Concetto di Famiglia 
  Fermarono l'auto ad idrogeno al margine della strada, scesero e la diedero in 
  consegna al droide incaricato di provvedere al parcheggio. 
  Si diressero decisi, camminando l'uno a fianco dell'altra, verso un grande 
  edificio costruito in vetro. 
  Una volta entrati, riconosciuti dall'impiegata delle reception, si sedettero 
  sui divanetti della sala d'aspetto. 
  Un droide provvide a portare loro due coppe di vino e dei dolcetti pregandoli 
  di pazientare qualche momento in attesa che uno degli agenti si liberasse. 
  La coppia di umani annuì e prese i due bicchieri dal vassoio offerto loro da 
  quel servo artificiale. 
  I loro sguardi si incrociarono mentre portavano alla bocca il vino: felicità, 
  ecco cosa traspariva. 
  La felicità che si prova quando si ottiene qualcosa di tanto desiderato. 
  La loro attenzione venne però attirata dalle sirene di un veicolo della 
  polizia: saettava a tutta velocità con un carico di rifiuti umani da destinare 
  all'oblio. 
  Sull'hovercraft della polizia di stato viaggiava un carico di circa una 
  dozzina di senzatetto, di relitti umani destinati ad essere trasportati alle 
  miniere e alle piantagioni fuori dalle città.  
  Erano per lo più straccioni e disperati, persone senza più alcun punto karmico 
  nella loro scheda di vita e che per questo non avevano più alcun diritto.  
  Metà di loro erano bambini, orfani o abbandonati a loro stessi, destinati a 
  scomparire, vittime innocenti di una giusta politica economico - sociale. 
  La coppia osservò l'hovercraft passare ma nessuno dei due provò niente, 
  nemmeno per un istante il dubbio comparve nei loro volti. 
  Tornarono a sorseggiare il vino e parlarono del più e del meno, dell'acquisto 
  di un nuovo droide domestico, della possibilità di prenotare un viaggio 
  spaziale per Giove… 
  Un'inserviente umana si avvicinò a loro: "I signori Eugen? Se volete seguirmi: 
  l'agente K-58 è disponibile a ricevervi". 
  I tre abbandonarono l'asettica sala d'aspetto e si diressero verso gli 
  ascensori. 
  L'arredamento dell'edificio era semplice ed essenziale: non vi erano quadri 
  alle pareti ma solo delle luminose barre colorate percorse da impulsi 
  elettrici. 
  Salirono in ascensore fino al quarto piano. 
  Rimasero in silenzio per tutto il tragitto fino all'ufficio dell'agente K-58. 
  Una volta entrati, l'inserviente umana li annunciò ed uscì dalla stanza mentre 
  il signor Eugen provvedeva a fornire la propria tessera di vita all'agente. 
  L'agente K-58 era un uomo giovane, biondo e dagli occhi chiari. 
  Controllò il quantitativo di punti karmici dell'uomo e gli restituì la tessera 
  soddisfatto. 
  "Perfetto: tutto in regola. Accomodatevi pure." 
  Mentre il signor e la signora Eugen si accomodavano sulle bianche poltroncine 
  messe a disposizione, l'agente provvide a recuperare i files relativi 
  all'ordine. 
  Con un ologramma venne creata un'immagine tridimensionale del prodotto che la 
  coppia umana aveva prenotato qualche giorno prima. 
  "Ecco, questo è il prodotto che ci avete commissionato: come potete osservare 
  risponde alle vostre esigenze e non presenta difetti.  
  Tutte le sue caratteristiche sono in linea con quanto da voi selezionato a 
  partire dal nostro catalogo.  
  Se volete controllare…" 
  Un nuovo ologramma si materializzò davanti alla coppia: in esso la descrizione 
  delle caratteristiche del prodotto che a minuti avrebbero acquistato. 
  "…sì, sembra tutto a posto…altezza, colore dei capelli, colore degli 
  occhi….si, proprio come avevamo scelto noi. Perfetto!" 
  L'agente sorrise soddisfatto: "Lo so! Ho provveduto io stesso ad assemblarne 
  il codice genetico secondo quanto da voi specificato…" 
  La donna continuava ad osservare estasiata l'ologramma del figlio che di lì a 
  poco avrebbero formalmente avuto: "E per quanto riguarda la sua intelligenza?" 
  "Abbiamo provveduto a selezionare un corredo genetico di tutto rispetto, 
  mescolando i geni di un fisico assieme a quelli di un matematico. Proprio come 
  da voi precisato, il prodotto avrà un quoziente intellettivo molto elevato." 
  "Perfetto!" replicò la donna. 
  Rimasero per un istante in silenzio mentre l'ologramma del futuro essere umano 
  continuava a muoversi dinnanzi ai loro occhi. 
  "Bene, se non avete ulteriori dubbi in merito, proporrei di fissare una data 
  per l'impianto dell'embrione e poi passerei a firmare il contratto e le 
  condizioni di garanzia." 
  "Siamo d'accordo". 
  Fissarono la data dell'impianto di lì a una settimana e scorsero brevemente il 
  contratto, rigorosamente in formato elettronico, prima di dare la loro 
  definitiva approvazione. 
  Tutto appariva in regola: le informazioni sul prodotto acquistato, le sue 
  caratteristiche, le condizioni di garanzia nel caso il prodotto avesse 
  manifestato difetti (anche se le occorrenze di difetti genetici sono davvero 
  minime, aveva assicurato loro l'agente), le condizioni di pagamento…sì, tutto 
  era perfetto. 
  Firmarono il contratto digitalmente e abbandonarono l'ufficio in silenzio. 
  Sarebbero tornati la settimana seguente e finalmente avrebbero coronato il 
  sogno di avere un figlio. 
  Un figlio geneticamente perfetto. 
  Erano soddisfatti: la "ByoLife" avrebbe garantito loro il prodotto che 
  volevano, un essere attentamente selezionato per rispondere alle loro esigenze 
  di famiglia. 
  Non si sarebbe ripetuto l'errore commesso con la "Ad Vitam": una ditta di 
  seconda categoria che aveva venduto loro un embrione con difetti alla vista, 
  più precisamente una sospetta miopia, costringendoli all'aborto. 
  La ByoLife invece avrebbe fornito un bambino perfettamente in linea con i loro 
  desideri, sano e geneticamente superiore. 
  La coppia uscì dall'azienda soddisfatta e si diresse a passi decisi verso il 
  droide parcheggiatore. 
  Si sarebbero diretti verso il successivo negozio che avevano in programma di 
  visitare in quel loro pomeriggio dedicato allo shopping e agli acquisti 
  familiari.
     
  
  Pubblicità 
  Uno passa il tempo a scervellarsi sul perché la nostra società non funzioni, 
  sul perché ci siano comportamenti assurdi tra le persone, perché la gente si 
  sente insoddisfatta e depressa e poi, all'improvviso, ti accorgi che una delle 
  risposte ce l'hai sotto al naso!!! 
  Ma pensa te!!  
  La pubblicità è utile, allora!! 
  Attraverso l'analisi di alcune pubblicità, tra quelle più diffuse oggi,è 
  possibile evincere (quanto mi sento erudito…) qualche indizio che ci permetta 
  di meglio conoscere la nostra società. 
  Certo, la pubblicità è importante, è l'anima del commercio e per certi versi è 
  addirittura una forma d'arte.  
  Tuttavia, alle volte, davvero è l'emblema più alto del vuoto e della falsità! 
   
  Nel mondo della pubblicità tutto è in simbiosi! 
  Se c'è sempre il sole la gioia è sul volto di tutti.  
  Le persone sono perfette e non hanno problemi. 
  Viceversa, se piove o fa brutto tempo, qualcuno (o tutti) stanno male.  
  Ed ecco pronta la soluzione: il primo sconosciuto che passa ha la medicina che 
  risolve tutto!! 
  Evvai!!!  
  Anche a me capita di vedere gente che si scambia "medicine" nei pressi della 
  stazione dei treni di Padova…però quelli li arrestano ogni tanto… 
  Ma andiamo oltre: analizziamo alcuni aspetti delle pubblicità che più 
  colpiscono: 
   
  Le famiglie 
  Nel mondo della pubblicità le famiglie sono sempre felici, sono unite e fanno 
  tutto insieme.  
  La famiglia perfetta vive in una villa immensa, perfettamente pulita ed 
  abbacinante da quanto è tirata a lustro. 
  Se ci sono degli anziani essi sono in perfetta forma fisica e non hanno 
  acciacchi di nessun tipo, non hanno il bastone per camminare e sono anche 
  belli. 
  All'esterno della magione è situato un prato che si estende per ettari ed 
  ettari in mezzo al paradiso mentre a nord sono situate delle montagne sempre 
  innevate e a sud un mare limpido. 
  Tutto è perfetto e in ordine. 
  La famiglia in sé è costituita da almeno 4 elementi: consideriamo per esempio 
  la famiglia delle Panatine (quella del jingle: "5 minuti…solo 5 minuti e 
  vedrai, delle panatine t'innamorerai!!")  
  Dunque, la famiglia ideale si compone di: 
  - Un padre di famiglia: giovane, atletico, bello e inquadrato. Guadagna come 
  Bill Gates senza mai andare al lavoro (d'altronde, se non sta a casa a 
  cantare…) ed ha una voce che farebbe invidia a Pavarotti. Ha una fortuna 
  sfacciata ed un passata di palestre che non sto qui a raccontarvi. 
  Probabilmente farà carriera e diventerà conduttore di Sanremo.  
  - La madre: una giovane donna, bellissima, perfetta e dal fisico mozzafiato, 
  ex playmate dell'anno, di circa 22 anni. Sfoggia un fisico invidiabile 
  nonostante 2 gravidanze (e avendo un bimbo di circa 8 anni sorgono anche dei 
  dubbi…), sorride felice e se ne sta a casa, in pantofole, a cucinare e a 
  rammendare per tutti annullando di botto tutti gli sforzi portati avanti, per 
  anni, dai movimenti femministi. 
  - 2 bambini: bambini qualunque. L'importante è che siano perfetti, sani 
  (d'altronde, in tv non ci vanno gli handicappati o bambini che non ricordino 
  gli ideali del partito nazista del buon Adolf), sono vestiti bene, ubbidienti 
  e sono l'orgoglio del loro papà: anziché essere a scuola se ne stanno a casa a 
  cantare come i loro colleghi del Coro dell'Antoniano. 
  Talvolta vi è pure una simpatica bestiola, un cane o un gatto (oppure un 
  elefante come nella pubblicità della Sky…), in perfetta salute. 
  In definitiva, la famiglia della pubblicità è l'emblema della perfezione, 
  della felicità: nessuno ha un problema o una propria personalità.  
  Ci sono tuttavia delle eccezioni, anomalie che negli ultimi tempi si stanno 
  facendo strada… 
  Ecco allora che papà e mamma parlano al videotelefono: una è a casa, con il 
  piccolo di circa 2 anni, l'altro è su una piattaforma petrolifera nel Caucaso 
  o chissà dove e guarda con sospetto i disegni del piccolo…quando era partito, 
  6 anni prima, non si ricordava di aver lasciato un pargolo per casa… 
  Oppure c'è quella della mamma che, acciaccata dall'influenza, fa confusione 
  con il figlio e il cane. Si intuisce dunque qualche elemento di disturbo: c'è 
  solo un genitore (l'altro è al lavoro) e la donna ha dei seri problemi di 
  vista e non solo... 
  Si diffondono dunque gli spot in cui i figli sono in numero minore di 2 (e 
  vabbè…visti i tempi che corrono è già dure tirarne su uno…) e allo stesso modo 
  c'è solo un genitore. 
  Ma la più emblematica è quella dei sughi STAR (mi pare). 
  Ci sono 2 adulti e un bambino. Sin da subito si avverte qualcosa di anormale, 
  malgrado la casa perfettamente in ordine e il sole che filtra 
  dall'esterno…Stanno mangiano e il bimbo, che ha già finito (minchia: che fame 
  aveva?! Gli altri non hanno nemmeno fatto in tempo a sedersi!!) ed esordisce 
  "Diego, mi vuoi bene?" "Si" risponde l'altro. 
  "Anche se non sei mio papà?", prosegue il pargolo. 
  Ecco, fermiamoci qui: è questa l'immagine della famiglia che vogliamo 
  proporre? 
   
  Le pubblicità delle compagnie telefoniche 
  Da quando è arrivata Megan Gale, qualcuno ha avuto la bella idea di dire che 
  "agli italiani piacciono le pubblicità che sviluppano una storiella". 
  Quindi, vai con le soap opera!! 
   
  Omnitel : la testimonial per eccellenza è la modella australiana di cui 
  sopra. Non si sa cosa faccia nella vita tuttavia, nella pubblicità, si muove 
  tutto il giorno per pubblicizzare la Omnitel ("Omnitel: è tutta intorno a te") 
  ("Ommiodddio!!! Toglimela!! Toglimelaaaa!!).  
  Ultimamente non so più in che città si trovi, è difficile capirlo visto che ci 
  sono strane impalcature che appaiono ovunque…so solo che se ne sta tutto il 
  giorno con i suoi amici a girovagare in macchina fermandosi solo per 
  imbrattare le vetrine dei negozi con il rossetto scrivendo i nuovi prezzi dei 
  cellulari…sempre meglio che fermare il tempo come faceva poco tempo fa. 
  Comunque sia,il senso della miniserie televisiva tuttora mi sfugge. 
   
  TIM : la telenovela infinita tra Adriana e il suo compagno non l'ho mai 
  capita: "se mi prendi ti sposo" era lo slogan. Prima è scappata lei, lui la 
  insegue per mezzo mondo (aiutato da loschi figuri come suo fratello, un hacker 
  agli arresti domiciliari, e un cameriere che si atteggia a boss della mala) la 
  trova e poi scappa lui….comunque sia, ora sono sposati e stanno scoprendo la 
  magia dell'UMTS. Quanto mi piace l'ultimo atto che danno in questi giorni!! 
  Lei si sveglia al mattino: bella, solare, truccata e pettinata. La sua stanza 
  è immensa, pulita, con gli affreschi sul muro. Se tanto mi da tanto, la casa 
  deve essere grande come il Nevada. Sono le 11 di mattina (…). Prende il 
  telefono, chiama l'altro e, in dubbio su cosa mettersi, inizia a provarsi uno 
  dietro l'altro una serie di abiti. L'altro, al bar, osserva lei che si cambia 
  e si prova i vestiti grazie al cellulare. Quando la benedetta donna ha finito 
  (e saranno approssimativamente le tre del pomeriggio..) esce di casa e si 
  trova con lui al bar…Mah…non faceva prima lui ad andare da lei?  
  Tuttavia, questa pubblicità ha un'interessante analogia con tutte le altre 
  storielle legate al mondo della telefonia, analogia su cui mi diluirò...dilungherò 
  dopo.  
   
  3 : Il testimonial è Amendola, con le sue figlie (breve parentesi: torniamo al 
  discorso fatto in precedenza sulle famiglie). All'inizio ce n'era solo una (e 
  rimanevano incastrati in ascensore), ora le figlie sono due (ma non è che 
  l'intelligenza sia raddoppiata…): della moglie non vi è traccia. Se ne vanno a 
  fare acquisti in giro per il mondo, vanno a sciare, pranzano mentre dubbi 
  amletici attanagliano la mente del capofamiglia il quale si interroga sul 
  senso della ricarica 3 appena acquistata…Il bello è che l'ha comprata lui… 
   
  WIND : lo scenario è più futuristico, ma rimane la componente gnocca. 
  Non mi ricordo i vari passaggi ma in qualche modo si finisce al polo nord a 
  festeggiare qualcosa in un ice party…o qualcosa di simile: c'è gente seminuda 
  in festa (nonostante una temperatura prossima allo zero assoluto) dentro una 
  caverna scavata nel ghiaccio. Sinceramente non ho mai capito una mazza di 
  questa miniserie...forse hanno ingaggiato lo stesso sceneggiatore di quella 
  della Omnitel. 
   
  Comunque sia, c'è un elemento comune che unisce tutte queste storielle (a 
  parte la modella stragnocca che la fa da padrona): la gente che fa da 
  protagonista alle vicende non c'ha un beneamato c**zo da fare!!! 
  Tutti a far festa, a dilapidare il patrimonio di famiglia in ricariche 
  telefoniche o in viaggi in Florida alla ricerca della propria amata.  
  Non c'è nessuno che lavori, nessuno che abbia un hobby, degli interessi, 
  qualcosa da fare insomma!! 
  No, tutti miliardari!!! 
  Tutti in giro a far festa!! 
  Evvai!!! Ecco l'immagine dei giovani che traspare dal mondo della 
  pubblicità!!!  
  Non come le donnine che pubblicizzano la Saratoga e che passano il loro tempo 
  a verniciare la ringhiera di casa, svestite, languide e ammiccanti: loro sì 
  che lavorano…anche se a dir la verità non ho mai visto cameriere con la 
  minigonna (inguinale) verniciare…mah…  
   
  Gli anziani 
  Ci sono 2 tipologie di anziani in televisione. 
  Ci sono quelli che ballano il tango e che hanno problemi (solo) con la 
  dentiera e quelli che non hanno un c**zo da fare se non andare a rompere le 
  balle alle nuore con inutili consigli sul candeggio o su come fare il bucato. 
  Lentamente, uno dopo l'altro, tutti i ruoli ricoperti dagli anziani stanno 
  scomparendo: è un ruolo in crisi, in un certo senso. In una chiave di lettura 
  più ampia, il messaggio è questo: che cavolo, l'Italia è in crisi, ci sono 
  pochi soldi quindi, meno vecchi abbiamo a cui dare la pensione, meno parassiti 
  sociali abbiamo! 
  Per questo Capitan Findus è stato costretto a ritirarsi (voglio vedervi a 
  mantenere un sommergibile alimentato al plutonio solo con la pensione 
  minima!!) lasciando posto ad un più aitante e baldo giovanotto che ricorda i 
  Power Ranger della mia infanzia. 
  Per questo la vecchina che faceva la nonna della precedente testimonial della 
  Tim è finita all'ospizio: basta jogging mattutino, basta con l'aerobica! E che 
  cavolo, non vogliamo mica che tutti i vecchi prendano fiducia e coraggio!! 
  Basta con la pubblicità della Beghelli in cui, se la nonna se ne stava a casa 
  e aveva un malore premeva un pulsante e qualcuno la soccorreva. Adesso la 
  gente parte, lascia la nonna a casa e chi s'è visto s'è visto! Che faccia 
  festa o che tiri le cuoia non importa: l'importante è che abbia pulito il 
  pavimento con il detersivo giusto. 
  L'ultima speranza, l'ultimo baluardo che ancora resiste,l'orgoglio degli 
  anziani di tutto il mondo, è e rimane (rulli di tamburi) BABBO NATALE, l'unico 
  che ancora resiste!!! 
  Vai Babbo!!!  
   
  (Tonino Guerra non lo considero perché un pensionato che va quotidianamente 
  all'Unieuro a spendere dodcimila euro al giorno in elettrodomestici mi fa 
  nascere qualche sospetto…) 
   
  Le carte di credito 
  La pubblicità sui soldi, in un certo senso. 
  Tutte le altre pubblicità parlano di prodotti che si acquistano, queste no. O 
  c'hai i soldi e c'hai la carta di credito, oppure sei un barbone, come dice 
  "il Marco Ranzani". 
  L'emblema più significativo è rappresentato dalla MasterCard.  
  Le ultime versioni sono tristissime e malinconiche….d'altronde, c'è crisi: non 
  bisogna spendere, bisogna risparmiare!! 
  Un tempo invece era diverso (un tempo sì che c'erano i soldi), e allora c'era 
  l'idiota che, solo e abbandonato su di un isola deserta, correndo ebbro e 
  folle (a causa dell'alcol suppongo) in mezzo alla giungla, si denudava facendo 
  i conti di quanti soldi aveva buttato in vestiti griffati per poi tuffarsi 
  (esibendosi in un doppio carpiato all'indietro votato dai giudici con un media 
  di 7.8) nel mare da un'altezza approssimativa di trentadue metri.  
  Di lui non si è più saputo nulla… 
  L'altro protagonista della pubblicità, uno nuovo che, vista la fine del suo 
  predecessore, ha deciso di lavorare in un luogo chiuso, mentre suona al 
  matrimonio della sua ex, fa i conti dei soldi spesi per coltivare la propria 
  passione a discapito della possibilità di essere lui lo sposo e di partire in 
  viaggio di nozze con la nobile ereditiera. Apro una parentesi : Pirla di 
  uomo!!  
  D'altro canto, per tutto il resto c'è MasterCard!! 
  O quasi…in Italia abbiamo PostePay…. 
  E per pubblicizzarli chi chiamiamo? 2 cerebrolesi!!! 
  2 imbecilli che prima si ritrovano, in mezzo all'oceano, a venir ricattati da 
  un pescatore solo per poter tornare a terra; poi, distratti dall'avvenente 
  agente immobiliare acquistano un appartamento squallido e inutile avendo 
  solamente 100 euri depositati in banca. 
  Da qualche mese, stranamente, non si vedono più in televisione. 
  E non è che si vedano molte carte Postepay… 
   
  I detersivi 
  A parte il tizio della Spuma di Sciampagna, arrestato alla dogana per traffico 
  illecito di stupefacenti, tutti i testimonial dei detersivi hanno i 
  superpoteri. 
  Strano…pulire è un lavoro umile che nessuno vuol fare (vedi il numero 
  spropositato di persone che fanno la fila per andare a fare i netturbini…ah, 
  no, lì è dove fanno i provini per il Grande Fratello…) e invece ci stanno i 
  supereroi!!! 
  C'è Mastro Lindo, questa figura inquietante che ha sostituito, nei cuori dei 
  più piccini, il genio della lampada di Aladdin. 
  L'altro tizio, non mi ricordo il nome abbiate pazienza, che spunta fuori dal 
  nulla (e la casalinga esclama: "Lei!"…"lei chi?" faccio io, ma nessuno mi 
  risponde) e che trascina la casalinga di turno, nonostante la povera donna non 
  abbia dato il suo consenso, dentro il capo da lavare andando a distruggere, 
  atomo per atomo, ogni singola incrostazione. 
  E poi c'è Anitra WC!! Il baluardo contro le insidie del Water!! 
  Beh…la vecchia dell'ACE, per certi versi, rientra nella categoria dei 
  supereroi essendo dotata di una strana forma di immortalità. 
  In definitiva, ecco il messaggio: è bello lavare!!  
  E' bello passare le giornate a pulire i pavimenti o a lavare i panni!! 
  Ed è la giusta punizione che ti meriti per non aver vinto il provino per 
  andare a reclamizzare le Panatine!! 
   
  L'intimo femminile 
  La pubblicità dell'intimo femminile è tra le più pericolose e insidiose. 
  Giovani donne dalle forme sensuali e provocanti si muovono lascive sullo 
  schermo… 
  Ora, se siete donne, di sicuro parte un confronto tra voi e le modelle di 
  turno. 
  Se siete uomini, non riuscirete più a fare quello che stavate facendo nei 
  momenti immediatamente precedenti alla pubblicità con altrettanta serenità. 
  Se siete bambini…ecco….cavolo, non c'erano delle leggi a tutela dei minori, 
  una volta? Che forse andrebbero applicate anche a tutti i programmi in onda la 
  domenica pomeriggio o nella fascia pre-serale…o mi sbaglio?  
  Cosa siamo, un popolo di guardoni e di maniaci? …in effetti…  
  In definitiva, anche se a me non dispiace minimamente vedere giovani signorine 
  seminude, credo sarebbe più giusto far vedere ogni tanto anche delle donne 
  normali con addosso reggiseno e tanga: che altrimenti le donne si deprimono a 
  veder solo gnocche dal fisico perfetto e gli uomini si deprimono altrettanto 
  perché non ne trovano con facilità di donne con la sesta di seno, con le gambe 
  lunghe e affusolate e dal peso approssimativo di 53 chili che gironzolano 
  mezze nude per i negozi a far la spesa. 
  E non parliamo della pubblicità delle creme solari!!! 
   
  Trasporti 
  Dopo l'intimo femminile passiamo, per continuità logica, alla pubblicità dei 
  trasporti. 
  Pubblicità di compagnie di autobus o di metropolitane non esistono. 
  A volte ci sono quelle degli aerei…anche se ultimamente visti i bilanci delle 
  varie compagnie e tutti i discorsi sulla sicurezza se ne parla poco. 
  Di pubblicità di automobili ce ne sono a bizzeffe: c'è quella in cui il tizio 
  entra e si ritrova di botto nel vortice dei ricordi di gioventù, quello che 
  guidando la BMW all'improvviso gli sembra di vedere tutto più lento, quello 
  con la Panda, quello con i due tizi che si scervellano a parcheggiare la 
  Mercedes…ce ne sono di tutti i gusti, insomma. 
  La più bella rimane quella della Citroen con la macchina che si trasforma in 
  un robot e si mette a ballare in un parcheggio deserto. Ora…dove la trovo una 
  macchina così? Sai che bello entrare in un parcheggio, scendere dal veicolo e 
  ordinargli di parcheggiarsi rimuovendo l'idiota con l'Audi che ti ha rubato il 
  posto preferito? 
  Oppure sai che bello passare per un vicolo di Napoli e vedere uno di questi 
  robot che tiene tra le mani un ladro di autoradio? 
  E dopo le auto, dovrebbero esserci gli spot sui motocicli…ma ora non me ne 
  sovvengono. 
  Come non rammento di aver mai visto pubblicità di biciclette (ma forse la mia 
  memoria non è più quella di una volta…) o di sedie a rotelle…ma d'altronde…chi 
  può averne bisogno? Nel mondo della pubblicità, tutti sono perfetti!!!  
  Ma in ambito di trasporti le più belle restano quelle sui Treni: ah, 
  Trenitalia!!! 
  La gente viaggia in treno serena, fuori c'è il sole, il treno è in orario, 
  ognuno è felice, ha il suo bel posticino, ha il suo biglietto: tutto perfetto.
   
  Tempo fa c'era persino la colomba che arrivava e si sedeva…come cavolo ha 
  fatto ad aprirsi la porta? Ma soprattutto: dove teneva il biglietto? 
  Su di un'altra (che però parlava di una medicina che se non presa in tempo 
  avrebbe impedito alla protagonista di prendere "quel" treno) c'è addirittura 
  un passeggero con un calice di vino in mano!! 
  Ah, che bel sogno…Peccato che, parlando da pendolare e abbonato Trenitalia, mi 
  sembra che le cose non siano proprio così. 
  Treni in ritardo, scioperi…biglietti che ogni tanto aumentano di prezzo senza 
  motivo…posti a sedere rari…condizioni di viaggio a volte solo paragonabili a 
  quelle degli ebrei deportati ad Aushwitz…bagni chiusi quando servono…e non 
  parliamo di quando piove o c'è la neve!!!  
  Ah, questo è Trenitalia: la consapevolezza di poter dire, orgogliosamente, 
  "prendo il treno"! E mentre avanzi verso il binario, mentre all'altoparlante 
  una vocina registrata annuncia un ritardo, la gente ti osserva timorosa, 
  inginocchiandosi e facendosi il segno della croce.  
  Assieme a questa pubblicità dovrebbero mettere anche delle avvertenze agli 
  italiani: avete voluto investire sul traffico automobilistico (grazie FIAT!!), 
  avete deciso di non investire sul trasporto pubblico, avete preferito 
  scegliere un futuro con la circolazione a targhe alterne? Bravi!!  
  Cambiamo argomento va, che se mi innervosisco poi mi vien fame.. 
   
  Le merendine 
  Le pubblicità sulle merendine sono ricche di spunti. 
  Cioè, alla base dell'alimentazione abbiamo solo cose genuine (McDonald e il 
  pagliaccio che assomiglia a It a parte) ricche di zuccheri e cioccolato, di 
  grassi, di additivi, di coloranti. 
  Ma fatte in modo naturale! 
  Mi son sempre chiesto cosa questo potesse significare: se non sono fatte in 
  modo naturale, sono fatte in modo artificiale e quindi si può produrre cibo in 
  laboratorio e quindi abbiamo risolto la fame nel mondo!!! 
  E' interessante notare che nel vasto e sterminato mondo delle merendine e 
  degli snack non esiste, tra i personaggi pubblicitari, un solo bambino 
  diabetico o un obeso. 
  Nemmeno tra gli adulti. 
  Naturalmente, le mamme, le vere protagoniste della pubblicità delle merendine, 
  stanno bene attente che i loro figli abbiano un'alimentazione corretta e vai 
  di Kinder Delice, Fiesta, Colazione più, Nutella, ecc…  
  Mai una che dica al proprio figlioletto: "Toh, magnate sto panino con la 
  mortadella e lascia stare quelle robacce!" 
  Che poi a me piace un casino la pubblicità del Mulino Bianco, quella dei 
  Flauti: "sin da piccoli, la vita ci pone di fronte a difficili quesiti…".  
  Ed ecco, una bambina (svedese) con in mano 2 flauti, uno al cioccolato ed uno 
  alla crema: li osserva pensosa su quale mangiare.  
  Ah, beata idiozia: mangiateli tutti e 2!!!  
  Se ne hai presi 2, vuol dire che li volevi pappare entrambi! 
  Ma invece lei non è convinta e se ne rimane a riflettere sull'altalena. 
  Passano i minuti…le ore… 
  Alla finestra della casa a fianco un bambino colpito da una rara malattia allo 
  stomaco osserva la scena: a lui, simile prelibatezze, non sono neppure 
  concesse. 
  Ma di lui nessuno saprà niente. 
  Ssshht!! Il mondo non deve sapere che esistono certe categorie di persone. 
   
  Alcol 
  Da bravi bevitori, non ci facciamo mancare le pubblicità sugli alcolici. 
  Sulla birra, sul whisky, sul rum, sul bacardi, sul bayles, sul vino, sugli 
  amari, sugli aperitivi… 
  Alcune pubblicità sono anche carine, altre mi lasciano perplesso. 
  Perché la gente, quando beve il Bayles vola? 
  Perché per bere l'Aperol bisogna mettersi a ballare sul bancone del pub? 
  Perché per mettere in fresca la birra bisogna affrontare gli orsi polari o 
  spalare la neve? 
  Ma soprattutto perché, per quale ragione dico io, un uomo deve ridursi ad uno 
  zerbino umano per afferrare al volo l'ultima goccia di Jegermaister, goccia 
  che scende con una lentezza esasperante dalla mano (mi pare…) di una graziosa 
  modella?  
  Buon uomo, sei dentro un pub!! Un minimo di contegno!! Oppure compratelo al 
  banco sto intruglio alcolico che tanto desideri!!! 
  Infine, un'ultima riflessione sui problemi legati alla dipendenza da alcol 
  (che naturalmente non esistono nel mondo reale, scherziamo?). 
  Aiutiamo Gorge Clooney a liberarsi dalla sua insana passione per il Martini!! 
  Avete visto quante casse di bottiglie ha in casa??? 
  E la Paltrow?? Poverina, così giovane e così dannatamente attaccata alla 
  bottiglia…sempre del Martini!!! 
  Fermati la Martini!!! I suoi prodotti causano dipendenza!!! 
  Ancora peggio va a coloro che usano il Bacardi Breeze…c'è gente che si 
  sconvolge totalmente, che diventa un altro, che fa cose assurde e di cui si 
  rammenta solo dallo psicologo o incontrando un suo simile!!! 
   
  ENEL 
  La pubblicità dell'Enel dovrebbe essere associata a quella sull'AntiTrust. 
  C'è la gente che fa dei buchetti ovunque, sui muri, sulle rocce, sulla 
  sabbia…poi ci attaccano la spina…et voilà!!  
  L'energia elettrica! 
  Allora si può accendere il phon dentro una caverna, far partire il trenino 
  elettrico sulla spiaggia… 
  Quindi parte la massima: "Se fosse così facile reperire l'energia, non avreste 
  più bisogno di noi…". 
  Cos' è, mi stai minacciando? Questa è mafia, signori, una sorta di criminalità 
  organizzata che spaccia energia: o mi paghi oppure niente energia. 
  Tra l'altro, ogni volta che vedo questa pubblicità mi vien rabbia: mettiamo 
  che l'Enel non mi soddisfi…mettiamo il caso che voglia rivolgermi alla 
  concorrenza…cavolo, ferma tutto: esiste la concorrenza? 
  E' un po' come la Telecom, insomma. 
  E' un po' come la mafia… 
  Ogni tanto arriva una multa dell'Antitrust, si lancia l'allarme energia 
  elettrica, si fa qualche discorso sull'ambiente e intanto non si fa 'na mazza. 
  Certo, energie alternative ci sono ma non sono per niente incentivate e la 
  gente e le aziende non le usa. 
  Lo Stato d'altronde non può imporle. 
  Allora si potrebbe creare un falso bisogno e pubblicizzare l'utilizzo dei 
  pannelli solari o di altre cose simili. D'altronde, se la gente ci casca e si 
  compra i telefonini nuovi solo per via della pubblicità perché sarebbe tanto 
  assurdo che qualcuno, magari qualche azienda, ci caschi vedendo uno spot sulle 
  energie alternative? 
  E poi, che strano, aziende grosse, come la Wind per esempio, possono 
  indebitarsi per crearsi il mercato e un futuro ma una nazione non è in grado 
  di farlo. 
  Oppure siamo così intelligenti da sprecare soldi pubblici in guerre o opere 
  inutili, siamo così generosi da regalare miliardi allo stato sotto forma di 
  lotterie e concorsi vari, siamo così bravi a coprire i debiti pluri-miliardari 
  di aziende come la Fiat, Alitalia, Parmalat, Cirio anziché pianificarci un 
  futuro decente?  
   
  Spot Elettorali 
  Ed eccoci a parlare degli spot elettorali. 
  In televisione sono poco diffusi, lo sono di più alla radio o sui manifesti. 
  Io li trovo adorabili. 
  Come tutto quello che ruota attorno alla politica in questi ultimi anni. 
  Ora, io sono l'esempio più basso e l'emblema più autentico di quello che è un 
  uomo senza spirito civico: non ho un'idea politica ben precisa, non ho 
  preferenze politiche, sono ignorante in materia…non so mai per chi votare 
  insomma. 
  Per questo mi affido agli spot elettorali. 
  Mi accorgo allora che sono tutti uguali. 
  Tutti, di destra, di sinistra…anche se in Italia in realtà sono tutti di 
  centro…propongono le stesse cose, tutti hanno grandi progetti, grande slancio, 
  grandi idee. 
  Tutti appaiono belli e con un età approssimativa di trent'anni… 
  Parlano poco, sullo sfondo qualche immagine simbolica…una bandiera…un politico 
  che cammina sulle acque…uno che imponendo le mani ad un disoccupato gli trova 
  lavoro…uno che puntando il dito al cielo, reggendo nella destra una quindicina 
  di carte di credito annuncia l'avvento della nuova ripresa economica. 
  Qualcuno parla anche di ambiente, di istruzione…di ricerca…di sanità…. 
  Poi ci sono le elezioni e chi s'è visto s'è visto! 
  Negli altri stati, immagino, trasmetteranno ogni tanto questo spot: "L'Italia: 
  paradiso della politica! Prometti quel che vuoi, tanto, nessuna legge ti 
  obbliga a rispettare quanto detto!!" 
  E se sei indagato puoi anche candidarti alla Presidenza del Consiglio! 
  Vieni anche tu ad intascare tangenti per poi fuggire all'estero e non fare 
  neppure un giorno di galera! 
  Vieni anche tu ad occupare un posto in Parlamento! 
  Fai anche tu il provino per la nuova edizione de "L'Intelligente"!!! 
   
  Prodotti di Bellezza 
  E a proposito di falsità, veniamo ai prodotti di bellezza per le donne. 
  Beh, in realtà esistono anche quelle sui prodotti di bellezza per uomini, ma 
  sono camuffate. D'altronde, basta radersi con Gillette o avere il dopobarba 
  giusto (al cloroformio, credo) per far cadere le donne ai propri piedi… 
  Ma sorvoliamo e dedichiamoci agli spot sui prodotti di bellezza per donne. 
  Io ogni volta rimango basito anzi no, per esser precisi, sono combattuto tra 2 
  sensazioni contrastanti. 
  Innanzitutto inizio a sbavare per l'elevato grado di "gnoccolosità" dello 
  spot. 
  Poi arriva il cervello (con calma, è un diesel) e inizio a riflettere sul 
  masochismo delle donne. 
  Perché vi volete male? 
  Ma secondo te, anche se il tuo viso dimostra vent'anni di meno grazie a 
  "quella" crema, credi che basti quello per farti ringiovanire? La modella 
  dello spot, di solito un'attrice, è già di per sé una bella donna, più giovane 
  di quello che fa credere lo spot, che vive di trattamenti di bellezza sin da 
  quando era in fasce…cosa la ascolti a fare? 
  La tua bellezza deriva da una crema, o da uno shampoo concepito sull'Enterprise 
  (altre ipotesi sul luogo in cui si muovono le modelle sono ben accette, ma a 
  me dà l'idea di essere una qualche astronave che si muove in assenza di 
  gravità…)??? 
  Bellissime poi sono le pubblicità con i ritrovati per apparire più snelle 
  (indossando una cosa che ricorda tanto il corpetto usato - e odiato - nel 
  settecento) o con un seno più florido e sodo o con occhi più luminosi o con 
  labbra più carnose. 
  Ed il connubio tra questi ritrovati e una dieta a base di yogurt e Kellog's 
  Special K permette la creazione di esseri dalla forme perfette e dalla 
  bellezza devastante. 
  Balle. 
  Che poi, davvero, non capisco se le donne credano o meno alle loro idee sul 
  ruolo della donna, sul fatto che non esiste la donna oggetto, che la donna non 
  è solo un corpo arrapante.  
  La bellezza non è tutto, eppure il messaggio che deriva da tutti gli spot è 
  questo: solo persone perfette hanno il diritto di essere venerate, di apparire 
  in televisione, di far carriera ("perché voi valete!", cioè con quel 
  rossetto/trucco siete attraenti e quindi degne di importanza). 
  Solo le persone belle sono importanti: questo il messaggio alla base 
  dell'educazione, sia per i maschietti, sia per le femminucce. 
  Ed in nome della bellezza allora è concesso tutto: l'unico obbiettivo è esser 
  belle. 
  Non importa se si deve modificare il proprio corpo ricorrendo alla chirurgia. 
  Non importa se ci si deve sottoporre a diete e a ore e ore di palestra. 
  L'importante è esser belle. 
  Mi spiace solo che alcune persone poi soffrano di questo. 
  Ma non esiste la pubblicità per la depressione, per l'anoressia, per le 
  persone che perdono se stesse all'inseguimento di una forma perfetta senza 
  riuscire mai a comprendere che la sola bellezza fisica non basta. 
  Ah, un'ultima considerazione sulla bellezza negli spot.  
  Avete mai notato che sono proprio i protagonisti e le protagoniste degli spot 
  sulla bellezza quelli che stanno di meno in circolazione? Perché fanno 
  carriera o perché vengono rimpiazzati da qualcuno più perfetto di loro? 
   
  Concludendo 
  Di pubblicità, in televisione ma non solo, se ne trova a iosa. 
  Io mi fermo qui: ho rotto che basta. 
  Volendo potrei andare avanti a parlare per ore, magari andando a considerare 
  altre categorie che ho trascurato, oppure analizzando reclam per reclam, 
  pubblicità per pubblicità, spot per sput…spot… 
  Ma non è questo il mio scopo. 
  Al di là del lavoro che c'è dietro ogni singolo messaggio pubblicitario, che 
  alle volte porta davvero alla creazione di veri e propri capolavori (nel cuore 
  ho ancora la pubblicità della Vigorsol con il tizio che attendeva l'estrazione 
  dei numeri del lotto…ad ogni estrazione un tizio sul fondo esultava…fino 
  all'epilogo con un auto che piove dal cielo), al di là della bellezza dei 
  paesaggi e delle modelle (…vabbè, ci sono anche i modelli…), al di là 
  dell'aiuto che gli spot danno alle aziende e al commercio in generale, non va 
  dimenticato che sono veicolo di messaggi sui valori della vita. 
  Attraverso tutti i mezzi di comunicazione di massa, volenti o nolenti, si 
  trasmette qualcosa ma quest'aspetto viene troppo spesso sottovalutato. 
  Io trovo invece che sarebbe opportuno, alle volte, riflettere sul senso di 
  quanto viene trasmesso, leggerlo in qualche modo e capire se, forse, qualcosa 
  va rivisto. 
  Questo quindi il senso del mio testo: non ho scritto mosso dall'idea di 
  dissacrare il mondo della pubblicità solo perché frustrato dalle continue 
  interruzioni durante i film o i programmi televisivi. 
  Ho voluto invece soffermarmi a riflettere, e a far riflettere, su uno dei modi 
  che quotidianamente permette la diffusione di certi valori. 
  Alle volte, davvero, vorrei che la gente si fermasse, che il mondo si 
  fermasse, e si chiedesse se non sia il caso di cambiare qualcosa, di smetterla 
  di prenderci in giro da soli. 
  Creando falsi bisogni, diffondendo certi valori, cosa contribuiamo a creare?
   
  (La risposta? Subito dopo la pubblicità! ) 
   
  Nota: L'Intelligente era un falso reality show creato dalla Gialappa's 
  Band e ambientato nel Parlamento italiano.
      
   
  
  Liberazione e Purificazione 
   
  Epilogo 
   
  Il respiro affannoso e interrotto dai singhiozzi.  
  La paura pervade ogni fibra del suo essere. 
  In ginocchio, tremante prega e piange.  
  Le lacrime scendono dagli occhi e cadono sulla pietra fredda.  
  Le mani, giunte, implorano aiuto.  
  Tremano.  
  Le parole escono interrotte, inframmezzate al pianto disperato. 
  Sull'altare il crocifisso tace, mentre il monaco prega e si dispera in preda 
  al terrore. 
  E' scalzo e sulla sua tonaca lacerazioni e tracce di sangue. 
  I suoi sandali giacciono abbandonati nella neve. 
  Li ha persi cercando di sfuggirgli.  
  E poi il rifugio nella chiesa: silenziosa e fredda, umile, abbandonata in 
  mezzo ai boschi. 
  Sull'altare il crocifisso tace, mentre la luce di una candela illumina il 
  volto del giovane monaco. 
   
  Avanzando a grandi balzi, sciogliendo la neve al proprio passaggio, la belva 
  si avvicina famelica alla chiesetta.  
  I muscoli possenti e la pelle di cuoio non risentono del freddo.  
  Avanza eccitato verso quel piccolo tempietto. 
  Una tenebra nera simile a fiamme lo avvolge. 
  Con una spallata, senza arrestare la sua corsa, ruggendo, abbatte la porta che 
  rumorosamente crolla a terra assieme a brandelli di muro. 
  Il giovane monaco implora pietà, indietreggiando mentre una risata malefica 
  riecheggia tra le mura di pietra. Dall'alto dei suoi tre metri il demone ride, 
  con voce terribile e tagliente.. 
  Lentamente, avanza possente verso la sua ultima vittima: ondeggia la coda 
  nell'aria gustandosi il terrore di quel misero mortale che, strisciando in 
  preda al terrore, cerca riparo all'ombra del crocifisso. 
  La tenebra si sprigiona dal demone e invade quel luogo sacro. 
  Solo la disperazione e l'infernale risata della belva. 
   
  Liberazione e purificazione 
   
  Erano partiti dal monastero di Saint Mere Abelle. 
  Erano in nove, scelti tra i migliori monaci dell'abbazia. 
  Perfetta la loro conoscenza e la loro preparazione.  
  Impeccabile il loro addestramento nelle tecniche di combattimento e 
  nell'impiego della magia. 
  Erano partiti in gran segreto: il padre abate era stato molto chiaro in merito 
  alla questione. 
  Il silenzio e il più assoluto segreto dovevano circondare l'intera faccenda. 
  Erano partiti con l'equipaggiamento necessario ad affrontare il viaggio e in 
  pochi giorni, merito anche dell'impiego della magia, tesa a tonificare i 
  muscoli e a rendere più veloci i loro movimenti, erano giunti in quel 
  villaggio del nord, situato tra le montagne dell'Alpinador.  
  Nessuno avrebbe dovuto notare la loro presenza.  
  Il loro principale obiettivo era la verifica. 
  Da qualche settimana infatti, non giungevano notizie dal villaggio. 
  Da quando, parecchi anni prima, era stato confinata in quella remota regione 
  del nord, il padre abate dell'abbazia di Saint Mere Abelle aveva preteso 
  continui aggiornamenti in merito alla bestia e alla condizione dei sigilli: se 
  i sigilli del piccolo tempietto fossero stati infranti, il demone sarebbe 
  tornato libero.  
  E il fatto di non aver ricevuto alcun aggiornamento nelle ultime settimane, di 
  certo, non era un buon segno.  
  Forse, semplicemente, era accaduto qualcosa ai monaci guardiani. Magari, a 
  causa di qualche sfortunato incidente, un furto probabilmente, erano stati 
  privati delle pietre magiche con le quali era possibile la comunicazione a 
  distanza.  
  Che la bestia avesse trovato il modo per scardinare la sua prigione magica 
  dall'interno, era assolutamente impossibile: per quanto fosse dannatamente 
  potente, contro la magia del sigillo non avrebbe potuto nulla. 
  Altrettanto impossibile che l'incantesimo si fosse già sciolto: mancavano 
  ancora due anni, stando alle profezie e alle parole di chi l'aveva lanciato. 
  Per allora i monaci abellicani avrebbero preparato nuovamente l'incantesimo 
  ricorrendo al potere della Grande Ametista. 
  Oppure qualcuno poteva averli sciolti. E chiunque avesse liberato la bestia, 
  doveva aver avuto una notevole esperienza nell'uso della magia e, soprattutto, 
  un potere non comune. 
  Inoltre, per quale motivo avrebbe dovuto liberarla? Liberare un simile 
  abominio, una belva feroce e incontrollabile? Si stava avvicinando il giorno 
  della rinascita del demone dactyl come annunciato dalle antiche profezie? Il 
  nuovo avvento del male era ormai prossimo?  
  Le profezie in merito erano vaghe e confuse e, per evitare di correre 
  qualsiasi rischio, era meglio verificare lo stato dei sigilli, infondendo in 
  essi ulteriore forza magica se necessario. 
   
  I monaci arrivarono alla prigione della bestia in una tiepida mattinata di 
  primavera.  
  La temperatura era mite, il cielo chiaro.  
  Il piccolo tempietto era stato distrutto.  
  Ancora era possibile avvertire nell'aria la presenza della magia. Un grande 
  potere era stato mosso contro la magia dei sigilli, contro la magia divina che 
  il Santo Padre Alexander avevo utilizzato per imprigionare il demone immortale 
  quasi trent'anni prima. Sul terreno solchi e bruciature: uno strano simbolo 
  era stato prima disegnato sul terreno e successivamente cancellato con la 
  magia.  
  Attorno alla prigione del demone, nessuna traccia di esseri viventi: solo una 
  nera marcescenza stava divorando il terreno, corrodendo e consumando.  
  La prima parte del compito dei monaci era quindi terminata: i sigilli erano 
  stati infranti, dall'esterno: lo dimostrava lo strano simbolo sul terreno.  
  Il demone era infatti una creatura magica, fatta di magia e di male: non aveva 
  bisogno di simili espedienti per usare incantesimi. Forse un negromante o un 
  evocatore, o più d'uno, aveva liberato la creatura infernale prigioniera della 
  magia.  
  Il demone era nuovamente in libertà. 
  Utilizzando la pietra del sole cercarono di captare le emanazioni della sua 
  magia, per poterlo rintracciare. Probabilmente aveva utilizzato il 
  teletrasporto per andarsene da quel luogo senza lasciare tracce. E questo era 
  un indizio: chiunque fosse il suo misterioso liberatore, doveva esercitare un 
  notevole potere sulla belva.  
  La natura del demone è quella del distruttore: dopo anni di prigionia, la 
  prima cosa ovvia che avrebbe potuto fare, sarebbe stata dare sfogo a tutta la 
  sua rabbia, distruggendo e devastando. Anche il suo stesso liberatore. Non era 
  nella sua natura essere riconoscente.  
  Lo animavano l'istinto e la fame della morte: si nutriva di terrore e di 
  sangue.  
  Nient'altro aveva valore.  
  E invece il demone non aveva dato sfogo ai suoi violenti istinti: non vi erano 
  tracce di lotta o di combattimento.  
  Probabilmente, il suo misterioso liberatore l'aveva obbligato a sottomettersi 
  e a piegarsi al suo volere. E il demone aveva obbedito senza ribellarsi.  
  La ricerca del demone doveva essere portata avanti con molta prudenza. Già di 
  per sé, il demone era un nemico astuto e formidabile: sarebbe stato davvero 
  molto difficile riuscire a sconfiggerlo o a costringerlo nuovamente in 
  prigionia. Compito che sarebbe divenuto ancora più ostico se avessero trovato 
  la belva assieme al suo misterioso benefattore. 
  La ricerca del demone mediante la pietra del sole, non aveva dato alcuna 
  indicazione utile. Il demone non era vicino e non si captavano emanazioni 
  magiche nei paraggi. Il demone, avrebbe potuto essere ovunque. Oppure, aveva 
  semplicemente trovato il modo di mascherare la propria presenza. 
   
  Per quella notte decisero quindi di accamparsi nei pressi del tempietto. 
  Montarono la guardia ed esplorarono la zona circostante servendosi della 
  pietra dell'anima, tramite la quale era possibile divenire puro spirito e 
  muoversi senza sottostare ai vincoli della materia. 
  La ricerca del demone, tramite la pietra del sole, per la seconda volta non 
  aveva dato esito positivo, nonostante fosse stata esaminata una zona più ampia 
  rispetto al precedente tentativo.  
  Il monaco a capo della spedizione, servendosi dell'ematite, si occupò di 
  riferire ogni cosa al padre abate stabilendo una sorta di comunicazione a 
  distanza.  
  La situazione era complicata: il demone era nuovamente libero e, soprattutto, 
  non era solo. Inoltre, poteva essere ovunque. 
  Il padre abate rimase turbato dalle notizie riferitegli. Ordinò loro di 
  cercare il demone, senza cercare di attaccarlo, cercando al contempo di capire 
  chi o cosa potesse essere l'entità che l'aveva liberato e assoggettato al suo 
  volere. Se fossero stati costretti a combattere, avrebbero dovuto ricorrere 
  alla Comunione dello Spirito, una tecnica di altissimo livello, che avrebbe 
  dato loro qualche speranza, permettendo loro di unire le loro anime, creando 
  un'entità magica in grado di competere contro una simile creatura infernale. 
  Uno scontro individuale era invece improponibile.  
  L'indomani, promise loro il padre abate, sarebbero partiti dall'abbazia, altri 
  venti monaci. Si sarebbero affiancati a loro per la caccia al demone.  
   
  La notte trascorse tranquilla.  
  Ognuno dei monaci si preparò spiritualmente al compito che l'attendeva.  
  Erano tutti abili combattenti ed esperti conoscitori della magia.  
  Erano esperti conoscitori dei demoni e delle creature magiche.  
  Al mattino, si diressero verso il villaggio.  
  Servendosi nuovamente dell'ematite, la pietra dell'anima, decisero di 
  esplorare il villaggio alla ricerca della Belva. 
  Del demone nessuna traccia. 
  Decisero allora di entrare nel villaggio dividendosi in tre gruppi. 
  Avrebbero cercato tracce del demone, prestato soccorso a eventuali feriti e 
  sarebbero rimasti in costante contatto telepatico tramite l'ematite, questo 
  per un eventuale avvistamento della belva e per poter ricorrere alla Comunione 
  dello Spirito. 
  Così entrarono nel villaggio. 
  Lui, non visto, schermato alla magia, li stava osservando. Un malvagio sorriso 
  gli cresceva sul volto deforme mentre già pregustava la possibilità di 
  vendicarsi di quegli odiosi monaci che, qualche tempo prima, l'avevano 
  imprigionato all'interno del limbo dimensionale. 
  Tutto ciò che i monaci trovarono furono cadaveri orribilmente mutilati, corpi 
  straziati e dilaniati. Sembrava che la belva si fosse divertita e avesse 
  giocato con le proprie vittime prima di annientarle. Nemmeno le case erano 
  state risparmiate: devastazioni e bruciature di un fuoco che non era terreno. 
  Un particolare che apparve rilevante agli occhi dei monaci fu il fatto che non 
  vi erano cadaveri sulle strade: i corpi dei paesani erano, seppur a pezzi, 
  mutilati e devastati, tutti all'interno delle modeste abitazioni. Al massimo 
  qualche traccia di sangue sui sentieri rivelava quale disastrosa carneficina 
  era stata perpetrata in quello sperduto paesino di montagna.  
  Nessuno, quindi, era riuscito a fuggire.  
  O forse nessuno aveva tentato di fuggire.  
  Impossibile: ad una simile devastazione si accompagnano urla strazianti ed un 
  primordiale terrore. Inevitabile la fuga o la lotta. Allora perché i corpi dei 
  paesani giacevano all'interno degli edifici e non sparpagliati qua e là? 
  I monaci non trovarono risposta a questo dilemma. Forse tutto era stato 
  pensato per un qualche macabro incantesimo o per qualche rituale di magia 
  nera. 
  Si ritrovarono nel primo pomeriggio di fronte alla chiesa del villaggio: al 
  suo interno un lago di sangue e ovunque l'odore del male. Nessuno dei paesani 
  era stato risparmiato. E della belva non vi erano tracce. Sembrava che non 
  fosse presente.  
  Si sbagliavano. 
  La creatura infernale comparve. 
  Si materializzò in mezzo a loro, come fosse stata una silente compagna dei 
  monaci inquisitori. 
  Una creatura alta circa tre metri. La pelle ricoperta di squame, simile alla 
  pelle di un drago, ma dal colore nero. La testa orribile, ornata di corna 
  lunghe e appuntite.  
  La bocca enorme e occhi rossi e infuocati. 
  Aveva una muscolatura possente, muscoli d'acciaio, infaticabili. Aculei 
  spuntavano dalle spalle e ricoprivano le lunghe braccia.  
  Una possente coda ondeggiava nell'aria. 
  Due monaci caddero a terra, morti: uno decapitato e l'altro trapassato da 
  parte a parte da un pugno poderoso. Rapido come era apparso, il demone aveva 
  colpito. 
  Rimase in silenzio, compiacendosi della propria abilità, assaporando la morte 
  e la vendetta, mentre i monaci si schieravano per difendersi e attaccarlo. 
  Utilizzando il potere di una delle pietre magiche, la zampa di tigre, uno dei 
  monaci si scagliò contro il mostro con le braccia ormai mutate in poderose 
  zampe feline, pronto a ferire e a lacerare. 
  Ma la belva scomparve. 
  I monaci si guardarono attorno cercando ci capire da dove provenisse 
  l'agghiacciante risata che si diffondeva nell'aria. 
  Non ebbero il tempo sufficiente per organizzare una difesa, o per ricorrere 
  alla Comunione dello Spirito. 
  Quando il demone riapparve, la sorte di un altro di loro era ormai segnata: 
  sollevando l'uomo sopra la testa, lacerandone le carni, lo spezzò in due metà 
  che caddero pesantemente al suolo. 
  All'unisono tre monaci ricorsero al potere della grafite per riversare delle 
  scariche di energia azzurra contro il mostro ancora ricoperto di sangue umano. 
  La belva sembrò accusare il colpo, indietreggiando di qualche passo sotto la 
  crescente pressione della magia. Poi, ruggendo, puntò le zampe a terra e 
  scatenò il proprio potere contro quei miseri mortali: una feroce fiammata lì 
  incenerì sul posto, una devastante dimostrazione di forza magica. 
  I restanti tre monaci fuggirono, in preda ad un panico primigenio e primitivo: 
  non vi era speranza. 
  Ridendo eccitato, la bestia si mise al loro inseguimento. 
  Il primo venne raggiunto dopo pochi metri: i suoi confratelli non si 
  fermarono. Le sue urla riecheggiarono per pochi interminabili secondi, 
  testimonianza sonora dell'immensa sofferenza patita mentre veniva ridotto a 
  brandelli, dilaniato dai possenti artigli della creatura. 
  Di nuovo la belva ripartì all'inseguimento delle sue prede. 
  Uno di quegli stupidi mortali aveva perso i sandali e si dirigeva ormai verso 
  la foresta, ma l'altro… 
  Fermandosi, ergendosi in tutta la sua altezza, si mise a fiutare l'aria. 
  Il giovane monaco si era rifugiato nell'oscurità di una delle case, cercando 
  rifugio tra i cadaveri orribilmente mutilati dei paesani. Restava in silenzio, 
  quasi senza respirare.  
  A cosa erano valsi tutti quegli anni di addestramento nell'abbazia? Come 
  poteva essere contrastato un simile abominio?  
  E poi la silenziosa presenza della morte: la belva decise di distruggere 
  l'anima di quel monaco attaccandone direttamente lo spirito. 
  Inutile il tentativo di resistere. Lo spirito del monaco venne dapprima 
  estratto dal corpo e poi distrutto dall'oscurità, divorato dalla nera forza 
  del demone. 
  Poi nuovamente all'inseguimento, a caccia di quell'ultimo stolto umano. 
  Il giovane monaco correva a perdifiato. Correva scalzo sulla neve.  
  Negli occhi l'orribile spettacolo della disumana potenza della belva.  
  Le lacrime ed il terrore: l'orrore primordiale e la paura della morte. 
  Non vi era scampo. Non vi era scampo. Non vi era scampo.  
  Il respiro affannoso e interrotto: pensava soltanto a fuggire, a scappare da 
  quell'incubo. 
  La bestia lo stava seguendo, un animale immondo e terribile, infaticabile e 
  tremendo. 
  Senza riflettere, senza nemmeno accorgersene, il monaco si diresse verso la 
  piccola chiesa nel cuore della foresta: un antico luogo sacro, fondato dai 
  primi confratelli che con grande sforzo avevano portato la fede in quelle 
  remote regioni del nord.  
  Il giovane entrò nella chiesetta, incurante del fatto che al suo interno 
  sarebbe stato in trappola. 
  Un luogo austero e semplice, umile e spoglio. 
  In ginocchio, davanti all'altare su cui brillava un singolo lumicino, iniziò a 
  pregare, tremando e balbettando. Iniziò a pregare, sentendo un'opprimente 
  consapevolezza crescergli dentro. 
  Per cosa erano stati addestrati? A cosa erano servite la sua conoscenza della 
  magia e delle arti marziali? Come poteva essere vinta una creatura infernale? 
  Perché un simile abominio camminava e viveva nel mondo? Quale Dio poteva 
  permettere tutto ciò? 
  In preda al terrore il monaco pregava e prega per la propria salvezza. 
   
  Poi la porta viene abbattuta. Ruggendo, l'oscurità entra nella chiesetta.  
  La tenebra cammina col mostro. 
  Riecheggia una diabolica risata, mentre il demone avanza verso il giovane 
  monaco. 
  La coda ondeggia, frustando l'aria. Avanza lentamente e afferra colui che, 
  assieme ai suoi confratelli, era stato mandato a fermarlo. Stolti! Avvicinando 
  il suo volto deforme al suo, lo fissa con quei suoi occhi rossi: un fuoco 
  infernale e antico sembra bruciare in essi. Il fuoco degli Inferi. 
  In un ultimo disperato tentativo, stringendo la grafite nella destra, il 
  monaco utilizza la magia delle folgori sul volto deforme del suo boia. 
  Il demone accusa il colpo con un ringhio e con un rapido movimento morde 
  l'uomo con le sue terribili fauci. Il corpo decapitato del monaco giace ora ai 
  piedi dell'altare. Il suo sangue è sparso ovunque. 
  Incapace di resistere alla tentazione, la bestia inizia a giocare con il suo 
  ultimo cadavere, dilaniandolo e spargendone ovunque brandelli e interiora, 
  dissacrando il piccolo tempio. 
  Solo il rumore di carni lacerate e ossa spezzate si odono nella piccola 
  chiesetta dei boschi.  
  Solo questo e la sua diabolica risata. 
   
  Ora, avrebbe atteso qualche giorno rimanendo appostato nel villaggio.  
  Come gli era stato ordinato. 
  Forse altri monaci sarebbero stati mandati ad affrontarlo. Si sarebbe 
  divertito immensamente a combatterli e ad annientarli.  
  Tre giorni, questo il tempo che ancora avrebbe trascorso nel villaggio. Poi si 
  sarebbe diretto a sud, portando nuovamente terrore e distruzione nel mondo, 
  avrebbe dato libero sfogo alla violenza e agli istinti che lo animavano.  
  Ma prima…prima avrebbe dovuto tener fede al patto di colui che l'aveva 
  liberato dai sigilli. 
  Non immaginava che in un uomo potesse esserci un simile potere. 
  Dopotutto contro quei maledetti sigilli magici non aveva potuto nulla, 
  cercando di abbatterli dall'interno con uno sforzo costante. Certo, era 
  riuscito ad indebolirli, a corroderli: avrebbero ceduto, prima o poi.  
  Quell'uomo, invece, era stato in grado di liberarlo, annientando l'incantesimo 
  che lo teneva prigioniero.  
  Quell'uomo l'aveva liberato. Gli aveva nuovamente concesso la libertà, a patto 
  di rimanere nel villaggio fino all'arrivo dei monaci abellicani. Una strana 
  richiesta.  
  E il demone gli aveva obbedito: avrebbe soddisfatto quel desiderio. Per ora 
  avrebbe tenuto fede al patto. Una volta ricongiuntosi ai suoi fratelli gli 
  avrebbe dato la caccia.  
  E mentre pensa a queste cose si avvia per uscire da quel luogo ormai 
  sconsacrato. 
  Ed è allora che accade qualcosa di inaspettato: una forza invisibile gli 
  impedisce di andarsene.  
  Come se un muro di magia formasse una barriera laddove prima vi era il portone 
  di legno dell'ingresso. 
  Incredulo, cerca di infrangerla con un pugno e poi ricorrendo alla magia nera. 
  Tutto è invano: la barriera assorbe i suoi attacchi, senza cedere minimamente. 
  Decide allora di distruggere le mura dell'edificio, aprendosi un'altra via 
  abbattendo la chiesa intera, causando una potente deflagrazione magica.  
  Ma nuovamente le sue aspettative vengono frustrate: la pietra sembra essere 
  indistruttibile, insensibile alla sua furia e al suo fuoco infernale. 
  E' nuovamente prigioniero di un incantesimo.  
  Nemmeno il teletrasporto e la distorsione dello spazio sembrano funzionare, 
  riportandolo inesorabilmente all'interno di quel luogo maledetto. 
  Poi comprende.  
  Il sangue di quel misero mortale ha compiuto il miracolo, divenendo un nuovo 
  sigillo. Deve essere così, visto che il sangue del monaco, sparso ovunque, 
  sembra in qualche modo brillare.  
  In parte è così: una grande magia è all'opera.  
  Utilizzando il sangue dell'umano e la forza di quel luogo mistico, la belva 
  viene resa inerme.  
  Il demone allora impreca e si accanisce furioso per fuggire dalla sua nuova 
  prigione, cercando e pensando un modo per sfuggire all'incantesimo, e mentre 
  la tenebra che lo avvolge pian piano svanisce una luce soffocante si diffonde 
  nella piccola chiesetta.  
  Lentamente il demone inizia a soffocare: barcolla senza forza.  
  La magia lo sta abbandonando. 
  Il male, di cui era manifestazione, viene annientato.  
  Il demone si contorce mentre si scioglie, annientato da una magia divina, 
  fatta di luce e calore. 
  La magia che lo animava inizia a evaporare fino a che non rimangono che pochi 
  brandelli di spirito.  
  Spiriti e anime di neonati e bambini, finalmente libere dall'atroce condanna, 
  liberate dalla prigione all'interno del corpo del demone, l'origine più intima 
  del suo potere, si librano verso il paradiso. 
  E prima di abbandonare per sempre questa dimensione, il demone guarda 
  attraverso una delle piccole finestre dell'edificio: allora lo vede. E 
  comprende. 
  La magia che l'ha liberato dai sigilli è la stessa, è la stessa che ora lo sta 
  cancellando. 
  Ringhiando e ruggendo, maledicendolo, il demone scompare.  
  Di lui, non rimane nulla.  
  Non un corpo esanime. 
  Non una traccia magica.  
  Non rimane che il nulla quando muore una creatura del Vuoto. 
   
  All'esterno, un uomo osserva silenzioso la chiesa. 
  Una spada dalla lama d'oro si intravede sotto il suo mantello.  
  I lunghi capelli d'argento ricadono sul mantello scuro, mentre osserva la 
  furia della belva che invano tenta di distruggere i sacri sigilli che lo 
  trattengono all'interno di quel luogo santo. 
  Lo osserva contorcersi e imprecare, ruggire mentre lentamente si spegne e si 
  consuma tra atroci sofferenze magiche. 
  Ne osserva la purificazione. 
  Per un istante incontra e sostiene il suo sguardo. 
  Nessuna espressione sul suo volto mentre osserva la morte del demone. La sua 
  antitesi.  
  Sua la magia che aveva tolto i sigilli, ormai prossimi alla distruzione, 
  liberandolo.  
  Il demone si sarebbe liberato prima del tempo: i monaci sarebbero arrivati 
  tardi. 
  Una volta liberato aveva piegato il demone: la belva aveva ringhiato e cercato 
  di combatterlo, ma era stato inutile. Contro di lui, il demone, non poteva 
  competere. Entrambi lo sapevano. 
  La liberazione della bestia era una prova, una prova per gli umani. 
  Ma gli umani avevano fallito.  
  Sia i monaci, addestrati al combattimento. 
  Sia gli abitanti del villaggio, orrendamente trucidati dalla furia della 
  belva. 
  Con disgusto aveva permesso che compisse indicibili atrocità a spese degli 
  umani. Aveva sempre osservato la belva, sperando che gli umani riuscissero ad 
  annientarla. Era rimasto ad osservare, in disparte, la tragica morte di molti 
  innocenti.  
  Gli umani avevano ceduto: il potere del demone, il potere del male, era la 
  menzogna.  
  Avrebbero dovuto combatterlo con armi e tattiche da cui non avrebbe potuto 
  difendersi. 
  Ricorrendo alla verità, al dialogo, all'amore e al sacrificio…invece avevano 
  creduto alla menzogna incarnata dal demone, alla sua falsa superiorità, alla 
  sua forza mentoniera, alla sua ipocrita potenza. Gli avevano ceduto e, 
  ingannati, avevano cercato di combatterlo con la violenza, con la forza, con 
  l'odio. Con le sue stesse armi quindi. Inevitabilmente, erano stati sconfitti 
  dalla potenza delle sue illusioni.  
  Ora, ricorrendo alla propria magia, sta rimediando a questo fallimento, 
  annientando il demone. Attraverso la purificazione, viene cancellato da questa 
  dimensione.  
  Poi, volgendosi altrove, si incammina lungo il sentiero attraverso la foresta, 
  verso la prossima meta indicatagli dalle sue visioni. 
  La luce, accompagna il suo cammino.      
   
  
  Suicidarsi Oggi 
  Introduzione 
  Quanto segue nasce da un'idea del 26 luglio scorso (2004). 
  L'argomento non è dei più felici, me ne rendo conto, né posso parlarne con le 
  parole di uno che ha vissuto l'esperienza da vicino. 
  Ma quanto ho scritto nasce dal fatto che negli ultimi tempi è aumentato il 
  numero dei suicidi tra i giovani. Tra questi, verso la fine di luglio, due 
  ragazzi della provincia di Padova.  
  Uno, suicidatosi a Limena (PD) dopo che gli erano stati trovati addosso 3 
  grammi di hascisc (non suoi tra l'altro) e uno qualche giorno dopo, nella 
  stessa zona. 
  Quest'ultimo era amico di un mio amico. Uno di famigli quasi, per lui. Uno che 
  sembrava sereno, felice, senza problemi. E poi, improvvisa, la notizia del 
  suicidio. 
  Quello che segue vuole essere una riflessione sul suicidio, sul perché si 
  arrivi a tanto, soprattutto per un giovane del mio tempo.  
  E' chiaro che nella nostra società manchi qualcosa. Ma cosa? Qual è la molla 
  che fa saltare il meccanismo, che porta all'autodistruzione? 
  Si sente spesso parlare di male di vivere: ma cos'è questo male di vivere? 
  Ecco: da questi spunti e dai discorsi fatti una sera con il mio amico di prima 
  è nato quanto segue.  
  Inizialmente quello che avevo scritto era sotto forma di poesia: ma risultava 
  troppo lunga e pesante. L'ho reso quindi in prosa. A modo mio, s'intende. 
  Prima di lasciarvi alle lettura voglio precisare che la mia è solo una 
  riflessione: non ho la presunzione di comprendere i sentimenti di una persona 
  che arrivi a suicidarsi, né il dolore dei suoi cari e dei suoi amici, non 
  avendo mai sperimentato sulla mia pelle un simile dolore. 
  Non voglio essere cinico, nelle mie parole e nella mia riflessione, solo 
  cercare di capire nel modo più asettico possibile le ragioni di un simile 
  gesto. 
   
  Suicidarsi oggi 
  "I never thought I'd die alone  
  I laughed the loudest whod have known?" 
   
  "Non ho avrei mai pensato di morire da solo  
  Ridevo forte, chi poteva saperlo? " 
  Adam's Song - Blink 182 
   
  Mi hanno detto che si è ucciso gettandosi da un ponte. 
  Aveva 19 anni. 
  Io non lo conoscevo. 
  Per te invece era un amico, uno di famiglia. 
  Ho visto come soffrivi. 
  Nelle tue parole il dubbio: sulla persona che credevi di conoscere, su te 
  stesso, sulla vita, sulla fede, su tutto questo mondo cui stiamo contribuendo. 
  Se Dio esiste, perché permette questo? - dicevi. 
  Non è questo il modo, credimi, di vivere la cosa. 
  Fatti forza. 
  Hai detto che aveva scritto una lettera: quasi tutti, prima del gesto 
  disperato scrivono. Scrivere non è come parlare.  
  Il foglio bianco non è come le persone: non chiede niente, non giudica: 
  ascolta e tace. Soprattutto tace, quando avresti invece bisogno d'altro. 
  Prima di morire, nella sua ultima lettera, aveva scritto di essere stanco, 
  stanco di vivere. 
  Questo non lo comprendo: cosa significa?  
  Tanti, tra coloro che si uccidono, sono stanchi di vivere.  
  Ma cosa significa essere stanchi della vita? 
  Quando sono stanco a causa del lavoro, è perché ho lavorato molto, ho faticato 
  e ho sudato. 
  Quando sono stanco di dormire e di restare a letto, è perché ho riposato 
  troppo a lungo e sento il bisogno di alzarmi. 
  Quando sono stanco di stare seduto a tavola e di mangiare, è perché ho 
  mangiato troppo. 
  Se sarò stanco della vita sarà perché ho vissuto troppo e le esperienze da me 
  vissute non hanno dato risposte a ciò che cercavo.  
  Forse è così?  
  Oppure no?  
  Di sicuro, a 19 anni, non hai vissuto troppo. 
  Allora cosa significa essere stanchi della vita, a quell' età? 
  A portarti al suicidio sono allora l'insofferenza per la vita, la 
  frustrazione, la noia e il dolore. 
  Forse è così.  
  Forse non è così.  
  Il suicidio, mi spiace ammetterlo, è però il fallimento dell'individuo. 
  Il fallimento di un individuo, disperato e lacerato dal dolore d'accordo, che 
  porta alla creazione di nuovo dolore nelle case dei suoi cari e dei suoi 
  amici. 
  Il fallimento di un individuo, però, non è un fatto slegato da tutto il resto: 
  probabilmente è un sintomo, la punta di un iceberg ben più grande. 
  Il fallimento di un individuo è il fallimento di un sistema. 
  La vita è complessa, è un caleidoscopio di situazioni, di esperienze e di 
  scelte. Impossibile descriverla, impossibile comprenderla a fondo.  
  Semplicemente va vissuta.  
  Inevitabilmente saprà sorprenderci, nel bene e nel male.  
  Le domande e i dubbi che sorgono spontanei pensando alla vita in generale sono 
  davvero inimmaginabili. 
  Sai, mi viene in mente Pamplona, quando liberano i tori e la gente corre per 
  le strade della città cercando di non farsi travolgere.  
  Tutta quella gente inseguita dai tori: perché corre?  
  Potrebbero semplicemente fermarsi.  
  Potrebbero restare in casa e non uscire affatto.  
  Potrebbero starsene a guardare gli altri, rimanendo discosti.  
  Potrebbero mettersi in salvo entrando in qualche casa, o cercando riparo tra 
  gli edifici. 
  Ma non lo fanno: semplicemente sono sulla strada e corrono. 
  Ecco, quei tori forse sono la vita, con le sue contraddizioni e i suoi 
  quesiti, le sue scelte e i suoi impegni. 
  Sono davvero troppi gli interrogativi: allora basterebbe non porseli, e per 
  non porseli esistono le scappatoie.  
  Ma non è questa la strada. 
  Infatti, non ho mai visto i tori restarsene fermi, per le strade di Pamplona, 
  né quei pazzi - che a vederli da distante si direbbero pazzi, la stessa 
  prospettiva che avremmo osservando una qualsiasi usanza di un popolo 
  differente dal nostro - smettere di correre.  
  No, quella corsa va fatta. 
  Io non conoscevo il ragazzo che si è suicidato, e non conoscevo nessuno che si 
  sia tolto la vita. Le mie, forse, sono parole presuntuose, che non hanno 
  sapore, ma so che il suicidio non è mai la scelta giusta. 
  Il dolore e la frustrazione sono insopportabili e per ognuno esiste un limite: 
  oltre quella soglia non lo so cosa accada dentro al cuore di una persona. 
  Oltre la soglia di sopportazione, qualcosa si rompe, qualcosa si infrange. 
  E allora subentra il desiderio di rinunciare. 
  Ma il suicidio non è la strada: un suicida è una persona che rinuncia alla 
  vita unicamente basandosi sulla strada percorsa. E nessuno, nessuno sa cosa 
  riserva il futuro, nessuno sa qual è la strada che dovrai ancora percorrere, 
  nessuno sa come andrà a finire la storia. La storia con la S maiuscola, e la 
  storia che invece ti appartiene. 
  Con il suicidio, ci si preclude la possibilità di vedere quello che c'è oltre 
  la ripida salita. 
  Il suicidio è la rinuncia a lottare, a credere, a vivere.  
  E' la rinuncia a se stessi.  
  E' arrendersi al vuoto e a una crisi impalpabile che sembra vivere ovunque, 
  celata alla vista, silenziosa e letale. 
  Gli animi sensibili la sentono prima degli altri, percepiscono la brezza che 
  sussurra la crisi.. 
  Gli animi sensibili sono capaci di grandi voli eppure hanno il cuore di un 
  bambino. 
  La loro sensibilità è la loro condanna: la loro anima è di cristallo, superba 
  e fiera, eppure così fragile e delicata. 
  Sono le persone cui prestare maggiore attenzione. 
  Sono le persone che meglio sanno comprendere gli altri. 
  Sono le persone che vivono a fondo il dolore. 
  Il dolore: ecco un grande mistero.  
  Forse è questa la chiave di tutta la mia riflessione.  
  Forse è il dolore, nelle sue innumerevoli forme, a portare alla morte 
  volontaria. 
  Cosa sia il dolore, grosso modo, ognuno lo sa. 
  Ma perché esista è un mistero. 
  Ma d'altronde…non conosco il senso nemmeno della vita. 
  Forse è il cubo. (1) 
  Forse è un errore. 
  Forse è una bugia. 
  Non lo so, ora non lo so. 
  Ma se il dolore esiste, un motivo ci dev'essere senz'altro. Questo, questo io 
  credo. Magari mi sbaglio, ma credo che ogni cosa, dalle stelle alla polvere, 
  abbia un ruolo ben preciso. 
  Forse è solo un memento, un modo per rammentarci la nostra fragilità. 
  Per rammentarci che gli altri necessitano del nostro aiuto. 
  Per rammentarci che dobbiamo appoggiarci agli altri nei momenti di difficoltà. 
  Un'immagine del dolore che conservo è il primo pianto di un bambino, il pianto 
  che annuncia la nascita mentre l'aria brucia nei polmoni del piccolo neonato. 
  Ecco: questo è il dolore. 
  E subito dopo giunge l'abbraccio, il materno calore dell'amore. 
  E spesso accade questo nella vita. 
  Siamo soli, ad urlare il nostro dolore. Almeno in apparenza: vicino c'è 
  qualcuno pronto a consolarci. Solo, alle volte, non riusciamo ad accorgercene.
   
  E urlare non significa necessariamente farsi comprendere. Certe persone urlano 
  il proprio dolore con gli occhi. Altre con il silenzio.  
  Altre esternano ciò che sentono in altro modo, a volte isolandosi, a volte 
  bucandosi, a volte ricorrendo alla violenza. 
  Rimane il fatto che qualcuno è sempre pronto ad abbracciarci, riscaldandoci 
  con una serena e tacita comprensione.  
  Certo, le mie sono belle parole. Ma la realtà può apparire diversa.  
  Ecco un altro problema.  
  Non ho tuttavia accennato al tempo che trascorre dal primo vagito 
  all'abbraccio.  
  Non ho mai nemmeno detto che quell'abbraccio arrivi da una persona a noi nota.
   
  Può darsi che ad abbracciarci non ci sia nessuno, solo la nostra fede. 
  Può darsi che ci siano persone che continuamente ci abbracciano, a modo loro, 
  senza che noi ce ne accorgiamo. 
  Anche Coelho lo diceva: ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non 
  sanno come dimostrarlo. 
  Io non ho le risposte alle mie domande. 
  Io non lo so quanto grande possa essere il dolore che una persona può portarsi 
  dentro. 
  Ma il suicidio non è la strada. 
  E' la via più semplice, forse, ma non è la soluzione.  
  E' il porre fine al dolore di qualcuno ponendo le basi per il dolore di 
  qualcun altro. 
  E poi: il fatto che sappiamo parlare non è forse un modo per combatterlo il 
  nostro dolore? 
  In teoria.  
  Nella pratica, ci stanno insegnando a vergognarci dei nostri errori, dei 
  nostri difetti e delle nostre sconfitte.  
  A tenerci dentro ciò che il gruppo non tollera.  
  A inseguire obiettivi che non vogliamo.  
  A confrontarci con gli altri solo nel considerare i nostri successi e le 
  nostre vittorie. 
  Ma noi siamo molto di più. 
  Noi siamo anche i nostri difetti e le nostre debolezze. Siamo le persone 
  magnifiche che si pettinano, si truccano e si vestono bene per uscire la sera, 
  e quella specie di subumani nei giorni di influenza che a stento si 
  riconoscono di fronte allo specchio. 
  Siamo le persone che scherzano e affrontano il mondo con serietà. 
  Siamo le persone che soffrono e vivono per l'amore. 
  Siamo al contempo il meglio e il peggio di noi stessi. 
  Siamo persone che sorridono e che piangono. 
  E invece ci stiamo ingannando, ci stiamo sminuendo, ci stiamo svendendo. 
  Tutto questo è la crisi dei nostri giorni. 
  Una gioventù intelligente, sensibile e generosa, dannatamente generosa, che 
  non sa credere in se stessa. 
  Ché il futuro siamo noi, e non credere in noi comporta non credere al futuro.
   
  Non credere alla possibilità di cambiamento. 
  Non credere che il dolore sia solo una stagione, maledettamente lunga e 
  fredda, ma inesorabilmente destinata a finire. 
  Credere, comporta grande coraggio. 
  Credere, comporta speranza. 
  Credere, in noi, negli altri e in Dio, costa molto sacrificio.  
  Ma questa è la strada. 
  Questa la via della vita. 
  Il suicidio, purtroppo è solo una grave tragedia. 
  Io non ti conoscevo, né conosco persone che si siano tolte la vita.  
  Tuttavia credo che le loro morti abbiano avuto un senso: forse hanno permesso 
  ad altri di cambiare e di rinnovarsi attraverso il dolore. 
  Forse, il loro gesto disperato ha posto il seme del dubbio nelle menti di 
  molti. E la strada del dubbio porta solo alla ricerca di risposte. 
  Io non comprenderò mai ciò che tu provavi, ma mi auguro solo che tu riposi in 
  pace. Sono certo che la tua morte abbia avuto un senso.  
  Sono certo che la tua vita, seppur breve, abbia avuto un senso. 
  Di là del fiume che separa l'orizzonte vi è la pace. 
  Mi dispiace solo che nessuno si accorga di quanti soffrono come tu soffrivi 
  dietro una maschera di ordinaria serenità. 
  Purtroppo, è dentro il cuore delle persone che albergano gli abissi più oscuri 
  e profondi. 
  E al contempo, dentro il cuore delle persone trova spazio la luce più calda e 
  intensa. 
  Note: (1) mi riferisco al film CUBE del 1999         
   
  
  Mist 
  Una spaventosa visione prende forma. 
  Un demone è fermo nella nebbia. 
  Le zampe taurine, la figura terribile e possente. Il corpo di colore nero, 
  forte, liscio ma ricoperto di piccolissime squame.  
  Orribili, sopra il volto infernale, spiccano due corna.  
  Le braccia forti sono tese lungo i fianchi mentre, alle spalle del mostro, la 
  coda ondeggia calma. 
  Nei suoi occhi spaventose visioni degli inferi. 
  La tenebra lo avvolge e la nebbia non tocca nemmeno la creatura maledetta dal 
  cielo. 
  In piedi, nella nebbia che lui stesso genera attraverso la magia, attende un 
  segno.  
  Attende il suo arrivo. 
   
  Avanza nella nebbia una seconda figura. 
  Avanza stancamente, senza paura alcuna: riconosce la magia che genera quella 
  nebbia, la loro unica difesa dagli occhi del mondo.  
  La sua presenza è luce e la magia si dirada al suo cospetto, accogliendola. 
  La figura divina avanza barcollando verso il demone feroce. 
  Le candide ali di luce sono a brandelli mentre la veste risulta strappate e 
  intrisa di sangue. 
  E' un angelo divino, bella e irreale, una creatura di luce e di calore.  
  Avanza a fatica, esausta e debilitata dalle innumerevoli ferite. 
  Quando finalmente lo vede, un lieve sorriso le compare sul volto. 
  E mentre chiude gli occhi e crolla a terra il demone scatta verso di lei: la 
  sua velocità non ha eguali e raggiunge la sua compagna prima che essa tocchi 
  il suolo. 
   
  La stringe tra le braccia, nei suoi ultimi istanti di vita. 
  Le accarezza il volto, contemplandone la bellezza. 
  Le scosta una ciocca di capelli dal volto. 
  Incapace di reagire tace e le rimane a fianco mentre un nuovo sentimento 
  cresce dentro di lui. 
  Le ferite del suo corpo sono state inflitte con la magia: da esse non vi è 
  cura e ad esse egli non può porre rimedio, capace soltanto di distruggere e di 
  ingannare. 
  E la giovane angelo appare allo stremo, in fin di vita, incapace di parlare e 
  di utilizzare la propria magia per salvare se stessa. 
  E' la condanna, la punizione per il loro amore clandestino. 
  La giovane angelo solleva una mano cercando un contatto, un ultimo disperato 
  contatto con la creatura demoniaca a cui ha donato il suo amore. 
  Entrambi non posseggono anima, nati con l'unica missione di obbedire alla 
  forza da cui sono stati creati, la Tenebra o la Luce. 
  Tuttavia, qualcosa di anormale accadde nel giorno del loro primo incontro: i 
  due eterni rivali non combatterono. 
  Anzi, rimasero turbati, immobili, l'una di fronte all'altro, incapaci di 
  respirare, incapace di capire. 
  Qualcosa di blasfemo accadde ed essi ingannarono tutti vivendo un amore 
  clandestino, scoprendo l'universo dei sentimenti umani da sempre negato ad 
  angeli e demoni. 
  Insieme giocavano ad essere come gli umani, negando e fuggendo il mondo 
  intero, coltivando quel sentimento che i mortali chiamano amore.  
  Ma come non è concesso, ad angeli e demoni, di provare morte e dolore, così è 
  loro negata la vita e l'amore. 
  Per questo quando gli angeli scoprirono cosa accadeva nel cuore della loro 
  sorella di luce, eseguirono la condanna colpendola a morte, ferocemente e 
  senza pietà al fine di estirpare la menzogna in lei insinuata dal demone che 
  lei seguiva.  
   
  E ora, insieme nella nebbia, l'una accanto all'altro, pagano per i loro 
  sentimenti. 
  Non riescono a parlare, sopraffatti dalla disperazione della separazione, 
  dalla forza del dolore cui non sanno dare un nome. 
  Nella nebbia i due amanti si separarono per sempre, senza nemmeno una parola. 
  Per la prima volta, le lacrime sul volto di un demone. 
  Nascono dagli occhi nati nel fuoco dell'inferno e scendono sul volto della sua 
  amante. 
   
  Giungono i sicari della giovane angelo: una luce immensa illumina la nebbia e 
  si abbatte violenta sui corpi degli amanti maledetti. 
  Una tremenda battaglia ingaggiano gli angeli ed il demone, una lotta di 
  folgori e magia, di luce e di tenebra mortale. 
  Grande e tremendo è il potere della creatura infernale e la rabbia che cova 
  nel suo cuore nero grida vendetta.  
  La sua furia e il suo dolore spazzano via la squadra degli angeli, ridotti a 
  brandelli dal fuoco maledetto dell'inferno, dilaniati e squartati dalla forza 
  dei suoi possenti artigli, trucidati da quel demone innamorato che li combatte 
  ignorando la loro magia, i loro colpi e le loro arti divine. 
  La nebbia tenebrosa avvolge l'intera zona mentre gli angeli e il demone 
  combattono. 
   
  Solo una figura emerge dalla nebbia fatta di tenebra, un demone feroce ferito 
  a morte, ricoperto di ferite e di sangue nero, bruciato dalla luce degli 
  angeli. 
  Avanza a fatica, zoppo, reggendo il corpo di una giovane angelo. 
  Non l'avrebbe abbandonata, non avrebbe permesso che la sua esistenza finisse 
  nel vuoto, condannata per sempre all'oblio. 
  Avanza lentamente, mentre occhi soprannaturali osservano i movimenti della 
  loro preda: compaiono tre demoni feroci, spaventose visioni di terrore, di 
  gelo e di morte, di fuoco e veleno. Abominevoli a vedersi, tremendi e feroci, 
  avevano atteso l'esito dello scontro tra gli angeli e il loro fratello 
  blasfemo.  
  Attaccano all'improvviso.  
  Senza tregua e senza sosta un vento maledetto si abbatte sui corpi degli 
  amanti: tremendi attacchi di fiamme e gelo, infine, completano l'opera di 
  distruzione di cui erano incaricati.  
  La condanna è stata eseguita. 
   
  Così quel demone cade e si estingue vicino al corpo di un angelo. 
  E poco prima di spegnersi, muovendo con immane fatica quel poco che rimane del 
  suo corpo orrendamente mutilato e devastato dalla vendetta del cielo e degli 
  inferi, tendendo l'unico braccio che gli rimane, la sua mano incontra quella 
  di lei. 
  Nonostante la furia dei suoi fratelli, nessuno dei loro colpi aveva intaccato 
  il corpo dell'angelo, essendosi egli sempre frapposto quale scudo fra la magia 
  infernale ed il cadavere di colei che chiamava Amore.  
  Un accenno di sorriso si dipinge sul volto della creatura infernale, un 
  immagine di serenità poco prima di estinguersi nel nulla assieme a colei che 
  gli aveva permesso di vivere come un umano.  |