Poesie di Giusi Falleroni


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Intentai
Intentai dominare i miei istinti,
mai fu cosí tenero il fallimento.
Camminando incontrai la bimba perduta
che pensavo defunta,
senza recriminazioni due soli di
ambra lucente al posto degli occhi.

Intentai dominar l'emozione,
mai fu cosí gentile il fallimento.

Cullai la tenerezza oppressa dalla tendenza, tolsi i veli alla menzogna, tagliai i polsi alla vergogna e le donai come veste i raggi del sole

ponte verso la libertá.

I miei anni,
destrieri indomabili verso l'orizzonte,
selvagge chiome argentate
si arrendono al vento
arcobaleni biancastri nell'universo.

Intentai dominare il mio spirito,
mai fu cosí beato il fallimento.
 

Sogni incompiuti
Rinuncio al personaggio
scendo dal palco
per ritrovare l'essenza
da secoli dispersa,
e agli intrighi di corte
divento sorda come l'oste.
Sermoni ubriachi osservo penzolare
da carnose labbra imbellettate:
rituali obsoleti di una strega fatiscente
che non rinuncia al carnevale.
Rifiuto l'effimero
e mendico tutto ció che negli anni ingenui, rubó al mio tempio!
Fessure che stentano ad aprirsi
in un giorno un po' balordo,
timorosi come gatti curiosi,
si rinfrancano al tepore.
Risvegliati da una notte interminabile,
erranti astri iridiscenti
vagano al di là del sogno.

quattromaggioduemilaventuno
 

Solitudine
Nella solitudine ho incontrato la libertá.
La libertá di camminare con i miei passi e cambiare sentiero a mio desiderio.
Eliminare le paure, germogliare fiducia.
Ho imparato a piangere senza vergogna,
sorridere e cadere fino a increspare la pelle.
Urlare la pena, coccolare la mia follia.
Infrangermi tra le roccie, cavalcare le onde.
Di ululare alla luna, godere...e pisciare sulla riva del mare.

novegennaioduemilaventuno
 

Il nemico occulto
Un nemico invisibile passeggia solitario
Errabondo, non teme nessuno
Ha un destino meschino
Astuto e potente
Seleziona la specie, il codardo.
Non ha volto, né patria
Semina morte!
La sua falce
non si ferma davanti alle porte!
Fanciulli annoiati per le forzate vacanze,
Famiglie rinchiuse
inizieranno nuovamente a parlare...
Alcuni torneranno a guardarsi negli occhi, altri vedranno solo sagome inutili!
Forse qualcuno si immergerá nei ricordi
rispolverando fotografie sbiadite dagli anni!
Per strada si odono lontani rintocchi
Meste campane ad accompagnare le bare...
Impazzirá colui che non puó ascoltare il silenzio, dopo tanto rumore,
complicato guardarsi dentro...
Biechi cecchini
contro i briganti vicini.
É iniziata la danza dell'intolleranza,
ora si potrá affondare la lancia!
Dicono, che un nemico invisibile
si aggiri per strada
Un nemico astuto e potente!
Nessuno lo scorge!
Probabilmente,
occulto nello specchio l'errante!
E in questa cornice desolata
questa folle melanconia,
alberga una silente riscossa:
Madre natura, finora tradita,
raggiante,
regna sovrana!

ventisettemarzoduemilaventi
 

Italia con gli anfibi
La donzella avanzando fiera
con gonnella tricolore, erudita e rigorosa
per secoli conferí alloro, educazione e storia.
Ma il tempo scorre e non perdona neanche la migliore,
che di lusinghe e vanitá nutrita
cede il passo...
lasciando superbia ad occupar l'onore!
Saccenza in corsia di preferenza,
senza valore aggiunto a defraudar la scienza!
Le belle arti surrogate, distribuite in scatole sciroppate,
propagando menzogne e menti vacue.
E le miti pecorelle al pasto,
seguendo il bruto
satolle, spinsero dignitá per il dirupo,
regalando le sue sottane ad un nemico infame!
Ma tu eterna giovincella
Dea immortale,
spogliata dei tuoi averi,
ancora bella, altera vaghi.
Errando quieta a piedi scalzi
girovagando ritroverai
i tuoi anfibi dimenticati
e con ardore risorgerai!!!

"Le gravi-danze isteriche"
diciottomarzoduemilaventi
 


Ladro
Assetato di vita
mendicando amore
ti aggiri furtivo tra le tortuose vie
della mia anima…
audace ed insolente
arraffi ciò che ti aggrada
e gioendo nell'essere la tua terra preferita
da depredare,
i pensieri vorticosi
arsi da un vulcano impietoso
tra gli sterpi desolati, germogliano ancora

trentaaprileduemilaquindici
 

L'odio
L'odio è un ladro nel buio
che di soppiatto ruba immeritati tesori,
e si insinua nei meandri della mente come una viscida serpe,
vaga con la complicità delle ombre
cercando una crepa per depositare le uova:
prole prediletta alla Gorgone.
E' la follia di un labirinto
trattenuta da ali dorate,
una lucente e spietata zavorra
ove le nefandezze prendono forma,
e le meschinità si aggiornano
come il menù, di una squallida trattoria.
 

L'ombra del cuore
Un duello tra un falco e una iena…
un duello cruento,
fra grigi edifici, simili a celle di un triste alveare;
mentre i fuchi laboriosi producono fiele per sua maestà,
fugge disperata un'ombra,
mentre l'aquila attende per volgere in altri lidi
e plana attraverso colline artificiali,
l'ombra avvolta di niente,
dopo aver consunto le carni
dopo aver donato in silenzio i tempi migliori, parla:
"Udite voialtri, avidi, beceri! Ingordi come maiali!
Di prostrarmi a terra chiedete ancora,
volete marcarmi il dorso già così indolenzito?
Vi porgo la verga,
e chino il capo umilmente al vostro smisurato egoismo,
oh!!! ancora una libbra di carne chiedete?
Ecco a voi una lama affilata!
Aiutate le vostre misere fauci così duramente provate!
Riposatele dunque!
Resto qua, vi offro la parte migliore:
quella vicina al cuore…
Non abbiate paura, avvicinatevi!
ah! misero bottino che avanza…
anche senza respiro, vivo!
E' nata l'aquila ormai, ella... vola leggiadra!
Così in alto… Oh! non potete scorgerla,
il sole vi accecherebbe, e la notte le è complice!
Quel che scorgete, è solo un'ombra,
l'ombra dell'uomo,
è rimasta ad attendere e sorride!
Potete accaparrarvi la parte migliore,
forse…quella vicina al cuore,
l'ombra del cuore!

Ormai dall'alto palpita l'aquila, e attende paziente
l'ombra dell'uomo…

diciottofebbraioduemilaquindici
 

Guerriera di pietra
Quando il dolore fu così feroce da mancare il respiro,
l'amorevole audacia mi sostenne,
…agli angoli della bocca un sorriso intonato ai tuoi occhi:
ascoltai i battiti del cuore di una guerriera di pietra!
 

Perdono
Straziate le pupille
alla vista di giovane carne
lacerata senza vergogna,
e nel veder innocenti perire
la pena e l'ira: compagne;
l'ingordigia dell'uomo
ancora una volta
addenta senza riguardo!
Miserabili predatori
si azzuffano per spolpare
i resti di una terra ospitale.
Nell'alba di una terra assetata di sangue
il seme della morte germoglia:
le vittime inchiodate alla croce
I carnefici, portati in gloria!
Io, complice involontaria
abbasso gli occhi impotente
alla terra umiliata
e affido al soffio un messaggio
sperando che arrivi in cielo:
"Chiedo perdono per la codardia del mio popolo"
 

Equilibrio
E' come ogni volta la tempesta subentra a due gocce di gioia:
la parte indomabile scalpita…la bambola geme!
Geme e si duole all'inquieto destino che sottolinea la vita,si arrende!
Il purosangue resiste:non china il capo ai finimenti;
allevato nobile e fiero,
sarebbe un "protagonista defunto" fra recinti spinati.
La vita, paradiso di uno spirito audace!
Il nobile destriero, altero, galoppa giubilante fra le sue onde!
 

Caos
Posare pietre sul selciato è un onere feroce,
non voglio cogliere ancora pene e disporle in ordine
delineando la via ai seguaci del caos!
Vorrei bendarmi e discorrere,
inveire alla foschia come un folle,
ma castigandomi il destino
mi soffoca oltre l'immaginabile,
e se alla luce volgo le spalle
la notte raggiunge i miei passi tormentati…
non mi è dato conoscere la soglia del mondo,
e arranco fra l'oscura via
con un labile lume,
sperando di non rovinare, miseramente…
 

Diamanti
L'incontro delle nostre anime
intagliate dal cuore!


Trasmutazione
Si placa il temporale dell'anima,
le nubi ossequenti
ammirano l'incedere audace di uno spiraglio,
nonostante la coltre funerea non aneli la resa
la mestizia cede il passo alla gioia;
il guerriero aggira ostacoli senza lottare,
senza armi né vinti
riceve la gloria,
simile ad usignolo che innalza una melodia nella notte
affascinando la luna,
raggiunge l'aurora!

venticinquedicembreduemilaquattordici


Vorrei
Vorrei intingere nella china le dita
e sulla seta rovinare la tua elegante figura,
o graffiare una pietra con i tuoi lineamenti
scolpiti già nei miei sogni;
affondare una lama nel cuore
e sanguinare, raccogliere le stille, impregnarne la terra
innalzando una preghiera menzionando tuo nome.
I miei battiti vorrei nuovamente ascoltare,
mentre mi accarezzi con il tuo alito stanco,
vorrei nutrire quel sorriso affamato
paragonarlo ad un paesaggio assolato,
in cui vago cercando una sorgente
dove finalmente appagare la mente.
Se esisto nel tuo pensiero
ad un oceano di petali vorrei domandare...
Vorrei disegnarti, strapparti, annullarti nel vento,
disegnarti ancora una volta,
così finalmente, potrei cancellarti!
 

Le ali di un angelo
L'incanto di quei teneri passi
sul manto di neve
divennero orme pesanti
a caccia di tramonti iridati,
il fulgore, ne cancellò ogni traccia,
i passi sempre più lievi,
le orme visibili appena, svanirono!
Sul dorso si potevano scorgere ancora le ferite
simili a bocche affamate d'amore,
la neve che gelava i suoi piedi
dissetò le cicatrici di un lontano passato:
in realtà erano solo radici delle ali di un angelo.
Ora ombre di voli leggiadri
sostituiscono impronte…profonde.


Momento Patetico
L'amore: radice profonda
alla nobile e disperata ricerca
di una sorgente celata
tra i rovi del desiderio,
delirante passione
in eterno conflitto fra merito e pena!
Vezzo sublime, spina di un'onirica rosa
Sentimento audace con lampi d'emozioni temporali
che illumina gioia e dolore,
o sentiero costellato impreziosito dal quarzo,
ma tribolazione silenziosa,
se dall'alto del pulpito
il cielo dell'ego
al contrario sentenzia!


Giovani Zombie
Educati con principi venduti al supermercato
ignorati da una società in preda agli istinti
si abbandonano alle carezzevoli cure di un video piatto e senz'anima!
Violentati da una Dio perverso
placano passioni desuete, barattando cocktail e speranze;
arrendevoli sagome asfissiate dalle sferzate di un'utopica ribellione
sfiorano la terra con compagni e pozze di vomito,
ingenui In un girotondo informale
oppressi dal fardello dell'arroganza
i beati monelli uccidono pene…e futuro!
Abusati e atterriti protagonisti di un carosello irreale!
Un cimitero di giovani con una croce:
la solitudine!
 

Ali Ribelli
C'è uno spazio senza tempo
dove le ali della libertà sono state recise tra il cielo e la terra
e pupille espanse ai limiti della follia, cercano appiglio
scivolando su dipinti fortuiti
…una tavolozza che sfuma nell'ultimo sguardo.
C'è una veste dipinta d'oro che attende sul trono,
ma le sue trame dorate stringono i polsi
come una maglia fuori misura stringe la gola,
ai piedi, scarpe laccate,
su quella strada che più non sporca,
dove i piedi dolgono ad ogni passo,
un percorso, che rende distinti e distanti.
Poco più in là, un piedistallo
sostiene l'obesa alterigia,
strizzata in un corpetto che toglie il respiro
e come "spietata zavorra" trattiene il volo;
ali sfibrate, a terra senza più nerbo,
simili a manichini senza vetrina
si confondono negli ultimi sguardi.
Pargoli ubbidienti senza tempo con occhi spenti,
ali di cera e la paura per ombra
volteggiano fra grattacieli ed insegne splendenti.
Infine stanchi spegneranno i neon colorati
su colline di silicone inodore,
con rughe spianate e tronchi leggermente abbacchiati,
esuli ai bordi dell'infinito,
mesti come cani randagi.
Un pescatore distante attento alla lenza
porgerà una sedia e qualche parola...
in una giornata sulla sponda di un fiume senza speranza
anime nuove muoveranno verso il tramonto,
appena più in là una matita sorvolerà un pensiero libero, snello:
"La chiave del futuro è la vita che scorre?"
Un dilemma ormai risolto, non appartiene ai ribelli...
Le ali ribelli sono senza barriere,
e volano indomite seguendo il percorso del fiume!
 

Esule
Seduta sul letto l'ammetto: profuga della storia sbagliata!
Sferzate schiaffeggiano divani sformati dalla pelle impolverata! Le rughe
 soffocano parole vuote
essiccate al sole come semi di girasole Per sfida bendata alla vita
sulla via parallela in attesa
che l'edera risvegli l'ombra dormiente protetta nell'eremo, sorda
ai rintocchi del campanile. Colonna sonora dal ritmo burlesco, la matta
cavata dal mazzo allieta e danza sulla cresta del volgo!

ventisettemaggioduemilaquattordici


L'oscura Corona
Le pedine con mosse prestabilite
scorrono nella scacchiera
della regina che dall'alto sorveglia;
pedine a confronto
fanno la guerra,
combattono per una terra rubata;
una corona immeritata
sconvolge la genesi di un equilibrio,
ingannato dal pessimismo
da principi invertiti ed istinti deviati:
il compito designato, tradito!
La corona appesa ad un debole filo,
il capo fatica a sorreggere il peso dell'oro ossidato dall'ego,
le gemme splendenti
agli esordi incantavano astanti,
ma ormai l'ala del corvo le cela al sole;
una patina impercettibile
adombra la corona, della Maestà Sovrana!

venticinquemaggioduemilaquattoridici
 

Cammina Silenziosa
Cammina silenziosa una donna con un'anfora colma
come pioggia impetuosa, vergine ammaliante,
straripando fra le bassezze fino ad ora cullate
come giardini incantati, trabocca le alte mura di cinta, della
viltà. Cammina silenziosa una donna con un'anfora
colma, inonda rigidi lineamenti di una terra senza
pietà!
Lacrime rigano il viso
alla pellegrina che versa destini.
Cammina silenziosa una donna con un'anfora colma,
con la costanza dell'acqua, voluttuosa e libertina
vestita di verità, traccia la via per l'aurora!


Cavalli di Paglia
Nell'ippodromo del Bel paese
cavalle in pose da star
si accingono al galoppo verso la meta:
la farfallina politica è l'ideale
che accorda destra e sinistra,
risoluzione alla crisi educativa;

in lizza asinelli
onorati da tale incombenza
con la madida lingua allenata
rincorrono la scia degli zoccoli,
dell'ultimo acquisto politico;

il purosangue al trotto
taglia il traguardo,
elegante gioisce sul podio,
della corsa truccata!

ventimaggioduemliaquattordici
 

Donne
Strani fuscelli sui tacchi
tenere e forti,
creatrici orgogliose
di pianti e sorrisi,
all'arrembaggio fra fornelli e biberon
navigano nei frangenti impetuosi
fra sorte ed angherie.
Le donne, orchidee dal rigido gambo,
appassiscono in silenzio
col cuore immobile,
ma come primule risorgono a primavera
con una carezza;
pozzi disidratati dal pianto
in attesa del temporale che colmi le aride vene in cerca d'amore;
lacrime mutano in perle
uniche, rare,
racchiuse in volubili variopinte sottane
simili ad ali di fantasiose farfalle, golose di polline,
e quando al tramonto s'incurvano le corolle
l'incanto dei loro anni
svelano solchi ai bordi degli occhi estenuati,
e senza più forza per affrontare il risveglio
concludono la geografia della loro esistenza…


 Il confine
In una terra chiamata coscienza
tra il ventre e la mente
esiste un confine impercettibile:
apre le porte ad un tunnel illimitato
che corre verso il mondo nuovo,
un mondo che accoglie chi parla d'Amore,
dove si sente la voce di un fiore,
e si ascolta il frastuono di un'onda;
esiste una terra un poco nascosta
dove il più debole viene preso per mano
e una scoperta è un dono per tutti,
e non si teme la notte.
Esiste una terra illuminata dal sole
in cui si trova una croce, con un'incisione a forma di cuore
e nel mezzo spiccano tre parole dorate,
un breve messaggio che comprende tutto,
c'è scritto così:
"Qui l'ego è sepolto"
 

Violenza
Il giorno si tinge di rosso
un rosso nel quale sei nato
imbrattando le gambe spalancate
di una donna che nonostante il dolore sorrideva:
a te.
E ora uomo ricerchi il tepore del primo vagito
senza soddisfare istinti deviati;
l'odore del sangue
come un tarlo rode la mente insaziabile, digiuna d'amore,
e ora uomo immondo ti accanisci sui petali di un'orchidea
l'imbratti di rosso
con lo stesso tepore imprimi lo stesso dolore del tuo primo giorno,
ma lei,
non sorride…
 

Cultura
La radice profonda
prospera
e svetta
nell'alto dei cieli
non bada al tappeto di foglie
protette dal crinale;
le foglie cadute
quiete rimangono in superficie
all'ombra del monte;
mentre le fronde
ben ancorate
oscillano alle sferzate
e con coraggio
s'innalzano
adorando la luce del sole.
 

Volo Libero
Al lamento di una terra esausta
il popolo si china sgomento
genuflesso al caritatevole volo
di una colomba lordata di sangue
farcita di fiele,
rinuncia…
innalza un deserto uniforme;
ma il tempo è scandito dal vento,
il vento trasporta mute parole
udite scoprendo un tesoro sepolto
desidera una colomba
candida, libera:
un'eco fra le dune rimbomba
un ulivo nel deserto germoglia.

Da:-"Le gravi-danze isteriche"
cinquesettembreduemilatredici

 

Sdegno
Chiusi a chiave i cassonetti
come fossero delinquenti,
rifiuti riciclabili per tornaconto
o segregati in gattabuia
indifferenti ai lamenti;
come cani abbandonati
ai margini della via
sacchi "micro chippati"
con girotondi di sorci,
infestano e fanno banchetto,
somiglianti a bassa manovalanza
e variopinte donnine,
in strade vagabonde
che svendono estasi artificiali
ad esseri umani con coscienze da ratti;
piloti falchi abietti in cravatta
mandanti di conti in tilt
saldati da debitori
con l'unica colpa
di esser venuti al mondo...
 

Il vero nemico
Labbra ricamate con fili dorati
lingue bruciate sui roghi sociali
dal ritmo perpetuo perseverante;
l'eco in sordina rimbomba
richiama l'orgoglio della bandiera,
una bandiera svilita strappata tradita
che sventola fiera
in poche menti sedate
da parole desuete,
acclamata da monelli dementi e beati
caduti…
in colmi bicchieri
decantati da geniali becchi arrampicati;
riflessi su specchi bisunti
lentamente scivolano,
nella lordura maleodorante,
come mosche fastidiose
risucchiate nei ghetti
dei VIP del momento...
Il nemico: il compagno dell'ultimo banco.
 

Mobbing II
L'anima ogni volta
come il ribollir della lava
al varcar quella soglia;
il figlio di Erebo
attende le due monete.
Attraversando l'Acheronte
ritrovarsi nell'ultimo girone
fra cannibali, dal cervello putrefatto.


Danzo fra fiori di loto
Onde amiche accompagnano
amorevoli spirali sospinte 
iniziate a viaggi insperati;
la porta di un arcobaleno
apre cieli più azzurri
apre soli radiosi
apre mondi illimitati,
cerco la mia terra
tra gli scalini
che il tempo riporta indietro,
lento il percorso 
e violenta la stretta del gambero, 
ma è venuto il momento
sciolgo i legami e mi rialzo
nel sentiero che mi renderà Dio


Desolazioni 
Fogli lacerati 
incollati ad inchiostri
infangati da operatori 
di versi venduti 
a dottrine sterilizzate; 
costole delle metafore 
cadenzate a dovere, 
ammaestrate 
da morale e coscienza 
come lumache spurgano 
cent'anni di versi compagni
estri a carenza
sbarcati,
nella palude del nulla.


Così sia
Imberbi pagliacci
giocolieri senili
con dadi truccati risikando *
contanti alberghi e verdi allori
incitando inebrianti pensieri
prestigiatori d'altri tempi
divertenti e beffardi
festeggiano a corte
in baraonde sarabande
cerone e trapianti
zigomi limati
labbra canotti ciliegio strappa baci;
mummie incollate
a tavole ovali
barattano democrazie oil petroil*
con calici perizomi
manichini e piantagioni;
burattinai e avvoltoi
sciorinano sfavillanti bandiere
d'onore oneri e religione
mutano colombe
in falchi ciechi
cacciatori vampiri ubriachi
di sangue rosso differente assetati....

* giuocando a risiko
*stati democratici alla conquista di territori gravidi di petrolio
 

Quarzo Rosa
Sassi quieti nel fondo
vorrei esser a loro sorella
ma impavida l'anima ancor si ribella
troppo fervore e rumore
opprimono il cuore
scorrendo silente
muterò in pietra del greto.
Senza invidia, pena o lussuria
scanserò senza dolermi le ingiurie,
assente ascolterò il frastuono
come quarzo rosa levigato dal fiume posato
e lucente nell'infinito…
 

Avrei
La mano tremula sulla maniglia inerte
posseduta da una brezza incandescente
muove verso l'interno
a terra un corpo immobile
straniero ai miei occhi
un movimento impercettibile
nel tiepido petto
fa sperare in un alone di vita
lo aggiro come un fantasma curioso
e dall'alto sorveglio,
una corda di nube
cala un nodo alla gola;
avrei potuto fare di meglio
magari avere di più
ma ho amato senza confini:
l'amore è un'arma spietata
una gelida lama che libera l'anima...
 

Visi-oni
Un vagito con l'ardire di un gallo
 
squarcia un blu silenzioso
 
in concerto a luci gelate
 
dall'aspetto ordinato
 
un volto riflesso
 
un profilo discreto
 
come un'impronta  nel vetro
 
attraverso una giornata di pioggia
 
colorata di note.
 
Corolla aliena risvegliata
 
da un parto volgare
 
nel travagliato delirio.
 
Un'ombra di fumo
 
che prende corpo
 
confusa in una spirale caotica.
 
Simposio ai margini
 
di un corso solitario
 
chiamato vita.
 

Le parole
Lapidarie parole
spine selvatiche
lanciate su acerbi sorrisi
con labbra scarlatte ferite
moccoli incandescenti
ai piedi di un fievole lume
o scorpioni solitari
in agguato
fra le dune del deserto.
Le parole piaghe del dolore
come meteore sfuggenti
su costellazioni luminose
o sordomute zattere alla deriva
in balìa dei frangenti;
ma custodi silenziose
come fuochi taglienti
forgiate dal tempo
brillano come diamanti.
 

E che sto mondo finisca presto
In una tasca l'enigma
nell'altra la soluzione
ancora la carcassa
non è spolpata
arrivano i veggenti per l'occasione
col DNA di millant-attori ed artisti;
magari... i T-Re Magi dai Monti
porteranno i regali
il buon Dio con l'ermellino
la benedizione
in ginocchio i redenti
attendono la punizione
in un picco i prescelti la distruzione
i lungimiranti, un raggio alieno
che li catapulti nel mondo muovo
Intanto le guerre, l'immondizia e la fame
sommergono il Mondo
e noi nei sogni stiamo affogando...
ma arriva Lui come sempre
camminando sopra le acque
splendido col sorriso smagliante
a portar via… quel che è rimasto
cio è,
le mutande
onorevoli scambi di seggi donnine e festini
promesse fedeli
barattate con miele.
Miracolo: nuovo taglio  alle tasse!
Gara di briscola scopa e tresette
spunta il nano di sempre
in sordina…donazioni per l'opposizione
per ripulirsi la faccia
la scaltra donzella di nonno s'è innamorata…
Notizia del secolo:
 un nipotino-bambino in arrivo!
E dalla babele del nuovo millennio
come struzzi impauriti sprofondiamo nel caos…
Un desiderio?
"Che sto mondo finisca presto, davvero!"
 
Da:-"Le gravi-danze isteriche"
 

L'armadio
Assorta e solitaria
ascolto una malinconica ode
che sospira il suo cuore
melodiosa serenata
strimpella una chitarra
nella nottata dove s'affaccia il mio cuore
e lo sguardo divaga
silenzio riempito da note smielate
strimpella ancora incessante
al chiaror del volto lucente.
Svuoto l'armadio da
mesti vestiti dismessi
per rimpinzarlo di lievi stoffe fruscianti
agghindo d'organze leggere
il mio animo fragile specchiandomi al lume
ma trovo su me,  molteplici nei
dove neanch'uno potrebbe
fosse solo un alone
ne faccio tragedia o nebbiolina…
che imperla una mano affusolata;
Imbeve di nettare labbra di velluto quel suono
pettina fluente chioma corvina
sfiora rotondi e morbidi fianchi.
.Al tono dell'ardente passione intonata
faccio ancor spazio all'armadio
aggiungo, al posto di pezze stracciate
immacolate sete rosate...

Da:-"La speranza non muore, mai!"

I Poeti
I poeti anime solitarie
soffi strappati al vento
corolle di margherite recise
peccatori puri d'un purgatorio.
I poeti amano dolersi
s'erigono a Don Chisciotte 
veementi, zoppi egocentrici
animi difettosi derisi da meschini sorrisi
innamorati carenti
raminghi confusi
macchie di una coltre inamidata
spade lucenti brandite
quando il nemico perisce
tappeti illustri
animali in calore
otri colmi di vino pregiato
vomitano verità scomode
vicini silenziosi e curiosi
innocenti immaturi
sbagliati in suddetta società  'sì perfetta
s'appannano di nulla
e col nulla scalano le vette più alte
senza veli, fragili e sensibili creature i poeti!
I poeti, definiti  "brutte creature"
proprio da chi, ancor la bestia anima in corpo...

L'Italia s'è spenta
Fantocci avvolti di stracci
impugnano spade di compensato
impauriti ed affamati
in un paese con radici di quercia
crescono un pioppo!
Il popolo in pasto
al chirurgo dell'opera
in mano una sciabola
ormai così ridotta,è l'Italia:
"tolto l'elmo
s'è recisa la testa"
gambe amputate
per un semplice graffio
piaghe virulente nel mentre
invadono il corpo
la marionetta applaude a capo chino
un maestro alla moda invadente;
nel cielo cosparso di stelle e strisce
anelando incrementi
una tuba di seta con ghigno beffardo
conta i verdoni
spargendo escrementi
l'impregna d'odio, sangue e saliva grondante!
Promesse di libertà
barattate con l'anima!

Sono te
Guerriera dei miei sogni fanciulli
combatterò col drago
il guardiano della tua anima
libererò le tue emozioni
rilegate in quella teca di vetro
splendido sorriderai.
L'arcobaleno delle mie speranze
placherà la tempesta dei tuoi sensi
e cheto in pace
a cullarti fra le mie braccia tornerai
lenirò le tue pene
curerai le mie ferite
le tue cicatrici sfiorerò ogni giorno
farò impacchi di muschio per le tue rughe
e conterai le mie, protetti dal bosco...
nutriremo le carni di bacche
le vene disseteremo di cielo
il soffitto di stelle sarà complice discreto del nostro amore
Attendo in silenzio il momento,
busserai alla porta
e mi dirai:
"Sono te!"

Eco silenziosa
Suoni primordiali
incisi sul fuoco vivo
ai lembi del cuore
puri fiori di loto
come pollini al vento
ampliano sensi
miscelano amore
corolle lucenti  

Anima stanca
Di pena parlano le mie ossa
il genio sempre più spento
s'aggira tra maschere irriconoscenti
esausto fantasma di città deserte
fatica a ribellarsi
anima solitaria
s'erige a scudo di misfatti
vaso di porcellana
contro un esercito, di miserabili

La Vergine sulla Barca di Pietra (Muxìa)
In lontananza la scorse
avvolta in vellutato smeraldo,
pallida seta e boccioli di rosa screziata
corona di luce a cingerle il capo
languidi occhi smarriti
fra la ribelle chioma corvina
radiosa nella tempesta
apparse su d'una barca di pietra
Altera, arenò nella notte
si sussurra... 
ch'ella ancor nell'ore più tarde
intoni una lagnosa nenia
mentre spinge stremata
la sua barca di pietra
confusa ormai
fra l'altissime rocce
da millenni incantate
ai sospiri accorati della bella Muxìa

Ignobili
Schiavi paganti
cedono al miglior offerente
confini e tramonti
genuflessi al dio lingotto
d'indegni e sgualdrine intolleranti
 
passeggiando al trotto
d'un obeso maiale corrotto
 
zelanti e incapaci
virtuosi truccati
volgari maestri di vergini geni slanciati
passano il testimone d'idiocrazia
spudorati  con sorrisi stampati
desiderosi a scalare il gradino sociale
fingendosi alteri
 
Ignobili uomini, come vi siete ridotti!

Il mio Cammino
Solitudine desiderata
gorgoglìo melodioso
estasi e pace
giunta l'anelata armonia
finalmente la corsa si è spenta
ignara del tempo  che scorre
godo d'odori risorti
i pensieri, foglie cullate dai rami
la linfa denuncia il percorso, tanto è veloce
ossigenato il respiro
le tempie sussultano
orgasmo dei sensi
sussurra il vento
l'alito scompiglia i miei ricci,
non un velo di trucco inaridisce la pelle
dissetata da acque incontaminate
ammantata d'inezie
vago per le stradine
l'angoscia obliata
celata la pena
scomparsa la foga
quietata la baraonda
padrona di me stessa
così mi sento:
finalmente libera.

Il Monte dei ricordi
Nell'oscurità più tetra
iniziai il cammino
sferzate gelide, zaino in spalla
avvolta di buio e d'amarezza
dolenti le gambe sù per l'impervia via.
Rammentando la meta assai distante
lottai i miei demoni silenziosi.
Un'alba  come tante
risvegliò quel monte
luminosa la vita, s'avvicinò
ogni suono, accese il campanello dei ricordi
scaricai la mente
colma di zavorra
ad ogni orma.
Esausta sulla cima
contemplai l'abisso
il genio ormai  lieve
Un'aquila reale, al vento copulante...
27 agosto 2012

Prego
Mentre il sole si spegne fra i colli
io tra i filari, corro
sfuggo all'autunno
che fra le mie gambe
vorrebbe morire..
Un padrone fallito
d'una vigna incolta, ribelle
acino acerbo
non consumato
e corro, corro
annuso le fronde
impregno le mie candide membra al tepore
elargito dall'unico Dio
al quale mi prostro
senza chieder perdono
ma della luce ringrazio
la luce, che in lui confonde 
mille anime vive, assopite
prego al risveglio di coscienze  
d'una madre ormai moribonda.
S'impicchi la figlia di Tifone ed Echidna!
Risorgano gli immacolati  e leali architetti
seppelliscano le ambiguità, le distorsioni
divulghino al vento, umilmente
l'originale sontuoso progetto
a piedi ignudi demoliscano i muri e s'innalzino in cielo.

Festa di laurea
Il Cafone in frac
s'aggira tra i tavoli
porta il pargolo al podio
godendo di tale onore
il simposio appaga l'umiliazioni
finora in silenzio subite
ma nell'occhio del figlio:
disprezzo e vergogna!
Se solo pover'uomo
scorgesse lo sguardo reale
del laureando acclamato
cercherebbe il ramo d'un albero
ov'appendere un cappio...

22 luglio 2012

Risorgeremo
Povera Italia
amante ninnata, da poeti e cantori
culla della cultura, maestra di civiltà
invidiata con tutti gli onori
monumenti e palazzi
arte e potere
ampliarono menti e continenti
generali e conquistatori
geni e condottieri, chinarono il capo
marciando a trionfo sulle tue vie
Terre abbronzate, dolci colline
cime innevate boschi, paludi
e campi verdi,
albe soavi e piogge scroscianti
cristalline le acque
completa, non manchi di nulla!
Bel Paese incantato!
Il solo peccato, un popolo pavido
senza più orgoglio, senza più ardore
confonde il tuo idioma
regala le tue tette fruttuose
infanga i nomi di chi, ti rese grande
pecore e capre affondano i musi
calpestano terre con cui li sfamavi
resa sterile dal potere di turno
attonita non ti ribelli…
Muti, sfrattati, esiliati
soccombono i pochi
umiliati abbandonati…
leoni tosati senza criniera
lupi alla catena!
Attenti però, non è ancor cominciata la guerra
torneremo vigorosi, più forti
spezzeremo gli anelli, il manto ricrescerà...
Vi faremo scappare, riprenderemo le nostre lupare
nascosti sui monti sganceremo le bombe
Vi costringeremo a liberare
la nostra Italia che fu vostra madre A voi rinnegati, col piombo limeremo le fauci
col veleno spegneremo la sete,
la vostra saccente indecenza
deflagrerà con un po' di tritolo…
Attenti nefandi senza ritegno:
"son solo muri, il parlamento!"

Da:-"Le gravi-danze isteriche" Poesia dedicata all'Italia, un paese incantato usato ed umiliato da beceri e sgualdrine
5 luglio 2012

La Carmen
Gitana girovaga, mela proibita
cacciatrice suadente
avvinghi masnade di maschi, al tuo amo
profuma di tabacco
la libertà, la lussuria
appassionatamente elargita
espandi sensi, alla terra sanguigna
apolide, rincorri la luna
recisi gli anelli d'un unico amore
scolpito il seno  formoso, sepolto nel firmamento
ove s'avvicendano bocche affamate, abbandonate
l'amour, l'amour
toreador nel trionfo.. mesce la fine
perisce il toro ai desideri, nutre lascivi a dovere
contornano il collo, perle  di sangue  raccolte  
femmina calda, scaltra scalza, ribelle  
la vera, non pone confini ai tuoi istinti più puri
allargando con gioia, madide cosce abbronzate
l'amour, l'amour
volteggia l'umana  caciara,  cuori  cinguettano  in volo leggiadri
anelanti membra  attorcigli ai tuoi fianchi
come primavera di sole t'irrori
languidamente ti copri di fiori
l'amour, l'amour,
barca a vela sospinta
grecale, levante, libeccio o maestrale
la rotta muta, nell'ignoto viaggio
orizzonti cangianti, paesi selvaggi
asettiche coste, lidi dorati..
si salpa di nuovo e si rincorre un miraggio
l'amour, l'amour
la croce strazia le viscere..
Sventola la cappa scarlatta
brucia la cera della menzogna, l'angelo cade
strappa l'ultimo morso alla mela
la pena, muta in odio l'amore...
L'Amour! L'Amour!

Meschini
Nell'impervia via
deride l'altrui pena
mira la balestra
scaglia il dardo più vile
sale sulla piaga ardente
correo a tale dolore.
Soffocando l'urlo
fiera e dignitosa avanza
dolente, l'anima moribonda
indulgente, sorride…

Sicilia
Donde a occidente s'affaccia Erice e Segesta
fino ai lembi di Mothia, Solunto e Panormo
Ciclopi e Lestrigoni danzavano a festa.
Gravida terra abbondante.
D'esuli e fuggitivi..pingue bottino
provvidenza, approdo ambizioso!
Ai loro sguardi carenti
esploratori d'una poppa da spremere
contesa  da Siculi, Sicani,  Elimi e Fenici.
scampolo  prelibato
feconda,  lauta chimera,
Terra di colli sanguigni,  agognati
ove greci fondaron radici
fra Scilla e Cariddi  la saetta di Zeus si posò…

Dittatura
Mai potrà diventar pino svettante
nacque ortica pungente
ibrido all'edera rampicante
rivestito di dolci aghi profumati
con piedi ammantati d'umido muschio, prostrato
mai quercia maestosa
dalla chioma ampia e frondosa
che molteplici vite nutre e protegge
Camaleontico furfante in muta attesa
crisalide quieta,  ibernata
metamorfosi  perpetua,
priva di brama al breve volo
insetto nocivo che divora, annienta
ogni tenera erba
ogni qual misero chicco di grano che scorge.
Porco mascherato da candido agnello
sguazzante in melma fetente
senza scinderne sapore
divora ghiande e tenere mele.

Ingordigia, cupidigia e lussuria
impartiti a doveri
capovolti, principi universali

T'inseguirò domani
Mattatore della serata
dalle tue labbra pende
ogni persona in sala
istrionico, altezzoso, fiero
sul palco tieni banco
affogando in un oceano invisibile
arricciamo un timido sorriso
profughi in una terra senza dogana
animali solitari nella notte
che corregge lineamenti
fuggiaschi ai nostri sensi
limitati amanti, rubiamo istanti
ascolto mentre parli
non con me..ti sento..
sciupiamo momenti intensi
di luce viva
goccia a goccia
silente amore
un lieve ansimo, con tono rauco
profuma di tabacco
un ti amo sussurrato
senza tono, muto
il cappuccio del montgomery cela il viso
per non denunciare agli spettatori
la passione che lo ricopre
aliena accanto a te,
vorrei strapparti, rubarti
scappare via, allibire astanti
abulica, inerte, accanto a te.
T'incontrerò stanotte
sola,  nei miei sogni
destino beffardo
ancora una volta
occasione persa
ma t'inseguirò..domani
domani..

"Qui giace una puttana mai nata"
 Genio celato
 da una chioma di raso  
seducente guerriera
pioniera di matematica
amazzone senza scudo
spari sentenze e sermoni
ostenti filippiche
che non t'appartengono
indossi una maschera  
fingendo di abbassarti
nei corridoi dei bassifondi
per spiluccare due soldi
menti a te stessa  
muso di pietra  
fiera ragazza, provocatrice  
dolcezza in fermento
zingara proletaria  
"In te giace, una puttana mai nata".  

Lo scambio
Meditando alle radici d'un pioppo
arsa, m'inchinai sulla corrente
scorgendo un lucente singhiozzo
nell'alveo del corso
ricolma d'ansia com'ero
adagiai le due stelle, non ancor spente
nell'azzurro d'una stola di raso
ricamata di soffice neve
irrorata da sprazzi di sole
Meraviglia!
Svanirono dinnanzi i miei occhi!
La folata di vento mi sussurrò, d'attender il tramonto
Nell'oltremare di seta, nottata in concerto
m'accorsi d'un convulso fermento..
Trionfo nel firmamento!
Per abbaglio confuse, in odio e dolore
l 'avevano esiliate ad errare..
Tripudio in onore di
Giustizia e Amore!
 

Sguattere
Femmine apparecchiate a dovere
perse nei dedali del tempo
rotolando nel limbo di sfarzosi banchetti
assecondano potenti lascivi
ai  loro istinti peggiori
scalando la vetta agli allori
affondano nei gironi infernali
della coscienza

E sarei io la strega!
Con che maestria
rubasti il mio cuore!
Con qual sortilegio
lo legasti al guinzaglio!
E ora, pendo ogni secondo
spiando ogni sguardo
curando ogni parola
che sgorga dall'anima
respiro in attesa
d'annusare ancora l'odore
travolgente, a me familiare
e vago fra boschi e pianure
fra corolle appena sbocciate
dedicandoti ogni pensiero
erro nell'incantesimo
spaziando fra mille cose da fare
in me ogni istante
ninnata, trascinata dalla corrente
quieto il malumore
mai potrei interrompere...
il corso del fiume

Amerò ancora
Non si lega un'anima al vento
amerò ancora più forte domani
un soffio
non può spegnere
la passione del fuoco.

Illusa
Apogeo della casta
catasta di gramigna in orbita
nullità  polari
saccenti onorati
d'oneri sornioni
espressionisti amorfi
artigiani arenati
e tu, femmina 
neo agguerrito
aneli a dissotterrare quei geni sepolti
rigonfi i tuoi teneri seni, dolenti
ambiziosa, vorresti nutrire
colmare d'estasi e amore
stomaci avidi
folli, rigurgitanti..

Approdo
D'anomala onda mi lasciai cullare
risvegliandomi ai confini dell'oltremare
un nonnulla in balìa della burrasca.
L'infinito, effigiato di stelle
mostrò la rotta, a me smarrita
remando controcorrente
nel vuoto assoluto
esausta approdai nella battigia
col viso incipriato di sabbia
da tiepidi sprazzi di luce, illuminata.
Inermi palpebre incollate di sale
si dischiusero appena
visioni di gabbiani in incetta di cibo
con striduli gridi
destarono le mie membra sciupate.
Risorgimento!
Aquila ch'espande le ali
planando in follie universali
predatore sfuggente fra ombre volteggia
a strascico propaga ideali
camaleontica rolla fra sfumature infinite
ultimo approdo,
utopico sogno...

A Giacomo
In solitudine scriveva poesie
nelle sue isolate stanze dorate 
creava odi e poemi
e dalla sontuosa finestra
mirava la transumanza
che varcava porta Cerasa
incuriosito, dal signorotto impettito
a braccetto con la giovane figlia da maritare
gote rotonde imporporate
come fuoco sacro, nel viso spiccavano
volteggiava leggiadra
col vestito migliore
fra ceste colme di frutta,
mele, uva ed arance
profumi inebrianti la stuzzicavano
ma pudica, chinava il suo capo
a sguardi curiosi
che lo scorgevano.
L'arrotino spandeva coltelli
ne affilava le lame, con maestria
urla assordanti decantavano i suoi pregiati servigi
il pecoraio dal canto suo imitava tal arte
propaganda pura, di lana pregiata della pupilla
il migliore capo, a lui tanto caro
con cravatta bisunta
barattava a caro prezzo
per un quarto di bue!
L'oste mesceva il suo vino migliore
e con la parnanza  insudiciata
prendeva l'ordinazioni, agli avventori
intanto le comari,facevano chiacchiere
s'aggiornavano sugli avvenimenti
più succulenti..
di scandali a loro, non uno sfuggiva
creando fantasmagoriche favole e dicerie
tonde zitelle,
che nessuno mai
ebbe coraggio
d'accompagnare all'altare
colmo l'otre, il fiele sgorgava da labbra irrigidite.
C'era chi vendeva le stoffe migliori
pizzi, cotoni, ricamate stole di seta
corredo di gaie donzelle..
il parroco pacato, si mischiava nel girotondo
delle pecorelle smarrite
comunicando il verbo a lui fedele
intanto i fanciulli si rincorrevano, creando scompiglio
con sonore risate passavano lieti le ore.
E' uno strano racconto
un giorno del passato, al mercato
loschi figuri, negli ultimi tempi
han velato di un'ombra il suo onore,
la storia di un uomo solo
che mirava tutto dall'alto
scrutava con garbo l'animo umano
placando il suo genio
Un poeta gentile
che lasciò a noi miseri posteri, versi soavi
i  suoi versi migliori
e risplenderà per sempre, nei secoli!

Prego
Mentre il sole si spegne fra i colli  
io fra i filari, corro  
sfuggo all'autunno
che fra le mie gambe
vorrebbe morire..
Un padrone fallito
di una vigna incolta, ribelle
un acino acerbo
non consumato
e corro, corro
annuso le fronde
impregno le mie candide membra al tepore
elargito dall'unico Dio
al quale mi prostro
senza chieder perdono
ma della luce ringrazio
la luce, che in lui confonde 
mille anime vive, assopite
prego al risveglio di coscienze  
di una madre ormai moribonda.
S'impicchi la figlia di Tifone ed Echidna!  
Risorgano gli immacolati  e leali architetti
seppelliscano le ambiguità, le distorsioni
divulghino al vento, umilmente
l'originale sontuoso progetto
a piedi ignudi demoliscano i muri e l'innalzino al cielo.

Buona Pasqua  
Se fossi un agnello
dal candido vello  
or ora, non renderei grazie al cielo  
penserei ai miei fratelli
sgozzati celebrando una festa.
Bestemmierei al credo
di anime pie in brama di sangue
ignobili e corrotti, ovvero
s'affrancano così, dai peccati…
Inorridirei in nome di un Dio
che tanto sacrificio chiede
ad anima pura..
Proprio ella  
la più tetra
redenta d'atroci bestialità
persevera.
Ma ahimè la mia natura
vuole che sia  
solo un uomo
che scorge un agnello  
dal candido vello  
sulla via del macello.

Per un cuore che pulsa
Perle amare
rotoleranno sui tuoi lineamenti
Lui pescatore in balìa dei frangenti
le raccoglierà in una rete di seta
adornando il tuo collo elegante
catturerà un rubino scarlatto
e sarà incastonato al tuo petto
sigillo in pegno, d'un cuor trepidante
ruberà un riflesso dorato
decorando il tuo anulare aggraziato
spillerà dall'aurora una veste rosata
in cui ammanterà le tue membra avvilite.
Cheto, getterà l'ancora nel silente gelido inverno
dal suo rumore sarà intiepidito
a lui, ti arrenderai, eclissando il pianto isolato.
Lingue di luce arderanno
avvampando i vostri lividi volti
propagando effluvi confusi...
Brina rovente.
Ad ogni orma, accanto un'impronta
La vostra alchimia a disgelo
scioglimento d'un polare paesaggio

Logge
Rotolano come pietre
i pensieri fra le righe
come ciottoli vagabondi
arrotondati
fruttuose immagini
s'infrangono nel vuoto
un abisso immaginario
soffoca fertili passioni
discese elucubrate
dottrine conformate
in vita senza vita
ali pignorate..
estri senza meta
tarpati alla partenza
miraggi depredati
da sterili furfanti..
Asettici potenti
garbati educatori
euforici in sordina
vili e pusillanimi
alzano muraglie..
tirano le fila.

L'ottentotta
L'uomo curioso, ingordo.
inseguendo distrazioni
calpestò un'orgogliosa creatura
venuta da una terra infuocata
l'unica colpa, grandi labbra a ventaglio
atipica razza dell'Africa nera
quasi un babbuino evoluto.
Un animale da circo
un cuore pulsante colmo di speranza
ambiva un roseo futuro
ma per l'avidità di fauci vogliose
divenne una star d'insozzati sobborghi
al giro di panoramica ruota
come la vita, mito di un bordello alla moda
ignoranti fauci vogliose
l'esposero spoglia, senza vergogna
aride menti in incetta di gloria
comprarono carne al macello
di una povera donna
ormai libera..l'anima.
Sdegnosi la modellarono.
Imbalsamata, spalmata di cera
racchiusa in una teca..
placò nobili occhi
carenti d'umanità...

Via di fuga
Uno stormo di rondini
osservo,
diserto per qualche istante
smetto di badare un macchinario
a me riservato
dilungo la catena invisibile
che la gola circonda
ora
affacciata alla soglia
quasi senza respiro
rubo un momento
socchiudo i miei occhi
e fuggo via
fantasticando, mi tuffo
accompagno il loro viaggio
un volo leggero, verso paesi più caldi
una danza acrobatica, coordinata
in unanime ritmo
modifichiamo lo schieramento
creando svariati dipinti
opere d'arte in movimento
per sfondo, uno zaffiro chiaro lucente
meraviglioso
in una tela naturale dipinta
chiamata:"Mondo".

Giorno di pioggia
Gocce ticchettanti
inondano un vetro, come la mia mente
il nulla riempie s'accavallano pensieri
rincorrono memorie d'un lago,
quieto cobalto
leggermente tediato
dal gracidare e ciclico frinire
alternato ai palpiti d'un organo carminio
armonioso canto intonato
zaffiri raggianti, verdi gemme contempli,
vellutate ciliegie mi lambivano il ventre,
un tiepido nodo, saliva alla gola
sensi in subbuglio
cocente passione, alle soglie del pudore
ansimanti respiri, corde vibranti
languidi colpi sfogavano
in ardenti rugiade, infuocati e rauchi sospiri;
dalla finestra, scorgo un grigio disegno
molteplici gocce, rimembrano
un volto imperlato,
volgo lo sguardo, ritrovo
il tuo viso estasiato..

Speranza
Mendico un'ombra che ci avvolga
nella notte più profonda
invoco la sua benedizione
ci accompagni nell'incoscienza dei sentieri
d'indifesi labirinti intricati
come un padre che protegga e consoli
cullandoci tra le braccia
faccia svanire dell'indolenza, traccia
che assalga di sorrisi
i più nefasti e reconditi pensieri
appesantisca e allunghi ciglia
nel silenzio sopraggiunga
per rinvenire l'innocenza dell'infanzia
nei sogni il vigore che deserta.
Mani incatenate a prolunga solidale
l'unione che moltiplicò di battiti questa Madre
sfami le radici,
ridipinga di cangianti sfumature gli orizzonti
che appaghino blande iridi
quieti ansie...disseti vene aride
colori smunte pelli
tolga quei solchi ombrosi, da occhi luminosi
come ancora di salvezza..
una cascata ci rinfreschi d'ideali..
 6 giugno 2011

Poetare
Imbrattare il bianco, insozzare un candido mantello
che volteggia fra vocaboli giocondi o parole amareggiate
esaltare i sensi ameni o il fiele che dall'assenza sgorga
per prender a pugni o accarezzare il cuore
neuroni roteanti, verdeggiano la mente
macchiando così, pagine desolate
illudendomi di cambiare il mondo
o almeno di gettar giovane breccia, nella sciagura
bruciar come fuoco ardente, nella ferita
variare il corso del mulinello
mutare un desueto borbottìo
castoro, architetto nel greto di un torrente
foglia lieve, nella tiepida ventata
la mia voce s'espande misera, nella carta
la sabbia delicatamente scende e svuota la clessidra
la bussola delle mie albe, inizia ad impazzire
il genio vacilla, e mi tradisce
lasciando esterrefatte e sbalordite
l'innocenti anime che s'avvicendano
fra le mie giornate
come spiegare loro, che non è dalla normalità
che sorge l'estro?
Solo chi vola senza ali
dai simili alla mia carne
trovo consolazione
loro fiutano, lo stesso odore
ma la pena è viva, l'anima afflitta
sono spaurita, dai pensieri vuoti
stordita e malinconica
ascolto il cuore, che parla a vanvera
la mente che s'azzuffa
e con pazienza rimetto
i versi in riga
e trionfante e plaudente
approda, l'incantata rima..

Ossequiosi
Una re-iena passeggia
sta andando al mercato
deve comprare pere mele e banane
dal macellaio
manzo, osso buco e tacchino
un litro di latte, uova burro e formaggio
un paio di scarpe e un nuovo vestito
barba e capelli, un nuovo profumo
completano il giro
riecco mascherata e ben rimpinzata la iena
ora sfugge all'occhio la sua vera natura
d'immonda creatura
al carnevale della sua vita
ossequiosi al suo tragitto
mentre ingrassa giovani pecore
per nutrirsi in futuro
ovini applaudono il suo ignobile animo
calcolatore..
ma la pecora ingenua non ha malizia
come avergliene a male..
quando non avrà più erba fresca
né vello né latte per nutrire i suoi figli
s'inchinerà e brucherà
e lieta degli sterpi rimasti
ringrazierà un Dio cieco
della sua carestia...

Il Popolino
Eh si, allietiamo
celebriamo di nonnulla
il popolino!
Lambito di chimere, effimere lusinghe
ed utopico cammino
Quel che conta è la dottrina
di potenza costituita
Volere è potere!
Vuoi potere?
A Noi il sedere!
Che dolere!
Per i ribelli, la forca abbiamo restaurato
che mai si dica, che ignoriamo la cultura!
Siamo Mastri d'antiquariato
lauto pasto, incantevole messaggio
farro, caffè, latte e televisione
succulenta colazione,
istruzioni per campare
come più conviene
il maiale è smagrito, il pesce avvelenato..
petroliere affondate,
evitiamo le verdure,è saltata una centrale
viste serrate, al passaggio della nube..
canoni da pagare, se, non sei asociale
ma tranquilli, siamo a guida della via
e le regole, son ripari, per chi è affine
comandamenti per emarginare ed isolare
nel contempo, sopra le vuote teste
aerei con petroli sperimentali
nuvole surreali
pioggia, sole, o uno tsunami..
cure e medici da pagare
di tendenza la malattia..
fra i ragli accodati per timore
fulgida forca fa capolino
lavori a capestro, sfavillanti ambizioni
dure restrizioni, facili da sforare
zanzare sempre pronte lì, a succhiare
il giogo stringe a strozzo..
..affannati, inconsapevoli, spettatori a capo chino, svagati
il Popolino, al Circo Massimo del duemila…

Vino
Decanto un incanto
rosso inebriante
come il mio sangue
poggio ingorde  labbra, a  calici
per non adirar il Dio
mai vorrei, far la fine  del Trio
così sorseggio, degusto
innalzando la coppa
A te!
Nettare del passato
da gaie donzelle scalze pestato
declamo ebbre parole
alla terra, alle braccia
che ti han cresciuto 
alla saggezza dei padri
che ti han seminato
ai tuoi verdi pampini dolcemente cullati
a loro alzo in alto il bicchiere
e brindo
remore allontanate
redini sciolte
troppo spesso imbrigliate, guance infiammate
esalto i miei sensi.. 
Vago
fra gente sfarzosa o sagre paesane
porgendoti omaggio
danzando in tuo onore...

(...ora 
con magiche polverine a volte
ahimè… modificato
nota bene se ne faccia buon uso
evitarne l'ab-uso)

Rivolta
Colati a picco i sogni di ribellione
in ghingheri tre ciarlatani a tavolino
giocano a risiko
guidati da tiranni in sordina
fannulloni e straccioni ignoranti
rodeo di misteriosi personaggi
cavalcano tori furiosi
inneggiano slogan
ostacolando il passo
alla transumanza che pascola
avanzano convinti
al tiro di dadi
nella ragione della nazione
diritto, giustizia ed equità
verme sugoso che pende
cela un amo che lacera carni
ideali imbeccati in pigri cervelli
incedono verso la via
che fu trionfo in alloro
ai generali di Roma
a passo di gambero
cani rognosi
forgiano, la nuova storia..

Aborti mancati
Carne umana,
sacrificata, ignorata
mandata al macello
arbitrio a coscienza
giustizia in oblio
sul patibolo dell'egoismo
ritegno e contegno
obliato sostituito
incosciente dominio
predatori feroci
mamme, mogli, sorelle
in balìa di tiranni
brutali spietati
con gli istinti peggiori
violenza di branco
evoluzione in regresso
grembo fecondo
depredato, sciupato

Farfalle stropicciate
Ricordo la soglia
tu con le chiavi in mano
mi aspettavi
accorta e guardinga
intimorita da cotanta perfezione
a me insolita,
con cautela calcolavo ogni movimento
spaurita di peccar su tal rigore
come cristallo di sale
si sciolsero soavemente le parole
le mie ali si piegarono
non volendo scompigliare il ritmo
rintanai i miei pennelli colorati
col grigiore, apparvero stonati
in un angolo in disparte
per non turbare i tuoi pensieri
mi annidavo come polvere.
I miei sogni ricorrenti
divennero vignette di fumetti:
"Perché? Che faccio qui?
Dove son morte le emozioni
dove non c'è aria
solo odore nauseabondo
tristezza e banalità
avrò confuso porta?"
Ma restai ancora un po'
fiutavo e memorizzavo
tale squallida realtà
ingerivo veleno
e lentamente mi assopivo.
Ritrovai l'energia
che ogni giorno mi spillavi
segregata in cassaforte.
La rubai!
Mi alzai riflettendomi nei tuoi occhi
Ciechi, non mi vedevi!
Reclamavi amore senza darne.
Non potevo elargirne
ad un granello di sabbia che vola via alla prima sferzata di vento
a chi, rinchiude farfalle in una teca
a chi, ama pesci negli acquari.
Un mattino presto
volsi lo sguardo verso est
appollaiata sul davanzale
spalancai le ali
presi i miei pennelli stropicciati
feci un balzo
e iniziai a dipingere il
il mondo, a modo mio..

Apri
In una casa viva, pulsano due cuori.
Apri!
Sarò la donna che scriverà i tuoi giorni
il mio nome inciderò
con l'oro, a fuoco
nella tua mente
ti farò vagare, nelle mie terre calde
e pioniere dei miei sogni
arso e stanco,
innalzerò una fontana, alla tua sete
ti disseterai, dal nettare delle mie vene
avrai fame delle mie carni
e nell'ombra della notte
delizierò ogni tuo respiro
oblierò sotto il mio mantello scuro
l'ira dei tuoi nemici
vinceremo assieme, i malevoli pensieri
i dubbi, rinfrancherai la tua ombra
donerò a te le mie ali, se saprai
camminare al mio fianco
e metterò radici..sulla tua terra
sarò fragile pena del tuo cuore
tu pericolo fedele
imprigionato alle mie catene
non disperare
il tempo ci è amico, nulla è mutato
ho solo nascosto la chiave
nella sabbia
ma, nel tuo cuore
la mappa per trovarla.
Apri!
Farò di te
delle mie mura..Re

Lei lui l'altra
Cercava invano gli occhi dell'altra
frugava  vicoli stranieri
smarrito in filosofie stravaganti
sapori stuzzicanti
che inebriavano il palato
esaltando i sensi
lambiti da caldi colori
da sete ricamate fruscianti
pelli lievemente ambrate
unte da esotici  profumi
risplendevano nel sole
ma di lei, non v'era traccia.
Alfine vinse la tristezza
reminiscenze di ombre quotidiane
affollarono la mente
anche se non più entusiasmanti
rievocarono in lui
l'appartenenza ad altri mondi
Mentre il molo s'allontanava
sperava che l'immagine di lei
riempisse il suo orizzonte
ma non accadde.
Tornò mesto al casolare.
Lei era lì, come sempre
altera, ma coricata ad ora tarda
il fato crudele
si prese gioco di loro
non c'era futuro
esaurito il tempo per tornare indietro
per poter lenire quel tenero dolore
che traspariva, nell'ultimo istante
il momento tanto atteso
lui per la prima volta..
Ma era tardi
troppo tardi!
Fino al giorno in cui ultimò i suoi giorni
rimembrò un tenero sorriso
occhi gentili, innamorati.
Infine s'accorse, di non aver mai guardato
gli occhi di lei.

Approdo

D'anomala onda mi lasciai cullare

risvegliandomi ai confini dell'oltremare

un nonnulla in balia della burrasca.

L'infinito, effigiato di stelle

 mostrò la rotta, a me smarrita

 remando controcorrente

 nel vuoto assoluto

 esausta m'abbandonai nella battigia

 col viso incipriato di sabbia

 da tiepidi sprazzi di luce, illuminata.

 Inermi palpebre incollate di sale

 si dischiusero appena

 visioni di gabbiani in incetta di cibo

 con striduli gridi

 destarono le mie membra sciupate.

 Risorgimento!

 Aquila ch'espande le ali

 plana in follie universali

 predatore sfuggente fra ombre volteggia

 a strascico propaga ideali

 camaleontica rolla fra sfumature infinite

 ultimo approdo,

 utopico sogno...

Censura
Bocche cucite con fili di seta
lingue ai crocevia
vocali bloccate in dogana
corde sbriciolate
sfinite usurate
geni sugli attenti ai confini
pensieri in standby
pertiche di rovi intrecciate
corde tradite
dal mi cantino del potere accordate
lettere in alta divisa per la parata
penne strozzate essiccate
inchiostri simpatici
su fogli ricamati a dovere
maschere ad un carnevale incolore
incartapecorita la stampa
a stento la satira alza la cresta
saluta l'alba
innalza un coccodè...confuso
Voci legate ad un cappio, impregnato di grasso.
Muti!

Marinaio
Marinaio
Uomo rude, ombroso
salpa dal porto verso l'ignoto
naviga l'infinito
con lo stesso orizzonte
spezza frangenti
traccia innumerevoli rotte
da levante a ponente
sfreccia su paesi a lui sconosciuti
incantevoli perle rare, cela quel mare
fra la calma appararente
a lui compagna
ascolta lo scricchiolìo
il legno racconta, il passato glorioso
lamenta i suoi acciacchi
come un vecchio, brama riposo
sotto le stelle
accanto al timone
un boccale, lenisce la solitudine
distanzia le pene
stremato e solitario
fa scalo nel porto a lui 'sì distante
abbraccia una donna
di lingua diversa
ma, senza parlare, per pochi soldi sorride
con nostalgia
sogna un viso a lui familiare
angosciato,trepidante
che attende…
..ogni sera, sul molo dal quale è partito
scruta lontano lo stesso orizzonte
che l'ha inghiottito
dove lui,è svanito
attende, che una prua squarci quell'onda
che a lei, lo riporta..
 



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