Poesie di Giovanna Cardella


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Invito a primavera
Esplode primavera
Con l’aria che odora di giardino
E il cielo spazzato dal vento.
Via i cappelli, via i cappotti,
Via i pensieri cupi:
Natura ci invita alla festa,
Non è bene bussare a mani vuote:
Ciascuno porti allegria
E porga al sole la guancia.
Prendiamo parte al risveglio
Coi cinque sensi e di notte
Sogniamo, finalmente,
L’estate.

Credo di amarti
Credo di amarti,
ma non ne ho le prove.

È amore bere il tuo respiro
mentre dormi, nascondermi
sotto le tue palpebre,
sentire nella tua voce
l’incanto di parole
sempre nuove?

È amore amarti insieme
i fianchi ed i pensieri
la luce dello sguardo
e le ginocchia,
le spalle solide
e le incertezze da bambino?

È amore, è forse amore
non riuscire mai a distinguere
tra l’anima e il tuo corpo,
dico la mia anima
e il tuo corpo incollato al mio?

E se non è amore questo, rifletto,
perché mai sento il tuo cuore
battermi nel petto?

Infanzia
C'è un suono di schiamazzi,
un prato ed un banano,
gli adulti sono solo dei ragazzi,
ma questo noi non lo sappiamo.

Ricordo le suore dai volti severi
meno una dalla risata di tuono,
le nostre voci di scolari una pioggerella lieta
mentre intoniamo “Signore, perdono”.

A scuola coi grembiuli,
cartelle tutte uguali,
manine alzate prima di parlare
e appena liberi si corre a giocare.

C'è il silenzio delle chiese
e il chiasso del cortile,
le nonne che giocano a carte
per ore, per vincere cento lire.

Ci sono giochi contesi
e un attimo dopo ignorati
scarabocchi sui muri e sui divani
e il ricordo di memorabili sgridate.

C'è un tempo per il dovere
e uno per lo svago,
a tavola tutti insieme
e la TV senza telecomando.

Fratelli e sorelle si passano i vestiti
(camicie a scacchi e risvolti ai blue jeans),
la mamma taglia i capelli corti a tutti
e alle bambine poi mette un foulard.

Le targhe alterne la domenica
e la parola “austerity”,
la paura delle bombe
e le Brigate Rosse al TG.

Non c'è ancora tutto ciò che ci divide:
Internet, i Social, il cellulare,
il futuro ci sorride:
è lì davanti a noi, tutto da inventare.

Sogniamo in grande
Sogniamo in grande e viviamo in piccolo.
siamo possibilità infinite, infiniti mondi,
ma incapaci di scegliere le nostre battaglie
non ci poniamo limiti solo nel volere.

Ancor più grandi di noi sono le nostre paure
e tanta e tale è quella di conoscere noi stessi
che smarrita l’eco del primo sguardo
abbiamo smesso di guardarci dentro.

Persi a combattere per liberarci da lacci
immaginari, fingiamo di non vedere le gabbie
che ci costruiamo intorno, sbarra dopo sbarra,
rinuncia dopo rinuncia.

E pensare che di noi non resterà altro
che ciò che abbiamo avuto il coraggio di essere,
non quello che avremmo potuto fare,
non ciò da cui ci siamo tirati indietro.

È nell’altro la nostra salvezza,
ma ci decidiamo a gridarne il nome
solo quando, voltateci ormai le spalle,
si avvia per un cammino che non intraprenderemo.

Allora ci consoleremo in qualche bar
raccontando a uno sconosciuto
che non era tempo, o che non era lui o lei,
incapaci di dire che non eravamo noi.

Per sempre ottobre
Chissà se devo ancora a te
questa notte senza sonno,
con dentro l'urlo di un dolore muto
e un bisogno nuovo di sfinirmi
di passi senza scopo.

Ti ho visto ieri pieno di sole
dove ti avevo già incontrato
in carne e ossa e vita,
in uno fra i tanti posti
ove per me esisti ancora.

Ci siamo scambiati un ritornello
e una risata, che ancora echeggiano
sotto quel balcone,
incapaci di svanire nel ricordo,
per mancanza di altro presente.

Chissà se tornerai a trovarmi
in questa notte di ottobre,
quella in cui ho imparato
che il dolore più grande non si dice
e che volere bene è un verbo infinito.

Io mi farò trovare sveglia,
per mostrarti la mia ferita d'oro
là dove ti ho perso,
là dove custodisco per sempre
il dono di averti trovato.

Dal finestrino

Un campanile sembra una matita
appena temperata
Un albero piegato dal vento
un anziano signore dalla schiena curva
Una nuvola un pesce curioso
che nuota nell'azzurro sbagliato
Le pozzanghere specchi
per signorine vanesie
I passanti alla fermata del bus
un filare di cipressi impazienti
I bambini tenuti per mano
una macchia di palloncini colorati
E il prato una foresta per gnomi
dagli occhi di rugiada.

Il tempo e la fortuna
Per paura, o per stanchezza,
della prigionia dei desideri,
ho imparato a desiderare
poco e niente.

E adesso che nulla possiedo
e meno ancora mi manca,
riconosco la mano generosa
della sorte nei suoi rari doni:
gioie fragili come fili d’oro,
brevi attimi di pace, e amici veri.

Felicità e fortuna,
non sono forse sempre
due ospiti inattesi?
E il tempo, che altro è
se non una scommessa
cieca con un baro?

A che pro dunque anticipar la sorte?
Sprecar la vita in desideri vani?
Non capovolger la clessidra prima
che giunga il tempo, non strappare i fogli,
non chieder di sapere cosa ha in serbo
per te il domani.

La vita vana
Forse è solo questo che siamo:
fiamme che ardono nel buio,
ammalianti nei riflessi d’ambra
della nostra folle danza.
Voraci lambiamo le ceneri
dell’attimo passato,
vani nel gioire di ciò che ci alimenta
e ci innalza, mentre ci consumiamo
fino a spegnerci
per un soffio di vento.

Di luna e di mare
Guarda come s'accende la luna
sugli ultimi bagnanti,
ancor s'ode il vocìo degli ambulanti
e l'eco dei giochi dei fanciulli
che a poco a poco tace.

Guarda come s'arrende la fanciulla
alle promesse del primo bacio,
al sortilegio del tramonto che nasce
e imporpora il cielo, il mare
e le sue guance.

È l'ora del profumo del gelsomino
e della terra che infine si disseta,
del soffio della brezza tra gli ulivi
d'argento e sulla pelle, del ricamo
delle agavi che si inchinano
al corteo delle navi all'orizzonte.

Senti com'è dolce il crepuscolo
che scende, guarda come timide
si accendono le stelle, lassù in alto
e sull'angolo di penna degli scafi
che appena appena dondolano alla fonda.

Ricomincia il canto dei grilli
e della tortora in amore,
sulle spiagge e tra i falò
le ombre si rincorrono furtive,
un suono di chitarra in lontananza
parla di gioventù che presto sfugge.

Guarda come splende
la luce dietro al monte,
scopri il dono che per te si svela
nel coro che intona la risacca,
nel lampo inesorabile del faro
e nel segreto incanto della sera.

Passaggio in Versilia
Un giro di nuvole sospese
sopra un borgo abbandonato,
un filare di alberi muti
in un giorno senza vento.

Sulla  moto che scoppietta
sul sentiero una ragazza,
con le ciocche che danzano,
serra le braccia alla vita
del suo bello e con lo sguardo
accarezza le creste in lontananza.

Una lunga fila di auto annoiate
disegna una cicatrice
alta sui campi; poi, di colpo,
scompare nelle vie rubate alla roccia.

Un arcobaleno pennella con grazia
l'azzurro del cielo.
Lento finisce il giorno
e riempie di monete d'oro
le chiome degli alberi
e i fianchi delle colline.

Uno specchio d'acqua, una rocca,
un nido tra i rami, un campanile,
si svelano agli occhi dell'innamorato
della vita, di chi sente altro
dal suo doloroso canto.

Nulla accade, eppure tutto insieme,
in questa domenica settembrina
che profuma di terra e di pioggia.

Terra! Terra!
Infine giungemmo a riva
con poco bagaglio:
le nostre anime percosse,
la nostra fede nell'uomo
smarrita.
La paura ci tenne in vita.
La fame, il sonno, il freddo,
furono i nostri compagni
di viaggio, il buio ci tenne
svegli nelle notti infinite.
Piangendo abbiamo dato
i nostri fratelli sconfitti
in pasto alla notte,
distolto lo sguardo
dal mare insaziabile.
A toccare terra
fu ciò che restava di noi:
gli occhi feriti, i cuori pesanti,
le spalle voltate all'abisso
di sangue e di sale.
Privi di forze e di voce,
non eravamo che la nostra
vergogna. Ci rese
di nuovo umani
lo sguardo di quelli
che ci prestarono soccorso.

Il bacio
Il bacio è un soffio
d'aria fresca sul viso,
un brivido d'acqua gelata,
l'impresa che attira e spaventa,
è un volo con ali di cera.

Il bacio è un discorso profondo,
un silenzio dorato, un sospiro,
uno schiocco, è la dolce risacca
di un'onda nel petto,
un richiamo lontano.

Il bacio è un cielo puntato di stelle
invisibili, un tramonto infuocato,
è il respiro spezzato dallo sforzo dei sensi,
il bacio è tutto in quell'attimo
prima del bacio.

La luna sul porto
Dietro le persiane una chitarra
accarezza una voce nell'aria.
Da una terrazza sul porto
osservo la gente guardare
la vita per strada.
Nei vicoli i gatti trascinano
il loro bottino di scarti.
Un cerchio di luna accende la notte
e disegna le sagome nere
di navi alla fonda.
Nei piatti una danza di sapori lontani:
sono questi i ricordi che porta con sé
la gente di mare.
Faccio parte di questo respiro
corale, di questo vano palpitare.
Porto dentro l'ennesimo addio
di chi è destinato a viaggiare.
Ma oggi non serve pensare
al futuro, il cuore può riposare.
Ho un tetto di stelle a vegliare
il mio sonno, a cullarmi il respiro
del mare.

Assenza
Quando morirò, per favore,
non mi esponete:
niente croci, né torce,
a rivendicare ciò che non ero.
Abbandonate il mio corpo
che io stessa avrò lasciato.
Io, comunque, non sarò lì.
Non baciatemi la fronte gelida,
non posate su di me sguardi
che io non possa ricambiare.
Non piangete per voi stessi, piangendo me,
non ponetemi domande che io non possa udire.
Fidatevi della mia assenza,
lasciate che io sia altrove,
o non sia del tutto.
E ricordatemi vibrante e piena
di vita, ché ho vergogna
del mio corpo denudato dell'anima,
del mio viso senza espressione.
Portate di me un ricordo di quelli
che sovvengono all'improvviso,
e piangendo vi venga da ridere.
E non cercatemi dentro una bara,
ma nei vostri occhi davanti a uno specchio e mantenete il segreto,
vi prego, quando mi avrete trovata li.

Il viaggio per la felicità
E vennero i giorni
degli occhi ridenti,
delle speranze invitte
e le delusioni perdenti
e lievi volammo sul mondo,
per covare il fragile frutto
di un momento di felicità.

Fallimmo, è vero,
ma non dimenticammo il viaggio,
ed è tutto ciò che dovevamo sapere
e tutto ciò di cui abbiamo bisogno
per poter, un giorno o l'altro, riandare.

Sleepless night
Sleepless night,
thoughts running through my mind.
Life is tough, life is good
if you only dare to go through
choices, sorrow, fear of tomorrow.
No rewards at the end of the game,
enjoy the journey, no two lives
are the same.

Notte insonne
Notte insonne,
i pensieri si rincorrono
nella mia mente.
La vita è dura, la vita può andare
se hai il coraggio di affrontare
scelte, dispiaceri, paura del domani.
Non c'è premio alla fine del gioco,
goditi il viaggio, ogni cammino è unico.

Sicilia
Il nome tuo mi dà l'ispirazione,
promessa di abbondanza e delusione,
miseria travestita da opulenza,
follia geniale, oltraggio alla decenza;
matrigna dilaniata dai tuoi figli,
che esili senza pace
o avvinghi tra i tuoi artigli,
ti amo senza averti
e ti guardo da lontano
andare alla deriva piano piano.

Migrantes
Venite,
a curarvi dei nostri anziani,
a riempire le loro ore vane,
a consolare le loro lacrime amare.

Venite,
ad arricchire le nostre tasche,
a lavorare senza diritti,
a fare i nostri lavori malpagati.

Venite,
a soddisfare le nostre voglie,
ad ascoltare le nostre storie,
a farvi usare per farci sognare.

Venite,
a parlare la nostra lingua che nemmeno sappiamo,
a osservare le regole che noi violiamo,
a onorare il dio che bestemmiamo.

Venite:
in cambio avrete il nostro disprezzo,
i nostri quattro soldi,
il nostro eterno sospetto.

Il bambino nella neve
C'è un bambino nella neve
e tutto il mondo è in quella palla
che lancia appena in là dai suoi piedi
ridendo col cuore bianco;
ne fa un'altra e poi un'altra
e ad ogni inizio il mondo ricomincia.

C'è un ragazzo nella neve,
che vorace vi affonda le mani
e, afferrandola, afferra la vita
e la lancia più lontano che può
nel futuro che è uno spazio bianco,
per sentire che non è poi così lontano.

C'è un uomo nella neve,
e il suo sguardo si perde nel bianco,
che confonde passato e futuro
e lo lascia in balia del presente;
senza badarvi stringe la neve nel pugno
e si ritrova a stringere un pugno di niente.

C'è un anziano nella neve,
che di là da una finestra
cerca la fine di tutto quel bianco,
perché lui sa che è oltre che si va,
senza catene, senza passato
senza pensieri, senza futuro,
nel bianco.

Sera di marzo
Il giorno si attarda
sui peschi già in fiore,
stormiscono al vento
le vesti leggere.
Sorridono i bimbi
sull'ultima giostra;
c'è tempo per bere
ancora un caffè.
Si indugia all'aperto,
si attende l'estate,
stringendosi in tasca
le mani arrossate.
La luce gentile
annuncia la sera.
Nei cuori e nell'aria
è già primavera.

L'altalena e la stella
Il parco è un'altalena,
ma al bimbo spinto dal babbo
sembra il parco più grande
del mondo.

La stanza è senza finestre,
ma sul sonno degli amanti
si spande un tremolio
di stelle.

Perfino nei giorni più bui
l'amico ti strappa un sorriso.

Cercare altrove non serve,
è un attimo la felicità.



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