Poesie di Fabio Martini


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Nato nel 1956, residente a Verona. Laurea in Medicina e Chirurgia, specializzazione in odontoiatria.
Da sempre appassionato studioso, attualmente laureando in Lettere, indirizzo classico.
Aspirazione: lavorare nell'ambito della filologia e letteratura greca.


Solo
Il tempo trascorse e alla fine
rimase l’amaro dolore
d’un vuoto sconforto; nel crine
canuto il tormento del cuore.

Non scòrse che nubi sui campi,
la pioggia non diede mai tregua;
il giorno fu acceso dai lampi.
Già il fioco chiarore dilegua.

Dilegua nel sogno deluso
di luce, ché adombra la sera;
rimane un sospiro nel chiuso
suo cuore, che lotta, che spera.

Se vanoè fidare nel nulla
d’un mondo squassato dal male,
nell’animo soloè la culla
d’un palpito vero e immortale.

L’immagine cara di mamma
rivive un istante nell’animo
affranto; d’affetto lo infiamma,
nel sonno gli tende le mani.

L’amore materno rincuora
quel figlio stremato, sopito;
e sorge una limpida aurora
nel cuore dell’uomo smarrito.

Speranza, che salda sostieni
dell’anima esausta il destino,
pietosa le mani tue tieni
sul capo dell’uomo,
qual dono supremo divino.

Una goccia
Il sogno sfugge agli occhi incantati
che non osano incontrare il buio
della loro cecità.

Corsa insensata
inarrestabile
risucchiata nel vuoto del tempo.

Paura del nulla, motore
d'un veicolo senza ruote
che gira e gira, in folle,
nell'incessante delirio d'emozioni.

Sfinita, l'anima implora
nel silenzio
una goccia di vita.

La fonte
Canta, sorgente di cristallo, il nuovo
motivo della gioia, ch’è nascosto
in te soltanto, con le fresche stille
di rugiada e il tuo murmure sommesso.

Un ruscelloè là, sgorga argenteo presso
dirupi e forre, s’insinua fra pietre,
avanza, tacito sotterra scorre
e infine balza spumeggiando dietro
i ruderi di case diroccate.
E non diresti di trovarlo in luoghi
acerbi e ostili. Ma vicina senti
la sua voce sicura, che sussurra
il fremito di vita più profondo.
Eterna fonte d’armonia, che inonda
inesauribile di linfa il bosco,
è il canto che ora libero si scioglie
e dolcemente mi rinnova il cuore.

Per tempo
A una a una la luce trasfigura
le macchie dei voli in luci indistinte

Nella fresca voce del crepuscolo
rinasce l'erba negletta della
serenità

Nel silenzio
Lasciatemi
solo
nella stanza

senza gli
invadenti
cicalecci
del mondo

A me basta un
sasso, un albero o
la voce del fiume

del suo tranquillo
fluire.

Nel silenzio scorre
la più profonda
vena della
vita - tra le asperità

senza alcuna
insofferenza.

Sempre
è paga, persino
della propria

precarietà.

L'acropoli
Sono salito sul colle un milione di volte,
a cercare chissà cosa, sperando chissà cosa.
Ma ora che tu non ci sei
è il vuoto ad ogni passo.

Ora che devo fare, su quest'eremo cittadino,
su questi prati deserti
che evocano ricordi senza valore?

Meglio, forse, cercare di scoprire
nell'oggi,
una sorta di oasi indifferente
e quieta; un riparo almeno,
provvisorio fin che si vuole,
ma adatto a sopravvivere
in un vuoto nulla.

Berlicche
L’importanteè far soldi,
fregarsene degli altri
e di tutto, brindare
alla propria salute.
Dopo, uno può crepare,
contento del mausoleo
che potrà farsi costruire
a perenne memoria.
Ti prego, credilo,
è vero, buon uomo
o buona donna!
Se vuoi, leggi le lettere
di Berlicche, le trovi
a poco prezzo, dappertutto;
forse lì troverai
qualcosa di interessante,
di importante per orientare
la tua fugace esistenza
su alcuni valori
fondamentali di ogni vita.
Credimi, ti prego,
perché sono qui a bella posta
per aiutarti amorevolmente
e condurti al sicuro,
con la tua anima
e il tuo denaro, a patto
che sia abbastanza nera
(l’anima) e sufficiente
il tuo amato denaro.
Ho bisogno di te,
perché ti voglio donare
tanto calore e condurti
dove sarai grande
in un’immensa reggia!
Dammi retta, ascolta
chi ti vuole bene
senz’alcun interesse.
Guarda quanti potenti
si sentono già eterni
e gioiscono, avidi avvoltoi,
schiacciando gente pezzente,
miserabile, fetente.
Loro sì, i potenti,
hanno capito bene
quel che conta davvero.
Mi raccomando, ascolta!,
non ti perdere in mezzo
a quelle sciocche ciance
sul bene, la pace, l’altruismo:
vana retorica, fesserie;
scrolla le spalle, lascia
che abbocchino i creduloni.
Tu no, non ti perdere
inutilmente, scendi
dritto dove mi trovo io:
non vedo l’ora di donarti
la dannazione
e l’infelicità eterna.

Ode silenziosa
Il sole, che di luce
inonda il fresco cielo
settembrino, scioglie in cuore
un non so che di vago,
un fermento indefinito
della terra, da poco
dissodata dalla lama
d’un vomere benigno.
è l’umido sentore
della zolla riversa,
che pregna e scura esala
fra radici e sementi
sparse da sapiente mano;
è lo zirlo del tordo
sui rami, nel folto
della selva o fra i tralci
gremiti d’uve lucenti.
O la brezza improvvisa
che l’essere accarezza,
quando tutto diventa
primordiale litania
d’un canto in sé rinato.
E sale una sottile
ode silenzïosa,
eterea eco indistinta
sfuggita all'occulto
penetrale della vita.

Precarietà
Mattina soleggiata
sulle colline

Nell'ora estiva
l'argento degli ulivi appena
si screpola
fra i capricci del libeccio

Abbarbicata alla casa
l'edera di trascorse
stagioni

Sul prato, mucchi di fieno
e muretti a secco, ma

le finestre del rustico
sono chiuse, sotto il
portico non c'è l'automobile

Qualcuno
può sempre partire

Il rappresentante
Mentre si costruisce
il compito d'esistere e
avanza fra diedri
di solida apparenza

l'incompiuto rimane
sul fondo d'uno specchio
liquido, dove tutto
si rifrange o si riflette

- esausto, trae un ampio
respiro, e si consola
presso l'indefinibile
nitore

Tu sai
Ma tu sai la cenere, il filo spinato
ritorto sulla fronte dell'asfalto,
lo sguardo da cane disperato,
quello sguardo
                                       in un uomo

Come puoi dire
- eppure tutto questo, anche questo
è amore

Che ne sappiamo noi dei paradossi,
dei rifiuti rifioriti, della giustizia
che si crea nell'anarchia di mille offese
gratuite

o di libertà che nascono nel
fondo di fosse avvelenate

Eppure tu sai...

Forse comprenderemo
(forse, anche noi) solo quando
la terra guasta si sarà
                                        finalmente
dileguata

Fra le mani
La tua destra raccoglie fili dorati,
l'altra avverte la leggerezza della
paglia che incessantemente
si disperde

Ribellione, disappunto,
ispirate invenzioni a contrastare
le volute nefaste del destino

- davveroè questo vivere? -

O il coraggio di allentare la presa
e abbandonarsi, senz'altri intoppi,
alla corrente

Scalzi
La via si affronta a piedi
scalzi: non c'è altro
modo di seguirla, se non
saltellando, quasi,
sul letto d'un fachiro

Qualche fitta, si sa,
fa parte del mestiere.
Mi provo a non far caso
al disagio - maè una
suocera

insiste, mi mette in
imbarazzo

La guerra (omaggio a F. Fortini)
Vicino vicino c'è vento di guerra:
la gente potente distrugge la terra.

In tarda mattina ho fatto un prelievo;
vedere il mio sangue non era un sollievo.

Succhiavano a fondo con l'ago endovena.
Ma il sangue succhiato dagli empi fa pena.

Il dio del denaro feroce pretese
il sangue innocente di vite indifese.

Non giova a nessuno sentirsi impotenti
vedendo quel triste massacro di genti.

E un animo mite, che mai potrà fare?
partire e vagare per terra e per mare?,

coprire lo scempio dei corpi dispersi
d'un bianco lenzuolo tessuto di versi?

Non credo davvero; l'amara ironia
non ferma gli stolti che han l'anima ria.

Sogno
Son vicine le stelle,
ancelle del mio sogno.

Sorriso della luna,
tu sereno lo baci,
di sbieco,
quel lucido rispecchio
d'una notte invernale,
ravvivata da un refolo
che freme irrequieto.

Riflesso nelle ombre
d'un sogno inaspettato,
evanescenti effigie
rievochi, suadente,
di vaghe luminarie
che sembravano sopite.

Allora, echi remoti
d'innumerevoli rimembranze
si dissolvono, schivi
del tempo,
nei vividi turbini incessanti
d'apparenze irreali.

Sola, sulle ali
d'un tenue lume pallido,
scivola silenziosa
una vela d'argento.
Una fonte zampilla
e mormora nel vento
la sua canzone tranquilla.

Son vicine le stelle
e il sogno non ha fine.

Se la fede...
Se la fede, un conforto religioso,
un punto fisso come appiglio certo,
se una roccia incrollabile, smanioso,
con gli occhi vo impetrando a viso aperto,

se sopra tutto mi figuro un serto
divino come un nimbo luminoso,
se uscire voglio da un mortal deserto
e fuggire oltre il limite pauroso,

è perché questa vita di travaglio
avviso e incudine e crudele maglio,
che incessante supplizio ci procura;

e ne subiamo i duri colpi e i torti,
né ci possiamo opporre, se non morti,
a tale oltraggio ed infernal tortura.

Indifferente
Il tempo ali di pietra
distrugge pianeti e galassie
spegne lune e vulcani
con illimitato cinismo

Il tempo indifferente
genera o polverizza
come un dio a cui nulla importa
nemmeno di se stesso

Serenità
Felice un bimbo gioca
la sua primavera;
sfiorano le manine
corolle variopinte.
Vele in miniatura,
farfalle pigre
oscillano nel vento:
macchie di colore
coronano il capo
di quel bimbo contento.
E' un mar di luce e sole,
paradiso di sempre
dell'innocente età.
Paradiso del mondo,
di tutti i tempi e terre,
eterno girotondo
della serenità.

L’incanto
L’incanto del sogno fu breve,
svanì quasi stella cadente;
come il sole scioglie la neve,
si dissolse rapidamente.

Oh rosa!, corolla perduta…
schiudesti i tuoi petali invano!
Una voce udii; poi muta,
come un rio che scorre lontano.

Fu solo un istante: scomparve
nel vuoto la voce, si spense…
e nel nulla buio comparve
uno scuro d’ombre più dense.

Tu, immemore sonno, fuggito,
non scopri nell’anima pace;
ché il ricordo vaga smarrito
e non trova un fiore che giace.

Rimane un profondo rimpianto
nel cielo adombrato del cuore:
è l’affetto, l’unico incanto
che ritorna al mondo che muore.

Sonetto della luce
Se avverte il cuore, nel profondo, un vivo
desiderio di spazi senza fine
e in sé supreme libertà divine
sospira, da esso sgorga certo un rivo.

Fiume del sogno, che conduce, privo
di passioni funeste, a cristalline
prode e a celesti vette adamantine,
su eterne fonti d’un ghiacciato clivo.

Ov’è il dominio della pura luce:
là, terso, il cielo di virtù riveste
le sue notti, nei lumi delle stelle;

ed ogni stella del color riluce
che leè proprio; e fra danze manifeste
di gioia arde uno sciame di facelle.

Prece
O Tu, mistero nella Luce avvolto,
incomprensibile all'umano senno,
Tu che vedi l'errare delle genti
sottilmente sviate da illusori
messaggi, schiave di convulse gesta,
d'invidie, astioso dire e d'odî innati,
e da caine stragi lacerate
da quando il mondo dall'Eterno nacque,
Ti prego, degnati di dare pace
all'anime che cercano il sublime
Tuo Amore, e placane il timore e ingiusto
strazio subìto a causa dei ribelli
empi e spergiuri, avidi di fraterno
sangue nel nome di tesori falsi
o mende gabellate per valori.
Così concedi e il Voler Tuo sì dia.

Madrigale sanguinetiano
Rozza comare che puteva assai,
con voce d’orco e grazia d’elefante,
sedette in auto e tèsemi un agguato.

Ma si sfondò il sedile: mi lanciai
tosto nell’erba, ruzzolai distante
e mi volsi alla fuga disperato.

La sorte m’ebbe pieta, e fu gran gioia
di schiusa luna il lume, e scappatoia.

Trasfigurazione
Nel buio ruggine contorta
strazia vetri trasparenti
che il vuoto asperge
di rugiada sanguigna.
Un raggio di luce ineffabile
trapassa il respiro mortale
d'un putrido teschio
spalancato dai vermi.
I vetri sono mosaici
accesi da ossa abbacinanti.

Distacco
E stavolta i vecchi, rugginosi ferri
docili scivolano sull'asfalto
senza nemmeno fare
strepito: e mi sorprende, vedi, quasi
indifferente nella frenesia
policroma di trottole irrequiete, questa
specie, non dico d'ascetico nirvana,
ma (finalmente!) di distacco e vivo
e strano, non voluto, non cercato,
                                      [del presente.

Egloga
Canto le piante, fresche di pioggia,
fiori, rugiada, pollini, vento;
il sole, l'acqua, stille di roggia,
le zolle e il bove placido e lento;

la terra madre con l'erbe e i frutti,
grano a distesa, dolci pianure
e i colli e i monti, fra valli, asciutti
di ghiaie e vette limpide e pure.

Canto la pace, la quiete agreste,
il ritmo lento delle stagioni,
le nubi e il cielo, che qui riveste,
d'azzurra luce, prati e covoni.

Semplice e piana sarà la vita,
grande il mistero della natura:
e chi lo intende, trae rifiorita
la pace in cuore, pace sicura.

Un volto
Un volto noto, dopo lungo tempo
apparso una sera anonima, improvviso,
rigenera nell'anima uno strano
movimento; farfalle avviluppate
in un un bozzolo assopito prendono a pulsare.

Vola allora veloce, sulle esili ali
del vento, fragile una nota limpida,
scivola libera una vela al mare
tra i flutti, che schiumano labili rivoli
di cristalleria frantumata contro gli scogli.

Il sabato (haiku)
Dalla campagna
con paglia, erbe e viole
il crin s'adorna

la donzelletta
conciata per la festa.
E rinovella

gli ardori antichi,
intra polke e mazurke,
sotto ombre e tetti

la vecchierella,
perso il fausto suo giorno
e fauste lune.

Ma al suon di squilla,
errano sulla piazza
lieti i marmocchi

e fan gazzarra,
nell'aria ch'è ormai bruna
prima di festa.

Di sotto i denti
mette verdure e rape
lo zappatore

pensando seco
alla pioggia e al governo
e alla pensione.

Stakanovista,
nel lume di candela
lavora a notte

il falegname.
E odi, sgradita sveglia,
martello e sega.

E' il più bel giorno
il fine settimana,
quando altro tace

- ma lunedì
ciascuno all'opra usata
triste s'accascia.

L'età fiorita
trapassa, canta il cuore,
priva di selve

la vita nuova;
edè limpida gioia
del garzoncello

che allegro scherza.
L'occhio sereno e chiaro
gode soave

ignaro d'ombre
guastafeste. E se tarde,
sarà tuo pro,

grande tuo gaudio:
meglio assai non sapere
finché siè in pace.   

Il segreto
Un tempoè passato un giardino
nella mia anima

Ora restano chiodi
e alcuni bianchi
fiori
che la luna custodisce

Mantengo questo segreto

(Gli altri sanno che la luna
si trova nel cielo)    

Piove
Preghiamo,
le chiappe al sicuro
dal muro
dell'onda
che grave rimbomba,
rintrona lontana
minaccia
s'arriccia mostruosa
enorme, deforme,
erompe, devasta
e flagella
la favola bella
che ieri ci illuse
che oggi racchiude
sacchi di salme
e sferza le palme
ignude e contorte,
i volti tristi
di turisti smarriti
fra noci di cocco,
privi di figli,
di vesti pregiate
e valigie griffate,
privi di potte
affittate sul mare
per qualche baiocco
e non disperare   

Nudità
Il momento mai
quello giusto

il riscatto
perennemente
nel futuro

Osservo il tempo
mentre adagio
mi spoglia

come un vuoto a
perdere, laido e

impudicamente
felice   

Sonetto triste
Pioggia che scendi nell'autunno lenta,
tra nebbie sparse nelle valli alpine,
un pianto sei per me, che in mezzo a spine
cerco conforto ad una vita spenta.

Sono travolto da una gran tormenta
che infuria cieca e sembra senza fine;
se tregua alcuna dà, sempre vicine
son le procelle e lor follia violenta.

Ma non intendo consegnare l'arme
senza dar prima pugna valorosa
su estranea terra ostile ove mi trovo;

ché la speranza ancor mi dona nuovo
fervore e forza, onde ammansir pur osa
le avversità, recando seco un carme.

Cartolina-ritorno
Ti penso con affetto
e una nota nel cuore
risuona di nostalgico
sentimento filiale

Caramente saluto
il fluire del tempo.

Grazie
Un grazie lo voglio mandare a voi tutti,
poeti del sito, creatori di gemme, di fiori,
di perle che adoro.
Nel coccio, segreto si cela un mistero,
mistero dell'oro che luce non visto,
d'incenso che brucia sull'ara
del tempio, al di fuori del tempo;
profumo che sale nel cielo dell'anima, strale
che il cuore colpisce ed infiamma
d'un dramma felice.
Un bacio elettronico mando a ciascuno
sull'onda del web, sulla tela tessuta dai cuori
con fili di luce ed impulsi d'amore,
di rabbia, di mesta tristezza,
di gioia sublime, di noia e di vita.

Rosa P.
Te ne sei andata
per sempre
e mi hai lasciato solo con me stesso.
Più non sono tornato
a rivedere i luoghi
ospitali d'un tempo,
perché non me la sento
di mummificare, vivo,
tra rovine polverose.
Non posso:
sono io il luogo in cui tu ora vivi.

L'occasione
Tendo la mano all'occasione. Invano
fu. Né mai giungerà, se non tardiva,
troppo tardi, alla fine d'una notte
inutilmente insonne e tormentata.

Si affaccerà forse improvvisa al buio,
come turista estranea e indifferente.

Ma non mi troverà: sarò nel mondo.

Il mondo come immenso manicomio.
Trovarsi a proprio agio,è già disagio,
sintomo d'una grave malattia;
l'assuefazione non dà scampo alcuno.
Meno peggio soffrire e ribellarsi.

Se la vitaè dolore, il doloreè vita:
chi non l'avverte, sta morendo vivo.

La passiflora
(in ricordo di Filippo L.)

Un alitare di vento sbiadisce
il crepuscolo rosa
e un fermento del rio
insolito percorre
il borgo antico un venerdì di Pasqua.

La passiflora cela
un chiodo di passione
nel profondo del cuore.

Dice nel sacro silenzio
d’una vita a pena germogliata
tra arse pietraie e roveti appassiti,

dice d’un mondo duro e strano,
troppo strano e ostile
per essere vero.

Racconta d’un intenso profumo
chissà perché
presto soffocato.

Sotto i cipressi dell’antico borgo
per sempre ora riposi.

La fonte
Canta, sorgente di cristallo, il nuovo
motivo della gioia, ch’è nascosto
in te soltanto, con le fresche stille
di rugiada e il tuo murmure sommesso.

Un ruscelloè là, sgorga argenteo presso
dirupi e forre, s’insinua fra pietre,
avanza, tacito sotterra scorre
e infine balza spumeggiando dietro
i ruderi di case diroccate.
E non diresti di trovarlo in luoghi
acerbi e ostili. Ma vicina senti
la sua voce sicura, che sussurra
il fremito di vita più profondo.
Eterna fonte d’armonia, che inonda
inesauribile di linfa il bosco,
è il canto che ora libero si scioglie
e dolcemente mi rinnova il cuore.

Abbandono
I giorni passano uguali da quando
volasti scomparendo all’orizzonte.
Un giornoè uguale all’altro, niente torna
e nulla aspetto dal passato tempo
né dal futuro. Solo nel presente
talvolta un abbandono mi sorprende
in quel fugace istante, in cui la vita
destarsi sembra in un sussulto; dove
l’attimo si confonde con l’eterno
e l’affetto diventa primordiale
sorgente inestinguibile di gioia.

Haiku
Il greto sassoso del fiume
è arido pianto di pietra;
il cuore terreno, indurito,
geme rugiada dal cielo.

Fam. ...
Pappe e cacche, strilli e veglie
è la vita del bambino,
la delizia quotidiana
dei diletti genitori.
Meraviglia!, alla mattina
la boccuccia si spalanca,
quale sveglia mattutina
che scandisce la giornata.
Non s’arresta d’un istante
l’infernale meccanismo,
e la mamma, preoccupata,
fiuta attenta il pannolino,
mette mano al borotalco,
terge glutei bianchi e rosa,
stira, lava… e la cucina?
E, tornato dal lavoro,
manco il babbo si riposa;
zappa col telecomando,
si rifugia nel soppalco
pur di fare bricolage,
finge impegni a destra e a manca
(la serataè un po’ noiosa,
in famiglia ci si stanca).
Questaè l’estasi dei Santi
Genitori: nell’attesa
del ruttino, la tivù
su tragedie resta accesa
e rigurgita di spot.
Il papà getta la spugna;
sfatto dalla notte insonne,
non si deve più svegliare,
oraè lì che già mugugna
(odia i bimbi, odia le donne).
Ma, perché il fine sia lieto,
trova d’oro il suo lavoro,
alza i tacchi, fugge e, affranto,
prega e implora il direttore:
“…straordinari non pagati!”
(e chissà, a questo punto,
se in famiglia tornerà...).

Calycanthus
Un giorno grigio, uno dei soliti
della fredda stagione.

Il calicanto fiorisce, perse le foglie;
turibolo i rami d'incenso,
della poesia mistico cibo.

Secchi sterpi combusti - lo vedi -
ardono in una facile metafora:
ignee gemme d'arbusti, alimentate
dall'inestinguibile linfa della
                                 [sofferenza.

Prospettive
Non basterà lo spinello o
il sesso, il primo volo per
o da loro, dai fratelli sublacensi

Quando la solitudine fa paura
e la riempi di cianfrusaglie, fumo

le spire del tempo sempre più
veloci serrano, finché non
sai cosa

Dissolta la nebbia della
sicumera, vedi i fiumi senza
vaneggiati ponti

cerchi una roccia, disperato
ti aggrappi all'impossibile, a un
istante di mondo

capovolto, e solo allora
intravedi, nella vertigine,
il riflesso d'un ordine naturale

insospettato


Una fisarmonica insiste nel suo sonare, fra le pieghe, un'armonia
sgangherata e se ne frega se piove o se c'è neve, una mattina dagli occhi
infranti; del resto, s'è seduta incurante
                                                                            su un balcone della riviera,
provvisoriamente deserta, d'una città sorda, mentre orde rumorose
di armate civili si sono riversate altrove a smaltire i loro puzzi:
una brezza di solfuri dà l'ebbrezza
                                                                            di valori in corso della vita.
(Un criterio sicuro per orientarsiè il cerusico, che attua le sole
incisioni proficue per l'umanità, efficaci antidoti antibellici):
(è anche possibile evitarle, con una giusta dose di sano buon senso,
                                                                                           a gentile richiesta);

Homo
Ahi, che tetro fu lo strillo dell'esistere!, nel vedere la luce profanata
da un laido grumo di composizione organica,
                                                                 [a forza espulso, da un groviglio
viscerale, in un recinto riservato a divine sembianze umanizzate.
O bocca di travaglio, mantide orante, che rigurgiti impietosa una farfalla!
Solo quando il tumulto furibondo si cheta e, sopito, piano s'addormenta,
a pena e a poco a poco trovo quest'ego:
                                                           [specchio altrui, scheggiato in cocci acuminati,
ebbre parvenze alla mercé del nulla, labili relitti di vento in grotte sommerse...
E si solleva, nelle più profonde vene, un'onda immensa, che frange lo scoglio
in riva al mare, dove l'agaveè lambita
                                                        [dalle inquietanti lingue dell'ignoto.

Sfogo
Se la poesia diventa libero sfogo, anche così, allora, si può praticare:
in modo colloquiale e quotidiano, volendo;
                                                                         [senza pretese e in tono informale.
Perché oggi avverto, certo con disagio, la necessità di buttare alla deriva,
nel mare della tranquillità spaziale, alcuni nocivi pensieri nefasti.
Così, voglio elogiare il fasto del tempo che non c'è,
                                                                          [il tempo del futuro, quello
che noi inventiamo per dar spazio alla speranza, ai sogni e aspettative d'ogni sorta.
E guai se non ci fosse: perderemmo rose e spine; in breve, il sogno dell'intera
vita; la vita stessa, che, in fondo,
                                                                         [è solo sogno ad occhi aperti (o chiusi, forseè meglio).
Rendersene contoè doloroso, eppure necessario, a meno che non ci si svegli,
se lo preferiamo, all'ultimo momento (ma può essere più brutale e sconveniente).
Allora, andiamo, tanto vale
                                                                         [penare prima e prepararsi l'ali, affilarle
per affrontare il vento, brezza o tempesta. E accada quel che accada, pur di varcare
                                                                                              quest'obbligata strada.

L’acqua del fiume
Il fiume scorre, scorre sempre nello stesso greto e negli stessi luoghi,
ma l’acqua nonè mai la stessa e cambia
                                                        e nuova sorge da una fonte vecchia
d’anni, secoli, millenni. Sgorga e sale,
                                                        gorgoglia a mulinelli, sferza ponti,
mugghia minacciosa,
                              strappa e straripa
                                                       sconvolge e avvolge nella furia cieca,
svelle e schianta case e piante,
                                          spezza gli argini e i palazzi, sommerge terre e campi
e bestie e sassi, gli animali privi d’ali;
                                                      e l’uomo doma, e piega al suo volere.
Quindi dilaga, riversa la sua forza smisurata nell’ondata della piena;
e placa la sua collera solo allorché
                                                  l’intera massa gigantesca d’acqua
più non trova ostacoli e impetuosa si dirige verso il mare, rallentando
quella corsa rovinosa nella vasta e tranquilla pianura verdeggiante,
dove il sole la invita, con pazienza,
                                                   a chetarsi in vista d’un riposo che leè imposto.
La blandisce, la riduce a più miti consigli,
                                                             le sussurra con voce suadente
che non ha importanza e non vale la pena urlare e stroncare violenta, per niente,
ogni cosa, così, senza ritegno:
                                          se, gira e rigira, tutto rimane entro un confine.
Allora, l’acqua cede vinta e convinta, abbandona le ultime scorte di convulsa
energia, cade, s’arrende, com’è naturale,
                                                             al suo fatale destino; si srotola
ancora con qualche singhiozzo,
                                            ancora per poco,
                                                                     qualche piccolo intoppo; ma lenta
si lascia già andare e scivola piano,
                                                  sempre più piano,
                                                                           là in fondo , laddove alla fine,
senza sussulti, né grida e tumulti, sfinita,
                                                        gemendo un sospiro di pace,
                                                                                                   tace nel mare.

Sbornia
Siamo ormai giunti al solito punto spento, il giorno del non ritorno, celebrato
a dovere (senza il limite dovuto del buon senso):
        (che cuor di pietra ha il petrolio!):
così spira senza speranza la sospirata pace, e la coscienza tace (e tonfa
nella tetra tomba della terra tormentata da trivelle): trema ormai l’orbe
orbo, ebbro della sbornia d’oro nero
  (riversato sopra il sangue silenziosamente
sparso da bambini, bombardati dalle bombe intelligenti di demoni dementi):

Tsunami
Attraversare un mare virtuale nonè impresa da poco, travolti e stremati
da oceaniche ondate, originate
                                                 da infami tsunami (maremoti mostruosi
càpitano improvvisi fra capo e collo, rovesciando regolarmente capitani
di lungo corso, irreprensibili sotto ogni aspetto): (prima chi se l’aspettava?):
(ritenuti indefettibili, diventano docili relitti balbettanti
in balìa dei venti avversi, sballottati verso ignoti lidi laidi e poco lieti):
ma io (io, che una volta credevo persino nelle persone, nelle maschere messe
e, guarda, prendevo sul serio
                                                 carnevali nudi e crudi), non mi faccio più
fregare da queste frottole franose, fragile terra insidiosa d’immobili
                                                                                                        [sabbie:

Processo di pace
Pare dunque che a giorni alterni prevalga il senso buono della pace (all’ONU,
nondimeno, s’avverte sensibilmente
                                                              l’assenza d’una decisa voce
di dissenso a una pace di cadaveri): sinceramente si spera nella Madonna:
Medjiugorieè un pio esempio, ricorda le scorribande scannatoie ed etnocide
di dementi da dimenticare:
                                                 (e si vuole sempre che non si ripetano mai,
ma si inviano possenti spedizioni per sorvegliare possibili tranelli):
(e sì che basta il cervello d’una bestia, d’un cane o un sorcio, per comprendere
l’idea d’una catastrofe incombente e starne alla larga): non resta che insistere
                                                                                                       [in massa
con la veste iridata, irridendo agli interventi armati proposti dalle teste
                                                                                                       [di cuoio:

Post it
E allora, stracco, butto tutto in vacca, non ho tatto, tengo a stento questa
cacca d'una vipera vigliacca (e velenosa, e insidiosa, come le bottiglie
d'acqua al supermarket: vera varechina da evitare):
                                                                            questa vita villana
e aspra e forte che si conclude con chissà quale sorte, con le porte aperte
e infrante tra l'ossute braccia d'una tetra morte (invero mi addolora l'ora
del finale):(ma se fischia la signora nera chi la ignora?, al sibilo di ghiaccio
                                                                                               [taccio...)

de (cum) sideribus
non aver desideriè un disdicevole desiderio che tiene lontane
le stelle, testardamente rimaste adese alla volta celeste d'una volta,
quando c'era la terra
                              [e la guerra ecologica perfino, igiene necessaria
del mondo (ora chirurgica, secondo propaganda): e c'è chi, interessato, finge
di credere a occhi chiusi a queste bubbole nefaste, e si abbandona, in buona
malafede, ad autentiche simulate serietà,
                                                           [di proposito avallando
astute serpi che, assennate, considerano Marte e stelle parte vitale
d'un immenso, unico universo: il proprio portafoglio (beninteso, non
in pelle di serpente):

O albe...
O albe, o tramonti, che gioia, che goduria a rivedervi
sul colle che rimane un colle, nonostante le vesciche
degli eoni, piantato sempre lì, levato sulla testa,
e non muove uno sguardo a mirar la siepe stagionata

nei confusi silenzi spiati dai cani e dalla luna,
colti di sorpresa dagli smorti suoni improvvisi, del presente
o del passato inesistente e immaginario. E un occhio
sguercio di riguardo per l'avito roccolo pur devo

averlo, di riffe o raffe, ché il sauro verde, se scocca,
m'investe i capperi, per riuscire, fra l'erbose prode,
alla bicocca (mi strazia, il villan, la quiete profonda

finta nel pensiero errante). E' l'ora della sera che precede
la sagra e, al mio sobborgo, gli schioppi usano tonare;
ma nelle galassie mi perdo, e tra i rovi me la vedo magra:

un mazzo, assorto in me, mi faccio, rose spinose,
pelose ortiche, irte d'angoscia, cogitabonde viole.


Il tronco
Rimane, sulla riva,
un tronco divelto,
scagliato dalla corrente
contro i sassi levigati
e abbandonato, con indifferenza,
lungo il greto dopo la piena.

Il corpo, lacerato, ancora fradicio
e pochi rami spezzati,
tesi inutilmente verso
la luce, annaspanti
alla ricerca d'aria e libertà.

Può solo accontentarsi
di seguire con l'occhio
la lenta corrente del fiume;
e di notte vedere,
se ci sono, le stelle
o, almeno, il neon dei lampioni.

Altro non può fare,
se non giacere, a mezza
via, tra la terra e l'acqua.
Altro non può fare,
nella sua legnosa immobilità,
se non rassegnarsi
a scrutare, nel cielo,
un segno di speranza.

Simpatia
Sento subitanea simpatia
se sollazzevoli sermoni stimolano
salvifiche suggestioni solari.
Spontanei sussulti sonorizzati
salgono solerti su se stessi,
superano sicuri stupefacenti scalinate,
sollecitando serene sensazioni.
Serafiche serpi scivolano solitarie,
svolgono spire sinuose su sentieri senza sassi,
sovrastano solenni struggimenti,
sogni silenziosi, sensibili solecismi,
solipsismi spirituali, spassionati soliloqui,
serie sentenze, sublimi stupidaggini.
Salutari simboli sacroasclepiadei,
separano sistri, sinistri, sole, sale
senza sminuire sentimenti.
Sensato sostegno sanitario,
sono suoni scherzosi scelti,
severamente selezionati,
strani, sorprendenti, singolari.

Studio
S  è saggiare sapidi sistemi:
T  è testo, testimone, tradizione:
U è umore utilmente uperizzato:
D è dedizione di diuturna data:
I  è indefesso indagare idealmente:
O è ordine ottenuto, omofonia:

O è onesta opinione odificata:
I  è istante, illazione illuminante:
D è diletto, delizia del dettato:
U è urgente urlo unito universale:
T è tenace tensione tropizzata:
S è soffiare soffici stilemi:

Semplicità
Due anni son trascorsi dall’addio
e sembrano passati
come un soffio di vento.
Resta il vuoto e nient’altro;
e, nel vuoto, gli affetti solamente
sono oasi preziose.
Se tu ancora esisti,
non mi rattristi io, né mi crucci invano:
un motivo ti chiedo di speranza.
La speranza che sempre
vive, unico sole
confortevole e caldo
di vita, anche se lontano,
anche se sembra assente
nell’oscuro universo.
Vorrei sentire un’ode cristallina,
semplice com’è semplice la vita
che fluisce continua,
e vera comeè vera
la sua intima essenza.
E solo il cuore riconosce questa
misteriosa ode, che la vita canta
nel profondo silenzio.

Istanti
Perdersi all’infinito
come un’eco dissolta
nel sibilo del vento,
come un filo di luce
nel liquido cristallo
immenso verdemare;
perdersi dolcemente
nel sogno di una luna
invernale limpida
e vitrea come il ghiaccio;
volare in libertà
negli occhi azzurri del cielo,
fresco, caldo di sole,
nel luminoso specchio
d’albe senza confini:
ogni istante come
frammento prezioso
e irripetibile
dell’unico, ampio
respiro della vita.

La nevicata
La neve a fiocchi, lenta,
s’adagia sopra i tetti;
cristalli son perfetti,
sorgenti di calor.

Irti d’acuti aghetti,
gelidi al tatto e bianchi,
pungono l’aria e i fianchi
di luce e di candor.

E’ la magia felice
di tanti, tanti fiocchi
che fa brillare gli occhi
e rende allegro il cuor.

Felici quei marmocchi
che giocano contenti,
sopportano gli stenti
e apprezzano l’amor.

Accolgono pazienti
la vita come viene,
le gioie e le sue pene,
il dolce suo tepor.

Il viandante della sera
Se tante volte hai rimirato, tenero
incanto d’un errare pellegrino,
l’antico poggio verde
e le nuvole, i prati, le ondulate
colline sparse intorno;
se sognavi distese
di campi in fiore ed erbe
e sole e vasti cieli senza fine,
vedi ora il giorno che il suo corso volge
e lento il sole cala dietro il colle:
lascia ogni cosa e va’
laddove il fuoco avvampa all’orizzonte.

E’ il vespro; petali di rosa sparsi
sopra il sagrato d’una chiesa antica
testimoniano il rito dell’eterno
fluire della vita.
Il borgo s’addormenta all’imbrunire;
da una porta socchiusa
sale alla luna il canto d’un villano;
profumo d’arsa legna
nell’aria si riversa
intenso dai camini.
Ora che il cieloè spento,
i ricordi si fanno più vicini
e l’ombra inquieta della notte avanza.

Solitario viandante della sera,
a te abbisogna poco: quel diletto
che il lume della luna
può offrire, in buona sorte,
a chi vaga sui colli senza tempo.
Avverte un canto dentro a sé; ma angusto
è il suo cammino, e accidentato, verso
l’ignota meta che tracciò il destino.
E trae conforto, immerso
fra le notturne tenebre, se un tetto
è su di lui lo sciame scintillante
delle stelle nel buio;
non grigia vòlta oscura,
ma auspicio luminoso di sereno.

Raccogli allora i passi e i tuoi pensieri,
ché il giornoè dileguato
e incertoè l’avvenire.
Una canzone ti risuoni dolce
nell’intimo del cuore, un’armonia
che i fantasmi sbiaditi
dissolva limpida; ode preziosa,
t’infonda quel calore che ravviva
il senso e lo sostiene,
sole vitale, sulla fredda via.
Solo così rinasce
il vigore sopito nelle tenebre;
la vita si rinnova
e misteriosa pace
proviene da quel mondo
che, in sé raccolto, nel silenzio giace.

La danza del re
Nel mondo del sogno
conduce un folletto la veglia
che inizia tra poco a palazzo del re.
La corteè presente,
le sale addobbate,
le luci e candele circondano il trono;
devote, le dame s’inchinano,
insieme alla corte, davanti al sovrano.
Intona l’orchestra una limpida voce;
a un cenno solenne del sire,
la bella regina consorte
invita la folla a danzare.
Chi vede all’esterno il palazzo
rimane incantato, perché
traspare una luce attraverso le mura
e attratto neè.
Di solo cristallo le mura son fatte,
di pietre preziose le torri merlate;
lucente, il palazzo, arroccato sul mondo,
ne domina tutti i reami:
è sede, ospitale e accogliente, del sommo
Principio vitale, ove regnano uniti,
felici e concordi per sempre,
l’amore perenne e la pace.

Saudade
Quando ti penso e sento la tua assenza
mi invade uno sconforto
profondo, e sono immerso
in un amaro mare
di pena e di tristezza.

E ciò succede spesso, troppo spesso,
e non vorrei: mi sembra
ingiusto che un ricordo
così bello, così
solare e luminoso,
venga oscurato, in breve
tempo, da quel che in fondo
è un’ombra. Se soltanto
potessi avere sicura certezza,
la nitida coscienza,
non importa in che modo,
d’una vicina tua
amorevole essenza!,
potessi percepirla, qualche istante,
in un sogno sensibile.

Ma questo miè negato,
né pretendere posso
una consolazione,
se in realtà la considero
benefica illusione.
E i miei occhi non vedono, non possono
vedere, ancora aperti,
se non quello cheè folle
visione allucinata.
Il mistero si vede
soltanto ad occhi chiusi.

Paesaggio
Con passo allegro me ne vado al sole,
all’aria aperta, solo, in mezzo al prato
profumato di fiori, sotto il cielo
ove mutevoli son luci e nubi,
vagando tra i sentieri del mio colle;
e cerco assorto il sogno della luna.

E tante volte rimirai la luna,
presto raccesa allo sparir del sole
lentamente assopito dietro il colle;
a poco a poco abbrunano col prato
tutte le forme, spente dalle nubi
che silenziose salgono nel cielo.

L’essere mio riflette il terso cielo,
e attende la comparsa della luna;
edè felice se lontane nubi
all’orizzonte dissipa il suo sole
caldo e l’erbe fa crescere sul prato
e d’un vestito verde veste il colle.

La naturaè signora e dona al colle
il fascino e il mistero, insieme al cielo
e al secco tufo giallo, cuor del prato;
e il cuor risplende al lume della luna
del pari suo colore, insieme al sole
che dorato rifulge tra le nubi.

E quando pioggia riversò da nubi
oscure l’aere e turbinò sul colle
forte il vento, riapparve infine il sole
e la speranza assise in trono e in cielo;
e uscì sereno il viso della luna,
rotondo e rosa, a illuminare il prato.

L’erbe e i fiori che nascono nel prato
sono gli affetti intatti dalle nubi
avverse, accarezzati dalla luna
che, calma e chiara, attende assieme al colle
il sorgere dell’alba, mentre il cielo
s’appresta a vivere il tepor del sole.

Così io vo sotto il sole tra il prato;
e se ombre danno le nubi al mio cielo,
la luna appare a dar luce sul colle.

Barbara
Non dentro carte gialle, fra polvere spessa due dita,
aridi fogli sparsi presto dispersi al vento,

nasce la vera gioia, l’annunzio solare di vita;
ma dentro un cuore umano, fatto di fibre e luce,

sgorga una fonte eterna, che genera l’umile amore,
dona serena pace e dolce i sensi inonda.

Il sentimento vale, spontanea sorgente feconda,
quando zampilla e spegne d’acqua l’ardente sete;

acqua di fresca vita, che blandi misteri rivela,
regge lo stanco passo lungo la via deserta.

Barbara torna e porge la ciotola colma, ristora
stanco il viatore solo, che il lungo errare strema.

Freme improvviso un guizzo nell’animo colto da gioia,
vibra l’intensa nota di musicale essenza;

intorno il mondo tace, ma un palpito vive nel cuore,
schiude una fresca rosa che di rugiada brilla.

Tracce
Un giornoè un passo
trascinato a stento
tra granelli di polvere
d’uno sterminato deserto

Ma la speranza
si rinnova
fra i drappi neri
del cielo lacerato

Quest’anima
è un occhio caparbio
che si ostina a scrutare
nell’azzurro
tracce di vita

Vola…
Vola alta la speranza,
messaggera del cielo,
tende la mano all’alba intorpidita;
di luceè la sua danza
e mostra tenue un velo
di trasparenti raggi della vita.
Edè solerte e ardita:
soccorre senza posa,
non conosce timore,
ma soltanto l’amore
del qualeè sorella generosa.
Se le si presta ascolto,
poco alla volta se ne scorge il volto.

Brucia incenso sull’ara
di tal suprema dea,
rendile omaggio semplice e devoto;
ti addolcirà l’amara
passione, con l’idea,
viva, d’un mondo che non seppe il vuoto;
avvertirai un moto
felice di sollievo
e di serenità,
tepore e libertà,
ed ogni cosa avrà maggior rilievo.
Solo l’ala tenace
della speranza condurrà la pace.

Per il viandante, questo buon consiglio
il cuore sente vero;
s’uno lo ascolta, viaggerà leggero.

Senonché...
Il tempo dei
sogni:
nemmeno ne avverti
il fruscio
               trasparente

che una salita
si scorge
                improvvisa

Inaridiscono gli
alberi lungo la
strada,
             pietre
nascoste gravano il
passo

Alle spalle
                rovine
perdute

E un luogo
piano e ameno
                       ormai
lontano.

Senonché...

Grigio diffuso, e
anche qualche
                         radura

le fronde, un ruscello o
lo stagno immerso in
                    un bianco
silenzio.

Senonché...

Il silenzio
Nel silenzio ti dico
pietre grevi come il
pianto di morene

Nel silenzio ti cerco
senza sperare visioni

Un'ombra fu ciò che
allora parve un
inaspettato
salvifico barbaglio

ma subito sparì

Ora, in
occhi che non possono
vedere, resta
solo
il silenzio delle
nostre voci

Fior di speranza
Quando la tristezzaè un mare
e cupi fantasmi
ti tormentano il cuore,
ai momenti più sereni
della tua esistenza
cerca di pensare,
e serbali come un dono
d’inestimabile valore.
Pensa soprattutto
alle piccole gioie
quotidiane, agli affetti,
a tutte quelle cose
che di solito si danno
per scontate, ma in effetti
non sono; e vedi quanto la vita
è stata generosa,
senza che te ne rendessi
conto, e continua ad esserlo
sempre, come una rosa
che sopravvive rifiorita.
E nella rosa le spine,
certo, le trovi, perché
questo fiore profumato,
sacro e vellutato,
la natura l’ha voluto
così. E così essoè.
Ma, alla fine,
non c’è grande traguardo
che d’un piccolo boccio
di rosa valga lo sguardo.

Scherzo
I.

Nel buio, una luce s’è accesa,
speranza remota di vita
che nasce improvvisa e indifesa.

O tu, che cammini all’oscuro,
seguendo una traccia smarrita,
non sbattere il naso nel muro.

Lo vedi: vicinaè fortuna,
ti trova e soccorre. Rimane,
nel pozzo, una fetta di luna.

La luna nel pozzo dorata
si specchia, miraggio che un cane
sospira, sì a lungo latrata.

Suvvia, non lasciare la vista
dell’astro d’argento, che dorme
di giorno e, notturno, rattrista
chi viaggia, ma illumina l’orme.

II.

Prosegui sicuro il cammino,
fissando una meta precisa;
e scalda il tuo cuore col vino.

Al fegato poni attenzione,
e cerca di togliere, lisa,
la veste che cela il magone.

Ricetta salvifica certa
non c’è; non esiste, in galera,
l’uscita ch’è libera, aperta.

Allora, rimane soltanto
fiducia e coraggio, la vera
risorsa dell’animo affranto.

Se credi a parole scherzose,
è bene aver salda speranza,
che, sola, sostiene gravose
le spese di musica e danza.

Mistero
Strano mostroè l’amore,
splendido e terrificante,
meraviglia e orrore
al tempo stesso. Prigione,
stato di equilibrio
in continua oscillazione,
dissociazione enorme;
precarietà estrema
di vita, sostanza informe
e mistica follia suprema.
Perché? Mistero,
enigma del vero;
fondo mai visto e silente,
incandescente,
d’un magma primordiale.
Si manifesta come
forza possente e brutale,
energia e dolcezza
immortale, che accarezza,
generosa e infinita,
ogni forma di vita.
Mistero, ma perché?
Una cosaè certa:
risposta non c’è.

Luce
Salgo ancora sul colle,
perché vorrei scomparire
guardando in viso il sole.
Salgo perché voglio
che l’ultimo raggio della sera
mi trapassi da parte a parte,
come un abbraccio infinito
di gioia mai provata.
E dissolvermi in quella luce,
di essa diventare parte
trasformando me stesso
in vibranti particelle.
Imploro liberazione,
sospiro grazia estrema
e come viatico chiedo
serena rassegnazione.
Una muta preghiera
con fede rivolgo al cielo;
non voglio chiedere niente
altro che affrontare, solo
e leggero, l’ultima sera
prima di un’alba trasparente.

Rimane
Torna la primavera,
ma tu non torni più.
Rimane fra gli ulivi
una brezza leggera,
restano tristi sospiri
sul prato deserto e inerte,
assorto nel risveglio
stordito dell’esistenza;
mentre il tempo senza tregua
e irrimediabile trascorre.
Rimane il tuo ricordo,
il coraggio e la dolcezza
che furono la torre
della tua travagliata vita.
Questo solo rimane
di te: nient’altro
che la sopravvivenza
di un insopprimibile affetto.
Questo soloè il diletto
che il cuore racchiude
nelle sue mani preziose
e rassicuranti,
dentro le spoglie ignude
d’un inverno grigio e silenzioso.

Ad Anna
Ciao, cara amica mia!
Bellaè la compagnia
e il calore di un affetto,
di un'anima che dice
la sua amicizia schietta
e in mano il cuore tiene
e generosa dona.
Felice chiè felice
dell'altrui felicità,
perché in sé trova il cielo
senza bisogno di cercarlo.
Tu sai bene che a chiè solo
spesso basta una parola
semplice del cuore,
per riprendere vigore.
L'esperienza della vita
a noi lo insegna; e soltanto
con la guida del dolore,
il maestro universale,
si comprende tal valore.
Un orecchio attento, pronto
ad ascoltar benevolo
l'umana sofferenza,
è grande, infinito sollievo
per chi, fortunato, lo trova.
E io voglio ricordarti,
cara amica, come un raggio
di luce che, improvviso
e inaspettato dal sole
è giunto, a riscaldare
il mio viso raggelato e spento,
quando ormai disperava
del vitale suo pimento.

La canzona di Daria
Splendida, celestial creatura:
così inver m'appare
Daria, e 'l suo incedere
vuol che sia natura
al pari d'un ritmo
saltellante e bello e vivo,
qual convènesi a cerbiatta
che salta e schietta balza
a destra e a manca, in fretta
anco più che il suo desìo
la chiama; e punge e l'urge
rovello dolce e nuovo,
la smuove ove il cor
impone e a gran voce invita
allo sprone altrui;
e a chi chiede, pronta porge
aita, ché Amor generosa
e combattiva la fece;
le diede l'arme consone
alla pugna, e scudo e dardo
non mortal, ma folgore di vita,
per soccorrere solerte
i men forti compagni
di lotta e di ventura.

Guernica
Quest'anima la pioggia
non la bagna d'amore,
perchéè lacerata
da artigli di tristezza;
può soltanto arrancare
a fatica nel fango,
sognando una meta
di luce oltre il baluardo
murato del buio.
La stradaè lastricata
di vetri acuminati,
pugnali sono pronti
a colpire improvvisi;
lame di odio spietato
recidono le ali
d'una farfalla inerme,
che disperata tenta
di librarsi in un volo
convulso di salvezza.
Ma una pietra d'angoscia
la trattiene senza scampo
al suo infelice destino.
Resta l'ombra d'un urlo
silenzioso, che accusa,
al di fuori del tempo,
inesistenti coscienze.

Filastrocca in onore e gloria
di ogni propaganda politica
ed elettorale


Il battage elettorale
è finito e si sta male

è cambiato tutto e niente
ma son salve le apparenze.

Della guerra s'è parlato
e già s'è dimenticato

dei massacri d'innocenti
perpetrati da dementi.

Pur di fare propaganda
al mulino o alla filanda

l'acqua ognuno tira al fosso
del suo campo a più non posso.

Vota questo, vota quello
l'elettoreè lo zimbello,

va sfruttato fino in fondo
il coglione che sta al mondo

quattro giorni a respirare;
dopo deve anche crepare

senza soldi, né pensione
né carota, né bastone

di sostegno alla vecchiaia
(se ci arriva). Il can per l'aia

ha abbaiato in lungo e largo
e ha menato un nuovo embargo:

niente colla per dentiere
alle anziane colf straniere,

chi non mangia e dimagrisce
avrà il culo a stelle e strisce

come un'onorificenza.
Ed avrà riconoscenza

se s'impegna nel sociale
per amore nazionale

con la blatera a mitraglia
e più forte d'altri raglia.

Rosso, giallo, verde o blu
s'è stufato anche Gesù

dei miracoli perfetti
e dei dirigenti eletti

che san bene il tornaconto
personale. Il giocoè pronto

per ricominciare, basta
riciclare quella vasta

propaganda, mare e monti
ci son sempre, e pure i tonti.

Senonché, a questo punto
l'elettore ormaiè giunto

alla certa conclusione
che si tratta di un bidone.

La moraleè dunque questa:
non rompiamoci la testa,

dei politici a chi frega,
che si facciano una sega.



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