Poesie di Clemente Perazzo


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Giochi al vertice
Folle
E’ la sensazione
Di far partecipe il corpo
Della vana gloria
Che qui vuole compiersi.

Come chiedere movimento
A fragili membra che, sebben robuste,
di coraggio son prive
E non tanto di fiducia
Quanto il sapere
Di non poter sbagliare.

Ma nel momento del dubbio
Si compie il passo
Che apre le porte
A quel che di grande sta
Nel coraggio di osare.

Tutto allora
Viene da sé,
come facile,
e come una freccia
Mi compiaccio a Dio
E rammentandomi di rispettare
Colei che lascia passare
Mi faccio bello della mia potenza
Che nulla vale
Senza il controllo.

E di pensier in pensier
Trovo fine a questi passi
Quando ancor con occhi bassi
Uno struggente cobalto
Invade iridi
Ancor gonfi
Di forte luce riflessa.

La gioia infinita
Che tanto
Aveva riempito le mie paure
Svanisce d’incanto
Lasciando spazio all’inutilità
Di un senso
Incomprensibile.

Il freddo vento
Poi
Gonfiando la voce
Mostra il suo disaccordo
Umiliandoti,
e t’impone la sua volontà.

Ed io,
corpo stanco,
obbedisco.

Non privo di timore
Ne di una certa soddisfazione
Che diviene fonte d’orgoglio
E perseveranza,
Saluto il momento porgendogli le spalle
E come un arco
Mi tendo verso la salvezza
Sottostante.  

Io Sono
Vi sono Luoghi
Dove porre il proprio pensiero
Di fronte al Tempo
Diventa necessità.

Nonostante il suo essere in divenire
Colui che Uomo è stato definito
Saprà imporgli la propria volontà
Aprendo brecce
Che sanguinano
E dicono la Verità
Al fine di poter toccar con mano
Ciò che la matematica in grado non è.

Io Sono essere
Taciturno
Che, al di là del bene e del male,
sa levar croste a queste ferite
Liberando così
L’Anima
Dalle proprie passioni
Restituendo Libertà
Alla vita.   

Solitudine
Solitudine
Si ricerca errando senza sguardo
Dove nulla sembra certo
Poiché là
Dove tutto tace
E regna solo il deserto
Appare la propria coscienza
Nutrita di sole verità
Dal sapor spesso assai doloroso
Che rendono grande
Colui
Che ne comprende l’essenze
E maestro di queste si rivela.   

Emozioni ad alta quota
Percepisco la tua ardente energia
Fatta di preghiere fin qui,
Dove il mio sguardo si fissa là in alto
Laddove si rimane accecati da quella fluorescenza
Che da qui sembra sempre più grande,
Laddove pochi hanno calpestato la sua fama
Facendone la loro gloria.
Il gelido vento che cristallizza le mie parole
Bagnandosi delle lacrime
Che il nostro amore nel tempo
Ha coltivato,
Si scioglie in tiepido calore
Così che il mio salir
Acquista forza e voce le mie labbra.
E nel pensier di starti stretto stringo la tua voce
Forte
A me
Così che possa percepire il tuo calore
Che come manto di neve mi si posa sul cuore
Illuminando quest’alba dai freddi colori
E nel petto mio ti sento battere sì forte
Che quasi chiudo gli occhi,
E come avvolto tra le tue dolci membra,mi fingo.
Ma un brusco sussulto sotto in piedi
Mi riporta al mio difficile compito
E con esso la consapevolezza
Che soltanto tra queste spaziali vallate
L’eco dei nostri baci può di sapore ancora sapere.   

L’Amore non leva nulla alla passione
Accarezzo
Le dolci
Tue dita
Che come candida seta
S’appoggiano al mio ventre
Per poi ondeggiare
Come petali al vento
Fino a che,
una ad una,
giungono
Laddove i sensi
Celebrano la propria passione.

Bacio
Le dolci
Tue labbra
Che, dal sapor ormai acre,
sibilanti di volere,
si sono dipinte del nettare
del mio potere
Conducendoti ad un breve
Intenso
Piacere.  

Ricordi di una bellezza
Amore
Per un’ultima volta ancora
Poni gli occhi
Vicini
Al buio dei nostri silenzi
E alle mie labbra
Poni il sigillo
Dei nostri tanti
Sorrisi.

Nulla di più

E il mio tormento
Volerà lontano
E Tu
Con esso.  

Volteggiando come un folle….mi poso su di te
Ho camminato a lungo
Tra i meandri dei tuoi pensieri
Prima come un gioco
Alla ricerca delle mie curiosità
Di un prezioso indizio,
di una qualche reazione
Che mi svelasse il segreto dei tuoi silenziosi occhi.
Poi, più mi avvicinavo,
più
Comprendevo
Che non era lecito indagare ancora.

Di fronte a me
Uno spirito altrettanto potente,
Coperto d’argentei cristalli,
Mi stava già regalando le sue timide verità
Dando fiamma
Ad una scintilla covata in un passato sterile.

E intanto
Venivano alla luce
Le mie polverose paure,che,
Come soldatini in fila indiana
Facevano il loro vecchio saluto al cielo.

In preda alla mia folle ambizione,
Ho avuto paura
Di essermi spinto troppo oltre,
Non avendo nessun permesso
E nemmeno il perdono
In caso contrario
Ma
Ho rischiato lo stesso,
Pieno della nostra simpatia
Conscio della nostra sincerità
E profonda collaborazione
A sorridere a questa vita
Consapevole delle necessità di entrambi
In cerca soltanto di una sintesi d ‘Amore.

E volgendo lo mio pensier a li occhi tuoi,
Con la speme di un tuo sospir,
Pare un fior in tutto lo suo splendor
Come usciere alla mia porta
E sì,ratto da un riso,
Fui fatto mostra di cortesia e benvenuto
Da colei che tanto move lì miei ardenti corpi.   

Valentina
Sei così
E sei speciale lo stesso.

Dolce e bella
Agli occhi di chi non ti conosce

Ai miei

Stella cadente
Che brucia
E fa piangere.

La verità
Dolorosa
Piena della tua luce.   

L’Epoca delle passioni tristi
In quest’epoca
Dove poche cose hanno valore
Dove il tempo sembra non concedersi mai
Trovo quanto mai utile
Il mio viaggio.
E su questi colli
Dove percepisco ancora una volta
La grandezza di quest’infinito
Di cui gocce ne saremo sempre parte
Voglio dedicarti
La semplicità delle linee di luce
Che i miei occhi
Sfumano ad ogni colpo di ciglia
Riscoprendo la grandiosità
Del solo
Poter vivere.

Vorrei trasmetterti il senso di questo nulla,
che priva il cuore di tristezze
E rende libero lo spirito
Dalle catene di Kronos
Tanto
Che sembra essersi addormentato
In un imperituro sonno.

Lo dico a te,o mortale bellezza,
Sicuro
Che le mie parole
Non giungano inutili
Spesso
Ho avuto la certezza,
Che il tuo vaneggiar
Fosse frutto di una mente geniale e luminosa
Che sa nel profondo avventurarsi
Ma che poi
Non trova scoglio
Su cui aggrapparsi
E cantar le tristi lodi del suo cuor.


Su queste cime
Il sentire
Diviene padrone dei miei occhi
Così che ho potuto riflettere
E meglio apprezzare
Il colore
Che la tua,seppur breve,presenza
Ha dato alla mia vita
E qui
Sotto la notturna custodia
Di questa splendida conchiglia argentata
Rinnovo la mia gratitudine
Verso le tue rare parole.

Vorrei regalarti la grandiosità
Di questi momenti
Che gratificano
La nostra scialba esistenza
Consapevole che la tua comprensione
Sorriderà al mio verbo.

Tutti noi
Sempre dietro a qualcosa
O a qualcuno
Come timorosi della solitudine
O di molto di più
Tutti noi
Sempre stanchi di vita
Quando invece ne dovremmo essere pieni

Se solo una volta ci fermassimo

A chiudere gli occhi
E ad aprire l’anima

Ci si accorgerebbe
Di essere avvolti
Da una fitta nuvola d’acqua
E che il sole
Appare fioco e lontano.


Solo allora
Saremo disposti a procedere
Attraverso il cuore
E a porci la scelta
Che, piena della nostra luce,
ci indicherà il cammino.

E che una mano dall’alto
Ti porga quest’aiuto

E dall’ harem in cui mi trovo
Questo vento
Ti porti la serenità
Che qui,
galleggia
Tra le mie parole
E che in tutti noi,
nel profondo,
sta
Ma che porgli orecchio
Così difficile
Sembra essere
Tanto che molti
Preferiscono far
Com’ il cane fa
Quando vuole
La coda
Mordersi

Mentre il tempo
Detta la sua legge
E la pelle
Ne mostra i segni.

La mia condizione
Nulla di più semplice
È la mia condizione:

solo,

privo di viveri,

vicino alla salvezza
Ma non abbastanza,

prigioniero

Dentro il bivacco
di questo ghiacciaio.

Fuori
neve e temporale
minano la mia resistenza mentale
di queste infinite notti;

Ore d’angoscia
Così
Mi trovo a sperimentare.

Di sera, un pomeriggio al calar del sole
E’ a queste quote
Che il mio vaneggiar
Si tinge di una malinconia
Senza umori

Stagliandosi
Su infinite distanze

Riecheggia
Ad ogni bava di vento

La mia qui semplice presenza

E il silenzio

Diventa il mio impercettibile colloquio
Con i padroni di queste terre.

Un senso al non-senso
Tempo,
che giungi in me
Senza nessun preavviso
Come un fulmine,
ti sento soffiarmi addosso
Ma nel sonno
Ti sorrido.

Ma breve
E’ la mia convinzione
Stando sulla gobba di tutti
Il bello
E’ che non hai preferenze,
la scelta è l’unico pretesto
Per poter dire “ricordatevi di tutto
perché ciò sarà il vostro futuro”.

Non piangete
Voltate le spalle alla paura
E,sorridendogli,
godetene i suoi frutti.

Immergetevi in un prato al sole
E cogliete più fiori possibili
Facile.

Vedete
Non vi siete ancora accorti di nulla…

Solo
Solitudine

Gravida ricerca
Che si perde
Per le molte strade
Del regno
Di cui sovrano
È il dubbio
Della conoscenza
Che tiene alto
A noi
Il lume di quell’ultimo barlume.

Al di sopra di tutto.
Il ponte infinito
Che divide
Noi esseri umani
Dall’essenza stessa della umana natura
Si sgretola
In innumerevoli sentieri
Dove la scelta
Diviene fondamento archetipo
Alla felicità.

Felicità

Che stringe con mano
Solo cuori
Che privano
Il loro peggior nemico
Di abbeverarsi al calice
Di colei che move tutti li ardenti corpi nostri.

Trillo del Diavolo
Il colore dell’anima
Non ha sapore.

Amore senza età
Dolci
Dardi
D’affetto

Sigillano
Piacevoli incontri

Ma dall’alto
Dei miei doveri
Tutto
Si colora di un sapore
Soffocato.

Alla sola immaginazione
Il diritto di assaporare
Le più recondite fantasie...

Nulle

Sono le mie speranze
Di spezzare il cerchio chiuso
Della vita
E di attingere così
A candide labbra.

Oltre il limite
Solo la mie
Irriducibili passioni...

Statue di cera
O Imperituri Scompigli
Dell’animo nostro
Che tanto tormentate
I nostri sentimenti
Non trascuratevi
Dietro a morbida cera
Poiché il Tempo
La renderà
Coltre profonda
E fertile terra
Per eterne Paure
Dissidenti al nostro Volere.

O Uomini
Di questo mondo
Che tanto vi adoperate
Per essere felici,
in cerca di Verità,
il più delle volte le vostre,
volgetevi per un attimo
Al di fuori del vostro raggio
Dove regna indisturbata
La sovrana Tolleranza
Dove a fargli compagnia,poco distante,
vi sono la regina di Cuori
E il suo discepolo
Cuor di Leone.

O Piccoli Uomini
Di questo futuro
A Noi
E’ rimasto l’arduo compito
Di mettere ancora una volta
Tutto in discussione.
A Noi
E’ stata data la possibilità,
poiché l’èvoluzione culturale,
di imparare dagli errori paterni
E di costruire così
Attraverso i nostri Figli
Un Nuovo Mondo.

Non saranno le nuove tecnologie
Ne il poco tempo a disposizione
E nemmeno gli improvvisi
Mutamenti sociali
A render triste
Questo sorriso
Poiché
La nostra speranza
Non si nutre di fervida immaginazione
Bensì
Di consapevolezza
Fiducia
Che noi tutti
Prima o poi
Ci si accorga
Con quanta polvere
Abbiamo reso triste
La cristallina Voce del profondo
E cieca la nostra fame.
E di fronte allo Specchio
Accettiamo per una volta
La possibilità di non sentirci dire
La solita frase.

E così
Abbracceremo
Il male come il bene
Tollerando ciò che non ci piace
Amando ciò che non ci piace
Trovando il Coraggio
Di essere se stessi
Forti così come Fragili
Sensibili come Orgogliosi
Tutti
Alla ricerca di un’Armonia collettiva
Che tiene mano
A colei che move il ciel e le sue stelle
E a tutti coloro che ne traggono
Insegnamento.

Ad Alice Stella
Che brilla
Di luce propria
Illumina
Il crepuscolo
Di questi Eroi.

Gli occhi del cuore
Amore mio,
quante volte
ho dovuto dire addio
pensando che fosse l’ultima,
quante lacrime,
hanno conosciuto questo inferno,
quanti occhi,
si sono illusi di ciò che il cuore comandava
quanti no,
chiesi alla mia passione.
Immagina un dio alato che
dall’alto guardi il mondo così com' è
e ci venga all’idea;
se non ci fosse il cuore
credi che gli occhi troverebbero il coraggio
di comprendere, non so;
Osservo colui che sogna,
guarda le sue labbra come
felicità gli comanda,
vedi bene come il mondo in ogni cosa
appare bello, così si mostra la grandezza dell’amore
che lascia noi guardare il mondo donandoci
il dolore dell’illusione e al tempo stesso
la speranza
poiché il mondo
è al di là del bene e del male.

Seduto sulla mia vetta….tu
Vorrei poterti stringere
Forte
Tra le mie braccia
E sussurrarti
Parole tremanti
Al piccolo lobo
Di quel meraviglioso mondo
Dandoti la sensazione
Di un mio prossimo ritorno.

Ma lei
E’ la sola
E con le sue vesti
Fa di me
Quel che vuole.
Di fronte alla sua immensità
Mi si piega il capo
E le parole
Si svuotano
Di significato
Mentre un brandello
Di carne
Rosso sangue
Sembra voler evadere
Questo mio corpo
Che a queste rare altezze
Pare più
Una nave
Alla deriva
Senza più gioie e tormenti.

Desidero solo il ritorno
Ma da queste parti
Non è tutto facile.

Lo sguardo
Come pietrificato
Si attacca
A questa scialba campana
E rapito
Da visioni immacolate
Mi dimentico
Che il tempo qui
È il mio conto alla rovescia.

Preso da sconforto
Mi scuoto un poco
Ma scorgendo su di me
Sovrumani silenzi
Che come avvoltoi
Svuotano
I più lievi aneliti del mio cuor
E soprafatto così
Da un torpore mistico
Cado a terra
Come corpo morto.

In preda a favolose visioni
Come in una favola
...Scopro te
Dietro un albero
Che saltelli
Lenta, lenta
Un piccolo ruscello
Da una parte all’altra
Poi
Lo fai più veloce,
sempre più veloce
Sempre di più
E poi mi guardi
Irresistibili i tuoi occhi
Come sempre
Pieni di provocazione
E mi fai cenno
Con l’indice
Di partecipare...

Risucchiato
Da una vortice
Di luce abbagliante
Salto in piedi
Di scatto
Come nuovo
Con il cuore impazzito
E comprendendo quanto sia necessario
Tra questi musei viventi
Posseder granitica volontà
Per non cedere al richiamo
Di questa bianca sirena
Su cui amo tanto vacillar.

Così dicendo
Mi apparve sfuocata tra le nebbie
La tua figura
E come un pittore
Scrissi un quadro.


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