingere inquieti presagi
là su quell'esile tela
dove prima occhieggiava
tenera e ingenua la luna.

Il nodo
Silenzi divorano piano
questa mia stanza vuota.
Tace anche il ricordo,
che la fredda assenza trattiene
come nodo stretto a disarmata gola.

Il libro
Sono lastre di vetro pulito
che svelano il chiaro del giorno
le mie cento parole sincere;
le leviga il vento gentile
e le mola la sabbia del tempo.
Sono gocce di limpida luce
e ciascuna è uno specchio
che dona l'antico ritratto
dipinto da identica mano.
Sono musica semplice al suono,
indice chiaro di un libro
che ogni mano può aprire
e portare vicino al suo cuore.
Le sue cento parole che ascolto
hanno rami di fitta foresta,
e innumeri antri segreti
a celare il suo volto sereno.
A volte la cerco e mi perdo
nel buio dei suoi nascondigli;
a volte la perdo e la chiamo,
rivoglio indietro il mio libro.

L'abisso
Ecco, possiamo salire,
io ti ho preso la mano
e ti ho dato un aiuto.
Il tuo sorriso entrava
nel cesto sospeso sul mondo.
Brama di viaggio
e passione di fuoco muoveva
l'incerta mia mongolfiera
sospesa sull'alto orizzonte
ad un passo dal cielo d'amore.
Lontano, più oltre
ci spinge il destino,
gettiamo il ricordo che pesa,
gettiamo le vane paure.
Così possiamo salire,
più in alto possiamo volare:
tu mi hai preso la mano
e mi hai dato un aiuto.
Fu tardi quando mi accorsi
nel vuoto dell'ultimo abisso
tra il grido beffardo del vento
che la tua zavorra ero io.

La mongolfiera
Dolce ora scorre il mio fiume
che i disseccati solchi del cuore
di calde lacrime irriga.
Ho posato i fardelli d'amore
per salire leggero alla meta,
e ho gettato zavorra
di anni e di sogni appassiti.
Si accese di fiamma impetuosa
l'irresistibile fuoco:
salutai l'àncora, gettata sul mondo.
E mentre il cielo d'Ariete
sul mio pallone incantato
discreto stendeva il tramonto,
io volavo in profondo celeste
sospinto da un solo respiro,
sempre più in alto, sempre più su.
Poi sfiorandomi a labbra socchiuse
mi ha toccato l'amico silenzio,
ed è lì che il mio sole ho abbracciato.

Il vortice
E' un vortice di lente onde
circolari e fatali
il mio scendere la dolce china
di questo domani.
Si scambiano le parti
la mosca e il ragno
nel gioco dell'eterno amore:
uno dopo l'altro
dei fili percorriamo
l'inesorabile trama
sull'argentea tela,
e un brivido ci è compagno.

Marzo
Sarà di lunedì, o forse un giovedì,
che ti sparerò nel cuore,
e vedrai pezzi di istanti volare
e frantumi di rabbia
nella tua rossa mano,
e siederai nella stanza vuota degli anni,
in ginocchio, senza più lacrime.
Chiederai di me,
di come è facile, di come è ingiusto,
di come è sporco,
urlerai le mie infamie al vento.
Sarà di giovedì, o forse un lunedì di pioggia.
In cielo soffia un freddo sospiro di Marzo:
è fiorito nel nostro giardino
l'albero di Giuda.

La scelta
Fu per viltà, o per nostalgia.
Di fronte avevo un domani,
vecchie strade fedeli
o giovani nuovi sentieri;
polsi che seminano conferme
in terra antica e feconda
o bianche mani cantastorie
che intrecciano trame di sogno.
C'era il caldo di un fuoco acceso
o il brivido di una notte da ladri,
c'era la chiave della mia fortezza
oppure quella di un chiuso mistero.
Quando mi chiesero
- tu cosa scegli?-
fu nostalgia, o forse viltà:
tra quello che è stato
e ciò che poteva e non fu,
non deridetemi, ho scelto poesia.

Cinque secondi
Ho visto scafi veloci
doppiare promontori in tempesta,
e Ulisse le colonne sue d'Ercole,
e Parsifal toccare il suo Graal.
Ho lasciato partire un ragazzo
e l'ho visto tornare poeta,
fiato corto, occhi di daino ferito.
Quante cose, se ci pensi,
quante cose ci stanno
in cinque secondi soltanto:
albe, tramonti, traguardi,
vittorie, sconfitte, illusioni.
Ci sono lacrime, e risa di gioia,
lunghi sospiri e notti frementi,
e poi anni e partenze,
ed arrivi sudati, e tutto il sapore
di sogni non ancora perduti.
Ci trovi palpiti e acuti dolori
e quel duro confine che traccia la vita
tra un dolce straziante rimpianto
e il veleno del rimorso più cupo.
Ho lasciato partire un poeta
ed un uomo ho visto tornare,
dopo cinque secondi soltanto.
Tutte le cose che ho visto
periranno in un cieco domani.
Ma nessuno potrà togliermi mai
quel silenzio, e quell'anima lieve,
che si posa e si salda al mio cuore,
e in mute braccia trattengo
mia, per cinque secondi soltanto.

Dedica
E' un semplice ramo di mimose
che stringo tra le mie mani.
Lo dedico a tutte le donne,
bellissime, piene di fascino e di mistero,
tenere, profonde e appassionate.
A tutte le donne pazienti e tenaci
che non si tirano indietro,
quelle che hanno sofferto,
quelle che hanno pagato.
A tutte le donne orgogliose, impavide,
che lottano e non si piegano.
A tutte le donne libere,
consapevoli e sincere.
A tutte le donne che amano,
che sognano, e regalano sogni.
Lo dedico a tutte le donne,
a tutte le donne che non ho mai avuto.
Lo dedico a te.

Quaresima
Il menestrello è muto,
e la sua attesa accorda
tendendo l'orecchio
al ritardar di primavera.
E' questa l'ora del penitente:
con abiti da gran sera
sfilano i dubbi e le colpe
come su un rosso tappeto.
Ricordo l'infanzia, e i suoi sbagli,
l'allegra perfidia
che impone le regole al gioco:
dire, fare, baciare.
Anche questa quaresima
ha l'aria di un gioco sottile,
che detta le sue norme strane:
non dire, non fare,
e labbra serrare insaziate
se l'anima voglio salvare.

Il tesoro
Figlio che non sai del miele
e del fragrante vento della sera,
e di quando i pensieri si affrettano
ad inseguire le ali di uno sguardo,
tu che non conosci il segreto
che sta rinchiuso in un'attesa
e quanto siano dolci le ferite
che ti lascia un giorno d'aprile:
figlio mio, ascoltati dentro
e lascia i tuoi forse alle ortiche;
getta le reti a catturare sorrisi
e dona il tuo franco parlare
a chi aspetta un solo tuo gesto,
non buttare i tuoi spiccioli d'oro
ma cogli le more alla siepe vicina.
Perché anche i tesori finiscono
come il canto della prossima estate,
quando, rimasta senza compagne,
anche il pianto dell'ultima cicala tace.

…Vorrei
Piccola voce che sfida il silenzio,
vorrei sentire il suo canto sincero
lasciando l'anima a farsi accudire
dall'eco dolce di quiete parole.

Piccole ali che sfidano il cielo,
vorrei seguire quel volo ostinato
senza padroni e senza catene
fino ai confini dell'arcobaleno.

Piccola quercia che sfida la notte,
vorrei abbracciare il suo tronco sottile
e rimanere stringendo il mio sogno
ad aspettare l'arrivo del sole.

…Tre haiku di febbraio
Parola amica
tiene lontano i draghi
dal cuore tuo

Rapida nube
ogni ombra messa in fuga
dal tuo sorriso

Giorno prezioso
seme di pura gioia
cresce nel petto

…Pensiero
Mi cercherà
nelle bianche strade
tagliate dal vento,
seguendo il passo stanco
della prossima aurora;
con tenacia mi cercherà
in quei giorni di cera
sciolti dall'attesa,
mentre sciacquo la mia bottiglia
dai rimasugli del tempo;
e nelle notti solitarie
scosse dall'urlo del nulla,
nelle mie righe incerte
bagnate di sospiri,
nelle parole scivolose
che non trattengono il ricordo.
Ma all'ombra di un quieto sorriso
si fermerà a riposare le ali
e lì mi troverà, all'improvviso
il pensiero di te.

…Ombre
Tu sei tutto questo:
le strade che non ho battuto
i volti che non ho incrociato
i cieli che non ho volato.

Sono diafani spettri lontani
le ombre incerte che inseguo
sul tenue confine del giorno:

sei la lingua che non ho imparato
il tempo che non ho vissuto
il sogno che non ho finito.

…Parole
Sulla tua fronte
poserò le mie labbra stanche
di tante parole consegnate al vento,
e di quelle non dette
ti porterò la voce
come oceano in tempesta
chiuso nella mia conchiglia,
se solo la vorrai ascoltare.

…Nenia
Amaro mare
di lacrime amare,
non c'è più terra
tra cielo e mare.
Non c'è più amore
tra terra e cielo,
non c'è più fiore
per il mio stelo.
Amore avaro,
cercai un sorriso:
avere amore
era da illuso.
Amore vero
fu un sol momento,
amore avevo
e ora è già vento.

…L'ospite
Sono arrivato all'improvviso,
come un tiepido soffio
a mitigare la cruda stagione,
come un ospite sulla soglia
io che giungo senza annunciarmi,
visitatore inatteso e solo
nel pomeriggio della sua vita.
Dalle sue mani gentili
un'offerta di tè verde amaro,
caldo ristoro dell'anima,
vano all'inestinguibile sete.
Ora la quieta penombra di un commiato
scende nell'antisalotto discreto:
è uno sguardo cortese, solo per dirmi
che sgocciola il mio tempo felice.
Delicata mi accompagna e sorride
con il più dolce imbarazzo.
Mi spiega che è l'ora di uscire,
spiacente, l'aspettano altrove.
Grazie, prego, devo andare.
Anch'io, sì, si è fatto tardi,
è volato questo mio pomeriggio.
Lo sai che t'amo? No, non importa,
lo dicevo tanto per dire.
Ora abbraccio la tua ombra sincera
e allontano i miei passi smarriti.
Copriti bene, perché non sai
quanto può far freddo la sera.

…La tua voce
-Che cosa c'è, mamma?-
Impressa mi risuona
nelle fredde anticamere del cuore,
come morbido scialle di lana
per la sua curva schiena
la tua parola, voce di culla,
rassicurante carezza
di note delicate e lontane.
E tu, madre di tua madre,
chini il tuo volto di dolcezza,
dondolando la nostalgia antica
delle gioiose risa di bimba,
mentre il silenzio rimanda
l'eco delle mancate nenie d'amore
che pure felice avresti cantato.

…Notte
Era la notte una gelida lama
attraverso il mio corpo straziato:
non colava una stilla di sangue
nel muto biancore di luna.
Ti ho pensata lontana,
per ogni minuto di insonnia
un vuoto e penoso perché.
Ti ho pensata in fuga,
nella tua ora nascosta
cercavi lo spasimo e il gioco
a carni straniere avvinghiata.
Ti ho pensata al mattino
stanca dei tuoi cento sospiri
che strappavi i miei fogli sinceri:
piangevano le mie poesie,
ancor vive urlavano il loro dolore.
Era carta imbrattata,
che usavi ridendo, per pulire
quel che resta di una notte d'amore.
Per le strade di un incubo cupo
si avviava il mio tempo scaduto
condotto nell'ultimo viaggio
da ciechi fantasmi destrieri.
Non fu l'alba pietosa che mi raccolse
dal gorgo oscuro di un vano delirio:
fu il tuo indulgente sorriso
come lampo di sole abbagliante
che spense gli occhi maligni
al mio laido e malefico drago.

…Il capestro
- Corda che pendi dall'albero muto,
vorrei conoscere dove ho sbagliato;
in questa notte che ho appena vissuto
dimmi se il canto d'amore è peccato.
Dammi un motivo per questa condanna,
che male ho fatto al cospetto del cielo?
Amai soltanto, ma il cuore mi inganna,
nulla ebbi in cambio se non il suo gelo.
- Non disperare finchè si fa giorno,
sei ancora in tempo per l'ultima scena:
anni e illusioni non fanno ritorno,
ma ci son io a lenirti ogni pena.
Io sono tua, sono vera, non fingo,
nel mio legame puoi ben confidare;
vieni da me, con amore ti stringo,
neanche da morto ti lascerò andare.

…Il dubbio
Il dubbio è una corta catena
di freddo metallo
alle tue strette caviglie:
è l'impronunciabile,
che ti fa ancora da inciampo
e ti chiude il respiro
su per l'ignota salita.

…Aquilone
Mi circonda la nebbia degli anni
mentre spengo un altro Natale
con le luci, le palle di vetro
e gli alberi finti come gli auguri.
Ma oggi ritorno quel bimbo felice
che cerca eccitato i suoi giochi
tra i regali che sotto il suo abete
gli ha portato un notturno mistero.
Sono qui, nel mio mondo incantato
che ti cerco tra i doni preziosi,
dolce premio alle mie fantasie:
dura il tempo di un sogno
la mia gioia di antico bambino,
forse sei quel trenino di legno
che trasporta lontano i miei giorni
colorandoli di mille avventure;
o magari l'amato orsacchiotto,
compagno al mio fianco che stringo
ed in tenere coltri vorrei stropicciare.
Chissà dove nascondi il congegno
che fu meraviglia per gli occhi ed il cuore,
se sei fata o regina guerriera
o sei la tessera di un rompicapo,
fascino arcano di ogni scoperta,
sfida allettante di un eterno perché.
No, non ti trovo tra questi balocchi,
luce e letizia al mio tempo bambino:
tu sei il bianco aquilone leggero,
carezza di un giorno, regalo del cielo
che le mie incredule fragili mani
tennero stretto un minuto soltanto.
Una corsa, uno slancio, una spinta,
e ancora un sobbalzo del cuore:
ho lanciato nel cielo un sorriso
e l'ho visto riprendere il volo.
L'ho seguito con l'ultimo sguardo,
ora è in alto, lo vedo impennarsi,
ne sento nell'aria il fruscìo:
l'ho affidato all'abbraccio del vento
e non può più tornare da me.

…L'istmo
Ti ho vista, prigioniera del tempo,
isola di te stessa
che nascondi il seme del dolore
nei labirinti di un sorriso
e rinchiudi l'eco dei sogni
nel fondo di latomie antiche.
Come scoglio di Sirena
hai stregato questo cuore randagio,
transfuga della vita
in solitaria ricerca di approdi.
Ti ho scoperta, e ora
vorrei farmi dolce onda
per lambirti in tenero abbraccio
portandoti brezza di lavanda
e profumo di salvia e lentisco;
poi, lentamente ritrarmi
con carezza di verde marea
a scoprire un istmo di terra
che colmi quella lunga distanza:
una lingua di sabbia
che unisca il tuo mondo segreto
al deserto mio continente,
dove possa incamminarsi
quest'anima dai piedi nudi
per venire a cercarti
e alla fine raggiungerti,
isola sognata, per sempre mia.

…Tregua
La madia è vuota,
i rami tendono dita scarnite
al cielo opaco di dicembre.
E' il lungo anno della mia tregua,
il giusto tempo per l'ultima sosta.
Sotto gli umidi solchi del campo
dormono quieti i propositi
e le mie parole tradite:
promettono al prossimo sole
germogli di verdi rimpianti
e nuove messi di errori.

…Il lupo
Nella mia anima si aggira un lupo,
cuore di tana, figlio del dubbio,
avida ombra in cerca di preda.
Si addentra nel fitto fogliame
curioso di carni, di tracce
e di giorni che pulsano amore;
poi fiuta l'inverno nel muschio
e guaisce il suo sogno smarrito
ululando preghiere alla luna.
Quando tace il rumore del tempo
e mi giunge compagno il silenzio
odo i suoi lenti passi felpati
battere nuovi percorsi nel cuore.
Sento le zampe raspare la terra,
vedo i suoi occhi scrutare d'intorno
mentre calpesta con fare furtivo
quel curvo sentiero d'autunno
seminato di buone intenzioni,
come foglie cadute nel fango,
marcite in fretta alla pioggia dei Morti.
Ecco, ora è più forte il richiamo,
sta seguendo il suo istinto animale
spinto da irresistibile fato.
Io talvolta nel bosco lo vedo
dare tregua alle membra e al respiro,
poi riprendere il viaggio dei sensi
ed in tenebra notte sparire.

…Libera
Tu sai volare, lo so.
So quello in cui credi,
e ci credi davvero,
perchè non hai condannato a morte
nemmeno la mia illusione
- e dire che era colpevole! -
ma l'hai lasciata vivere libera,
e adesso è fuggita lontano.
Ma anche tu sei libera,
libera come un canto alla sera,
libera come l'acqua che sa dove andare,
libera come il primo pensiero del mattino,
che arriva senza annunciarsi
e ti sorride dentro.
E allora vola, anima libera
al di là di ogni tua stanchezza,
al di là di ogni tuo dolore,
al di là di ogni oscura minaccia!
Vola nello spazio infinito,
perché c'è tanto cielo
tra un può darsi e un non so,
ed è puro l'azzurro sopra le nubi,
puro come il tuo cuore viaggiatore
che ho intravisto appena
nella più nascosta delle tue cento stanze.
Porta in quel cielo il tuo prezioso fardello
e il tuo consapevole sguardo di donna.
Nutri l'aquila, segui il sentiero,
e spingi i tuoi sogni lontano:
i tuoi sono tanti,
io ne ho per una notte sola.

…La cascata
Cadono sconfitti dal vento
e dal mio ineluttabile tempo
i giorni, le foglie e i pensieri.
Tu regina di questa stagione
t'incammini laggiù nella sera
e i ricordi che hai messo a dimora
fioriranno per chi li vivrà.
Io non so, forse c'ero vicino,
ho sfiorato quel bacio sincero:
non capivano i sensi storditi
se ciò che mi stavi porgendo
era il gesto di un dolce commiato
o l'estremo appiglio al tuo cuore.
Nel bagliore di un tenero sguardo
io soltanto il mio sogno specchiavo,
quella mia inarrestabile brama
come antica impetuosa cascata
che una voce dal fondo ha fermato.

…Bestie
Ho più di una bestia nel petto
che lenta mi mastica dentro:
una rosicchia il mio cuore
con avido morso di tarlo,
e quanto più amore richiede
più forte reclama illusione.
L'altra è una belva gelosa
che scava, dilania e tormenta
al solo pensare a coloro
che spada ebbra di voglie
in bianche carni intinsero,
ladri incuranti d'affetto.
Ma zanne affilate conficca
e l'anima inchioda alla terra
quel freddo e crudele vampiro
che veglia il mio talamo santo,
quel nero e assetato rimorso
che mai non riesco a placare.

…Autunno
Ascolta:
obliqui si allungano i raggi del sole
e l'aria profuma di storie finite;
ogni foglia che cade
è una rossa piaga rovente,
un peso che incurva le spalle
sul viale del nostro cammino.
Presto si gonfierà il cielo
trasudando antichi rimpianti,
e i miei occhi velati dal tempo
scorteranno l'ultima rondine
che parte per non tornare.
Tu sei la mia poesia
che stringo baciando
le tempie e i lucenti capelli:
non trattengono rime e parole
queste mie membra sgomente,
non riesce a fermare quel sogno
l'abbraccio di un'anima persa
che non ha più nulla da dire.
Sei il mio autunno che scivola via
nel mite sorriso di un fresco mattino,
sottile eco dell'ultimo canto
che mi accompagna nell'ombra che viene.

…Dignità
Per chi splendi inutile sole
di questa estate ostinata
che ancora non vuole partire?
Le donai le mie righe sincere
tracciate sull'anima nuda,
le offrii l'ultimo viaggio del cuore,
e ora nel pigro meriggio
il tempo orchestra silenzi.
C'era, io ne sono sicuro,
io spero che l'abbia trovata:
tra quelle righe, chissà dove
riverse, o derise e infangate,
io spero che l'abbia raccolta
e salvata la mia dignità.

…Vendemmia tardiva
Come soave dorato e morbido
promette l'ultimo dolce compenso
offrendosi umido alle tue labbra
il profumato grappolo dell'invernata,
così un sorriso di donna al tramonto
s'accende di dolci succose promesse
e i più nascosti profumi trattiene
donando il fuoco l'ebbrezza e l'età.

…Collina dei desideri
Piantai croci con mani di rabbia
su fosse scavate d'oblio.
Là sulla collina dei desideri
ora bianchi fantasmi s'aggirano
e ombre di ricordi pietose
asciugano le ultime lacrime
di un pianto che fu.

…La finestra
Ottobre è arrivato
e mi ha aperto una porta nel cuore;
sotto le antiche volte
ha esaudito anche l'ultimo sogno
portandomi in cima ad un nido.
Ho rapito i suoi occhi sinceri:
volevo il suo sguardo profondo,
e con quello scrutare la sera
affacciato all'aperta finestra
che del suo mondo raccolto
è l'unica parete di luce.
Non vidi comignoli e tetti, o colline,
né lo splendido umbro tramonto,
ma solo due candide ali
librarsi nel limpido cielo
volteggiando in un lento saluto;
le vidi scegliere il loro orizzonte
e poi libere tendersi al vento
felici di andare, e di uscire nel sole.

…Il cunicolo
Come potrei non amarla?
Le consegnai la mia vita,
chiavi in mano tutto compreso,
un passato breve di bambino
e un futuro fino all'ultimo viale,
sotto un angelico sguardo di marmo.
Eppure amai anche quell'ombra,
o era luce accecante, non so.
Ho vegliato ebbro d'insonnia
in contemporanea fusione di opposti,
creando simulacri dal nulla
e ponti arditi su inesistenti sentieri,
ma il cuore non era spergiuro
mentre abbracciavo sfinito
le sue membra vive d'amore.
Non chiamatelo sbaglio
quel lungo solitario lamento
che sento in fondo al cunicolo
della mia coscienza smarrita.
Verrà l'alba tra poco
a toccarmi le palpebre chiuse
e a disperdere sogno e realtà:
potrei trovarmi sperduto,
abbracciato solo a me stesso,
colui che di certo ho amato di più.

…Narciso
Muore Narciso sul fare del giorno:
nei liquidi occhi di un sogno vano
specchiava quel volto di rinnegato,
da perdigiorno v'intinse la penna
senza curarsi di perder la vita.
Muore Narciso tra effetti speciali:
bello si vide nel lago di pianto
ma or nessun pianto lo segue in corteo,
eppur padrona e compagna fedele
c'è sempre un'Eco che ancora lo chiama.

…Aspettami
Aspettami qui,
sulla foce del calmo torrente,
dove l'eco si perde del flutto
e l'ansa si muta in laguna,
qui dove il murmure tace
e le acque ritornano al piano;
férmati qui sull'erbosa sponda
di quel placido stagno di quiete
che fu culla di nostre certezze.
Passata è la rapida oscura
con l'ira delle onde schiumose,
lontana è la furia di piena
che intorbida il chiaro fondale.
Aspettami ancora per poco,
ancora per poco soltanto:
sarò il punto fermo di allora,
colui che mai non ha smesso
d'aprirti le braccia sincere;
e quando anch'io giungerò
scendendo la dolce corrente
e naufrago stanco di sogni
approdo farò sul tuo cuore,
sarò sempre quello di un tempo,
che insegnarti a nuotare voleva
sorreggendoti con la sua mano,
e nel mare blu ti portava
dicendoti amor, non temere.

…Confessione
Per lui
ammalato di ombre
senza più lacrime
in cerca vana
di sconosciute passioni;
questi versi
sputi di lava sgraziati
urli di pietra appuntita
che la fredda vita ha asciugato
e sono polvere adesso
che il vento arrotola
giù verso il piano;
questi versi
li ho scritti per lui,
che non aveva più voce
ma fiato impotente
e gemito senza coraggio;
questi versi ora coprono
di secca fanghiglia
la strada ignota
sepolta nel cuore:
insieme la percorriamo ciechi
sotto il bugiardo chiarore
di una luna sfrontata.

…La morsa
L'ho sentito salire stanotte:
è quel dolce richiamo di guerra
che rompe la pace del talamo,
un sussurro di vela che s'alza,
un ritmo che accelera piano
l'abituale risacca del cuore.
Ecco l'onda che piano si gonfia,
raggiunge, leviga ed urta la riva
in cerca ansiosa di anfratto sicuro,
entra e si perde nell'umida schiuma
poi penetra lenta nella fessura.
Ecco soave e potente l'ardore
che spinge, ed ansima, e freme;
gemere sento madida l'anima
e calda prorompere dal suo passato:
è l'onda remota che si fa strada
e sulla scogliera degli anni
batte sferrando gli ultimi assalti;
è il canto d'amore di un naufrago,
urlo cieco del mare in tempesta
che offre l'ultimo stanco vigore.
Disperato si avvinghia alle membra
quell'abbraccio di antiche battaglie,
la mia stretta è ormai giunta allo stremo:
è il mio debole corpo che giura
chinato in preghiera sul vinto trofeo.
Poi sopraffatto da forza suprema
soffoco in gola il rantolo e il grido
mentre sento quell'alba sgorgare
che inonda il notturno sudario di brame.
E' silenzio.
Un battito sordo scuote le tempie,
soffoca il petto e opprime la mente,
è quasi panico ciò che mi assale:
questa paura infilata nei denti
morde la lingua, estingue il mio fiato.
Questa morsa è l'estremo baluardo
che mi chiude e sigilla le labbra,
ed alla riarsa mia bocca
impedisce che s'apra e pronunci
un lungo nome che non è il suo.

…Lo spiraglio
Entrò all'improvviso.
Una folata di vento,
quell'uscio semiaperto
davvero non so chi lo spinse.
Luminosa brezza, aria di gelsomino,
come un fresco alito nuovo
nella mia stanza oscura:
sentivo il profumo dell'erba
e vedevo uno spicchio di luce
ridere allegro dietro la porta.
Vedevo fuori, vedevo il sole
che entrava a sconfiggere
le ombre e le muffe stantìe.
Vedevo un angolo di puro cielo
dove dirigere il sogno di un volo;
e sulla dolce mia strada di casa
vidi una donna, occhi di primavera,
stille rubate all'azzurro del mare.
Da quello spiraglio di tempo
anche le note di un canto, lontane,
fecero in tempo ad entrare.
Mi han detto chiudila, quella porta.
E' corrente malvagia, mi han detto,
quel vento fa male alle ossa,
fa male all'infermo tuo cuore;
chiudila subito, chiudila ora,
quell'aria minaccia il tuo sonno,
refolo sembra, ma annuncia tempesta.
Piegato dal freddo degli anni
io credo di aver obbedito;
ricordo l'atroce fatica,
come chiudere un portone di pietra.
Solo adesso capisco,
solo adesso ne vivo il rimpianto:
era tornata da quello spiraglio
come un vento la mia giovinezza.

…Gocce di donna
Onore al cane, parente di lupi
che fiuta da lungi ogni essenza
e cento e più leghe percorre
giungendo puntuale alla meta
guidato da infallibile naso.
Stupore allo squalo rapace
che sente le stille del sangue
disciolte nel fondo del mare
ed agile arriva al trofeo
tra miglia e più miglia di onde.
Io però so per certo e ti dico
qual è il più potente richiamo
che avvince, che lega e seduce
chiunque in ascolto si ponga
del suo irresistibile effluvio:
due gocce di donna soltanto
nel mare di sguardi e parole,
nel riso o nel muovere lento
di gonne e capelli di seta;
due gocce di donna negli occhi,
la luce di un attimo in fuga,
il suono improvviso di voce
a indicarti quell'unica via.
Invincibile ammalia il profumo,
seguir devi la rotta fatale
da tracce di donna segnate:
e alla fine del lungo cammino
cacciatore e tenace segugio
già ti appresti di fronte al traguardo
ma non sai che la preda sei tu.

…Regalo di compleanno
Non ho più giorni,
nemmeno una piccola ora:
non ho di che donarti
per ornare i tuoi anni preziosi.
Non ho più rime né canto,
o ghirlande di rosse parole;
non posso offrirti i miei passi
nè orme lasciare vicino alle tue.
Vorrei farti ridere un poco,
e con gaio cenno d'intesa
arruffarti per scherzo i capelli,
ma non ha il permesso di volo
questo messaggio diretto al tuo cielo.
Allora ti regalo un pensiero,
servitore discreto, corridore tenace:
sarà il tuo silente compagno,
ombra amica che ti fa scudo
dall'insolente calura d'estate,
calda coltre di ampio mantello
contro il gelo di ogni tuo inverno;
sarà vento che sgombra le nubi
e tappeto di morbide foglie
per il tuo più leggero cammino.
Sarà conforto di muta carezza
che verrà a consolarti lieve
quando valicherai in silenzio
gli inevitabili deserti della vita;
sarà un piccolo pezzo di me,
che vorrei tu tenessi in ricordo
ovunque sarai, se lo vuoi,
sulle Nere Colline del sogno
o alle tue ideali frontiere,
ovunque nel mondo e nel tempo
porterai fiera la tua libertà.
Ora scàrta quel fragile dono,
ma sii delicata, aprilo piano;
trattieni quel tenue pensiero,
fa' che non lo dissolva il domani.
Poi metti il tuo cuore in ascolto,
e udrai sussurrar la sua voce:
non la senti? E' già accanto a te.

…Insonnia
Io sono l'alba,
custode dei languidi sogni
che l'amata notte trattiene
indugiando sulla sua soglia.
Io sono il tramonto,
rosso orizzonte di un bacio
che aspetta il posarsi del giorno
giurandogli eterno amore.
Ma ogni alba sorgendo diserta
e rinnega la notte che muore;
sempre tradisce il tramonto
che il giorno innocente uccide con sé.

…Poi
Il mio tempo è una vecchia dimora,
trasandato ostello di passo;
vanno e vengono gli ospiti giorni
pallidi e stanchi,
ed io siedo con l'anima in mano,
come rocca di filo ad avvolgere
la malinconica attesa del poi.

…Dall'altra parte
Lei scende quei quattro gradini
aggiustando il fiorito disordine
e le pieghe del suo chiaro vestito.
Non mi ha visto: il suo passo deciso
divora già il marciapiede
ed io sono fermo quaggiù,
dieci metri al di là della strada,
dall'altra parte della sua vita.
Ho un grido, come nei sogni più bui,
che mi squassa ma non può salire,
una voce strozzata che muore:
quello che uscirmi vorrebbe
è un inutile muto richiamo.
Lei già si perde in un nero di folla;
vedo il suo incedere rapido
e il dondolar di una busta per mano.
Forse ha qualcosa in regalo
per chi si merita il suo sorriso.
Vorrei seguirla, raggiungerla ancora,
ma il peso di piombo di un'àncora
ha inchiodato il mio passo alla riva.
E' il peso di una promessa,
la sola parola di un uomo:
sarà duro calvario di sete
non cercar più quel suo viso.

…Barrika
Che mi portate, gabbiani della sera?
Non il grido del pianto,
né il ricordo di un volo impazzito.
Mi portate la voce dell'Oceano,
che eterno scuote
e frantuma quest'anima
come una consumata battigia.

…Donne
Donne sincere
che ogni giorno salgono
le scale della vita,
tenaci costruttrici di sogni.
Donne speciali,
hanno il mattino nel loro zaino,
chiudono la carlinga
e partono con ali d'acciaio
solcando i cieli della sfida.
Donne in sella alla loro fatica,
divorano nastri di strade
domando il rombo e la polvere
di cento cavalli.
Donne in piedi,
energiche voci tra volute di fumo
e mani sicure che intrecciano
i fili del loro futuro.
Donne vere,
negli occhi lampi di luce diversa
e di diverse stoffe le vesti adorne,
tutte preziose da accarezzare.
Mie grandi piccole donne,
donne di razza,
ma che razza di uomo vi ha amato….!

…Come le ciliegie
Poi tutto ad un tratto spariscono.
Più non le vedi, sui banchi di frutta,
profumati cesti di colore e di vita
che rallegrano il tuo tempo migliore.
Sono le rosse ciliegie d'amore,
dolci carnose invitanti promesse
che durano il tempo di un volo.
Tu scopri che è arrivata l'estate,
è ora che il sole ruggisca
e col grano maturi la tua stanca età.
Invano le cerchi, invano ti attardi
al ricordo del fresco sapore.
L'acidulo gusto del frutto proibito
è ormai memoria di antiche terre,
il dolce premio di sfide lontane.
Al posto del tuo allegro paniere
rosso e ridente di bacche succose
ora hai un sacco di nòccioli morti,
compagni pensieri cuciti nel cuore
che scalderanno ancora per poco
le fredde tue sere d'autunno
già tinte da un buio silenzio.

…Il distacco
Chiglia che scivola
dallo sciolto ormeggio,
ala pigra di gabbiano
che azzarda cauta
il suo stentato volo,
vela che piano scompare
nell'orizzontale bruma:
voglio impararla da voi
la crudele e lenta arte del distacco.

…C'era
C'era un'America da scoprire,
un lungo viaggio nei suoi pensieri,
un territorio da attraversare
a piedi nudi senza rumore.
C'era un'anima da ricomporre
coi pezzi sparsi di un rompicapo,
di quei fili sciogliendo le trame
che il tempo amaro aveva annodato.
C'era una stella da far brillare
squarciando il velo della sua notte,
un canto nuovo da ascoltare
sopra il frastuono del suo dolore.
C'era un giardino da coltivare,
quel sorriso da far rifiorire,
ancora una lingua da imparare
e un alfabeto chiamato amore.

…Grazie
Onda nello stagno, brezza nell'afa,
linfa nell'immobile arsura degli anni:
non rimpiango quel tempo veloce
che un destino mi ha offerto in regalo.
Il destino eri tu che hai fermato l'autunno
di un anno qualunque, e della mia vita.
Ho potuto fremere e sognare ancora,
ed ancora esplorare i miei limiti ignoti,
tornare a spiegare le ali del viaggio
che l'abitudine aveva richiuso.
Ho potuto ancora gustare
il sapore di lacrime e attese,
e dal feroce richiamo dei sensi
dolcemente lasciarmi sbranare.
Ho scoperto in un tuffo d'azzurro
gli abissi profondi del vile tradire
ed ho messo alla prova più dura
il mio fedele armigero cuore.
Ho riempito di canzoni le ore del silenzio
rotto dallo scricchiolìo degli anni
e di questa mia inutile scrivania.
Ho potuto incontrare una musa
e inventarmi ingenuo poeta,
trovando l'acqua in un deserto di parole.
Ho conosciuto un'anima nuova
di tenera roccia, e l'ho vista volare
sospinta dall'amore per la libertà.
Ho avuto tutto questo
e per tutto questo ti dico grazie.

…Epilogo
Ecco alla fine di questa giornata
ciò che rimane del cieco mio errore,
di tante parole quella più usata
è l'ossessione di un fragile amore.
Rimane il tempo rubato all'eterno,
quel senso strano di agra dolcezza
che fu altalena tra cielo ed inferno:
rimane l'ombra di mia giovinezza.
Resta un cammino senz'orma né meta
e un insensato rincorrer visioni,
rimane il canto del folle poeta
che vegliò stanco su mille illusioni.
Rimane un sogno appena scoperto,
un improvviso dischiudere il velo:
nell'orizzonte di un vivere incerto
restano in me i tuoi occhi di cielo.

…Tolgo il disturbo
Predicai al vento le mie poesie.
Io, ciarlatano da fiera,
fui preda di presuntuosa illusione.
Con sole parole volevo curare,
sciolte in mezzo bicchiere
come le bugie dei dottori.
Tu vivrai, tu guarirai:
non sentite l'errore in questi futuri,
non vedete come la mia grammatica stride?
Non può uscire da questa lampada
nessun genio del male oscuro,
non sorgerà mai quell'alba di luce
che i persecutori farà fuggire.
Clorpromazina, risperidone,
mettete al posto del mio cieco amore
un milligrammo di vana illusione.
Perfenazina, aloperidolo,
voi conoscete una sola parola
che tolga il disturbo come magìa?
E allora sono io,
io che stringo quell'anima al petto
come lei prigioniero in una cupa stazione,
io che canto gli ultimi istanti
di un sogno strappato alla triste realtà,
sono io che tolgo il disturbo
e parto senza valigie
perché sul mio calendario
sono finite le vacanze del cuore.

…Le tue mani
Con le tue sole mani puoi farlo,
pure ostinate tenere mani
pulsanti di forza e di vita,
bianchi terminali dell'anima,
sincere energiche ali dei tuoi grandi voli;
con quelle hai creato i tuoi giorni
impastati di caparbia fatica;
con quelle paziente hai lottato
e costruito dov'era il deserto;
con quelle hai donato l'amore
e serrandole a pugno il dolore hai sfidato.
Con le tue sole mani, puoi farlo:
spezzerai le catene dell'ombra,
segherai le sbarre alla cella del cuore;
scaccerai l'inverno dei mostri
che dei tuoi pensieri hanno fatto banchetto;
spegnerai con un gesto invincibile
il fiato nemico dell'orrido drago.
Tu sola puoi farlo.
Ma ora porgimi quelle tue mani:
fa' che il mio lontano pensarti
le accarezzi ancora una volta
e le stringa più forte che può.

…Paura di volare
Prigioniero di un cieco timore
rinunciai alle strade del cielo,
scegliendo per comoda sorte
un destino senza ali né vento.
A quanti giovani sogni,
a quanti inebrianti decolli
ho negato la voglia e il desìo,
a quante mete lontane
spedii il mio vigliacco rifiuto!
E quanti racconti di viaggio
rubati con avide orecchie
nascosi nell'ombra invidiosa!
Nell'antro dei giorni miei illusi
raccolsi a migliaia le mappe,
le copie virtuali a colori
dei luoghi che non vedrò mai.
Né Africa, né India, né Australia,
son lembi di carta i vessilli
che sventolano su quei confini,
e l'agognata tua America
è come un rosso miraggio
che incendia il deserto del cuore.
Sempre così fu il mio vivere strano:
mancava il coraggio del volo,
un balzo a raggiunger la luna,
la spinta per andare lontano.
Sempre l'ombra di un tetto ho cercato,
un rifugio ai miei vili discorsi,
un pretesto alle corte mie idee,
e nel fondo del mio nascondiglio
alibi offrivo ai miei sogni perduti.
Anche oggi del mio volo ho paura,
e attendo non so quale aiuto:
vorrei fossi tu a donarmelo
quell'addio che non ti so dire.

…Buon viaggio
L'ho sentito.
L'ho sentito librarsi di nuovo quel canto
e salire le scale del tempo
nell'ombra di un caldo meriggio.
Buon viaggio al tuo volo,
uccellino baciato da un raggio di sole.

…Il tuo nome
Il tuo nome è un lungo mistero:
troppe sillabe per una canzone,
troppe domande per una risposta.
Sono legati ad un filo di vita
tutti gli anni che portano a te;
quel filo tenace percorro
seguendo uno stolto destino.
Quando i nodi avrò sciolto paziente
di tutti i tuoi cento segreti,
raggiunta sarà la mia meta,
ma voce di dentro sussurra
che all'altro capo tu non ci sarai.

…Di sole e d'ombra
Una sera di maggio sincero
già lenta mi scende nel cuore
mentre l'ombra prudente accompagna
il cammino di mute parole.
Il drago dorme, il bosco è silente,
ratto dilegua il fantasma fugato:
è stata la mia buona caccia
di un giorno che non vuol morire.
Mi trovo a cercare il tuo chiaro sorriso
nel fermo immagine di un pensiero:
io so che ti ho appena sfiorata
e sei già ricordo che sfugge nel vento.
L'ultima spera di un sole al tramonto
dolce ti insegue ed arriva al tuo viso:
come il sole son io, alla fine del giorno,
che solo baciare ti può da lontano.

…Ti ho tradita
Quando il cielo si abbassa
e piano le ombre si allungano,
sperso nei passi incerti del mio vagare
io ti ho tradita.
Ti ho tradita nelle notti di vento,
quando occhi ubriachi di luna
non hanno confini su cui posarsi
e il sonno attende dietro un altro rintocco.
E quando le strade brulicano
di mille volti che non sono il suo,
e lo specchio dei giorni
riflette incessante il mio nulla,
io ti ho tradita.
Ogni mia alba ti ruba un tramonto,
ogni mia notte oscura un tuo giorno.
Questa folle ossessione è un caldo veleno
che mi fa vivere fino a domani:
intanto il tempo scorre fatale
e sento schiantare sulle mie spalle
l'insopportabile peso del tuo perdono.

…Tre strade
Tre strade, sbarrati cancelli,
tre volte impossibili mete:
quella di un'esile anima
che ogni domanda turba e ferisce;
quella del mio cuore sbandato
che il solitario passo
traccia di confusi sentieri;
quella che in patria riporta:
mai non sono partito
e già traditore ritorno.

…La via del ritorno
Amara e indicibile:
quale Dio può accoglierla,
quale Dio imporla a un vivente
quella folle preghiera che pace implora
e conforto d'angoscia alla persona amica,
ma nel tempo medesimo a Lui chiede
la grazia di poterla scordare?
Eppure segni d'amore ho dipinto di rosso
su viottoli di pietre alpine,
ma la via del ritorno non trovo.

…Non detto
Alla fine rimane il non detto,
del mio sottintendere il peso;
uno spasmo di vuote certezze,
un largo fossato nel cuore,
quella sola barriera che frena
il galoppo dei sensi smarriti.
Ho innalzato un cancello di addii
e ai pesci ho gettato le chiavi.
Così posso vederti là dietro,
ancora un minuto soltanto;
e quando il colloquio è finito
nell'umida cella ritorno
contando i giorni che restano
alla fine del mio vile espiare.

…Sabato santo
Quell'orlo d'inferno era dolce declivio,
perdutamente insensato quel volo.
Non c'era in me quella forza
di evitare l'erroneo cammino;
il cuore mancò la virata
a domare l'opposta corrente.
Pregai. A chi avrebbe potuto
chiesi salvezza per il mio timone.
Ma l'altare era vuoto
in quella giornata senza campane.

…Il disgelo
I miei occhi hanno visto felici
delicato quel volo di ali
traversare un tramonto di marzo.
Sarà allodola o capinera?
Lei viene da molto lontano
e si posa sull'albero antico,
poi si scrolla leggera le piume:
forse sono aghi di gelo crudele
oppure sabbia di ermo deserto.
Lei viene da molto lontano
e si posa sull'albero amico.
Ecco ora è di nuovo tra voi:
fatele posto, fatele posto sul ramo,
ora il canto può ricominciare.
Fatele posto, fatele posto sul ramo.

…Pronto soccorso
Oggi mi hai raccontato
di come hai salvato una vita.
Non ricordo più molto bene:
mi dicevi di introvabili farmaci
e di gesti febbrili d'aiuto;
non rammento più l'emergenza
e quel tuo concitato parlare
di rabbia impotenza e paura.
Ma la sera sì, la ricordo,
la sera me la ricordo bene:
quando ti sei addormentata
cercandomi quieta al tuo fianco
con la tua grande piccola mano.

…Notte di San Lorenzo
Cadono, fuggono, poi spariscono.
Non hai mani per fermarle
né reti per raccoglierle:
quelle stelle sono i tuoi brevi giorni
che viaggiarono distratti
verso il capolinea della notte.

…Controluce
Mi ricordo di te, controluce;
non conoscevo che l'attesa del tuo volto.
Là sulla collina delle ginestre
c'è ancora quell'albero
e la tua presenza, splendida, impossibile,
come quel panorama dalle ombre basse:
campi a perdifiato,
città lontane, vapori di nebbia,
ricordi di nuvole passeggere
e pini aggrappati al tuo futuro;
sguardi sospesi in alto
e odore di verdi foglie,
nostre, come gli anni migliori.

…Ad uno ad uno
Ad uno ad uno se ne andarono
i giorni del peccato
e quelli dell'invidia.
Succede
che un giorno senti arrivare la notte
senza timore
e ti fai accarezzare
dalla dolce attesa di un mattino
dalla voce di un amico lontano
che diceva
nei giorni piovosi del dubbio
sui viali delle tue corse affannate
va' e credici ancora.


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