Racconti di Marcello Chinca


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Marcello Chinca è nato nel 1961 e vive tra Zagarolo e Roma Ha pubblicato un libro nel 1988 dal titolo "Intuizione del dolore", ha partecipato a pubblicazioni e letture nel programma "Le biblioteche di Roma" ha partecipato tra il 1997 e il 2001 a readings poetici nei comuni di Roma, Milano, San Cesareo, Bassano in Teverina, Calcata.
Nel 2000 è stato segnalato dal Sindacato Naz. Scrittori per una sua raccolta poetica. Attualmente svolge la professione legale a Roma.
email: marcellochinca@virgilio.it

Leggi le poesie di Marcello

riflessioni 9
Sedi di banche, automobili, monumenti ma anche poliziotti non devono essere al centro degli obiettivi tattici di una lotta politica. L'essenziale è colpire le propaggini del potere dove sono annidati i veri responsabili, assediarli, ma senza farsi sorprendere da un cordone di sicurezza

Paragoni certo non sono possibili con le lotte politiche del passato, ma qualcosa le accomuna con le attuali: quel Potere che occultamente ha defraudato per decenni l'Italia è vivo e vegeto seppure solo in apparenza derelitto...

Oramai esausto di scrittura si sveglia lo stesso tra le quattro e le cinque del mattino, solo per bersi un caffè, fumarsi una sigaretta e rimettersi al letto, esangue di linfa creativa. Ma non se ne cruccia più di tanto , ha prodotto abbastanza. Rimane una sensazione di agonia.

In amore non esiste una formula, nessuno l'ha ancora scoperta sulla Terra...Estasiante, impudico un atto d'amore è pur sempre una narrazione, storia di conquista, estasi e caccia, orme e odori sino all'impatto cruciale del corpo a corpo.

fantomatico veleggia sulla sua Guzzi in un Paese che a volte gli appare feroce ma vivido come un parco giochi mirabilante. Col Tempo, per così dire, ci si affeziona anche ai muri del carcere in cui si è detenuti. Potenza dell'Illusione se si possiede quel minimo con cui astrarsi.

Come una bomba nucleare che deflagri nel deserto del Nevada assolato, resa mentale all-inganno esauritosi indubbio della vita, se non concepito auto-poiesi dei sensi, dunque testimonianza della Distruzione incessante ogni giorni avanti gli occhi non soltanto de relato. Ma mai che se ne scorga una ragione fiinale, questo incedere spedito, senza clemenza di sorta per Nessuno

Parole che trasudano da consumate radici, stillanti muchi in alta definizione nelle notti illuni, nel criptare dei muri in ascolto, come scie di petroliere nelle loro rotte transatlantiche, insondabili nella Burrasca dalle alte murate, se la vedetta consiste in un Radar satellitare automatico, ogni infrazione al Codice consumabile consumato.

Allusivi direi cassandriani lanciati ad una torva di sordi intonsi, come Troia fuori le mura, prima del trasloco del Cavallo, la democrazia era già allora sorte di usurpazione contro la sola rilevatasi voce plausibile.
Prima ancora di vivere in pace, di salvarsi dalla devastazione procede l'adorazione del conio, chiave universale che ...apre tutte le porte.

Dal labiale vedo la mia bella adorarmi nel sonno, sussurrarmi il nome, certificarmi ridosso il ventre con un rinculo dei fianchi. Guarigione dell'amare...salvo smentirsi il mattino dopo per un'inezia, ma si accettano anche questi sfoghi di rabbia, questa paura di non essere amati, se si sa che dietro rimesta pur sempre un ardore cristallino da commuovere per la sua soverchianza.

luce dei miei occhi, lascio alla spalle ogni suggestione di sedentarietà, per divincolarmi al passo del Mondo, inteso infine come spazio nostro, luogo di incontri, filtro sapiente con cui riconoscersi affini, mai più soli.

Farfugli di una classe politica tutta intesa nella rimozione dell'innegabile una volta innominabile, cavie dalle Coscienze come vaporizzate, possibile unicamente in un Paese rintronato da decenni di sinossi mediatica, effetti primari provatamente più che soporiferi. Una classe tout court per definizione che mostrerà i denti di Sansone se minacciata, come un Sultanato feroce cinquecento anni addietro coi suoi valvassori, schiavi, harem di vergini. Pieno Medieoevo insomma.

In momenti di rabbia o frustazione capita di esprimersi come dei bifolchi, anche se a me capita raramente, essendo un tipo composto di buone maniere, e ciò al di là delle apparenze che a volte possono confondere. Talmente punge l'ingiustizia che si pensa di aver subito da debordare a volte.

Fomento virtualmente una totale iconoclastia dove non si trattenga più alcuna teoria preconcetta, ma il cui fondamento sia pur sempre l'Umanità strappata all'incuria dei tempi, questi tempi odiosi di insipienza dove anche l'indulgenza non è solo un peccato veniale.

Tracciata una mappa dei nostri rispettivi esseri più di quanto potevamo presumere. Penso di conoscere i tuoi tracciati mentali, le tue idiosincrasie, la tua ostinazione e la rabbia improvvisa quanto mordace di parole che sono pietre ed intatte distanze. Forse serviva questo a l'uno e l'altro per misurare ancora intangibile la nostra solitudine, status usuale che è anche immanenza per ciacuno e collettiva. Ma è questo che in fondo vogliamo? Chieditelo: Lo vogliamo poi davvero?

Durante il viaggio in treno conosciuti un maratoneta di 19 anni di Salerno aspro e taciturno, un professore universitario di Genova amante dei sigari toscani, un operaio nonno che emigrò in Argentina nel 1961 cercando la sua fortuna di pittore. Ciascuno di loro m'ha offerto un'affinità con cui mi sono pure eletto parte di questa Umanità. Distraendomi per il corso del viaggio da una sensazione pungente di tradimento, senza che ve ne fosse una ragione neppure apparente.

La Musica con la maiuscola consiste nella Danza cos¡ come io l'intendo assieme ai Greci appunto. La Morte non puo essere oggetto di com-prensione, l'Eterno ritorno delle essenze della propria tipologia di sempre, le medesime sono alla fine di questo Mondo, questo Mondo forse marginale nella Storia universale...

l'avevo postato al nome di Melero per non scordarne l'antifona come scolpita nel marmo di Carrara. Ora la frase ha un padre eterno ma l'avrebbe potuta anche comporre Melero o un anonimo, appartiene al Genere Umano, se ci si pensa bene. Armonia regna sul Giusto.

Riflessioni 8
Parimenti ch'uno sia loquace o reticente gli si notifica immancabilmente l'opinione non sollecitata di godersela la vita il più possibile, invece di enucleare un senso in ogni azione umana neanche si fosse Sant'Agostino coll'occhio sempre in tralice.

Non demordo, scusate, dal piallare ogni traccia illusoria, quei nodi alla levigatezza, quei nodi cui, ingrati reprobi alla nostra solitudine, ci facciamo imbrigliare. Combatto così ogni idea che pretenda fratellanze idonee ad arginare il pleuma intatto, immarcescibile dei nostri giorni.

Audrey Hepburn, Katherine Hepburn, Ann Margret, Leslie Caron, Doris Day, Marilyn Monroe, Grace Kelly, Ingrid Bergman and Lauren Bacall. Una carellata...

se vuoi qualcosa in più, allora sorprendermi, almeno il palcoscenico non ci faccia uguali a quelli che siamo, se intendi gioco allora non stai fuggendo...

Un'annotazione si fà necessaria, lo scrittore Oz in una recente intervista diceva che qualità di uno scrittore è l'umorismo col quale combattere tutti i fanatismi. Strana affermazione, paradigmatica di quel relativismo tanto aborrito, in cui lo spazio della scena è il disincanto dell'apostata di tutto.

A torto collo seguo il dibattito politico come vedessi un pessimo film dell'orrore, questa tiritera melensa uguale da almeno venti anni, senza che se ne tragga la sola conclusione plausibiile e cioè che in questo Paese martoriato non esistono nè prospettiva poltica, nè idealità ma neppure una normale gestione ordinaria, quel minimo richiedibile agli amministratori. Ecco, viene da auspicarsi veramente una Palingenesi.

La radice di ogni saggezza consiste nel convincersi che niente è per sempre. Solo così si ha l'impressione di maneggiare un corpo liquido, ciò che nasce e finisce appunto. In questa oscillazione senza illusioni sta la Sorte che preserva amori ed amicizia.

I miei occhi: veglia di ciò che sta per accadere, il mio sguardo lo sappia in sè accogliere, è tutto. Perchè siamo apparsi prima di Dio. Era uno sguardo prima che la scena si svelasse, uno sguardo che fu potenza della creazione.

Se è vero che in Occidente si è del tutto secolarizzati, cioè emissari unicamente di un dio personale e prosaico, se corrisponde a verità che proprio sia inagibile qualsiasi azione collettiva, proprio a causa di questo isolamento della civiltà, ciò non determina che non vi sia una classe al potere che dispone sulle risorse e potenzialità dei dominati, sgominata come loro, ossia senza nemmeno un'idea di questo presupposto mandato.

La morale non sorregge l'attuale analisi, che un premier si dia al libertinaggio e non esiti a giudicarlo per sè come sfogo legittimo, non lo suffraga dalla contaminazione di una generale perplessità che suscita un mandatario un pò troppo alla buona e e magari pure cialtrone. La politica è pur sempre una missione possibilmente per gli altri, che la si guardi da destra o sinistra è lo stesso, è una questione di misura

Nei resti reconditi si stagliano pure momenti significativi di baldanza, se non di esaltata aderenza alla vita, non lo nego, ma sta proprio nel fatto di averli vissuti quali istanti di beatitudine a farne rimpiangere ora la latitanza, quel perdurare sempre più inquieto del loro non più apparire si sforma a lungo andare in inidoneità ad amare.

A mio favore non ho una prova che la direzione sia decisa, navigo per così dire alla cieca, anche la bussola è inservibile da quando il Polo s'è spostato non si sa dove. A volte attracco da dove ero partito, col tempo ci si abitua, un'indulgere che è divenuto smisurato, in attesa di cosa poi non si sa nemmeno questo.

Pogrom di tutti i castelli artefatti, di tutte i canili affratellamenti, l'idea di emancipazione finisce biologicamente in un deragliarsi nella follia, quasi indotto quale antitodo al triviale di questo Mondo di cui non esistendo controllo, non è neppure concepibile la Pietas, visto anche il tracollo verticale d'ogni manicheismo..
Ammainare la randa e sostituire la trinchetta non fu agevole col vento a trenta nodi, con onde che infuriavano in coperta, dovettero legarsi alla battagliola per non farsi spazzare via. Il vento si chetò solo un poco quando Jim andò a dormire, lui rimase allla ruota del timone, col sole rosso davanti, a nord il profilo di Capo de Gata. La barca filava sbandatissima, l'acqua turbinava ad intervalli lungo metà della coperta, l'aria era un vortice di schizzi e vapori, ma che Bolina superba!

Nirvana buddistico in cui si pensa al modo meno indolore per passare la giornata che è quello di non aspettarsi alcun futuro, ma in cui a tratti si avverte anche montare una rabbia indiscriminata, una rabbia sì contro questo tergiversare inerme, contro questo arrendersi di principio all'arroganza più bieca, giusto per quieto vivere mentre tutto cade in rovina anche dentro le vostre casucce del cazzo.
Con leggerezza di foglie vorrei vedermi così com'ero, riconoscermi quel silenzio felice ed atto dovuto, sorridermi bonario, questo cuore malato ricambiarlo con la saggezza del viandante.

E' il dilemma che vi frega, assilla inoltre l'idea alternativa che tutto un giorno possa cambiare, già, placidamente assisa l'idea dentro uno scuro deposito museale, lì inerte alle vostre sollecitazioni, vere e porprie peregrinazioni di tipo biblico.

Parimenti arrovellato che sia occupato o disoccupato, l'odierno caricaturale sta nel girare a vuoto, che se poi è attore tangibile in qualcosa, quell'escalare nei fatti ne lascia come traditi l'immaginato ed ogni serio proposito, in attesa e poi in acredine di chissà quale chimerica assoluzione che il Tempo servirà a smentire adeguatamente.

Istinto come perseguimento del godimento assoluto: plausibile teoria, ma facciamo un passo indietro: prima del godimento esaudito esiste l'attesa, questa snervazione sovrumana, con cui lo sguardo vede e già pregusta eccessi immaginari, pensieri di conquista, stratagemmi ignoti ad ogni parola, implacabili deliberazioni di voluttà...Cosa ne sanno questi mestatori rinsecchiti, questi ribadenti bacchettoni di laicità, cosa ne sanno questi transfughi dalla realtà?


Si chiude uno scenario, intuisco incombere il contrappasso, non so come andrà a finire, ma è questo mio corpo che reclama la sua reazione che è anche raccontarsi.

Un racconto che serva a far affiorare le ragioni di una reclusione che non è soltanto mia personale, a quel vuoto pneumatico del Pensiero indotto alle categorie decise in Al...to nessuno è immune.

Lasciare trapelare l'intera inadeguatezza critica, questa infermità del nostro stare al Mondo, farla rilevare con un furore che a volte riporta allo scempio di Ettore ad opera di Achille, sotto le mura di Troia, ma anche alla Pietas di Achille medesimo, quando Priamo lo prega di restituire le spoglie del figlio prediletto. Legittimità della Vendetta (Dike) ma anche Pietas, valori assoluti ancora prima della nascita di Cristo!

Il problema siamo noi, non solo la classe politica, noi siamo i protagonisti della Storia, come direbbe De Gregori, protagonisti anche quando non lo crediamo. Solo da questa consapevolezza se ne può trarre l'efficacia di un'azione che è la solo forza con cui abbattere qualcosa e costruire altro.

Non ho più la minima contezza del quantum residuo oggi del comune senso del pudore. Ciò che scrivo e che ho il fegato di postare è soltanto una parte di quanto ho scritto. Quello che per me è ancora ammissibile. Ma ho come ho la sensazione che sia comunque un terreno minato ognivolta reso pubblico.

Si sarebbe dedicato alla sua arte sino alle più esiziali conseguenze, sino a non lamentarsi mai di quanto poteva occorrergli per questa scelta. D'altronde non aveva altro da offrire se non il proprio corpo che era un'amalgama inscindibile con l'unico scopo di questo stesso corpo. Definizione di arte e dedizione.

Furore del suo discernimento, del suo distacco, del suo vivere claustrale, quando, come tutti, avrebbe voglia anche di amare. Ma così è, non si può combinare l'assoluta libertà che solo l'artista detiene con una condivisione con gli altri che duri. Siamo Monadi, specie se si è artisti senza glorie.

Proprio la lezione di libertà di Gauguin in Bretagna, poi in Martinica e Polinesia, pare dirci: “l’uomo deve ritrovare non cercare le ragioni di uno sviluppo armonico con ciò che lo circonda, deve fondare queste ragioni non per mero calcolo, ma rintracciarle dall'arcaico dell'Essere, sancendo quel patto inscindibile che legava l’Uomo alla Terra come Specie interamente unisona almeno in ciò: quell'abbraccio che era pure angoscia del Sacro, Mistero dell'esistere, davanti ad una o plurima Divinità”.

Parimenti declassato, da quando ha rinunciato al proprio status, ribolle sull'indignazione soddisfatta dei molti cretini che solo ora si riprendono la loro sordida rivincita di gaglioffi, senza arte nè parte!

Sempre più sapido nei suoi discernimenti corsivi tra salite e discese, rapinando dal trapassato scorci di una bellezza che ora riappaiono quasi inversosimili nel loro rifulgere di' un'età dell'Oro che si credeva eterna

riflessioni 7
Uno schianto che lei suggella in un falsetto osceno d'affermazione gaudente, esaltata metamorfosi di cui lui è grato ma che non gli risparmia ogni volta una non invelabile ingiuria a titolo personale. Ma tant'è il privilegio di servirla!

Omar è seduto sui talloni, senza scarpe, davanti ha l'Ovest, il sole all'orizzonte, oltre la punta degli scogli un cerchio di fuoco sformato. Si genuflette, si passa le mani sul capo, quindi le rimette giù, intona: Salaam Aleikum, Allah hu Akbar, Allah hu Akbar, Ash Adu an la Lla illahah'.
Silenzio, giunge solo l'eco della risacca oltre la passeggiata, di nuovo si alza, si genuflette, si passa le mani sulla testa, le rimette giù.
'Salaam Aleikum, Allah hu Akbar, Allah hu Akbar, Ash Adu an la Lla illahah'.
Accanto a lui poco più dietro si uniscono altri due arabi, uno anziano col costume tradizionale saudita ed uno giovane vestito all'Occidentale. Più tardi arrivano anche due operai arabi ancora in tuta blu.

'Salaam Aleikum, Allah hu Akbar, Allah hu Akbar, Ash Adu an la Lla illahah'. Ora il canto è intonato in coro.

Un sibilo di vento si mischia al canto, poi solo il vento incostante a raffiche.
S'irradia non si sa come un rosso accecante che pone le figure genuflesse in controluce. Come statue. C'è anche una figura in piedi a destra dei fedeli.

Suoni provengono da lontano, il frastuono incalzante dei milioni di fedeli, milioni di voci, la folla vorticante attorno alla Kabba, i salmi urlati dagli Iman dagli altoparlanti. Un ologramma incendiario nel Cielo rifonde ciascun essere in un amalgama indistinto. Un logaritmo sopraintende, un parallelepipedo.

Notte, luce amaranto dal basso. Sara entra nell'aula, si toglie il cappotto, va a sedersi accanto al tavolo, la lampada alogena la illumina, ha indosso una sottana in taffettà, stivali col tacco, dalla finestra chiusa s'avverte uno scrosciare di onde contro la scogliera. Lui alla scrivania le legge un pezzo che ha appena composto.

'Il Mondo delle idee appartiene alla struttura psichica dell'Uomo anche se questo constesto è da lui dimenticato. Platone avverte che è il linguaggio ad imprigionare l'Uomo dentro la caverna dove può vedere solo l'ombra delle cose e dei fatti. Ma la caverna è anche rifugio per antanomasia, e pur sempre l'ombra come l'inconoscibile fuori che proietta le sue forme controluce. Il linguaggio è quasi sempre una costruzione immaginifica perciò, anche se poi in sostanza non è che si discosti così maldestramente dalla realtà, in quanto le ombre sono comunque questo specchio diafano di qualcosa, d'un segno preciso che è effettivo e reale e sul cui carattere effettivo ci affidiamo.'

'Indeterminazione delle idee ma non al punto da portarmi a sottovalutare il vincolo, le lusinghe di queste premesse all'azione. Perchè ad ogni vuoto normativo del linguaggio, dove cioè gli uomini non giungono ad un'asserzione sostenibile qualunque, lì per me sta nascosto, sta in agguato il sacro, cioè lo stesso intangibile.'
Niente poteva essere più grande ed efferato della loro Lussuria, lei l'aveva portato prossimo verso uno Staus di parossismo erotico, con la stessa insinuante persuasività di un'ape tra i pistilli di una fioritura primaverile, subissato dentro l'imbuto di una Passione a dir poco spasmodica di quella sua speciale levatur...a di Femmina. Quella funzione da Adescatrice Lei la sapeva adoperare ad Arte, irrefutabile come un dato della Natura, in cui lo Spazio vitale, l'intero Spazio di lui l'avrebbe dovuta desiderare senz'altro scopo che questo anelarla continuo, in una dedizione all'Estasi reciproca al limite dell'Autosacrificio e quindi dell'Autodistruzione.

riflessioni 6
Saviano spiega bene certi paradossi, convinto che vi sia ancora scarto per l'indignazione, per una reazione che rimetta a posto le cose. Ma l'impressione è che sia un altro pane cotto col quale non smuoveremo una pietra di questo che è un sistema deragliato, a meno che non imploda su sè stesso, una lusinga che è sempre più fausta che augurarselo davvero.
Istinto come perseguimento del godimento assoluto: plausibile teoria, ma facciamo un passo indietro: prima del godimento esaudito esiste l'attesa, questa snervazione sovrumana, con cui lo sguardo vede e già pregusta eccessi immaginari, pensieri di conquista, stratagemmi ignoti ad ogni parola, implacabili deliberazioni ...di voluttà...Cosa ne sanno questi mestatori rinsecchiti, questi ribadenti bacchettoni di laicità, cosa ne sanno questi transfughi dalla realtà?
Ascolto, senza che più mi raggiunga il Mondo, ascolto nel vento un remoto tuonare e un canto di miriadi di voci umane. Mi rivedo fanciullo a dieci anni, è lui che ascolta questo canto corale che cresce, è lui che sorride d'inquietudine, che mi dice di voltarmi, di vedere quell'orizzonte turbinoso di nubi inchiostro e polveri violacee, tuoni e fulmini per ora muti che fanno luce su una visione d'assoluto dinamismo, vortici, mulinelli di vapori, nubi nerastre che si rincorrono frenetiche, nebbie rasoterra grigie-azzurrine, tutto ricorda Turner.

Mi rivedo in flashback bambino a dieci anni, anzi lo vedo dimnnanzi a me esattamente com'ero, lo vedo conservare un assoluta calma, segno di qualcosa, impassibile avanti al fortunale che avanza.

Nel mio stato onirico sono sospinto dal vento che piomba alle spalle, una cadenza che si fa decisiva, che può trascinarmi via.

E' un altro, quel bambino di dieci anni che dice: adesso morirò di certo! Ma quel bambino non ha paura perchè è il desiderio intatto che sapeva celato, lì in attesa del suo turno, quel desiderio che scorre in lui sottotraccia sgorgherà incessante ed intangibile proprio a causa del suo previssuto di dolore.

In fondo questa noia, questo dolore di vivere devono pure essere anelati, mi dico, se questo fervore adesso lo immagino così vivido, se lo avverto vivo nulla s'è perso, altrimenti come l'avrei immaginato? Perchè so, che oltre al terrore godrò da questi luoghi lontani, da questi deserti sferzati dal vento.

Mentre questo bimbo singhiozza a dirotto senza apparente motivo, il cielo è ora chiarissimo, sfumature panna all'orizzonte, una cornice d'argento tutt'intorno, si diffonde un profumo intenso di gelsomini e salsedine, s'erge un arcobaleno di colori, gabbiani si rincorrono berciando radenti le dune sabbiose.

E' un singhiozzare strano quello del bambino, come cosciente di inerpicarsi lungo il valico di un essere che lui non può riconoscere da sempre, come se non fosse il proprio essere in gioco, come se fosse sgominato da una potenza più arcaica di sè stesso, dalla quale non potrà mai liberarsi! Perchè in definitiva questa Potenza è Egli stesso e tutti il suo Destino in agguato!

Riflessioni 6
Nirvana buddistico in cui si pensa al modo meno indolore per passare la giornata che è quello di non aspettarsi alcun futuro, ma in cui a tratti si avverte anche montare una rabbia indiscriminata, una rabbia sì contro questo tergiversare inerme, contro questo arrendersi di principio all'arroganza più bieca, giusto per ...quieto vivere mentre tutto cade in rovina anche dentro le vostre casucce del cazzo.

Sospeso come un Albatros sopra l'Oceano tra mile apprensioni, senza che s'avveda la riva. Ma che importa, l'essenziale è volare, senz'altro che questo sbattere d'ali.

Queste inutili devianti allocuzioni sulla invasività di Internet francamente paradossali paiono come quelle che vedevano nell'invenzione del motore a scoppio una diavoleria. Internet ed in specie i Social Network sono macchine tutto qua, e ciascuno con una macchina può anche rovinarsi come si rovina sbattendo col suo b...olide a duecento all'ora contro un albero.

Con leggerezza di foglie vorrei vedermi così com'ero, riconoscermi quel silenzio felice ed atto dovuto, sorridermi bonario, questo cuore malato ricambiarlo con la saggezza del viandante.

Uno schianto che lei suggella in un falsetto osceno d'affermazione gaudente, esaltata metamorfosi di cui lui è grato ma che non gli risparmia ogni volta una non invelabile ingiuria a titolo personale. Ma tant'è il privilegio di servirla!

E' il dilemma che vi frega, assilla inoltre l'idea alternativa che tutto un giorno possa cambiare, già, placidamente assisa l'idea dentro uno scuro deposito museale, lì inerte alle vostre sollecitazioni, vere e porprie peregrinazioni di tipo biblico.

Parimenti arrovellato che sia occupato o disoccupato, l'odierno caricaturale sta nel girare a vuoto, che se poi è attore tangibile in qualcosa, quell'escalare nei fatti ne lascia come traditi l'immaginato ed ogni serio proposito, in attesa e poi in acredine di chissà quale chimerica assoluzione che il Tempo servirà a smentire adeguatamente.

riflessioni 5
Nei fratelli KARAMAZOV non ce n'è uno dei quattro fratelli che non odi il proprio padre e che in fondo non s'auguri la sua morte, anche Alesa il santo non ne è immune affatto. In 'Il grande Inquisitore' di Fedor Dostoievskj si preannunciava già tutto il corso della nostra miseria futura, ma in tanto preferirono vendere la libertà per un pò di pane indigesto. Pane, mistero, autorità, ecco i tre mezzi con cui s'abbocca...

Scopo era quello di esaperare la narrazione senza uno scopo preciso, mescolando cronaca, politica, sesso, grado di una civiltà, in un pandemonio senza edulcorazioni, furbismi amanuensi, ma in grado di far respirare un grido che rilevasse in verità: l'odio che non indulge in odio per l'intero genere umano

L'idea di Cossiga era quella del bipolarismo e dell'elezione diretta del premier, per farla finita coi partitini e coi governi irresponsabili, ma se avesse previsto questo schifo forse si sarebbe tappato la bocca. Sempre Cossiga, dopo tante prolusioni apparentemente confuse, c'ha lasciato il suo ultimo libro-intervista dal titolo emblematico 'FOTTI IL POTERE' ed al suo funerale ha vietato la presenza di questa bieca classe politica. Gesti riparatori, di una certa dignità, con cui distinguersi dall'imbarazzante consesso dei suoi supposti colleghi. Si deve in sostanza ritenere che in nome della limitazione della sovranità l'Italia abbia pagato un prezzo che non si può non definire una continua ingerenza, ingerenza che ha dato la stura ai nostri cosiddetti patrioti che hanno fatto il bello e cattivo tempo. L'attuale assetto politico ne è il coronamento più esplicito Ciò che si è fatto all'Italia ha comportato un blocco di potere, ciò che Giorgio Bocca soltanto ora definisce una dittatura morbida, ma che aveva una certa effettività già dagli anni '70. Un blocco di potere che l'inchiesta milanese su Propaganda 2 aveva provato, inchiesta poi scippata dalla Procura di Roma. Cossiga provava un totale ripudio della classe politica, prima annullò la convenctio ad excludendum nei confronti del vecchio PCI, appoggiando il governo D'Alema ma inducendolo all'attacco Nato nei confronti della Serbia. Ecco il denominatore che lo ha sempre accompagnato: la totale fedeltà alla Nato con cui ha di fatto approvato la nostra limitazione di sovranità. Questa dittatura all'acqua di rosa ma sempre pronta a difendersi con le unghie quando serve, questa dittatura da avanspettacolo, questa parodia del potere, questo falso contrapporsi quando poi sono d'accordo sugli affari che contano, questa cappa d'afa che pesa da trenta anni su vecchie e nuove generazioni, senza strepiti, senza nessuno che se ne lamenti...tutti però dentro una palude nauseante Altra allusione di Cossiga è quella che le BR avrebbero vinto se Moro fosse stato liberato. E ciò perchè l'On. Moro avrebbe fatto piazza pulita della 1° repubblica e probabilmente anche della 2° che ne era la continuazione sotto altro nome. Altra allusione di Cossiga è che ogni Stato utilizza metodi extralegali se costretto dalle circostanze. Chi non veda un collegamento con la Loggia P2 è un cretino. Ma ciò che si dispiegò alla fine degli anni '70 e cioè il consociativismo fu veramente il veleno che ancora ci portiamo appresso, cioè un implicito consenso... allo stato delle cose, per cui tutto cambia per non cambiare assolutamente un cazzo. Cossiga ha parlato molto, appena ne aveva l'occasione, sempre da protagonista. Una domanda che ha ripetuto spesso m'ha sempre colpito: 'Se veramente le accuse alla classe politica italiana fossero state vere sarebbe stato allora legittimo resistere a questo potere?

sgravato da questo impegno pazzesco che è stato scrivere Eyal, mi sento distrutto, già insicuro della assoluta probibità della mia creatura appena partorita.-

Guardo l'orizzonte, il lago, l'incendio del sole al mattino sull'acqua dove vorrei annegare tutti i miei pensieri...nuotare sotto l'acqua senza riemergere, senza ascoltare... E' ogni ritardo ad essere esiziale, questo ritardo criminale degli altri che fanno solo finta di vedere. Si tratta comunque sempre di auto lesione che è insieme un urlo disperato e ciò sempre in nome dell'Amore. Sempre in nome di questo Amore mai eviscerato dal Nulla in cui l'Amore sempre si cela sino a farci impazzire.

no alle urne io lo dico in assoluto, d'accordo con Napolitano solo sulla sintassi dell'affermazione, che nessuno pensi a rapezzare il disastro, facciano loro, i geni unti del signore, avanti così, alla grande! le persone sane sarebbero prive di ogni istinto fatto di impeti imperiosi e svilenti, quando ogni giorno si legge sui quotidiani di omicidi, stupri, diffamazioni? scavare dentro la nevrosi cioè non riguarda tutti, quando se è vero che il male non è compiuto a danni di altri, è invece perpetrato direttamente su se stessi con altrettanta pervicacia alla distruzione, la somma non cambia se è atavico l'istinto perchè sopprimerlo? se è poi il sentimento a corregerlo, sempre che non si riduca a sentimentalismo, cosa ne implicherebbe il segno contrario? l'indifferenza? l'apatia? e secondo voi l'apatia è appannaggio soltanto di un'elite fittizia? e non invece di una massa ormai subornata dall'alto in basso?

le dichiarazioni di Fidel Castro ieri davanti al Parlamento riunito, dichiarazioni che ripetono quanto sia concreto il rischio di una guerra nucleare, non pare facciano notizia sui nostri giornali e televisioni. O Fidel è considerato ormai un vecchio rimbecillito, oppure si tace su una notizia per niente irrilevante, almeno a me così pare, per i destini dell'intero Pianeta. La questione consiste in uno scadimento culturale dell'intera società disumanizzata, fagocitata dai suoi padroni bestialmente arroccati che per il potere sono disposti persino all'utilizzo di stragi e bombe. Non credo serva un'emancipazione individuale, se è in gioco la sopravvivenza della specie. Basta romanticismi, guardiamo la verità! E' tirannia, cospirazione tutti i giorni in questa repubblica merdosetta! sto rileggendo Memorie dal sottosuolo con la prefazione di Moravia che riduce tutto al sadomasochismo del protagonista. Che gran testa di cazzo, non s'è mai accorto che qui si tratta di una alterità inconciliabile col Mondo e destinata ad una guerra perpetua? Che il protagonista non è conciliabile con la realtà che ha ...di fronte e che lo disgusta? L'ho sempre detto che Moravia è stato sopravalutato! Il mio ethos non è dissimile, solo che ogni tanto si deve uscire di testa, altrimenti si rischia la paresi mentale ad essere acciaio tutto il tempo. Ci vuoleanche qui, in questo senario già da post catastrofe, quella dose di elasticità che è l'illusione che la vita continua...che è istinto puro...che è la risposta alla crudeltà di questo vivere oggi assurdo... Dicono di me che sia un pessimista. Questa di una relazione è comunque un rischio che s'affronta contro tutte le previsioni d'insuccesso, cioè il fallimento va comprovato ai nostri occhi , non c'è alternativa che buttarsi lo stesso. Almeno questa è la mia opinione! qualche conto in sospeso effettivamente c'è, d'altronde non sono il solo scrittore che li regola con la pagina scritta, anzi direi che è un vezzo comune, più che un vezzo l'essenza stessa dello scrivere, abbastanza remoti dal fuoco della questione mi pare... a voja! le endorfine sono sempre il combustibile alimentato dal gioco perenne della seduzione, non scherziamo! Dapprima c'è lo sguardo, poi il tatto e le parole, quindi l'amore quando la persona che amiamo ci manca... E' il salvabile del Tempo ciò che lo scrittore d'ogni tempo conserva, ciò per la memoria di tutti i viventi, ciò per la resurrezione in loro dei veri scrittori estinti... non mi conforta del male che ho dato, anche se detto male era inevitabile e necessario, non rincuora essere come sono, preferivo la stasi prima che divenissi lupo senza essere mai stato agnello. per me l'attività dello scrittore si sostanzia in una specie di scienza, uno scavo che col tempo e l'ostinazione diventa sempre più concludente e dunque specchio della realtà. Questa dimestichezza è ad ora non solo la mia maggiore ricchezza, ma il mio arsenale migliore: micidialità di uno scavo psicologico che inchioda il ritratto a tutti i suoi peccati!

riflessioni 4
Il termine "prostituzione" deriva dal verbo latino prostituere e indica la situazione della persona che non solo "si" prostituisce, ma che, come una merce, viene "posta davanti" alla bottega dell'utilizzatore finale.

Non sono certo moralista, queste giovani donne sono pure da capire, in una serata guadagnano cifre esorbitanti, oltre a guadagnarsi opportunità nel mondo dello show business. Certo, pagano un prezzo che è svilente della dignità d'ogni donna..., ma non faccio certo moralismi. La questione è che chi s'adopera come moralista risulta poi un pessimo divulgatore se sorpreso con le mani nella marmellata. E' questa ipocrisia, oltre all'inopportunità politica, a destare l'indignazione, è questa doppia morale che un tempo si sarebbe definita 'borghese a fare veramente schifo'

Pur scorrendo sottoterra, è il pensiero non più frantumabile ma trasformato in resistenza, in anticorpo mentale, qualcosa che albeggia appena, eppure congiunzione tra altri anonimi per un'idea possibile di Terra.

La repressione intellettuale aveva allora qualcosa di orrido, oggi al Potere è sufficiente ignorarti, lasciarti a bagnomaria nel liquame dell'indifferenziato.

il termine di pagarone non dovrebbe mai essere perduto. Nonostante lo sconforto, non perderere di vista l'immaginazione, vero succo che ci fa vivere ancora, immaginazioni che presuppongono, ovviamente, il rispetto per chi amiamo nel profondo...

La voce di Bjork ha l'asperità dell'infanzia della Terra in sè, uno struggimento stregante che s'origina alle avvisaglie di una Terra che è appena nata, che è vigore della sua violenza e delle sue pause senza leggi umane.

I miei occhi: veglia di ciò che sta per accadere, il mio sguardo lo sappia in sè accogliere, è tutto. Perchè siamo apparsi prima di Dio. Era uno sguardo prima che la scena si svelasse, uno sguardo che fu potenza della creazione.

L'alba si stagliò sull'oceano come una coperta di brina sui campi arati, quando dall'acqua affiorò il capo di un giovane capodoglio avanti alla prua, mi cinse nel suo occhio magnanimo, rituffandosi senza rumore. Fischiai ultrasuoni per ore per lusingarlo a ricomparire, per stabilire con lui chessò un'alleanza ma era sparito.

regale di ciò che conta davvero nel Mondo....la dignità di chiamarsi uomini, parte di questo Universo

La repressione intellettuale aveva allora qualcosa di orrido, oggi al Potere è sufficiente ignorarti, lasciarti a bagnomaria nel liquame dell'indifferenziato.

Rivisto ieri sera su Arte questo film languente, languente perchè mostra come degli assoluti geni della musica siano stati ignorati dal Mondo a causa di un embargo senza fine. Ferrer, Gonzales, Compay Secundo, Omara, Ochoa questi grandi vecchi però non avevano perso il sorriso, c'è invariato in loro questa vitalità inv...iolabile anche dalla miseria. Mi sono varie volte commosso proprio per questa loro irriducibilità alla vita.

Pur scorrendo sottoterra, è il pensiero non più frantumabile ma trasformato in resistenza, in anticorpo mentale, qualcosa che albeggia appena, eppure congiunzione tra altri anonimi per un'idea possibile di Terra.

I miei occhi: veglia di ciò che sta per accadere, il mio sguardo lo sappia in sè accogliere, è tutto. Perchè siamo apparsi prima di Dio. Era uno sguardo prima che la scena si svelasse, uno sguardo che fu potenza della creazione.

Se è vero che in Occidente si è del tutto secolarizzati, cioè emissari unicamente di un dio personale e prosaico, se corrisponde a verità che proprio sia inagibile qualsiasi azione collettiva, proprio a causa di questo isolamento della civiltà, ciò non determina che non vi sia una classe al potere che dispone sulle ris...orse e potenzialità dei dominati, sgominata come loro, ossia senza nemmeno un'idea di questo presupposto mandato.

La morale non sorregge l'attuale analisi, che un premier si dia al libertinaggio e non esiti a giudicarlo per sè come sfogo legittimo, non lo suffraga dalla contaminazione di una generale perplessità che suscita un mandatario un pò troppo alla buona e e magari pure cialtrone. La politica è pur sempre una missione possi...bilmente per gli altri, che la si guardi da destra o sinistra è lo stesso, è una questione di misura.

Nei resti reconditi si stagliano pure momenti significativi di baldanza, se non di esaltata aderenza alla vita, non lo nego, ma sta proprio nel fatto di averli vissuti quali istanti di beatitudine a farne rimpiangere ora la latitanza, quel perdurare sempre più inquieto del loro non più apparire si sforma a lungo andare in inidoneità ad amare.

A mio favore non ho una prova che la direzione sia decisa, navigo per così dire alla cieca, anche la bussola è inservibile da quando il Polo s'è spostato non si sa dove. A volte attracco da dove ero partito, col tempo ci si abitua, un'indulgere che è divenuto smisurato, in attesa di cosa poi non si sa nemmeno questo.

riflessioni 3
Ricorre i questi giorni l'anniversario della morte di Leon Tolstoj, uno dei grandissimi della letterratura di tutti i tempi, non solo, ma un uomo che univa alla teoria la coerenza degli atti, un nobile che decise di propugnare sempre e pervicacemente la fratellanza tra gli uomini.

E' che ci si è rovinati senza speranze di uscirne, ci si è accasati troppo in fretta, con una persona che si sarà presto rilevata una disgrazia, col tempo una vera e propria miniera di malvagità ed insipienza.

Putridi esseri coloro che non hanno un cazzo da fare che ribadire gni volta l'inutilità di quanto scrivi e pubblichi, sostenendo che sia soltanto tempo perso, un coro ignobile di detrattori pieni di livore che pure sortisce i suoi effetti guastatori.

Lui poi non è neanche uno che si lamenta del suo stato, ne ride spesso, ne scrive perchè tutto gli sia esorcizzato, se uno legge bene sono battute le sue, sebbene la situazione sia sul punto di esplodere, costretto com'è a convivere con altri simili.

Affabulazione: potere e divincolarsi delle parole, senza un fine ermeneutico prefissato, giusto facendo ruotare le parole, intrecciarle tra loro, per un significato che s'estrapola da sè, senza apparenza di deliberazione, certo all'interno di un ideo-atmosfera vergata dall'umore chiaroscurale dell'autore, per la quale ...non c'è arte della fuga e per cui ogni autore è come anchilosato.

A torto collo seguo il dibattito politico come vedessi un pessimo film dell'orrore, questa tiritera melensa uguale da almeno venti anni, senza che se ne tragga la sola conclusione plausibiile e cioè che in questo Paese martoriato non esistono nè prospettiva poltica, nè idealità ma neppure una normale gestione ordinaria..., quel minimo richiedibile agli amministratori. Ecco, viene da auspicarsi veramente una Palingenesi.

La radice di ogni saggezza consiste nel convincersi che niente è per sempre. Solo così si ha l'impressione di maneggiare un corpo liquido, ciò che nasce e finisce appunto. In questa oscillazione senza illusioni sta la Sorte che preserva amori ed amicizia.
il miglior viatico per comprendere come il Mondo sia una prigionia quasi sempre immeritata, come scopo dell'esistenza si riduca nostro malgrado quasi sempre alla vendetta, senza umanismi di sorta, senza pietà per i nostro nemici, sul fronte opposto della Sonne.

Riflessioni 2
Pacatamente, senza dolere di percorrere noi stessi la stessa rovina che è tutt'intorno, dagli affetti in bilico, agli amici insalubri, è l'intera la società a svelarsi com'è: bestiale infermità ed infondatezza celebrale, assenza di pensiero, il tutto culminante ora nell'apoteosi!

La gelosia è l'eterna sfiducia sull'altro, al punto da assillarlo, con ciò spronandolo al contrappasso, cioè all'infedeltà. Ma poichè l'amore vero va oltre la fiducia e nessun rapporto è pensabile per sempre, la gelosia è il tentativo di ancorarlo sul fondale del nulla, sulla premessa, costantemente ribadita a sè stess...i, di una propria insostituibile priorità, priorità solo supponibile ma che in natura non esiste.

ardimentoso a volte lo spirito dipana una levigatezza di pace, che pur nella percezione esatta dell'imminenza della tragedia, si lascia andare, sorvola sulla propria condizione, unicamente per esere ancora capace d'amare...tutto bene, a parte la depressione, oggi meno inclemente

Esitono circostanze così preponderanti da far crollare tutte le mura di Gerico, amare è importante certo, ma non si può concederselo se il contesto in cui esisti, se detto contesto individuato risulta essenzialmente malato...questo schifo non dipende solo dalla mia supponible ipocondria o dal mio spirito scisso antitaliano, questo sfacelo ha una casa reale...

Auspicabile, una volta che la palla sia rimessa in gioco, prima o dopo la riforma non importa, dovrebbe favorirne gli attuali opponenti in entrambi i casi, ma sarà capace la c.d. Sinistra di innovare rispetto al lezzo iperliberista di precarizzazioni, privatizzazioni, scadimento della rete industriale, altro poi se la megalomania del Leader non importi ancora esiziali defaiances del sistema, mai disinnescate

La battuta omofobica c'era da aspettarsela, visti calibro da biscazziere e animus nocendi, per cui la propria miglior difesa è sempre l'attacco. L'impressione però è che s'aggiri alla cieca tra biasimevoli inespressioni, cose che gli stessi sostenitori indefessi non osano pronunciare, compresi i sodali di sempre, congiuratori avidi ed idioti compari, gaudenti delle sue serate sultanesche.

Fuori dalla mia discrasia dal Mondo non è che si vasculi così deliberatamente sul futile, sulla superficie liscia del 'me ne frego', neanche si tratti di un libro di Saramago, esistono diversi status di delibitazione, alcuni fatali, altri paiono reversibili, per ora...

E' proprio una forma la mia di vivere che annaspa, chi più chi meno non è solo l'affermazione creativa che si palesa sempre più corrosiva, ad essere in bilico, ma un sentire comune in cui avrebbe forse gioco l'alleanza, e quindi la tangibilità, l'ingresso ad un vero gioire dei sensi.

Patronato da un Ego portentoso, stamattina si chiedeva come mai fosse ancora vivo...

Fosse o meno responsabile suffragato unico del suo status acclarato anche nei suoi aspetti deteriori, stamattina s'assolse, così come avrebbe assolto quel coriaceo, selvaggio di Macunaima di De Andreade del 19 0/20 secolo...

Questi auguri li terrò come tracce incognite forse che non fosse solo tempo perso quanto s'era scritto. Ma si sa, uno non si fà facili illusioni.

Parimenti ch'uno sia loquace o reticente gli si notifica immancabilmente l'opinione non sollecitata di godersela la vita il più possibile, invece di enucleare un senso in ogni azione umana neanche si fosse Sant'Agostino coll'occhio sempre in tralice.

Schubert - Death and the Maiden
Una delle opere più intriganti di Schubert in assoluto, un quartetto teso ed avvolgente, prodromo già delle innovazioni armoniche da Alban Berg a Paul Hindemith. Lo ascoltai per la prima volta a 17 anni mentre ne percepivo la sua lusinga in un profondo dormivegliare.

Scivolare en passant su questioni su cui i lettori sorvoleranno, come pure ogni argomentazione dialogica rintanata ad libitum all'angolo, senza che siano state nemmeno esondate le cause vessate dell'apparente contesa e, seppure contorto, alla luce della profezia pasoliniana di una società sempre più alienabile: questo ...è anche Intuire, doloroso certo, dell'evanescanza oggi delle relazioni umane.

Audrey Hepburn, Katherine Hepburn, Ann Margret, Leslie Caron, Doris Day, Marilyn Monroe, Grace Kelly, Ingrid Bergman and Lauren Bacall.

Non demordo, scusate, dal piallare ogni traccia illusoria, quei nodi alla levigatezza, quei nodi cui, ingrati reprobi alla nostra solitudine, ci facciamo imbrigliare. Combatto così ogni idea che pretenda fratellanze idonee ad arginare il pleuma intatto, immarcescibile dei nostri giorni.

In satelliti china, avamposto e gioco di rifrazioni da cui si guarda dall'altissimo il Blu intatto degli Oceani

se vuoi qualcosa in più, allora sorprendermi, almeno il palcoscenico non ci faccia uguali a quelli che siamo, se intendi gioco allora non stai fuggendo...

ma è proprio questo sforzarsi letterario come dici che mi tiene ancora a galla, ha una funzione profilattica, oltre al tentativo di un'ermeneutica della nostra epoca spuria e senza definizioni

Susciterò un certo sconcerto, ma sono dell'opinione che queste donne, se decidono liberamente di intraprendere il mestiere, lo facciano in spazi controllati e pagando le tasse su tutti i compensi incassati. Non vedo difficoltà tecniche, lo Stato s'assume la sicurezza degli spazi e la loro salubrità sanitaria, incassando per tasse credo non poco, vista l'ossessività di domanda in giro.

A denti stretti ciò che si combatte è la stessa caducità, giorno dopo giorno ammansiti nell'essere soli, stuoli anonimi senza identità, che non sia la transuenza di un'identificazione, effimera e catodica, cui soltanto da spettatori ci è ancora permesso il sogno di un dominio qualsiasi sulla realtà.

Un'annotazione si fà necessaria, lo scrittore Oz in una recente intervista diceva che qualità di uno scrittore è l'umorismo col quale combattere tutti i fanatismi. Strana affermazione, paradigmatica di quel relativismo tanto aborrito, in cui lo spazio della scena è il disincanto dell'apostata di tutto.

Riflessioni
S'inasprisce la contesa senza mai deflagrare mai davvero, come fisiologicamente sarebbe pure d'obbligo in un territorio saturo di chiese, mafie e padroni, sfruttatori che similmente all'anno 1789 preconizzerebbero l'eruzione sociale, ma qui tutto ha le tinte di una farsa ignobile in cui ci s'accomuna benevoli nel ripudio tout court della violenza, quasi fosse solo questo l'unico collante coesivo residuo

Pastoralmente indulge in una sorte di ascesi rispetto alla faccende del Mondo, non trovandovi altro che conferme agghiaccianti alle sue premonizioni, ma dato che nessuno è profeta in Patria, se la gode astenendosi dal crepitare indignazioni che sa disutili, in un ozio edulcorante, o nel tepore di letture degli antichi c...osì benevolenti sull'Uomo da rasentare il Miraggio...

comunque ribadisco la ferocia del mio pessimismo senza penare, senza auspici che non sia l'ironia del gioco pur nel naufragare imminente, non siamo così essenziali poi, nessuno di noi lo è...

spanne di parole senza un crocevia vero di interazione, inevase intenzioni che si suppurano nel via vai di giorno e notte, mentre farisea rimane questa speranza di emancipazione, sempre più spuria ma anche indelebile crosta prima di poter davvero dormire.

fucilati i suoi errori strategici, s'aggira chimerico, senza più ami nè lenze, tra quattro pareti invase da ragnatele omniescenti, senza neanche sapere cos'è davvero ancora il tormento, per giorni leggendo l'opera omnia di Bret Ellis, da oggi Roshalbe di HermannHesse in puro tedesco.

scrivere ha un senso eccome se squarci il velo della tua ed altrui autocommiserazione e se sarai capace di esplodere quanto è vero Iddio questa verità a chi ti legge...

Nella inesorabilità dell'età non può che essere così com'è, inutile nascondersi, qui l'inconciliabilità sta radicale come i sassi al fango, che passi la buriana, breve si spera, sperando che un un nuovo dominio possa attecchire meno funesto dell'attuale. Intanto sono i paradossi della Storia a rilevare, alle migliori intenzioni sta infatti un mancato relativismo, ma da qualche parte si dovrà andare

Dirigere la crisi in una sorte di vaso decantatorio che non esclude la caparbietà della creazione, stagionatura di un'espansione che pur arte di scetticismo si fa invadere di fratellanza come per miracolo...

una caratura del tutto priva di psicologismi, qui ciò che conta è l'effetto soverchiante di qualcosa più grande dell'Uomo, qualcosa che per una volta lo rende fragile, espugnato...

Roso dai margini perpetui della propria auto-insofferenza navigava ormai senza vento in un oceano di bonaccia, foriero presto però di un'imminente, terribile minaccia...

Rigore del singolo nel prendersi cura di cio’ che afferma, come fosse latore di un messaggio essenziale di cui mai si sia appurato il destinatario.

Un insieme di fattori verosimilmente, alcuni prevedibili, altri meno. Una risacca difficile da rimontare, ti dico..Non provo neanche a risalire la corrente, frastornato dal mio ozio e nello stesso tempo sgomento dal continuo e strenuo tergiversare intorno alla mia sorte ”.

Appigliati alla devastazione dell'esistere che abbiamo davanti, l'unica risorsa è leggere adeguatamente ciò che questa supposta realtà dice e nasconde ai nostri occhi, anche se ogni tanto fausta è la prospettiva illusoria di farsene anche abbacinare, così per un puro gioco illusionistico che sarà inevitabile nonchè salvifico.

Non farebbe altro che dormire, eppure anche il sonno gli procura una fatica che lo opprime come quando è sveglio.

C'è pure gente che s'indigna di ciò che scrivo, proprio non lo sopporta. Bene, mi dico, almeno c'è una reazione seppure provenga da un encefalogramma piatto o quasi. E' come dare ossigeno ad un asfissiato e questo una volta salvo v'insulta. Un cupio dissolvi era meglio che aprire gli occhi...

Tra i fattori odierni c'è purtroppo la veridicità che si volge sempre contro la morale, ne scopre il fine, la rivendicazione interessata, ride di questa inveterata menzogna'

il dilemma è ricominciare cosa? Io ogni giorno ricomincio, ma è sempre un galleggiare senza ormai neanche uno scopo

Un Paese dove nemmeno la solidarietà familiare, che è stata sempre il collante in questo colabrodo di società, resiste al suo inesorabile decadere in squallida congrega, vile combriccola avida di egoisti e mestatori, in cui la violenza ne segna il tratto per definizione, provato dal proliferare di violenze d'ogni tipo ...che vengono perpetrate di continuo al chiuso delle mura familiari, dico ogni santo giorno...

Un Paese dove l'80% dell'elettorato non apre un quotidiano, dove 100 mila miliardi l'anno di PIL provengono da riciclaggio, traffico di droga, estorsione, che spende per corruzione quasi il 20% del PIL, che lascia senza soldi disoccupati, madri senza reddito, con una manovalanza per conto di mafiosi diffusi tra Nord a ...Sud senza distinzioni, anche oltre confine, vero ed imperituro Made in Italy del cazzo?

uno Spirito ancora originario, come è dettato dalla Natura: una donna, con le sue specificità prenatali, non logorata affatto da cultura, da TV, libri e giornali, una donna che è soltanto sfiorata dallo schifo borghese, questo sì, sfiorata però, appena sfiorata, ma ancora salva proprio perché capace di resistere a ques...to logoramento tramite uno spirito direi indomito e perciò selvaggio e salvifico.

dietro questo vetro divisorio che è FB sembriamo tanti reclusi, incapaci di conoscerci davvero, per il timore legittimo che ciascuno poi dal vero non sia altro che l'ennesimo fantasma che siamo noi stessi ed intanto il tempo passa inesorabile senza che una caratura faccia luce sul reale

Ricalchi anche qui in purgatorio la tua atavica fruizione, col passo delle tue divisioni armate. Ricalchi in breve l’artista moderno, nell’Isteria del Mondo intero.

guarda con raccapriccio i cani meticci abbandonati agli angoli delle strade, guardandoli non pensa a se stesso, ma proprio a questi cani, al gesto che l'ha rifiutati, inganno con cui sono stati lasciati al margine, a questi cani speranzosi della macchina che sopraggiunge, convinti che sia lì per riprenderli, poi il dis...incanto, coscienza che affiora, ora sì soli...traditi

Il perire dei disgraziati si profila allora come ebbrezza offertaci dai mezzi di comunicazione, tentativo di far parte dell'Olimpo inaccessibile dei Potenti con tutti i loro godimenti, ed in definitiva come volontà di nulla: essenza del nichilismo!

Nella mia dispersione reco con me vero un brandello di senso? Lungo l’intercapedine in cui cieco gattono sono veramente fuori da congetture/opinioni? Sono soltanto domande...

Il populismo di Peron aveva almeno come presupposti un'attenzione al mondo del lavoro, una maggiore perequazione sociale, la nazionalizzazione delle industrie strategiche. Questo italiano di populismo non ha niente come base ideale, assolutamente niente, se non gli affari tra di loro, sotto lo sguardo appena incrinato dei cosidetti oppositori de stò cazzo.

Disposto a tutto per non continuare ad affogare dentro questa melma in cui convivono ipocrisia e indulgenza della sinistra più gretto affarismo della destra, in cui anche i patti con la mafia sarebbero benedetti, ma guai a fischiare i conniventi con la mafia, si deve essere democratici. Teste di cazzo di moralizzatori ...mentre le gente muore, muore di lavoro, muore di non lavoro e disperazione tutti i giorni

dietro le parole che si mantengono invariate si mantiene invariato lo stesso sistema di dominio seppure declinante. d'altronde la privatizzazione delle televisioni in Italia era un presupposto strategico per rifilarci il peggiore dei rifinitori di questo stato di servaggio

Straordinario quanto ci siamo lasciati abbacinare, destra e sinistra, dalle balle liberiste della globalizzazione, liberalizzazione, flessibilità del lavoro. Ora che tutto è scopertamente ignominoso, neanche si è capaci di ammettere: Cazzo, ci siamo sbagliati! Macchè si continua con la solita solfa inaudibile, disgustosa...

Sostiene Mario Pirani che Enrico Mattei aveva come obiettivo la sovranità economica dell'Italia, un'operazione che non differiva da quella perseguita da Mussolini con la nomina di Beneduce e l'istituzione dell'Iri.

magma invisibile delle compenetrazioni del nostro spirito nelle tre accezioni della manifestazione: Veglia, sogno, sonno profondo che è l'oscurità brillante senza pensiero.

?'Con la guerra l'Italia ha perduto le sue colonie, alcuni pensano che sia stata una disgrazia, in realtà fu un immenso vantaggio, è proprio perchè le abbiamo perdute che siamo accolti così bene in Iran, Egitto, Tunisia, Marocco, Arabia Saudita, Ghana. Quando la guerra d'Algeria sarà finita, vedrò ciò che sarà opportuno... fare'. Mattei in una intervista al Nouvel Observateur, pochi mesi prima della sua morte-

Probabile che l'affronto più forte compiuto da Mattei fosse stato l'incontro con Kossigin. Dopo questo incontro, l'Eni, la Finsider entreranno nel mercato sovietico con commesse notevoli, all'Italia sarà assicurato il gas russo ad un ottimo prezzo. Il Dipartimento di Stato e la Nato protestano invano, Mattei va avanti,... imperterrito ed a ragione.

Scrive Paul H. Frankel: Mattei sapeva bene che il suo apporto ad accordi interstatali avrebbe sortito l'effetto di indebolire la posizione delle compagnie petrolifere. 'Siamo stati un gattino noi italiani davanti ad interessi spaventosi.'

Sfruttando le incrinature del cartello petrolifero Enrico Mattei vi piantò i suoi paletti, mostrando un'Italia come un battitore libero dal neo-colonialismo. I suoi contratti con l'Iran e la Russia sancirono un obiettivo indebolimento delle posizioni delle compagnie petrolifere dominanti tanto che Mattei fu descritto c...ome una vera minaccia alla sicurezza strategica degli Stati Uniti.

Mattei fondò un giornale Il Giorno, corruppe molti politici utili alla sua causa, fu tra i sostenitori del primo governo di centrosinistra, quello di Vanoni, delle pianificazioni e nazionalizzazioni. La sua opera non fu dissimile da quella di Nasser e altri leader dell'epoca: respingere le influenze e le sopraffazioni ...neocoloniali. Voleva un'Italia forte, libera, capace di sostenersi sulle proprie gambe.

Mattei operò indubbiamente in congiunzione con gli interessi di consumatori e d'imprese, dirigeva una corporations di quasi 80 aziende, sotto controllo pubblico, dimostrò che anche il pubblico poteva dirsi efficiente, che su energia, chimica, accaio lo Stato ne dovesse conservare il controllo, nonostante le astiose res...istenze governative, i colpi di mano tentati dalle corporations anglo-americane per boicottare all'Eni ogni sua scelta autonoma ed iniziativa nello scenario mondiale.

Il dato è che non è possibile il pieno impiego, le imprese non assorbono manodopera, il pubblico è in ritirata. Se fossimo un paese normale vi sarebbe un'indennità di dissocupazione, ma dato che non lo siamo aspettiamo solo che la situazione deflagri, no? Per poi stupirsi, poveri increduli in malafede...

Negli anni della presidenza Regan, il governo saudita fu indotto dall'amministrazione americana a inondare di barili di petrolio il mercato, contravvenendo così alle delibere dell'Opec, ciò che causò la riduzione di due terzi degli introiti petroliferi dell'allora Unione Sovietica e l'inizio della sua crisi finanziaria che la condusse alla rovina.

La storia degli ultimi due secoli si può ridurre in realtà alla storia del monopolio delle fonti petrolifere, da Rockfeller con la Standard Oil, sino ad arrivare a Bush e Cheney con le due guerre irachene. L'apice consiste nel bisogno disperato degli Stati Uniti di controllare ancora per decenni le fonti petrolifere de...l pianeta, costi quel che costi. Obama non potrà farci nulla, se vuole sopravvivere.

Si deve in sostanza ritenere che in nome della limitazione della sovranità l'Italia abbia pagato un prezzo che non si può non definire una continua ingerenza, ingerenza che ha dato la stura ai nostri cosiddetti patrioti che hanno fatto il bello e cattivo tempo. L'attuale assetto politico ne è il coronamento più esplicito

Altra allusione di Cossiga è quella che le BR avrebbero vinto se Moro fosse stato liberato. E ciò perchè l'On. Moro avrebbe fatto piazza pulita della 1° repubblica e probabilmente anche della 2° che ne era la continuazione sotto altro nome.

Guardo l'orizzonte, il lago, l'incendio del sole al mattino sull'acqua dove vorrei annegare tutti i miei pensieri...nuotare sotto l'acqua senza riemergere, senza ascoltare...

E' ogni ritardo ad essere esiziale, questo ritardo criminale degli altri che fanno solo finta di vedere. Si tratta comunque sempre di auto lesione che è insieme un urlo disperato e ciò sempre in nome dell'Amore. Sempre in nome di questo Amore mai eviscerato dal Nulla in cui l'Amore sempre si cela sino a farci impazzire.

se è atavico l'istinto perchè sopprimerlo? se è poi il sentimento a corregerlo, sempre che non si riduca a sentimentalismo, cosa ne implicherebbe il segno contrario? l'indifferenza? l'apatia? e secondo voi l'apatia è appannaggio soltanto di un'elite fittizia? e non invece di una massa ormai subornata dall'alto in basso?

sto rileggendo Memorie dal sottosuolo con la prefazione di Moravia che riduce tutto al sadomasochismo del protagonista. Che gran testa di cazzo, non s'è mai accorto che qui si tratta di una alterità inconciliabile col Mondo e destinata ad una guerra perpetua? Che il protagonista non è conciliabile con la realtà che ha ...di fronte e che lo disgusta? L'ho sempre detto che Moravia è stato sopravalutato

qualche conto in sospeso effettivamente c'è, d'altronde non sono il solo scrittore che li regola con la pagina scritta, anzi direi che è un vezzo comune, più che un vezzo l'essenza stessa dello scrivere, abbastanza remoti dal fuoco della questione mi pare... a voja!

Ricchezza di una relazione se non si bada a come si dà e riceve, generosità senza timore delle conseguenze, si è solo preoccupati del benessere dell'altro, l'altro che non rimane mai nascosto ai nostri occhi, anche se assente, distante. Furore dopo un dissapore o fraintendimento, una delusione s'accampa più mordace ai ...sogni che parevano a portata di mano. Ma ciò è sempre amarsi! Anche la rabbia, la sua ferocia!

per me l'attività dello scrittore si sostanzia in una specie di scienza, uno scavo che col tempo e l'ostinazione diventa sempre più concludente e dunque specchio della realtà. Questya dimestichezza è ad ora non solo la mia maggiore ricchezza, ma il mio arsenale migliore: micidialità di uno scavo psicologico che inchioda il ritratto a tutti i suoi peccati!

astruso poichè l'argomento è ignoto e quanto vi si dice solitamente ignorabile, solo scavando però si raggiungono tesori, artefatti per cui la nostra specie ne viene illuminata. Non parlo del caso mio, parlo dello 'scavare', per me un'eccellente metafora dei compiti veri d'ogni scrittore che si rispetti...

sarai il filo che tiene l'aquilone sopra l'estate, sarai le brezze che l'ali faranno sibilare, sino a volteggiare luminose controsole, simbolo fermo di qulacosa: alti sopra il Mondo volare senza più paure...

Fontanellato sopra l'asfalto dimette sgorghi d'acqua che gorgogliando s'adunano nel risucchio di un tombino di ghisa lordo di frutta marcia.


Eyal
Da che parte stanno le donne


Capitolo I

Dalla conoscenza non si induce nulla di più profondo, che ciò che c'è di più profondo le è nascosto

Una donna ama un uomo che da subito fa sapere a questa donna che non è nè ricco, nè agiato ma neppure proletario, visto che pur essendo uno scrittore quasi per definizione riesce a mantenersi con un lavoro che odia. La donna propone che lui scriva a tempo pieno, provvedendo lei ai soldi, visto che in Israele sta vendendo una sua proprietà ed è proprietaria nelle Marche di una casa propria. Lui rifiuta, non gli va di essere dipendente da nessuno, tanto meno da una donna. Lei, anch'essa scrittrice di un certo talento, propone di collaborare assieme, di dividere ogni spesa, lui accetta. Lui affitta una casa al mare per venticinque giorni, provvede a tutte le spese, si occupa anche di farsi recapitare nella casa dei suoi ai Castelli tutti i pacchi di lei di cui non sa nulla e che lei non sa dove indirizzare.

Quando lui ha finito i soldi, sorpresa: la signora afferma che non ha un euro, che i suoi conti sono bloccati. Viene a sapere addirittura che la madre di lei ha avviato un'investigazione sul suo conto, nonostante fosse stato con questa signora, ospite nella sua casa, chiarissimo su tutto, in specie sulla propria condizione economica..

Lui è costretto a farsi prestare i soldi da amici cui non ha mai chiesto un prestito. Ma riesce ad onorare a tutti i suoi impegni. Tuttavia viene a scoprire da vari indizi che lei non sta dicendo la verità, un biglietto aereo ad es. che lei dice essere costato 500 EU risulta pagato per 186 EU. Risulta anche che nel suo paese essa ha venduto la sua auto, ma stranamente ella afferma che quella somma ricavata dalla vendita le è stata bloccata. Alla fine lui rimane senza un soldo e lei parte per casa dei suoi com'era previsto.


Per due settimane lui non può neanche comprarsi le sigarette, racimola spiccioli dimenticati nelle tasche di giacche e pantaloni, insegue i suoi debitori sino a perseguitarli.

Niente era stato previsto così, visto che lui confidava sull'onestà di questa persona che diceva di amarlo, che era arrivata al punto di dirgli che si sarebbe prostituita per lui in caso di bisogno (scherzava, ovviamente). Ora però la donna con i suoi SMS ed email lo accusa di averlo tradito, capito? Dato che ora si trova in difficoltà economica lei non ha più fiducia, spinta in ciò dalle snervanti pressioni della madre che vuole che la figlia ritorni dai suoi figli. Afferma addirittura che lui ha tradito la sua speranza in una vita assieme, assieme ai suoi figli.


Lui l'ha portata acerrimamente a queste conclusioni, visto che non fa che provocarla per carpire davvero la natura di questa persona. Lui diventa oltremodo spietato. Tuttavia c'ha messo poco a capire, un mese in definitiva, una somma cospicua è stata buttata ma almeno è stato bello, magnifico anzi, lui non se ne lamenta, non si lamenta mai dei soldi, ama addirittura questa persona che è disposto a perdonare, la difende davanti ai terzi sino a rendersi ridicolo, lui l'ama a modo suo, le contesta solo l'astuzia, la miseria, la macchinosità manifesta di una persona che si auto presume nascosta o dissimulata al suo compagno, ma che invece è come uno scrigno trasparente avanti ai suoi occhi, nonostante tutte le sue manipolazioni.

In tutto questo però solo Lui sa cogliere di questa donna tutti i frutti più nascosti dell'ardore, della fantasia più sfrenata, della continua attrazione, lui si rifiuta insomma di trarre conclusioni giacche con lei è coinvolto in un gioco prezioso e grande, è certo che unicamente lui può offrirle tanto. Non la odia per le sue bugie, per la meschinità, è indulgente con l'umanità in genere, lo sarebbe specialmente con lei che dopotutto è una persona che ammira per tanti altri aspetti. Ma una cosa gli è certa, quasi lapalissiana nella sua ovvietà: se questa donna dovesse ritornare da lui avrebbe voglia di punirla, questo sì, come si deve. Con una frusta! Ma per bene
 

Capitolo II
Ora, la cosa che disturba maggiormente l'uomo non è tanto l'incidente riguardante i soldi, abbiamo detto che a lui non interessano i soldi e che se la cosa lo ha disturbato oltremodo è stato piuttosto il raggiro e la malizia perpetrati ai suoi danni, la questione è ben altra e ben più grave: aborrisce di lei in realtà l'arrendevolezza sconcertante di fronte ai soprusi di cui è costantemente fatta oggetto.
Il tutto ricorda in modo impressionante un film (la donna che visse due volte) di Alfred Hitchcock, mi pare con Kim Novak nella parte della figlia succube, ma non sono sicuro che fosse proprio Kim l'attrice protagonista. Come Kim costei ha una madre che definire un portento nell'intrigo e nella manipolazione è dire poca cosa. Fu la madre a togliersela di torno ed a sistemarla in Israele con un uomo che la figlia non amava, un brav'uomo che rappresentava certo un buon partito e l'occasione di vedersela sparire lontano dallo sguardo.
La fanciulla infatti aveva un aspetto troppo florido, un indole selvatica, un'inclinazione naturale ad una sensualità così spiccata da risultare francamente intollerabile per una bacchettona ipocrita e probabilmente gelosa.
La mandò sposa dunque a questo brav'uomo e la inviò come un pacco postale in quel paese, dove nell'arco di 13 anni questa figlia partorì al marito diversi figli. Teniamo in considerazione che questa donna non è mai stata ebrea di nascita, né mai s'è convertita, nonostante tutte le pressioni. Circa cinque anni fa, il rapporto tra i coniugi va in crisi, l'uomo non provvede al mantenimento di lei né a quello della prole, la nostra eroina è costretta per far sopravvivere i suoi figli a fare la sguattera nelle case di ricchi ebrei che lei stessa definisce orribili e sporcatissimi.


No! Non intende fare causa al marito, è troppo orgogliosa oppure fondamentalmente è una che aspira nell'intimo al martirio.

La donna decide invece a sorpresa di trasferirsi coi figli nel Sinai sulle sponde del Mar Rosso. E' convinta che si possa vivere con poco, porta con sé giusto qualche risparmio che ha accumulato pulendo le case nauseabonde di questi ricchi. Vive lì alcuni mesi, gli arabi, in specie i beduini, sono gentili e premurosi con lei e coi suoi figli. E' lì che finalmente conosce la nobiltà di un popolo di cui sino ad allora aveva sentito solo parlare male.
Finiti i soldi è costretta a tornare ma riparte subito dopo per l'Inghilterra. Qui, senza che alcuno della sua famiglia (sempre prodighi di consigli e ingiunzioni) le abbia al solito inviato un minimo per la sussistenza, la donna riesce a lavorare, affitta un grazioso attico sul mare, riesce a comprarsi alcuni mobili, nel tempo libero scrive e dipinge.
La sera a volte esce, ama ballare, qui conosce un arabo dai lineamenti nobili che una sera la invita ad uscire, non sa che si tratta di una trappola. In breve la donna viene brutalizzata da ben sei arabi e ciò perché una ebrea che lei ospitava a casa propria la addita a questi arabi come una ebrea anch'essa. La riducono in fin di vita gridandole 'Dirty ebrew!'. Gli autori del misfatto non vengono perseguiti, il governo israeliano, al solito così premuroso coi propri cittadini all'estero, si disinteressa del tutto del suo caso. Come mai? Boh!
Lei, dopo mesi di ricovero, è costretta a ritornare in Israele dove per una grave crisi psichica causata dalla violenza subita, è ricoverata presso un istituto psichiatrico ed affidata alle cure di un noto psichiatra, il quale non trova di meglio che imbottirla di psicofarmaci micidiali forse a base di litio.
La donna vuole fuggire in Italia ma la ben nota giudiziosa madre la sconsiglia di compiere questo passo, dice che deve provvedere ai figli, che non può abbandonarli.


In breve la donna finisce per pesare 43 chili, cade in una depressione così acuta da tentare ripetutamente il suicidio, un giorno la salvano appena in tempo, voleva gettarsi nel vuoto dal tetto di un palazzo.
Il medico, un luminare nel suo campo, non trova di meglio che violentarla, la violenta persino in casa, coi figli dietro la porta socchiusa, finché lei decide basta e finisce per denunciarlo. Il medico è radiato dall'Ordine, è incarcerato per alcuni mesi. A lei spetta un risarcimento, ma il Governo le riconosce una miseria per i danni subiti, una miseria di 2500 EU! Ma è sempre lei che decide di non andare oltre, potrebbe impugnare la deliberazione ma non lo fa.
Nel frattempo questa donna prende posizioni pubbliche a favore della causa palestinese. Pur difendendo il diritto dello stato d'Israele ad esistere e difendersi, è inorridita dalla costruzione del muro, dagli insediamenti dei coloni su terre che appartengono ai palestinesi, dal blocco economico che affama un intero popolo nella striscia di Gaza. Scrive, pubblica, dialoga pubblicamente col poeta palestinese Munir, ragione per cui solo da ora diviene oggetto delle attenzioni dei servizi di sicurezza, subisce minacce da esponenti dell'oltranzismo sionista come pure da parte dell'oltranzismo islamico. Nel frattempo viene operata al cuore per una grave malformazione. Appena in tempo, se no sarebbe morta.
Decide finalmente di trasferirsi in Italia quando gli stessi figli vivamente glielo consigliano, quando loro stessi vedono la madre in evidente pericolo (gli stessi figli che però lasciano la madre sola a compiere il trasloco della casa in cui tutti hanno abitato, una madre appena operata di cuore a traslocare per 15 giorni, impacchettare con una temperatura interna che sfiora i 40 gradi).


L'arpia però è infuriata, non vuole assolutamente che la figlia torni, le dice che da lei non avrà nè ospitalità nè aiuto, nonostante uno dei villini della podere sia intestato proprio alla figlia. In Italia, dopo una vacanza al mare con l'uomo di cui abbiamo parlato, entrambi sono ospiti della madre nelle Marche. Questa non ci sta assolutamente a che la figlia abbandoni Israele ed i figli. La figlia resiste. Che la madre abbia un assoluto ascendente su di lei è del tutto chiaro all'uomo. Cerca di avvertire la donna di non condividere nulla con la madre, di lasciarla ignara delle proprie scelte, ma la donna è legatissima a questa arpia inutile e sopratutto dannosa alla vita della figlia in ogni senso. Continua a discutere con lei, cedendo passo dopo passo alle proprie convinzioni.
Arriva il giorno che l'arpia decide di infangare l'uomo ordendogli contro una manovra orribile e volgare. Dà mandato all'altra figlia avvocato di investigare su questo sedicente scrittore ed avvocato. Scoprono così che quanto aveva detto l'uomo corrisponde a verità, all'uomo non interessa né una posizione, né i soldi, l'unica cosa che desidera è essere scrittore a tempo pieno, nel frattempo mantenendosi con la professione d'avvocato. Malgrado ciò, dicono che lui vive sotto il tetto dei genitori, omettendo che entrambi i genitori sono gravemente malati e che forse questo figlio è lì per dare assistenza. Omettono pure che questo possiede una sua casa di proprietà. Lo vogliono far passare come un parassita! Visto che non riescono nell'intento di infangarlo, madre e sorella lo additano ora quale un elemento pericoloso, visto che costui è un pubblicista assai radicale e che ha in progetto un viaggio in moto in Iran per un reportage assieme ad un giornalista.
Vengono attivati i servizi segreti israeliani e la donna una settimana fa, viene senza alcuna ragione plausibile sottoposta a Roma ad un fermo di 48 ore per un interrogatorio, interrogatorio riguardante la relazione con questo uomo che vuole andare in Iran, cioè in un paese notoriamente nemico dello stato di Israele. Alla scadenza delle 48 ore questa donna viene rispedita in patria.


Coincidenza vuole che il giornalista ora si rifiuta categoricamente di fare il viaggio assieme. L'occasione della vita sfuma. Nel frattempo entrambi i cellulari dell'uomo e della donna vengono intercettati, la notte prima dell'arresto l'uomo perde il secondo cellulare in un mese, coincidenze? Dite?
Nonostante ciò la donna vuole che lui taccia, nonostante il fermo si profili come un autentico sopruso, si palesa qui evidente una aperta violazione delle leggi territoriali, giacche nessun agente straniero può limitare la libertà di altri (specie se cittadino italiano) in un territorio straniero, ma si sa: in nome della guerra al terrorismo si fa questo ed altro.
La donna ora è infuriata che lui abbia deciso di rivolgersi al proprio Consiglio dell'Ordine per quanto compiuto dalla sorella, collega anch'essa, passata avvocato non si sa in quale città. Nessun avvocato può davvero permettersi di far svolgere accertamenti sul conto di un altro collega, senza che vi sia un giustificato motivo né un contenzioso in fieri.
L'uomo contatta anche l'ufficio politico dell'Ambasciata israeliana per avere ragguagli sul fermo eseguito, nessuna risposta, tutto tace, non è nemmeno certo che si tratti di loro ad aver eseguito il sequestro.


La donna che lui ama ora è furente, dice di lasciar perdere la sorella, minaccia di fargli causa per via di certi pacchi che lei ha inviato alla casa dei genitori di lui senza una ragione precisa. Causa per essere stato l'unico ad offrirle un posto dove depositare i suoi 14 pacchi, nonostante lo sbigottimento di tutti? Ma come, una donna conosce un uomo da appena un mese e già lo inonda di pacchi provenienti da Israele che poteva spedire sicuramente all'indirizzo della sorella?
Non vi dico poi le complicazioni a causa di questi maledetti pacchi che non contenevano altro che vestiti per l'inverno, fax, telefonate sibilline di squallidi, ordini e contrordini. Una cosa estenuante e ridicola finché l'uomo decide di mandarli affanculo cosicché i pacchi arrivano il giorno dopo.
L'uomo chiaramente comincia ad averne abbastanza, non si può troppo tirare la fune della propria disponibilità, c'è un limite alla stupidità propria se diventa sudditanza, c'è un limite all'altrui arroganza, fosse pure la donna che più amiamo, c'è un confine oltre il quale s'ingrossa la ripugnanza e basta! Chiaro no? L'unica cosa ad assillarlo è che la donna potrebbe essere convinta a calunniarlo. Lo farà? A voi l'ardua sentenza!

postscriptum
Al solito si vede soltanto quello che si vuole vedere e cioè che io svelo alcune cose di una persona, non il fatto che a questa persona sia stata inflitta un'atroce ingiustizia, che questa donna soffre per l'inclemenza ed il silenzio stereotipato di quasi tutti i suoi sedicenti amici. Indignati non del fatto in se, ma che questo fatto sia stato svelato, giacche le convenzioni borghesi suggerivano discrezione.


Capitolo III
Scrivo di questa storia che lei doveva scrivere, io scrivo di lei in tutti i suoi aspetti perché lei comprenda che niente è privato a questo punto, visto che pubblicamente io stesso sono stato infangato, segnalato come individuo sospetto, divelto dal mio amore per manovre sordide e disumane.
Il mio unico mezzo per salvare lei e dunque noi è quello di mettere tutto in piazza perché solo così posso annullare il fraintendimento e perché in verità io stesso delle mie cose non ho mai nascosto mai nulla, perché davvero nè io nè lei abbiamo nulla di cui vergognarci e quella di lei è in verità una grandissima storia degna di un romanziere d'eccezione.
Io non distinguo più tra pubblico e privato, tutto ciò che scrivo riguarda qualcuno o me stesso e qui l'intenzione non è certo quella di denigrare una persona che continuo ad amare ma che vedo evaporare ai miei occhi, la mia intenzione è quella invece di annullare i ricatti, le violenze perpetrate nei suoi confronti sordide ed innumerevoli, denunciare questo stato di fatto come una vera e propria persecuzione di cui denuncio l'ingiustizia. Qualcosa di strano? A proposito i fatti da me narrati qui evidenziano una notizia di reato che qualche PM potrebbe prendere in considerazione o l'azione penale non è più obbligatoria di fronte ad un sequestro di persona bello e buono?
Ora, dopo aver compiuto il suo dovere, dopo aver esaudito il mandato affidatogli che era quello di difendere gli interessi di questa donna, l'uomo si sente come svuotato, incerto che lei abbia capito quanto lui ha compiuto con solerzia e determinazione.

Egli spera che la donna abbia compreso che solo svelando tutto l'intreccio si possa ora ragionevolmente continuare, si possa cioè vivere senza avere più ricatti e pressioni da parte di terzi sulla loro pelle, lui lo ha fatto per questo, per liberare il più possibile lo spazio intorno a loro, per non permettere più che nessuno infierisca sui loro corpi, che determini le loro scelte o riesca ad annullarle.
Eppure gli rimane questo dubbio atroce che la donna abbia frainteso tutto quanto l'uomo ha fatto per lei, che lo veda unicamente rancoroso nei suoi confronti, se non vile.
Ma ormai il dado è tratto, non si pente affatto, tutto quanto raccontato proviene dalle parole della donna, egli non ha dimenticato alcun particolare della sua epopea, ha tralasciato solo alcuni episodi riguardanti la sua infanzia ed adolescenza che spiegherebbero gli accadimenti futuri, sondando con più profondità i reali rapporti tra madre e figlia. Ha tralasciato i suoi veri affetti, cioè il padre, il figlio più piccolo.
Non sente la donna da diversi giorni, non sa se essa è dalla sua parte, lo spirito di clan potrebbe sempre prevalere in lei, respingendo così l'intromissione dell'uomo nella sua vita. A questa prospettiva rabbrividisce, poiché se fosse così egli non avrebbe più alcuna chance, le sue mosse avrebbero pregiudicato tutto. Ma era un rischio da affrontare lo stesso, il limite era stato oltrepassato, come si fa a tollerare che la propria compagna sia trattenuta da individui che nemmeno si conoscono, in un luogo oscuro, nel mezzo della notte e ciò per 48 ore? Ditemelo voi, sapientoni che vi indignate della mia uscita. No, queste cose non si possono accettare, nè è possibile non indignarsi per il comportamento di questa madre o troppo stupida o con evidenza malefica che quasi spinge la figlia alla distruzione non una volta ma ogni volta che se ne presenta l'occasione.

Chi è questo mostro della Natura che lascia una figlia sguarnita di tutto, che insiste che lei viva in un paese che l'ha quasi portata alla morte, che s'intrufola nelle vicende intime di una donna madre di ben cinque figli, soltanto perché non vuole vedersela intorno? No, era impossibile tacere, tacere in questo caso sarebbe stato il vero crimine.
Svelando questo intrigo, questo plagio continuo ed assassino, l'Uomo ha compiuto il suo dovere, si doveva mostrarlo al Mondo e basta! Non c'era scelta se uno si definisce un Uomo!

Il coraggio consisteva qui nel denunciare il tutto affinché si ponesse una volta per tutte termine a questo girone infernale consistente in un ignobile approfittarsi della buona fede, se non della bontà intrinseca di una donna nelle sue qualità di cittadina, di madre e di figlia. Nel fare ciò l'uomo ha sicuramente travalicato i suoi limiti conferitigli da un mandato non scritto, certo! Ma vi assicuro, non c'era altra soluzione se non un silenzio intollerabile, questo sì proditorio, vile, sfacciato! Ora all'uomo non interessa altro che questa donna prenda coscienza dei suoi diritti che sono quelli di vivere anzitutto, quindi di amare chi ha scelto di amare, che sia lui o altri non ha importanza!
E' nell'affermazione di questa coscienza che questa donna non dovrà mai esitare, mai esitare un istante a sacrificare chi vuole soltanto il suo male. Ella dovrà essere capace quindi di uccidere dentro di se l'agente che l'ha costretta al Male!!

Lui non è certamente un buon partito, anzi direi di più: questo uomo ha una spiccata tendenza a manipolare ogni sua donna verso la ricercatezza del piacere, ad abusarla il più possibile verso una prospettiva in cui la lussuria diventi il centro nevralgico d'ogni pensiero di questa donna!
A lui della donna interessa questo aspetto selvatico, fuori da ogni transazione e falsità borghese. Solo questo conta ma nella lealtà profonda tra due esseri che s'amano davvero, amarsi che è sempre rispetto reciproco, amarsi che sarà sempre nella Verità. Solo ciò è innocenza e salvezza dell'Anima! Il resto sono solo cazzate profuse da altri più temibili manipolatori, questi sì senza anima! Feccia che si annida soprattutto tra i nostri inveterati affetti che mai ci sogneremo di condannare e che perciò sono i più temibili e micidiali!
Infine un ultima nota sull'Uomo in questione: questo Uomo è come un dinosauro sopravvissuto al disastro della sua specie, ha contro tutti, tutti gli elementi sono contro di lui, nessuno o quasi dei suoi simili è assolto davanti ai suoi occhi, ciascuno reca qualcosa con se che lo sgomina, che ne tradisce la pusillanimità oppure l'ignavia profonda, segni indelebili della nostra epoca.
Questo relitto andrà per il Mondo, abbandonerà la sua casa ed i suoi affetti mal riposti anch'essi, cercherà una famiglia che non sia la sua, che non siano più i suoi figli o genitori, perché la vera famiglia non è quasi mai quella che abbiamo ereditato, ma solo i veri amici, i veri fratelli e le vere sorelle che da troppo tempo attendono il nostro arrivo, un arrivo che sarà sempre e solo un risultato dell'Anima, un risultato strappato all'incuria del dolore...Addio.


Capitolo IV
L'uomo, invariabilmente a prescindere dall'ora in cui si corica la sera prima, s'alza alle quattro di notte, la cosa in realtà non lo disturba affatto, alle quattro tutto ancora tace, la notte lentamente schiarisce, lentamente i canti degli uccelli si fanno più vividi, un raglio d'asino, un abbaiare di cani irrompono ogni tanto.
Quando si prepara il caffè-latte lo beve fumando la sua prima sigaretta, in bagno legge qualche brano di 'Quaderni di Lanzarote' di Saramago, scrive al computer, si sdraia al letto per pensare, quindi si rimette al computer, dopo il secondo caffè-latte.
Il fatto è che a forza di dormire poco l'uomo sta perdendo la vista, è irascibile oltremodo, non riesce più a sopportare le cose che vede e sente e non tace, s'immischia di tutto, a volte cerca la lite, in tasca porta con se un coltello, in caso lo userebbe soltanto per difendersi, ma l'averlo nella tasca del pantalone lo tranquillizza. Ultimamente ha chiesto anche il porto d'armi. L'uomo infatti è stato minacciato per via di certe cause penali che ha svolto nel passato e, così pensa almeno di vendere cara la sua pelle. Nell'immagine che si fa di un duello si vede però invariabilmente accecato da un odio talmente smisurato da indurlo quasi meccanicamente a sbranare a morsi il collo dell'avversario all'altezza della giugulare, nel frattempo cavandogli entrambi gli occhi con le mani.
L'uomo in realtà sta tentando di andarsene da questo Paese pavido, distrutto nei valori e tradizioni più nobili, sa che sarà sempre peggio, lui l'ha pure preconizzato: è guerra, guerra tra i sessi, guerra tra classi, guerra nelle famiglie, con caste di privilegiati e delinquenti arroccati in avamposti difesi da forze dell'ordine soverchianti.

Lui sta tentando di andarsene da tempo, Norvegia, Sud America, dovunque ma via da questo paese senza speranza.
Il medico suo amico lo ha avvertito che se persiste a dormire poco, a fumare come un turco ed in specie a bere, il suo cuore potrebbe risentirne. Meno male che è uno sportivo coriaceo, riesce a correre lungo i colli almeno per un'ora, sali e scendi, non è mica uno scherzo, nuota al largo anche per un miglio senza conseguenze che i rimbrotti dei bagnini di salvataggio che dai pattini lo apostrofano se non sia diventato matto, rammendatogli ogni volta il pericolo di essere investito da qualche natante improvvido.
Nota per gli editori: non rompetemi le palle, non ho alcuna intenzione di pubblicare con voi a meno che non mi mettiate 10,000 EU contanti sul tavolo, le cose che scrivo come vedete le pubblico già per conto mio. Una cortesia personale: non ditemi mai la parola 'esordiente', per me è come se diceste 'frocio', odio questa parola 'esordiente' perché è come un amo con cui v'augurate che il pesce abbocchi, la aborro questa parola anche perché personalmente sono almeno 20 anni che scrivo, il mio primo libro risale al 1989, razza di cazzoni!
In definitiva, l'uomo non è mai stato così bene nella sua vita. Ha raggiunto alcune fondamentali certezze riguardanti la sua persona ed una di queste, lo sprezzo, è certamente quella più sorprendente e corrosiva. Se è vero come gli dicono in molti che è una persona intelligente, istruita, se non addirittura un intellettuale, corrisponde a verità che nonostante le sue capacità, i traguardi conseguiti, egli ancora non abbia raggiunto alcun risultato adatto alla sua autonomia,

così evidentemente può occorrere che questo uomo si senta spinto a riconoscere di se stesso che in effetti è del tutto solo in questo Mondo e di fronte a questa che è una constatazione pur plausibile, cosa altro rimane a questo uomo se non valorizzarsi malgrado tutti i detrattori, difendere la sua autonomia sempre e dovunque, respingere da se ogni altro essere che gli ispiri mediocrità e volgarità? In questi casi lo sdegno è poca cosa, sì, lo sprezzo ci vuole, lo sprezzo con cui sferziamo tutti gli imbecilli che si ritengono in pace nella loro supposta impunità.
L'unica risorsa che non gli è mai mancata nella sua vita sono le donne. Per un periodo è stato anche con una escort professionista, biondo-platino plurilingue, archeologa ma succube alla cocaina. Con le donne però negli ultimi tempi si sente un po frenato, varie delusioni lo hanno via via come devitalizzato. Non è mai stato convinto del detto ignobile 'ogni lasciata è persa'. La maggior parte delle donne gli fanno ribrezzo, altre seppur gradevoli non le ospiterebbe mai nel proprio letto. In fatto di gusti è un uomo direi difficile insomma!
Questa donna che faceva parte dei suoi amici in FB, lo aveva conquistato una notte mentre chattavano, lei sulla spiaggia di Tel Aviv, lui a casa sua insonne. C'era in lei un'esaltazione che affascinava l'uomo, un'esaltazione assai rara nelle donne.
S'intuiva subito che la donna era un'artista, direi artista in toto! Nessun dubbio! La follia di questa donna si manifestò infatti da subito, proprio quella notte, nella decisione immediata con cui volle raggiungere l'uomo in Italia.

La foto di lui sul suo profilo l'aveva già convinta, ancora prima che lei avesse avuto modo di parlare con lui, questo gli confesserà la donna al suo arrivo una settimana dopo.
Egli acconsentì. Una settimana dopo ecco che lui la va a prendere all'aeroporto. La scorge tra i passeggeri, scarnita nel volto esausto punteggiato di macchie, magrissima, svettante sui tacchi alti. Lui pronuncia il suo nome, il volto di lei si gira, scruta l'uomo in viso, quindi si sofferma esperta sul suo corpo, certamente colpita dalla sua altezza che forse non s'aspettava. Dopo essersi stretti la mano, lui s'offre di prenderle uno dei trolley, lei gli passa quello alto un metro e mezzo, caricano tutto nella Panda.
Dentro l'abitacolo s'accendono entrambi una sigaretta, sono ora diretti in un ristorante a Fiumicino che lui conosce da anni. Ordinano riso alla pescatora lui, lei riso alla crema di scampi, un piatto di cozze abbondante, insalata, un litro di vino bianco della casa, un paio di Averna per lui. Lei non mangia molto, è quasi astemia. In compenso fuma peggio di lui.
Quando la conduce alla casa che lui ha affittato al mare, lei è colpita dalla sua pulizia e dal buon gusto che l'uomo ha tentato di dare all'interni. Dopo aver sistemato le valigie ed averle indicato il suo spazio nell'armadio a muro, si abbracciano subito, raggiungono il letto, lui le sfila le scarpe, a lungo nella quasi oscurità, rischiarata soltanto dalla luna calante nella cornice della finestra aperta, con il fragore distinto del mare e nient'altro, si scrutano negli occhi, indagandosi in un silenzio che li conforta e li esalta da subito.
Entrambi sono commossi prima ancora che abbiano il coraggio di baciarsi.
E' un risultato delle loro anime che ha dell'incredibile, un percepire sensitivo che cambia i loro esseri nell'immediato, che scolpisce per sempre dentro i loro corpi quasi un imprimatur insopprimibile..

Come la traccia che il Destino a volte imprime al corso ordinario delle cose, lungo il corso del fiume in piena, un mulinello, ed all'interno del vortice una pozza d'acqua tranquilla, in pace, senza riflessi che non sia quell'assoluto oro cagionato dal sole alto allo zenit...
Rimangono insieme quasi dieci giorni nella casa, passeggiano al mattino sulla spiaggia, o se hanno fatto tardi la notte poltrendo e parlandosi a letto sino all'ora di pranzo, il tempo è spesso nuvoloso, ogni tanto piove, ma a loro va bene così, c'è poca gente in giro con la pioggia, la temperatura è ideale per ragionare e loro devono parlarsi con una certa lucidità. Il resoconto di queste discussioni è stato ampiamente palesato nei capitoli precedenti, è quindi inutile ripetersi. Infine la donna ritorna in Israele per traslocare la casa e per sistemare altre questioni.
Dopo quasi un mese di assenza, Ella torna da lui, nella casa al mare che lui ha riaffittato. L'ha impreziosita con alcuni oli ed acquarelli di valore che ha portato da casa. La sera stessa la invita ad aprire la camera che le ha riservato per spogliatoio. Ella vi scopre i regali con cui lui la omaggia. Due vestiti di Etro in chiffon trasparente, verde pastello e verde muschio, un impermeabile a mezze maniche in nylon nero con scialle, una giacca corta Ralph Loren verde scuro, un pantacollant nero abbinato ad una canottiera in nylon rosso antico, quattro paia di scarpe, calze e biancheria, per ultimo un corsetto con giarrettiera e perizoma, in vinile nero, unica eventuale concessione alla loro lubricità.

Le dona anche la 1° edizione Guanda dell'Opera completa di Garcia Lorca, un'antologia di Ungaretti, un testo di Alda Merini, uno è autografato e dedicato a lei da parte del suo amico poeta Roberto P., infine un anello d'oro con giada che lei, standole un po largo sul dito, mette prontamente al sicuro tra i suoi effetti.
La sera dopo decidono di uscire in moto. Lei sceglie di indossare il pantacollant lucido e l'impermeabile. Essendo il casco senza visiera inforca dei grandi occhiali neri. Lungo il tragitto in moto la sente sussultare, ad intermittenza l'avverte avvinghiarsi a lui con un vigorepazzesco. Straordinario!
Lui le carezza una coscia con la mano. Lei stringe le cosce ancora più convulsamente ai suoi reni. La donna ottiene il suo primo orgasmo tra gli innumerevoli in moto che seguiranno ogni volta, giorno o notte, indifferente al fatto che magari vi fosse un auto dietro che la notava! Da non crederci!
Presso il bungalow di Ostia si prendono una capirinia, anzi due. Paga lei. Al ritorno, appena parcheggiata la moto, lei lo vuole condurre in un vicolo che conduce al mare. Questo vicolo ha un muro, lei vi si addossa mostrando le spalle, subito s'abbassa il collant mostrando il biancore dei fianchi perfetti e sodi, sì, vuole assolutamente farlo lì in piedi. Lui la monta ma ha paura che qualcuno li veda dai terrazzi degli appartamenti oltre la strada. Decidono di andare a casa. Appena apre la porta lei si toglie il soprabito e la camicia, s'avvinghia con braccia e gambe a lui. Sostenendola con le mani dai glutei lui la trascina al letto, la getta sul letto, la sovrasta con tutto il suo peso.

Si amano così, per almeno cinque ore, mezzi svestiti, lei ancora con gli occhiali, i sandali neri col tacco a spillo, il pantacollant soltanto calato a metà coscia.
Questa donna è una furia, conclude l'Uomo dopo una notte ed un'alba d'amplessi. Alle prime luci si prendono il caffè-latte, mangiano pane e marmellata di prugne, fumano una sigaretta, si parlano con una confidenza quasi fossero stati amanti da sempre. Straordinario, sì! Senza altro da aggiungere a questa perfezione dei sensi! Ti amo, dice lei, io di più, sussurra lui.


Capitolo V
Un suo amico gli dice di lasciare perdere, una donna matura con tanti figli, gli dice ripetutamente, è sempre una complicazione ed un tormento. Ciò che rimane alla fine si riduce soltanto a vecchiaia e morte, la bellezza sparisce, è solo un'illusione, perché dannarsi tanto? Orribile quanto ha detto questo amico! Orribile perché non fa distinzione, non concepisce il Bene nè tanto meno il Male, tutto è indistinto giacche tutto finisce per essere distrutto dal Tempo.
Costui scrive: Chi te lo fa fare di immischiarti in una storia del genere? Lasciala al suo destino e pensa ad altro.'
Chiodo schiaccia chiodo e l'amico provvede a mandargli via email una serie di contatti e foto, giovani bellezze russe o ucraine, alcune sì, davvero allettanti. Lui le guarda appena, non ha alcun interesse per loro. Sa che queste donne non hanno alcun talento, unicamente interessate ad una sistemazione qualsiasi che le tolga dal fango dei loro paesi.
Ma magari è fortunato, per una di esse potrebbe prodigarsi per insegnarle cos'è l'ardore, l'arte d'amarsi! Poi, si domanda, potrebbe lui davvero sobbarcarsi il mantenimento di una ragazza, quando a malapena riesce a sopravvivere? Quando in questi frangenti si ritrova praticamente a scroccare pranzi e cene, ad appropriarsi di libri di cui non può fare a meno?
Un'altra considerazione è rilevante in questo caso e cioè che l'amore non si compra, è un sentimento inaccessibile per le tasche di chicchessia, o ce l'hai o no, semplice come l'acqua ma introvabile se sei arido come un deserto.

Ad Estrada che lo definisce Puer, una specie di Icaro che si brucia le ali contro il Sole, vorrebbe spiegarle che no il paragone non è adeguato. E' lui stesso che lascia che tutto questo succeda, è sempre lui che costringe gli avvenimenti sino al parossismo, sino alla crisi ed al fallimento, giacche ragiona come in un'ordalia tremenda, pratica questa ordalia incessantemente, mettendo le persone di fronte ad una scelta nell'immediato, non lasciando alternative tra lealtà e tradimento, intransigente sino all'estremismo.
Soltanto in tal modo si fa una visione chiara e definita di chi ha davanti, lo enuclea nella sua dissimulazione, lo scova dal suo nido protetto, lo insegue, lo caccia come una preda sino a sfinirlo, poi con calma, quasi indulgente ora, lo osserva nella sua paura, nel terrore, quando costretto allo scoperto freme per la sua stessa vita, e tutto ciò in un tempo che può essere brevissimo come protratto nel tempo. Lascia a questa preda insulsa la decisione di fronte alla sua potenza.

Generalmente perdona, una volta, due, tre, ma prima o poi, a fronte dell'inescusabilità dell'amico, dell'amica, come del cliente o del familiare, tremenda si profila la vendetta e la maledizione.
Alcune di queste maledizioni proprio in questi ultimi tempi sono arrivate a segno, senza che lui ne sia affatto meravigliato. Sa che ha dei poteri e li usa con discernimento, senza strafare, seguendo in ciò sempre uno spirito di Giustizia.
Uno è finito in ospedale in fin di vita, l'altra idem il giorno dopo il suo pronunciamento, no Estrada, egli non si sente assolutamente vittima, ma caso mai, protagonista, un protagonista oscuro, a volte infernale con cui non c'è da scherzare.
C'è ad esempio questa infida serva, con i suoi stracci dismessi e maleodoranti, le stesse pantofole ripugnanti, sempre le stesse, questa che doveva essere stata una megera da giovane, da sempre afflitta da un invidia salace senza requie, come da un odio mordace per tutto ciò che è nobile e bello, bè questa carogna senza età che lavora come domestica in una casa borghese, lui l'ha riconosciuta subito: una fattucchiera, una strega senza età, dedita a sobillare, congiurare e diffamare colla complicità della sua esimia padrona.
E' sicuro che gli ha fatto il malocchio, dopo che, durante un dopo pranzo, lui l'ha guardata negli occhi infidi. Lui l'ha riconosciuta subito! Quella s'è messa paura e non s'è più permessa neanche di fissarlo. Da allora lo odia, sobilla, melliflua s'insinua in faccende che non la riguardano ma in cui questa merda s'inserisce giusto per procurare il Male! E' sicuro del suo malocchio! Ma a lui il malocchio ha poca presa! La deficiente non lo sa.

Ma a questa persona succederà qualcosa entro l'anno, fiamme, un colpo apoplettico, una crisi d'asma! Vediamo se c'ha azzeccato! Questo schifo pagherà tutte le sue malefatte,! Tutti i Mani gli siano testimoni, sin da ora! Lui la maledice!
Una caratteristica distingue questo Uomo più di ogni altra: mai, dico mai, potrebbe sottostare ad un padrone che lo paga. C'ha provato negli anni, ad adeguarsi ma prima o poi era costretto a riconoscere che gli era impossibile sopportare qualsiasi comando che si risolve sempre ed immancabilmente in cieca prevaricazione. Perciò si definisce anarchico! Nessuno deve comandare su un altro! Solo questo è il suo credo!
Per lui le società non abbisognano affatto di stato, polizia, esercito e padroni! Basterebbe la buona educazione tra le persone, un vicendevole scambio che può essere benissimo di servizi come di merci.
Ma essenziale è lo spirito del giusto con cui trattiamo i nostri simili, che siano familiari, amici o stranieri che per un tempo limitato lavorano per noi ma uguali a noi in tutto! Una mano lava l'altra! Un giorno potremmo essere noi ad essere stranieri e servitori di chi un tempo c'ha servito! Semplice anche qui come l'acqua!
Non serve certo una rivoluzione, ripeto è sufficiente la buona educazione, il rispetto per i propri simili e per tutte le creature di questo dannato pianeta. Ma la rivoluzione diventa improcrastinabile se il dominio non si cheta, se sfrutta, stupra, dilapida senza ritegno, uccide e ordisce guerre per profitto di pochi. E' qui che diventa necessario, direi inevitabile l'odio!

Beninteso, ciò s'estende anche con gli animali, come direbbe Cootze, anche rispetto a loro trova applicazione questo ragionamento eccome!. Non si può allevarli per mangiarli, per sfruttarli per il nostro piacere! Tutti dovrebbero diventare vegetariani proprio per una ragione che è anzitutto etica.
Rimangono le religioni, queste sono utili perché inculcano il senso del sacro che ispira rispetto per i viventi, che innalza l'uomo al di sopra del suo puro istinto, che fa intravvedere che esiste anche un'anima forse immortale con cui dobbiamo fare i conti. Ma che cosa rappresenta oggi veramente la nostra santa madre Chiesa, con tutti i suoi assurdi privilegi, con la marea montante di tutti i suoi scandali sessuali in ogni angolo del Mondo, scandali che la investono come un cancro in metastasi da cui difficilmente otterrà guarigione?
La Chiesa è parte del sistema di sfruttamento e di inciviltà che regna in questo insulso Mondo ed in particolare nella nostra Bell'Italia senza speranze.
Assieme alle caste degli approfittatori del popolo, cioè con i soldi del popolo asino, assieme alle cosche protette dalla politica e dalle banche che ormai hanno invaso l'intero paese da Nord a Sud, assieme alla finanza ed alla banche veri vampiri del nostro inglorioso secolo, assieme ai protetti e parassiti lasciati a poltrire in funzioni inutili per un magro stipendio, s'accompagna questa Chiesa lercia e depravata cui auguro il più doloroso contrappasso, giacche non c'è nulla di peggiore che l'ipocrita falsità di chi propugnando il bene, in realtà compie il Male o fa soltanto i comodi suoi.

Ora, tornando all'annosa questione di questa donna sfortunata, forse perché ingenua o perché vocata al martirio, lui sente di combatterla questa battaglia all'ultimo sangue, poiché vede che la persona in questione può ancora salvarsi dalla morte del suo Spirito. Carpisce in questa donna tutta la potenzialità dell'innocenza che nulla ha a che vedere con la bontà o con le virtù che vengono propugnate e che nulla c'entrano con quanto ci circonda quotidianamente.
Qui si discute di uno Spirito ancora originario, come è dettato dalla Natura: una donna, con le sue specificità prenatali, non logorata affatto dalla cultura, da TV, libri e giornali, una donna che è soltanto sfiorata dallo schifo borghese, questo sì, sfiorata però, appena sfiorata, ma ancora salva proprio perché capace di resistere a questo logoramento tramite uno spirito direi indomito e perciò selvaggio e salvifico.
Lei non lo sa di questa fortuna che l'ha preservata quasi intatta, nonostante violenze, manipolazioni, indifferenza, calunnia, ingratitudine, vizio e crudeltà del Mondo. A volte pare si vergogni di com'è, quanto è sprovveduta questa creatura celeste! Sì, perché la crudeltà si prefissa propriamente di colpire le persone che ancora hanno preservato del candore in loro.
Satrapi, satiri, pervertiti ma anche gente comune e cioè tutto il popolo pippaiolo e pallonaro hanno come obiettivo primario proprio quello di distruggere ciò che rimane di illibato in questo Mondo alla cancrena. Vogliono che assolutamente non rimanga alcunché, nemmeno una traccia di quanto resiste di nobile, cosa che farebbe rilevare che un altro Mondo c'era, che un altro Mondo potrebbe essere sì possibile.


Carogne s'adoperano in questa operazione di sterminio quotidianamente, senza requie, per il gusto di infangare la probità, per cancellare l'istinto puro di una persona ancora integra, ma anche per il motivo che la sola sussistenza di questa persona davanti ai loro occhi proverebbe che no, non tutti sono uguali, non tutti sono carogne come loro stessi, perché la loro stessa presenza farebbe affiorare alla loro coscienza come davanti ad uno specchio il ritratto di chi siano realmente e cioè esseri malfidi, sporchi, carogne da destinare al macero se esistesse davvero un dio misericordioso la cui suprema misericordia sarebbe quella di sterminarli tutti dalla faccia della Terra.
Perciò questa donna è perseguitata, vilipesa, considerata come pazza, neutralizzata nelle sue potenzialità, distrutta incessantemente, sebbene mai si giunga a distruggerla davvero, giacche questa persona, proprio per le qualità rare che possiede, proprio perché indomita ed immortale come una dea, è davvero una fenice che sempre rinasce e rinascerà dalle sue ceneri. Ciò in barba a tutti i filistei, preti e ruffiani, a queste donnacce prodighe di consigli che in realtà la mortificano, a tutti i soprusi e stupri di cui è stata fatta oggetto.
E' per questa semplice ragione che l'Uomo s'è deciso a questa guerra senza tregua, senza ostaggi, sino all'ultimo sangue, una guerra che lui farà, in modo chiaro e pulito, una guerra in suo nome, ed in nome della Verità più alta e nobile, perché lei torni a credere alla vita ed in specie nell'amore, per il proprio trionfo, per il trionfo dell'intera Terra!
E perché non abbia mai vergogna di quello che è. Per Dio! Almeno questa volta! Perché questo è un giuramento! Dovesse costarmi pure la vita! Lei non sarà mai più sola! Mai, lo giuro!

La questione annosa è che però questa donna, nella sua bontà, è incapace di concepire assolutamente odio contro chicchessia e senza odio nessuna guerra è praticabile, ragione per cui lui si sente sguarnito, disarmato proprio nel momento cruciale dell'assalto nemico.
Com'è possibile che questa donna non voglia difendersi? E' ciò in realtà che la fa detestabile agli occhi dell'Uomo, questa arrendevolezza intollerabile, questa rassegnazione senza senso se in gioco c'è la stessa propria vita, il valore stesso della propria esistenza posta in bilico sopra un baratro che altri hanno preparato e verso cui si viene sospinti senza ritegno dalla perfidia, dalla malizia di donnacce, oppure con la forza della prevaricazione degli uomini. E' soltanto questo a dividerli in modo traumatico! E lui se ne danna, forse davvero invano!
Per cui, Luì, che le si lasci ancora del tempo! Non s'affrettino ancora le conclusioni!
Per far comprendere a questa donna quanto è improduttiva la sua posizione rispetto agli obiettivi e scopi che si propone, l'Uomo è costretto suo malgrado ad assumere teorie estreme e comportamenti intransigenti e di radicale cinismo, lei sa che l'Uomo è tutto meno che cinico, lo conosce abbastanza da sapere con quanta cura si prodiga per gli altri, apprezza la sua educazione, il temperamento solido e calmo, la visione ampia, saggia e temperata che possiede delle faccende del Mondo.


Capitolo VI
Nel periodo che hanno abitato assieme, egli l'ha fatta riposare dalla sua spossatezza, l'ha lenita nelle sue ferite esistenziali, l'ha fatta mangiare cucinando per lei ogni giorno, con una tavola apparecchiata in cui non mancava mai una ginestra, un tulipano rosso antico,

un paio di candele la sera in giardino, l'essenza al patchouli alla fine, sempre con la musica sottofondo di Faber, oppure Cesaria Evora, Gal Costa, Milton Nascimento, Paul Simon, Nick Cave, T Bone Burnett, Vasco Rossi oppure con la classica, Bach, Mozart, Brams, Debussy, Satie, Benedetto Marcello.
La notte vedendola scoperta la copriva col plaid, la accudiva insomma col sentimento di un padre verso una figlia e dopo qualche settimana la donna aveva infatti ripreso vigore, peso e colore, le macchie sul suo volto sparite, un sorriso ora riaffiorava, rilevando bellezza, la voglia di vivere e d'amare.
Come in una cura omeopatica, al mattino, mentre si prendevano il caffè, egli le leggeva alcuni passi significativi di Justine, laddove si discetta di morale e di virtù, di religione e giudaismo, di amore e sessualità, senza mai riportale i passi troppi lubrici degli amplessi e delle mortificazioni. Un passo particolarmente l'aveva colpita: 'Ecco l'amore, ecco perché i Greci lo ritrassero con una benda negli occhi. E' dunque vero che quando si arriva a trasgredire formalmente coi propri gusti, l'istinto di tale pretesa legge, inevitabile conseguenza di tale primo scarto, consiste nella violenta tendenza a lasciarsi andare in altri mille modi. Azione e reazione perpetue presuppongono cioè il moto necessario di tutta la nostra essenza.'
Ella concordava su tutto quanto lui le leggeva di questo libro, questo testo pazzesco che è una bomba ad orologeria ancora oggi, quasi duecentoventi anni dopo la sua pubblicazione.
Unicamente il passo riguardante l'incesto l'ha trovata in disaccordo ma questo lui se l'era immaginato. Lui glielo aveva letto lo stesso, pur non condividendolo lui stesso, giusto per saggiarla anche in detta questione.

Dopo una dormita dopo pranzo, ella s'era svegliata di soprassalto. Dice di aver avuto un incubo tremendo. Lui le prepara il caffè, si siedono nella penombra della cucina.
Ella ricorda che l'incubo si svolgeva a Tel Aviv, nel suo appartamento. Ethan, un amico di vecchia data, la fa volteggiare tenendola per le ascelle, quindi posandola a terra le bacia come al solito entrambe le guance, ripetendole al solito affettuosamente il nomignolo con cui la omaggia da una vita e cioè 'Ima' che in ebraico significa Madre. Il sogno ha un inizio felice e scanzonato.
Dal pianerottolo dove abitano, s'affaccia una bambina alla porta d'ingresso, ha qualcosa in mano. La bambina le porge un pezzo di stoffa rettangolare sul quale ha impresso alcune file di strass multicolori ed una scritta a mano, un augurio per lei e la parola Ima alla fine.
Appena dopo, una telefonata del suo ex marito le comunica che il figlio più piccolo, all'uscita dalla scuola, è scomparso. Nessuno sa dove sia finito. Lei è presa dal panico. Prende le chiavi della sua auto, si mette al posto di guida, col posto accanto che rimane misteriosamente vuoto, mentre dietro stanno l'altra sua figlia maggiore, al lato opposto una ragazza di 16 anni, sorella della bambina di prima, con l'Uomo al centro.
La donna col cellulare è in costante contatto col suo ex marito. No, le ricerche non avevano dato alcun esito.
Presso la piazza principale di Tel Aviv lei ha però un presentimento terribile, è certa che il bambino sia morto, la piazza le appare enigmaticamente deserta ed afosa, è presa da un tale sconforto da rischiare un colpo apoplettico mentre urla di rabbia e disperazione.

Continua a guidare oltre la piazza verso il quartiere ricco della città che è dislocato appena dopo la piazza.
Poco dopo si ritrovano con l'auto diretta verso Sud, intorno il paesaggio è arido, brullo, pietroso, senza altro visibile all'orizzonte che un deserto sconfinato. Dallo specchietto retrovisore lei si avvede che l'Uomo della sua vita, l'Uomo con cui ha deciso di vivere per sempre, sta baciando e palpeggiando la ragazzina, scopre così che la ragazzina lo contraccambia con una lascivia sorprendente per la sua età, lui le ha già messo le mani sotto alla gonna, ne adagia lentamente il corpo a cavalcioni sopra il suo, ora penetrandola con delicatezza, la figlia accanto urla per lo sconcerto che la scena provocherà certamente sulla madre testimone.
La madre ferma l'auto, fa uscire tutti dall'abitacolo con le sue urla, gli sportelli rimangono aperti, anche quello del passeggero sul sedile anteriore, insulta e colpisce l'Uomo coi pugni quando ad un tratto una specie di iguana ma più piccolo, coi denti a sciabola, la cresta sul dorso ed una lunga coda attorta,
con una potenza inimmaginabile s'avventa su di loro, li assale a colpi di morsi, gli assalti sono micidiali, così repentini e furiosi da rendere impossibile qualsiasi difesa. Tutti rientrano precipitosamente nell'abitacolo, fuggono a tutta velocità. Ricoperta di sangue e sconvolta, lei dirige l'auto verso casa. Tutti sono ammutoliti dentro l'abitacolo.
All'arrivo a casa, quando sono nel salotto, quella specie di mostro in miniatura ricompare, e subito li riassale nuovamente, è panico tra i presenti, Ethan compreso. Lei con un triciclo tenta di arginarne la virulenza, lo costringe a rinculare ed a rifugiarsi nella camera adiacente, dove la bestia si nasconde sotto il letto.

Con l'aiuto di Ethan cercano di vedere dove la bestia si sia annidata per snidarlo da là, ma sotto il letto è come se regnasse un'oscurità assoluta in cui è davvero impossibile vedere. Prendono una torcia, illuminano sotto il letto ma rimane sempre un angolo nero ed inaccessibile in fondo alla parete opposta in cui è davvero impossibile accedere con la luce.
L'incubo si trasferisce nella casa al mare in Italia. Lei è furiosa, pazza di rabbia per quanto l'Uomo ha combinato con la ragazzina in auto. Con una spranga devasta la casa, distrugge i quadri, le suppellettili, a morsi e con le unghia straccia tutti i vestiti, poi riprende la spranga e continua nell'opera di distruzione che non risparmia neanche i mobili, non tralascia niente alla devastazione sistematica, con una forza disumana procede nella distruzione sino ad arrivare alla loro camera dove lui è in piedi impietrito..
Lo sguardo implorante dell'Uomo non le fa alcun effetto. E' implacabile questa opera di distruzione che infine si cheta in un silenzio di dolore irredimibile, giacche lei sa che è finita, finita per sempre!
Il sogno finisce qua, devastante in ogni senso. Lui tenta di darne una spiegazione psicoanalitica plausibile.
Ne traccia un quadro, la scomparsa del figlio è forse dovuta ad una fuga volontaria del ragazzo. In questo modo il ragazzo intende protestare contro il connubio della madre con quel compagno di cui il ragazzo è certamente geloso, il ragazzo potrebbe scorgere nel loro amore qualcosa che è più potente di quello che la madre prova per il figlio.
Si consideri che detto figlio è del segno dello scorpione, lo stesso dell'Uomo, un segno focoso, segnato da passionalità ed intransigenza.

Lei non è convinta della sua analisi, pur non dicendo nulla. Lui si fa disegnare i ritratti dei personaggi coinvolti, la scritta della bambina sulla stoffa, il grifone o l'iguana, in particolare il ritratto del figlio. Lo studia, lo gira e rigira tra le mani.
Per il resto del pomeriggio non fanno che analizzare il sogno, il disegno che lei ha prontamente eseguito. Non se ne viene a capo. Lui le accenna qualcosa a proposito della mitologia pre-persiana e pre-babilonese. Il grifone era un simbolo preciso di ineluttabilità, una divinità capricciosa forse similare a quella di Shiva nella mitologia induista.
Lei chiede dove era fiorita questa civiltà. Lui replica nell'attuale Iran al confine con l'Iraq. 'Iran, Iran..'.ripete lei con una espressione nel volto attonita. Ma rimane in loro come un'inquietudine per giorni, l'orrore impresso nella memoria indelebile come la lebbra, quasi si fosse trattato di un avvertimento, un segno inequivocabile nel loro destino che presto o tardi sarà svelato


Capitolo VII
Nell'ultima settimana della loro convivenza nella casa al mare, l'Uomo quasi non la sfiorava più, pur non facendole mai mancare le sue attenzioni. Come un morbo che si fosse impadronito del suo spirito, senza che in realtà lui ancora ne potesse trarre alcuna conclusione, era nata in lui una diffidenza tenace sul conto della donna. Essa non lo convinceva più ma senza sapersene spiegare la ragione.

La sera del loro ultimo giorno, dopo che era ritornato dal lavoro con l'ennesima spesa in mano, ella gli aprì il cancello con un cortissimo ed attillatissimo abito sbracciato a pallettete nero, il dietro trasparente, reggicalze e calze a rete, scarpe col tacco a spillo, interamente truccata da sembrare una puttana.
Gli fece impressione vederla così, ansiosa di emendarsi con lui. Egli dimenticò quasi di baciarla entrando in casa con le buste in mano ed adagiandole sul tavolo. Le ingiunse di preparare la cena, mentre lui si sarebbe fatto una doccia. Per l'occasione, dopo essersi lavato e sbarbato, indossò il suo completo migliore e l'imbrillantinò i capelli all'indietro.
Finito di cenare, un'aria di tristezza incombeva su di loro. Lei lo condusse nella camera, si stese sul letto allargando le gambe. Azionò il suo depilatore elettrico, e con questo provvide per un po' a consolarsi. Lui la osservava dal divano prospiciente, senza osare ad avvicinarla. Quindi si spogliò, si affiancò a lei, carezzandola sul volto, guardandola con un misto di pena e disprezzo. Disse: 'Non devi mai fare questo per me, intendo vestirti così per me, tu non sei la mia puttana, io ti rispetto'. Lei pianse a lungo dopo quelle parole.
Finirono per parlarsi sino alle prime luci dell'alba. L'argomento fu Wide Shut Eyes, l'ultimo film di Stanley Kubrik di cui pochi hanno mai compreso davvero il messaggio dirompente. La donna ascoltò in silenzio il resoconto della trama tratto dal libro 'Doppio sogno' dello scrittore austriaco Arthur Schnizler.
Il film, un autentico testamento che il maestro decise di lasciare in eredità ai posteri, verteva su una coppia felice (Tom Cruise e Nicole Kidman) genitori di una bella bambina.

Il film inizia con le scene di un ricevimento in una casa lussuosa a Londra, dove Tom Cruise, un giovane medico bello ed aitante, viene chiamato a soccorrere una squillo in crisi cardiaca per via di una dose massiccia di cocaina. Il medico salva la donna e viene ringraziato dal suo amico ed anfitrione, proprietario della casa.
Nel frattempo la moglie (la Kidman) è fatta oggetto di un gioco di seduzione da parte di un libertino astuto e licenzioso, cui lei sa resistere con un certo garbo. Di ritorno a casa entrambi discutono sulla serata, interrogandosi vicendevolmente sulla licenziosità.
La sera seguente Tom Cruise incontra per caso un suo vecchio amico in un nightclub club. I due si parlano a lungo, ad un certo punto l'amico, che di mestiere fa il pianista, dice che deve andare a lavorare, l'altro perplesso gli chiede cosa debba fare a quell'ora della notte, il pianista, facendosi promettere dall'amico il massimo riserbo su quanto sta per dirgli, gli accenna di un castello dove lui dovrà suonare per gente altolocata. Allo sbigottimento di Cruise, a fronte delle sue insistenti domande su chi sia questa gente, l'altro replica che non ne può parlare ma che se lui ne ha il desiderio di venire l'indomani notte, che venga pure e così gli fornisce l'indirizzo e la parola d'ordine, consigliando per l'occasione di presentarsi in smoking ed una maschera per il viso.
L'indomani sera Tom Cruise s'aggira per la città, per caso incontra una prostituta che lo invita a casa sua, c'è nell'immediato tra loro una forte attrazione, lui vorrebbe baciarla ma lei si scosta, preferisce di no. Dopo aver lasciato la donna, Tom raggiunge un negozio di abiti in prestito, qui assiste alla scena di un padre che sorprende la figlia adolescente e viziosa con due uomini maturi, il padre è furente, spedisce la figlia al piano di sopra, trattenendo i due uomini per poterli denunciare la mattina dopo.

Tom rivolge al negoziante le sua richiesta, gli viene consegnato l'abito ed una maschera nera dal taglio veneziano. Con un taxi raggiunge l'ingresso del castello, scandisce al maggiordomo la parola d'ordine e fa il suo ingresso. La sala al piano terra è affollata di uomini ciascuno in smoking e relativa maschera. In una sala enorme è in corso una funzione, un maestro di cerimonia scandisce un canto corale propiziatorio, attorniato da una decina di donne mezze nude, svettanti sui tacchi, ciascuna con la propria maschera.
Tom raggiunge il piano di sopra, dove si svolge l'orgia, in ogni sala, in ogni angolo scopre che queste donne mezze svestite sono alla mercé di tutti i presenti, chi ripiegata su un tavolo, chi per terra servita da più uomini, dappertutto è un sospirare e godere generalizzato.
E' in una di queste sale quando viene avvicinato da una di queste donne, ella gli chiede cosa ci sta a fare in questo posto, lo avverte che è in pericolo e che presto sarà scoperto, gli ingiunge di andarsene subito, lui chiede chi sia, ma la donna rifiuta di rispondere, insistendo che lui vada via subito, infine scompare con un uomo che la invita a seguirlo in un altra sala.
Tom però è catturato a tal punto da ciò che vede da dimenticarsi di quanto la donna gli ha ingiunto. Continua nella sua peregrinazione, affascinato da quanto vede più che indignato, ma ad un certo punto è fermato dai maggiordomi, condotto nella sala delle cerimonie, affollata e col maestro al centro della scena.
Gli viene chiesta la parola d'ordine, lui la dice, il maestro gli chiede ora quella per uscire,

Tom replica di non saperla. S'ode un mormorio di riprovazione, il maestro gli ordina di togliersi la maschera, lui obbedisce, ad un tratto la stessa donna di prima s'erge dal semi-ciclo in alto, dichiara di assumersi il debito al posto suo. Il maestro decreta ed ordina al personale di accompagnare l'intruso fuori dalla porta.
Col taxi Tom raggiunge il negozio che è l'alba. Scopre così che la figlia del proprietario ha comunque soddisfatto le voglie dei due uomini e che il padre se ne dimostra addirittura fiero, mentre conta tra le mani le banconote ricevute per la combine. Il negoziante si rileva così il ruffiano della figlia appena adolescente. Tom consegna l'abito e ritorna a casa esausto. Qui, nasconde la maschera che ha dimenticato di riconsegnare in un armadietto che chiude a chiave, va verso la stanza dove dorme la moglie. Ella è preda di un incubo. La sente mormorare dapprima di disapprovazione, poi gradualmente sospirare di piacere. Infine la sente ridere disgustosamente nel sonno.
Nicole si sveglia di soprassalto. Lui non le domanda del sogno, è lei a svelargli piangendo a dirotto quanto ha sognato. Dice che era in una sala con molti uomini, lei mezza nuda con la maschera come tutti nella sala. Via via questi uomini si precipitano su di lei, la palpano, la penetrano in ogni modo, contemporaneamente si ritrova ad essere penetrata da più uomini, lei ci sta, gode di questa che diventa per lei puro godimento, pura frenesia se non esaltazione. Tom la vede piangere desolata. Lui non aggiunge nulla a racconto.
L'indomani mattina si dirige al castello, un maggiordomo al cancello gli consegna una lettera con cui lo si consiglia di lasciare perdere. Tom va a trovare il pianista in un albergo di cui l'uomo aveva accennato nel loro unico incontro.

L'addetto alla reception, un omosessuale, afferma però che l'uomo è stato condotto via in maniera spiccia da due energumeni la mattina stessa, inoltre aggiunge che recava evidenti segni di contusioni sul volto e che pareva zoppicare, come fosse stato aggredito. Tom esce e lungo la strada ha la percezione di essere seguito.
Seduto in un caffè mentre sfoglia il quotidiano s'imbatte nella notizia che una donna è stata ritrovata morta sulle rive del Tamigi, che la donna probabilmente era una squillo, abituale assuntrice di droghe, che causa probabile della morte fosse stata certamente un'overdose. Lui ne è sconvolto, è sicuro che sia lei, la donna che tentò di avvertirlo durante l'orgia della notte prima.
Si dirige a casa della prostituta, un'amica di questa apre la porta e lo fa entrare, Tom consegna un pacchetto con una torta che intendeva regalare alla prostituta, ma l'amica replica che l'interessata difficilmente potrà gustarla, visto che si trova in ospedale per un AIDS-conclamato.
Raggiunge allora l'obitorio, corrompendo il medico di guardia si fa aprire il loculo dove si trova il cadavere, la riconosce da un segno sulla spalla, è lei, la donna dell'orgia, forse è la donna che lui aveva salvato durante il ricevimento con cui ha inizio il film. La trama è svelata.
Di ritorno a casa, scopre che sul letto dove dorme la moglie è stata adagiata la sua maschera che lui aveva chiuso nell'armadietto. Piange ed il suo pianto sveglia Nicole. Lui è costretto ora a svelare ogni particolare. Ne discutono sino all'alba. Non sanno che decisione prendere, se denunciare il fatto o meno.

A mattino inoltrato Tom è nel salotto del suo anfitrione, si prendono un drink mentre il padrone di casa armeggia con la stecca sul tavolo da bigliardo. L'anfitrione è stranamente in imbarazzo col suo protetto. Quando costui gli svela che la donna trovata morta sul Tamigi è la stessa che lui da medico aveva soccorso nella sua casa, l'altro taglia corto, affermando che si tratta soltanto di una puttana e di lasciare perdere l'argomento.
C'è uno stallo ora tra loro, è manifesto l'imbarazzo. Tom non molla, vuole sapere. L'altro, senza mai entrare nel dettaglio, dapprima nega che le cose di cui Tom ha accennato siano realmente accadute, visto che la donna trovata morta potrebbe essere davvero morta per overdose, come d'altronde accertato dal referto medico, quindi gli ingiunge il silenzio, svelandogli che queste faccende non devono assolutamente riguardarlo, che c'è gente importante che in nessun caso lo risparmierebbero se lui insistesse nelle sue tesi.
Di nuovo uno stallo s'erge tra loro. L'anfitrione ripete amichevolmente che sì, 'si tratta solo di una puttana', che non c'è nulla di cui parlare, che sono faccende davvero che non devono riguardarlo. Tom è terrorizzato ora. L'altro gli mette una mano sulla spalla, dice di ammirarlo, gli ripete di dimenticare tutta questa storia, che è soltanto frutto della fantasia. Accenna anche a sua moglie, s'informa sulla sua salute e su quella di sua figlia.
La scena si sposta nuovamente nella casa della coppia. Tom aggiorna la moglie sul contenuto della conversazione, La moglie è terrorizzata quanto il marito, ha paura per lui, ma anche per sé stessa e per sua figlia. Sostiene di lasciare perdere, di dimenticare questa storia.


Visto che siamo sotto le feste natalizie, la coppia decide di acquistare dei regali in un centro commerciale affollatissimo. Entrambi i coniugi sono come frastornati mentre si aggirano tra gli stand, la figlia invece è esaltata, compare e scompare tra gli scaffali con la merce esposta. I due sono incapaci di dirsi un parola, frastornati dalla folla e dal frastuono degli altoparlanti e della musica, i loro volti sono atterriti, ma nello stesso tempo rilevano come un'inconciliabilità irredimibile sorta tra loro come una piovra aggrappata ai loro destini.
Come se un disgusto comune ma contrapposto si fosse impadronito delle loro menti, a tal punto da rasentare un'aperta sfiducia tra loro se non inimicizia, ecco il loro status. La donna tenta di alleviare la situazione, dice 'noi, cittadini normali, a cos'altro dovremo pensare se non la salute dei nostri figli, noi dobbiamo vivere'. Lui replica, come fosse sotto trance: Sì, hai ragione, noi dobbiamo vivere!'
C'è come uno sguardo d'intesa tra loro, ma debole, quasi malato, segno ineluttabile di una metamorfosi profonda dei loro esseri, gravati come saranno per sempre da un'ipocrisia che li ha già condannati, che li diffama l'uno agli occhi dell'altro, senza che possa discernersi una soluzione. Mai sarà tra loro come prima, loro sono condannati per sempre da una scelta che ormai li ha deprivati della stessa umanità.
Alla fine del racconto, la donna afferma che a loro non rimaneva che questa scelta, che dato che erano in pericolo di morte e con loro anche la figlia, non rimaneva altra soluzione.

Lui rifiuta questa tesi, afferma che così scegliendo loro hanno in realtà distrutto l'amore e con l'amore la fiducia reciproca, che potevano denunciare l'accaduto e fuggire in un paese lontano, cambiando nome, cambiando sembiante. Lei nega questa possibilità, loro, dice, sono così potenti da scovarti in capo al mondo, senza contare che Tom avrebbe perso tutte le opportunità borghesi conquistate col duro lavoro.
Lui traccia un quadro più generale di cosa sia in realtà il Potere, in essenza il Potere è l'impunità garantita di poter uccidere addirittura per il piacere di farlo, in essenza, aggiunge, tutto si concentra su questo: sessualità, il Potere è anzitutto licenziosità, dominio sessuale esercitato su chi ha bisogno per vivere di essere pagato, sessualità sino al limite che può essere benissimo l'assassinio, di cui mai sarà trovato il responsabile giacche è l'intero sistema ad essere coinvolto quale artefice o complice. Questo è il messaggio, il testamento che Kubrik c'ha lasciato a futura memoria, l'orrore descritto da Sade in piena luce, senza sottintesi, il Potere com'è in tutta la sua estensione malefica che adopera la manipolazione per una virtù che deve riguardare soltanto gli altri, i sudditi, schiavi del nostro Tempo, carne da macello per ogni guerra combattuta per il profitto degli stessi prevaricatori, sempre gli stessi, cioè di coloro che anche in tempo di pace ordiscono, complottano, al sicuro delle loro logge segrete, coloro che gioiscono dell'omicidio rituale, dello stupro, giusto per il gusto di sottomettere i loro simili, ignari di tutto, manipolati da TV e giornali, a cui sono incessantemente diretti film edificanti che servono unicamente al controllo e al condizionamento di questa massa di imbecilli, mentre i loro padroni scorazzano sui corpi veri di questi disgraziati legati dal bisogno, torturando ed annientando questi corpi senza più nome, sicuri della totale impunità garantita a loro senza eccezioni da un sistema inventato appositamente per questo.

A queste considerazioni lei tace, lui tace, un brivido gli percorre il corpo, ha come la sensazione di essere spiato, di aver detto qualcosa che dovrà pagare. E' agghiacciante, dice, tutto l'odio, ma c'è un odio che è ammesso, quello contro i nostri persecutori. Lei non è d'accordo, afferma che la gente comune non può caricarsi queste responsabilità sulle spalle, deve vivere, lavorare, badare ai figli ed alla spesa. Lui tace, si volta e di colpo s'addormenta mentre la sente ancora trafficare in cucina. E' disperato in realtà che lei non comprenda. La discussione è stata esiziale tra loro, sa che è finita! Che non c'è più niente da fare. Anche lei lo sa, ne è certo ormai!


Capitolo VIII
Non prova mai rimorsi, rifarebbe sempre tutto daccapo senza mai rimpiangere mai, dico mai, la sua supposta credulità. Sempre l'aveva avvertita, scriverò la nostra storia poiché è l'esperienza degli uomini per me l'unica che conta per il talento vero.
Fu il giorno che lei decise di ritirare i suoi pacchi nella casa dell'Uomo che questo intuì quanto suo padre avesse avuto ragione in ordine alla pericolosità di questa donna ed alle conseguenze possibili che una relazione con lei avrebbero certamente comportato.
Al Mattino inoltrato essa si presentò su di un Mercedes nero metallizzato ad 8 posti munito di uno sinistro autista nascosto da occhiali Ray Ban a specchio. Lei era vestita coll'abito Etro verde pastello, stretto ai fianchi dall'alta cintura di pelle nera, sandali neri col tacco a spillo. Appena la vide, affacciata dal finestrino aperto, si complimentò del vestito, ella sorrise dicendo che glielo aveva regalato lui.
L'auto fece ingresso nella proprietà, lui e l'uomo misterioso provvidero a caricare tutti i pacchi nel bagagliaio. Esaurita l'operazione lui l'abbracciò dicendole:

'Non ci siamo neanche baciati' dandole due baci sulle guance paffute ed aggiungendole ' Ti voglio vedere prima della tua partenza'. Lei replicò che sì, anche lei aveva voglia di vederlo, consigliandogli di tenere il cellulare a portata di mano, che avrebbe telefonato nel pomeriggio per avvisarlo dove si sarebbero visti. Il sedicente autista gli si avvicinò e fissandolo negli occhi, gli strinse la mano.
Il pomeriggio lei gli telefonò a casa, spiegando che avrebbe ritelefonato più tardi al suo cellulare per indicargli il luogo finale dell'appuntamento, che non poteva aggiungere altro, accennò all'auto ed all'autista facendogli intuire che si trattava di un uomo dei servizi.
Dopo pranzo l'uomo riposò nella sua camera, la sognò, tormentato dalla visione della violenza di cui lei fu vittima anni prima, all'epoca della sua permanenza in Inghilterra. Sei arabi, come si ricorderà, la brutalizzarono riducendola in fin di vita. Perché?
Era questa la domanda che si poneva, che davvero una donna possa essere quasi uccisa soltanto perché ritenuta ebrea aveva dell'incredibile, doveva esserci altro, lei gli aveva accennato dell'inchiesta aperta subito dopo il delitto, quell'inchiesta subito insabbiata, in quanto quegli arabi erano alle dipendenze di un boss, arabo anche esso,trafficante di droga, ma al soldo dei servizi segreti inglesi nella lotta contro il terrorismo islamico.
Ma lei chi era, che ruolo aveva avuto in tutto questo? Il dubbio che lei stessa fosse effettivamente un agente coperto cominciava ad affiorare nella sua mente, ipotesi più che verosimile.

Per ultimo, in una specie di dormiveglia, la immaginò nella scena della violenza, mezza svestita, contusa e sanguinante, la vide tra i suoi aguzzini mentre godeva, si godeva, pur violentata e riempita di botte e calci. Cacciò dalla sua mente quell'immagine surreale, assurda, troppo crudele sul conto della donna da poterci fare un vero affidamento.
Nel pomeriggio, mentre lui stava seguendo alla radio una partita del mondiale, gli giunse la sua telefonata al cellulare, diceva che stava ad Ostia, che si sarebbe diretta verso il mare dove solo lui sapeva. Lui inforcò la sua moto e s'avviò. Al punto prestabilito però non la trovò. Gironzolò per la spiaggia affollata di rumeni ed extracomunitari, una calura tropicale lo fece sudare mentre la cercava con lo sguardo tra i bagnanti. Esausto infine la vide, nel suo vestito verde, svettante sui tacchi, il volto contratto dall'ansia.
Seduti sui talloni, addossati all'ombra della parete dello stabilimento, nascosti così allo sguardo dalle schiere di auto parcheggiate, si parlarono. Lei gli intimò di non interromperla, disse che entrambi i loro cellulari erano intercettati, che lui sapeva da chi, che la scelta di lui di recarsi in Iran per un reportage li aveva allertati, certo a sproposito, ma così era. Aggiunse che Israele avrebbe attaccato l'Iran entro la fine dell'estate, le operazioni erano in corso con l'aiuto logistico di alcuni paesi arabi alleati intesi a limitare la crescente influenza dell'Iran sulla regione.
Lui qui la interruppe, le chiarì che se Israele avesse compiuto questo passo, le conseguenze sarebbero state devastanti, trattandosi di paesi, uno certamente dotato di arsenale nucleare, l'altro di cui non si poteva affermare davvero che ne fosse privo.


Che la scelta di attaccare per primi avrebbe significato per Israele il coinvolgimento certo della Siria, del Libano, forse dello stesso Egitto, nonché il completo isolamento internazionale, che inoltre con l'amministrazione Obama non si poteva sostenere che l'America sarebbe stata al fianco da alleato. 'E' un suicidio, ti dico'.
Lei continuò nella sua perorazione con lo stesso tono basso, disse che proprio perciò lei intendeva portare via i suoi figli, cioè portali al sicuro. Tutti?chieseluiSì!'
Raggiunsero il pontile, quindi una rivendita di libri sotto un esteso parterre di tela bianca, lì lei gli chiarì che l'avvocato per il quale doveva lavorare era in realtà un mafioso, uno dei peggiori della sua specie, gli rivelò che costui non aveva alcuna intenzione di prenderlo nello studio, ne era certa da informazioni ricevute in modo confidenziale ma di cui non poteva fornire la fonte.
Si recarono verso la pizzeria al taglio, lui disse che non aveva soldi e che doveva provvedere lei, mentre lei ordinava, lui occupo un tavolo all'aperto lasciandovi il casco, quindi ritornò dentro mirando alla figura snella ed attraente della sua bella. Ogni tanto s'affacciava dall'uscita per controllare che non gli rubassero il casco. L'aveva notato però l'uomo, piccolo e solitario seduto dietro il loro tavolo, costui gli fece un cenno d'intesa come per dirgli 'lo controllo io il casco'.
Si sedettero, due teglie, lei pizza rossa, lui pizza ai funghi porcini e pomodoro, una bottiglietta di vino bianco di Frascati. Ora lei gli accenna che la figlia lavora presso un avamposto militare nel deserto, addetta alle intercettazioni, visto che la ragazza parla benissimo quattro lingue. Questa figlia s'è fratturata un braccio, non si sa come, ma sta di fatto che l'hanno congedata.

Fa anche cenno al luogo super segreto, in mezzo al deserto in cui lei non è mai potuta entrare, neppure scorgere da lontano, la ragazza infatti veniva usualmente prelevata nel mezzo del deserto. Lui si chiede la ragione, il perché gli stia rilevando tutto questo.
Gli ripete che la guerra è imminente con l'approvazione implicita degli americani, ma senza l'apporto logistico della Turchia, tutto è più difficile per il rifornimento dei cacciabombardieri senza le basi turche e ciò a causa della crisi diplomatica occorsa dopo i fatti della nave turca assaltata, dopo i numerosi morti causati dalle truppe d'assalto durante l'abbordaggio.
Lui ordina un altra bottiglia, riesce a farle bere un bicchiere, si fumano una sigaretta mentre un rom adulto con la fisarmonica suona per loro il leit motiv di dottor Zivago, un brano che li segue dovunque, ogni volta si vedano. Entrambi danno all'uomo un euro di mancia, quello ringrazia. Lei dice che deve andare al bagno, estrae dalla borsetta il perizoma di vernice, dice che lo indosserà per lui, lui verifica che l'uomo alle sue spalle è scomparso.
Al suo ritorno raggiungono mano nella mano la moto, si siedono sui talloni accanto alla moto, lui le dice quanto è bella, sfiorandole con le dita l'incavo tra le gambe dove la scopre già bagnata, decidono di farsi la loro consueta capirinia al bungalow, ma prima lui telefona a Roberto perché li raggiunga, lo stesso che gli ha affittato la casa al mare, divenuto per loro una specie di amico.
Roberto compare con la sua amante, sono ora in quattro intorno al tavolo, le capirinie sono squisite.

La sua compagna è intenta in un'allocuzione sui sentimenti e sulla fedeltà, afferma che compito dell'uomo è quello di bonificare il territorio perché la donna di questo uomo stia tranquilla, in qualche modo allude che il suo attuale compagno è venuto meno proprio a questo compito.
L'Uomo non dice nulla per l'intera serata, segue con attenzione quanto la donna sta dicendo.
Lei è al solito temeraria, s'intrufola nelle questioni personali dei loro ospiti in una maniera che ha dello sfacciato, tenta di farsi dare i loro numeri di telefono. La coppia poco dopo si congeda, loro rimangono soli. La donna dice di andare al bagno, lui le consiglia di mettersi qualcosa di caldo, che la temperatura è parecchio scesa. Lei estrae dalla borsa grande il soprabito nero cerato e gli fa intravvedere il corsetto di vinile. Lui ride eccitato dalla frase con cui la donna si congeda: 'Adoro tutto ciò che è lucido.'
Dopo un po' la vede uscire dal bagno, chiusa nel soprabito. Ha indosso il pantacollant lucido. La vede dirigersi al bancone della mescita per pagare il conto.
Ora sono sopra la moto, in mezzo al traffico notturno diretto alle discoteche, loro sono invece diretti verso la Cristoforo Colombo, qui lungo la strada laterale, infine lui svolta a fari spenti contromano verso la pineta, parcheggia in una piazzola che conosce, vicino alla caserma della Forestale.
Appena scesi, lei si spoglia del soprabito, s'aggrappa a lui avvinghiandolo con le gambe, lui sostenendola la conduce sopra il tavolo da picnic, la stende di schiena, le solleva le gambe, le stende sopra la sua fronte, e senza neanche toglierle il pantacollant.

La palpeggia, la lecca con furia tra le gambe, lei, esaltata, sospira, sussurrando ad intermittenza quanto lei lo ami.
Dai lampioni ai margini della piazzola deserta, la luce rileva quanto sia intrigante questa donna, col suo corsetto e il resto.
Con entrambe le mani l'Uomo le stringe quei piccoli seni impudenti, poi le abbassa il pantacollant sulle cosce, la lecca ora sul vivo, ma la donna s'alza, s'inginocchia sulla panchina, mostrandogli spudorata il fondo schiena, lui s'inginocchia, la lecca, le mette una mano in bocca, lei si rialza per inginocchiarsi ai suoi piedi, lo succhia, lo fagocita anzi, un'avidità che ha del frenetico, la sente tossire ed ansimare con fragore, ma, pur se lo ha inghiottito sino alla gola, lui non vuole questo, la induce invece a rialzarsi, la stende di nuovo di faccia contro il tavolo, le affonda il suo arnese, poi lentamente punta più in alto, lei protesta' No! No!' ma senza interromperlo mai veramente, è solo pro forma questa opposizione, lui lo sa, ecco, ora lui insiste, s'è aperto un varco, la sente fremere e lamentarsi, balbetta mentre una volta lo invoca, un'altra lo scongiura 'No! No! Ti prego! 'Fai piano, ti prego!', lui la riassicura, le dice di fare da sola, di prendersi il tempo che ci vuole, lui non ha fretta.
Gradualmente il varco si fa meno impervio, è dentro o no? quasi non ci crede, verifica con la mano, ma sì, perdio, è proprio lì, saldo dentro le sue calde viscere, poi gli basterebbe giudicare l'effetto che ha su di lei, per lui del tutto inedito, così cruento, la trepidazione della sua voce in falsetto che ancora ingiunge cautela, 'Piano, piano!' pur essendo del tutto evidente che l'Uomo non ha ancora osato un movimento, certo inchiodato contro di lei, con la voglia di non mollarla la presa,

ma è la donna che lo sta cercando, avanza e rincula i fianchi ridosso a lui con blandi ed articolati movimenti, sondandone le conseguenze quasi circospetta, ogni volta emettendo un grido represso, così fugace all'apice, ogni volta lei stessa rinnovi tremenda una ancora cauta-discesa.
Un calpestio proveniente dove è parcheggiata la moto lo distrae, si volta, ma dov'è la moto regna l'assoluta oscurità. Il calpestio non si ripete.
Si riconcentra, con una mano la afferra davanti sul tessuto del perizoma, con l'altra le dà una manata fulminea e vigorosa sul gluteo, da ridestarla nell'immediato in un moto circolatorio dei fianchi, lento, estenuante, che sa di stallo tattico, in attesa di ulteriori sviluppi.
Ora lui cerca di guadagnare spazio, ora sì, le preme il suo ventre con vigore, quando, quasi con sconcerto, s'accerta che sì, è quasi interamente dentro, è stupito del successo insperato. Con una presa d'acciaio è allora che l'afferra per il collo, le sussurra: 'Ti piace allora essere inc...?' A queste parole sibilline lei annulla la distanza residua, ripetendogli fanaticamente: 'Sì, sì, lo adoro, lo adoro, ti amo, ti adoro, ma voglio un figlio da te, ricordalo,dopo mi farai un figlio!'
Lui replica dandole l'ennesima manata che la fa sospirare, le dice 'Ti Inc...' avvertendo distintamente i muscoli della donna contrarsi a ripetizione, è l'orgasmo che li contrae, sa che è venuta qui almeno già quattro volte.


Stringendole entrambe le mani sopra i fianchi ora la cavalca senza più esitazioni, è quasi brutale, il modo con cui la induce ad un ritmo che dovrà da ora profilarsi non solo preciso ma decisivo nel segno inequivocabile dell'inesorabilità, così non ci fa nemmeno più caso alle sue suppliche di precauzione, eppure le chiede se fa male, al che lei replica di soprassalto:'No,è-bellissimo'.
Al culmine, le stringe le caviglie, stende le sue gambe in aria, la sospende così sopra il tavolo, carica con ferocia ogni avanzata, dopo essere quasi uscito da lei, come colpisse a ripetizione lo stesso bersaglio, facendole ogni volta inarcare la schiena sopra il tavolo, sollevandole il volto in un urlo muto alla Munch, se non, in un insondabile osceno grugnire animale a tratti senza paragoni che si propaga straziato nel silenzio.
Dopo essersi intrattenuto a lungo, ne fuoriesce con grazia, causandole un lamento gracile e senza fine. Solo adesso si rendono conto nel silenzio intorno del rumore del traffico che giunge-remoto.
L'Uomo va a pulirsi alla fontana ma è colpito dallo stesso calpestio che ha sentito prima, indubitabile lo riconosce come un rumore di passi concitato, immobile estrae il suo coltello, cerca di capire se si tratti di qualche animale. No, sono passi di uomo senza dubbio. I passi procedono ora con cautela in tondo nella pineta, come se fossero consci di essere stati scoperti. Lei è rimasta nei pressi del tavolo a sistemarsi. Accostandosi a lui gli intima di andare via, subito.


Lui è concentratissimo nel capire, immobile per non essere localizzato, visto che anche loro sono ora avvolti completamente nell'oscurità. La donna gli porge il giubetto, lui se lo infila, inforca la moto, senza accenderla la posiziona verso l'uscita. Una volta che anche lei è sulla sella, lui parte, dapprima cauto nell'andatura, poi sulla strada facendo filare la moto-a-razzo.
Raggiunta la Colombo si rilassano, sono fuori pericolo, le dice che si trattava di un animale per rassicurarla, un cane forse, rane, sì, potevano essere delle rane. Lei replica che no, erano passi umani. La accompagna alla stazione, lei vuole prendere un taxi. Quando ferma la moto, s'accorge che ha perso il cellulare, lo cercano dappertutto ma è sparito. La donna lo bacia con passione e sparisce col taxi.
Lui ritorna nel luogo di prima, col faro illumina il posto ma non c'è traccia del cellulare. Scorge invece un ranuncolo il cui saltellare non somiglia affatto a quanto ha sentito. Qualcuno ha preso il suo cellulare durante il loro amplesso, ne è sicuro ora, a meno che non sia stata lei. Sì, forse è stata lei, conclude l'Uomo mentre fa ritorno verso casa.
Il giorno dopo di lei non ha più notizie, telefona al suo numero ma questo risulta disattivato, ad aggravare l'ansia sua madre gli riporta la notizia riportata dalla radio, una donna sui quanta anni è stata ritrovatala assassinata la notte prima.
Infine lei telefona, concitata gli dice subito che lo ama e punto, che lui deve fidarsi. Aggiunge che è stata fermata dai servizi segreti, sottoposta ad un interrogatorio serrato per tutta la notte, che sta telefonando dalla loro centrale. Lui è furioso, dice che non avevano il diritto di farlo, chiede che gli venga passato al telefono uno degli agenti.

Lei dice che non può, gli intima invece di tacere, di stare tranquillo, che lei partirà l'indomani e che tornerà tra quindici giorni. Lui sbraita, protesta, chiede spiegazioni, viene a sapere che è spiato da tempo, considerato un radicale pericoloso per via delle cose che scrive su Facebook ed a causa di questo maledetto viaggio in Iran che non farà mai.
No, lui non ci sta, l'indomani farà una completa denuncia pubblica. Facebook sarà la sua aula di tribunale, perché un eventuale denuncia formale alla Procura richiederebbe troppo tempo per l'istruttoria, lui denuncerà il fatto su Facebook, costi quel che costi, non gli importa di ciò che consiglia la donna, qui lo stanno manipolando e forse lei fa parte della congiura. No, è indispensabile che tutti sappiano, tutti! E che lei andasse anche in malora, non è disposto a tacere, lui non tacerà! Mai


Capitolo 9

La storia qui narrata ha dell'incredibile, non è vero? Eppure, se riflettiamo, è un segno inequivocabile dei nostri tempi, uno specchio preciso che ci svela una realtà delle cose che altrimenti non sarebbero così evidenti e cioè che nell'era di questa proclamata e vantata modernità, tutto è ridiventato possibile: guerra nucleare, sterminio, controllo capillare dell'informazione, l'inasprirsi del dominio dei pochi sulla massa inerme e aggiogata come mai forse nella Storia, cricche che decidono in barba ad ogni costituzione, legge, costume etico, norma religiosa, tutto è annullato, nulla che sia stato scritto nel passato è tenuto in considerazione, contano unicamente interessi e voglie degli usurpatori, sempre più avidi ed intransigenti, sempre più contagiosi e pericolosi, del tutto privi di scrupoli, come si dice: la faccia come il culo!.

Se la parola scritta non ha più senso, se cioè questa non ha più alcuna incidenza né sulle masse né sui governanti, l'immagine e lo sproloquio comune invece la fanno da padrone, servono a far credere che tra il vertice e l'ovile dei sudditi non esista più alcuna distanza, che tutti sono uguali, tutti vogliono le stesse cose e cioè: soldi e potere, sesso e libidine a fiumi, obliterando così anche l'idea stessa della morte, rimossa del tutto dall'immaginario.
E' in questo contesto apocalittico che le previsioni orwelliane fanno ridere, qui ai giorni nostri l'operazione capillare del Potere si mostra ben più grave ed inquietante, proprio perche nemmeno è stabilito il falso mito del perseguimento della virtù che in Orwell almeno era riscontrabile in slogans come patriottismo, nel sentirsi membri di una comunità solida ed ordinata, nelle finalità di uno stato etico che perseguiva almeno il sogno di un'umanità meno indigesta nei contrasti, di un'umanità quantomeno organizzata di beni e servizi che veniva incessantemente sospinta ad occuparsi del suo simile per il beneficio dell'intero corpo sociale.
Cioè esisteva in Orwell una finalità etica che permeava il corpo sociale nel perseguimento almeno di qualcosa, con una casta sì al di sopra ma austera, fanatica del proprio credo sino al parossismo. Un'alternativa certo che nessuno s'augura ma non peggiore dell'attuale, credo.
Nelle attuali società, ed in specie in quella italiana, niente di tutto ciò è rimasto in piedi. I fini etici si sono come volatilizzati, rimane unicamente il rapporto tra una cricca di dominatori e la massa acritica, senza che ciò venga nemmeno dissimulato, o giustificato teoreticamente tramite i filtri argomentativi dell'investitura divina o democratica, oppure del raggiungimento di obiettivi etici che un tempo sarebbero stati quelli dell'uguglianza, del benessere di tutti i cittadini, equità, sviluppo, crescita materiale e spirituale dei figli.

Niente di tutto questo, ciò che conta, ciò che passa dai mass media ed in specie dal mezzo televisivo è che la massa dei sudditi sia invogliata a perseguire in realtà ciò che i loro dominanti possiedono già da tempo: soldi, potere, totale impunità, vizio.
Il dato è devastante, escatologica l'abiura dell'uomo a qualsiasi elevazione che non sia in questo quadro di obiettivi meschini di cui si è detto. Nessuno realmente ne è immune, tutti ci siamo dentro. Ma c'è chi tiene alto lo spirito critico, chi non molla alla marea, al putridume di questa condizione umana che definire oscena e miserabile sarebbe un povero eufemismo.
La classe dei dominanti non si preoccupa nemmeno di reagire alle accuse dei pochi che ancora sono capaci d'indignazione. Le insinuazioni, le inchieste giudiziarie che dovrebbero mortificare, indignare, finiscono nel calderone mediatico e da lì spente giorno dopo giorno, intanto non interessano a nessuno.
La convinzione indotta è che l'intera classe dirigente sia corrotta, che anzi l'uomo di per sé non è altro che un mascalzone per definizione, per cui sempre suscettibile d'indulgenza come i loro padroni. Ci si assolve per 'assolversi sempre, ci s'indigna invece se qualcuno pensi di esserne fuori, un residuo del passato che è aborrito come un mesto portatore di valori considerati più che obsoleti intollerabili per il senso immediato di fastidio che provocano.
Questa classe di dominanti che palesemente usurpa posizioni, che deruba e depreda tutti i giorni dalle tasche dei cittadini, che nonostante accuse e condanne permane intatta nella sua rendita, non è nemmeno preoccupata di conservare il potere, lo ha difatti per inerzia,

l'inerzia che è di un intero popolo lobotizzato vile, comprato con poco, corrotto sino al midollo da suggestioni che non gli appartengono ma di cui è ghiotto, ubriaco, demente e ciò senza chance di guarigione.
Quando una persona che giudico in genere assennata afferma che una ragazzina di tredici anni stuprata da un regista famoso, può essere ben colpevole, per la malizia dimostrata, in quanto attratta dalla notorietà e dai soldi dello stupratore, senza prenderne in considerazione l'ingenuità connaturata all'età, cosa augurargli a questo mistificatore se non lo stupro di sua figlia, giusto per sondarne la coerenza?
Le classi dominanti del secolo scorso, quelle ispirate dal motto 'ordine e disciplina' avevano almeno due qualità: una fede e l'integrità di un modello di riferimento che volevano esteso, condiviso. Il golpe era il suggello. Questi vampiri del nostro tempo non hanno nulla di ideale né nelle parole, né nei gesti, nemmeno il coraggio di una determinazione, è solo un comitato d'affari di squallidi mandati su dalla televisione, collusi col sistema bancario e con i contanti versati loro dalle varie cosche criminali.
Ci sarebbe da far spargere il sangue dall'indignazione ed invece niente, tutto tace, tutti si fanno i cazzi propri, il giorno a trafficare e rubare lo stipendio che non meritiamo, la sera ad assorbirci puttane e malfattori elevati apposta a star dalla televisione, giacche è quello il modello da seguire, tutti servi a parte i manovratori e i mestatori tenuti per punizione fuori dal bordello.
E' in questo contesto che anche un clamoroso sequestro di persona in un paese che si considera legalitario e democratico non fa alcuna notizia, una donna viene prelevata da servizi di sicurezza in un paese estero e nessuno vede, nessuno se ne meraviglia. Ai giorni nostri tutto è possibile.

L'Europa ha origini ebraico-cristiane e quindi agenti israeliani possono fare il comodo loro in Italia, nessuno controlla, nessuno nemmeno verifica, evviva la libertà. Preti nascondono cadaveri di donne stuprate dietro il confessionale, un fatto isolato non è vero? Non pare! Ma in nome della libertà si può anche occultare un omicidio se si è preti, coprire ecclesiastici colpevoli di stuprare bambini affidati alle loro misericordiose cure, se si è vescovi, però ci si scandalizza, si strilla se il giudice ordina la convocazione del prelato per un interrogatorio, e già, s' invoca indignati il bene superiore dell'autonomia dallo Stato, bene come si evince di certo superiore a quello di un vescovo che non denunci un orribile delitto perpetrato su minori.
Cristo! Ma in che Mondo viviamo? Razza di coglioni! Ci s'augura la catastrofe, ma senza sconti per nessuno! Che non rimangano nemmeno le mura come reperto a testimonianza di questo schifo! Lo dico e lo confermo con tutto il cuore: una catastrofe ci vuole! Che almeno la Natura si prenda la sua vendetta, cancellandoci tutti! Questo sarebbe un godimento!


Capitolo 10
Coincidenza incredibile che pochi giorni dopo la stesura e la pubblicazione dei suoi capitoli 7 ed 8 di Eyal, lo stesso Fidel Castro sia intervenuto pubblicamente per avvertire che il Mondo sta sull'orlo di un conflitto nucleare. Che tempismo Fidel! Unica dissonanza rispetto al testo è la convinzione del Leader Maximo sulla sostanziale complicità dell'amministrazione Obama all'operazione di attacco all'Iran che Israele intende portare sino alle estreme conseguenze.

C'aspetta insomma una bella stagione di sangue. Forse una terza guerra mondiale con un probabile sterminio di massa senza paragoni e ciò perche non si sarà stati capaci di sedersi intorno ad un tavolo per deliberare la completa denuclearizzazione del Medio Oriente, Israele compresa, ovvio! Ormai le linee della politica internazionale è nelle mani del noto pacifista Nethaniau detto Benjamin e del suo ministro degli esteri, altrettanto conosciuto per le sue posizioni di moderazione e ragionevolezza. Entrami andrebbero candidati al Nobel per la Pace.
Sulla questione israeliana si è detto molto, si dice che questo stato ha il diritto di difendersi, per carità, ogni stato ha questo diritto se aggredito. La questione è un altra però, la proliferazione degli arsenali nucleari in una regione caldissima di tensioni come è il Medio Oriente, non consiglierebbe un trattato apposito tra le potenze regionali per mettere al bando, non dico il nucleare ad uso civile, ma ogni arma difensiva ed offensiva basata su questa tecnologia?
Se si sostiene che all'Iran sia giusto impedire di costruire armi di questo genere, perche non si stabilisce per Israele lo stesso trattamento e cioè lo smantellamento dei suoi 286 missili nucleari a lunga gittata?
Si obietta che finchè le minacce contro Israele rimangono in piedi, Israele ha diritto a dotarsi di queste armi per ogni evenienza. Obiezione peregrina, visto che 1) Israele ha vinto quasi ogni guerra utilizzando armi convenzionali o no? 2) qualora fosse garantito a questo stato il suo diritto ad esistere, se cioè tutte le potenze regionali sottoscrivessero questo impegno,

tramite una solenne conferenza di pace che risolvesse la questione palestinese, gli attriti con la Siria sulla restituzione delle alture del Golan, ancora sarebbe sostenibile dire che le armi nucleari sarebbero un deterrente valido di autodifesa, se l'intera regione ne fosse priva?
Perche quel genio di Barak Obama non si propone questo obiettivo assieme alla Russia ed alle potenze europee, in modo da costringere lo stato di Israele a negoziare in tal senso? Al Baradei recentemente diceva proprio questo.
Per lo stato di Israele ho avuto un'ammirazione sincera per come questo stato è sorto, per come ha simbolizzato un esempio di organizzazione e caparbietà, rappresentando nella Storia forse l'unico modello plausibile di socialismo applicato coll'invenzione del kibbutz cioè di queste comunità egualitarie in cui non contavano i soldi, ma la partecipazione attiva di tutti i suoi componenti.
Da decenni questo modello si è perso proprio a causa della guerra, dell'emergenza continua, del dominio ormai incontrollato e sovrano di finanzieri senza scrupoli e di una casta militare senza controlli. Di fatto, paranoia ed esigenze di difesa hanno contribuito alla smantellamento di un progetto politico che doveva avere futuro e che poteva significare questo sì un modello esportabile in tutto il Mondo. Ecco le mie valutazioni!
Vorrei che i cittadini di Israele prendano coscienza delle loro origini che erano laiche e socialiste, per nulla ultra-nazionaliste né basate sul Testamento, che rivendichino queste origini quale base di partenza di un nuovo approccio politico e di un ridimensionamento radicale dell'intera politica estera, ricercando l'amicizia di tutti i paese arabi confinanti. Un sogno dite, no, per me è un'esigenza improcrastinabile per la pace e la stessa sopravvivenza di quello stato.

Ma perche questo obiettivo sia raggiunto è necessario che il popolo israeliano si ribelli, la faccia finita coi coloni e l'integralismo religioso che anche qui semina odio e discordia. Dico ai giovani d'Israele: Sveglia ragazzi, questo obiettivo deve essere raggiunto ad ogni costo e direi ormai con ogni mezzo, perche è in discussione la vostra stessa sopravvivenza. Sotto gli occhi è evidente un crescente isolamento internazionale che si fa di giorno in giorno più gravido ed angosciante. O si preferisce davvero precipitare nella catastrofe per la follia escatologica di pochi paranoidi? Sveglia finchè si è ancora in tempo. Sveglia anche tu Ethan e tu Eyal, Ken e David. Che cazzo fate? Non lo dirò un'altra volta!
Che l'Iran rappresenti uno stato teocratico che ha del medievale, che una donna soltanto perche adultera venga condannata alla lapidazione, che l'opposizione venga repressa nel sangue ogni volta tenti di alzare la testa, sono elementi che fanno pensare certo, ma non giustificano un'aggressione militare neanche fosse deliberata in modo multilaterale dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
Come lo Scià fu cacciato nel 1978 dalla rivolta popolare questo regime sarà smantellato quando la misura sarà colma. O vogliamo continuare a sostenere che noi santi dobbiamo esportare la democrazia?
Vera e propria coglioneria, quando si sa che se si interviene lo si fa sempre per interessi precisi, che siano economici o strategici. Senza contare che le stesse democrazie non è che godano proprio di tutta questa salute. Anzi si assiste con sgomento a regressioni significative, se si pensa al caso Italia ad esempio.

Non nascondo che sono davvero preoccupato della situazione, ma sorprende Obama che pur aveva commosso la notte della sua elezione. Non penserà davvero di farla franca, lasciando che Israele attacchi il territorio dell'Iran? Poi a che punto stanno le sue promesse, sulla chiusura di Guantamano, sul ritiro delle truppe in Iraq, sulla fine dell'embargo a Cuba che veramente potrebbe favorire in quel paese un'apertura alla democrazia? Corrisponde a verità allora che il Presidente degli Stati Uniti conta oramai come un fico secco e che tutto è nelle mani dei manipolatori della finanza e dei petrolieri in combutta con generali e paranoici della supremazia, perciò sempre in stato di guerra?
Cristo! Ce ne fosse uno all'altezza della situazione, uno che abbia le palle, quando si deciderà a farla finita con questi cancri inestirpabili della finanza e dell'industria militare, nel ridurli una volta per tutte al silenzio magari con una statalizzazione del sistema bancario e dell'estrazione petrolifera, tramite un ridimensionamento delle mire e prevaricazioni dell'intero apparato industrial-militare, attività certo non marginali ma infestanti l'intero pianeta ancora ai nostri giorni, dopo venti anni dalla fine della Guerra Fredda, o ci si incamminerà davvero verso il baratro finale, col rischio concreto oggi di portarci davvero o verso il servaggio medievale oppure direttamente all'olocausto nucleare? Così tanto perche non si smentiscano tutte le più fosche previsioni per l'anno 2012 qui i poveri Maya sarebbero davvero un bel pretesto!
Infine una raccomandazione al popolo d'Israele: la si faccia finita una volta per tutte con la Shoah! Se non volete che la parola diventi indigesta, non la si può utilizzare ogni volta come un grimaldello, non la si può elevare a statuto della propria fondazione e base delle relazioni internazionali. E' avvenuto, orribile certo, la si ricorderà nelle celebrazioni, benissimo, ma Cristo, che non venga tirata fuori ogni volta per giustificare come inevitabili le proprie violazioni dei diritti umani quando riguardano i palestinesi,

le aggressioni in acque internazionali a navi colpevoli di trasportare viveri e medicinali alla popolazione alla fame di Gaza, nonché i ripetuti omicidi di leader islamici democraticamente eletti, e tutte le operazioni di killeraggio politico perpetrati sul suolo di paesi esteri sovrani.
Che Israele si autoproclami fuori dal diritto internazionale non è soltanto un'aberrazione ma un vero atto di suicidio che questo stato sta perseguendo direi con una cecità che non ha scuse prima di tutto presso il suo stesso popolo.
Questa impunità basata sul concetto che sia ogni volta l'Olocausto a doverla giustificare è da dementi e non porta certo a risultati fausti, facendo sembrare Israele uno stato che se ne frega delle convenzioni internazionali, trattati e convenzioni che tutti gli stati hanno l'obbligo di rispettare.
Cosa dovrebbe fare la Russia che durante la 2° Guerra mondiale subì almeno 20 milioni di morti, sterminare i tedeschi in nome della sicurezza o chiunque le si dichiari irriducibile nemico? Siamo pazzi? O più prosaicamente dei pericolosi imbecilli? Sveglia, cazzo! O dobbiamo tristemente constatare che il primato della politica non esiste? Che tutto è deciso a monte, nelle stanze di elite e divoratori dell'intero pianeta?
Avatar qui rappresenterebbe benissimo la situazione, solo che Cameron, il regista, ha omesso un dettaglio che forse è un dilemma esiziale: e se fosse il nostro stesso Pianeta a rischio di estinzione?


Capitolo 11
Aveva deciso di portare Enri per questo, per avere una spalla, una spalla vigorosa, un ragazzo che non ha paura e mena con la stessa freddezza di un professionista buttafuori, senza mai precipitazione. Lui il giorno prima aveva confermato che sarebbe venuto. Ma, al mattino dopo, dovette dirgli a malincuore che non poteva per via dello scarico delle merci che non poteva rimandarsi, che poi c'era la partita a calcetto.
Se ne sarebbe pentito di averlo condotto con se perche all'interno del Terminal 3 non c'era a assoluta traccia di servizi, ma, prima di tutto, lei non aveva mai preso quel volo El Ar che lui scovò via internet, quel volo che sarebbe atterrato alle 21 e 10.
Aspettò sino alle 22 e 50, poi si piegò al lavandino del WC adiacente la sala d'attesa e si fece diverse sorsate di acqua, esaltato dal sapore deciso dell'acqua, poche tracce ferrose, abbastanza fresca da risultargli provvidenziale addirittura allo Spirito. Fece un'altra mezz'ora la spola tra sala d'attesa e bagno, sempre ristorandosi d'acqua e tergendosi la fronte ed i polsi.
All'uscita inforca la sua Moto-Guzzi 749 cc. Il ronzio unico del motore rutilava preciso, coi suoi bassi giri sostenibilissimi, pareva una musica soavissima all'ascolto mentre a cento all'ora seguiva la strada in direzione Ostia Antica, poi diritto alla Pineta di Castel Fusano, da lì verso Castel Porziano, infine Capocotta, in un ristorante chiamato ''allo Sbarco di Enea', che lui non apprezzava per la presenza massiccia di trans ed omosessuali durante il giorno ma che la sera forse...chissà! Non c'era mai andato.
Lì, un suo amico chimico si trovava per un compleanno, con una brigata di medici ed infermieri, tutti colleghi di lavoro della consorte medico anche essa.

Si abbracciano, lui Renato affabile e premuroso come sempre, attentissimo. Vuol presentagli tutti i presenti, ma lui dice di lasciare perdere, di non perdere tempo, giusto con la moglie è chiaramente obbligato. Sguardo sveglio ma con la tendenza di presumersi omnisciente.
Con Renà si fanno subito una paglia sulla spiaggia, lui vuole conoscere i dettagli della storia che sta pubblicando su Facebook, dubita che sia tutto vero, ci sono dei punti oscuri, francamente non credibili ed il ruolo dell'eroina è decisamente oscuro, ancora contradditorio, lei lascia molto a pensare, chi è lei?, a parte la giusta apprensione per il suo Paese d'adozione e lo struggimento certo per i suoi figli, cosa rappresenta questa Madre all'interno del contesto? Bella domanda!.
L'uomo chiarisce che Ima significa madre e lei porta questo nome assieme ad altri, Ayal significa cerbiatto, Maria è la compagna di Cristo quella che mai aveva dubitato di lui
L'amico scrittore non sa nemmeno lui cosa pensare, ipotizza solo che tutto quanto riferito da questa donna intrepida corrisponda al vero, vero al dettaglio, fissando l'amico negli occhi, pupille che gli hanno smesso di sorridere di perplessità come se vi fossero addensati timori già pregressi, rintanate le più fosche previsioni che già alla lettura avevano fruttificato significati precisi, maturati via via inesorabili di tutta la loro consistenza-micidiale.
Non che avesse convinto l'amico, ma la sua osservazione era stata perentoria, un po troppo decisoria della questione, s'intende, aveva confermato a parole ciò che per l'amico era già per lui un nervo scoperto,

dove s'annidava un'anticipazione non priva di una inquietudine che tutto Eyal aveva come introiettato senza alcuno sforzo che non fosse il preciso resoconto dell'intera vicenda.
L'Uomo l'aveva capito che per come era stato scritto, per come procede di giorno in giorno, il testo di era la prova evidente della sua Verità assoluta.
Dunque c'era una certezza epistemologica, una coerenza dei fatti stupefacente nell'intreccio della vicenda, un qualcosa insomma di cui non si poteva rimediare soltanto asserendo che si fosse trattato di un'allucinazione, se non di un invenzione di sana pianta senz'altra finalità che far parlare della questione, provocare uno scandalo.
Ritornati a tavola parlarono ancora a lungo della questione, indifferenti che gli altri. commensali ascoltassero, senza che mai nessuno di questi intervenisse nella questione. Tra loro l'Uomo sentì per caso una aperta dichiarazione a favore della lotta armata e inorridì.
Rivolgendosi a Renato ma in realtà a tutti i presenti in cui la discussione sulle forme di lotta più adatte in una situazione pre-rivoluzionaria s'era come propagata misteriosamente, disse: 'Io sono un Uomo di cultura certo, è quindi mio dovere denunciare i Mali e le storture di una Società sviluppata come la nostra, non ho altri compiti, che non siano quelli dettati da un'emergenza democratica, in cui certo non la temerarietà


Ma un'esigenza indilazionabile della Storia assieme alla dignità di chiamarsi uomini potrebbe farmi rivolgere un appello come un ricorso alle armi, in altri tempi impronunciabile, osceno addirittura per la sua brutalità ma che si rende invece necessaria extrema ratio a fronte di un sistema di dominio armato che utilizza queste armi per tenersi al Potere costi quel costi.
Re nà , ricorda la Guerra civile di Spagna, come poteva sorreggersi la appena nascente e divisa coalizione della Repubblica appena proclamatasi, qualora non avesse proclamato lo stato d'assedio, se al tradimento del Esercito del generale Franco, alla ferocia delle sue truppe d'assalto, al terrore dell'aviazione tedesca ed italiana, non avesse radunato le sue milizie popolari in maggioranza provenienti dal movimento anarchico? Durruti a Barcellona fu tra i primi a scaricare il caricatore del suo mitragliatore inglese. Lo utilizzò senza esitare, senza pensare alla sua vita, tanto era forte l'indignazione, lo utilizzò in prima linea, quasi rischiando la vita, lui che era il comandante del plotone, l'uomo simbolo della sollevazione dell'intera Spagna, costui sparò raffiche a migliaia contro il baluardo a Barcellona dell'intera Guardia Civil, un avamposto della reazione ferocissimo che doveva pagare ed ha pagato. perche lo esige la Storia, non noi sottoscritti che ne siamo gli strumenti.
Si dirà certo che Durruti non era un intellettuale, ciò spiega forse solo in parte la sua determinazione alla lotta sempre, inesauribile, lontano dalle discussione, ma assieme ai suoi combattenti, sempre in prima linea coi suoi.
Durruti era conosciuto per questo, tra gli uomini per lui non esisteva distinzione se non nelle funzioni che ciascuno era chiamato a svolgere.

Io, Renà probabilmente non imbraccerei mai una volta un fucile, non è detto, c'è anche il caso che questa ipotesi si verifichi e sarò dunque contraddetto, chi può dirlo se lo faremo, ma ciò non esime dal mio compito che è un dovere che sento, cio mettervi in guardia, perche il livello di guardia è stato ampiamente superato, da tempo, e se i giovani non hanno interesse, tocca a noi, alla nostra generazione che vede e capisce che così non si può davvero andare avanti, che così non esiste futuro.
Sveglia Renà, ma subito, nell'immediato.
L'uomo raccolse un implicito consenso alle sue parole, mentre tutti apparentemente tornavano alle loro conversazioni. Renato lo guardava come stentasse a riconoscerlo, o altrimenti riconoscendolo eccome, lo stesso di quando fu un rilevante leader studentesco nel loro istituto scientifico e nell'intera città.
Annuì mentre uno degli ospiti li fagocitava entrambi di Moet&Chandor, ben due i flut a disposizione per l'anfitrione scrittore, intento ora a divorarsi una porzione gigante di torta alla panna e fragole naturali, frenandosi appena a stento quella bramosia della gola, quella tentazione assoluta e improvvisa con la quale ne ingoiava ogni volta un boccone tremendo, dicendosi 'piano, piano', per non farsi dare dello sfacciato o del morto di fame. Champagne, che delizia! Era dal capodanno del 2008 che non ne beveva. Altro che spumante, scusate eh? Se preciso!
Alla fine se n'era trangugiato un mezzo litro, tranquillo come una Pasqua, quasi che gli spettasse il privilegio, e senza neanche fare caso agli altri, del tutto imperioso nel suo interesse argomentativo soltanto per Renato, e ciò per una ragione precisa cui non volevano trasgredire entrambi, perche erano anni che non si vedevano, erano stati molto amici e si sa che quando gli amici si rivedono debbono parlarsi.

Contavano perciò sulla comprensione degli altri, esautorati dal loro vicendevole scambio di parole e sensi, senza chance alcuna, per quanto ciascuno si facesse notare per un'osservazione arguta e intelligente, per una battuta riuscita rivolta a tutti i presenti ma che loro due ignoravano, troppo impegnati a compenetrarsi, a rimettere a posto il puzzle dell'altro che un tempo eravano stati abili a comporre e che ora ricomponevano agilmente, in breve con la stessa pazzesca abilità di allora.
Renato non è cambiato, il solito essere complesso, difficile da capire, ma raffinatissimo nella mente, pur essendo in essenza un timido non è perciò meno insolente, umorista tenace e sopraffino su ogni questione con battute sempre azzeccate, pregne di risvolti sempre rinnovati, quasi sempre doppi sensi che non t'aspetti, domande etiche fondamentali. Un'istrione ma che nel frangente, anche lui, in genere scettico per natura, ora preoccupato, la situazione è così esattamente come ha scritto il suo amico, stesse parole, a stessa inquietudine nello sguardo che fa contrarre zigomi e labbra, per tutti i fatti del Mondo, ma dell'Italia in particolare, la storia sarà pure pazzoide ma verosimile qui, un contesto che è quello, reale di fronte agli occhi di tutti.
Perciò tanti mestatori e mestieranti da sottoscala, manovre assurde, vanno fuori di testa poverini, mica facile e poi questo caldo che non lascia nemmeno respirare, li si scatena l'aggressività a forza di fallimenti, il Re è davvero nudo per questo e per questo ora è pericoloso perche emblematica sarà la previsione che fa della sua caduta, perciò sono attivati, chi può dà una mano al leader maximo, c'è gente che si sfila, altri passano al nemico, la cordata è spezzata, si perdono sostenitori, l'irruenza della nostra prevaricazione coronata da successi uno dopo l'altro viene meno, si cicatrizza in un'espressione selvaggia di dolore che è penetrata e penetra negli sguardi ora sguarniti dei tanti sostenitori ancora acerrimi del suo credo,

nonostante l'evidenza del malaffare insediato a sistema, negli sguardi meravigliati del popolo stesso televisivo, un tempo suo terreno di caccia e di esplorazioni in cui era ad ora imbattuto.
Ora una demenza precoce, è dietro l'angolo, come ogni reazione dettata dalla rabbia, dal furore di chi si sente tradito, dal mordace bisogno di infliggere alla propria colpa il suggello di un'auto-assoluzione cui non crede più nemmeno lui e che per gravità e scelleratezza non potrà essere cancellata, ragione per cui diventa tormento sulla carne da scaricare come al solito suo sulle circostanze sfavorevoli di altri collusi a lui, sodali dei vecchi tempi, da tempi immemorabili, una banda la cui sinfonie reciproche vengono a mancare, mancano, perche sotto sfratto ignominioso, lugubre, noioso pur se cruciale per tutti-i-sodali.
Lui non di certo un visionario, nemmeno seguace di deliranti illazioni sulla fine del Mondo, vorrebbe incontrare qualcuno all'Ambasciata d'Israele, chiarire se la versione della donna sla la loro. Sinora non hanno dato segni, non ostante una sua Email con formale richiesta di spiegazioni sull'episodio.
Renato pensa che potrebbe essere un'idea, ma che difficilmente si sbottoneranno se le cose sono come asserisce la donna. Sulla faccenda dell'esposto al Consiglio dell'Ordine per l'investigazione eseguita, gli fa notare che lui non ha nessuna prova documentale, nè registrazione, se non la testimonianza dell'interessata ma data la crisi tra loro non sarà certo favorevole a sedersi tra i testimoni a discredito della sorella.

Già Esatto!' replica l'altro 'capisci che se è vero che questa è una battaglia che io sto facendo per lei, perche non sia più toccata nè molestata, lei non ce l'ho davvero dalla mia parte, oppure finge un'aperta avversione solo per sviarli da me, lasciare credere che ormai l'uomo della sua vita le sia diventato del tutto indifferente a causa di colpe così gravi da renderlo ai suoi occhi intollerabile la sua presenza.
Se fosse questo? Dopo averla bannata dalla mia pagina FB, lei ha fatto la stessa cosa quando l'ho riammessa, ad ogni passo che faccio lei replica con uno ritorsivo, io scelgo widoved, cambia il suo profilo con la stessa espressione, che scelta funerea a pensarci bene! le ho rimosso i tag di Eyal, il mattino seguente provvedeva a rimuovere quelli delle nostre foto. Ricorda che ho perso due cellulari e quindi anche i suoi numeri nella rubrica. Non abbiamo possibilità tecniche di sentirci sia per il caso che per scelte deliberate.
Riuscivo comunque, tramite un sito apposta, ad intercettare i suoi post e commenti relativi al suo status, l'ultimo m'indicava come un vasto campo di grano che io coltiverei e sfrutterei troppo in fretta, senza curarmi nemmeno delle stagioni, altra metafora quella di un grattacielo l'unico splendente nei dintorni (credo che la frase volesse significare che l'Uomo fosse una specie di megaloname insomma) . Le ho risposto che con lei ho atteso troppo, generoso in tutto'.
Al mattino dopo Eyal era scomparsa del tutto, nemmeno il profilo FB esisteva. Ora lei non sarà al corrente di quanto egli sta scrivendo, lo ignorerà del tutto perche ha cancellato anche il 90% dei suoi amici FB per non farsi più rintracciare da chi ha letto, da chi l'ha messa in relazione colle foto scattate all'epoca del loro esilio felice, quell'esilio benefico nonostante le nubi dell'inquietudine di tutto, nella certezza sentita incrollabile di stare assieme: cosa che prendevano sul serio, sino ad amarsi col fine dichiarato di procreare almeno una coppia di figli nell'immediato

e quindi senza alcuna precauzione che si palesasse mai deterrenza a questa intenzione certo gloriosa, sempre solenne di qualcosa, perche è come se il Futuro medesimo fosse ora nelle loro mani, qualcosa finalmente ora appartiene, è nostra questa chance che è la creazione della Donna, apice in assoluto di ogni Arte che meriti questo appellativo.
A fine serata s'abbracciarono e Renato gli fece un regalino graditissimo


Capitolo12
Vorrebbe telefonare alla madre, dissanguarla di insulti, costringerla al salasso in modo che sia costretta a rivolgersi alla figlia per protestare, così da indurre la figlia senza volerlo a contattarlo per l'indignazione, perche lei possa ingiungergli di farla finita con la madre. Lui avrebbe così la chance di sentirla di nuovo. Ha pensato anche di contattare alcuni suoi amici in FB per farsi dare il cellulare di lei in Israele, telefonarle da un telefono pubblico, in modo che lei non sappia che si tratta di lui a chiamare.
Ibrahim, il titolare marocchino del Phone center dove lui pubblica tutte le sue cose, gli dice che presto, presumibilmente, lui sarà contattato dai servizi italiani, che non è possibile che il SISDE non faccia nulla sulla questione. Per lui tutta la vicenda è pazzesca, ma quello che più non torna è che la donna abbia potuto telefonargli direttamente dalla sede operativa in cui era in stato di segregazione. L'Uomo però obietta con le parole che lei disse allora, e cioè che le era stato concesso di telefonargli per tranquillizzarlo, visto che l'Uomo aveva perso la testa, telefonandole decine di volte, cercando di raggiungere per telefono anche i suoi familiari.

A questa risposta Ibrahim replica che sì è un ipotesi possibile. Entrambi rimangono in silenzio.
Un prete congolese fa la sua entrata quotidiana, parlotta con Ibrahim sulla condizione dell'Africa attuale, indica nei bianchi le maggiori responsabilità per le condizioni di miseria dell'Africa intera. Ibrahim obietta che forse è stata la classe dirigente a rovinare il popolo, corruzione ed avidità sono all'ordine del giorno. No, per il prete, l'uomo bianco e le potenze coloniali sono la causa di tutto. A queste parole l'Uomo vorrebbe insultarlo, prenderlo per il colletto e cacciarlo fuori a calci in culo, giacche seppure le colpe dei bianchi siano indubitabili, se anche è ammissibile sostenere che una nuova politica neo-coloniale sia in corso per lo sfruttamento delle ingenti risorse dell'Africa, le cause del disastro sociale africano sono però da presumersi interamente imputabili ad una classe dirigente nera che ha letteralmente dilapidato il patrimonio etico e politico delle rivoluzioni anti-coloniali degli anni 50 e 60, questi despoti vanitosi oltre a corrompere, s'occupavano unicamente ad arricchirsi in maniera ignobile sulla pelle dei loro cittadini.
Si trattiene appena in tempo, c'è come l'inesorabilità di fronteggiarlo, quasi un macigno in bilico sulla cresta del monte, quando il prete decide di trasvolare fuori dal Phone Center, rabbuiato dalla scarsa attrattiva riscontrata alle sue parole, dal tono pretesco ignobile, affettato sino all'insulsaggine.
Uno pensa che in Ruanda sono stati proprio questi emeriti imbecilli di preti cattolicissimi a scatenare lo sterminio, con le loro parole melliflue, profuse dagli altari con l'aria di non causare quelle conseguenze terribili a cui poi hanno dato adito benevolmente, offrendo miccia e combustibile per la peggiore delle ignominie.

Razza di imbecille, coi suoi occhi bovini, la convinzione della sua alterità da santo, quando fomenta l'assassinio, seminando l'odio tra razze, non considerando che se mancassero i bianchi l'intera economia dell'Africa ancora in piedi andrebbe a rotoli all'istante, ma che gli frega a questo balengo laureato in teologia dei poveri africani, lui si rimpinza qui in Italia tutti i giorni, al sicuro di una Chiesa in cui non mette più piedi nessuno, figuriamoci a pregare, salvo qualche vecchietta ma per abitudine o per prendere un po di fresco, vista la calura.
Con Enri andranno dall'avvocato, si vedrà solo allora se alle parole seguiranno fatti concreti, se cioè questo VIP-avvocato offrirà all'altro qualche opportunità di guadagno supplementare.
La madre di Enri si è lamentata dell'esosità di una lettera per cui lui ha chiesto 300 EU. Lui replica che non è tanto la stesura della lettera a costare, ma le riunioni preliminari, le telefonate fatte, i pareri continui offerti, la stesura e la spedizione della lettera è il meno. Centrato! La donna pare convinta. D'altronde lui ha lavorato bene sulla questione, ha costretto la controparte all'angolo, ha fatto in modo da avere il coltello dalla parte del manico mentre loro arrancano confusamente di ripiego, con argomentazioni che sono marginali se non risibili. Stanno pensando ad una manovra non proprio di suo gusto ma questi lo stanno facendo incazzare e dovrà inventarsi qualcosa qui di decisivo se non vuole procedere per decenni sulla questione.
Un altro cliente doveva dargli un conguaglio di 300 EU, ma non s'è fatto vivo. Quando si tratta di pagare si diventa smemorati e distratti, quasi fosse in circolazione una diffusa epidemia che colpisce unicamente i pagatori.

Lo braccherà oggi a casa, se no al suo cellulare. Si sentirà dire le solite facezie, scusa ma ho dovuto portare zia in ospedale, oppure, Gianni ha subito una crisi d'asma la notte prima, una cosa terribile.
C'è abituato, ne ride benevolo cercando di passare all'argomento soldi, in ansia che l'altro si dilunghi nelle sue baggianate tanto da estenuarlo, o ridurlo ad un silenzio ipocrita visto che la gravità supposta è soltanto immaginata, entrambi sanno di prendersi vicendevolmente per il culo, che si tratta di una baggianata, una commedia.
Partirà il giorno dopo che avrà assolto a questo appuntamento con l'avvocato. E' curioso di sentirlo e vederlo all'opera. Gli servono alleati in una fase davvero critica della sua vita, con tutto quello che c'è in ballo non può davvero pensare di farcela da solo. Sarebbe un pazzo se la pensasse così-
Enri la Pietra è stato per lui una benedizione a pensarci bene, si fida, ascolta con attenzione quanto dice, ogni sua parola è come fuoriuscisse da un oracolo di saggezza. Questo ragazzo avrà un futuro assicurato, lui ne è convinto, sempre che non s'infili in un gioco-più-grande.
Una mattina hanno provato assieme le posizioni di combattimento col coltello, in un baleno, mentre lui maneggiava il suo coltello a forcola, Enri glielo ha sfilato dalla mano, torcendogli il braccio alla schiena e ridendo di lui. Dovresti fare un corso di arti marziali, gli ha aggiunto, non si sa mai. Ricorda: col coltello devi prima infierire su braccia e petto all'altezza del diaframma, solo in tal modo si sfianca l'avversario, prima di matarlo eventualmente, se proprio questa è la tua intenzione.

Sulla questione che lo turba da tempo, gli dice di soprassedere per ora, che si attenga ai fatti, ed i fatti sono quelli raccontati dalla donna, tutto si riduce alla questione se questa donna stia dicendo il vero o meno. Enri pensa che sia possibile l'allerta dei servizi israeliani a seguito dell'intenzione dell'Uomo di recarsi in Iran, sono paranoici quando sentono la parola Iran e questo si capisce, ma dubita che una simile operazione sul territorio italiano possa essere stata condotta senza il permesso dei servizi nostrani.
Rimane la perplessità per l'esiguità di sospetti ed imputazioni raccolte sul suo conto, di cosa lo accusano, di scrivere su FB? Allora? tutti scrivono, ed alcuni delirano letteralmente. Cosa avrebbe scritto lui di così esiziale per gli interessi israeliani da indurli a controllarlo? Da seguirli, intercettarli lui e la donna? No, se questa questione deve stare in piedi, non è certamente a causa di quanto lui abbia scritto o detto. Può darsi che si voglia manipolarlo, che lui possa essere a loro utile per finalità che non sono ancora chiare del tutto.
Anche per Enri il ruolo della donna risulta oscuro, il ricatto sui figli non regge del tutto, la donna potrebbe non dire l'intera verità. E poi i precedenti inglesi? Cosa ci stava a fare nel locale di un boss del narcotraffico arabo che lei stessa definisce un agente sotto copertura? E' mai possibile che questa donna stia sempre in mezzo ai coglioni e nei posati sbagliati?
Sono solo coincidenze che ella vi si ritrovi coinvolta? Oppure anche lei è un agente? Spedito magari qui in Italia per spiarlo o reclutare lui, per quale scopo non è dato sapere di preciso. Per ora, conclude, ti consiglio di non pensarci. Perdi solo le tue forze a pensarci. Distraiti, vai a puttane, gioca a poker, ma non ti dannare più di tanto.

Lei si rifarà viva, vedrai, non è una che molla, vedrai, solo allora la costringerai a dirti tutto, questa volta senza reticenze la stronza dovrà chiarire molte cose, visto il casino e la merda che ha lasciato dietro.
Al pomeriggio di nuovo al Phone Center gli giunge un messaggio del suo ex socio, anch'esso collega. Scrive che lui lo starebbe infangando a suon di diffamazioni e che lui s'è stufato di pazientare con chi lo smerda di continuo. Avrà letto il post riguardante lui e le sue aspirazioni alto-borghesi tra cui quella di trasferirsi finalmente a Parioli, apice massimo della sua ambizione sanfedista. Gli risponde chiedendogli di quali diffamazioni lo accusa, forse si riferisce al debito che ancora non gli ha pagato. Avrebbe voglia di fargli uno scherzo, ma l'imbecille è stato, suo malgrado, quasi suo cognato ed in fondo, per quel poco che lo vede, non può trattenere un moto di amicizia, un affetto che sa troppo generoso per una persona che certamente non lo merita. Ma cosi è, a volte si è contraddittori per affezione al passato o per la convinzione che quello sia davvero cambiato, che si sia ad un tratto emendato. Vana illusione, questo è un recidivo per definizione col torto imperdonabile di credersi pure più furbo degli altri.
Nella posta varie proposte editoriali per la storia che sta scrivendo, nessuna discetta però di compensi dovuti. Una di queste case editoriali lui l'aveva già mandata al diavolo tempo prima, che faccia tosta a scrivergli ora lemme lemme, come se non si fossero mandati affanculo e di brutto. Proprio non c'è ritegno a questo Mondo!
Una causa relativa ad un legato che doveva fruttargli un compenso cospicuo pare alle strette finali, il decreto di liquidazione è pronto da tempo, sì hanno tutti i suoi dati e quelli del suo conto corrente, a fine mese sarà pagato, riferisce la collega scrupolosa sino a farlo sfinire.

Bene, pensa lui, non dovrò preoccuparmi di soldi per un po una volta trasferito, ha voglia di andarsene da qui, sparare le sue ultime cartucce di veleno e filare il più presto possibile, soprattutto non accennare a nessuno dove andrà a vivere per lavorare. Farà ovviamente un salto nella Capitale di tanto in tanto, per il disbrigo della cause ancora in piedi, ma esaurito il compito, via, via da qui, da questo Mondo infame, come direbbe Conte.
Più tardi si fa un pisolino, la rivede, la immagina ancora mezza nuda, graffiata e contusa, nel mezzo di dodici mani, chi la picchia sul volto, chi le dà calci sui fianchi, a turno la penetrano anche in due, tre, ridono di lei in continuazione, lei si lamenta con una voce piegata dal dolore, ma la vede anche reagire col corpo per attutire i colpi tremendi dietro le sue spalle, la vede assecondarli in tutto, qualsiasi richiesta loro le facciano lei prontamente esegue, dopo aver ricevuto l'ennesima sberla in pieno viso o un pugno sulla tempia, un calcio sui reni, irrefrenabile nell'adempimento.
Chi è questa donna? Ancora se lo chiede, se vale la pena davvero di perderci il tempo. Una donna che non possiede pietà per se medesima perche lui dovrebbe compiangerla, se non addirittura difenderla? Forse lei non lo vuole, le va bene così, si dice addormentandosi subito dopo con una sensazione di raccapriccio e delusione profonda.


Capitolo 13
A casa di Raul s'è goduto un concerto di Jeff Beck dal maga-schermo in digitale, oziando, lui e Raul tra una tazzina di caffè ed un bicchiere d'acqua, un paio di paglie, così, Raul e lui, come fossero familiari o ritornati a venti anni prima, nell'unico luogo in cui non sarebbero morti asfissiati dalla calura, salvi grazie al fan aleggiante equanime al di sopra delle loro teste gravi dall'ebollizione delle loro cervella.
Rual è uno sportivo, Kite e Tennis sono le sue passioni ed a quasi cinquanta anni di età ha un fisico modellato di tutto rispetto. Più tardi si dirigono al mare, non al Mediterranea come l'Uomo aveva pensato originariamente, ma alla Spiaggia dove Raul ha da sempre una-cabina.
Appena discesi sulla spiaggia, occupati i lettini, l'Uomo indossa la maschera e si tuffa subito nell'acqua tiepida e torbida. In diagonale, al traverso della corrente, raggiunse ad un mezzo miglia di distanza lo yacht all'ancora, quindi vira, sempre diretto al largo, in una bolina larga con cui decisamente si è inoltrato in un'acqua appena più fresca, senza poterla ancora definire limpida. All'apice fece il suo morto a galla per riposare al solito suo, mirando a tratti alla terra rimpicciolita al suo sguardo.
Fece altri due bordi verso terra, a stile libero, dorso, rana, gradualmente aumentando il ritmo, approdando che era esausto, si fece una doccia e si sistemò sul lettino, scoprendo che Raul, affacciato verso il mare, tentava di localizzarlo, in un espressione inquieta crescente al suo vano cercarlo, visto che ce l'aveva esattamente dietro. .

'Raul' sto qua, accidenti a te!'
Raul si volta 'T'avevo perso, quando t'ho visto andare tutto a sinistra ho camminato verso di là, ma non ti vedevo, certo che non scherzi, dovresti pagare una barca appoggio'
'I miei sport preferiti sono quelli che non dovrò mai pagare, Ghe pensi mì! È il mio motto, mai più adatto alla situazione'. Raul prepara la vela del Kite, una di quelle per il vento leggero, faranno appena 13 nodi e non c'è traccia di onda per saltare.
Lo vede partire a razzo, la vela carica dell'improvvisa raffica, che strappa Raul letteralmente dall'acqua . Dopo dieci secondi lo vede alzarsi in un volo di tre metri buoni, fare un salto mortale ed atterrare di schianto con la tavola, quindi inabissato quasi per intero per riemergere schizzando via ora davvero sull'acqua neanche avesse un motore da corsa. Cazzo!
Non c'è che dire, è un mostro! Nella virata lo vede fare una carambola su sé stesso e riprendere il timone impartendo alla vela la posizione più bassa, che è all'istante del tutto stringente al vento, ora a rinforzare con costanza, non gli farà mai perdere abbrivio e velocità.
Decide di leggersi qualche passo di Saramago che lo strega ogni volta con la sua sinteticità così legata al ritmo effusivo della narrazione, dove l'angolo di osservazione dello scrittore è sempre foriero di scoperte fondamentali. Ha amato più di ogni altra cosa che Saramago abbia scritto il Vangelo secondo Gesù, quel libro ha trasformato, nobilitato del tutto la figura di Cristo, scolpendone il mistero della sua anima, l'inquietudine delle sue premonizioni, lo sviluppo convulso del suo cuore provato all'epilogo.

Un cuore comunque troppo umano sebbene divino.
Grandezza di questo Maestro della Letteratura in assoluto, un omaggio a poche settimane dalla sua morte, un omaggio alla sua isola Lanzalote che tanto aveva imparato ad amare, in compagnia di Pilar e dei suoi tre cani. Poi il Mare...
Dopo aver salutato Raul, l'Uomo si ferma alla pizzeria nel quartiere Stella Polare dove ha abitato per venti anni, filetto di baccalà, pizza rossa all'aglio ed origano, due bicchieri di Falanghina. Si fuma una sigaretta seduto sotto il graticcio dell'alta tensione, poi di nuovo in-sella-della-Moto-Guzzi-Nevada-Club-749cc.
La Colombo è mezza vuota a quest'ora, sul Raccordo Anulare, nonostante il traffico spedito, spinge la moto a 130 kilometri orari, si diverte a decelerare dietro i bagagliai delle vetture e poi accelerare al loro fianco, con una progressione inesorabile, lasciandosele indietro esangui, vedendole sparire rapidamente dallo specchietto retrovisore.
Che ciclistica ragazzi! da far invidiare qualsiasi Bmw del cazzo! Perciò i tedeschi ci vanno matti, letteralmente matti per la Guzzi! Ci sarà una ragione, mi domando, se i migliori costruttori al Mondo di auto e moto, vanno pazzi per le Guzzi, a meno che non siano tutti una manica d' imbecilli! Un detrattore ha sempre una risposta del cazzo, non demorde mai dal deprezzare, non ci stà a riconoscer un cazzo, no, lui denigra lo stesso! Specie se il prodotto è italiano!

L'Uomo invece va fiero che in questo paese di deficienti esista ancora qualcosa che valga la pena di apprezzare e tra le tante cose che facciamo bene, mbè le moto noi italiani le abbiamo inventate e poi ci sappiamo andare meglio di chiunque altro, o no? Le capiamo perche ce l'abbiamo nel Dna la moto, cos'è la moto lo sappiamo meglio degli altri.
Altro che balle, i giapponesi poi, si moto da corsa, comandi elettrici pure per riscaldare la sella, ma che mi frega di riscaldarmi il culo, penso. Quello che voglio è una autentica moto da crociera, fatta di acciaio vero, trazione al cardano, con una velocità di crociera da 120 a 150 kilometri orari e cioè tra 3400 sino a 4800 giri-motore, che se prende una buca non ti scaraventi a terra per la rigidità del cazzo, la ciclistica ci vuole, che si pieghi sulla buca senza scossoni ma morbida sugli ammortizzatori, rialzandosi sulla strada senza rumori sinistri, integra di tutta la sua immane potenza mentre i pistoni furoreggiano nei cilindri, emettendo fuoco, cazzo! sta proprio su una polveriera, lo pensa davvero.
A voglia di dire, le Guzzi sono moto per veri viaggiatori come anche le Harley Davison o le Triumph lo sono, anche se personalmente una Harley non la vorrei manco morto, troppo pesante, ingombrante ogni volta capiti in città, chiassosa all'inverosimile, consuma benzina peggio di una vacca la sua erba del cazzo!
Datemi una Guzzi o una Ducati proprio se volete correre, magari la ragazza vi sta guardando come siete sicuri in sella, le mani strette ai manubri, pensa 'che fegato però il mio ganzo con la moto', non sospetta che siete coglioni, per la ragione comune che correre è impossibile sulle strade, a meno che uno non va sulla pista o in autostrada, allora sì che potete, ma per il resto è sempre un azzardo se non un tentativo di suicidio, troppo spesso un suicidio bello e buono..Schiantati per terra uno pensa osservandone le spoglie 'Cazzo!' poi non può esimersi dall'aggiunta: 'Correre con la moto è da coglioni!'

Non vede l'ora di farsi questo viaggio in moto, potrebbe essere il Magreb, le strade che fendono il deserto, poi lungo gli altopiani pietrosi, la sera con la luna rossa immensa sull'orizzonte a mangiare in qualche terrazza ricoperta di tendaggi indaco e limone, tappeti beduini, ottoni e marmi dall'Oriente, Ottobre potrebbe essere il mese propizio.
Quanto mi manca questa sensazione di stare costantemente sulla moto, accompagnato sotto il casco da quel suo benedetto ronzare, costante, senza alti e né bassi, quasi fosse una Nenia che lui dovesse imprimersi nella mente, un senso preciso rivolto proprio a lui, in un'invocazione che ne suggella il viaggio, il senso del viaggiare in un rapporto vivo tra l'uomo e la sua macchina solo apparentemente senz'anima!
Quella voce affidabile, piena di salute, ronzante senza curarsi d'altro, nell'assoluta calma del suo navigare sopra le gomme e le sospensioni, che bellezza, non esiste altro!
Gli ritorna in mente l'episodio di quando erano all'Oasi naturalista'. Avevano appuntamento con Luc Papa Doc e la sua galiziana impertinente che voleva a tutti i costi mettersi nuda, cazzo, lei doveva andarci e basta per farsi vedere il culo, non c'erano discussioni.
L'uomo aveva tentato di avvertirli che era un posto che non gradiva, il proprietario è uno scheggiato che non gli era mai piaciuto. Niente, alla fine aveva vinto lei e la sua ostinazione di galiziana doc, si va all'Oasi.
Erano da ridere, quando lui e la sua donna li scorsero stesi, nudi sui lettini in riva alla spiaggia.

Lei grossa come un balenottero con dei seni al vento pazzeschi. Lui che s'alza per infilarsi subito un bermuda per l'imbarazzo. Sembrano due residuati del Protozoico rimbalzati in una spiaggia di marziani. Cazzo, c'era da ridere.
Appena li vedono arrivare e stendersi sugli asciugamani a fianco della coppia, due arabi chissà perche mai vestiti si posizionano a monte della loro postazione. Lui l'ha notati certo! Anche lei li ha notati già dapprima, quando ancora questi non s'erano mossi.
Uno degli arabi, daje daje, s'avvicina alla donna, le chiede qualcosa che l'Uomo non può sentire da quando il cerume gli ha ostruito i padiglioni auricolari, perche a forza di nuotare è divenuto praticamente sordo. Ma non gli dispiace, preferisce non ascoltare, capisce che forse si parlano in italiano. L'arabo ritorna alla sua postazione, discorre ridendo col compare, quando questi sono avvicinati dal bagnino, un energumeno, cinquant'anni, coi capelli vizzi e baffoni, colmo di tatuaggi su braccia, avambracci e con una stella sul petto invaso da due catenacci d'oro.
La donna segue la scena, questo già fa incazzare l'Uomo, il bagnino la vede, la donna dice 'Come mai non chiede i documenti anche a me che sono bianca?'
Una cosa del genere, lui non l'ha sentita, vedeva solo che si rivolgeva al bagnino, lui ha ricostruito il dialogo da quanto la donna gli riferirà solo in seguito. Il bagnino finisce cogli arabi e mentre ritorna verso la spiaggia, con un indice sulle labbra, esordisce in 'Dovete stare zitti!'


L'Uomo ha solo percepito la parola 'Zitti!' nient'altro se non quell'indice chiarificatore ed a chi era diretto, chi ne fosse il destinatario. Cazzo! Mò questa và su tutte le furie, guarda eh! E difatti la donna si lamenta coll'Uomo, con Luc. Lui appena ci sente ma Luc ci sente eccome!
Luc Papa Doc s'alza di scatto, fa un passo verso il bagnino che sopraggiungeva ed afferratolo per il braccio gli intima di scusarsi per quanto ha detto, che loro sono suoi amici e che il bagnino era un cafone, a dir poco. L'altro si scrolla la mano di Luc da dosso, gli dà del malandrino, che le mani addosso non si mettono a nessuno.
Inizia la discussione e presto l'intero gruppo è circondato dal personale di servizio allo stabilimento, un romeno già col bastone dell'ombrellone in mano, non si sa mai.
Sopraggiunge anche il cerebroleso, il capoccia, una mano nella saccoccia del pantalone largo, arzillo questo non trova di meglio che aggravare la situazione, insulta gravemente Luc che replica solo con un 'Vaffanculo' meditato prima dell'esposizione, azioni che nel frattempo hanno fatto alzare finalmente l'Uomo, non prima che si fosse sfilato gli occhiali, pronto suo malgrado ad un combattimento che avrebbero senza dubbi perso e perso di brutto.
Inaspettatamente però il capoccia si calma, quel suo ardore carognesco ha subito un primo smacco proprio perche l'Uomo s'è alzato in tutta la sua statura, se ne va, gracchiando epiteti, romanesco da Torre Spaccata, Cinecittà probabilmente.

Ma è proprio ora che scoppia la bagarre tra loro. La galiziana è infuriata, dà del perro bastardo a Luc e della deficiente israeliana all'altra, l'Uomo afferra Luc per il braccio e lo conduce via, Luc è ancora incazzato nero, medita altre operazioni, quasi a forza è condotto via che ancora sbraita come l'amico non l'ha mai visto prima. Poi torna in sé, ora l'amico gli fa presente che visto che le due donne stanno a questionare ancora in loco, è meglio che lui faccia un salto, gli ordina di starsene buono.
Quando infine sente le spiegazioni del bagnino queste sono solide come aveva immaginato. I due arabi erano giorni che frequentavano la spiaggia e nessuno aveva detto un cazzo. Vendono droghe leggere agli habitue dell'Oasi e nessuno ha ancora detto un cazzo!
Ma che addirittura vengano ad importunare una straniera (sì, era convinto che la donna fosse straniera e non invece italiana) e ciò in presenza del suo boyfriend, bè allora gli è scattata la reazione, ma come?
Vengono qui a fare il comodo loro a casa mia? perche questa era davvero una prevaricazione. Ha chiesto loro se avessero la tessera del Club, visto che questo è un Club riservato ai soci, l'ha chiesto a loro perche si sono comportati contro le regole, se fossero stati italiani sarebbe andata peggio, non è questione di razzismo, signorina, mi creda.
Infine le chiede perdono di quel 'Dovete sta zitti!'. Loro tornano dai loro amici, camminano in silenzio. Poi lui dice: che t'aveva detto l'arabo?' Lei replica che era stato molto gentile, s'era giusto informato su chi lei fosse e da dove arrivava.

Lui le chiede se non si corra il rischio che con la confidenza, per come sono fatti gli arabi, cioè col loro romanticismo, non ce li troviamo poi fuori dal giardino a farle la serenata come gatti in amore.
Lei asserisce di avergli detto di andare via e subito, cosa che l'arabo ha fatto.
Sembra una risposta pronta, pensa l'Uomo, poi, presso la loro nuova postazione si mette la maschera e nuota per un miglio dritto contro l'orizzonte.
Al ritorno, mentre li vede ancora litigare tra loro tutti e tre, si dirige alla doccia. Un arabo, lo stesso di prima, lo avvicina, gli sorride, dice 'lei è stato molto coraggioso!' Lui replica per che cosa. L'altro lo guarda significativamente, poi si volta verso il mare, ritorna con lo sguardo da lui concludendo 'Bè, è andato molto lontano, ci vuole coraggio' 'Grazie' risponde l'altro, sollevato dal complimento che ora sì ha fugato ogni suo dubbio a proposito della questione, questione sintetizzata nella domanda: se non avesse dovuto reagire prima che scoppiasse l'incidente.
Era stato saggio eccome! Altro che! A quest'ora l'avrebbero portati in ospedale per le botte ricevute, lui e Luc Papa Doc. Le donne giusto qualche graffio, un paio di sberle ma loro, i cosiddetti uomini, bè si sarebbero divertiti a massacrarli per benino quei criticoni, quegli snob della Giustizia, quei comunisti che se la facevano sotto come frocetti, sotto lo sguardo delle loro donne!
A fine giornata lui stilò la sentenza, la sua compagna in buona fede, travisando quasi certamente alcuni dettagli del fatto, aveva comunque reagito con vigore a quella che a lei appariva un'ingiustizia, su quella spiaggia nessuno degli italiani avrebbe fatto altrettanto anche di fronte ad un fatto più ingiustificato di quello,

Luc Papa Doc aveva fatto bene a reagire ma non ad aggredire e minacciare il bagnino, modo con cui s'è messo contro tutto il personale lì testimone, la galiziana aveva fatto bene a scandalizzarsi del comportamento di Luc nell'immediatezza del fatto, così da provocare un disorientamento tra i fautori contrapposti ed in fieri di darsele di santa ragione,
lui l'Uomo s'era alzato al tempo giusto, solo a scopo d'intimidazione a freddo, con l'augurio che ciò servisse a calmare le acque, ma incerto come affrontare una marea di almeno cinque persone che gli si sarebbero avventati contro, nel caso di un aperto ingaggio tra i presenti competitori in una calura che fomentava questi rischi di travalicamento anche nelle intenzioni e sopra la stessa ragionevolezza.
Tutti concordarono su quelle sagge conclusioni e si salutarono, non prima che lui rivolgesse il suo grazie a Luc perche in definitiva Luc Papa Doc era intervenuto al posto suo, quale il legittimo paladino delle istanze della donna offesa, per prenderne le parti, questa donna indubbiamente insultata di sproposito, che poi era la sua stessa donna.
Bbè, può ammetterlo ora, che, nella rapida dinamica dei fatti, non aveva capito una sega di quanto stava succedendo, né, sotto sotto, la cosa gli era interessata sin dall'inizio, tutto intento a calcolare le correnti dello specchio d'acqua davanti a sé, per capire quale rotta seguire senza eccessivi attriti sottomarini o da parte del frangersi delle onde.
Lui non aveva sentito solo in parte, ma in realtà se ne stava fregando, altrimenti avrebbe agito dall'inizio, cioè da quando l'arabo aveva osato avvicinarsi e parlare alla donna. Il suo mancato adempimento aveva causato tutto il resto, chiaro!

Figuriamoci se il contesto non abbia un'influenza sugli avvenimenti, qui è stato addirittura decisivo, prendere una circostanza normale ed accettata alla stregua di un grave atto perturbatore della morale comune, e cioè che un ragazzo s'avvicinasse ad una donna, così soltanto per conoscerla e poi riandarsene da dove era partito, questa malizia degli osservatori lui non l'aveva captata affatto, perche non vedeva in realtà alcuna offesa nel gesto con cui l'arabo ha voluto conoscere la donna, nè tanto meno la cosa l'aveva sorpreso, ma non aveva capito gli effetti di quella mossa nelle menti degli altri, la rispettabilità che si è ritenuta lesa da parte di un arabo oltretutto, ecco dove stava la questione, la rispettabilità violata a danno di lui stesso, l'Uomo, capito!.
Ora capiva, soltanto ora! Terribile il condizionamento, segno di un precipitarsi deciso verso la barbarie in cui non è più ammesso mescolamento di razze, scambio di culture diverse, curiosità dell'altro, riconoscersi tutti uguali in fondo all'anima. Agghiacciante stortura al suo epilogo massimo, così funestante nelle menti che si fanno fattori attivi in un'intransigenza ma senza capire, in un Mondo che è e si sente insicuro, maledetto, invaso a casa nostra dal nemico, quel nemico che in realtà siamo invece noi stessi, i barricati, quelli che hanno paura e che per paura giudicano come dentro la concitazione di uno stato di guerra però, senza nemmeno regolare processo, perche è guerra preventiva anche alle intenzioni, prima che alle azioni degli altri.


Capitolo 14
La sera del loro primo ultimo giorno, dopo aver passato dieci giorni al mare e cinque nelle campagne marchigiane, erano riusciti a farsi assegnare una camera in un albergo di lusso in prossimità dell'aeroporto di Fiumicino per soli 100 EU, l'albergo era immerso in un giardino di magnolie in un sentore che impregnava l'aria di rose...
La mattina dopo lei avrebbe dovuto prendere il volo El Al diretto per Tel Aviv e dunque regnava tra loro un clima strano inedito, carico com'era di tensione e segreti.
Fu in quell'occasione, mentre lui sorseggiava l'ennesimo amaro Averna con ghiaccio, che le disse di volere scrivere la loro storia che più che altro era la storia della donna con tutte le sue traversie, quell'incredibile andava raccontato, che almeno fosse da ammonimento a che punto manipolazione e controllo siano giunti al livello massimo nelle nostre attuali società di massa.
La loro camera con l'aria condizionata era equamente divisa in due locali, un salottino con reparto cucina, frigo, televisione, impianto Hi-Fi, divano di pelle nera e relative poltrone, uno specchio verticale, la camera vera e propria era in stile giapponese, dai colori beige e bianco, giallo pallido, con vasi cinesi di varia grandezza da cui svettavano mazzi secchi di paturnie e crisantemi, bonzai e cactus di vario genere, anche qui uno specchio ma disposto a elle intorno al letto.
Appena entrarono, lei lo baciò, lui le sfila subito il soprabito, rialza immediatamente l'orlo del suo vestito satinato a balze al ginocchio.

Appoggiandosi col fianco al lato del bancone della cucina, lascia allo specchio la chance di riflettergli la donna da dietro mentre entrambi persistono a baciarsi.
Con entrambe le mani le divarica i glutei solcati dal perizoma sino a rendergli manifesti i dettagli lungo il solco brunastro, la donna si volta e si vede nello specchio, appena rivolge di nuovo lo sguardo su di lui, sospira, s'avventa sulla sua bocca, reclama la sua lingua sulla propria senza dargli respiro.
Lui la trascina a letto, a cavalcioni sul suo muso, dapprima punta alla sua bocca, quindi la monta tra le gambe, colpendola con stoccate isolate, prolungandone a dismisura il percorso avanti ed indietro, trattenendosi a fondo a lungo, per una risalita lentissima ordita apposta per estenuarla.
La donna è in solluchero, non c'è che dire, si dibatte, lo avvinghia con tutta la forza delle sue braccia, con le unghia gli graffia le spalle, vuole che l'Uomo un po la maltratti ora, è come se glielo stesse dicendo a parole, lui la posiziona a forza a quattro zampe, le sfila i sandali, vorrebbe scatenarsi da dietro ma lei vi s'oppone con tutte le forze, l'infrazione subita ad un suo ordine però scatena l'Uomo lo stesso, la monta sì sul davanti ma come lei gli ha invocato seppure soltanto tacitamente.
Col massimo consentito della somma brutalità senza mai risparmiarla insomma!
I colpi che le infierisce sono micidiali perche segnati da disprezzo, se non odio. Senza ancora che ne abbia ottenuto un ritmo, una cadenza, precisi al gesto, l'Uomo la sta brutalizzando con l'azione e con le parole assieme, quando affiora qualcosa di acerrimo tra loro, come se fossero stati davvero nemici da sempre.

Le immerge il suo ventre ripetutamente, quasi fosse un coltello che s'aprisse ogni volta nella carne, nel contempo suggerendole quanto sia lasciva lei che si venderà al primo venuto, al che lei replica che deve essere un uomo che lei dovrà scegliersi, che non andrà mai con chiunque lui le ordini, sì, rinfocola l'altro, 'andrai anche con due uomini alla volta e io ti guarderò mentre godi'. 'Amore mio!' intona lei senza respiro stringendogli lo scarto del suo sesso nella mano.
L'Uomo ora le torce il collo, con l'altra mano la batte sulle natiche, quando la donna vuole divincolarsi la costringe ancora più deciso in una morsa infernale che di fatto la immobilizza totalmente, si scatena tra loro una lotta tremenda per cui lei pretende di liberarsi.
Selvaggiamente, senza che mai una volta lui fosse fuoriuscito da lei, la graffia, insulta, la batte, le serra i seni senza ritegno, la fruga con l'altra nella bocca, la strattona dai denti, la morde con deliberata ferocia su avambraccio e spalla, la morde tanto a lungo da farla stridere di urla, facendola dibattere come una preda in un panico mai da lei concepito prima così convulso. Ma per la prima volta si volta a guardarlo, sconvolta dalla sua violenza, non l'aveva mai visto così, s'accerta insomma che non voglia ammazzarla, ma no, si riassicura, 'Di te mi fido!'
Lui le dà un ceffone in pieno gluteo, la monta con più accanimento, specialmente ora che la vede spiarsi dallo specchio, perciò la trattiene dalla nuca, così da soffocarne il volto sul cuscino da cui la sente ancora bofonchiare 'Sì, Sì'

All'apice, quando entrambi lottavano come in uno scontro di titani in prese da lotta greca-romana, lui se ne fuoriuscì con un deciso 'Basta!' scartandosi dall'amplesso d'amblé, subito stendendosi di schiena. Cercò quindi di calmarsi, di regolare il respiro, in preda ad una vera e propria crisi d'asma, Asma si', senza dubbio.
Lei lo guardò allibita, disse 'Non puoi lasciarmi così!' Lui riesce a dirle 'Basta! E' troppo, finiremo davvero per farci male, ci si può sbagliare sai?'
Lei è ora offesa, mezza svestita raggiunge il divano di pelle, si mette interamente nuda a parte le calze, si stende, allarga le cosce, comincia a masturbarsi, dicendogli 'Vieni qua!'
Lui le si mette di fianco, la guarda mentre si palpeggia, le sfiora con la mano l'orlo vernice della calza a rete, quindi sulla linea della gamba, sino a quando la sente venire, quando nella semioscurità le scopre una lacrima lui la rimuove con le labbra, assaporandone il gusto salmastro. Se non tornerò, giurami che verrai a trovarmi'
'A-Tel-Aviv.....mi..ammazzano...a..causa..tua'
'Tu devi venire a salvarmi se non tornerò, dimmelo che lo farai, so che non giurerai mai ma promettilo allora'
'Te lo premetto, se ne varrà la pena'
'Che vuoi dire?


'Non so ancora di preciso chi sei, ma sì, comunque te lo prometto, verrò a salvarti, Eyal'
'Ti amo, lo sai vero?
'A modo tuo ma sì, mi ami...certo!
Si baciarono, quindi ritornarono a letto.

L'indomani, sopresa, lei aveva sbagliato data del volo di ritorno, meno male che le hanno cambiato il biglietto così da partire lo stesso, lei voleva in realtà rimanere altri due giorni, ma lui s'era rifiutato in modo reciso, disse che non aveva più soldi, che aveva inoltre da fare, che dai suoi era impossibile, solo nel caso che avesse lei qualcuno, qualche amica, disposti ad ospitarli, avrebbe preso in considerazione la cosa, ma meglio di no, visto che doveva lavorare, cosi che non si sarebbero nemmeno visti come volevano.

Lei lo fissò smarrita, delusa della freddezza dell'Uomo alla prospettiva di ulteriori due notti d'amore assieme, ma tanto era, lui fu inflessibile con lei per la prima volta.
La vide prima che approdasse all'imbarco, s'abbracciarono quando le mormorò all'orecchio: Don't give up, don't give up with us, remember this' Lei replicò: 'Never can I forget this night together, never, I swore you, never I'll give up with You, Man!'


Di ritorno a casa egli la maledì più volte, prima dell'imbarco l'uomo della reception aveva chiesto come mai il biglietto le fosse costato solo 186 EU, al che lei in imbarazzo totale aveva dovuto ammettere che l'ex marito era titolare di uno sconto su tutti i voli internazionali e che lei ne aveva usufruito.
Come? pensò l'Uomo, lei aveva specificato giusto 15 giorni prima che il biglietto le era costato 500 EU? Avrebbe voluto prenderla al collo, innalzarla contro il muro, davanti a tutti gli uomini della sicurezza, per far vedere che razza di donna era, ma poi s'era calmato, aveva deciso di lasciare perdere, aveva del tutto o quasi rimosso la questione.
Ora, sulla strada verso casa, l'episodio gli ritornava in mente, ripromettendosi al suo ritorno fra venti giorni di punirla davvero per questa sua bugia insulsa. Ma dentro di se sapeva che non sarebbe mai stato capace di cambiarla, come dice Faber 'Non sono riuscito a cambiarti, non m'hai cambiato,lo sai..'
Eppure, nonostante tutti i dubbi sulla donna, rimaneva imponente il fuoco dell'attrazione che quella donna, questa infida Femme Fatal, sempre sarebbe stata capace di infondergli ogni volta l'avesse rivista, cioè pur disprezzandola nell'intimo suo l'Uomo non ne sarebbe uscito soltanto in base a questo presupposto morale, in base a questa riprovazione, tanto lei lo aveva magnetizzato, interpretandogli tutti i ruoli che lui le avrebbe voluto farle interpretare, suscitandogli quel lato selvaggio ogni volta l'avesse tra le braccia, non ponendogli alcun limite alla prevaricazione, quasi a volerne ricavare un castigo apposito ogni volta, un depauperamento decisivo sempre rinnovato della propria morale, per sentirsi ora sì davvero nel disonore completo,

vilipesa nel profondo sino ad una sorte di martirio, quando finalemente tutto sarebbe venuto a galla, la colpa, la meschinità, il suo essere in verità vile da punire senza pietà alcuna.
Questo era il quadro clinico, diremmo, della donna, la sua specificità, ma anche la sua maggiore risorsa se si riflette bene. Proprio per il modo in cui era fatta. Cristo! Con una donna così, stai sempre all'erta, non ti puoi distrarre! Con una donna così ti ritroverai prima o poi in un mare di guai, ne era certo, come anche suo padre, il satrapo orientale, aveva già preconizzato al figlio una volta, non senza torti:
'Quella donna è pericolosa, ti scatenerà l'inferno, se non stai attento, perche è stata troppo a lungo bastonata, si vede che è una cagna abbandonata, presa a calci da tutti, si vede che non potrà mai più uscire dalla sua vendetta che sarà sempre cercare il proprio martirio, quel martirio che lei sente di meritare, ogni giorno della sua vita da cani, cani appunto!
Ora anche lui l'aveva capito, eppure non vedeva l'ora che fosse di nuovo da lui, per amarla ancora nel tempo che il Destino avrebbe loro concesso.


Capitolo 15
Una volta passeggiando per il lungomare di Ostia, approdarono credo a Piazza dei Navigatori dove un ucraino stava suonando la fisarmonica, all'inizio costui intonò il tema di Theodorakis, quindi proseguì col leit motiv del dottor Zivago.
Entrambi rimasero ad ascoltare, rapiti dalla musica.

La donna s'avvicinò al musicista e dopo un po' questo intonò un brano ebraico per eccellenza, s'avvicinarono due donne anch'esse ebree e dopo un attimo di stordimento e qualche presentazione, tutte e tre le donne, tenendosi per mano cominciarono a ballare in circolo al ritmo della musica.
L'Uomo si teneva in disparte, sperando che la donna lo risparmiasse dal partecipare anche lui alla danza. Fu singolare però scorgerle mentre ballavano ariose, davvero commosse, intorno alla postazione del musicante.
Quando proseguirono nella passeggiata lei gli disse che l'aveva risparmiato, che aveva notato il suo imbarazzo ed aveva capito. Per quanto dovesse apprezzare di lei questo intuito formidabile di quasi tutte le sue ragioni, egli la ringraziò, offrendole una cena luculliana in un ristorante là vicino. Erano felici ancora, quella felicità che trapelava da tutti i loro pori, da uno stato di salute ristabilito e che si riscontrava anzitutto dai loro occhi più vivi, vispi d'ogni avventura passata insieme e di cui mai avrebbero fatto a meno.
Ieri gli è giunta la convocazione presso il Consiglio dell'Ordine per la vicenda delle investigazioni sul suo conto manovrate dalla sorella avvocato. Ci sarà da ridere e sebbene lui sia privo della prova fondamentale e cioè della testimonianza della sua ex, sia perche residente ora all'estero, sia in quanto recalcitrante del tutto a fornire prove a carico dell' esimia sorella, l'Uomo può contare su un teste diretto, presente in auto al momento quando la sua ex telefonò al cellulare, riferendogli il fattaccio. L'Uomo infatti ha l'abitudine di attivare ogni volta l'altoparlante al cellulare, sempre, per la ragione di sentirci meglio e di non doversi appoggiare il cellulare all'orecchio,

cosa che ritiene nociva al massimo, specie d'estate quando il microfono si fa rovente dopo un-po'.
In quel pomeriggio che gli arrivò quella telefonata da Tel Aviv, lui stava ritornando in auto diretto verso casa, Enri la Pietra era con lui, per cui Enri seguì l'intera conversazione. Quindi una prova a carico esiste e lui la farà presente al consigliere, nominato per l'istruzione del caso. Ci sarà da ridere!
Ancora si rammenta del furore provocato non dal fatto che un'investigazione del cazzo fosse stata eseguita a suo carico per infangarlo, la cosa che lo fece esplodere, cazzo, fu che la sua donna pareva crederci a quelle ingiurie.
Lui fermò l'auto in una stazione di rifornimento, del tutto fuori di sé scese dall'auto per ricaricare il cellulare. Anche dentro la rivendita, quando ella gli ritelefonò, lui non smise di urlare come un ossesso in mezzo a decine di persone allibite. Enri gli diceva di calmarsi, gli sorrideva nel tentativo di ammansirlo ma non ci fu niente da fare, l'Uomo aveva perso la testa e basta!
Fu una dele giornate più tremende che abbia mai passato nella sua vita, il fatto che lei fosse ceduta, che non si fosse indignata di questo schifo ordito da quel diavolo della madre, bè, tutto ciò lo mandò del tutto fuori di testa.
Egli giunse a dire che se la madre avesse continuato lui l'avrebbe citata per diffamazione aggravata, che l'avrebbe spogliata d'ogni suo bene terrestre, ingiungendo alla donna di allontanare nell'immediato la strega dal marito, questo brav'uomo,

infatti, proprio a causa del continuo diffamare ed ordire strategie della moglie, aveva subito un colpo apoplettico e s'era stati costretti a rivolgersi ad un medico, il quale lo aveva trovato stressato ma fuori pericolo per ora.
Fu una giornata tremenda, in cui fu coinvolto l'amico più fedele dell'Uomo, anche lui chiamato e richiamato più volte dalla pazza. Una situazione pazzesca in cui, anche dopo che aveva congedato Enri a casa sua, per tutto il tempo l'Uomo aveva continuato ad urlare ed inveire per ribadire le sue convinzioni e la più profonda indignazione.
Beninteso i genitori di lei avevano conosciuto l'Uomo, per cinque giorni avevano pranzato e cenato assieme, e lui non era stato certo reticente sulle sue qualifiche, aspirazioni,ecc.
Niente, nonostante un quadro offerto dall'Uomo non proprio ordinario, costei, la iena, l'arpia aveva avuto l'ardire di investigarlo lo stesso, per scoprire cosa? Esattamente quanto l'Uomo aveva riferito di nsua sponte, con tutta la sua calma e flemma da signore, mai celando nulla, nulla dico!
Ma si ribadisce ancora, non fu tanto ciò a fargli perdere la testa, lui che non la perde mai in alcuna circostanza, ma l'evenienza che questa figlia degenere avesse creduto che questa manovra fosse stata eseguita per il suo bene, perche lei fosse conscia con chi s'era legata. Cazzo! Ma lui non le aveva riferito tutto di sé, e che fa la deficiente? Gli chiede se è vero che non ha più un ufficio? Che abita ancora coi suoi? Che non possiede una casa propria?


Dio santissimo, gli pareva di parlare con un altra persona. Non le aveva riferito delle minacce di morte ricevute a causa delle sue cause penali e che aveva dovuto abbandonare questo settore di certo il più lucroso della sua attività, non le aveva detto che intendeva rivolgersi all'attività dello scrittore, via via auspicandosi di divenire uno scrittore a tempo pieno? Che i genitori erano entrambi invalidi?
Ma con chi stava parlando ora? Chi era costei? Che ora tenta pure di tranquillizzarlo, dicendogli che va tutto bene, che non crede ad una parola della madre e della sorella, che lo amerà sempre lo stesso? Lui si calma, chiede se la sorella sia coinvolta nella faccenda, l'altra risponde sì, che ad un ordine della madre la sorella non poteva trasgredire, la sorella non aveva scelta.
L'Uomo ribatte che la sorella non poteva farlo, che la cosa è una violazione bella e buona del codice deontologico. Lei replica allarmata di lasciare perdere la sorella, se non vuole perderla per sempre.
Ora finalmente gli arriva la convocazione, ha già detto ad Enri di accompagnarlo, in caso volessero ascoltarlo quale teste informato sui fatti. L'intenzione è però quella di sondare la sorella sulla questione del sequestro. Si rammenta infatti che disperato lui tentò di contattarla al telefono. Eyal il giorno prima gli aveva riferito che della questione del suo fermo non aveva fatto cenno né alla sorella né alla madre, per non allarmarle.
Conclusione: la sorella, alla notizia di quanto stava succedendo, doveva perlomeno essere allarmata, almeno quanto lui stesso. Ed invece, nichts! Neanche lo riceve al telefono, lui dice alla segretaria che si tratta della scomparsa della sorella dell'esimio avvocato del cazzo, lei replica che riferirà, facendosi dare il numero dell'Uomo.

Nessuno telefona, finchè egli stesso rifa il numero, gli risponde la stessa segretaria, lui chiede di parlare con l'avvocato, ma quella dice che è occupata in una riunione, lui imbestialito ribadisce che la sorella è stata rapita e quella è impegnata in una riunione del cazzo, ma prima che la poveretta possa rispondergli, lui aggiunge, forse che l'avvocato le ha già riferito di aver sentito la sorella e che è tutto a posto? Esatto! La segretaria conferma quasi confortata le parole dell'Uomo.
Dunque la sorella sapeva, e come? Come si spiega? Se l'altra non aveva avvertito nessuno dei familiari? Facile la congettura: La sorella, ed in capo la madre, avevano ordito anche questo ennesimo sopruso ai danni della congiunta, loro avevano attivato tutto questo additandolo ora come un individuo pericoloso.
Come si ricorderà, la donna nel luogo stesso della sua detenzione gli riferì che la misura era stata dottata a causa dei suoi scritti su Facebook e della sua intenzione di fare un reportage in Iran. Bene! Pensò l'Uomo, ora so che devo fare...ora sono cazzi, non guarda più in faccia a nessuno, che guerra sia! Per lui sarà un godimento! Supremo!
Dovrà recarsi direttamente all'ambasciata d'Israele per confermare almeno che quanto detto dalla donna non sia solo frutto della sua fantasia, ma non lo crede, ad una sua Email di chiarimenti l'Ufficio politico dell'Ambasciata nemmeno ha risposto, strano no? Se non c'entravano un accidente, avrebbero dovuto negare una circostanza che li metterebbe in un mare di guai, ed invece niente!
Crede invece che la donna abbia detto la verità, anche se non lo sa chi sono i mandanti, i veri mandanti di questa schifosa operazione di discredito e calunniosa.

Se andrà all'Ambasciata proverà a farsi dare un visto per Israele, vediamo se glielo concederanno, se no, è chiaro: lui è in una lista di indesiderati pericolosi al punto da negargli la possibilità di viaggiare in Israele e forse pure negli Stati Uniti, vista la vicinanza carnale tra i due stati.
Se fosse così, ai suoi certosini detrattori verrà la voglia di non averlo mai ordito un piano del genere, rovinerà le loro vite, questo è certo, direi sacrosanto nel senso comune del termine, vi pare, o no? Oppure egli deve ancora indugiare? Soltanto perche la demente glielo chiede quasi scongiurandolo? Ma che vada a cagare, verrebbe voglia di dire.
Eppure ci pensa alla stronza, tutte le notti, la vede nei tanti episodi che li hanno resi felici, colmi di promesse vicendevoli, con la volontà di procreare, di rifarsi una vita assieme, in una casa loro, coi loro quadri ed arredi.
La pensa a volte con quell'amore che ha provato con lei, tenero, protettivo ma anche selvaggio e trasgressivo con cui era capace di esaltarla. Gli viene il dubbio che tutta la manovra contro di lui non derivi proprio da questo aspetto della questione e cioè da questo ardore degli amanti che la madre evidentemente abborre senza tregua, da tempo e da sempre.
Potrebbe essere questo, pensa e più ci torna sopra più trova conferme.
E' una guerra all'inclinazione di questa figlia che la madre non le ha mai tollerato, spingendola ad allontanarla da sé, dalla sua casa, a farle vivere una vita d'inferno, costi quel che costi, pur di non vedersela intorno, costasse ala figlia anche la vita stessa. Questo è il Male, conclude l'Uomo sgomento.

Sgomento per la ragione che la figlia mai abbia compreso tutto questo, o che pur intuendolo, lo consideri come un'azione compiuta unicamente per il suo Bene. Questa convinzione cioè che la madre operi per il suo Bene, in quanto in lei, la figlia, sussite qualcosa di sbagliato, che la stessa figlia considera sbagliato e perciò da reprimere con la forza e l'inganno degli altri. Sì, è così, Perdio, lei si sente colpevole e così giustifica ogni manovra compiuta a suo danno come un atto virtuoso compiuto per la salvezza della sua anima segnata dal peccato! Sì, non c'è altra spiegazione: la donna non solo è succube della madre ma è malata dentro lo Spirito, malata senza rimedio, perdio! E lui, di certo, non la salverà! No, non la salverà!
Dite se è vero, mi rivolgo ai centauri evidentemente, si segue con la moto una traiettoria lungo una strada, ad un certo punto su questa traiettoria compare una linea di frattura, potremmo deviarla agevolmente, è solo una linea di mezzo centimetro, ma spesso capita, chissà perche, che vi capitiamo sopra, col rischio di caraccollare con la moto, se non di cadere. E' pazzesco ma succede più di quanto si pensi..


Capitolo 16
All'epoca formavano una allegra brigata, i quattro moschettieri ai giorni nostri, ma a differenza di quelli descritti da Dumas questi del tutto privi di quell'onore, della loro generosità l'uno per l'altro, del sacro rispetto che è dovuto alla parola 'Amico'.
Molto di più del protagonista Luc Papa Doc, Ismaele e Svariosky erano infatti veri e propri scellerati, ciascuno col suo vizio capitale ma accomunati dal più veniale, l'avarizia.

Di Luc Papa Doc abbiamo già accennato, uomo dedito alla crapula ed al mangiare, commerciante a modo suo di preziosi, nonché ex-ristoratore a Madrid, Ismaele è il collega che in una Email si lagnava di affermazioni dell'Uomo sul suo conto, ponendone una questione personale, lo stesso che ha come unica ambizione di sistemarsi nel quartiere Parioli, lo stesso quartiere dal quale invece ne era sfuggito Svariosky che pur essendoci nato e cresciuto, l'ha rifiutato questo Mondo borghese osceno e delinquente, divenendo nel tempo un ladro di auto, drogato, uno scellerato del tutto, alcool a fiumi, ma nello stesso tempo acquisendo una certa competenza nel settore informatico da riuscire a farsi assumere e lavorare per una grande compagnia per almeno 15 anni.
Quella brigata in realtà non era mai al completo, la sua esistenza era però inossidabile dalla circostanza che pur non frequentandosi mai insieme, salvo rarissimi casi, ciascuno era sempre tenuto al corrente delle vicende dell'altro. Ogni estate scoppiava il caso, Luc aveva discusso com Ismaele, quasi si erano presi alle mani. Per giorni, chi frequentando l'uno, chi l'altro, e poi questo col primo, si veniva a chiarire l'esatto ammontare della vicenda, coi suoi retroscena, colpi di scienza da cui far scaturire nuove morali, confermarsi tutte le perplessità sul condannato di turno.
Con Ismaele l'Uomo aveva chiuso da tempo, cioè dall'epoca della fine del loro sodalizio professionale, quando lui, a dispetto di essergli il Dominus, lavorava in realtà presso il suo studio e quasi sempre coi clienti che ad Ismaele forniva la madre, questa ebrea sempre sia lodata.
Per l'Uomo questo qui era un immaturo, un ignobile 'Quaquaraquà'. Ma l'occasione con cui se ne sbarazzò coincise coi giorni di dibattimento, una causa penale pesante che aveva dovuto dirigere e portare sino in fondo.

Le imputazioni erano gravi infatti, fattispecie che andavano dalla violenza sessuale, sequestro di persona, sino all'estorsione aggravata, un processo che vedeva alla sbarra un noto spacciatore, un ribaldo anarchico le cui uniche ambizioni nella vita erano quelle di farsi dalla mattina alla sera, e seguire allo Stadio tutte le partite della sua Roma, ma anche rapinare farmacie, coppie imboscate, vendersi un'intera casa per le sue voglie.
Non l'avrebbe voluto difendere questo satanasso dei peggiori, ma Ismaele gli disse che per lui c'era da guadagnare parecchio, che il fastidio comprensibile sarebbe stato compensato, oltre ai mille e cinquecento EU che avrebbe ricevuto subito come fondo spese. L'altro chiese quanto. Ismaele precisò: 5000 EU. Che il restante che ne avrebbe ricavato erano per lui, ovvio.
'Quanto per te? Ci pensò un po', poi disse 'Altri cinquemila più o meno'. L'Uomo accettò, si strinsero la mano, pur se lo sapeva che l'altro non avrebbe mai mantenuto la promessa. Ma voleva, come si disse prima, che la cosa risultasse chiara ad entrambi, di chi era la responsabilità del fallimento, chi aveva parlato a vanvera. Una specie di ordalia come s'era gia detto in un precedente capitolo.
Riuscì a farlo assolvere, contro ogni previsione, sudò sette camicie, immischiò a tal punto la vicenda da renderla indistinguibile alla fine, chiamò citò testimoni, tracciando un quadro dell'imputato senza speranza, in cui lo stesso si andò profilando per quello che era e che sarebbe sempre stato, sino alla fine precoce dei suoi giorni su questa Terra, ossia: un farabutto, tra i peggiori, uno che non esita a mentire, rubare, stuprare, infischiarsene di tutti.

L'avvocato, cioè lui stesso, non abortì alcun particolare di quella vita d'inferno, dedita unicamente all'Eroina ed alla Roma, anzi calcò la mano senza ritegno, perche la giuria ne fosse assorbita da quella mondezza inqualificabile che era stata tutta la vita del suo assistito. Il pubblico rumoreggiò alle sue spalle, il Pubblico Ministero lo fissava in cagnesco, l'imputato che era accanto a lui, lo guardò incredulo, sibilando 'Avvoccà, ma che intendi fa? che cazzo stai facendo, porco dio e della tua madonna'
Lui gli ingiunse di chiudere il becco e di ascoltare la deposizione di sua sorella, anch'essa rovinata dall'eroina, nota agli organi di polizia per fare la prostituta nella zona
E' lei stessa a denunciare il fratello. L'avvocato l'interroga sulla sua vita, le chiede della droga, a come se la rimedia, quanto spesso si prostituisce, se ha mai subito violenza, se ha un protettore.
La donna risulta così che è stata violentata ripetutamente anche in branco, che è finita in ospedale o per una testa spaccata a martello, o per via dei calci offerti al suo fegato che infatti è rimasto lesionato e di cui si parla di un trapianto prima o dopo.
Dall'intera deposizione si rileva che entrambi, dico i fratelli, sono cresciuti, dopo la morte della madre, in un completo abbandono morale ed affettivo, lasciati alla merce di un parente depravato che violentò la nipote quando questa non aveva che quattro anni, il maschietto invece ne aveva 12 quando fu infilzato da un ragazzo maldestro che infatti gli lasciò 25 punti di sutura al culo del poveretto, insomma una vera pacchia, una completa anarchia, libertà assicurata di fare qualunque cosa, intanto i soldi non mancavano, l'unica cosa che non mancava davvero a questi balordi infatti erani i soldi in tasca, di continuo.

Le chiede di raccontare poi la dinamica della serata oggetto dell'attuale giudizio. Il fratello era convinto che la sorella avesse con sé una dose, dato che questa s'era chiusa in bagno e si rifiutava di aprire, il fratello buttò giù la porta con un'ascia da guerra (lui era un collezionista di armi) quindi afferrò la sorella e la riempì di botte e calci, sino a stenderla supina sul pavimento e violentarla, quindi ritornando nel bagno dove s'appropriò dell'intera dose di eroina e spararsela subito in vena, senza nemmeno dividerla con la disgraziata che infatti si doleva non delle botte e della violenza ma dell'infamità di questo fratello egoista..
Nella sala udienze echeggiava quasi lo smarrimento, il Presidente occhieggiava verso il difensore, un raptus senza controllo gli arricciava continuamente le labbra sinuose, poi la sua voce si fece larga nel sordo sentore dei primi commenti subito abortiti.
'Avvocato, se lei intende proseguire in questo che pare un film horror, deve essere molto sicuro dove vuole arrivare, altrimenti segnalerò la faccenda al suo Consiglio dell'Ordine, perche il suo modo di procedere..bè ecco... la verità non si può ricavarla ad ogni costo, voglio dire con ogni mezzo, mi pare che Lei stia compiendo una difesa molto spregiudicata, non le pare? La smetta di infierire sulla poveretta, e vada al sodo, mi toglierebbe dall'impaccio'
L'avvocato, completamente sudato dalla calura tremenda nell'aula ma anche per via della tensione, replicò che la deposizione era da ritenersi essenziale perche tutti riconoscano lo stato estremo di miseria mentale, l'assenza d'ogni morale sin dalla nascita, che tutti avevano potuto riscontrare dai due personaggi, sin dall'adolescenza entrambi non hanno fatto altro che sopravvivere allo squallore della loro classe, destreggiandosi come potevano in un ambiente che era quello, con quei comportamenti analoghi ai loro che erano di tutti i loro coetanei ed amici,

ma anche per via di tutti quei modelli culturali con cui noi, la Società seriosa e laboriosa, li abbiamo definitivamente rovinati: sesso, droga, discoteche, calcio, televisione, una visione del Mondo predatoria propagata da miriadi di films, videogiochi, musica demenziale se non satanica.
Come poteva dirsi che l'imputato fosse colpevole delle sue azioni certo ripugnanti, se vi aggiungiamo nell'analisi delle concause dei suoi delitti, il fattore Eroina che tutti sanno non lasciare scampo nè qualsivoglia grado d'autonomia? Era questa la domanda clou, quella che avrebbe installato il dubbio.
L'avvocato concluse chiedendo che l'imputato fosse prosciolto dalle accuse in quanto non in grado di intendere e di volere al momento della commissione del fatto, in ciò basandosi sul suo stato alterato, reso indubitabile da tutte le testimonianze escusse, da dipendenza da eroina e quindi da un'acuta crisi d'astinenza.
Ogni altra azione compiuta andava quindi precisata in quel contesto di stato di bisogno indefettibile che ha portato l'imputato allo scatenamento finale ai danni della di lui sorella. Come misura accessoria, o in subordinata, quale pena sostitutiva alla detenzione in carcere, fa istanza alla Giuria di concessione della misura del ricovero presso una struttura per tossicodipendenti di cui fornisce subito alla Cancelliera una copia identificativa, assieme ad una copia conforme d'accettazione del paziente per un periodo compreso da un anno ad anni tre.


La sorella fu ritrovata morta in un garage a Torre Spaccata, morta per un'overdose, indosso le furono riscontrati gli stessi stivali fetish in vinile con cui s'era presentata per l'audizione. La poveretta s'era suicidata, le avevano riscontrato nel sangue una dose così massiccia da stendere un cavallo, impossibile che la ragazza non sapesse ciò che s'andava somministrando nella vena sotto l'avambraccio.
Mesi dopo giunge la sentenza di assoluzione con l'obbligo per l'imputato del ricovero nella struttura caritatevole di cui sé detto. L'Uomo è invitato ad un pranzo nell'appartamento che Ismaele condivide con la moglie vicino piazza Santa Maria in Trastevere. Inutile dire che l'Uomo s'aspetta di essere pagato, ma per tutto il corso della cena il suo anfitrione, pur complimentandosi dapprima per il risultato e prospettando nuovi affari, guadagni prosperosi per entrambi, non fa alcun cenno alla promessa.
L'Uomo gliene chiede ragione, l'altro è preso di soprassalto, quasi non se lo fosse atteso questo colpo basso, rimugina rapidamente, il dover escogitare una risposta lo imbarazza manifestamente, l'altro sa già che non vedrà i soldi ma si diverte a torturarlo almeno, almeno questo godimento del cazzo!
Incespica nelle parole, a tratti pare che balbetti, riferendogli che il ribaldo s'è dato alla fuga, nessuno sa dove s'è rintanato. Ottima ragione, riflette l'Altro, quasi ne fosse l'Inquisitore mellifluo, paziente sino all'infinito. Dopo qualche colpo di tosse, ed un bicchiere d'acqua, Ismaele prosegue che se lui non gli crede telefonerà nell'immediato alla di lui madre perche questa santa confermi tutto.


L'Uomo, ridendo, gli domanda se poiché il cliente è sparito lui si autostimi esonerato dalla sua promessa, visto che lui è stato certamente pagato della quota che si era prefissato, l'Uomo le intuisce certe cose, sa esattamente che la merda ha ricevuto il suo onorario, senza però saperne valutare l'entità. Sa solo che come aveva previsto la merdaccia lo sta fregando.
Ismaele fa il numero della madre, quando la faccia dell'amico, quella rigidità del suo ghigno, lo mette in apprensione, ha il timore che quello in un raptus s'avventi su di lui, non l'ha mai visto in combattimento, ma sa che è un toro quando gioca a tennis o a racchettoni. Gli passa la madre la quale dispiaciutissima gli riferisce quanto già il prode aveva riferito, una versione concordata al dettaglio dai due, l'unica cosa certa è che il tipo era sparito, ma che peccato! Quando finì la conversazione con la paracula, chiede quanto lui avesse ricevuto veramente, quello rispose fingendo di rispondere suo malgrado che erano stati 5000. 'Allora almeno si divide?'
Macchè, lui li aveva già spesi tutti e giù la menata di quanto fosse difficile mantenere una famiglia, una casa propria con l'affitto da pagare, le bollette poi, quando lui se ne stava al sicuro dai suoi, senza responsabilità da ottemperare, che ne sapeva lui della vita vera (ecco Zelig si è trasformato, il discorso è ora un sonetto d'indignazione, è quasi rabbiosa questa formula recitante, finisce per credere egli stesso a ciò che dice, straordinario caso clinico!) della moglie cui è da mesi che non pagano lo stipendio, certo lui aveva ragione, lui aveva svolto il suo lavoro, si direbbe egregiamente, anche se lui considera che deve ancora progredire, con il suo appoggio sarà certamente un gran avvocato, lo saranno entrambi e si divertiranno da matti, mare, donne e letteratura, nient'altro che starsene 4/5 mesi all'anno nelle Canarie, magari Lanzalote per trovare Jose, nella sua casa, nella casa di Jose e Pilar coi loro cani trovatelli.

L'Uomo non può mai credere quanto le persone lo ritengano così imbecille da non capire l'aperta dissimulazione con cui si vuole prenderlo per il culo. Sta infatti ventilando la possibilità di condurlo in basso, sulla strada e dargliene un paio di ganci pesanti proprio sui lati del suo naso bugiardo arrossato dallo sforzo di mentire, a questa canaglia non gliene bastano due, bisognerebbe anche cagargli in faccia, così per l'umiliazione di tutti i presenti alla scena che non scorderanno quella faccia oripilata, preda di una rovina che si è cercata con le proprie mani.
Poi riflette che meglio no, la carogna si rivolgerebbe alla madre, insieme poi all'Autorità giudiziaria, magari chiedendomi un risarcimento gravoso. Togliersi lo sfizio, la soddisfazione di mandarlo a terra, il merdosetto con la sua Bmw del cazzo, l'unica che all'Uomo non è mai piaciuta di tutti i modelli Bmw che ha visto sfilare per le strade in decenni, col suo portatile super-tecnologico che non smette di vantargli, ogni volta si vedano, in tutto cercando questa testa di cazzo unicamente l'affermazione se non la celebrazione di sé stesso, in qualsiasi accidente si trovino a partecipare, quanto è ganzo lui, quanto è alla moda anche l'ultimo scarpino da frocetto che s'è comprato, questo che è in fondo davvero un frocetto, un frocetto romano che non sa ancora bene di esserlo, no, a questo frocetto non darò la soddisfazione di denunciarmi per aggressione e per avergli cagato in faccia. Perdio, neanche fosse una puttana in vetrina, è un continuum, 'Guarda che fighetta che sono, guardami, esisto soltanto io, solo io scrivo da dio, faccio foto da dio, e poi guarda questa Canon ultimo modello, sai quanto l'ho pagata? (Un sorriso compiaciuto gli allarga le labbra in solluchero) dai, dì una cifra!'.


Qualsiasi cosa l'altro risponda, ebbene il prezzo è sempre al di sopra di quello proposto. E' chiaro che si tratta di un megalomane e della peggior specie, un esaltato senza concezioni vere, che non siano quelle di vivere da signorotto a Parioli, rispettato per quanto possiede. Insomma un'imbecille! Come ne esistono a milioni!
Quando furono scesi in strada e lui lo accompagnò alla stazione Trastevere, l'Uomo aveva già deciso, non l'avrebbe visto più ed infatti per circa tre anni non si videro, salvo qualche rara occasione, giusto per sondare se c'era in corso qualche emendatio per cui valesse la pena ri-frequentarlo. Ma non c'era stato verso, merdaccia era e tale rimarrà per l'eternità. lo squilibrato. Lo congedò con uno sguardo fisso ed arcigno, in cui trapelava tutto il suo disprezzo, senza dirgli niente a questo che è in definitiva un idiota stereotipato senza alcuna plausibile identità.
Ora si da il caso, che proprio quando la coppia stava trascorrendo un periodo di ferie nella casa al mare, Ismaele venne a trovarli.
Al telefono poco prima l'Uomo gli aveva suggerito di portare la sua Canon del cazzo, per ritrarli in qualche foto. Ismaele aveva portato tutto l'occorrente, decise che si sarebbe fermato con loro per l'intero giorno. Andarono al mare, l'Uomo si fece la sua solita nuotata, questa volta in un mare mosso, e con una forte corrente che decise d'affrontare di petto, tentando di rimanere nella posizione nuotando decisamente contro corrente, sul posto pensava. Dopo un po' s'accorse che era scarocciato ad un mezzo miglio sud dalla postazione da cui era partito, e ciò senza essersene accorto affatto.


Quando fu di ritorno i due avevano fatto amicizia, li sentì parlare di lui, dello scrittore, di quanto avesse sofferto, come fosse stato essenziale stratega legale di tutte le vicende della di lui famiglia, dopo la crisi e la separazione della sorella col compagno. L'Uomo ne riconobbe al solito l'adulazione che pur sinceramente sentita da parte dell'amico, non può fare a meno di considerare l'ennesimo suo tranello, dissimulazione di cui l'amico è capacissimo. Sa che il giorno dopo avrà dimenticato tutte le parole lusinghiere, i propositi di aiutarlo con la casa del Svariosky, soltanto l'Uomo aveva diritto di questa casa. Sa che sono tutte balle in cui lui vi fa credere per poi chiedervi 'Cosa vuoi da me? Io non ci posso fare niente'.
Al ritorno, Ismaele gli parla da una parte, dice che è senza soldi, ch vuole comprare qualcosa per il pranzo, se lui potesse dare dei soldi, che provvederà a restituire, certo, che problema c'è, estrae dal suo portafogli 20 EU, gli ultimi soldi che gli rimangono di ben 4000 in fumo in poco meno di un mese. Eppure glieli dà, dicendogli che sono gli ultimi che ha, 'Non preoccuparti, te li ridò indietro, che non te fidi?' Viene da ridere ed infatti l'Uomo ride mentre l'altro sgattaiola fuori dal cancelletto del giardino.
A parte la spesa orrida, l'Uomo è indotto da entrambi a fare un barbeque in giardino, mentre loro avrebbero provveduto a cucinare una pasta in cucina, in realtà ansiosi di parlarsi senza orecchie indiscrete, a discettare giudiziosi tutto il tempo di lui, delle sue difficoltà, minacce presunte o inventate di sana pianta. Lui non ha bisogno di spiarli, sa esattamente quanto si stanno dicendo. Lui mai spierebbe da una porta, cazzo!


Una volta che l'Uomo fa il suo ingresso riesce però a catturarne qualche scampolo di quel conciliabolo a bassa voce, lei quasi lo sta scongiurando di trovargli un'opportunità per lui ma anche per lei, visto che lui ha finito i soldi e lei non ne ha a quanto pare, c'è un'aria come di sospensione mentre lei ribadisce 'Senza soldi, sì, non sappiamo nemmeno dove vivere.'
Lui affabile, saggio e giudizioso, dall'altro della sua flemma del cazzo, si dichiara pronto ad aiutare, come no, con tutte le sue conoscenze altolocate, ci mancherebbe, ma finendo per ammorbarla con tutta la lista del cazzo dei suoi presunti associati, loggisti, lui che è considerato uno dei massimi leader di queste combriccole di sfigati e di dementi, lui genio del secolo, avvocato, nonché chi ne ha più ne metta, scrittore, autore di un paio di cortometraggi del cazzo, fotografo con una mostra da farsi a New York, si hai capito bene, New York il prossimo autunno, a sì, in molti lo stimano, lo invitano alle loro feste con l'orchestra del cazzo ed i camerieri, anzi, lui farà una festa per inaugurare l'ingresso di lui e della di lui compagna nella loro magione sopra piazza Farnese, 'perche non venite anche voi due, siete invitati?'
La donna ne spia la fisiognomica, replica 'Sei proprio sicuro che c'inviti?' Ha già capito chi è il tipo, lo riconosce come uno dei suoi, senza dubbi di sorta, come lei gli dirà in seguito. L'altro finge d'offendersi
'Ma come, se vi invito v'invito seriamente'. L'altra, scaltra sino all'indecenza, ribatte 'Quando, in che giorno?' 'Martedì! Alle 22 circa sarei felice se venite, ci mancherebbe, Ci sarà un sacco di gente, scrittori, gente del Cinema.' 'Sei sicuro che sia martedì, devo scriverlo sulla mia agenda'. 'Certo, al cento per cento!'

Dopo che s'era congedato da loro, non prima di aver ricevuto via cellulare un autentico cazziatone della compagna, per il fatto commendevole gravissimo che lui aveva osato lasciarla sola nel fatidico trasloco, compiuto in realtà dalla solerzia di due rumeni assoldati appunto per questo coi soldi del nostro mandrione. Qui è costretto a pagare se vuole risiedere a Parioli o Piazza Farnese, se no via dai coglioni, ritorni alla tua fogna di quartiere! Poveraccio! L'Uomo, mentre ne osservava il tentativo goffo di smorzare con il palmo della mano il volume della cantilena, rivolgendo alla donna solo frasi smozzicate, in apparenza senza alcun significato, provò addirittura pena per questa nullità assoluta . Si salutarono.
Due giorni dopo la donna gli racconta che Ismaele s'era rimangiato l'invito, sostenendo di essersi recato fuori città per un impegno di lavoro previsto ma che lui aveva scordato. Hai visto?' La donna confermò collo sguardo l'attribuzione implicita in quella domanda: sì, è solo un mistificatore, un gracile opportunista che crede davvero di essere meglio degli altri, per la ragione, pensa l'idiota che può comprarsi più cose, cose all'ultimo grido.
Con ancora il viaggio in Iran in programmazione, quando lo stesso giornalista gli aveva fornito tutti i dettagli del viaggio e le informazioni relative a visto d'ingresso, fideiussione bancaria per far circolare la moto entro i confini iraniani, cauzioni ed altro, l'Uomo aveva tentato di farsi prestare dal coglione la Canon che non utilizzava, essendosene comprata ovviamente l'ultima uscita.
Sì, no, ni, si perche no se me la restituisci, ma sai, è difficile da utilizzare se non hai pratica. Infine non si fece più sentire, una volta che gli telefonò, sbraitò che era al lavoro, che aveva da fare con uno cliente del cazzo, che si sarebbe fatto risentire lui, certo!

Lo fa divertire però questa merda, quanto può durare a fingere per tutta la sua vita del cazzo!Una cosa che ti manda ai matti, prima o poi!
Intanto lo sgominano tutti, tutti prima o poi lo vedono chi è, poveretto, malato ed infantile, no è inutile sforzarvi, non c'è proprio un cazzo dentro a quella testa! Dispiace dirlo, ma è necessario che qualcuno glielo dica una volta per tutte, magari si fa rinchiudere in un monastero e la smette di fare a vita l'attore! Così non può andare lontano! Prima o poi alla merdaccia l'accoppano e nemmeno ne sa la ragione che l'hanno accoppato, tra le miriadi che ne avrà seminato.


Capitolo 17
A casa della madre l'Uomo vi andava ogni volta con uno spirito contrariato, non si capacitava del fatto che la sua compagna avesse intrapreso una vera e propria schermaglia con la madre, dapprima presentandolo come l'Uomo che aveva prescelto per sempre, quindi insistendo a che loro potessero trasferirsi nella villetta adiacente, per viverci s'intende, considerato che detta villetta fu un apposito regalo del padre alla figlia cui intestò senza esitazioni l'esclusiva della proprietà.
Seduti intorno al tavolo assieme al domestico eritreo, con a capotavola il padre al solito silenzioso, la signora madre, intercalando l'italiano al francese, rifiutava ogni arretramento dalle proprie convinzioni che si sostanziavano nella sua decisa opposizione a che la figlia abbandonasse i figli in Israele per sistemarsi qui, ogni volta si sedettero a quella maledetta tavola il confronto surreale riprendeva tra le due, con tutti gli altri commensali ad assistere all'ordalia.

Cosa ne sarebbe derivato? Nulla di buono, si disse l'Uomo. La madre non avrebbe consentito a che la figlia alloggiasse a due passi da lei, la matrona pregna di virtù, accanto ad una figlia che lei giudicava degenere, mai! Pure non dichiarandolo così apertamente, era chiaro all'Uomo che la contrarietà della madre verso la figlia, le derivava anzitutto dalla stessa natura di questa discendente, una Natura che strideva in toto contro tutto quello che questa madre reputava sacrosanto alla sua esistenza. Che la figlia non prendesse atto di questa verità, che s'ostinasse così alacremente in una perorazione che sapeva del tutto inutile e dilatoria, era ciò a meravigliare l'Uomo.
All'ultimo giorno, quando finirono di mangiare ed erano passati alla frutta ed al caffè, la sua donna chiese ex abructo all'Uomo di pronunciarsi finalmente sull'argomento. Lui non si lasciò pregare, espose quanto credeva necessario dire, disse di essere un avvocato ed uno scrittore, che negli ultimi tempi aveva dovuto abbandonare il settore penale per via di almeno un paio di minacce ricevute, che era sua intenzione di abdicare alla professione, se un suo amico armatore in Liguria gli avesse trovato un'occupazione, seguire certi contratti per conto di questo armatore in Turchia, Lituania, Algeria, quale suo consulente qualificato visto che s'intendeva di leggi e contratti in genere e che conosceva bene l'inglese, il tedesco.
Disse che in generale s'auspicava di guadagnare scrivendo, prima o poi, visto che in molti gli riconoscevano certamente un'abilità indubitabile nello scrivere, aggiunse che comunque era sua intenzione d'espatriare il prima possibile, 'espatriare al più presto', specificò alla signora, fugandole così il dubbio che intendesse stabilirsi nel suo podere, non sopportando più il clima ideologico in Italia,

la mancata organizzazione d'ogni suo comparto, tra cui quello della Giustizia era soltanto l'ultimo in ordine di tempo dei fallimenti di questo Paese rovinato dalle fondamenta, che definire l'Italia in uno comatoso era il minimo che si potesse dire, e senza che se ne veda via d'uscita.
Concluse in una specie d'invettiva sul carattere degli italiani e delle donne italiane, in ciò citando Barzini Junior, Prezzolini, Montanelli, Flaiano e Pasolini ed infine il grande Giorgio Bocca, l'unico tra gli attuali fustigatori di cui nutrisse sommo rispetto, discorso che fece quasi commuovere il capotavola dall'approvazione, quando l'Uomo citando anche suo padre proferì la frase che tanto gli stava a cuore e che ancora non aveva osato dire davanti al consesso: 'Questo è un paese di camerieri e di puttane' scusandosi in anticipo della crudezza dell'osservazione però pertinente al caso in esame, quindi si schiarì la gola, bevve un bicchiere d'acqua prima di continuare nell'arringa:
'Dovrei persistere a vivere in un Paese che ha in odio la cultura, che manda via i giovani più validi e giudiziosi, per farli lavorare all'estero, perche qui s'avvantaggino solo i raccomandati inutili ma cui si riserva ogni favore, tralasciando i meritevoli, abbandonando al loro destino chi davvero potrebbe risollevare i destini di un paese allo sfascio?
Prodigarmi nel mio lavoro onestamente soltanto per scoprire che avvocati senza scrupoli, ricevendo in nero mazzette inconcepibili, provvedono a pagare il giudice, il perito, ottenendo così l'assoluzione di un uomo provato colpevole di ben dieci omicidi accertati?


Dovrei stare in un Paese in cui questo delinquente possa passeggiare tranquillamente, riverito dalle miriadi di imbecilli e gente comune che scorgono in lui comunque l'esempio di come in questo paese si possa riuscire a liberarsi dalla miseria, pure se si è ricorsi a piene mani all'usura, all'estorsione, al traffico di droga e nel caso estremo arrivando ad ordinare un omicidio per una rata scaduta?
In un Paese che ha perso ogni suo costume autentico, ogni base di convivenza, in quanto logorato e traviato dalla televisione, dal perseguire modelli dannosi, esiziali direi per padri e figli, senza che alcuna opposizione si sia mai accorta di questa degenerazione ormai irredimibile dell'intero corpo sociale, ormai piegato su sé stesso, senza possibilità di reagire allo stato di cose, stato di cose sempre più nelle mani di quei pochi approfittatori e corruttori senza scrupoli che con la più volgare demagogia e con una gestione clientelare del potere hanno ormai portato alla deriva l'intero Paese?
Dovrei abitare in un Paese dove l'80% dell'elettorato femminile non apre un quotidiano, dove cento mila miliardi l'anno di PIL provengono dal riciclaggio, dal traffico di droga, dall'estorsione, questo Paese che spende per corruzione quasi il 20% del suo prodotto interno, che lascia senza soldi i disoccupati, le madri senza reddito, un esercito di giovani senza un lavoro alle porte, destinati alla manovalanza per conto dei troppi poteri mafiosi ormai diffusisi da Nord a Sud, senza più distinzioni, approdando anche oltre confine, così da esportare il nostro vero ed imperituro Made in Italy del cazzo?
Un Paese dove nemmeno la solidarietà familiare, che è stata sempre il collante in questo colabrodo di società, a fronte di una parvenza di Stato, ha resistito al suo inesorabile decadere in una squallida congrega, una vile combriccola avida di egoisti, mestatori tra loro,

in cui la violenza ne segna il tratto per definizione, e ciò provato dal proliferare assurdo di violenze d'ogni tipo che vengono perpetrate di continuo al chiuso delle mura familiari, ogni giorno, dico ogni santo giorno, se ne legge sui giornali, quello che è stato scoperto? Solo la punta dell'iceberg! Violenze su minori, sulle donne, tutti i giorni le cronache riportano questo stillicidio, che è lo stillicidio di un'intera società alla sbando, senza che se ne sappia l'esito finale.
L'intero Mondo è in fase di cambiamento certo, nessuno discute che si debba vedere l'Italia l'unico paese alle prese con una trasformazione profonda chiamata globalizzazione, questa panacea del cazzo che ci ha rovinati, inghiottiti dentro la sua fornace di profitti e speculazioni finanziarie, con la distruzione stessa di quella che almeno nel passato era l'identità nazionale di un popolo fiero del proprio passato, Francia, Germania, Spagna subiscono simili modificazioni, ma scusate se insisto, nessun paese è nelle condizioni abominevoli dell'Italia, questo stivale osceno allo stremo, sulle soglie com'è di ritrovarsi sotto lo Stato Pontificio, come duecento anni prima, sì, questo esempio di virtù e misericordia che è lo stato vaticano, con la miseria che intanto si diffonde tra la popolazione brutale, la repressione efficacissima e feroce, una schiera di ecclesiastici e libertini approfittatori e ladri del popolo che se ne fregano del fango, della fame di questo stesso popolo. Viva la libertà! Non è vero? Tutti possono fare quello che vogliono, tutti a puttane, perdio!
La egregia signora lo guarda trafelata, indignata dell'allusione sacrilega non lo guarda in faccia. Lui si scusa, ha rispetto per tanti preti di frontiera, ci mancherebbe altro, ma la Chiesa è allo sfacelo, 'se lo metta in testa, non ha speranza alcuna che possa riemergere dal suo declino che è infatti inesorabile e sacrosanto', aggiunge l'Uomo.

La credulità verso il potente ne è il tratto distintivo di questo popolo asino, indegno pure di chiamarsi popolo, credono al loro padrone per poterlo servire, in modo che questo provveda al loro mantenimento, vogliono la carità questi ruffiani, e venderebbero la moglie e le sue grazie al primo offerente che li paghi in contanti, è un calcolo popolare spiccio e furbo con cui il popolo tiene alla corda il padrone.
Con cui impietosendolo e simpatizzando con lui ed in realtà con tutte le sue inclinazioni bestiali cerca di continuo la sua protezione, il suo aiuto per un lavoro, ma anche per farsi la macchina nuova, l'ultimo modello di cellulare per il figlio abulico, già sfinito dalla vita.
Non si tratta di definire uno credulone, egli fa soltanto finta di credere, ma in realtà in questa finzione tenta di ricavare dal ricco quanto questo possiede, almeno una parte della ricchezza di questo già fortunato finisca nelle sue mani, è questo il calcolo, con la ricchezza così anche il più povero si garantisce il Potere, e dopo questo l'impunità, l'impunità di fare ciò che gli pare.
Viva la libertà, viva il partito dell'amore! Vi rendete conto? Qualcuno vuole fare un partito che si chiamerà partito dell'amore? Siamo o no nella tragicommedia più nera? Al paradosso se non fosse tutto così tragico e serio invece?
La signora madre lo guardava a malapena e con crescente imbarazzo, ammutolita però, mentre il marito gongolava d'orgoglio sulla sedia, anche l'Eritreo gli ammiccava di nascosto una completa adesione, entrambi evidentemente fieri, quanto l'Uomo stava dicendo con forza e determinazione rappresentava alla virgola anche il loro pensiero, sì, senza peli sulla lingua, scudisciate belle e buone sulla pelle dei creduloni e dell'ipocrisia più aberrante, fustiga perdio!

Ogni tanto le occhiate del patriarca gli giungevano, cariche di un'approvazione che l'Uomo non s'aspettava da quel vecchio che sinora non aveva mai parlato, che non era mai entrato nella discussione. Lo scorgeva godere letteralmente delle sue parole, indovinandone il pensiero nemmeno recondito: 'Finalmente un Uomo in casa che sia capace di far ammutolire la strega che mi tiene in pugno, perche non posso parlare né muovermi a mio agio, sempre lei ad ordinarmi la giornata e il momento di andare a letto, quanta televisione vedere, quanto mangiare, quanto bere, Cristo! Ragazzo, stai andando alla grande, fustigala per bene la vipera, per una volta che io goda della sua umiliazione'
Gli fece piacere, ovvio, che avesse il suo appoggio, un'adesione che giudicò incondizionata, anche quando l'Uomo si definì un anarchico in prospettiva, ma nel frangente favorevole all'instaurazione di una dittatura militare-tecnocratica che avesse come precipuo scopo quello di eliminare ogni traccia di cospirazione contro gli organi dello Stato, quindi l'intera schiera delle cosche, logge massoniche, poteri occulti che da sempre depredano il Paese.
Si doveva in sostanza procedere alla sospensione di tutte le garanzie costituzionali per un periodo limitato, giusto per provvedere ad un completo repulisti, senza guardare per il sottile. Quindi si sarebbero dovuti sopprimere privilegi, emolumenti, i tanti enti pubblici obsoleti, abolire Senato Provincie e Comunità Montane, almeno quelle che non trovassero giustificazione. Passare poi alla completa statalizzazione del mezzo televisivo e delle banche, ad una forte politica di investimenti nel settore industriale, elettronico, nei settori portuale e del turismo. Soltanto dopo aver conseguito almeno un po' d'ordine e credibilità all'estero, si sarebbe dovuto ripristinare il modello democratico senza indugi di sorta, con l'indizione di nuove elezioni per una unica Camera dei rappresentanti e stipendi ridotti di 7/10 rispetto agli attuali.

La madre lo salutò ancora sotto shock dopo quella filippica, gli fece firmare la fattura del vino, 8 bottiglie del vino prodotto nella tenuta che lei aveva deciso di donargli, chissà perche, forse soltanto per farsi dare l'indirizzo di dove abitava. Lui firmò, caricò la cassa del vino nel bagagliaio assieme alle valigie della donna.
Quando salutò il patriarca questo lo salutò con entrambe le mani sulla sua, fissandolo con un sorriso di riconoscenza che l'Uomo non dimenticherà presto, visto che sarà davvero arduo che lo rivedrà ancora, e ciò in fondo gli dispiace con tutto il cuore, poiché l'uomo gli era congeniale, in alcuni occasioni parevano guardarsi solo per tramettere all'altro una totale adesione, per dirgli 'il tuo pensiero, quanto stai asserendo, sì ,cvazzo, sono anche le mie parole', le parole del patriarca che non poteva più proferire, era questo che i suoi occhi dicevano all'ospite inatteso.
Partirono che infuriava la tempesta. Lei era esausta, finì per dormire, rannicchiata sul sedile, lui le rimediò un golf da appoggiare sulle spalle, faceva freddo. Riuscì ad azionare anche l'aria calda e dopo un po' la vide dormire con maggiore sollievo. Le osservò le scarpe, quelle beige, con la doppia fila di cinturini alla caviglia, che le aveva comprato il secondo giorno della loro convivenza.
Delicatamente, piegandosi verso il basso, con una mano la liberò dalle scarpe, le posò e le rimboccò un plaid sulle gambe, infine le carezzò appena il lato del volto scavato dall'insonnia e dalle apprensioni sul futuro, un futuro che per quanto lui tentasse di ammansirne le previsioni, la donna al contrario scorgeva durissimo, se a loro fossero mancati già dall'inizio, oltre ad un lavoro sicuro e una casa dove abitare, l'appoggio di tutti i loro familiari, nessuno escluso, visto che anche i genitori di lui s'erano defilati da qualsivoglia aiuto nei loro confronti.

Lei aveva da pensare sopratutto a portare via i figli da Israele ed anche questo compito che s'era prefissata come prioritario era ora in forse, vista le netta contrarietà della tiranna a quest'ipotesi. Che fosse il suo compagno della vita ad occuparsene nella sua casa, nel suo podere, coi soldi che avrebbe guadagnato col suo lavoro da avvocato, decretò (come in seguito gli riferì la donna) in francese la signora una volta che erano in cucina ma senza l'Uomo presente.
Così aveva lanciato la palla su di lui, deputandolo ad un compito che per ora gli era impossibile, vigliacchi quella madre, sorella, fratello che sulle disgrazie di una figlia o di una sorella, se ne esautorano, addossando al solo compagno un compito che sanno per lui per ora del tutto inesigibile. Spietatezza inqualificabile da veri sadici! Senza contare che non servirebbe nemmeno la sua merdosa approvazione perche la figlia si sistemi in una casa che le spetta di diritto. Purtroppo senza il suo consenso la figlia deficiente rinuncerà al progetto, e ciò per non violare un patto assurdo con la madre di rispetto, pure se è la madre a violarla in ogni più elementare diritto.
Era singolare che li avevano tutti contro, in maniera direi irriducibile, manco fossero due appestati o apostati svitati cui non si fosse mai perdonato l'abbandono dell'unica vera fede, l'unica ammissibile, così irrefragabile nella sua durezza da non tollerare eccezioni. Le carezzò, commosso, la fronte, la tempia pulsante, le arcate degli occhi sfiniti. Cristo! pensò, cosa mi tocca fare per questa donna, anche la balia adesso!Capitolo 18
Avvilito, sul punto di crocifiggersi davanti al consigliere delegato al loro caso, nell'austera aula disciplinare all'uopo istituita presso il piano secondo nel fatidico Palazzaccio, l'Uomo non provò neanche a ribattere a quell'incipit decisorio dell'intera materia in sospeso, turbato si ritrovò senza parole dallo sconcerto. Non che non lo avesse sempre saputo da tempo, lui ne aveva veramente accennato a stregua di ipotesi al suo amico pilota e costui gli aveva risposto, come risentito che lui ponesse la questione quale un impedimento alla sua relazione con questa donna, 'E se anche fosse che lo sia, ebbene, avrà più bisogno di te e del tuo aiuto' 'Giusto!' aveva dovuto riconoscergli.
Con quell'esordio 'Mia sorella è una malata cronica sin da bambina, affetta di schizofrenia acuta del tipo bipolare, mia sorella, spiace dirlo è stata a lungo ricoverata in diversi reparti psichiatrici a Roma, a Zurigo, a Tel Aviv, s'inventa tutto, in Inghilterra s'è inventata di aver subito uno stupro che non c'è mai stato, ora parla di un complotto, del Moshad che le starebbe alle calcagna, che addirittura l'avrebbero tenuta in stato di fermo per 48 ore qui a Roma', la sorella avvocato l'aveva messo da subito in uno stato di disfatta totale. Come se con quella specificazione con cui si era aperta la discussione, dopo la di lui presentazione dei fatti, avesse troncato in lui ogni interesse alla prosecuzione.
Lui tentò di ribattere, affermò che, pur sospettando da tempo che la donna fosse affetta da disturbi psicotici, ciò non significava che la donna mentisse sulla gran parte delle cose che andava raccontando. Lui durante la loro convivenza l'aveva sottoposta a veri interrogatori con cui l'aveva a volte duramente spremuta, lei aveva ammesso di essere stata malata sì, ma che lo stesso ella stava affermando il vero.

Davanti alle parole della sorella ora, lui desiderò che la questione tra loro finisse là. Rivolgendosi al consigliere, disse che sua intenzione era stata soltanto quella di rivolgersi a questo organo di disciplina per accertarsi se una eventuale investigazione disposta a suo danno sarebbe stata o meno giudicata una violazione del codice deontologico oltre che una violazione della legge sulla Privacy. Il consigliere che intanto stava compilando il verbale di conciliazione tra le parti, disse che sì, nel caso sarebbe stata ipotizzabile una violazione del codice in base all'art.22 del codice. Questo a futura memoria, commentò l'Uomo, rivolgendosi alla collega di cui notò a lungo le mani affusolate, molto di più di quelle della sorella.
La donna, furba e rapida nele reazioni, replicò che lei non aveva disposto per conto della di lei madre alcuna investigazione sul conto del collega, che se la sorella aveva detto questo, si trattava di una mitomania visto lo stato psichico debilitato della stessa. Dunque tutto si riduce a questo? si domandava l'Uomo ancora più avvilito leggendo la sua stessa afflizione nel volto nobile e fine di quella donna, indotta sua malgrado a quella ammissione che metteva fine ad ogni discussione, già perche è sufficiente dire questo: 'Schizofrenia bipolare' per sistemare tutto, per porre fine ad ogni discussione al riguardo, è pazza, quindi si è inventata tutto, facile anche qui come l'acqua, ma un'acqua stantia direi, estensibile ad libitum in base ad un ovvio insanabile pregiudizio, cioè quello che una schizofrenica non possa mai dire la verità.
Gli dispiaceva per lei, che vedeva nel completo imbarazzo, mentre si contorceva la mandibola dalla tensione, perche non è facile ammettere che un nostro congiunto non è da credere, in quanto disturbato mentalmente.

Lui non si curò neanche di insistere sul suo testimone che lo aspettava nella sala d'aspetto, Enri la Pietra avrebbe dimostrato che la donna aveva proferito proprio quelle parole, che cioè fossero state madre e sorella a prendere l'iniziativa d'investigarlo. Non gli interessava più, era afflitto come se quell'insinuazione fosse stata rivolta a lui stesso, quasi che il dolore di quell'accusa gli avesse epurato ogni volontà di resistere. Osservava però nella tensione di quella sorella, certosina ora a variare la prospettiva della questione, e che cioè ella avrebbe rinunciato ad ogni azione ulteriore per ciò che era passibile di azione in quanto collimante alla fattispecie della diffamazione, a danno della sua onorabilità, ovviamente.
Lui glielo fece dire senza scomporsi, le sorrise come per dirle 'Va bene'. Ma dovette precisare che lui l'aveva dovuta convocare lo stesso la collega in questa sede, in quanto né alla Email né alla sue telefonate, questa si era degnata di rispondere. Lei non replicò. Touchè!
L'Uomo intuiva però che lei l'aveva fatta la cazzata, sapeva anche, proprio analizzandola nella sua tensione nervosa, che questa collega da ora lo avrebbe temuto. Ciò gli era sufficiente per adesso. Nella sala d'aspetto si riparlarono. Lei disse che la madre aveva la più alta considerazione e stima per lui, che lui s'era sbagliato sul conto di questa donna.
Questo è troppo, pensò l'Uomo, replicò che no, la madre non vuole assolutamente la figlia vicina a sé, perche è troppo diversa.


L'altra di rimando sostiene che non è così, che la madre deve accudire il padre e non può accollarsi la crescita dei nipoti e che i nipoti neanche possono essere estirpati così come pensa la madre dalla loro patria d'origine. Lui ribatte che qui si tratta della vita stessa di una donna, che la sua permanenza in Israele l'ha portata quasi e più volte vicina alla morte, che se la madre rifiuta la prospettiva che questa figlia venga a vivere in Italia e cioè nella casa che questa figlia pare possieda e dove potrebbe vivere tranquillamente, questa madre, dice l'Uomo, vietandole l'accesso nella sua casa, la sta in realtà condannando-a-morte.
Ora si guardano, c'è in lei qualcosa di acerrimo, dice 'Hai parlato così male di mia madre che non volevo neanche stringerti la mano, non è così come dici, mia madre non può assumersi la cura anche di mia sorella e dei suoi figli'.
Lui le chiede se allora ha letto le sue pagine su Facebook, lei replica 'Sì, ma è ingiusto con mia madre!' C'è in lei la stessa difesa acerrima che lui ha riscontrato nella sua compagna. Lo stesso legame di sangue pazzesco! Sa che non otterrà mai nulla insistendo su quel punto, è inutile.
Cambia oggetto della discussione. 'Sa che suo padre ha un'ammirazione per me, che era d'accordo con tutto ciò che dicevo, pensa che lo avevo scoperto persino felice che fossi il compagno di questa donna sfortunata, certo sfortunata!'
La collega lo fissa, senza dire nulla. Lui ha la conferma che gli crede, sì il padre lo adora probabilmente. 'Mio padre va bene, ma è su mia madre che ti sbagli, anche lei prova ammirazione per te, ma è soltanto preoccupata dalla mancanza di prospettive, nessuno dei due può ancora permettersi , questo passo, c'è la questione dei figli, come la si risolve?

Pensi che mia madre che ha settantasei anni si possa sobbarcare anche questo oltre ad accudire per tutto il giorno mio padre?
'Adesso come sta?' Lui vuole sapere, non avendo più contati con la donna da due mesi.
'Bene' Si guardano, lui vuole capire se sta dicendo la verità.
'Eyal-ha-intenzione-di-ritornare?'
'Non si sa, potrebbe tornare tra venti giorni o no, lei improvvisa, ha trovato te, come ha scovato il musicista del Canada con cui è andata vivere tra i boschi, questo un anno addietro, lei lo fa per fuggire, per cambiare patria, non l'hai capito che si appoggia sempre a-qualcuno?'
'Forse...perche...è...disperata..dove...vive'
'Già! Forse o forse è soltanto una che s'approfitta della buona fede di voi paladini delle sue...disgrazie'
Che colpo basso, pensa l'Uomo, perche la sorella deve sminuirla, renderla evanescente nelle sue azioni? perche dipingerla sempre nel suo stato psicotico? Gli sembra un po' un colpo basso, la sorella non è affatto pazza come questa sostiene e lei lo sa.
'Sua sorella è una persona assai sveglia, non deve ferirla, riferirsi a lei in questi termini, è una che scrive, pubblica, prende posizioni coraggiose, perche sminuirla?'
'Non sei tu che hai dovuto passare l'inferno per tutte le follie di questa sorella che amo ed ammiro, tu non puoi sapere, lo so che scrive, dipinge, è un artista, so anche questo'

Lui le stringe la mano, la stringe anche al marito che non ha smesso di sorridergli con comprensione se non affetto per via delle sue molte ragioni, facendo spesso da calmiere tra i due contendenti con interlocuzioni appropriate, se non giudiziose, su una questione certamente spinosa sino all'inverosimile.
Con Enri s'allontanano, fuori è calura da Tropici, umidità all'apice, non si respira sebbene spiri cali una brezza che qui chiamano il Ponentino ma che in effetti è quasi una rorida carezza ancora più corrosiva ed abbacinante.
Enri in auto lo invita a desistere dalla questione, aspettare che sia lei a svelargli tutto quando...torna...se...torna.
E' preoccupato per la botta, sa che l'ammissione della sorella l'ha sconvolto, non perche non sapesse, ma per la ragione che con quella mossa la sorella avesse troncato di netto ogni questione, e ciò sulla premessa della totale inattendibilità della di lui ex compagna. Da ciò pareva che l'intera loro storia non fosse altro che un sogno ad occhi aperti, quanto c'era di vero, quanto di inventato? Bel dilemma, ma lui sapeva che gran parte di quanto riferito dalla donna era la semplice verità, lui l'aveva posta sotto il torchio delle sue mille domande per nottate intere, poi la sorella aveva parlato di delirio soltanto in riferimento all'Inghilterra ed alla storia del loro pedinamento a Roma, quindi tutto il resto era vero per sua stessa ammissione, o meglio per omissione dei fatti da considerarsi destituiti d'ogni fondamento.


Anche quelli ritenuti falsi dalla collega potevano corrispondere alla verità. Proprio sull'episodio inglese la stessa donna aveva riferito che le avevano dato della pazza, dicevano che s'era inventato tutto, lei stessa aveva dovuto combattere contro questa incredulità diffusa senza riuscire a sradicarla.
Enri lo guarda e ride, 'Non te devi dannà, lascia che le cose si definiscano,ora non hai nemmeno elementi sufficienti per una analisi precisa della situazione, prendila calma, non ci pensare, lei ti dirà tutto un giorno quando lei vorrà'
A lui verrebbe voglia di piangere, è ferito in quanto hanno ferito lei, non sa però se per strategia per ridurlo al silenzio, o se davvero le cose stanno come ha riferito la collega, sua sorella s'è inventato tutto, è soltanto una pazza!
Enri La Pietra gli offre una Marlboro, entrambi fumano in silenzio, in mezzo al traffico sul-Lungotevere.
'Certo che te piace metterti dentro i casini, mordi come un selvaggio, vuoi sapere come stanno le cose, lo vuoi sapere subito'
'Dici impazienza? E' che mi so stufato d'aspettare i comodi degli altri'
'E fai bene


Capitolo19
E' come svuotato, vilipeso, trascinato suo malgrado verso uno scetticismo che ormai ha coinvolto anche se stesso e le sue più profonde convinzioni, lo sapeva che sarebbe successo, che prima o poi avrebbe preso atto dell'insensatezza dei suoi sforzi, per giungere ad una verità, una verità qualsiasi.
Da tre giorni è nella sua casa in Lunigiana, immerso nella frescura dei castagni, attorniato dalle vette glabre delle Alpi, dal sentore delle tante acque che qui scrosciano sorgive. E' in compagnia del suo amico Herr professor, Bruno Reuter, l'unico amico che possieda caratteristiche diremmo di stampo austro-ungariche, uomo di altri tempi, attento e scrupoloso, fiero lettore ed a sua volta autore di trame.
Meno male che gli fa compagnia in questi giorni difficili della sua vita, dopo che ha cambiato per la prima volta il suo status da it's complicated a quello di single è come se gli incombesse nella coscienza il senso preciso ora della sua totale disfatta.
La sera stessa del loro arrivo, sono stati entrambi invitati dall'amico armatore al Bacco ad Aulla. Aldo, appena sceso dalla sua Audi Berlina 4000, lui lo vede per la prima volta imbolsito con un accenno vistoso di pancia, il volto stesso che era sempre stato dal taglio deciso e rinascimentale, evidenziava rilassatezza se non una stanchezza mentale, quel volto che era sempre stato spirito d'intraprendenza, mai stanco di confrontarsi con gli altri, s'era un po ammaccato.

Ottima cucina regionale con cui hanno pasteggiato ad antipasti di verdure, riso ai frutti di mare, tagliata di tonno con vinegre di mostarda, filetto di salmone fresco alla piastra con verdure, filetto di branzino alla isolana, il tutto accompagnato da un bianco biologico delle Cinque Terre. Il conto doveva essere salato a giudicare dal livello della cucina, dall'ampia scelta di vini pregiati, dall'affresco immenso che avevano davanti, Ulisse che parla con l'Aedo nel suo palazzo ad Itaca. Il Maitre gay li ha serviti con grazia se non addirittura con magnificenza.
Aldo accennò alle sue traversie di cui aveva già parlato con l'amico a telefono, questa donna di 27 anni che l'aveva sedotto, questa donna che gli aveva fatto scoprire che esiste anche il Piacere oltre al duro lavoro, alla famiglia, ai figli da far crescere.
La moglie era stata abile al solito suo, gli aveva fatto troncare la relazione senza perderlo al suo affetto, l'aveva fatto pedinare, controllato la posta ed i suoi conti bancari, risalita a tutto, quindi l'aveva fatto esaminare da un medico psichiatra, per intendersi pragmaticamente che sì, l'unità familiare era importante, che non potevano sciupare tutto così. .
Lei stessa imprenditrice a capo di un'azienda di demolizioni, assieme ad Aldo, rappresentavano per così dire un Impero nella città. C'era in ballo anche una valutazione eminentemente economica, una separazione tra I due avrebbe significato molto di più che la fine dell'unità familiare. Accenna alla loro questione, chiede se può parlargli liberamente, gli riferisce che a settembre sarà pronto l'ufficio al quinto piano della sua palazzina liberty al centro della città L'ufficio sarà super tecnologico, un'unica ampia sala arredato in stile moderno ed asciutto.

Per lui ci sarà ovviamente la sua scrivania, potrebbe divenire il suo consulente legale nella stesura dei contratti di noleggio, accompagnarlo nei suoi viaggi oltre confine. Gli parla della Lituania un paese di cui nutre ammirazione, di cui vanta queste donne statuarie e molte davvero belle, molte attratte dagli uomini latini con cui vanno a letto solo per il gusto di farlo, mai richiedendoti un cadeau o soldi, come invece fanno le ucraine e le russe.
Specifica che entro il mese lui dovrebbe andare a Vilnius e che gli farebbe piacere se lui lo accompagna in questo viaggio, gli pagherà il biglietto e l'albergo ma che lui dovrà venire da solo. L'Uomo non vorrebbe che questo divenga un viaggio di piacere, ha altre priorità lui, vorrebbe essergli utile invece, riuscire ad essergli prezioso.
Aldo accenna che non si è dimenticato dei soldi che gli deve. 400 Eu, mica uno scherzo! Vivaddio, un uomo che non parla a vanvera, è un piacerei! Nutre un sommo rispetto per questo vero borghese dai tratti mediorientali, dalla statura eguale alla sua, a questo ragazzo perenne che s'alza all'alba e lavora sino a sera inoltrata, mai lamentandosene perche ama ciò che fa con dedizione.
Ciò che si guadagna questo uomo è sempre meritato, spremuto dal sangue della sua fatica quotidiana, incessante, senza mai perdere il sorriso. Possiede i modi del cavaliere d'altri tempi e ciò nonostante sia un imprenditore abile e scaltrissimo, quindi tutto il contrario del santo dedito agli altri. Ma con lui gli è sempre al fianco, se serve c'è, non scompare di fronte alle difficoltà dell'amico, mai una volta ne ha tradito la fiducia!
All'uscita si fanno una capirinia che li debilita tutti e tre, decidono di salutarsi prima di finire stecchiti.

La mattina dopo, a quanti lo conoscono in peaese, è costretto a ripetere sempre le stesse cose, che sì, erano quasi tre anni che non veniva, scoprendo che causa di questa sua latitanza era dovuta alla morte prematura di Silvio, lui non c'era più, un'operazione, l'ennesima al cuore, non lo aveva salvato e ciò era capitato così, appunto tre anni prima, da allora lui non c'era più stato, senza Silvio sarebbe mancato il sale della sua arguzia irridente di tutto quanto angustia o sollazza il popolo.
Maria, la vedova, gli stringe la mano, quanto è ancora giovane questa donna dentro, pensa l'Uomo assorbendone però quel velo di malinconia per niente affettato che prima non le era mai appartenuto davvero. Lui non le aveva neppure telefonato per le condoglianze, nè lo avrà fatto in seguito, ma si sa con matrimoni e funerali lui meglio non invitarlo, intanto non ci viene, nichts, niente da fare!
Con Reuter giocano a Tennis in un campo d'erba artificiale, immerso all'ombra di decine di pini alti e svettanti. Giocano bene quando palleggiano, le partite ne rilevano un gioco crepuscolare, inframezzato da guizzi improvvisi di agonismo, ,ista perde ogni partita, questa la ragione per cui questo preferirebbe palleggiare da fondo campo, senza strappi nè stress, attività di certo più continua, tranquilla con cui esibire uno stile ineccepibile. Anche questa volta Reuter gli rifila un 6-1 3-1. Riuscirà una volta a scippargli almeno un set? Domanda che aleggia tra loro quasi come un dilemma, visto il livello tecnico quasi paritario tra I due che certamente non giustifica una simile sproporzione quando decidono di giocarsi una partita.

Il fatto è che, sebbene abbia la potenza di una fucilata, il suo servizio non funziona, perdendo punti fondamentali a causa di svariati doppi falli o secondi servizi così deboli da far attaccare l'avversario con I suoi micidiali top-spin del cazzo, così angolati da essere irraggiungibili. Cazzo, non è che Reuter lo risparmi!
Ieri pomeriggio sono andati a Porto Venere, hanno visitato la chiesa di San Giorgio, visto l'ampio scorcio sulle Cinque Terre. A Spezia si sono fatti fare una baghette con del prosciutto di montagna, hanno preso due lattine di Coca Cola, si sono seduti sulla panchina del parco antistante il Molo.
Reuter è meravigliato che lui se la sia cavata sino ad oggi, che pur non percependo un salario mensile, sia riuscito a vivere insomma. Non sa che in una condizione simile il maggior fastidio è nel non riuscire a programmarsi. Uno non lo sa se in quel mese potrà permettersi il viaggio cui sta pensando incessantemente da tempo, potrebbe guadagnare un'enormità come niente, il Caso nel suo esempio è un regno sovrano inaccessibile ai suoi piani e lui non può farci niente, se non opporre una calma serafica, un'indulgenza verso tutti gli imprevisti della sua vita randagia, una appresa sospensione dalle cose del Mondo che col Tempo lo ha fatto diventare quasi monaco buddista se non uno scintoista de facto di cui apprezza migliore l'approccio ideale alla Natura, ai suoi corsi stagionali, come parte della stessa vicenda esistenziale, tuttavia in fondo rimanendo indelebile questo scetticismo così radicale da disporlo sempre meno verso un approccio empatico coi propri-simili.


Gli amici al solito redarguendogli a volte l'apatia rassegnata che lo contraddistingueva, altri la filosofia iconoclasta, a tratti ben più che ingiuriosa, dettata com'era più dalla rabbia che da una pacata opinione intellettuale, rabbia con la quale ma raramente se ne usciva con vere e proprie invettive da Hyde Park o 5 Avenue. Il rischio che s'evidenziava agli occhi degli altri, pure in tali rare occasioni, era quello se non fosse diventato pazzo o sulla via di divenirlo ormai senza ostacoli di sorta.
Si sarebbe parlato di apprensioni riguardanti questo individuo isolato dal contesto, certamente megaloname per ciò che concerneva le sue aspettative-ambizioni immodeste di fare lo scrittore, di reggersi impavidamente con una professione, quella legale, assolvendola in realtà con un peso sulla coscienza, senza convinzioni, nè uno studio legale propriamente detto.
Ciò che lo deprivava d'energia era il fatto di inseguire il cliente per farsi pagare quanto mancava dell'onorario convenuto ad inizio causa, ma che una volta conclusasi vedeva immancabilmente il cliente defilarsi lemme lemme. Era diventato spietato ma non gli adottare sistemi di puntamento e caccia e così nella maggior parte dei casi lasciava perdere, conscio che i soldi non erano tutto nella vita. Lasciava correre insomma, fiero della sua superiorità anche in questo, pur privo delle più elementari esigenze per cui veniva rimproverato, in una serie di reazioni a catena la cui causa scatenante derivava proprio da quel mancato integrale pagamento del sudato onorario, con cui l'Uomo sarebbe apparso forse meno sprovveduto, in grado pure di pagarsi i sacrosanti contributi e assicurazioni, una segretaria, la locazione di uno studio al quartiere Prati o a Monte Verde Vecchio.


In verità, quando capitava che possedesse un ingente capitale, l'Uomo provvedeva nell'immediato allo scialo delle sue sostanze, ristoranti, libri, Dvd, cinema e teatro, raramente una squillo mozzafiato che gli costava un occhio della testa ma che lui non si faceva mancare di tanto in tanto, donne statuarie russe o brasiliane per lo più, con appartamenti a Collina Flemming o Parioli, aria condizionata e schermo digitale da 100 pollici.
L'ultima in ordine di tempo, una russa di Pietroburgo che gli si offrì in sottana e mini-biancheria in lattice leopardo con relativi sandali alla schiava, un culetto sodo ed appuntito che lui le avrà conquistato soltanto alla fine, al cui secondo atto quasi pudibondo davvero la lasciò sconcertata, da non aprire più bocca sino al momento del congedo, quando lo salutò con un bacio sulle labbra.
Kalina era il suo nomignolo, Olga il nome vero, due figli a Pietroburgo, la famiglia convinta che faccia da traduttrice istantanea nelle varie peregrinazioni che compie tra Parigi, Madrid, Berlino, Roma, mentre si guadagna da vivere alla grande, con parcelle per un'ora che vanno dalle 400 Eu alle mille contanti in nero, con un capitale accumulato da permettersi di comprare una dacia a Pietroburgo per se ed I suoi figli. Rende fare la squillo, le aveva riferito Olga, quando si erano parlati distesi sul letto, faccia a faccia, dopo il loro primo rigoroso orgasmo assieme.
L'aveva conosciuta da un paio d'ore e lei già lo invitava a passare qualche giorno nella sua città celeste, visto che lui non c'era mai stato sebbene da tempo s'era ripromesso di mettere piede al Museo Hermitage.

Straordinario come a lui riuscisse a volte a familiarizzare, con la curiosità che mostrava per gli altri, li spingeva o coartava a parlare della loro vita.
Kalina o Olga era una laureata in letteratura russa e francese, coi figli già adolescenti, una storia maritale andata in fumo a causa della vodka. Col mestiere cambiò la sua vita una volta per tutte, da allora rispettata, guardata anche con invidia, segnata a volte dalla maldicenza-dei-critici.
Steso accanto al suo corpo magro e vigoroso, le ammirò il volto armonioso, le labbra carnose, quel misto di occidentale ed orientale scaturente dagli occhi turchini, dai zigomi pronunciati e fatali, la fronte alta segno d'intelligenza, l'incomparabile cornice dei suoi capelli biondi naturale, lunghi alle spalle, disciolti a trecce intorno al suo ovale michelangiolesco.
Lui già ne ammirava quel silenzio al limite della degnazione, quella saggezza che mai s'oppone all'opinione degli altri, sembrandole più efficace assorbirle nella coscienza prima d'ogni precipitare di un giudizio.
Lui le parlò in breve della sua vita, al solito onestamente, senza misteri.
Lei affermò che I soldi non erano tutto nella vita, che I soldi vanno e vengono, anche lei è stata povera, figlia di intellettuali sgraditi però al regime, Regime cui deve tutto ciò che diventata, un'esperta cioè di letteratura, plurilingue, fattori che però non le sono serviti nella vita, come lui poteva constatare se è vero che stava nel suo appartamento in locazione e lei faceva di mestiere la squillo.

Lui le chiede come fu la prima volta che lei lo fece per denaro. Disse che aveva 17 anni, due figli appena nati, disperata dei soldi che mancavano accettò la proposta di un riccone della zona, si recò con questo che era un gangster in un ristorante italiano. Quando finirono la cena lui la portò all'Hotel Hilton, qui la violò in ogni suo varco per ore, sino all'alba. Le pagò una cifra assurda, le regalò un abito in lamè dorato che ancora porta in valigia dovunque vada.
Quell'uomo robusto e scorbutico fu il primo che la pagò, da allora con questo uomo sono invitati dappertutto, lui si divertiva a farle da ruffiano, cedendola, divertendosi a spiarla mentre si offriva a due e più uomini alla volta, gli piaceva guardarla, voleva che lei godesse sempre, questa era la sua unica condizione.
'E tu godevi davvero?' Sì, le piaceva, sempre che mi si trattasse a dovere, rispetto insomma, anche se una volta l'aveva fatta castigare da un compare della Mafia locale, un altro gangster, un bruto sadico che l'aveva frustata sino a farla svenire. L'Uomo la guarda sconcertato, attende che lei riprenda il filo del racconto.
Fu una volta che eravamo a Mosca, la notte finirono in una dacia nei dintorni, un signore aprì la porta, Dimitri era il suo nome, fu sempre avvolto dal mistero cosa facesse veramente, dopo qualche giro di vodka, la lasciarono nuda, lasciandole indosso unicamente gli stivaletti ed un collare entrambi neri coppale, la legarono in piedi a braccia sollevate, le bendarono gli occhi, Dimitri dapprima la palpeggiò dappertutto, quindi con lo scudiscio la colpì con un vigore immediato e così feroce da mandarla nel panico dal dolore. Pur tentando di girarsi sui se stessa, in modo tale da sottrarsi a quella furia,

Dimitri la braccava ed immancabile giungeva la stoccata decisa sul suo didietro o davanti sul petto o tra le gambe, non importava, Dimitri colpiva indiscriminatamente su tutto il suo corpo e dopo un po la donna era tutta piagata e piangente, finché fu svenuta.
fu fatta svegliare era ancora legata, Dimitri la stava possedendo, spargendole sul corpo del sangue di bue appositamente preparato per l'occasione. Dopo un po era ricoperta di sangue.
Olga se ne venne con clamore, quella volta, esplose addirittura di piacere quando anche l'altro la solleticò sul clitoride, trattenendole i polpacci ogni volta il primo scoccasse il suo colpo da dietro.
Sì, fu una delle sue esperienze più folgoranti, misteriose, quando uno capisce che dal dolore si ricava moltiplicato quel piacere che segue al dolore non come una qualsiasi panacea, ma quasi ne fosse l'appendice naturale ma di segno radicalmente opposto nella sensazione, e ciò per il senso di scatenamento che comporta senza che si possa resistervi in alcun modo.
Ne fu trascinata come un ramo spezzato dentro una corrente impetuosa, risucchiata senz'altro che lo scrupolo di galleggiare, non affondare, soffocata, se la mano di Dimitri stretta al suo collo decidesse veramente che lei viva o muoia, quando la minaccia con un tono mellifluo e crudele di farla sparire dentro una colata di cemento.
Dimitri così indignato, colmo di un rancore che impazza libero, sul quale lei fa affidamento per il massimo della recrudescenza possibile ai suoi reni osteggiati, battuti, marchiati da un diritto così soverchiante,

questo atto brutale ma con cui la libera dall'abitudine della sua insulsa presenza, del calcolo quotidiano meschino, dei sogni inutili se sanguinano infranti.
L'Uomo è eccitato dal racconto, le tocca I capezzoli nei vuoti del reggiseno, la costringe a cavalcioni sul suo volto, con la bocca succhiandolo tra le gambe , mentre lui le immerge la lingua scostandole il filo del perizoma.
Bello e significativo ora questa congiunzione astrale tra uno scorpione ed una gemelli. Le ammira quei fianchi da adolescenti, stretti con qualche segno che lui presume causate delle stoccate ricevute, mai scomparse del tutto che Dimitri le ha inflitto.
La carezza su quelle macchie, le immerge le dita nel didietro. Lei accelera il ritmo della suzione, il rumore acquitrinoso che fa ad ogni risalita, quel mormorare sommesso di compiacimento lo fanno al solito sbalordire.
Ecco ora lei s'imbeve della sua sostanza, lo asperge interamente senza che ne rimanga goccia. Si ripiega su di lui, lo bacia, rendendogli giusto una stilla residua sulla lingua. Si baciano neanche fossero amanti inveterati in un'attrazione che li lusinga ogni volta.


Capitolo 20
Solo nella sua casa alpina, si trovò di fronte il vuoto. La partenza di Reuter il giorno prima, partenza che s'era augurata, stanco di tutto quel discettare di donne ed escort senza mai andare al dunque, lo lasciò in definitiva di fronte a se stesso all'apice della scala del suo status di single. Complice una natura incontaminata e il costante scrosciare dell'acqua dappertutto, inviò una decina di Sms ed Email a donne che in un modo o in un altro erano state sue ex oppure acquisiste di recente in rete, perche una di queste lo raggiungesse nel suo asilo.
In realtà non è mai solo, quando s'inoltra per il paese, colloquia con tutti, simpatico e ciarliero all'inverosimile. Ieri l'altro aveva nuotato per una mezz'ora nella piscina solforosa, s'era preso un caffè, aveva sfogliato il Tirreno in cerca di annunci, quando Gina s'alzò per salutarlo, lui e la la vecchia finirono per parlare di Silvio e di come era morto, appena pochi giorni dopo l'operazione che gli aveva installato il terzo by-pass. Gina erà lì, avevano appena finito di pranzare e Silvio propose di farli lui i piatti, quando il cuore gli andò in fibrillazione, poveraccio. Lo portarono via con l'autoambulanza ma non ci fu niente da fare.
Ricordò a Gina quando insieme andarono a godersi lo spettacolo di Tango a Fivizzano. Silvio fu abbagliato dallo spettacolo, dai passi della coppia, dall'avvenenza della donna, dall'armonia imposta dal bandoneon. L'Uomo è ora commosso mentre rievoca l'episodio, Gina lo prende per il braccio, gli dice: 'Lo sai che Silvio non avrebbe mai voluto vederti piangere a causa sua, lo sai com'era'.

Non lo lenì affatto questa raccomandazione, sentiva che doveva piangere perche non l'aveva ancora fatto a distanza di 2 anni dalla morte di Silvio. Ricordò allora quando lo invitò alla mostra di Quintino a La Spezia, alla felicità di Silvio di essere tra gli invitati all'inaugurazione, al suo innamoramento per i paesaggi ed i ritratti per i quali l'Uomo aveva scritto una critica corposa e lusinghiera dell'artista. Pareva davvero un bambino appagato di un regalo tanto atteso.
La sua sagacia, l'efferato senso del comico di ogni intenzione o frase dell'altro, ma sempre in modo benevolo ne avevano fatto una specie di autorità nell'intera regione. Lui stesso una volta gli propose di presentarsi sindaco del suo paese. Silvio ne rise, si sentiva una nullità.
Gli mancherà Silvio, ed infatti la sera non metterà piede fuori casa, non gli va di scendere e non trovarlo ad aspettarlo per i due passi consueti loro verso le Terme, cauti nell'andatura perche lui non sia affaticato.
Nel pomeriggio incontra il figlio minore di Silvio. Il giovane gli parla dei suoi amori e della sua vita, ora è infermiere e sta cercando lavoro, pazzesco, anche gli infermieri non trovano lavoro.
Come il padre anche il figlio dimostra un'adorazione insopprimibile per la vita e le cose belle ed oneste, come il padre reca una traccia d'amarezza ma che al pari del padre non lo condiziona più di tanto, il padre aveva trasformato l'amarezza nell'arte dello sfottò per cui non faceva grosse distinzioni tra gli uomini, del figlio non si può dire che strada abbia scelto per non farsi gravare dal risentimento. Si vedrà!


Capitolo 21
L'Uomo aveva deciso di tornarsene a Roma, ma all'autogrill di S. Stefano Magra un nubifragio pazzesco lo ha costretto ad una sosta di tre ore. Nel frattempo la compagna di Quintino, Marisa, gli telefona dicendogli che Quintino provvederà a consegnarli il quadro al bar della Posta. Perciò l'Uomo decide di prolungare di un giorno la sua permanenza. Partirà il 31, sperando di farsi dare anche i soldi che l'armatore gli deve. Al ritorno ad Equi lo attende un olio superbo, una marina dalla parte delle Grazie, il moto ondoso appena accennato, ma reso in maniera grandiosa da questo pittore che ama. Questa scrittrice di Genova lo intriga per diverse ragioni, una per la sua foto sgualcita in cui si mostra in un piano americano, interamente vestita di nero, con una gonna di raso o seta, grandi occhiali neri a coprirle il volto enigmatico devo dire sensuale coi suoi tratti mediorientali, lo intriga anche ciò che scrive quasi senza sottintesi, in cui è spiccata un'indubbia sensualità, se non passione, lo intriga anche il loro dialogo, in cui lui ha preso il coraggio d'invitarla nella sua magione alpina, invito cui lei non s'è sottratta come lui s'aspettava, ma infondendogli per ora soltanto un po di pazienza.
Si domanda come farà con 100 Eu in tasca, se ella davvero dovesse venire. A fine luglio gli era stato promesso un accreditamento cospicuo, ma chi gli garantisce che sia così?
Giornata splendida, dopo il nubifragio di ieri, i monti a criniera intorno all'ovale della piscina si stagliano nitidi d'un verde smagliante come lui non ha mai visto da trenta anni che frequenta questi posti, l'acqua della piscina è addirittura turchese, solcata unicamente da una coppia estatica a nuotare a rana e scherzare tra loro cercando di inabissarsi vicendevolmente

Visione estatica se davvero l'Uomo non provasse quest'angoscia acutissima di trovarsi solo. Questa che è stata addirittura un'urgenza due giorni dopo la partenza di Reuter, un'urgenza così spinosa da farlo decidere di rientrare a Roma, se non fosse stato ostacolato nel proposito da un provvido nubifragio.
Oggi all'alba ha intrapreso il suo primo treeking della stagione, Equi- Monzone, un paio d'ore appena, nulla a confronto dei percorsi arditi di appena tre anni prima, quando macinava quasi ogni giorno dalle 6 ale 8 ore di cammino, raggiungendo vette quali il Sagro, il Giovo, il Balzon e Vinca, il Pizzo d'Uccello, quasi sempre assieme al suo compagno di cordata Norbert, un alsaziano di circa 68 anni ma dal fisico vigoroso, dalla resistenza pazzesca, non per niente Norbert è stato paracadutista in gioventù.
Ora rientrando per pranzo si chiede come sia stato possibile volersene andare in maniera così vile, tradendo tutto quanto il Paese gli ha sempre provato e cioè il suo prezioso dislocamento, dove ogni stada finisce, quasi un luogo remoto dell'immaginazione, dove l gente ancora si parla, si burla tra loro, racconta storie di un passato glorioso dove contava veramente lavoro ed onore.


Capitolo 22
Ho riletto Memorie dal sottosuolo in un giorno sino a tarda notte, rapito assolutamente dall'autolesionismo del suo autore, un autolesionismo necessario devastante, fatto di vere e proprie folgorazioni, giacche tutto in Fedor è folgorazione, risultato di una sorte di terrificante ordalia letteraria che a forza di affermazioni e contraddizioni riesce a scavare nel Mistero dell'Uomo, un Mistero gramo di cui si deve rilevare alla fine tutta le grettezza inespugnabile...apparentemente.
Per una volta, sotto la lente d'ingrandimento, c'è se stesso, lo scrittore appena quarantenne, povero in canna, quasi esiliato nella sua città magnifica, Pietroburgo, uno scavo impietoso in cui non s'indulge mai nella pietà nè tanto meno in una sorte di auto celebrazione in negativo alla Bukovski, no, Fedor vede se stesso il più oggettivamente possibile, riconoscendosi sì intelligenza e talento, ma individuando proprio in queste attribuzioni la causa della propria auto esclusione che è anzitutto sociale ed affettiva.
Struggente l'incontro con Liza, la migliore invettiva mai composta contro il meretricio, quando v'intravvede il peggiore delitto contro la donna che è quello non solo di vendere il proprio corpo per bisogno, ma di vendere la propria anima se è vero che il dono più grande che una donna s'augura è concedersi, è questa aspirazione nobile di concedersi ad un uomo è fatta sempre ed unicamente in nome dell'Amore, in nome dell'Amore per detto compagno e poi in nome del traguardo della procreazione.

Struggente che lui riesca a far breccia nel cuore di questa ragazza ancora pura e che proprio a causa di ciò s'attanagli in seguito dagli effetti di questa persuasione in quanto egli non sarà mai in grado di dar seguito alle sue teorie, incapace di dare protezione perche avvinto egli stesso dalla povertà che non permette altro che insolenza, l'amara solitudine..egoistica.
Tutto è potere, afferma Fedor, e il Potere è facoltà di giocare con la vita e la buonafede degli altri astretti dal bisogno, condurli a noi e ingannarli, ecco la Verità agghiacciante, la Verità che sempre ci separa dalla Vita Vera, da quella vita che dovrebbe essere contrassegnata dall'Amore in quanto capaci di accettarsi anche nella Povertà.
Nel Simposio di Platone l'Amore è congiunzione di attrazione e povertà non a caso, cioè chi ama ama sempre in una condizione di precarietà che mette a dura prova questo sentimento. Fedor fugge dall'Amore in quanto fugge dalla propria miseria che fa di lui un essere spregevole. Ma non rinuncia al Potere su Liza, vuole lo stesso violare proprio questa immagine di se acquisita dalla donna per cancellarla, una violazione che commette contro il corpo e l'anima della donna ma diretta principalmente su se stesso, così per trovarsi al punto di partenza, cioè senza amore possibile.
Lui solo è artefice del Male, consapevole di questo assurdo Potere esercitato ora contro chi credeva a noi senza condizioni. Naufrago senza più speranze, giacche soltanto lui conosce, affogato come tanti in una trama che lo condanna, lontana dalla Vita Vera e perciò condannato per sempre alla solitudine.


Capitolo 23
Condivide qualche ora, la sera, al Bar La Posta, assieme ad Alido, un anziano di 79 anni, stanno seduti sulle sedie allineate fuori sulla strada, in silenzio o scambiandosi qualche battuta, ogni tanto s'accoda sulle sedie qualche altro avventore col quale s'accende una conversazione sulla giornata passata Da circa una settimana, ogni sera l'Uomo si ritrova al Bar La Posta assieme ad Alido e Nandò, entrambi gli piacciono da decenni, il primo in quanto di poche parole, acuto ma cauto nei giudizi, l'altro invece narratore di storie spesso spassose sul conto di quasi tuti i paesani di cui conosce pregi e difetti.
E' strano come si ritrovi da diversi giorni a frequentare anziani e giovani, tracce della sua generazione non se ne vedono, li scorge pasteggiare sino a tardi nel ristorante adiacente con le rispettive tristi famiglie, poi intenti a deambulare come balie apprensive sopra i loro...figli.
Ieri sera però Nandò non s'è visto, probabile che si sia rimpinzato a dovere per pranzo, ora smaltendo semi svenuto a casa la scorpacciata.
Alido che vive da 40 anni a Milano e che ora è in pensione, gli rammenta gli anni della fame qui a Equi, quando appena adolescente lo mandavano a raccogliere legna sui crinali più alti dei monti per pochi spiccioli al giorno.
Solo per arrivare doveva arrampicarsi per ore, caricare la legna e ridiscendere. Anni dopo lavorerà alle cave di marmo, dopo Orti di Donna. Il giorno che trovò lavoro come impiegato a Milano ringraziò Dio, sebbene Alido sia stato sempre un agnostico.

Ora, dice Alido, non c'è più nessuno, i vecchi piano piano s'estinguono e con loro le pensioni, i figli sono a lavorare a Massa, Carrara, Spezia o Genova, colle loro brave famiglie, qui ci tornano solo per stare un po più freschi d'estate.
Entrambi ora ricordano l'arsura d'estate, quando la borraccia s'esauriva troppo presto e l'acqua a quelle quote era impossibile da trovare. Molti ex cavatori qui hanno contratto la silicosi, altri hanno arti o dita mozzate. Eppure il paese era vivo, persino allegro nei giorni di festa, bambini a frotte scorrazzavano per i vicoli, le donne sin dal mattino preparavano ravioli e cinghiale per il pranzo, gli odori dei soffritti che si fiutavano per tutto il paese.
Questa sera vengono raggiunti dal fratello di Alido, Oreste, anche lui cavatore, poi impiegato a Milano, anche lui ora in pensione, anche lui ricorda quei giorni gloriosi, quando alle 4 del mattino si doveva risalire la ferrata per raggiungere le cave, 3 o 4 ore per risalire, altrettante per ridiscendere, dopo 10 ore di lavoro durissimo coi picconi, la sega, la lizza e le funi, la coppia di buoi per trasportare i blocchi di marmo a valle, presto sostituiti dalla macchine.
Erano tempi durissimi quelli, precisa ancora Alido, ma almeno avevi il senso del focolare, con la polenta di castagno sempre pronta alla bisogna, non c'era altro allora che la farina di castagno, quando si cacciava il cinghiale era una festa collettiva, carne finalmente, si ballava, si trovava moglie proprio durante queste feste collettive, queste feste con l'orchestrina che suonava il liscio e la mazurka e tu a stringere con la mano la schiena di queste sconosciute di donne, perche il pianeta donne era allora un mistero, un Mondo a parte, salvo quello che vedevi di tua madre.

La vita era grama, difficile ed a volte insopportabile, il mare qui è a 30 km ma chi l'aveva mai visto? Era roba per borghesi, per noi era soltanto una parola ed un miraggio. Una vita grama e povera ma che bello la sera, dopo mangiato,ascoltare le storie dei vecchi, storie di soprusi e reazioni, botte acerrime, odi profondi, duelli coi coltelli per contendersi una donna, qui è sempre stata terra di Anarchia, si sa, la gente non si lasciava incantare dai preti, tra ricchi e poveri c'era odio e vendetta senza quartiere, ai soprusi dei ricchi latifondisti seguiva la ritorsione immediata, un podere prendeva fuoco, un sequestro di persona, quindi si divideva il ricavato, poi di nuovo al lavoro, pace fatta come se nulla fosse..successo.
Si lavorava allora alle cave, alla cartiera oppure come mezzadri nelle terre dei padroni, le donne a servizio nelle case di questi. Ma c'era onore, anche i ricchi lo avevano, l'onore che consisteva nell'alzarsi prima dell'alba e lavorare sodo anche loro 10 12 ore, senza che nessuno si lamentasse mai della fatica, ogni tanto sì bestemmiando la sorte o battendo la moglie troppo lamentosa quando il marito il sabato sera ritornava dall'osteria ubriaco e la donna era lì sveglia solo per insultarlo per il fatto che era ubriaco, che aveva speso quei pochi soldi per il vino e la vinaccia, allora scoppiava la sberla che rimetteva a posto le cose sino al sabato successivo.
Oreste conferma col capo, quasi commosso, quelle parole di Alido, sì, dice, v'era onore, i figli rigavano dritti allora, il padre era un tiranno ma mansueto, a volte però terribile, spietato, quella spietatezza che proveniva però dalla miseria, dalla disperazione che la miseria sempre comporta.'


Quando l'Uomo giunge a casa squilla il suo cellulare, sul display gli appare la dicitura 'Sconosciuto', lui risponde 'Pronto' ma tutto tace. Verifica che la telefonata è in corso, pensa che il suo cellulare non abbia sufficiente campo, quindi scende al piano terra. 'Pronto,..pronto...Eyal...sei..tu?'
Tutto tace finche dopo 5 minuti schiaccia il comando che termina la chiamata.


Capitolo 24
Da giorni è oppresso. Non è sicuro di scrivere con l'attenzione necessaria, se riuscirà o meno di cogliere qualcosa di significativo, come se avesse esaurito la sua carica creativa e nonostante ciò non potesse fare altro che scrivere lo stesso.
Il romanzo America di Coraghessan Boyle lo ha poi distrutto, depresso profondamente. Boyle sfugge ad ogni pregiudizio proprio giocando sul pregiudizio stesso, scavando a fondo nella sua essenza che è sempre un deficit d'esperienza diretta delle questioni sulle quali il pregiudizio si forma.
L'influenza decisiva di W. Faulkner si evince eccome nella scrittura di Boyle, specialmente nelle descrizioni dell'incendio della California e delle inondazioni, la forza della Natura che l'ha vinta sui nostri imbelli conflitti.

Boyle sfugge alla vulgata corrente del progressismo tout court che si auto dichiara unico faro della praxis, Boyle si mette di traverso a questa impostazione intellettuale, mettendosi abilmente nei panni dell'immigrato messicano clandestino come nei panni del progressista liberale che si scopre razzista a seguito di una serie di misfatti perpetrati ai suoi danni appunto da immigrati.
Boyle esamina la situazione così com'è, coi suoi risvolti contraddittori. Ciò che non convince è la prevedibilità di una narrazione che finirà prima o poi per basarsi sul dramma o sulla tragedia, prevedibilità che il lettore s'aspetta prima o poi inevitabile, come si trattasse di un plot ormai collaudato questo tracimare della storia nel ritornello obbligatorio del fatto cruento.
Nel suo pudore narrativo, l'Uomo potrebbe anche affrontare l'evento traumatico soltanto se l'abbia realmente vissuto o visto, evitando al contrario questo salasso perpetrato ai danni del lettore, abitudine che ritiene un derivato cinematografico, tipico dell'epica hollywoodiana.
Certo che esiste il dramma, la tragedia fa parte della nostra esistenza, ma che s'indulga a narrarle così spesso proprio per incuriosire, per colpire la morbosità del lettore ciò è davvero deleterio alla scrittura, almeno questa è l'opinione dell'Uomo.
Uno scrittore vero deve ricavare il lato drammatico dal consueto, da una trama che deve riguardare la stragrande maggioranza degli uomini nel mondo occidentale che non è mai stata vittima di stupri o omicidi.
Questo ricavare l'estremo ad esempio proprio da uno stato di noia ecco il talento, la bravura dello scrittore.

Che poi si debba raccontare davvero un episodio violento, bè, che sia almeno derivato dalla esperienza diretta di chi scrive, proprio perche il senso del dramma è spesso soltanto ricollegabile ai clichè offertici tutti i giorni dai mass media ed in particolare dal cinema americano.
Che sia stato almeno vissuto sulla propria pelle, giacche soltanto così ne daremo una rappresentazione autentica e non edulcorata. Questa è la sua convinzione. Ma allora Edgar A. Poe, Fedor Dostojevski?
Questi autori, non ha dubbi, hanno descritto quanto di vero hanno effettivamente provato pur se soltanto filtrato con l'immaginazione, ma nella convinzione della effettività di quell'immaginario come realmente accaduto, una parvenza del vero ma di cui siamo persuasi a tal punto da crederci davvero.


Capitolo 25
Deciso alle 5.3o parte con la moto, direzione Roma, via Aurelia che decide di percorrere dall'inizio, evitando così di pagare qualsiasi pedaggio autostradale. Da Massa a Livorno trova un po di traffico mattutino, dopo Livorno può però procedere libero tra i 100 e i 140 km orari, incurante dei moschini ed insetti che gli rimbalzano contro gli zigomi. Alcuni veramente con la velocità di proiettili contro il suo viso.


Il motore romba deciso e costante, mentre ripensa ad un opuscolo di Nietzsche 'Il nichilismo europeo' che ha appena letto e riletto sia in italiano che in tedesco per tutto il corso del giorno prima, libro profetico che delucida benissimo il senso della storia attuale con almeno 140 anni d'anticipo.
In sostanza la tesi nietzschiana individua nella nascita della morale, ed in specie nella religione cristiana, il tentativo di offrire all'Uomo un principium identitario che non fosse solo risucchiato negli schemi consueti della volontà di potenza, cioè della legge prevaricante che vede la volontà dei dominatori schiacciare quella della massa dei sudditi. In definitiva la legge morale, inaugurata dalla fede cristiana ma che troverà appendici anche nella dottrina marxista, si pone come un freno alle ambizioni più smodate del Potere a danno della massa degli inermi, I quali senza una tale costruzione morale si troverebbero in una situazione di disperazione senza uscita.
'Tra le forze promosse dalla morale c'era la veridicità: questa si volge contro la morale, ne scopre la teleologia, la considerazione interessata e oggi la cognizione di questa lunga e inveterata menzogna' afferma il filosofo tedesco.
L'evidenza riscontrata dal pensiero del filosofo stabilisce che il XIX secolo in realtà vede un sostanziale abbandono della morale, per ricondursi ad una sorte di buddismo in cui non esistendo Dio, non reggono nemmeno tutte quelle verità morali a lungo propugnate come irrefutabili.
'Da questo antagonismo tra il non apprezzare ciò che conosciamo e il non poter più apprezzare ciò che vorremmo dare ad intendere a noi stessi risulta il processo di dissoluzione.'

Ciò che il filosofo definisce come nichilismo è il risultato di questa perdita della morale nel tessuto collettivo nelle nostre società avanzate. Di fronte allora alla brutalità, all'impunità del Potere si erge così una massa non più galvanizzata dalla fede nell'ultraterreno, nell'odio contro la prevaricazione, ma nemmeno capace di costruire una morale alternativa adeguata.
Di fronte al Potere che è espressione massima della volontà di potenza dei dominatori s'erge allora la massa dei sudditi che può decidere o di farsi cooptare nella classe dei suoi stessi sfruttatori o altrimenti di ergersi contro questa, finendo in questo caso per somigliare ai propri carnefici come George Orwell in la Fattoria degli animali avrebbe insegnato.
'Le posizioni estreme non vengono scalzate da posizioni moderate, bensì da altre a loro volta estreme, seppure opposte e così la credenza nell'assoluta immoralità della Natura, nella mancanza di scopo e di senso è la passione psicologicamente necessaria quando non si può sostenere la fede di Dio e in un ordine essenzialmente morale'.
L'essenza dell'Eterno ritorno pare essere questo e cioè l'esistere senza senso nè scopo che sempre si ripete. La morale proteggeva la vita dalla disperazione che è sempre stata la reazione d'impotenza degli uomini violentati da altri uomini: i dominatori! L'abolizione dell'odio contro i prevaricatori e cioè la necessità di carpirne una parte dei loro privilegi, necessità che ha sostituito questo odio, conferisce all'istinto così odiato ma riplasmato dalle nostre aspettative una valutazione opposta, ponendo l'oppresso sullo stesso piano del...carnefice.

Il perire dei disgraziati si profila allora come ebbrezza offertaci dai mezzi di comunicazione, tentativo di far parte dell'Olimpo inaccessibile dei Potenti con tutti i loro godimenti, ed in definitiva come volontà di nulla: ecco l'essenza del nichilismo diffuso! Sintomo che i disgraziati ormai non hanno più nulla da perdere e nemmeno una consolazione che non sia quella propagata proprio dai loro nemici irriducibili.
'La specie più malata d'Europa considererà la fede nell'Eterno ritorno una maledizione, non arretrerà di fronte ad alcuna azione allora, di fronte all'estinzione senza senso e scopo.'
Tutto ciò porterà ad una crisi e il valore di tale crisi sarà una generale purificazione, cioè 'Nel concentrare gli elementi affini facendo in modo che si rovinino a vicenda' e nel permanere così dello status quo nella gerarchia delle forze in campo.


Capitolo 26
Avrebbe voglia d'indulgere decisamente sul trash del suo passato sessuale, trova l'anamnesi dell'appagamento sessuale un sicuro scandaglio delle pulsioni vere che contraddistinguono buona parte dell'umanità, sa che possiede una certa abilità narrativa proprio nella descrizione dell'Eros, glielo hanno riconosciuto in tanti, da sempre, trovandolo tuttavia sempre recalcitrante a scrivere esclusivamente di sesso.


Dieci anni prima, quando abitava a Milano, la direttrice editoriale della Rizzoli Spa gli propose una modifica essenziale del manoscritto che le aveva inviato, una modifica che avrebbe comportato trasformare il suo romanzo noir in un testo pruriginoso dal contenuto decisamente erotico.
Lui si rifiutò decisamente e così l'occasione di pubblicare con la Rizzoli sfumò senza strepiti ulteriori. In molti gli hanno detto che aveva fatto male, che poteva essere davvero l'occasione della sua vita, ma lui fu orgoglioso di tale scelta.
Gli episodi dal contenuto sessuale devono inserirsi nella narrazione come s'inseriscono soltanto episodicamente nella vita reale di tutti i giorni, senza mai apparire come una forzatura tesa a catturare l'attenzione dei peggiori lettori.
Ormai tutti gli imbecilli scrivono di sesso, anzi, se in un libro o in un film mancasse questo aspetto cruciale, questi non avrebbero un'occasione per essere editati. E ciò per la ragione che anche il plot basato sul sesso fa parte del sistema di controllo mass-mediatico sulle masse, cioè la diffusione a parole o per immagini del sesso rientra tra quei mezzi tesi a cloroformizzare le coscienze, così da addomesticarle più efficacemente, sul presupposto ingannevole di un'uguaglianza dei fruitori, in realtà ridotti ad una massa inerme di vojeur.
Questo il motivo per cui è sempre restio all'utilizzo di scene sessuali in ciò che scrive, sa che facendolo si porrebbe quale complice di un sistema congegnato appunto sulla finalità bieche della manipolazione. Ma scene sessuali divengono essenziali alla narrazione

quando servono per così dire ad eviscerare I veri contorni dei personaggi in ballo, giacche è proprio sul terreno sessuale che s'evince più profondamente l'identità autentica dell'uomo e della donna.
Le modalità con cui due persone si amano è per lui la chiarificazione massima dei veri rapporti di forza tra i due, mostrando di questi le inclinazioni profonde che si portano appresso dall'infanzia e dall'adolescenza. Non se ne può fare a meno per offrire davvero un quadro esauriente dei personaggi coinvolti nella disamina che si dica letteraria. Solo in questi casi veramente non se ne dovrebbe fare a meno, purché sia uno scandaglio micidiale sull'essenza vera dei protagonisti che vogliamo ritrarre, nonché di un'intera epoca, dei suoi costumi, gusti e depravazioni.
La sfera sessuale è insomma il sintomo preciso di quanto è in ballo nell'epoca che viviamo, i rapporti economici prima di tutto, quindi i misteri sepolti dei nostri dati ancestrali, l'atavico che ancora regge proprio nella sfera sessuale, sfera che s'evidenzierà più o meno contorta, se non oggetto di uno svilimento radicale, dal grado della cosiddetta civilizzazione.
Se prima questa era tutta intesa al soffocamento d'ogni pulsione sessuale sul presupposto di un contenimento del suo pieno esaudimento, oggi al contrario s'assiste ad una incessante propaganda tesa a ribadire di continuo la sua necessità impellente nella vita degli uomini: dai messaggi pubblicitari alle narrazioni, alle immagini.
L'Uomo ha chiarito da tempo a se stesso cosa in essenza significhi la sessualità e ne ha ricavato una visione bifronte per così dire,

ossia se da un lato riconosce che può esservi una sfera di appagamento tutto centrato su un rapporto amoroso teso ad una compenetrazione commossa dell'altro, in cui l'unione degli spiriti è comprovata da una totale persuasione dei gesti e dei pensieri, per cui in maniera vicendevole si giunge ad una sorte di magia dei loro corpi uniti, dall'altro deve riconnettersi alla maggior parte delle sue esperienze amorose per ammettere che tale status perfetto è un fenomeno in realtà se non marginale, di assai difficile attuazione.
La realtà del rapporto amoroso è quasi sempre uno scontro tra diversi, in cui la femmina richiede all'uomo non già tenerezza e commozione (penetrazione dello Spirito in un ambito di intesa e di pace) ma al contrario la forza tremenda di una vera e propria prevaricazione, la sola modalità idonea ad esaltare la donna nell'amplesso, a imprimere all'atto sessuale l'imprimatur decisivo che oltrepassi la soglia della Noia.
In questo congiungimento cruento la donna pare mostrarsi per quello che è nella cultura occidentale, ossia il coacervo confuso del retaggio ancora vivo del suo dislocamento tra Virtù offesa e Natura, questa dicotomia che le deriva senza dubbio dall'educazione ed in specie dall'apprendimento cattolico tutto basato sul concetto di colpa.
Dislocamento che determina in essa quasi sempre una specie di schizofrenia, resa palese da sintomi diffusi oggigiorno quali l'isteria, la nevrosi, se non vera e propria psicosi compulsiva, sintomi che si riscontrano decisamente in tante donne di qualsiasi generazione.
Proprio da questo retaggio, la donna si ritrova suo malgrado ad anelare nell'atto sessuale proprio a quel grado di afflizione che la ponga da subito in una condizione compulsiva derivatole ab origine proprio da uno stato di colpa inculcata, cui l'uomo contribuisce, quando le fomenta così il viatico principale verso una vera e propria istanza autolesionistica non solo sul corpo ma anche sul proprio onore spregiato.

Da queste premesse, come necessario contrapasso, la donna si sentirà allora autorizzata ad esonerarsi dall'analisi delle proprie inclinazioni, lasciando inalterata la questione, ponendosi nella vita reale con la stessa ipocrita navigazione a vista, senza ulteriori approfondimenti, e fatalmente senza mai cambiare questo aspetto decisivo di questa che si sostanzia in una vera e propria infermità psicologica. In ciò, permanendo il senso dell'oltraggio vissuto nell'amplesso, vendicandosi dell'uomo appena può sul piano economico, quale necessario contrappasso al prezzo della sua libera offerta.
L'uomo ovviamente non è soltanto agente passivo nel modulo deciso dalla donna, ma riscontrandole questo appagamento sulla base dell'afflizione che sarà in grado o meno di ingiungerle, avrà in tal modo la prova che considera in apparenza tangibile: cioè la propria vocazione che lui pensa atavica o istituzionale di poterla dominare. Una tale credenza si rileverà in effetti soltanto apparente ed in fondo ingiustificata, partecipando l'uomo unicamente in una fase dello sdoppiamento della personalità di cui la donna è vittima ed artefice allo stesso tempo, come un residuato storico del tutto incongruo coi tempi attuali ma ancora insuperato e forse insuperabile.
Nella vita concreta questa supposta dominazione che l'uomo credeva effettiva nell'amplesso risulterà alla prova dei fatti del tutto illusoria e fuorviante, sarà stato anzi questa imperitura presunzione il focolaio principale del completo senso d'esautoramento del maschio all'interno delle attuali società occidentali. Senza vie di scampo che la resa a quest'evidenza della propria impotenza storica.
L'uomo che si era illuso di un ruolo che pure gli è stato richiesto effettivo nell'atto sessuale, alla verifica fuori, cioè nella Vita Vera,

comproverà sulla propria pelle tutta l'illusorietà di questo ruolo solo supposto che ha ormai perso da tempo, da quando almeno le giuste rivendicazioni di una parità tra uomini e donne hanno fatto breccia nelle nostre società avanzate.
Siamo quindi al paradosso, un rapporto tra sessi senza più la dominanza del maschio, ma neanche nel senso della complicità tra i sessi, in quanto la donna, nel suo status permanente di sdoppiamento, scorge nell'uomo unicamente un antagonista, un nemico da cui rivendicare il tutto ottenibile possibile, sia in quanto colpevole ai suoi occhi di esserle ancora dominatore nell'amplesso e quindi fattore scatenante della propria afflizione morale, sia in quanto concorrente nella Vita Reale nelle chance di conquista sociale e d'opportunità di lavoro.
Tutto ciò spiega moltissimo la ragione della crisi di dissolvimento dell'istituzione familiare cui s'assiste ogni giorno, della confusione dei ruoli rispettivi nella formazione ed educazione dei figli, del perchè questi figli siano in realtà sempre più disperati, privi come sono di una formazione calibrata e coll'apporto di un padre e di una madre non conflittuali su tutto..
Una società che vede la famiglia in disgregazione non può avere infatti alcun futuro, permette in realtà ancora più decisamente ai dominatori il controllo totale, la manipolazione continua per gli scopi leciti o sordidi di questi. Dove non c'è famiglia infatti non c'è nemmeno più un contrappeso alla sudditanza più bieca.


Da qui la provocazione platonica di uno Stato che si curi dei figli, esautorando completamente l'istituto della famiglia, non è poi tanto un'idea sbagliata, laddove questo Stato si profili davvero rappresentante etico, moralmente ineccepibile, dove un intera popolazione sia considerata in modo egualitario, senza più distinzioni di sorta, se non nelle funzioni assegnate da questo Stato a ciascuno dei suoi figli, figli da considerarsi figli della nuova Repubblica.


Capitolo 27
Si ritrova immancabilmente, ogni volta si ritrovi in famiglia, a vedersi sminuito, se non ingiuriato, dai facili tracotanti giudizi dei suoi congiunti, specie di questo padre-padrone, già definito satrapo orientale ma che meglio sarebbe ritrarre quale un satanasso campione del...maligno.
Soltanto perché il figlio non avrebbe raggiunto quei risultati di successo professionale che questo padre aveva preventivato per lui, il monarca si è attribuita una posizione di indefettibile vittimismo con cui giustifica ogni sua carenza, ogni commento brutale e schifoso, dimenticando che negli anni passati, anni cruciali di battaglie giudiziarie, fu proprio questo figlio laureato in Legge con l'abilitazione legale tra le mani, a caricarsi l'intera responsabilità dei diversi contenziosi penali e civili che vedevano il padre e la sorella fronteggiarsi coll'ex cognato.

L'intera questione durata almeno dieci anni si è chiusa con indubbie vittorie riportate nei vari tribunali per i minorenni, civili, penali, corti d'appello, giudice tutelari, vittorie per le quali ovviamente questo figlio avvocato non ha mai chiesto alcun compenso ma di cui vorrebbe almeno che gli fosse riconosciuto il merito.
Ed invece sia il padre che la sorella, sicuri ormai dello scampato pericolo alle loro sostanze, hanno anche l'ardire di intervenire moralmente su ogni scelta adottata dall'Uomo che riguardi il suo terreno professionale o quello affettivo, con una verve che dirsi preconcetta ed offensiva sarebbe dir poco.
Da qui l'indignazione dell'Uomo, se non vero e proprio sprezzo, con cui replica senza sconti ormai all'improntitudine, all'ingratitudine di questi arroganti paraculi senza scrupoli. Senza che mai una volta sia lui a provocare la diatriba si trascende immancabilmente in una serie di ingiurie vicendevoli al limite del volgare.
L'Uomo da diverso tempo è autonomo, pur guadagnando poco riesce a pagarsi quanto gli serve per vivere e per adempiere alla sua professione, ogni tanto riesce anche a contribuire alle spese di casa, quella casa dei suoi composta da un podere in cima alla collina, con tre diverse unità immobiliari, riuniti come un vero clan del cazzo, lui, la sorella con la figlia, ed i suoi genitori.
Abita coi suoi in quanto entrambi invalidi da tempo, il padre con un doppio trapianto di reni, la madre sopravvissuta a vari attacchi di trombosi.

Dieci anni prima era residente a Milano, aveva in affitto una casa popolare, era insieme ad una attrice teatrale con la quale frequentava tutti i circoli più esclusivi della città, quando la madre gli ingiunse di tornare perchè avevano bisogno di lui e subito. Fu un clamoroso errore, come dovette ammettere in seguito. Si ritrovò nuovamente a deambulare da precario, sminuito nella casa dei suoi mestatori più efferati.
Ma la cosa più angustiante è certamente l'influenza deleteria che questo padre-padrone produce sulle esistenze della figlia e della nipote, avendole col tempo isolate entrambe dal loro ambiente, malignando su tutti i loro amici e conoscenti, al punto che entrambe non hanno più alcuna vita relazionale, avvinte unicamente a questo demone ognipresente nel bene e nel male che è riuscito nell'intento di isolarle completamente, così da fare di se stesso l'unico punto di riferimento e interlocuzione per queste disgraziate.
Questo satanasso, senza arte nè parte, si permette il lusso di padroneggiare, insultare, senza che nessuno riesca a chiudergli la bocca, questo pseudo-sindacalista con una pensione ottenuta all'età di 46 anni, questo sedicente compagno della malore ma con atteggiamenti tipici del fascista, moralista d'accatto ad ogni occasione, unicamente per inferire sugli altri, sul presupposto che sia solo lui l'integerrimo difensore della morale cioè di quella stessa morale di cui se ne sempre fregato quando era giovane ma che ora dardeggia tutti i giorni a danno degli altri.
Il culmine della sua sfacciataggine è stata l'affermazione che sarebbe 'Meglio un pedofilo che un disoccupato', affermazione gravissima che il figlio non può certamente perdonare, che infatti non gli ha perdonato, rinfacciandogliela ad ogni loro occasione di scontro.

Oltre al fatto che il presunto destinatario dell'aberrazione non è nemmeno disoccupato,
l'affermazione denota tutto lo spirito squallidamente piccolo-borghese del soggetto per il quale sarebbe meglio un pedofilo ma con i soldi con cui permettersi di comprare i favori dei minori che un intellettuale senza risorse ed idealista.
Questo segno dei tempi, questo schifo della nostra epoca, si riassume concretamente anche in questa che è sicuramente un'esagerazione di cui il padre sarà stato indubbiamente pentito ma che il figlio, così attento al valore delle parole, non può dimenticare, ragione per la quale quella frase gliela ritorce contro in continuazione, annichilendolo ogni volta, senza che l'altro riesca validamente di negare di averla detta quella frase criminogena.
Questi padri ambiziosi sul loro figlio maschio, delusi se questa ambizione risultasse vana, gli fanno non pena ma ribrezzo, gli fanno ribrezzo i sproloqui incessanti con cui si sentono vittime di un'ingiustizia, capziosi e malevoli su ogni scelta del figlio discorde dai loro desideri, dalle loro aspirazioni piccolo-borghesi in bilico o annullate.
Questi prodotti deleteri ma così tipici della nostra epoca tutta impostata sull'affermazione personale e sui soldi, qui obliterando quanto questo figlio ha compiuto a favore di questo padre per almeno dieci anni di apprensioni, ricerche di vie d'uscita,
questi esseri degeneri, lui, il figlio, davvero li considera categorie avariate simboli dela nostra Era, pusilillanimi piccoli-borghesi, avidi sino al midollo, ma con il pensiero ossessivo che solo tramite l'affermazione sociale del figlio, tramite questi figli maschi martoriati a tale scopo, figli utilizzati quali veri e propri terzi mandatari, sia per loro ottenibile questa tanto sospirata ascesa sociale.

Il paradosso è che a questi padri infidi cui non manca nulla, prezzolati dalla fortuna dei loro tempi, in cui era pure possibile affrancarsi dal loro stato sociale modesto, hanno raggiunto benessere e sicurezza, ottenuto pensioni spesso cospicue, una vita benestante e lusinghiera, con un servizio sanitario gratuito a loro disposizione, ma ciò nonostante infelici, un'infelicità che è un costante salasso di acrimonia con cui contagiano chiunque gli stia accanto, quel loro virus purulento di ingiurie, di un rancore sordido più che meschino, questo virus con cui trascinano gli altri sulla via della loro stessa imbelle nevrosi, nevrosi quasi sempre del tutto senza giustificazione.


Capitolo 28
All'età di 16/17 anni, ma anche più tardi quando frequentava l'università, riusciva a guadagnarsi qualcosa facendo l'istruttore di nuoto. I corsi erano in genere frequentati da ragazzi e ragazze, ma per un anno gli capitò un gruppo nutrito di bambini che andavano dai tre ai cinque anni d'età.
Questo gruppo era composto da almeno 15 allievi del tutto digiuni di galleggiamento per cui era necessaria una certa attenzione che non ne sparisse qualcuno mentre si era occupati con uno di questi.
I bambini venivano in sostanza allineati in acqua lungo il bordo piscina, quasi sempre lividi e tremanti dal freddo, l'istruttore doveva prenderne uno, stenderlo di schiena e farlo galleggiare,
e senza che lui lo sorreggesse più farlo procedere con le gambe a dorso per farlo poi approdare più in là sul bordo dove si sarebbe riformata la fila. Tutta l'operazione andava però fatta alla svelta, per non far morire di freddo gli altri in attesa.
In questo gruppo c'era questa ragazzina di appena 4 anni, Alicia il suo nome, che era un portento nell'apprendimento, dopo due lezioni, già sgambettava da sola su e giù per la corsia per brevi tratti senza che lui la dovesse sostenere.
Alicia era una ragazzina speciale, dai tratti incantevoli, davvero un fuoco suadente, caparbia ed intraprendente sino alla temerarietà. Poco dopo, ogni volta lui fosse impegnato a sorreggere dalla nuca qualche allievo, lei aveva preso l'abitudine di avvinghiarsi sul tronco dell'istruttore, guardandolo e non staccandosi più da lui a meno che non spettasse a lei eseguire il suo esercizio, esercizio che eseguiva ogni volta con impareggiabile..dimestichezza.
Non c'era modo di tenerla con gli altri lungo il bordo della vasca, ogni volta raggiungeva il maestro, per stringersi a lui imperterrita, scivolandogli sui fianchi, appoggiando con grazia il suo muso sul suo petto, stringendosi a lui a volte con un ardore sempre delicato e soffuso.
Dopo qualche tempo, l'istruttore aveva capito che l'avvinghiarsi a lui comportava per la bimba un indubbio stimolo sessuale, aveva intuito anche quanto la bambina si stesse invaghendo di lui, lo fissava con ardore, gli sorrideva con una impertinenza imbarazzante ma quel contatto di quel corpo minuto come poteva dirsi che gli dispiaceva? Quando coi polpacci addirittura lo sfiorava tra le gambe, facendolo sussultare dall'imbarazzo?
Finché, quasi inconsapevolmente, si disse che c'era qualcosa che non andava con questa bambina troppo troppo infervorata, lo avvertiva distintamente questo fervore sempre più sfacciato, così decise che la cosa non era opportuna, le ordinò di stare in fila con gli altri e d'aspettare il suo turno . La sgridò persino, la minacciò, ma non ci fu verso di cambiarle quell'abitudine.
Alicia non gliela diede mai vinta, per un pò aspettava, lui la vedeva a stento trattenersi, trepida non dal freddo della piscina ma di un desiderio che reputava ormai come un suo diritto acquisito, e quando l'istruttore era di spalle, ecco che a cagnolino s'accostava a lui di soppiatto, aggrappandosi alla sua schiena ecco che l'avvolgeva con braccia e gambe, poi gli scivolava sui fianchi, lo baciava sotto il petto.
Insomma non c'era modo di scrollarsela di dosso, finché un giorno non vide il padre e capì, del tutto somigliante a lui, la stessa altezza, lo stesso volto oblungo ma con la barba, gli occhi profondi. Comprese negli occhi di quel padre il senso della sua stessa confusione, quel tentativo razionale di capire come fosse possibile che una bimba di 4 anni potesse metterli nel sacco tutti e due.
Si guardarono con la stessa espressione solidale, consci di quanto c'era in ballo, mentre la bambina avvinghiata al maestro lo solleticava coi suoi baci teneri e casti. Fu davvero un momento di imbarazzo totale, in cui il padre fissava gli occhi del maestro come per dirgli: 'Mi dispiace, cosa posso farci io?'
L'istruttore capì che la bimba aveva fatto di lui l'alter ego del padre. Andò a parlare col direttore tecnico della piscina, chiedendo che la bambina fosse trasferita ad un altro corso. Al termine della lezione, quando Alicia seppe del suo trasferimento, incrociandolo all'uscita, lo guardò con un'amarezza assoluta,
delusa da lui quasi che lui l'avesse tradita, quasi come avrebbe reagito una donna matura: un'espressione feroce, aspra, senza mezze misure implacabile di un odio appena malcelato.
La volta successiva fu chiamato dal direttore che gli intimò che doveva riprendersi Alicia, in quanto sia il padre che la figliola avevano insistito che fosse soltanto lui il suo istruttore, altrimenti la bimba avrebbe cambiato piscina. Lui, l'istruttore, si rifiutò decisamente. Il direttore gli disse che allora poteva fare le valigie ed andarsene. Così fece e da quel giorno smise con quel lavoro da sempre male retribuito
Questo episodio è importante per chiarire alcune cose, primo, esistono esseri che già a quattro cinque anni possiedono una carica sessuale inconsueta, quasi sempre accompagnata ad una intelligenza vivida e precoce rispetto ai loro coetanei, secondo, non c'è alcun male in ciò, anzi è stupefacente scorgere come questa carica si esplichi libera e pura, senza intralci di sorta, terzo, come questa carica faccia sorgere anche tutti gli atteggiamenti tipici della donna, malizie, astuzie, doppi fini, ma anche capricci, invidie, al punto da arrivare all'odio ed all'atto ritorsivo, quarto, l'adulto non può sottomettersi a questo gioco, ma neanche reprimerlo, in sostanza non dovrà mai alimentarlo ma senza nemmeno condannarlo, quinto, se vede che questa bimba è completamente invasata dalla sua presenza, bene, è meglio lasciare perdere, pure se tale abbandono dovesse deludere la bimba.
Alicia è anche il nome della scrittrice del bel romanzo Beduina che l'Uomo ha finito proprio in questi giorni. In esso viene perfettamente descritto quanto in alcune ragazze l'aspetto sessuale abbia una precoce prevalenza nella loro vita. Come questo aspetto venga represso dai genitori e dalla società in genere.
E' straordinario però scorgere in questa ragazza l'assoluta probità con cui acconsente ad ogni apparente abuso sessuale rivolto alla sua persona, senza mai percepirlo come un sopruso, nè tanto meno come una violenza. Anzi, pure nei confronti del suo principale abusatore ella prova sino alla fine un sentimento che è d'amore, mai di perdono come si potrebbe supporre.
Rilevante è la circostanza che quasi sempre sono queste ragazzine smaliziate a provocare, come anche nei confronti dell'istruttore, coi loro occhi anzitutto, col loro bisogno di scoprire il proprio corpo a contatto con quello dell'altro, con i loro gesti incontrovertibili di una malizia senza pari.
Ma è proprio rispetto ciò che l'adulto non deve nemmeno sognarsi di approfittarsene, di abusarne insomma di quella che è sempre una fiducia illimitata verso i grandi, come pure non deve sognarsi neanche a reprimere questa che è un'inclinazione del tutto naturale e stupefacente. Cioè da parte dell'adulto non dovrebbe mai intervenire la malizia.
Perciò gli ripugnano individui come il Svariotskj che padre di una bimba ammette platealmente di toccarla e baciarla nelle sue parti intime, sostenendo che dato che alla bimba piace lui si sente in diritto di farlo. Questo porco pagherà le sue malefatte un giorno, ne è sicuro. Intanto la bimba già lo tratta come va trattato un maiale invertebrato, ingiuriandolo di continuo come s'ingiuria un'amante troppo addomesticato a tutti i nostri capricci tanto da farcelo odiare, tanto è noioso, scontato nel suo presunto amore che non fa che declamare ma che è soltanto la foia di un vero e proprio pervertito.

Eyal è stata certamente una bambina del genere, lo sa perchè lei stessa glielo ha ammesso, da bambina è stata fatta oggetto, proprio a causa di questa inclinazione, di varie molestie vissute da lei con un senso di colpa tremendo più a causa del giudizio moralista intervenuto quando la cosa si è risaputa che per la molestia in sé stessa.
Nel romanzo Beduina di Alicia Erian si ha la netta impressione che il danno maggiore inferto, non sia tanto la violazione subita, ma proprio la riprovazione costante di cui è fatta oggetto per questa sua precocità inamissibile.
La colpa dei grandi è dunque non capire, il delitto è di chi approfitta di una predisposizione, di chi viola una ragazzina sì consenziente ma che acconsente in uno stato di completa ingenuità, senza che abbia ancora gli strumenti necessari per comprendere davvero il mondo dei grandi.
Ma ripeto, il danno maggiore per la psiche di queste Lolite è sempre quello cagionato dai presunti difensori della loro integrità morale, un danno che queste ragazzine si porteranno poi appresso per tutta la vita, per via di questo idiota senso di colpa inculcato a forza, senza che ve ne sia alcuna giustificazione, dato che la Natura stessa le ha determinate così come sono, ossia esseri angelici superiori nell'intelligenza non a caso.


Capitolo 29
E' rinchiuso nella sua camera quasi fosse un esiliato, ogni volta scenda lo fa per prepararsi il cibo che si è comprato, per vedere il telegiornale in tedesco Arte o quello in lingua inglese della BBC oppure per lanciare qualche pigna ai due cani sul prato, per richiudersi subito dopo nella sua cella, evitando così qualsiasi contatto coi suoi familiari. Una situazione incresciosa, certo!
Ormai, col padre, non si comportano più come un tempo avrebbero fatto, quando dopo una lite pure aspra, il giorno dopo, diplomaticamente, si ritrovavano a parlarsi, magari al solito discutendo di politica. La Politica è morta e non certo per una loro responsabilità. Quello che era stato tra loro un terreno neutro con cui parlarsi, nonostante i loro screzi continui, è diventato talmente anacronistico da averli indotti a rinunciare anche a questo che era stato un mezzo di pacificazione dopotutto tra loro per decenni.
Era pur vero quanto sosteneva Aristotele che l'uomo si differenzia dagli animali proprio perchè è un animale politico, la prova del nove è che da quando manca questo confronto, in effetti padre e figlio si comportano esattamente come due bestie in cattività, indomiti ormai nelle loro posizioni che ciascuno dei due reputa definitive ed inconciliabili.
Il figlio giudica la situazione politica del suo paese talmente impastoiata, da non credere a nessuna delle tesi in campo, in realtà diffida anche di questa presunta opposizione di fatto incatramata sullo stesso asfalto ideologico che la livella esattamente come livella i suoi avversari, non scorge differenze sostanziali tra i due schieramenti, se non una lotta per il Potere acerrima tra due blocchi.
Dieci anni prima era stato promotore di un Patto territoriale per l'area prenestina, un progetto che gli costò un anno di tribolazioni e per il quale era stato cooptato, senza che mai avesse chiesto una formale iscrizione, quale dirigente regionale di Rifondazione comunista. Lui aveva accettato l'incarico sul presupposto che gli servisse una sponda politica per far passare un progetto che non era certo di poco conto.
In sostanza il Patto prevedeva una riconversione economica-produttiva dell'intera zona compresa tra Gallicano-Zagarolo-San Cesareo, il cui nucleo centrale era da individuarsi nella Tenuta di Passarano, un podere agricolo di mille ettari di proprietà della Regione Campania. Si trattava di istituire una società pubblico-privata che gestisse una riconversione di questa tenuta, trasformandola in una grande azienda agricola competitiva, basata sui principi dell'agricoltura e dell'allevamento biologici, con le varie masserie convertite in strutture ricettive per il turismo e con il castello ed altre strutture da utilizzare quale centri di produzione culturale, con un teatro di posa, uno spazio museale, uno riservato alle produzioni televisive.
Per questo progetto certamente esoso l'Uomo era riuscito a coinvolgere alcuni pezzi delle Coop, Sviluppo Italia, alcuni Comuni limitrofi, al fine di creare il promo zoccolo di investimenti capaci di far convogliare così anche quei finanziamenti europei definiti all'epoca come contributi europei per le infrastrutture, poiché si trattava di predisporre una serie di interventi di collegamento, quali uno scalo merci ferroviario, un potenziamento delle rete stradale, una ristrutturazione dei vari immobili presenti nella tenuta stessa.
Un progetto faraonico, certamente ambizioso, ma con serie chance di venire approvato dalla Commissione europea.
La finalità era di partire dalla tenuta per coinvolgere l'intera zona in una decisiva riconversione economica, puntando su una vocazione agricola di qualità, con l'istituzione di un proprio marchio di provenienza dei vari prodotti agricoli, con ricadute certe dei livelli occupazionali, ma che come finalità recondita sarebbe dovuta servire a bloccare il fenomeno della speculazione edilizia diffusosi nell'intera zona, con l'istituzione di un vero e proprio Parco regionale che preservasse il territorio da ulteriori devastazioni.
In breve, questo progetto fu ostacolato in ogni modo e con tutti i mezzi. Assessori regionali, sindaci di destra e di sinistra, sindacalisti della CGIL, politicanti ci si misero d'impegno per screditare d'ogni valenza il progetto, riuscendo alla fine a bloccarlo.
La stessa Rifondazione, di cui l'Uomo era pure uno dei dirigenti, gli si oppose con ragioni pretestuose fondate sul suo protagonismo, sulla sua supposta indifferenza ad una certa collegialità, colpevole di proporre quale condizione del progetto quella flessibilità del lavoro, che, almeno all'inizio, doveva servire per calmierare i costi del lavoro delle maestranze che riunite in cooperativa non potevano certamente assumersi il rischio di un fallimento.
Questa vicenda fece capire all'Uomo quanto poco in questo paese conti davvero il merito delle questioni in campo, quanto tutto si riduca ad una politica gretta del territorio, legata com'è ai grandi potentati intenzionati unicamente a speculare, a malversare, corrompere, distruggere ogni risorsa possibile.
Destra e Sinistra gli apparvero allora, per la prima volta, nella loro temibile verità: una banda di malfattori, interessati unicamente alla loro personale riuscita politica ed economica, servi di sordidi interessi economici dai quali si arricchiscono solo loro e pochi altri, in barba alla collettività.
Decise di lasciare la politica, scoprì in seguito che parte della Tenuta è sfruttata come discarica di rifiuti, che le falde acquifere sono inquinate da tempo, che il piano regolatore d'ogni comune della zona prevede una serie di insediamenti abitativi e speculazioni edilizie che distruggeranno per sempre l'unica vera vocazione che è stata e dovrebbe essere quella agricola-turistica. Ma tant'è! Ora si scopre pure il dato delle infiltrazioni camorristiche, ma va?
Nel suo piccolo questo episodio dice moltissimo, dice che ormai viviamo in una dittatura burocratica del malaffare, senza che vi sia un contrasto vero, che un'intera classe politica locale è legata ad interessi sordidi, se non criminali e ciò attraverso gare d'appalto, concessioni di servizi che dovrebbero rimanere pubblici, connivenze che erodono le risorse ed il territorio, senza che nessuno osi alzare un dito.
L'azione della Magistratura è l'unica che tenta d'opporsi ma da sola certamente non può fare molto, ora che viene ogni giorno delegittimata. Non rimane altro, datemi retta, che augurarsi il peggio, che privatizzino l'acqua, la scuola, la sanità, che eliminino le pensioni d'invalidità, che gli italiani s'avvelenino con cibo scadente o contaminato, che si sparino tra familiari, tra fidanzati, che s'incrementi il peggio, datemi retta, guai a metterci una pezza, servirebbe solo a procrastinare questo andazzo ormai endemico, si deve toccare il fondo, vedere la catastrofe di una classe politica al servizio di consorterie e mafie d'ogni genere, godersi lo spettacolo di questo popolo coglione, pavido, molle, plagiato dalla televisione, vederlo razzolare dalla miseria o nel marciume, perchè soltanto quando non avrà altro da rubare, forse allora si darà una svegliata, forse dico, non da metterci la mano sul fuoco, no davvero!

Questa opposizione poi, opposizione a cosa? S'è opposta al crescente potere, al dominio della Finanza e dei speculatori? Macché, anzi c'andava a braccetto. S'è opposta alla deregolamentazione spaventosa del mercato del lavoro, quando ne è stato anzi il braccio armato? Ha sconfitto la corruzione? No, c'è invischiata peggio che mai! Questa opposizione di ragionieri, che con l'introduzione dell'Euro hanno accettato un dimezzamento della moneta e quindi del potere d'acquisto degli italiani, come definirla?
Un mostro acefalo al servizio degli stessi profittatori al cui servizio almeno la Destra non finge di essere estranea, ecco cos'è la cosiddetta opposizione del cazzo! Gente che prende in Parlamento 25,000 al mese ed è contenta così, salvo una volta tanto indignarsi.
La Sinistra antagonista poi è un vomito di squallidi rancorosi senza arte nè parte, giustamente fatti fuori dal Parlamento, gente cui non affidereste un prestito manco morti, gente di uno squallore senza eguali, buoni solo a declamare scempiaggini usando parole ed idee una volta decisive nella storia, ora solo vomito, rimasugli di bile eviscerati senza scopo. E fanno anche i sapientoni questi snob del cazzo, quando hanno fallito su tutto, buoni soltanto ad approfittare del malcontento sociale o in occasione di qualche corteo contro la guerra, per farsi vedere colle loro facce imbelli di tracotanza come a dire: Visto, noi l'avevamo detto!
Perciò, L'Uomo questa volta non si farà più fregare, col cazzo che andrà a dare il suo voto, a meno che non spunti davvero un sobillatore, un uomo davvero feroce con gli italiani, perchè è di questo che c'è bisogno, di un uomo con le palle che dica agli italiani che sono deficienti ed indecorosi, che sappia fronteggiare questo incombere del fango delle varie cricche, dei poteri mafiosi, ma anche della marea macilenta delle tante furbizie e scorciatoie adottate ogni giorno dal popolino,
questo popolino che deve arrangiarsi, uno a scapito dell'altro, un leader che possegga davvero la determinazione e la ferocia del vero desposta, poiché non rimane altro che questa scelta, datemi retta, un vero despota che ci risollevi da questo scempio continuo di corruzione ed impunità.
E un consiglio: non colpirne uno per educarne cento, ma l'esatto contrario cazzo, colpirne cento per educare l'unico sopravvissuto, è l'unica, colpire i patrimoni subito, che siano intestati a mogli e figli non cambia, si proceda come uno stato d'emergenza, unico grado, condannato? in galera! Corruzione? dieci anni da scontare tutti, confisca dell'intero patrimonio, interdizione perpetua dai pubblici uffici. Vediamo se poi ci pensano, se gli viene il dubbio.
Statalizzare poi banche e televisioni subito, investire nelle industrie che hanno chance sul mercato, tassare patrimoni, rendite, tassare gli immobili ed I beni commerciali della Chiesa, ridare fiato alla nostra agricoltura, istituire un fondo di sostegno ai disoccupati, un altro per la costruzione di alloggi popolari. Abolire tutti gli enti inutili, abolire il Senato, dimezzamento dei compensi percepiti dai parlamentari, dai consiglieri regionali. Un tetto alle retribuzioni dei manager pubblici. Lotta alla corruzione ferrea. Proposte semplici, elementari...
Non è con la persuasione, caro Nichi, che convincerai gli italiani, li avrai in pugno soltanto se sarai così maligno da insultarli, svilirli, metterli davanti lo specchio da cui vedano chi sono in realtà: un popolo solo di nome, senza rispetto per le regole. Solo fustigando questo popolo forse avrai una chance, sempre che non ti eliminino prima di questa farsa che sono le elezioni. Questa chimera ignobile che s'insiste a definire Democrazia!


Capitolo 30
E se si fosse in realtà da sempre fregato con le proprie mani? Se in tutto il suo fallimento esistenziale unicamente lui ne fosse stato il principale responsabile? Con queste domande nella testa, s'è alzato all'alba, preparandosi il caffè.

Ieri sera ha rivisto Virgilio e Bruna, dopo almeno un mese e mezzo che non li vedeva. Visto che Virgilio riposava, con Bruna si sono fatti un mezzo litro di Aglianico del Vulture, accompagnandolo con dei datteri marocchini. L'Uomo la aggiorna sugli ultimi sviluppi della sua vicenda, lei strabuzza gli occhi ad ascoltarlo, quasi dispiaciuta o amareggiata per lui. Che la donna fosse scomparsa così all'improvviso era certamente strano, commentò alla fine, che si sia cancellata addirittura da FB, che abbia soppresso i suoi contatti e indirizzi di posta elettronica, che non risponda neppure coi suoi due telefoni mobili, tutto le appare singolare, quasi pazzesco.

Considerando anche il fatto che la donna aveva un certo bacino d'utenza per i suoi scritti, un marchio di fabbrica che le era dato proprio dal suo nome, è veramente inverosimile che abbia deciso di cambiare addirittura nome, identità, soltanto per via di questo amore sfuggito al suo controllo, a meno che non abbia ragione la sorella, ossia che Eyal sia effettivamente pazza.

No, replica l'Uomo, non è pazza affatto, o non nel senso che vorrebbe sottintendere la sorella avvocato, avvocato non a caso.

Lui l'aveva veramente sottoposta ad una serrata cross examination per giorni e notti, nel periodo della loro convivenza, dubbioso di quanto lei stava sostenendo, ma tutta quella storia aveva retto alla sua implacabile perplessità, almeno lui ne era convinto che quasi tutto riferito da questa donna corrispondesse alla verità.

Eyal non gli aveva nemmeno nascosto di essere stata a più riprese ricoverata per una sospetta schizofrenia, che per ben sei volte avesse tentato il suicidio. Lui l'aveva fatta piangere, urlare dall'indignazione a causa delle sue domande con cui la induceva a precisare meglio, a puntualizzare un certo episodio ed alla fine aveva dovuto ammettere che sì, la donna stava dicendo la verità, almeno per buona parte.

Lui e Bruna finirono per parlare sulle ragioni di questa scomparsa, lui le precisò per l'ennesima volta di averla sempre avvertita che avrebbe scritto della loro storia,ogni capitolo lui lo aveva preventivamente inviato al suo indirizzo di posta elettronica, chiedendole il consenso, senza che lei avesse mai obiettato nulla, ma senza mai avergli concesso nemmeno un esplicito consenso.
Bruna gli fa rilevare che la donna si è distanziata, raffreddata, precisò meglio, nel momento in cui lui le aveva annunciato il suo viaggio-reportage in Iran, questa intenzione le ha sicuramente comportato la convinzione che lui non avesse alcuna voglia di caricarsi la responsabilità almeno nell'immediato, di una vita assieme, di una vita che avrebbe comportato la partecipazione di almeno due dei suoi figli minori nel loro menage.


Questo lei lo deve aver vissuto come un autentico trauma e nello stesso tempo come una delusione cocente alle proprie aspettative. No, replica lui, lui era stato sempre stato sincero, le aveva sempre detto delle proprie difficoltà sin dall'inizio. Bruna lo interrompe, gli dice che lui può essere stato sincero quanto vuole, ma che la donna presumibilmente s'era creata delle aspettative lo stesso e che una volta che queste aspettative sono naufragate, lei è ritornata dai figli, come si sarebbe dovuto supporre sin dall'inizio e come lei stessa aveva sempre detto: Questo rapporto non arriverà a fine estate, perchè è pazzesco che una madre abbandoni i suoi figli, per seguire un uomo, non è logico, la madre di Eyal in ciò aveva ragione, ed aveva ragione anche a sostenere che questi figli non potevano essere sradicati dalla loro terra natale, così d'amblé, come se niente fosse.'
Si guardano in silenzio.
'Ora che farai?'
'Penso che telefonerò alla madre, non è possibile che io non sappia che fine abbia fatto, se l'hanno rinchiusa nuovamente, se sta bene o meno è un'apprensione che non m'abbandona e poi devo finire il romanzo no? E devo sapere dalla sua voce se m'ha detto o meno un sacco di balle'
'Vedrai che è ritornata dal marito'
'No, impossibile, più facile che si sia fatta un'altra storia, impossibile per lei stare senza un uomo, con la carica sessuale che si ritrova, senza, diventerebbe pazza davvero'
Bruna si fa una risata.


Gli domanda poi dei cellulari perduti in un mese, anche lei è convinta che l'abbia rubati lei, così per frugare nella sua rubrica, per sottrargli una serie di foto decisamente osé che lui le aveva fatto durante la loro vita assieme.
'Non ho mai perduto un cellulare in vita mia, ed in un mese e mezzo ne perdo due, inverosimile no?'
'Già! Non c'è altra spiegazione, è stata lei'
'Anche quando fecero il servizio fotografico,avevano ritrovato da sole Persol di Ismaele sotto la sovra-coperta, l'aveva nascosti lei, l'aveva fatto apposta a metterci la sovra-coperta, ma solo ora ricollego i fatti, Eyal è certamente una cleptomane, questo sì'

Virgilio s'è alzato, s'abbracciano, baciandosi le guance.
'Salute all'intrepido membro della rinata Gladio'
Virgilio lo guarda sorpreso dalla sua battuta.
'Che ne sai che è stata resuscitata?'
'So sempre tutto io, dovresti saperlo ormai'
'Come va, biscazziere?'
'Come vuoi che vada, non ne imbrocco una'
'Non si è più sentita da allora?
'No, scomparsa, missing in action'
'Che strano, veramente una storia pazzesca, tutte a te capitano'
'Già, è che sono fortunato'


Bruna lo fissa, gli dice che deve considerarsi graziato che almeno lei non sia rimasta in cinta. Viste le intenzioni iniziali della coppia di avere nell'immediato dei figli.
L'Uomo non sa cosa rispondere, fortunato di non essere ancora padre all'età di 48 anni? Poi immagina la presenza di un figlio proprio nella condizione di precarietà in cui si trova, gli immancabili dissapori con la partoriente sulla sua incapacità di provvedere al mantenimento della sua famiglia appena insediata. Sì, forse è stato fortunato pure in questa disgrazia, in questo sfacelo totale delle sue illusioni.

Mangiano in terrazzo, alla luce delle candele. Virgilio non riesce a nascondere quella appena celata contrarietà nei confronti dell'amico, quell'esasperazione che l'Uomo suscita invariabilmente a tutti prima o poiché l'Uomo conosce a menadito proprio a causa del ripetersi incessante dei suoi fallimenti, uno dopo l'altro, e poi di nuovo, una volta per via diun lavoro che non decolla mai davvero,un'altra per i suoi scritti ignorati, un'altra per le promesse mai onorate da parte degli amici, e poirapporti amorosi abortiti proprio a causa di questa perenne precarietà di tutta la sua vita.

L'Uomo ne avverte quell'intemperanza, quell'evaporare della pazienza che finisce per divenire incredulità, giacché anche la pazienza ha i suoi limiti, come a dire 'Basta!' E' troppo!' ed insieme all'intemperanza ed all'incredulità, ne scorge contestualmente quel senso di colpa recondito, giacché anche lui non è che possa fare molto per dargli davvero una mano.


Intuisce che anche Virgilio finirà per sospettarlo un inconcludente, uno che evade immancabilmente dal terreno delle responsabilità vere della vita, troppo naif insomma per potersi davvero permettere una donna accanto.

E' come gli leggesse nel pensiero, nonostante l'amico non dica nulla in proposito, anzi tenti in ogni modo di reprimersi questi sospetti proprio perchè lo intuisce benissimo quanto l'altro gli legga nel pensiero, lungi ad ogni modo l'intenzione di offenderlo fosse anche col solo pensiero.

L'Uomo dice che proverà a telefonare alla madre per sapere, se dovesse rispondere Samson, l'eritreo tuttofare, tenterà di farsi dare delle spiegazioni da lui, sa quanto questo eritreo lo ammiri e non dubita che possa dirgli la verità, sempre che siano soli mentre gli risponderà al telefono. Se dovesse dirgli che la donna s'è scelto un altro compagno, nulla questio, perdio, lui ci metterà una pietra sopra, ha già sofferto abbastanza. Ma se ella dovesse stare in pericolo, bene, non esiterà un istante, partirà per Tel Aviv appena l'ambasciata gli avrà rilasciato il Visto, sempre che glielo diano.

Bruna si ripresenta con due bicchieri di pastiche per loro, lo bevono con alcune fette di mango che Virgilio ha portato fresco dal suo odierno viaggio. Esaurita quella delizia al palato, L'Uomo si alza, dice di essere stremato, che alzandosi alle quattro del mattino per lui ora è tardissimo.


Si salutano, con Virgilio si vedranno nei prossimi giorni, visto che lui sarà in ferie per sei giorni. Avranno modo di parlarsi ancora, di discutere del romanzo che l'Uomo gli ha fatto scaricare nel portatile, appena prima che salissero in terrazza.
Ne riparleranno eccome, visto che Virgilio è l'unico che abbia conosciuto Eyal davvero, l'unico poi cui ella si sia rivolta ad ogni apice della crisi della coppia, per averne un consiglio. Virgilio aveva anche preceduto il parere della sorella di Eyal, rilevando un giorno quella stranezza degli occhi della donna dilatati come se si fosse trattato di una schizofrenica.

La notte, preparandosi per dormire, ricorderà una frase di Eyal rivolta alla madre, all'epoca in cui erano stati ospiti nella casa di questa:
'Mamma, guarda che il colore bianco ha sfinito, perchè il candore non esiste, capisci? il nero ci vuole, chiaro? Il nero non si sporca, non gualcisce mai, capito Mamma? Il nero sarà da adesso il mio colore preferito, hai qualcosa da obiettare?'
La madre rimase allibita senza osare una replica e lui, l'Uomo ne fu come folgorato da quella uscita del tutto inaspettata, del tutto lucida e radicale.

Più tardi s'addormentò col suo odore appena accennato addosso, con quella frase che gli rinveniva a tratti nella mente come un richiamo da un mondo ormai lontanissimo.


Capitolo 31
'Dunque hai seguito ciò che ti dava godimento, perchè diavolo ora pretendi che mi senta in obbligo di ricompensarti per gioie che hai voluto? Al lavoro schiavi, al lavoro.... Non cedere a quelle leggi che sostengono che dal piacere procurato a se medesimi, si sia poi obbligati a rinunciare a nostri diritti sull'altro....
Apatia, indifferenza, stoicismo, solitudine, ecco a quale livello occorre far approdare la propria anima, se si vuole essere felici su questa Terra...Non c'è virtù più stupida della pietà, non ce n'è una più facile da accendere nel cuore degli uomini...Altra cosa saper offrire la Bellezza anche in uno stato di disperazione...'

Frasi estratte dal Marchese di una lucidità agghiacciante, frasi che stroncano tutta l'ipocrisia ottusa di secoli di false teorie, che fanno luce sull'essenza del rapporto amoroso che è anzitutto Piacere degli amanti, lubricità, scoperta del vizio che è sempre uno scandaglio immerso nella nostra Anima avvolta dal Mistero.

Sì, si considera fortunato a non far parte di questo marasma composto da famiglie disgraziate, queste famiglie che gli fanno tristezza quando le vede passeggiare per le vie, la donna in genere ingrassata, la faccia imbolsita, esaudita nella sua grama aspettativa di madre mantenuta a vita, che lavori o meno, finalmente garantita proprio dalla presenza di questi figli, figli che sono la sua polizza d'assicurazione a vita, lui,

l'uomo, inerme, grave, senza più leggerezza, che dentro sé maledice questa sua condizione di novello schiavo, uomo solo per definizione, in realtà un mezzo uomo ormai, anzitempo deluso, rovinato, senza nemmeno che il suo ruolo sia preso considerazione, il suo ruolo di maschio-patriarca eviscerato da tempo.

Poi questi figli, straviziati, figli già in tenera età rovinati da una scuola che non esiste, rimbambiti da ore intere al giorno di televisione, Hi-Pod, telefonini, senza un vero obiettivo nella vita, queste famiglie che s'aggirano per le vie d'estate, senza che i genitori sappiano veramente cosa dirsi, già annoiati, disillusi da tutto, con l'unica apprensione di apparire felici, magari felici no, ma a posto con la coscienza sì, con un lavoro di merda, con la macchina nuova di merda, una casa fetida di merda in cui circola unicamente la noia, l'odio, una solitudine che non si ha nemmeno il coraggio di ammettere di cui non si ha nemmeno il benché minimo o generico diritto.

E' che ci si è rovinati senza speranze di uscirne, ci si è accasati troppo in fretta, con una persona che si sarà presto rilevata una disgrazia, col tempo una vera e propria miniera di malvagità ed insipienza.

Non lo stupisce che ogni giorno si legga dai giornali di questi casi di uxoricidio, infanticidio, gente che impazzisce e colpisce a morte, sa che questi atti abominevoli sono in realtà epigoni di una crisi durata da tempo, torture che giorno dopo giorno finiscono per esplodere, prova pena per le vittime ma anche per i carnefici, giacché, se si pensa bene, per uccidere davvero qualcuno bisogna essere davvero disperati,

alla frutta per così dire, chi uccide lo fa sempre in un ambiente già disseminato di odio, schifo intollerabile, e non rimane allora altro che mettere fine a queso abominio che è il convivere assieme, distruggere l'infelicità propria e degli altri, per sempre.

Ieri pomeriggio, mentre stava gustandosi un gelato al limone sotto il portico, è apparso Svarioskj con una buzzicona brasiliana orrenda, con due cosce che parevano quelle di un rinoceronte. Svarioskj dimagrito all'inverosimile, occhiali tipo Raj-Ban taroccati sul naso, vestito di bianco, l'aria apparentemente soddisfatta della sua conquista.
Dico come si fa? Questo degenerato, con tutti i soldi che ha, come fa ad ammorbarsi con un cesso del genere? Forse gli costerà poco, forse avrà qualche qualità amatoria particolare la signora davvero insospettabile. Ma veramente con una così lui, l'Uomo, non c'andrebbe neanche se fosse stato all'asciutto da un decennio, cristo di dio, con un abominio così lui neanche ci parlerebbe. Ma tant'è!

Poi sentite la saggezza popolare di questa palla di grasso, arrogante all'inverosimile, citando Voltaire, afferma che la sua regola d'oro consiste nel 'Non fare agli altri ciò che non vorremmo che sia fatto a noi stessi'. Bene replica nell'immediato l'Uomo, ma se traessi piacere dal frustarmi tutti i giorni, avrei quindi anche il diritto di farlo cogli altri, se la regola ha un senso logico, no?.

Il pachiderma ora fa finta di non capire, è in imbarazzo, non s'aspettava la stoccata, Svarioskj gli spiega la metafora,

lei ride imbelle, mica ammette niente, no, insiste, dice che in questo caso la regola non funziona, perchè chi desidera il male per sé stesso non ha diritto a farlo agli altri. 'Ma va! replica l'Uomo, strana questa regola quando fa comodo alla tua morale del cazzo, se dunque la stragrande maggioranza dell'Umanità non è altro che una masnada di canaglie, non posso certo basarmi sulla questa regola d'accatto, perchè se lo facessi dovrei accettare ogni loro sopruso, dico che statisticamente la sua regola mi condurrebbe alla rovina.

Lei non capisce, annaspa. Ma lui la toglie dall'impaccio, si dipinge come una canaglia, uno che non esita a dire le cose per come sono o perlomeno per come lui pensa che siano. Il volto paffuto della donna s'accende, sì, afferma, anche io sono una sincera, una che preferisce dire le cose come stanno sin dall'inizio. Capito?
Il pachiderma si considera allo stesso livello, mica molla la cerebrolesa, un'arroganza senza fine. Si considera un genio questa vasca da bagno che deambula in cerca di disperati peggio di lei che la mantengano.

L'Uomo viene raggiunto al momento giusto al tavolo da Roby lo zoppo, un invalido civile, ex assicuratore, con una moglie isterica con la quale litiga tutti i giorni. Ha così l'occasione di congedarsi dalla coppia che infatti si defila verso la macchina, altrimenti la vacca l'avrebbe mandata affanculo, si sa come succede in questi casi, mica si può sopportare.


Questo Roby non è che sia meglio della vacca-filosofa, è un altro che lo fa incazzare ogni volta che lo veda, lui sa sempre tutto, critica tutti, ma poi davanti al Potere sa genuflettersi come pochi e ciò sempre per l'avidità, per la concupiscenza con cui il popolino è in cerca di prebende.

Si fanno grandi nelle loro analisi spietate, poi girato l'angolo davanti all'imputato della loro invettiva, si piegano di sussiego e deferenza di fronte al prepotente, quel prepotente che prima era l'imputato del loro sdegno potrebbe ora essergli utile, non si sa mai cosa riservi il futuro.

A questo imbecille riserva un trattamento coi baffi, augurandogli che gli sopprimano le varie indennità di cui gode, perchè è ingiusto, amorale addirittura, che uno Stato che si dica etico, faccia convogliare tutte le risorse per pagare pensioni ed indennità a gente che non produce, lasciando senza niente i tanti giovani o meno ma sani che veramente andrebbero sostenuti anche se senza lavoro, perchè è da questi che dipenderà il riavvio dell'economia, una volta superata l'attuale fase di stagnazione.

L'Uomo s'augura che la crisi faccia esplodere il tutto, che riduca il paese alla miseria, perchè soltanto allora sarà possibile un generale ripulisti, un'individuazione precisa delle vere priorità cui riservare soldi ed attenzioni.

L'altro s'altera, strepita, urla. Dice che la rivoluzione che l'Uomo pare augurarsi quale esito della crisi non sarà mai possibile,

perchè il popolo è quello che è, cioè un popolo di merda, che caso mai il futuro sarà sempre più segnato dal predominio delle varie mafie e consorterie, che il Paese sarà il crocevia privilegiato di tutti i traffici di sostanze tossiche, come già avviene e come Saviano ha denunciato, assieme aii traffici di droga, al riciclaggio alla grande.

No, replica l'Uomo, lui non s'augura affatto una rivoluzione, sa che una rivoluzione non ha alcuna chance in un paese di rincoglioniti che a forza di calcio e televisione hanno perso ogni residua dignità, lui s'augura un colpo di mano, ma sì, diciamolo, un vero colpo di stato, condotto da esercito, carabinieri, magistratura e con l'appoggio della parte ancora sana del Paese, cioè imprese e lavoratori, un colpo di mano che metta fine temporaneamente alla garanzie costituzionali, sospenda il Parlamento, derattizzi il Paese dai suoi dilapidatori, corruttori, mafiosi, malversatori, elimini in un sol colpo tutte le rendite parassitarie, i pubblici impieghi inutili, metta mano nelle tasche dei troppi evasori.

Sì, un colpo di mano risolutore, senza esitazioni che arrivi al controllo immediato delle televisioni, del sistema bancario, che punisca i falsi bilanci delle imprese, che mandi a casa miriadi di parassiti pubblici, che sappia dirigere la sua azione verso il lavoro produttivo, che non lasci allo sbaraglio eserciti di giovani senza lavoro, che riformi la scuola in una fucina moderna di possibilità, che sostenga davvero la famiglia di fatto o basata sul matrimonio, ed infine che la faccia finita specialmente coi rumeni, sì coi rumeni del cazzo!


Troppi rumeni delinquono, glielo diceva anche Ibrahim al Phone Center, lui che è stato avvocato d'ufficio per anni lo sa bene di che pasta son fatti questi rumeni, il peggior popolo d'Europa, dopo il nostro, lo sanno bene Francia e Germania che infatti i rumeni non li hanno fatti mica entrare, mentre qui da noi non c'è giorno che questi rumeni non compiano un furto, uno stupro, non s'azzuffino tra loro, questi Ilea e Vasillii del cazzo che in gran parte già al mattino s'ubriacano, donne comprese, queste stesse donne ignobili che i loro probi uomini mandano a battere nelle consolari a centinaia, se non a migliaia di esemplari sui loro tacchi a spillo e gonne da due soldi, e ciò soltanto nella città di Roma, ogni giorno a migliaia, sulla Salaria, sulla Colombo, sulla Laurentina, sull'Appia, sulla Prenestina, pure sulle scalinate delle Basilica di Santa Maria Maggiore.

Sì, lui li conosce bene questi rumeni, sa che sono irredimibili, gente buttata fuori dal loro paese, gente cui andavano sbarrate le frontiere da subito, prima che fosse troppo tardi, prima che si scateni il pogrom, prima insomma che divengano una questione cruciale come gli ebrei nella Germania negli anni '30, prima che non ci si convinca a rinchiuderli in appositi campi di concentramento istituiti soltanto per questa genia prolifica in gran parte di delinquenti. Sa che la sua è una facile profezia, mica ci vuole molto.
Poi certo, ammette, ci sono anche rumeni che sono brave persone, lavoratori onesti pure esistono, non lo nego. Ma sono proprio costoro i peggiori, i più velenosi contro i loro compatrioti di cui nutrono il più sommo disprezzo. Se fosse per questa esiguità di brava gente loro li truciderebbero nell'immediato, perchè non può esservi redenzione per questa feccia senza eguali al Mondo.


Si analizzino le diverse tipologie dell'immigrazione, le statistiche, ci si renderà conto allora che l'immigrazione proveniente dall'Africa sahariana e sub-sahariana non è altro che quella che vediamo nelle strade a vendere chincaglierie o vestiti di poco valore, li vediamo deambulare sulle spiagge dignitosi, in definitiva stanno commerciando per sopravvivere, poi vi sono quelli borghesi, proprietari di Phone Center e macellerie, imprese edili, i cinesi poi sono laboriosi, gente che s'ammazza di lavoro già dall'infanzia, risparmiatori caparbi, avidi ma almeno civili, i nord africani certo trafficano con le droghe leggere ma non fanno male a nessuno, gli asiatici in genere, filippini, indonesiani sono ottimi badanti ed aiuti familiari, ma i rumeni no, per la maggior parte venderebbero la madre per due soldi, ve lo assicuro, gente cui la fine del comunismo ha dato briglia sciolta, gente senza principi, senza scrupoli, feccia che troppo presto abbiamo fatto entrare in Europa.

Dopo che Roby lo zoppo s'è congedato da lui, è il turno di Romano. Sociologo disoccupato, completamente calvo, ogni volta l'Uomo lo incontri, Romano, che pure non è uno sprovveduto, lo ammorba coi resoconti delle sue disgrazie lavorative, corsi di formazione fantasma, iellato sino al ridicolo, e ciò da decenni, incredibile che sia sopravvissuto.

In compenso non la smette di parlare, elencandogli tutti i particolari del caso, come se da questa descrizione esatta ne dovesse trionfare una certa oggettività con cui trovarsi un alibi a prova di fuoco. L'Uomo vorrebbe dirgli, ed allora non gli hai ancora bruciato la macchina al mascalzone che t'ha derubato, che fai, parli solo? Ti piace fare la vittima ma poi all'azione rinunci?


Ciò che lo ammorba più di tutto è che Romano lo accomuni al suo stato di sfigato incompreso dalla società, che lo veda come se stesso in definitiva, questa comunanza assieme per piangersi addosso è disgustosa, pensa, fissandolo negli occhi senza fargli capire la sua contrarietà. Questa comune aderenza che lui crede effettiva tra loro gli da ai nervi ogni volta, ma che volete fare, non può prendersela col Mondo intero. Uno si stanca, cristo!

Romano almeno lo ha visto una mattina infierire su questo farmacista che si considera e si comporta come il padrone del paese, l'ha udito dirgli con tutta calma di non permettersi mai più in sua presenza di infierire sui propri dipendenti nella farmacia.

Cazzo, ha pensato, questo Romano almeno ha il coraggio di dire ciò che lo ha disgustato, di dirlo in faccia ad uno che si considera potente come un signorotto medievale, soltanto perchè i suoi gli hanno lasciato in dote una farmacia. Almeno questo gli va riconosciuto a Romano, un certo fegato lo ha dimostrato e di questo gli è riconoscente, perciò da allora ha deciso di considerarlo un amico insomma, anche se non lo sopporta nella sua logorrea inconcludente tutta tesa ad auto-assolversi e lamentarsi.

Meglio tacere per oggi, s'è stufato di infierire, lo ascolta finché gli dice che deve andare, che si sentiranno, certo, per la prossima volta.
Lui Romano gli chiede scusa di averlo annoiato con le sue storie, ma figurati, risponde l'Uomo.


Cazzo, ce ne fosse uno che non s'è mangiato il cervello, pensa mentre in moto si dirige verso casa. Che estate grandiosa! Davvero piena di stimoli, non c'è che dire! Una vera pacchia! Altro che feste VIP, droga party ed escort a fiumi! Qui è il non plus ultra del mondano, cazzo!


Capitolo 32
'Con ogni oncia di oro in più in loro possesso si distaccavano dalla classe proletaria e si avvicinavano a quella dei proprietari...ora appartenevano ad una minoranza dell'Umanità...coloro che fino a quel momento avevano considerato fratelli proletari, diventavano naturalmente dei nemici dai quali bisognava difendersi...ora tutto era cambiato....avevano varcato il confine oltre il quale un uomo diventa schiavo dei propri beni.'

Il Tesoro della Sierra Madre di B. Traven da cui è stato tratto il film forse più riuscito di Howard Hawks con lo strepitoso Bogart quale attore protagonista, spiega in dettaglio a cosa conduce l'avidità degli uomini, quali ne sono i meccanismi sotterranei, le dinamiche micidiali con cui l'uomo a causa dell'avidità è portato inevitabilmente alla distruzione.

Il libro che l'Uomo non ha ancora finito di leggere e di cui neppure ricorda il finale del film parrebbe un trattato psicoanalitico, tanto, quasi in modo pedissequo, riesce a scavare nell'animo dei tre personaggi della storia che è quella di tre cercatori d'oro nelle valli secche ed impervie della Sierra Madre in Messico.

Costoro, guidati dall'esperienza del vecchio Howard (interpretato dal padre di Bogart se non erro), riescono infine a trovare la miniera, per diversi mesi scavano, estraggono l'oro dalla sabbia, resistono ad un aggressione di banditi, finché decidono che l'oro ricavato da ciascuno è abbastanza e decidono di tornare. Da questo momento l'avidità fa saltare il clima di collaborazione tra i tre sodali e cominciano i guai seri, da questo istante ha inizio il dramma tutto interno nella mente di uno dei tre e cioè Dobbs.

Il libro intramezza all'interno della narrazione altri episodi raccontati dal vecchio ed ogni episodio è l'annuncio di quanto accadrà in seguito a loro stessi e che cioè l'avidità dell'uomo non porta da nessuna parte, anzi, la sua sete insaziabile di maggiori ricchezze è proprio ciò che determinerà l'incombere della sciagura.

Quell'aspirazione pur legittima di affrancazione dalla povertà si svelerà per quello che è, ossia sete insaziabile, crudeltà verso i propri simili, ragione fondante di una umanità senza sbocchi, senza futuro.

Il vecchio è tratteggiato nel libro come una sorte di Virgilio che guida gli altri due dal Purgatorio all'Inferno, le sue parole conducono ad un fragile equilibrio gli altri due cercatori, un equilibrio però sempre precario, sull'orlo rompersi ma che rimane finché il vecchio rimane con loro, finché non sarà costretto ad unirsi con degli indiani che gli offrono un'ospitalità forzata e ciò per ringraziarlo di aver salvato un giovane indiano dalla morte certa.


Il vecchio affiderà il carico agli altri due, sapendo in anticipo che questo carico sarà perduto per lui, eppure accetterà di unirsi lo stesso a questi indiani, di cui diventerà una specie di medico-stregone, ma avendo come ricompensa la salvezza e la vita, contrariamente ai suoi due compagni impegnati dal momento della separazione dal vecchio in un duello senza fine per accaparrarsi l'intero bottino.

Il passaggio psicologico ed esistenziale dalla povertà allo stato di possidente è reso benissimo nel romanzo, tracciandone il percorso in maniera esemplare, quando non si ha nulla si è ancora umani, si è in cerca dei propri simili con cui condividere azioni e speranze, si da più di quanto si riceve, pur non avendo alcuna sostanza vera.

Dal momento che l'individuo si ritrova ricco, ebbene qui scatta la difesa di questi beni dalla rapina degli altri, non ci si contenta di quello che si ha, si vuole di più, dal solo sospetto di questa ipotetica rapina si erigono steccati, si imbracciano armi e coltelli a causa della nostra insaziabilità, si assumono guardiani e servi per munirsi di complici efferati ai nostri scopi, si sta sul chi vive ogni giorno della vita, quasi fossimo posseduti e non ci fosse altro cui pensare che alla difesa di questi stessi beni che assorbono ormai tutta la nostra energia.

Triste allegoria questa scritta nel lontano 1948 da un talento innegabile anche se misconosciuto. L'Uomo aveva già letto di Traven 'La nave scomparsa' ricavandone una forte impressione proprio per la radicalità della sua opposizione all'American way of life, un opposizione senza quartiere si direbbe e da qui la ragione della scarsa fortuna di Traven negli Stati Uniti, dove da sempre fu considerato come una sorte di bolscevico sedizioso.

Questa avidità ormai diffusa come la peste nel Mondo segna certamente la nostra epoca come forse mai nella Storia del genere umano. Interi continenti, esauritesi le spinte delle teorie politiche palingenetiche, sono ormai dentro questo imbuto senza fine che è la ricerca del profitto ad ogni costo, pure se ciò dovesse significare la distruzione del Pianeta.

Se ne ha una dimostrazione lampante ad esempio sui combustibili fossili, coi disastri che l'estrazione del petrolio sta comportando in ogni parte del Mondo e nonostante sia già in cantiere da tempo l'utilizzo di energie alternative in gradi di sostituire quelle fossili, l'avidità dei governi e di una manciata di compagnie petrolifere fanno di tutto perchè il mondo continui ad utilizzare petrolio e ciò per la resa e per i profitti che solo il controllo e la vendita dei carbon fossili è in grado di alimentare e ciò a discapito di qualsiasi ragionevolezza.

Ma gli effetti di questa perversione sono riscontrabili anche senza andare troppo lontani, contemplando quanto l'umanità, nella sua stragrande maggioranza ed in specie nei paesi occidentali sia ormai dentro questa spirale senza uno sbocco d'uscita.

Nel piccolo guardiamo ai rapporti d'amicizia che l'Uomo ad esempio considera le uniche ancora valide roccaforti di un'Umanità ancora in grado di definirsi tale.

Finché si mangia e beve assieme nessun problema, si è di certo amici, ci si declama fedeli all'amico, ci si convince di questo.

Ma se per caso questo amico dovesse trovarsi in una seria difficoltà, se all'inizio siamo ben disposti all'aiuto, col tempo questo compito di solidarietà lo sentiremo svanire, come l'acqua che evapora al sole dei Tropici. Quello che era stato uno spirito di solidarietà innegabile dapprima, ci parrà alla fine un dovere e dal dovere al fastidio il passo è breve, specie se questo amico ha da provvedere alla sua famiglia, con una moglie maligna e cattiva consigliere.

L'esiguità e la miseria dei nostri sentimenti fraterni verso l'amico, col tempo, saranno manifesti e ciò perchè il valore di quest'amicizia dovrà scontrarsi con le esigenze della propria famiglia, con quella di una moglie che vi instilla il dubbio se quell'amico non stia per caso approfittando un pò troppo.

Sottotraccia nascerà allora il sospetto senza considerare che quell'amico che ha bisogno di noi ora, non avrebbe lesinato nulla se noi stessi ci fossimo trovati nelle sue condizioni per le quali tra parantesi questo amico non ha mai chiesto aiuto, dato che siamo stati noi stessi ad offrirglielo con tutta la spontaneità dell'amico vero che non ha il bisogno che l'altro chieda

Nel caso dell'Uomo, l'aiuto che l'altro gli ha offerto è consistito principalmente nella sua vicinanza in un momento di disorientamento. L'Uomo per come è fatto si è inimicato buona parte dell'Umanità, col tempo ha rotto i suoi rapporti con molti suoi sedicenti amici, è solo, non ha famiglia nè una compagnia, ma confidava che almeno quello che riteneva il più leale e fedele dei suoi amici superstiti alla sua cesoia, almeno questo non lo avrebbe mai tradito.

Non è che pensi di essere stato tradito, è che in un momento cruciale per lui della sua vita errabonda, la vicinanza di un amico capace gli avrebbe evitato questa sensazione assurda di abbandono, se non desolazione tremenda in un'Estate torrida all'inverosimile.

Lui poi non è neanche uno che si lamenta del suo stato, ne ride spesso, ne scrive addirittura perchè tutto sia esorcizzato ai suoi occhi, sebbene la situazione sia davvero disperata sul punto di esplodere, costretto com'è a convivere oltretutto in una casa che gli sembra abitata da esseri infami.
Dopo che ha passato le vacanze con la propria famiglia al mare, dopo che è ritornato al suo lavoro sicuro e ben pagato, invece di capire cosa stia succedendo a questo amico nei casini, a questo amico isolato dal Mondo e senza un soldo, a questo amico al colmo di una disperazione lucida, cosa fa? Passa il suo tempo libero in piscina di proprietà di una figlia di papà noiosissima, piscina dove all'Uomo non è nemmeno chiesto se intende venire, pur sapendo che quest'ultimo non parla quasi con nessuno per l'intero giorno, arroccato nella sua cella, attorniato dall'odio implacabile di familiari che lui giudica ignobili.

Ci pensa spesso e più ci ripensa più si affaccia la domanda: ma che senso ha continuare a sperare negli altri prove di nobiltà, di una vera amicizia? Qui non è in discussione il do ut des, tra loro si sono fatti favori reciproci e non crede che sia in debito con nessuno. Il conto è in pareggio, visto che lui è attentissimo in queste cose.


Si chiede come si fa? Come si fa a lasciare solo un amico leale, un amico certamente sfortunato, con una storia tremenda alle spalle, solo proprio in piena estate, soltanto perchè qualche vacca gli ha instillato il sospetto o trasmesso l'aut aut, magari ricordandogli altre priorità che non contemplano questo amico in lista, o magari in quanto, offrendosi per la prima volta a lui in un amplesso dalle modalità a lungo da lui agognate ma sempre respinte da lei con sdegno, l'ha sagacemente stretto a se dal collare?

In questo periodo dell'estate l'Uomo guarda ogni volta con raccapriccio i vari cani meticci che vengono abbandonati agli angoli delle strade, guardandoli no, non pensa a se stesso, ma proprio a questi cani, al gesto che l'ha rifiutati, all'inganno con cui sono stati lasciati soli al margine della strada, a questi cani ogni volta speranzosi di una macchina che sopraggiunge, convinti che sia l'uomo tornato a riprenderli, seguendo per un tratto l'auto con espressioni speranzose, finalmente rinfrancate, poi il disincanto...la coscienza che riaffiora di essere soli a questo Mondo...

Cristo! Sì, si deve davvero diventare implacabili! Implacabili e mai più perdonare!
Specie le donne sono le peggiori, gli uomini sono in genere solo coglioni che si fanno raggirare da queste per lo più, in molti anche se hanno le migliori intenzioni, inciampano sempre sul più bello! Perchè non posseggono la malizia necessaria per rendersi conto veramente dei valori che contano, l'autentico li spaventa, troppo comodi nella commedia tutta italiana di una famiglia che da tempo non esiste, morta per consunzione, senza che se ne rendano conto.

Quella tranquillità cui aspirano è quasi sempre in verità solo un nido di vipere e tarantole che prima o poi gli fuoruscirà da sotto il culo.
Lui è abbastanza esperto, ne ha visti di questi coglioni a giochi fatti piangere sul latte versato, quando ormai è tardi, quando l'amico, il solo che poteva capire davvero, s'è da tempo defilato. Ora sono soli, con la loro coscienza a brandelli, senza nessuno cui confidare I loro dolori.
Questo sacro terrore che hanno poi di rimanere soli li rende in realtà del tutto disarmati, disarmati sino al ridicolo. Questo è poi il segreto per cui stanno ancora con donne che in realtà odiano, per non essere soli, uomini senza coglioni, inetti ad affrontare questa realtà del loro fallimento, buffoni insomma soddisfatti del contentino di una esistenza falsa in tutto!
Lo aspetterà al varco alle prossime corna il piagnone, verrà da lui, ne è certo, non ne ha altri di amici, ma troverà la porta sbarrata, listata a lutto, da quando è rimasto vedovo anche di questa parola che riteneva sacra, perchè anche questa parola 'Amico' non è in realtà che la più pia delle illusioni!
Andasse ad incupirsi da qualcun altro! Uno che ancora ha fede in qualcosa, l'Uomo non ne ha più una superstite di fedi! Nemmeno quella in se stesso è sopravvissuta allo sfacelo!

Cosa serve vivere? Se lo domanda spesso in questi giorni. Bè, almeno la curiosità di come andrà a finire tutto a schifo! Questo ancora se lo concede, scrivendo tutto, ogni particolare di questa immensa sozzura che è vivere accanto ai suoi simili!
Apatia, indifferenza, stoicismo, solitudine, ecco a quale livello occorre far approdare la propria anima, se si vuole essere felici su questa Terra.
Caro Marchese, quanto è stata provvidenziale la tua lettura, ogni tua parola è servita a svellere quanto era rimasto vegeto di questa irriducibile stupidità, questa colossale menzogna che è la speranza negli uomini! E non esiste più Pietà, per lui è ora come un pane incommestibile, soltanto per quei cani ai margini della strada questa parola ha forse ancora un senso che vive


Capitolo 33
Ecco la parola: Felicità! Una designazione che sono sempre gli altri!, pochi colmi come Dei, coi loro occhi ardenti, coi corpi selvaggi simili a frizioni ma più spesso armoniosi l'uno all'altro, rialzati dal vento insieme, uniti...
La donna è fatta per fuggire suo malgrado, credo. Ripararsi dietro il pudore, il comune sentire, la sorveglianza, l'induzione ad una norma che non esiste.


Il desiderio riacceso sta alla maniera di cui si decide l'onta che è il tradursi soave dell'unico candore possibile, ossia il contrario della norma, ossia offrirsi nell'immediatezza di una mutua scepsi dell'anima, prima bipolare, ora riunita...

Finalmente Poiesis ardirà quest'Anima in una vera e propria reincarnazione e non solo dello Spirito. Una Grazia che è da meritarsi! Senza dubbio! Baluginerà allora il nuovo Mondo, l'età del Bronzo, dal clamore suscitato rinasceremo consci esattamente di questa che è una designazione cruciale e niente affatto casuale. Schiarirsi per cui diventano vere e plausibili Fede e senso d'appartenenza non solo di genere, ecco, a volte succede!

Amare che sono sempre gli altri! Pochi ma colmi dei loro occhi ardenti, i corpi che vengono a volte armoniosi incontro l'uno all'altro irrefragabilmente, come rialzati insieme da un vento d'estate, cui solo circostanze e convenzioni solo umane appongono tutta la vacuità dei mediocri e dell'imbelle consiglio della temperanza, come se la Natura fosse davvero nel nostro dominio.

Trovo limitativa però ogni ossessione, una digressione sul tema che diventi regola d'arte, sempre meno confluente tuttavia di qualcosa di significativo. Perciò solo la noia ha davvero in sè il mortale, come il Marchese prognosticava nelle ridotte della Bastille in modo assai lucido, sebbene si debba dirne che una detenzione feroce lo portò a tal punto livoroso da inventarsi un modo di espressione ridotto quasi sempre a crapula e crudeltà.


Si dibatte comunque qui su questo ruolo del maschio. Un certo sadismo ineliminabile nel rapporto sessuale, di qualsiasi specie...senza con ciò escludere dal novero dei momenti di gaiezza: la tenera dedizione dell'amore appena sussurrato, dolce di parole. Questo è forse il solo davvero magicamente evocativo di Poiesis, l'unico idoneo a trasformarsi Poiesis, qualcosa che definiamo la nostra anima, l'anima del corpo intero.

Rimane che ogni volta sussiste nella coppia un fattore che li fà dirimere quali protagonisti esclusivamente di sè stessi nella scena, e qui il mascheramento serve a riprodurre gli amanti in altra forma, li radicalizza sulla scena come dentro un'orgia bacchiana, permette metamorfosi altrimenti inattuabili, scoprendo così l'uomo e la donna veramente nella vastità dei loro diversi poteri ed anche la inquietudine che è sottesa a tutto questo 'sorgere', inquietudo che sta dietro la maschera ma davanti ad essa, sempre.
Spirito estremo l'inquietudine, proprio perciò usata nel gioco, viene da lontano, egizi e babilonesi, poi Orfeo ed il teatro tragico greco, prima di Aristofane.

L'istinto è solo il perseguimento del godimento assoluto: potrebbe essere plausibile come teoria, meglio però un passo indietro, anzi due, prior del godimento esaudito è l'attesa, snervazione sovrumana, l'attesa, attesa con cui lo sguardo vede e già pregusta, al di là degli stessi uomini, vie, accessi, pensieri ignoti prima anche a noi stessi, al di là d'ogni parola...


Il segreto motore, il Nous, questa lava interiore senza forma che intanto scava sui nostri destini, inesorabile e feconda di azioni, buone e cattive.

L'idea dell'offerta di sè, dentro un corpo riformato-modellato, il corpo assieme alla sua estensione visuale e sopratutto simbolica, l'effetto di immediata esaltazione dallo sguardo dell'altro, perchè quell'offerta si sa benissimo basata proprio sulla sua esplicita intenzione di visualità, massima del corpo...irriducibile perchè preda ed ostaggio...proprio perchè corpo.

Dai pretempi dei Veda la donna prescelta nel Sacrificio dei Cavallo, avvolta in una pelle di antilope, rintuzzava tra le gambe gli ultimi spasmi del fallo del cavallo appena sacrificato, lo stesso cavallo che per un anno, ogni anno un altro, vagolava per l'Impero segnandone la dimensione. L'Armata Imperiale al completo gli stava dietro, lo difendeva se in pericolo e così fu anche al ritorno.

Il Kamasutra tratteggia per il piacere una serie di misure per così dire estetiche per cui il tutto ha del minuzioso, come se la cura e la minuzia nel fatti d'amore non fossero mai abbastanza.

Potrei scriverci un trattato. Ma sai che più di quante lusinghe, depriva le mie ragioni l'idea di divenire un bersaglio troppo comodo, contumelie varie, asserzioni sul Femminino.

Poi possibili detrattori rintanati coll'intento di farmi fuori, vista l'occasione giubilerebbero all'uscita iconoclasta, con parafrasi tra loro del tipo e non di certo augurale: 'Ne è passato di tempo!
Cependant je trouve limiter les obsessions, digression sur le thème qui devient un défaut de fabrication, moins confirmatif de quelque chose d'important. Ainsi, l'ennui a vraiment que l'auto mortel, comme Marquis Donatien Alphonse le pronostiquait, réduit à la Bastille dans une très polie usure, même si nous devons le nom d'une détention qui l'a amené à une telle haine farouche, aussì capable d'inventer un moyen d'expressions presque toujours réduites à l'ivresse de la cruauté. 2) Luttes encore ici sur ce rôle du mâle. Éliminé en un certain sadisme des relations sexuelles de toute nature ... sans ceux qui sont exclus de la liste des moments de joie: le tendre dévouement de l'amour juste murmoureaux, de mots doux. C'est peut-être la seule magie évocatrice de poiesis, le cas échéant que pour devenir Poiesis nous appelons notre âme, l'âme de tout le corps. 3) Il ya un facteur qui règle les protagonistes dans la scène total, dans la masque joue les amateurs au contraire, il radicalise la scène comme dans une orgie orphic, aussì permet une métamorphose autrement impraticable, découvre ainsi l'homme et la femme réel dans l'immensitée de leur pouvoirs et leur inquiétude, l'inquiétude derrière le masque, le masque et l'inquiètude mais avant, toujours. 4) Esprit d'anxiété extrême, car ils ont utilisés le jeu ancré dans l'Antiquité, Orphée, Grec et Egyptiens et les Babyloniens, puis le Tragique et le Théâtre avant d'Aristophane. 5) L'instinct n'est que la poursuite du plaisir absolu: il peut être plausible en tant que théorie, mais un recul, au contraire, mieux, vaut il un pass en arriere, meme deux, l'attente ayant de jouissance, surhumaine levitation supreme: 'attendre, j'attends avec laquelle l'oeil voit et déjà avant-goût, j'attend au-delà des hommes mêmes, les voies d'accès même inconnu à nous-mêmes au-delà de chaque mot ...

6) Le moteur de secret, Nous, à l'intérieur de cette lave sans forme que creuse pendant ce temps nos destins, actions inexorables fructueuses, o bonnes o mauvaises. 7) L'idée de l'offre de soi-même, dans un corps réformè, l'organisme ainsi que son extension essentiellement symbolique et visuel, plus l'effet de louange immédiate de regard des autre, pour que cette offre soit fondeè sur son intention expressè d'une visualité maximale du corps ... car, otage et proie, irréductibles parcequesoyant 'Corps'. 8) Du Debut de l'historie, du temps de Védas, elle a etè choisi dans le sacrifice du cheval, enveloppé dans une peau noir d'antilope, une garniture vers le bas entre les jambes sur les derniers spasmes de l'phallus du cheval a peine sacrifié, restant le meme cheval, (chaque année un autre cheval), errant dans l'Empire, où il s'arrêtait là soin fondeè le dernier frontières. Puis le chaval retournait, toujours suivi par l'armée impériale. 9) Le Kama Sutra décrit pour le plaisir un certain nombre de mesures, comme cela pour chacune des industries esthetiques quotidianes pour lesquels la minute, comme si les faits dans les détails de l'amour ne suffit pas. Je pourrais écrire un traité. Mais vous savez que plus beaucoup de compliments, portent a l'idée costantes reproches que Je ne suis bon une cible trop facile, dans cette varietè de reproches diversifieès, ou allégations fémininm, Je ne suis donc plus disposè a etrè soumis, puis possible détracteurs comme des vantours pres a me tuer

Eyal:
Non c'est nos mains qui creusent la terre pour que le destin se destine a nous .no esta' camino , el camino se hace caminando juntos . Instinc is the starting point, a sparkle in which atraction , curiousity , allow then plaisure , passion... and finally love to grow as wheat after winters of icy death .


Si on parle de dimension pour ce qui concerne l' amour on lui en prive deja' son existence .l' amour inconditionel non puo' essere racchiuso da nessuna dimenzione , misura , o parametro ....autrement ce n est pas amour mais une sorte de loie instutionelle qui est abbordable que pour le 99% des gens dans cette incapacitee' de comprendre l' essence de ce sentiment tous aveugles par leur limites due a' la banalitee' et ignorance, merci, merci...
Epilogo
Frequentava l'ultimo anno all'Università La Sapienza, quando lo conobbe, seduto sul muricciolo all'ombra di un platano, proprio al lato del piazzale centrale dell'Università, di fronte alla facoltà di Scienze Politiche.

Era vecchio anzitempo, con barba e capelli ingrigiti senza cura alcuna, vestiti dismessi e probabilmente maleodoranti, un barbone a tutti gli effetti.

Anche lui si sedette sul muricciolo di un'aiola accanto a quella dove stava il vecchio. Tirò fuori dalla ventiquattrore il suo panino e mangiò. Finito il panino, prese un libro dalla ventiquattrore, e prese a leggerlo.
Il vecchio lo guardava con curiosità. Poco dopo gli chiese se poteva avvicinarsi. Lui rispose che poteva. Il vecchio si sedette accanto a lui, chiedendogli cosa stesse leggendo.


L'Uomo gli fece vedere la copertina del libro, l'altro annuì. Si trattava delle Ceneri di Gramsci di P.P. Pasolini.
Il vecchio disse di chiamarsi Giacomo Parini, si strinsero la mano e l'altro pronunciò il proprio none e cognome. Discussero di Pasolini, Giacomo aveva letto tutto di Pasolini, da Pasolini finirono per discettare di Camus, Sartre, l'Esistenzialismo, sul ruolo di Heidegger nell'ascesa del Nazismo, sulla Arendt ed il testo che la rese famosa 'La banalità del Male'.

Il vecchio aveva una vasta cultura letteraria di cui il giovane si stupì, considerato il suo aspetto trasandato, l'odore pregante che emanava dal corpo.
Ma fu felice di poter parlare di Letteratura a questi livelli, visto che non gli capitava mai un interlocutore che ne fosse realmente all'altezza. Felice sì, di poter parlare finalmente di qualcosa che valesse la pena.

Parlarono per circa due ore, a tratti infervorati nella discussione, fieri di poter mostrare quanto sapevano. Giacomo gli disse ad un certo punto di essere sorpreso di lui, non s'aspettava tutta questa competenza che in genere richiede decenni d'apprendimento. Il giovane lo ringraziò, disse che leggeva molto. L'altro precisò che non si trattava soltanto di apprendimento, ma di una sorte di saggezza strana per la sua età. Di punto in bianco il suo volto gli si irrigidì. Gridò come un ossesso rivolto ad un gruppo di studenti che stavano ridendo un po sguaiatamente, riuniti presso l'aiola antistante alla loro.

Protestò, inveì, che questi stavano ridendo di lui. Quelli stupefatti dissero che non stavano assolutamente ridendo di lui. Giacomo insistette che invece stavano proprio ridendo di lui. Il giovane cercò di calmarlo, tanto lo vide alterato, poi s'alzò, disse che doveva partecipare ad un corso tra dieci minuti e che doveva andare. Strinse la mano del vecchio e si congedò.

L'indomani, sempre nella pausa pranzo, rivide Giacomo nello stesso punto del giorno prima. Parlarono tra loro di temi politici. Il vecchio disse che le idee non servivano più, che non c'era da farsi alcuna illusione, che ormai era il predominio delle solite caste e consorterie a contare, poi rivolto agli stands di CL che occupavano l'intero spiazzo dietro loro, disse:
'Non vedi? Ora comandano questi secondini con la ramazza in mano, e ciò in nome della religione'

Più tardi fecero un salto nell'appartamento dove abitava il vecchio, proprio dietro l'Università, a due passi da viale Regina Margherita. Lui voleva fargli vedere la sua collezione di libri. Era davvero una bella biblioteca, gli scaffali riempiti di libri occupavano ogni parete anche nella cucina.

Giacomo gli raccontò allora, con le lacrime agli occhi, che era vissuto là da sempre in compagnia della madre, che la madre era morta appena due mesi prima, che il suo cadavere proprio qui in questa casa non era stato portato via a causa di uno sciopero degli addetti comunali alle pompe funebri.

Gli precisò che per essere giugno faceva un caldo tremendo e che il cadavere della madre, dopo una settimana cominciò a puzzare orribilmente.

Il condominio ovviamente se ne lamentò, ma lui, il figlio, non è che potesse provvedere con una ditta privata, non avendo soldi, se non quelli dell'invalidità che sono già una miseria. Dovette convivere col puzzo del cadavere della madre per due settimane, finché una mattina la portarono via, col sollievo di tutti.

Rifecero la passeggiata verso l'Università. La storia della madre aveva scosso il giovane, c'era qualcosa che non voleva ammettere mentre il vecchio non faceva che parlargli di quanto sia cattiva la gente, di quanto sia malvagia l'umanità in generale, di come non esista salvezza alcuna per cui era inutile farsi illusioni.

Ad un certo punto di quella che pareva essere un'orazione senza fine da parte del vecchio, il giovane non ce la fece più a sentirlo e lo interruppe dicendo: 'Non posso accettare questa sua visione catastrofica, non posso perchè sono ancora giovane, perchè credo che invece una speranza vi sia, che non tutti siano malvagi come asserisce lei forse un po troppo semplicisticamente'
Il vecchio non ci vide più dallo sdegno, guardò il giovane come se costui avesse tradito ogni sua aspettativa sul suo conto, inveì contro di lui con una veemenza che il giovane non s'aspettava, dopo quanto si erano detti in due giorni.


'Anche tu sei un cretino come tutti gli altri, un credulone che presto si renderà conto che non esiste salvezza per l'Umanità, che l'Umanità è fradicia, marcia sino al midollo e se tu credi ancora in qualche palingenesi di questa umanità ti sbagli di grosso, esiste soltanto l'apocalisse, questa apocalisse che l'uomo cerca senza tregua, perchè l'uomo è per definizione ed in essenza cattivo e malvagio e non ce n'è uno che si salvi, neppure tu, anche tu non capisci e ti fai delle illusioni'.

Anche il giovane aveva perso le staffe, replicò anche lui urlando intemperante, senza quasi curarsi dei passanti che li osservavano incuriositi dalla lite. Disse che non poteva accettare l'idea che l'intera umanità fosse condannata, che doveva esistere una speranza, che senza questa che senso avrebbe allora vivere, che se lui l'intendeva così perchè non si era tolta la vita, invece di lamentarsi di continuo?'

A questa parole Giacomo lo fissò per un momento prima di rispondere, poi disse: 'Perchè sono un vigliacco come tutti quanti, perchè non ho avuto mai il coraggio di uccidermi anche se l'avrò pensato mille volte di farlo.
'Lei mi caro giovane deve ancora crescere ed allora si renderà conto che non esiste uomo meritevole di rispetto in tutta la Terra, tutto si riduce sempre ed immancabilmente al più grezzo egoismo, in fondo, scavando bene nell'animo, troveremo sempre e soltanto sozzura ed avidità e lei m'ha stufato col suo perbenismo d'accatto e stupito. Lei deve ancora crescere, lei è un illuso e basta!'


Pungolato da quelle parole il giovane replicò con rabbia, disse che ad essere fuori dal Mondo era lui, il vecchio, con tutta quella sua acredine che era solo un preconcetto gretto e mistificante col quale giustificare il suo stato di miserabile, che anche lui come tanti davano la colpa dei propri fallimenti alla cosiddetta società, senza mai vedere che è in se stessi che va ricercata la colpa'

A queste parole, il vecchio si girò e se ne andò ancora sbraitando. Lo vide sbraitare ancora mentre attraversava la strada per dirigersi verso casa. Il giovane osservandolo deambulare e parlare da solo, si disse: ' Mai, mai mi ridurrò come questo Uomo, dovesse crollarmi il Mondo addosso, mai sarò così posseduto dall'Odio! Questo Odio senza requie non mi avrà mai tra le sue file infelici.
Fine

Mumbay
Terra, quanto ho guastato
forse rinascerà d'incanto,
se i tuoi gangli di vita
che ogni cuore alimenta
mai tu l'avrai spenti,
né mano l'avrà violati.

Primo capitolo
Al sibilo della pressurizzazione si mischia il rombo remoto dei motori. La Macchina da Presa avanza verso la coda dell'aeromobile, riprende le sagome dei passeggeri mentre dormono, dritti o di fianco sulle poltrone abbassate. Un’unica poltrona è appena illuminata.
Piano ravvicinato di Giorgio, seduto accanto al finestrino. Tiene il note-book sulle ginocchia, le dita si muovono sulla tastiera. Battere dei tasti. Dettagli su schermo e alternativamente sul volto in ombra di Giorgio.
‘Non mi sono reso conto del recinto dentro cui sono stato rinchiuso. Una risacca difficile da rimontare.
Ero così solo! Quando ho capito non potevo altro che fuggire. Ora a poche ore da Mumbay, mi scopro però come paralizzato dalla paura’
P.R. del viso di Giorgio rischiarato dai riflessi dello schermo. P.R. dello schermo col riflesso del volto.
‘A Sergio avevo sottoposto un mio testo poco prima che lui si fosse tolto la vita. Lui tracciò dello scritto un quadro ed una diagnosi psicologica del suo autore che mi ferirono in realtà.
Sergio mi restituì un’immagine quantomeno disturbata, disse che ero un martirizzato dalla caduta degli ideali politici che avevano acceso gli anni sessanta e settanta. Gli altri si erano rimessi al passo, io no. Io non mi sarei ancora piegato, cosa che poteva comportare anche la mia disgrazia, disse proprio disgrazia che poi definì marginalizzazione in un mondo di alieni.
Aggiunse che il testo era notevole, ben scritto, ma leggerlo quel testo era stato per lui un vero shock. Sì, disse proprio così: Il tuo testo è stato uno shock proprio per quanto m'ha rilevato di te.
Per qualche ragione avvertii quella confessione quasi fosse un ammonimento: cioè che sulla via della scrittura mi sarei perduto, cosa che avrebbe confermato le pretese premonizioni di mio padre a proposito della mia esistenza di 'poeta'..
In fondo credo che me la sia presa per quel suo commento. Anche se nel frattempo Sergio si è impiccato e mio padre si è forse dovuto ricredere.

Il sistema mi pare sia al collasso.
Che il barbuto l’avesse preconizzato,
no, certo non è per ricordarlo ora.
Col buon senso però si cancella
ogni iscrizione, poi l’evidenza che sia
stato anche detto, così un sistema
si regge, mente sullo sproposito:
l’idea, che pervade il singolo
come ogni ambito collettivo,
che sia unicamente da appagare l’Io,
fa sparire la meta più abbordabile
d’ogni Utopia, una soluzione
tra gli uomini non più dilazionabile.

Capitolo secondo
Abbandonò la carreggiata e fermò la moto alla piazzola di sosta. Scese. Sfilò guanti e casco posandoli sulla sella. Col Golden Virginia si arrotolò una sigaretta, l’accese e s’accucciò sui talloni appurando che il motore non perdesse olio.
Camminò verso il bordo della piazzola, oltrepassò la siepe di ligustro e proseguì oltre la schiera dei pini piantati ciascuno con tre pali d’acero a rinforzo. Contro il tronco di un pino secolare, fuori della vista della strada, finalmente pisciò. Pisciò così a lungo che gli sgattaiolò dal tronco uno scoiattolo che poi a distanza prese a guardarlo incuriosito.
Ritornò alla piazzola, scrutando il cielo.
Da dove era venuto si stava oscurando, da Ovest insisteva un blu privo di nubi, un orizzonte di nastri sovrapposti violetto, magenta, arancione.
Proseguì in moto per tutta la notte, sostando per prendersi un caffè alle stazioni che fossero aperte.
Alle tre del mattino oltrepassò Mentone. Imboccò l’autostrada. Deviò per la strada costiera all’uscita del casello di Cannes. Lasciandosi alle spalle la cittadella di Frejus giunse al primo tratto della Corniche des Maures.
Superò Sainte-Maxime e Saint-Tropez e cominciò a salire, diretto verso Ramatuelle. Da lì sarebbe disceso verso Cassis, quindi Marsiglia.
Senza fretta, inebriato dalla salsedine e dai profumi di Maquis e d’eucalipto, affrontò i saliscendi a visiera sollevata. Quando scorse un cartello con il logo della spiaggia vi parcheggiò davanti. Assicurò il sottogola del casco all’anello sotto la sella. Recuperò dalle borse laterali uno zainetto che si poggiò tra le spalle. Lungo il sentiero si fece luce con una torcia frontale da minatore.
Vide che stava schiarendo, nonostante il fitto sottobosco ricoprisse il sentiero. Il sentiero discese nella scarpata dove la vegetazione si diradò di colpo.
Dal nido ricavato dentro un’agave, un falco pellegrino s’alzò in un volo crepitante ed astioso.
Lo vide sparire nel buio. Capì però di aver sbagliato direzione e discese la scarpata dalla parte opposta.
Raggiunse la spiaggia, quando il sole proruppe dalla sommità dell’anfiteatro di roccia. Dal basso, dalla spiaggia rombava l’eco della risacca contro le pareti a strapiombo.
Una volta arrivato, si spogliò e s’infilò dentro una muta sottile. S’accucciò su uno sperone di roccia in prossimità dell’acqua. Pulì accuratamente la maschera, sputando sopra la visiera un paio di volte e sfregandola con i polpastrelli nell’acqua. La indossò rovesciata sulla fronte per farla asciugare ed entrò in acqua.
Con i piedi nell’acqua vide il sole splendere con più incidenza ora dalla cresta.
Contemplò la distesa marina perfettamente piatta ma ancora oscura, la vide progressivamente schiarirsi ma senza uniformità, come se un mucchio di braci vi fosse stato gettato alla rinfusa.
Un rondone solitario sorvolò silenzioso il cielo di oscuro violetto.
Si aggiustò la maschera e s’immerse sino alla cintola, quindi sino al collo, lasciandosi infine sommergere.
Riemerse distendendosi e battendo i piedi. L’una e poi l’altra le bracciate si susseguirono lente e precise quasi fosse un metronomo.
Seguiva una rotta in diagonale verso il largo, quindi cambiava lato. Dopo un po' non riuscì più a scorgere la costa. Si riposò supino galleggiando contro il sole. Si riavviò in stile dorso, lento e poderoso in una scia che brillava di vapori in superficie.
Al ritorno si spogliò la muta, s'asciugò e si pulì del sale, infilò dei bermuda ed una maglia di cotone. S'adagiò sulla sabbia e senza averlo previsto s'addormentò.
Sognò i vicoli di Mumbay, la grotta dove aveva osato baciare Najma, poi di Sergio sul letto d'ospedale, che diceva di voler morire, che il cancro alla prostata è implacabile, un soffrire senza fine.

Fuori è dal coraggio
la sola sopportazione.
Nel dolore vive in stenti,
non lo lasci sopprimersi?
Se lo volesse, tu discordi?
Ma sarai mica sadico?

Quando lo risvegliò un canto di rondini farneticanti, si scoprì fragile di tutte le rassicurazioni che elucubrò durante il sogno.
Pensò: scoprirsi in sogno un osservatore più attento aveva offerto l'alternativa di poter cambiare davvero corso e direzione del passato, per manipolarlo al meglio, convincersi che era stato quasi alla portata un futuro meno disperato.

L’AtharvaVeda m'immunizza al veleno,
storna da me la freccia di Parvati.
Solo Kali la nera mi insegue a passi
di danza per risaie immense d'acque.
Atavici più d’ogni promessa bramano
i suoi denti d’oro famelici amplessi.
Ridde di braccia sobillano tessono
in un volo trepido di commozioni.
Risuonò sino al cielo un respiro
d'aquila per l'Egeo rosso disabitato.
Ecco, quanto devo dire e solo ora,
nello stilema di un canto augurale,
pare suggellare, dono della grazia
ai cuori feriti, così dolce travaglio.

Capitolo terzo
Dal finestrino dell'aereo Giorgio sta guardando l’alba. Indossa cuffie altoparlanti. Ascolta Naima di Coltrane.
L’hostess gli porta il caffè. Ancora immagini dall’oblò. Da un cumulo di nubi fosforescenti, il sole irrora di rosso-arancione la vastità dell’oceano. Visione della linea della costa spoglia, dell’entroterra arso e rossiccio, quindi di una mandria che pascola vicino al fiume melmoso, con intorno nugoli di casupole accecate dal sole. Caseggiati bianchi ed ocra, grattaceli, il porto, le zone più degradate vicino le piste dell'aeroporto.
La Porta dell'India è un simbolo voluto dagli Inglesi per indicare che il luogo è stato dalla metà del 1500 il principale approdo d'ogni nave militare o commerciale, prima portoghese, poi inglese, che si è avvicendata nel continente indiano.
Ai lati o sotto gli archi neoclassici vi stazionano, a qualsiasi ora del giorno, mendicanti e storpi, incantatori di cobra, giocolieri, ammaestratori di scimmie, spacciatori di Bhang (la marijuana indiana) o di sigarette e Biri, ma anche confezionatori di Paan, una pasta di noce di Betel avvolta in foglia con datteri, cocco, spezie, a volte con aggiunta di oppio, che quasi l'intera popolazione indigena mastica tutto il giorno. Il Centro si diparte dal mare, dal Tardeo e da Colaba, da Victoria Terminus, da Flora Fountain e dal Taj Mahal, l'enorme albergo con la torre, a due passi dalla Porta dell'India. Fuori verso l'entroterra si estende il ludibrio degli slums che Giorgio provvederà a scoprire in tassì i giorni seguenti.
Nel quartiere si avvicendano in ogni vicolo banchetti su ruote, ciascuno festante di musica, traboccante di gadget, statuette indù, santini, icone di Shiva, Parvati, Ganesh e Teresa di Calcutta. Per ogni dove è un pullulare di chioschi di frutta secca, ristori fumiganti dove servono riso con Korma (carne marinata nello yogurt) oppure Puri (un soufflé), e lo Chapati che è una crepe assai popolare di acqua e farina. In questi chioschi Giorgio si ferma volentieri in tutte le ore del giorno per mangiarvi qualcosa assieme ad una birra, ma la sera non ha dubbi: si dirige quasi sempre al Bukhara dove l'immancabile crema piccante di legumi che chiamano Dal lo delizia al punto da ordinarne il bis, assieme al secondo che è in genere pollo Tandoori e riso Patna al Curry.
Al Crawford Market puoi trovare contraffazioni di ogni genere, Lacoste Cartier, Armani, ma anche spezie,stoffe,biciclette,tappeti,valigie, pezzi di ricambio, mobilio, orologi, oro ed argento. E' qui che il fondatore di Tata ha fatto la sua fortuna. Tutto quanto immagini qui lo trovi, compresi passaporti falsi, armi, dollari di contrabbando, ma anche Charras del Kashmir, Nero e Brown Sugar dall'Afghanistan,.
Per due mattine Giorgio s'aggirò per il Crawford Market, maneggiando monili e scatole d'argento, scrigni di marmo intarsiati di semi preziosi. Ogni commerciante ha un comportamento fiducioso col cliente, solerte vi invita a sedervi all'aria condizionata, v'offre acqua, te, una bibita e tutto il tempo e la simpatia di cui è capace. Potreste non comprargli nulla e godervi una bibita nel suo negozio ogni volta che passate, soltanto per un po' di conversazione.
Giorgio si concentrò su un kashmiro di nome Ravi che gestiva una gioielleria. Da lui comprò un porta tabacco d'argento, col coperchio a forma di rosa a bassorilievo.
Molti dei commercianti che incontrava erano Parsi. I Parsi sono di stirpe iranica, adepti di Zoroastro migrati in India da secoli, mercanti scrupolosi ed inappuntabili con le loro barbe curate, le marsine abbottonate e le mani levigate dal sapone. Vivono in prevalenza nei quartieri di Nana Chowk e del Tardeo.
Sono i Parsi a lasciare esposti i cari estinti nelle terrazze delle Torri del Silenzio perché gli avvoltoi li divorino sino a lasciarne le ossa.
Ciò spiega, come deduceva Manganelli, la ragione della presenza di molti avvoltoi in città. Accanto ad avvoltoi, merli, corvi, cornacchie, colombi, altre specie dimoranti sulle strade e nelle piazze insieme agli uomini sono nell'ordine vacche, buoi da traino, cani e gatti randagi, babbuini e serpenti dentro ed intorno ai parchi.
Lungo le strade può pascolarvi tranquillamente anche un elefante e nessuno si lamenta, il tassì si mette alla sua coda finché non gli ha permesso di passare. Le vacche si aggirano con aria annoiata e così magre che l'intero costato è in rilievo sulla pelle ammosciata.
Essere nella folla vorticosa al Crafword Market significa far caso di continuo a questa presenza di animali nel mezzo del fluire di quella che pare una migrazione diurna incessante di uomini giorno dopo giorno, una presenza quella degli animali placidamente accettata da tutti.
Non si fa caso all'odore che in qualsiasi parte del mondo sarebbe nauseabondo. Afrori di gas di scarico, di urina, sudore, sterco di vacca, di fogne all'aperto si mischiano ai profumi di curcuma e curry emananti da stufe a legna o a Karosene, stufe estemporanee sulle soglie su cui gli indiani cucinano ad ogni ora del giorno, assordati dal traffico e dalla musica pop che ogni radio distilla sulla strada da ogni antro ed angolo.
A pranzo si recava anche da Leopold, il più intrigante bar e ristorante di Mumbay. Occupava due piani, al primo funzionava un bar con aria condizionata, al piano terra la grande sala rettangolare era invece sormontata da ventilatori e lampadari, circondata da una linea di specchi lungo le pareti dipinte il cui rimando permetteva di osservare in ogni angolo del locale.
Le squillo locali erano di sopra assieme ad affaristi indiani o arabi, Manager e professionisti, Goonda e contrabbandieri, che qui svolgevano le loro transazioni ed ogni affare legale o illegale. Al piano terra erano invece ammesse anche le occidentali. Il tutto però nella massima discrezione. Se ne vedevano la sera alcune pienamente a loro agio tra indiani inseriti o figli di papà studenti universitari.
Una sera vi andò senza uno scopo preciso se non quello di mangiarsi una macedonia di Papaya e Mango e bersi una birra. Fu allora che la vide per la prima volta, Najma in compagnia di un uomo in giacca e cravatta col quale conversava fluentemente in francese.
Ma gli bastò guardarla, per capire che quella donna l'aveva come turbato, subito. E dire che si definiva assai poco sentimentale.

Capitolo quarto
Alle spalle del lungomare di Chowpatty, dove Giorgio andava a nuotare di primo mattino, si estende un quartiere di case fatiscenti ad un piano, al massimo due.
Sulle soglie derelitte stanno file interminabili di donne, alcune dietro i graticci delle finestre, segregate in ombra. Tutto il quartiere è uno sterminato bordello.
E' un crogiolo di razze dal nord al sud dell'India, ma anche di etnia nepalese, bengalese, cinese e cingalese. Nel giro programmato il tassista comprende anche questa perlustrazione pomeridiana, apparentemente neutrale, anonimi dai finestrini dell'abitacolo, quasi fossero degli oblò invisibili dentro una palude di calore e polvere ocra. Qui non vi sono le masse brulicanti del Crawford Market, ma in ogni strada e vicolo si riconosce tra la folla il ruffiano che s'ammalia il sorriso incontro al cliente bramoso.
In uno di questi vicoli già intasati, il tassì si è imbrigliato in una processione di adepti di Shiva, seguita da tamburi, cembali, flauti e trombe. Li sopravanza in trionfo un lingam monumentale ed una statua di gesso colorata di Shiva.
Poco più in là si contratta la tariffa della prostituta che finge un sorriso coi denti guasti, gli zigomi aguzzati sulla pelle lasca e bruciata, i capelli secchi di Hennè che ricadono su un espressione da scampata, gli occhi cerchiati di Mascara che non nascondono che si è oltre la rassegnazione, e magari questa donna, dalle mani e dai piedi impressi d'arabeschi, ricolma di monili senza valore, questa donna non ha che venti anni. Paiono queste meretrici proletarie già vecchie, logore di un rito che condanna a perdere tutto ciò che amano, indotte una vita ad eseguire unicamente quanto le si richiede pacificamente o con la minaccia. La processione gli passa accanto al finestrino. Giorgio si chiede come sia possibile che sacro e profano siano così adiacenti.
Il tassista spiega che a Dongri esiste anche un mercato di schiavi bambini. Superstiti di cicloni, epidemie, carestie, sommosse autonomiste o scontri religiosi, dal Bengala, dall'Haryana o dal Rajasthan, dall'Orissa o dal Punjab, ecco chi sono questi bambini.
Sono bambini e bambine vendute dagli stessi genitori distrutti dalla sciagura. Bambini in vendita per servire nelle case dei ricchi o dei Goonda o per essere avviati alla prostituzione o ad una carriera di fantino negli Emirati Arabi. Utilizzati come merce nel traffico delle adozioni illegali o peggio in quello degli organi.
Giorgio nota alcuni turisti australiani sul marciapiede, inseguiti dal mediatore blaterante, un altro fissa la scena con occhi annebbiati mentre mastica il Paan, sputacchiando ad intervalli per terra una poltiglia rossastra.
Da alcuni palazzi, dietro i graticciati, promanano sguardi adolescenti, il tassista spiega che alcune non hanno nemmeno sette anni.
Giorgio s'accorge che il tassista lo sta spiando dallo specchietto retrovisore. Il tassista butta lì la frase che tra i clienti vi sono anche italiani. Giorgio non può reprimere un moto di rabbia e di vergogna insieme. Gli viene in mente chissà come l'apostolo Giovanni dell'Apocalisse: 'Il debito dell'iniquità è pagato all'iniquità'.
Sono tutti e tre seduti in una sala tinteggiata in calce bianca, sono nel quartiere mussulmano di Dongri. La sala è scevra da decorazioni a parte due tappeti di Isfahan sul pavimento lastricato in pietra del Maharashtra.

Capitolo Quinto
E' l'inizio di aprile e solo tra un mese inizierà la stagione monsonica ma, nonostante ciò, la città è stata investita da un nubifragio. Le strade si sono di colpo allagate, traffico nella paralisi, i facchini sbraitavano in un'afa irrespirabile nel frastuono incessante dei clacson e dei campanelli impazziti.
Da qui il caos giunge remoto. Nel salotto gorgogliano da una roccia di basalto al centro della vasca in travertino, decine di rivoli d’acqua confluenti in un bacino a perimetro. Due canalette scavate dentro il pavimento fanno defluire l’acqua verso una cisterna a forma di cubo e ricoperta di rame, sormontata da un paio di palme e da un albero di Ginkgo.
Due balaustre affacciano sul panorama dei tetti e delle cupole della Moschea di marmo di Nabila, in una visione remota e mossa tra i vapori dell'umidità e la pioggia battente. Tre poltrone basse circondano un tavolo con intarsi in stile Moghul e con sopra un cesto di frutta di stagione.
Un ragazzo in livrea rosso antico poggia sul tavolo una scodella di riso fritto speziato con Chili, un vassoio di arachidi, pistacchi, noci e mandorle, un altro di frutta secca e candidi.
Il ragazzo riempie le tazze di tè nero ed offre a ciascuno dei tre commensali un piattino con alcuni cubetti di zucchero.
Sentore di voci. Si va verso la sala pranzo. Carrellata sui vari commensali hindi, marathi, kashmiri o del Punjab.
Il tavolo è imbandito d’ogni portata tradizionale. P.P. di Beloi che sta recitando una poesia. Accanto a lui Giorgio. Commensali applaudono.
Tra le donne che servono a tavola c’è anche una ragazza, è figlia di Beloj e di una francese, così almeno gli precisa Ravi.
Beloj presenta Najma a Giorgio.
Giorgio (alzandosi e stringendole la mano) ‘My name is Giorgio, I'm Delighted to meet You’
Beloj e Ravi ridono.
Lei sorride un po’ impacciata.
La sera Najma servì con le altre donne ogni portata. Non le si poteva non riconoscere subito un’impressione di limpidezza e di lealtà.
A volte Giorgio la scopriva in ascolto di quanto lui stesse dicendo mentre mangiavano, lei un po’ in disparte, dietro la figura del padre.
Piano intero della figura di Najma seduta, in sari blu-nero, collana d’ambra intorno al collo flessuoso e chiaro. Dettaglio degli occhi verdi, lucidi quasi commossi che cela, tiene bassi in un pudore che rende il totale della persona del tutto congeniale.
Giorgio le nota questa ritrosia e per un po’, con discreta invadenza, senza farsi notare, le rivolge il suo sguardo, le sorride ad intermittenza. All'ennesimo tentativo, la induce infine a sorridere con una grazia incantevole.
Lei sparecchia la cena e Giorgio la raggiunge nella cucina.
Giorgio
‘Well..’
Najma si volta, Giorgio la guarda negli occhi con un senso d’ammirazione. La donna prosegue a sistemare la cucina.
Najma prepara un tè verde per loro due.
Si siedono ad angolo intorno al tavolo in cucina. Bevono il tè in silenzio. Il padre alticcio viene poco dopo, bacia Najma sulla fronte e prende congedo.
Dopo un po' Giorgio riprende a guardarla mentre fuma una sigaretta.
Giorgio
‘Pensi che sono pazzo?’
Najma lo guarda interdetta.
Senza averlo predeterminato lui le raggiunge la mano, stringendola nella sua. La mano di lei è aperta, offre tutto ciò che ha. Lui è nel tripudio, la gola gli arde. Si guardano in volto in silenzio.
Ritrovai sui passi
la volontà
come puro impulso
ed intuizione
d’ogni mia vera attitudine.

Capita di contenersi
per quanto si è felici
se ritrovarci reali
fosse bestemmiare,
come se Dio esistesse.
Il padre di ritorno dice di aver dimenticato il cachet per lo stomaco, prende il cachet coll'acqua. Prima di sparire stringe la mano a Giorgio, dicendogli e rollando i capo in segno d'intesa:‘She is great, yaar?’
Giorgio lo pensa davvero che è grande. ‘I can’t believe my fortune, Sir’
Najma e Beloj ridono della sua risposta. Lui è arrossito. Lei gli sorride gradevolmente complice.

Dolce rovina l’amarti
ogni indugiare
quando mi riguardi,
prodiga di misericordie
talmente soavi.

Capitolo sesto
Una domenica Najma lo condusse alla Moschea di Hajji Alì, situata su appena un lembo di roccia, unito alla terraferma da un camminamento che l'alta marea sommergerà regolarmente ogni notte. Entrambi si fanno cingere con ghirlande di gelsomino, cambiano qualche rupia in monete, quindi s'avviano per il sentiero.
Giorgio non l'aveva previsto: lungo tutto il sentiero, sui suoi due lati, si stagliano allineati i disperati della terra: lebbrosi, storpi, mutilati, paralitici, deformi, ma anche fachiri e Sadhu. Chi in piedi chi accovacciato, scorrevano in silenzio davanti ai loro occhi, l'uno dopo l'altro, con espressioni ferme e dignitose, senza azzardare alcuna richiesta. A ciascuno entrambi offrivano uno spicciolo, per poi passare al prossimo. Ciascuno ringraziava congiungendo le mani, oppure recitando un breve mantra, o colmandovi di uno sguardo caldo e vivo che raggelava. Progressivamente sfilarono al lato di quei derelitti senza più fermarsi. Ansiosi solo di raggiungere l'isola.
A metà del percorso si fermarono, ci fu un istante di panico, Najma vide che lui aveva pianto, subito deviò lo sguardo verso l'orizzonte. Per un po' se ne stettero così, senza dire nulla, lui che a stento tratteneva i singhiozzi. Najma lo riguardò, attese che si ricomponesse per fissarla, allora gli propose se volesse tornare, Giorgio replicò che no, dovevano giungere alla Moschea.
Dabbasso un Sikh dalle braccia e spalle vigorose li stava osservando, con un espressione fiera e marcata nell'insieme curatissimo della barba, recando di sé unicamente il tronco eretto dal selciato. Giorgio ricambiò con lui un sorriso di consapevolezza e di fraternità di cui si stupì. L'altro non smise di fissarlo, pienamente conscio del suo stato d'animo. Giorgio gli mise sul piatto una banconota intera. Lui si chinò con la testa, socchiudendo per un istante gli occhi risaltati dal Kajal.

Miscellanea di parole
che oltre a levigare
l’ossidiana sino
a rifrangerne il cielo,
mi hanno ridotto
quasi naufrago
nell’intra mondano.

Quando giunsero alla Moschea, questa era deserta, livida del tramonto incipiente, nel sentore languido delle onde e dei richiami di corvi e gabbiani.
Dal muraglione aleggiò sui loro volti una brezza sfratta di salsedine. Gettarono in acqua le ghirlande. Le videro fluttuare e disfarsi sulle onde assieme ad altre bianche, arancioni e rosse. Seguirono il sole sparire nell'Oceano Arabico, ancora senza dirsi nulla.

La cosmogonia che trattiene madre terra
dal disastro governa a volte gli uomini
inconsapevoli e senza che si sappia,
come già Spinosa disputerà che no,
non c’è scelta né libero arbitrio
nel disegno intatto del Creato,
né futuro è concepibile vero,
perché non può darsi vero
sub specie aeternitatis
alcun senso all’uomo

Capitolo settimo
Najma è in attesa lungo la banchina assieme ad un giovane dinoccolato, capelli neri e radi, che tiene una borsa medica nella mano.
'Najma'
“Welcome Giorgio!”
Najma gli appunta un sorriso sincero ma di fraterna equidistanza.
‘I’m happy to see You!’
Bacia sulla guancia Najma e tende la mano al giovane.
Najma gli presenta Laj, suo fratello.
'Nice to meet you.'
Giorgio lo scruta negli occhi mentre gli stringe la mano. C'è una somiglianza che s'esprime negli occhi, ma per il resto si stenta e credere che siano fratelli.
Giorgio e Najma ridono per scaricare la tensione. Laj rimane impassibile, esponendosi ad un mezzo sorriso. Il terzetto fa il percorso sino all’atrio neoclassico della stazione.
Najma deve comprare una scheda telefonica e per il tempo che è via i due uomini rimangono in silenzio al centro esatto dell’atrio. Panoramica dell’atrio di vetro irrorato dai raggi, poi sulla folla vorticante nella luce bulimica del mattino.
Laj gli sta accennando al suo prossimo viaggio negli Stati Uniti per un Master in Endocrinologia.
Laj è alto, ben piazzato, con un forte pronunciamento delle tempie e nella curvatura degli zigomi, l’effetto degli occhi chiari ne risulta notevole nel complesso del cranio quasi da uccello.
Giorgio lo esamina mentre costui s’accende una sigaretta. Ne calibra i gesti senza farsi notare da lui.
‘Scoprì che mancava pochissimo perché Laj potesse apparire sgraziato, ma, notandolo meglio, dovette riconoscere che tutto in lui era attraente. Una sorte d’armoniosa mansuetudine affiorava in tutta la sua fisionomica e nel fine portamento.
Vedendolo poco prima nella sua andatura strascicata, dinoccolato e con le braccia troppo lunghe, si aveva, quasi meccanicamente, un’impressione d’ingenuità.
E’ un pregiudizio, chiaro! Un pregiudizio che non vogliamo ammettere, un pregiudizio che, pur generico, rimane attuale e all’occasione pur sempre efficace come arma!
Con Laj si aveva subito un’impressione di favore, tuttavia rimaneva ancora quest’impronta iniziale, condita col sale, davanti al rilievo oggettivo di un carattere forse troppo delicato, quasi femmineo, così tipico qui in India in molti uomini.
Perché il pregiudizio è precedente allo stesso giudizio, cioè, è in una condizione di priorità rispetto alla valutazione veramente comparativa. Non tutto è stabilito tramite i filtri del ragionamento logico e concludente: il pregiudizio è l’essenza animale più micidiale che esista!’
Quando Najma fu di ritorno, fanno la strada, tutti e tre, fino al piazzale antistante. Alla stazione dei taxi Laj annunciò che sarebbe passato all’Università, stringe la mano a Giorgio, bacia Najma e si dirige verso il taxi appena sopraggiunto. Con la mano fuori dal finestrino li saluta di nuovo.
Loro due prendono il taxi successivo. Giorgio sistema lo zaino nel portabagagli, prende posto nel tassì accanto a lei, Il tassista Sikh li guarda con indulgenza dallo specchietto retrovisore mentre indugiano sulla destinazione.
All’imbarcadero dovettero aspettare, infine presero posto sulla plancia del traghetto che li avrebbe trasportati.

Capitolo ottavo
Al molo di sbarco furono colpiti dalla frescura, dal profumo della foresta. Strida di babbuini, richiami di corvi e cornacchie, uno stuolo di passeri frenetici, tutto strepitava sopra le loro teste.
Separati dagli altri visitatori, per lo più maschi americani e tedeschi dall’aria tecnocratica, percorsero a piedi la breve distanza che li separava dall’ingresso della grotta votiva.
Elephanta è un insieme di gallerie semicircolari in cui si aprono scavati nella roccia enormi rilievi di Ganesh, il dio elefante, figlio di Shiva e Parvati.
All’interno alcune fiaccole illuminavano gli ambienti più suggestivi, lasciando al buio tutto il resto.
Rasentarono coi piedi diverse pozze d’acqua. Inoltrandosi i passi divennero incostanti sui sassi sdrucciolevoli e per l’attenuarsi della luce alle loro spalle.
Pareva che l’oscurità li stesse inghiottendo. Un senso di smarrimento percorse le loro schiene come un brivido, senza che potessero dirsi più niente! Un nibbio li fece atterrire in una paralisi asfittica quando questo frullò le sue ali e volò via strillando.
Giorgio si accese una sigaretta e uno stuolo di pipistrelli passò sopra loro, frusciando contro il soffitto. Tutto allora sembrò allearsi per turbarli.
“Hai paura?” la sua voce aveva un eco
“No!” rispose lei incerta, sottovoce.
Fu allora che Giorgio la strinse a sé, nell’angusto passaggio ad angolo della galleria, cercò la sua bocca nell’oscurità e trovandola scoprì che ella stava piangendo.
Lei lo riabbracciò a sua volta singhiozzante e replicando ai suoi baci come poteva, fosse solo per non deluderlo.
“Fammi uscire da qua! “ lo scongiurò ad un tratto.
Fecero la strada indietro, ansimando per la fretta di uscire alla luce del giorno.
Tuttavia s'affacciarono in una sala che non avevano ancora visto: Ganesh da sopra la proboscide e le molteplici mani li osservò allora dai suoi occhi salienti di una cupa insolenza e di tedio, maestoso e vendicativo quel volto sotto la volta incombente
Giorgio non era riuscito a chiederle la ragione del suo pianto di prima ed ora alla luce delle fiaccole le verificò il volto congestionato.
“Mi sono innamorato di te!” glielo disse con l’intenzione di fugare qualsiasi ombra e mettere in chiaro tutto.
“Anche io!” ribatte lei in procinto nuovamente di piangere.
“Il sole sarà come una vecchia moneta di ruggine. Pulitela. Brillerà nella mite luce dell’oblio. Tendetele la mano, tendete a quel sole la mano poiché il sole così rimarrà seminato nella notte!”
Giorgio le aveva recitato ineccepibile dei versi dello spagnolo Valente, versi letti per caso nella metro di Madrid, e facendolo avvertì come la recitazione fosse scandita quasi istintivamente, come se una forza la guidasse, come se un tasto profondo si fosse solo adesso ridesto.
Najma s'avvinghiò a lui come se lui avesse voluto sciogliersi da lei. Fu questo gesto categorico a frastornare Giorgio in una commozione incontenibile, suprema da farlo addirittura tremare dentro il loro abbraccio. Da qualche antro profondo nella galleria qualcuno stava recitando un mantra vedico:
Om Srì Ganesaya Namah' e poi 'Ayam me hasto bhagavan, ayam me bhagavattarah, ayam me visvabhesajo, ayam sivabhimarsanah'.
Raggiunsero l’uscita, con la convinzione che fosse trascorsa non più di mezz'ora dal loro ingresso, e l’aria festante degli uccelli e dei babbuini li rallegrò insieme alla vista del carretto delle bibite all’ombra di un albero del pane.
Soltanto allora lei gli disse che era già pomeriggio inoltrato! Incredibile ma erano rimasti dentro una mezza giornata.
Giorgio ricorda il successivo tragitto in tassì dentro cui lui baciò nuovamente Najma. Sembrò allora ad entrambi come se una sensazione di salvezza li avesse assunti nel cerchio perfetto di un mistero! Erano come degli iniziati, restituiti alle maglie del desiderio, ma come creature libere del mondo, prigionieri semmai del solo loro ordito. A Giorgio risuonò nella mente 'Om Sri ganesaya namah' per tutto il tempo che cenarono al Bukhara. Quando glielo rilevò lei rise.
La forma della loro inquietudine, durante la cena, li aveva tenuti come ignari di quanto stava intorno accadendo, poi, quando salirono nell'appartamento di Najma, quando l’ultima torcia si spense in camera da letto, le loro forme indistinte si conciliarono in una promessa d'amore che durò fino all’alba.

Ora, nudi ci abbracciamo,
idealizzati in un candore
antico che noi commuove.
Sopraffatti in tal evento,
scopriamo un cuore dove
pensammo un fortilizio.

Dove abito è riarsi ansiti,
lumi nuziali mai intravisti
nei paraggi, ne’ figli nati
dopo l’attuali, solo stormi
in un silenzio immutabile,
dove rari vagano mietitori,
rapiti dai Dei e dai venti.
Sopiti nell’abbraccio,
li destava un sospiro
per riprendere fuoco,
per conoscersi a volte
attoniti come fossero
i loro volti due icone.
Ogni gioia, senso
vi mischi indugio
ne fa un rimedio
al proprio disagio
Abbozzato soltanto
quanto era nostro
risuona edulcorato,
già fatuo esordio
Le loro forme indistinte si conciliarono nuovamente all'ora dell'Aurora, la promessa esaudita ritornava impellente, a tratti dolce, a tratti selvaggia, come entrambi agognavano. Infine s'addormentarono.
Lentamente l’alba s'incunea con venature giallo viola sopra il giaciglio dove sono addormentati allacciati di fianco. Un fan è in funzione. Una tendina è mossa dalla brezza.
Un gioco frenetico d’uccelli è in corso nella frescura, fuori. Un battito d’ali, un cinguettare focoso. Giorgio apre gli occhi.
Dalla finestra aperta brillano i tetti ai primi raggi del sole, si distingue il canto del Muezzin. Un canto di donne dal cortile sottostante è leggiadro e melodioso.

Capitolo nove
Il conflitto dei motivi,
senza che sappia aprirsi
al Divino genera materia,
la volontà non codifica
la meta, imprecisato resta
il senso dell’adempimento.
‘Nelle quotidiane peregrinazioni con Najma alla periferia di Mumbay erano gli sguardi di bambini di appena quattro o cinque anni ad imporsi: recavano le cicatrici di una maturazione precoce e non meno cruenta dei più grandi. V’era in quegli sguardi la dimestichezza terribile con cui guardavano già alla vita come un turbine senza ordine e dal quale dovevano riuscire a sopravvivere, perché la morte è in ogni momento dietro l’angolo.
Ma a loro non importava la morte, la morte era una compagna fedele che li avrebbe presto condotti verso una rinascita migliore in cui non avrebbero subito né sete né inedia né insonnia in letti malsicuri. Dei tanti bambini poveri che videro una mattina nella rianimazione di un ospedale di pubblica assistenza, non ve n'era uno che si lamentasse, come se coscienti dell’incombenza della fine, ora sì colmi di una dignità quasi completamente mancata in vita: sapessero affrontare la morte con la saggezza del filosofo, con quegli occhi lucenti di febbre rivolti a quell’ultimo bagliore della vita, quasi che fosse rimasto solo questo prima della morte: una sensazione lieve, un soave rammarico per la terra e la luce del sole che non vedremo più!’

La morte non è annientamento
se riconosciamo che la volontà
annuncia la stessa seminatura,
raccolti di mille anni addietro.

Capitolo dieci
Il mese di agosto è mese di feste a Mumbay, c'è quella della nascita di Krisna, c'è quella del Coconut Day. C'è soprattutto che Laj si sposa e Giorgio e Najma fanno parte degli invitati di nozze.
Bolgia degli invitati, in maggioranza Hindi e Marathi dalle fisionomie docili, ma anche mussulmani, qualche commerciante Parsi di conoscenza di Beloj. C’è musica assordante nella sala, sfrenata senza soluzione di continuità.
Una parte dei suonatori procede in costumi di raso bianchi e rossi verso la pedana degli sposi, dove siede il resto della banda. Giorgio (sbarbato) e Najma sono accovacciati assieme agli sposi in un lato della pedana. Ravi saluta Giorgio.
Danzatori in sari, gialli, verdi e vermiglio, entrano in scena, al ritmo della musica. Cimbali, strumenti a fiato e tabla furoreggiano da tempo dal fondo del palco. Donne in sari scagliano polveri rossastre ed incenso e petali di rosa verso gli sposi. Strilli scomposti di giubilo delle nubili!
Dai corridoi in basso la calca s’anima, una festa sfrenata con l’immagine di Sri Krisna rialzata insegna di guerra. Uno Sadhu accovacciato in meditazione sopra al muricciolo del giardino, pare indifferente alla baraonda.
Sul cortile un cordone di poliziotti trattiene una nutrita folla di curiosi. La coppia di sposi acclamata esce dall’edificio in un tripudio di suoni, urla, applausi.

Questo potente arsenico sarà
sempre amore, credimi.
Tra volti recinti di tedio, lusinga
amarsi ancora dappertutto.
Rapiti ai propri palpiti, abbracciami
ti prego, pur se tremiamo gelati.

Capitolo undici
Il Rambagh Palace è stato residenza ufficiale del Maharaja di Japur. La costruzione in stile Moghul è bassa ed estesa, con pavimenti lastricati di mosaici geometrici, ampie sale ventilate e con piscina interna ed esterna, entrambe a piastrelle di varie tonalità blu. L'edificio è situato all'interno di un parco di 47 acri, ricolmo di tamarindi, magnolie, Bougainville, salici, palme e Lantana e di un giardino di fiori, attraversato da un sistema di canali e cascate d'acqua.
In qualche sala erano stesi tappeti persiani di Bukhara o di Ishafan. La piscina esterna, a forma d'ellisse, era circondata dalla macchia d'alberi brulicante di pappagalli e merli, che la manteneva in un’ombra trasecolante per tutto il giorno.
Al lato della piscina serviva un piccolo bar dove un cameriere preparava i drink della giornata in caraffe di vetro che poi riponeva nel frigo per la sera.
Quei quattro giorni vissuti nell’albergo insieme a lei furono un sollievo e un ristoro incommensurabili. La mattina, dopo la colazione a base di succo d'arancia, uova con bacon e caffè americano, Giorgio si gettava nella piscina per compiervi il suo allenamento, senza che vi fosse presente ancora alcuno dei suoi avventori abituali.
Giorgio nuotava per un ora, quindi si sdraiava lungo il bordo della piscina in ascolto dei versi bizzosi dei corvi accovacciati tra gli alberi.
Non si stancava di assaporare dentro di sé quell’armonia perfetta del luogo, il colore dell’acqua, il bianco del travertino, il bianco delle sedie e dei tavolini di ferro battuto, l’impareggiabile bosco intorno ricolmo di vita e di strida animali, nel silenzio gravido della calura che all’esterno di quel posto già stava per acclararsi inesorabile.
Parallelamente a questa sensazione egli provava a chiedersi quanto l’avesse cambiato Najma. In che consisteva il suo cambiamento? Non sarebbe stato facile spiegarlo: attraverso lei aveva come acquisito una capacità di vedere le cose per come erano veramente. Amava Najma ma prima o poi doveva tornare, non poteva continuare a vivere così, le sue risorse erano in esaurimento.
Più tardi compariva Najma ed insieme occupavano la loro consueta nicchia sotto un’enorme magnolia, distesi sulle sdraio dal telo multicolore, in mano un libro da leggere.
Soltanto al loro ritorno a Mumbay, Najma gli avrebbe rilevato la verità della sua insufficienza renale che era da considerarsi ormai cronica al punto che sarebbe stato necessario un vero trapianto.
Lui la accompagnò a volte nel Reparto Dialisi del Saint George Hospital, la vedeva sdraiarsi sul lettino reclinato, collegata alle terminazioni della macchina della dialisi. La scorgeva impallidire, diventare più vaga e nel proseguo delle ore più silenziosa. Quando la riaccompagnava alla macchina la doveva sostenere per l'avambraccio tanto pareva devitalizzata ed incapace di articolare un pensiero.
Infine lui dovette far rientro in Italia. Avrebbe lavorato per accumulare risparmi sufficienti per ritornare. Perché amava Mumbay, perché, nonostante la miseria e lo sporco, Mumbay è una città libera, fosse anche la libertà di accamparsi sul ciglio della strada o di morire per inedia.

Capitolo dodicesimo
L'essenziale tuttavia era questa sensazione che la città fosse scevra da ogni pregiudizio. Questa è la città delle cento etnie, degli Hindù, dei Mussulmani, e poi Buddisti, Giainisti, Cristiani. Era questo a spingerlo a tornare, ad immergersi nella sensazione di anarchia delle sue strade brulicanti di razze e specie animali, questo comunismo sotterraneo nel cuore di tutti suoi abitanti, nonostante tutte le miserie.
Si rividero a sprazzi negli anni, si scambiavano regolarmente e-mail. Lei venne una volta a Roma. Lui tornò in India soltanto sei anni dopo per compiere un viaggio sino al Bhutan, partendo dal Kashmir. Non fu fortunato di averla al suo fianco nel viaggio, visto che Najma aveva prenotato una casa a Goa nello stesso periodo con Laj e sua moglie. Considerò allora l'ipotesi di fermarsi soltanto a Srinagar e raggiungerli a Goa dopo una settimana.
In treno nel Kashmir, durante il riposo in poltrona, Giorgio aveva a volte fronteggiato l’impulso di svegliarsi come se Najma avesse ancora bisogno di lui nel Reparto Dialisi del Saint George Hospital, reparto che la vedeva assidua ospite per tre pomeriggi la settimana.
Nel dormiveglia ricordò un frammento del sogno che per il resto rimase indistinto.

Najma stava nuotando nella piscina dell’albergo in cui s’erano fermati nel loro viaggio in Rajaystan, portava una cuffia malva e la sua espressione per la prima volta non era più accigliata o in ansia per qualcosa, ma libera di sorridergli mentre lui le ripeteva “sei la mia sovrana” e con questa profonda convinzione e il sollievo che l’avrebbe sempre amata si svegliò al trillo del suo riso libero.
All’istante lo martellò lo sferragliare del treno in un denso parlottio di uomini e donne: pendolari che nel frattempo saliti, ora sedevano intorno a lui nello scompartimento.
Doveva aver parlato nel sogno perché a più riprese ciascuno dei viaggiatori lo guardò con un insieme di comprensione e curiosità appena lui diede segno di rialzarsi dalla posizione con cui s’era addormentato.
Sorrise bonariamente e domandò a quello che aveva di fronte quanto mancasse per Srinagar. Scuotendo sui due lati il suo turbante nero l’indiano gli fece intendere che sarebbe stata la prossima fermata, Srinagar! two hours much! precisò scuotendo ancora una volta la testa e sorridendogli biasimevole evidentemente per la scarsa puntualità dei treni in tutta l’India.
L’uomo biascicava ancora qualcosa tra i denti in rovina e con le mani faceva il gesto di coprirsi la testa. Indicava una donna, voleva dire che una donna era stata là! Giorgio aggrottò la fronte, si domandò quale donna intendesse .
L’altro gli ripeté ancora il gesto delle mani, quindi cambiò immagine e con le mani a rana ne indicò il gesto nell’acqua. Giorgio ne fu atterrito! L’uomo aveva visto il suo sogno!
Non sapeva se credergli anche se era inequivocabile! Infine gli appuntò il suo sguardo addosso. L’uomo scuoteva ancora la testa ma con un significato diverso, come di scusa per averlo importunato.
Quando Giorgio uscì dallo scompartimento per prendere un po’ d’aria dal finestrino sul corridoio, l’indiano di prima gli si avvicinò e si presentò in un perfetto inglese.
Il suo nome era Ahmed Singh ed era commerciante a Srinagar, vendeva preziosi e non voleva che si sapesse tra estranei: perciò non aveva parlato in inglese, non poteva dirsi operaio se poi parlava inglese! Ahmed cominciò a ridere di gusto raccontandogli il suo stratagemma.
Gli raccontò poi come alla stazione di Delhi fosse salito sul treno e l’avesse trovato lì reclinato contro il finestrino, in un sonno profondo. Vedendolo dormire aveva avuto la sua stessa idea e più tardi s'era addormentato lui stesso. Durante
questo tempo gli era apparsa in sogno la strana figura di un’occidentale dagli occhi verdi, dai capelli fluenti castani chiari.
La sognò infilarsi una cuffia in lattice, l'aveva vista poi nuotare in piscina. Tutto corrispondeva: Ahmed era riuscito in una telepatia, ciò che stava dicendo ne era la prova inconfutabile! Gli chiese di che colore fosse la cuffia e quello a rispose che la rammentava tra il lilla ed il rosa!
Ahmed non sembrava affatto turbato dalla coincidenza che li aveva portati entrambi a sognare lo stesso oggetto!
Ne parlò successivamente come di un fatto normale, abbastanza raro anche tra gli indiani ma che tutti qui consideravano normale ed effettivo. La tesi alludeva al sincretismo indiano di considerare ognuno parte di un tutto ma nella sua forma specifica e determinata. Questa tesi era presente in ognuna delle religioni presenti in India, quasi fosse un dogma inconfutabile.
Esistono persone dunque, in base a questa teoria, che nella appartenenza ad una specie determinata riscontrano ovunque nel mondo i loro veri fratelli che, pur non essendo né familiari né amici, sono in grado di leggere la mente dell’altro come costui la loro.
Ahmed Singh raccontò poi come a sedici anni suo padre l’avesse mandato a Londra a studiare la preparazione dei diamanti. Vi restò cinque anni finché il padre morì all’improvviso e lui dovette ritornare per onorare i suoi impegni in famiglia.
Sposò la fanciulla che il padre aveva scelto per lui prima di morire ed ordinò le faccende dei due negozi, uno appunto a Srinagar, l’altro a Delhi al Red Fort, da dove era salito sul treno la notte prima. La moglie gli aveva dato cinque figli ma all’ultimo morì di parto insieme al nascituro. Fu per lui una perdita dolorosa e che ancora lo gravava di un senso di rassegnazione per tutto.
Un temporale si scatenò improvviso sulla pianura dei campi di granoturco, oscurandola e rinfrescando l’aria di una umidità improvvisa e densa di vapori
Ahmed stava ridendo di gusto al cospetto di quella accelerazione frenetica che ogni temporale sembra manifestare: dal cielo, colmo di nubi grigie e violacee, ogni tanto saettava un fulmine muto, ingiallendo come in un negativo i dintorni. Minacciava con lo stridore e il tremore dei suoi tuoni ancora remoti, dietro le colline oscurate. Solo qualche mucca isolata sotto la pioggia a dirotto continuava a pascolare indifferente. 'Ecco perché le considerano sacre' gli gridava Ahmed nel fragore del treno e della pioggia mentre continuava a ridere. Quel modo così naturale di gioire, così tipico di molti indiani, lo contagiò. Era così stupefacente ridere dalla paura!
Ahmed Singh era stravagante e capriccioso, come ebbe modo di conoscerlo successivamente nella sua distinta casa in muratura di Srinagar, tra i suoi figli, alcuni già grandi, ed uno della stessa età dell’ospite.
Mentre ancora stavano in treno, col finestrino abbassato alla tempesta, lui lo aveva infine invitato nella sua casa. E non ci fu modo di non accettare né di discuterne l’opportunità.
Giorgio era nel Kashmir da cinque giorni. Quando non riuscì più a mettersi in comunicazione con Najma, telefonò a Beloi. Beloi gli rilevò che Najma era stata trasferita da Goa a Mumbay e quindi in Francia, a casa della madre, Najma aveva avuto una crisi e dopo le prime cure a Goa, la madre l'ha convinta a ricoverarsi a Marsiglia.
No, Beloj non sapeva quanto vi sarebbe rimasta, Najma aveva bisogno di un rene, una situazione delicata, spiegò. Due giorni dopo Giorgio era già in volo per l'Italia.

Capitolo tredicesimo
C’è la pensione ‘Chagall’ che è adiacente il Vieux Port. I gestori sono fratello e sorella. Giorgio lo nota senza tema di smentita. Entrambi algerini francesi da almeno due generazioni. Marsiglia è in realtà una città multietnica da almeno centocinquanta anni. Il fratello lo aiuta a sistemare meglio la moto sul marciapiede. Sbrigate le formalità di registrazione, Giorgio telefona alla madre di Najma. E' sorpresa che lui sia a Marsiglia. Najma non aveva riferito nulla del suo arrivo.
Lui replica che nemmeno Najma ne sapeva nulla. Riesce a cogliere lo sbigottimento all'altro capo della linea. Non puoi vederla, oggi, nemmeno domani, ribatte lei un po' rudemente. Nessuno può vederla, gli intima la sua voce arrochita, è in isolamento da tre giorni, c'è sempre rischio di infezioni virali. Lui chiede per quando è previsto l'intervento, lei comunica 'forse due giorni', poi che il donatore è morto stritolato nelle lamiere della sua macchina, che, secondo il parere del primario, i reni da trapiantare potrebbero essere addirittura due.
Fece le scale ed aprì la porta. La camera era imbiancata di recente con un sentore di candeggina. Il letto era di ciliegio a due piazze, due cuscini morbidi. Dopo essersi spogliato e preso una doccia calda, si sdraiò e d’incanto chiuse gli occhi.
Al risveglio si vestì, bluejeans e maglietta a girocollo verde mela, sandali Clarks che gli aveva regalato la sorella da una sua sosta a New York qualche mese prima.
Uscì dall’albergo che era pomeriggio inoltrato. Si fece il giro del porto, quindi vide la mole della fortezza di St Victor. Rifece la strada lungo la baia e giunse al Jardin des Vestiges, l'antica Massalia greca e poi romana.
Più tardi si sedette su una panchina accanto alla mole dell'Hotel de la Ville. Fu sorpreso dalla quantità di arabi d’ogni età che affollavano le banchine. I più formavano gruppi familiari di almeno tre generazioni, gruppi spesso ciarlieri e scherzosi.
In un locale poco distante mangiò bistecca e patate con del vino rosso della Moira. La serata prevedeva uno spettacolo. Da lì a poco uscì sul palco una cantante dal petto procace, gambe lunghe ed affusolate. Lui la guardò. Lei eseguì qualche brano di Cole Porter e Otis Reding, infine si ritirò.
L’indomani fece una corsa per le banchine del porto. Quando fu di ritorno, i fratelli stavano apparecchiando per il pranzo.

Capitolo quattordicesimo
Un anno prima lui e Najma avevano trascorso un mese nell'Egeo, sull'isola di Amorgos. Quando giunsero col bus presso Aigali, alla fermata li attendevano un bracco di Weimar dal manto grigio ed un uomo biondo dai tratti nordici e con una certa grazia nel sorridere. Thomas il danese.
Portava al collo immancabilmente una Leika professionale, un paio di ricambi cacciati nelle tasche. Scattò a loro subito un paio di foto. Abbracciò Giorgio e si presentò a Najma.
Thomas li guidò a piedi lungo un erto sentiero che s’incuneava tra ulivi e alberi di fico, sino a che lambirono la frazione di Langada. Durante l’ascensione non si dissero che poche parole.
Da Langada, già completamente sudati, presero un altro sentiero che li portò alla cresta dell’isola da dove poterono ammirare il mare e le isole sparse intorno. Dopo una breve discesa giunsero finalmente alla casa. Il bracco li aveva preceduti e li attendeva scodinzolante, con una pigna tra le fauci.
Il villino, di forma cubica in calce bianca e l’entrata quasi coperta da un paio di ulivi secolari, era composto da piano nobile e un piano rialzato, il tutto situato sopra uno sperone di roccia. Su ogni piano aveva due finestre perfettamente simmetriche e sul tetto una canna fumaria.
Thomas li portò alla camera al piano rialzato. Da lì si vedeva il mare e parte del promontorio. Posarono gli zaini, si fecero una doccia e ritornarono al piano terra dove Thomas stava preparando il tè. Sul tavolo di noce erano in mostra un piatto con salame e prosciutto, formaggio caprino, il cesto del pane e scodelle con olive e fichi. Mangiarono sorseggiando il tè mentre Thomas spiegava la posizione dove erano dislocati sull’isola, o dove fossero le spiagge.
Disse che essendo maggio non era ancora alta stagione, l’isola era deserta, tra gli stanziali però si contavano diversi spagnoli, americani, francesi e danesi come lui, oltre s’intende greci che risiedevano però in prevalenza nelle frazioni abitate.
Dopo lo spuntino Thomas fece loro da guida nell’orto cinto da siepi di salvia e rosmarino, ricolmo di lattuga, spinaci, zucchine, melanzane e pomodori, e poi alla grotta dove conservava piccoli prosciutti, otri di olio e vino in piccole botti.
Nella casa non c’era televisione,lui gliene chiese la ragione. Thomas rispose che aveva tagliato la televisione dalla sua vita almeno venti anni prima. Così, forse perché il televisore non è affatto essenziale nell’esistenza d’un uomo, come non lo è mai stato neppure per quella del suo bracco Daniel, gli rispose.
Giorgio non aveva pensato ad una ragione così scontata eppure non ce ne era un’altra più plausibile di questa, si disse mentre lo osservava introdurre i chicchi di caffè nella macina a mano, poi girarne la manovella pazientemente.
Thomas gli elencò i suoi innumerevoli viaggi che aveva compiuto quale giornalista free-lance, tra i quali Vietnam, Laos, Cambogia negli anni dopo il 1975, poi il Messico e Cuba.
Più tardi rientrarono dalla passeggiata col cane, che lei ancora dormiva. Prepararono il fuoco nel giardino e sulla griglia vi sistemarono un paio di grossi branzini e diverse patate avvolte nella stagnola direttamente nella brace.
L’aroma del pesce la doveva aver svegliata perché poco dopo Najma si presentò in giardino. Portava dei bemuda rosa pallido ed una t-shirt rossa carminio con su scritto: ‘Fuck the War’, ai piedi sandali di cuoio.
Finirono di mangiare che erano tutti e tre alticci. Thomas ha dei modi da cui fa trapelare autorevolezza ed acume. Prima di congedarsi accennò alla possibilità che un amico potesse venire a fargli visita.
Accennò ad uno svedese coi capelli rasta, ad un americano batterista rock, ad un greco di Salonicco, un temibile Don Giovanni, dovunque seguito dal suo cane. Fece capire che vi era anche un’amica tra i suoi visitatori abituali.
Daniel si fece attento, col corpo proteso verso l’alto, le orecchie rialzate, le froge pulsanti, la coda immobile, pronto a scattare. Scattò e sparì dietro casa. Lo rividero al galoppo circumnavigare il perimetro della casa almeno un paio di volte.
La mattina lui la svegliò all’alba come al solito. Si prepararono e presero un tè. Poco dopo erano già in cammino lungo le creste calcaree dell’altipiano, cosparse qua e là di latifogli e grumi di macchia mediterranea. Il Melteni ogni tanto si faceva vigoroso, asciugando il sudore dai loro volti assolati.
Branchi di capre s’affacciavano dalle creste rocciose, in mezzo ai dirupi, nelle gole in ombra tra insenature e fondali blu cobalto. Videro parecchie cappelle votive prima che raggiunsero Chora. Faceva caldo per la stagione. A Chora trovarono un tavolo sotto un pergolato di vite dove ordinarono un piatto di Souvlàki, pezzi d’agnello e manzo fritti nel pane e due portate di Dolmadàkia, involtini in foglie di vite, con dentro riso, cipolle fresche, prezzemolo, aneto, menta e succo di limone.
Dopo raggiunsero il monastero della Panaghìa Chozoviòtissa, situato sulla cima della scogliera a strapiombo sul mare, con le sue facciate imponenti, i suoi torrioni medievali, bianchi, abbaglianti al sole.
Quando ascesero al suo interno lungo un'angusta scala a chiocciola e dalle arcate quasi micenee, trovarono ad attenderli un Pope che augurò loro la benedizione, indicando poi un tavolo con sopra una fiasca d’Ouzò ed un piatto di biscotti secchi all’anice. Giorgio riempì due bicchierini di vetro. Alzarono i bicchierini al cospetto del Pope che restituì il gesto con un sorriso fiducioso e aperto. Con lui videro le icone nelle loro iconostasi, le vetrine con le reliquie, le lucerne d’argento, i manoscritti di pergamena con le miniature in campo d’oro, quindi la sagrestia ed il refettorio col tavolo che era la sezione verticale d’un tronco immenso.
Il Pope poi spiegò cosa si intenda per palinsesti, quando cioè si riproducono testi sopra altri più antichi. Parlò dei testi più antichi che erano iramiti, poi sumerici, egiziani, solo in ultimo dravidici ed indoeuropei coll'invenzione del Sanscrito.
Con la corriera da Chora ad Agias e da Agias a Langada, infine a piedi per il restante, fecero in tempo a scorgere il tramonto da sopra i faraglioni.
Quando giunsero alla casa di Thomas, questo aveva già preparato la cena: Yemistà (pomodori e peperoni raccolti dall’orto, ripieni di riso e cotti al forno con patate) e frittura di pesce minuto (Marìda) innaffiato con vino resinato con contorno di gamberetti e moscardini in salsa di limone, olio e menta. Per l’occasione aveva aperto un paio di bottiglie di rosso Boutàri provenienti dall’isola di Nàoussa.
Ben oltre l’ora del tramonto, sotto al pergolato di Bouganville, il cielo rimase di un colore indaco straordinario. Il ragazzo svedese fece loro compagnia senza dire una parola durante la cena e mangiò appena. Quando rientrarono dalla passeggiata se ne andò senza nemmeno salutare. Thomas spiegò loro che non era affatto matto, solo geniale, senza tuttavia prendersi la briga di chiarire loro quella supposta genialità. Disse che viveva e dormiva sulla spiaggia, non mangiava quasi nulla, non avendo alcun soldo molti dell’isola lo invitavano a mangiare con loro.
Ma non era pietà, lo Svedese si sarebbe offeso a morte, aggiunse Thomas, tutti l’ammiravano per aver rinunciato alla sua famiglia ricca a Stoccolma, ai loro soldi, per trasferirsi a fare di fatto l’asceta. C’era rispetto per questo, per questa sua audacia costi quel che costi, dovesse pure morire di fame e di sete a lui pareva non importare. Alla domanda perché il ragazzo avesse parlato così poco, Thomas disse che se voleva il ragazzo parlava eccome! Forse un giorno lo avremmo ascoltato e c’era da rimanerne colpiti, le sue parole avevano un’ispirazione per niente appresa dai libri, ma molto efficace, addirittura sensata sul motivo della sua scelta, concluse Thomas. Brindarono un’ultima volta e filarono a letto. Era stata una giornata dura.

Capitolo quindicesimo
In giardino trovò Najma già pronta con Daniel per l’escursione: la sera prima l’avevano programmata breve e ridotta verso un’insenatura sotto Tholaria. Una volta giunti al centro di un doppio promontorio, discesero una scarpata ripidissima a zie e zag, da cui scorgevano in basso la stretta e profonda insenatura.
A tratti si fermavano in bilico sulla scarpata per riprendere fiato, cercando di non guardare in basso.
Quando giunsero erano soli a parte un branco di gabbiani allineati sulla linea appena prima il vero frangimare, ritti sui tanti scogli ed isolotti antistanti l’imboccatura. Lo stretto recava ai lati pareti rocciose a picco con isolate agavi qua e là, la spiaggia era poco profonda, ciottoli d’arenaria, marmo e granito, che ruzzolavano ad intermittenza, ogni volta l’onda di risacca li sospingesse avanti ed indietro.
L’impressione sonora era notevole, quella di un applauso che si ripetesse ogni volta in un fragore unanime e convinto. Raramente la risacca ricopriva l’intera spiaggia, ma ciò li aveva indotti a mettere le loro cose al sicuro dentro un gozzo in secca accanto all’imbocco del sentiero.
Il mare era un blu sbiadito, a tratti cobalto, biancastro tra gli scogli. L’acqua era gelata quando vi entrò, non fece che alcune bracciate, tanto vorticavano le correnti in ogni direzione, che credette davvero di levitare senza alcuna gravità. Uscì rabbrividendo. Daniel stringeva tra i denti un grosso ramo secco, trascinandolo lungo la battigia. Lui glielo afferrò e lo lanciò in acqua, abbastanza vicino, vide Daniel gettarsi in acqua, nuotare, chiudere le mascelle all’estremità del ramo e trascinarlo a riva con uno sguardo d’orgoglio. Quando lui si riappropriò del ramo, Daniel prese ad abbaiare al di sopra del fragore della risacca e con movimenti repentini gli stava addosso ogni mossa si accingesse a fare. Daniel voleva la sua riscossa. Lui glielo tirò distante e subito lo vide avventarsi dentro l’acqua e risalire la corrente con repentine e vigorose correzioni di rotta, per non contrastare troppo una corrente o per evitarne il mulinello.
Invidiò come riuscisse, dopo aver ruotato su se stesso col ramo ben saldo tra i denti, a ritornare senza mai dubitare di paura, di come verificasse con l’occhio il miglior passaggio tra i vortici e le correnti, poi inorgoglirsi fiero nell'adempimento, costi quel che costi.

Capitolo sedicesimo
La mattina successiva, lui aveva raggiunto a nuoto l’isola di Nikouria, partendo dalla baia appena dopo il porticciolo di Aigali. Ci impiegò circa due ore, spesso cambiando stile. Per un paio di volte, a morto a galla, si riposò. In un tratto, quasi in prossimità dell’isola scorse sott’acqua il fondale sprofondare in abissi blu, viola scuro, neri dopo i quali la voragine spariva. Ebbe un sussulto quando vi si fermò sopra tenendosi a galla, scrutando dalla maschera giù nell'abisso, s'immaginò preda di un repentino risucchio. Fugò ogni timore e riprese a nuotare.

Fondali blu notte
scorrono su dune
smeraldo inviolate
alle tue caviglie
scie di pesce azzurro
con brio da volatili
a tratti spaiati
svelti a riadunarsi
ai tuoi malleoli.

Cercò un punto dove approdare, quando mise piede sull'isola era però ancora guardingo, qualcosa non quadrava. Fece un'escursione, quindi si rituffò ma con la rotta cabrata più ad est rispetto a quella da dove era venuto.
Quando era a due terzi del tragitto, si fermò spiando in direzione della riva. Ecco, stava succedendo. Vide con orrore uno sbattere d'ali bianche, un fluttuare di penne, Najma che cercava di trattenere il corpo per alleviarne gli spasmi e l'agonia evidenti anche da lontano. Scorse anche Daniel, scodinzolante ed eccitato, mentre abbaiava, fisso sull'oca.
Al largo, Giorgio ricostruì la dinamica: un'oca probabilmente, con evidenza Daniel l'aveva azzannata. Per un po' distolse lo sguardo, nuotò, si rifermò. Quando rivide Najma, piegata sull'animale ormai spirato, rilevò che lei lo stava carezzando sul corpo, lisciandogli le penne, come per trasmettergli il calore della mano anche a morte acclarata.
Raggiunta la riva, scorse l'animale infagottato in uno scialle, deposto in un anfratto tra le rocce, Najma in piedi che preparava il fuoco della cremazione.
'Namastè' disse Najma quando lo vide.
Si abbracciarono. Fu allora che Najma gli sussurrò questa frase sibillina che lui non avrebbe dimenticata:
Maya è la mano aperta che offre tutto quello che possiede, è tutto il nostro futuro nel bene e nel male. Dobbiamo accettarlo, imparare ad amarlo.
E' il sogno che si compie in cui io sono anche il mio doppio e quel doppio è reale come quello vivente. Shiva è creatore e distruttore, la sua doppia natura non può farci paura, fa parte delle cose.
Perciò anche se siamo condannati a perdere ciò che amiamo, non possiamo infrangere mai il vero specchio della nostra immagine, del doppio che siamo, che è l'ordine, l'origine che si ripete.'

Capitolo diciasettesimo
Due giorni dopo l'intervento, Giorgio poté visitarla. Najma non era stata ancora dimessa dal Reparto Rianimazione. C'erano state delle complicazioni. Nuove analisi, nuove ecografie. Un batterio aveva attaccato uno degli organi trapiantati. L'avevano sottoposta ad un trattamento antibiotico assai pesante finché la si dicharò fuori pericolo. Gli fecero dapprima indossare un camice sterilizzato ed una mascherina in viso. Nella sala d'attesa scorse Laj. Si salutarono con una stretta di mano. Un uomo in giacca e cravatta si fece avanti e si presentò: Jean'. Giorgio lo riconobbe come l'uomo che aveva conversato con Najma al Leopold, sei anni prima. Venne a sapere da lui stesso che era stato sposato con Najma quando erano ancora giovani, da tempo si erano separati, ora solo buoni amici. Jean lo tranquillizzò con quel 'Solo buoni amici'. Laj lo avvertì che nella stanza c'era anche un altra persona, ma di andare lo stesso, che non sarebbero state permesse visite più tardi.
Quando entrò nella stanza, accanto al letto dove stava sdraiata Najma, intubata e con diverse sacche e flaconi attorno alla testa, stava seduta una bambina dai capelli castani e ricci con la sua stessa espressione.
Giorgio le esaminò meglio il volto, gli occhi castani rilevavano in franchezza il suo stesso idealismo, la natura del suo stesso sforzo di equilibrio che dura un'intera esistenza, poi le labbra grandi e regolari, la loro stessa attenuata sensualità, gli stessi zigomi alti e poi le mani, le falangi affusolate, le unghia piene come le sue. Non poteva avere più di 5 anni, disse dentro di sé.
Mentre Najma pareva che dormisse, la bambina curiosava con lo sguardo verso lo sconosciuto senza alcuna traccia di timidezza.
Lui si tirò giù la mascherina e le chiese chi fosse. Disse di chiamarsi Maya, esitò, poi scandì le lettere del cognome, il medesimo di Giorgio. Lui s'emozionò senza più nascondersi, s'accucciò sui talloni di fronte a lei, le prese il capo tra le mani e le baciò a lungo la fronte, poi guardò di nuovo nei suoi occhi, lasciando pure che lo scoprisse in lacrime. Maya, turbata quasi avesse capito, gli chiese chi fosse. Lui in un gemito sussultante ammise: tuo padre, anima mia, miele dei miei sogni'.
Esplose tra le sue braccia, divincolandosi, ripetendo 'Mamma, papà è tornato, mamma'. Solo adesso, gli è chiaro che Najma è stata testimone dell'intera scena, ora che la vede rivolta a lui con un espressione commossa di profonda gratitudine.
Maya finì per abbracciare la madre sopra al letto, ripetendo 'Papà è tornato' e fissandolo a volte per studiarne le reazioni. 'Ora sei contenta mamma?' E Najma replicava 'sì, sono contenta'. Poi la bimba s'alzò, andò a prendere una bambola di pezza per portarla a lui: 'Ti presento Anna, è la mia amica del cuore'
Lui la prese in mano, la osservò dicendole che era davvero bella ma che sopratutto Maya era bella, anzi bellissima.
Maya arrossì appena, controllò la reazione, quindi si riprese la bambola e farneticando un dialogo con Anna uscì per raggiungere suo zio. Loro rimasero soli nella stanza, guardandosi ancora commossi.
Poi Giorgio chiese perché? Lei chiarì: non volle dirgli del concepimento per la ragione che era probabile che il parto finisse male.
Poi, dopo il parto, si era semplicemente abituata a non dirglielo. Quando la sua situazione sanitaria si complicò due anni fa, Maya era stata trasferita a Marsiglia con la nonna.
A Marsiglia Maya si sarebbe formata, avrebbe compiuti i suoi studi, come la madre tanti anni prima. 'Tutto qua' concluse con un sorriso un po' sbilenco per via dell'aspiratore ad un angolo della bocca.
Lui la perdonò senza difficoltà, aveva capito. Tutto aveva però un senso nuovo pensò. Stringendole le mani, chino su di lei, le mormorò all'orecchio 'ero venuto per restare ovunque con te, ora ho una ragione in più: Maya, Maya, Maya', ripeté sino a che lei gli asciugò colle dita le lacrime.

Capitolo diciottesimo
O carissimi e dolenti,
vigilano l'occhi tuoi
apparenti a quei Numi
abitualmente distanti

Non ha dimenticato Sergio. I suoi occhi arabi. La sua lingua salace e senza pietà per nessuno. Da quando Giorgio è ritornato a Mumbay con Najma e Maya, gli compare di continuo: il suo volto barbuto, gli occhi selvaggi, perfino la sua voce ferita e roca durante i corsi che teneva di giornalismo.
Una sera che Giorgio era seduto al Leopold con un amico indiano, sentì distintamente la voce di Sergio chiedere in italiano:'A cosa serve il Tempo? Si guardò intorno, ma di lui non c'era traccia com'è ovvio tra i commensali. Poi rammentò l'intero pensiero che Sergio gli aveva pronunciato una sera, a casa sua in viale Libia, quartiere Africano, un fine estate a Roma.
'Più ci si muove più si minaccia gli altri e le altre creature del pianeta. Perché si pensa che il progresso sia soltanto un darsi da fare tutto il giorno per guadagnare sempre di più? E non sia magari mai la ragione di un incontro unicamente per stare bene insieme, capirsi davvero, amarsi? Come è possibile un tale scempio, un tale spreco di Tempo?
'Scappa, sì scappa in Grecia, forse l'Egeo si salva, te lo dico io, scappa, va bene anche l'India. Non aspettare, devi migrare in tempo però, prima che ti raggiunga fatale la Grande Amarezza'

Dispera chi
tiene in tasca
solo desolanti
vademecum

Namastè, Sergio! Addio!'
                                                                                                                                           FINE


Cote Azul
di Marcello Chinca
Abbandonò la carreggiata e fermò la moto alla piazzola di sosta. Scese. Sfilò guanti e casco posandoli sulla sella. Col Golden Virginia si arrotolò una sigaretta, l’accese e s’accucciò sui talloni appurando che il motore non perdesse olio.
Camminò verso il bordo della piazzola, oltrepassò la siepe di ligustro e proseguì oltre la schiera dei pini appena piantati ciascuno con tre pali d’acero a rinforzo. Contro il tronco di un pino secolare, fuori della vista della strada, finalmente pisciò. Pisciò così a lungo che gli sgattaiolò davanti uno scoiattolo che poi a distanza prese a guardarlo incuriosito.
Ritornò verso la piazzola, scrutando il cielo. Da dove era venuto si stava oscurando, da Ovest un blu privo di nubi, un orizzonte di nastri sovrapposti indaco, violetto, arancione.
Proseguì in moto per tutta la notte, sostando per prendersi un caffè alle stazioni che fossero aperte.
Alle tre del mattino oltrepassò Mentone. Imboccò l’autostrada. Deviò per la strada costiera all’uscita del casello di Cannes. Lasciandosi alle spalle la cittadella di Frejus giunse al primo tratto della Corniche des Maures. Superò Sainte-Maxime e Saint-Tropez e cominciò a scendere verso Ramatuelle.

Senza fretta, inebriato dai profumi di Maquis e d’eucalipto, affrontò i saliscendi a visiera sollevata. Quando scorse un cartello con il logo della spiaggia vi parcheggiò davanti. Assicurò il sottogola del casco all’anello sotto la sella. Recuperò dalle borse laterali uno zainetto che s’infilò alle spalle. Lungo il sentiero si fece luce con una torcia frontale da minatore.
Vide che stava schiarendo, nonostante il fitto sottobosco coprisse il sentiero. Il sentiero discese nella scarpata dove la vegetazione si diradò di colpo. Dal nido ricavato dentro un’agave, un falco pellegrino s’alzò in un volo crepitante ed astioso. Lo vide sparire nel buio. Capì però di aver sbagliato direzione e discese la scarpata dalla parte opposta.
Raggiunse la spiaggia, quando il sole proruppe dalla sommità dell’anfiteatro di roccia. Dal basso, dalla spiaggia rombava l’eco della risacca contro le pareti a strapiombo.
Una volta arrivato, si spogliò e s’infilò dentro una muta sottile. S’accucciò su uno sperone di roccia in prossimità dell’acqua. Pulì accuratamente la maschera, sputando sopra la visiera un paio di volte e sfregandola con i polpastrelli nell’acqua. La indossò rovesciata sulla fronte per farla asciugare ed entrò in acqua.
Con i piedi nell’acqua vide il sole splendere con più incidenza ora dalla cresta.

Contemplò la distesa marina perfettamente piatta ma ancora oscura, la vide progressivamente schiarirsi ma senza uniformità, come se un mucchio di braci vi fosse stato gettato alla rinfusa. Un rondone solitario sorvolò silenzioso il cielo di oscuro violetto.
Si aggiustò la maschera e s’immerse sino alla cintola, quindi sino al collo, lasciandosi infine sommergere. Riemerse distendendosi e battendo i piedi. L’una e poi l’altra le bracciate si susseguirono lente e precise quasi fosse un metronomo.
Seguiva una rotta in diagonale verso il largo, quindi cambiava lato. Dopo un po' non riuscì più a scorgere la costa. Si riposò supino galleggiando contro il sole. Si riavviò in stile dorso, lento e poderoso in una scia che brillava di vapori in superficie.
Al ritorno si adagiò sulla sabbia e senza averlo previsto s'addormentò. Sognò i vicoli di Mumbay, la grotta dove aveva osato baciare Najma.
Quando lo risvegliò un canto di rondini farneticanti, si scoprì fragile di tutte le rassicurazioni che elucubrò durante il sogno. Nient'altro lo aveva reso però così felice. Pensò: scoprirsi in sogno un osservatore più attento aveva offerto la sensazione di poter cambiare davvero corso e direzione del passato, per manipolarlo al meglio, convincersi che era stato forse alla nostra portata un futuro meno disperato.


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