Poesie di Stefano Di Carlo


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Sento l'odore della follia,
l'odore delle cose che sono
senza l'onore
che siano.

Sento il peso di diciannove sassi,
piccoli sassi che pesano
nelle tasche
che fanno male sotto le scarpe
che fanno affondare, come
pesi,
come incudini.

In una polverosa mattina in cui
ti svegli in
una società polverosa
che corre con ruote di legno
con la stessa
ferocia di un medioevo.

Diciannove scheletri nell'armadio
Diciannove
incubi, urli, insulti
Diciannove anni rubati ad una vita
normale
usuale

violenta
banale
o di colori, come nella mia,
di vetro, non è mai stato
e sarà!
ma una vita degna
senza l'odore dell'umiliazione
della
derisione, lame,
di una pazzia che non so.

Zio
Cosa pensa una foglia prima di cadere?
Cosa pensa un treno prima di arrivare?
Cosa pensa un suono al suo eco? E l'eco?
Cosa pensa un uomo prima di morire?

Vorrei credere ad un'ultima illuminazione
umana e immensa forza di consolazione
per la miseria umana, come di note un lampo,
spiegazione al perche non ci lascia scampo.

Cosa pensa un fiore quando sboccia al mondo?
Cosa pensa un tulipano tutte le mattine?
cosa pensa il sole con quel tulipano?
Cosa pensa il vento quando soffia piano?

Pensa forse al tempo che ci ha indicato
sempre insieme ma tutti soli, che peccato;
Soli con il rumore che lascia la ragione
soli nel silenzio di un'altra illusione.

Cosa pensa un polso quando non pulsa più?
Cosa un orologio, preciso ma due volte al giorno?
Cosa una palpebra prima di coprire?
Cosa una mano prima di allentare?

Forse che era così bello ma non vale la pena
forse che era così bello, ne è valsa la pena
forse non lo lo ha capito e lo crede ancora,
forse chiede un momento, uno ancora.

Cosa pensano le dodici quando suonan le undici?
Cosa una madre che lascia dodici figli?
Cosa l'undicesimo di una dozzina?
Cosa pensa l'aria di questa mattina?

Che forse è quasi l'ora ma ancora non è.
Che c'è tanta gente ma io penso a te.
Che quando la banda stacca poi noi applaudiamo.
Pensa: " Io Amo".

Vorrei.
Vorrei avere la forza dell'orso bruno,
che pesca impassibile tra la corrente che lo spinge.

La resistenza dell'orso polare,
che non curante delle mille spade di ghiaccio, si getta nel mare
gelato.

L'intelligenza dell'aquila,
che si appoggia ai flussi d'aria, distinguendo i buoni dai cattivi.

La capacità di gufi e civette
di vedere luce dove non c'è che ombra.

L'immutabilità dell'albero,
che vede passare l'uomo senza coinvolgersi.

Amare come le zanzare,
in danze sinuose alla luce della sera.

Vorrei essere quello che non sono
per dare fiato a me stesso.

Film.
D'un tratto nel film:
i tuoi occhi incrociare i miei,
(timidi, protetti da grandi ciglia)
Le tue mani
sfogliare le bianche pagine, fai finta di leggere;
immaginare i tuoi seni irti
sotto quel vestito blu leggero.
Minuti come ore, come secondi,
ad una lunghissima e dolorosissima
manciata di centimetri.
(Soli in un affollato grande magazzino).

Avrei voluto chiederti:
-Cosa leggi?- ma solo per guardarti,
-Abiti qui?- ma solo per rivederti.
portarti a passeggiare
nella rambla o nel mercato,
tra le dune del deserto ondeggiare,
sentire tra gli scogli di Cuba il mare solfeggiato.
O sedere e leggere quel che leggi,
guardare le tue mani sfogliare le pagine,
guardare le tue labbra muoversi
come la pellicola d'un film.

Cristina, ti han chiamato.
Di colpo non eri più mia.

 


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