Poesie di Liliana Lorenzi


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Liliana Lorenzi 

Nata a Pisa, e qui risiede. Scrive poesie dall' Ottobre 2003. Ha al suo attivo la pubblicazione di quattro libri: Dolci Chimere pubblicato nel Dicembre 2003, non distribuito, ma presente in una ventina di biblioteche sparse per l' Italia e Passioni, in Aprile 2004 , entrambi editi dalla Golden Press di Genova.
Fiori della vita a Luglio 2004 ed Antichi Amori a Settembre 2005 sono stati editi dalla Nuovi Poeti di Vaprio d'Adda
Sono tutti confortati da presentazione: Dolci Chimere ne ha una personale; Passioni, ha una prefazione del critico Prof. Alessandro Mancuso, Fiori della vita è presentato dalla poetessa e critica Dr. Cesarina Deli, Antichi Amori dalla critica e poetessa Dr. Alessandra Pace e sono presenti in varie città italiane e d’Europa.
Maggiori informazioni sul sito: www.lilianalorenzi.net
oppure scrivendo a: prointervita@alice.it


 Al mare
Seduta sul fuoco della rena
guardo il mare agitato e
scotta meno la sabbia
nell’ora di punta
Un ombrello mi protegge
dalle ustioni della vita
Mi siedo nell’acqua e ascolto
le parole delle onde.
Non vogliono che me ne vada ,e resto.
Fragili mi dedicano una musica
invogliandomi all'ascolto,
e poi di contro la risacca,
cancella quelle note
con la gomma dell’invidìa.
Il tempo non esiste
e chi mi è attorno
svanisce come d’incanto
Mi lascio struggere da quella melodia
Si risvegliano le emozioni e la gioia
Si risveglia il dolore e la sconfitta,
Si risveglia la rabbia e il perdono
Un labirinto di sentimenti
mi spruzza addosso.
Momenti di magìa vissuti intensamente
come se ci fossi anche tu,amore mio,
che ti sei allontanato dal mare
per tuffarti nel freddo nevaio,
ma è così dolce e forte questo potere,
che l’assenza non manca più.

Compleanno della mia mamma
( a 7 anni dalla sua scomparsa)

Domani ti porterò una rosa rossa
e dalla tua fredda foto immaginerò
una lacrima che per emozione scende
disegnando un cuore sul tuo bel volto
tanto rimpianto e amato.
Così gli anni passati sembreranno attimi
dall'ultimo abbraccio
dall'ultimo bacio
dall'ultima volta che ti dissi "mamma"
Ricordi? Eri sul quel letto bianco
e cercavi di nascondermi
il tuo dolore
per timore della mia ansia
per darmi più forza e un pò di serenità.
D'allora mi risuonano sempre nella mente
le tue ultime parole:
"Vai a casa tranquilla. Io sto qui buona buona
senza agitarmi
e domattina farò quell'esame".
Ma non ci fu nessun esame
mamma mia adorata, perchè quella notte
il destino volle che tu ci lasciassi soli
e disperati.
Una parte di me con te se n'andò
e l'altra che è ancora qui, si chiede
quanto mancherà per raggiungerti.

Domani ti porterò una rosa rossa
e pregherò per noi.
(16 Marzo 2008)

Alvise
Possiamo solo
immaginare le piccole ali
che ti fanno volteggiare
con gli altri angeli,
mentre nei cuori terreni
che non conoscono il Cielo
s'apre una voragine,
e gli occhi umidi di pianto
brilleranno di dolore
e speranza di nuova vita.
Ma quel silenzio di vagiti
è insopportabile
all'udito di mamma.
E la consolazione
del mondo parrà un muro
che non si può abbattere.
Il tuo corpicino caldo
aggrappato al seno
felice di dare
all'improvviso,
avvertì l'immobiltà
che tante vite sconvolse.
Intanto che tu,
Alvise,
stavi già volando felice
tra le Sue braccia sicure.

Pisa
Bella e seducente
alla sera,
con le spallette dei lungarni illuminati
dalla fievole luce dei lampioni
gremite da studenti chiassosi
lì seduti con le gambe pencolanti
sui grandi marciapiedi.
Di giorno, col sole che gioca
in Arno e acceca le vetrine.
E saresti ancor
più bella e seducente
se nessuno ci fosse
a turbare la tua quiete
di città che d'estate muore
e rinasce nei fragori
d'autunno.
L'inverno poi,ti stringe nella sua
morsa fredda
come una passione consumata,
e la brina imbianca
la tua miracolata piazza.
Ah,Pisa che di tutto t'han detto!,
io ti ho scusata sempre,
per amor di quella croce
sprofondata nel rosso e argento.
E quel Dante dall'alto della corolla del suo giglio
che su di te vomitò anatemi,
e quei preti che massacrarono il giusto Galilei,
e quanti da loro ancor oggi
sparlano e sbeffeggiano
i tuoi colori sempre vivi,
vorrei ricacciare nelle loro gole
quei coltelli che squarciarono
la tua storia macchiandola
anche di sangue innocente.
Eppur se l'amore è grande
ancor più grande
sarà il mio distacco,
quando me n'andrò via
voltandoti le spalle
e guardando verso
un futuro nuovo
fatto di bolle di schiuma
e spiagge dorate.
Più forte del legame
è l'odore di salmastro
sprigionato dal mare
e che voglio respirare.
Mio piccolo pezzo di terra
di te sentirò la nostalgia,
e quando questa si farà più forte
tornerò a trovarti,
e applaudirò ai tuoi fuochi
che scaldano il cuore pisano
d' orgoglio e commozione

Torpori
Sdraiato accanto a me
mi accarezzi per darmi coraggio
plachi ansie e paure
e sei così vivo
che posso sentire le tue lunghe dita
sopra le mie
vorrei che questo dormiveglia
non finisse mai
ma un rumore mi scuote
e finisce l'incanto.

14 Dicembre 2006
Penso continuamente a
quando la tua voce
traboccava d’amore
e le tue mani gentili
m’attiravano al tuo seno.
Erano meravigliosamente dolci
quei momenti che saziavano
il mio spirito assetato,
riportandomi alle età perdute.
Per un solo istante,
breve come il lampo,
vorrei provarli ancora.
Ma quel sottile confine
tra la vita e il buio
ti ha strappato da me
portandoti lontano.
Solo questi intensi ricordi,
possono farmi sentire ancora
il calore delle tue carezze
e dei tuoi baci di mamma.

La scìa profumata
Quanto ho sognato e scritto,
strappato e imprecato
per parole vuote
gettate al vento!
Per te ho macchiato fogli
col dolore
e ricucito strappi
a un' anima sottile.
D'improvviso comparisti
dall'ombra del ricordo
chiamando così forte
il mio nome
tanto che i miei pensieri
s'infransero nel nulla,
e la mia fantasìa riprese
inutilmente
il suo sfrenato galoppo.
Ancora una volta, sei sparito,
lasciando la tua scìa
profumata di menzogne.

Provare
Quello che tocco
si trasforma in oro
Un goccio d'acqua
e le mie piante crescono rigogliose
Nessun intoppo sul mio cammino,
Sembro baciata dalla Dea Fortuna,
Allora cos'è che mi rende
triste e sola?
E' il mio passato legato a
dei letti sofferenti
che non m'abbandona
Pensare che potevo dare di più
mi strazia il cuore.
e frena le mie piccole gioie
anche dietro un riso occasionale
che non è libero d'uscire
sincero e gaio.
La mente è occupata da rimorsi
che forse non dovrei avere.
Ma la ragione va a cercare sempre in
quell'angolo buio,dove vivono
i piccoli peccati
che non posso più espiare
Sale così l'ansia del dopo
e della morte :quella da scegliere
o quella che viene imposta.
Parlarne è esorcizzarla,
ma verrà sempre
qualunque scelta di vita
o d'amore facciamo.
E io l'aspetto
con la lancia in una mano
e un rosario nell'altra.
-Ispirata da Ho provato di Gabriele Eandi
e da Ho provato e riprovato di Angelo Taraschi-

Milingo
L'antiprete porporato
prepotentemente vìola
leggi millenarie
una volta
due
tre
e chiede ragione
alla secolare religione
Gli errori clericali
hanno sconfitto
il suo credo sibillino,
che illudeva gl'invasati come un
giocoliere, credendosi
uno Dio che libera dai Demoni.
Ora la Chiesa ha messo alla gogna
il vecchio negro
che scappa si sposa e torna
poi riparte a combinare guai
e tornando scomunicato
racconta biasciacando
sproloqui, senza vergogna.
Esorcizzerà sè stesso?

Sono perle di schiuma
Sono perle di schiuma
che brillano al sole
e si sciolgono nella sabbia
per tornare ancora
in un gioco perenne.
Guardo questo mare
con lo stupore di un bambino.
Mentre i tristi pensieri
tornano e vanno via con la rapidità
di un battito di ciglia,
mi crogiolo al caldo delle distrazioni
che scacciano il male
Non c'è tempo per soffrire
sotto questi raggi che sciolgono
i cuori di ghiaccio.
Anche il tramonto m'avvolge
leggero nell'incanto del giorno
che piano piano va a dormire.
E presto tornerà per rendermi
l'anima felice.

A un amico
Correva alla vita
con immensa gioia ;
correva a perdifiato
finchè un piede
messo in fallo
e una smorfia
di dolore
spense quel
bel sorriso.
Tanti provano
a far sbocciare ancora
quel fiore irrigidito.
E le preghiere
mormorate
a fior di labbra
lucidano gli occhi
di chi spera,
aggrappandosi a un
filo consumato.
Dignità e orgoglio
l'aiutarono
finchè s'arrese
a quel martirio,
chiedendo pace.
Ma la vita ancora scorre
nel giovane corpo
che spera nel miracolo
chiesto per amore.  

Persa
Persa
in un tunnel buio
dove luce non trapela;
ingoio compresse
per scorgere un chiarore
che si nasconde;
poi finalmente appare
insieme ad un sorriso
che placa le paure.
Sono l'Araba Fenice
risorta alla vita
che dolori non risparmia
e di gioie priva.
Ma sono viva.  

Soggiorno in famiglia
Nel tepore del focolare
tra crepitii e fiamme
d'un alloggio amico,
il giorno lesto volò
tra parole e giochi,
finchè il caldo letto
l'accolse dolorante,
e l' alba nuova
rivelò altre verità.
E dall'amor filiale
alla promessa sopportata,
oppressa fu speranza
d'ospite gradito.
Come taglienti lame
le sferzanti frasi
squartarono un corpo
già ferito.
Eppur senza capirne il danno,
spezzata fu illusione
d'un genuino amore.  

L'intervento
S'apre la porta bianca,
per richiudersi alle mie spalle.
Nella grande stanza colorata
gli Dei col volto coperto
da una maschera
m'accolgono, afferrando
con le loro mani, le mie.
E' reale questo improvviso
torpore che mi pervade e
toglie le forze poco a poco;
e questo strano sogno
sempre più mi coinvolge
fino a perdermi in esso.
Sprofondo nel limbo
dove dolore e paura
non esistono
e dalla la pace del niente
pian piano
anche il dolore
si farà più nitido,
quando giacerò nel letto
vestito di bianco.  

Parente serpente
Violente e cattive
sferzano la schiena
parole ostili e menzognere
incrinando il sottile velo
che la serpe allevata in seno
spezzar vorrebbe.
Mi stritoli tra le tue spire
infame senza senno
partorita nel prato
dell'invidia e dell'ipocrisia
affamata d'un utopico potere
contorci il corpo viscido
intorno a un'anima pulita
liberando il siero
che la bontà infanga .
Bestia condannata
alla miseria di tutto
stridi verità morte fanciulle;
lusinghi gli stolti
ed istighi alla morte,
che per tua mano
certo non verrà ;
ma anche se da un'altra fosse,
godrebbe il tuo nero di brace.
*Schiatta d'invidia il rettile
perchè pochi m'hanno conosciuto come sono
Schiatta d'invidia perchè ho un piccolo podere
Schiatta d'invidia perchè sono amata ed ho successo
Schiatta pure! E crepa d'indivia!
Serpente sarai tu a schiattare povero perchè lo sei sempre stato
Le ricchezze si danno soltanto ai ricchi*
e le bontà ai buoni.
Alla mia morte sarò in famiglia;
tu arrampicata su un cipresso,
seccherai lì, confusa tra rametti già morti.
Niente ti darò da viva o morta.
perchè non commercio veleno.
E gli osceni auguri di felicità
per soldi posseduti
accompagnarono l'addio
privo d' umana pietà
infamando un piccolo martirio
E' l' ossessione di nullità
ad infiammare la tua poca mente
e il tuo sudicio linguaggio
Se la gente sapesse delle tue squame perse
intorno ti si farebbe, con un bastone a punta.
E chi ti posò per la prima volta al suolo
se ancor ci fosse,
tornare indietro vorrebbe
per abortire in silenzio
l'orrido alato.
Miserabile cervello nutrito dall'accidia,
maledetti siano i giorni che t'ho guardato,
e gli attimi che il mio pensiero
alle tue puzzolenti ali s'avvicina.
Non farò corna se t'incontro,
di quelle ricca sei.
Ma un gobbetto rosso ben celato nella tasca,
la mia mano ràpida,
accarezzerà.
(* Marziale)  

Il male
Prigioniero d'un corpo inutile
di chiunque alla mercè
con rabbia e impotenza
sottostai all'altrui controvoglie
Non vale pecunia nè impietosimento
se diventato un nessuno da sopportare;
inghiotti rospi e fiele
senza tregua,sperando
che soluzione finale
giunga presto
ad incollare alla tua inerzia
le ali del destino
che ti renderanno libero.

Natale 2005
Si rinnova la corsa al regalo
e al panettone
Come ogni anno
tutto resta uguale:
I lustrini abbracciano degli abeti
invasati e rivestiti di pagliuzze
o carte colorate
e con rami sempre
più stanchi di sopportare
il peso di ninnoli e palline sgargianti.
Presepi sempre più laici
coi pastorelli dalle facce
di governanti e giocatori.
Miscele dissacranti
ambite da credenti
all'acqua di rose.
E il significato vero resta
sempre nell'ombra
vittima d'un
consumismo esasperato.
Il mio Natale
dev'essere senza fronzoli,
ma con tanto cuore.
Questo non è come lo vorrei.
Il mio Natale sarà scarno e vuoto,
e al mio tavolo
non pranzerà nessuno.

Ai miei cari
Non poso sul marmo
fiori morti a voi
che già lo siete,
non ne avete bisogno;
ma piante vive
poichè nel grande Regno
vivete ;
non vi accendo lumi,
non ne avete bisogno
perchè siete nella Luce;
e le mie lacrime
nostalgiche
o disperate
o rabbiose,
che bagnano
i miei ricordi e
le mie preghiere,
queste lacrime
che non so frenare,
le avrete sempre.

A te, amore mio
Ho donato fiori,
argenti, ori.
Ed eri così reale
nei miei sogni,
finchè non sparivi
nei bagliori dell'alba.
Allora spezzai le tue catene
perchè tu fossi libero
di correre verso di me,
ma una bufera
ti trascinò via,
amore mio,
e non ti ho più ritrovato.
- Ispirata da "Per te amore mio" di Jacques Prévert -  

La scoperta
Finchè il sole t'illumina
ti senti invincibile,
ma appena le prime piogge
bagnano il tuo volto,
nascondi il sorriso
dietro una smorfia.
Bruscamente scopri
che l'invulnerabilità
non t'appartiene.
D'istinto guardi in alto
cercando la spiegazione
che nessuno potrà darti.
E ti rifugi nel macero
dei perchè.

Penombre
Se quest'anima stanca
sprigiona una luce soffusa
che sùbito si sperde ,
non è tua la colpa,
amore mio;
è del tempo che
infiacchisce il mio corpo
e della noia che uccide
il mio spirito.
Non l'avessi mai avuta
tanto vivida da
irradiare il mondo intero,
ora non potrei
rimpiangerla così tanto;
ma un giorno l'ebbi,
e vissi l'infinito.
Poi scomparve
all'improvviso
come un soffio
su una candela accesa,
e solo un vago chiarore
ora m'accompagna.
- Ispirata da "Ci sono luci" di Giuseppe Gravante -

Chi trova un amico...
Sensibile e fedele,
come un gatto
facevi le fusa
inarcando la schiena
per ricevere carezze,
infondendo calore
ai cuori stanchi
inventandoti tristezze
mai provate.
Come un gatto
ladro e traditore,
sei scappato.

Ancora sola
Quel bel mare azzurro
che spruzza l'aria
e quel prato verde
asperso di rugiada
in questa giornata
che mi veste di cielo....
Basterebbe solo questo
per gridare gioia.
Invece non basta
per alleviare la grande pena.
Sei stata ingrata con me,
Madre Natura,
lasciandomi in bocca
l'amaro sapore
della solitudine.
- Ispirata da "Vuoto" di Cristina Perilli -

L'incanto svanirà
Mi guardo intorno
e osservo tutto quello che posso .
L'incessante lavoro della natura
che attimo per attimo offre:
tramonti, albe, cieli chiari e bui,prati e monti,
e i colori delle stagioni, intensi o smorti.
Ogni istante è avvenimento che emoziona
e quanto opprime la certezza dell'abbandono!
Ma sì! Succederà anche a me
di lasciare questa platea
ad altri, che assisteranno
all'opera della vita.
- Ispirata da "È solo un incanto" di Ida Guarracino -

Primi dolori: avvisaglie di gioventù perduta
Li senti improvvisi
come lance aguzze
che ti squarciano le carni
e nulla puoi
se non mordere il freno del grido
che si perderebbe nel nulla.
Conti gli attimi
finchè svaniscono per incanto,
dicendoti che presto
ritorneranno a dilaniarti;
ed infatti eccoli, puntuali,
a cancellare
quei brevi momenti di pace.
E tu
ricominci a contare.

Con i salmoni
Abbiamo risalito il fiume
e siamo ritornati al mare
spossati dalla fatica.
I nostri fini erano diversi:
io volevo vedere se l' acqua pura
esisteva ancora.

Sconosciuti
Questo via vai di gente che litiga, s' accorda,
si bacia, s' insulta
si odia e si ama.
In un giro vorticoso che si chiama vita.
Tutto questo accade.
E anche molto di più.
Se me ne chiedo il perchè non trovo una risposta.
Furia di vivere, paura di morire? Chissà.
Chissà se mentre non mi pensi
ti farai domande sul futuro
o rimpiangerai il passato
ormai perso dietro un bacio rubato
E se il profumo di quella rosa lo senti ancora
dentro il tuo pensiero
Ma i tuoi pensieri non esistono,
sono solo frutto della mia fantasia
che ti vuole vicino.
E il mio bacio lo mando al vento
che non te lo consegnerà
e la mia mano, un giorno,
saluterà lo sconosciuto
che non ha saputo ascoltarla.

Estate
Un' altra estate se n' è andata via
rapida come una folata di vento,
portando con sé un altro anno di vita.
Il biancheggiare delle spume
è ormai riflesso solo nei ricordi.
Già scema vigore il sole
trasformando la natura
Ogni passaggio rivede il già visto
e ne aumenta la nostalgia
legata ad una gioventù
che sempre più si perde.
I percorsi intralciati
si possono seguire sempre più adagio
finché non basteranno più
degli sprazzi di luce negli occhi.
per osservare il nuovo,
e trascinandosi su stampelle
coi passi incerti,
qualunque meta.
sembrerà sempre più lontana
e tutti i desideri avuti
si ridurranno all' unico
più importante: vivere.

Estate scura
Brontola l'aria
spezzando l'incanto del sole.
Tu sei lontano, amore mio.
sempre più lontano
da queste nuvole nere
che coprono la mia vita.
Tu sei nella fragorosa luce
delle spiagge senz'ombra.
E i nostri mondi tanto uguali
e tanto diversi,
s'ostinano a non incontrarsi.
E' per questo che il tuo cuore allegro
non sente i deboli lamenti.
della mia fiacca voce
che non sa volare.
Se fossi una farfalla,
mi poserei sulla tua mano
e sbattendo le ali,
cospargerei le tue dita
di polvere d'oro.
Ma tu sei lontano:
così lontano,
che un giorno di vita
non può bastare per raggiungerti.

La fattoria
Da quella der Brasile
vengano via anco l'urtimi fattori;
era già toccato anche a Basile
dopo artri pseudo-attori,
eliminati uno alla vorta
dai tanti telespettatori
inviando i messaggini,
senza badà alla spesa 'he ne comporta,
e per di più fa la parte dei cretini.
Finarmente dopo mesi di lavori
letiate e lacrimoni
sceneggiate e paroloni
adocchiati dai televisori,
i vippini fanfaroni
hanno smesso di rompille
ritornando alle sù ville.
Ci sarebbe da dinne parecchie
ma ormai son storie vecchie
su ver tipo di programma
e un si pòle fanne un dramma.
Di siùro vella famosa gente
fin laggiù un c'era ita per niente.
Erano un po' spariti dalle scene
e ora un sai 'ome liberattene.
A tutte l'ore varcuno l'intervista
cosa 'he loro avevano ben prevista.
L'uni'a azione 'he un vorrei 'he si disperda,
è stata vella di vedè vèi damerini
spalà vintali di merda
per la fobìa d'aumentà i sù vaìni.
E siccome tutti i sarmi finiscano in gloria
posso dì 'on sicurezza,
(senza peccà di bassezza)
che ha rivinto ancor la boria.

Considerazioni sommarie
Sei la risacca dell'onda
che lascia la spiaggia bagnata,
il canto del gallo
che sveglia all'alba,
e la neve che protegge il seme.
Sei il bacio del perdono,
lo scandalo del tradimento,
e il marcio che dilaga:
Sei onore e disprezzo.
Sei tutto questo
e tanto di più.
Malgrado ciò
non posso non amarti:
sei la mia Patria.

Considerazioni sommarie II
"Vi premetto: Io, - si sente raccontà
da uno dei vecchietti 'he si trovano al barre,
davanti al gotto d'un buon vino -
tante 'oncrusioni un le voglio trarre,
vi dìo sortanto 'he i tempi s'aggràvino:
una vorta, un c'era mìa bisogno di ciancià,
l'amor di Patria si sentiva eccome!
Ti montava in su dall'addome,
(perchè era un sentore
'he di spuntana volontà veniva),
a t'arrivava dritto dritto al core.
Nissuno te l'insegnava:
forse un è varcosa 'he si descriva.
Di siùro , all'artri t'avvicinava.
Un è come oggi 'he anco
vei ricconi del carcio
si trovano in impa(c)cio,
e l'inno un lo 'àntano
perchè un lo 'onoscano
o puranco
un gliene frega niente.
Ai mì tempi, la gente
faceva a gara
a mettessi la mano in sur petto
al primo squillo di fanfara,
e corma di rispetto,
tirava fòri dalla gola velle rime
coll'orgoglio 'he dovrebbano esprime-.   

8 Maggio 2005
Sarà per tanti un giorno speciale
traboccante d' amore;
e se nel mio clima glaciale
ancor regnasse un cuore
predominante il dramma,
coll'animo alle stelle
tutt'ora potrei dirle:
" Tanti auguri, mamma".

Cipressi
Svetta Il verde manipolo
imponente e arcigno
e senza cambiar piglio
sovrasta meste mura.
Muti sorvegliano dall'alto
care spoglie.
Oltrepassando quel cancello
per porgere un fiore,
vedi per primi i lunghi ombrelli chiusi
e sorge malinconia
che poi s'accresce.
Poco importa se alcuni colonnelli
li trovi nei giardini e in certi viali.
Il posto di privilegio resta il più infecondo.
Vorrei vederne altri al loro posto
a disegnare il lugubre ornamento.

Deduzione
Più gente ti rimpiangerà
più grande sarà il tuo valore.

Papa Wojtyla
Quanti anni passati
da che Ti vidi a Pisa!
Eri una luce bianca
che squarciò un cielo plumbeo.
Ed altre luci solo per Te
abbagliarono allegramente il cielo notturno.
Mi tremò la mano nel farti una fotografia:
un'emozione sì forte e mai provata,
e mi scivolarono lacrime di gioia
nel vederti lì a due passi da me
Oggi
ricevi l'unzione
che un giorno ti vedrà
pellegrino dell'azzurro sconfinato.
Immenso messaggero
purtroppo anche tu uomo;
quanto hai fatto
non ha uguali .
E nelle piazze buie
si prega per te illuminato Papa
che rimarrai nell'anima della gente,
per aver disegnato pagine di storia
che rimarranno scolpite nei cuori e nelle menti.
Ancora si spera che resti tra noi,
che tanto ami e ne sei riamato.
Il tuo coraggio, forza di volontà, vera bontà,
degni sentimenti di chi rappresenti
ti hanno reso Grande
come Giustizia vuole.
Il mio cuore è triste
per Te Grande Operaio
che Ti aggravi sempre più;
e quando udirò la fatidica frase,
un po' della mia vita sarà persa.
Dio Ti benedica Carol.

Marzo 2005
Mesti saranno
i futuri giorni.
Non servirà un po' di tepore
in più,
donato dal tempo.
L'immagini fredde
disegnate dalla mente
avranno i gravi colori
della libertà obbligata
che crollò addosso
alla felice schiava.

Signora nera
Perché, dannazione,
tutti la trovano sempre,
e così presto?
E Lei arriva nera e fredda
come la notte d'inverno:
non torna indietro.
Quando ha deciso
di puntarti il dito contro,
niente può fermarla,
quella Morte bastarda che
t'acchiappa all'improvviso.
Nessuna proroga concede
per dare il tempo
di un saluto
un abbraccio
un perdono.
La malefica Signora
pone il suo gelato sigillo
sul destino dell'uomo
imprimendoci la parola: Fine.

La luce dei miei occhi
I miei occhi
ogni istante
rammentano perigliose
salite e discese
del perenne male
fino all'ultima fatale
che ti videro
muta,
eburneo angelo
avvolta in un lenzuolo
che più non si muoveva,
così come il mio cuore
che persa la speranza
cessò d'amare.
E non valse conforto
alcuno
a risvegliar palpiti sopiti.
Lo scoramento che prospera
col tempo
lascia attenuar soltanto
infeconde voglie terrene
seminate da progenie
che più non sbocceranno
al ricordo atroce :
quel seme
si ribella alla luce artificiosa
poiché sol la tua
sapeva scaldare il mio mondo.
Or non regna altro che abitudine
a sordo dolore, ricordando
quando lietezze c'appartenevano
compensando male e bene,
che cercavi di nascondere
per evitar sofferenze
a quei germogli,
per timor che sfiorissero.
Sotterfugi dolenti ed eroiche privazioni
che sol amore vero può.
Dove trovarne di così immenso
se l'albero consumò la linfa
che dissetava anime
col suo affetto vivo?
E quella fede che improvvisa prende
e in un solo attimo ti lascia credere
che nulla c'era da credere,
e il vano sogno sciupò la mente.

La fine di una non-storia
Una volta, tempo fa,
stavo sempre ad aspettare
uno squillo scoppiettare.
Poi, col tempo, cosa buffa,
ormai lo so,
da quel sogno
assai desideroso,
ci si sveglia:
ed allora, il gran bisogno
s'assottiglia.
Fu così che piantai in terra i piedi
e della scema un po' mi diedi:
aver perso tutte quell'ore
a sperar che quel signore
si degnasse al grande passo!
E se oggi, andandomene a spasso,
via via mi torna in mente,
posso dirmi finalmente:
"Lo ritengo un deficiente".

Dedica a mio zio Luciano
Dedico spesso a te, zio-padre,
i miei pensieri.
Ai quegli anni di vita
in cui l'impossibile realizzasti
obbligando i mali al silenzio.
Voglio ora, che non sei più,
lodare le tue eccelse doti
e lo smisurato affetto
che per noi provavi.
E chi
al tramonto
ti conobbe,
intuir non seppe
il genio e l'ingegno
che umilmente sapevi donare.
Dedico a te
che hai amato esseri qualunque
facendone dei re;
a te
che non hai fatto portare ad altri
il peso della tua sofferenza,
e semmai condiviso la loro;
a te
che continuavi a credere e ringraziare
ogni giorno, al risveglio,
quello Dio che ti lasciava respirare;
a te
disperatamente aggrappato
ad una dolorosa vita,
che talvolta ti sedevi al pianoforte
e, dimenticando il tremore delle mani,
ci cullavi nella melodia
di note gentili e forti;
a te
angelo bianco,
devo molto di ciò che so
devo molto di ciò che ho.

Schiava e libera
(Confessioni d'un adultero)

Resa schiava e libera
nei migliori anni:
disincanta, illude
e si porta via
tante occasioni,
questa storia mascherata.
Tutto per quegli occhi
che sanno guardare come
pochi altri occhi:
così scuri e luminosi
proprio come l' anima
della donna che scrutano,
e magici, la incantano
ogni volta che le sei vicino.
Tu lo sai quanto l'è difficile
resistere a quel tuo sguardo,
e n' approfitti,
manipolando un futuro
che non ti appartiene.

Conte senza titolo
Maschera da nobile:
padrone d'etichetta,
di futili formalità
e cortesie,
Cerimonioso ti crogioli in perfidie
che troppa gente non vede,
e prosegui per la tua strada vuota,
spargendo coriandoli in Quaresima.
Ti stupirà scoprire
d'esser comune mortale?
La tua morte ti coglierà all'improvviso
senza darti tempo d'espiare
anni di lerciume.
Il narciso non pensa
al suo sfiorire, poiché si crede eterno.
Ma se davvero la vita passa rapida
davanti agli occhi
come in un film,
a quel passaggio,
incredulo per tal atroce sorte,
ti troverai catapultato negl'Inferi ,
giacché in vita ad altri
tal posto hai destinato

Il rimedio provvisorio
Incontri un amico
ed è subito un rincorrersi di ricordi
e racconti
colorati.
Si svelano i progetti del domani
col puerile ottimismo
che può illuminare
la più buia delle strade.

A Walko
Non avevo più notizie:
non che a me le dovevi,
e in giro per l' etere vagavo,
e mi sorprendevo a pensare
che succedeva a quell'austro- italiano
amante dell'Eterna.
Cercavo uno scritto col tuo parlar forbito
non per vanità, ma per sapere.
E scopro che te ne sei andato
laddove i guai non hanno senso
e nulla, di terreno, n'ha.
Anche se scarna fu la frequenza
eravamo stati i capi d'un Veliero
che miseramente sprofondò
negli abissi della noncuranza.
Caro Walko che ora più niente per te conta.
Ora che le tue vele son così vicine al sole
e verso lui, Icaro dalla penna schietta
vai per non tornare più.
Forse canti la tua Santa Lucia
Forse da là ci guardi senza invidia.
Un groppo m'ha bloccato
la voce s'è incrinata
e il mio pensiero strano
ti crede ancora in terra.
Guerriero che tra tanti speravo d'incontrare,
bruciato m'hai, sul tempo,
andandotene via
con la geniale tua poesia.

Il tormentone
Ce n'è a ripetizione
dalle veline alle velone
dallo striscione delli stadi di 'arcio
all'imbrogli der commercio.
Ma è attuale e senz'impegno curturale
(mi pare sìa fatale)
riferire per inciso,
vello delle Lecciso.
Ne dìano di tutti tipi
di veste dù gemelle:
'he un han tanti princìpi
e ballano 'ome cammelle.
Ma intanto se ne ragiona
e un fanno artro 'he cercalle
perchè è un tema 'he funziona
per sollevà l'audience.
Vesto fenomeno 'onvince
il telespettatore a seguì anco dù balle
nel mentre sta in poltrona
a sbelliassi dalle risate
ad ascortà un paio di smargiassate.
Di fatto, velle due 'he un sono bòne
a nulla, dànno pappa e ciccia
a tant'artre bambolone
'he forse hanno sparato anco l' urtima 'artuccia.

In treno
Dal finestrino vedo
scorrere campagne
monti, fiumi.
Là dove vado
qualcuno aspetta
nuova compagnia.
Arriverò per dargliene
e per averne anch'io.
Mi lascerò alle spalle
il verde brinato e
il candore dei marmi
per ritrovarmi
nel chiassoso cemento
vivo d'anime
ora allegre, ora tristi.
Anche lì
qualcosa è cambiato,
qualcosa manca.
E scapperà una risata,
un ricordo,
un abbraccio.
Tutto è previsto
come un copione
già studiato.

Io ti detti
(Da una confidenza )

Ti detti una penna d' oro
perché potessi scrivermi
anche un semplice : "Ciao."
E quando l' avessi letto
il mio cuore si sarebbe sciolto
come un gelato al sole.
M' aspettavo che i tuoi occhi felici
mi guardassero nell' anima
e dalla tua bocca uscisse
il dolce suono dell' amore.
E gentilmente freddo mi dicesti :
"Bellissima, grazie,
l' aggiungerò alla mia collezione".

Il tuo viso
Ricordo bene
quegli occhi
senza luce ...
quello sguardo
sempre vuoto.
E le nostre parole
ora dolci, ora amare,
non sapevano illuminare
quel volto.
Quel volto, sì!
Il tuo volto,
che pareva
scolpito nella pietra,
tradì un cuore
che non c' era.   

La libertà che sospiravi
e dovunque reclamavi
aveva quel sapor salace
che tanto piace
Ora che finalmente
l'hai conquistata
(anche se accidentalmente)
e in maniera inaspettata,
non sai più che farne;
e ti sembra d'ingoiarne
la parte più salata
provando la sensazione
d'un'improvvisa coltellata
che placa ogni esaltazione.  

Al di là del buio
Non vedo al di là del buio
quel bagliore che spiega la fede,
e il mistero regna sovrano
negli sconcertanti dogmi.
Ma se la tenue speranza
seppure per illusione resta,
allora io, atea non sono.
E penso a quella gente
tra i letti bianchi
che addentava l'uovo benedetto
con le lacrime agli occhi,
ed a quelli che pregavano
quando il lino stava
per coprirgli gli occhi
Tutti , allora,
imploravano quel Dio,
a cui non avevano mai creduto
con la disperazione del vinto,
perchè l'ultima spiaggia inorridisce
e forse, quando si è allo stremo,
ci s'aggrappa a un filo invisibile
e un buon istinto c'illumina.

I miei angeli
Gli angeli della terra sono volati via
senza che m'accorgessi che lo erano.
Da quando non sono più qui
tutto è chiaro.
Non sono più qui
a donare amore
a salvar dal male.
Non sono più qui,
e il mio cuore gioca con gli aghi
perchè si diverte a sanguinare,
e la mia anima balla fuori dal sagrato.
Non sono più qui,
e il presente confonde
i colori delle stagioni.

Timidezza
Riversi su un foglio bianco
mille frasi
spiegando una vita
che vuol fendere l'uovo del presente
per esprimere il suo essere,
ancora prigioniero
nella campana di vetro del riserbo.
Compatta come un plotone d'esecuzione,
non dà vie di scampo alla parola,
prigioniera d'un martirio esistenziale.
Ma se un proiettile riuscisse a romperla
uscirebbe alla luce il vero,
ed avrebbe il nome di libertà.

Progetti per la vita
Si erano costruiti una casa in riva al mare
per ammirare dalla terrazza, il sole
comparire infiammando
le onde che poi si sfocano di luna.
Nessuna paura li avrebbe colti
nessun male gli sarebbe venuto
e il suono della loro allegria
l'avrebbe ascoltato il mondo .

Un giorno li vidi senza sguardo, muti.
Parti di quella casa ora galleggiano
sul mare dell'abbandono
e s'incaglieranno disordinatamente
come accadde ai loro cuori.

Il suo amaro canto lo porta ancora il vento:
chissà se lei lo sentirà
e scoprirà il suo tormento!
Forse avrà nostalgia
per quella favola finita,
e non basterà a farla tornerà indietro.

Ma lui continuerà a cantare il suo nome
per tanto tempo ancora

Una categoria nel mirino
Sanità malata
corrotta e fraudolenta
fatta da gente per lo più ingrata
a chi tenacemente la sostenta.
Feroci inganni al sofferente
per riscuoter la tangente
del paziente facoltoso
ma nocivo all'indigente.
Esecrabili miserie
di statali truffaldini
in combutta come ferie,
d' ignomìnia risultan paladini.

Scaricarsi
Felice alla vista d'un fiore
d'un'alba o un amore,
rifuggi un dolore contemplando la serena
validità terrena
che maschera, indolente,
quel bisogno perso.
Per un attimo intenso,
gioisci di niente.

I colori della vita
Nel cammino
t'accompagna il rosa,
t'illude il verde,
e tutti gli altri ti giocano intorno.
Dapprima scintillano, i bèi colori
che il tempo tramuta;
tu che li guardi
con la mente,
non t' accorgi
quanto cambino quei toni
che sempre più si smorzano!
Un giorno si presenterà il nero,
sotto mentite spoglie,
cominciando ad avvelenarti piano piano;
e sentirai sorgere dolori nuovi
sempre più forti,sempre diversi
finché svaniranno in un attimo;
in quell'attimo...
vedrai il colore
che dai patimenti
t'ha graziato,
e lo seguirai.  

Agli Ebrei
Vi ho visti
con gli occhi sbarrati dal terrore,
coperti da stracci guarniti dalla Stella oltraggiata;
vi ho sentiti urlare , implorare,
cadere nella polvere
come fantocci,
arrostire come agnelli sacrificali.
Vi ho abbracciato
con la mente , col cuore
e mi sono sentita una di voi.
Mi sento, una di voi
che anela giustizia , umanità,
riconoscimento d'universale colpa.
Wojtyla lo chiese,
quel grande perdono,
cercando di schiudere cancelli serrati dall'odio.
Ma la sua voce non riecheggia
negli animi d'oriente e d'occidente;
e tu Spes, dèa inventata dall'anima,
dal tuo Tempio vuoto,
culli i fidenti
nel sublime sogno.

La vita mi scivola da dosso
Quel che succede è
come un refolo di vento
che solleva della polvere
da quando
credevo di credere
e mai fui ascoltata,
Mi sento sull'orlo di un baratro,
ma ancora non sprofondo,
e aspetto che accada,
Poco mi tange
del futuro che non m'apparterrà.
Quello, dovranno costruirselo
altri che non invidio.
Come non invidiai
quelli di ieri,
per essere me stessa,
anche se rimaneggiata dagli eventi,
e rinforzata o al declino.
Che importa?
Non ho voglia di spolverarmi dalla terra:
che soffi un po' d'aria e
me la faccia scivolare da dosso!   

L'attimo
Tanto dura un bacio
nell'eternità
e tanto eterno pare
quando si scambia.
Il nostro
fu in un giardino:
e quelle rose
profumano ancora.  

Il Papa di tutti: Giovanni Paolo II
Mai accadde prima
che l'ebreo, l'arabo e il dittatore
coi popoli della terra
uniti,
omaggiassero un gran viaggio.
Il frutto di buona semina
è lì:
esposto
agli occhi tristi dell' umanità intera.
Il Pellegrino stanco,
ha spalancato le sue porte
e varcato la soglia
della nuova dimensione,
lasciando indelebile orma
del suo passaggio terreno.      

Dormire
Che fatica guardare quel letto
per chi vuol vivere di più!
Pur se il risveglio
rinfaccerà il solito,
talvolta rotto da guizzi inaspettati,
si colma, per poco,
una fiacca vita.
Ma svanita l'euforia,
ripiomba il niente.
Allora s'inventa,
per scacciare quella morte,
che si chiama noia.

Ultime scomparse
Com'è facile
risvegliar la mia mestizia!
Man mano
un'anima via l'altra
prende l'invisibile strada,
e lo fa
in punta di piedi,
come se temesse di disturbare
un gelido silenzio.
Forse tacevano quelli intorno
al viatòre,
perchè una corda di sconforto
gli stringeva la gola
e quel dolore,
dal petto,
saliva ai loro occhi
trasformando
la pena
in gocce di pianto.
Poi dei ricordi filmati
rinfacciati da uno schermo
esibiscono celebranti
platee acclamanti
l'uomo volato in alto.
Dispiaciuta scorgo
sguardi di sussiego
ipocritamente affranti.

Tutto fa spettacolo:
anche la morte.

8 Marzo
Mimose sprecate
su tavoli dell'ipocrisia.
Arrochiscono voci
tra sguaiate risa e alcool.
Serata all'insegna di
chiassosi sproloqui
e banconote infilate
negli slip del nemico.
Trasgressioni rosa
che insultano memoria
di un antico rogo.   

Vorrei poter fermare il tempo
Vorrei poter fermare il tempo
proprio ora che
non sto facendo nulla di speciale:
ascolto voci indistinte
che arrivano dalla tv,
guardo il cane che se ne sta
beatamente accovacciato sul divano,
e io batto sui tasti del pc
per non dire nulla.
Perché nulla ho da dire
in questo momento che
la mia testa è senza idee
senza memorie
senza paure né gioie.
Mi sento come un'anima nel limbo.
Ecco perché vorrei fermare il tempo
proprio ora.

La notte
Insonne per chi soffre
d'amaro senza fine,
con l' ansia
d'intravedere i primi barlumi dell'alba,
come se, lasciandosi alle spalle il buio,
tutto il male, con lei, svanisse.
Chi ama la notte?
Se vigor non scema
è regina del pensiero
che nel silenzio
vola nell'immenso,
e delle mani capaci d'arte.
E l' ama l'amante
che in voluttà si perde
e poi le sogna.
Quanto si dice di te, notte
creata per imbrogliare il giorno;
sbarazzina ed intrigante
sai ben ispirare caldi sentimenti
con quella tua luna ruffiana
e quelle stelle ammiccanti ...
Con te
tanto accade
nel cuore della vita.  

San Valentino
Baci al cioccolato,
sussurrìo di frasi dolciastre,
pacchetti infiocchettati
scambiati come trofei
mentre una candela si consuma
sopra il tavolo della complicità,
fanno tornare a mente,
l' antiche lotterie,
quando i lupercali videro
il santo supplizio?
Anche se clericale arbitrio
a quei remoti giorni,
condannò l'usanza,
l'amor pagano
ancora si tramanda.  

Ad Emily Dickinson
"Dove siete?"
-Ti sei sempre ripetuta- ,
e anch'io nient'altro che questo, mi chiedo.
Misteri e speranze di chi crede e
che vuol vederli
in giardini profumati
risaltati dallo
sconfinato sfondo azzurro
e di soavi melodìe echeggianti.
Desiderio
che vedrà percorrere
anche noi con loro
quegli eterni viali.
Senso di vita
dal mistico sapore
che combatte logica
del nulla
mai più.
Giacchè anime
abbandonano insani corpi
e prendono in mano il sole,
non pensi, vergine bianca,
che il loro viver ancora
dovrebbe esser manifesto?
Non ti par crudele
insegnar nell'ombra
e illuder l'uomo
sul poi ancora?
E se logica fosse nel giusto,
chi guiderebbe in terra
il carro del destino
se d'illusioni vuoto?
Emily, tu ora sai
che accade dopo.
Tu e tutti gli altri
avete la risposta
che angoscia il vivo,
ma tacete

A una carcerata
Tu che stai nel canto
d' una stanza angusta, dimmi:
quanto è grande il tuo rimpianto
e l' ansia di libertà?
Al buio
ti han costretto
finché espiata colpa
non avrai.
I giorni che passano
uno dopo l'altro;
poi i mesi, gli anni,
ti fanno agognar desiderio
di riveder la luce.
Ora dopo ora
rimpiangi un oscuro passato
che mai più viver rivorrai.
Spasmodica attesa
prima o poi avrà fine,
e finalmente tornerà
a baciarti il sole.  

Non è più tempo delle favole
Nella landa desolata
annuso odori d'erba incolta,
d' assenzio e cannucce;
l' acqua ferma dello stagno
pullula di ranocchie.
M' avvicino piano piano
perché non fugga
il principe incantato.
M' accosto accanto
a un sasso, e lo guardo:
aspetto il suo balzo,
mentre un nauseabondo
puzzo d'aglio, nell'aria si diffonde.
Quegli occhi dorati
m' attirano così tanto
da non veder nient'altro.
Volo a quella favola famosa
che vorrei reale,
e l' idea mi balena:
sorrido per quell'impulso strano,
e riprendo il mio cammino
verso la vita vera
dove lo stagno sarà scomparso,
il rospo non muterà sembianza,
il principe ambirà al regno...
...ed io?
Io penserò al domani
fatto di piccole cose:
un fiore profumato,
una crosta incorniciata,
una musica ch'emoziona,
un piatto di minestra.
Questo, mi posso aspettare:
me lo farò bastare.  

La festa al laureato
E' un rampollo di lignaggio
che t'invita alla sua festa:
presentandogli un omaggio,
ci vai senz' idee per la testa.

Non occorre atteggiamento
o strafare nell' abbigliamento:
meglio essere normale
coi tuoi pregi e tuoi difetti
che ti cascan nel vassoio
( di pensieri un serbatoio),
del salmone disposto a filetti
o del patè d'oca e maiale.

E si mescolan l'odori
di cucina , del sapere e dell'ignoranza.
Ma non contano gli errori
che ti danno il mal di pancia,
se t'addentri in qualche ciancia,
dimostrando con costanza,
ch'è sempre meglio esser pacato.

Finirà tra tanti ingegni
d' essere lui il ricercato
grazie ad uomini benigni.
Forse una volta, pur se strano,
chi non pecca falsa scienza
all'occasione sembra sovrano
svicolando l'argomento di sapienza,
non sfigura, ma al contrario,
di modestia proprietario
e (per non esser divorato),
dà lezioni al dottorato.

Credere
Credere ancora
per assicurarsi un rifugio
d' illusioni,
per ritrovare un morale
sprofondato nelle viscere della terra;

a dispetto d'ogni male;

al futuro che si spengerà
inesorabile.

Aggrapparsi alla fede
in un Dio
che permette
e nega
toglie
e dona vita.

In un infinito amore
che vivrà quanto un sospiro;

nell' invulnerabilità,
e poi osservare l' ultima spiaggia
sempre più vicina
tanto da poterne distinguere
i perfidi granelli di sabbia
neri come la speranza morta.

Credere è umano bisogno.  

Oggi
L'anima, guarda
al futuro:
la mente,
non lo sa fare.  

Pettegolezzi
Chiacchiericci rincorrono chiacchiericci
e vorticosamente
mulinano intorno ai cervelli
come elettroni impazziti.
Alcuni spiazzano
altri lisciano.
Finché uno s' accorge
che erano
malignità create
per passatempo.
Che importa se danneggiano
o glorificano?
E le conseguenze
ne alimenteranno altri,
e così via, fino allo svisceramento
di quei poveri diavoli
che se ne stavano tanto bene
a rimestare pece
nel loro girone.   

Sarà l' età...
Tante persone hai assistito
nei loro dolori
e le hai viste morire
una ad una
senza scomporti,
severa e venale.
Oggi ti ho visto piangere
la sorte di qualcuno.
Sorpresa,
ho scoperto
che il tuo cuore batte.   


Feste nere
La furia di Nettuno
lascia sul volto
dell' umanità
il solco profondo
della disperazione:
sui visi distrutti dal dolore
scavano fosse
le lacrime amare
che troppo in fretta
hanno preso il posto
della spensierata allegria
per mete raggiunte e
lungamente desiderate.
L' acqua violenta
spazza via i Paradisi terreni
devastando ancor più la povertà.
Tanti, troppi bambini,
ora non correranno più
incontro all' occidentale
per avere un dollaro:
i loro morsi della fame
sono svaniti dentro un' onda.
I miracolati
poco han da dire,
ma nei loro occhi
si legge la vittoria
contro il Dio assassino
che l' ha risparmiati.
Poveri uomini invece, quelli che piangono
su corpicini inerti, sulle strade distrutte,
su un legno rimasto da una capanna sfasciata.
E sul mare ormai tranquillo,
galleggiano cose e persone
che vengono restituite alla terra
sconvolta da rifiuti, e pugnetti di riso
macchiati di sangue.

Vite sospese tra sogno e realtà
Angeli spargono polveri dorate
sul mondo;
la notte bisbigliano dolci parole
nei sonni
d’ uomini sordi:
dal rem, pochi
rammenteranno
provando un' indecifrabile
sensazione.
Gl' incanti notturni sopìti,
provocheranno sogno
nelle lucidità del desto.
Invischiato nel bisogno,
forse sfogherà fantasie
miscelate a realtà,
vivendo in un' assurda dimensione
che niente potrà rimediare.

Ma il fortunato che serberà il ricordo,
non dovrà rincorrere le stelle.
 

Buon Natale da Pisa
Brindiamo senza scordare l'
Uomo che soffre
Ogni anno, ogni attimo
Nella speranza che il

Nostro fraterno
Aiuto
Tanto gli possa dare
Auguri a chi n' ha più bisogno;
Lieto diventi il suo avvenire
E per almeno un giorno,

Dimentichi d'
Avere diversi

Problemi.
Insieme e con amore,
Si troverà la soluzione.
Auguri a tutti, anche a chi sta bene.

Non ne valeva la pena...
Penso all' affetto
che potevi darmi,
all' eterna compagnìa,
al cuore appagato.
Avevo inventato un mito
che poi è crollato,
frantumandosi come un vetro qualunque,
non come il diamante ...
Ho scoperto che di te, alla fine,
ho amato solo l' idea d' amare.

Ricorrenze
E' stata la tua festa
e me ne sono scordata.
È stata la mia festa
e te ne sei scordato.
Amnesie da indifferenza.

La solitudine
Qual peggiore compagna di vita
è la solitudine?

La vecchia lo sa bene
mentre incede
lenta e incerta
verso la casa vuota.

Soffre e si dispera
ma a niente servono
lacrime, invocazioni.
Nessuno vede o ascolta
i suoi richiami.

Un giorno qualcuno
la troverà esanime,
riversa sul pavimento
e fingerà stupore
per tanta indifferenza.

Inutilità
(Dedicata ad una diciottenne)

Perché bagnare un cuscino di lacrime
per chi non lo merita?
Stupido e inutile è soffrire ,
rubando ore al giusto sonno.
Se ci pensi,
mentre ti disperi
per una frase che t’ illuse,
chi la pronunciò,
ora,
si sta divertendo con altra gente,
fregandosene dei tuoi sentimenti.

Credimi, ragazza mia,
non esiste età per cambiare pagina.
Il libro della vita
non finisce col primo capitolo.
E tu
potrai scriverne mille
e mille ancora.

Andare avanti
Un po’ di spirito
lo tengo qui
pronto per l’ insidie
quotidiane.
Il più è lontano
insieme ai ricordi ,
trafitto dalle lunghe lance
di certi guerrieri del male
che andavano e venivano
dal capezzale dei buoni.
Spesso
guardo attraverso i vetri
del sogno
e vedo stupendi viali
dove m’ incammino
senza fatica.
Senza preavviso
uno squillo
riporta alla vita
e catapulta ancora nel grigio.
Mi chiedo il perché
del risveglio improvviso,
quando una voce
mi sprona :
riprendo allora,
un po’ dell’ anima persa
e la faccio scendere giù
da sopra le nuvole.

La notte di San Lorenzo
Salirò su un tetto
e guarderò
sempre più in alto;
sforzerò lo sguardo
per cercare una stella cadente
che sfrecci nel cielo nero
disegnandolo con la sua luminosa scìa .
Quando finalmente la vedrò,
esprimerò il mio desiderio
urlandolo nella notte.
Non importa se i gatti
che sono lì
miagoleranno di disappunto
o fuggiranno spaventati.
Voglio gridarla a lei
la mia speranza.
Chissà se sarà la stella sbagliata,
o, forse, quella giusta.

Forse quella leggenda
è solo leggenda.

La bugìa
Lo strano pavone
mellifluo corteggia
senza colori accesi.

Trappola che stritola
fantasiose convinzioni.

Il fiasco
Come ritratto
scalfito nell' essenza,
appare
l' immagine ostinata
dell' aspro impervio,
che spoglio d' emozioni
quieto insiste.
Sì tanto afflitto
l' animo trascurato
indugia nel rimpianto
di sprechi occorsi
al probo contrappeso.

2 Novembre
Lumini e fiori
sono il segno del rispetto
dei ricordi migliori
di chi sotto marmo è costretto,
e della nostalgia
per delle vite volate via.
La posa che commuove
serve a chi vive
e sente declìno
per non averli più vicino.
Non è il momento ricorrente
che tanta gente
porta alla preghiera:
è la tristezza vera
e l' ansia del futuro
che schiaccia contro un muro
eretto con il pianto
e con il cuore affranto
per la perduta pace
che sotto terra giace.

Quando leggi la poesia
Quando prendi tra le tue mani un libro di poesie
e cominci a leggerle una ad una,
soffermati su quelle frasi
banali o ricercate
complicate o facili;
non seguire quei versi
solo con lo sguardo,
ma riflettile nel tuo cuore
perché con il cuore qualcuno le ha scritte.
Se puoi, indugia con la mente:
potresti scoprire immagini incantate.

Quando prendi tra le tue mani un libro di poesie
e cominci a leggerle una ad una,
fallo con garbo e rispetto:

stai sfogliando un'anima.    

Il misterioso 2
Torna il canzonatore:
camuffa idioma
nell' osceno vomito
d' un attimo.
Spenger l' oscura voce
non basta;
decide lagnoso scritto
al diniego.

Inutilmente ritenta.

Stoltezza che un po' rallegra
in caotica fase
d' impegni
che tregua non largiscono.  

Li l i a n a L o r e n z i
L'
Illusione
Logora
I nervi
Ancora
Nell'
Attesa.

L'
Ora
Ritarda
E
Nella speranza la
Zazzera
Imbianca.   

Illusione
Il mio amore resterà
nell’ombra della
Tua vanità.
La vita
Opaca.
Il buio nella tua mente
Non vedrà la
Sofferenza sul mio viso.

Solitudine
Una musica sorda
Rimbomba nell’anima
La voglia di amare
Assale il cuore di una
Donna infelice che cerca
armonia
Dentro il suo
Petto che sanguina
Note stonate.

Un amore scomodo
Hai trovato il coraggio e la sfrontatezza
Di svelarmi l’amore proibito
Mi hai dato quello che potevi
Non mi hai donato che attimi di rimorsi
Starti vicino mi ha impedito di sognare
Mi ha costretto alla rinuncia
Dovevo accettare i tuoi momenti rubati
Ho detto tanti ‘No’
Ma riapparivi sempre
Soffocata dal tuo amore
Ora respiro la libertà.

L’anima gemella
E’ tanto ‘he ti cerco d’ogni parte
Ma un ti trovo artro ‘he su libri d’arte
Forse un esisti mia
Sei solo frutto di fantasia
Però io un mi dò per vinta
Continuerò a guardà qua e là, su e giù
E anco dovessi arrivà all’età quinta
Ti rionoscerò, e stai siùro, un mi scappi più.

Passato
A vorte penso a quelli ‘he un ci sono più
Mi ‘hiedo ‘ome mai gente ‘osì geniale
‘he tante ‘ose c’ha lasciato, per aiutà le future famiglie
‘ome invenzioni,e tante artre meraviglie
sono andati a finì lassù.
Passi per quella detta ‘normale’
che un ha dato nulla di speciale…
Stai a vedè un è vero ch’è utopia
Dì che solo nella morte c’è democrazia?

La mì ‘agnetta
M’ero detta, basta cani!
Danno troppo da fà
Forse un domani
Se ne riparlerà.
Come mi ritrovai senza nessuno
dissi-fra me e me-però ,
E se ne pigliassi uno...
Inviai a pensacci un po’.
Andiedi in un negozio lì vicino.
Roba da un crede:
cani un ce n’era
Varche cavia, un pappagallo, e un ber micino.
Ni dissi alla ‘ommessa:”O com’è ‘he cani un se ne vede?”
Vella tutta speranzosa ‘he di vende spera,
Disse:“torni stasera,
al mì ‘anile lo vado chiede”-
Un era mìa vero,
m’ha fatto aspettà un anno intero!
Ma ormai l’avevo in mente
E vando mi stava per passa l’ubìa,
sonò il telafano e dì là m’urlonno:”Finarmente!!
Gli s’è trovata, vìa!”
-E’ una femmina, ma che vole ‘he sìa,
anzi, è meglio ‘osì se vole,
la fà figlià
e ci pole anco guadagnà!”-
Corsi di volata a vedè com’era,
e se tante vorte m’avessero inventato una bugìa.
Semmai la prima vorta un’era mìa!
Arrivo trafelata e fori un vedo nulla in der la gabbia,
mi si stava già per scatenà la rabbia,
vando entrai,lo stesso speranzosa,
e vidi una che un conoscevo, teneva in braccio varcosa.
O quella in mano ‘osa cià?
”Chiesi alla padrona”
“E’ la su ‘anina,
come ‘osa?
Un ha potuto fanne a meno di volella smantrugià!
E’ così bellina!”.
La’nquadrai un po’ alla vorta, per scoprilla
Era un batuffolo dorce ‘ome il miele
Vella creatura ‘he per avella ingozzai anco ir fiele.
E d’istinto le diedi ir nome: la chiamai
Camilla.

Amico perduto
Ti conobbi per bisogno,
Piacesti subito a tutti.
Affabile, premuroso, divertente
Pianista di sogno
Che facevi scorrere le tue dita sottili
Sulla tastiera del male
Fino all’ultimo respiro delle note
Orrendamente perdute
L’amore fraterno che nacque
Per incanto e incomprensioni, morì
La musica celeste
Che usciva dal tuo cuore
E m’inondava di lacrime
Non la sentirò mai più.
Come posso aver ancora tanto
Affetto per la tua crudele ingratitudine?
Perché mi mancano i tuoi buffi modi
Di proporti?
Mi manca la tua eterna miseria
Non so odiarti, abile intrattenitore
Con l’inganno della melodia.
Mi manchi Fratello.

Ai funerali
Secondo chi è il morto
Vedi di tanti lo sconforto
Qualcuno addirittura si dispera
Poi vieni a saper che era solo per quella sera.
Poi man mano che la gente
E’ più lontana
Dalle prime file
Senti ragionà di tutto
“Come mi sta questa sottana?
“Certo ha fatto presto, sembra incredibile”
“Ma, io stasera un so cosa far da cena,
metterò in tavola il prosciutto!”
Si chiacchiera del più e del meno
Senza un po’ di rispetto
Per chi soffre davvero.
E il familiare
Sta dietro la bara a denti stretti
Per non urlar contro quei gretti
Che non si curano di mitigare
Nel grave momento di lutto
Dei sinceri che continuano a pregare
Basta fare atto di presenza soprattutto
Se no quello o quell’altro ci restava male
Non si può sfigurare
L’importante è essere formale
Essere lì è sufficiente
Con l’amico o il conoscente.
Del resto, poi, che importa?
Ormai il defunto non può
Sentir più niente.

Futuro
Sorridere alla vita
Non è cosa inaudita
Anche per me delusa e dolorante
Ancora son presa dalla costante
ricerca di una nuova armonia
Che aiuti a sollevar l’anima mia
Un progetto che non conosco
Mi sento come un bruco in un bosco.
Forse un giorno troverò la giusta spalla
Che mi farà diventar farfalla

Un novo ami’o
Da poo tempo ti ‘onosco
Penso vesta vorta d’un sbagliammi
Un ti vedo ‘ome vell’altro fosco
Che mi si rivortò contro, per vestioni di vaini
Siùro di fregammi,
Vell’ipocrita ‘he comprottò tutto coi su ‘ugini.
Te ti vedo differente.
A parte ‘he se pòi, ti presti anco per niente,
Mi dai l’idea ‘he un sei ‘ome vella ‘gente’.
E anche se cita un vecchio detto a caso:
“Un ti fidà di chi ha due bùi ner naso”,
Voglio riprovà a crede in quarcuno.
Tra l’altro, se intorno un c’hai nissuno,
Per discute di varcosa,
E a sta sola ‘ome una ‘agna rognosa,
Un lo so dove m’andrebbe a finì ir cervello.
Allora dìo ‘he un’amìo è meglio avello.
Te me l’hai ‘hiesta senza pretende
Cominciando a raccontà via via le tù faccende,
Io l’accetto con piacè, e ri’ambio volentieri,
Per scambiacci, varche volta, i nostri piccoli pensieri.

Autunno
Pioggia,
rendi fertile
il grembo inaridito dall’ estate.
Lascia che il seme fecondo
dìa la vita.
Confondi le lacrime.
Preludi,
al tiepido sole autunnale
che rischiarerà l’ azzurro del cielo,
celato da nubi gravide e cupe.
Lava i turbinosi pensieri
degli infelici
E scrolla rapida
la polvere dal cuore,
di chi non conosce amore.

Perduto amore
Come polvere disperso
nell’ aria.
Cancellerò il tuo volto
con la gomma della ragione
Annullerò
il tuo ricordo
con le piccole gioie della vita.
Non busserò alla porta
sprangata del tuo cuore.
E tu, anima inquieta,
Più non cercar l’indomita
Passione.
Ti smarriresti nelle stanze
del mio castello di ghiaccio.

Concentrazione
Tedio in un piovoso giorno
Mille e più pensieri
vorticano all’unisono
come particelle impazzite
Convulso tumulto nella mente
Svago d’idee intralciano
Il raccoglimento.
Possa aver presto fine
l’abile volteggiare
indugiando nella riflessione
l’incomparabile necessità
dell’essere.

L’ età
Come folgori
passano i giorni
Nulla si può
contro l’evento
Senile
parvenza
intristisci il cuore.
Specchio non lasciar trasparir
immagini alterate
dal tempo!
Niente da offrire al Faust
cacciatore
Verso altro creato l’anima andrà.
Risoluzione che a noi
non spetta.

Poeta
Vola la mente
nello spazio
dell’apparente
e del tangibil mondo
sulla carta
macchie d’inchiostro
prendono forma.
Giochi di parole.
Si rincorrono
le frasi dal cuor dettate,
fantasie di umani bisogni,
desideri irrisolti
Poeta
qual evento sfugge
al tuo rimare?
Ogni vital istante
traduci in sogni di china.
Mai sazio, esterni pensieri
svelando te stesso.

Dedicato a Josep
Limpida voce
garbata e forte,
accarezza l’ascoltatore
appassionando il cuore .
Sentimento sgorga
dall’ ugola dorata.
Gran dono custodito
a caro prezzo .
Fama e gloria meritate.
Indotto all’altrui offerta,
con nobil animo,
ricordando il mal sconfitto.
Speranza infondi
a quanti percorron ora,
il periglioso sentiero.
Seguita ad ispirar
sensibil meraviglie!
Dall’ alto Cielo giunse
divin voler
ché cantassi ancora.

Aspirazioni
Annosi motivi
rinverdiscono lontane tracce.
Speranze compiute?
Alcuna, in verità.
Chimere resteranno,
se non favorir capriccio,
fidando nell’abile conquista.

Vi penso
Riconoscermi nel vostro idioma,
nel gestire.
Immediati sussulti nell’accorgimento.
Triste cognizione
a voi così simil essere.
L’ovvia naturalezza
pervade perenne lo spirito
accorando i miei giorni

Nella vita
Battaglie vinte o perse
E castelli in aria
volteggiano nel cervello
Se avessi…se fossi …se..
Val la pena l’arrovello?
Mente che rischia l’avarìa
Cuor che trasalisce
L’ansia s’accanisce
Resoconto di vita
Talor accade fortuita
Rimpianti da scrollare
Rimorsi da scollare
Ed iniziar nuovo cammino
Senz’orme che consumino.

Voglia di fare
Perdersi nell’infinito
vagar della mente
nel contemplar l’esistenza.
Fidar nel cambiamento
dell’apatico momento
che non dà felicità.
Miglior sorte preme
della passion che ingombra.
Allo stoico filosofar
non rendo omaggio,
operosità richiedo
finché ne avrò coraggio.

La mì nonna
Me la riordo come fosse ieri
Secca ‘ome un chiodo, rigida ‘ome i 'arabinieri.
S’era nervosa, guai a chi le stava ‘ntorno
Schizzava ‘ome molla.
Ma le passava in meno d’un giorno.
Era ‘apace di sparpaglià ‘na folla
La sua ‘un era ‘attiveria,
ma la troppa miseria.
Doveva ‘orre nelle ‘ase della gente
a ripuligli ogni ‘osa
per guadagnà poo o niente
e allevà ‘na famiglia numerosa.
Vand’era in bona, e un le giravano i ‘oglioni
faceva divertì tutti ‘oi sù sfondoni.
Ragionava a modo suo,’ome tutti fanno,
ma ‘gnorante di’ore 'om’era, re’ava varche danno.
Tutto sommato un’aveva i sù torti
l’era riuscito anco ‘resce vattro figlioli forti.
Di sìuro vello ‘he mi rammento
era ‘he la volevo ‘on me ogni momento.
Ero pòo più ‘he neonata
ma se la sentivo uscì, frignavo disperata.
N’ha passate dimorte,
ma varcuna se la cercava anco
se un era sorte.
Senza marito stiede parecchio manco
L’urtimo l’ha avuto vand’era già in su coll’anni
e si trovò dimorto bene (senza più affanni),
infino all’ urtimo momento
‘he se n’andò via ‘ome vando si placa ir vento.

Giacomo Puccini
Mi ‘hiedo ‘ome ha potuto
avè quel magìo dono
In fondo era un omaccio astuto.
Un si ‘apisce: ‘ome sorprendono
le stranezze umane, a vorte!
Come persona un valeva nulla,
ma se si schioccava al pianoforte
al lume d’una fiaccola
sembrava ‘he ai quei tasti gli ‘omandasse,
e di mettessi a pestà tra loro l’obbligasse;
o come ‘na forza misteriosa
lo percorresse in lungo, e s’andasse a scarìà
in su vei pezzi d’avorio, doventando musìa
meravigliosa.
N’ha fatte bigie vel Maestro:
gli garbava tutto vello era proibito.
Ma siccome non solo ‘ollo schioppo era destro,
gliel’hanno perdonate tutte, al disinibito!
Certo è che se mi metto a ascoltà
un’opera valunque da lui scritta,
mi sento il cuore intorcinà,
e la lacrima vien giù dritta.
Mi ‘ommovan tutte le su’ arie
speciarmente velle storie di vigliaccherie
‘ome vella della nipponìa gabbata,
‘he fu fischiata, e poi riabilitata.
Siei stato un grande operettista,
lo posso sostenè a spada tratta.
Hai avuto nella melodìa la tu’ virtù.
Abbi pazienza se m’azzardo a datti il ‘tu’
ma siamo toscanacci, tra noi s’usa
E se proprio un dovesse andatti giù,
vorrà dì ‘he ti ‘hiederò scusa!

Giorni uguali
Il risveglio ti coglie
ancor nella banal realtà
e il consueto compito t’opprime.
Passion diversa richiedi,
da’l noioso quotidiano.
Interna tensione
rumoreggia.
Fidi nella novità.
Dell’ idoneo sogno
percepisci il compimento,
e il continuo rimbombar plachi.

Tacito addio
Ancor pensarlo
e strugger di vederlo.
Chiuso è ormai il conto,
pagato con l’affronto.
Come inseguir un aquilone
nell’occhio d’un ciclone,
giova al dolor provato
per non esser mai stato amato.

Un amante
Celato amore,
rubato per attimi.
Mille e una volta abbandonato,
mai disperò.
Sempre tornava
all’amata sua,
con passional foga.
Respinto e riaccettato.
Sofferente e giulivo.
Insegue ancor l’assurdo sogno
della final unione.
Il pio desiderio,
giammai s’avvererà.

Il disperso
Come fumo dissolto.
L’errante in Patria,
procede nel pellegrinar latente.
Verità a me sconosciute,
armonizzano con il suo io.
Preludi senz’opera.
Viandante oscuro,
forse ad altre porte
mendichi insani amori.

Una bella giornata
Il sole
illumina la città.
Caldi splendono
bei monumenti.
Piazze e strade
addobbate a festa,
traboccano di felicità
Ovunque allegria si spande.
In vicoli eternamente bui
uno spiraglio di luce
oggi s’infiltra.
Angeli hanno soffiato
su nubi oscure
liberando i vitali raggi.
Ora ti riconosco, Pisa.

Il rais
Snidato
come ratto nelle fogne,
il dittator fuggiasco,
per pecunia tradito.
Speranza di miglior vita
senton oggi
l'iracheni oppressi
dalla trivial tirannia.
L'umano giudizio
condannerà
storiche pagine
scritte
con innocente sangue.

Regali
Nessun altro dono
paragonar si può
al Divin volere
di terrena vita.
Gratitudine al Creator devo,
seppur privata d'affetti
come aria necessari.
Rinnegare universal bontà
non posso.
Coscienza e fede
impongono
il constatar fortuna,
seppur da disgrazie màcera.
Al nuovo presente
adeguamento occorre.
Cospicue domande
restano insolubili.
Verdetto al mio turno
avranno.

Un vizio
Ieri sono ita dal dottore di ‘ondotta
A fammi dà ‘na ‘ontrollatina
Tutte le vorte la stessa musi’a rotta
Siccome ‘he un ci vado spesso e volentieri
Si dimentìa vello ’he ha detto la vorta prima.
E ribatte sullo stesso ‘hiodo, per fammi venì i pensieri.
“Dammi retta”,- dice -,”se voi ‘ampà e doventà vecchietta,
posa la sigaretta!”.
“E’ ‘na parola “,- ni rispondo -.
”N’ho provate mille, e un ne funziona una!”
Ir cerotto,l’agopontura,la scingomma, acci ar mondo
un risorvo nulla e in più spendo ‘na fortuna!”.
Lo ‘apisco ‘he è un brutto vizio
Ci pòi morì
Più brutto di ‘osì
Un tempo, ‘ome sfizio,
Ho scerto tra i peggio,
‘he ci pòle avè dato la scienza.
Un lo discuto mìa! E’ meglio sì, stanne senza!
Ci ragiono sopra spesso, ma ci vagheggio
Mi dìo tra me e me, nelle crisi di ‘oscienza
“Vesto è l’urtimo pacchetto.Un ne ‘ompro più”.
Finchè un n’ho urgenza.
Ortretutto, rimugino nel cervello:”Guarda vaggiù,
‘hi un fuma e i novi decreti ,
ti fanno sentì ‘ome n’appestato.
E ti schioccano in un angolo appartato”.
Ir governo ‘he tanto propaganda la salute dalle ‘Reti’
Un gli par vero di piglià i vaini
Di velli ‘he un sanno smette, poverini,
e rincarano di ‘ontinuo con leggette,
il prezzo delle sigarette.
Ai mì tempi si diceva :”Predìi bene e razzoli male”,
ma chi comanda un ‘è la gente in generale
bisogna sta al voler di lor Signori,
che, tra l’ altro, noi ciabbiamo messo
ar posto di ‘omando, e sull’ allori
Sicchè c’è pòo da fa, ci tocca sempre la parte del più fesso.
Ragiono di ‘ontinuo la faccenda, senza fretta,
e intanto mi c’accendo un' altra sigaretta.

Vorrei
Vorrei dimenticar
stolide illusioni
addormentarmi e più
non rammentar,
al risveglio,
parole dolci e amare.
Abbracci ingannatori,
d’ energia caricavano
il cuor mio
che debole assorbiva,
vibrando ad ogni gesto.
Svilita e sconfitta
rabbia ormai conosco,
per il menzognero
che catene non mise,
ma l’anima turbò.

L’ anno vecchio
Il 2003 stancamente
se ne va ,
ormai logoro;
lascia dietro di sé,
abbandonate promesse.
Già idealizzato
il nuovo che verrà.
Auguri di pace e d’allegria
sulla bocca del mondo.
Scritture gaie per messaggi.
Penne vorticanti su fogli bianchi,
inchiostrano biglietti colorati,
dichiarando
nobil sentimenti.
E miracoli chiesti,
a scienza e religione.
La storia si ripete.

Ho deciso
Voglio ‘ambià.
Basta stassi a lamentà.
Si doventa noiosi:
la gente ti ‘omincia a scanzà.
quasi fossi ‘ome i rognosi.
Ti rifilano occhiate di ‘ompassione,
e ti di’ano:” Poverina ! Hai ragione !”.
Ti guardano di tre quarti ,
ner mentre inventano la gioia di ritrovarti,
atteggiando la mimìa facciale.
T’ ammiccano , malignoni
con farsa aria ‘ordiale,
e coll’ aspetto dei saputelloni.
Tutti vesti modi di fa,
m’ han fatto venì voglia di finilla
di stammi a frignà addosso,
e un sentimmi più tranquilla.
Ricerco ir mì morale arto più che posso.
Ripiglio in mano le redini
della situazione, lasciata troppo a briglie sciorte…
per via dell’accaduti repentini,
‘che ho inneggiato alla ‘attiva sorte.
O anco lamentassi delle baggianate:
d’esse magra o grassa , brutta, ‘apace;
e fa le ‘ose ragionate,
per un passà dalla padella in della brace.
Meglio ritrovà la vecchia grinta del leone
dei tempi seri o burloni,
e fassi ‘ntende, si ‘apisce, ‘on le bone,
dai tutti vei ci’aloni!

Tramontana
Il vento di tramontana
più non gelerà
il cuore accorto,
che ben s’è
riparato.
Vestito con scorza
d’acciaio,
ormai non teme
il rigido inverno
del dolore.
Il tepor della speranza
lo riscalda.

La seduta spiritica
Il bicchiere segnala
dello spirito il nome
Balla il tavolino
sotto mani
a catena legate.
Lampi, fumi
e cavernose voci
invadono la stanza.
Perfetto scenario
del mestator contro
creduli astanti.

Amore
Inutil tentativo
cercar di sfuggire
da sensibilità innata
Provare ad arginar sentimenti,
come sponde
d’un fiume in piena.
Il cuor del nobile
canta dolci melodie ,
e la sua voce
vibra nel corpo
come corde d’arpa
abilmente suonate.

Vi sento dì
Se dall’arto
dei Cieli
vedete e giudi’ate
‘ome quando ‘on me
eravate,
chissà se lampi e tòni
a gavettoni
‘he di lassù arrivan fitti,
sieti voi a mandalli zitti zitti.
Mi pare di sentivvi dì:
“ Varda vella citrulla lì,
‘osa l’è versuto in mente!
N’ha sempre una per la ‘hiorba!
N’i s’è ito ir cervello in torba.
Bei mi ‘vaini andati per falla studià,
‘he s’è speso a tutto tondo!
E sette e più camicie sudà
per vedè di falla’mparà
a stà al mondo !“.
Ci giurerei ‘he fate vei discorsi
E no perché mi venga dei rimòrsi,
ma perché so ver che vorreste:
‘he mettessi solo un po’ giudizio,
sicchéa serena vita dagli inizio.
E armeno, indove ora siete, pace avreste.

Amore vero
Forza, coraggio
e volontà,
e sensibilità,
e amore.
E ancora amore.
Dato e mai rimpianto.
E insegnante di pace,
e d’umiltà.
Immensa ed unica,
sempre più
m’accorgo ch’eri.
Ah! Potessi a te simil essere!
Chi mai potrà tagliar
cordone, che
a te legata
ancor mi tiene?
Anche sorella Morte
nel tentar fallì.

Il pino
Fora la foschia
un timido raggio di sole.
Illumina un vecchio pino.
Ed aghi e pigne da luce
trapassati,
risplendono.
Godono al tepor
che linfa vital
riscalda.
E gioventù riprova.

Letìano in TV
Il Ricci accusa il giusto,
sputtanando le farsità del mezzobusto.
La Rai il canone protende,
mandando in onda roba ‘he t’offende.
Ti rifila occultismi e tarocconi,
poi minaccia d’ oscurà di Striscia le ragioni.
E continua a fà pagà l’utenti,
facendoli passà da bìscheri e dementi.

Violino
Sprigionata
da legno e crine
Celestial melodìa
si sparge per l’aere
E sublimi note
L’animo elevano.
Dal cantino,
il trillo
rabbrividisce
il corpo;
e poesia di note
in cuor scritte.

Il vigile
Nello smog impalato
sbracci e t’affanni,
e fischi,
e multi,
e prendi insulti.
Con l’acqua o col sole
sempre lì ti vedo.
come marionetta,
manovrata
da esperta mano,
che fili nasconde.
Ma nessuno ti dirige.

Nuvole
Volgo al ciel
lo sguardo.
Osservo
delle nuvole
il mutar forma:
intravedo immagini.
Cambiano
ad ogni alito di vento.
Continua mutazione.
E contemplo
ammirata,
l’incredibil fascino.

Il violino di ¾
Piccolo legno pregiato
nella custodia,
in brandelli ridotto.
Da immemor tempo
abbandonato,
ormai sol a memoria utile.
La bambina
che ti ripudiò,
è or la donna
che ti rimpiange.

L’ empia
Dio cambiò
E sé stessa illude.
Tutto abbandona
per religioso fanatismo.
Dell’esser madre abusa
scaricando ogn’onere
al real succube
di paterno amor.
E Croci fa portar
chi l’accosta.

La vecchia
La vecchia si riflette.
Riflette sul tempo che fu.
Che fu bella e liscia e ammirata.
E ammirata riguarda l’album delle foto.
Delle foto attiran più d’altre, lo sguardo.
Lo sguardo volge al cielo.
Al cielo chiede d’aver ancor futuro.

La memoria
I forni,
dallo Shoà,
spenti,
ancor scottano
nell' anima.
L' imbianchino
spennellò col
sangue innocente,
la coscienza del mondo.
Nella memoria,
resterà il ricordo.

Modernità
Basta schemi preconfezionati
nelle teste inculcati!
Non voglio chips nel cervello
che mi rendano un modello,
come macchina che amalgama
e lo scibile declama.
Non mi confonderai,
con l' eccesso
di progresso,
società zeppa di guai!

A Sergio (1960)
Nascita - gioia - morte
Uno - Due - Tre giorni.
Virgulto reciso
Germoglio interrotto
Non immagini al ricordo
Solo memoria
d' un lontano attimo
dell' Angelo bruno.

Pittore
Nelle narici,
ancor sento,
di trementina,
l’acre odor.
La stanzetta
dove cornici,
e quadri,
pennelli e colori,
ovunque sparsi,
rivedo.
E tu, davanti
al cavalletto,
seduto.
Per ogni dipinto,
agli ultimi ritocchi,
t’ esaltavi.
E gl’ incompiuti, ora,
con malinconico orgoglio,
mostro.

La relazione
Come aria
respirata,
con ardore
tanto amata,
dal fedifrago
marpione.
Quanti anni
di passione
consumati nella nebbia!
E se mai sorgesse il sole
a schiarire la foschia,
forse allora
le diresti:
“Ormai è tardi, vado via”.

Nonna
Stenti di guerra
e paura per numerosa prole.
Mancata dei cari, all'affetto,
in tempo di pace.
E tanto rimpianta
la giovane Orsola,
di Dio timorata,
che più non scese il letto,
una mattina del '45.
La presenza tua,
tutt' oggi, alla figlia rimasta,
manca.
E si riempiono di lacrime
al tuo pensare, i suoi occhi.

L' impostore
Nel crucial momento
di gran disagio profitta
ignorando un giuramento,
illude derelitta.
Diversa attenzion ottiene
e verità previene.
Poi scaltro si defila
e per altre coltello affila.

La pizzeria
Giusto per spezzà la monotonìa
Insieme a un mì amìo
Si dice: “o perché un si va in pizzerìa?”
S’è trovato un posticino
dove poi sta tranquillamente,
a chiacchierà ar tavolino.
Se un c’è troppa gente,
e un si strugge di lascià ir posto a chi aspetta,
si pole restà a scambià dù parole senza fretta,
anco ‘ol proprietario del lo’ale.
‘he gliè persona simpatìa e cordiale.
C’eravamo anch’ieri sera, in una serata uggiosa,
a “Le Terme” di San Giuliano di Pisa in provincia
e tanto era bona vella pizza, ‘he fra un po’ si ri’omincia
a mangià daccapo ogni ‘osa.
Ma un po’ per non scoppià, e per un fa sta aperto
oltre l’orario, il signor Umberto
s’ andiede via dimorto ‘ontenti
d’esse tornati lì a sgranà i denti.

Tiziana
Nell' immobil corpo,
mi parlavi
senza voce;
e sorridevi all' ingrata vita,
che t' abbandonò
a dolenti anni,
nei dopanti effluvi.
Con un delicato sospiro,
salisti in Cielo,
per divenir stella
tra le stelle.

La caramella
Crik, crak, crunk.
.............
Sto sgranocchiando una caramella.
.............
Crik, crak.
..............
Lasciatemi in pace,
mentre assaporo
gusto d' albicocca!
.............
Crik.
.............
Si sta consumando piano piano...
.............
Ciomp, ciomp.
.............
E'' una piccola lastra vetrina,
che s' assottiglia sempre più.
.............
Glip.
.............
S' è sciolta !
.............
Come finisce presto una gioia !
.............
Ho già l' amaro in bocca.

Angela
L’amica diletta
oggi vedo,
ai piedi del Gargano,
tra mandorli in fiore.
Serena e gaia,
t’ immagino,
come ai remoti tempi
in compagnia trascorsi.
Angela:
come il nome tuo,
protettiva e dolce.
Gioia nel ricordo,
triste il tuo mancar.

I Modì
Tutti intorno alla scoperta,
come falchi predatori;
pronti a prendersi la fama,
d' un reperto al fosso estorta.
Poi beffati dai provocatori,
con lo storico proclama,
i labronici plagiari,
li ricacciaron tra i volgari.
E così fu che i cervelloni,
rimediaron la figura dei coglioni.

Cade una foglia
Tremante al tronco s’aggrappa
preda di selvaggio vento
che strapparla vuole.
Non s’arrende a innatural violenza,
che sforzo non ripaga.
vitale linfa
più non scorre.
Per terra giace
dall’orrore calpestata.

Parenti
Spalle voltaste
al disperato bisogno,
lasciandola del male
alla mercé.
Parenti serpenti,
avvolgeste tra
spire d’egoismo
trofei di memorie.
E avvinghio allentaste
al consumar del pasto.

Doppia tragedia
1) dalla parte del malato
L' organo agognato
in viaggio,
placa smania ,
e gioia
del futuro rinverdisce.
In miriadi di pezzi
d' acciaio e carne
si frantuma la speranza.

2) dalla parte dei soccorritori.
Concitati attimi:
tutto è allertato.
Come tempesta rapidi ,
col prezioso contenitore
verso nuova vita da salvare,
soddisfatti, vanno .
Uno schianto improvviso:
gl' intrepidi soccorritori ,
la loro missione vedono
volare sempre più in alto,
fino al cielo:
mai più tra noi scenderanno.

Maggio
Colse una rosa
come neve, bianca;
d' ingenuità profumata.
La più bella del giardino,
inosservata non passò.
Forte al cuor la strinse;
le spine non lo ferirono.
Placò, del possesso,
il desiderio.
In terra, sparsi,
delicati petali
profanati,
lasciò.

A Daniela
Essenze di vita
improvvisamente s' incontrano.
Idee, risa e sentimenti,
semplicemente scambiati.
Come l' arcobaleno
che si staglia all' orizzonte,
prelude al buon giorno,
così, per me sarai proemio
di leal amicizia.

Riflessione
Labirinti di memorie
nel cervello intersecanti,
imprigionano volontà,
che dal dedalo
uscir non sanno.
Fremono pulsanti
sentimenti sprecati.

Un giorno, d’ estate.
Su spiagge cocenti, corrersi incontro
e avvinghiati cadere giù.
Tra risa e granelli illuminati,
incontro la tua anima,
che cerca la mia.
In un frenetico gioco di muscoli,
cuori s’intrecciano,
e sensi stirati, straziano il cervello.
Del vulcano, il rombo
esplode violento,
invadendo l’accogliente pianura
con le sue segrete essenze.

L’ acqua di montagna
Limpida, dalla fonte,
sgorga.
Un roccioso pertugio,
libera
di scrosciar
la lascia,
e da mani, a conca
poste,
raccogliere.
L’ arsa mucosa
si rinfresca,
e sete si sazia.
Ricompensata fatica
per averla raggiunta.

Ricordo
Amor presente
come fosse ieri.
Ah! Perché struggersi
sì tanto al ricordo?
Ma , come dimenticar
felicità d' un attimo,
che intera vita
seppe colmar?
Palpito ancor del
remoto idillio;
al dolce gesto,
all' armoniosa voce,
il mio pensiero tristemente vola.
E segue d' un aeroplano la scìa,
che nelle nuvole svanisce.

Voglia di libertà
Oppressi popoli
da dispotico poter
tiranneggiati.
Altro non chiedono
d’intenti, libertà.
Proni come
appassite corolle,
quel sorso d’acqua,
attendono,
che ridìa lor ,
sì tanta forza ,
da sollevar
debol stelo.
E volger ancor i petali ,
d’ autonomìa odorosi,
in faccia al sole.

Incomprensione
Quel felice giorno,
un amico,
cuore e casa l’aprì.
Con timor entrò,
piano piano,
per non disturbare.
Gli ospiti incontro,
che con garbo e allegria.,
alleviarono
la sua anima.
Intensi momenti,
di parole inchiostrate d’ amore.
Improvviso spezzato e ferito,
il volo di farfalla,
che tormenta sciupò le sue ali.
Impazzì e infuriò per dolor provato.
Smarrita, su tenere foglie appena nate,
col suo peso s’ accasciò.
Disegnerà ancor in cielo
cerchi di gioia?
Se guarigion verrà,
un raggio illuminerà ancora
e ancora, gli splendidi colori
della pace.

Amor profano
Una macchia
spiccò, nel candor
dell’ anima,
colorando col nero di seppia
l’ amor proibito.
Anni spesi
nel buio di un amor
nato
da repressi sensi,
in mente esplosi
una notte d’inverno,
improvvisamente torrida.
Scuse e rifiuti,
or trascinano
l’ idillio
d’idee perdute.

Un momento di fantasia
Ascolta il sussurro della natura
carezzata dal vento.
Sprigiona la tua fantasia:
lasciala seguire il corso del fiume
finche sfoci nel mare.
Osserva: i desideri son ora
bollicine spumeggianti
sperse che vibrano tra
le creste delle onde.
Un attimo di scintillio
di mille colori
donato dai raggi del sole.
Poi s' infrangono
sullo scoglio della realtà.
E ragione torna
cruda essenza,
di consueti propositi.

Amarsi
Vicina a te
ascolto
il battito del tuo cuore:
ritmo incalza.
La tua forza
cresce.
Il fiume in piena
straripa l' eccesso
nell' ospitale
ambiente.
Placato il furor
dell' evento,
riargina i suoi umori,
nell' alveo della quiete.

Fine d' un amore
Ultimi sospiri
incerti e tristi
del futuro insieme.
Ingiurie di sconforto
e preghiere
non raccolte.
Serberà il ricordo
dei tuoi gesti,
dell' amor che più non prova.
Empatie sommerse
nel buio avvilente
di un'anima tortuosa
proiettata verso
altri universi
di gioie immediate.
Indomabile desiderio
del nuovo.
Ricerca di sensi
perennemente gelidi
come una tomba
spoglia di fiori,
e impediti nell' essenza
come un rondone precipitato a terra,
che ancor s' involerà,
se una mano amica
forte lo scaglierà in alto.
E spiccherà quel balzo tanto atteso,
seppur breve,
ma ne varrà la pena
per quell' attimo di libertà,
Riscattando anni di noia.

E se...
Il vento
sgombrasse dalla mente
cupi pensieri,
cupi come la notte più buia
addensa l' anima;
e se,
un raggio prepotente irrompesse
a far breccia nell' esistenza,
e un canto sgorgasse
dentro le tue vene
e circolasse libero
per il tuo corpo,
addolcendo i malumori;
e quel canto,
lievemente
t' insegnasse di me,
poco a poco...
il ritornello farebbe vibrare
le corde del cuore,
e allenterebbe il dado
della vanità
che strozza
il volere del destino.

A Gabriella Ferri
La roca voce
che gridò Roma
s' è incrinata
sull' asfalto
d' una strada senza successo,
macchiandola di fede ritrovata
e nuova gioia di vivere,
dal vuoto di tortuoso percorso.
La serenità,
l' ha vista volare
senz' ali dal balcone
dell' ingiustizia.

L' augurio
L' assenza vanifica
or che ti leggo.
Dietro quel display
riconosco
il tuo cuore,
che ancor fa pulsare il mio.
Il messaggero di chips e plastica
dona vago sogno.
L' auspicio pasquale
infervora e tonifica.
Il lungo silenzio è incrinato
dall' inesistente suono
di una scritta,
che solo io
intendo.

Bisogno d' amore
Garbato, t' avvicini,
pronunciando miele.
Mi circondi d' inebrianti profumi.
Sensi all' erta,
nell' abbraccio
che schiaccia
il chiodo del malessere.
Martellante richiesta,
induce alla resa
delle affilate armi
della resistenza.

Oltre i confini del reale
Gioca
con la fantasia.

S' immedesima
d' esser pedina
d' un' integra scacchiera,
dove nessun' incrinatura e logorio appare.

Una mossa falsa

riporta
alla realtà.

E' bastato il rumore
d' una torre
caduta sul pavimento
a spezzare l' incanto.

La verità,
di nuovo, mostra
crudezze

per un attimo
dimenticate.

La modella
Luci psichedeliche
sprazzano
al ritmo di musica

Applausi,
elogi,
ubriacano
l' orgoglio.

E tu,
felide ancheggiatrice,
mai paga
d' attenzioni,
ti scarnifichi
di prelibate rinunce.

Passeggi sulle tavole
altezzosa
e ammiccante.

Sguardi
famelici
ti seguono
per anni,
finché scopri
quant' era fatuo
quel bisogno.

Le paillettes
non lustrano più
di benessere,
strutte dall' etere
della vanità.

La Ferrari
Mangia l' asfalto
rombando come tuono,
rapida come saetta.
Abitacolo di coraggio
abilità e nervi,
dello sciapito¹
inarrestabile mietitore
d' allori e vittorie rosse.
Il cavallino meccanico
assordisce ed entusiasma
appassionati cuori sportivi.
¹ Nel senso della mimica facciale

Vado via

Via...

sull' isola onorata.

Lontana dal lerciume cittadino

e respirare limpide
sensazioni

bere miele semplice

spezzare quella catena
che strozza la gola
del male

terra deserta
d' infezioni

sono pronta

aspettami.

Alba strana nel mese di maggio
Aspetto la luce.

Verrà.

Ma tarda.

Non cinguettano gli uccelli.
Le tenebre non si diradano.

Infastidisce il rumore
del silenzio.

L' orizzonte è minaccioso.

Gelido sentore
intralcia oscuri pensieri.

Perché non schiarisci?

Ora è tempo.

Rendimi le illusioni!

Lasciami sognare
un radioso mattino
di primavera!

L' anima è predisposta
al consiglio
delle protettrici muse.

E finalmente...

un timido rossore
si delinea
in lontananza.

C’ è un domani?
Passa...

passa…

vola via!

Questo tempo assassino
non si ferma.

Giorno dopo giorno,
toglie giorni d’amore.

E sto qui..

e assisto...

e penso.

Penso
allo scemare
del futuro.

E assale, incontenibile,
urgenza di tutto.

Il quadro
è ancora incompiuto:
non lo appenderò.

L' ombra molesta
Perseguitata :
ovunque vado...

mi segue,
sempre.

Insofferente agli insulti,
resta.

M' avvolge,
m' impregna di nero.

Mi toglie il fiato
della libertà.

Vattene, ora!
Sono stanca:
accenderò la luce.

Sospiri rumorosi
Freme,
si dibatte,
arpionata dal novello Achab.

Non fugge
la balena bianca:

il suo suono possente
rompe l’ aria.

Non si ribella.

Aspetta che
spossatezza
guadagni
sulla furia.

Il suo suono si affievolisce,
confondendosi
con l’ applauso oceanico

Diviene sospiro
rassegnato
alla pace

Si spengono i sensi
nel chiarore dell’ alba.

Partita a carte
Stilli la carta,
mentre tremano
dita e cuore

piano piano,
spunta l' accenno del simbolo,
che accresce i palpiti .

Un sudorino freddo
comincia a gocciare
sulla fronte:

schiarisci la gola
con l' indifferenza
che non hai

senti che è quella buona

un istante ancora
e saprai
se il bacio
della dea bendata
è solo per te

Eccola:
ora l' hai aperta..

è lì:

in bella mostra,
quello stupido pezzo
di plastica colorato
che può
su destino umano

è lei:

stavolta la Donna di Cuori
non t’ ha tradito.

La mano è tua.

La pulce nell' orecchio
La insinua,
sottilmente perfida,
mettendoti in allarme,
senza verità;

gira e gioca
sull' allusione.

Ti tiene
sulla corda;

e la senti stringerti
intorno al collo

sempre più violenta:

ti manca il respiro:
il colore della faccia
cambia

d' istinto urli:

vuoi toglierti
quel cappio
dal cervello,

lei ride,
perversa.

Ti gira le spalle,

e se ne va.

L' imperioso
Svetta sul mondo
incartato in tessuti griffati
Dall' alto giudica,
sprezza e imbroglia,
incauti e creduloni.
L' attempato lampione
lascia che si accostino
peripatetiche oblatrici
di vizi.
Il suo ferro freddo
non libera molecole
di passione
al tepore carnale.
E immobile,
al seducente
richiamo,
concede solo
una fioca luce.

La rassegnata
Malinconia accompagna giorni
senza un perché;
trattiene cupi pensieri
comparandoli a positiva realtà ;
t’ adombri sotto lo zenit;
dilegui passioni,
sane gioie:
punisce, il passato
che torna …

e ritorna …

e schiaccia
entusiasmi neonati.

Scrolli la mente
cercando risposte:
t’ impegni al divagare
celebrale…

un istante

poi passa
il lieto vigore,
schizza via
come meteora,
e porta con sé
luce infuocata
di speranze;

tornano nembi
ad oscurar sentore.

Il segreto
Vivi all' ombra
d' un mistero
che ti vide
carezzare
un addome gonfio
dal peccato imposto.
Eludi ignominia
dell' adolescente
ricordo,
nascondendolo
in un angolo del cervello.
Ancor presente
dentro di te
ogni tanto affiora
insieme ad una lacrima
di rabbia
per assurdo incompiuto.

E la tua mente
vola
verso un campo
lontano
dove gramigna
infesta
i cuori.

La preda
Fortuito legame
entusiasmò il bisogno.
Circuìto con promesse
d’agevoli proventi ,
irreale prese il sopravvento.

Ora
stringono sempre più
le corde dell' usura
saldamente impugnate
dalla seduttrice.

Messo
con le spalle al muro,
un giovane
tormentato
avvilisce ingegno
in lecite paure;
non vuole
sensual baratto
ad uguagliar il conto:
e si divincola
veemente,
cercando scampo
dalla presa.

Piccolo sognatore
d’ altri tempi:
verrà giustizia
a risollevarti
il cuore?

Antichi amori
Vita sofferta
rincorrendo
un’ utopia,
una sopita brama,
che sempre più lontano fugge:

straziarsi il petto
turbarsi la mente.


E guidare il galoppo
della fantasia
sulle ali del tribolo,
imbrigliando redini
d’ acciaio
che lacerano
umana sensibilità.

E se infelici amori
non fossero mai nati,
come macigno che schiaccia
inappagato desìo,
legger non potremmo
l' eccelsi carmi
di cantori antichi,
narranti
un mondo che ruota intorno
ai disperati
intrighi
dell' amore,
e il magnificar perenne
dell' infelice parte.

Ancor s’ implora
e grida…


e secoli di storia
non sembrano trascorsi.

Vive emozioni
Il filo di memorie
che vorresti frangere
è corona d' acciaio
che t’ accerchia il cuore,
e lo stringe allo spasimo.
Il dolore avvisa
la tua mente
rievocando soavi parole.
Senti scuotere
cellule inerti alla gioia.
Vorresti tornare indietro,
e addolcire la gola
dal fiele del rimorso
Fidi che pensiero
voli all' empireo.
sicché riunisca
anime scisse.

La foglia
Fragile e caparbia
s' aggrappa
e si rimpiatta;
gioca con l' acqua
e scherza col sole:
abbraccia la luna,
ride con le farfalle
e si offre alle cicale.
Col suo colore intenso.
la vita,
trionfale vanta,

Ingiallirà nello stupore
dell' incoscienza.

Avvilimento
Il cuore scoppia,
e voglia di dissolversi
sempre più forte.
Chiedi a Dio perché
perenne è il soffrire
d' immeritate pene.
E rinfacci una vita
dispensatrice d' angosce.
Non viene la voglia
d' aggrapparsi
a quel filo sottile
appeso a un barlume
di speranza,
mentre inghiottisci
lacrime disperate,
cercando il coraggio
di lottare ancora ...
sola.
Contro il mondo.
Sola,
contro il destino ostile
che nulla risparmia
e nulla dona.

E dà l' inferno in vita.

Debutto in società
Blasonate damigelle
in abiti sontuosi,
aspettano che l' ora
tanto attesa
giunga.
Prove di danza
e galateo
insegnati,
impongono fierezza.

Emozionate,
cercano
assensi
dai cadetti
schierati nel salone barocco

Guadagnano l' ingresso
leggere
come volo di farfalla,
arridenti al futuro.

Ammiccano leziose
inchinandosi all' invito
del riverente cavaliere :

primi passi di valzer
verso una grande realtà.

Sperare
L' alba
schiarisce le tenebre
che avvolgono la terra,
impedendo il fiato
con la poderosa stretta.
Le prime luci soffuse
si riflettono
nello specchio della vita
e riaffiora il sorriso
sulle labbra della speranza.

Una sera diversa
L' acqua del mare
spuma gli scogli:
ammiri entusiasta
mentre
languide lanterne
rischiarano
il fascino dell' onde
perse
sulla scura sabbia.
Infine
avvinta dall' atteso
evento,
diverso ambiente
veemente avvolse
fame d' emozioni nuove,
celate dietro sciolti sorrisi.
E musica e parole
abbracciarono
il cuore fiacco
di triboli.

La strage degli innocenti
Infanzie distrutte
dai sordidi giochi
dei grandi
che sporcano
di sangue
l' innocenza
prigioniera
d' una società guasta.
Lo sdegno
cosmico
non vale
a fermare
mani assassine
che stritolano
esplosive
flagellando coscienze
inermi.

La casa di campagna
Riecheggiano dalle mura
risa di beate compagnie,
sogni di bambini,
speranze nel domani.
L' antica casa
di campagna
è ancora lì,
nel bagaglio
dei rimpianti.
Vivida nel sole
della memoria,
preziosa gemma
racchiusa
nel calore degli affetti.

Terra senza Dio
Ultimi splendori
del giorno che sfuma
lasciano irrompere
l' ala minaccci0sa
d' avvolgenti tenebre
che prepotenti
calano
su innevate coscienze
macchiandole di vergogna.
La terra succube
di scriteriate volontà
da sempre infamata
con sacrileghe leggi,
mai come oggi
inorridisce
e soffre
accidia
di celeste consiglio.

Sete d’ assurdo
Quotidiano dai
sapori sciapi:
incontri di
volti sbiaditi.
Inespressive
maschere incolori
indossate da corpi qualunque,
s’ aggirano per la città.
Tutto è nirvana
senza quel brivido
che prende giù
lungo la schiena
quando alla mente torna
l’ impossibile.
Bello e desiderato
come nient’ altro
quel ch’ è negato:
struggente
come neve al sole,
l’ inarrivabile disillusione
inaccettata,
sparsa d’ amaro
e dolce d’ attimi
che memoria
rifiuta di cancellare.
E per fulgido istante
avuto
eterna pena
al postumo diniego.

Rimprovero
Guardare
il mondo
da diversa
prospettiva
scegliendo
di cambiare
sconnesse sensazioni
ed eludere
nuovi incagli
Sì che domani
già sìa oggi,
nell' animo
rassicurato
da esaurito
fatto
Facile rimprovero
cosparso di veleno
che tendenzioso
persegue ferimento.
Ma nessuna stilla
può scorrere
da secca piaga.  

14 Dicembre 2004
Tempo
rapido passi
e non porti via niente con te;
non una folata di vento
seppur violenta
che allontani anche il più tenue ricordo
d’ immenso amore
che solo mamma sa donare.
I tuoi abbracci
li sento tutti.
Ancora.   

A quali fantasie dovrei lasciar volare il mio pensiero?
Quale bisogno potrei colmare
se il cesto dei desideri
è logoro?
Ho tentato d' inserirci qualche idea
ma è scivolata via,
come fosse acqua
traboccata da una coppa.
Ho rattoppato, allora,
quella paglia ,
con il filo dei ricordi più belli
che qualcuno mi ha lasciato,
ma era troppo fragile
e s' è spezzato nei miei sogni.   

Natale
Torna ancora
a rinverdir memorie
a strappare amare lacrime.
Divertirsi è controsenso;
si va avanti,
come è normale
che un giorno segua l' altro
e un seme germogli
nel vaso della storia.    

Amari ricordi
Pensi allo sguardo perso nel vuoto:
speravi che dalla bocca uscisse
suono di violini
che scaldasse il cuore.
Solo lava sgorgò dal cratere acceso,
e pagine di vita arsero
nel braciere della stupidità.   

L' aria
L 'ansia affligge, irrita,
blocca il fiato
e rende più forte l' ansia;
il circolo vizioso
prende e trascina
nel vortice dei perché.
Non lo so
se tutta la colpa
è dell' asfalto che fodera
vaghi respiri;
non lo so
se la parete di nebbia
che a volte mi schiaccia,
è così pesa
come quella che franò
addosso ad altri
lasciandoli senza luce
So solo,
che quando vedo
il sole,
quel cerchio si chiude
lasciando fuori
ogni paura,
e dentro,
un paio di spugne
si gonfiano come
palloncini soffiati da bimbi felici.
Ed è così bello quel momento,
che viene da piangere
per la commozione,
e la speranza
d’ avere anche domani
un giorno così,
fa tornare il sorriso.   

Chissà dove sarà
Chissà dove sarà
in questo momento,
dov' era stamani
o ieri o mesi fa:
chissà se ogni tanto
pensa a quella donna
che s' illuse quando,
riflettendosi in uno specchio,
vide che non era sola.
Chissà se in questo momento
si sta chiedendo
se quella donna lo vorrebbe ancora
oppure,
non ha tempo da perdere
in un pensiero inutile.
Forse sta leggendo un libro
sfogliandolo delicatamente
con le sue dita affusolate:
quelle dita leggere
che un tempo accarezzarono
un viso incredulo e felice;
forse sta dormendo senza sognare,
o combattendo l' orgoglio
che lo vuole solo.
Chissà dove sarà
in questo momento.   

Ancora tu
Replay d' immagini
incessante trabocca
nella memoria.
La voce che solo
cuore sente
incentra
smania di ricordi
alterati dall' invisibilità.
Se incontro avvenisse,
plache sarebbero
sublimazioni raggiunte
e svogliata attenzione
che, assenza,
eleva a chimera .
Desideri ed ansie
svanirebbero
nell' aria del reale.    

La Luce
M' illuminò
intermittente.

Infido gioco
morto
nel presente buio.    

La Terra della discordia
Furori religiosi
corrodono
anime acide
lasciando scie
di sangue.
Mai paghi
di sadici
malesseri
in nome del Dio della pace
si straziano corpi
esplosivi
di ragazzi
che troppo presto
imparano l' odio
insegnato dai grandi.
La millenaria catena
dei tormenti
poserà l' ultimo anello
nella terra pretesa?
Se sentito fosse
quel Credo,
ogni istante di vita
sarebbe irrinunciabile
divina grazia.     

La Commemorazione dei Defunti
La festa s' avvicina
e l' addobbo
è d' obbligo
per non sfigurare.

Vanno da chi non è più
ostentando virtù
coi falsi lucciconi
d' affetti scettici.

Un giorno all' anno
s' apre
la gara
alla tomba
più fiorita.    

All' ospedale siamo numeri
D' ogni altra cosa
è più avvilente
all' occhio e al cuore,
l' essere,
sdraiato nel letto di corsia
costretto a tormento, scongiurante
sensitiva umanità.
Grato d' uno sguardo,
schiavo per bisogno.
Calpestata dignità
dal misantropo sanitario.
Il terrore che gela
l' orgoglio.
Resta nell' ombra
della cifra
che lo individua
dall' altra
e all' altro ancora.
Quanto
quel numero
raccontar potrebbe!
Sbagli, soprusi
e perfidie,
o
gioie e prodigi.
.....
Se solo potesse.   

Dopo cena
E' entrato in casa:
m' ha abbracciato,
m' ha baciato
come un vecchio amico.
Ha parlato al telefono
scordandosi dov' era:
il mondo era dall' altra parte del filo.
Io ascoltavo
...capivo.
Dopo è tornato:
ha mangiato del dolce
ha bevuto un caffè
poi
m' ha abbracciato,
m' ha baciato
come un vecchio amico,
e se n' è andato.
E io ho sofferto.
Da quella volta
aspetto
e aspetto...
e mi chiedo
perché.   

Oscuri trapianti
Organi venduti
all' asta
della disperazione.
Le vite disagiate
indotte a
macabra scelta.
con annunci
d' altri bisognosi
raccolti.
L' illecito accordo
attraversa continenti
messo in moto
da un macchinismo nefando.
Straordinaria povertà
che raccapriccia
i nostri giorni.     

Lacrime
Tante ne ho versate
Quanto un mare di amarezza
E risa quante una boccetta di profumo
Lo stesso che emanavi nei
Momenti insieme
Ora restano le gocce
Del sudore
Di un corpo che non hai avuto.

Emozioni
Prova anche tu l’indifferenza umana
Cerca nella stanza
Una gioia perduta
Un sorriso che ti aiuta
Un abbraccio che non esiste più
Un bacio che ti scalda il cuore
E dimmi
Di rincorrere
La speranza di una nuova virtù.

Poeta
A rimar non sono avvezza
non ho dei veri poeti la dimestichezza
Butto giù
qualche frase che mi passa nel cervello
Ma nulla di più
A parte che mi sembra bello
poter dire quel che penso
Senza timore alcuno
di svelare in un certo senso
Il bisogno d'esser 'qualcuno'.

Delusione
Passano i giorni
I mesi, gli anni
Non torni
Preso dagli affanni
Dei tuoi interessi
Che son sempre gli stessi
Ti celi di falso perbenismo
Rispettabile persona
Nascondi bene il tuo egoismo
Che niente dona
E prende tutto
Fingendo dispiaceri alla persona
Che ha distrutto
Il tuo mondo costruito con l’inganno
Non ti crollerà addosso per darti danno
Troppa cura hai messo
Per rischiare adesso
Di perder l’onore conquistato
E l’importanza che ti sei sempre dato
Chi ti conosce non è la tanta gente
Ignara che frequenti assiduamente
Ma chi t’ha smascherato
E lo stesso aspetta
Questa stolta persona retta
Che non hai mai amato.

Alighieri
O Dante, te che ci volevi tutti morti
Oggi l’avresti messi i Pisani
Armeno in Purgatorio?
E tanti artri tra i risorti?
Forse ai tù tempi strani
Un c’era un artro grande ‘apro espiatorio
Oggi un lo potresti dì
Ce n’è pieno‘osì
Guarda ‘osa succede ai tempi nostri
Ir mondo sembra pien di mostri.
La gente‘he si sbudella :
Chi ammazza, per vaini, i genitori o la sorella
Il politìo ‘he decide ver che vole
Pur d’un perde’l posto al seggiolone
La religione ‘he ti fa capì
Che a crede troppo
mal ti po’ finì
I tradimenti d’oggi son peggio assai
credo proprio ‘he ne ‘onverrai.
Vedè tutto vesto marciume ch’è esproso ‘ome una bomba
Mi sa che ti rivorti nella tomba.

Novembre
Il sagittario ben scoccò la sua freccia
Dritta verso il bersaglio inerme
Lacerandone il centro
Che credeva duro come acciaio
Ma troppo aguzzo fu lo strale
Sgorgarono sangue e lacrime
Dolorose ferite inferte dalla mezza bestia
Capace di mirar sì bene
Guardando il danno
Compiacque sé stesso e
S’allontanò glorioso al galoppo
Lasciandosi alle spalle polveri
Del suo trofeo.

Ai miei genitori
Le Sante Ricorrenze in famiglia,
i compleanni festeggiati.
La felice attesa del dono.
La sorpresa nei vostri occhi colmi di bontà.
Il bacio che gratifica.
La gioia di vedervi felici.
Pochi, meravigliosi, scorci di vita.
Troppo presto Dio vi ha chiamato a Sé.
Ora, l' unico omaggio
sono i fiori posati su un gelido marmo,
dove cadono copiose lacrime amare di rimpianti.
Senza tregua, nella mente e nel cuore,
Vivete ancora,
delicate colombe.
Immenso l' amore resterà per voi,
fino all' ultimo respiro.
Volate miei Angeli, nell' immenso cielo.
Danzate al suono delle arpe celesti.
Cantate le sublimi melodie del Signore.
Pregate per questo inutile corpo ancora vivo,
che tanto avete amato.

Dolci lusinghe
Dolci lusinghe
Sussurrate
Dalla calda voce
Inebrianti carezze donate
all’anima
assetata d’amore
Ostinato il cuore
Che spera
di cibarsi ancor di quelle
caste e calde frasi.
Come un randagio
aspetta trepidante
il ritorno del guerriero stanco
delle troppe battaglie.
Non rimproveri o grida.
Si udranno nell’aria
melodiose parole
e fluttuar di corpi
come foglie sfiorate dal vento.

Speranza
Ostinato furore mi prende
al ricordo dei dorati giorni
Spazzati dal vento
come inutili foglie.
Vieni, raggio di sole
a rischiarar le tenebre nella mente.
Scalda il cuore,
che più non pulsa amore.
Destalo da questo grigio torpore,
e torni, gioiosa, l’anima
stanca del niente.
Vieni, pioggia a lavar le ferite
inferte dalla miseria d’emozioni.
Vieni, Angelo mio,
soccorri il debole spirito.
Veglia il cammino
del tuo protetto,
sinché possa, riaver serenità.

Sogno
Pellegrino pensiero
Abbandonarla non vuole.
Contrastanti emozioni
pervadono il cuore
palpitante.
Ostili e amorevoli
sensazioni dettate dal silenzio.
Ancor freme l’anima,
vagando speranzosa.
Un giorno squillerà
quel muto telefono
E tremante come giunco
scosso da violento vento
Riproverà la gioia
d’udir l’amata voce.

Un amico
Il vento freddo nell’anima
Gela la tua mente, lama tagliente che
Tarpa le tue giovani ali
Immobile nella tua gabbia
Di paure
Disperi nel domani
Piangendo te stesso.
Provi a vincere i timori
Usando la ragione,
il soccorso al farmaco.
Inutile ricerca della felicità
Represso per
Troppo sentimento
Forse il cuore parla
A chi non sa ascoltarti.
Confida nell’angelo
che tiene la sua
Mano su di te.
Non farlo andar via.

Ignoranza (satira)
Apritevi cancelli dello scibile
fatemi attingere al pozzo della conoscenza
l’acqua del sapere
e partecipare alla mensa
di cultura
cibandomi senza mai
saziare la fame d’imparare.
L’incolta vedrà fiorire
l’indotta mente
possa iddio darmi il necessario tempo
per colmar lacune
profonde come abissi
e finalmente armonia di parole
ed elegante stile
nell’ultima mia
parentesi di vita.

Recita
Miraggio infiacchito.
Inutile rovello
Vilipesa baldanza!
Non verrà fatto il passo
Più non pensar gabbato cuore!
Il guitto
alfin s’è palesato.
Cala quella tenda!
L’ attore più non sa citare
la sua parte
La commedia è finita.

La vita
Col pianto annunzi
sbocciar alla vita
Gioia subentra
ai dolori patiti
Immediati,commossi baci
ricevi
dalla madre spossata
e felice
Così cominci l’avventura
non chiesta.
Ringraziar Cupìdo?
Le porte del mondo
sono ora schiuse
La rampa affaticherà
il tuo incedere
Inveir contro Amore?
Tue saranno le scelte
Nello sconforto
non implorar sorella ‘Morte’.
Mai rinnegar
il Divino dono.

L’ incontro
Magico fu quell’attimo.
Repentine fantasie:
Camminar insieme sulla battigia
senza immaginar meta,
i piedi scalzi baciati dalla tiepida risacca
Abbracciati teneramente
immersi nel tramonto…
Quadro incompiuto
Racconto mai scritto
Solo
illusione d’un momento
di svago
Speranza mal riposta
nella sfera della fantasia.

Il mare d’ inverno
Aria fredda e tersa
nel buio che dilegua.
Spettacolare fascino.
Spumeggiar di fitte onde
violento s’infrange sugli scogli.
Altissima schiuma sputa zampilli salati.
M’investono.
La prima ovattata luce dell’alba
arrossa il paesaggio silenzioso.
Solo armonia della marea
e grida di gabbiani.
Pace sovrana regna
e predispone al sogno.

Eutanasia
Senza scampo giace
preda d’inumane sofferenza
Macchinari e uomini
inutilmente controllano
l’atroce agonia.
Esperimento che prolunga
il terreno soggiorno.
Sgomento del malato
per l’ etica
che infuria sul suo corpo.
Impotente al crudele
strazio della vita.
Implora eterna liberazione.
Nessuno l’ascolta.

Vittime di pace
Strazio dei congiunti
e l' attonita Patria solidale si unisce.
Giovani vite lasciate con onore,
all' improvviso tuonar di bombe.
Facili prede d' un infame agguato.
Ritornate avvolti nel tricolore
Accolti col suono grave d’una tromba,
il triste elenco dei vostri nomi,
il militar saluto al vostro martirio.
Omaggi composti e commossi
della silenziosa folla
che mestamente vi accompagna.
Giacete ormai sacrificati
nel grande Regno
e nei nostri cuori.

La matita
Anima di grafite
Occorri per diletto
e per dovere
Nelle mani dell’artista,
del professionista,
della qualsiasi gente.
Lasci la tua traccia
su pagine di fantasia
e di realtà
Se non ci fossi stata,
quante memorie
parrebbe non aver!
E quanto tramandato hai,
perso sarebbe
con chi ti usò,
più o meno saggiamente.

La separazione
L’eterno amor a Dio
giurato,
con trepidante commozione,
e tanta gioia in cuore.
Ormai divisi,
restano solo memorie,
pentimento,
e velata malinconia.
Forse rabbia
o nostalgia.
Imprevedibil mutamento
dal fato scelto,
lascia indelebil traccia
nell’umano essere.
Ma ancor più forte
dovrà trovarsi,
speranza di un
terso giorno.

Imbroglio
Confonder il pensiero
per futuri fatti,
muta in prigioniero.
Immaginar ritratti
non compiuti,
è condizione di prevenuti.
Il quadro terminato
Rivelerà quanto sarai ingannato.

Il dubbio
Luce improvvisa
irrompe nel buio
della cupa giornata .
Una figura amica
consola le angosce.
La palese calma
placa l’ira
e conforta l’anima.
La pacata voce
alletta e rassicura.
Non più interno subbuglio
e repressa rabbia.
Lo sfogato dissapore
ha scaricato il dubbio,
e finalmente risollevato
moral coscienza,
dall’ombra maligna
insinuata in cuore
come velenoso strale.

Dormire
Sol fra le braccia tue, Morfeo
alberga ristoro
e indifferenza al cruccio.
Rilassano fisico e psiche,
tensioni e fatiche si allentano.
Sentir progredir abbandono
del lucido senso
e cader nel dolce tuo torpore.
Mirabile sensazione
del giusto.
Senza nubi il suo riposo
che placa e tempra.
E stimoli sopiti,
proverà al risveglio.

Il Natale
La Festa s’avvicina.
Malinconico periodo
che i gai giorni rammenta.
Tempi ormai passati.
Nell’oggi desolato
amara realtà memore
di antichi vezzi
eternamente spenti.

Al cimitero
Sotto battente pioggia
Più tenebroso appare
Il cimitero suburbano
Nessun altro suono
interrompe
il ritmo incessante
scandito su marmi e ottoni
Sacre statue piangono
lacrime senza sale,
fiori appesantiti
s’inchinano al voler del tempo
Tristezza ancor maggiore
profondamente pervade
animo e mente,
nell’osservar lo scarno scenario.

L’Angelo Custode
Ti sento vicino,
mi tocchi una spalla.
Conforti i miei guai,
che non finiscono mai.
Riuscirò a portarmi a galla,
per te che m’incoraggi
e segui i miei miraggi.
Di chiara luce m’investi,
muto celeste Spirito.
Cambierò i miei gesti.
E indosserò il verde vestito
con refe di speranza ordito.

Altruismo (per chi non lo meritava)
Filantropo cuor,
ti rechi danno
per dar amor.
Riscuoti inganno,
ma sempre insisti.
Per natural sentire,
non desisti .
E delusioni rischi,
a non finire.

14 Dicembre 2000
Notte piena.
Il malefico apparecchio squillò.
Repentina percezione
del tuo lungo viaggio intrapreso.
Sgomento scosse il cuore,
infrangendolo in miriadi
di particelle per lo strazio
impazzite.
Poco prima,
i tuoi ultimi baci ricevevo.
Vuoto incolmabile
accompagni i miei passi.
Costante pensiero,
fedelmente esisterà.
MAMMA:
"Come suona amaro per me,
il nome più dolce!".

Mamma (14 dicembre 2003)
Come fosse ieri,
ti ebbi accanto.
Salva.
Lucido il ricordo
di quanto
esultarono i nostri cuori,
che più non sanguinavano
ansie e timori.
E dell’esito,
follemente felici,
gioimmo.
Tra le stelle l’anime nostre
volarono.
……..
Dal tripudio al tormento.
Un sol giorno bastò
a rovesciar la sorte.
Dio voltò altrove il suo sguardo.
……..
Ombre nere
oggi nello spirito.
Della tua scomparsa
eternamente afflitta,
di rose, un triste cuscino,
sul freddo marmo depongo.

Festività
Feste di riflessione
vòlti al sofferente.
E real sostegno.
Doni di speranza
d’umanitaria fonte.
Cartoline dorate
all' indigente
inutil sono.
All’ infermo
disarmato contro
malasorte,
pugnaci e dolci parole
al lenimento indispensabili.
Amor e opere,
magiche chiavi, saranno
per aprir
delle tenebre lo scrigno.

Sognare
Sognare d’ essere
pensiero
nella mente tua.
Fantasie d’ un inconsolabile cuor
senza certezze.
Vivere all’ ombra d’un
tempo passato.
Come paziente ricamatrice,
tesso illusioni con fili
d’ emozione,
sì deboli da trattener
integra la trama.
Più greve sicurezza del niente
d’ irreal speranza.

La musica
Ad occhi chiusi
ascolto.
Gradualmente
lo spirito si rasserena,
poi, dalla melodia s’esalta.
Magicità del bel suono
che commuove e placa
da ricorrenti pensieri.
Solo sogni colorati
d’astratte figure,
nella mente prendono corpo
e dolcemente aleggiano.
Amore in cielo arriva,
e casti sentimenti consegna.

Mammona 1984
(una mia zia)

La veglia scorre
tra preghiere e lacrime
l’odor dei fiori si mescola
all’acre di cera
Nella penombra
macabri giochi di luce
si disegnano sul muro.
Disperazione e speranza
uniti in cuore
Improvviso accaduto
occorso a donna sana
in spirito e corpo
Timorata in Dio,
in terra giaci,
nel suo regno voli.

Pomeriggio
Mesto trascorre
nell' uggia
di un giorno di pioggia.
Riflessione corre
verso uno scorcio
di vita passato.
Ripenso allo squarcio
che m'aveva spossato.
Tiro la somma
di fatti avvenuti
affrontando i dilemma
da tanto combattuti.
La risposta è sempre quella:
smetto per non perder le cervella.

L' ultima volta
Quando sarà l' ora,
rivedrò la mia vita
come fosse un film.
Fotogrammi si susseguiranno
in un intenso attimo,
al preludio d'agonia.
La mia mano stringerà
ancora la penna
della confessione.
L' ultimo anelito,
avrà il colore
della speranza.
La Morte, ghermendo
la sua tagliente arma,
troncherà i miei sogni terreni,
e l'Angelo del perdono,
mi porterà con sé.

Babbo
Quanto patimento
l’ ultimo tuo decennio!
Lo scattante corridore
divenne larva
inerme al movimento.
Sempre in crescendo
mali si aggiunsero a mali.
Mente lucida di paure
in un corpo spinto
da ruote d’acciaio.

Consiglio
Accantonar orgoglio.
Finger il niente capitato .
Dice l’amico contrariato,
al desìo che di rivalsa agogno.

Fugar ogni memoria
dello sfuggente abietto.
Cercar in altro gioia,
rimpiazzando il vil reietto.

L’illusionista
Toglie un po’ di tutto
dal cilindro,
il destro ingannatore,
con maestrìa che ammalia.
Sventola fazzoletti,
sgargiante di chiasso
e lustrini.
Il bagattellière
attrae l’occhio
su innocenti trastulli,
allietando un’ora di vita.

Stizza
Fonte ispiratrice
di poetico sfogo,
nato improvviso
tra lacrime di rabbia
e sconforto.
Tu ,
perfida creatura
vestita di serpi,
avvinghi il pensiero
dell’ illuso ,
tra avvolgenti spire
d’egoismo.
E decidi l’ impari lotta,
che porta infamia
al vinto.

Voglio
Voglio urlare
la rabbia
dell’ingiustizia,
dell’ingratitudine,
dell’indifferenza.
Voglio gridare
l’amore
del buono,
del martire,
del santo.
Voglio tacere
i veniali peccati
dell’irrequietezza
e del desìo.
Voglio
respirare
aria pulita
E farmi illuminare
dal sole.

Struggimento
Guardar l’ orizzonte
e perdersi nell’irreale
e naviga la mente
nell’oceano dell’illusione,
sentendoti accanto.
Impalpabile presenza
accompagni la finzione
con reali sensazioni.
E avverti assurdo calor
dell’invisibil corpo.
Vagheggio che contorta mente
ingenera nel fisico
impossibili stupori.

Il violentatore
Costrinta al bestial volere
sotto torva lama,
il satanasso domina,
sprezzando urla e pianti.
E prende l’ anima innocente,
e consuma il vil desìo.
Sazio, il predace, alfin
minaccia inveisce,
contro il fior reciso,
a dimenticar infamìa.
E lascia voragine
in un’ anima di vetro.

Demetra
(sintesi della vita di una Dea)

Coglieva fiori
intenta,
la Persefone desiderata.
Agguato giunse
dal rifiutato pretendente.
E rapita fu
dal Pluton
demonio.
Disperata madre
che tardò
al di lei richiamo
e persa traccia
in terra e cielo.
Negli inferi
sprofondata ella era,
e strazio provò
il cuor della
Cerere dea.
Ella vestì
mortal sembianze
e anatema inflisse
alla feconda terra.
Sì che arida
divenne.
E frutti più
non furon agli
Dèi sacrificati.
Da Zeus, alfin ,
giustizia ebbe;
e l’amata figlia
dal carro d’oro
d’ Ermes guidato,
riabbracciar poté.
Fertilità
al mondo
ridonò,
ed all’Olimpo,
col reso onor
dalla Rea promesso
ella risalì.

La dissoluta
So bene
ch' è temibil ancor più
di morte
esser in balìa
di figlia
scapestrata,
che non soccorre,
e all’egoismo
incentra il suo bisogno.
Pover uomo che in lei
vedevi la tua spalla!
Nell’ultim’ore
sacrifici per te,
non fa,
e non se ne duole.
Imperturbabile
prosegue vita
che tu l’hai dato.
E t’abbandona con
fasulli pretesti,
al consorte coscienzioso,
che per tutti s’adopra.
E non gratitudine,
né maggior amor,
dalla scellerata famiglia,
trova.

Vita
Alba chiara.
Dolce presagio
di sereno giorno.
Si alternan poi
cirri a nembi.
E fulmini folgorano
l’ albero
che in cenere
vien rinvenuto.
Poi il temporale
lascia il posto
al nuovo sole.

Internazionale
Il Moratti zitto zitto
lascia l'Internazionale
dando colpa allo sportivo
un po' troppo irrazionale
Al Facchetti sembra sia
destinata presidenza
ma chissà se quel Giacinto
gran terzino laterale
che prestigio
all' Inter dette
nel periodo
che ci stette
riscuotendo gran consensi
dalla critica stampata
e degli Ultrà fuor dei sensi,
la patata che si prende
dalle mani spendaccione
che acquisti errati han fatto
ingaggiando qualche broccone,
riuscirà nell'ardua impresa.
Al grand' ex corridore
che segnava gol a iosa
auguroni
voglio fare
per carriera dignitosa
nel palchetto di tribuna
destinato ai Presidenti
che fortuna e pace porti
in un clima di tensione
per un Inter clamorosa.

Il bolero
In sordina inizia,
come frusciar d' ali di farfalla.
E in crescendo attanaglia
in vibrante tensione.
Sempre più ossessivo
e martellante il tema,
fino a spegnersi
nell' orgasmico finale.

S.O.S
L’auto sfreccia.
Il clacson
squarcia l’aria.
Un fazzoletto sventola
come saluto impazzito
Il freno blocca
nervi stressati
e cuori in tumulto.
Riprende fiato
la speranza.

Gli auguri
Col cuor in gola
attendi.
Volteggiando in aria
la bottiglia dell’augurio,
puntuale arriva.
Entusiasmo che da
beffardo squillo
s’incrina.
La tresca è scoperta.
Testa in fiamme
e scomposti palpiti.
Un solo attimo
e la storia cambia.

Il dottore di famiglia (tra il serio e il faceto)
Dell’Ippocrate giuramento,
il dottore scellerato,
se ne infischia bellamente.
Per non dire con sgomento,
che nemmeno s’è impegnato,
alla cura del paziente.
E montando per le scale,
si ridice a ogni gradino:
“Bon per te, se c’indovino!”

Nonno
E mentre chiodi appuntavi
alle real tomaie,
cantavi.
La splendida voce
per l'abitato
si diffondeva.
Martellate e collanti e romanze.
La giornata del tenore ciabattino,
così trascorreva.
A Dio le tue preghiere,
prima dell'umil lavoro.
Nel fior degli anni peristi.
Ma ancor sei nella mente,
anche di chi non ti conobbe.

La Vedova Nera
Tesse di lodi
vischiosa tela.
Intrappola
ingenuo insetto
nella trama
della lusinga.
E il giovane maschio,
nel tranello
della vedova,
rischia d’impigliarsi,
e di lei cibo diventar.
Incorrerà in paralisi d’idee
dall' adulatrice puntura.
Potesse ancor Atena
intervenir, a stracciar
mirabil ordito!
Sì ch’ella in ragno si tramuti,
spezzando la vorace
voglia.

La 'rifatta'
Senza paura,
e col portafogli pieno,
va, con bramosìa,
dall' estetico chirurgo,
per rifarsi un nuovo seno.
Un po' per rischio d' avventura
e sprezzo per anestesìa,
volerebbe anche ad Amburgo,
purché valido il dottor sìa.
E garante di successo,
le fan far fotografìa,
per riscontro del promesso.
E si sente assai più bella,
pensa già di farne ancora,
e soddisfa quel Narciso, che si sa,
quanto s' adora.

Ir testamento
Voleva assi'urassi dipartita,
e quel pòo 'he aveva
andasse a chi voleva.
Per ottenè la 'osa, e fàlla finita,
dal notaio andiede a firmà il documento,
senza dubità della sù scerta, manco un momento.
Ma siccome il tempo le 'ose 'ambia,
dovette ritornacci 'olla rabbia.
E mìa 'na vorta, fà, lo ridovette,
bensì tre; per via di certa gente,
'he si dimostrò mòrto incosciente.
All'urtima 'he il legale la ricevette,
le disse alla criente:
"Vardi vesto di fasselo durà,
sennò qui ci finisce vello che ha!"
Quella rispose ar libero docente:
"Se ri'apita, farò 'na bella 'osa, e manterrò parola:
li lascerò tutti a lei in una vorta sola!"

Marco
Emozioni in volata,
incredibili traguardi.
Poi solitudine,
e infinita amarezza,
conoscesti.
Giovanissima vita
dall' oblìo spezzata,
esanime giace ormai,
d' un gran combattuto
il corpo.

Il difetto
Disperatamente tenta
di celar neo.
E soffre la vita,
nel timor dei perfetti.
Allusivi punzecchiano.
Non mostran garbo,
gli opprimenti vili.
E l’ anima deridono,
dell’oltraggiato inerme.
Innocente
d’ingrata natura.

Amore
Amore
tutto il corpo
pervade.
Più del sangue scalda;
poi, nell' anima
s' addentra,
e sovrano regna.

Scende la sera
Scende la sera
sul cuor dolente.
La mente naviga
tra meandri celebrali.
Non si placano
i flutti
dei rimorsi.
Spiegar vorrebbe
vele di seta,
sulla nave
della serenità.

A Viareggio
Si stanno preparando
come ogni anno.
Tra poco
andranno
in fila indiana
per la Passeggiata.
Coperti di coriandoli e
stelle e mascherine,
al frastuono della banda,
l’allegorìa dei Carri
e l’allegrìa della gente,
trionferà,
nell’ironia
del Carnevale.

Se tu volessi
Se tu volessi
per te sarei conchiglia
che ti farebbe ascoltare il mare
per te sarei matita
che disegnerebbe cuori nel tuo cuore
per te sarei musica
che allieterebbe la tua anima
per te sarei sole
che illuminerebbe il tuo cammino.
Se tu volessi.

Sms
Restrittivo, siglato
informe senz' anima.
Lettura di lacune
che nelle tempie
non pulsa
come frasi appassionate
ricamate su carta
profumata del loro senso.
Emozioni di remote importanze.

L’ebete
Spoglia d’ingegno
agonizzante nel non senso
dell’ essere.
Inscenatrice di
trame ignobili,
manovrate da pupazzi
senz’arti.
Insana concezione celebrale
incomprensibile all’ interlocutore
stupefatto.
Confronta mediocri realtà
con primordiali istinti,
ignorando basilari concetti.
Infingardaggine venale
e biasimevole tempesta,
supreme logiche assimilate.

Bambini d' oltreoceano.
Piccoli uomini sbandati
per le strade
di La Democratia,
sollevano polvere insanguinata.
Solidarietà chiedono, alla mano
del missionario,
per placar fame d' imparare
e di digiuno.
Sicché penna,
più leggera sia,
dopo il duro lavoro
nei campi.

Anonimo
Solo un nome
appare nell' etereo messaggio.
Che cela tal invio?
Il tuo essere, mostrami!
E ferisci la nebbia
con quel raggio di sole,
che le nostre essenze
illumineranno.

Esausta
Insistente, lieve carezza esperta
indugia fra le ginocchia.
Poi sale..
Sempre più in alto..
Finché arriva in paradiso.
Calde, le lacrime dell’eros,
fluttuano sulle aride giunture.
Sparsa da dolce umor la plaga,
lento si placa, l’ansimo d’amor.

Labilità
Trasparente velo,
fantasia da realtà
separa.
Fragile trama,
resistenza
porre dovrà,
al desiderio
di fughe coscienti.

Ribelle
Serena,
nella fossa dei serpenti,
incurante del morso
che avvelena
le tue vene.
Sangue infetto
scorre dentro di te,
e ammala la ribelle
di rassegnazione.

Terrorismo in Spagna
Affascinante, splendente,
adorata Spagna;
i tuoi tramonti son oggi
color sangue,
come scia
lasciata
dal toro nell’ arena.
Sgomento iberico
di consumato terrorismo.
Tre giorni di lutto
portati.
Eterne, le lacrime,
per corpi
innocenti,
da fanatismo
straziati.

Sono una Signora
(dedicata a chi mi vuol male)

Angariata, incompresa
per invidie
e miserie d' idee.
Menti ottuse mi circondano
per ambiziosi fini,
che animo mio non toccano.
Son pura e schietta,
amo e perdono,
gioisco e plaudo,
all' onor ¹ che mi si fa.
Sono una Signora.
¹ in forma molto ironica

Il leone.
Incauto e orgoglioso,
di poderoso aspetto,
il re della savana
osserva i compagni;
e si scaglia sul nemico
che conquista del suo territorio
vuole.
Scontro di zanne e artigli
violento sparge
zampilli sanguinolenti
che arrossano la terra.
Il leone domato dal furore
volge lo spento sguardo
verso l’amico perduto.
Il suo regno perso non ha,
ma cieco, or vaga,
in cerca di luce.

Doni
Scaltro cuor,
tutto accetti
e ostenti.
Abbagli, intrappoli
e scacci
inquiete anime
al tramonto
della vita.
D’ incoscienza sereno
spedito incedi.
Le tenebre dell’egoismo
non inceppano
l’ immorali passi.

Franchezza
Nuovo orizzonte
s' intravede
in fondo alla strada
chiara e splendente
di libertà ritrovata.
Riecheggiano memorabili
ricordi.
La scarna felicità
inappagava animo
e intristiva
sanguigno carattere.
Meta alfin giunta,
scarica tensione
e imbriglio.
Nessun rimpianto
di pallide virtù.

L’ addio
Trema dimora
sotto insistente squillo.
L' uscio resterà sprangato
al tuo bisogno.
Conclusa vana storia,
or posso respirar l’ agio
di vero sentimento
da troppo soffocato;
e rinasce e vola leggero
come una piuma
piroetta con un sospiro.

Abbandono
Invaghito,
implori
di non essere lasciato.
La voce è incrinata.
Avvilito,
minacci rimorsi,
che lei non avrà.
Invano tenti
strategia dei sensi.
T' aggrappi
con mani insaponate
su una parete vetrata;
e scivoli,
sempre più
in basso,
trovando il
diniego
che tormenta
e corrode l' anima.

Il disabile oggi
Il disabile oggi mostra
il bisogno di spiegare
cos' intende per amare.
Riferisce il sentimento,
del rispetto esser degno,
e dell' eros il lenimento.
Come l' uomo detto 'normale'
che fin ieri con disdegno
gl' impediva d' esternare,
come fosse innaturale.
Tanti, adesso,
ringraziando un po' il progresso,
senza i soliti tabù,
si dichiarano in TV.
E non provano la vergogna
di esibir la propria gogna,
d' un aspetto assai straziato,
che un' unione ha ripagato.

Perché?
Dolci parole
rimbalzano
nella mente
Capacitarsi
non sa
d’improvviso
mutismo.
Mille e più
ipotesi
poste al vento.
Dall’etere
risposta attende.

Apprezzamento
Indelebile ricordo
d' attenzioni
dell' essere operatore
di salute insegnata.
Assiduo visitatore richiesto;
consolatore di
futuriste immagini
d' impossibili realtà,
che l' animo indusse
ad improbabili speranze.
Falsità inutilmente propinate,
nel frangente,
parevano dischiudere
le porte del mondo
rasserenando cieli
cupi d' oblìo.

Collagene
Rughe colmate,
risorgono morale
pur se gioventù
non torna,
dall’ ago infiltrato
nei solchi del tempo.
Il castello sorretto
da fondamenta acide
si specchia
nel lago
della finzione.

Supplica d’ amore
Labirinti
scavati nell' intimo;
magica percezione
d' insostituibile presenza,
s' incunea nell' intreccio
nervoso,
scolpendoli nella mente
come cesello adoprato
da geniale artista.
L’amore palesato,
rincorre, primordiale
desiderio d' unicità,
che insiste nel cuore,
e lo plasma,
trasformandolo in
ammasso di cera fusa
riequilibrando sinergìa
di remoti preconcetti.

Infamia (Accusa agli Sciiti)
Colpisce
e devasta,
tortura e sopprime
spietatamente
mietendo vittime
in nome dell' odio.
Aguzzi coltelli
squarciano verità
e ragione,
dilaniando anime
che urlano il proprio
coraggio
senza incrinar la voce.
Inciviltà gratuita
che fomenta formicai
di terrore
inveendo instancabile,
ed incurante si pone
contro il mondo intero
che, esterrefatto,
ed inerte, assiste.

Ti riavrò
Aspetto...

Spero...

Ricordo l' ultima volta insieme.
L' addio dovuto.
Il bacio di Giuda.

L' attesa..

Un velo di speranza
copre il gelo..

è troppo leggero
per scioglierlo.

Che diventi
drappo di damasco

Aspetto…

Spero.

Non cambi mai.
Risentirti
e rivivere
un attimo.
Come scheggia
infiltrata
nell' anima
la voce amata.
Fu percezione
deformante
credenza
dell' essere.
Gli abiti sono
ancora lordi
e spiegazzati.

Diego Maradona
Su campi mondiali
milioni di cuori
battevano dagli spalti

Argentina alle stelle
celebrava un nuovo mito

Polvere di sregolatezze
ti vede ora
informe

e vita pericolante
invasa da tubi

Lotti contro il tempo
buttato in pasto
al vizio

respirando aria artificiale.

Ingiurie
Prepotenze indirizzate alla dolorante solitaria,
che brama giustizia ed onestà,
intollerate dai biechi profittatori morali.
Rabbia repressa
che urla fino a strappare le viscere,
ed insano il cocente desiderio
d' inutile vendetta
ché non rischiarirà menti ottuse
e vuote,
come bicchiere di veleno appena trangugiato.

Invani tentativi
Neanche il vento
riesce a portarmi
il suono della tua voce

neanche il sole
riesce a sciogliere
l' iceberg
nel tuo cuore

neanche il mare
riesce a increspare
le onde morte
dei tuoi pensieri

neanch' io
riesco a risvegliare
il tuo profondo
pervaso
dall' ignavia.

Attesa
Triste focolare
spento

Crisi interiori
plasmano
rivoli di sangue amaro
Le viscere inviano
miasmi
che ristagnano velenosi.

Oscenità
Lucroso miraggio
e vil proposta
accetta,
consacrandosi
al re d' oro vestito.

Soggiace al voler beffardo
del fortunato immondo
che grufola sbavando
sulle prelibate carni.

Lo scellerato mercanteggiante
piaceri diversi scambia,
in nome d' un odioso Dio
che tutto soverchia.

Ironia della sorte
Momento clou
improvviso arriva.
…..

Pronta a verifica
di fonte desiderata,
già pregusta tripudio
di prelibate
ed inimmaginabili virtù.
…..

Desolata assiste
al funereo spettacolo
d’ una bandiera a mezz’ asta

All’ albergo a ore…
Si guardano intorno…
furtivi.

L’ atrio anonimo
è pregno
della vergogna clandestina
liberatrice di noia,
di lascivi insegnanti
d’ inganno.

Lasciano
dentro un lino grezzo
di lussuria sgualcita
insana voluttà.

Poi,
sdoppiano
le loro essenze,

incamminandosi
su strade illibate.

Cambiamento
Idea bizzarra,
come
cavallo scosso
al galoppo

senza freno
sé stesso guida,
verso rara meta.

Vacilla,
in bilico,
sul bordo della realtà.

L' affare
Vento caldo
scompiglia
il passeggiar leggero
d' incauta faccendiera.

Collage di sensazioni
sparse.

L' occhio arguto
lentamente si stanca ..

S' attenua
confabulare ardito,
repentinamente sterile.

Sfumano in aria
transazioni
lasciando un terso
vuoto.

L’ avida
Scovi

Intrappoli

Divori.

Facili prede,
alla tua mercé,
si lasciano
succhiare il sangue,

divorare l' anima

e saziano
avidità
di perfida stratega.

Libera
Libera di sbagliare,
scegliere e pagare.
Tutto m' è permesso.
Anche vivere al riflesso
della luce d' una candela,
che piano piano, rivela,
che il buio è lì in agguato,
pronto a mozzarti il fiato.
E accorgermi in ritardo,
d' un mondo bastardo
che sfrutta e sperpera
anche l' ultimo baluardo,
d' una nutrita schiera
d' innocenti deliri,
succhiati da vampiri
assetati del sangue
che distingue
bestia dalle zampe,
smorzando sterili vampe.

Buon compleanno a Karol Wojtyla
Profezie avverate
e lunghi cammini di pace
hanno costellato il crescendo,
nelle tante primavere
luminose di bontà
e perdoni,
del grande Fratello,
bianco nelle vesti
e nell' anima.

E quando il buio...
E quando il buio
sorprende il sole,
sento percorrermi
il freddo nelle vene;
e la pelle liscia
comincia ad accartocciarsi,
come pezzo di foglio
che viene sgualcito
perché inutile.

M' accorgo del vano
e cerco riparo.

Vedo un angolo affollato
ed accogliente...

...non bisogna bussare.

Lì, tutti, sono sereni
e non hanno fretta...

Mi viene voglia di restare.

Poi, un rumore qualunque
scuote e distrae l' oblìo.

La mente
si ridesta nel terreno.

Nebbie rarefatte
Fili di luce
incoraggiano
timido sguardo.
L' incrocio di passioni
esplode
dal nonsenso.
Il turbinìo di
sensi
sconquassa
un lungo attimo.
L' uragano sopito
niente ha
travolto.

Lucky
M' inquadri a distanza

e t' avvicini.

Le tue mani
hanno voce
roca e voluttuosa.

Accarezzi un' idea
sfuggente

mentre giochi con dei
bottoni rosa,
impellente e dolce.

Guadagni l' abbandono
dei sensi,
e prende forma
annoso disegno,
immaginato nei tratti
e nei colori.

Poi esulti,
liberato e scarico,
del vibrante exploit.

Canzone per te
Senti...
il mondo
è addosso
---------
e la gente urla
voglio che l' ascolti:
dicono di te:

come è bello il suo
sorriso,
la sue labbra calde
il suo corpo acerbo
il suo cuore grande
come l' universo...
spazio senza fine
in un cielo terso.

Ma ti prego incrocia
anche un solo istante
questo mio pensiero
che non sa fermarsi
concentrato in te.
Mancan le parole
per colpirti il cuore
sono troppo nuove:
ancora non le sai
......
Senti...
il mondo
è addosso
--------
ma non ti stancare
di quel dolce peso
che volar farà
la tua vita in alto
senza più paure.

Solo questo amore
ti darà le ali
per salire sopra
al tuo domani
e ci vedrà insieme
con la braccia tese
verso un nuovo giorno
caldo di passioni
e felicità.

La luminaria di S. Ranieri
Milioni
di fiammelle tremolanti
illuminano i lungarni
da ponte a ponte.
Spettacolo che emoziona
ed impregna l' aria frizzante della notte
d' estate.
Bagliori emanati dai palazzi
si rispecchiano nel buio fiume
che scorre lento.
Anche il cielo si veste a festa
tra lampi di fuoco colorato
e scoppi d' allegria
che cadono in Arno,
a risvegliar timide onde.

Applaude il cuore pisano
ingrossato da orgoglio e commozione.

Stanotte, Pisa, sei magica.

La dieta
Dolorose rinunce
alla felicità
d' imbandita mensa,
rimettendo gioco di rebbi
che attorcigliano
su di sé
succulenti desideri,
in cambio di sciape brodaglie,
che allagano il cervello.
Tanto costa
l' apparire minuti:
triboli costanti
con l' occhio assetato d' ansia
rivolto all' ago spietato
che emette inappellabili sentenze.
Periodo di carestia imposto
all' angoscia affamata,
con disappunto osserva
scarna gratifica.
S' adombra, impreca
e segue imperterrita
sì tanto andazzo.
Agogna premio dal languore
d' acidi che mordono
dentro il corpo,
inseguendo splendori antichi
o conquistarli una volta in vita.
Come guerriero, procede,
lancia in resta,
contro spietato nemico
di sé stessa.
E sbandiererà
trofeo d' ossa.

Mini cronaca per Alda Merini
Un appello angosciato
per poetica dimora
proveniva
dall 'etere.
E sullo schermo,
collegamenti,
interviste
ed affannose ricerche
di popolar consenso.
Conduttori in ambasce,
medici
in fibrillazione;
un' Italia unita
nel solidale sociale.
E l' appassionante storia
della beniamina,
sfrattata
anche dagl' incisivi scritti,
che epoca han già fatto.
Racconto di vita
intensamente vissuta
nel talento dissacrato
a provvisoria povertà,
stimola teneri cuori
e menestrelli dell’ amore.

Il vecchio
Appesantito
dal fardello di memorie
t' incammini verso ignota mèta

Come fantasma t' aggiri
in un regno sconosciuto
alla scoperta dei tesori
che non hai.

Strascichi il corpo stanco
per le vie dell' illusione

E non perdi la speranza
d' avvinghiare ori
per una mente che vacilla
in balìa d' onde disperate.

Desiderio
Non senti più
squilli di tromba
e campane che suonano a festa.
Il mare è piatto,
incolore.
Non una cresta
che voglia  giocare
col sole.
Nessun prato in fiore
calpestato dai giochi di bimbi.
Neanche un grido di gioia o di dolore.
Il cuore non batte i minuti,
l' occhio non vede l' amore.

Il desiderio
s' è spento.

Il rapace
Il tempo divora
le stagioni
come avvoltoio
s' avventa sul corpo
ancor vivo.

Mi dibatto
per scacciarlo lontano…

Ero
solo incappata
nel groviglio di rami secchi
dei miei pensieri.
Emersa dall' intreccio,
si sono annientati
in corpuscoli di polvere,
affidandoli al vento
del buon senso…

Il rapinatore, persuaso,
volteggia, ora,
nell’ azzurro cielo,
braccando
altre spoglie.

Telefonata muta
Tre squilli
bucano il silenzio
della mente.
Improvvisa luce
desta la svelta mano.
L' orecchio ansioso
intristisce al mutismo.

Sbaglio o bizzarro arbitrio?

Ipotesi che molesta
una pace forzata.

Un ballo senza maschera
Le luci soffuse che
rischiarano la notte
illuminano fiocamente
volti semibui
che sorridono alla vita.
Squarciano le ombre
denti di neve
e lucciole negli occhi.
Una melodia teneramente
accarezza i cuori
mentre passi leggeri
percorrono la pista d' acciaio.
I ritmi lenti accompagnano
corpi abbracciati dalla felicità.
L' incanto da fiaba
penetra le essenze
alleggerendo i pensieri
che volano
nell' Eden delle meraviglie.

La goccia
La pioggia sottile
scivola sull' asfalto:
si disperde
...
Cerchi un raggio di sole
....
lasci un
cancello aperto
dove
non vuol entrare.

Asciuga le gocce
colanti
col bianco del giglio,
e cancella col senno
sete d' assurdo.

Un altro fiore,
radioso
si schiuderà.

Il misterioso
Dietro
un numero segreto
apprezzi, arruffi,
senza scoprirti.
Arcano scrittore,
come novello Calaf
rifiuti un nome
e tuoni
inconcepibili moniti.
Quella glaciale regina
strusse solo
al fuoco dell' amore
imparato.
Parti invertite
a sciogliere
enigmi,
ma non faranno
cadere
la mia testa
nel cesto
dell' ipocrisia.

Venticello
Sospira mellifluo
sfiorando
come tenero abbraccio.
Alito coinvolgente
sfiatato
da bocca perversa
intrigante e ammaliatrice.
La larvata figura
pusillanime
d' infedele smania,
rimediar dovrebbe
in savio proposito.

E mi piace ricordare...
quando quei gabbiani
s' avvicinarono
al traghetto
in cerca di cibo
....
quando un bambino
mi chiese i suoi perché
....
quando le parole più dolci
mi rivelarono l' amore
....
quando...quando...

quando
rivivrò
quei momenti?

Quel bambino s' è fatto uomo:
altri,
sono ora i suoi perché.

E ascolto in sogno,
le calde voci.
Mi chiamano:
nitide come allora.

Verrà
il giorno
che mi donerà
la pace.

Autunno
I venti d'autunno
sbuffano
sui colori della natura
sfumandoli nei toni.
Foglie, albe, tramonti
parlano d'un' estate
ormai morta.
L'umore già frena
fatue emozioni
accese su
torride spiagge.
Riprende il consueto
viver dabbene
fantasticando
il nuovo avverarsi.


La fede
Un muro sta crollando
incrinato dall'intemperie:
si vedono bene
le screpolature che l'attraversano;
sotto terra
un po' di cemento
lo tiene ancora in piedi:
chissà quanti altri flagelli
riuscirà a sopportare
prima di sbriciolarsi
come un croccante biscotto!
Potrebbe anche essere salvato
se delle mani amiche e volenterose
s'impegnassero ad evitarli
nuove tempeste, fortificandone la struttura
che vacilla da tempo...
Sarebbe un guaio per tanta gente
scoprire, un giorno, che di quel muro così forte un tempo,
se ne vedessero solo mucchi di calcinacci mescolati con i travi
in un grosso cumulo accantonato ai bordi d'una strada
che vanta ville e palazzi perfettamente conservate.
Io ci spero e un po' ci credo ancora,
ma a modo mio...
e a volte non ci credo affatto:
perché tutto non va come dovrebbe?
Come quando gli altri, per figurare,
sprecano falsi complimenti
deteriorando sempre più quell' intonaco
fino a portarlo inesorabilmente,
alla distruzione.  

Un palazzo grigio
Se ne sta lì
piantato sul bivio
e sembra che controlli
spavaldo e superbo
i tetti delle case vicine,
il traffico .
E' il vigile del rione.
Non è vecchio
ma pare centenario:
scrostato e scurito
eppur sempre ben
piantato in terra
col suo scheletro d' acciaio
che lo tiene fiero.
Chi lo abita un po' lo somiglia:
gente indaffarata che precorre i tempi
e non si sofferma a pensare un po'.
Gente che prende l'occasione e a cui poco sfugge,
e quel poco sarà rimpiazzato.
Lì c'è la foga dell'affare, della conquista, della rinuncia.
ma tutto in modo celere .
Ore o minuti operati immediatamente per specifici bisogni.
L'ora della visita,
quella dell'amore consumato in fretta e senza amore;
l'ora del caffè.
Poi viene la sera e la pace potrebbe tornare regina ,
ma non accade.
I superattivi escono nei bel mondo a caccia d'allegria,
Il domani sarà come l' oggi.
Non si può perdere un minuto di questa vita aggrappata all'apparenze e alle brame ,
e vissuta povera di sentimenti umani, dacché i porci non li possono avere,
E le grida dell'avventori
come ragli non saranno ascoltati in cielo.
Sia grande o piccola, fatiscente o lussuosa,
non sono imputabili quei muri sciupati a stabilir importanza.
Resta sempre all' uomo il compito, di renderli onorati.  

La tradizione cambia
Quest' anno, a Natale,
imbandirò la tavola
per l' ospite dell' est.
Parleremo dell' Ucraina e della Russia,
di Poeti e Musicisti;
di guai passati e
dei nostri desideri.
Poi si guarderà un video di San Pietroburgo e l' Hermitage, o
di Kiev e le sue miniere assassine.

E quando non ci capiremo,
parleremo coi gesti.

Sarà una festa a metà?
Forse.

Ma non saremo sole.   

Ti penso
(Confidenze di una conoscente)

Ti penso quando apro gli occhi la mattina:
la notte ti sogno per non perdere l' abitudine di pensarti.
Succede sempre così :
la mente cerca di concentrarsi su qualcosa di diverso,
poi finisce per pensare a te.
Vorrei fermarla solo su quello che possiedo
invece, va verso l' impossibile.
Cambierebbe qualcosa se andassi a vivere in Andalusia tra i gitani e gli Alcazar?
E se perdessi la memoria
di un passaggio avuto,
e d' una casa che ha visto il suo sorriso?
Ho solo voglia di non pensarti più.     

Vesuvio
Caldi sospiri emanano dalla gola del vulcano spento.
Ineluttabili presagi .
Fumacchi sparsi evocano antiche tragedie.
Si sveglierà da quel torpore, all' improvviso?
Dio voglia che non vomiti ancor lave e lapilli,
sì da sotterrar d'ardenti ceneri mirabili paesaggi,
alla cui vista, l' occhio attento gode.
Che manchino reperti di cadaveri e resti di rossi affreschi!
Già fu prodotto scempio.
E Pompei ed Ercolano testimoni di quell' infuriar di natura furono.
Ed oggi méta di tanta avidità di storia,
regalano raccapriccianti e stupendi scenari.
Mai più accada che dell' attivo cono,
possa citarne un novello Plinio.

                     

Il reduce
(In memoria dello zio Bruno)

Anima inquieta t’ aggiri sugli asfalti.
Ad ogni passo accusi l’ oneri e gli affanni dei tanti anni andati,
che fan sentir il peso su gambe intormentite e sempre piu’ impacciate,
nel tuo pellegrinare.
E nel cammino lento qualunque cosa osservi: e torna alla memoria,
quant’ era diverso tutto, da quel che vedi ora.
E senti un tuffo al cuore, e provi il dispiacere per le rinunce fatte.
E provi lo sgomento, perché ti manca il tempo per pareggiare un conto,
che vita non concede.
Rammenti quella volta che….e l’ altra che….
Ma qui, in mezzo a questa strada,
nessuno ascolta più le storie d’ un soldato
che rimpatriò distrutto
da belliche fatiche e sogni congelati in esuli trincee,
e quella fame, che non passava mai.
E poi il ritorno al tetto che stempero’ quel freddo,
e l’ anima risorse al pianto d’ un neonato che immensa gioia dette,
colmando quegli stenti che parvero remoti.
E i tanti baci avuti, e le speranze rosa.
La gioventu’ che aiuta e fa guardar lontano.
Un nuovo giorno apparve nella tua vita nuova.
Le lunghe braccia usate per imbandire il desco d’ una famiglia sana
che col passar del tempo cresceva e poi calava.
Unita intorno a un tavolo, vedeva dentro il piatto l’ onesta tua fatica.
E tanto piu’ sudore colava dalle vesti,
piu’ pane ripartivi a quei figlioli desti.
Trascorresti così, normale esistenza , per anni e anni e anni,
con tutto quel avviene per ogni umano stare:
litigi e riappacificazioni, amori e dissapori.
E poi, tutto d’ un tratto,
ti trovi vecchio e stanco,
con tanto ancor da fare, e troppo ancor da dire.
Ti culli nella voglia di fare un altro salto.
Sai ben che non potrai:
e torna la paura.
Dimentichi il passato
e cerchi disperato
la via che non si trova.
Infermo, ormai hai compreso
la tua vicina sorte.
Per tutti è sempre quella:
la chiamano la morte.
(06/01/05)


 
Dissacrazioni
Ho quasi paura
Ho quasi paura, in verità,
tanto sento la mia vita allacciata

al pensiero radioso
che l' anima mi ha preso l' altra estate,

tanto la tua sempre cara immagine
abita in questo cuore tutto tuo,

questo mio cuore soltanto bramoso
di amarti e di piacerti!
Io tremo - e tu perdona
la mia estrema franchezza -

se penso che un sorriso, una parola
da parte tua son legge ormai per me,

e che ti basterebbe un solo gesto,
una parola, un battito di palpebre,

per chiudere il mio essere nel lutto
della sua celeste illusione.
(Paul Verlaine)

Il più bello dei mari
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
(Nazim Hikmet)


Bibbia
Lieve sfoglio quel libro:
le parole si affollano
come un mare di gente
tra i banchi di un Supermarché.
Cerco il bene ed il male:
una girandola di scatole e di barattoli,
saponi e detersivi
che non riescono a lavare
la coscienza del mondo.
(Salvatore Armando Santoro)


Bambini
Bambino,
se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
e portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento.
(Alda Merini)

Ho quasi freddo
Ho quasi freddo, in verità,
tanto sento la mia vita percorsa da un brivido

al pensiero del tepore
che il corpo mio ha preso quest' estate,

tanto il caldo ricordo del sole
resta in questo mio corpo intorpidito,

questo mio corpo soltanto bramoso
di sentirti e farsi riscaldare!
Io tremo - e tu perdona
la mia estrema franchezza -

se penso che un raggio anche debole
da parte tua sono ambiti ormai per me,

e ti basterebbe farti largo tra le nuvole,
uno spiraglio, un aiuto del vento,

per illuminare il mio essere nel calore
della sua celeste energia.
(Liliana Lorenzi)

Il più bello di …
Il più bello dei fiori
è quello che non raccogliesti
Il più bello dei nostri sentimenti
non è ancora cresciuto
I nostri discorsi più belli
non li abbiamo ancora detti
E quello
che vorrei chiederti di più bello
non lo saprai mai.
(Liliana Lorenzi)


Indecisione
Lieve sfoglio quell’ album:
l’immagini si affollano
come una sequenza di diapositive
tra i banchi d’un cineforum.
Cerco la migliore e la peggiore:
una girandola di colori e figure,
cornici e didascalie
che non riescono a convincere
la coscienza del mio giudizio.
(Liliana Lorenzi)


Bambini
Bambino
Se trovi l'aquilone a brandelli
incollalo con intelligenza
Vedrai che tornerà come nuovo, così
tua madre non diventerà una furia
e non ti coprirà di legnate con il suo randello
E semmai se n'accorgesse, fa delle tue mani uno scudo
e proteggiti ovunque
e ti salverai delle parti
Ma prima d'imparare a difenderti
guardati intorno e cerca di non combinare guai.
(Liliana Lorenzi)

Leggi i racconti di Liliana

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