Racconti di Giusy D'Alessandro


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Ricordi

Ciao, Bojano 16/09/05.
Volevo inviarti un’e-mail, ma so che hai il Pc rotto, quindi provo a riempire questo foglio e poi cercherò la forza e il coraggio, di fartelo leggere.

Sai benissimo che con le parole aggrappate ad un foglio sono più capace a comunicare, invece che di un dialogo verbale.

Per le varie tempeste di stati d’animo che mi rapiscono, non sarei capace di parlare con tutta la tranquillità voluta.

Per strada ti incontro poche volte, spesso però nei miei pensieri, dove purtroppo, solo Pumbaa e Timon1, fanno il tifo per me.

Siamo stati travolti da un uragano inaspettato; di coraggio e di forza ce ne vuole tanta per ricostruire tutto quello che avevamo messo su insieme, e poi abbiamo distrutto.

Non si contano le lacrime che entrambi abbiamo fatto scivolare sugli zigomi.

Non si può associare tutta l’amarezza provata a nessun cibo avariato.

Nessuno meglio di noi, può capire cosa significa rimanere soli in mezzo a tanta gente.

Siamo stati lavati da chiacchiere inutili, da parole che al posto di darci conforto, ci hanno affondato ancora di più.

Ho tanti sensi di colpa, che sicuramente sono stati causa, di un cattivo andamento del nostro “Stare insieme”, avevo paura di dirtelo, perchè non ci avresti pensato minimamente a capirmi o perdonarmi, infatti, speravo tanto che un giorno capitasse anche a te una cosa simile, affinché tu potessi immedesimarti in me, ed io in te.

Le parole che sto scrivendo sono talmente pesanti, che il foglio farà fatica a sostenerle, ma la vita a volte è fatta d’assurdità e noi siamo un esempio: L’eccezione esiste.

Quando ho chiamato la tua amica, sapevo che ti avrei capito attraverso lei, mi sono sentita meglio anche io, ho capito delle cose, a cui non pensavo.

Mi ha trasmesso il bene che voi vi volete e mi ha detto: ”Non capisco perchè due persone che si vogliono bene non possono essere felici insieme”.

In questo senso, sei fortunato, hai accanto persone che ti comprendono,che non ti giudicano, persone che ti hanno indicato la strada sbagliata e tu l’hai voluta seguire, questi sono amici veri, come tu li definisci, perchè tali sono.

Ma mi faccio coraggio, perchè fortunatamente , ho un carattere solare, che renderebbe gentili anche i burberi.

Termino dicendo, che sei stato coraggioso, e lo sarai ancora lo so, scegli ciò che ti fa stare meglio, scegli quello che vorresti dalla vita; di tempo ne hai impiegato, ma alla fine hai comprato una macchina bellissima.

1 Pumpaa e Timon sono due personaggi fantastici del film Il Re Leone

Inizia cosi la mia storia, con questa lettera ritrovata, nella vecchia cantina, dove era riposta ogni genere di cosa da dimenticare o che in occasioni particolari potesse ritornarci utile. Come le coperte, i sacchi a pelo e le tende, sistemate nello scaffale in alto a destra, pronti per essere utilizzati in qualsiasi momento in cui si aveva voglia di evadere dalla quotidianità. Per la maturità, mi regalai una canadese da 3 posti, utilizzata per la prima ed ultima volta il giorno,1° Settembre. Per noi Bojanesi recarci sulla montagna del Matese, è sinonimo di grande festa ,dove in una conca verdeggiante vi è incavata la chiesetta di Sant’ Egidio. Il gruppo composto da 10 persone, si mise in cammino la notte del giorno prima, per cercare di percorrere 20 Km a piedi, in meno di 2 ore, impresa impossibile. Come nella formula 1 ci sono i “ Pit stop”, anche per raggiungere la chiesetta di Sant’Egidio, ci sono. La nostra benzina è il vino rosso, portato con amore, dal capo gruppo, proprio come un “Bambinello”. Arriviamo in cima per le 06:00 della mattina , non so dirvi né come, né in che modo, montiamo la canadese e poi dentro a dormire. Avete presente la borsa di Mary Poppins2? La mia canadese…. uguale!!!!!!!

Vi entrarono 6 persone, non saprei dirvi la combinazione, ma per uscire ho dovuto chiamare i pompieri. Da quel giorno ho deciso, di non utilizzarla più, per farla rimare intatta, e con essa, anche il ricordo di quella giornata.

In principio nella cantina il mio papà ci conservava vecchie bottiglie di vino, poiché il vino invecchiato acquista valore e sapore, e qual miglior vino proveniente dai vigneti del nostro Molise. Oltre a litri di vino, ci sono anche vecchi sci, fissati al muro come reperti archeologici. Qualche metro più in là, sul lato destro della cantina, c’è anche questa minuta scrivania. Ho sbirciato tra i suoi cassetti per cercare qualcosa, proprio come si fa con i pantaloni prima di lavarli, c’infili le mani dentro, alla ricerca di qualche spicciolo o se sei proprio fortunato una banconota e proprio in uno dei cassetti, il caso ha tirato fuori per me, la lettera prima citata. Un foglio di carta ,che nella durata di trentatre righe mi ha fatto rivivere sette anni della mia vita , ripercorrendo le strade prive d’illuminazioni, rivolgendo la parola a persone che non avevano orecchie per ascoltarmi, riabbracciare qualcuno che per me aveva peccato. E’ stato un ritorno al passato, è stato ancora più doloroso. Ogni ragazzina sogna di incontrare il principe azzurro, che ci porti in giro con la sua bella macchina, che d’estate finalmente riesce a separarci dal solito campeggio che per ben 10 lunghi anni non hai mai tradito, sì, proprio lui quel principe azzurro che oltre a renderti felice, ti regala una parte di libertà. Un giorno, però, puoi svegliarti e sapere che quel principe in realtà è solo qualcuno a cui hai dato amore, amore sincero ed umile, ma da cui devi separarti. Si diventa grandi sbagliando, si diventa persone vere, ammettendo i propri errori. Ho incontrato il mio principe azzurro, all’età di 18 anni, il traguardo di tutto: La patente, la maggior età, la firma sul libretto. Racconterei delle grosse bugie, ammettendo che quel principe per me non ha fatto nulla, potete immaginare i bei regali, le belle sorprese, i bei complimenti, ma quello che a voi rimane ignoto è che, mi ha fatto crescere, ma lui purtroppo, è rimasto sempre lo stesso. Sette lunghi anni è durata questa favola, e come tutti direbbero, “ Tra alti e bassi”. Solo ora mi rendo conto, che spesso avevo occhi bendati, che solo l’amore mi guidava……. verso lui.

Il mio cuore divenne un batterista, la notte del 27 Giugno ’98, quando il Forum Park3 a Vinchiaturo, inaugurava la stagione. Sotto un salice piangente, m’innamorai di labbra che non mi lasciarono parlare, m’innamorai di una mano che tremante, mi stringeva a se. I fuochi pirotecnici ci fecero da spalla, oltre al sottofondo musicale “The Summer is Magic 4 “ e come dice il volantino: “Se pensi di pensare a ciò che pensi, pensa di pensare al Forum , pensaci”……..ed io ciò pensato.

A fine serata quei volantini divennero due origami, un aereo per me, ed una barchetta per lui, lo conservo ancora il mio aereo, nel primo tiretto della fatidica scrivania.

2 Mary Poppins, personaggio magico della Walt Diney
3 Forum Park discoteca all’aperto.
4 The summer is magic canzone dei Corona.

Un aereo, ma cosa stava a significare? Bè un po’ di tempo n’è passato, ma l’ho capito: British Airways, partenza ore 10:30 del 01 Luglio 2002, destinazione Northampton (Inghilterra). Fu la prima volta che mi allontanai dal mio principe e in realtà non si stava tanto male, ho incontrato un altro mondo e l’ho guardato con occhi diversi. Quel viaggio ha sciolto per me, le bende che mi coprivano l’orizzonte.

Mi ero recata in un posto nuovo, che non era il mondo in cui ero abituata a vivere.

Avevo capito, che se si ama qualcuno, lo si può fare anche non standogli legati alle gambe per tutta la vita.

Avevo capito ritornando a casa, che senza di lui, non si sta male, ma in sua compagnia si sta meglio. Ero cambiata, non ero più la ragazzina timorosa, che lui aveva conosciuto.

Non ero più la ragazzina, che per paura di perdere il suo principe, accondiscendeva a tutto. Ero diventata una piccola donna che aveva capito troppo cose, ed era diventata, per amore, sorda e cieca.

Da allora feci altri viaggi, sempre senza di lui e lui senza di me, fin quando, nell’estate del 2005, al mio ritorno una bella notizia mi attendeva.

Nella vita ci sono mille modi per dirsi addio, ma se la favola inizia bene, aspettatevi un finale pessimo.

Mai ti aspetteresti, che qualcuno che hai amato all’esagerazione, qualcuno che tu hai difeso contro tutto e tutti, giri l’angolo per incontrare un altro volto, a te molto noto, per non dire familiare, ma che in quel momento diventa il peggior volto, guardato in faccia tante volte, per rivolgerle un sorriso, un saluto, un conforto. Ti saresti aspettata che un fulmine si abbattesse, nel giardino dì casa tua, che una grandine rendesse la tua macchina a pois, che Paperone spendesse tutti i suoi risparmi, ma non che il tuo principe azzurro s’innamorasse proprio di Crudelia De Mon5. E’ assurdo, proprio come lo è la poesia6 assurda scritta da una giovane poetessa molisana:

Sole, non verrà.
Amore mio,
fa che la Terra impieghi più tempo a percorrere il suo asse,
fa che le tenebre non mi avvolgano di mestizia,
e con nobiltà,
chiedi al Sole,
se per una volta,
possa cambiare strada.
Amore mio,
Chiedi alla notte, che se dovrà arrivare, lo faccia piano piano ,
affinché io possa darti il più lungo e dolcissimo addio.
E come ultima cosa Amore mio,
chiedi al cielo, se mi accolga tra le sue stelle,
cosi io,
Stella senza punte
Continuerò a splendere.

In vita può succedere di tutto.

Non posso condannare il mio principe, perché si è smarrito nello sguardo di un’altra persona.

Non posso stare a piangere su quello che è stato ed ora non è più, ma un amore non lo si lascia al primo autogrill.

Un amore solo perché è stato tale, merita di essere ricordato e merita, un posto tra le mille stelle. Questo lo definisco rispetto, questo è il ricordo di un amore ormai finito. Ora capirete perché ho conservato i miei ricordi in quella scrivania, ed ho deciso di darla via, come quel pezzo di cuore che ho dato al mio principe e che ora non sarà più di nessuno, ma al tempo dovuto diventerà cenere. Non tutti i mali vengono per nuocere e come dice il grande Battisti L.:” Le conseguenze spesso fan soffrire, a turno ci dobbiamo consolare”.

5 Crudelia De Mon, personaggio fantastico del film La carica dei 101.
6 Sole non verrà scritta da Giusy D’Alessandro.  

Naara e Ibri, nella terra di Israele
Nella cittadina di Saffed, in Israele vive un bambino di nome Ibri. All'età di 8 anni, Ibri perse la mamma per una malattia non curata, una donna d'armoniosa bellezza e sconfinata sensibilità. Tutte le mattine, si recava, ad un laghetto, dove il suo candido viso rifletteva nelle acque e raccoglieva fiori colorati, per abbellire la sua tavola. Ibri ha anche una sorellina, Naara, che dal giorno della scomparsa della sua mamma, si è chiusa in se stessa; la tristezza la ricopriva, come la neve copre le case, lentamente. Si rivolgeva sempre con questa frase al suo fratello maggiore: " Non si può associare tutta quest'amarezza a nessun cibo avariato.". Ibri, bambino dal carattere tenace, girovagava tutto il giorno nel bosco alla ricerca di un fiore, un animale, un qualcosa, affinché la sua sorellina potesse riabbracciare la serenità. Girava, girava, ma ogni giorno tornava a casa a mani vuote. Il suo papà, lavorava tutto il giorno, per guadagnarsi il riposo della sera. Ibri tagliò un foglio di giornale in mille pezzettini, le pose in una scatola che diede a sua sorella, nel porgerla le disse: " Qui dentro ci sono mille pezzetti di carta, che rappresentano i cuori degli uomini, sono stati tagliati, con le stesse forbici e con gli stessi movimenti, ma qualcuno di loro è venuto fuori diverso, ora tocca a noi riconoscerli, tocca a noi, dare ad ogni pezzetto la quantità di bene cercato. Con il tempo, la carta ingiallisce, viene bruciata, ma in ognuno di noi rimane il ricordo, il ricordo più bello, mentre il resto brucerà per sempre". Un bel giorno Ibri uscì, sempre per andare a caccia di qualcosa, lungo il suo cammino, gli spuntò davanti un folletto, il cui nome fu Glyndil, che sarebbe il savio dei folletti e gli disse: " Seguimi", Glyndil, prese per mano il bambino ed entrarono in un grande albero, dove al suo interno si nascondeva, la città dei folletti. Nessuno era sorpreso alla vista del bambino, perché già erano stati informati, dall'indovina del villaggio, Glorfinia. "Verrà a farci visita, un bambino, ma non abbiate timore di lui, perché si tratta di un essere umano, il cui cuore è senza macchia e la sua bontà potrebbe fare il giro del mondo.". Glyndil fece conoscere al bambino ogni posto del loro villaggio, la cascata della felicità, l'orologio senza tempo, l'albero sempre giovane e la fonte della saggezza. Ogni posto era da Ibri sconosciuto, credeva davvero era finito, con tutti i suoi riccioli d'inchiostro nero, in un sogno. Le donne del villaggio erano indaffarate nel preparare dolci, da poter gustare, alla festa che i folletti stavano preparando per l'arrivo del bambino. Ibri, però un po' timoroso, disse che non sarebbe potuto rimanere lì per i festeggiamenti, perché sarebbe dovuto rientrare a casa, dove la sorellina lo attendeva. Glyndil gli rispose: "Non avere timore, qui il tempo non misura le nostre giornate, la tristezza non ci avvolge con il suo nero mantello e i nostri corpi, non mutano mai. Uscendo da qui, riprenderai dallo stesso punto in cui sei rimasto ma nulla verrà da te dimenticato."A queste parole, Ibri, pensò subito alla sua sorellina. "Potrei portare Naara, con me la prossima volta, purché si separi un po' dalla tetra compagna dei suoi dì". Glyndil, gli rispose: " Purtroppo non è cosi semplice entrare nel nostro villaggio, un giorno capirai". Nei giorni avanti, Naara e suo fratello, percorrevano sempre la stessa strada nel bosco, vale a dire passavano sempre davanti a questo grande albero, sperando che il folletto, gli sbucasse davanti in qualsiasi momento. In effetti, come disse Glyndil, non era così facile entrare nel villaggio. Naara non capiva perché ogni giorno dovessero percorrere sempre lo stesso tragitto, ma ad ogni sua domanda, vi riceveva un eco di silenzio. Una mattina Ibri si svegliò, ma accanto a lui, non c'era come sempre la sorellina, la cercò ovunque, ma con insuccesso. Allora decise di aspettarla nel posto, dove di sicuro sarebbe ritornata, a casa. Al calar del sole, Ibri sentì aprire la porta, e per fortuna era lei. "Raccontami tutto, dove sei stata?" Con tono moderato si rivolse alla sorella. Naara gli rispose: " Sono andata al lago, dove si recava sempre la mamma, per cercare di capire, perché andasse sempre li, ho tentato di specchiarmi nelle acque, ma il mio viso, non era riflesso, d'improvviso ho potuto ammirare nelle acque il viso della mamma, che mi sorrideva, ho capito che affinché le acque riflettessero il mio volto, dovevo prima specchiarmi dentro ed aprire il mio cuore alla gente.". I due fratelli si abbracciarono e Ibri, capì che il momento tanto atteso, era arrivato. Così fu, il giorno dopo, andarono nel bosco e d'improvviso gli apparve dinanzi il folletto. Glyndil prese entrambi per la mano ed entrarono. Naara fece un baratto ragionevole, la sua tetra compagna, in cambio di un luccicante sorriso. Glyndil disse loro: " Bambini, siete voi esempio di fanciullezza, che ogni essere umano cerca dentro di se e per essere tali, bisogna essere puri e nobili di cuore. Avete raggiunto, la meta per pochi, chiamata da noi Cabalà".


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