Poesie di Anna Maria Guerrieri


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Scirocco
Donna che aspetti il suo ritorno
ascolta il vento della sera
ti parlerà di lui
scompigliandoti i capelli e
t'insinuerà sul collo
un alito caldo di desiderio
Tra le tue scapole indurite
scorrerà quel brivido
che provi ancora fra le sue braccia
quando t'inarchi al suo tocco
e dal petto sfuggirà un sospiro che affiderai
a quel vento umido che sa di sale
e di terre lontane

Saint Tropez
Come mi prende il colore del mare
sempre inquieto
intenso
cangiante
lo sguardo commuove
la vigna
spazzolata dal vento
che ardita s’accoscia al litorale
all’ombra dei pini inchinati
si raccolgono i miei pensieri
mentre ti respiro e contemplo
le tue grazie
che al mondo prostituisci
indomita resta
la tua natura selvaggia e
superbamente vince
le bramosie dell’uomo
i tuoi morti mi sorridono
assolati su rocce a pelo d’acqua
dove l’eternità è scritta
nel ripetersi dei giorni accanto
a sera il colore si fa materia
e ti rapisce alla malinconia
ogni volta che parto
ti lascio con gli occhi di un amante

Voglia di vento
Voglia di vento
con il mare sotto la pelle
racconto storie che sanno di sale e
svendo il tuo sorriso insieme alla cornice
Lasciamoci spazzare da questa tramontana che
lucida l’occhio aperto e se ne infischia
della tua luna puttana
io guardo oltre la ringhiera e non
riconosco più nemmeno la camicia
che tenevi aperta ma forse non c’era

Perle
Un giorno penserai
di aver sprecato tempo-
quando saprai
che le tue perle
han fatto sazi i porci-
allora non ti aspettare nulla
dalla zolla
i tuoi frutti li troverai altrove

E non sai perché
Scoppia di salute
il mio cuore
marcia come un orologio
segnando il tempo
pompa a tutto spiano
il dovuto nutrimento
Questo mare paonazzo
che fa da giaciglio al sole…
Questa voglia di arrivare
che non sai perché…..
Quando la pelle del giorno scurisce
se volessi farti dispetto
porterei il mio sorriso altrove
mentre tu mi dici ancora
di aspettare…..
e non sai perchè

Ovunque sia
Ovunque sia -
la voce dei morti
mi segue e mi accarezza
umile lanterna
illumina il mio passo
nel solco già fatto
dal loro passare
Seppur vi sembri strano
nel pensiero sovente
a loro mi rivolgo e
facendomi attenta
i segni
intorno ritrovo
del loro passare.

Vita
Scanso da me il disgusto
rifiuto l’appartenenza
al genere
seppur consapevole che rinnegare
non giustifica né salva
Troppo in me l’orrore
immensa la vergogna
neppur pietà o transigenza
posson più scusare
Scuotiti uomo dal tuo letargo
ribellati allo scempio della vita
riappropriati della tua dignità
violata e irrisa 

Quando l’anima duole
non c’è rimedio immediato
L’impalpabile non cicatrizza
e neppure fa il callo

Apro questa scatola del giorno
sperando di trovarti in offerta
forse non è il prezzo che mi spaventa
ma la data di scadenza
 

Stringimi
Stringimi forte quando mi vedrai
voglio azzerare
spazio
tempo
separazione
voglio bere
il succo
dell’acino spremuto
assaporare
il tuo nettare

Stringimi forte quando mi vedrai
voglio perdere
contatto
peso
fatica
lasciare nulla attorno
nell’unico anelito raccolti
entrare nell’oblio
assaporare
con te l’eternità

Stringimi forte quando te ne andrai

O Poeta
che impresti le lacrime a chi non ne ha
e metti il sorriso là dove non c’è gioia
prendimi sul tuo carro e fammi volare
-oggi non ho gambe per camminare-

Primavera
Trovano il tempo le viole di sbocciare
paziente il passero il nido ricompone

Giorno alla notte fedele s’accompagna
nell’ alternanza unite le stagioni

Tra cumuli di neve polverosa
fa capolino la voglia di ricominciare

Fede
In un giorno come un altro
ma per certi versi diverso
-in cui si prende il pretesto
per sentirsi migliori-
vorrei chiedere qualcosa
e crederci davvero
-ma che non fosse per me-

Si arriva -
Ma quando si arriva –dove si arriva-
Che si fa-
si ritorna- o si resta là -
-Si aspetta-
C’è già arrivato qualcuno-
Ma che si fa-
Tu che porti-
Io vengo con te-
-Andiamo insieme-
Io son lento-mi aspetti-
C’è buio-
Non vedo nulla-torno indietro
-Io vedo una luce-
Dove-
Laggiù-
C’è gente-
-Vanno tutti là-
Quanti sono-
-Tanti-
A mani vuote-
-No tutti portano qualcosa-
Ma Lui c’è-non lo vedo-
Nemmeno io ma ci sono tutti
Lo senti-
-deve essere arrivato - credo-
-Non si muove tanta gente per nulla-
Ma poi ci daranno qualcosa-
Se arriveremo-
-non avremo bisogno di nulla-
Segui la luce e fa silenzio
-puoi solo tacere e ascoltare-
Guarda - eccolo
-ma è piccolo-
Sorride come se ci aspettasse
che bello
-non sono nemmeno stanco-
ed io non ho più freddo-
non ho mangiato nulla-
-ma non ho fame-
-sto bene-
Siamo arrivati.

2 dicembre 1951
Dovrei essere felice
e invece non è vero

Dicevano che fossi bellissima
ma per mia madre ero un mostro

Anche dopo forse la pensava così
quando ravvedeva in me
forti somiglianze con mio padre

E’ passato del tempo
e sono ancora qui a ricordare

Da fuori dovrei rallegrarmene
ma non è proprio come pensate

Non per tutti voi naturalmente
ma per gli scherzi che il tempo mi ha fatto

Non sono veramente in collera
soltanto vorrei ancora poter cambiare

Vorrei riprendermi le corse mozzafiato
e stupirmi di nuovo dei fiori di campo

Vorrei riprendermi i baci e le carezze
capricci di una bimba e panni da lavare

Ho camminato tanto per arrivare dove siamo
ma sembra che i miei piedi siano rimasti là

Scusatemi se non so più esser felice
da quando ho perso i suoi occhi innamorati.

Insenatura naturale
Come vorrei  poggiare il capo
nell’incavo del tuo braccio
come barca all’approdo
gettare  l’ormeggio
e trovar riparo
come vorrei
la quiete
con te
qui.

A un suicida
Cosa avrei dovuto intendere
da singhiozzi muti
o intravvedere
tra ciglia socchiuse
come persiane a riparo
di un giorno assolato
disperato
ben mascherato
dietro risa forzate
rinunciatario
con una vita da spendere
coraggio o viltà sublime
Solo
ci hai lasciato soli
a chiederci infiniti perché
ma forse non c’è che il nulla da capire

In questa notte di luna
Non voglio più che siano silenzi
i fiori appesi al tuo braccio

e che lontani tacciano
i sentieri antichi

l’autunno incalza
staccando foglie senza far rumore

come pagine di un calendario
che giorno dopo giorno perde spessore

dimmi di te e delle tue voglie
di quello che sei se non mi hai vicino

parlami - parlami - senza ritegno
solo tacendo mi perderai al mattino.

Sigaretta
In un attimo
ti consumi fragilmente tra le dita
rubando con un soffio
la mia vita

Telefono
Al tuo squillo appesa
unico legame con te
annulli lo spazio
amico-nemico
neutrale
invadente
ti scrolli beffardo
quando udire non posso
e la parola
m’accendi

Genova
Adagiata sul lembo di terra
ti fanno scudo i monti
i piedi lambisce
il mare
l’occhio vigile ruotando
osservi e indichi
dell’approdo
la via
nella rosea foschia
mi appari scintillante e amica
stretta
difficile
ma sempre viva
tra le tue braccia umide
odoranti
mi lascio raccogliere
stanca la sera 

Volgiti altrove
poeta che la gioia vuoi cantare
metter ali ai sassi
e con Pindaro decollare
oggi non mi cale
 

Tinti
Timidi passi
in punta di penna
e l'uscio dischiudi
occhi di ragazza
con i sogni ancora in tasca
tu regali la semplicità
di chi ama e non lo sa

Libertà
Trovami un posto al di là del mare
dove io possa continuare a volare
ne avrò bisogno quando volterò la pagina
in cui tu avrai scritto punto

A chi mi domanda cosa vorrei di più
dirò la terra dove non si tace
dove l’uccello non conosce gabbie
e la fiamma non sa darsi pace

Risparmiami ancora il pianto disperato
che prepotente vince la logica dei fatti
Abbi pietà di me torero vincitore
sono in ginocchio già non lo vedi
gli occhi gonfi e coperti dal sangue
Con un colpo netto infiggi la tua spada
e fa cessare finalmente l’agonia

Francesco
Ad ogni passo penso il tuo nome
fatto più di ricordi che di minuti
ed ogni volta perdo il senso della strada
e mi ritrovo a girare su me stessa
confondendo l’arrivo con la partenza
ma sempre ricomincio da qui.

Pensieri scongelati
Perché ho creduto in te
marinaio di terraferma
che mi chiudevi nel congelatore
per gustare ad ogni arrivo
il sapore finito
delle primizie fuori stagione

Hai spento la luna
nella mia cantina buia
e vuoi continuare a parlarmi del mare
dalla tua barca senza remi
mentre mi lasci
lentamente affogare

La cosa che più mi spaventa
quando la sera cede alle stelle il passo
è non trovar nessuno
seduto ad aspettare
l’eco dei miei rintocchi stanchi
del tuo tempo di amare

Bruna
Non avessi conosciuto te
che ne saprei di lacrime e risa
e delle mille pieghe che l’anima prende
se delicatamente l’estrai
e sul corpo la distendi

Voglia di un figlio
Volere un figlio è un palpito d’ali
ancestrale voglia di prosecuzione
caldo lanoso abbraccio
odoroso di latte
Amore di sé

Un giorno come un altro
Calma la sera
ti guardo assorta
fissare all'infinito
e ti rivedo bambina
In un lampo
la tua vita e la mia
unite da sempre
il cordone mai reciso.

Nel tuo profilo netto
rivedo tuo padre
e la solita domanda mi assale
Ora sei donna
cresciuta nelle battaglie
vincite e sconfitte
hanno fatto di te un gioiello

Lacrime - risa
Tormenti e gioie
Amori - fallimenti
     -una vita -

Lui non l'ha vissuta

Ha lasciato dietro la porta
la polvere delle tue scarpe
i giorni, le ore
un tesoro.
Lui ha scelto altro per sé.

Lo sciagurato non sa
cosa si è perso!
Non esiste al mondo legame
non c'è ricchezza alcuna
che ti possa appagare più
della vita di tua figlia.

Disperazione
Immobile vorrei stare
muta
cieca
assente

Invisibile
sorda
alle reazioni avverse
esente

Pietra
imperscrutabile
inamovibile nello spazio
imponderabile

Non esistere
-forse-
unico rimedio attuabile.

Rimpianto
Qual' è il sapore delle cose lasciate
l'indefinibile sensazione
del non vissuto
dolce- amaro o salato?

Dove indugia
in questo istante
il tuo sguardo bruno,
dove il passo agile
ti conduce
lontano dalla mia percezione,
cosa attraversa la tua mente
adesso
che non ci vediamo da tempo

                          Svanita la notte mi ridesto e ti sogno

Solitudine
Arido il mio petto
piange
scaglie di germogli secchi

Laghi prosciugati
i miei occhi
ciechi cercano nuove aurore.

Via Crucis
Casca
risorge
casca
curvo
sotto il peso
sputa sangue e fango
piange
con gli occhi a terra
casca
la schiena spezzata
senza respiro
casca
ma sempre si rialza
e il cammino continua.

Ritorno
Vado e vengo
ogni volta diversa
ma sempre la stessa
come onda sulla battigia

Un po' di sabbia sparisce
altra ne aggiunge
l'andirivieni costante
ma sempre diverso è il ritorno

Vado e torno
mai sui miei passi
stranamente in progresso
e ho qualcosa di più

Qualcosa si lascia
inutile fardello
altro s'aggiunge
bagaglio prezioso

Le scorribande nella vita
lasciano un segno
anche sulla dura faccia
di uno scoglio di mare

Aspettami al ritorno
che ti porterò qualcosa
ma un passo più avanti
del punto di ieri.

Temperamento
Nel nome che porto è scritto
o nel mio codice a barre
ma chiaro oramai mi è
che la spada son lesta ad estrarre.

Giuste o inutili tenzoni
intraprendo nonostante gli anni
se ancora sul cammino ritrovo
soprusi, menzogne o inganni.

Ogni volta lancia in resta
e piglio ferino
carico abbassando la testa
del vento le pale al mulino.

A nulla è servita la storia
di donchisciottesca memoria,
a nulla è valso del rogo il ricordo
che della pulzella fece la gloria.

Un dono
L'acqua passata sotto i ponti
e sulle guance arate
scolora anche l'anima

e la grande casa vuota
rimbomba di
assordanti silenzi

Regalami i tuoi pensieri
per riempire i miei cassetti
notte e giorno vacanti

Regalami i tuoi sguardi
per vedere una meta
aldilà delle tue spalle

Regalami i tuoi sogni
da scartare sotto l'albero
di un Natale ancora sola.

Senza parole
Non ci sono più parole
per dire ti amo
Ho scoperto in te
la mia immagine riflessa -
ho compreso di amarti
come me stessa.

Inverno
Volutamente candida
la neve silenziosa
sul mio cuore infreddolito
oggi si ri-posa.

Cambio
Con il volto
inaridito,
le spalle curve,
barcollando
m’appresso all’uscio
ma ancora
non spengo il lume.

Finchè avrò una luce
ho tempo di cambiare.

Quando sarà il momento
Quando sarà il momento
lascerò le mie vesti a terra
e me ne andrò senza ombrello
a spasso per l’azzurro.

Cercherò il mio posto altrove
sicura che l’avrò,
perché nella memoria
dell’ Amore io continuerò.

Galeotti
Stipati, gomito a gomito,
in poco spazio
si chiedono chi uscirà per primo.

Mesti,
appesi
alla speranza di rivedere presto la luce,
rimpiangono il tempo
in cui, ammirati,
avevano un prezzo.

Combattono, in poca aria,
con le tarme
e attendono il passaggio delle stagioni.

Chi viene scelto per uscire
indossa
un’aria di superiorità.

Ma prima o poi
a tutti toccherà
lasciare il posto ai nuovi
perché comunque anche le mode passano.

Ora te lo voglio dire
Al cinema muto
il nostro film
era senza colonna sonora.

Grigie sequenze afone
si srotolavano
senza commenti.

La pellicola si è interrotta
ad un tratto
e non ci sono state parole
- ma già era un film muto-

All’uscita
neanche una sillaba
un addio,
un arrivederci,
mi dispiace,
crepa.

Dietro occhi smerigliati
porto via
quello che resta di me,
mentre tu ridendo
- sarà un riso nervoso –
mi calpesti in silenzio.

Ora te lo voglio dire
il tuo cinema muto
non mi è mai piaciuto. 

L’attesa
Se i giorni fossero mattoni
costruirei la scala per giungere a te.

Se i giorni fossero pianto
riempirei il fiume per giungere a te.

Se i giorni fossero sospiri
provocherei il vento per raggiungerti.

Se i giorni fossero parole
non tacerei per giungere.

Se i giorni fossero pensieri
non dormirei mai per giungere a te.

Se i giorni fossero questi,
ora sarei lì, con te Amor mio.

Io non voglio tacere
Io non voglio tacere, quando non sono d’accordo.
Sorridere se non sono contenta.
Se ascolto menzogne io non voglio tacere,
finchè avrò voce voglio dire quello che penso.
Voglio indignarmi e congratularmi a proposito.

Io non voglio tacere, quando sono nel coro
mimando parole costruite da altri.
Voglio alzare la voce se mi calpestano
e non voglio tacere se si tratta di me.

Non voglio coprire col silenzio l’orrore
Non voglio lasciare indifferente la gioia,
non spendere il fiato per una morte ingiusta

Non voglio zittire nemmeno a sera,
quando al mio vicino manca la parola.

Anche se mi può costare, io non voglio tacere.

Uva Passa
Cariche le braccia di frutti
mi affaccio, generoso tralcio,
nel tuo tempo d’autunno.

Appoggio rotolanti
i miei anni distillati
al tuo viso spremuto,

capolinea galleggiante
di un accidentato
viaggio solitario.

Dalla plancia inamidata,
affascinato scruti
il torchio del ciclone

ma la bitta rassicuri
che più non scioglierai
il rassegnato ormeggio.

Porterò frutti appassiti
sulle mie braccia asciutte
al mercato d’inverno.

Non smettere di sognare
Alzati e vestiti di tutte le tue voglie,
il viso risciacqua alla fonte dei perché,
metti il cappello scacciapensieri
e occhiali puliti
– vedrai tutto il bello che c’è in te-

e adesso va
con le tue scarpe nuove.

Come sei bella
Come sei bella quando piangi
e gridi al cielo la tua rabbia,
quando mostri la tua debolezza
e dici che non sei capace.

Come sei bella quando invecchi
e accusi i tuoi chili di troppo,
quando dichiari che sei stanca
e dici che più non ce la fai.

Come sei bella quando ti ribelli
e vuoi non lasciar perdere,
quando combatti senza difese
e dici che non è giusto così.

Quando sei te stessa come sei bella,
non cerchi di fregare il tempo
e non dici di voler piacere a tutti.
Come sei bella, non dimenticarlo mai.

A Stefania
Perfetta-mente
dischiudi
l'ironico senso delle cose

e dell'umano sentire il caos
precisa-mente
riserbi.

Elegante-mente
all' intorno il tuo bello
profondi,

solerte e garbata,
allegra-mente la vita
attraversi.

A Stefania, discreta e presente,
che mi cammini accanto
simpatica-mente.

Nubi rosa al tramonto
Odore di pioggia salmastra
Preludio di sereno

Brezza fresca
Foglie gialle incipienti d'autunno
Liquida malinconia

Lucia
Fortezza
e mi vieni alla mente -
mitica guerriera -
a difesa della tua femminilità violata.

Soleggiata nella bufera
afferri le sfide
vincente.
Solida amica
Sorella
Madre
affétti i tuoi giorni
senza risparmio.

A liquide emozioni
appesa
mordi il blu fuggendo avanti,
l'obiettivo fissa il tuo vuoto.

Fortezza
Solida
Amica
Vincente
Espressioni tue
dentro di me per sempre.

Immersione
Nel blu della notte
mi tolgo lo scafandro di diffidenza
e ascolto, in apnea,
il tuo mare di bugie.

Lillipuziani
Peggio dei conigli
in quanto a riprodursi
e tu neanche li vedi.
E' bastato un attimo di distrazione,
sul treno affollato,
uno starnuto
ad un palmo dal mio naso.

Ora a miliardi
si riproducono all'impazzata.
Un'orgia mi sconquassa
e bollente
mi trascino con le ossa rotte.

Eppure non li vedi,
non emettono un suono,
non hanno un odore,
sapore,
un'entità qualunque
che sia sensibile.

Come Gulliver sto crollando
per opera di microscopici
Lillipuziani.

Figlia
Se avessi scelto
un momento diverso
avresti avuto
gli occhi di un altro colore,
se non fosse stato
quella sera
avrebbero mandato un altro,
sarebbero passati giorni,
mesi,
anni,
avresti abitato un'altra culla
magari di foglie
oppure di neve,
unica
oppure ultima di sette
marmocchi.

Adesso saresti
appoggiata ad un altro grembo,
più felice
o sconsolata,
cercata
o non amata.

Ma scegliere non vale.

Se avessi scelto
ti avrei voluto
esattamente uguale.

Disastro ecologico
Odorosa Madre Terra
ci generi
e ci raccogli alfine,
ingrati
ci rivolgiamo contro
precipitando
la tua fine.

Amore saffico
Tenere gazzelle,
placando
d'intima comprensione
vicendevoli arsure,
a fonti sorelle
si abbeverano.

Guernica di Pablo Picasso
Dietro l'angolo
il grigio uniforme
esplode
nell'immenso boato di guerra.
Fai tuo
l'urlo equino
che muto
paura distorce.
Tra le braccia
di una madre
la morte
ci affascina
e ci agghiaccia.

Pioggia sui vetri
Ieri volevi la pioggia
dicevi
com’è romantica,
il ticchettìo
sui vetri
concilia
il nostro amore.
Pozzanghere,
fango,
il fiume ha straripato
si è portato via
i cartoni,
qualcuno non saprà
dove dormire.
Com’è romantica
la pioggia sui vetri,
ci giriamo sul fianco
abbracciati
sotto le coperte -
il gatto
non trova più
la strada di casa.

Come tuono mi sconquassi
Come lampo mi trapassi
Come pioggia m’ inzuppi

Come sole mi riscaldi
Come grandine mi devasti
Quando altrove amore tasti.

A Odri
Intingo nel tuo pensiero
la penna del mio sentire
e disegno i contorni
del tuo essere
in me.

Come il mago estrai
dal mio cappello
magiche colombe in volo
poi, ammirato spettatore,
gioisci insieme del tuo prodigio.

Il mio passo assuona al tuo
sull' intimo selciato
nella corsa e alla sosta,
quasi respiro di un unico petto
e più non esistiamo soli.

A Odri
il mio presente
ritrovato nel mio tempo
da sempre cercato
per sempre ti amerò.

Per amico
Tra le tue braccia accoglienti
termina la sera
la memoria di me ancora impressa
Chiudersi dentro
complici
lasciando fuori della vita
la ressa.
Insieme davanti a un film
raccogli
l’ ilarità o il mio pianto.
Se inaspettato sonno mi cattura
tu in silenzio
mi vegli intanto.

Tranquilla sera tra le tue braccia.
Non serve andare lontano
sto bene qui con te,
amico mio, divano.

Testamento biologico
Spogliato di tutto
inganni la morte
mimando il sonno.
Lei non si da pace
spia la tua lacrima che non intende
e ora tace.

Sulla scrivania aperta la tua agenda
non sa
che stai sfilando via
la data non appare-
ultimo appuntamento
cui dovrai andare.
Al buio nell'armadio
i tuoi abiti appesi
attendono pazienti
il cambio di stagione.

Ma per te d' ora in poi
sarà negata a oltranza
del giorno e della notte
l'alternanza,
l'evoluzione,
tempo
e l' umana espressione
del sentir un'emozione.

Padrone sei più di nulla

La macchina ci lascia l'impressione
che ancora qui tu sia
ma è solo illusione
Così uscirà il giornale- l'ultima edizione -
Staccar la spina
è l'unica nostra opzione?

La calunnia
Scoccata ferisce,
se casca rimbalza,
l’eco la ingrandisce,
si distorce,
ma il bersaglio colpisce!

Diversità
Tu mi dici volubile.
Instabile, inaffidabile

Il giorno come nasce
non necessariamente così muore.

L’azzurro non sempre è azzurro.
Mangerei qualcosa, ma non so cosa.

E, comunque, non sempre
vorrei che fosse la stessa cosa.

La certezza del domani
non mi dà la sicurezza, così come tu la chiami.

Il treno che passa… ci salti su o no?
Addento la vita e voglio farne man bassa!

Non sopporto la noia e vorrei stare sveglia,
fino all’ultimo attimo prima di andare a letto.

Mi vesto delle mie contraddizioni
e impasto i giorni con il sale e le mie lacrime

Per me la vita sono tutte le emozioni!

Volubile tu mi dici, anche lunatica.
Ma tutto io non sarò, meno che mai apatica!

Il tuo canto limpido
Rumori di fondo
Parole stonate
Il cicaleggio
di comari annoiate!

Rumori gracchianti
Suoni mai sintonizzati
Come dileggio
di ragazzi sguaiati!

Rumori molesti
Versi mal fatti
Io rumoreggio
con mille volti distratti!

Solo la tua voce
all’orecchio mio invia
un canto limpido
che al cuore giunge melodia!

Addio
Vieni, siediti qui sul mio letto
Vorrei stringerti ancora una volta al petto.
Ora tocca a te, bambina mia,
aiutarmi, poco a poco, ad andare via….

Fatti ancora accarezzare i capelli…
ricordo sempre il momento, tra i più belli,
quando, tra strepiti e dolori,
con amore ti aiutai a venir fuori.

Ti ho aspettato tanto pazientemente
e ti ho cresciuto, lavorando alacremente,
adesso ti vorrei lasciare il mio testamento
per lenire un poco, se posso, il tuo tormento.

Vorrei lasciare a te, anima mia,
una traccia del mio passaggio, che non vada via.
Vorrei che tu sapessi che io sarò ovunque
se tu mi penserai e mi parlerai comunque.

Se porterai con te, in ogni istante,
la speranza, l’entusiasmo e le emozioni tante
che insieme abbiamo sempre condiviso
e come, dopo un dramma, abbiamo ritrovato il riso.

Adesso sono io che ho paura
come per te era il buio di una notte scura.
Sì, te lo confesso, ora ho timore
dell’ignoto e di provare ancora del dolore!

Ma se tu mi terrai la mano, mio piccolo fiore,
io me ne andrò serena, piano senza fare rumore.
Non piangere, amore mio, ti voglio tanto bene,
sarò la tua mamma sempre… se tu la chiami lei viene!

Gli amanti
Luce soffusa, quasi penombra,
Un raggio sfuggito alle tende oscuranti
si allunga, impudente, sui corpi intrecciati da amanti

Il capo di lei, reclino, riposa
sul petto di lui che, spossato, ora giace sereno
placata per loro la furia sensuale di quell’amore terreno

Gli occhi sono chiusi e i sensi appagati
ma se tu, superato il pudore, osservassi quei volti
senza dubbio capiresti che, pur dalla passione stravolti,

senza Amore, da quei tratti disfatti,
non vedresti quell’ aura di pace profonda esalare
che solo la consapevolezza di essere riamato può regalare

Una visita
“ Si accomodi, Signora…
cosa posso fare per lei?”
“ Si rilassi, noi ci conosciamo già!”
“Davvero?? E’ sicura? Io non direi…”

“Ma sì, non ti ricordi?
…l’anno scorso, a Macerata?”
“A Macerata? Ma son finito all’ospedale…”
“Appunto! Io ero con te nella camerata.”

“Impossibile! Io ero tutto rotto,
ma non c’erano donne in corsia,
di questo ne son sicuro
proprio come della vita mia!”

“Ecco, appunto! Era di questo
di cui volevo parlarti adesso….”
“ Mi scusi ma se è per l’assicurazione
l’ho già fatta, mica son fesso!”

“ No, veramente sarei venuta…
per saldare il tuo conto…”
“Come? Non ho debiti in giro,
ci sto attento, mica son tonto!”

“Ma insomma, lasciami dire:
son venuta per il tuo viaggio,
quello di sola andata….
Ma sì, il decollo senza l’atterraggio!”

“Ma cosa dice? Io volare?
Ma nemmeno l’ascensore in vita mia
ho mai preso, si figuri…
soffro di claustrofobia!”

“Insomma tu non vuoi capire!
Io son la Morte, caro mio,
e sono qui per annunciarti
che a questa vita devi dire addio.

“Come?? Aspetti un momento,
chiamo mia moglie, sa io stavo andando….
Maria vieni per favore…” “ Caro che c’è?”
“Senti la Signora, dice che ti sta cercando!”

Non avere fretta
Non avere fretta
Amore mio!
Imbriglia il tuo pensiero veloce

Aspetta
Aspettami
Non correre
Guardami!

Il passato e il futuro
non ci appartengono
Noi siamo qui, adesso,
in questo istante presente
Noi siamo adesso
Noi siamo
Amore!

I sensi dell’Amore
Ho trovato le parole per te,
Amore mio!

Le ho cercate negli occhi
del mondo,

Le ho cercate nel rumore
del tempo,

Le ho cercate nel profumo
del passato,

Le ho cercate pregustando
il futuro,

Le ho trovate qui,
adesso,
toccando il nostro presente.

L’assenza
Lenti i rintocchi del tempo
che passa, lontano da te

Cumuli di pensieri, dietro occhi assenti,
mi attraversano,
come nubi in un cielo d’agosto

Contemplo il mare che ci divide
e avverto gli spasmi dell’anima mia
che ti cerca

Dolorosa l’assenza e,
nel contempo, gioiosa
la consapevolezza del tuo esistere
fuori e dentro di me!

Dopo una notte insonne
L'ombra dell'alba
su oggetti
che la notte distorce
incrina, agognata,
il lucido filare
che, onirica teoria,
la mente ancor desta
attraversa.

Dopo una separazione
Sto cercando di rimuovere il grigio,
brandelli di vecchie tappezzerie
restano attaccati come
croste residue
di un male feroce

Se provi a rimuovere le croste
la carne ferita ancora risanguina,
ogni volta, crudele, il dolore
riaffiora e la memoria non muore.

Con le unghie non vale graffiare
la crosta pesante,
il dolore è presente ancora,
forse solo più pallido
ma col ghigno maligno si appropria
del tuo pensiero costante.

Non vale sovrapporre
altra tappezzeria, magari fiorita
o di color più brillante,
il grigio permane e soffocante
vanifica il desiderio di restauro.

Forse sarebbe la soluzione migliore
gettar della calce su quel muro graffiato,
riempire gli spazi e bruciare le attese,
colmare i solchi e ripianar le fessure.

Una bianca parete di nuovo
pulita e spianata
potrebbe far sempre la sua bella figura!

Traversata notturna
Lo sciabordìo del mare
scandisce i nostri pensieri,

il vento li trasforma
in sussurri senza parole.

I tuoi occhi mi vedono al buio
le mie mani ti sentono senza toccarti.

Tutto è perfetto
e scivola via senza fare rumore.

Conchiglie
Sento di assomigliare
ad una conchiglia.
Il desiderio di opporsi
a dolorose intrusioni
ha fatto consolidare, nel tempo,
il guscio protettivo.

Colorato e brillante
è un allettante richiamo per molti,
ma pochi, o quasi nessuno
riesce a toccare
il cuore molle e fragile
che vi è racchiuso.

Solo il mare penetra
senza riserve
qull'intimo complesso,
elicoidale, profondo,
creando mulinelli d'acqua
e bollicine spumeggianti
che portano la vita.

La conchiglia che affiora dalla sabbia
è sommersa dal mare.
La sua vita interiore è generata
da quell'essere liquido e invadente
che tutta la permea.
Il guscio bagnato è bellissimo,
i suoi colori si accentuano
e diventano brillanti.

Al suo interno,
a contato del mare,
palpita la vita.
Io sento di assomigliare
ad una conchiglia
e tu al mare.


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