Poesie di Sergio Burato


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Amore impossibile
Dopo rimpiangerò
i baci che non ho dato,
carezze che non ho avuto,
parole che non ho detto,
frasi che abbiam taciuto.
Dopo ricorderò
incontri fugaci, sempre,
luoghi e dimore altrui
freddi per altri ma caldi
di tenere emozioni.
Dopo non ti vedrò
mai più arrivare lenta,
solare, fresca di luce in volto
per quel sorriso
dolce, tenero, semplice.
Dopo non amerò
che il vento che ti porterà
l'eco de' miei pensieri tristi,
soffi di tarassaco,
flebili piume sperdute.
Dopo io non vorrò,
lo so, che questo amore
mai nato mai morto resti
nell'ombra di cose avite
sotto una coltre bianca.
Ora mi gusterò
l'attimo di desiderio
follemente intensamente,
prima che il nostro amore
diventi impossibile.

La coscienza del mondo
Dimmi dove vai
nell'albe grigie di fiumana,
avvolto nel tuo pastrano logoro,
sotto madide falde
pregne dei tuoi sudori,
assorto nei tuoi pensieri
lenti come i tuoi anni.
Dimmi dove vai
con quella mano callosa e tremante
appoggiata al nodoso bastone
ingiallito da liquidi caldi
di cani randagi,
unico séguito attento
alle tue debolezze.
Dimmi dove vai
vecchio balordo dondolante,
senza una meta, forse,
senza la voglia, certo,
di solide basi stantie
dietro facciate imbiancate,
chiassose e mute.
Dimmi dove vai
animale ferito, deriso, umiliato,
bersaglio di stolide bocche
scucite e male dicenti
per la tua troppa giustizia
assetata e difesa con spada
dritta, ferma, spietata.
Dimmi dove vai
sotto il fardello dei tuoi discorsi,
dentro i ricordi forti
di tua giovinezza,
di amori elargiti e goduti,
di massime intense volute,
talor sopportate.
Dimmi dove vai,
senza voltarti indietro
per non vedere la mia faccia
attonita e persa,
per non vedere l'abito
rigato e lindo. Parlami
senza voltarti, parlami!
Dimmi dove vai
che non ci sia chi rompe
gli schemi e torni a calcare
sentieri acclamati. Fermati,
fermati e parlami!
Uscirò dalla mia stanza,
scenderò e salirò i tuoi gradini,
e porterò le tue ragioni
contro il vento e la pioggia,
dentro le selve ghiacciate,
sotto le volte stellate
dell'universo amico e attento.
E prodigo del tuo sapere
invocherai la buona sorte
per l'unico primo amico
della tua solitudine.
Dimmi dove vai
perché non muoia anch'io.

Il Bacio
Il sole bacia la notte
e il giorno nasce
repentinamente.
Luce dà luce,
forza dà forza;
l'abbraccio fatale
genera vita perenne.
Immerso io godo l'amore
nel tempo, e del tempo
assaporo i colori
che mutano l'albe e i tramonti,
le notti ed i giorni,
prima che venga
la sera glaciale.

A cavalluccio
A cavalluccio sulle mie spalle
che tante portarono fatiche e gioie
insieme
come da sempre
per calmi sentieri fioriti
di selve omertose
gradevolmente avvinghiata
alitante conforto e spensieratezze:
così alla meta distante
mi guida
moglie amante mia preziosa e cara,
ventre di grazie solenni
e generose stime.
Vieni, vieni.

L'incanto
Onda,
bell'onda
rotonda,
mi culla
e del nulla
m'inonda.

Donna,
madonna,
mia donna,
l'affanno
e il malanno
sospendi:

al mondo
d'intorno
non torno,
se un manto
d'incanto
mi stendi.

Onda,
bell'onda
gioconda,
l'affetto
e il diletto
mi rendi;

e intanto
l'incanto
m'infonde
la gioia
d'un canto
rotondo…

(Giro, giro tondo,
quant'è bello il mondo…)

Il valore del tempo
Hai mai pensato
a come il vento soffia
leggero e potente
sopra le cime,
sotto le foglie cadenti,
dentro le fronde ondeggianti,
tra le chiome fluenti,
e spazza e solleva
cullando e inebriando?
Hai mai pensato
a come la pioggia
riveste le cose di linfa lucente,
rinnova e ridona vigore,
e cambia l'aspetto
di monti e foreste,
di valli e di prati
e di umili campi sudati?
Hai mai pensato
a come il sole dipinge
il valore del tempo,
e riscalda e rigenera
ogni giorno,
affinché tu possa rivivere
e rinascere e cantare
e gioire e gridare alla vita
e ammirare te stesso
nell'Universo Creato?
Hai mai pensato, la sera,
a come tacciono i bimbi
e le tane,
a come cambiano i tempi
della memoria,
a come contano i verbi
della tua storia?
Ed il vento e la pioggia ed il sole
ti aspetteranno ogni giorno che muove.
Hai mai pensato
ad un mondo migliore?  

l fiore del mio giardino      A mia figlia
Il fiore del mio giardino
è bello.
Volgete lo sguardo, passanti,
venite, guardate, ammirate:
è vero!
Vedete che petali morbidi,
osservate le foglie lucenti!

Il fiore del mio giardino
è dolce
alla brezza leggera;
il fiore del mio giardino
resiste
alle piogge ed al vento.

Il fiore del mio giardino
è rosa,
o giallo, o azzurro, violetto,
o bianco, rosso vermiglio,
secondo la moda del tempo,
secondo gli umori dell'aria.
Sentite il profumo d'intorno:
è forte e gentile,
olezza di primavera.
Tutt'intorno l'applauso e l'invidia:
cantate le sue meraviglie!

Il fiore del mio giardino
ha sete
di tante rugiade,
di tiepidi raggi di sole,
di tante carezze,
di cure amorose.
Ma non lo toccate,
non lo sciupate,
non lo cogliete:
aspettate,
lasciate che arrivi
la nuova stagione
e poi un'altra ed un'altra ed un'altra…
finché non si stanchi
di stare nel vaso più in alto
del mio giardino;
e allor
lo porrò come fiore all'occhiello
del vestito mio più bello.
Lasciatemelo stare,
non lo toccate:
il fiore del mio giardino
è mio!

Tema: la droga - Scena: un figlio e la madre.
Carezza per una vita
Le spalle cadenti,
le labbra tirate,
la schiena ricurva,
le braccia smodate.
Figlio!
Lo sguardo implorante,
lo sguardo sprezzante,
la bocca si torce
in un grido implorante: "Aah!"
Figlio!
La cerchi, la brami
e male ti senti;
son poche le gioie,
son tanti i lamenti.
Figlio!
Le mani sudate
che cercano appigli
la mente sconvolta
ne provoca artigli.
Aah, figlio!
Ricordi lontani
d'amor, tenerezze,
ancor che tu stringi
lo so, vuoi carezze.
Figlio!
La vita mi prendi
chè io ti ho creato:
non sai ricordare
quanto ti ho amato.
Oh, figlio!
Qual morsa mi stringi,
e non posso gridare
che il ben che ti voglio
ti può ancor salvare.
Figlio!
La mano sul viso,
carezza infinita,
un abbraccio potente:
e rinasce una vita.
Oh, figlio!

La mano
T'invita, ti chiama,
ti indica un posto,
ti parla, t'incanta,
ti tocca, ritocca,
pennella e modella;
ti dona, ti doma,
ti stringe,
ti prende e ti spinge,
si gira e t'offende,
ti manda all'inferno,
si unisce in preghiera;
si apre, si chiude,
dirige un'impresa,
t'asciuga il sudore,
suggella un'intesa;
ti batte,
si stringe e combatte,
t'innalza, ti abbassa,
ti ferma, ti frena,
saluta con forza
o con grazia d'inchino;
comprime, reprime,
sorregge e protegge,
raccoglie
o ti lancia una sfida;
domanda, comanda,
nasconde o confonde;
t'aiuta,
ti porta una rosa;
e se ami, se ridi
oppur soffri,
qual soffice piuma
ti fa una carezza.

Vieni a brindare
Se riesci a portare un sorriso
su un volto coperto di rughe,
se riesci a deviare
un raggio di sole
nell'ombra di cupi pensieri,
se riesci a domare le smanie
del mondo d'intorno e invitanti,
se riesci a calare le palpebre
e sognare fioriti sentieri,
se riesci a toccare
le stelle col dito
perché hai scoperto l'amore,
se riesci ad amare
anche il vento e la pioggia
ché poi verrà il sole,
se riesci ad afferrare
l'attimo fuggente
e coglierne i frutti succosi,
se riesci a creare
sul volto di un bimbo
l'incanto di un mondo di fiaba,
se riesci a parlare di pace
e convincere i grandi
ch'è ora di amare,
se riesci a fermarti a innaffiare
due chicchi di grano assetati;
se infine riesci a godere del poco
e donare quel tanto che resta,
allora vieni e brindiamo insieme:
ti offro un sorso di rugiada.    

Teatro all'aperto
Sul marciapiede
a fianco alla strada
dove mi sento ma non mi vedo
vedo il calpestio di gambe,
veloci, gran parte,
sbattenti contro pastrani
o soprabiti
lunghi un'esagerazione;
gambe di giovani donne,
dritte, lunghe, avvolte
in gambali di lana
colorata e ammucchiata
come di troppo.
E vedo passi
lenti di stoffa grigia
ed altri di lucida riga,
più scuri, eleganti,
mischiati a passettini
maldestri e insicuri;
passi ora svelti ora incerti,
ora fermi davanti a due
povere gambe distese,
coperte di miseri stracci
vicino a un cappello
sgualcito
invitante alla pena.
E intanto la selva
si muove incrociando
destini diversi.
E in fondo,
da un lato e dall'altro,
chi arriva,
chi parte
consente il rinnovo
di questa rappresentazione.      

Nel sogno
Ti venivo a cercare
tra filari ombreggianti,
chino tra i rami
a spiare i tuoi passi
ora lenti ora svelti
come una preda,
la gonna ancor corta,
ondeggiante,
generosa di candide immagini.
E poi
ansimante e distesa
offrivi alle mie mani tremanti
turgide labbra assetate
di succhi novelli.
Ed io,
al riparo da occhi indiscreti,
adagiato al tuo fianco
ammiravo estasiato
le forme da donna
alla quale aspiravi.
E mentre, avvinghiati,
entravo nel tuo sogno,
s'udivan lontane
le grida giocose di bimbi
in attesa di nuova vendemmia.    

Stelle alpine
Giù dalla ripa scoscesa
discesa,
rotolare e saltare di sassi,
terriccio franante davanti
e di dietro;
la valle, già stretta, si allarga,
piana,
verde di ciuffi
e di foglie di peri e di meli;
rosso di tetti di case
sparse
bianche e silenti,
accoglienti alla bisogna
ma riservate.
La montagna è là,
goffa e pesante,
ripido il fianco di roccia.
Le stelle
più belle
si godono i raggi del sole.

La vita
Ho visto un uomo:
era giovane, bello.
Nel suo sorriso
ho visto la vita
che nasce,
che spera,
che vive di gioia.

Ho visto un altr'uomo:
era turbato.
La vita gli dava
pensieri, timori.
La fronte rugosa,
sudata, matura
mostrava
d'un tempo la felicità.

Or vedo un uomo
spossato dagli anni,
dal moto perpetuo
del mondo
che corre,
che fugge veloce
portando
la vita,
i timori,
la morte.
Si volta,
si guarda:
sorride.
Ricorda:
rimpiange.
Si desta,
riposa.


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